I Fantasmi NellaTrasmissione Transgenerazionale
August 20, 2022 | Author: Anonymous | Category: N/A
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I Fantasmi nella Trasmissione Transgenerazionale Dott.ssa Antonella Presutti
INDICE
Introduzione.
I Fantasmi. Il fantasma dell’Identificazione con l’Aggressore. Il caso di Mary.
I fantasmi tra le generazioni. L’Identificazione del bambino nel delirio genitoriale. g enitoriale. Il Caso di René.
Conclusioni.
Riferimenti Bibliografici.
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Introduzione. Questo lavoro propone una riflessione sulla profonda sofferenza dell’individuo causata dalla “trasmissione della vita psichica tra generazioni” che inevitabilmente è divenuta oggetto di studio del pensiero psicoanalitico. Lo sviluppo psichico del bambino viene tormentato dai fantasmi, circondato dai comportamenti incomprensibili degli adulti, coinvolto nelle trame persecutorie dei genitori psicotici, assediato da parole dai “significati enigmatici”, oppresso dai sentimenti ambivalenti provati per lo stesso genitore, intrappolato dalla morsa delle varie identificazioni che accompagnano e minacciano la sua esistenza. Di conseguenza l’infante cerca di difendersi, di lottare, di reagire ma spesso soccombe dinnanzi all’incomprensibile. Questa riflessione è stata possibile grazie al corso di “Epistemologia 2”, durante il quale, il Dottor Alessandro Americo ha affrontato, con particolare dedizione, la “Trasmissione Transgenerazionale” offrendomi così la possibilità di approfondire alcuni aspetti dell’argomento.
I Fantasmi. Nelle sue prime opere Freud, utilizza il concetto di “fantasma” in senso relativamente ampio designando una serie di produzioni, rappresentazioni, scenari immaginari, più o meno consci, che implicano uno o più personaggi e che mettono in scena un desiderio. Determinante fu la sua elaborazione teorica del fantasma e la scoperta del carattere immaginario dei traumi riferiti dai suoi pazienti come causa delle loro attuali difficoltà. Freud dedusse che una forza inconscia spinge l’uomo a rimodellare la propria esperienza e il proprio ricordo: l’effetto di un desiderio primario (tentativo di riprodurre le prime esperienze di piacere vissute nel soddisfacimento dei bisogni organici e arcaici). Ma il fantasma non è solo l’effetto di questo desiderio, è anche la matrice dei desideri attuali. I fantasmi trasformano le percezioni, i ricordi, essi sono all’origine dei sogni, dei lapsus e degli atti mancati, inducono alle attività masturbatorie, si esprimono nei sogni ad occhi aperti, cercano di attualizzarsi attraverso le scelte relazionali, affettive, sessuali e professionali del soggetto. Freud distingue i “fantasmi originari” che riguardano l’origine del soggetto: - l’origine del suo concepimento, come i fantasmi di scena primitiva o i “romanzi familiari”; - l’origine della sua sessualità, come i fantasmi di seduzione; - l’origin l’originee della differenza dei sessi, come il fantasma di castrazione.
Lacan (1958) definisce il fantasma come un’area che include le diverse facce dell’Io, dell’altro immaginario, immaginario, della madre originaria, dell’Ideale dell’Io e dell’oggett dell’oggetto. o. Esso ricopre il campo del reale, e il “reale” designa l’indicibile del soggetto; ma, contemporaneamente, contempo raneamente, maschera l’evento traumatico attraverso l’oblio. In questo modo, lo sguardo del padre presente nel fantasma sarà molto più importante del padre stesso. Lacan, illustra la struttura di base del fantasma nel seguente matema:
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“$ ◊ a” “S barrato punzone di a piccola ” dove $ raffigura la nascita e la divisione del soggetto, a l’oggetto perduto, un vuoto che il soggetto tenterà di colmare per tutta la vita, servendosi di altri oggetti a immaginari. Si può dedurre la funzione di annodamento (◊) del simbolico ($), dell’immaginario (a) e del reale (a) che il fantasma opera nella duplice protezione: da un lato protegge il soggetto contro l’orrore del reale, dall’altro lo protegge contro gli effetti della sua divisione, ovvero, contro la sua radicale dipendenza rispetto ai significanti. Il numero degli oggetti a reali è limitato, quello degli oggetti a otturatori immaginari immaginari è infinito (ad esempio, la frusta che si teme).
Con la “Teoria del fantasma”, N. Abraham (1975) ha inaugurato una lunga serie di ricerche sulle “influenze psichiche”, consce o inconsce, che vengono esercitate da una persona su un’altra. Il termine “fantasma” designa l’insieme delle situazioni vissute da un soggetto, comprese anche quelle precedenti alla sua individuazione. Abraham e Torok propongono una distinzione tra le Influenze Intergenerazionali Intergenerazi onali, che avvengono tra generazioni adiacenti, e le Influenze Transgenerazionali , che avvengono nella successione delle generazioni. S. Tisseron rintraccia rintraccia nell’arco della vita de dell’individ ll’individuo, uo, momenti fondamen fondamentali tali nei quali le influenze di trasmissione sono palesi: A) Lo stadio fetale: il feto percepisce rumori e forme vocali. B) Rapporto precoce che il bambino ha con il suo ambiente: questa relazione è già caratterizzata dalla presenza di “significanti enigmatici” per il bambino che non possiede il codice per decifrarli (Laplanche, 1987). I genitori riattivano nella relazione col figlio la propria storia, formando nel loro bambino i primi punti di riferimento che serviranno alla costruzione del suo mondo interno. C) Accesso al linguaggio: in questa fase giocano un ruolo fondamentale le “Identificazioni” del bambino con entrambi i genitori o con altre figure di riferimento. Queste sono dovute all’introiezione del bambino dei campi d’investimento psichici privilegiati dai genitori. L’introiezione favorisce la ripetizione, attraverso le generazioni, di scelte personali e di tratti di carattere o di personalità. D) La nascita e la morte: rappresentano occasioni favorevoli per gli sconvolgimenti psichici e sociali che interessano l’intera famiglia. E) Avvenim Avvenimenti: enti: nelle diverse età, alcuni eventi possono provocare degli effetti psichici che disturbano le relazioni familiari; ogni esperienza nuova pone la famiglia dinnanzi ad un nuovo lavoro di introiezione. F) Il passaggio tra una generazione all’altra di oggetti materiali e di immagini: rappresentano rappresent ano veicoli della simbolizzazione parziale degli avvenimenti.
L’influenza psichica tra generazioni è organizzata attorno alla personalità dei genitori e dai loro traumi. Ai figli è spesso affidato il compito di risolvere problemi inconsci originati nella storia dei loro genitori. Oppure, il bambino può essere spinto ad identificarsi con una persona morta di cui i genitori non sono riusciti ad elaborarne il lutto.
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Il bambino percepisce la sofferenza dei suoi genitori, esso non può comprenderla ma può comportarsi in modo da non risvegliarla. Oppure, può accadere che il bambino reincarni un genitore frustrante, permettendo così ai propri genitori di ritorcere contro di lui le violenze subite in passato. In particolare De Mijolla (1981) introduce i “Fantasmi di Identificazion Identificazione”, e”, ovvero l’insieme di scenari fantasmatici (o costruzioni immaginarie) inconsci “mediante i quali un soggetto sostituisce una parte del proprio Io o del proprio Super- Io un personaggio primordiale della sua storia familiare per fargli vivere al proprio posto un frammento più o meno importante della sua propria esistenza”. I Fantasmi di Identificazione si nascondono dietro a delle identificazioni-schermo, o di copertura, che usano altri personaggi estranei, dietro ai quali però si celano i modelli familiari.
Il Fantasma dell’Identificazione con l’Aggressore. “Nella stanza di ogni bambino ci sono dei fantasmi. Sono i visitatori del passato non ricordato dai genitori; gli ospiti inattesi al battesimo”. Selma Fraiberg (1974).
Selma Fraiberg definisce i “Fantasmi” come visitatori del passato, intrusi ostili che invadono la stanza dei bambini e che, nelle situazioni migliori, possono essere cacciati attraverso la capacità del genitore di rispondere alla richiesta d’amore del proprio figlio. Ma, essendo fantasmi, questi ritornano dalle loro tombe continuando a insidiare la vita del piccolo e la relazione che egli ha con i genitori. Anche nelle famiglie più affiatate e un genitore e il suo bambino affettuose, intrusi possono trovarsi a gli rappresentare un irrompere momento “ocosì unache scena di un altro tempo con possono un’altra compagnia di attori”. Il nucleo familiare (ma soprattutto soprattutto il bambino), può tollerare brevi intrusion intrusionii senza correre il rischio di frantumarsi e senza il bisogno di ricorrere all’aiuto degli esperti. Ma in altre famiglie il ritorno di questi fantasmi può essere molto disturbante: questi si insidiano, “secondo un piano storico o tematico ” in varie aree, come quella dell’alimentazione, del sonno, del controllo sfinterico, della disciplina e del sentimento, a seconda della vulnerabilità riscontrabile nel passato dei genitori.
Il bambino è a rischio, può mostrare i segni della inedia emotiva, sintomi o disturbi dello sviluppo ed è divenuto una parte silenziosa della tragedia familiare: “ Il genitore sembra essere condannato a rappresentare nuovamente, rispettandone ogni dettaglio con terribile esattezza, la tragedia della sua infanzia con il proprio bambino”.
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Di solito i genitori non chiedono aiuto; i fantasmi vivono e assediano la vita di queste famiglie da almeno tre generazioni e l’intervento degli esperti e gli esperti stessi vengono vissuti come intrusione. Dobbiamo però evidenziare il fatto che la maggioranza delle persone che è cresciuta nella sofferenza trova la forza di riemergere a nuova vita soprattutto se aspetta un figlio. Una volta genitori affermano: “Voglio per mio figlio qualcosa di meglio di quello che ho avuto io”, essi vogliono proteggere i loro piccoli da quelle violenze che loro stessi hanno subito dai propri genitori. Purtroppo non tutti i genitori reagiscono in questo modo; evidentemente nella loro dimora aleggia un fantasma più ostinato, l’ultimo ad arrendersi all’intervento, l’ultimo intenzionato a lasciare in pace la famiglia. Questo fantasma ha un nome: Identificazione con l’aggressore, in questa difesa è presente una forma di rimozione che mette in moto la ripetizione (coazione a ripetere). I genitori ricordano anche il minimo dettaglio delle sevizie, degli abusi più svariati e della violenza subita. Quello che non viene ricordato è l’esperienza affettiva associata agli abusi, manca il ricordo del terrore, dell’impotenza e della sofferenza provata. Il genitore capace di ricordare si identifica con il bambino, mentre il genitore che ha rimosso può divenire un alleato delle figure che lo hanno terrorizzato in passato tramite l’identificazione con l’aggressore. Scacciare i fantasmi vuol dire aiutare il genitore a vedere la ripetizione del passato nel presente, permettendo loro di sfogare la sofferenza passata e, successivamente, ricollegarla a quella vissuta dal proprio figlio.
Il Caso di Mary. Questo caso è stato seguito da Selma Fraiberg (e collaboratrici) attraverso l’Infant Mental Healt Program. Quando Mary è giunta all’osservazione degli esperti aveva cinque mesi e mezzo d’età e la madre, la Signora March, descritta come una “madre rifiutante”, voleva darla in affidamento ma il marito non aveva dato il consenso. La madre di Mary, era afflitta da una grave depressione con alcuni tentati suicidi alle spalle. Fin dalle prime osservazioni, Mary: “ portava tutte le stigmate di un bambino che aveva trascorso la maggior parte della propria vita in una culla ricevendo soltanto le cure strettamente indispensabili… era nutrita e fisicamente curata, ma la sua nuca era calva. Mostrava poco interesse per ciò che la circondava, era indifferente, troppo silenziosa… sorrideva raramente. Non si avvicinava spontaneamente a sua madre… in momenti di sconforto e angoscia non si rivolgeva alla madre… ”. Sia Mary che sua madre sembravano chiuse in un terrore privato ma diverso: quello della madre sembrava essere remoto e rimosso. Nel secondo giorno di osservazione Mary era in braccio alla madre e piangeva molto ma la Signora March, dopo un piccolo e timido tentativo di consolare la bambina, si comportava come se non sentisse le urla della figlia. La era stata stessa una bambina la suicidarsi sua nascitacon (e una del suoSignora gemello)March la madre avevaleisofferto di una psicosiabbandonata. postpartum, Dopo tentò di pistola ma rimase orribilmente sfigurata in volto.
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Per cinque anni vagò negli ospedali e i bambini crebbero con una zia. Quando quest’ultima non poté più occuparsi di loro, i bambini e la loro madre si trasferirono dall’anziana nonna materna. Da allora la Signora March si rese conto di essere la figlia emarginata di una famiglia emarginata. Nella tarda adolescenza incontra e sposa il suo attuale marito, anche lui proveniente da una famiglia disastrata ma sicuro di poter fare molto meglio per un suo futuro figlio. Ma dopo tanti anni di sforzi era iniziata la spirale discendente. Molto probabilmente Mary non era figlia del marito della Signora March che ebbe una breve relazione con un altro uomo. Infatti, la colpa c olpa per il tradimento e i dubbi sulla paternità di Mary, divennero temi ossessivi: …“ Le persone fissavano Mary…la fissano e sanno che suo padre non è suo padre. Sanno che sua madre le aveva rovinato la vita ”. Dell’opinione opposta era il Signor March, il quale era sicuro di essere il padre di Mary, l’amava e discuteva con la moglie consigliandole di pensare a prendersi cura della loro figlia. Nella famiglia della Signora March, la promiscuità delle sue donne – per almeno tre o quattro generazioni – gettava dubbi sui tradimenti e sulle paternità di molti figli. Selma Fraiberg e collaboratori ebbero l’impressione che Mary fosse “la figlia peccaminosa di una fantasia incestuosa”. L’intervento non fu semplice. Mary veniva sostenuta dalla dottoressa Adelson, psicologa, con visite domiciliari, mentre la Signora March iniziò la psicoterapia (bisettimanale) con il Dottor Zinn presentando serie resistenze dovute al sesso dello psichiatra (terrore morboso degli uomini); la Signora March saltava gli appuntamenti o comunque non collaborava con lo psicoterapeuta. Ci volle un anno, prima che la madre di Mary svelasse “il suo segreto”, ma la bambina non poteva attendere che la madre risolvesse i suoi problemi in psicoterapia. Allora si utilizzarono le visite domiciliari per il trattamento di emergenza, il setting divenne la cucina o il salotto. Mary era sempre presente ai colloqui della madre con la dottoressa Adelson, sintonizzata sulla comunicazione non verbale tra madre-figlia e attenta alla comunicazione verbale della tera peuta e madre era centrato sulle preoccupazioni p reoccupazioni attuali e signora March: “ Il dialogo tra terapeuta si spostava avanti e indietro tra il passato e presente, tra questa madre e la sua bambina e un’altra bambina e la sua famiglia, nel passato della madre”. Progressivamente la Signora March raccontò la propria storia mentre Mary era seduta in disparte con il volto triste e distaccato simile a quello della madre. La stanza era piena di fantasmi e la storia di abbandono e trascuratezza della madre viene ora rivissuta con la propria bambina.
I fantasmi andavano cacciati. L’unica cosa da fare era aiutare la Signora March a vedere la ripetizione ripetizio ne del passato nel presente e scovare le dinamiche conflitt conflittuali uali che hanno causato la sua nevrosi impedendole di essere una buona madre. Ella non può sentire i pianti della bambina perché i suoi non sono mai stati ascoltati: “ quando i suoi pianti verranno ascoltati, questa madre ascolterà i pianti di sua figlia”. Così la terapeuta ha aiutato la Signora March ad esprimere i suoi sentimenti, a sfogare la sua rabbia e sofferenza, a piangere dandole l’opportu l’opportunità nità di essere ascoltata. E nel frattempo si verificava qualcosa di sorprendente tra madre e figlia: mentre la Signora March piangeva, prendeva in braccio Mary (lasciata sempre in disparte).
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Dopo un mese di incontri non solo la prendeva tra le braccia ma le parlava canticchiando dolcementee e con la voce commossa. dolcement I fantasmi cominciarono ad andarsene. Madre e figlia iniziarono a cercarsi reciprocamente e Mary ricambiava la madre con dei sorrisi. La psicoterapeuta sottolineò le necessità di Mary e di come fosse contenta quando alla madre rispondeva con un sorriso. Successivamente anche il Signor March partecipò agli incontri e insieme alla psicoterapeuta provarono il piacere di osservare Mary (sette mesi compiuti) impegnata in un nuovo gioco o in una nuova scoperta. La dottoressa Adelson ora può aiutare la madre di Mary a vedere le connessioni tra passato e presente e a “mostrare alla Signora March come – senza rendersene conto – avesse portato le sofferenze del suo passato nella relazione con la sua bambina”. Nel giro di pochi mesi Mary divenne una bambina sana e spesso gioiosa. La madre divenne più capace e orgogliosa della figlia ma restava la questione della depressione. Un giorno alla Signora March le venne proposto un lavoro ed ella accettò senza pensarci; la terapeuta cercò di farla riflettere sul fatto che Mary poteva sentirsi abbandonata: “ il suo stile familiare di trattare separazione, abbandono e morte era: non ci pensare. Ti ci abitui”. La Signora March non riusciva a ricordare la sofferenza o il dolore per la perdita o per l’assenza di persone importanti. La terapeuta doveva assolutamente trovare dei collegamenti affettivi tra la perdita e la negazione della stessa che si verificava nel presente e quella subita dalla madre in passato. Successivamente Mary fu affidata ad una babysitter la quale, dopo un breve periodo, fu sostituita da un’altra. Così la dottoressa Adelson chiese alla Signora March cosa potesse provare Mary in compagnia di una sconosciuta. I genitori si mostrarono più sensibili. Nelle visite successive, gli incontri furono centrati sulle perdite subite dalla madre di Mary: il padre, la madre, il nonno, il marito della zia Jane, la separazione dalla zia Jane e molte altre perdite e traumi avvenuti proprio prima della nascita di Mary. La signora March poteva solo “dimenticare”. Così la dottoressa Adelson fece dei collegamenti con le sensazioni di perdita e di abbandono sperimentate da Mary. Finalmente la Signora March formulò le seguenti parole: “non avrei mai voluto che la mia bambina provasse questo”.
Durante il secondo anno di trattamento, la Signora March svelò alla terapeuta il suo segreto infantile: suo padre si era esibito sessualmente davanti a lei quando era bambina e aveva tentato un approccio sessuale con lei e con sua nonna che condividevano lo stesso letto. Intanto la nonna l’aveva accusata di sedurre suo marito (il nonno) e il primo rapporto sessuale della Signora March (a undici anni) avvenne con il cugino. Così dall’ipotesi iniziale che vedeva Mary come “la figlia peccaminosa di una fantasia incestuosa”, possiamo ora comprendere che infondo l’incesto – nella famiglia della Signora March – non era affatto una fantasia, f antasia, ma un fantasma radicato, ostile ed ereditato.
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Nel Caso di Mary sono evidenti le conseguenze dei “lutti non elaborati” che, come traumi, si ripercuotono sulla generazione successiva (Nachin, 1989), ed è evidente la “vergogna” che svolge un ruolo fondamentale nella trasmissione transgenerazionale (Tisseron) e che può esprimersi in malattie fisiche o psichiche nei discendenti. Infatti, Abraham e Torok (1975) precisano l’importanza dell’introiezione dell’introiezione nella trasmissione psichica. L’introiezione avviene quando il lavoro di autoelaborazione psichica è stato realizzato. Quando questo non è possibile sorge una sofferenza psichica che corrisponde al trauma. Gli autori con il termine “inclusione o incorporazione” designano un meccanismo psichico che viene messo in atto dall’Io quando l’introiezione non è possibile: il crollo delle pareti di questa inclusione si manifesta con il “ Fantasma di Incorporazione”, mentre la “ Rimozione Conservatrice” è il meccanismo dinamico che condanna al segreto l’avvenimento che ha causato l’inclusione. Il recupero viene effettuato tramite compensazioni atte a ricevere il piacere perduto attraverso quattro modalità di incorporazione: della rappresentazione, dell’affetto, del comportamento e dello stato corporeo. Quando un esperienza traumatizzante impedisce ad una generazione il lavoro di elaborazione psichica, si produrrà una scissione che rappresenterà la “preistoria” del soggetto: - nella prima generazione, questa preistoria fa parte dell’ Indicibile, di un qualcosa di cui non si può parlare e spesso a causa di uno scandalo. - Nella seconda generazione, il trauma non elaborato e scisso, deve destreggiarsi tra la sua personale storia traumatica e tra l’Io scisso dei suoi genitori. Questa generazione è caratterizzata da avvenimenti Innominabili, che non possono essere rappresentati ed espressi verbalmente. Anche l’Io del bambino si è scisso ed è divenuto un portatore di un vero e proprio “Fantôme”, può presentare difficoltà del pensiero e dell’apprendimento, o presentare fobie e paure immotivate immotivate.. - Nella terza generazione, gli avvenimenti diventano “ Impensabili” poiché viene ignorato un segreto basato su un trauma. Una volta adulto il bambino percepisce immagini, sensazioni, emozioni e agisce comportamenti che gli sembrano “bizzarri” e che possono sfociare in varie patologie. Alcuni individui possono divenire psicotici mentre in altri la sofferenza può essere mutata in una scelta professionale che prevede discipline caratterizzate dalla ricerca del passato (archeologia, psicologia, psicoanalisi).
Identificazioni del bambino nel delirio d elirio genitoriale. Con “Delirio in eredità”, M. Enriquez (1986) approfondisce un aspetto molto importante della trasmissione transgenerazionale, quello della relazione tra genitori psicotici deliranti e i loro figli. Questi genitori inglobano e coinvolgono i loro bambini, fin dalla tenera età, nel di essi i te testimoni, stimoni, gli alleati, i complici addiri addirittura ttura i destinatari d della ella loro loro delirio attività“ facendo delirante”.
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L’autore propone le seguenti riflessioni: - sulla relazione privilegiata intrattenuta intrattenuta col figlio dello stesso sesso; - sul genitore che custodisce gelosamente questa relazione senza porsi nessun interrogativo sulle conseguenze della stessa. Questi due punti vengono messi in risalto dallo stesso M. Enriquez ne “Il caso di René”.
Il Caso di René.
Dopo la morte del padre, e poco prima la nascita del suo terzo figlio, René era entrato in un delirio di persecuzione centrato su complotti politici organizzati dai servizi segreti tedeschi istigati da suo fratello maggiore, intenzionato ad accaparrarsi l’eredità paterna. Questi lo tormentavano facendolo passare per un pervertito o per un omosessuale, volevano ucciderlo insieme a suo figlio appena nato per porre fine alla sua discendenza. La moglie, “ oggetto di invidia [poiché “madre”] piena di odio negato”, era complice dei suoi persecutori e amante del fratello tiranno. René contattò M. Enriquez quando suo figlio, oramai, aveva compiuto dieci anni: presentava seri problemi scolastici e veniva seguito da uno psicologo. René aveva un rapporto privilegiato con suo figlio maschio tanto da “dividere” la sua casa in due metà: una destinata alle donne (sua le stessa due figlie maggiori) predisposta condivideva conmoglie il padree la camera se non elouna stesso letto. per lui e per suo figlio che Il ragazzino sembrava molto angosciato e stravolto dal padre e dalle sue raccomandazioni/precauzioni: non poteva uscire da solo, non poteva parlare con nessuno sia per strada sia sull’autobus “data l’importanza della condizione sociale e delle fortune del padre (condizioni e fortune in realtà del tutto relative) rischia di essere rapito ”. Inoltre il figlio di René presentava importanti confusioni sulla genesi del mondo e sulla procreazione visto che suo padre condivideva con lui una teoria delirante secondo la quale gli uomini potranno, un giorno, partorire i propri figli. Tra padre e figlio correva un legame forte di seduzione-fascinazione e, come diceva lo stesso René, lui e suo figlio erano la stessa persona. Il figlio prediletto – vittima di “Confusioni spaventose” (Ferenczi, 1932) – vestiva il ruolo del “salvatore” contro l’ostilità degli altri e la persecuzione che il padre avvertiva continuamente continuam ente sia in famiglia che a lavoro.
La nascita di un figlio, come nel caso di René, può divenire la causa della catastrofe psichica del genitore. Successivamente il bambino – impegnato nella costruzione del suo “Romanzo familiare” (Freud, 1909) – si trova costretto ad identificarsi con il genitore psicotico a causa del “Senso di colpa sacrificale a tonalità espiatoria ” che può sfociare nella megalomania inconscia e masochista. Il bambino si sente “il primo responsabile” e, una volta adulto, ripenserà al suo essere venuto al mondo come la causa scatenante della psicosi del genitore. E non tutti iditorti. Ma la ha nascita un bambino risveglia nel genitore anche il desiderio di morte nei confronti della nuova generazione e questo desiderio viene espresso attraverso il delirio.
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In questo contesto familiare il bambino, già dipendente dal genitore per la soddisfazione dei propri bisogni, viene ulteriormente investito (mentalmente e affettivamente) e messo di fronte al non-senso proprio da coloro che dovrebbero proteggerlo e accudirlo. J. Laplanche (1984) sostiene che i messaggi lanciati dal genitore psicotico vengono percepiti dal bambino come “significanti enigmatici”, poiché egli non possiede il codice per poterli decifrare. L’infante sarà costretto a “fabbricarsi” o a “confabulare” delle teorie con l’intento di capire e di darsi una spiegazione coerente sul comportamento, sul pensiero del genitore e sul rapporto invischiato tra i vari i membri della famiglia. Secondo M. Enriquez (1986) il bambino, non potendo giudicare il delirio genitoriale in quanto tale, stabilisce dei legami causali e abusivi che comporterebbero la formazione di rappresentazioni aberranti inerenti ad “argomenti d’investigazione universali che sono per ogni bambino la nascita, la morte, la sessualità, il potere, il tempo ”. Così il “romanzo familiare” – che ha l’obiettivo di costruire un fantasma sull’origine asessuata dei bambini – viene stravolto traumaticamente dalle spiegazioni sessuali deliranti del genitore psicotico, portando ulteriore confusione e mettendo a dura prova la capacità di giudizio,, la stessa attività fantasmatica e la pulsione di sapere (A. de Mijolla, 1985). giudizio Quando il bambino viene a contatto con il delirio di persecuzione genitoriale in cui dominano i temi di distruzione di una generazione sull’altra (come nel caso di René) il bambino dovrà sempre destreggiarsi tra la teoria sull’origine raccontata dal genitore – spacciata per verità assoluta - e la realtà (storica) che propone legami affettivi di parentela e i desideri di trasmissione e di genealogia (M. Enriquez, 1986). La sofferenza del genitore esercita terrorismo sul bambino, poiché esso potrà darne solo interpretazioni confuse e causali. Infatti, la confusione nelle interpretazioni sollecita potenti identificazioni con la vittima o con l’aggressore e porterà il bambino a stabilire legami su modalità perseguitato-persecutore, visto che egli stesso è stato perseguitato continuamente dal vissuto persecutorio del genitore. Quando il bambino viene inglobato completamente nel delirio del genitore, possiamo parlare allora di “psicosi in eredità”, organizzata attorno al diniego di cui sono ben note qualità e conseguenze distruttive.
Conclusioni. Il presente lavoro partendo dalla definizione del “Fantasma”, ha inteso analizzare alcuni aspetti della trasmissione della vita psichica tra generazioni, attraverso la lettura di due casi clinici. Il primo – il caso di Mary – affronta il ffantasma antasma dell’id dell’identificazione entificazione con l’aggressore, l’aggressore, il secondo – il caso di René – propone quello dell’identificazione del bambino nel delirio genitoriale. “L’indicibile”, “l’innominabile” e “l’impensabile” si susseguono da una generazione all’altra, travolgendo inevitabilmente l’individuo sin dalla tenera età, tormentando il suo sviluppo e, nelle peggiori ipotesi, conducendolo verso la catastrofe psichica.
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Riferimenti Bibliografici
Abraham N., Torok M. (1975), “ La scorza e il nocciolo”, Edizioni Borla, 1993. Chemama R., Vandermersch B. (1998), “ Dizionario di psicoanalisi”, Gremese Editore, Roma 2005. Fraiberg Selma (1974), “ Il Sostegno allo sviluppo ”, Raffaello Cortina Editore, 1999. Freud S. (1909), “ Il romanzo familiare dei nevrotici ”, Boringhieri, 2003. Kaës, Faimberg, Enriquez, Baranes (1993), “Trasmissione della vita psichica tra generazioni”, Edizioni Borla, 1995. Lacan J. (2001), “ I complessi familiari nella formazio formazione ne dell’individ dell’individuo uo”, Piccola biblioteca Enaudi, 2005. Lucchetti A. (2007), “ Il romanzo familiare . Genealogia e formazione dell’apparato psichico”. Centro Psicoanalitico di Roma, 21 Marzo 2007. Mijolla A. de (1985), “Pulsion d’investigation, fantasmes d’identification et roman familial”, Topique, 34, p. 33-59. Tisseron S., M. Torok, N.Rand, C. Nanchin, Hachet P., J. C. Rouchy , “ Lo Psichismo alla prova delle generazioni”, Edizioni Borla.
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