Hegel
February 6, 2017 | Author: Giorgio Spano | Category: N/A
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schematizzazione riassuntiva: - principi fondamentali - Fenomenologia dello Spirito - Enciclopedia delle scienze filosof...
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Giorgio Spano
HEGEL (1770 – 1831) Principi fondanti della filosofia di Hegel: RISOLUZIONE DELL'INFINITO NEL FINITO
IDENTITÀ TRA RAGIONE E REALTÀ
FUNZIONE GIUSTIFICATRICE DELLA FILOSOFIA
La realtà viene intesa come insieme di tutto → coincide con INFINITO I vari enti della realtà (es: questo preciso momento), intesi come manifestazione della realtà che procede dinamicamente → coincidono con il finito. Perciò i vari enti sono una parziale espressione dell'infinito. Non possono esistere se non in connessione con il tutto. Hegel:” il finito, in quanto è reale, non è tale, ma è l'infinito stesso”. Emerge concezione dell'immanentismo: rifiuto di una realtà trascendentale. Hegelismo implica una forma di monismo panteistico: vede nel mondo (finito) la manifestazione del divino (infinito). Questo Assoluto: è un soggetto spirituale in divenire, di cui tutto ciò che esiste è una tappa di realizzazione. Dato che la realtà coincide con l'infinito, che a sua volta coincide con l'assoluto (l’infinito, Dio), la realtà non è immutabile ma un processo di autoproduzione che si realizza progressivamente in tutti i suoi momenti e solo alla fine, cioè nell'uomo e con le sue arti più alte, acquista piena coscienza di sé. l'assoluto, Dio, l'infinito, vengono denominati dagli con il termine idea o ragione. Queste due espressioni apparentemente antitetiche, che fanno riferimento la stessa entità, fanno intendere l'identità (=la coincidenza tra..) di pensiero ed essere, ovvero, di ragione e realtà (→ concetto sintetizzato nell'aforisma: A) ciò che è razionale è reale; B) e ciò che è reale è razionale). A) Razionalità à, astrazione dalle reale, ma è forma di ciò che esiste, poiché la ragione governa il mondo lo costituisce. B) Realtà materia caotica, ma è il dispiegarsi di una struttura razionale, che coincide con l'idea o la ragione identità ragione-realtà identità essere (ciò che è, la realtà) - dover essere (ciò che razionalmente deve essere, ragione).
il mondo, in quanto è, e razionalità dispiegata che si manifesta attraverso una serie di momenti necessari i quali non possono essere diversi da come sono. ogni manifestazione si susseguono secondo connessioni necessarie e passaggi obbligati che costituiscono l'articolazione vivente dell'unica idea o ragione, ovvero dell'assoluto. La realtà costituisce una totalità processuale, formata da una serie ascendente di gradi di realizzazione, ciascuno dei quali rappresenta il risultato di quelli precedenti e il presupposto di quelli seguenti. fino ad ora sono state introdotte le categorie totalità e necessità. il compito della filosofia consiste solo nel prendere atto della realtà (dell'infinito) e nel comprendere le strutture razionali che la costituiscono. Hegel ritiene che la filosofia arriva sempre troppo tardi, dopo che la realtà su cui specula è già fatta. Perciò il suo compito è quello di giustificare la realtà elaborando in concetti il contenuto che l’esperienza offre.
PRINCIPIO ONTOLOGICO HEGELIANO: Principio ontologico della filosofia hegeliana: “é la realtà suprema in cui si realizzano tutti i principi logici secondo la modalità del continuo divenire e con lo scopo di manifestarsi a sè stesso" tutto ciò che dall'eternità avviene in cielo e in terra, la vita di Dio e tutto quanto si opera nel tempo, mira soltanto a che lo spirito conosca sé stesso, si trovi ,si raccolga in sè: esso si è sdoppiato, alienato, ma solo per poter trovare sé stesso. Soltanto così lo spirito raggiunge la sua libertà, poiché è libero ciò che non si riferisce ad altro ne da altri è dipendente" PRINCIPI LOGICI: Principio di identità di ideale e reale: le leggi della mente e quelle che fondano la realtà sono uguali a ciò che rende possibile la conoscenza Principio di contraddizione: nella realtà non esiste nulla di identico a sé stesso, ma tutto sottostà alla dialettica dell'affermazione e negazione Principio di mediazione: l'assoluto non si manifesta immediatamente ,ma mediatamente attraverso realizzazioni parziali e progressive Principio di relazione: se nulla è identico a sé stesso, esiste una relazione fra questi due momenti, intesa come una relazione interna che modifica la natura della cosa stessa Principio dello storicismo: tutta la realtà si risolve nella storia, quindi storia e assoluto sono un'unica cosa identica, che hanno come legge il divenire che spinge al continuo superamento di sé. il divenire si caratterizza dunque come movimento libero perché spontaneo e necessario perché inevitabile. IDEA NATURA E SPIRITO Il divenire assoluto passa attraverso 3 momenti: 1. Idea , ovvero, l’idea considerata in se stessa (non ‘contestualizzata’ nel reale)
Ossatura logico-razionale del reale (simile a Dio prima della creazione della natura – attenzione che lo spirito assoluto di Hegel NON crea il mondo, ma è il mondo!)
2. Idea NATURA L’idea si spoglia della sua condizione ‘in se e per se’ e si manifesta nelle realtà spazio temporali del mondo.
Segue un senso ideale, non cronologico*
3. Idea che = lo SPIRITO L’idea dopo essersi fatta natura acquista coscienza di sé nell'uomo.
* Senso ideale: ciò che concretamente esiste nella realtà e lo spirito (la sintesi), il quale ha come sua condizione la natura (l'antitesi) e come su posto in programma logico rappresentato dall’ide pura (la tesi). Non segue quindi l’ordine: prima c’è l’idea in se, poi l’idea fuori di sé, e poi l’idea che ritorna in sé.
A questi 3 momenti corrispondono le 3 sezioni in cui si divide il sapere filosofico: 1. LOGICA → scienza dell’idea in sé e per se 2. FILOSOFIA DELLA NATURA→ scienza dell’idea nel suo alienarsi da sé 3. FILOSOFIA DELLO SPIRITO→ scienza dell’idea che dal suo alienamento torna in sé Come detto l’assoluto è il divenire. La legge che regola questo divenire è la DIALETTICA, che è allo stesso tempo, legge di sviluppo della realtà (ontologia – vedi il processo: idea in sé, all’infuori di sé e che ritorna a sè) e la legge di comprensione della realtà (logica). Distingue 3 momenti del pensiero: 1. ASTRATTO o intellettuale: concepire esistente sotto forma di una molteplicità di determinazioni statiche e separate le une dalle altre (secondo principi d’identità e non-contraddizione).
3.
SPECULATIVO o POSITIVO-RAZIONALE: si coglie l’unita delle determinazioni opposte
2. NEGATIVO-RAZIONALE: vien colta l’unilateralità delle determinazioni e vengono messe ‘in movimento ’ relazionandole con le altre determinazioni. Princ. Identità non è valido → per specificare ciò che una cosa è, bisogna implicitamente chiarire ciò che essa non è. Si mettono in rapporto determinazioni con le loro opposte.
INTELLETTO: organo del finito RAGIONE: organo dell’infinito , strumento tramite cui il finito (l’astratto e il parziale) si risolve nell’infinito (il totale e il concreto)
PUNTUALIZZAZIONI SULLA DIALETTICA: - con il termine Dialettica ci si riferisce a tutti e tre i momenti; - è dimostrazione della risoluzione del finito nell’infinito; - poiché l’IDEA è dinamica, la Dialettica esprime il processo mediante cui le varie parti della realtà o determinazioni della realtà perdono la loro rigidezza. Mediante il processo dialettico infatti diventano MOMENTI di un’idea UNICA e INFINITA; - ha un significato ottimistico: il negativo sussiste solo come un moment del farsi del positivo; - ha un carattere chiuso poiché non procede all’infinito, ma si prefigge un punto di arrivo .
La dialettica consiste quindi 1. Momento astratto intellettuale = TESI = affermazione di un concetto astratto e limitato; 2. Momento negativo-razionale = ANTITESI = negazione di questo concetto e passaggio a un concetto opposto 3. Momento positivo razionale = SINTESI = unione dell’affermazione e della negazione. → riaffermazione potenziata dell’affermazione iniziale (della tesi), ottenuta mediante la negazione della negazione intermedia (antitesi). Ri-affermazione in Hegel prende il nome di Aufhebung.
FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO Principi fondamentali filosofia Hegel: risoluzione del finito nell’infinito; Identità tra ragione e realtà; vengono dimostrati da Hegel stesso in 2 modi differenti, rintracciabili nelle due opere Fenomenologia dello spirito ed enciclopedia delle scienze profonde→ Quest'ultima esamina l'assoluto in atto in tutte le determinazioni fondamentali della realtà. La fenomenologia dello spirito analizza, invece, la via percorsa dalla coscienza umana per giungere al principio assoluto. Si tratta di una storia romanzata della coscienza che dalle prime sue manifestazioni sensibili, giunge ad apparire a sé stessa nella sua vera natura, cioè come coscienza universale. “FENOMENOLOGIA”: → discorso su ciò CHE APPARE (su un ente di reale) coincide con divenire del sapere (→ N.B. come già detto più volte, gli enti del reale sono parte dell’infinito, dell’assoluto, che è un ente dinamico!). Perciò l'uomo attraverso quest'opera, ripercorre i gradi di formazione dell'universalità dello spirito. Il suo ciclo può essere riassunto in una delle forme particolari della fenomenologia: la coscienza infelice, ovvero, la coscienza che non sa di essere tutta la realtà, perciò si trova scissa in opposizioni dalle quali esce solo arrivando alla coscienza di essere. La prima parte della fenomenologia si divide in tre momenti dialettici: 1. Coscienza → tesi = condizione del soggetto che pone l'oggetto come altro da sé 2. autocoscienza → antitesi = condizione della coscienza che nel rapportarsi in maniera conflittuale ad altre coscienze diviene autocoscienza, quando viene riconosciuta da altri esseri pensanti. 3. ragione→ sintesi = condizione della coscienza che, avendo compreso la razionalità della realtà, diviene consapevole di essere essa stessa l'intera realtà. È l'affermazione che l'intera realtà è l'idea.
1. COSCIENZA - lo spirito comincia a conoscere. 3 figure: 1. Certezza sensibile = tesi 2. Percezione = antitesi 3. Intelletto = sintesi
Figure: singole tappe dell’evoluzione. Posizione storica e cangiante della coscienza, destinata ad essere superata da una nuova figura ad un livello SUPERIORE DI CONSAPEVOLEZZA
(=>termine “coscienza” in questa prima sezione, designa anche la “certezza” la verità sta tutta fuori dalla coscienza, cioè nell’oggetto).
1.1. CERTEZZA SENSIBILE Appare ricca e sicura. In realtà non rende certi che di una cosa sola, ‘questa cosa ’, ma la cosa può essere un albero o una casa etc.., cui siamo certi non in quanto albero o casa, ma in quanto questo albero o questa casa, cioè in quanto presenti qui ed ora davanti a noi. Ciò implica che la certezza sensibile non è certezza della cosa particolare ( infatti in un insieme di alberi io ho coscienza di un solo albero che non identifico ancora in una determinata categoria: è un QUESTO, nient’altro), ma del questo qui ed ora davanti a noi (ho coscienza sensibile solo di questo, che sia l’albero o qualunque altra cosa), al quale la particolarità della cosa è indifferente e che perciò è universale (un GENERICO ‘QUESTO’). Inserire il ‘questo’ in una categoria vorrebbe dire far fare alla mente un passo in più. Quindi CERTEZZA SENSIBILE => percezione che ho di un oggetto hic et nunc → certezza indiscutibile in quanto la mente non ha ancora cominciato a lavorarci sopra 1.2. PERCEZIONE Le cose che mi si presentano, pongono problemi di comprensione. Per distinguere gli oggetti (la molteplicità di ‘questi qui ed ora’), per dare loro un nome, per identificarli, il soggetto fa uso del pensiero astratto giungendo così al momento della percezione. Ci troviamo nell'antitesi: la conoscenza che prima era considerata la più certa, ora è considerata come vuota percezione. In questa fase ogni ente della realtà viene identificato rispetto agli altri in modo netto attraverso il meccanismo di affermazione-negazione. La negazione è fondamentale per poter dire che cosa è la cosa di cui abbiamo coscienza. La coscienza percepisce un'infinità di oggetti che riceve attraverso le sensazioni. Tra questi oggetti non vi sono legami formali concettuali, si tratta di una semplice collezione di elementi particolari irrelati. La percezione comprende le cose, ma la sua certezza entra in crisi quando si tratta di comprenderne la genesi e il movimento, ovvero, il dinamismo. È qui che interviene l'intelletto, terza figura di questo primo processo dialettico della coscienza. 1.3. INTELLETTO Il soggetto prende consapevolezza del legame tra le cose, intese come espressioni delle leggi che muovono l'universo, attraverso le quali le cose si trasformano l'una nelle altre in un incessante e perenne movimento. La coscienza prende consapevolezza di sé come parte della natura. La coscienza avendo acquisito un primo grado di capacità di comprensione di se in rapporto alle cose, è divenuta autocoscienza.
2.
AUTOCOSCIENZA – Il soggetto in rapporto con gli altri.
L'attenzione viene posta non all'oggetto, ma al soggetto, all’IO, considerato nei suoi rapporti con gli altri. Il romanzo “Fenomenologia dello spirito”, non si trova quindi circoscritto in un ambito prettamente gnoseologico (inerente alla conoscenza), ma concerne più settori, quali la società, la storia della filosofia e della religione. Infatti, distinguiamo 3 momenti: 1. Signoria e Servitù (settore sociale) 2. Stoicismo e scetticismo (storico-filosofica) 3. La coscienza infelice (religiosa) L'autocoscienza deve essere messa alla prova. Per affermarsi deve essere riconosciuta anche dagli altri esseri pensanti.
2.1. SIGNORIA E SERVITÙ (L’AMBITO SOCIALE) Il riconoscimento tra le varie autocoscienze non avviene attraverso l'amore, che era considerato da Hegel “miracolo per cui due cose diventano una”, (in quanto all'amore mancano serietà, dolore, pazienza e travaglio del negativo”, che sono ritenuti elementi necessari), ma attraverso momenti di lotta che si concludono non con la morte di una delle autocoscienze, ma con la subordinazione di una autocoscienza all'altra nel rapporto servo-signore. Signore= colui che, pur di affermare la propria indipendenza, ha messo a repentaglio la propria vita, fino alla vittoria Servo= colui che ha preferito la schiavitù, pur di avere salva la vita. Con un'analisi dialettica argomentata da Hegel, la dinamica sviluppa un'inversione dei ruoli, ovvero, il Signore diviene servo del servo e il servo signore del signore. Infatti, il signore che inizialmente è indipendente, continuando a godere passivamente del lavoro del servo, finisce per diventarne lui stesso servo. Invece quest'ultimo, inizialmente dipendente, continuando a padroneggiare e a trasformar le cose da cui il padrone riceve il proprio sostegno, finisce per rendersi indipendente. Acquisizione GRADUALE di indipendenza attraverso 3 momenti A) Paura della morte: schiavo è tale perché ha avuto paura della MORTE: con questa esperienza si è reso indipendente dal mondo di realtà e certezze naturali che prima gli apparivano come qualcosa di fisso; l’angoscia di perdere la sua intera essenza lo ha fatto tremare nel profondo di sé, e ciò che vi era di fisso ha vacillato. B) Servizio: con il servizio la coscienza si auto-disciplina e impara a vincere i suoi impulsi naturali. (Al signore i suoi impulsi naturali (come la fame) vengono invece sempre soddisfatti dal servo, che rinuncia al soddisfacimento delle sue necessità imparando così a gestirle) = Indipendenza dagli impulsi naturali. C) Lavoro: attraverso il lavoro, il servo da vita ad un opera che permane e che ha una sua autonomia, che è riflesso, nelle cose, della raggiunta indipendenza del servo rispetto alle cose. Formando le cose, il servo, forma se stesso e imprime nell’essere quella forma che è dell’autocoscienza, e così trova se stesso nella propria opera. Entrambi gli enti di questo rapporto hanno un alto, benché ineguale, livello di coscienza di sé e dei loro rapporti, ma non hanno piena consapevolezza: il signore non comprende di dipendere dal servo, e il servo non comprende il proprio potere. La COSCIENZA FILOSOFICA, che è piena consapevolezza della realtà dello spirito e ripercorre, interpretandole, le fasi della propria formazione, comprende pienamente tutti i dati del rapporto e comprende perché necessariamente la figura del servo padrone debba essere superata.
Nella fenomenologia si intrecciano 2 PUNTI DI VISTA: - coscienza del soggetto storico: coscienza assai parziale di sé stesso e degli avvenimenti - coscienza filosofica: piena consapevolezza della realtà dello Spirito, e ripercorre tutte le fasi interpretandole. Si può dire che esamina col senno del poi.
2.2. STOICISMO E SCETTICISMO (MOMENTO STORICO-FILOSOFICO) Indipendenza rispetto alle cose, che è il risultato della dialettica tra servo signore, trova la sua manifestazione filosofica nello STOICISMO: celebra l'autosufficienza e la libertà del saggio nei confronti di ciò che lo circonda. Però nello stoicismo l’Autocoscienza raggiunge in questo senso un’astratta libertà interiore, in quanto, i condizionamenti permangono e la realtà esterna non viene negata. Questo mondo esterno da cui lo stoicismo si sente indipendente (nonostante lo lasci sussistere) è messo tra parentesi dallo scetticismo = visione del mondo che sospende l’assenso su tutto ciò che è comunemente ritenuto per vero e reale. Scetticismo ha in se una contraddizione. Hegel fa leva sul tradizionale argomento: lo scettico si auto contraddice perché da un lato dichiara che tutto è vano e non vero, mentre dall’altro dichiara di dire qualcosa di vero. Così la contraddittorietà sta nella scissione tra una coscienza che vuole andare oltre l’accidentalità e nonverità della vita e una coscienza che si scopre vittima dell’inessenzialità e non-verità della vita. inoltre la coscienza di cui parla lo scettico è una coscienza SINGOLA, la quale non può fare a meno di entrare in urto con le altre coscienze: Ciò CHE ESISTE è, E DEVE ESSERE, perché è NECESSARIO!
→ In altre parole: se si deve dubitare dell’esistenza del mondo materiale = si deve dubitare di tutto, coscienza compresa. 2.3. LA COSCIENZA INFELICE (MOMENTO RELIGIOSO) Il risultato dello scetticismo è che la coscienza stessa, insieme a tutto il resto, perde valore in se stessa: è quello che Hegel designa col nome di “momento della coscienza infelice” → Quando lo scetticismo prende consapevolezza della sua contraddittorietà, sorge la coscienza infelice. La coscienza infelice ha quindi al suo interno la scissione tra una coscienza immutabile e una mutevole che assume la forma di una separazione radicale tra l'uomo e Dio. Il superamento di questa infelicità avviene attraverso i tre momenti: A) L'EBRAISMO, in cui la separazione si manifesta sotto forma di un'antitesi tra l’intrasmutabile e il trasmutabile. Secondo l'ebraismo Dio è un essere superiore di fronte a cui l'uomo si trova in uno stato di dipendenza (la coscienza infelice ebraica rappresenta la traduzione, in termini religiosi, della situazione sociale espressa dal rapporto servo-padrone). B) del CRISTIANESIMO MEDIEVALE, in cui intrasmutabile assume la figura di un Dio incarnato. lo spirito di Dio si concretizza nella realtà effettuale. L'assoluto logicamente non può essere mai colto in una realtà sensibile, perciò questa concezione era destinata al fallimento. Dimostrazione di tale fallimento furono le crociate, nelle quali l'inquieta ricerca di Dio si conclude con la scoperta di un sepolcro vuoto. Cristo è considerato tuttavia qualcosa comunque di separato da Dio. Inoltre Dio essendosi incarnato in un uomo è entrato in contatto con solo una parte di tutta l’umanità, si allontana quindi da tutti coloro che anno susseguito Cristo. La coscienza continua ad essere infelice e Dio continua a configurarsi come entità irraggiungibile.
Le manifestazioni di questa infelicità sono le sotto-figure: 1) della devozione = pensiero a sfondo sentimentale e religioso che non si è ancora elevato a concetto. Con la devozione non si entra in stretto Rapporto con Dio perché uomo resta sempre in una condizione di inferiorità. 2) del fare o l’operare = momento in cui la coscienza cerca di esprimersi nell’appetito e nel lavoro. Avverte così come dono di Dio il frutto del proprio lavoro e non solo, anche le proprie forze e capacità, che sembrano concesse dall’alto affinché se ne faccia buon uso. Così la coscienza si umilia, riconoscendo che il solo ad agire è DIO. 3) della mortificazione di sé = momento in cui l’uomo nega se stesso a favore di Dio. Questo punto più basso toccato dal singolo è destinato a trapassare dialetticamente al punto più alto: C) NEL RINASCIMENTO E NELL’Età MODERNA: La coscienza , nel suo vano sforzo di unificarsi a Dio, SI RENDE CONTO DI ESSERE, LEI STESSA, DIO, ovvero, L’UNIVERSALE, IL SOGGETTO ASSOLUTO. La coscienza infelice non rappresenta una semplice figura della seconda tappa della Fenomenologia, ma rappresenta LA CHIAVE DI VOLTA di tutto il racconto.
3. RAGIONE – la coscienza è certa che nessuna realtà è niente di diverso da essa Come soggetto assoluto l’autocoscienza è diventata RAGIONE e ha assunto in sé ogni realtà che la coscienza ha incontrato nel suo cammino. Viene perciò eliminata la frattura che c’era tra sé e la vita, tra sé e la natura, tra sé e Dio. Si parla di “CERTEZZA di essere ogni realtà” non di “SAPERE di essere ogni realtà”. Il sapere di esserlo sarà il punto di arrivo! Per divenire VERITÀ deve giustificarsi. Questa giustificazione avviene attraverso 3 momenti: 3.1. La ragione osservativa La ragione non ha ancora preso come soggetto della propria ricerca sé stessa. Perciò, al fine di giustificarsi per divenire verità, passa attraverso momenti come la fase del Naturalismo del Rinascimento e dell’empirismo, in cui si impone come obbiettivo di giustificazione ‘un inquieto cercare’. Ricerca oggettivamente nella realtà elementi di quella razionalità che sta cercando. Si determina la ragione osservativa del mondo naturale (dalla descrizione approfondisce la realtà con leggi ed esperimenti) organico e infine quello della coscienza, con la PSICOLOGIA. Per quanto riguarda quest’ultimo ambito dello studio della coscienza mediante la psicologia, HEGEL esamina due scienze che erano di moda ai suoi tempi: 1) FISIOGNOMICA (di Johann Lavater): attraverso la fisionomia di una persona si poteva determinare il carattere dell’individuo. 2) FRENOLOGIA (Franz Gall) attraverso forma e protuberanza del cranio era possibile conoscere il carattere dell’individuo.
In tutte queste ricerche sulla natura, sugli organismi, sulla coscienza, la ragione, pur cercando apparentemente altra cosa, in realtà cerca se stessa. L’uomo conosce ed indaga ma così la ragione perde il senso di se stessa e diviene di nuovo una cosa fra le tante. 3.2. La ragione ATTIVA Dalla ragione osservativa si passa a quella attiva: essendosi riconosciuta come una cosa fra le tante, la ragione si impone di realizzare lei stessa l’unità tra IO e MONDO, in quanto non è qualcosa di dato. Tale progetto è destinato a fallire, come testimoniano le 3 FIGURE della ragione attiva: a) Il piacere e la necessità= l’individuo si getta nella vita e va alla ricerca del proprio godimento. L’autocoscienza incontra la necessità del destino, che, incurante delle sue personali esigenze di felicità, la travolge inesorabilmente. + Questa modalità Hegel la personifica in Faust, che cerca di dominare la natura in ogni modo facendone l’oggetto del proprio piacere. b) Legge del cuore e delirio della presunzione = l’autocoscienza cerca di opporsi al corso ostile del mondo, ma entra in conflitto con altri portatori di progetti di miglioramento della realtà. c) La virtù e il corso del mondo = individuo cerca di creare un rapporto tra sé e il mondo contrapponendo, ai fanatismi, la virtù, ossia un modo di agire in grado di procedere oltre l’immediatezza del sentimento e delle inclinazioni del soggetto. Persiste però un contrasto tra la virtù, che è il bene ASTRATTAMENTE esaltato dall’individuo nella speranza che riporti il mondo sulla giusta strada, e la CONCRETA REALTÀ. Questo contrasto porterà all’annullamento di questo progetto di moralizzazione dell’esistenza. 3.3. Individualità in sé e per sé In questa fase sintetica dello sviluppo dialettico della ragione Hegel mostra come l'individualità, pur mirando a raggiungere la propria realizzazione, rimane tuttavia astratta e inadeguata. Per mostrarlo egli si serve ancora delle "figure": a) Regno animale dello spirito e l’inganno, o la cosa stessa. Agli sforzi e alle ambizioni di una virtù che dovrebbe realizzare il bene di tutti ma che fallisce, succede l'atteggiamento dell'onesta dedizione ai propri compiti particolari. Ma c'è un inganno. L'individuo tende a spacciare la sua opera come il dovere morale stesso, mentre essa esprime soltanto il proprio interesse personale. Non esiste vera morale se non è universale. (traspare una traduzione filosofica della moralità borghese) b) Ragione legislatrice. l'autocoscienza avvertendo l'inganno, cerca in se stessa delle leggi che valgano per tutti. Tuttavia tali leggi che pretendono d'essere universali, in effetti, nascono dalla propria volontà individuale. c) Ragione esaminatrice delle leggi. l'autocoscienza cerca delle leggi assolutamente valide che s'impongano a tutti nessuno escluso. Ma così facendo l'individuo si deve porre al di sopra delle leggi stesse, riducendone quindi la validità e l'incondizionatezza. Con tutte queste figure Hegel vuole dirci che se ci si pone dal punto di vista dell'individuo si è inevitabilmente costretti a non raggiungere mai l'universalità. Quest'ultima si trova soltanto nella fase dello "Spirito". → denominerà “spirito oggettivo” ed “eticità”. Ragione reale non è quella dell’individuo , ma quella dello spirito o dello stato, che, per Hegel, rappresentano lo strato che regge e rende possibile ogni atto della vita individuale.
_________________________________________________________________________________ Con lo spirito si entra nella sezioni:
SECONDA PARTE DELLA FENOMENOLOGIA
che comprende 3
- SPIRITO - RELIGIONE - SAPERE ASSOLUTO Questa parte, in una redazione più concisa della fenomenologia, verrà eliminata da Hegel. 1. SPIRITO: H. intende l’individuo nei suoi rapporti con la comunità sociale di cui ne è parte. questa sezione comprende 3 tappe fenomenologiche: 1) Lo spirito vero; l’ETICITÀ. Questo primo momento è costituito da ciò che H. chiama “bella eticità” del mondo greco, riferendosi alla spontanea uniione attuata dai Greci di ciò che in epoche successive andrà frantumandosi, ovvero l’unione tra oggettività/soggettività, singolo/collettività e perfino Uomo/natura/Dio, visto che per i Graci gli dei, espressione della natura, altro non erano se non uomini all’ennesima potenza. Il mondo greco per Hegel è si positivo ma destinato a morire in quanto indifeso di fronte a possibili lacerazioni. Allo stesso tempo però è considerato NEGATIVAMENTE in quanto l’unità originaria dei Greci non è ancora passata per il dramma della frantumazione. Socrate era ancora esempio della bella eticità, ma in quegli anni cominciava ad affiorare l’imminente rottura di essa e conseguente frammentazione: con l’Antigone, tragedia di Sofocle. Antigone, seguendo i valori della famiglia, vuole seppellire il fratello defunto, ma il re Creonte, seguendo i valori dello stato, riconosce nel fratello di Antigono un traditore dello stato e non glielo permette. È segnata la rottura dell’identità tra uomo e cittadino. Ci si avvia al secondo momento dello spirito 2) Lo spirito che si è reso estraneo a sé; LA CULTURA: arriva fino ai giorni di Hegel ed è caratterizzato da forti contrapposizioni. Si riscontra un tipo di cultura che tende a criticare e distruggere tutto, rivolgendosi alla fine contro sé stessa. Es. è la Rivoluzione Francese: cultura voleva instaurare un regno della libertà origine a società del Terrore. 3) Lo spirito certo di sé; LA MORALITÀ: momento di riconquista etica e armonia tra individuo e comunità, in cui lo spirito si riconosce come sostanza etica dello stato. Con la religione, e soprattutto con la FILOSOFIA, ultima tappa di tutta la fenomenologia, L’INDIVISUO ACQUISTA LA PIENA, TOTALE ED ESPLICITA CONSCIENZA DI Sé COME SPIRITO. _____________________________________________________________________
ENCICLOPEDIA DELLE SCIENZE FILOSOFICHE 1. Logica – idea in sé e per sé
2. FILOSOFIA DELLA NATURA – L’idea esce da sé Ha come presupposto → condizione fisica empirica = fornisce materiali di cui la F.d.N. si avvale per mostrare la struttura razionale dell’organismo concettuale (esposto nella logica). La natura è ‘l’idea nella forma dell’essere altro’ → l’idea all’infuori di sé. Natura= è esteriorità.
Hegel sostiene che la natura sia una CONTRADDIZIONE INSOLUTA, in quanto, considerata in sé (ovvero considerata come IDEA) essa è divina, ma il suo modo d’essere non corrisponde al concetto (esposto nella logica). Il suo carattere è di essere NEGAZIONE → è la decadenza dell’idea da se stessa, perché l’idea nella forma dell’esteriorità è inadeguata a se stessa (N.B. l’idea deve coincidere con il TUTTO!) Nella concezione di Hegel, la natura occupa un ruolo-chiave: Secondo il principio di identità tra ragione e realtà (vd. 1 foglio) la ragione prende forma da ciò che è reale (dalla NATURA!). Perciò è nella RAGIONE che si ha l’obbligo di giustificare i tutti gli aspetti del reale. Cosa succede? Nella ragione che è immagine, parte, dell’assoluto, non possono di certo rientrare ciò che è finito, accidentale, contingente. Tutto ciò, in quanto reale, in quanto esiste, deve comunque trovare un posto che giustifichi la sua esistenza. Trova giustificazione → NELLA NATURA. La natura si configura come una sorta di PATTUMIERA del sistema hegeliano. Divisioni fondamentali della FILOSOFIA DELLA NATURA sono: A. Meccanica: considera l’essenza della natura (l’esteriorità) → nella sua astrazione (spazio e tempo) → nel suo isolamento (materia e movimento) → nella sua libertà di movimento (meccanica assoluta) B. Fisica: comprende= → fisica dell’individualità universale (elementi della materia) → fisica dell’individualità particolare (proprietà fondamentali della materia: peso specifico, calore…) → fisica dell’individualità totale (proprietà magnetiche, elettriche, chimiche…) C. Fisica organica: comprende → natura geologica → natura vegetale → organismo animale
3. FILOSOFIA DELLO SPIRITO- l’uomo arriva alla consapevolezza dell’assoluto È lo studio dell’idea che torna in sé stessa dopo il suo estraniarsi da sé nella natura, nell’esteriorità. L’idea si fa soggettività e libertà, non è vincolata, come nella natura, da forze quali l’accidentalità, il contingente, il finito, ma ora si auto-crea e auto-produce. L’idea diventa SPIRITO. Lo sviluppo dello spirito si articola in 3 momenti principali
3.1.
SPIRITO SOGGETTIVO - spirito individuale nell’insieme delle sue facoltà
Lo spirito soggettivo è lo spirito individuale, considerato nel suo progressivo emergere dalla natura, attraverso un processo che va dalle forme più elementari di vita psichica alle più elevate attività conoscitive e pratiche. Lo spirito deve ancora liberarsi però dalla finitudine che ancora appare in esso. Spirito Soggettivo: Si divide in 3 parti: a) ANTROPOLOGIA, studia questo spirito come ANIMA, la quale s’identifica con la fase iniziale della vita cosciente. È quel complesso di legami tra spirito e natura (N.B. nello spirito vi sono ancora elementi di finitudine naturali) che si manifesta nell’uomo come carattere, temperamento etc. Hegel fa un analisi di questo rapporto tra uomo e natura nelle 3 fasi principali della vita: 1) Infanzia: armonia tra individuo con il mondo circostante (infatti possiamo dire che i bambini sono preda delle forze istintuali) 2) Giovinezza: individuo entra in contrasto con il proprio ambiente, in virtù dei propri ideali.
3) Maturità: l’individuo si riconcilia con il mondo riconoscendone la necessità oggettiva e la razionalità di ciò che è già esistente e fatto (richiamo all’identità reale-razionale). b) FENOMENOLOGIA: studia lo spirito come coscienza, autocoscienza e ragione. c) PSICOLOGIA: studia lo spirito nelle sue manifestazioni universali, ovvero: 1) Conoscere teoretico: inteso come tutte quelle determinazioni (intuizione, rappresentazione, pensiero) che compongono il processo attraverso il quale la ragione trova se stessa nel suo contenuto (N.B. ‘realtà è ragione’) 2) L’attività pratica: unità delle manifestazioni (sentimento pratico, impulsi, felicità) attraverso cui lo spirito giunge in possesso di sé e quindi diviene LIBERO. Indipendente dalle condizioni accidentali nelle quali vive l’individuo. 3) Volere libero: lo spirito libero È volontà di libertà, è un costituente fondamentale dello spirito.
3.2.
SPIRITO OGGETTIVO – Spirito sovra individuale, sociale
3.3. SPIRITO ASSOLUTO – SPIRITO CHE SA E CONOSCE SE STESSO ATTRAVERSO FORME DELL’ARTE, DELLA RELIGIONE E DELLA FILOSOFIA spirito assoluto → momento in cui l’idea giunge alla piena coscienza della propria infinità e assolutezza. Tutto è spirito e non vi è nulla all’infuori dello spirito. Questa AUTO-consapevolezza va raggiunta mediante il processo dialettico rappresentato dall’arte, dalla religione, e dalla filosofia. ; Queste attività presentano lo stesso contenuto: Dio o Assoluto (che coincidono). Perciò non differiscono tanto per la materia trattata ma quanto per la forma con cui viene trattata. Analisi delle 3 attività attraverso cui, dialetticamente, lo spirito prende consapevolezza di far parte di qualcosa di più grande di lui: l’ASSOLUTO.
3.1.
ARTE – conosce l’assoluto nella forma dell’intuizione sensibile
È il primo gradino attraverso cui lo spirito acquista coscienza: l’uomo acquista coscienza di sé o di situazioni che lo riguardano mediante forme sensibili come le figure, le parole, la musica etc. Nell’arte → spirito vive in modo immediato l’unione tra soggetto e oggetto, in quanto quando ci troviamo di fronte ad un ‘bello artistico’ lo SPIRITO e la NATURA vengono percepiti insieme. Esempio: di fronte ad una statua greca, l’oggetto (il marmo) è già manifestazione sensibile di un messaggio spirituale, e il soggetto (l’idea artistica) è già spirito naturalizzato, ovvero, concetto incarnato e reso visibile.
Soggetto e oggetto coincidono nel BELLO.
Dall’OGGETTO (dal marmo lavorato in questa forma) traspare un messaggio spirituale Il SOGGETTO è lo spirito che si naturalizza attraverso l’idea.
OGGETTO E SOGGETTO SONO PRESENTI SIMULTANEAMENTE NELL’OPERA D’ARTE MA NEL CORSO DELLA STORIA TROVIAMO SQUILIBRI TRA L’UNO E L’ALTRO: Hegel dialettizza la storia dell’arte in tre momenti: A) ARTE SIMBOLICA: tipica nei popoli orientali; squilibrio tra contenuto e forma, reso evidente dal ricorso al SIMBOLO, che sta a sottolineare l’immaturità di questo primo momento dell’arte. Le rappresentazioni appaiono come bizzarre. B) ARTE CLASSICA: equilibrio tra contenuto spirituale e forma sensibile, attuato mediante la figura umana → in essa l’arte riesce a manifestarsi compiutamente. Arte classica è il CULMINE DELLA PERFERIONE ARTISTICA. C) ARTE ROMANTICA: squilibrio tra contenuto spirituale e forma sensibile. In questo periodo domina la concezione secondo cui non vi è alcuna forma che possa rappresentare in modo compiuto l’interiorità spirituale. Così il contenuto si volge verso la FILOSOFIA, o tenta di fare dell’arte stessa una sorta di filosofia, in cui il contenuto trabocca dalla forma.
alla fine di questo percorso si nota il determinarsi di una ‘crisi’ moderna dell’arte → in nessuna opera d’arte si riesce a rappresentare l’espressione più elevata dell’idea. Inoltre l’artista è vincolato dall’influsso della cultura razionale, dalla quale comunque dipende il giudizio stesso dell’opera da parte dell’autore. L’arte è inadeguata a esprimere la profonda spiritualità moderna. Rimarrà una categoria dello spirito ma non sarà mai manifestazione COMPIUTA di esso.
3.2.
RELIGIONE – conosce assoluto nella forma della manifestazione
Hegel tratta rapporto tra FILOSOFIA DELLA RELIGIONE e RELIGIONE FILOSOFIA deve trattare la religione che già c’è, religione determinata, semplice e pura. OGGETTO della religione: DIO | SOGGETTO: coscienza umana indirizzata a Dio | SCOPO: unificazione di Dio e della coscienza RAPPORTO TRA DIO E COSCIENZA essenziale per la religione. a) SENTIMENTO: prima forma di immediatezza di questo rapporto. Da la certezza dell’esistenza di Dio, ma questa certezza non è trasformabile in realtà valida. b) INTUIZIONE di Dio che si ha nell’arte c) RAPPRESENTAZIONE: modo tipicamente religioso di pensare Dio. sta a metà strada tra la concezione sensibile dell’arte e il concetto razionale della Filosofia. Infatti si tratta di una forma di sapere concettuale, ma i cui momenti non sono ancora connessi dialetticamente tra loro secondo un disegno unitario. Dato che non è in grado di pensare Dio dialetticamente, l’uomo finisce per arenarsi di fronte a un presunto mistero dell’assoluto. Sviluppo della religione = sviluppo dell’idea di Dio nella coscienza umana: 1) Religione naturale: Dio è sepolto nella natura. È potenza e sostanza assoluta dei fenomeni. (animisti) 2) Religioni naturali che trapassano in religioni della libertà: Dio è spirito libero ma ha ancora un carattere naturalistico (Egitto). 3) Religioni dell’individualità spirituale: Dio appare in forma spirituale 4) Religione assoluta = RELIGIONE CRISTIANA. Dio appare come puro spirito.
Religione cristiana più vicina alle verità della filosofia. Infatti, Cristo, l’uomo-Dio, è rappresentazione naturale di quella coincidenza tra finito e infinito; Trinità Padre, Figlio e Spirito Santo = triade dialettica di idea, natura e spirito. Ha dei limiti: unico sbocco coerente della religione è la filosofia, che parla anch’essa di Dio, non più nella forma della rappresentazione ma in quella più adeguata del concetto.
3.3.
FILOSOFIA E FILOSOFIA DELLA STORIA
LA COSCIENZA GIUNGE A PIENA E CONCETTUALE E COSCIENZA DI Sé MEDESIMA, CHIUDENDO IL CICLO COSMICO. Filosofia = è l’intera storia della filosofia giunta a compimento con Hegel. Momenti filosofici che precedono Hegel non sono stati vani e succedutisi in modo caotico e disordinato, ma sono stati tappe necessarie del farsi della verità, che supera quello che precede ed è superata da quello che segue. Storia filosofia ha inizio con i greci e termina con filosofia Hegeliana: L’IDEALISMO ______________________________________________________________________________
FILOSOFIA DELLA STORIA Dal punto di vista dell’intelletto finito → STORIA = disordinata, caotica, priva di ogni piano razionale o Divino. Hegel delinea la storia come frutto di una struttura razionale di fondo. Anche la stessa fede nella provvidenza, ovvero nel governo divino nel mondo, implica razionalità nella storia. Ha dei limiti in quanto l’uomo si nasconde dietro l’incapacità umana di comprendere i disegni provvidenziali. L’uomo deve svincolarsi → deve essere in grado di determinare il fine, i mezzi e i modi della razionalità della storia. FINE → che lo spirito manifesti oggettivamente se stesso. Spirito del mondo si incarna negli spiriti dei popoli che si succedono all’avanguardia della storia. Il fine ultimo è la realizzazione della libertà dello spirito. LIBERTÀ → si realizza nello STATO (è il fine supremo) In questo senso la storia del mondo è un susseguirsi di forme statali che costituiscono i momenti di un divenire assoluto. si definiscono 3 momenti 1. MONDO ORIENTALE: uno solo è libero 2. MONDO GRECO-ROMANO: alcuni sono liberi 3. MONDO GERMANICO: tutti gli uomini sanno di essere liberi. Questa libertà si può realizzare solo in uno STATO ETICO che risolve l’individuo nell’organismo universale della comunità stato liberale: individuo pretende di far valere il proprio arbitrio e i suoi bisogni particolari. MEZZI → individui con le loro passioni. Passioni sono i mezzi della storia, ma spesso arrivano a fini diversi da quelli a cui miravano. Azione dell’individuo sarà tanto efficace quanto egli sarà conforme allo spirito del popolo cui l’individuo appartiene. (hegel: “ogni individuo è figlio del suo popolo [..] nessuno può saltare oltre lo spirito del suo popolo ..”)
La tradizione, la storia, non è solo conservazione, ma è anche PROGRESSO. CONSERVAZIONE → trova i suoi strumenti di sviluppo negli individui conservatori PROGRESSO → trova i suoi strumenti di sviluppo negli eroi della storia del mondo. Gli eroi sanno quale sia la verità del loro mondo, quale sia la tendenza ideologica prossima a sorgere. Apparentemente questi eroi seguono la loro passione, ma si tratta di un’astuzia della ragione, dello spirito, che si serve degli individui e delle loro passioni come mezzi per attuare i fini. Il disegno provvidenziale della storia si rileva nella vittoria che di volta in volta consegue il popolo che ha espresso il concetto più alto dello spirito.
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