Gaetano Greco - TESI PDF
March 2, 2023 | Author: Anonymous | Category: N/A
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Corso di Laurea di I Livello in Clavicembalo e Tastiere storiche
GAETANO GRECO: UN PROTAGONISTA DEL BAROCCO NAPOLETANO
Relatore
Candidato
M° Enrico Baiano
Domenico Prebenna Matr. 8096
Anno Accademico 2013/2014
‚Non senza fatica si giunge al fin‛ fin‛ Girolamo Frescobaldi
GAETANO GRECO: UN PROTAGONISTA DEL BAROCCO NAPOLETANO
INDICE
Cap. I
I Conservatori a Napoli
pag. 4
Cap. II
Il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo
pag.10
Cap. III
Gaetano Greco, biografia e produzione musicale
pag. 16
Cap. IV
Le composizioni di Gaetano Greco (Catalog (Catalogoo tematico)
pag. 23
Cap. V I cembali e i cembalari a Napoli nel Seicento e nel Settecento pag. 63 Bibliografia Bibliogra fia pag. 69 Appendice: Esempi musicali
pag. 77
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I CONSERVATORI A NAPOLI
Qualsiasi studio riguardante la vita musicale a Napoli a partire dal diciassettesimo secolo deve necessariamente tenere conto di un’importantissima istituzione: i Conservatori. Nati nel corso del sedicesimo secolo, i Conservatori non erano in principio istituzioni musicali, bensì luoghi di carità nati per ospitare i numerosissimi fanciulli orfani o poveri, divenuti all’epoca un’autentica emergenza sociale. I ragazzi venivano allevati ed istruiti con queste finalità: ‚Il primo sarà d’istruirli nella Dottrina Dott rina Christiana et li boni costumi. Il secondo di impararli di legere et di scrivere acciò che tanto più siano habili ad esser ricapitati‛. ricapitati ‛.1
Tra i requisiti requisiti fondamentali per l’ammissione c’erano l’età (non iinferiore nferiore ai 7 anni) e l’assenza di malattie contagiose al momento dell’accesso nell’istituto. nell’istituto. Dall’inizio del XVII secolo i Conservatori iniziarono a fornire ai fanciulli, accanto ad altre tipologie di apprendistato professionale, anche la preparazione musicale: nella Napoli vicereale infatti la domanda sempre crescente di nuova musica da eseguire per feste private o pubbliche, per occasioni religiose o profane creava molte possibilità di lavoro per compositori ed esecutori. 2 I Conservatori di Napoli erano quattro: I Poveri di Gesù Cristo (situati di fronte alla chiesa dei Gerolamini), Santa Maria di Loreto (nella zona dell’attuale ospedale Loreto Mare), Sant’Onofrio a Capuana (vicino all’omonima Porta), Porta), Santa Maria della Pietà dei Turchini (che nell’attuale mappa della città troveremmo collocato in un ampio ampio edificio presso l’odierna via Medina). Medina). 1
Da una lettera del 1602 firmata dal Cardinale Gesualdo inviata a Marcello Foscataro fondatore del Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo 2 Cfr. ROSSELLA DEL PRETE, La trasformazione di un istituto benefico-assistenziale in scuola di musica: una lettura dei libri contabili del Conservatorio di S. Maria di Loreto in Napoli(15061703) in ROSA CAFIERO-MARINA MARINO (a cura di), Francesco Florimo e l’Ottocento musicale, 2 tt., Reggio Calabria,Jason, 1999, pp. 671-715.
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Il numero degli allievi (chiamati ‚figlioli‛) variava anche sensibilmente a seconda del conservatorio; durante il Settecento Settecento le cifre oscillavano tra gli 80 e i 200. L’insegnamento delle materie musicali (unitamente (unitamen te ad una sommaria istruzione umanistica e scientifica) veniva v eniva impartito fin dall’inizio e e la durata degli studi andava dagli otto ai dieci anni. Gli allievi (gli orfani in particolare) venivano impiegati in servizi musicali esterni, soprattutto di tipo religioso (processioni, messe, funerali, vespri). Questo permetteva loro di accumulare esperienza sul campo fin dai primissimi anni. Una preziosa testimonianza delle usanze e dell’organizzazione all’interno degli istituti musicali napoletani ci è stata lasciata da Charles Burney3 , che il 31 ottobre 1770 si recò al Conservatorio di Sant’Onofrio a Capuana: Capuana: ‚Stamane mi sono recato col giovane Oliver al suo conservatorio di S. Onofrio e ho visitato tutte le camere in cui i ragazzi studiano, dormono e consumano i pasti. Sulla prima rampa di scale c’era un suonatore di tromba che soffiava con tanta violenza nel suo strumento da sembrare che stesse per scoppiare; sulla seconda c’era un suonatore di corno che emetteva anche lui un suono simile ad un muggito. Nella sala di studio comune si stava eseguendo un ‚concerto olandese‛ con sette od otto clavicembali, più di altrettanti violini e parecchie voci; ed ognuno eseguiva una musica diversa e in diverse tonalità; nella stessa sala altri ragazzi stavano scrivendo, ma bisogna notare che, essendo tempo di vacanza, alcuni che di solito si esercitavano o studiavano insieme erano assenti. La confusione creata da questa esecuzione discorde può essere utile però in un conservatorio in quanto può insegnare ai ragazzi a seguire le loro parti con fermezza, qualsiasi cosa si stia eseguendo contemporaneamente; può anche accrescere la loro forza costringendoli a suonare forte per 3
Dobbiamo a Charles Burney (1726 – 1814) una buona quantità di informazioni, attendibili anche se imprecise in qualche particolare, sulla situazione musicale in Europa a metà Settecento. Discreto musicista, Burney fu un uomo colto e curioso, studioso di scienze umanistiche e naturali. Intraprese due lunghi viaggi (nel 1770 in Francia e Italia, nel 1772 in Germania e Paesi Bassi) per conoscere meglio le realtà musicali del continente e soprattutto per raccogliere materiale per la sua grande General History of Music , con la quale pose le basi della moderna musicologia. Da questi viaggi nacquero anche due famosi libri: The Present State of Music in France and Italy, London, 1771 ( Viaggio musicale in Italia, a cura di Enrico Fubini, Torino, EDT, 1979) e The Present State of Music in Germany, the Netherlands, and the United Provinces, London, 1773. Burney compilò anche tutte le voci musicali della Cyclopaedia of Art and Sciences di Abraham Rees (Longman et al., Londra 1779-86).
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potersi ascoltare. Però in mezzo a questo frastuono confuso, tra queste continue dissonanze, è assolutamente impossibile affinare e perfezionare una esecuzione. Si comprende così la sciatta grossolanità consueta nelle loro esecuzioni pubbliche, e la completa mancanza di gusto, di precisione e di espressione in tutti questi giovani esecutori, fino a che essi non abbiano potuto potuto acquistare altrove queste qu qualità. alità. I letti che sono nella stessa sala servono da sedili per i suonatori di clavicembalo e di altri strumenti. Tra i trenta o quaranta ragazzi che si stavano esercitando potei scoprirne soltanto due che stavano eseguendo lo stesso pezzo; alcuni tra i violinisti mi parvero assai dotati. I violoncelli si esercita esercitavano vano in un’altra sala; i flauti, gli oboi ed altri strumen strumenti ti sulle scale od all’ultimo piano dell’edificio. dell’edificio. In queste scuole non si dà che un brevissimo periodo di vacanze per pochi giorni in autunno; durante l’inverno i ragazzi si alzano due ore prima dell’alba e si esercitano ininterrottamente, con una sosta di un’ora e mezza per il pranzo, fino alle otto della sera; e questa costanza nello studio per un certo numero d’anni, se si associa all’ingegno e ad un buon insegnamento, deve necessariamente produrre grandi musicisti.‛4
Di fronte a questa imponente attività di studio e di lavoro stupisce l’esiguo numero degli insegnanti (solo quattro secondo lo standard sta ndard d’inizio Settecento) Settecento) che inoltre insegnavano per due sole ore al giorno:5 un ‚primo maestro‛ che insegnava partimento, contrappunto e canto, un ‚secondo maestro‛che si occupava in modo particolare del canto(entrambi i maestri insegnavano la tecnica per gli strumenti a tastiera), un maestro per gli strumenti ad arco e uno per gli strumenti a fiato. 6 Quest’apparente squilibrio squilibrio si spiega con il peculiare metodo didattico adottato nei Conservatori: i ‚maestri‛ davano lezione agli alunni più bravi ed avanzati avanz ati (i cosiddetti Mastricelli , , veri e propri assistenti), assistenti), i quali a loro volta insegnavano a 4
C. Burney, Viaggio musicale in Italia (cfr. nota3) , , pp. 295-296. Cfr. M.F.ROBINSON, The Governor’s Minutes cit., p. 44. 6 Alcuni insegnamenti, come ad esempio l’arciliuto, vennero aboliti per alla 5
scuola (Pietà dei Turchini,1734): cfr. PAOLOGIOVANNI MAIONE, Le carte degli antichi banchi e il panorama musicale e teatrale della Napoli di primo Settecento, , 4 (2000), pp. 1129: 13.
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studenti meno esperti, in una catena d’insegnamento che via via arrivava fino a più piccoli; con questo sistema
ciascuno studente approfondiva le prop proprie rie
conoscenze sia attraverso la lezione ricevuta dal maestro sia attraverso l’elaborazionee delle nozioni necessaria l’elaborazion nec essaria alla trasmissione ad un allievo più piccolo. piccolo. Il mutuo insegnamento e gli esercizi strumentali, vocali e teorici permettevano ai giovani musicisti di maturare conoscenze che li mettevano in grado di affrontare qualsiasi problema di composizione ed esecuzione musicale, e che soprattutto garantivano ai più bravi tra loro un futuro lavorativo nel campo della musica.7Proprio grazie ad ex allievi diventati eccellenti professionisti e al rigoroso e produttivo metodo didattico i Conservatori acquisirono un prestigio tale da attirare studenti sia dal resto d’Italia che da altre nazioni europee.8 Napoli deteneva anche un curioso primato (sebbene ufficialmente ignorato): era la città in cui si praticava il numero più alto di interventi di castrazione di fanciulli (i cosiddetti bambini scogliati); nel conservatorio di Sant’Onofrio, per esempio, essi costituivano quasi un quinto dei giovani ospiti; si racconta addirittura che in città ci fossero cartelli con la scritta ‚ qui si castrano fanciulli‛. I bambini venivano sottoposti alla mutilazione verso i sette-otto anni, con lo scopo di far conservare loro alcune caratteristiche della voce anche in età adulta, ossia un timbro particolarmente limpido e dolce (equiparabile a quello di un soprano o di un contralto) con l’aggiunta di una sensazionale estensione. Questa brutale pratica non sempre produceva grandi cantanti, anzi nella maggior parte dei casi creava gravi disagi psico-fisici. Una testimonianza diretta di tutto ciò ce la fornisce sempre Burney: Tuttavia, per quanto riguarda i conservatori di Napoli, il console inglese, Mr.Jemineau, che ha soggiornato qui a lungo ed ha compiuto accurate ricerche su questo argomento, mi 7
Questo metodo è stato adottato da molti anni con eccellenti risultati anche nelle numerosissime orchestre giovanili venezuelane, volute dal Ministero della Cultura (unitamente ad istituzioni private) per 8
combattere la piaga della delinquenza giovanile. Per esempio il Conservatorio di S.Onofrio ospitava tra gli altri allievi maltesi, inglesi, tedeschi, fiamminghi e polacchi; cfr. S. Di Giacomo, Il Conservatorio di Sant’Onofrio cit, pp. 104-114.
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assicurò, e le sue notizie mi furono confermate dal Dr. Cirillo, un illustre e dotto medico napoletano, che questa usanza è assolutamente proibita nei conservatori, e che i giovani castrati provenissero da Leccia (Lecce) in Puglia; ma prima che i fanciulli fossero sottoposti all’operazione, all’operazione, erano condotti ad un conservatorio perché si giudicasse sulle possibilità della loro voce, e poi si rimandavano dai dai genitori per subire il barbaro intervento [
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