Gaudì e la volta catalana

February 28, 2018 | Author: leoale2 | Category: Beam (Structure), Brick, Building Engineering, Engineering, Science
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Gaudì e la volta catalana Costruire in Laterizio n. 107...

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Laura Becattini

antoni gaudì

Il mattone e le evoluzioni geometriche della volta catalana Nelle Scuole Provvisorie della Sagrada Familia la ricerca progettuale di Gaudì utilizza forme della tradizione catalana per nuove geometrie e morfologie strutturali governate dalle leggi delle superfici conoidi originate da un fascio di rette parallele ad un medesimo piano

A

ntoni Gaudì, architetto catalano della fine del 1800 inizio 1900, è stato uno dei progettisti che, nello svolgere il proprio lavoro, non ha mai posto fine a quella vena di ricerca e sperimentazione che in genere caratterizza tutti gli architetti, perlomeno all’inizio della loro professione. Molti sono i progettisti che, ad un certo punto della propria carriera, dopo aver perfezionato delle soluzioni introdotte all’inizio, smettono di ricercare illudendosi che possano esistere delle risposte definitive da utilizzare in modo continuativo. Questo non è sicuramente il caso di Gaudì: la ricerca e la sperimentazione lo accompagneranno per tutta la vita e investiranno tutti i fronti, spaziale, strutturale, formale, costruttivo. Basti pensare al Parco Güell dove, ad un medesimo problema, l’architetto risponde con soluzioni disparate: pur utilizzando lo stesso tipo di materiale (la pietra) e sottoponendo la struttura alla sola sollecitazione di compressione, non esiste, dal punto di vista formale, un viadotto uguale ad un altro. Oppure,che dire di Casa Battlò e Casa Milà? Questi edifici,costruiti l’uno dopo l’altro, sorgono entrambi su Passeig de Gracia (all’epoca una delle vie più prestigiose) e presentano pressappoco la medesima tipologia dettata dal piano di Cerdà (la prima è centrale alla corte interna, mentre la seconda è d’angolo). Chi li visitasse non avrebbe problemi a coglierne la diversità. Per non parlare poi dei metodi di calcolo strutturale. Per raggiungere un medesimo risultato (sottoporre le strutture all’unica sollecitazione di compressione), si passa da un calcolo di tipo grafico nel Parco Güell a un modello funicolare per la Cripta della Colonia Güell. Ed infine la Sagrada Familia, il progetto che lo accompagnerà per tutta la vita,continuamente soggetto al cambiamento,dato

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che qui confluiranno tutte le scoperte di volta in volta maturate, e che costituirà comunque un nuovo campo di prova, come dimostrato dalla presenza del cemento sul campanile di Bernabè. Ma nessuna scoperta proviene dal niente e, di fronte ad un problema, soltanto immedesimandosi nel cammino di chi ha già provato a dare delle soluzioni, si può sperare di apportare un proprio contributo originale. Così per Gaudì la sperimentazione,e quindi l’innovazione architettonica, traggono sempre spunto da precise e approfondite conoscenze nei campi più diversi. Dotto in storia dell’architettura, geometria, scienza delle costruzioni, grazie agli studi universitari ed agli incontri fatti sul lavoro; profondo conoscitore delle attività manuali ed artigianali per l’esperienza vissuta sin da piccolo nella bottega paterna, dove comunque matura anche un amore ed una passione immensa per qualsiasi lavoro di questo genere; appassionato conoscitore dei processi ambientali e biologici, dato che sin dalla tenera età la malattia lo costringe a restare ore ed ore ad osservare la natura, finché da grande la curiosità per determinati aspetti dell’anatomia umana lo induce addirittura a recarsi negli obitori, Gaudì può essere ricordato come un architetto di cultura, spirito di osservazione, senso pratico e curiosità impareggiabili. Molti sarebbero gli aspetti da approfondire per avere un quadro completo di questo grande maestro, ma ci si soffermerà soltanto su uno di questi nella speranza di fornire degli spunti che permettano di comprendere meglio lo spirito e la metodologia con i quali il progettista catalano affronta il suo lavoro. Molto interessante risulta il modo con cui l’architetto guarda e riutilizza le antiche tecniche di costruzione.Infatti,una volta

CIL 107

Scuole Provvisorie della Sagrada Familia.

compreso appieno un procedimento costruttivo, Gaudì lo interpreta, gli attribuisce finalità nuove, ottenendo così risultati mai visti prima e rinnovando lo stesso procedimento inizialmente considerato. Persino gli operai, nonostante l’esperienza acquisita con gli anni, rimangono esterrefatti dei risultati raggiunti seguendo le semplici indicazioni dell’architetto. In particolare, uno degli esempi più emblematici è costituito dall’utilizzo del metodo costruttivo della volta alla catalana (detta anche boveda tabicada). Questo procedimento trae probabilmente origine dalla costruzione delle antichissime volte romane e si basa su due componenti fondamentali: manovalanze esperte che riuscivano a lavorare senza l’ausilio di disegni, ma seguendo semplicemente le indicazioni del capomastro,e l’impiego della rasilla,una mattonella di laterizio con spessore fra 1,5 e 2,5 cm, superficie di 15 x 30 cm e peso di circa un chilo, posta in opera con malta di gesso;tale tipo di legante garantiva innanzitutto una presa rapida (già dopo 24 ore gli operai potevano camminare sopra quello che avevano realizzato) e,aumentando di volume in fase di presa, metteva in pre-compressione i singoli elementi garantendo anche un certo grado di resistenza a trazione. Durante la posa in opera della volta, realizzata con vari strati di rasillas a seconda della necessità, non si utilizzavano centine, ma si ricorreva a semplici travi provvisorie, rendendo il lavoro veloce ed economico. Gaudì riesce a sfruttare i pregi di questo procedimento costruttivo, impiegato per le volte o al massimo per i solai, anche per altri tipi di strutture, facendo così emergere delle potenzialità ancora ignorate dalle stesse manovalanze. Riesce in tal modo ad edificare anche forme inconsuete al mondo architettonico.

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L’esempio più significativo in tal senso è senza dubbio rappresentato dalle Scuole Provvisorie della Sagrada Familia. L’intero edificio infatti è realizzato secondo i criteri costruttivi della volta alla catalana, adottati sia nella copertura che nelle pareti. Quando le Scuole furono commissionate i principali requisiti furono: economia di spesa (si trattava di un edificio provvisorio, e comunque l’intero cantiere della Sagrada Familia va avanti tutt’oggi grazie alle donazioni) e velocità di realizzazione. Quale materiale più economico del laterizio? Quale metodologia se non quella della boveda tabicada per rispondere alle suddette richieste? Così Gaudì per il suo progetto non si accontenta delle tradizionali forme delle volte, ma sfrutta l’occasione per sperimentare fino a che punto questo procedimento costruttivo possa venire incontro alle proprie ricerche geometriche e spaziali. Immagina una forma nuova, inconsueta all’architettura, ma governata da precise leggi geometriche, costituita da superfici conoidi, generate da un fascio di rette parallele ad un medesimo piano, che si appoggiano su due direttrici (una linea curva ed una retta), ottenendo così un’espressività di linguaggio e una qualità spaziale uniche. Gaudì raggiunge anche uno straordinario connubio fra geometria e statica dell’edificio, riuscendo così a semplificare le varie fasi costruttive. Nelle Scuole la copertura è costituita da due superfici conoidi unite mediante la direttrice retta. Questa viene individuata, nella realtà, da una trave metallica a doppio T, trave principale del tetto. Le travi secondarie di legno si appoggiano sulla trave metallica e sulle pareti dell’edificio, disposte secondo le generatrici della superficie. Sopra di queste viene disposto il manto di laterizio in doppio strato. Una volta realizzata la struttura,

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Prospetto posteriore.

Particolare della copertura vista dall’interno

Sezione trasversale.

Schizzo di una superficie conoide.

Pianta

non deve essere stato difficile per le manovalanze creare una copertura così singolare; bastava semplicemente seguire l’andamento delle travi di legno come nella realizzazione di una qualsiasi boveda tabicada,solo che stavolta le travi erano state disposte secondo inclinazioni diverse da quelle comunemente adottate. Anche le pareti sono dei conoidi e sono realizzate con un doppio strato di laterizio, ma, diversamente dalla copertura, non è riscontrabile al loro interno nessuna struttura di supporto (per esempio pilastri). Quale procedimento può aver adottato Gaudì per semplificarne la costruzione? La risposta giunge, illuminante, dal singolare modo di operare di un altro grande progettista: l’ingegnere Eladio Dieste. Se si immaginasse di individuare a terra il perimetro dell’edificio e s’innalzassero dei portali provvisori con l’architrave disposto lungo la direttrice retta del conoide, si potrebbero collocare dei fili, dall’architrave a terra, secondo la disposizione

delle generatrici e quindi iniziare la posa in opera del laterizio seguendo l’andamento di tali fili. La realizzazione del paramento murario non risulta poi tanto diversa da quella effettuata sulla copertura. Dal punto di vista statico, è possibile affermare che le pareti raggiungono la necessaria resistenza grazie alla loro forma particolare, anche con spessori che si aggirano intorno ai dieci centimetri.Appare ormai fin troppo evidente l’enorme contributo apportato dall’architetto catalano al procedimento costruttivo della boveda tabicada. Non bisogna fra l’altro dimenticare che le innovazioni introdotte in questa metodologia costruttiva (realizzazione di superfici particolari, inusitate nell’ambito architettonico, e realizzazione di strutture ed elementi diversi da quelli suggeriti dalla tradizione) possono essere apprezzate in molte altre opere gaudiane. Basti pensare, per esempio, alla Cripta della Colonia Güell dove le scale di collegamento alla chiesa superiore sono realizzate grazie all’uso delle rasillas disposte se-

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CIL 107

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5 Dettaglio della facciata posteriore.

Spaccato assonometrico. Legenda 1. mattone di laterizio 2. mattonella di laterizio 3. trave di legno 4. gettata di calce 5. mattone di laterizio 6. sottofondo di pietra 7. calcestruzzo

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condo una superficie elicoidale cilindrica. Tornando alle Scuole è sorprendente la sensazione di leggerezza, fluidità ed eleganza che si percepisce guardando questo edificio, soprattutto se si pensa che una forma così singolare è stata realizzata con l’utilizzo di un elemento modulare ‘rigido’ quale può essere il mattone, ben diverso dal cemento armato così diffusamente utilizzato oggigiorno. Compare, anche in questo edificio, la consueta verità costruttiva del Gaudì maturo: il basamento di pietra, che corre lungo tutta la parete esterna, richiama il sottofondo della pavimentazione interna realizzato anch’esso in pietra per isolare dall’umidità proveniente dal terreno. Nonostante la sobrietà dei materiali utilizzati,anche qui si può apprezzare la grande attenzione che l’architetto pone per il dettaglio: dietro ogni particolare, apparentemente decorativo, si nascondono sempre ragioni funzionali. Le finestre, ad esempio, sono incorniciate lateralmente da stipiti di mattoni e, sopra, da una graziosa tettoia parapioggia.

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Tutti questi elementi svolgono un compito fondamentale: determinano la possibilità di inserire una superficie piana sulla parete conoide, permettendo, quindi, di creare delle aperture; osservando gli stipiti si può constatare che il loro spessore non è costante, ma varia man mano che la struttura si innalza. Anche la finitura di bordo della copertura, che richiama il colore del basamento di pietra (quasi che Gaudì avesse voluto evidenziare le direttrici curve dei conoidi), non ha carattere esclusivamente decorativo: protegge le pareti esterne dal deflusso dell’acqua piovana,grazie alla piccola fessura esistente fra questa ed i mattoni disposti sotto la gronda. Corre l’obbligo, infine, ricordare che l’edificio esistente tutt’oggi è una fedele ricostruzione della struttura originaria andata distrutta a causa di un incendio nel 1936. ¶ Bibliografia J. Bonet, Las Esuelas de la Sagrada Familia, Editorial Escudo de Oro, Barcellona. AA.VV., Gaudì, la ricerca della forma, Jaca Book, Milano, 2003.

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