G.Dossena - Giochi di Carte Italiani.pdf

April 27, 2017 | Author: maleratu | Category: N/A
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Gli Oscar la biblioteca per tutti: la più completa, la più organica, la più economica

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Negli Oscar manuali potete leggere,

Imparo la Dama di C,A. Fatter

Imparo gli scacchi di Adolivio Capece

Il bridge facile di Corrado de Martino

Giochi di guerra napoleonici di Paddy Griffith

Matemagica e giochi matematici di Carlo Sintini

Oscar giochi

Giampaolo Dossena

Giochi di carte italiani

Arnoldo Mondadori Editore

© 1984 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.,

Milano l edizione Oscar manuali ottobre 1984 I edif.ione Dscar giochi maggio 1988

Giochi di carte italiani

Introduzione

Le carte da gioco. L'uso di carte da gioco è documentato in Cina sotto la dinastia Tang (618-906 d.C.). Verso la metà del XIV secolo si hanno le prime testimonianze della loro diffusione in Europa. Tratto fondamentale, la presenza di alcune carte « numerali» (quelle che per noi vanno dall'Asso al Sette, o dall'Asso al Dieci) e di alcune «figure» (quelle che per noi sono Fante, Cavallo o Donna, Re) in quattro serie contraddistinte da vari « semi» (quelli che per noi sono coppe denari bastoni spade o cuori quadri fiori picche). Fm verso il 1550 i semi hanno una grande varietà iconografica, spesso legata al tema della caccia. Esaminiamo per esempio il più antico mazzo di carte completo che si conosca, andato all'asta a Londra da Sotheby's il 6 dicembre 1983 e acquistato dal Metropolitan Museum di New York per 99.000 sterline. Fatto a Lilla verso il 1470-1485, è composto da 52 carte, 40 carte numerali e 12 figure: 10 carte numerali (dall'Asso al Dieci) e 3 figure (Fante, Donna, Re) per ognuno dei 4 semi. I 4 semi sono comi da caccia, collari da cane, rotoli di corda da intendere probabilmente come lunghi guinzagli e «strangolini» (lacciuoli appendi~selvaggina quali ancora si portano alla cintura in sostituzione del carniere per piccoli capi come tordi. scoiattoli). Verso il 1550 si consolidano i tipi di semi ancor oggi diffusi in Europa e nel mondo: italospagnoli, francesi, tedeschi. I semi italospagnoli sono quelli che ancor oggi noi chiamiamo coppe, denari, bastoni, spade. I semi propriamente italiani hanno bastoni rappresentati come asticciole sottili e diritte, spade rappresentate da asticciole sottili e curve. I semi propriamente spagnoli hanno bastoni rappresentati da randelli 7

più o meno nodosi oppure da manganelli, spade rappresentate come gladii, daghe, pugnali. I semi francesi, i più diffusi nel mondo, sono quelli che ancor oggi noi chiamiamo cuori, quadri, fiori, picche. I semi tedeschi sono cuori, campanelli, ghiande, foglie. Un sottotipo diffuso in Svizzera ha rose gialle, campanelli, ghiande, stemmi monocromi. La corrispondenza « interlinguistica li> tra i semi è stata garantita nei Secoli da giochi che si praticavano con regole uniformi in aree diverse, e per i quali i semi avevano valori di punteggio diversi, o diverse capacità di presa. La corrispondenza tra semi italospagnoli e semi francesi è la seguente: coppe = cuori, denari = quadri, bastoni = fiori, spade = picche. In particolare, badando a forma e colore, semi cc corti» (coppe e denari) corrispondono a semi cc rossi» (cuori e quadri); semi cc lunghi» (bastoni e spade) corrispondono a semi cc neri» (fiori e picche). La corrispondenza tra semi tedeschi e semi francesi è la seguente: cuori = cuori, campanelli = quadri, ghiande = fiori, foglie = picche. Nel sottotipo diffuso in Svizzera le rose gialle. corrispondono ai cuori. Sul cc significato li> dei vari semi e fra le loro possibili o reali corrispondenze si sono architettate fantasie incontrollabili. René Guénon (Simboli della scienza sacra, Adelphi, Milano 1975) rincorre attraverso culture disparate le connessioni fra il Sacro Cuore di Gesù (cuore), il Graa1 (coppa) e la Rosa (fiore). Guénon si accorge con un brivido che le coppe delle carte di semi italospagnoli corrispondono ai cuori delle carte di semi francesi. Guénon sarebbe cascato in ginocchio se avesse conosciuto le carte svizzere, che saldano il cerchio dei tre simboli: qui alle coppe o cuori corrispondono appunto le rose. Ma veniamo a noi. Per giocare a carte oggi in Italia si usano tanti mazzi di carte diversi. Fondamentalmente si usano o mazzi anglofrancesi di 52 carte o mazzi italiani di 40 carte. Vediamoli attentamente.

n mazzo anglofrancese. Si chiama « anglofrancese

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perché ha qualcosa

di francese e qualcosa di inglese. Di francese ha i semi (cuori quadri fiori picche), di inglese ha gli « indici ». Sono «indicizzate» le carte che riportano agli angoli (ai

quattro angoli, o agli angoli in alto a sinistra e in basso a destra) il seme e la cifra per le carte numerali, il seme e la sigla per le figure. Il seme e la cifra sono uguali in tutto il mondo. 8

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Il seme e la sigla variano a seconda dei paesi. Il seme è sempre quello, la sigla corrisponde all'iniziale del nome della figura nelle varie lingue e nei vari alfabeti, latino, greco, cirillico. Le sigle in Italia sono (come nei paesi anglosassoni) J, Q, K, corrispondenti alle iniziali di Jack (Fante), Queen (Regina o Donna), King (Re). Il mazzo anglofrancese ha 52 carte. Può averne 54 (52 più due matte, o jolly). Può essere variamente ridotto, scartando alcune carte numerali. I mazzi italiani. Sia l'ultima ricchezza che ci resta, in Italia abbiamo una varietà di mazzi come non si trova in nessun altro paese. Abbiamo (diffuso nel Bergamasco e negli Abruzzi) un antichissimo mazzo di carte che sta a sé, e che ha qualche parente nel Nordeuropa. 2 il mazzo del Cucù, che il lettore trova descritto nel capitoletto dedicato al Cucù nel corpo del presente libro. Abbiamo (diffusi in Piemonte, a Bologna e in Sicilia) tre diversi mazzi di Tarocchi che il lettore trova descritti nei rispettivi capitoletti del presente libro. Abbiamo mazzi italiani a semi italiani, mazzi italiani a semi spagnoli, mazzi italiani a semi francesi, un mazzo italiano a semi tedeschi.

Mazzi italiani a semi italiani. Sono parenti stretti del Tarocco Piemontese e del Tarocchino di Bologna. Hanno i quattro semi di coppe, denari, bastoni (asticciole sottili e diritte), spade (asticciole sottili e curve). Hanno tutti (tranne un certo mazzo trevisano e il mazzo bresciano) 40 carte, coi valori Asso, Due, Tre, Quattro, Cinque, Sei, Sette, Fante, Cavallo, Re. Ce ne sono 5 tipi. 1. Mazzo trevisano o trevigiano o veneto. Diffuso nelle province di Belluno, Udine, Pordenone, Treviso, Vicenza, Verona, Venezia, Padova, Rovigo (cioè nella maggior parte del Friuli-Venezia Giulia, con.le sole eccezioni di Gorizia e Trieste; e in tutto il Veneto): mazzo di 40 carte (formato mm 51 X 103) che si distingue per i motti «per un punto Martin perse la capa [sic] » sull'Asso di coppe e «non ti fidar di me se il cuor ti manca» sull 'Asso di spade; figure a due teste. Sono diffusi anche mazzi trevisani di 54 carte (questi hanno anche gli 8, i 9, i lO, e due matte; oltre ai motti citati, l'Asso di bastoni reca: «se ti perdi tuo danno ». I

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motti del mazzo trevisano sono ~ntrati nella storia della letteratura italiana con Andrea Zanzotto, Il galateo in bosco, Mondadori, Milano 1978, pagg. 18·20). L'Italiana A.C. Carte di Alpiani O. e Cavallini E., Crema, stampò un mazzo di «Carte Duplex: venete-piacentine» di cui posseggo un esemplare con timbro del 1968. Sono chiaramente una specie di Lapide di Rosetta, un prodotto rozzamente bilingue che non a caso è stato ideato e prodotto in una zona di confine. Crema infatti rientra amministrativamente nella provincia di Cremona, dove è diffuso iI mazzo piacentino: ma storicamente (e ancora per iI dialetto) è legata alla terraferma di San Marco dove è diffuso iI mazzo trevisano.

2. Mazzo trentino. Diffuso nella provincia di Trento: 40 carte (formato mm 54 X 100), senza motti: figure intere. 3. Mazzo bergamasco. Diffuso in provincia di Bergamo: 40 carte (formato mm 51 X 94). Si distingue per iI motto «vincerai» sull'Asso di bastoni: ha inoltre due carte ciascuna delle quali reca i numeri dall'l all'8 e due carte ciascuna delle quali {eca i numeri dall'l al lO: figure a due teste. 4. Mazzo bresciano. Diffuso in provincia di Brescia: 52 carte (formato mm 43 X 89). Analogo al trevisano da 54 ma senza motti: figure intere. :t il mazzo più piccolo d'Italia (iI più grande è la variante fiorentina del mazzo toscano). 5. Mazzo triestino. Diffuso nelle province di Gorizia e di Trieste (cioè nell'estremo peduncolo sudorientale del Friuli-Venezia Giulia), oltre che in Istria e Dalmazia: 40 carte (formato mm 54 X 100). Si distingue per i motti «una coppa di buon vin fa coraggio fa morbin» sull'Asso di coppe: « son gli amici molto rari quando non si ha danari» sull'Asso di denari: « molti volte le giuocate van finire a bastonate» sull'Asso di bastoni: «il giuoco della spada a molti non aggrada» sull'Asse di spade: figure a due teste. Queste carte recano agli angoli un indice da 1 a 7 e (sulle figure) da Il a 13; con le Sarde dunque fanno eccezione ai valori numerali correnti (e non « indicizzati») dei mazzi regionali italiani, che è, per le figure, da 8 a lO. Mazzi italiani a semi spagnoli. Hanno i quattro semi di coppe, denari, bastoni (randelli più o meno nodosi, o manganelli), spade (gladii o 11

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