Giovanni Boccaccio

May 15, 2018 | Author: venere | Category: Giovanni Boccaccio, The Decameron, Novella, Dante Alighieri, Poetry
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GIOVANN GIOVANNII BOCCACCI BOCCACCIO O PROFILO UMANO E CULTURALE: PRIMO INTELLETTUALE BORGHESE CENNI BIOGRAFICI OPERE MAGGIORI ASPETTI DOMINANTI DELLA NARRAZIONE: REALISMO, ESALTAZIONE DELL’INTELLIGENZA, SPIRITO D’AVVENTURA D’AVVENTURA,, CONCEZIONE CONCEZION E AMOROSA ASPETTI FORMALI

Profilo umano e culturale: primo intellettuale borghese Nel Nel cor corso del del XIV sec. sec. i comu comuni ni assi assist ston ono o alla alla defi defini nittiva iva afferm affermazi azione one della della borghes borghesia, ia, che ha raggiun raggiunto to ormai ormai il primat primato o economico e aspira a conseguire quello culturale per legittimare così così la pret pretes esa a di affi affia ancar ncare e i nobil obilii nell nell’e ’ege gemo moni nia a citt cittad adin ina. a. Bocc Boccac accio cio è il primo primo grand grande e poet poeta a e scrit scritto tore re che che la borg borghe hesia sia esprime nel panorama italiano del Trecento. Trecento. Figlio di un banchiere, Boccaccio del Chellino, socio della potente banc banca a dei dei Bar Bardi, di, nacq nacque ue for forse a Cer Certald taldo o o a Firen irenz ze, (non (non è credi credibi bile le l’ipo l’ipote tesi si di una una sua sua nasc nascit ita a a Parigi arigi), ), da una una rela relazi zion one e illegittima del padre nel 1313. Il suo suo inter nteres esse se per per la let letter teratur atura a si fer fermav mava alla alla tradi radizi zion one e popolare. Era, infatti, accanito lettore dei cantari popolari e della tradiz tradizione ione lettera letteraria ria che si rifacev rifaceva a al ciclo ciclo breto bretone, ne, variam variamente ente riproposto a Firenze dai volgarizzamenti. Istruito senza un preciso disegno pedagogico, conosceva i primi elementi della lingua greca e latina; inoltre aveva una certa dimestichezza con i rudimenti basilari delle discipline economiche. Propri oprio o per per appr approf ofon ondi dirre la sua sua prep prepar araz azio ione ne nell nell’a ’art rte e dell della a mercatura, fu invitato dal padre a Napoli, per maturare una certa esperienza nel campo degli affari. A partire dal 1327 lo troviamo a Napoli, città dove il padre era stato chiamato a dirigere una filiale della compagnia dei Bardi. Nella città part parten enop opea ea,, per però, anzic nziché hé star stare e diet dietrro il banc banco, o, comi cominc ncia ia a freq frequen uenta tare re la cort corte e angio angioina ina,, affas affascin cinat ato o dal dal clima clima eleg elegan ante te e raffinato che vi aleggia, ma anche attirato dalle belle donne che la freq freque uent ntan ano o e dall dalle e dott dotte e conv conver ersa sazi zion onii che che si teng tengon ono o nell nella a ricchissima biblioteca di Roberto d’Angiò. Fu autodidatta, almeno fino a quando non incontrò Petrarca, che egli egli comi cominc nciò iò cons consid ider erar are e come come un ver vero e prop propri rio o maes maestr tro o e

cons consigl iglier iere. e. Fallit allita a la banca banca dei dei Bard Bardi, i, è cost costre rett tto o a rien rientr trar are e a Firen irenze ze con con sua sua gran grande de tris triste tezz zza a (134 (1340) 0).. A rende enderre lace lacera rant nte e l’ab l’abba band ndon ono o di Napo Napoli li è la nece necess ssit ità à di tron tronca carre la relaz elazio ione ne amorosa piuttosto tempestosa con una figlia naturale del re: Maria D’Aquino. I primi anni, dopo il suo ritorno a Firenze, furono particolarmente tristi. Costretto a vivere nelle ristrettezze, dopo una vita dispendiosa e bril brilla lant nte, e, si adat adattò tò ad umil umilii mest mestie ieri ri:: fu copi copist sta a e impa impart rtiv iva a occasionalmente lezioni private. Segn Segnal alat atos osii in citt città à per per il suo suo impe impegn gno o lett letter erar ario io,, comi cominc nciò iò ad asso assolve lvere re missi mission onii diplo diploma mati tiche che per per cont conto o della della città città.. In una una di queste ambascerie si recò a Padova (1351) per offrire al Petrarca una cattedra all’università di Firenze, la cittadinanza fiorentina e i beni che erano stati confiscati alla sua famiglia. La missione si rivelò fall fallim imen enta tarre, per perché ché non non riusc iuscìì conv convin ince cerre l’ill ’illus ustr tre e poet poeta a a tras trasfe feri rirs rsii a Firen irenze ze;; ma sul sul pian piano o pers person onal ale e per per Bocc Boccac acci cio o fu, fu, invece, assai proficua perché tra i due nacque una grande amicizia consolidata dalla reciproca stima e dagli interessi culturali comuni. Grazie ai consigli del grande aretino poté riprendere lo studio dei classici classici in modo modo sistema sistematic tico, o, approfo approfonden ndendo do la conoscen conoscenza za della della lingua e della cultura greca. Fu altresì appassionato lettore e ammiratore dell’opera dantesca; per questo il Comune gli commissionò la lettura e il commento di alcuni canti dell’Inferno (i primi 17). Sempre più preso dagli studi si allontanò dalla vita politica attiva, ritirandosi nella sua casa di Certaldo, dove morì nel 1375.

Produzione letteraria La produzione letteraria del Boccaccio è quanto mai vasta e varia. Per poterla illustrare ordinatamente viene solitamente suddivisa in due periodi: 1. periodo napoletano, 2. periodo fiorentino. Al prim primo o peri period odo o appa appart rten engo gono no oper opere e di mino minorre impo import rtan anz za artistica, tuttavia in grado di anticipare aspetti peculiari dell’arte del Boccaccio maggiore. Ad esso si fanno risalire le seguenti opere: “La caccia di Diana”(1334), breve poemetto satirico, in cui si passano in rassegna le nobildonne napoletane; a) “Il Filostr Filostrato ato” ” (1335), poemetto poemetto in ottave, ottave, inserito nella mitica guerra di Troia, ma a contenuto amoroso, dal momento che tratta la storia d’amore e di gelosia che lega Troilo, figlio di Priamo, alla bella, ma infedele Criseide. L’opera si conclude con la morte di Troilo ucciso da Diomede in battaglia; l’eroe greco era diventato nel frattempo amante di Criseide;

“Il Filocolo”, lungo racconto in prosa che propone una roman mantica e contrasta stata storia d’amor more, che che ha come protagonisti Florio e Biancifiore, il primo figlio del re spagnolo, la seconda una trovatella che era stata portata a corte dopo essere stata strappata ai genitori, due patrizi romani, durante un lor loro pell pelleg egri rina nagg ggio io a San San Jaco Jacopo po di Comp Compos oste tell lla. a. Nel Nel Filocolo, Boccaccio immagina una serie di racconti d’amore che vengono proposti nella corte napoletana a Florio per consola consolarlo rlo,, mentre mentre è impegnat impegnato o a ricer ricercar care e Bianci Biancifior fiore. e. Tale ampia digressione è ritenuta giustamente come anticipazione di quel racconto cornice che caratterizzerà il Decameron. Stava Stava compone componendo ndo a Napoli Napoli il “Tesei “Teseida” da”,, poemett poemetto o in ottave ottave,, in dodici libri, che raccoglie gli amori di Arcita ed Emilia alla corte di   Teseo eseo,, quan quando do dove dovett tte e trasf rasfer erir irsi si a Firen irenze ze.. Qui Qui term termin iner erà à il poemetto che propone una complicata storia d’amore e di amicizia: Arcita e Polemone, due amici, amano la stessa fanciulla, Emilia, decidono allora di affrontarsi in un duello. Vince Arcita, ma cadendo da cavallo riporta una ferita mortale. Allora, poco prima di spirare, affid affida a l’ama l’amata ta a Polem olemon one. e. Sia “Il Filos ilostr trat ato o”, sia sia “Il “Il Teseid eseida” a”,, rientrano nel terzo filone della poesia ciclica, di contenuto classico. Occo Occorrre nota notare re per però che che gli gli eroi eroi dell dell’a ’ant ntic ichi hità tà hann hanno o assu assunt nto o atteggiamenti propri dei cavalieri medievali. Al periodo fiorentino, invece, si fa risalire un esempio di romanzo psicologico a motivo autobiografico, intitolato “Elegia di madonna Fiammetta”. Panfilo è dovuto partire e ha lasciato a consumarsi di dolore e gelosia Fiammetta. La donna lontana dall’amato si strugge di malinconia e si dispera. A parti rovesciate Boccaccio concretizza il suo stato d’animo rispetto a Maria d’Aquino. Sempre Sempre allo stesso periodo periodo si fanno risalire risalire il “Ninfale fiesolano” fiesolano” e il “Ninfale d’Ameto”. Il primo è un poemetto in ottave che racconta la storia d’amore tra il pastore Africo e la ninfa Mensola. Si tratta di un poeme poemett tto o che che prop propon one e un mito mito ezio eziolgi lgico; co; il seco secondo ndo,, invece invece,, è un’o un’ope pera ra in pros prosa a e in vers versi, i, in cui cui vien viene e cele celebr brat ata a la pote potenz nza a dell’amore. Ameto è un uomo rozzo, ma viene ingentilito dall’amore per Lia. Il capolav capolavor oro o del Boccacc Boccaccio io è, però, però, il Decamer Decameron, on, una raccol raccolta ta di 100 novelle novelle incasto incastonat nate e dentr dentro o un raccon racconto-co to-corn rnice, ice, second secondo o la tradizione che nel Medioevo imponeva di ordinare la produzione nove novell llis isttica. ica. L’o L’opera pera è in pros prosa a e prop propon one e le nove novell lle e crea create te dall’autore, quelle riprese e rielaborate dalla tradizione popolare, o dalla storia. Il racconto è costituito da un doloroso avvenimento: la peste, che infuria a Firenze mietendo vittime, costringe tre giovani e sette fanciulle fanciulle che si sono ritrovati ritrovati in chiesa, a decidere una fuga in  b)

campa campagn gna. a. Qui, Qui, inser inserit itii in un locus tra le altr ltre cose cose,, locus amoenus amoenus, tra s’intrattengono in “bei conversari”: ogni giorno viene nominato un re o una una regin egina, a, che che stab stabil ilis isce ce il tema tema dei dei racc raccon onti ti.. Tutti utti sono sono obbligati a rispettarlo, eccetto Dioneo, che narra a contenuto libero. Il giorno dell’elezione a re di Dioneo tutti narrano a tema libero. Il sogg soggio iorrno in camp campag agna na dura dura 14 gior giorni ni;; il vene venerd rdìì e il saba sabato to,, cons conside idera rati ti gior giorni ni di preg preghie hiera ra e penit peniten enza za,, l’al l’alleg legra ra briga brigata ta si astiene dal raccontare. Anche limitandomi a considerare tali risultanze letterarie, ritengo che sia assolutamente chiaro che la letteratura del Boccaccio non ha secondi fini oltre a quello ben visibile dell’intrattenimento. La sua sua lett lette erat ratura, ura, infat nfatti ti,, mira mira a dile dilett ttar are, e, a dive diverrtir tire, ad intr intrat atte tene nere re,, ment mentrre rinu rinunc ncia ia a svol svolge gerre tema temati tich che e mora morali li e politiche. La lettura delle 100 novelle ci permette di ricostruire alcuni aspetti della personalità artistica ed umana di Boccaccio. Diversamente da Dante e dal Petrarca, che provenivano rispet rispettiv tivamen amente te dall’ar dall’arist istocr ocrazi azia a fiorent fiorentina ina di antica antica data data e dagli dagli ambie bienti imp impieg iegatizi, izi, che operavano per per conto del del papato, Boccaccio Boccaccio è il primo intellettuale intellettuale borghese borghese con tutte le peculiarità e con con tutt tutte e le cara caratt tter eris isti tich che e che che una una tale tale defi defini nizi zion one e comp compor orti ti.. Pertanto se Dante piega la sua opera letteraria a svolgere temi di vostro respiro come quello politico, quello morale e quello religioso, finendo per proporsi come guida dell’umanità sulla via del sommo Bene Bene,, se poi poi il Petra etrarc rca a util utiliz izza za la sua sua prod produz uzio ione ne poet poetic ica a per per scandagliare la sua anima e esprimerne i moti, i sogni, le inquietudini, le ansie, le delusioni personali, il Boccaccio rifugge da tutto ciò e chiede alla sua arte di rappresentare la realtà e far rivivere tipi umani, che esprimono vizi e virtù, pregi e difetti di tutti gli gli uomin omini. i. Felic elice e è la rappr appres esen enta taz zione ione che che è stat stata a data ata dal dal Boccaccio: “Sta come alla finestra, curiosando tra i vicoli e le vie di una Firenze piena di vita e popolata da un gran numero di individui scaltri, spiritosi, avidi, lussuriosi.” Opportunamente, dunque, il De Sanctis definì il Decameron la “Commedia Umana”, riconoscendole la capacità di descrivere e proporre un mondo autentico, affollato da un’umanità multiforme e varia, che generalmente chiede alla vita il diritto di divertirsi, di essere felice, senza particolari scrupoli religiosi. Il Boccaccio, infatti, fino alla maturità, riesce a rimuovere dalla sua coscienza inquietudini religiose. Sembra si aspetti dal suo tempo la possibilità di godere le gioie terrene, siano esse legate alle tante avventure amorose, siano, invece, volte a sfruttare agi e comodità

di una società che sa garantire talvolta una qualità di vita superiore. Opportunamente il poeta e regista Pierpaolo Pasolini ha osservato che senza il Boccaccio si sarebbe avuta un’immagine parziale del Medioevo, colto da una prospettiva aristocratica e ancorato a un quadro sociale caratterizzato dalla classe dominante. Il Bocc Boccac acci cio, o, inve invece ce,, alla allarrga il suo raggi aggio o di osse osserv rvaz azio ione ne e coinvolge strati sociali come la borghesia e l’artigianato cittadino, fino fino ad arri arriva varre al prole proleta tari riat ato o urba urbano no,, che che risu risult ltano ano descr descrit itti ti in modo veritiero e trovano spazio nei soggetti letterari. Per ques questo to accan ccantto alle alle fig figure ure eroi eroich che e e gran grandi dios ose e di Dante ante Alig Alighi hier eri, i, accan ccantto a una una conc concez ezio ione ne esis esiste tenz nzia iale le che che esal esaltta l’in l’indi divi vidu dual alis ismo mo,, così così come come ci risu risult lta a dall dalle e oper opere e del del Petra etrarrca, ca, nell’opera del Boccaccio ci è dato trovare tutto il genere umano. Boccaccio, infatti, si cura solo ed esclusivamente di rappresentare l’uomo sul palcoscenico della vita, ora cittadina, ora feudale, ora cont contad adina ina.. Non Non ha, ha, invec invece, e, alcun alcuna a sensi sensibil bilit ità à reli religio giosa, sa, come come si evinc evince e dalle dalle nove novelle lle in cui crit critica ica il fana fanati tismo smo,, la supe supers rsti tizi zion one, e, l’appr l’apprens ension ione e delle delle coscien coscienze, ze, attrav attraverso erso la menzogn menzogna. a. I religi religiosi osi sono sono luss lussur urio iosi si,, furb furbi, i, senz senza a scru scrupo poli li.. La lor loro par parola ola è semp semprre mistificazione della verità, volta ad ingannare la gente credulona. Ironizza spesso sulla questione delle reliquie, della facilità con cui s’innalzano fior di farabutti agli onori degli altari. Anche in materia politica il Boccaccio appare generico e superficiale. Crede nell’istituzione comunale e vi si pone al servizio come come amba ambasc scia iato torre, ma non non ha una una cosc coscie ienz nza a poli politi tica ca vera vera e prop proprria, ia, anz anzi semb sembrra moss mosso o più più dal dal camp campan anil ilis ismo mo che che dall dalla a coscienza storica di appartenere ad un preciso sistema politico. Sul piano sociale sociale è consapevole del crescente crescente ruolo della borghesia borghesia nella penisola e in tutto l’Occidente; ciò nonostante avverte come un sens senso o di ammi ammira razi zion one e per per l’ar l’aris isto tocr craz azia ia,, di cui cui appr apprez ezza za la capacità di vivere la vita in modo elegante e raffinato, nonché lo spirito di cortesia e di munificenza. Se la borghesia è la classe cui dedica dedica maggior maggior spazio spazio nel Decame Decamero ron, n, l’aris l’aristoc tocraz razia ia rappre rappresent senta a per lui l’ideale cui vorrebbe pervenire. L’amore è uno dei temi più ricorrenti insieme con la beffa nel suo capolavoro. Esso viene rappresentato in tutte le sue sfaccettature: ora come desiderio carnale e gioco erotico e sensuale, ora come torbida passione, ora come gioioso legame affettivo privo di pudore, ora come sentimento cortese, ora come ostinazione e conquista, ora come torbida passione, ora persino come morboso attaccamento all’innamorato. La beff beffa, a, inve invece ce,, risp rispon onde de a un preg pregiu iudi dizi zio o ideo ideolo logi gico co prop propri rio o dell’autore, il quale crede che l’umanità sia divisa in due categorie:

scaltri, furbi, intelligenti, da una parte, ingenui, creduloni, sciocchi, dall’altra. Questi ultimi sembrano posti sulla Terra per divertire e rall ralleg egra rarre i prim primi, i, ai qual qualii va nat natural uralme ment nte e la simp simpat atia ia dell dello o scri scritt ttor ore. e. L’int L’intel ellig ligenz enza a è, seco secondo ndo lui, lui, insie insieme me con con la fort fortuna una,, il motore della storia. Nessuna meraviglia di fronte a una tale asserzione, se pensiamo che questa è la tesi comune a tutto il mondo borghese. La fortuna è un’entità indefinibile, se pensiamo alla provvidenza medievale. Si trat tratta ta,, infat infatti ti di una una forz forza a impr imprevedi evedibil bile, e, casu casual ale, e, capr capricc iccios iosa, a, perché ora ti rivolta le spalle, poco dopo ti arride. Il Deca Decamer meron on dive divent nta a epop epopea ea della della borg borghe hesia sia laddo laddove ve descr descriv ive e l’int l’intra rapr prend enden enza za,, il cora coragg ggio, io, lo spir spirit ito o d’av d’avve vent ntur ura, a, l’av l’avid idità ità di denaro, della classe mercantile. Mercanti e banchieri girano in lungo e in largo l’Europa continentale, solcano senza paura i mari del bacino del Mediterraneo, visitano paesi esi e popoli mai conosciu ciuti, moss mossii soltanto dall’ansia sia di concl conclude udere re buon buonii affar affarii e dalla dalla fidu fiducia cia di rius riuscir cire e a fron fronte tegg ggiar iare e qualsiasi imprevisto. Le novelle più significative a tale proposito sono: Andreuccio da Perugia; del filone Laudolfo Rufolo; mercantile Elisabetta da Messina; Simo Simona na e Pasqu asquin ino; o; del del filo filone ne erot erotic ico o - sent sentim imen enta tale le Nostagio degli onesti; Federigo degli Alberighi; Sei Ciappelletto; del filone dissacrante Frate cipolla; della fede religiosa Chichibio; del filone delle Calandrino e l’Elitropia; beffe Cisti fornaio del filone sociale, che rappresenta la contiguità tra borghesia e aristocrazia • • • • • • •

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Personalità ersona lità e gusto lettera l etterario rio del de l Boccaccio Bocc accio Il terzo grande poeta del Trecento, dopo Dante e il Petrarca, fu Giovanni Boccaccio. Pochi anni separano questi tre importanti autori dell ella lett etteratura italia liana; na; ciò nono nonost sta ante nte essi rivelan lano una una personalità, interessi letterari, una formazione culturale e modi di pensare alquanto diversi. Per spiegare tale diversità, secondo il mio

parere, basta riferirci alla diversa situazione sociale nel cui contesto i tre operano. Dante, Dante, infatti infatti,, discende discende da una famiglia famiglia aristo aristocra cratic tica, a, che lascia lascia tracce marcate sulla sua educazione rigorosa e sul suo carattere altero. Il Petrarca, vivendo alla corte pontificia di Avignone, ha modo di assimilare vasti interessi letterari e di partecipare di un’eleganza e di una raffinatezza di tratto, che non hanno nulla da invidiare allo stile nobilia iliarre, spe specie per per quel uel che che riguar uarda l’inclina linaz zione all’illusione, al sogno, al desiderio mai pago di studiare e conoscere, al gusto di vivere vivere esperienze, esperienze, sensazioni non comuni. Conseguenze Conseguenze di queste esperienze di vita è una formazione umana e culturale di vostro respiro, complessa e varia, che rende, quindi, sia Dante sia Petrarca, Petrarca, grandi. grandi . Al contrario il Boccaccio proviene da una famiglia borghese; infatti è figlio di un banchiere, un tale Chellino Boccaccio; il quale è in affari con la potente Banca dei Bardi. Cresciuto nell’ambiente mercantile ed affaristico, deriva alcuni tratti che caratterizzano la borghesia emerge emergente nte in Firenze: irenze: concr concrete etezza zza d’ingeg d’ingegno, no, vivacit vivacità à e gioia gioia di vive vivere re,, spens spensier ierat atezz ezza a e sfro sfront ntat atezz ezza, a, atte attenz nzio ione ne viva viva vers verso o la realtà che lo circonda, inclinazione al sorriso.  Tali caratteristiche sono facilmente riscontrabili dal momento che il Boccaccio cio sa trasfo sfonderle nei molt moltii personaggi, gi, che la sua int intelli ellige genz nza a e la sua fant fantas asia ia riesc iescon ono o a crea crearre e a prop propor orci ci sopr soprat attu tutt tto o nel nel Decam Decamer eron on.. Quest Quest’o ’oper pera a si rive rivela la ad un atte attent nto o lettore essenzialmente come l’epopea della borghesia del Trecento. Trecento. Se è vero, infatti, che non mancano nel capolavoro del Boccaccio pers person onag aggi gi aris aristo tocr crat atic ici, i, è pur pur ver vero che che essi essi sono sono nett nettam amen ente te sovrastati dalle molte figure borghesi che finiscono per occupare in mani manier era a prep prepon onde derrant ante un magg maggio iorr spaz spazio io ed una una più più net netta rilevanza artistica. Leggendo le sue opere si ha la sensazione che dalle pagine del suo capolavoro emerga un mondo che fino ad allora era rimasto escluso dalla letteratura: il Medioevo rivela per così dire l’altra faccia, quella caratterizzata da un’umanità che insegue la ricchezza, la felicità, il successo, che non sa rinunciare alle gioie terrene, alle passioni, agli svaghi. Non a caso il De Sanctis ebbe a definire il Decameron la Commedia umana. Scorrendo le pagine che l’antologia propone e richiamandomi richiamandomi alle indicazioni indicazioni e alle spiegazioni dell’insegnante, dell’insegnante, mi appare chiaro che in ognuno di questi personaggi il Boccaccio ha inserito una parte del suo mondo interiore, che si rivela privo delle

tension tensionii spirit spirituali uali propr proprie ie di Dante, Dante, sgombr sgombro o dei laceran laceranti ti dubbi, dubbi, delle malinconie e dell’inquietudine propria del Petrarca. Il Boccaccio, infatti, non avvertì in modo drammatico il problema metafi metafisic sico, o, la sua sua atte attenz nzio ione ne ed il suo inte intere resse sse fur furono ono rivo rivolt ltii a stud studiar iare e e ad anal analizz izzar are e quel quel mond mondo o citt cittad adino ino che che gli appar appariv iva a brulicante di vita. Diventò così non il cantore veggente del destino ultramondano dall’uomo come Dante, né il commosso poeta che scru scruta ta nelle nelle piegh pieghe e della della prop propri ria a anima anima come come il Petra etrarc rca, a, ma il narrat narrator ore e attent attento o ad una realt realtà à varia, varia, movimen movimentat tata; a; l’esalt l’esaltato atore re dell’intelligenza e della perspicacia umana. A questo scopo preferì la prosa, in quanto strumento espressivo più maneggevole rispetto alla poesia. Passando ad analizzare altri aspetti della personalità del Boccaccio cred credo o che che meri meriti ti un’a un’att tten enzi zion one e part partic icol olar are e la sua sua for formazi mazion one e letteraria. Al pari degli altri due grandi poeti, studiò e lesse molte oper opere e degl deglii auto autori ri class classic ici, i, ma senz senza a l’imp l’impost ostaz azio ione ne crit critica ica del del Petrarca Petrarca e senza la vastità di lettura dell’Alighieri. Del rest esto era un autodida idatta e leg leggev geva in modo contuso e disordinato disordinato,, affiancando affiancando a queste letture letture l’interesse l’interesse per il volgare volgare e la produzione franco – provenzale. Ultimo aspetto della sua personalità che merita di essere trattato è quello relativo alla concezione dell’amore. A diffe differrenza enza di Dant Dante e che consi consider derav ava a l’am l’amor ore e per per Beat Beatri rice ce un tramite tramite per elevarsi elevarsi a Dio ed un anelito di perfezione perfezione morale, sogno di un’anima casta e pura; diversamente dal Petrarca che descriveva l’amore l’amore per Laura come struggente struggente desiderio, come fonte di gioia o causa di dolore e che pur sempre idealizzava l’oggetto dell’amore; il Bocc Boccac acci cio o conc concep epìì l’am l’amor ore e per per Fiamm iammet etta ta come come pror prorom ompe pent nte e passione, come desiderio focoso e sensuale. Da qui derivano le gelosie, i litigi, nonché i momenti di abbandono e di esaltazione. Fiamm iammet etta ta è esse essenz nzia ialm lmen ente te una una donn donna a capr capric icci cios osa, a, volu volubi bile le,, possessiva, gelosa, leggera, capace di amare appassionatamente, ma anch anche e di ordi ordirre trad tradim imen enti ti.. Come Come sono sono lont lontan ane e le figu figurre di Beatrice e Laura! L’una creatura angelica, impassibile ed astratta, l’altra più reale, ma per sempre idealizzata idealizzata in quella bellezza e castità che la elevano elevano in una sfera superiore. Per concludere, per riconoscendo al Boccaccio una sfera di interessi meno ampia, egli ci appare non meno importante e valido rispetto alle alle altr altre e due due pers person onal alit ità à che che domi domina nava vano no la lett letter erat atur ura a dell delle e orig origin ini. i. A conf confer erma ma di ciò ciò bast bastii cons consid ider erar are e che che anco ancora ra oggi oggi il Deca Decame merron è tradot adotto to in molt moltis issi simi mi ling lingue ue ed è stud studia iato to con con grandissimo interesse.

REALISMO DELLA NARRATIVA DEL BOCCACCIO La fama fama di Giov Giovan anni ni Bocc Bocca accio ccio è indi indisc scut utib ibil ilme ment nte e lega legata ta al successo che fece registrare il Decameron già al momento della sua pubb pubbli lica cazi zion one, e, avv avvenut enuta a tra il 1351 1351 ed il 1353. 353. Ques Questt’ope ’opera ra riconosciut iuta tuttora unan nanimame mamen nte come il capolavoro del Cert Certal alde dese se è cost costit itui uita ta da cent cento o nove novell lle, e, unit unite e insi insiem eme e in una una “cornice” narrativa che serve a dare unità alla vasta e multiforme materia. Anche un lettore distratto, leggendo alcune novelle del Decameon non può fare a meno di notare la diversità e la varietà dell’opera, specialmente se ha ancora nella mente gli echi ed i motivi delle composizioni del Petrarca e dell’Alighieri. Il Decamer Decameron, on, infatt infatti, i, disegna disegna una realt realtà à complet completame amente nte divers diversa a rispetto a quella che emerge dalla produzione letteraria di Dante e dal Canzoniere del Petrarca. Se Dante in molte occasioni giunse a disprezzare la borghesia affaristica ed avventuriera del suo tempo, condizionato dalla sua estrazione aristocratica, che gli impediva di riconoscere l’importanza della nuova classe sociale, se il Petrarca rima rimase se sost sostan anzi zial alme ment nte e indi indiff ffer eren ente te di fron fronte te ai mer mercant cantii e ai banchie banchieri, ri, che prosp prospera eravano vano ed accumul accumulava avano no ingenti ingenti ricchez ricchezze, ze, tut tutto comp comprreso eso dal conf confli littto int interio eriorre che che est estenua enuava va la sua esistenza ed informava la sua poesia, il Boccaccio, invece, guarda con con atte attenz nzio ione ne a ques questa ta nuov nuova a realt ealtà à soci social ale, e, da cui cui deri deriva vano no pers person onag aggi gi e situ situaz azio ioni ni per per il suo suo capo capola lavo vorro. Alla Alla luce luce di tali tali cons conside idera razi zion oni, i, ben ben a ragi ragion one, e, seco secondo ndo la mia opini opinion one, e, Vitt Vittor ore e Branca parla del Decameron come dell’epopea dei “mercanti”. Il Boccaccio, Boccaccio, infatti, infatti, cresciuto cresciuto nell’ambiente nell’ambiente mercantile mercantile ed affaristico affaristico di Firenze, rivela subito una grande attenzione verso questo mondo borghese, del quale non può fare a meno di notare l’ingegnosità, la vivacità e la gioia di vivere, l’inclinazione al sorriso e la sfrontatezza, lo spirito d’avventura e l’assenza di qualsiasi scrupolo morale. Quindi a questa umanità che esalta come ideale di vita la ricerca continu inua dell ell’utile, ile, che resp espinge qua qualsias iasi preoccup cupazione metafisica, fortemente ancorata com’è alla realtà terrena, di cui vuol vuol gode goderre gioi gioie e e piac piacer ere, e, il nar narrator atore e asse assegn gna a il ruol ruolo o di prot protag agoni onist sta a del del suo suo capo capola lavor voro. o. Nel Nel Deca Decamer meron on,, in veri verità tà,, non non mancano neppure figure figure aristocratich aristocratiche, e, personaggi personaggi “cortesi”, “cortesi”, come Federi ederico co degli degli Albe Alberi righi ghi,, oppu oppure re popol popolani ani come come Cist Cisto o il forn fornaio aio;; tutt tuttav avia ia è innega innegabil bile e che che pred predom omina inano no in modo modo netto netto figur figure e di commercianti senza scrupoli, di speculatori, di usurai, di truffatori, vale vale a dir dire quel quella la tipo tipolo logi gia a uman umana a che che nel nel cors corso o del del Trecen ecento to,,

puntando sull’intelligenza e sull’operosità, era riuscita ad occupare la scena della vita economica e sociale. Le novelle del Boccaccio, per pertant tanto o, nell nella a lor loro str stragra agrand nde e magg maggio iora ranz nza a sono ono rivo rivolt lte e a rapp rappre resen senta tare re real realist istica icamen mente te ques questa ta umani umanità tà alle alle pres prese e con con i problemi di tutti i giorni. In questo modo l’opera finisce per essere un importante documento delle avventure e degli imprevisti, delle vice vicend nde e o dell delle e fort fortun une e dei dei comm commer erci cian anti ti,, come come acca accade de nell nella a nove novella lla “Andr Andreu eucc ccio io da Perug erugia” ia”.. In quest questa a nove novella lla il realism ealismo o nar narrati rativo vo del del Bocc Boccac acci cio o si fa fort forte e dell dell’e ’esp sper erie ienz nza a dir diretta etta che che l’autore ebbe di questo mondo di affaristi ingenui e di truffatori senz senza a scru scrupo poli li.. Bast Bastii rico ricorrdar dare, infa infatt tti, i, che che dura durant nte e la prat pratic ica a comm commer erci cial ale e cond condot otta ta a Napo Napoli li,, il Bocc Boccac acci cio o dove dovett tte e prop propri rio o frequentare quegli ambienti, che poi proporrà come sfondo delle vicende di Andreuccio. Ma il Boccaccio non si limita a narrare le avventure dei mercanti, si appropria anche, entro certi limiti, della lor loro ideo ideolo logi gia, a, del del lor loro otti ottimi mism smo; o; ne esal esalta ta l’in l’intr trap apre rend nden enza za,, l’astu l’astuzia zia e talvol talvolta ta persino persino i vizi. vizi. Partendo artendo da tali tali conside consideraz razioni ioni posso quindi affermare che questo ceto sociale emergente irrompe nella “commedia umana” del Decameron e la domina con la sua esuberante vitalità. Il grande scrittore toscano riuscì in questo modo a rendere il Decameron veramente specchio del mondo. Per il taglio realistico di molte di queste novelle si può affermare che scorre davanti agli occhi del lettore la “realtà” quotidiana della Firenze del ’300 con i suoi fondachi, le sue contrade, i suoi personaggi spiritosi e truffaldini. E’ comunque un realismo che non indugia, se non di rado, sul paesaggio e sull’ambiente, anzi è tutto rivolto a cogliere nella loro vera essenza i tipi umani che affollano gli operosi comuni toscani del Trecento. In conclusione grazie all’opera del Boccaccio è possibile ai lettori conoscere l’altro volto “dell’autunno medievale”.

ASPETTI FORMALI Chi studia l’opera del Boccaccio non può fare a meno di notare che è la prosa, il linguaggio artistico più congeniale al certaldese. E’ ver vero, infa infatt tti, i, che che scri scrive ve molt molte e oper opere e anch anche e in vers versi, i, ma il suo suo capo capolav lavor oro o è compo compost sto o attr attrav aver erso so un lingu linguag aggio gio form formal ale e che si cara caratt tter eriz izza za per per i peri period odii lung lunghi hi,, per per un’ un’espo esposi sizi zion one e ampi ampia a e complessa di concetti, o semplicemente di pensieri, che la lirica non avrebbe potuto esprimere. La prosa, infatti, si piega meglio a realizzare quella rappresentazione così varia e mutevole della realtà che altrimenti sarebbe rimasta inespressa, soffocata dal rigore della poesia. Inoltre la fertilità poetica si trasferisce nel linguaggio prosaico e in questo

modo modo la par parola ola scri scritt tta a in libe libert rtà à assu assume me sign signif ific icat atii ambi ambigu guii e sugge suggest stiv ivi, i, che rappr rappres esen enta tano no la compo compone nent nte e più più signi signific ficat ativ iva a dell’invenzione artistica. Se si vogliono cercare elementi e termini di paragone tra la prosa del Boccacc Boccaccio io e precede precedenti nti esperi esperienz enze e letter letterarie arie,, viene viene natura naturale le pensare alla lingua latina ciceroniana. Il periodo, infatti, si sviluppa con una preferenza per l’ipotassi (principale + subordinata), che cons consent ente e una una cost costru ruzi zion one e orga organic nica a e ben ben stru strutt ttur urat ata a di lungh lunghii periodi. Dal punto di vista del lessico lo scrittore si rifà, invece, al fiorentino parlato che viene elevato a dignità letteraria dalla sua arte. E’ stato osservato, giustamente, che il repertorio lessicale col Boccaccio si amplia notevolmente. Ciò trova una facile spiegazione: lo scri scritt ttor ore e appar apparti tiene ene alla alla borg borghes hesia ia,, che che ha noto notori riam amen ente te un appr approc occi cio o meno meno codi codifi fica cato to e rigo rigorroso oso con con la ling lingua ua d’ar d’arte te,, per per l’abitudine di usare molto il dialetto vivo. A ciò si aggiunge il fatto che che i reali ealism smo o del del Bocc Boccac acci cio o svil svilup uppa pa note notevo volm lmen ente te il camp campo o d’indag d’indagine ine lettera letteraria ria,, cosicch cosicché é oggett oggetti, i, situazi situazioni oni,, azioni azioni insolit insolite e nella letteratura tradizionale, si impongano nel linguaggio scritto. Ma non non meno meno a dett dettar are e ques questa ta vari variet età à e viva vivaci cità tà dell della a ling lingua ua interv interviene iene la fantasia fantasia ridancia ridanciana na dell’a dell’auto utore re laddov laddove e si divert diverte e a inventare epiteti e termini che hanno l’intento d’ispirare un effetto comico esilarante.

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