Giordano Bruno - De Umbris Idearum (Traducción al italiano)

August 4, 2017 | Author: KinemaMemoriae | Category: Thought, Rhetoric, Aristotle, Idea, Truth
Share Embed Donate


Short Description

Download Giordano Bruno - De Umbris Idearum (Traducción al italiano)...

Description

Giordano Bruno

DE UMBRIS IDEARUM Le Ombre delle Idee

Proprietà letteraria riservata

A cura di Claudio D'Antonio

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo senza l'autorizzazione

scritta dei proprietari dei

diritti e dell' editore.

2008 I ristampa Un'arte siffatta per ricercare le cose in genere è senz'altro l'architettura discorsiva", che quando si fa tendenza dell'anima raziocinante promana da Quello'" che sta all'origine della vita del mondo al principio della vita di tutti e di ciascuno. Non si appoggia a nessun potere né scaturisce da una particolare facoltà: ma abita l'intera psiche come sua essenza. Né temo che i fatti smentiscano le mie parole, difatti se < questo potere> risiedesse nella facoltà memorativa, in che modo deriverebbe dall'intelletto? Se risiedesse nella potenza intellettiva, come potrebbe passare dalla memoria, dai sensi, e dagli istinti? Invece siamo spinti e guidati suo tramite a capire, discorrere, ricordare, fantasticare, desiderare e, volendo, a sentire.

58

62

Cioè sta nella mente dell 'uomo, il mondo della realtà di terzo grado rispetto alle altre due costituite dal mondo delle Idee - realtà di primo grado - e dalla natura - realtà di secondo grado (v. introd.).

59

Palese rinvio al De Architectura

60

Il potere creativo, in teologia il Padre.

pubblicato lo stesso anno.

63

I

,

",

V

III

< Definizione di arte, le conoscenze innate>

< Intelligenza e arte> Piuttosto non è chiaro che qualità possieda il principio che muove l'anima in generale rispetto a tutte e ciascuna funzione e in che modo ciò avvenga. Ci si chiede infatti perché l'anima si riveste di un'arte? Con quale arte 1'anima si veste di un'arte? È forse giusto non chiamare arte la tecnica con cui madre natura tramite la ripetizione delle azioni si sforza di farsi esperta? IV < Arte e strumento> Poiché molti artisti usano uno strumento, e tuttavia la loro arte non è lo strumento, ma viene eseguita con uno strumento, non è forse lecito dire che prima delle molteplici arti esiste quella che definirei arte strumentale? Non è forse giusto chiamare arte quella che fabbrica lo strumento delle arti"? Cosa sarà se non è un'arte? Ma se lo strumento non ha preceduto ciò per cui era necessario che fosse costruito, prova a dirmi che funzione deve aver preceduto l'arte". Infatti in cosa preesisteva 1'arte strumentale oltre che nello strumento? Fuor di dubbio nel soggetto fisico preesistente. Quello fu formato in una certa posizione perché fosse adatto all'intima dominazione del primo strumento". Se poi al filosofo grossolano piace denominare l'essenza di qualcosa in primo luogo da11'aspetto esteriore, lasciamo correre, poiché è consuetudine porre la funzione delle cose artificiali nella loro forma esteriore, dato che l'arte non scende nell'intimo della materia. Ma costui è lontano dalla nostra intenzione, sicché non può capire.

Ma se le cose stanno così come pare a coloro che filosofano meglio, non c'è altra definizione per quello che in primo luogo è l'arte: una

facoltà naturale nata insieme alla ragione, coi semi" dei principi primi". In queste conoscenze innate risiede il potere di lasciarsi sedurre dalle lusinghe dei diversi oggetti esteriori, essi sono illuminati dall'intelletto agente come da un sole radioso, e ricevono l'influsso delle idee eterne quasi col concorso delle stelle, mentre tutte le cose sono fecondate contemporaneamente dall'Ottimo Massimo e sono ordinate per conseguire il proprio fme secondo capacità. Si mostra così chiaramente che non è azzardato voler chiamare la dedalea natura fonte e sostanza di ogni arte. VI < Clavis Magna, arte della memoria e arte di pensare> Considera pertanto con quale possibile intendimento abbiamo affermato che 1'arte in certe cose vince la natura, in altre da quella è superata. Questo infatti può accadere solo quando si veda che la natura mostra nelle conseguenze remote effetti maggiori che in quelle vicine. E si dice che essa stessa ha perpetuato nella medesima specie una forma sostanziale e non può averla perpetuata secondo il numero. In queste cose la facoltà dell'arte si arresta. La forma esteriore e la flgura dell'inventore della Clavis Magna66, tramite l'arte è affidata alla dura pietra, o al diamante. Ugualmente le condizioni, le procedure e il nome dell' arte della memoria e dell' arte di pensare vengono affidati agli oggetti 64

61 62 63

64

j

L'arte di pensare in senso lato. Evidentemente la funzione cogitativa. L'intelletto.

I semi delle Idee sono le conoscenze innate che permettono di ri-conoscere la realtà materiale.

65

Le Idee platoniche.

66

Appare quantomeno stravagante l'opinione che questo testo non sia stato mai scritto oppure sia andato smarrito, v. Il Primo Libro della Clavis Magna, pago Il.

65

, \

I ~

perché siano perpetuati, siccome la natura non potrebbe conservarli, giacché lo stomaco della mutevole materia a tempo debito digerisce ogni cosa.

distingue lo strumento di chi opera dall'operatore, zo da chi ordina, come il braccio da chi l'agita. IX

VII < Natura maestra d'arte> Ma da dove deriva questo potere all'arte? Certo da dove regna l'ingegno. A chi è più vicino l'ingegno? All'uomo. E l'uomo allora, con tutte le sue facoltà, da dove è scaturito in primo luogo? Dalla natura che l'ha partorito. Perciò se hai capito bene dall'inizio, e vuoi svellere quest'albero con tutta la radice per trapiantarlo, dedicati allo studio appassionato della natura. Certo lo farai quando ascolterai il principio che parla e grida dal profondo e noi che spieghiamo. È la natura che adatta i corpi alle anime, è la natura che fornisce agli animi congrui strumenti (ecco perché si dice che iPitagorici e i maghi geniali sapevano dedurre la vita e il tipo dell' anima dalla forma del corpo). La natura, se non te ne discosti, ti assisterà in ogni cosa: infatti la natura universale non si ritira per esserci meno utile, sopra ogni cosa Giove fa piovere i germi e su tutte le piante Apollo sorge benigno. Ma non tutte le cose si imbevono di uguale vita dagli dei superi, poiché non tutte si rivolgono ugualmente verso di loro, com' è manifesto in noi che da noi ci sottraiamo al rapporto con gli dei.

VIII < Operatore e strumento> Poiché dunque la natura porge ogni cosa possibile sia prima delle naturali, sia nelle naturali, sia con le naturali, puoi così capire che da tutte le cose naturali deriva un'azione: per non ignorare più che la natura opera tramite loro. Distingua pure la filosofia volgare l'agente positivo dal naturale, non contesterò. Voglio però che a buon diritto mi si conceda di disting uerli come si 66

j

come il mez-

< Natura il principio fisico diffuso e concentrato in ogni cosa> Perciò capisci che non ci sentiamo affatto vincolati alla comune filosofia non solo quando lega i termini diforma e materia alla natura, ma anche quando riconosce come efficiente il principio intrinseco, che lo si voglia comune a tutti oppure messo a fondamento di uno, oppure ristretto all'altro. Ecco perché ascoltiamo così volentieri gli idioti che discorrendo paragonano la natura di un uomo con quella di un altro: infatti non è lecito intendere la natura come un universale logico, o a sua somiglianza, ma come il principio fisico", che si trova sia diffuso in tutte le cose che concentrato in ciascuna. X

< L'arte della Clavis Magna> È quest' arte che facendo da tramite rende presenti e visibili le cose passate e assenti: come rende percepibili alla vista le immagini passate tramite la scultura e la pittura, così colla scrittura rende fisse e stabili le parole fluenti che paiono procedere verso il nulla. Per di più trasmette a distanza in ogni luog068 e tempo concetti e taciti intendimenti appena comunicabili da vicino.

67 68

Energia, l'Universo è sostanziato di energia diffusa in tutte le cose e concentrata in ciascuna. Poteri telepatici oltre che mnemonici. V. Tritemio, Steganografia.

67

XI

< Scrittura ed engrafia > Ciò che indifferentemente si usò chiamare fato, necessità, bene, demiurgo, anima del mondo, o natura, progredisce dalle cose imperfette alle perfette per essere comunicato da loro alle inferiori: col moto e col tempo procede il principio che è identico in tutti e in ciascuno. Ecco perché si dice che l'arte che esso conduce per mano progredisce col medesimo ordine. Così, a proposito del nostro tema, si tramanda che l'antichità abbia scritto dapprima col coltello su corteccia d'albero. A questa succedette l'età che scriveva su pietre incise con sapienza, e a essa seguì quella del papiro scritto coi succhi delle seppie. Poi le membrane di pergamena impregnate di inchiostro più artificiale. Infine la carta e l'inchiostro, e le lettere da imprimere col torchio, di gran lunga il più adatto di tutti i sistemi usati. Dai coltelli, dico, agli scalpelli, dagli scalpelli alle spugne, dalle spugne ai calami, dai calami alle penne e dalle penne si è finalmente arrivati alla stampa. Non diversamente riteniamo sia successo alle procedure che riguardano la scrittura interna. Visto che questa ricerca ebbe origine in antico, o da Simonide Melico o da altri, che si sforzarono di scrivere nel libro interiore ogni specie di cose da ricordare sostituendo al posto della carta e della scrittura ogni sorta di luoghi e di immagini proporzionali e al posto dello scriba e della penna l'attività della fantasia e del pensiero. Cosa e quanto abbiamo aggiunto all'opera loro, potranno giudicare quanti paragoneranno il nostro lavoro con il loro. Ora è tempo di iniziare a trattare della nostra arte.

XII

< Classificazione

delle immagini >

Nel libro della Clavis Magna" hai 12 soggetti di involucri: Specie, Forme, Simulacri, Immagini, Spettri, Esemplari, Orme, 69

68

j

v. Il Primo Libro della Clavis Magna, pago 59 riga 4, dove si trova il richiamo speculare al testo presente.

Indizi, Segni, Note, Caratteri e Sigilli. Di questi certi si riferiscono al senso della vista (sia per le cose naturali che per le artificiali) tali sono la Forma esteriore, l'Immagine e l'Esemplare che descrivono e vengono descritte con la pittura e le altre arti figurative emulatrici della grande madre. Certi si riferiscono al senso interno nel quale sono ingranditi, guidati e moltiplicati in misura, durata e numero, com'è il caso di quelli che si offrono all'esame della fantasia. Certi occupano lo stesso posto della similitudine poiché traggono il loro modello da una forma dello stesso genere e da una sostanza della stessa specie. Certi si sottraggono alla sostanza propria del proposito, com'è manifesto ogni qual volta il sofista mendica dal reale e sempre quando l'arte emulatrice mendica dalla natura. Certi invece paiono così adatti all'arte, che in essi l'arte sembra sostenuta

totalmente dalle cose naturali: cioè segni, note, caratteri e sigilli: e l'arte ha tanto potere in queste cose che pare agire oltre natura, sopra la natura e, se la faccenda lo richiede, contro natura.

XIII

< Sigilli, note e caratteri> L'arte viene in soccorso quando < la memoria> non può rendere figure e immagini perché < i suoi contenuti> non rientrano nel genere degli immaginabili o figurabili. < Detti contenuti> mancano infatti degli accidenti coi quali sogliono bussare alle porte dei sensi, sono privi di differenza e disposizione delle parti e senza che queste li precedano non si verifica l'atto di rappresentare. In questo genere rientrano per un verso certi < noemi > che si comportano da mediatori, cioè quelli che direttamente riferiscono e sono riferiti, e di questo tipo sono gli indizi. Intendiamo con ciò non solo i rappresentabili, immaginabili ed esemplificabili, come esempi, immagini e figure, ma pure le cose che esprimono e sono espresse con sigilli, note e caratteri. Per cui non a caso in quell' elenco agli indizi toccò il posto di mezzo.

69

'

l ,

,

XIV

< Le diverse categorie di immagini> Perciò la specie presenta Mercurio, la forma ne presenta il simulacro e l'esemplare lo spettro. Note, caratteri e sigilli presentano dunque la sostanza, l'essenza, la bontà, la giustizia e la sapienza di Mercurio. Inoltre le cose che rendono presenti in modo confuso sia Mercurio che tutti i predicati di Mercurio, più propriamente sono chiamate indizi. Con loro indichiamo e presentiamo l'uno e l'altro come col tronco comune a immagine e nota, com'è manifesto nei pronomi dimostrativi, quando diciamo questo simulacro, questo segno, questa nota, questa similitudine di Mercurio e della virtù.

XV

< Le immagini sono indispensabili ma non sufficienti> Ciò considerato, ricorda che, per raggiungere il fine di questa arte, non si possono usare altri mezzi se non cose sensibili, figurate e determinate per tempo e luogo, come abbiamo palesato che avviene in tutte le altre operazioni tecniche dell 'anima (vedi il Primo Libro della Clavis Magna'"). Né tanto meno si pensi di usare immagini per tutti gli scopi, poiché occorre molta memoria per quanto non è immaginabile né effigiabile, né inseribile in qualcosa di simile, e di questo tipo sono i termini: cose viste, ipostasi, mente e altre cose di tal genere: ma vanno trattate come simboli dei simboleggiabili, immagini degli immaginabili. E con questo non bisogna dimenticare che le immagini non sono meno legate ai simboli di quanto i simboli siano uniti alle immagini.

XVI

< Difficoltà di articolare la lingua imaginale > Dalla mancanza di connessione deriva l'inconveniente per cui spesso la specie collocata non si presenta a chi impiega questa 70

70

v.

CM I Cap. IV e V, pago 61.

'~i

arte, tuttavia non sembra che i nostri predecessori abbiano soppesato attentamente questo aspetto della cosa, eppure talvolta fiacca il senso della vista più della luce più forte, della più densa oscurità, di un grande affollamento, di una diversità dispersiva, e altre cose di tal genere, che accadono di solito a quelli che sogliono far uso dei luoghi. Ecco perché, come i cani percossi mordono la pietra o il bastone, accusano altri senza vedere la vera causa del problema. Poiché tuttavia l'abbiamo potuta trovare, ed eliminare, non ci servono più i luoghi materiali (vale a dire verificati dai sensi esteriori), né limitiamo la serie alla successione dei luoghi da ricordare, ma abbiamo fissato l'ordine dei luoghi appoggiandoci a una struttura di pura fantasia e alla serie delle cose da ricordare. Ecco perché osiamo affermare che qualunque cosa su questo argomento gli antichi hanno pensato, insegnato e ordinato (per quanto risulta spiegato nei loro scritti pervenuti in nostre mani), non è un elemento che si armonizza con la nostra invenzione, oltremodo fertile, cui è dedicato il libro della Clavis Magna7!. Ma nel frattempo prepariamoci a considerarne l'importanza.

XVII

È noto e naturale che l'osservazione è proporzionata alla miopia dell' occhio di chi non osserva separatamente né la forma né la materia che sono designate col nome di natura, ma la materia formata e la forma materiale adattata alla materia di cui è fatto ciò che propriamente è chiamato naturale. Ecco il nesso senza il quale la natura è assolutamente incapace di produrre qualsiasi opera, e ancor meno può l'arte, sua pedissequa seguace, a meno di sognare che ci sia qualcosa al disotto del nulla. L'arte infatti non solo pone la natu71

Quando Bruno scriveva il DV esisteva solo il primo volume della CM, dopo il viaggio a Londra ampliatasi a due.

71

ra stessa come primo soggetto, ma come soggetto prossimo la stessa cosa naturale. Così dunque come ogni arte per gli elementi di sua competenza richiede il tipo di materia idoneo a ciò che fa e la più acconcia alla forma (essendo un fine comune a tutti di rinnovare la forma in qualche soggetto) così anche quest'arte che soggiace alle medesime norme della grafica in genere e soprattutto alla proporzionalità, è rapportabile alle due note specie della medesima. Infatti la pittura è interiore quando produce le immagini di cose e di azioni da ricordare. Anche la scrittura è interiore quando ordina e attribuisce i segni, le note e i caratteri delle ragioni e delle parole, perché esse si soggettivano anche negli immaginabili, infatti non rifiuto ciò che alcuni parlando alla buona chiamano immagini per la menwria delle cose oppure forme ordinate per la conservazione delle parole.

SECONDA PARTE

Pertanto è opportuno premettere tre considerazioni alla parte pratica di quest'arte. La prima indaga chi e quali devono essere i soggetti. La seconda insegna quali e di che maniera siano leforme da apprestare. La terza insegna ad adattare lo strumento, il mezzo tramite cui l'anima opera più svelta. Di tutti questi si è trattato in modo dettagliato e approfondito nel primo libro della Clavis Magna"; tuttavia nell'interesse di questo libro affinché non sia incompiuto e mutilo (non sempre infatti è giusto rinviare chi ricerca i principi dell'arte a una disciplina subalterna, almeno finché i principi non si riducono con le loro differenze a una specie determinata e passano nella prima parte della scienza subordinata) adduciamo tre ordini di regole al posto di queste tre. Il primo concerne la materia o soggetto, il secondo riguarda la forma o aggiunto, il terzo lo strumento che vanta la virtù della causa efficiente, cosicché cause, genere efficiente e strumento tendono a unirsi.

XVIII

< Il soggetto> La pittura ha come primo soggetto (per usare termini convenienti a quest'arte), la parete, la pietra e cose simili. Come soggetto prossimo ha il colore e come forma i tratti stessi dei colori. Anche la scrittura ha la carta per primo soggetto, come luogo, per soggetto prossimo l'inchiostro e per forma le linee delle lettere. Così anche quest'arte ammette obbiettivamente un soggetto duplice, cioè il primo che è il luogo, e il prossimo, ossia l'aggiunto. Potenzialmente ammette anche un duplice soggetto, cioè la memoria e lafantasia in genere al posto di uno e una specie immaginabile o pensabile al posto dell'altro. E ammette per forma l'intenzione e la riunione delle specie esistenti in un soggetto con le specie esistenti in un altro soggetto. Come anche la pittura e la scrittura dispongono di strumenti coi quali formano la propria materia: così anche a quest'arte non fanno difetto gli strumenti delle sue figurazioni.

72

\ .

72

V. Il Primo Libro della Clavis Magna, pago 72, cap. XIII, Il Soggetto delle Immagini, per le forme degli atri, cubili ecc. v. da pago 77 a pago 120, per lo strumento, cioè la tecnica, V. i Sigilli, da pago 177 a pago 196, nonché Il Secondo Libro della Clavis Magna.

73

1 .

,

Isoggetti

Perciò il primo soggetto è lo spazio tecnico, un'area preparata nella facoltà fantastica, disseminata delle specie che abitano i ricettacoli dopo esservi affluite passando dalle finestre dell'anima. È distinta in diverse parti e conserva tutte le cose viste e udite ricevendole secondo un proprio ordine e come l'anima vuole. Questa definizione riguarda il soggetto comune delle forme comuni secondo l'arte comune che dall'antichità è stata riportata fino a noi. Il primo soggetto tuttavia deriva dai principi della Clavis Magna": il caos" della fantasia si può trattare in modo tale che la potenza cogitativa, bilanciando le cose viste e udite, può giungere a uno spettacolo così ordinato che con le sue membra prime e con le ultime parti è in grado di presentare con grande abbondanza quanto percepito con orecchie e occhi, come se ogni volta incontrasse un nuovo albero, animale o mondo. Non altrimenti tale caos sembra comportarsi di una nube spinta da venti esterni, che per le diverse nature degli impulsi è capace di assumere tutte le infinite figure delle specie. Di sicuro però quanto questo soggetto sia fecondo e nobile, si può giudicare meglio con l'esperienza che con qualsiasi ragionamento. Tuttavia chi potrà penetrare la Clavis Magna indaghi, infatti non a tutti è concesso di penetrare questa Corinto". Ma è già tempo di tornare al soggetto definito nella prima maniera.

73

V. CM, I cap XIV pago 73 e segg.

74

Per i dettagli v.CM IV pago 24.

75

V. Aulo Gellio, Notti Attiche, I pago 125. Esplicito richiamo all'importanza alla necessità del maestro.

74

dell'opera

"

II Il primo soggetto è certamente composto di parti materiali, anzi talmente materiali da non sfuggire alla facoltà visiva, sicché la facoltà fantastica è in grado di contemplare le stesse cose dopo averle messe in ordine, oppuse adoperandole come parti e principi può trasformarle in mostri e registrare nuove innumerevoli metamorfosi e osservare le cose ordinate come fissate sul globo terrestre. Perciò nel loro gruppo non sono ammessi i soggetti più immateriali, dei quali si tratta nella vera arte delle arti e nel

potere dei poterf6. III Nell'apprestare i luoghi bisogna mantenere la proporzione tra grande e piccolo rispetto alle dimensioni dell 'uomo e alla prospettiva, tra intensità massima e minima rispetto ai limiti sensoriali, tra presente e futuro, rispetto al presente, tra eccesso e difetto delle parti rispetto alla totalità della cosa da presentare, tra distanza e vicinanza rispetto al carattere del moto, tra punto iniziale e finale rispetto all'inerzia di ciò che viene mosso. IV Tra questi luoghi c'è l'universale che è capace di estendersi tanto quanto il golfo della fantasia può contenere, esso può aggiungere a piacere alla quantità data del mondo ma non sottrarne a volontà. Altro è il luogo comune", che è formato dall'insieme delle parti del cosmo osservate. Il meno comune come a dire urbano. Il proprio, cioè domestico. Il più proprio, divisibile per quattro o per cinque. Infine l'individuale, cioè l'atomo, atomo intendi a76

La Cl avis Magna, altra definizione che verrà poi ridotta ad Arte delle Arti, della e/avis Magna.

77

V. C M I Pag.125-173.

e

V.

Il Libro

75

mocì non in astratto, ma in questo senso. E di tutti questi luoghi il primo si esclude da sé dall'impiego in quest'arte. Sappiamo infatti" in che modo cose infinite si riconducono in un atrio e si moltiplicano in esso. V Capita che anche le cose animate e inanimate tornino doppiamente utili. Le animate quando appaiono soggetti sostantivi illustri e insigniti con aggiunti che vengono spinti dal veloce movimento delle forme, le inanimate invece quando appaiono vuote e inutili. Dunque non sfidare il detto: "Le cose vuote sono per i vuoti", perché spereresti invano di praticare quest'arte. Le pareti grideranno e le pietre faranno sentire la loro voce.

VI Unisci i luoghi comuni ai comuni, i meno comuni ai meno comuni, i propri ai propri, i più propri e gli individuali ai più propri e agli individuali. Ora puoi renderti conto che non solo sarai libero da ogni paura dell'oblio, ma diventerai più pronto e più sicuro nel dipingere e rappresentare perfettamente come pure nell' or dinare e nel ricercare il metodo dei metodi. E hai questo a suo modo nelle radici del primo libro della Cl avis Magna".

VII Devono essere tutte cose naturali e ammettere una forma fisica o tecnica. Devono essere proporzionate per quantità alle forme da rappresentare per poter ricordare quel termine massimo e minimo che la natura grida di aver disposto nelle specie, e all'arte, che è suddita obbediente alla legge, non è lecito affidare qual78

V. CM I pago 77 - 89.

79

V. CM I pago 77 - 80.

76

siasi forma a qualsiasi quantità di materia. Le considerazioni the abbiamo svolto sopra a proposito della misura si devono rifeI'ire con gli antichi alle forme o aggiunti che spesso sono collegati ai soggetti. Non devono assolutamente essere maggiori delle cose visibili per non disturbare con la loro mole, né essere ridotte al di sotto dei loro limiti per rischiare di perdere la capacità di interessare l'occhio. Nell'engrafìa" si deve aver cura, come si fa nella scrittura esteriore, di non sovrapporre i soggetti tra loro, per non confonderne i termini e gli intervalli e, mescolando una raffigurazione all'altra, ostacolare il riconoscimento, mentre impediscono l'altrui. Infatti come le lettere messe sopra le lettere e i sigilli messi sui sigilli si confondono a vicenda o si cancellano, molto peggio affermo che succede non solo ai soggetti, agli annessi e ai connessi ma anche ai continui e ai contigui, quando non sono distinti da una intercapedine di ampiezza conveniente: ti accorgerai allora di incorrere in una confusione fastidiosa.

VIII Bisogna prendere i soggetti in modo che abbiano un'abitudine reciproca a determinati mezzi, lunghezze, altezze, ampiezze e differenze di estremità. Infatti ogni virtù delle cose che si presentano naturalmente, in primo luogo all'occhio esterno, e in seguito muovono quello interno, non è tanto riposta nei colori e nella loro fonte di luce, quanto nelle differenze delle estremità, e da questo principio di prospettiva che chiamiamo ottico e catottico derivano pure quegli altri che paiono operare miracoli. Se poi la costituzione del soggetto farà che esso non regga da sè, il pensiero tenterà (come accennammo) di correre in suo soccorso, o con l'aggiunta di qualcosa di esterno, o con l'aggiunta di sè, vi80

Engrafia, scrittura interna, fa pensare al lavoro dell'abate Tritemio, ma s.e il De U~bris riguarda solo la mnemotecnica, perché Bruno non ha usato questo terrmne come titolo dell' intera opera?

77

sto che con idonee procedure una delle due cose può accadere alla materia. Per sottrazione" dalla pietra sifa un Mercurio. Per

addizione dal legno si costruisce una nave. Con compressione e stiramento sifa un 'immagine dalla cera. Per trazione dalle linee sifa un disegno. Con l'alterazione dal vino sifa l'aceto. Così altre cose si fanno con la mescolanza, altre con la separazione. Con il legamento altre. Con la soluzione altre e altre con la conseguenza e con la continuità vengono tentate per mutare la forma e in ogni caso la natura delle cose mutevoli. IX Non va poi trascurato il fatto che i soggetti si offrono allo sguardo del pensiero interno in proporzione alla penetrazione della vista. Infatti, come non si sente il sensibile unito al senso, anche il sensibile troppo distante dal senso manca dell'atto della sensibilità, giacché non si legge un libro troppo vicino o lontano dagli occhi, così in questo campo conviene regolare lo sguardo del pensiero interno in modo che, posto secondo la sua facoltà a una distanza media dalla potenza che percepisce, raffiguri plasticamente 1'oggetto. Ma c'è un pericolo che dobbiamo temere sommamente, che credendo di ricordare riportiamo il soggetto piuttosto alla memoria naturale che all'esame della vista. Accade infatti che senza un'attenta valutazione, uno pensi di raffigurarsi un soggetto, o di esaminarlo come se lo avesse figurato: e invece non è così. Altro infatti è soggettivare, altro scrivere come all'oscuro, sotto un mantello.

X Per rimuovere invece ciò che favorisce la continuità dei soggetti e la loro moltiplicazione, e ostacola la distinzione, si deciderà di 81

78

j

Il paragone è tra il modo di lavorare la materia per ricavame una cosa diversa da ciò che era prima e il modo di elaborare i processi mentali tramite immagini. V. l'Introduzione al IV Libro della CM, pago 21.

considerare abolite e dimenticate le cose interposte tra i soggetti. Al contrario, se si produce uno spazio troppo continuo e uniforme, se la forte natura divise i suoi soggetti oltre il necessario, potrai subordinare gli uni agli altri col tuo ordine e riunire le cose segnate con aggettivi e soggetti. Cosa impedisce infatti alla fantasia antica di ritrarsi da qui e che la nuova possa rappresentare nuove cose con quelli? Inoltre le cose fantastiche che si sono volute aggiungere alle vere non vanno trattate con leggerezza siccome si formano con facilità, bisogna starei sopra a riflettere finché non siano divenute tanto familiari da non differire in nulla da quelle più vere. Con un piccolo sforzo riuscirai anche in questo, se lo vorrai.

XI Certamente passare in rassegna i soggetti porta tanto vantaggio quanto può valere il presente metodo. Forse ignori che se uno è solito leggere tantissimo, esamina e ritiene gli scritti composti di lettere più velocemente di quanto si possa credere che abbia considerato le singole lettere? Di sicuro è 1'allenamento a spingerlo ad agire meccanicamente con maggiore precisione di quanto il pensiero puro e più attento possa regolare e guidare il principiante su ciascuna sillaba e lettera. Un esperto citarista suona la cetra alla perfezione senza pensare, solo per effetto dell'allenamento. Un altro invece, pur avendo l'identica conoscenza teorica, se manca di allenamento, si mostrerà tanto più inesperto, quanto più dovrà indugiare a pensare sul da fare. Abbiamo mostrato a sufficienza quale sia la forza dell'abitudine. È abbastanza noto che la lieve acqua è capace di scavare il duro marmo e il ferro. Ma a che serve dire altro di un fatto così noto? Non abbiamo risparmiato le parole, non perché non siano abbastanza esplicite, ma perché è grande pregio dell' opera che siano riportate a questo proposito. Quelli che faticarono secondo i canoni dell'arte

79

antica conobbero soggetti al tempo stesso posti lontano l'uno dall'altro e numerosi, e seppero esaminarli con un solo atto di pensiero per esprimerli non meno chiaramente e speditamente che se li avessero letti su carta. Questo suole apparire poco credibile a chi non ne sa nulla o è all'inizio dello studio, l'esperienza convince però del contrario. Se ciò si è verificato con le arti antiche e ogni giorno vediamo che si verifica, allora che ne sarà di questa che richiede un allenamento brevissimo? Certo saranno infinitamente più utili a te tre o quattro cicli lunari che ad un altro sei interi ricorsi del sole. Abbiamo trovato infatti un metodo per

uno non è ente e perciò stesso sentiamo infatti che ogni cosa é una, perché a modo suo viene limitata dalla propria differenza. In tutti i sensi l'uniformità genera la nausea, nessuno apprezza una specie di qualità troppo frequente e continua, anzi perfino una che resti uguale per un tempo non lungo la si sopporta senza dubbio nell'identica maniera. Il che non è affatto sfuggito a quanti, considerando la velocità del fluire di tutte le cose naturali, hanno pensato che è impossibile bagnare i piedi due volte nello stesso fiume (anzi, anche una sola volta).

unire i singoli soggetti tra di loro mantenendo intatte le estremità di ognuno, ed anche in maggior numero, e più a lungo, come si

XIII

può vedere dagli arcani della Cl avis Magna". Quanto e in che modo essa abbia trattato l'argomento, lo vedranno quelli che potranno giudicare rettamente ambedue le opere.

XII Vedi dunque quant'è grande la varietà offerta dall'eminente natura. Varie sono le membra del mondo. Varie sono nelle membra le specie del mondo. Varie sono nelle specie le figure degli individui. Un olivo non è configurato affatto in relazione all'altro olivo e un uomo non è affatto uguale all'altro. Così tutte le cose sono distinte secondo la loro capacità con differenze, le singole dai singoli e tutte da tutte sono separate da differenze, quasi come da propri confini. Tu che ti accingi a creare le forme cerca in ogni cosa la diversità della natura, nel modo di sussistere, nella grandezza, nella forma, nella figura, nell'abito, nell'abitudine, nel termine, nel sito, e rivestila di quanti più dettagli potrai, nell'agire, nel patire, nel dare, nel prendere, nel sottrarre, nell'aggiungere e nell'alterare e negli altri modi come abbiamo detto. L'ente e l'uno sono termini intercambiabili: ciò che non è 82

80

V. CM, I Libro, cap. XIV, pago 114 e segg.

L'espressività dei soggetti, cioè il potere di impressionare, con una certa varietà che seduce e incalza, deriva dalla intrinseca capacità naturale o dalla posizione ragguardevole di cui sono insigniti. Poi alcuni hanno deciso di aggiungere ai principali soggetti dei soggetti posticci, per poter acquistare, grazie all'aggiunta degli altri quasi inseriti in loro, l'influenza che da soli non possiedono. Cosa ne deriva? Quanto più si affidano e rimettono all'espressività, con tanta più efficacia o lentezza possono muovere l'impressionabile fantasia e penetrare nel cortile della memoria e rievocare. Di qui gli sproni, i sali, gli aculei, i condimenti, ecco perché gli smemorati mentre tentano di ricordare ripetono, ricapitolano, riassumono, come se con l'incertezza, coi cambiamenti, o per meglio dire, con l'incertezza dei cambiamenti, sperassero di evocare lo spirito della memoria. Cosa che capita nella maniera più facile a quanti lo fanno con animo sereno, mentre gli altri tendono a una confusione tanto maggiore quanto più cresce il turbamento. Quanto sia grande in genere laforza delle emozioni e quali siano i modi di provocarle, di manie-

nerle e di variarle viene spiegato chiaramente nella Clavis Magna". 83

V. CM I Libro, da pago 70 a pago 76.

81

§II

Gli aggiunti

I Poi si chiama aggiunto o forma in questo senso ciò che viene applicato al soggetto fisico, tecnico o fantastico, con ingegnosa preparazione del pensiero per presentare, raffigurare, annotare o indicare qualcosa da esprimere o significare amo' di scrittura e di pittura. Questo procedimento riguarda le forme comuni tramandate dall'antichitàfino ai nostri giorni. In realtà la forma si ricava dalle radici stesse della Cl avis Magna: è l'ordine delle specie pensabili reso noto e spiegato nelle statue", o in un microcosmo, o disposto generalmente in altra architettura" per annotare mentalmente qualsiasi discorso o per raffigurare qualcosa deducendolo dall'infinito spazio della fantasia che ammette ogni metamorfosi. Ne diamo qui un esempio non per trattarlo, ma per averlo sott'occhio anche qui.

PRIMA FIGURA (mancante nell'originale")

84 8S 86

82

j

V. Il Quarto Libro della e/avis Magna, Di Renzo Editore, Roma, 2002. V. De Architectura Lulliana, nel III Libro della Clavis Magna. Dalla descrizione del paragrafo successivo si può ritenere molto simile alla figura di pag.161.

Nella tua natura primordiale c'è un caos che non esclude l'ordine e la serie di numeri e di lettere, poiché non bisogna intendere ciò che è informe solo come formabile, ma lo si deve concepire formabile con ordine. Come vedi è diviso con intervalli diversi per ampiezza e caratterizzato nelle sue porzioni formali con figure d'ogni genere, mentre il formatore designato dalla lettera A passa attraverso informi circonferenze e raggi di numeri e lettere. Esso stesso imprime una figura con l'Ariete, un'altra col Toro e anche le altre con le restanti immagini zodiacali. Successivamente ne imprime di nuovo un'altra tramite l'Ariete che ritorna con Saturno, un'altra tramite l'Ariete accompagnato da Marte, un'altra con l'uno e l'altro, un'altra senza l'uno e senza l'altro, di modo che possono venire formati e riformati all'infinito, sia i numeri e le lettere, sia i motori ed efficienti riportati in modo diverso. Questo è dar forma al caos informe, sia riportare le cose formate ai formanti, sia i formanti vari e diversi alle cose formate, non ha importanza. In verità tuttavia ciò che resta immobile e subisce, per il fatto di subire e ricevere la forma, va considerato come la femmina rispetto al maschio, l'informe può senza dubbio ricevere la forma da ogni parte. A comune giudizio si avrebbe un caos più perfetto se si componesse di elementi disordinati ed eterogenei ma così non sarebbe di alcun uso. È certamente necessario che per rispetto della memoria numeri e lettere siano disposti in un certo ordine affinché intervenendo i motori e i formatori anche gli altri memorabili possano prendere forma. Infatti come vedi sono disposti così ordinatamente che la stessa lettera o lo stesso numero non può capitare mai nella stessa circonferenza o raggio. Con questa figura si possono studiare molte cose straordinarie, ma non è questo il luogo. Che tuttavia sia posta con questo proponimento non lo voglio dimostrare ma solo affermare. Dico solo che se si studia con attenzione quest'arte coi principi qui spie83

--~--~~_...-..I

gati, si può acquisire un 'arte figurativa" tale da fa~or~re i~ modo straordinario non solo la memoria ma anche tutti gli altri poteri dell'anima. § III Da principio dobbiamo notare che anche negli aggiunti v'è proporzione tra eccesso e difetto, addensamento e rarefazione, passato e futuro, distanza e vicinanza, come dettagli riferiti alla misura dell'uomo, o a una metà, alla vista, e al tempo presente in cui deve essere la memoria. §IV Alcuni aggiunti sono animati, e possono intervenire come strumenti, come agenti, circostanti e effetti; altri sono inanimati e servono semplicemente come arnesi adiacenti e azioni. Degli animati però, alcuni sono partecipi di ragione e perciò adatti ad ogni azione e passione e a un comportamento neutro. Altri mancano di ragione e a loro (com'è abbastanza manifesto) in generale le parole non si addicono. §V Ce ne sono di naturali, di artificiali e altri che dai sensi esterni sono penetrati nei sensi interni. Certi si formano nei sensi interni e le loro specie sono: Forma, Similitudine, Immagine, Figura, Esemplare Carattere e Segno, distinte secondo significati formali, com'è indicato nelle osservazioni esposte nella Clavis Ma-

gna". 87

Arte figurativa, nome debole per indicare l'arte dell'intelligenza artificiale. Ecco perché intitola alle immagini la CM.

88

V. CM I Libro, cap. VI e VII, pago 64.

84

§VI Per quanto riguarda la loro grandezza, conviene che gli aggiunti siano commisurati ai soggetti come accade in natura altrimenti si perdono con facilità impedendo o disgregando la vista della fantasia. Non c'è dubbio che un carattere minuscolo richiede una lunga ricerca in una grande pagina, e a stento si trova dopo che lo si è cercato. Anche l'albero che con la sua mole riempie lo spazio non rende ben manifesta la sua figura. In questi casi, se si tratta di cose modeste e perciò sfuggenti alla vista della fantasia, si mostra assai utile l'accorgimento di alcuni artisti di aggiungere qualcosa ai soggetti, altri uniscono all'aggiunto la forma cui è solito aderire e accompagnarsi. L'arciere gli porge la freccia, lo scrittore la penna e il sarto l'ago. Nella connessione, annessione, antecedenza, concomitanza e conseguenza risiede tale forza da rendere visibili le cose invisibili, pienamente sensibili le intelligibili, e comprese con facilità anche le cose di senso difficile. § VII Per quanto riguarda la qualità, devono essere cose illustri, che sanno scuotere I'ìmmagìnazione e il pensiero in modo da provocare sentimenti di meraviglia, timore, gioia, tristezza, amicizia, inimicizia, orrore, speranza, stupore, sospetto e tutto ciò che scatena prepotentemente emozioni intime. Perciò si badi di non sbagliare travisando il senso del nostro precetto per il fatto che abbiamo elencato simboli, insegne, caratteri, e sigilli tra le specie degli aggiunti, infatti tutti questi vanno integrati con quanto anzidetto sulla quantità, e fissando l'attenzione su quanto risulta dalle osservazioni della Clavis Magna", che cioè nessun ingresso può aprirsi dai sensi e dalla fantasia alla facoltà memorativa se non tramite la cogitativa. 89

V. CM, I Libro cap. XV, pago 74 col rinvio speculare al De Umbris.

85

§ VIII Per ciò che riguarda la relazione è opportuno che gli aggiunti non siano accostati ai soggetti quasi a caso e come capita: si devono riferire come contenuto e recipiente, vestito e corpo, pupillo e tutore, reciprocamente connessi in tal modo e fino al punto che nessuna bufera li possa separare. Vanno collegati in ogni parte con ogni parte come cose pertinenti o estranee, ordinate o disordinate, che stanno ferme o si radunano e deve accadere dovunque che il concetto di uno si colleghi al concetto di un altro. Chi infatti saprebbe concepire l'aggiunto Dignità regale scisso da ogni soggetto? Vanno intesi pertanto insieme gli aggiunti con i soggetti e si faranno avanti come lettere scolpite sulla pietra, senza svolazzare come mossi dal vento né confondersi come capita alle figure tracciate con linee di sabbia. §IX Si veda che gli aggiunti agiscono sui soggetti e nei soggetti, o patiscono dai soggetti o per i soggetti. Si devono ritenere comunque vivificati da un'azione o passione per poter risvegliare la vista interna con un movimento o un sussulto. Devono errare, attraversare, passare sotto, andare verso, partire, accompagnare, salire, scendere, incontrare, deviare, evitare, tralasciare per smuovere qualcosa, spingere, tirare, escludere, cedere, girare, aborrire, raffrenare, vessare, scagliare, ritorcere, rovesciare, essere demoliti, distruggere, erigere, sollevare, estirpare, distendere, cancellare, asciugare, sottrarre, vuotare, attingere e con tutti questi movimenti gli aggiunti non si scollegano né spostano, ma si fissano ancora di più, perché la facoltà della fissazione e della costanza risiede nello stesso movimento. Non devi perciò temere che queste cose non si stabilizzino, infatti il moto continuo non manca di una sua stabilità per la quale è continuo, come dice il poeta quando chiama costante la sorte nella sua in86

costanza. Per il resto va mantenuta la misura nella varietà, moltitudine, velocità e lentezza, e non devono mancare le condizioni pertinenti alla qualità degli aggiunti. §X In che modo si eviti l'uniformità nei soggetti e negli aggiunti e quanto la varietà valga e sia consona alla natura, si può desumere da quanto sopra detto. Di qui quel verso famoso "Per tanto variar natura è bella", si possono peraltro collegare anche i medesimi aggiunti a soggetti diversi, ma solo se sono lontani e con molti intervalli di distanza, coinvolti in azioni diverse e atteggiati secondo diverse specie di abitudini. § XI Gli aggiunti hanno in comune coi soggetti anche il bisogno di conseguire quella distinzione per cui quelli che riguardano un soggetto non abbraccino quelli che sono di pertinenza di un altro, ma fuggano ogni continuità, connessione, affollamento e mescolanza. Infatti, se gli aggiunti di soggetti diversi tollerano da ogni parte azionie movimenti, quasi tenendosi l'un l'altro per mano e occupandosi di altre attività, invano li chiamerai al tuo servizio,

87

9) Il giudizio dal quale si apprende che quella è la tendenza di quell'immagine.

Lo strumento

III

I Ci resta ora da precisare qualcosa sullo strumento di cui l'anima si serve a questo proposito. Infatti, per una completa conoscenza, all'agente non basta possedere il metodo di imprimere la forma e formare il soggetto in particolare, ma anche, quando se ne offra l' opportunità", è pregio dell' opera non omettere < di spiegare> cosa sia nella sua essenza il veicolo della forma dall'agente al soggetto, e anche quale debba essere e come vada esaminato. Il Nove momenti concorrono a richiamare allamemoria e a memorizzare. 1) L'attenzione precedente, per cui all'inizio un senso interno o esterno è in atto perché attivato da un oggetto. 2) L'appello dell 'immaginazione, quando il senso già attivato in via mediata o immediata risveglia l'immaginazione. 3) Il movimento passivo dell'immaginazione, costretta ad investigare.

5) Lo scrutinio tendendo il quale l'immaginazione

investiga.

6) L'immagine come specie memorabile 7) La tendenza dell 'immagine, vale a dire il rapporto per cui ora, avendo escluse le altre, diventa memorabile. 8) La presentazione della tendenza di quella, che renda così presente la tendenza.

88

j

canza del nome della funzione e della sua considerazione ne precluse la via ali 'invenzione, poiché la radice della reminiscenza e della memoria da formare si nascose nelle cieche profondità di dense tenebre. Questo strumento dunque, nella facoltà del pensiero è paragonabile a un bastone tenuto in mano (donde puoi ricavare il senso del nome assegnato o meglio da assegnare) col quale stando fermi muoviamo, buttiamo giù e spargiamo un mucchio di castagne quando si cerca una data castagna in mezzo alle altre o tra i gusci. IV

dal quale questa è

4) Il movimento attivo con cui l'immaginazione subito investiga.

90

Da quanto esposto risulta facile ricavare la natura strumentale di ciò che chiamiamo batacchio o scrutinio91(vale a dire ciò con cui il pensiero indaga e discerne), che designiamo con un nome tanto comune perché non se ne è fatta alcuna menzione fino ai nostri tempi, e perciò esso manca del nome proprio e noto. La man-

Il concetto è ripetuto, l'A. vuole giustificare le sue affermazioni. e mancata rilettura.

Anche questo strumento si riconosce dall'azione. Infatti le proprietà di conservare e di rimembrare sono due, pur essendo in realtà una sola cosa, tuttavia vengono distinte secondo ragione, e ambedue poi sono differenti dall'immaginazione, ancor più tuttavia a mio parere sono diverse tra di loro. La facoltà di conservare si trova al confine tra le facoltà della memoria e dell'immaginazione e quasi le tocca. Si distingue pertanto la memoria dall'immaginazione, quando si cerca di cogliere l'intenzione di una forma immaginabile senza la forma, ma non si riesce a spogliare la forma della sua intenzione. Per questo accade che se

È un indizio di dettatura 91

V. "Asta" § I della Lampas Logicorum.

89

riteniamo molte cose insieme non possiamo nel contempo immaginarne molte. In questi casi pertanto ecco ciò chefa lo strumento, Discerne, Separa e Ordina ossia, se si preferisce parlare più propriamente è ciò con cui si opera il Discernimento, la Separazione e l'Ordine. Perciò la cogitativa si riserva la presenza di un solo immaginato tra i molti, cioè esamina un solo immaginato o l'immagine di uno solo tra le molte conservate. E come l'immaginazione prende qualcosa di quello che un pittore descrive in una parete, anche la memoria trattiene l'intenzione di quella pittura, così lo strumento ha ora la funzione ora di attirare ora di allontanare, o meglio, di ciò con cui viene operato l' allontanamento e l'attrazione di questo a quello anche se sono collegati reciprocamente, come accade nell'intreccio degli anelli delle catene e simili. Perciò fino ai nostri tempi, quasi guidata dalla stessa natura, l'arte emulava questa connessione con l'ordine dei luoghi, cosicché se non sapeva collegare una cosa all'altra, ordinava quello che era di uno dopo ciò che era dell'altro, di uno e dell'altro, dico, non secondo ragione e proprietà, ma imposto dall'effettiva posizione e a questa condizione andava a caccia dell'applicazione dell'immagine quasi tra cose estranee alla facoltà della memoria. Ecco quindi che il compito dello scrutinio consiste nel disporre in ordine le unità (così infatti chiamo i molti uno per concedere qualcosa ai censori delle parole) per poi radunarle coi sigilli92• Ed ecco come accade: avendo marchiato cento pecore ciascuna col proprio numero noto e diverso, come 1, 2, 3, 4, 5,6,7,8,9, ecc., quando vengono avanti all'improvviso, tutte insieme in gruppo, e ciascuna è di impedimento alle altre, come il pastore col bastone separa le pecore, quelle fa girare, queste batte, quelle attira, per disporre ciascuna nel suo ordine, così il pensiero, cacciate via velocemente le altre cose, sceglie e sistema una cosa dopo l'altra per merito dello scrutinio. Qui è illuogo di considerare, secondo l '~sempio, fino a che punto e come il 92

90

j

V. CM I, pago 177 - 200 e CM II.

pastore dalla memoria dell' ordine dei numeri ricava l'ordine delle pecore, che non avrebbe potuto ricavare dalle stesse. Così abbiamo inventato un'arte facile con cui plasmiamo le cose udite o viste con numeri convenienti al genere, con l'ordine dei numeri, poi concepiamo l'ordine della cosa sentita in modo che sapendo contare con facilità impariamo a ricordarli. Sulla formazione dei numeri con ogni cosa c'è qualcosa di nostro presso pochi. E la sua teoria93 sta nei libri della Clavis Magna94 dove si tratta dei numeri semimatematici. Alle persone di genio credo che basti l'aver mostrato qui il luogo, e se ora non spieghiamo quanto occorre, forse rispetto al luogo abbiamo espresso più di quanto basta. A noi infatti spetta pensare a pochi (perché ne siano grati95), non a tutti. V Lo scrutinio è dunque un certo numero ordinale con cui il pensiero tocca a modo suo le specie conservate e le separa, disgrega, accoglie, applica, trasforma, forma, ordina, e riporta all'unità. È detto numero perché non può venire collocato più convenientemente in alcun genere. Inoltre è un numero siffatto che nulla può rivestire o avere memorabilità' tramite altro da esso benché non mi sembri che sia noto ad altri, né definito da loro in alcuna maniera: esso è un principio che interviene di necessità nel processo memorativo (i luoghi hanno forza non in quanto luoghi, né perché immaginati, ma perché hanno tale numero latente nel loro ordine) e spieghiamo come meglio possiamo la natura delle due differenze, delle quali l'una comprende il solo genere, l'altra comprende la prima. Numero senza dubbio denominato dalla quantità di volte e 93

V. Lampas Logicorum,

94

V. CM I Libro,

"Asta",

§ I.

95

Trasparente richiesta di aiuti, forse il sogno del!' Accademia, ma poi il Risvegliatore davvero sarebbe stato capace di vestire i panni dell' Accademico?

III, cap. IV Terzo Sigillo Numeratore

e segg. pago 180 e segg.

91

detto secondo la differenza del numero denominato tramite la frequenza, con cosa risponderemo a chi ci chiede quante sono le pecore? E numeri denominati tramite la frequenza con cosa risponderemo a chi chiede quante volte le pecore sono venute al cospetto? Suo tramite soddisferemo l'interrogante. Quale posto occupa questa pecora? Che posto occupa quella pecora? E così si dice differentemente tramite la successione numerica. E che essa sia assunta sin qui in due modi è evidente quando risponde con primo, secondo e terzo quando corre o fa accorrere al suo primo secondo o terzo ordine, già nel proposito colla seconda si specifica la prossima differenza e non solo la prima. È infatti una serie pratica e non teorica quella che si basa non sulla ragione ma più propriamente sull'uso. E l'uso in verità si dà in due maniere, e cioè nella prima con una certa riflessione e una data abitudine, come nel caso di coloro che ricordano con l'ingegno, la ragione e l'intelligenza, sapendo che bisogna parlare di questo, e mettere prima questo, e dopo di questo segue quello e dopo di quello logicamente altro: in questi casi si dice propriamente che si ha reminiscenza, com' è palese dalla famosa distinzione tra questa e la memoria. Nella seconda senza apparente riflessione, ma piuttosto con un criterio più libero (ma non si può dire in assoluto), come ci accade quando possiamo ricordare voci appena intese, come quelle parole di Caronte in Merlino. "Est percor partes agrios labefacta ruinam" e in casi consimili nei quali non può esserci intervento della facoltà cogitativa né della virtù distintiva e perciò non può darsi memoria di loro, reminiscenza invece sì com'è chiaro a chi sa la differenza tra l'una e l'altra. Poiché tuttavia questo esempio non si riferisce alla memoria cui spetta ricevere e conservare, come abbiamo detto e provato nella teoria della Clavis Magna", né alla fantasia intesa in generale, nel cui ambito si include ciò che viene chiamato di 96

92

I rapporti tra fantasia, ragione (facoltà cogitativa), memoria e percezioni sensoriali appartengono alla psicologia, non alle magie di cui sono esperte alcune "studiose" di Bruno.

solito senso comune, essa non appartiene che alle cose che si segnalarono a loro modo o in toto o secondo le parti nei sensi particolari ed esterni". Né certamente tale esempio si riferisce alla facoltà cogitativa se essa è una facoltà percettiva e cognitiva, invece dobbiamo ammettere che l'esempio addotto non è tale da rientrare nel genere delle cose apprendibili e conoscibili. Qual è dunque mai la potenza interiore che può immettere nella memoria le voci percepite dall'orecchio e riportate al senso comune solo come nudi suoni? Se è la facoltà cogitativa (non volendo supporre un'altra potenza interiore altrettanto vicina alla memoria nell'inserire queste cose) certo non è la facoltà cogitativa nuda, ma armata dello scrutinio, col quale immette nel casellario della memoria non solo le cose che può quasi toccare con mano, ma anche quelle che con la mano non saprebbe raggiungere. Da quanto detto è chiaro che bisogna porre di necessità questo strumento, la cui mancanza precluse il cammino di molte invenzioni.

VI Il genere delle azioni compiute con lo scrutinio è diviso in cinque specie: Attenzione, Formazione, Mutazione, Riunione e Ordinamento, che invero sono note a pochissimi, infatti come non tutti quelli che vedono e odono sanno bene in che modo vedono e in che modo odono, e cos' è ciò con cui vedono e ciò con cui odono, così non tutti coloro che applicano, formano, mutano, riuniscono e ordinano sanno come e con cosa queste operazioni si effettuano. In genere e vagamente è abbastanza noto che l'anima

raziocinanie le produce, ma non proprio con quali potenze, facoltà e strumenti né, come sarebbe stato necessario, è apparso prima di noi qualcuno che abbia condotto ricerche più profonde di alcuni Arabi che si sono dedicati alla disciplina peripatetica e 97

Cenno alla memoria del corpo fisico.

93

I I

•••

hanno già toccato alcuni punti. Ma se volessimo divulgare tutto nei dettagli, affronteremmo un'impresa troppo vasta e difficile da comunicare, soprattutto perché di questi tempi vedo pochissimi veri filosofi, com'è significato nelle espressioni dell'introduzione, a parte che la novità di alcuni termini imposti dalle nuove invenzioni e le relative osservazioni, disturberebbe molti. Per tale motivo "ho taciuto per buoni motivi" e anche perché certi dettagli non competono strettamente a questo lavoro che è orientato specialmente alla pratica: bisogna pertanto fare massima attenzione a quello che sullo scrutinio diremo con quanto abbiamo elencato con ordine.

VII Per l'Attenzione è da notare che si dice che queste facoltà mantengono tra di loro analogia e ordine sicché il senso esterno riguarda i corpi, lafantasia i simulacri dei corpi, l'immaginazione le tendenze dei simulacri, l'intelligenza infine le nature comuni e le proprietà incorporee delle tendenze. Da questa analogia deriva, come abbiamo altrove dimostrato, che come esiste un'arte che adesca il senso esterno, l'attrae e lo lega, così ce n'è una che seduce e incatena il senso interno immobilizzandolo. Perché gli uccelli accorrevano alle uve dipinte da Zeusi? Perché la Venere scolpita da Prassitele con difficoltà veniva mantenuta pudica dagli amanti? Perché una certa

forma creata dalla mente dell'uomo applica la sua essenza all'oggetto dei sensi così da distinguerlo con più certezza e cura e l'Installa" là donde le specie principalmente e, direi, accanitamente si insinuano nei sensi. Inoltre benché, come sopra abbiamo detto, questo principio sia comune a tutti, tuttavia che sia uguale in tutti non è proprio sicuro, infatti quelli che possie98

94

Ottima descrizione del processo di proiezione che compiamo di continuo, spesso per renderei infelici.

do~o lo ~:ru~ento, cioè il corpo, più adatto e temperato, hanno anime pIU chiare.

VIII L'anima più chiara, più esposta alle divine Idee, accoglie meglio l~:or~e. d,egli og~e!ti, come chi è di vista più acuta distingue con pIU facilità e precisione. Infatti le forme nei corpi non sono considerate altro che immagini di idee divine e quelle che stanno nei sensi interni degli uomini, come possono venire chiamate meglio che ombre di idee divine, poiché sono tanto lontane dalla realtà delle naturali quanto le naturali distano dalla verità delle metafisiche? Suppongo che l'ingresso delle specie nell' intelletto avvenga per conversione alla luce che in noi muove l'intelligenza, piuttosto che con le forme delle cose fisiche entrate dai sensi esteriori. Tuttavia talora abbiamo un tipo di esperienza tal altra l'altro. Perciò conviene accettare ambedue le opinioni senza obiettare, e abbiamo altrove dimostrato che se conosci la filosofia più comune tramite queste considerazioni tu da solo potrai determinare in che modo ciò avvenga. Ma se in te la vista non ha vigore con l' attenzione, come puoi sperare di conseguire suo tramite l'immissione nelle potenze interiori dell'anima delle cose cono~ci~ili? Cos ',altro ~ no~ applica~e la mente se non avere gli OCChIChIUSI?Cos altro e chiudere gli occhi se non aggirarsi nell'ombra della morte (come si dice)? Forse non è stata trasmessa dalla verità delle cose fino alla bocca del volgo l'equivalenza tra chiudere gli occhi e l'esser morto?

,.. •• ••

IX Riguardo i.nvece ~a Formazione che segue l'attenzione, bisogna osservare mnanzi tutto che tutta la sua forza sta nel modo e nella specie di attenzione. Il potere di apprendere in genere infatti ha questo in comune con la materia, che in sé e per sé non è nient'al95

J

tro che grembo e ricettacolo: gli elementi non hanno ~ns~ o.dore: colore o sapore, è risaputo tuttavia che incontrandosi nel diversi ordini e gradi fanno comparire tutto il colore, il sapore e l'o?or~. Il fuoco accostato a un corpo risplende, su e presso matene diverse brilla in modi diversi, meglio e peggio. Il fuoco in sé c~rto non ha corpo né l'altro corpo ha in sé il fuoco, ma en~ram?l ce l'hanno per la virtù dell'attenzione. Ormai per ana.logla hai ~he

l'intelligenza segue la formazione come la memoria segue l attenzione, e tanto sarà migliore quanto migliore fu la precedente attenzione e la sua efficacia dipende in massima parte dal maneggio dello scrutinio. X Alcuni pretendono che siano forme di facile richiamo alla virtù immaginativa e al senso comune, quelle che, secondo loro, son~ di grande materialità e di modesta spiritu~l.ità, ~~ntr~ le forme di difficile richiamo sarebbero di grande spiritualità e di poca materialità. Certo ne sono persuasi perché le forme di materialità grossolana indugiano mentre il ~e~s? comun~ tenta di distingue~ re la spiritualità dalla loro materialità, per cm ~occa alla fo~ma dì restare fissata in quella, soprattutto se ne nceve una di poco spessore. Di qui per reciprocità in~erisco~o ch~ ~'~omo di ~e?t~ movimento nella cui anima si impnmono l sensibili trascorsi e dì migliore memoria. Tutte queste cose inducono per c.osì dire una sottile persuasione e insieme con le parole che le splega?O sono simili alle opinioni e ai discorsi di gente che sogna. ESSIcreano infatti certe specie memorative veloci, altre lente, alcune pronte, altre ritardate, certe rappresentate dal cavallo di Martino, altre dal cavallo di Giorgio, ma dire e sentire ciò non si adatta alla loro serietà. Checché intendano infatti, giammai si deve credere che la materialità agisca come materialità, ossia, per meglio ~ire, il corpo in quanto corpo: al contrario va affermato che mal dalla

96

materialità deriva azione, ma che dal più deriva il meno, dal massimo il minimo, che il corpo in quanto corpo non agisce ma ogni azione viene dalla qualità, maggiormente da ciò che è più spirituale della stessa qualità, e massimamente dall'incorporeo. Comunque siano intese dunque le parole di quelle celebrità non possono evitare di contraddirsi sempre e anche volendo concedere loro che le cose materiali agiscono più delle altre, perché durano a lungo e sono veicolo degli accidenti dai quali sono prodotte informazioni che durano nei corpi durevoli, e il durevole resta impresso meglio, questa spiegazione non si può accogliere né prendere in considerazione perché è subito rigettata dalle loro parole e dal parere di uno stomaco delicato. A parte il fatto che i più rozzi sono i più tardi e i più tardi più rozzi e non è d'ostacolo l'esperienza di diventare più me mori insistendo su una sola cosa che passando oltre con un' osservazione sfuggevole, perché verifichiamo pure e con certezza non minore che ricordiamo per sempre delle cose udite e viste o anche osservate senza insistere, mentre non conserviamo affatto cose viste e osservate più a lungo e con più attenzione. Pertanto la forza non sta nella durata dell'attenzione e nella corporeità, invece proprio nei contrari, soprattutto per quel che riguarda il corpo. Inoltre non è la durata che opera la fissazione ma l'azione dellaforma, tuttavia la durata sembra contribuire talvolta, perché qualche forma non è adatta o fatta per agire rapidamente, o per ricevere rapidamente il soggetto, e perciò 1'azione si perfeziona con l'indugio, perciò quanto più la forma è spirituale tanto più è attiva. Per questo il fuoco è il più attivo di tutti gli elementi perché è il più spirituale e il più potente nel cambiare tutte le cose in se stesso e, se ha materia, da solo cresce all'infinito. Esso inoltre agisce molto non per quantità e dimensioni, come per la materialità ma per la qualità assai intensa che suole conservarsi nella grandezza: e certo se tale qualità (come notano alcuni Platonici) potesse essere ridotta alla metà di quella grandezza si rinforzerebbe tanto che agirebbe con 97

• "

potenza doppia, se in una quantità mi?ima, enormemente più potente. Infinitamente più potente se In ~n atomo. Da qu~sto dunque si può considerare quanto sconsideratamente abbiano parlato i suddetti filosofi.

XI Di qui è anche chiaro quanto a sproposito i medici equini citino il detto "Non qualità ma quantità"(e infatti lo notiamo non senza utilità per ciò che riguarda la presente disciplina), mentre ~a affermato tutto l'opposto della loro proposizione. Ammettiamo pure che la qualità non conservi tanta virtù in una quantità sp.r?porzionata e che in molta quantità sia conservata molta qualIt~: mai tuttavia l'attività deve essere riferita alla massa e a tutto CIO che riguarda il principio della materia; anche per gli stessi giudici infatti l'estensione è ordinata a ricevere la qualità e la forma. Tuttavia si può sopportare se lo dicono i loro farmacisti, perché riscuotono il prezzo secondo la quantità che è nei pesi, nei numeri, e nelle misure, quale che sia la qualità dei semplici, dei farmaci e degli altri preparati, e perciò, come credo, uno di lor.o aveva iscritto nella sua insegna, nel nostro paese, "Non la qualità ma la quantità" , sebbene fosse noto che si riferiva a un porco dipinto al quale non si chiede come al cavallo di avere occhi regolari, orecchie piccole, nuca stretta, petto ampio, fronte altera, testa allungata, zampe snelle, e altre cose di questo genere, ma solamente di essere largo, lungo e pingue. Tuttavia non meno bene poteva in seguito essere trasferito dal porco a quello che si trovava dentro al negozio. "Non qualità ma quantità", come la buona madre che fece la dote alle figlie e laureò il figlio.

unendo si fa la trasformazione. Così chiariamo la loro natura. Eraclito disse: "Se tutti gli enti divenissero odori le narici li distinguerebbero tutti." Diciamolo più alla buona: se tutte le cose fossero convertite in polli eccetto le volpi, queste non avrebbero fame invano, poiché per loro ogni cosa sarebbe commestibile. Unica a poter trasformare a modo proprio tutte le cose è la fantasia dell'uomo, unica a poter divorare e gustare tutto a proprio modo è la cogitativa dell'uomo. La fantasia potrà giungere a tale genere di conversione (non senza l'azione del pensiero) affinché la facoltà cogitativa, non senza l'atto della fantasia, renda possibile ricordare tutte le cose. Ma ci si può chiedere se la fantasia deve convertire tutte le cose in un'unica specie o in molte: se le convertisse e le riformasse in una sola, non ci sarebbe più memoria di molte cose ma d'una cosa sola; se infatti tutte le cose fossero trasformate in pecore il lupo non moltiplicherebbe più le specie delle cose commestibili in modo da poter dire che qualcosa è per lui commestibile oltre una sola. Se le trasforma e riforma in più specie, saranno o finite o infinite. Se finite o determinate, occorre conoscere anche queste e determinarle, se indeterminate resteremo nello stesso punto in cui siamo, infatti è stolto tentare di conoscere le cose infinite. Occorre dunque conoscere la trasformazione non per distruggere la diversità sostanziale, né per eliminare gli accidenti propri di ciascuna cosa, ma affinché ogni cose diversa, con l'unica forma ad essa applicata, sia così formata a modo suo da subire la ragione del memorabile da una sola cosa e solo tramite essa. Così questo lupo ingoierà ogni cosa come se fosse una cosa sola, se tutte le sostanze e quelle che le seguono immediatamente avranno gli abiti d'un solo genere di accidenti.

XII Benché la Riunione e la Trasformazione siano due atti distinti, pure si fanno insieme, infatti la riunione si fa tr isformando e 98

99

stono visibilità così nell'anima memorabilità? Noi lo lasciamo allo zelo tuo, chiunque tu sia, lettore ingegnoso. Intuirai come trionfò l'invenzione di Pan dio d'Arcadia quando per primo mise assieme le canne agresti: queste che suonate con diseguale capacità non solevano un tempo armonizzarsi facilmente, appena dal solo fiato di lui le canne disuguali furono ridotte a un unico insieme di componenti, rimossa la dispersione e fatta 1'unione, facilmente primeggia solo.

A

Come innumerevoli lettere, se si potessero immaginare riferite alla stessa vocale al centro del cerchio, senza escludere che ogni lettera conservi la sua diversità, subiscono ciascuna 1'influenza di una vocale, e non è possibile che per l'applicazione d'una vocale una consonante perda la propria diversità essenziale dalle altre, che invece tramite quella può meglio presentare, proprio come da un solo fiato applicato a più strumenti vengono prodotti suoni diversi secondo la loro propria natura. Com'è dunque che, disperato, non ti decidi e accingi a pro curarti alcune delle innumerevoli possibili specie, da situare nel condominio dell'arte fantastica e cogitativa, con cui tutte le cose come in un libro riV'e-

100

XIII Per quel che riguarda l'Ordinamento sono state diffuse delle teorie, (benché poco i niente collegate con l'argomento) ma dipendenti da questo, che possono assai bene essere utilizzate, considerato quanto abbiamo spiegato. Principalmente dunque si dice che la reminiscenza si dà quando un movimento segue di necessità l'altro, o un movimento accompagna l'altro, sia che ciò avvenga per concomitanza di luogo, di tempo, di ragione, di natura, di artificio o in qualsiasi modo altrimenti positivo e con sequenza fissa. Allo stesso modo infatti passiamo dalla memoria della neve alla memoria dell'inverno indi a quella del freddo di qui ancora a quella dell'antiperistasi, di qui a quella che riguarda il calore nello stomaco poi a quella che riguarda la digestione e da questa all'appetito e a un cibo più ricco, alla forza, all'esercizio e così via. Similmente in tutte le altre cose. Se una cosa per natura è carente di ordine, va riferita ad altro che sia ordinato e vi si appoggi, certo deve sempre essere qualcosa di sensibile, per cui è detto a ragione dal filosofo razionale che l'ordine appartiene ai sensibili per natura propria e che non lo conosce fuori dei confini della natura. Perciò se gli chiedi: "Cos'è l'ordine?" risponde: "È il progresso della cosa secondo la via della natura." "Cos'è la mancanza di ordine?" risponde: "Uscire dalla via della natura." Queste sono le cose che vogliamo sentir dire sullo

101

strumento e lo scrutinio in particolare, e se le contemplerai più attentamente, non c'è nulla che impedisca di progredire ulteriormente, anzi rimuoverai con quelle ciò che ti sbarrava la strada agli atti successivi. E certamente non potevamo evitare di esporre in forma teorica le nozioni che di per se stesse possono integrare la pratica.

TERZA PARTE

I Passiamo ora a trattare la forma dell'opera. Come si fa nelle esercitazioni passiamo dalla descrizione degli elementi più semplici allo studio del composto integro e perfetto. Per prima cosa dunque a somiglianza di coloro che insegnano a muovere la mano sulla pagina prima di fissare gli occhi sui caratteri scritti, suggeriamo di preparare prima i soggetti da memorizzare per evidenziare in questo modo la loro virtù ed efficacia. Si prenda un soggetto comune e per

prima cosa lo si divida nelle sue parti maggiori che almeno secondo la regola fissata dall'operatore devono succedersi, e queste parti maggiori sono definite in precedenza soggetti più propri. Di qui si proceda alla suddivisione per definire le parti l'una con l'altra e con ordine percepirle nella successione reciproca, nel luogo della contiguità vera o stabilita si devono descrivere le altre parti che sono soggetti propri e individuali, e questi soggetti devono venire moltiplicati in proporzione all'ampiezza dei soggetti più propri e secondo l'opportunità di quelli che capitano, e delle sedi delle cose da aggiungere. II Dopo aver così disposto e ben memorizzato questi soggetti, si prenda un catalogo di diverse cose sensibili, che in primo tempo sono 25 di numero, poi cinquanta, poi cento: per acquisire gradualmente la disciplina desiderata grazie all'allenamento quando si vedrà chiaramente in che modo il loro ordine fornisce una memoria naturale, tramite i soggetti su cui sono disposte e applicate, e ti si presenteranno non meno ordinatamente che su una pagina scritta, in modo di poter risalire dall'ultimo al primo con la medesima facilità con cui dal primo si passa all'ultimo. Volendo, si può anche invertire l'ordine delle cose da riportare, cosa resa possibile dalla medesima percettibilità dei luoghi. 102

j

103

III Vista dunque l'efficacia dei soggetti passiamo alla natura degli aggiunti sui quali la memoria naturale si appoggia come su basi stabili. V'è pertanto un duplice genere di memoria, cioè dei termini e delle cose, delle qua,li l'una ammette semplicemente la necessità, l'altra invece in un senso particolare cioè per il fatto che si ritiene che la facoltà mnemonica si acuisca tramite essa per sviluppare la sua funzione. Infatti dopo aver sostenuto prove più pesanti di solito non avvertiamo una difficoltà e una fatica minore, o perché l'allenamento a qualche facoltà porta, capitando l'argomento e la frase, a ricercare nell'espressione le iniziali delle parole, o perché alle cose capita di ottenere un solo nome proprio e questo non abbastanza immediato, come quelli delle erbe, degli alberi, dei minerali?", dei semi e di altro genere dei quali basta avere un'idea superficiale, o infine perché spesso si offre l'occasione di profferire parole di cui appena conosciamo il significato.

IV Dei generi con i quali le cose si sovrappongono, si spiegano e a vicenda si presentano, tratteremo altrove. Per il genere di questa facoltà invece ti è stata abbastanza aperta la strada da quanto detto prima, e certo hai per ottima maestra e guida la natura sia interiore che esteriore, che sempre ti illumina con la ragione dentro di te e con gli oggetti presenti.

quelli che ci sono sembrati più utili, li spieghiamo in modi diversi secondo il luogo. Disapproviamo decisamente l'unico modo che gli antichi hanno impiegato fino ai nostri giorni, perché è laborioso, richiede molto esercizio e non è di acquisizione sicura da parte di chiunque.

VI Abbiamo perciò ristretto l'ampiezza e accorciato la lunghezza della scelta intrinseca poiché disperdendo e distraendo lo sguardo della fantasia, causava un impegno troppo grande, che con la difficoltà dell 'arte e la prolissità delle esercitazioni allontanava gli ingegni impegnati in occupazioni più degne. Infatti cosa accadeva? A ciascun soggetto si poteva collegare una sola lettera, di solito con un solo aggiunto pur avendo di certo innumerevoli differenti combinazioni e composizioni. Per tale motivo quello che sembra aver trasferito quest'arte dai Greci ai Latini'?', deride lo sforzo di certi Greci che pretendono di elencare le immagini delle parole, e prepararsele in modo da non perdere tempo a cercarle quando occorrano. Vedeva infatti che la moltitudine delle parole è infinita e perciò è ridicolo volerla raggiungere. Noi tuttavia abbiamo scoperto che non solo è possibile ma anche facile avere pronte immagini a ciascuna delle quali e a ciascun luogo applicare parole intere di ogni genere e farlo in molte maniere, come manifestiamo in molti trattati predisposti per intenti diversi. Al presente comunque si propone il modo seguente.

V Ti si potranno presentare innumerevoli modi in cui più termini si giustappongono, purché ti sia impratichito nell'uso della Clavis Magna'?", poiché quella è l'origine di tutte le invenzioni, e, 99 100

104

v.

CM, I Libro, pago 177 e Ad Herennium XXIV. La lingua per pensare, di cui tratta nelle opere latine, non la magia.

101

Cicerone, v. Ad Herennium XXIII, v. anche Cantus Circaeus.

105

Prima operazione sui suoni La fissazione delle ruote

§I Per preparare un' ordinata esercitazione in primo luogo si abbia una concezione chiara delle lettere, delle lettere, dico, spiegabili con le cose aggiungibili, che sono più idonee a produrre ogni azione nonché a ricevere tutte le alterazioni. §II Tra loro scegline trenta che concordano meglio col tuo sapere per fare l'espressione di 30 elementi che completano il numero, di quelle che servono in tre lingue diverse con diverse pronunce, e non è necessario istituire un triplice abbecedario perché alla A equivalgono l'alfa e l' alef, alla B la beta e il beth, e ugualmente molte altre alle altre. Quando invece le lettere greche eccedono le nostre, come psi, omega, theta impieghiamo queste e oltre a loro ci sono quelle ebraiche scritte coi caratteri propri. E così un solo abbecedario serve a tre lingue e a quelle che derivano da loro.

§ III Così senza indugiare 30 aggiunti si offrono con grande visibilità alla tua fantasia, mentre uno, tu o un altro, si prepara a rispondere prontamente che cosa si abbia secondo le singole lettere proposte ordinatamente e al contrario come pure progressivamente e disordinatamente. §IV Fatto anche questo, si proceda ad attribuire a ciascuna lettera singole operazioni appropriate: esse devono essere tutte percepi-

106

107

bili con gli occhi e incalzare col movimento del corpo. Tu ordinerai e stabilirai come ti sembrerà più giusto, per ora proponiamo agenti e azioni sotto figure di questa maniera. Licaone nel banchetto Deucalione nelle pietre Apollo nel pitone Argo nel bue Arcade in Cali sto Cadmo nei denti seminati Semele nel parto Eco in Narciso Tirreno marinaio in Bacco bambino Piramo in Ensete Mineo nel lanificio Perseo nel capo della Medusa Atlante nel cielo Plutone in Proserpina Ciane nello stagno Araene nella tela Nettuno nel cavallo Pallade nell'olivo Giasone nei tori Medea nel paiolo di Esone Teseo in Scirone Figlia di Niso nel crine paterno Dedalo nella struttura delle ali Ercole in Anteo Orfeo nella lira Ciconi in Orfeo Esaco nel precipizio Mennone nella sepoltura Arione nel delfino Glauco nell'erba

108

AA BB CC DD EE FF GG

In questi non si cerca che l'iniziale del nome dell' agente o dell' azione sia per forza la stessa della lettera rappresentata, è sufficiente infatti che entrambe siano tenute a significarla dopo averla determinata. Dapprima situerai dunque una ruota immobile dentro un 'altra immobile in modo che quella esterna mostri gli uomini e l'interna invece le azioni appropriate.

HH II

KK LL MM NN

00 PP

,

QQ

l1li

RR SS TT

VV XX yy

ZZ \jJ

\jJ

View more...

Comments

Copyright ©2017 KUPDF Inc.
SUPPORT KUPDF