Galateo a Tavola

December 20, 2018 | Author: netsurf1113852 | Category: Glasses, Soap, Dishwasher, Wine, Knife
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Roberta Bellinzaghi Roberta Mascheroni

Testi: Roberta Bellinzaghi, tranne la sezione “ABC delle buone maniere” che è di Roberta Mascheroni. Progetto grafico e impaginazione: Layout Studio Redazione: Reda zione: Lalla Riccardi  Per informazioni e segnalazioni: [email protected]  www.giunti.it © 2011 Giunti Editore S.p.A. Via Bolognese, 165 - 50139 Firenze Via Dante, 4 - 20121 Milano ISBN: 9788873075721 Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl Prima edizione digitale 2011

Testi: Roberta Bellinzaghi, tranne la sezione “ABC delle buone maniere” che è di Roberta Mascheroni. Progetto grafico e impaginazione: Layout Studio Redazione: Reda zione: Lalla Riccardi  Per informazioni e segnalazioni: [email protected]  www.giunti.it © 2011 Giunti Editore S.p.A. Via Bolognese, 165 - 50139 Firenze Via Dante, 4 - 20121 Milano ISBN: 9788873075721 Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl Prima edizione digitale 2011

SOMMARIO Introduzione Parliamo della tavola

L’uomo a tavola Il tavolo tavolo da pranzo Una tavola perfetta

A tavola tutti i giorni

La prima colazione colazione Il pranzo di mezzogiorno mezzogiorno Un intermez intermezzo zo pomeridia pomeridi ano La cena I ba bambini mbini e la tavola tavola Gli animali e la tavola Una Un a tavola speciale

Suddividere ili l lavoro lavoro Le bevande Come Co me apparecch appa recchia iare re  Assegnare  As segnare i posti i posti Ser vire vire in tavola Tante occasioni tante tavole Vacanze, Va canze, relax, libertà... libertà... ma proprio propri o da tu tutto? tto? L’a L’ arte di saper mangiare mangiare

Cib i e posate Cibi Come comportarsi

Invitare In vitare ed essere essere invitati

Come inv Come i nvitare itare Ricevere Ric evere gli ospiti Essere inv i nvitati itati

L’ABC L’ ABC delle buone buo ne maniere

Dall’accoglienza allo zucchero nel caffè Diario della tavola

Referenzze iconografi Referen iconografiche che

INTRODUZIONE

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a tavola, intesa come condivisione di colazione, pranzo o cena, è sempre stata occasione di incontro, confronto e scambio. Luogo fisico e al tempo stesso virtuale, memoria di tradizioni passate e momento di sollecitazione sensoriale, ha ancora nella società un ruolo centrale. Non ne modifica l’importanza il fatto che il tempo dedicato alla tavola sia sempre più breve e frammentario. Mangiare fuori casa almeno una volta al giorno è un’abitudine e una necessità per una buona metà della popolazione. Ci si sposta di più in auto, con treni e aerei, adeguandosi necessariamente agli orari e alla compagnia che i viaggi impongono. I bar, i self service, le trattorie o i ristoranti diventano crocevia di una moltitudine quanto mai variegata di tipi umani, ciascuno con i propri gusti e le proprie abitudini. Colazioni al bar o all’autogrill, pasti di lavoro o occasioni di pura socializzazione, spuntini consumati in “solitaria compagnia” di perfetti sconosciuti, cene in famiglia, con vecchi amici o ospiti occasionali e a volte stranieri, aperitivi glamour e snack saccheggiati dai distributori automatici scandiscono le nostre settimane. E di tanto in tanto si verificano anche le “occasioni speciali”, i momenti formali o affettuosamente celebrativi che richiedono un’attenzione e una cura particolare. Il tutto si traduce in un bisogno da parte delle odierne “famiglie” (tradizionali, monoindividuali, plurinucleari, allargate, su più fronti, case o città) di una nuova “bussola” con la quale orientarsi e trovare la giusta misura a fronte delle tante questioni che la globalizzazione, con il conseguente cambiamento dell’economia, la facilità di spostamento, la “virtualità” dei rapporti, hanno portato nella quotidianità di ognuno. Sentirsi e far sentire gli altri a proprio agio, vivere gli aspetti della cucina e della tavola con naturalezza, porsi in equilibrio con le più diverse situazioni sono un impegno non semplice, che speriamo questo manuale possa almeno in parte alleviare. Con indicazioni da non considerare come rigide imposizioni, ma semplici consigli o promemoria su convenzioni che ci insegnano ad accogliere nel migliore dei modi gli amici, a preparare per loro una tavola piacevole, a offrire e condividere qualcosa di buono e di bello. Consigli e suggerimenti preziosi che non conferiscono rigidità alla vostra ospitalità, ma la rendono simpatica, garbata e raffinata seguendo l’antico detto per cui “la miglior eleganza è quella che non si fa notare”.

L’UOMO A TAVOLA



angiare per l’uomo significa partecipare al grande ciclo della vita, quindi si può dire che il cibo è il filone lungo il quale si è svolta tutta la storia dell’umanità. Una volta gli uomini si sedevano attorno a un fuoco e condividevano il cibo, oggi si siedono attorno a una tavola e condividono il cibo. Tutto sembra così diverso, eppure il gesto è sempre quello. La tavola è legata al cibo, il cibo alla vita, la vita alle relazioni, le relazioni alle buone maniere o, se volete, al galateo. Tutti a tavola! Quante volte questo invito è rimbalzato da un angolo all’altro del pianeta, pronunciato in tutte le lingue e sotto ogni cielo. Quante volte nel vostro immaginario la tavola ha assunto valenze diverse, a seconda delle circostanze più o meno liete rivisitate dalla vostra memoria. La tavola, al di là dell’oggetto che la concretizza, è soprattutto uno spazio attorno al quale l’uomo celebra la relazionalità con l’altro da sé. Naturalmente, come qualsiasi gesto che accomuna gli esseri umani, anche quello del nutrirsi ha nel tempo, anche se in modi diversi, acquisito un suo rituale specifico, è stato cioè in qualche modo codificato affinché ognuno potesse condividerne un linguaggio comune. Non si tratta di imparare alcune regole, o di educare altri, quanto di abituare voi stessi, magari proprio attraverso qualche norma che faccia da filo conduttore, a interagire nel migliore dei modi con l’ambiente che vi circonda. Questo libro parla di voi, delle vostre tavole e, soprattutto, del vostro riunirvi attorno a esse nelle più disparate situazioni e con una gran varietà di vostri simili: dai familiari agli amici, dai colleghi di lavoro ai conoscenti occasionali, dal simpatico e, perché no, all’antipatico che proprio durante un pasto può rivelarsi molto più piacevole di quanto avreste immaginato. Eccovi dunque al cuore della questione e al perché è pur sempre necessario conoscere alcune norme di comportamento che vi facilitino il compito di sapervi adeguatamente comportare a tavola in occasioni molto diverse fra di loro e, soprattutto, con un così eterogeneo numero di persone.  Anche a tavola il galateo non pone limiti astrusi ma, al di là della forma esteriore, fa porre l’attenzione su gesti che alla fine risultano i più adeguati alla situazione specifica. Per esempio, se il vostro vicino di tavola per prendere il sale vi passa direttamente sotto il naso, non solo è un maleducato ma quel gesto si trasforma in qualcosa di fastidioso per voi, e viceversa, naturalmente. È pur vero che intorno a una tavola ci si dovrebbe sempre e comunque rilassare, godendo di un momento di semplice autenticità insieme con gli altri. D’altra parte, volendo invitare un personaggio per una cena “importante”, dovrete pur sapere come presentare una tavola all’altezza della situazione. Non è certo piacevole dover rinunciare, per  esempio, a un piatto di ostriche perché non si sa come mangiarle oppure a una succosa arancia che non vuol proprio saperne di farsi sbucciare da voi.  Allora, cercate di imparare questo codice condiviso, così da destreggiarvi con naturalezza fra piatti, bicchieri e posate, cibi e bevande, accoglienza e conversazione. Una tavola non deve essere necessariamente perfetta, ma è importante che sia armonica nel complesso dei suoi componenti, voi compresi. È questa l’essenza del galateo: un’armonia di insieme che non presenta note sgraziate o fastidiose dissonanze. In ogni caso, niente paura, oggi tutto scorre velocemente e anche il rapporto con la tavola ha acquistato una leggerezza più consona ai nuovi ritmi della vita, sappiate quindi adattarvi alle varie circostanze, senza dimenticare che cortesia e buon gusto sono i primi ingredienti per una buona riuscita in qualsiasi situazione. Basta solo risalire a pochi decenni fa, per trovare un atteggiamento ben diverso da quello di oggi nei confronti di un corretto approccio con il cibo e la tavola. Pensate solo alla cadenza dei pasti,

che una volta era regolata da precisi orari ai quali difficilmente vi potevate sottrarre. La famiglia stessa ha subito una radicale trasformazione andando a interagire con tutto un complesso di nuove opportunità e proposte. Per non parlare della dirompente avanzata della tecnologia, entrata di prepotenza anche in cucina e sulla tavola. I canonici tre pasti quotidiani non sono più una regola inderogabile, ma spesso, nell’arco della giornata, sono sostituiti da una serie di occasioni nelle quali vi ritrovate per mangiare, sbocconcellare o gustare il cibo, a volte senza nemmeno la necessità di una tavola intorno alla quale sedersi. Questo però non significa anarchia, perché la società ha saputo aggiornare alcune norme di comportamento che, a partire da quanto già consolidato, aiutano a gestire con eleganza e disinvoltura nuove situazioni. Quindi, sì alle regole del galateo a tavola, per altro sempre valide, ma vissute con la consapevolezza che si può anche “trasgredire”, purché entro i limiti dettati dal rispetto verso gli altri e, soprattutto, senza cadute di stile. Per esempio, se il galateo non prevede di portare alla bocca il cibo con le mani, in occasione di un rinfresco nel quale sia previsto il finger food , o di un incontro informale a base di pane e salame, un conto sarà servirsene con eleganza e con due dita e un altro impiastricciarsi fino ai gomiti. Naturalmente, può capitare di non essere sempre all’altezza della situazione, e non sarà certo una posata usata in maniera sbagliata a far di voi dei cattivi commensali, quanto un comportamento scorretto nei confronti di chi vi circonda. Potreste, infatti, essere campioni di “etichetta” ed essere considerati comunque pessimi compagni di tavola.  A tavola i vostri sensi sono tutti presenti e all’erta, così accontentate il gusto e l’odorato con buoni cibi, la vista e il tatto con una gradevole presentazione e l’udito con una simpatica conversazione. Ma, soprattutto, ricordate che presentarsi a tavola con un atteggiamento cordiale, stemperando con garbo qualche contrattempo e tenendo ben presente che ognuno porta con sé il suo piccolo limite, sul quale è sempre possibile sorridere, è il miglior condimento per ogni cibo. Vedrete che ottenere ottimi risultati non è poi così difficile! Sarà un cocktail di vari ingredienti a fare di voi qualcuno che si invita volentieri, o dal quale si desidera essere invitati. Fra questi c’è certamente la buona educazione, mangiare con chi trangugia il cibo e tracanna le bevande non è gran cosa. Questo però non basta, dovrete imparare a miscelare in giusta misura garbo e gentilezza, capacità di comunicare ma anche di ascoltare e, in più, non guasterà un pizzico di saggia accettazione spolverata da un velo di umorismo. La vicenda del cibo è semplice, così come il piacere di condividerlo, ma molte volte l’uomo ama complicare la propria vita creandosi un’infinità di problemi e incertezze, spesso assolutamente ingiustificati.

IL TAVOLO DA PRANZO



ucina, soggiorno e sala da pranzo, questi sono i locali dove sistemare il tavolo attorno al quale consumare i pasti. Se l’appartamento lo permette, il tavolo della cucina viene usato come piano di lavoro, quello del soggiorno per i pasti di tutti i giorni e quello della sala per quando arrivano ospiti di un certo riguardo. Naturalmente, sia il ritmo della vita sia la struttura degli appartamenti moderni difficilmente permettono questa distribuzione che, a parte ogni altra considerazione, rappresenta anche un onere economico. La sala da pranzo dei nostri nonni era un luogo affascinante, dove troneggiava un tavolo massiccio intorno al quale ci si riuniva nelle occasioni speciali. Solitamente al tavolo si riservava una particolare attenzione in quanto doveva colpire sia per la sua imponenza sia per la ricchezza con la quale veniva allestito nei giorni di festa.  Anche se il tavolo da pranzo rappresenta sempre il luogo dell’incontro, intorno al quale ci si racconta e si ascoltano gli altri, per molti motivi oggi le sue misure sono state ridimensionate, fino a farlo diventare, in casi estremi, un simpatico e funzionale tavolo pieghevole. Perché, in linea di massima, il tavolo moderno deve necessariamente fare i conti con spazi più ristretti e funzionalità. Proprio per questi motivi, sempre più spesso si opta per tavoli allungabili o trasformabili che, pur  mantenendo una piacevole estetica, permettono di usufruire di maggior spazio nella quotidianità, senza per questo dover rinunciare, quando capita, alla compagnia di qualche amico in più. Insomma, il tavolo si è adattato ai tempi rispondendo egregiamente alle esigenze dell’uomo moderno.

Forma e spazio disponibile La forma del tavolo riveste una grande importanza, sia rispetto allo spazio disponibile, sia per  quanto concerne l’accoglienza della casa. I tavoli rotondi o quadrati risultano più congeniali alle conversazioni, perché consentono di mettere tutti i commensali nella medesima posizione e alla medesima distanza, e inoltre danno alla stanza un maggior senso di intimità. Con tavoli rettangolari o ovali, invece, si porrà il problema di chi far  sedere a capotavola e chi al centro. Vedremo che, in ogni caso, alcune regole possono aiutare la padrona di casa meno esperta. In ogni caso bisogna tener conto di alcune semplici regole pratiche: tra il tavolo e il muro deve esserci uno spazio almeno di ottanta centimetri, mentre il passaggio per servire in tavola, calcolando anche l’ingombro di una persona seduta, sarà di circa centodieci centimetri. Ciascun commensale deve avere a disposizione uno spazio di circa sessanta centimetri, la larghezza del piano del tavolo deve essere di almeno ottanta centimetri, mentre la sua altezza non dovrebbe superare i settantacinque centimetri, per permettere ai commensali una corretta posizione della schiena. Inoltre, bisogna fare attenzione all’ingombro delle sedie: nulla è più spiacevole del doversi ogni giorno “incastrare” tra tavolo e sedia per potersi sedere a tavola. La scelta tra tavolo rotondo e tavolo quadrato è di solito dettata dallo stile dell’arredo della stanza, ma è bene tener presente che la forma rotonda consente di “stringersi” un po’ e ricavare facilmente un posto in più. In caso di spazi ridotti, anche un tavolo rettangolare può rivelarsi una buona soluzione: se accostato a una parete, l’ingombro per le sedute si limita di molto, lasciando una buona superficie

d’appoggio. Logicamente il tavolo dovrà essere in armonia con la casa e gli altri componenti dell’arredamento.

Tavolini e carrelli 

Fratello minore del tavolo, il tavolino è prezioso in tantissime circostanze. In un salotto,

sistemato su un bel tappeto fra il divano e le poltrone è il piano d’appoggio ideale per gustare il tè di metà pomeriggio o il caffè del dopo cena. Per appoggiare la tazzina, il bicchierino di liquore o il piattino con il dolce, questo simpatico complemento del vostro arredamento può dimostrarsi un vero amico servizievole. Non è semplicemente un elemento di arredo, ma quel tocco in più che parla della vostra personalità, perché riflette il piacere di condividere momenti di relax con gli amici. È particolarmente comodo il set di tre tavolini a incastro, che occupa pochissimo posto e all’occorrenza fornisce tre piani di appoggio indipendenti. Molto utile anche il carrello portavivande, una sorta di “tavolino con le ruote” che offre una serie di vantaggi. Sistemato a portata di braccio, consente di appoggiare e prelevare tutto quello che non trova spazio in tavola; evita interminabili andirivieni tra tavola e cucina; consente di trasportare comodamente piatti e vivande. Inoltre, sistemato in sala, sarà un ottimo piano su cui appoggiare bottiglie e bicchieri per un simpatico dopo cena. In una casa arredata in stile country, con tendine colorate, sarà indicato un bel tavolo rustico piuttosto che un pretenzioso tavolo ovale in legno lucido o con piano in vetro, viceversa, se la casa è improntata al moderno, con acciaio, vetro e pelle, non sarà molto intonato un fratino in legno massiccio. La disarmonia può facilmente creare un sottile disagio.  Anche la posizione terrà conto dello spazio disponibile. Un tavolo in posizione centrale, se la stanza lo consente, diventa un importante punto di riferimento. Ma se lo spazio è limitato, meglio addossare il tavolo alla parete, perdendo alcuni posti a sedere, ma guadagnando molto in termini di agibilità del locale. In ambienti piccoli si può sistemare un tavolo estensibile, da aprire quando si ha qualche commensale in più: anche se in qualche particolare circostanza ci ruberà un po’ di spazio vivibile, risolverà egregiamente il problema dei posti a sedere. Naturalmente problemi di questo genere non si pongono in case molto grandi o con struttura open space che danno la possibilità di sfoggiare tavoli di maggiori dimensioni, potendo così contare su un buon numero di posti a sedere. Un discorso a parte merita il tavolo della cucina: data la sua importante funzione deve essere soprattutto pratico e soddisfare al tempo stesso una piacevole vivibilità, particolarmente quando la cucina non è un locale a sé, e l’angolo di cottura fa parte dell’open space in cui si ricevono anche gli amici a pranzo e cena.

UNA TAVOLA PERFETTA

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a preparazione di una tavola perfetta richiede occhio, buon gusto, classe e un tocco di originalità. Gli accessori della tavola non sono pochi e dovranno sempre essere abbinati fra di loro, oppure in contrasto, ma, in questo caso, bisogna davvero fare molta attenzione a non cadere nel kitsch. Naturalmente, tutto sarà proporzionato alle vostre abitudini e alla frequenza con cui ricevete ospiti a casa. Non tutti offrono cene e pranzi di un certo tenore, nel qual caso la tavola sarà adeguata sia nella preparazione estetica sia nelle portate; più o meno a tutti, però, capita di avere ospiti, che siano familiari, amici o semplici conoscenti. Quindi è bene conoscere tutto quanto può essere necessario per fare sempre bella figura, anche solo con gli amici. Tutto cambia e oggi la maggior parte di voi è costretta a precise priorità che portano a privilegiare funzionalità e risparmio di tempo. Naturalmente la tavola, con tutte le sue implicazioni, non può che adeguarsi alle vostre esigenze, tuttavia non si può negare che sedersi a una tavola ben apparecchiata predisponga positivamente verso se stessi e verso gli altri. Dato che le circostanze in cui si apparecchia una tavola sono tante e varie, anche quanto serve a questo scopo cambia secondo le situazioni. Potrete dover usare la preziosa tovaglia di fiandra così come l’allegra tovaglietta di cotone a quadrettini, dipende, quello che importa è saper valutare il momento giusto per l’una e per l’altra e lo stesso si può dire per piatti, bicchieri e ogni altro accessorio. Ci possono essere tavole sfarzose o semplici, questo dipenderà dalle circostanze, l’importante è comunque che la tavola sia sempre accogliente e rispecchi la vostra disponibilità ad accettare con simpatia chi la condividerà con voi.

Tovaglie e tovaglioli Il tovagliato delle nostre nonne rappresentava un vero tesoro. Ben ordinata nell’armadio, ogni tovaglia era riposta con la massima cura dopo essere stata lavata e stirata perfettamente, così come il set di tovaglioli corrispondenti. D’altra parte tovaglia e tovaglioli rappresentano un elemento essenziale della tavola, tutti i giorni e in ogni occasione. Ricordate che la biancheria per la tavola non deve mai essere né inamidata né profumata, per  questo durante il lavaggio non utilizzate saponi o detersivi dall’odore forte, poiché potrebbero lasciare una traccia sgradevole durante il pasto. La tovaglia può avere dimensioni e forme variabili, così come diversi saranno tessuti e colori. Dovendosi adattare alla tavola sulla quale verrà posta e all’occasione per la quale si apparecchia, la tovaglia è l’elemento base su cui poi costruire la vostra tavola. Uno dei requisiti fondamentali è la dimensione che dovrà risultare di circa trenta centimetri più abbondante per lato del piano di appoggio, solo per eventi importanti la tovaglia potrà scendere fino a circa venticinque centimetri dal pavimento. La tovaglia con caduta a terra è riservata ai buffet, anche perché, non essendoci sedie intorno al tavolo, risalteranno meglio eventuali ricami, pizzi o altre decorazioni. In questi casi, se la tovaglia non è a filo del pavimento, meglio lasciarla cadere abbondantemente e ripiegarla sotto il tavolo così da evitare che gli ospiti la calpestino o ci inciampino. Gli scopi della tovaglia sono fondamentalmente tre: decorativo, per abbellire e rallegrare la tavola e l’ambiente, protettivo, per evitare graffi, macchie o danni al tavolo (a questo proposito si suggerisce

di utilizzare il mollettone posto sotto la tovaglia) e, infine, igienico. La tradizione vuole che la tovaglia sia prodotta in tessuti di lino o cotone, particolarmente assorbenti e leggeri, bisogna però anche considerare che questo capo deve essere lavato e stirato frequentemente, quindi bisogna considerarne una certa robustezza e, soprattutto oggi, la praticità.  Attualmente, i nuovi materiali prodotti all’insegna della comodità, rappresentano una sempre più agguerrita alternativa alla tradizione, proponendo le tecnofibre che, unite alle fibre naturali, danno vita a una tovaglia che non si stropiccia e non deve essere stirata. Oppure si trovano praticissime soluzioni in carta, con modelli usa e getta, o ancora in materie plastiche, che rendono il tessuto impermeabile e dunque pulibile di volta in volta con spugnetta e detersivo. Va da sé che userete la tovaglia anche a seconda dell’occasione, per il compleanno del bambino non tirerete fuori dall’armadio la tovaglia di fiandra della nonna, ma comprerete una bella tovaglia a fiori, in cotone o di carta oppure plastificata. Per quanto concerne i tovaglioli il discorso è molto simile. Più la tovaglia sarà importante più dovremo abbinarle i suoi tovaglioli, che potranno essere per sei, dodici, o ventiquattro persone, a seconda della grandezza della tovaglia. Per pasti più informali si potranno usare sia tovaglioli abbinati, sia altri spaiati che diano magari un tocco originale, sempre però con i giusti accostamenti fra disegni, colori e tessuti. Nulla vieta l’uso dei tovaglioli di carta, oltre tutto se ne trovano di veramente belli, ma sempre nell’ambito dell’occasione adatta, che può essere una cena improvvisata fra amici, una merenda, un tè, e solo se all’insegna dell’informalità. Il colore e la fantasia

Nel momento dell’acquisto di una tovaglia dovrete fare attenzione alla scelta del colore e della fantasia, che non potranno prescindere dal servizio di piatti e quindi dai colori predominanti sulla tavola. Se il servizio è decorato da una fantasia, la tovaglia dovrà essere a tinta unita con delicati colori pastello che richiamano il decoro dei piatti. Se invece i piatti sono bianchi o monocolore potete scegliere una tovaglia colorata, ricamata o disegnata, ma che comunque ben si abbini alla foggia e alla tinta base del piatto. Nelle occasioni importanti la tovaglia da preferire è sempre quella bianca, oppure crema o champagne, ricamata o con pizzi, che oltre a far risaltare l’argenteria non presenta problemi di abbinamento, inoltre è più facile da lavare e smacchiare rispetto a quelle colorate. Se non avete tovaglie adeguate all’occasione, potete impreziosire una tovaglia semplice sovrapponendone una importante in pizzo, magari troppo corta o piccola per essere usata da sola. Si può anche giocare sull’accostamento di due colori diversi, purché armonizzino fra loro e con il resto delle stoviglie. La tovaglia bianca non è invece indicata per colazioni all’aperto, che si svolgano a mezzogiorno e alla luce del sole, infatti in questo caso il bianco può risultare fastidioso per gli occhi.

La tovaglia di fiandra

Come non parlare della tovaglia di fiandra, regina indiscussa della tavola. La produzione ebbe

inizio in Belgio a partire dal XVI secolo e conobbe la massima fioritura tra il milleseicento e la fine del millesettecento. Costosissimi e preziosi, questi tovagliati furono per lungo tempo gli esclusivi arredi delle tavole aristocratiche. La Rivoluzione Francese, tra tutti gli altri, spazzò anche tale privilegio e la tovaglia di fiandra dovette adeguarsi alle esigenze e ai gusti della nuova classe dominante, la borghesia. Tuttavia, questo genere di tovaglie seguitò a scrivere e descrivere la storia del buon gusto e della raffinatezza a tavola fino ad arrivare ai nostri giorni. La tipica tovaglia di fiandra è di puro lino con disegni bianchi in lino opaco, tessuti su un fondo altrettanto candido ma lucido. Questo contrasto crea un effetto ottico di grande luminosità, mettendo ben in evidenza le diverse sovrapposizioni della trama e dell’ordito e definendo le immagini senza l’intervento del colore. Proprio l’alternanza di lucido e opaco e la varietà delle decorazioni sono le caratteristiche principali di questi tessuti che, tuttavia, sono prodotti, oltre che nell’intramontabile bianco, anche in una ampia scala di cromie: tinte varie, tenui come i pastelli oppure ricche e pastose come i rossi carichi, gli azzurri intensi e i verdi terrosi, con decorazioni prevalentemente floreali e

vegetali. Non mancano comunque esempi eccellenti di linea classica, rigorosamente bianca e misurata nelle decorazioni, veri “pezzi preziosi” da tavola, eleganti e raffinati. La table habillée Una formula ora di moda è la table habillée , in cui la tavola è letteralmente “vestita” con due tovaglie di diversa lunghezza, poste una sull’altra in modo che quella soprastante lasci intravedere il tessuto sottostante in un piacevole gioco di sovrapposizioni. L’effetto è molto elegante, ma si addice più a un tavolo rotondo che a uno quadrato e, soprattutto, solo per particolari circostanze come l’allestimento di tavoli da buffet. Se vogliamo realizzarla dovremo sistemare sopra il tavolo l’habillée , che arrivi fino a terra. Quindi stenderci sopra una tovaglia quadrata con una caduta di quarantacinque-cinquanta centimetri (misurati rispetto all’angolo del quadrato) o una rotonda, che abbia una caduta di almeno trentacinque centimetri.

Le tovagliette all’americana e i runner  È sempre più difficile apparecchiare la tavola secondo le regole standard, in parte perché le sontuose cene formali di una volta lasciano spazio a meno impegnativi buffet, in parte perché sembra che addirittura anche le tovaglie siano passate di moda. Sempre più spesso si vedono sulle tavole servizi all’americana, simpatiche tovagliette che vengono sistemate al posto di ogni commensale, oppure i cosiddetti runner, lunghe strisce che ricoprono la parte del tavolo occupata da piatti, bicchieri e posate. Fino a poco tempo fa questa soluzione veniva adottata solo per prime colazioni o merende, mentre oggi il galateo le prende in considerazione anche in occasioni più formali. Se optate per questa simpatica alternativa dovete però tenere presente che parte del tavolo rimane scoperta e quindi facile preda di macchie e di tutto quanto si può rovesciare, perciò almeno piatto, bicchiere, posate e tovagliolo di ogni commensale devono poter essere comodamente accolti dalla tovaglietta. Le misure ottimali dovrebbero essere quarantacinque centimetri in lunghezza e trentacinque in larghezza. Stanno molto bene su piani di marmo, di plastica, di legno, oppure possono far risaltare un tavolo con un piano particolarmente bello, che sarebbe un peccato nascondere sotto una tovaglia. Al contrario, per ragioni estetiche non andrebbero mai usate su tavoli con piano in vetro. Non è bello vedere che cosa combinano i piedi dei vicini! Un’idea originale è quella di utilizzare la tovaglietta o il runner come sottopiatto poggiato sulla tovaglia, dando così un tono più informale a un’apparecchiatura classica. Questo aiuta anche a delimitare lo spazio a disposizione del commensale, che non confonde così le proprie posate con quelle del vicino. Anche se ne esistono di molto eleganti, è preferibile utilizzare le tovagliette all’americana e i runner per occasioni informali, in famiglia o tra amici e, soprattutto, solo per la prima colazione o il pranzo di mezzogiorno.

I piatti  Anche il piatto non sfugge alla logica della necessità e della contingenza. Di solito si hanno in casa due servizi di piatti, quello da usare nelle occasioni speciali e quello per tutti i giorni, ma il numero degli elementi può variare a seconda dell’ambito sociale e della personalità di ognuno di voi che porta a dedicare più attenzione a determinate cose piuttosto che ad altre. In ogni caso il “classico servizio di piatti” segue regole ben precise adatte per servire qualsiasi tipo di pranzo a dieci o dodici persone, senza creare problemi di cambi.

La forma, i materiali e le situazioni 

Per i piatti si può scegliere tra svariate forme dal design piacevole e originale.

Piatto rotondo: classico e ottimo in ogni occasione. Piatto quadrato: indicato per presentare cibi in forma rotonda, quadrata o a rombo.

L’ingrediente principale va posto al centro per maggior risalto, mentre i quattro angoli possono essere utilizzati per disporre condimenti di vario genere (per esempio timballo di riso accompagnato da…). Al contrario, si mette il condimento al centro quando questo è particolarmente importante, disponendo ai lati quattro versioni diverse dell’ingrediente principale. Piatto rettangolare: più adatto a chef e ristoratori, è ottimo per presentare i tris o per ricette che consigliano la degustazione di alimenti in un preciso ordine.  Anche nella scelta del materiale del vostro servizio semplicità e sobrietà sono sinonimo di eleganza e permettono di esaltare le forme e le caratteristiche cromatiche dei cibi. In situazioni formali: preferite porcellana bianca con eventuali decori minimali come una riga dorata o argentata che corre intorno al bordo del piatto. In situazione informale e spiritosa: servizio in ceramica, maiolica o vetro, anche colorato per  esaltare il cibo con effetto cromatico di contrasto. Per un menu rustico: servizio in terracotta o anche legno. Gli indispensabili 

 12 piatti piani;  12 piatti fondi o fondine;  12 piatti da frutta o dolce; Inoltre si possono prevedere:  altri 12 piatti piani;  altri 12 piatti da frutta o dolce;  12 tazze da brodo con relativi sottopiatti;  12 piattini per il pane da mettere in alto a sinistra rispetto al commensale;  12 mezzelune per insalata da mettere a sinistra del piatto;  12 sottopiatti da mettere sotto il piatto piano e da lasciare sempre in tavola. I più usati 

 raviera per antipasti;  vassoio per i primi, rotondo oppure ovale;  pirofila da forno; portapirofila;  zuppiera;  ciotola media e grande da insalata;  salsiera;  coppe per gelato e dolci al cucchiaio. Per un servizio impeccabile

 piattino da burro con rispettivo coltello;  piatto per asparagi con griglia e sottopiatto;  piatto per ostriche;  piatto da portata per pesce (a forma di sogliola);  piatto per fonduta e bourguignonne;  piatto individuale per lumache (circolare e generalmente in acciaio, dotato di sei o più fossette in cui mettere i molluschi cucinati) con relativi piattini;  scifetta in legno per polenta con relativo coltello di legno;  ciotolina per pinzimonio (una per ogni commensale). Trovare in commercio un servizio completo di tutti questi componenti è piuttosto difficile o comunque costoso. In ogni caso è possibile completare il vostro servizio di piatti con accessori in vetro, cristallo o ceramica, l’importante è che siano di linea semplice così da adattarsi a qualsiasi tipo di servizio.

I bicchieri L’ammiccante lucentezza dei bicchieri sarà la prima a colpire il vostro sguardo di fronte a una tavola apparecchiata, a cui conferisce tono ed eleganza. La loro trasparenza crea giochi di luce e di riflessi. Oggi il bon ton non è più tanto rigido in materia, per cui la vostra creatività può esprimersi liberamente nel proporre anche vetri colorati, sebbene per il vino gli intenditori richiedono assolutamente una trasparenza neutra.

Occhio al bollino

Chi vuole acquistare un bicchiere di cristallo deve fare molta attenzione: a occhio nudo infatti è

molto difficile, quasi impossibile, riconoscere il cristallo dal vetro. La legge impone che sui prodotti in cristallo ci sia un bollino rotondo color oro che reca la scritta: “cristallo con ventiquattro per cento di piombo”. Purtroppo è in voga l’uso di bollini con scritto “cristalleria” o “cristallino”, spesso applicati su prodotti di vetro sonoro realizzato con meno del ventiquattro per cento di piombo. Per essere sicuri di ciò che si acquista si può richiedere il certificato di garanzia, che le ditte serie accludono al prodotto. Un altro elemento da tener presente in caso di dubbio è l’incisione. Solo il cristallo, più duttile ed elastico, sopporta l’incisione profonda, mentre il vetro al massimo può essere graffiato in superficie. Naturalmente, anche per i bicchieri vale la regola che più la tavola è importante più il bicchiere sarà all’altezza. Quindi, anche in questo caso tutto è legato alle diverse circostanze e occasioni.

Come per i piatti anche per i bicchieri non c’è che l’imbarazzo della scelta, spetta a voi innamorarvi di quello che più vi piace e decidere che dovrà essere presente sulla vostra tavola.  Anche in un pasto informale i bicchieri sulla tavola devono essere almeno due: uno più capiente per  l’acqua e un altro, leggermente più piccolo, per il vino, al limite si può aggiungerne uno ancora più piccolo nel quale servire un altro vino (se previsto). Un bel servizio di porcellana non può non essere accompagnato da un altrettanto valido corredo di bicchieri, il cui valore è formato da un insieme di elementi: il tipo di materiale, la lavorazione, la lucentezza, la forma piacevole e bene assortita con lo stile della tavola. La scelta è molto vasta: si va dal più semplice pezzo in vetro per la tavola di tutti i giorni al più raffinato cristallo di Boemia lavorato a mano. Tra questi due estremi esiste una grande produzione intermedia a diversi livelli, spesso tutti molto apprezzabili e adatti a ogni occasione. La lavorazione dei bicchieri più preziosi in cristallo è interamente artigianale: dalla soffiatura, alla realizzazione dello stelo e del piede, operazioni che aumentano lucentezza e preziosità. Ma anche il vetro può diventare, e a ragione, il vanto di una bella tavola. Naturalmente, come quello

in cristallo, il bicchiere di vetro può essere interamente lavorato a mano, così come può essere il risultato di una produzione in serie. Sarebbe ingiusto dimenticare i bicchieri da bibita, sempre più belli e colorati, spesso realizzati in materiali innovativi che rallegrano tavoli e tavolini, soprattutto in estate. IDEE E CONSIGLI I bicchieri, una volta lavati e asciugati, vanno mantenuti in posizione verticale al riparo da polvere e aromi intensi, perché è essenziale che il bicchiere, al momento del suo uso, non abbia odori “estranei” e sia pulito senza macchie, pelucchi o polvere. I bicchieri possono essere lavati in lavastoviglie, a patto che non si usino detergenti e saponi dagli odori molto forti e che siano ben risciacquati, in modo da eliminare qualsiasi piccolo residuo di sapone che comprometterebbe la valutazione visiva e olfattiva del vino. Particolare attenzione va inoltre posta quando si lavano bicchieri di cristallo in lavastoviglie: in questo caso meglio assicurarsi che siano ben distanti uno dall’altro in modo da evitare qualsiasi contatto che possa romperli. Il modo migliore di lavare i bicchieri rimane comunque il lavaggio a mano, con acqua calda e sapone neutro, aiutandosi con una spugnetta non abrasiva. Il risciacquo deve avvenire con acqua corrente alla stessa temperatura di quella del lavaggio: gli sbalzi termici, infatti, potrebbero incrinarli. Dopo averli sciacquati, si pongono capovolti sopra un panno morbido. Si asciugheranno con un canovaccio pulitissimo che non lasci i pelucchi.  A tale proposito sarà opportuno ripassarli con un panno da cucina prima di disporli sul tavolo.

Champagne, vino e bicchieri 

Lo champagne viene servito secondo la moda del momento o il gusto personale: a volte nella

classica coppa, altre nella suggestiva flûte. Il calice ideale resta la flûte, perché la forma della coppa è in realtà poco adatta a valorizzare il perlage. Per il vino, invece, gli intenditori hanno idee più precise, anche se a volte contrastanti tra loro. La maggioranza afferma che per poter dare una rapida valutazione qualitativa al vino occorre servirlo nel cristallo, che permetterebbe una perfetta analisi visiva data l’assenza di impurità e l’alta trasparenza. Per questo usano bicchieri senza alcuna sfaccettatura o decorazione, né sfumature di colore. Importante anche lo spessore, che non deve essere eccessivo. La principale funzione del bicchiere è quella di riequilibrare le sensazioni, sia olfattive sia gustative. Per un uso corretto il calice va afferrato “a pinza” sulla base, oppure direttamente sul gambo. La coppa non va tenuta con la mano per non scaldare il liquido e alterarne l’esame olfattivo. Ogni bevanda ha comunque il suo bicchiere: • Tumbler per acqua;

• Tumbler per vino rosso; • Tumbler per vino bianco; • Calice per vino rosso; • Calice per vino bianco; • Coppe per champagne; • Flûte per champagne; • Ballon da cognac; • Tumbler o high ball per cocktail; • Tumbler grande e medio per aperitivo; • Bicchieri per bibite analcoliche;

• Bicchieri per liquore; • Bicchieri per vodka; • Boccali per birra; • Tumbler per whisky. Le posate Una tavola formale che prevede l’uso di diverse posate può, a volte, creare un certo imbarazzo. Quante? Quali? Come usarle? Per prima cosa, le posate possono essere di diverso materiale e forma, andando dalle quelle semplici in acciaio per tutti i giorni all’argenteria per le grandi occasioni. In ogni caso, le posate vanno scelte in primo luogo per la loro funzionalità, poi per  l’estetica. Il coltello deve avere la lama più lunga del manico e, possibilmente, in acciaio inossidabile per  mantenere a lungo l’affilatura. Tenete conto anche delle dimensioni dei rebbi della forchetta che devono essere abbastanza lunghi da permettere di infilzare facilmente i vari cibi. Il cucchiaio tradizionale, con la parte concava allungata, è anche il più pratico in quanto vi si può agevolmente raccogliere un giusto quantitativo di liquido. Se comprate un servizio completo di posate per la vostra nuova casa, e per il momento avete solo quello, orientatevi verso un servizio sobrio, classico, in acciaio inossidabile di buona marca. In questo caso evitate i servizi con manici colorati che, per quanto belli, si adattano poco a una tavola elegante e limitano nella scelta di tovaglia e piatti perché sarà necessario giostrarsi tra più colori. Questo tipo di posata imita le ottocentesche posate inglesi con il manico in avorio, molto raffinate quanto delicate. Le posate più eleganti sono senz’altro quelle d’argento, che in occasioni di pranzi o cene raffinate non dovrebbero mai mancare. Se invece volete fare un acquisto meno costoso e più pratico potete scegliere posate in lega d’argento: sono comunque belle, si ossidano meno e possono essere lavate anche in lavastoviglie. Per la tavola di tutti i giorni l’acciaio inossidabile va comunque benissimo, anzi oggi molti designer  hanno prodotto eleganti posate in acciaio a volte più belle di quelle d’argento della tradizione. IDEE E CONSIGLI Per togliere le macchie dalle posate, sfregatele con bicarbonato asciutto o con succo di limone. Se avete vecchie posate che presentano macchie di ruggine, ungetele con olio, lasciatelo agire un paio di giorni poi asciugatele e sfregatele con bicarbonato o paglietta fine di ferro, oppure lasciatele a bagno per una notte nel latte acido, infine sciacquatele. Le posate con i manici incollati non vanno lasciate a bagno. I manici di osso o di corno non devono mai essere bagnati, fate quindi attenzione a immergere nell’acqua solo la parte metallica delle posate. Se non le utilizzate spesso, ungete i manici con un velo di olio e conservate le posate avvolte in carta oleata. Servizio base per dodici persone

 12 coltelli grandi;  24 forchette grandi;  12 cucchiai grandi;  12 cucchiai medi;  12 forchette da frutta;  12 coltelli da frutta. Non sono indis ensabili ma com letano il servizio:

 12 forchette per il pesce;  12 coltelli per il pesce;  12 palette da gelato;  12 forchette da torta. I cucchiaini da tè (12) e da caffè (12) possono eventualmente essere diversi, purché uguali fra di loro e intonati al servizio. Oltre alle posate sono utili:  1 mestolo da tavola;  2 coppie di posate di servizio (cucchiaione e forchettone);  1 cucchiaione da risotto;  2 mestoli da salsa;  1 coltello per il formaggio;  1 paletta da torta;  1 coltello da torta;  1 paletta da gelato;  2 coppie di posate di sevizio per pesce. Inoltre, possiamo completare il servizio con altri pezzi da utilizzare in situazioni molto formali:  pinza e forchetta per lumache (per ogni commensale);  forchetta per aragoste (per ogni commensale);  pinza per asparagi (per ogni commensale);  coltello e cucchiaino da pompelmo (per ogni commensale);  cucchiaio lungo da bibita (per ogni commensale);  pinza per zollette di zucchero;  forchettina per la fetta di limone;  schiaccianoci.

Come pulire l’argenteria da tavola

Per pulire a fondo occorre lavare l’argenteria in acqua calda, non bollente, e sapone neutro. Sciacquare molto bene con acqua, meglio se demineralizzata, e asciugare completamente con uno strofinaccio da cucina pulito, quindi lucidare con un panno morbido, di cotone o di lino. È importante asciugare accuratamente gli oggetti, per evitare il ristagno di umidità. Questo metodo di pulitura non danneggia la superficie dell’argento, che generalmente è lavorata a sbalzo o cesello, poiché il sapone neutro non è aggressivo chimicamente e, soprattutto, non ha azione abrasiva. Per rimuovere l’ossidazione è bene intervenire appena compare (di solito le posate presentano una tinta giallastra) ricorrendo solo a detergenti specifici e scegliendo tra quelli meno abrasivi. In commercio esistono speciali panni per argenteria oppure creme o schiume delicate. Non usate polveri abrasive o pagliette, perché, anche se danno un’immediata lucentezza,

producono piccoli graffi e microabrasioni che deturpano le superfici e spesso cancellano le decorazioni. Potrete togliere le eventuali macchie o incrostazioni sfregandole con sale fino o bicarbonato appena inumiditi. Non usate mai le posate d’argento per piatti a base di uova: si annerirebbero quasi irrimediabilmente. Se già si sono annerite, provate a strofinarle con mezzo limone o con un poco di sale fino umido, poi lavatele. Se ci sono macchie di ruggine sulle lame dei coltelli d’argento, lasciateli immersi nell’olio per una notte, il giorno successivo strofinate le macchie con aceto di vino caldo e sciacquate accuratamente. Non mettete le posate d’argento in lavastoviglie.  A questo proposito, ecco che cosa consigliava suoi committenti, solitamente di alto rango e lignaggio, Paul de Lamerie, il famoso argentiere londinese (1713-1751): “Pulisci la tua argenteria, da subito e in seguito, solo con acqua calda e sapone, utilizzando una spugna; poi risciacqua con acqua pulita e asciuga molto accuratamente con uno straccio di lino morbido. Riponila in un luogo asciutto perché l’umidità la danneggia”. Non solo posate  Anche se non mettete in tavola posate d’argento, usare qualche accessorio in questo metallo darà comunque un tocco di eleganza. Non dimenticate, però, che i cibi non dovrebbero venire a contatto con il metallo. Faranno bella mostra sulla tavola:  i piattini per il pane, uno per ogni invitato, a patto che siano coperti con un centrino;  i piatti per le coppe da macedonia, sempre con un centrino;  piccole saliere, da disporre ogni due commensali;  i vassoi, che vanno sempre usati con centrini di stoffa ricamati o con inserti in pizzo;  le legumiere, a patto che abbiano l’interno in vetro o in porcellana;  i piatti di portata per torte salate, dolci e pasticcini, con l’apposito centrino di carta;  i sottopiatti. Durante il pasto lasceremo sul carrello le bottiglie con gli appositi sottobottiglie d’argento e nel dopocena, in salotto, useremo sottobicchieri d’argento, che non devono comparire in tavola, ma che saranno molto utili per evitare che i bicchieri lascino aloni sui mobili. D’argento possono essere anche  la teiera;  la zuccheriera;  la caffettiera;  i candelabri.

Il centrotavola “educato” 

Non è troppo ingombrante, né troppo piccolo (meglio segnaposti individuali), nemmeno troppo

alto, per non togliere la visuale ai commensali. Segue la forma della tavola: tondo se tonda o quadrata, ovale se ovale o rettangolare. Quello floreale è composto da fiori freschi, non troppo profumati, sempre in armonia con la tavola per colore e per importanza.

Il centrotavola Perché solo nelle occasioni speciali? Un centrotavola può e deve rallegrare e ornare la tavola di tutto l’anno. Basta sceglierlo bene, magari in base alla stagione, ma sempre in armonia con il tipo di occasione e lo stile della tavola. Si può rimanere fedeli alla tradizione o sconfinare nelle nuove proposte, anche azzardate, l’importante è scegliere con gusto e una certa misura. Quello che conta è un colpo d’occhio armonico dell’insieme. Quindi largo alla creatività, ispiratevi alla stagione: fiori in primavera, frutta colorata d’estate, ricci e castagne d’autunno, agrifoglio con nastri rossi e oro per l’inverno. IDEE E CONSIGLI Se scegliete fiori, ricordatevi di farvi indicare dal fiorista la loro “resistenza”, pur comprandoli in salute al mattino, potreste ritrovarli quasi defunti la sera. Per mantenerli al meglio, vaporizzateli con acqua fresca poco prima dell’arrivo degli invitati. Non mettete mai in tavola fiori profumati per  non coprire gli aromi del cibo. Per la stessa ragione, evitate le candele aromatiche. Ricordate che i punti luce sono, comunque, adatti solo per composizioni da esporre di sera. I candelabri vanno usati in occasioni formali e il colore delle candele va abbinato a quello della tovaglia. Come contenitori e supporti potete usare vasi, vecchie scatole di latta dipinte, cestini di vimini, ma potete osare di più se avete fantasia e creatività. Per esempio, semplicemente appoggiando gli elementi decorativi e le candele su uno specchio. Riflessi e giochi di luce regaleranno alla vostra cena la giusta atmosfera. Potete anche usare ciotole di cristallo molato o di ceramica, solitamente utilizzate per salatini o cioccolatini: andranno benissimo per piccole composizione con fiori freschi di stagione, candele, fiori secchi, rami d’abete. Per esempio, il centrotavola con le conchiglie sarà adatto in una cena a base di pesce, mentre quello con pigne, bacche e rametti suggerirà una cenetta al camino con un menu di selvaggina. Tra le varie combinazioni, non dimenticate che il centrotavola deve stare bene con i colori e lo stile della tovaglia, delle posate e dei bicchieri. Se la tavola è importante, per cena potete disporvi anche i candelabri o i candelieri in argento o peltro: il candelabro ha due o più bracci, uno per ogni candela, mentre il candeliere serve per una sola candela. In questo caso, però, fate attenzione a non cadere nell’esibizionismo e che la fiamma della candela non sia proprio ad altezza occhi. Per Natale, andate sul sicuro giocando con i colori classici: il rosso, il verde, il bianco, l’oro e l’argento. Potete anche modernizzare il tutto scegliendo come colore predominante l’oro o l’argento, abbinati a tinte inusuali, come il rosa shocking o l’arancione. Fate attenzione che il centrotavola non impedisca ai commensali di guardarsi in volto, quindi meglio composizioni basse in un contenitore che possa mimetizzarsi, a meno che non sia lui stesso un elemento decorativo. Da tenere presente anche la forma e le dimensioni del tavolo: il centrotavola sarà rotondo, ovale o quadrato in accordo con la sagoma del tavolo; per quanto riguarda le dimensioni, ricordate che deve rimanere ampio spazio a disposizione di ogni ospite. Non costringeteli a cercare bicchieri o bottiglie in una selva di foglie, fiori e magari pure candele.

Solo per il tavolo del buffet, di solito appoggiato a una parete, la composizione può anche svilupparsi in altezza.

Il segnaposto Una tavola ben apparecchiata, magari per un’occasione importante, un pranzo di famiglia o una cena con amici e conoscenti, acquista un valore particolare quando tutti gli elementi necessari sono predisposti con cura e sapienza. Uno di questi elementi, spesso sottovalutato, è il segnaposto. La funzione di questo accessorio è molteplice, così come la sua forma che può andare dall’elegante, allo scherzoso, fino al bizzarro. Ricordatevi che il segnaposto è un elemento decorativo e un modo per personalizzare la tavola, un segno di raffinata originalità, ma anche una maniera gentile e discreta per far sapere agli invitati dove sedersi. Funzionali alla buona organizzazione di una cena con molti ospiti, tolgono la padrona di casa dall’imbarazzo dell’assegnazione dei posti di volta in volta. Il loro uso è consigliato quando i commensali sono almeno otto e nulla vieta di usarli anche fra amici magari indicando, invece del nome, il soprannome che spesso viene scherzosamente affibbiato quando si è in confidenza. Nelle cene più formali è bene utilizzare un discreto cartoncino su cui scrivere a mano il nome di chi è destinato a occupare il posto. In altre occasioni, per esempio, in serate a tema e feste di compleanno, potete sbizzarrirvi con accessori realizzati dalla vostra fantasia e in sintonia con l’occasione: un semplice nastrino in raso, in rafia o un anello d’argento nel quale inserire il tovagliolo, un cerchio rifinito con fiori finti o altro, forme di animali simpatici, candeline natalizie, forme di pasta di pane opportunamente completate e decorate, realizzazioni in plastica, carta o cartoncino. Se si tratta di un pranzo di nozze anche il segnaposto sarà adeguato alla circostanza: una composizione monoconfetto con incise le iniziali degli sposi, una calamita con le iniziali degli sposi, un cartoncino colorato o una pergamena arrotolata contenete una poesia d’amore o una dedica particolare degli sposi o anche un fiore di stoffa in tema con il decoro floreale scelto per la sala del banchetto. Per realizzare il segnaposto non esistono regole specifiche, la cosa importante è fare in modo che rimanga stabile sulla tavola, che non sia troppo ingombrante e che sia inodore. Si può anche prevedere che rimanga come ricordo per gli ospiti. Ricordate che il segnaposto va sistemato davanti alle posate da dessert, verso il centro della tavola.

Tableau e segnatavolo Quando siete alle prese con un consistente numero di invitati e quindi di tavoli, oltre a programmare l’assegnazione dei posti a tavola dovrete anche fare in modo che, all’arrivo dei commensali, non si scateni una “caccia” alla ricerca della propria collocazione. Ecco allora che tableau  e segnatavolo diventano una simpatica soluzione, soprattutto quando, in occasione di una cerimonia, vengono allestiti più tavoli. In pratica, il tableau è un tabellone esposto all’ingresso della sala da pranzo sul quale sono segnati i nomi di tutti gli invitati e il relativo posto a tavola, mentre il segnatavolo serve per indicare, in caso ve ne sia più di uno, il tavolo a cui l’ospite andrà a sedersi. Naturalmente, a ogni nome segnato sul tableau corrisponderà un segnaposto sul tavolo. La composizione del tableau  si adatterà alla ricorrenza e allo stile di tutta la cerimonia; sarà quindi diversa nel caso di un matrimonio più o meno formale, o di una particolare manifestazione con un tema specifico, o di una riunione di lavoro. Di solito si preferisce scrivere solo il nome, seguito casomai dall’iniziale del cognome in caso di omonimia. È necessario, invece, scrivere nome e cognome in occasioni più formali (sempre prima il nome seguito poi dal cognome). Carina anche l’idea di scrivere sul tableau, invece del nome, il nomignolo dato agli amici, oppure il grado di parentela, per esempio mamma, papà, zio e così via. In questo caso però bisogna che

tutto l’insieme sia abbastanza informale. Si può anche preparare il tableau  con nome e cognome, mentre al tavolo il segnaposto recherà solo il nome.  Anche il segnatavolo può variare secondo il gusto e l’originalità di chi organizza l’evento. Per  esempio a ogni tavolo, anziché usare i numeri, si può abbinare il nome di un frutto o di un fiore, di un segno zodiacale o di tutto quanto la vostra fantasia o il tema del ricevimento suggerisce.

Il guestbook Il guestbook   è un album sul quale verranno raccolte firme, o piccoli pensieri, lasciati dagli ospiti intervenuti alla festa, alla cena o alla serata. Si può posare su un tavolino predisposto appositamente all’ingresso della sala nella quale si tiene il ricevimento oppure, se si tratta di un matrimonio, gli sposi possono passare di tavolo in tavolo e porgerlo a ogni ospite spronando così i commensali stessi. C’è anche chi lo ha adottato per ricordare le occasioni più disparate di invito a casa e lo conserva come una sorta di volume di storia di anni di frequentazione e amicizia.  A seconda della propria inventiva ognuno potrà scrivere una frase, una breve poesia o anche stralci di canzoni, trasformando così il guestbook   in un ricordo unico e duraturo nel tempo. Questo simpatico “album dei ricordi”, oltre che in occasioni come i matrimoni, è adatto a ogni tipo di festa: compleanni, pensionamento, anniversari di nozze e così via.

LA PRIMA COLAZIONE

D

ato per scontato che la situazione ideale sarebbe quella di potervi prendere ogni mattina tutto il tempo necessario per riconciliarvi con il mondo, è palese che in pratica non sono molti quelli che possono permetterselo o, quanto meno, quelli che si impegnano per trovare il tempo. Si dice che il mattino abbia “l’oro in bocca” o che “chi ben comincia…” invece, appena riaperti gli occhi, si presenta puntualmente lo scadenziario della giornata con l’immancabile imperativo: sbrigati, sei in ritardo! Eppure oggi i nutrizionisti non fanno altro che ripetere quanto la colazione del mattino sia importante per rifornire l’organismo dell’energia di cui ha bisogno dopo il riposo notturno, nessuno esente: il bambino che deve andare a scuola, l’adulto con tutti i suoi impegni e l’anziano che generalmente la sera precedente ha consumato una cena leggera. Se la scusa per bere solo un caffé al volo è quella della mancanza di appetito, si potrebbe rimandare la prima colazione a dopo aver sbrigato le varie incombenze, probabilmente un po’ di moto e la consapevolezza di non avere ancora tutto da fare vi riconcilierà con la tavola della prima colazione. Questa “cattiva abitudine”, come risaputo, appartiene più ai Paesi mediterranei che non a quelli nordici: ogni Paese ha tradizioni e abitudini differenti. In ogni caso, sono diverse le situazioni nelle quali è possibile consumare questo primo piccolo pasto.

In famiglia Ogni mattina, con tutta la famiglia o anche da soli, si presenta la situazione ideale per coccolarvi un po’, prima di essere risucchiati da tutti gli impegni della giornata. Vale quindi la pena rinunciare a qualche momento di sonno per godervi una prima colazione seduti a una tavola che sappia augurarvi un allegro buon giorno! IDEE E CONSIGLI Per avere più tempo da dedicare alla prima colazione, è necessario abituare anche i più giovani a preparare alla sera tutto l’occorrente per il giorno successivo: il vestiario, i libri, la merenda da porre in cartella, gli spiccioli per un’eventuale bibita e quant’altro si preveda possa servire. Questo accorgimento, diventando un’ottima abitudine, eviterà spiacevoli dimenticanze e crisi di ansia mattutina.  Anche la tavola andrebbe apparecchiata la sera prima, almeno con tutto quello che non deve essere preparato all’ultimo momento o conservato in frigorifero. Carina l’idea di riservare a ogni componente della famiglia la propria tazza o tazzina, un modo simpatico per invogliare alla collaborazione anche ai più piccoli: dopo aver fatto colazione ognuno lava e ripone quanto ha adoperato. Una tovaglia colorata o un simpatico servizio all’americana daranno senza dubbio un bel tocco di vivacità, cosa che non guasta mai. Anche se, necessariamente, la tavola del mattino deve essere semplice ed essenziale, l’importante è mettere a disposizione quello che ognuno gradisce di più. C’è chi preferisce il latte o lo yogurt, il caffè piuttosto che il tè e, i più golosi, cacao o altre polveri solubili al gusto di malto o cioccolata. La classica fetta di pane, burro e marmellata è oggi spesso sostituita da merendine preconfezionate o da croissant, che si possono riscaldare in forno o al

microonde. Mentre in estate verrà privilegiata la frutta con succhi e spremute. Ottimo sarebbe se ogni tanto si riuscisse a trovare il tempo per preparare in casa una torta anche semplicissima, magari tutti insieme intorno al tavolo della cucina, e servirla poi con la colazione del mattino. I menu mattutini possono essere tanti e variati e la tavola si adeguerà di conseguenza, ma sempre all’insegna della voglia di ricominciare una nuova giornata con ottimismo ed energia.  Anche se completerete la toilette più tardi, non presentatevi alla tavola della prima colazione senza prima aver almeno sciacquato il viso ed esservi pettinati. Sciatteria e disordine non sono mai ospiti graditi a tavola. Ospiti a colazione Che cosa fare se avete un ospite per la prima colazione? La cosa migliore è premurarsi di conoscere i suoi gusti e disporre in tavola quello che predilige o che è abituato a consumare. Scegliete una tovaglia semplice ma allegra, per esempio a quadretti se il tono è informale o in tinta unita se volete dare un tocco più elegante, i tovaglioli possono essere anche di carta purché in tinta. Potete anche optare per un servizio all’americana, arricchito da tutto quanto è necessario per  gustare al meglio quello che verrà consumato. In tavola disponete la tazzina per il caffè e una tazza da caffelatte con i piattini abbinati, un bicchiere di vetro per l’acqua e il succo d’arancia, un piatto piccolo, un cucchiaino e un coltello da frutta. Preparate i vasetti mignon di marmellata di vari gusti, miele e il rispettivo cucchiaino, il contenitore del burro e il cestino per il pane, meglio ancora se tostato, croissant o biscotti. Non dimenticate le posate necessarie sia per tagliate il pane sia per spalmare burro o marmellata. Non deve mai mancare la caffettiera con caffè fumante o la teiera, se il vostro ospite preferisce questa bevanda, il bricco del latte e la zuccheriera. Oltre al comune zucchero semolato si può mettere in tavola anche lo zucchero integrale di canna o del fruttosio. Si può acquistare un bel servizio da prima colazione in ceramica senza spendere una cifra, ma andrà benissimo anche l’accostamento di pezzi diversi, purché si faccia attenzione all’armonia dell’insieme. L’ultimo tocco, non indispensabile ma molto simpatico, è un mazzetto di fiori dentro una caraffa posta a centro tavola.

In albergo Se avete dormito in albergo, potete godervi una prima colazione senza la preoccupazione di dover  preparare nulla, il che sarà davvero piacevole. Spesso, infatti, anche chi a casa “salta” la prima colazione, in albergo mostra invece di apprezzare questo rituale.  A questo proposito, al momento della prenotazione bisognerà informarsi se la prima colazione è compresa nel prezzo, in quanto non tutti gli alberghi la prevedono. Se appartenete alla categoria di chi ama crogiolarsi e ciondolare prima di affrontare il mondo esterno, potrete ordinare il servizio al piano, in questo caso vi verrà servito direttamente in camera quanto ordinato e a quel punto non vi rimane che far felice il cameriere con una mancia, e voi stessi godendovi in santa pace la colazione. Anche in questo caso, però, ricordate di rendervi presentabili prima dell’arrivo del cameriere! Se invece scegliete di far colazione nel locale predisposto dall’albergo, dovrete scendere già perfettamente in ordine. Generalmente, l’orario delle colazioni è compreso fra le sette e le dieci e, anche se vi state godendo una vacanza, è regola di buona educazione attenersi agli orari previsti, anche perché in caso contrario si rischia di rimanere a bocca asciutta. Come in qualsiasi altra occasione in cui vi trovate a condividere spazi comuni, anche in questo caso valgono le semplici regole di un comportamento rispettoso degli altri, per cui dovrete essere ordinati e puliti, non discutere a voce alta faccende che non riguardano gli astanti, non contrattare con il personale di servizio eventuali manchevolezze, cosa che potrete fare in un secondo tempo e in altra sede. La mattina è forse il momento più delicato della giornata e non tutti hanno gli stessi tempi di recupero per cui, se siete creature particolarmente comunicative, evitate in ogni caso di

coinvolgere in interminabili discussioni sul tempo chi non ne ha assolutamente voglia. Se poi il vicino di tavolo si dimostra ben disposto nessuno vieta di intavolare una piacevole conversazione. Un saluto, arrivando e lasciando il tavolo è comunque più che sufficiente. Anche chi è solito alzarsi con un diavolo per capello dovrebbe, non essendo in casa propria, presentarsi agli altri con un cenno di saluto cortese e possibilmente cordiale. Gli alberghi presentano una gamma di menu piuttosto varia che tiene conto sia del luogo in cui sono ubicati sia della pluralità dei clienti. In linea generale vengono offerti tre menu: uno continentale, uno all’inglese o all’americana e uno a buffet. Il primo prevede vari tipi di caffè e tè, cioccolata, cappuccino, latte, pane e cornetti, fette biscottate, burro, marmellata e miele o anche altre portate che solitamente vengono conteggiate a parte come succhi di frutta, uova, formaggi e affettati misti, che saranno serviti in sala dal cameriere. Il secondo parte come base dal primo ma prevede in più alimenti tipici della colazione inglese e americana. La prima colazione a buffet non si discosta molto dalle precedenti, con la differenza che le portate vengono esclusivamente disposte su un tavolo al quale si recano i clienti per servirsi di quanto desiderano. Il buffet dovrebbe essere predisposto in modo tale da permettere un avvicendarsi ordinato, ma spetta a voi usare il buon senso ed evitare di sgomitare davanti ai salumi quando, aspettando pochi minuti, potrete servirvi con tranquillità.  A proposito di salumi, non è il caso di servirsene in superabbondanza, per poi confezionare panini da portar via per lo spuntino di mezza mattina, non solo il galateo lo vieta ma anche un minimo di correttezza.  A seconda delle abitudini dell’albergo, caffè, tè, spremute o succhi di frutta possono essere sia serviti al tavolo dal cameriere, sia essere messi a disposizione del cliente su un tavolo di servizio. Se vi recate al tavolo di servizio per prendere le bevande ricordate che tazzine e bicchieri non devono essere riempiti fino all’orlo, per evitare inopportuni versamenti e risultare ingordi, al limite vi sobbarcherete un secondo viaggio per servirvi di un supplemento.  A fine pasto date un’occhiata al vostro tavolo controllando che non assomigli a un campo di battaglia. Cercate di non macchiare di caffè o altro la tovaglia, facendo soprattutto attenzione quando spalmate marmellata o miele sul pane, infatti hanno entrambi la pessima abitudine di gocciolare a destra o a sinistra. Confezioni vuote di porzioni monodose di burro, marmellata o miele vanno lasciate sul piattino o nell’apposito contenitore. Brioche, cornetti o pane vanno sempre spezzati con le mani, mai morsicati direttamente. Servendovi dello zucchero usate esclusivamente l’apposito cucchiaino, o le pinze nel caso di zollette. Quando uscite dalla sala, ricordate di salutare con un cenno del capo o un sorriso sia il personale di servizio sia gli altri commensali.

Al bar  Non tutti e non sempre hanno la possibilità di godersi una prima colazione casalinga, quindi questo rito mattutino viene spesso sostituito con la sosta al bar per un buon espresso o un cremoso cappuccino con annessa brioche. Questa alternativa non è certamente disprezzabile, anche perché di solito si frequenta lo stesso locale e, con il passare dei giorni, si finisce per formare una piacevole compagnia con la quale scambiare quattro chiacchiere prima di recarsi al lavoro. L’orario classico può andare dalle sette e trenta alle dieci del mattino, periodo nel quale il personale del bar è costretto spesso a vere acrobazie per accontentare i clienti che, da parte loro, ci si augura non si mettano tutti insieme a urlare le loro ordinazioni o a sgomitare davanti alla cassa, come se la tazzina di caffè fosse un ambito premio da conquistare. Il tavolino del bar dovrà essere trattato come la tavola di casa vostra, quindi cercate di non lasciare miriadi di tovagliolini di carta appallottolati, pozzanghere formate da bibite varie o una spiaggia di briciole, di solito brioche e croissant sono serviti sul loro piattino che andrà benissimo se volete spezzarli. Se poi vi fermate al bancone e consumate il vostro caffè in piedi, fate sempre attenzione agli spazi

disponibili, con un po’ di pazienza tutti saranno accontentati senza necessariamente mandare in ufficio chi vi sta accanto con qualche macchia di caffè sulla giacca.  Altra cosa inopportuna è quella di appoggiarvi al banco con i gomiti o servirsene come porta oggetti, per cui non sparpagliate pacchetti, borse, portafogli o quant’altro avete per le mani.  Al bar, intingere il cornetto nel cappuccino oltre a essere un comportamento da maleducati è anche scomodo, estremamente pericoloso e a rischio di imbarazzanti sbrodolate, evitatelo! Se proprio non farlo vi rovinerebbe la giornata si può, con molta discrezione, spezzarne un pezzetto, immergerlo nella tazza e portarlo alla bocca con due dita. Il tutto tenendo a portata di mano il tovagliolino. In ogni caso sarebbe meglio astenersi da “inzuppature” di qualsiasi genere. Solitamente, sui tavolini dei bar si trovano anche alcuni quotidiani a disposizione dei clienti, questo non significa che potete monopolizzarli, ma solo dare una rapida occhiata alle notizie più importanti e lasciarlo poi agli altri. Qualche regoletta per zucchero e tazzina

 Lo zucchero si mescola girando il cucchiaino, senza toccare il fondo della tazza. Assolutamente vietati i rimescolamenti.  Non si lascia il cucchiaino inoperoso nella tazzina.  Non si porta mai il cucchiaino alla bocca.  La bustina va aperta lungo un angolo senza eccessivi sventagliamenti al fine di concentrarne il contenuto sul fondo.  Si consuma quanto necessario per zuccherare il proprio caffè e non si fa incetta di bustine da portarsi a casa.  Lo zucchero va fatto cadere da pochi centimetri di altezza.  Prima si macchia il caffè con il latte, poi si mette lo zucchero.  La tazzina va impugnata fra pollice e indice, senza esibizioni di mignoli, va poi avvicinata alla bocca tenendo una posizione eretta, è la tazza a doversi avvicinare alle labbra e non viceversa.  Assolutamente vietate smorfie o risucchi.  Vietato bere a tutta velocità tanto da riempirsi la bocca per poi ingurgitare il tutto in una sola volta.  Non si raccoglie mai con il cucchiaino la schiuma sul fondo della tazza, anche se, fatto con nonchalance… può passare inosservato. La pausa caffè La pausa caffè è un sacro rituale del lavoratore che, a metà mattina, si concede dieci minuti di relax gustandosi un veloce caffè, un succo di frutta o altro, così da spezzare l’orario che va dall’inizio del lavoro alla pausa pranzo. Oggi molti luoghi di lavoro dispongono di salette, o di piccoli spazi, per le macchine distributrici di caffè, cappuccino, tè o cioccolata, così come distributori di bibite fresche e merendine. Se invece il luogo dove lavorate non dispone di questo servizio per i dipendenti, non vi rimane che scendere al bar o portarvi qualcosa da casa.  A ogni modo per pausa caffè non si intende un’ora di relax, bensì un veloce intervallo fra una pratica e l’altra. Se vi fermate in sede, e se il tipo di lavoro lo permette, probabilmente condividerete questa pausa con qualche collega, per cui buona educazione vuole che ognuno rispetti la precedenza di chi è arrivato prima, quindi si serva velocemente e lasci il posto ad altri.  Al limite, vi può venire in aiuto un nuovo ritrovato della tecnologia che consiste in un piccolo scaldavivande con attacco usb da collegare al computer dell’ufficio, sul quale potete anche mantenere caldo il vostro caffè. Non approfittate della pausa caffè per rinfocolare diverbi o divergenze di opinione, non fatene una succursale dello stadio e, soprattutto, non lasciatevi andare a critiche su superiori o colleghi, non è certo quello il luogo più adatto. L’angolo caffè è di tutti, quindi ognuno è tenuto a tenerlo pulito e in ordine, bustine o confezioni vuote, lattine, bicchierini e cucchiaini di carta devono rigorosamente essere gettati nell’apposito contenitore. Se avete portato da casa termos e merenda, e non volete muovervi dal vostro posto di lavoro, ricordate che è sempre in agguato il pericolo di macchie sulla scrivania, con conseguenti danni a

quanto vi avete appena appoggiato, quindi non dimenticate di portare anche una tovaglietta e qualche foglio di carta da cucina. Se, invece, potete recarvi al bar, andate e tornate in ufficio il più velocemente possibile. Se invitate un collega spetta a voi offrire, se un collega vi invita non insistete per pagare, ma ringraziate con un simpatico: “Alla prossima”. Non c’è comunque niente di male a mangiare insieme e poi a dividere il conto. Se entra un vostro conoscente evitate manate sulle spalle, magari proprio mentre sta bevendo il suo caffè, inoltre non salutatelo tipo “megafono” sottoponendolo a un fuoco di fila di domande sullo stato di tutta la famiglia. Ci si può interessare a una persona con gentilezza e discrezione, perché potrebbe darsi che l’interpellato non gradisca affatto la vostra esuberanza.

IL PRANZO DI MEZZOGIORNO



na volta il pranzo di mezzogiorno segnava una consistente pausa a metà giornata, oggi sempre più si tende a spostare questo genere di pasto alla sera, quando ci si può rilassare senza doversi alzare di corsa per tornare al lavoro. Naturalmente, questa non è una regola, in quanto ancora molti hanno la possibilità di godersi la tavola del mezzogiorno: pensionati, studenti che tornano da scuola, liberi professionisti, insomma tutti coloro che non sono vincolati dall’orario o godono di una certa flessibilità. Il pranzo di mezzogiorno in linea di massima dovrebbe essere più sostanzioso di quello serale, dato che avrete tutto il pomeriggio per smaltirlo, anche se rimettersi al lavoro dopo un pasto abbondante non è certo producente né consigliabile. Detto questo, va da sé che non ci sono regole che non siano dettate dalla propria comodità e dal tempo che ciascuno ha a disposizione. C’è chi ama cucinare piatti sfiziosi anche solo per se stesso e chi invece preferisce aprire una scatoletta o comprare cibi direttamente in rosticceria. Tutti però potranno convenire sul fatto che una tavola colorata e ben apparecchiata mette allegria e, perché no, appetito!

A casa Se lo spazio lo permette a mezzogiorno si può mangiare in cucina, oltre tutto oggi ci sono cucine che fanno invidia a una sala da pranzo: moderne o rustiche, oltre a offrire ogni comodità, sono ineccepibili anche dal punto di vista estetico. La tavola di tutti i giorni

Usate una tovaglia pratica, facile da lavare e stirare, soprattutto se ci sono bambini. Oppure utilizzate le tovagliette all’americana. L’apparecchiatura di base prevede un piatto fondo, se si serve un primo in brodo, e un piatto piano per ogni commensale. Tenete a portata di mano anche i piattini per il formaggio o per la frutta e, nel caso, le coppette per un eventuale gelato o dessert al cucchiaio.  A destra del piatto si metterà il coltello, sempre con la lama rivolta verso l’interno e il cucchiaio se serve. A sinistra si pone la forchetta con il tovagliolo piegato. Le posate per la frutta si metteranno orizzontalmente sopra il piatto, il coltello con il manico a destra e la forchetta con il manico a sinistra. Se si serve un dessert al cucchiaio, questo andrà posto sopra le posate da frutta con il manico rivolto a destra.

I bicchieri, uno per l’acqua e uno per il vino, si metteranno in alto a destra, quello del vino sarà il più esterno. Per i bambini si può mettere in tavola un bel bicchiere variopinto, anche di plastica.

 Anche il pasto di mezzogiorno a casa può essere visto sotto tante e diverse angolature, a seconda di orari e situazioni. Oggi non sempre tutta la famiglia può trovarsi in casa alla stessa ora, anzi sempre più spesso si arriva a orari differenti. Oppure, non sempre la donna può rientrare dal lavoro, cucinare, apparecchiare e magari sedersi a tavola sorridente e rilassata. È chiaro quindi che qualche trasgressione è giustificata dalla necessità. Questa però non deve trasformarsi in trascuratezza e disordine. Sedere a una tavola non perfettamente apparecchiata non significa sedere a una tavola sporca, o ingurgitare cibo e bevande senza un minimo di attenzione a ciò che si fa. Qui non si tratta tanto di galateo, quanto di una forma di rispetto verso voi stessi e verso il cibo che avete la fortuna di mettere nel vostro piatto.

Lo spuntino al bar  Per chi si deve accontentare di uno spuntino oggi non c’è che l’imbarazzo della scelta. Ormai dappertutto abbondano snack bar, fast food, paninoteche, spaghetterie, bar con piatti pronti, anche vegetariani.  Anche se un nutrizionista vi direbbe di tenervi alla larga dalla tentazione di piadine o maxi panini con prosciutto e salsine varie, considerando il poco tempo a disposizione questa a volte è la scelta più comoda. Per ragioni di praticità si possono considerare anche locali che offrono piatti di pasta o risotti, frittate o roast beef e, soprattutto, “insalatone” di ogni tipo servite in capienti marmitte da condire al tavolo. Se vi trovate in una zona di uffici sarà difficile trovare un locale tranquillo e vi toccherà combattere una vera battaglia per trovare un posto a sedere all’ora di pranzo. Prima virtù, quindi, deve essere quella della pazienza, alla quale d’altronde oggi dovreste essere abituati. Non cercate di guadagnare posti in graduatoria facendo di tutto per scavalcare chi è arrivato prima di voi, tutti stanno aspettando e un vecchio proverbio dice: “Chi prima arriva…”, inoltre potreste trovare la persona accomodante che vi guarderà con compatimento, così come potreste trovare il tipo che ingaggerà una vera battaglia, dandovi ad alta voce di fronte a tutti del maleducato. Un altro momento critico sarà quello delle ordinazioni, cercate di arrivare al dunque con idee abbastanza chiare, di modo che il cameriere possa servirvi velocemente e non si produca un brusio di mugugni da parte di chi a sua volta sta aspettando. Trovandoci in un orario di punta è facile che nel locale regni un gran vociare, non è quindi il caso di alzare ulteriormente la voce per farsi sentire e, soprattutto, attenzione al telefonino che può diventare veramente insopportabile. Si può spegnerlo per una ventina di minuti e riaccenderlo una volta usciti. In questo genere di locali, solitamente il piatto è accompagnato da un coperto composto da busta delle posate, bicchiere per la bibita e tovagliolo di carta. All’occorrenza avrete anche il necessario per i condimenti. I tavolini, si sa, offrono uno spazio limitato per cui muovetevi con un po’ di accortezza, evitando di rovesciare il bicchierone della Coca-Cola o di schizzare condimenti da tutte le parti. Se addentate un panino o tagliate la piadina ricordate che tutto quanto vi è contenuto tende malignamente a scappare, con conseguenti antipatici risultati che vi metteranno in imbarazzo, ma con un po’ di attenzione potrete evitarlo. Cercate di non ingurgitare in un sol colpo la vostra bibita, che va bevuta a piccoli sorsi, ricordandovi di pulire le labbra prima e dopo aver bevuto. Le regole del galateo valgono anche in un bar affollato. Chi porta il rossetto non deve assolutamente lasciare sbavature! Se vedete entrare un collega o un amico, evitate di sbracciarvi chiamandolo a voce alta per nome o alzandovi di scatto per raggiungerlo, così da scompigliare chiunque vi sta intorno. Il vostro posto va lasciato il più possibile pulito, quindi raccogliete tutto nel piatto e appoggiate in un angolo del coperto gli eventuali tovagliolini appallottolati. Se dovete riporre il vassoio, così come si fa in molti self service, tutto va collocato con un certo ordine. È segno di buona educazione e gentilezza tener presente anche il lavoro del personale di

servizio. Se siete in pausa pranzo è logico pensare che anche gli altri lo siano, quindi se avete finito e vi accorgete che altri stanno aspettando, lasciate libero il vostro posto. Sedendovi e alzandovi non dimenticate di ringraziare cortesemente nel caso qualcuno dovesse spostarsi per lasciarvi passare.. Viceversa, non guardate in cagnesco chi vi chiede un po’ di spazio. passare Nonostante siate fra perfetti sconosciuti, anche uscendo è cortese fare un cenno di saluto a chi siede sied e al tavolino accanto al vostro. vostro.

In ufficio Molti preferiscono consumare uno spuntino direttamente in ufficio, sia per ragioni economiche sia per questioni di dieta. Per questo è diventato di moda il lunch box , cioè un contenitore con il cibo portato portat o da casa. Questo sistema è più sano e sicuramente meno costoso, il pasto si può gustare insieme ai colleghi nelle nel le sale riun ri unioni ioni (se permesso), negli open op en space o seduti al tavolino accanto alla macchinetta macchinetta del caffè. Ci si arma allora di termos, sacchetti e contenitori con qualche manicaretto preparato a casa per ovviare ovviare al a l problema del caro vita. Per chi ha a disposizione un microonde in ufficio, è possibile scaldare paste, carni e verdure con una vasta gamma di abbinamenti. Cercate tuttavia di evitare la pratica purtroppo diffusa del deskeating , cioè mangiare alla propria prop ria scrivania. Telefono Telefono e mail non dovrebbero int i nterrompere errompere la pausa p ausa pranzo. pranz o. Spostarsi Sp ostarsi anch anche e solo so lo di un locale serve per staccare un attimo la spina. s pina. Senz Se nza a cont co ntare are che lo spazio ristretto della scrivania vi obbliga ad ammassare pile di pratiche, agende, fogli e foglietti vari con tutte le conseguenze del caso. Naturalmente, come per tutte le occasioni nelle quali condividete spazi comuni, le regole della buona educazione si riassumono in un unico basilare precetto: discrezione, gentilezza e buon senso. Anche Anche con un contenitore contenitore sulle sulle ginocchia g inocchia si s i può mangiare con stile. Non insistete per assaggiare pietanze portate da altri, se non è l’interessato stesso a offrirvelo. Nel caso, fatelo con discrezione mettendo un po’ di cibo nel vostro piatto, usando posate pulite. Anche se di carta, i bicchieri sono personali, non lasciateli in giro e non usate quello di altri. Non portate cibi eccessivamente unti o troppo conditi, scomodi in situazioni di questo tipo. Se avete un dessert, fate attenzione a quelli friabili o ricchi di crema, nel caso premunitevi di posate per tagliarli e di un piatto pia tto sul quale far cadere le brici b riciole. ole. Tenete Tenete sempre a portata di mano tovaglioli tovaglioli o un rotolo rotolo di carta da cucina, mai necessari come in questi casi.

La bento mania

Viene dal Giappone, dove è una vera e propria regola sociale. La tradizione del “bento”, che

letteralmente significa “pranzo fuori casa”, risale a tempi molto antichi e risponde all’esigenza tipica dei giapponesi di pranzare velocemente e in modo pratico per poi tornare a lavorare. Sono stati proprio pro prio loro a inventare inventare pratici conten contenitori itori per vivande vivande e, atten a ttentiti come sono s ono all’estetica, fanno in modo di ricordare ogni volta che prima si mangia con gli occhi e poi con la bocca. Donne fantasiose e pazienti realizzano ogni mattina pranzi “in scatola” buoni, ma soprattutto esteticamente ineccepibili. Triste il lavoratore che apre il contenitore e scopre che il suo pasto non ha alcuna decorazione! Il tutto deve essere bello e significativo, per sollecitare un sorriso in chi apre la “bento box” (il cestino) e per reggere il confronto con quello che hanno preparato le mamme/mogli rivali. In un Paese come il Giappone, la competitività comincia proprio dalla bento box, fin dai tempi dell’asilo. Se non esce spontanea l’esclamazione di stupore dalle bocche dei compagni di classe, evidentemente evidentemente ili l pasto preparato p reparato dalla d alla mamma, anche anche se buon buono, o, non è certo bello. be llo. Naturalmente, il riso non manca mai , anche perché, oltre a essere l’ingrediente tipico della dieta orientale, è un ottimo elemento base per tutte le composizioni. Infatti, è perfetto per creare palline, cilindri, piramidi e non solo. Nella cucina giapponese pinzette, tagliapasta, coltellini affilati, coloranti alimentari e ingredienti vari servono per creare orsetti, fiori, visi sorridenti, decorazzioni e tu decora tutto tto quello quello che la la fantasia e le ricorrenz ric orrenze e da festeggia festeg giare re suggeriscono. suggerisco no.  A questo questo pu p unt nto o c’è c’ è da chiedersi se, aprendo il vostro contenitor contenitore, e, avreste avreste anc ancora ora ili l coraggio di

affondare la forchetta forchetta in questi piccoli picco li capolavori di pazienz pazienza a e fantasia. È dato per scontato che, prima di riprendere il lavoro, ogni spazio occupato per pranzare dovrà essere perfettamente pulito e in ordine. Ognuno dovrà collaborare e munirsi di tutto il necessario, compresi due o tre contenitori dove raccogliere, a seconda del materiale, eventuali piatti e posate usa e getta, meglio se di materiale biodegradabile, lattine, bottiglie, tovaglioli. Mai fare della pausa pranzo un’appendice nella quale protrarre i problemi di lavoro o tutti i possibili mugugni su quanto avvenuto in mattinata, rovinereste inutilmente la digestione a voi e agli altri.  Approfittaten  Approfitt atene e inv invece ece per con conoscere oscere meglio i vostri coll colleghi, eghi, sen senzza assolu assolutamen tamente te farn farne e un’occ un ’occasio asione ne di pettegolezz pettegolezzii né un’op un’opportun portunità ità per rinf ri nfocolare ocolare even eventu tuali ali diverbi. d iverbi. Anche Anche se non siete intorno a una tavola apparecchiata lo spirito è sempre quello: un momento di convivialità da passare il più serenamente possibile. Scambiatevi ricette, magari assaggiate, ridete e chiacchierate del più e del meno. Lavorare in un gruppo nel quale regna una buona sintonia è senz’altro senz ’altro meno stressante, e questo dipe d ipende nde anche anche da voi!

La pausa “attiva” Quante volte vi sarà capitato di approfittare della pausa di mezzogiorno per inserirvi l’appuntamento l’appunt amento dal parrucchiere, un salto al supermercato o altre piccole pic cole cose che possono evitare un ulteriore impegno serale. Oppure, e perché no, in una bella giornata di sole potreste decidere di fare due passi pass i nel parco più vicino gustandovi gustandovi un semplice panino p anino e un po’ di sano sa no movimento. movimento. Non sempre il cibo è inevitabilmente legato alla tavola, spesso la scarsità di tempo porta a trasformare persino la panchina dei giardinetti in uno spazio nel quale consumare un frugalissimo pasto e bere una bibita. Un’occasione del genere può anche trasformarsi in un piacevole diversivo, ma in ogni caso non avrete la licenza di comportarvi come vi pare o di lasciare in ogni dove tovaglioli di carta e lattine vuote. Per prima cosa è sempre una buona abitudine tenere con voi una confezione di fazzoletti detergenti, utili in ogni occasione in cui può essere necessario rinfrescarsi le mani e pulirsi la bocca. Dovendo decidere cosa mangiare, se cibo dolce o salato, optate comunque per qualcosa che non contenga conten ga né creme né salse, sa lse, ambedue ambed ue veramente veramente inopportun i nopportune e in i n un caso del genere. ge nere. Meglio evitare anche dolci friabili, che difficilmente riuscirete a mangiare senza riempirvi di briciole.  Anche  Anch e la fru frutta tta dev deve e essere scelt scelta a fra quel quella la facilm facilment ente e cons consum umabile, abile, non deve quin quindi di essere sugosa o difficile di fficile da sbucciare. Raccoglierete Raccogli erete poi le bucce in un un sacchetto sacchetto che getterete nel nel cestino dei rifiut rifiuti.i. Sia che abbiate portato con voi il cibo, sia che lo compriate al momento, mettetelo in un sacchetto di carta assieme al tovagliolo. Finito di mangiare vi raccoglierete quello che avanza, compreso il contenitore dell’eventuale bibita. Alla prima occasione vi sarà così più comodo gettare il tutto in un cestino cestin o dei de i rifiut rifiuti.i. Scegliete cibi piuttosto morbidi, che non vi costringano a un faticoso tira e molla prima di riuscire a staccare il boccone. In un luogo pubblico, fate bocconi piccoli, che vi permettono di masticare con discrezione senza trasformarvi in ruminanti. Se vol volete ete bere b ere senz se nza a fermarvi in i n un un bar, bar, fatelo quando avrete finito di mangiare, così da non essere costretti a pericolosi giochi di equilibrio per reggere contemporaneamente il panino e la bibita. Non scolatevi lattine, succhi di frutta o bottigliette direttamente dalla confezione, ma servitevi di bicchieri di carta o di comode cannucce. Anche in questo caso la parola d’ordine è: discrezione. La buona educazione non impone grandi divieti, ma semplicemente la giusta attenzione verso l’ambiente che vi circonda. A volte basta ribaltare la situazione e immaginare di osservare voi stessi dall’esterno. Se non avete critiche da fare forse già questo è un buon metro di misura su come vi state comportando, altrimenti altrimenti aggiustate ag giustate il tiro.

UN INTERMEZZO POMERIDIANO

 A

nche se, ovv nche o vviamente, iamente, non tut tuttiti possono po ssono permettersi un un’ulteriore ’ulteriore pausa pa usa prima di d i sera, s era, come non apprezzare un buon caffè o un rilassante tè con le amiche? Sì, perché solitamente sono le donne a disporre più facilmente del loro pomeriggio. Oppure è necessario organizzare l’incontro il sabato o la domenica, quando si è liberi da impegni di lavoro. Pur trattandosi di una tavola meno ricca di vivande, non di meno caffè e tè prevedono un loro rituale, che che potete di vol volta ta in volta volta arricchire o semplificare semplifi care a seconda della de lla circostanza. circostanza. Non disprezzate trine e merletti, vanto delle nostre nonne, ma non mettete neanche in imbarazzo chi viene a trovarvi esponendo il corredo di famiglia. L’invito per un caffè o un tè non deve necessariamente essere formale, potete invitare o essere invitati inv itati semplicemente con un colpo di telefon telefono o o anch anche e in i n occasione occasi one di un incontr incontro o fortuito. Tuttavia, può capitare di organizzare un pomeriggio più importante, magari con i consuoceri, la moglie del capoufficio o conoscenti di un certo riguardo.  Anche  Anch e in questo questo caso nient niente e panico, il miglior miglior ingrediente ingrediente è sempre l’accoglienz l’accoglienza a e una una tavola tavola ben apparecchiata.

L’invito per il tè Il classico orario per servire un tè è alle cinque del pomeriggio. A seconda dei casi e della stagione potete serv se rvire ire il tè a tav tavola, ola, su un tav tavolino olino in salotto oppure op pure in terrazza terrazza o in giardino. gia rdino. Per un classico tè all’inglese apparecchierete la tavola con una bella tovaglia accompagnata dai suoi tovaglioli, leggermente più piccoli pi ccoli di d i quell q uellii che si usan usano o normalmente. normalmente. Se l’invito è importante il meglio sarebbe scegliere il classico lino. In ogni caso vi è un vasto assortimento di tovaglie da d a tè adatte ada tte a circostanze più o meno formali. formali. Per ogni invitato disponete un piattino da dessert e, alla sua destra, la forchetta da torta, mentre a sinistra va messo il tovagliolo piegato sia a triangolo sia a rettangolo, come preferite. Sopra la forchetta da torta, in altro a destra, mettete il piattino e la tazza da tè, con il manico rivolto verso destra, d estra, appoggi appo ggiate ate quindi anch a nche e ili l cucchiai cucchiaino no con l’impugnatura l’impugnatura sempre a destra. d estra. I cucchiaini cucchiaini possono essere in argento, in ceramica abbinata alle tazze oppure in acciaio, se avete un servizio moderno.

Questo per quanto riguarda l’essenziale, appoggiate poi su un carrello tutto quanto vi sarà necessario per il servizio. Prima di tutto la teiera, poi la lattiera, la zuccheriera con il suo cucchiaino, un piattino con le fettine

di limone e l’apposita forchettina per servirsene. Per quanto concerne i dolci, se prevedete una torta dovrete preparare l’apposita paletta, mentre per pasticcini o panini salati vi servirete delle pinze. Potete usare tè sfuso o in bustine, nel primo caso applicherete alla teiera l’apposito colino.

Un buon tè

Il modo classico è quello inglese: si scalda prima la teiera versandovi acqua bollente; poi si

svuota e si mette sul fondo un cucchiaino di foglie di tè per persona, più uno per la teiera; quindi si versano sul tè due dita di acqua bollente e si copre la teiera, lasciando in infusione per cinque minuti. Infine, si finisce di riempire con altra acqua bollente e si lascia in infusione per altri due minuti. A questo punto il tè è pronto da servire, usando ovviamente un colino per trattenere le foglioline. C’è anche chi preferisce usare, al posto delle foglioline di tè, le bustine filtro, sei o sette bustine ogni due litri d’acqua. In tal caso l’operazione è più rapida: basta riempire la teiera di acqua bollente, immergervi le bustine, coprire e servire con un bricco di acqua calda per schiarire un po’ il tè se diventa troppo scuro. I tempi di infusione

Un tè lasciato in infusione per due o tre minuti è ricco di teina, si ottiene cioè una bevanda più eccitante. Prolungando l’infusione oltre i cinque minuti, o meglio ancora lasciando le foglie nella teiera, l’effetto della teina nell’organismo sarà minore e si apprezzeranno così gli innumerevoli benefici di questa millenaria e profumata bevanda. Quanto appena detto non è valido per il tè nero, poiché lunghi tempi di infusione rendono la bevanda astringente e amara: in questo caso si utilizzerà un tempo di infusione fra tre e cinque minuti, quindi si provvederà a eliminare le foglie dall’infuso. Solitamente la padrona di casa serve gli ospiti, chiedendo quali sono le preferenze di ognuno. Se sedete intorno a un tavolo tutto sarà già al suo posto, andrà solo versato il liquido nella tazza, che l’ospite passa alla padrona di casa, e la quantità di zucchero desiderata. Sarà sempre la padrona di casa a offrite il piattino con le fette di limone tagliate sottili oppure il contenitore con il latte. L’ordine da seguire è il solito: prima la persona di maggior riguardo, poi le signore, infine i signori, con il padrone di casa per ultimo. Se sono state messe a disposizione bustine con diverse qualità di tè, ognuno sceglierà quella di suo gradimento, la depositerà nella tazza e vi verserà sopra l’acqua bollente contenuta nella teiera. Una volta raggiunta l’intensità desiderata la bustina viene estratta dal liquido. Naturalmente, dovrete fare attenzione perché, a questo punto, la bustina sgocciolerà abbondantemente, quindi, avvicinandola al bordo della tazzina la comprimerete leggermente con il cucchiaino prima di toglierla con delicatezza e appoggiarla sul piattino. Le fette di limone vanno lasciate nella tazza. Se invece siete in poltrona, la padrona di casa vi passerà la tazza con il tè già pronto per essere bevuto, dopo avervi chiesto quanto zucchero, latte o limone desiderate. La tazza vi verrà offerta sul suo piattino, al quale si appoggia il cucchiaio da tè, il tutto sopra un piccolo tovagliolo che terrete sotto la tazza finché questa non verrà riappoggiata sul tavolo. Dolci o pasticcini andranno consumati, a seconda dei casi, o direttamente a tavola oppure, dopo aver appoggiato la tazzina sul tavolo, verranno messi nel proprio piatto da dessert. Naturalmente, la scelta dei dolci sarà consona a come viene offerto il tè; paste di un certo volume o fette di torta sono più adatte a una riunione intorno a un tavolo, in caso contrario è preferibile pasticceria mignon. Il dolce Le torte, che per tradizione sono quelle di pasta frolla, si servono su piatti da portata sui quali si

dispone un centrino di carta lavorata a pizzo. Vanno tagliate in presenza degli ospiti e servite nei singoli piattini servendosi dell’apposita paletta. Il dolce va mangiato con forchetta e coltellino oppure con la speciale forchettina munita di bordo tagliente. I pasticcini vanno disposti in ordine, non alla rinfusa ma divisi per qualità, così che l’ospite sia facilitato nella scelta. Si prendono dal piatto di portata con le dita prendendo anche il pirottino (se c’è), si depongono nel proprio piatto e, dopo averli liberati dalla carta, si mangiano in un solo boccone, salvo che non siano di dimensioni troppo grandi. Se i dolci ripieni di frutta contengono nocciolini o semi, questi si raccolgono nella mano e si depositano nel piattino. Questa è una regola sempre valida: ciò che si porta alla bocca con le mani, lo si deposita nel piatto sempre con le mani. La pasticceria friabile va mangiata sopra il piatto da dessert per evitare di spargere briciole dappertutto. IDEE E CONSIGLI Dopo l’uso la teiera va lavata con acqua calda e messa a scolare capovolta, senza asciugarne l’interno. Ricordatevi di non usare spugnette abrasive che potrebbero rovinare il materiale di cui è fatta. Se dovesse accadere di dimenticare un po’ di tè nel recipiente, si consiglia di lavarlo bene con acqua calda, poi introdurvi qualche rondella di limone e riempire con altra acqua calda, lasciando così per almeno un giorno, in tal modo si toglierà dalla teiera l’odore sgradevole che vi si è formato. Inoltre, dovendo lasciare la teiera inutilizzata per qualche tempo, è bene non mettervi il coperchio e porre sul fondo una zolletta di zucchero, che assorbirà l’umidità e gli odori.

L’ospite inatteso

E se sentite suonare il campanello e vi trovate in casa all’improvviso un ospite inatteso? Beh,

dipende dal grado di confidenza, in ogni caso non lasciate trapelare disappunto, al limite potete permettervi di manifestare una gradevole sorpresa. Chi viene a trovarvi lo fa per il piacere di passare con voi un po’ di tempo e forse ha bisogno di una parola amica in un momento difficile, sta a voi non farvi cogliere alla sprovvista. Se proprio non siete impresentabili, cosa che non dovrebbe mai accadere, basta scusarvi e assentarvi per cinque minuti, giusto il tempo per una rapida sistemata. Non ci vuole molto per un bel sorriso! Considerando che queste improvvisate possono capitare, tenete sempre a portata di mano le vostre tazzine da caffè o da tè, le tovagliette all’americana, la zuccheriera, che non deve necessariamente far parte di un servizio, un pacchetto di tovaglioli di carta, magari di un colore che richiama le tazzine, e i cucchiaini, tutti dello stesso tipo. Preparate anche un vassoio con i bicchieri, ai quali aggiungerete acqua e bibite: il vostro ospite potrebbe gradire anche solo un bicchiere d’acqua rinfrescante. Preparato tè o caffè, mettete su un piattino qualche fetta di limone per il tè, se richiesto, o portate in tavola un bricchetto per il latte che, anche se in semplice ceramica bianca, dà sempre un tocco simpatico. In frigorifero tenete qualche confezione di panna liquida monodose, comodissima da aggiungere sia a un caffè sia a un tè. Per finire, non fatevi mancare la scorta di biscottini secchi che, in casi come questo, sono sempre graditi. Ed ecco, il gioco è fatto, senza un grande impegno siete pronti per ricevere il vostro ospite inatteso. In questo caso, si presuppone che fra voi e il vostro ospite ci sia un certo grado di confidenza, altrimenti difficilmente qualcuno si presenta in casa d’altri senza un minimo di preavviso. Sta a voi scegliere dove sedervi e questo dipenderà anche dalla disposizione della vostra casa e dall’orario della visita. Comunque, non fatevi molti problemi a questo riguardo, l’informalità della situazione vi permette

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