Guida Pratica Alla Progettazione CECCARELLI

March 18, 2017 | Author: vm.amico | Category: N/A
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Ceccarelli...

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III

Metodologie di progettazione I 31

METODOLOGIA PER LA PROGETTAZIONE DELLA TAVOLA

Gli elaborati grafici, come si accennava in precedenza, devono essere impostati in settori, ognuno dei quali deve contenere le varie definizioni sia normative che urbanistiche e tecnologiche. La 1a fase sarà quella creativa, in cui confluiranno le definizioni dell'idea progettuale, derivanti da un referente o da una scuola che ha trasmesso le emozioni più forti, come gli - ismi astratto­ figurativi condizionarono l'architettura dell'inizio e di buona parte del ventesimo secolo (vd. Bruno Zevi, Storia dell'architettura moderna, Einaudi, pagg. 13-25). La 2" fase è quella di messa a punto dell'idea, lo studio e defi­ nizione delle piante, dei prospetti e delle sezioni, la loro messa in scala (1 :500). La 3a fase è quella della rappresentazione del progetto alla scala richiesta dalle varie Commissioni, che può andare da 1:200 sino a 1:50.

1° settore - analisi:

- dati del tema, definizione degli elaborati da produrr~ per

esplicitare al megiio il progetto; normativa vigente spe~ifil2? al tema da svolgere; - elenco leggi91..QertilJ~1JIa - area di sedime ed area di perii: rl~rlZ.ét

2° settore grafico: - studio del tema assegnato verifica dei dati: volumetria, rap­ porto di copertura, altezza max e distacchi;

_U III! M'H! rw ti$' S ' , !HIWMH"Ii'H8 CtU",1 tI!!WHW!I!H!WiWffiMltlWmjW!M!!WII!\lIn~ililililllil!ltjj~d~l~II~lIlliU\I~iUjl~Jillh'W,1,:IiUI,II!IIIII'I,lillbIHIU,IÒ"",'.r,. dato un singolo lotto si ricavano, attraverso monofamiliari gli indici e l'altezza massima, la volumetria, il rapporto di copertura, i distacchi dai confini e dalla sede stradale; defi­ niti i dimensionamenti si procederà all'ideazione progettuale, tenendo conto che questa tem5tica è tra le più impegnative, essendoci ampia libertà nella configurazione planimetrica e spaziale. Fondamentale, a questo proposito, è la conoscen­ za di esempi realizzati da cui prendere spunto. Di solito viene richiesto il tipo duplex con zona giorno a pia no terra e zona notte, con 2 o 3 camere da letto, al 10 piano. bifamiliari dato un lotto, questo andrà diviso in due parti di eguale superficie. La corretta esposizione non sempre po­ trà essere rispettata a causa della forma del lotto assegnato o della presenza di una più o meno accentuata pendenza altimetrica. Anche in questo caso viene normalmente riçhie­ sta nella versione duplex e la distribuzione interna ricalca quella precedentemente illustrata. trifamiliari c ) _ dato sempre un lotto, lo sviluppo progettuale dipenderà dalle dimensioni e dalla forma dello stesso; sicu­ ramente l'alloggio centrale sarà sempre svantaggiato rispetto aTaIfe di testata (due pareti cieche); per quel che riguarda la distribuzione interna si rimanda ai due esempi precedenti. quadrifamiliari I lotto dovrà avere due strade d'accesso e potrebbero essere aggregate su un!? sche­ ma a croce greca (anche in questo caso la dimensione del lotto e dei sub-Iotti può caratterizzare la progettazione). a schiera e>1..IIr"lIillotto potrà contenerne da un minimo di tre sino al numero occorrente alla saturazione della cubatura richie­ sta. Si consiglia, comunque, di non aggregarne più di dieci / dodici in successione. (Fig. 4)

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341 Parte Seconda

Fig. 2. - Onentamento e asse eliotermico

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5 ORIENTAMENTO OUIMb" N-5 Garantisce buon soI&Jt3l3rr'iento per tutto ranno al fronb ma~lon delredmao esposti a E e a O.

ORIENTAMENTO INTERMEDIO ACCETTABILE Con fronti ~IOI'I mediamente soI&Jt313b tutto

l'anno.

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asse ehotenl'llco



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[.ilotis, commerciale COnrlE:l.Q9...?:i oppureC.Qflspazi

comuni di relazione. Questo piano non cuba nella volumetria

abitabile bensì in quella dei seryizi associati alla resigenza (D.M.

1444!1~§.8). I tagli degli alloggi sono mono affaccio Jmq4q~.§0

utili) e/o doppio affaccio (~q 75/135 e 90/95 utili). ~o sviluppI? ~

altezza può andare da un minimo di dUE3 piani oltre alpi~no t~rra

(senza ascenso!e), sino ad un massimo di 8/1 O pia~1 conyob­

bligo dell'ascensore quando si superéìno i 3 piani abitéì~i"l.

Il numero degli alloggi per piano può es~e~e (Fig.8):

1} q uattro da mq 60 cadauno (tutti mono affaccio);

2) tre di differente metratura: mq 45 (mono affaccio), mq 751

!ì§ (doppio affaccio), mQ90/9§ (doppio affaccio); gl"testQ...è lo schema planimetrico più usuale; 3) d.ue da mq90/9§jdoppioaftacCl6); anche quest'ultimo s.çbE?~. ma viene richiesto spes~(). Tipologicamente nel tipo a triplo corpo (quattro file di pilastri) la progettazione prevede zona giorno e zona notte su due fronti contrapposti e centralmente la fascia servizi (areata artificial­ mente, tipica nelle soluzioni progettuali del Nord Europa). Nel caso del doppio corpo (tre file di pilastri) i servizi sono posti in facciata e areati naturalmente, secondo quello che prevedono i regolamenti igienico-sanitari italiani (minimo un wc areato na­ turalmente in presenza di doppi servizi). b) ,~~ificio a corte (soluzione f:i'a,ngplo): tipologia che per­ mette, specie nei temi urbanistici, un' aggregazione più razio­ nale ed omogenea in planimetria: di solito all'interno della cor-

Fig. 7. - Vari tipi di linea a seconda del collegamento verticale

CD

Corpo scala InternO alla facciata

®

Corpo scala In aderenza alla facciata

©

Corpo scala ~nte nspetto al psano di facaatà

Metodologie di progettazione I 39

Fig. 8. - Vari tipi di blocco in linea

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~3 AllOGGI: mq 75 + mq 95 a doppIO affacao, m'l 45 mOllO

afbcoo

®

©

N°295 ALlOGGI m'l + mq 95 a doppIO affacoo

~4 ALlOGGI

mq bO mano affacoo

te, sia aperta che chiusa, composta da più blocchi, gli alloggi potranno essere di vario taglio ma comunque delle metrature sopra menzionate, derivanti da una precisa disposizione legi­ slativa sui tagli minimi dell'edilizia residenziale pubblica. c) edificio in linea a ballatQio: t~pologia molto usata nel pri­ mo novecento (case di ringhiera a Milano) e poi ripresa nel­ l'edilizia residenziale pubblica in alcuni interventi emblematici tipo CORVIALE (Roma), lo ZEN (Palermo), LE VELE (Bagnoli, Napoli), ed altri "mostri" delle nostre periferie. Il ballatoio è un collegamento orizzontale sfinestrato che non entra in cubatl,Jla, come 1E2 sCi:!.I~ sfinestrate. N.B. In Lombardia scale e relativi disimpegni nella edilizia resi­

denziale normalmente non cubano.

Gli alloggi possono essere di tre tipologie: simplex, duplex e

triplex. I simplex possono avere tagli che vanno da mq 45 a 90;

i duplex e i triplex da mq 75 a 110.

La loro pianta può essere rettilinea o d'angolo, l'importante è

cheTI percorso di fuga non superi i 30 metri lineari per la nor­

mativa antincendio.

Gli ambienti che affacciano sul ballatoio, per ovviare al proble­

ma dell'introspezione, possono avere finestre ad un'altezza ~i

due metri dal piano di calpestio; nel tipo simplex saranno le

zone giorno, nel duplex e nel triplex saranno la cucina e il ba­ gno,. ___,.....-,...,.,

edificio a torre d) ~utilizzato per interventi di edilizia sovvenzi()­

nata (IACP,_ATER) , di edilizia agev()!~taJ.INPS, INA, ENASARCO)

e edilizia convenzionata (COOPERATly~).

Si sviluppa in altezza, con un numero di piani che va da otto

sino ad un massimo di quindici abitabiJi (all'Esame di Stato),

oltre al basamento che può ess~re composto da una piastra di

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I

40

I

Parte Seconda

Fig. 9. Piani tipo di casa a torre

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l....~ .., NB.: Le misure 9000 nportate a btolo puramente esemplificativo.

Oltre 132 mdi altem antincendio raddoppio del co'1'l scala. del tipo a prova di fumo.

Metodologie di progettazione I 41

1 o 2 livelli adibiti a negozi di prima necessità, uffici e paracom­

una relazione degli intenti finalizzata a proporre idee e modali­

tà tecniche dì rilancio di un territorio comunale (Milano, Vene­

merciale, e un piano cantineJ che può essere ubicato all'ulti 9

zia).

piano o nell'interrato~

Lo sviluppo di un tema ad indirizzo urbanistico è basato su dati

!n ogni piano si possono progettare da un minimo di due ad un

ti (' ilio IlO, I:ìéitivo, et O.()flO nazionali o regionali. massimo di otto alloggi. A livello statistico, all'Esame di Stato,

sono richiesti normalmente da due a quattro alloggi con tagli

I primi dati possono essere,l'area,irindiC;(3. di fabbricabilità (mc) da mq 75 e 95, tutti doppio affaccio (pianta quadrata dell'edifi­

9dLytilizZQ_lmq) o la denSità abitativa (DT). 1--a conoscenza cio); altra soluzione è quella di avere quattro alloggi dopplo

della superficie totale e di uno dei tre "indici sopra riportati è affaccio sugli angoli della stessa metratura dei preceden!!, ~ condizione essenziale per la risolyzione del.1e.Wa,yn itamente due monoaffaccio da 45 o 60 mq posti al centro (pianta rettan­

agli standard urbanistici e residenziali corrispondenti alle golare).

normative Q variati ~~..cQml1J~ÌJJoi. Sino a 10 piani abitabili si prevede un ascensore, oltre i dieci . L'organizzazione della tavola può essere: ' I , ' 1('lilei .:I;;I'mati rlctllesti e loro dia di rappre­ piani la normativa antincendio impone raddoppio della scala, a '1 a fast"· li c:. ::):10 (t:lnllione dolle norma!" vigenti elen­ prova di fumo e degli ascensori. (Fig. 9)

delle legr l: d N.B. In tutti gli edifici plurifamiliari è molto difficile, se non im­ • 2 fa! ti 1:',1 quanlllrì _' i;( stesura (lE; ili, delle superpossibile, tener conto dell'orientamento in base all'asse fIci e delle VI L '~lIIU ,jlstintr: '[ unliali e non;

eliotermico. distacchi extrclHbani e dista. ',. ,[ , .drll, standard ur­

banistici e rtlsir.lenzlaìi;

calcolo dc:![; ,1ree per attrezzature da sottrarre all'area

METODOLOGIA PER LA PROGETTAZIONE DI PIANI URBA­ - ___ NISTICI RESIDENZIALiE'NON' territori;=tl(; e definizione dell'arpd fondiaria;

w annll~ :none relative all'area u, ;" 11 ,I.) I

Lo sviluppo del1ema urbélnislico SI differenzia tra 18 varie sedi ./

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Tavole di progetto I 49

processo progettuale esplicitato nelle tavole riprodotte (*), che rappresentano, attraverso diverse metodologie grafiche e con­ cettuali, il risultato del percorso formativo attuato nei corsi, si esplica nei seguenti punti fondamentali: 1) Ideogrammi, simboli, parole, atti a trasferire sulla carta le prime idee di progetto che appaiono fugacemente nella mente. 2) Creazione di diagrammi per sviluppare e facilitare l'evolu­ zione delle idee (ad esempio diagrammi a bolle). 3) Uso del tratteggio, a penna o a matita, a mano o con la riga, con spessori diversi, per differenziare in planimetria i vari edifici, per delineare l'andamento altimetrico del terreno, o ancora per indicare le ombre. 4) Il miglioramento del tratto con la funzione di esprimere, at­ traverso varie tecniche, spazio, forma, luce, superficie. 5) La combinazione di pianta, alzato, sezione, della versione definitiva del progetto architettonico attraverso le proiezioni ortogonali. 6) L'uso fondamentale delle ombreggiature con la differenzia-

zione tra proprie e portate attraverso convenienti tecniche grafiche (tratteggio, puntinato, o diverse tonalità di colore) 7) Esplicitazione dell'idea progettuale attraverso schizzi o di­ segni tridimensionali, con l'uso dell'assonometria o della pro­ spettiva. 8) L'uso del colore ottimizzando le tecniche in uso inizialmente dai candidati (pastelli, pennarelli, acquarelli). Tutto ciò, con cura, pazienza, forti motivazioni ed impegno, vie­ ne migliorato di esercitazione in esercitazione, fino a raggiun­ gere i risultati espressi nelle prossime tavole. Infatti in questo capitolo vengono presentate, a titolo esemplifi­ cativo, le migliori esercitazioni dei corsi degli ultimi anni. Queste tavole possono servire da spunto per future progetta­ zioni, tenendo però presente che sono riferite a normative re­ gionali elo regolamenti edilizi e d'igiene superati o diversi dal luogo della progettazione stessa,ed inoltre, essendo realizzate durante il periodo formativo, possono presentare errori e omis­ sioni.

ELENCO DELLE TAVOLE E RELATIVI AUTORI

TIPOLOGIE RESIDENZIALI 'kTAV TAV TAV TAV TAV

1

2 3 4 5

CASA UNI FAMILIARE BIOCLIMATICA CASA UNIFAMILIARE ISOLATA CASA UNIFAMILIARE ISOLATA CASA UNIFAMILIARE ISOLATA CASA UNIFAMILIARE ISOLATA

(*) Per le Tavole si rinvia al volume allegato.

,dV4I!!J16UrillL/j*ih!lili,\

elaborata da arch. elaborata da arch. elaborata da arch. elaborata da arch. elaborata da arch.

Sandro Maggioli Nino Ferri Carmine Michele Bedetta Gianmaria Cattafesta Luisa Ziletti

741 Parte Quinta

DETTAGLI DELLE FONDAZIONI CENTRALE TERMICA

Elab.8

SEZ. TIPO TRAVE DI BORDO PORTAMURO

SEZIONE CORRENTE TRAVE DI FONDAZIONE SUI FILI A E 8

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10Sr::O ArTESASOl ITrA POS :,

(POS 4 018

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12.5 (O)

36

CAI CESTRUUO MAGRO

PUNTO TIPICO PIANTA

40

115 POS "'I S1

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SEZ. -A-A -

A

A INFERIORE

.Jparte Quinta

DETTAGLI DELLA CARPENTERIA DEL SOLAIO DI COPERTURA

Elab.10

SEZIONE TIPO DEL SOLAIO Scala 120

tMPERMEABIUZZAZICfiE IN PVC

- - CAMICIA DI CALCE

SEZIONE B-B

. '.

S.:ata

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20

SEZIONE A-A Scala 120

SCOSSAllNA DI AL

(+1 10}

10)

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POUSTtROLO r " 30ls ~.,.

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Parte Settima

EDILIZIA SOCIALE (sale spettacoli, locali pubblici, stazioni, mense, ecc.)

un posto ogni 400 o frazione per stallo carrozzina

SALE SPETTACOLI N.B. È importante che gli spazi

costruiti a destinazione sociale

I siano facilmente accessibili

~

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MOBILITA URBANA

PERCORSI PEDONALI larghezza minima

pendenza avimentazione - - - -

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1,50 m 1,80 m nei luoghi di maggior traffico

quantità

max 12% fino a 0,50 m di lunghezza max 8 fJ/o TIno a 2,00 m di lunghezz9 . max 7% fino a 5,00 dI lunghezza max 5% oltre i 5,00 m di lunghe~ n. 1 parcheggio per handicappato ogni 50 parcheggi normali

dimensioni

5,00x3,50 m oppure

l.

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5,50x3,~

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Normativa specifica 1117

c:

ANTINCENDIO

vani tecnici, al liv eli del pi?l10 esterno_Et~ ba~.

Norme antincendio • Circolare 14 settembre 1961 , n. 91 Carico d'incendio e re­ sistenza al fuoco. • D.M. 16 febbraio 1982 Attività sottoposte al controllo dei Vigili del fuoco. • D.M. 30 novembre 1983 - Termini, definizioni e simboli gra­ fici. • Legge 7 luglio 1984, n. 818 - Nulla Osta prowisorio e tecnici abilitati alle perizie e certificazioni. • D.M. 1 febbraio 1986 - Prevenzione incendi parcheggi e au­ torimesse. • D.P.R. 16 maggio 1987, n. 216 - Prevenzione incendi negli edifici residenziali. • D.Lgs. n. 626/94 Squadre aziendali, piani di emergenza, misure minime su percorsi e uscite di sicu~zza. '­ ;-o:P.R. 12 gennaio 1998, n. 37 Regolamento di prevenzione incendi. • D. M. 10 marzo 1998 - Valutazione dei rischi di incendi, misu­ re tecniche generali. • D.M. 4 maggio 1998 Modalità dei CPI, rilasci, rinnovi, sopralluoghi e perizie tecniche.

Carico di incendio:

Potenza termica della totalità dei materiali, presenti all'intemo

di un ambiente, che risultano essere combustibili e calcolati in

Kg di legno equivalenti Kcal x kg legno equivalente.

D.M. 30 novembre 1983 - Glossario prevenzione incendi

Altezza antincendio: Altezza massima misurata dallive.UQ inferiore dell'aperti Ira piÙ alta dell'ultimo piano abitabile elo agibile. escluse guelle dei

11= m 'B:J~l

R ~ resistenza meccanica di un materiale al fuoco E ~ tenuta al fumo, gas e vapori I ~ isolamento termico Le cifre che accompagnano di norma tale sigla indicano i minuti per i quali le caratteristiche delle strutture o dei dispo­ sitivi tagliafuoco rimangono inalterate in presenza di un in­ cendio. Oltre tale periodo non è più garantita la sicurezza certificata.

lCow&mrtimentii

Area o porzione dell'edificio isolata e rotetta dalle altre grazie

a strutture e Ispositivi tagliafuoco.

on-;d~if;::ic:-;-io:-:s-:-:u-:;d-:id::-iv:::is::-:o=-=p-=e:::-r:;'co-=m=p'""a=-=rt=lm=enti diminuisce il rischio di

propagazione di un incendio nel suo interno. Le fiamme e i fumi

rimarranno infatti circoscritti in una sola zona o compartimento

e saranno così facilmente domati e meno pericolosi per le per­

sone che da quell'area potranno spostarsi in altre non interes­

sate dall'incendio.

~ ~te aerato

naturalmente, tramite un'apertura di almeno 1 mq, o attraverso sistemi di aerazione (canna shunt). Spazio delimitato da strutture R.E.1. e due porte tagliafuoco, una in

118/ Parte Settima

C'

t~ [f,1i

comunicazione con gli ambienti dell'edificio, l'altra con la scala. di sicurezza o la via di fuga.

4

-t ~ ""~C ~bt.

{f1D~ Cl\

Luogo sicuro Luogo all'aperto o in diretto contatto con l'esterno e protetto dal fuoco con strutture R.E.I.

~~

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(\Iç"

ISCalaaprova dr turno, Scala delimitatada muri R.E.I. e disimpegnata da un fil!~~. Vie di fuga Percorsi individuati e opportunamente segnalati all'interno del­ l'edificio che devono condurre nel più breve tempo possibile ad un luogo sicuro.

b"- 3i:l6187FNorme di sic~rezza antincendio per gli edifici

di cfvile abitazione con c.rttèzza antincendio uguale o supe­

riore a mt 12. " decreto sopra citato detta le caratteristiche costruttive e

tipologiche dei corpi scala, degli ascensori e degli eventuali

montacarichi a seconda dell'altezza e della superficie in pianta

di ogni singolo piano.

In edifici con altezza antincendio superiore a mt 32,QO la sup~­

ficie massima di cOI],Partimento deve essere pari a 500D.m,g.

Oltre i 54,00 mt di altezza la superficie massima di conyarti­

mento deve essere pari a 4000 mq.

Oltre gli 80,qO mt di altezza la sUperficie massima di ~i­

mento deve essereJ?~r~_a 2000 rl!9.

Per ogni compartimento antincendio si devono considerare un

c:::o::r=p-=o~s:-:c:::a-'::la::-e-::-:-u;::n::::a-:z:-::o::;n::;a:-lf::TrItl"":'ro:=-::c:-:::o'-:::n:-:s"""t"" ru-:J:ttr.u7:r-=a-e::-::p::::":orte'REi120.

'NefC8sodi torre con più di 10 piani è necessario il ra:craoppio dei corpi scafa è delle zone frltro, due ascensori e un montaca­ richi (per un'eventùalel9tÙg~~er un trasloco, eccT---'-­

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Normativa specifica /119

D.M. 1 febbraio 1986 - Norme di sicurezza per la costruzione e l'esercizio di autorimesse e simili Le autorimesse poste al piano interrato degli edifici residenziali si definiscono: sotterranee, miste, chiuse. "-

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RAMPE DI ACCESSO

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fil~sterno)

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SUPERFICIE DI VENIILAZIONE

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d?_ 3,00 a 4,00 r:!2. - a doppio senso: da 4,50 a 6,00 Il)

massimo 20%

raggio di curvatura (misurato sul

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a senso unico:

!,lnico: 7,00,gJ.

a doppio senso: 8,25 m

---

mai inferiore a 2

larnhe77rl

:l ,20 m Q (!l.IJltjQli

~I



1~5veicoli.per

i primi

~g

- 1 ogni 10 d~ 20 ai 200 veicoli

1 .ooni 20 oltre i 200 veicoli.

,!iQ llJ wjgimo - 2J;lO w wicimo

LOCALE PARCHEGGIO VIE DI FUGA

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(sottg~)

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125 \l~ __

pravedere unìmpianto di ventilazione meccanica)



IDRANTI

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. ~ 1/25 della superficie in piar1à (p§r un numero superiore a

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USCITE DI SICUREZZA

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­ I



1 ogOi :.:iQ auto

I!::!ngbezza

40 m di percorso massimo (può essere di 50 m nel caso in cui ci fosse un Impianto di spegnimento automatico) I

SCALE E ASCENSORI - edifici alti più di 32 m (tom)

scala a prova di fumo

- !ìdific.i i:.jlti meno di 32 m

----

IsçgJa di tipo protetto·

Superficie di un compartimento antincendio La superficie massima di compartimentazione al piano interrato è di mq 2500, viene raddoppiata nel caso in cui sia presente un impianto di spegnimento automatico. Le pareti di suddivisione del compartimento devono essere re­ alizzate in strutture di tipo almeno R.E.1. 90. • - - - - - - -_ _ _ _'IiIIt!!lIìIof. ..._ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __

L. 818/84 Disposizioni in ordine al rilascio del Nulla Osta Provvisorio per le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi. Tutte le attività a rischio incendi, presenti nell'elenco del D.M. 16/2/82, devono autodenunciarsi ai Vigili del Fuoco e provve­ dere ad attuare uno stato minimo di sicurezza tale che i tecnici

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Parte Settima

del Comando, ai quali compete la revisione dei progetti, pos­ sano rilasciare un Nulla Osta Provvisorio - N.O.P. La legge prevedeva che tale permesso avesse la durata di 6 mesi e consentisse alle attività di mettersi pienamente in rego­ la con le disposizioni previste in materia. In realtà i sei mesi

previsti non risultarono sufficienti e vi furono proroghe per altri tre anni.

Col D.P.R 12/1/1998 n. 37 la procedura del Nulla Osta viene

eliminata e coloro i quali ancora oggi ne sono in possesso sono

in regola solo se questo non è scaduto ed è in atto la deroga per l'adeguamento.

Caratteristiche di sicurezza degli edifici:

• scala di sicurezza esterna, servente massimo 25 mi di corri­ doio; • vie di fuga massimo 25 mi con uscita a cielo aperto; • segnaletica vie di fuga (colore verde e disegno bianco); • corridoi con larghezza non inferiore a 1.2 mi; • porte RE. o RE.I. 1201180 con modulo 60+60 cm oppure 90+30 cm, con maniglione antipanico; • naspo, lancia, estintore, ascia; • determinazione carico d'incendio e compartimentazione del­ l'edificio; • almeno un'uscita di sicurezza ogni 100 persone.

La richiesta per il rilascio del Certificato prevenzione incendi da parte dei W.FF., viene redatta da un Architetto o Ingegnere iscrit­ to all'Albo Professionale da almeno 10 anni o da soli 2 anni se in possesso di attestato di frequenza di un corso in materia di prevenzione incendi, tenuto presso il Comando dei Vigili del Fuoco o altro Ente convenzionato. La documentazione richiesta dai W.FF. consiste in: • relazione tecnica esplicativa; • planimetria generale dell'area con l'individuazione della via­ bilità esterna e dei fabbricati contigui; • planimetria dell'intervento con le indicazioni, secondo una prefissata simbologia, delle procedure di emergenza e dei dispositivi antincendio installati, scala 1: 100; • sezioni e prospetti, scala 1: 100. Entro 45 giorni (90 se l'intervento è particolarmente comples­ so) il funzionario dei Vigili del Fuoco deve esaminare gli elabo­ rati e formulare una risposta che, se positiva, consente !'inizio dei lavori dopo l'ottenimento della concessione (per la quale tale parere è documento fondamentale). Ad opere terminate il titolare richiede un sopralluogo dei Vigili del Fuoco che, attestata la rispondenza alla normativa della struttura e dei dispositivi predisposti, rilasciano il Certificato di prevenzione incendi che ha durata 6 anni (3 anni per attività a rischio maggiore). In caso di urgenza per l'ottenimento del Certificato, dopo aver consegnato la relazione tecnica e gli elaborati grafici ai W.FF., il titolare dell'attività può certificare egli stesso la rispondenza delle opere eseguite alla normativa ed evitare così l'attesa dei 45 o 90 giorni e del sopralluogo. Il titolare diventa in tal modo responsabile civile e penale, insieme al tecnico che ha svolto la

D.P.R. 12 gennaio 1998, n. 37 Il Certificato di prevenzione incendi, che deve essere richiesto dal titolare dell'attività, è obbligatorio per tutte le attività che rientrano nelle categorie elencate dal D.M. 16/2/1982 sia che si tratti di nuove costruzioni, di ristrutturazioni o dell'installazione di nuovi impianti.

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Normativa specifica 1121

perizia preliminare, di eventuali danni e incidenti.

Se l'attività nel corso degli anni non ha subito modifiche, con la

domanda di rinnovo del Certificato, il titolare allega una sua di­

chiarazione che attesta l'invariabilità della situazione e altresì

quella giurata di un professionista che ne accerta la conformità.

CONTENIMENTO ENERGETICO Legge n. 373/1976:

Individua le norme per il contenimento del consumo energetico

per usi termici negli edifici pubblici e privati, regolando:

• le caratteristiche di prestazione dei componenti,

• l'installazione,

• l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici per il

scaldamento degli ambienti e per la produzione di acqua calda,

• le caratteristiche di isolamento termico degli edifici da co­

struire o da ristrutturare.

Prima dell'inizio dei lavori di installazione di un nuovo impianto

termico o per la modifica di un impianto esistente, l'interessato

deve protocollare il progetto dell'impianto corredato da una

relazione tecnica, a cui è allegato il calcolo di previsione del

consumo energetico, presso gli uffici competenti del Comune

che rilascia l'attestazione dell'avvenuto deposito.

Sia per nuove edificazioni sia per ristrutturazioni l'autorizzazio­

ne alla realizzazione delle opere viene rilasciata solo se le ca­

ratteristiche di isolamento termico del manufatto sono compre­

se nei limiti fissati dal D.P.A. n. 1052 del 28 giugno 1977 riferito

alla suddetta Legge.

Il Comune ha facoltà di procedere a verifiche mediante control­

li, per accertare la rispondenza tra il progetto presentato e la corretta esecuzione dei lavori nell'osservanza delle norme.

Legge n. 10/91 Individua le nuove norme in materia di risparmio energetico per un suo utilizzo razionalizzato e con l'obiettivo di sviluppare fonti rinnovabili ed alternative di energia. Nei Comuni con più di 50.000 abitanti i PRG devono prevedere un piano d'uso delle fonti rinnovabili di energia. Alla Legge è allegata una tabella che contiene le regole termi­ che per gli interventi da attuarsi negli edifici esistenti. Strettamente correlata al problema del risparmio energetico la C.M. 1196/1991 indica a tale scopo le linee d'azione per la fluidificazione del traffico urbano. Inoltre il Ministero dell'Indu­ stria con D.M. 7 ottobre 1991 ha provveduto a fissare il periodo dell'anno e la durata massima giornaliera dell'attivazione degli impianti di riscaldamento in base alle aree geografiche. Coefficiente di dispersione termica: Cg = Cv + Cd Cv: dispersione termica per ricambio volumico di aria negli ambienti = 1/3 Cd: dispersione termica attraverso le pareti = 2/3

EDILIZIA SCOLASTICA Norme per la progettazione e la realizzazione di edifici sco­ lastici • D.M. 18 dicembre 1975 • L. 11 gennaio 1996, n. 23

""'H fino al 35%; - dal piano di utilizzo sino al punto medio della struttura di co­ pertura se que~ta ha pendenze superiori al 35%;

- nel caso di edifici situafllungo terreni In pìmt1enza, l'altezza

si misura in corrispondenza del punto medianò del fronte.

-

I

H virtuale (mi):

È il valore convenzionale assunto per calcolare il volume di un

edificio indipendentemente dalla sua altezza effettiva.

Se" (mQ.}..-

Superficie coperta:

Per superficie coperta si intende la proiezione orizzontale delle

...........



parti edificate fuori terra, con esclusione di: === ----.. -_ corpi aggettanti (balconi, gronde, cornicioni, ecc. con aggetto nQ.[! superiore ad 1.20 m); pensiline a copertura degli ingressi (se inferiori a 8-10 mq di sLWerficiE}.}; -" ' - - ' ­ .;;;; parti dell'edificio completamente interrate e delle autorimes­ ~~nterrate p!:?r almeno 3/4 della loro altezza lorda, purchéìn­ teramente coperta da uno strato di terra coltivabile a tifato di almeno 30 cm; ""piscine e và~he all'ape~o, le aie, le concimaie el~re di coltura.fii' Per le costruzioni caratterizzate da diversa conformazione plani metrica dei piani, si assume come superficie coperta quella di maggiore estensione calcolata tra le~sJguenti: superficie del piano direttamente insistente sul terreno; - superficie corrispondente alla media delle superfici dei sin­ goli piani; -. - superficie dell'eventuale piano la cui estensione superi per

più del 20% la superficie corrispondente alla media delle su­

perfici.

Superficie filtrante (mq):

Per superficie filtrante si intende quella sistemata a verde, non

costruita sia fuori terra che nel sottosuolo.

SLP (mq) - Superficie Lorda di Pavimento:

Per Superficie Lorda di Pavimento si intende la somma della

sURerficie lorda di ogni piano dell'edificio_misurata entro il prò­

filo esterno dellEfparetl p'erimetrali ai vari piani e soppalchi di interpiano, sia fuori terra che in sottosuolo. Sono escluse dal computo le superfici adibite al ricovero delle 'autovetture, conTreJathii spazi di manovra ed accesSò~ can­

--....--

-

.

-,_.:.-_-----_...::::=--­

•••••11:::::-:

~1U~~\II1ItI1"'"

t

.

-----------._-----.-._-- ­

------------_._-_._-----_._~---J-._--------

Normativa specifica

127

tine, gli aggetti aperti (terrazze, balconi, 109ge) , i portic~ sotterranea, o di pavimentazione, espressa in percentuale sul­ sottotetti non abitabili ed i volumi tecnici dell'edificio. Nel caso 1à Sf. di piani interrati vanno Computate le superfici adibite a ~ • (mc) - Volume edificabile:

~~~~~~-~~~~~~~~~---------~ ~i int~nde come prodotto tra la SLgdei singoli piani della co­

~ UffiCI, matTazzini e sale di riuni0'2:1

Superficie oeeupataJ.rngf - - ­ struzione per l'altezza yjrtuale, convenzionalmente pari a 3 111,

Per superficie occupata si intende la risultante dall'accorpa­

indipendentemente dalla sua altezza effettiva.

mento alla superficie coperta della superficie in sottosuolo )1 volume massimo c~ .!:p:,::u_~ò;,::e~s:::s;l;e;.:.re~c~o:llls~t[..... u.u.itow. in un comparto edificatorio vien~®Qotto altresì in base agli ~dlJ:tensità_ eccedente la superficie coperta stessa. Concorrono a for­

mare la superficie occupata le aree destinate a corselli e ram­

edilizia aQilmessi dal PRG per guell'area, moltiplicando cioè la ~ o la~rispettivamente per It o per If. - - __ pe carrabili, parcheggi in superficie e percorsi pedonali con­

solidati.

1/ volume costrdi61ie~OlT!wende: Su (mq) - Superficie utile dell'alloggio:

- la parte fuori terra delle costruzioni esistenti e/o da realizzare ---­ Per superficie utile d$ell~alloggio si intende quella delimitat§. dal _ I sul lotto"i ­ la parte interrata delle stesse costruzioni, se destinata a resi­ perimetro esterno dell'alloggio, diminuita delle superfici acc;.u­

-~---- --­ gate dalle pareti penmetrali~ daiieparetTesterne, gai Ri~~ denza, uffici o attività produttive; dai vani delle porte e delle portefinestre, dalle canne di aerazione

- i fabbricati accessori, per la loro parte fllQrl te!ra. o fumarie, dagli eventuali_c?mini. dai cavedi dalle scale interne

non comuni e dalle logge.

Si escludono dal calcQlo~olume costruibile i volumi tecnici. Il volume Costruibile si calcola dal piano di spiccato del-ferreno Re (%) - RaPl2orto di copenura:

.aJtibtrados§o (vedi nota precedente)del soTaioci[çgQeitura del Definisce la quantità massima di superficie copribile (Sc) in rap­

vano abitabile più alto, comp~se le mansarde, laeventuali porto alla superficie fondiaria del lotto (Sf).

zone --­ Rf (%) - Rapporto di permeabilità:

porticate di uso priv~to, i balconi e i corpi aggett~~si.~r Definisce la quantità minima di superficie filtrante, owero la ~difici su pilotis, porticati per almeno 2/3 dell'area coperta, il quantità minima della superficie del lotto da mantenere o siste­

volume può essere convenzionalmente .9arCorat9 ~p~e da mare a verde con esclusione di qualsiasi edificazione, anche !;!n metro sotto il piano di calpestio... o

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