Giovanni Colazza - Festa Di Michele 1945

February 24, 2023 | Author: Anonymous | Category: N/A
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GIOVANNI COLAZZA - FESTA DI MICHELE 29 Settembre 1945

 Anche quest'anno si riuniscono qui - come ormai per molti anni abbiamo fatto - nello stesso giorno, quelli che sono attivi nella società Antroposofica e che intendono parteciparvi sempre più intensamente, secondo le finalità dell'Antroposofia. Nelle riunioni che facciamo regolarmente, al  volger delle stagioni, durante l'anno, questo giorno è particolarmente significativo; il giorno della festa di Michele. Non dico San Michele, come la Chiesa, perché il "santo” rappresenta piuttosto una diminuzione applicato a un Essere di tanta grandezza spirituale che sorpassa certamente, quello della santità umana. Noi abbiamo ricevuto dal Dr. Steiner la rivelazione di Michele come qualche cosa di nuovo che non era stato dato al mondo, in quanto soltanto alcuni accenni vaghi e nascosti erano penetrati al di fuori. Il Dottore ci ha presentato questa Entità spirituale quasi come una chiave di volta della nostra evoluzione, come un mediatore necessario, anzi indispensabile, fra gli uomini e il Mondo spirituale. Noi dobbiamo, quindi, al Dr. Steiner se possiamo coordinare lo nostre attività verso un fine o dirigerci verso di esso; possiamo così contare sulla cooperazione attiva delle forza del Mondo spirituale. Più volte abbiamo parlato sotto diversi aspetti di Michele ed anche oggi  vogliamo rievocare la Sua figura, brevemente, perché non voglio soffocare

 

nei dettagli quelle che sono le caratteristiche generali dell'immagine che  vogliamo evocare fra noi. Ho avuto occasione di dire molto volte, secondo l'indicazione del Dottore, che la via di Michele è la via del pensiero. Se noi prendiamo, da uno speciale punto di vista rapido e sommario, l'insieme dell'evoluzione umana, noi  vediamo che al culmine dell'evoluzione, come essa si presenta nel momento attuale di fronte a noi, noi vediamo allora che tutto tendeva a trarre fuori dalle forze evolutive quello che è il pensiero umano. E' appunto per questo che l'uomo è disceso da un rapporto spirituale fino all'oscurità, fino a quella condizione in cui non solo non ha più la vista del Mondo spirituale, ma ha potuto anche rinnegarlo nella sua orgogliosa solitudine. Questo è avvenuto lentamente nel corso dei secoli ed ha cominciato a culminare nell'epoca dell'anima cosciente, nel 15° secolo. Noi sappiamo che prima gli esseri umani erano guidati spiritualmente, il loro mobile corpo eterico riceveva impulsi dal Mondo spirituale, rappresentazioni dal Mondo spirituale, in realtà egli sentiva il suo pensiero come scendere in lui dal di fuori. Egli trovava in sé le formo dei pensieri e, infatti, il riconoscimento del mondo esteriore non era obiettivo, non era, compiutamente come il nostro, basato sull'esperienza sensibile; era sempre qualche cosa che si presentava con un legame col Mondo spirituale. Le forze della natura erano viste non separate dalle forze spirituali, e, più tardi, a poco a poco che l'uomo ha formato in sé il proprio pensiero, si è inteso padrone dei propri pensieri ed ha allora compiuto un'opera che si può dire meravigliosa, unica; ha creato la logica, ha creato la coordinazione dei concetti, ha cominciato a stabilire dei rapporti con questo mondo sensibile, tangibile, ha dato al suo pensiero una forma solida. Il fatto che il suo essere si svolgeva nel tempo e che gli eventi umani si evolvevano nel tempo, ha fatto sì che potesse avere una concezione evolutiva del mondo e non una concezione stabile come l'aveva avuta nel passato. Il senso dei rapporti fra le cose l’ha portato a scoprire delle leggi; ora, tutto questo è il risultato della discesa dell'essere umano nella materia, dell'allontanarsi dal Mondo spirituale e del penetrare sempre più profondamente nel mondo sensibile e calcolabile. A questo punto noi possiamo incominciare a intravedere quale è lo scopo della creazione

 

han no voluto l’uomo: è stato appunto dell’uomo e perché le forze spirituali hanno perché si completasse un ordine del quale le forze del pensiero e dell'esperienza dell'uomo potessero ritornare nel Mondo spirituale. La coscienza divina nel Mondo spirituale è qualche cosa di completamente diverso, ha un carattere unitario: per la concezione umana, per le forze acquistate dall'uomo nella sua discesa, anche il Mondo spirituale assume l'immagine evolutiva, l'immagine d'uno svolgersi nel tempo. Le forze del Mondo spirituale si raggruppano In Gerarchie, hanno un carattere ed un nome: voi ricorderete, perché più volte ho avuto l'occasione di citarla - quella famosa leggenda in cui si racconta che il Signore chiamò Adamo e chiese a lui di dare un nome alle piante, agli animali e poi gli chiese di dare un nome alle Entità divine e Adamo nominò Angeli, Arcangeli e così, via e poi finalmente domandò: "qual'è il mio Nome?” In questo modo noi vediamo ciò che viene rappresentato, appunto quello che è il fine della evoluzione umana, vale a dire la possibilità che le forze spirituali vedano se stesse e sentano se stesse in un modo diverso, acquistino una figurazione - per così dire che prima non avevano. È in questo modo che, meravigliosamente, l'evoluzione umana completa l'evoluzione divina e questo si svolge per la conquista del pensiero umano. Gli uomini, quindi, hanno ricevuto il dono della vita perché essi facciano evolvere le forze del proprio pensiero, e quelli che vivono così da brava gente, giorno per giorno, compiendo i loro piccoli doveri quotidiani, contentandosi di non fare del male, accettando tutto ciò che viene, conformandosi così agli avvenimenti a ciò che è stato fatto, coltivando magari una scienza, una disciplina, solo per assumere informazioni e mai portando una forza interiore in tutto questo, ebbene, questi uomini tradiscono il dono che hanno ricevuto, perché l'uomo ha avuto la vita per evolvere le forze del pensiero in armonia col Mondo spirituale . Quando noi, infatti, non coltiviamo il nostro

pensiero, abbiamo un appesantimento, un imprigionamento del nostro corpo eterico, che diventa sempre più aderente al cervello, che non è capace di elevarsi dal pensiero obiettivo al pensiero vivente, dal pensiero che è unicamente una rappresentazione della realtà a quel pensiero che tenta di trascendere la visione reale e la visione sensibile. Infatti, dopo la morte, il

 

corpo eterico di coloro che hanno applicato ciò che il pensiero umano aveva guadagnato nel suo evolversi alla considerazione del mondo spirituale, porta un contributo reale, obiettivo, vivente, al Mondo spirituale. E' appunto ciò che aspettano gli Dei dagli uomini; le forze del Mondo spirituale sono là ad attendere cha l'uomo compia la sua missione nel mondo.  A questo punto noi troviamo di nuovo la figura di Michele: da una parte egli è il portatore dell'intelligenza divina e dall'altra ha la capacità di comprendere e di rivolgersi a quegli atteggiamenti che la mente umana assume quando si eleva dal pensiero morto al pensiero vivente. In quel momento egli ricongiunge l'intelligenza cosmica all'intelligenza umana, e questo rende possibile passare il punto di svolta che altrimenti porterebbe l'uomo in una direzione arimanica, che porterebbe l'uomo ad incatenarsi ed irretirsi nel proprio destino, a contentarsi delle apparenze e delle realizzazioni esteriori dell'essere. Il mondo è pieno di questi pensieri morti che nulla possono rappresentare nel Mondo spirituale e che non possono essere illuminati dalle forze del Mondo spirituale. Se si guarda intorno verso la natura, se si vuole considerare, per esempio, il mondo vegetale come un insieme di individualità viventi, ogni pianta di per sé si può dire - è studiata separatamente secondo la specie, invece di vedere un'unità nel mondo  vegetale per cui le forze dei minerali sulla Terra si tramutano in vita. Se sì guardano gli animali come esseri intermediari fra le piante e l'uomo, ognuno  viene guardato come essere separato, più limitato di fronte all'uomo, invece di considerare la specie come un'unità che viene diretta da una forza spirituale al di fuori. E se si considera l'uomo come un essere che comincia e finisce in una vita - dalla nascita alla morte - invece di rappresentare una linea di continuità, sulla Terra egli qui segue il cammino, non si tiene conto che esso non solo rappresenta un essere più elevato degli animali ma che è la finalità di tutta l'evoluzione, che rappresenta lo Spirito e il significato dell'evoluzione stessa. Ora sono questi i pensieri che vengono accolti, che  vengono mandati nel Mondo spirituale. Il fatto che noi ci siamo evoluti nel tempo, ha dato la possibilità di concepire un'evoluzione spirituale nel tempo e questo ha sempre significato per il Mondo spirituale, in quanto esso determina una trasformazione profonda che prima dell'uomo non esisteva.

 

  L'opera di Michele, quindi, non è soltanto di dare dei pensieri, ma si compie con lo stabilire una relazione dell'uomo con le Gerarchie spirituali. Non appena noi ci solleviamo dall'attività comune, noi troviamo, per l'opera di questo Mediatore, che si stabilisce un rapporto con le Gerarchie. Quando noi e la nostra interiorità non siamo passivi, ma diventiamo anzi attivi, noi portiamo coscientemente il sentire ed il volere nel nostro pensiero e ci riuniamo allora alle forze della terza Gerarchia. Quando noi consideriamo non più il mondo come una realtà sensibile che, per cosi dire, è completa in se stessa, ma invece vediamo in essa l'essenza spirituale trasformata o noi  vediamo in essa e dietro di essa lo Spirituale vivente, allora noi ci riuniamo alle forze della seconda Gerarchia. Quando cominciamo a vedere nella vita e negli eventi umani non più l'opera del caso, ma una linea spirituale che raccoglie tutto ciò che si manifesta verso un fine, noi allora ci uniamo alle forze della prima Gerarchia. In questo modo noi vediamo come per il tramite di Michele, attraverso il nostro pensiero coltivato ed esaltato, riunito allo Spirituale, noi creiamo un'unione ed una relazione col Mondo spirituale stesso. Se poi, invece, noi abbandoniamo il pensiero a se stesso e, invece di elevarlo e portarlo al di sopra del mondo della realtà sensibile, cerchiamo ancor più e sempre più di indagare la realtà sensibile, come distaccata da relazioni spirituali, allora compare quello che è l'arimanesimo. E' perciò che nella figurazione di Michele esso ha sotto i piedi il drago, ciò rappresenta la  vittoria contro questa attitudine del pensiero umano, vittoria che è stata prima riportata nel Mondo spirituale e che deve adesso effettuarsi nella mente degli uomini. Per ora questo è possibile soltanto in alcuni uomini perché la maggioranza continua ancora il suo commino nella direzione arimanica anziché in quella di Michele. Se noi guardiamo le nostre relazioni col mondo elementale, noi vediamo che le entità del mondo elementare, le forze della natura, vengono incatenate ed imprigionate sempre più profondamente dal pensiero umano realistico e materialistico, mentre il guardare la natura con gli occhi dello spirito le libera. E a questo appunto alludeva San Paolo quando scriveva che la natura

 

nella sofferenza aspetta la liberazione! Questa liberazione deve appunto  venire dagli uomini, deve venire dal modo come essi guardano il mondo, e questi esseri allora non vengono sempre più incatenati e celati nella sottonatura.  A questo punto il Dr.Steiner, fra tante cose che aveva potuto prevedere, aveva previsto che il più grande cataclisma e la più grande tragedia dell'umanità erano derivati appunto dall'abbassare le forze elementali sempre più profondamente nella sotto-natura in modo che la natura non era più portata a essere compresa secondo il suo valore spirituale, ma ad essere sempre più scomposta negli elementi materiali. Invece di elevarsi, l'uomo si sprofondava sempre più nella concezione materialistica, ha cercato di penetrare nella già materia, nella molecola, nell'atomo, nell'elettrone e questa attitudine doveva essere fatale all'umanità.  A questo punto noi vediamo come il compito dell'Antroposofia, che contiene appunto il messaggio di Michele, messaggio che è un impulso che spinge le forze umane non verso la sotto-natura, ma verso il mondo spirituale, costituisce appunto la possibilità di elevazione, la possibilità al punto di svolta in cui ci troviamo, di non discendere sempre più verso ciò che noi chiamiamo l'abisso, ma di elevarci invece, al di sopra di esso ed incominciare quella ascesa cosciente il Mondo spirituale, dove aveva cominciato nell'unione incosciente col Mondo spirituale. Il Dottore ha parlato lungamente di Michele sotto tanti aspetti ed è appunto necessario per noi rappresentarci questi quadri in cui questa figura così  vicina a noi, così pronta a dare pienezza alle nostre aspirazioni, questa Figura diviene per noi una realtà con la quale noi possiamo attuare uno scambio, per cui noi diamo la nostra visione del Mondo spirituale, alimentata dalle forze che dal Mondo spirituale stesso ci vengono e che noi rendiamo trasformate. In questo momento, quindi, in cui ricominciamo il nostro lavoro, dobbiamo sentirci coscienti di quello che noi dobbiamo al Mondo spirituale o di quello che il Mondo spirituale aspetta da noi, e volgere la nostra esistenza e la nostra opera in questa direzione.

 

Se noi cerchiamo nell'Antroposofia soltanto delle informazioni, delle conoscenze, noi non facciamo nulla per il Mondo spirituale. Dopo la nostra morte, il corpo eterico non porta nulla al Mondo spirituale, può apportare soltanto in quanto questi pensieri dell'antroposofia si trasformano in immagini, in visioni d'insieme, in forze viventi. È perciò che abbiamo sempre incominciato il nostro lavoro antroposofico da questo giorno, come un punto di partenza che è anche una meta. Perciò a tutti voi, ai gruppi ai quali appartenete, io faccio l'augurio che durante questo periodo di lavoro possiate portare a fine quello che è il vostro dovere di Antroposofi. Giovanni Colazza

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