Fagnani - Torti Profilo Storico Di Bassignana Vol 2
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FLAVIO FAGNAM•GIOVANNI TORTI
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VOLUME SECONDO
Le chiese, i monasteri gli ospedali
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PREFAZIONE
Multa renascerentur, quae jam cecidere. cadentque Qaae nanc sunt in honore. Horatius
A tre anni di distanza~dal primo, siamo lieti di presentare al pub blico questo, secondo volume del « Profilo storico di Bassignana », cui farà seguito un terzo pe~ il quale già stiamo lavorando. Il presente volume è’ dedicato alla storia delle istituzioni religiose e assistenziali del’paese: lé chiese, i monasteri e gli ospedali sono le par tizioni in cui s’articola la trattazione. La sua preparazione ha richiesto un impegno tutto pa~ticolare perché, contrariamente a quanto si sarebbe indotti a credere, il materiale documentario raccolto nel corso delle in dagini si è rivelato talmente cospicuo da costringerci a scelte precise o, se si vuole, à drastiche esclusioni. Compiuto questo lavoro preliminare, abbiamo dovuto affrontare. altre difficoltà: collegare e mettere a fuoco, in opportuna misura, eventi di grande e di minore rilievo, dare unità ed equilibriò alla esposizione, è infine rendere con la necessaria spedi tezza di forma il quadro che si ‘veniva tracciando. Quanto ai criteri èhe hanno ispirato il nostro lavoro, ci siamo sfor zati di attenerci a qu~lli che abbiamo già indicato nella prefazione al primo volumé. Afiche ‘questa volta, infatti, ci siamo limitati a ricostruire la trama degli eventi senza preconcetti e disegni precostituiti, ripudiando la storia-dottrina e recuperando soltanto il recuperabile di vicende e notizie spesso fraihmentarie, più spesso occasionali e impreviste. Quali siàno i risultati di questo lungo lavoro di ricerca e di sin tesi, il lettore potrà agevolmente giudicare da sé. Abbiamo tuttavia la consapevolezza di aver• speso non inutilmente tanta parte del nostro tempo, e ci ritertemo~ contenti della_fatica se essa avrà contribuito a di radare la nebbia che avvolgeva tanti, aspetti della storia anche recente del paese, agevolando così la conoscenza del lungo travaglio onde nacque la realtà storica che ci circonda.
© Copyright
1973 Dr. Flavio Fagnani - Pavia - Italy Proprietà letteraria riservata - Printed in Italy
FLAvI0 FAGNANI GIovANNI ToRTI
RINGRAZIAMENTO Th
Anche per questo secondo volume, riteniamo doveroso rivolgere un pensiero di viva gratitudine a tutti coloro che in qualsiasi forma hanno collaborato alla realizzazione del nostro intento. In particolare, additiamo alla: riconoscenza dei bassignanesi le se guenti persone: Dott. Vittorio Biotti, dell’Archivio di Stato di Milano Geom. Pietro Boveri, di Bassignana Sig: Angelino Fabbiò, di Bassignana Maestro Sandrino Freschi, di Bassignana Sig. Paolo Manini,. di Bassignana Mons. Vixicenzo Massobrio, già Prevost6 V.F. di Bassignana Don Egidio Melchiorri, Parroco di Torre Garofoli Avv. Piero Moretta; di Bassignana Dott. Antonio Panizza, Direttore della Pinacoteca Civica di • Alessandria Ing; giuseppe Sampietro, di Genova. Mons. ~Mario Tavazzani, cancelliere vescovile di Pavia Sig. Attilio Teppati, di Torino •Don Raffaello Volpini, di Roma Geom. Guido Zanaboni, di Pavia.. -
•Questo volume è particolarmente dedicata alla memoria di: Pro!. Bernardo Barbieri Sig. Ernesto Barzizza Sig. na Giuseppina Faccaro in Omodeo Sig.ra Fiorèntina Oltrabella in caviglio Sigg.. Carmina e Marietta Ravarino •Sigg. Edoardo e Luisa Taì’ella. .
Un ringraziamento particolare desideriamo rivolgere anche ai se guenti enti e persone che si sono distinti nell’acquisto e nella divulga zione del I e TI volume del « Profilo storico di Bassignana »: Amministrazione Provinciale di Alessandria Ente Provinciale per il Turismo di Alessandria Cassa di Risparmio di Alessandria Banca Popolare di Novara Unione Industriali di Alessandria Dott.a Lia Barbieri~ Dott. Francesco Barzizza e Sorelle, Torino Maestra Giulietta Barzizza Sig. Giuseppe Barzizza Sig.na Carolina Boveri • Sig.na Lina Caviglio Sig.ra Natalina Cei in Vescovo • Sig.na Anna Coda Morétta, U.S.A. Sig. Angelino Fabbio Prof. Rosalba Fraccari-Omodeo Sig.na Elena Freschi Maestro. Sandrino Freschi Sig. Francesco Garrone Dott. Pierino Lenti, Roma Sig.ra Vincenzina Migliara, U.S.A. Avv. Piero Moretta Rag. Sandrino Omodeo Geom. Pietro Pagella Sig.na Coi~inna Rampa Geom. Luigi Scaparra Sig. Carlo Tavella e Figlio, Valenza Sig. Francesco Torri. •
PARTE PRIMA Le chiese
S. GIOVANNI BATTISTA
Nel corso del primo volume sono già state passate in rassegna le memorie concernenti l’antica pieve di S. Giovanni Battista di Bassignana. Non è qui il caso di ripetere quanto è stato detto in quella sede, ma si ritiene opportuno richiamare brevemente le principali testimonianze ri guardanti la chiesa, integrate da ulteriori notizie raccolte nel corso di successive ricerche. La piii antica menzione della. pieve locale risale al diploma del 22 novembre 977 con il quale l’imperatore Ottone Il conferma a Pietro, vescoyo di Pavia, il possesso della piev~ di Bassignana.’ Analoga conferma è contenuta nella bolla del .maggio 1217 indirizzata dal pontefice Ono rio III a Folco Scotti vescovo di Pavia.2 La pieve di B~ssignana è inoltre ricordata in un docùmento redatto attorno al sec. X. Si tratta di una lettera indirizzata dal vescovo di Pavia a un. abate, al quale viene affidato l’incarico di invitare al sinodo che si sarebbe svolto a Pavia la. domenica successiva, prima di Quaresima, i monaci soggetti alla sua obbedienza nonché i sacerdoti addetti ad alcune chiese della diocesi pavese.3 La inhimatio vesco~iile, il cui testo è trascrittò nel Cod. Vat. Lat. 1343, viene estesa a una pieve il cui nome è stato letto erroneamente Basseruin omnia, che non ha senso, ma che viene da tutti interpretato Bassiniana. L’errònea lettura, come avverte giustamente il Gianani che studiò queI codice, è dovuta a una piega della pergamena proprio in corrispondenza di quella parola per noipreziosa, che il Gianani inter-. pretò, per quel che si poteva, Bass[... Janam, certo più aderente al vero. P~r quanto riguarda la datazione del documento, che in ogni caso deve considerarsi anteriore al. sec. X, sarebbe interessante poter iden tificare il vescovo intimante, il cui nome purtroppo, come spesso~ avve-. -
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F. FAGNANI-G. TORTI, Profilo storico di Bassignana, I, Le linee generali di svol gimento, Varese 1970, 65. 2 lvi, 67. Ivi, 39-40.
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S. GIOVANNI BATTISTA
niva in quei tempi, è indicato dalla sola lettera iniziale: L. E cosf possiamo scegliere fra i seguenti vescovi pavesi vissuti prima del-Mille: Liutardo (841-864), Liutfredo I (865-875), Leone (924-944) è -Liutfre do 11(944-972). Ma è probabile che si trattasse propriodi quest’ultimo. Il piii antico arciprete di cui si abbia notizia è Berardo de Valide, ricordato in una iscrizione che consta di due versi leonini, cioè con la rima nel mezzo, esprimenti il nome del prevosto e la data 1266.~ L’iscrizione è indubbiamente interessante, perché all’arciprete è attri buito il titolo di praepositus, con il quale si designava la sua supremazia su tutti i membri della canonica collegiata, vale a dire su tutti i canonici che officiavano la pieve. Ma l’iscrizione è doppiamente preziosa, perché accenna anche alla costruzione del portale della chiesa di S. Giovanni, erètto appunt6- in quell’an.no stesso 1266 e oggi miseramente scomparso. Il complesso edilizio della pieve di S. Giòvanni doveva -essere cer tamente cospicuo: accanto alla chiesa matrice, di cui rimangono notevoli avanzLgià illustrati nel primo volume, dovevano sorgere il battistero, la canonica e probabilmente anche il chiostro, di cui possiamo supporre l’esistenza per il. fatto che la pieve era officiata da canonici i quali, nor malmerfite, in quei tempi praticavano la vita in comune. Di tutti gli edifici accennati; ad .eccezione degli avanzi dèlla chiesa pievana, oggi -non rimane traccia visibile, ma tutta la zòna a •mezzodf della chiesa, per un’estensione di una ventina di metri, è-fittamente co spafsa di frammenti di materiale edilizio antico (tavelloni manubriati e tegoloni), cer-to provenienti da quegli antichi edifici. Anche nel sottosuolo sono numerose le tracce di murature antiche, periodicamente afflorant-i nel corso dei lavori agricoli. Nel dicembre 1 970~, -nel campo a mezzodf della chiesa, è venuta alla luce una tomba in muratura con copertura a due spioventi formati da tavelloni manubriati in cotto di cm. 40 x 27 x 7, muniti nei lati minori di appositi incavi o riseghe per l’incastro reciproco dei tavelloni. Le pareti della tomba, im postate su fondazioni in ciottoli fluviali, erano formate da maftoni di vario modulo, evidèntemente reimpiegati, legati- fra loro -da calce molto povera e collocata irregolarmente. L’interno conteneva avanzi- ossei appartener~ti ad almeno due individui adulti, frammisti ad alcuni chiodi alquanto arrùgginiti. ~ molto difficile azzardare una datazione della tomba; ma in ogni caso essa non -doveva essere posteriore al sec. XIII. ~ inoltre interessante -
Ivi, 44.
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rilevare che la tomba ri~u1tava addossatà àlle fondazioni di un muro perpendicolare al fianco della chiesa, di cui si sono potute seguire le tracce p~r una ventina. di metri. A levante di. q&esto muro, e a una quin dic-ina di metri da esso, gli scavi haùno posto in luce gli avanzi cli un pilastro in muratura di sezione quadrata. Nel corso del sec. XIII troviamo un altra arciprete di Bassignana, Corrado, il quale risulta pì~esente al testagiento del 31 gennaio 1296 in cui Muzio Cortese istituisce a Bassignana un ospedale per i poveri del luogo.5 Agli inizi del sec. XIV la pieve di BassigLiana viene elencata fra le chiese della diocesi di Pavia che erano tenute a versare le decime alla sede apostolica. Le inedite Rationes decimaram relative all’anno 1323 6 recano la seguente indicazione:
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Plebes Bassignane Moreschus Furmentus canonicus dicte plebis. solvit die. XIJ decembris pro sua parte decime dicte plebis pro primo termino dicti anni sol. V Dicta plebes pro ipsa dictus canonicus solvit die ve neris. XXIIJ.junij.pro decima dicte plebis pro secundo termino dicti anni sol. XXX
Per il successivo anno 1324 zione, evidentemente incompleta:
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troviamo invece la seguente annota
Plebes Bassignane [in bianco] Moreschus Furmentus canonicus dicte plebis
[in bianco]
La documentazione subis~e a questo punto una grossa lacuna, e per trovare altre notizie sulla chiesa pievana bisogn4 scendere si-no al 1390., al quale anno appartiene un atto 8 contenente un processo apostolico per l’esecuzione di una bolla del pontefice Bonifacio IX relativa a un. bene ficio da conferire al chierico Martino Persona di Bassignana. La bolla, ri~ Cfr. Appendice al presente volume, doc. I. Archivio Segreto Vaticano, Rationes decimarum, Collect. 173, fol. 21v. lvi, fol. %v. $ Archivio di Stato di Pavia Rogiti del notaio Albertolo Grifii (in deposito dalla Biblioteca Universitaria, ove recavano la segnatura « Ms. Ticinesi 763 »), cart. 1388-90, atto n. 82. 6
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salente al 2 marzo 1390 ~ e trascritta per ex~enso’ nèl corpo dell’atto citato, affida a Enrico de Dimis, prevosto della cattedrale di Pavia, l’in carico di esaminare il chierico Martino Persona di Bassignana, figlio di Giovanni~ ~e di conferire a questo,. purché trovato idoneo, un ben~ficio ecclesiastico senza cura d’anime, del reddito di 40 formi, previo accordo con il prevosto e il capitolo della chiesa di S. Giovanni di Bassignana. Con successivo atto del 12 dicembre 1390 ~° il prevosto Enrico de Dimis immise il chierico Martino Persona nel possesso di una prebenda istituita nella chiesa di S. Giovanni di Bassignana, prebenda che in passa to apparteneva al defunto prete Lanfranco Gambarana. L’anno seguente risulta prevosto della chiesa.di S. Giovanni di Bassi gnana il prete Uberto de Guaziis .11 quale,, con atto del 16 ottobre 1321,11 investf per 18 anni i fratelli guglielmo e Tomaino Bellingeri del fu Ago stino di due parti di alcune terre di proprietà della chiesa site in territorio di Bassignana,u e per la rimanente part~ Pietro dei conti di Nicorvo, abitante a Bassignana. Si torna a parlare della chiesa in iinatto del 4 novembre 139613 in cui Guglielmo Centuario, vescovo di Pavia, annuendo alle suppliche del suddiacono Stefano de Presbiteris, cappellano della cappellania di S. Lorenzo eretta nella chiesa di S. Giovanni di Bassignana, gli acco~da una dispensa canonica. A qualche anno pM’ tardi risale l’elezione di Toinaino de Zaganis, dottore in dirit~o canonico, alla carica di prevosto della cffies~ di S. Giovanni. Ce n~ informa un atto del 1 novembre 1400 14 in cui è detto che Tomaino de Zaganis ottenne dal pontefice’ Bonifacio IX di poter avere l’assegnazione di un arcipresbiterato o di una prepositura nella diocesi La bolla pontificia reca la notazione cronologica « VJ Non. Martij. Pontificatus nostri anno primo », che corrisponde appunto al 2 marzo 1390. Il testo della bolla, a dif ferenza dell’atto notarile in cui essa è inserita, è trascritto in elegante e chiara grafia, probabilmente da mano diversa. 10 Archivio di Stato di Pavia, Rogiti cii., cart. 1388-90, atto n. 94. All’atto risulta presente come teste Romanino de Pomo di Bassignana, chierico della diocesi pavese. Ivi, cart. 1391, atto n. 67. Figurano presenti come testi Simonino de Pomo di Bassignana e Antonino de Guaziis « de Burgo prope Bassignana ». Si può quindi pen sare che anche il prevosto Guazzi fosse originario di Borgofranco. 12 La maggior parte degli appezzamenti di terreno giaceva nelle seguenti regioni: «in valle sancti Iohannis », « in Octomazio », « ad Sgaratolam de Poffisello », « ad Ui mum », « ad stratam Vallenzanam », « in Fellengaria », « in prato Piopere parve », « in prato Piopere magne », « in pitio prati Piopere ». Queste tre ultime regioni erano « ultra Ta nagrum ». 13 Archivio di Stato di Pavia, Rogiti cii., cart. 1396-7, atto n. 92. 14 Ivi, cart. 1398-1400, atto n. 43.
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di Pavia, quando ve ne fosse stata la disponibilità. Resosi vacante l’arcj presbiterato della chiesa di S. Giovanni di Bassignana per la morte del titolare Guglielmo dei conti di Nicorvo, deceduto presso la curia romana, lo Zagani, trovandosi momentaneamente occupato in altri negozi, pre sentò formale richiesta di ass~gnazione tramite il fratello Pietro de Za ganis, « de Burgo prope Bassignanam », nominato, suo procuratore. L’ar cidiacono della cattedrale di Pavia,~ esaminati i titoli e la domanda del l’interessato, procedette alla nomina. E~ue giprni dopo, e precisamente il 3 novembre,’~ a Bellone Strada furono assegnate le due prebende che il defunto prevosto Guglielmo dei conti di Nicorvo possedeva nella cattedrale di Pavia e nella chiesa .di S. @iovanni di Bassignana. Il che significa che a Tomaino de Zaganis fu assegnato un beneficio diverso rispetto a quello posseduto dal suo pre decessore. Lo Zagani era prevosto. di Bassignana ancora nel~ 14~1 2. Ciò -risulta da un atto del 18 gennaio di quell’~nno 16 in cui, alla presenza di Pktro’ Grassi vescovo di Pavia, il prete Giuseppe Brippio, canonico preben dato della chiesa di S. Giovanni di Bassignana, e il prete Antonio de Andreis, cappellano e rettore della cappella di S. Ambrogio di Morinasio’ eretta~ nella stessa chiesa, nell’intento di. addivenire a una permuta dèlle rispettive prebende, ne fecero la cohsegna nelle mani del vescovo e di Tomaino de Zaganis prevosto di Bassignana.~7 Il’-giorno stésso, il vescovo e~ettuò a favore degli interessati la collazione delle prebende permu tate.’8 Per tutto il corso del sec. XV non abbiamo altri documenti che possano fornire qualche lume sulla chiesa di S. Giovanni. ILn tanta penu ria di notizie risultano veramente preziosi i dati contenuti negli atti della visita pastorale alle chiese della diocesi pavese compiuta nel 1460 dal c~nonico Amico de Fossuianis, in nome e per conto del vescovo di Pavia Iacop~ Ammannati Piccolomini.’9 Il visitatore, giunto a Bassignana il 26 settembre 1460, trovò la .
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15 Ivi. All’atto risulta presente come teste Pietro de Zaganis di Borgofranco. È da rilevare che anche lo Strada aveva ottenuto da Bonifacio IX l’assegnazione di una pre benda che si fosse resa vacante nella diocesi di Pavia. Ivi, cart. 1407-1412, atto n. 93. 17 Nell’atto, il prete Giuseppe de Brippio (Brivio) era rappresentato dal suo pro curatore Ruffino Quaglia, canonico della chiesa di 5. Invenzio di Pavia. “ Archivio di Stato di Pavia, Rogiti cit., cart. 1407-1412, atti n. 93 (bis) e 94. 19 Gli atti della visita sono stati pubblicati da X. ToscANI, Aspetti di vita religiosa a Pavia nel secolo XV, Milano 1969.
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chiesa di S. Giovanni rovinata negli edifici, per cui la cura d’anime veniva esercitata nella chiesa di S. Stefano, costruita all’interno del paese per comodità degli abitanti del luogo. Di conseguenza, l’antica chiesa pievana giaceva pressoché abbandonata ‘a tutto vantaggio dell’altra: vi si ce lebrava raramente, e i morti venivano sepolti in parte a S. Giovanni e in parte a S. Stefano.~ Il prevosto Giovanni Antonio Bellingeri, interrogato dal visitatore, rispose che nella chiesa di S. Giovanni esistevano due cappellanie. La prima, intitolata ai SS. .Giorgio e Lorenzo, era di collazione del prevosto ed aveva un reddito annuo di 25 formi: il prete Massimo Beretta, che ne era titolare, vi celebrava quattro messe (settimanali?) ed era tenuto a presenziare alle funzioni di culto che si svolgevano nella chiesa. La seconda cappellania, intitolata ai SS. Bartolomeo e Siro, era anch’essa di collazione del prevosto ed aveva un reddito di 25 formi: il titolare, Bartolomeo de Festis, vi celebrava quattro messe ed era pure tenuto a partecipare alle sacre funzioni.2’ La visita pastorale del 1460 è pure interessante per altri aspetti, perché pone in evidenza i legami che ancora esistevano poco dopo la metà del sec. XV tra la chiesa pievana di Bassignana e alcune chiese e cappelle ubicate nel territorio limitrofo. Gli atti della visita ‘~ registrano ch~ la collazione della chiesa di S. Maria Vetere di Pecetto, allora officiata’ dal prete Ruffino Baronceffi di Piovera, spettava al prevosto di Bassignana. Cosf pure la conferma del titolare di una cappellania eretta nella stessa chiesa,~ e di un’altra cap pellania esistente nella chiesa dei SS. ‘Antonio e Agata, sempre di Pe cetto.24- Inoltre,’ il prevosto di Bassigiiana aveva il diritto di confermare l’elezione del rettore della chiesa.di 5. Maria di Mugarone?~ Analogo diritto, infine, doveva certamente spettare al prevosto anche per la chiesa campestre di S. Ambi~ogio de Molenasio, che gli atti della visita ~ regi strano in territorio di Montecastello ma che, come abbiamo già detto in precedenza, sin dalla fine’ del sec. XIV risulta canonicamente unita alla chiesa di S. Stefano di Bassignana. X. Tosc~.r~, op. cit., 168. Ivi, 169. ~ Ivi, 166. ~‘ Ivi, 167. “ lvi, 167. ‘~ lvi, 171. ~ Ivi, 158. 21
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I’l complesso di queste circostanze dimostra che, qu’ando ormai era in pieno svolginiento il processo di rottura del primitivo schema circo scrizionale ecclèsiastico, che ~provocò il distacco• dalla pieve d’origine di chiese che miravano a rendersi indipendenti, il prevosto di. Bassignana conservava ancora alcu~ii lin~itati diritti su chiese perikriche, le quali in origine dovevano certamente àpparten~re al proprio distretto pievano. A questo, punto si apre nuovamente una vistosa lacuna nella do cumentazione; e per trovare altre notizie bisogna scendere al 18 settem bre 1565,~ ai ‘tenipi della vi,~ita pastorale compiuta, à quanto pare, dal vesco~&o di ‘Pavia Ippolito •Rossi. Gli atti di qpesta visita si limitano a registrare che la chiesa era in aperta campagna, e che e~sa era « diruta ita quod supersunt nonnullae parietes » Ma qualch,e tempo dopo, in ‘occasione della visita, apostolica com piuta il 4 settembre ‘1576 da mons. ‘Angelo Peruzzi, sembra ch~ le condizioni della, chiesa fbs~ero meno drammatiche .di quelle descritté dal vescovo Ippolito Rossi. i veybali della: visita infatti’ registrano che l’edificio era in condizioni discr~te~ ad eccezione della ,paret~ a lato della p6r.ta maggiore, in condizioni talmente precarie che, se non si’fosse prov veduto per tempo, sarebbe facilmente caduta. All’interno, il Peruzzi trovò tre altari abbastanza decenti ma spogli di tutto, ~ causa dello stato di relativo abbandono. L’ingresso era tenuto chiu~o per impedire che gli animali vi entrassero. Una parte della chiesa era priva della copertura di tegole, onde il visitatore prescrisse al prevosto Giacomo Antonio Mar coni di rimediarvi entro l’ottobre prossimo, riparando nel contempo la parete che minacciava rovina e collocax~do’ sull’altare maggiore la croce, due candelieri, la tovaglia e il ‘palio. All’esterno, la chiesa ~ra circondata, dal cimitero, ‘abbastanza ampio e c-intato da, un muro alto circa c-inque piedi,. 111 prevosto. ~p~ofittò del l’occasione per chiedere al Peruzzi licenza di poter abba~tere una parte di quel, muro, per ricavarne i materiali da adibire al completamento della fabbrica della ruova chiesa parrocchiale e della sacrestia annessa. L’istan. za fu accé1t~, e si può pensare che una parte del muro sia s,tata effettiva mente demolita. Leggermente migliorate ,sembrano le condizioni della chiesa alla fine del Cinquecento, al tempo della visita conipiuta dal vescovo S. Alessan . -
~ Archivio della Curia Vescovile di Pavia (d’ora in poi citato: A.C.V.P.), Parroc chie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. “ Gli atti originali di questa visita si conservano in A.C.V.P. Lo stralcio riguar dante Bassignana si trova in copia autentica nell’archivio parrocchiale del luogo.
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dro Sauli il 19 settembre 1592 Il santo trovò un altare in muratura con un paffio di tela recante l’immagine del titolare, più due candelieri, la croce e la predella. La chiesa misurava circa 30 braccia di lunghezza e otto di larghezza: aveva due finestre per lato con inferriate ma senza ante, e due grandi finestre prive di vetri sopra la porta d’ingresso. L’edi ficio per metà era in volta e pavimentato in pietra, e per l’altra metà era coperto da travature lignee. Le pareti erano intonacate e tinteggiate di bianco, mentre nella parte in volta erano rivestite di affeschi, certa mente gli stessi che ancora oggi vediamo. L’interno era privo di ogni altro arredo: vi si celebrava raramente, ma sempre nella festività del titolare. I verbali della visita infine registrano che il tetto della chiesa era guasto in molte parti, e l’acqua filtrava all’interno. Ben poco diverse erano le condizioni della chiesa quali risultano dagli atti della visita pastorale dell’il ottobre 16i9.~° Il visitatore trovò la chiesa in discrete condizioni, e si limitò a emanare alcune prescrizioni liturgiche, ordinando di chiudere le finestre con gli appositi telai e la tela cerata. Anche il vescovo di Pavia Fabrizio Landriani, che visitò la chiesa il 29 maggio 1635, non ebbe alcun rilievo da muovere, e si rimise alle prescrizioni emanate nel corso della precedente visita del l6l9.~’ Nella seconda metà del secolo, tuttavia, le condizioni dell’edificio erano nuovamente divenute precarie, tanto che nella relazione stesa nel 1688 dal prevosto Piazza è detto che la chiesa si trovava « mal in ordine alla peggio ».~ Si può pensare che nei decenni seguenti l’edificio sia stato oggetto di qualche restauro, rivolto più che altro a impedirne la totale rovina. Questa ipotesi trova conforto nelle risultanze della visita pastor~le compiuta il 18 aprile 1765 da mons. Pio Bellingeri, vicario generale della diocesi di Pavia?~ Egli trovò la chiesa sufficientemente ampia, con un mii co altare che presentava un quadro c~n la V~ergine, S. Giuseppe, S. Gio vanni Battista, S. Sebastiàno e Rocco. Le ~areti dell’abside e del presbi terio erano tutie imbiancate, ma questo ~concio, perpetrato certamente in .~
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3° A.C.V.P., Visita pastorale del vescovo S. Alessandro Sauli. Gli atti (fol. 93r.) registrano fra l’altro la dichiarazione del sac. Cesare Bellingeri, canonico della chiesa, se condo cui i beni costituenti la dotazione dell’antica pieve furono divisi in sei parti, di cui due di spettanza del prevosto, e le rimanenti quattro di altrettanti canonici. 3° A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. 31 Ivi. 32 Ivi. Ivi.
occasione di qualche pestilenza, permise di conservare pressoché intatti i preziosi affreschi romanici della conca absidale. Iii Bellinger-i distingue nettamente tra la parte della navata prossi ma al presbite4o, ricoperta dalla volta, e la rimanente parte della na vata, con travature a vista. Dopo aver riscontrato la capienza dell’edi fic-io, evidentemente sproporzionata alle effettive necessità del culto, il visitatore autor-izzò il Comune a demolire la porzione di navata che era priva di volta, conservando il resto. Accordò quindi al Comune la fa coltà di impiegare i materiali risultanti dalla demolizione nella ripara zione di quella parte dell’edificio che era destinata a sopravvivere. Per il momento comunque il Comune non ne fece niente ma, poco prima che spirasse il sec. XVIII, fu attuata la demolizione dell’antica facciata e della parte di navata che era coperta da travature a vista. A questi lavori allude, con ogni probabilità, la lapide datata 1794 che fu collocata sull’attuale facciata. Agli inizi dell’Ottocento, dopo la bufera napoleonica, la chiesa giaceva pressoché abbandonata, tanto che nello stato della parrocchia di Bassignana, relativo agli anni 1.812-13,- frà le chiese aperte al .cui±o non è menzidnata quella di S. Giòvanni. Nel 1817, tuttavia, alcuni be nefattori la fecero restaurare alla meglio e riuscirono a farla restit~jire al culto dopo aver ottenuto le prescritte autorizzazioni da/parte della Curia Vescovile di Casale Monfei~rato. Dall’®t-tocento ad oggi, purtroppo, nulla è stato fatto per àrg~nare in qualche modo la ~ro~ressiva decadenza dell’edfficio, ridotto in condi zioni talmente. precarie che da un momento all’altro potrebbe cadere in rovina. Sappiamo che una simile eventualità è contraria ai voti della popolazione bassignanese, per molte ragioni legata alla chiesa di S. Gio vanni. For.muliamo quindi l’auspicio che, di fronte alla gravità della situazione, i responsabili della cosa pubblica avvertano l’urgenza di re staurare quanto rimane dell’antico edificio, che conserva ancora tracce significative del suo splendore. I provvedimenti auspicat-i sono ora resi più urgenti dal fatto che nell’autiinno del 1972 la Soprintendenza alle Gallerie del Piemonte, diretta dal prof. Franco Mazzini, ha provveduto al ,restauro degli affreschi conservati nell’interno, restituiti al loro originario aspetto dopo es sere stati liberati dal velo d’intonaco che li ricopriva. I lavori, eseguiti dai restauratori Giuliano Scalvini e Giovanni Casella di Brescia, hanno confermato che la decorazione absidale rappresentava i dodic-i apostoli, ma due delle figure, probabilmente guaste dal tempo, furono r-ifatte nel -
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sec. XIV e sostituite con le immagini ~di S. Giovanni Battista e di tina santa non identificata, che tiene fra le ,mani la palma del martirio. Quanto agli affreschi della p~rete destra, il restauro ha consentito di ac-, certare che essi erano palinsesti, cioè furono sovrappos’ti ad altri più’~’an tichi. In via precauzionale, questi ultimi furono staccati e trasferiti~ a Torino, in attesa di decidere sulla loro collocazione definitiva: Uguale sorte, purtroppo, subiranno gli affreschi della’ conca absidale ‘se le autorità re~sponsabili non provvederanho al.piii•presto al rifacimento del tetto e alle opere di consolidamento imposte dalle precarie ~ondizioni dell’edificio. Vorranno i bassignanesi privarsi di un tesoro ‘artistic,o di tale irriportanza, che merita di essere conservato nel luogo stesso per cui’ fu creato? Non vogliamo credere a una simile eventualità, che non fareb be certo, onore. al paese e alle sue nobili tradizioni. Qualcosa dunqi~ie bisognerà’ fare, e subito. Ma chi ~i porrà’ mano? La risposta ci sembra ovvia. In tutti gli atti delle visite pastorali, viene sottolineato éhe la manutenzione dell’edificio è a carico, del’ Comune di’ Bassignana, e a questo ente indubbiamente compete tuttora, la respon sabilità della conservazione della chiesa:’ Sia dunque il Comune, nelle ‘persone dei’ suoi attuali amministratori,, a prendersi cura delle sorti del-, l”~dificio, riscattandolo dall’attuale stato di ‘abbandono. Non mancherà il plauso dell’intera popolazione, e delle generazioni future: la storia, un giorno, saprà giudicare secondo i meriti di ciascuno.
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Ent.ro la cerchia dejle mura che un tempo cingevano il borgo di’ Bassignana, gli abitanti del luogo eressero una chiesa ‘dedicata a S. St&~ fano, che sorgeva sull’area ‘dell’attuale parrocchiale. Non ,è possibile sta bilire a quale epoca risalga la costruzione della chiesa,’ma si’può pensare che ‘essa sia sorta verso la seconda metà del sec. XIII. La, sua dedica zione al santo protoniar~ire comunque rivela la sua figliazione spirituale dalla diocesi pavese, che annoverava appunto ‘tra i suoi protettori anche S. Stefano, al quale Pavia, che ne conservava la reliquia del’ capo, aveva. dedicato la cattedrale estiva. Sembra certo che ‘la chiesa di S. Stefano esistesse già nel 132 1~ ‘per ché il Cor.io ‘~ attesta che in’ quell’anno nella chiesa fu ‘pubblicata la sen tenza di scomunica contro Matteo Visconti. Può sembrare strano che la chiesa non sia citata nelle Rationes decimariim.del 1323-24, ma è pro babile che le registrazioni del codice vaticano si r.iferissero alla pieve di Bassignana considerata nel suo complesso, senza tener conto delle cap pelle che da essa dipendevanò, nessuna delle quali, appunto, viene nominata.’ La chiesa di S. Stefano in ogni caso esisteva certamente nella se conda metà del Trecento, come risulta da un atto del 7 ottobre’ 1395 in cui Giacomo de Nebiis, titolare della cappellania dei SS. Siro e Bar tolomeo eretta nella chiesa di 5. Stefano di Bassignana e chier.ico be neficiato della chiesa di S. Maria di Montecastello, confessa di aver ri cevuto dai suoi fratelli Giorgio e Stefano la somma di 10 formi d’oro, che rappresentava il reddito annuo dei beni della cappellania.2 È probabile che già alla fine del Trecento la cura d’anime fosse stata trasferita in S. Stefano per comodità dei fedeli i quali, per recarsi all’antica pieve di S. Giovanni, dovevano percorrere circa un quarto di ‘
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n. 123.
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B, CoRIo, Storia di Milano, Milano 1855, 11, 33-5. Archivio di Stato di Pavia, Rogiti del notaio Albertolo Grifii, cart. 1394-95, atto
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miglio. Tale trasferimento comunque era già considerato un fatto relati vamente antico al tempo della visita pastorale del 1460, che ci fornisce ottime indicazioni sullo stato della chiesa nel sec. XV.3 In quel periodò era prevosto di Bassignana Giovanni Antonio Bellingeri, mentre i canonici erano Michele da Ferrera, Giovanni An tonio de Zaganis, Francesco Torti e Giorgio Castiglioni. Ciascuno di essi godeva un beneficio del reddito annuo di 40 formi ma, contrariamente a quanto stabilito dagli statuti che regolavano la vita in comune dei canoni&, nessuno faceva stabile residenza presso la chiesa. Venivano quindi sostituiti da alcuni cappellani che per le loro prestazioni ricevevano un compenso. Onde, il visitatàre ordinò al prevosto di pre sentargli entro, quindici giolni la sentenza che era stata emanata nella vertenza sorta fra il precedente prevosto e i canonici circa l’obbligo della residenza, in modo da imporre ai canonici un’indennità per la -mancata celebrazione dèl culto cui erano tenuti in base agli statuti. Gli atti della visita segnalano ché. la chiesa era « satis ornata », con tre cappellanie: quella di S. Ambrogio, cui era unita canonicamente la chiesa campestre di S. Ambrogio de Morinasio,4 di collazione del pre vosto, di cui era investito il prete Stefano Patarini, che godeva un be neficio del reddito annuo di 20 formi; quella di S. Maria ovvero di S. Michele, di patronato dei nobili Bellingeri, la quale sorgeva anticamente nel castello di S. Michele,. ma dopo la distruzione di questo fu trasferita in S. Stefano: ne era investito il prete Filippo Beffingeri, che ricavava dal beneficio un reddito annuo di 20 formi; infine quella di S. Giovanni Battista, di patronato dei nobili (non è detto quali), la cui conferma spettava all’ordinario diocesano, ed aveva un reddito di 14 formi. Il prevosto e i canonici avevano in comune alcuni beni che frutta vano circa 10 formi all’anno,.che venivano impiegati per le necessità della chiesa. Esisteva ppre una sacrestia con relativo sacrestano ma, es sendo essa pri~a di redditi, vi provvedeva il. prevosto. Le entrate della chiesa comunque dovevano essere piuttosto limitate, tanto pi~t che a quel tempo non vigeva piii l’usanza, praticata anticamente, di riScuotere dalla popolazione locale le decime e le primizie. Si era quindi inaridito un cespite che avrebbe potuto fruttare un g~ttito tutt’altro che trascurabile, se teniamo presente che nel 1460 la parrocchia contava circa 200 abitaPer il testo della visita a Bassignana cfr. X. TOscANI, 0%,. cit., p. 168-70. Di questa chiesa campestre, che certamente era già scomparsa nel 1460, non è purtroppo possibile fissare l’ubicazione.
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zioni, e quindi un migliaio di abitanti, cifra notevole per quei tempi. Ad aggravare la situazione si aggiungeva il fatto che un certo mae stro Antonio de Mananelis deteneva indebitamente alcuni beni di pro prietà della chiesa e, nonostante avesse riconosciuto che tali beni non erano suoi, rifiutava di pagare l’affitto. L’esempio era imitato da altre persone che r~icusavano di pagare alcuni legati, per quanto fossero di modesta entità. E poiché la chiesa non aveva un inventano dei beni mobili e immobili, il visitatore ordinò al prevosto di compilarlo e di presentarlo alla- cancelleria vescovile entro due mesi. (~uanto alle condizioni spirituali della parrocchia, il prevosto affer mò che alcuni fedeli non si confessavano, ma la maggior parte si acco stava regolarmente ai sacramenti. Il visitatore ordinò allora al prevosto di intimare ai fedch che trascuravano le pratiche religiose di confessarsi e di accostarsi alla comunione entro il termine di venti giorni, in man canza di che sarebbero stati allontanati dalla chiesa e colpiti dalle censure ecclesiastiche. Per trovare altre notizie sulla chiesa di S. Stefano bisogna scendere alla metà del Cinquecento, epoca cui risale il testamento di una certa Tomina de Pomo, di Bassignana, che lasciò i suoi beni alla compagnia del SS. Corpo di Cristo eretta nella chiesa.5 Il testamento, rogato dal notaio pavese Bartolomeo di Lugo, è del i aprile 1552, e in esso è detto che ‘l7omina lasciò tutti i suoi beni mobili e immobili alla compagnia, a condizione che le rendite fossero impiegate per abbellire la cappella della stessa compagnia, e inaltre opere pie ed elemosine.6 rn questo periodo era prevosto di Bassignana Marc’Antonio Isim bardi, di cui sappiamo soltanto che lasciò alla chiesa di 5. Stefano una pianeta di sargia di colore turchino, recante lo stemma della sua famiglia.7 L’isimbardi rinunciò alla sua carica nel 1559, e fu sostituito dal pia centino Giacomo Antoniò Marconi. L’impronta da lui lasciata nel go verno della parrocchia fu duratura: tra i suoi meriti principali possiamo Un ampio estratto del testamento, trascritto negli atti della visita apostolica del 4 settembre 1576, è conservato nell’archivio parrocchiale di Bassignana, in copia autenti cata da Pietro Nabona, notaio e cancelliere della curia vescovile di Pavia. 6 La compagnia del SS. Corpo di Cristo amministrò i beni lasciati da Tomina de Pomo sino alla fine del sec. XVIII. Vedi infra, nota 19, inventano del 25 marzo 1582: « Item pianeta una anticha de sarza turchina con l’arma de Isimbardi ». Lo stesso inventano elenca pure un palio di raso rosso con lo stemma dei Visconti, verosimilmente donato alla chiesa da qualche membro di quella famiglia, che fu prevosto di Bassignana: « Item palio uno di raso rosso con l’arma della bissa ».
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indicare la ricostruzione della chiesa di S. Stefano e l’attuazione di un vasto programma di riforme ispirate ai principii sanciti dal Concilio di Trento. Da poco insediato nella carica il Marconi, obbedendo alle istruzioni ricevute da Ippolito Rossi,8 compilò una dettagliata relazione sullo stato della sua parrocchia.9 Dato il rilevante interesse del documento, si ri tiene opportuno riprodurlo qui di seguito integralmente: 1561, 13 luglio In exequtione delle litere editale inthimate a mi Jacobo Antonio Marcono preposito dila chiesa collegiata parochial di Santo Giovan Bat tista di Bassignana pe’r le guerre transportata ‘et nominata Santo Stephano exhibisco in mane di monsignor vicario episcàpale di Pavia tutto ciò per mia inteligenza et inquisitione ho scrutato per adimplire et fare la ubedienza di quanto per esse si contiene como è mente di monsignor reverendissimo Epi scopo di Pavia et sua diocesi. Primoio prefato preposito ho:et posedo già doy anni passati detta prepositura et circa li redditi ne cavo a massaritio ogni anno ut jnfra. Primo ho doi massari che lavorano dette terre uno nominato Martino Burtio et l’altro Badono quali lavorano caduno la mità delle terre di detta prepositura e mi dafio la mità dèl grano et il terzo di marE...] da sappa coss~ ne cavo in parte mia dominicale ‘da ambi doi massari sachi sesanta de for mento et sachi tre di segale fra tuti doi et sachi doi de marzaschi fra tuti doi. I.tem gli do a suprascripti massari per detto lavorerio boiche 4 di prato per cadauno massaro a tuto suo et cadauno di br mi dano torta una e mezza de lino. Circa il resto delle prate ne cavo al pari in tuti li doi feni carra quatro di feno per mio uso. Item ho un campo a Mugarone qual lavora Bertoloto Piacentino a •massaritio et ne cavo sachi tre de formento ogni anno. item ho un fittabile nominato Jacòbino Galia qual ha una pezza di terra che lui ha avignato et mi paga in perpetuo il terzo delle uve nasieno sopra detta ~terra Ct la mittà della segala.circa delle uve ne cavo brente sey vino in mia parte et in segala sachi quatro ogni anno. .
In quel tempo era amministratore apostolico di Pavia Gian Gerolamo dei conti Rossi di S. Secondo. Del tutto privo cli vocazione e persino deil’ordinazione sacerdotale, egli nella sua diocesi non si fece vedere mai, preferendo godersi le sue pingui rendite e recarsi a caccia nelle terre della sua famiglia, nel parmense. Fu talmente una buona lana che fu persino chiuso in Castel S. Angelo, a Roma, a far compagnia al Cellini. Dopo l’emanazione della costituzione apostolica cli Paolo IV del 1557, che impose ai vescovi di risiedere nelle rispettive sedi, nel 1560 egli fu costretto a nominare suo coadiutore nella diocesi di Pavia il nipote Ippolito Rossi. La scelta non poteva essere piii felice per ché il nipote, divenuto nel 1564 vescovo di Pavia, fu per questa città ciò che fu S. Carlo Borromeo per Milano. Circa la vasta e incisiva azione pastorale di Ippolito Rossi cfr. la recente monografia di V. L. BEIu~~oRIo, La Chiesa di Pavia nel secolo XVI e l’azione pa storale del cardinale Ippolito de Rossi (1560-1591), Pavia 1972. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Inventari della prevostura e chiesa. 8
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Item ho un fittabile nominato Ambrosio Candiano quab tiene ut supra una pezza di terra avignata a fitto perpetuo ut supra et ne cavo in vino brente quatro et in segala sachi doi ma tuta piena perché un anno è piena et l’altro è vacu~. Item ho un campo quab lavora Michei Poma et ne cavo in mia parte in segala sachi doi ogni anno et cli presente gli pianta tre fiere de vitte in detta terra. Item ho altri fitti minuti quali pagano in perpetuo ut infra alla misura di Bassignana che gli vano stara 9 a fare un sacco Francescp Boverò in formento Giovan Maria Nisoia in formento ]i~. Margarita Belingeri in formento ]~amiano Cavigiola in formento Giuliano Cavigiola in formento Dominico M.r Galino :in formento Ber.nardino Ricio in formento Maest~o Battista Giarola in formento D. Julia Persona in formento Giovan Necho in formento Agnese di Olivi in formento Martino Burtio in formento ~ominico Barbero iii formento D. Vincentio Gerardo in formento i». Gio.Pietro et fratelli de Provera in formento li). Barbara et sorele de Caneto in formento Jacobino Salamone de Peceto in segala
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Item un campo a Piovera qual ho affitato et ne cavo l’anno sachi doi di avena da uno nominato Ludovico. Et del sopradetto redito io pago ogni anno alli aratàri sachi doi di formento et sacco uno di formento ai sacrista. Itèm ho -obbligo di mantenere un curato qual faccia la cura di detta terra et la cera et il vino ala chiesa alla cellebratione delle messe. Alla mia venuta in Bassignana ho ritrovato la sacristia senza aichuno paramento et solo ho trovato ut infra: Primo un calice de argen~to sopradoro di valsente ducati 6 Item il tabernacubo dii Corpus Domini di valsente ducati 6 Item uno scatolino d’oro di valsente ducati 6 Item cameso uno strazato Item pianeta una di sargia frusta Item altre due pianete antique una di pano rosso debolissimo et una di sargia zaneta qual ambe doi io ho fato rifare a mie spese ala moderna Item io gli ho fato fare di novo doe pianete di panno turchino con la Le abbreviazioni si. e sc., usate nell’elenco che segue, stanno rispettivamente per strara e scupelli, unità di misura che un tempo erano molto diffuse nella campagna pavese, e che si usano tuttora in determinate circostanze. ‘°
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croce di mochaiato una rossa et una pianeta con stolla et manipulo di valsente di ducati 7 Item doi amiti et uno cameso novo fato a mie spese di vaisente de ducati 3 Item gli sono misal uno dila chiesa et uno ch’io gli ho comprato Item gli sono uno antiphonario et un libro per cantare le messe de tutto l’anno assay buoni Item gli ho fato fare una sbara per morti et un cataleto Item gli è una croce indorata ma è di lotone di valsente ducati 3 Item gli sono doi leturini uno [...j vechio con la naviseta Item un ferro da fare hostie di valsente ducati 3.
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A presso questo nela sùprascripta chiesa parochial si troveno le infra scripte capelle qual posedeno li infrascripti con li oblighi infrascripti:
Matheo Sacho qual messe fano celebrare una dali Rev.di Padri del Carmine l’altra da m.s prete Angelo da Rivarone. L’ancona di suprascripta capella è di legno intersiato et indorata fatta a figure ma è vecchia.11 Il suprascripto altare ha la sua pietra sacra.quatro candelieri di legno.4 tovaglie assay buone.doi palij uno de seda verde et uno di coramo sopradorato et ha la sua tiia avanti alla anchona. 2°. La capella di S. Sergio et Bacco qual è dii signor Giovan Piubel Bocca di Valenza ma curial et ha obbligo di due messe feriate qual celebra m.s prete Stephano Molla. suprascripto. Avanti la capella vi è un’assa semplice depinta.una pietra sacra.due tovaglie fruste.un candeliere di ferro senza para mento et paglio alchuno avanti l’altare. La presente capella l’ha a fitto Alberto Laborante qual paga ogni anno in formento sachi 17. 3°. La capella di Santa Maria et Michel jus patronato dei Belingieri qual viene in Frahcesco Belingero et ha obligo quatro messe et due ne celebra la setimana il deto m.s prete Stephano .et due li Rev.di Padri dei Carmine. Avanti la suprascripta capella vi è un’assa semplice depinta.una pietra sacra.tre tovaglie vecchie.un candeliere di ferro. niuno paglio né paramento. 4°. La capella de Santo Bartholomeò qual è di prete Gio.Battista Doria et ha obligo come se dice 4 messe feriate ma ne fa dire due dali Rev.di Padri del Carmine Ct le altre due le nega che dice non essere obligato perhò mi remeto ala veritade. Avanti la presente capella vi è una assa semplice depinta.due tovaglie .con uno tovagliolo frusto.una pietra sacra.et niuno paramento né paglio. 5°. La capella di Santo Giovanni Battista qual tiene prete Hieronimo Ultrabello et ha obligo due messe’la setimana qual celebra il prefato preposito. Avanti la presente capella vi è una croce grande depinta et ha una pietra sacra et due tovaglie et una tovagliola fruste né ha paglio né paramento al cuno. 6°. La capella di Santa Catherina jus patronato deli Fioni qual viene gli deti Fioni et ha obligo due messe qual non se dicono. Avanti la supra scripta capella vi è una ànchona intersiata et ha la pietra sacra.due tovaglie fruste.niuno paramento né paglio. 7°. i~ nela suprascripta chiesa uno ‘altare di bat.udi di Santo Laurentio con obligo di una messa, al mese et non la fano dire et questo altare non ha pietra sacra né paramenti né paglio.solum tiene una tovaglia per coprire il detto altare. Circa li rediti delle suprascripte capelle sopra nominate io non so né posso sapere ciò che se ne cavi per essere lavorati dali proprij patroni in sieme con terre de patrimonio né sono may state affitate a persona aichuna ch’io habi inteso però mi remetto in questo. In quorum omnium fidem Ct testimonium ego presbiter Jacobus Anto nius Marconus prepositus ut supra me subscripsi.
Primo la capella grande nominata Santo Ambrosio et Siro qual è dii ven. m.s prete Francesco Ultrabelio canonico dela chiesa maggiore di Pavia et ha obligo de due messe feriate la setimana qual celebra m.s prete Stephano Molla del loco di Bassignana. Alla suprascripta capelia per legati sono obligati fare dire due messe feriate la setimana m.s Pietro Paulo dal Pero et m.s Angello
~ Veramente prezioso risulta questo accenno all’antica icona intagliata a figure e dorata, che fungeva da pala all’altare maggiore di S. Stefano. Ma quanto è amara la scomparsa di questa opera d’arte, che possimo facilmente immaginare un prodotto della scuola lombarda o piemontese! Altra ancona simile era nella cappella di S. Caterina, come è detto nella relazione del prevosto Marconi.
Sotto la prefata prepositura ih detta chiesa sono quatro canonicati la cui colazione speta a1 preposito et ai capitolo.qu~.lli signori canonici sono tenuti di fare la residentia ale feste comandate o vero farla fare et son tenuti a pagare un sacrista come apare per una ordinatione già fata et confirmata da mons. vicario il signor Hieronimo Scaruffo.quali sono tenuti fare cantare le messe et li vesperi in df di festa tuto l’anno. E li rediti deli suprascripti canonici sono ut jnfra con il nome et cogno me di signori canonici et fitabii:
Primo, il canonicato del signor Carolo di Corte cantore dela chiesa mag giore di Pavia.et ha affitato a nove anni il suo canonicato a Pelegrino de Per gamo et Olivero Molla quali pagano ognj anno in formento sachi 22 et meggia torta di lino. Il sùprascripto canonicato è tenuto a pagare un residente in la chiesa di S. Stephano di Bassignan~ et darli ogni anno lire 20 et dar ai sacri s~a sacco meggio di formento et brenta meggia di vino. 2°. Il canonicato dii signor Julio Cesare Inviciato citadino et habita tore di Alexandria qual tiene a fito ut supra Hieronimo da Cayro et paga ogni anno in formento sachi 30 et torta una meggia di lino. Il suprascripto canonicato ha l’obbligo dil suprascripto canonicato. 3°. Ti canonicato dii signor Augustino Scarampo qual tiene a fitto ut supra Pcilio Olivo et Giovani Olivo et pagano ogni anno in formento sachi 26 et torta una di lino. Il presente canonicato ha l’obbligo dii suprascripto canonicato. 4°. Il canonicato dii signor Giovan Francesco Gentile nepote dii Rev.mo Episcopo di Gentili et come se dice con regreso qual tiene a fito ut supra il signor Jacoppo et il signor Jacomo fratelli di Ultrabelli et ne pagano in for mento sachi 28. Il presente canonicato ha l’obligo di suprascripto canonicato.
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L’anno stesso in cui il prevosto Marconi stese la. sua relazion’e~, il vescovo coadiutore Ippolito Rossi iniziò la visita pastorale della vastis sima diocesi di Pavia, nella pròspettiva di iniziarne la conoscenza e di impostare il vasto programma di riforme che già aveva in animo di realizzare. La visita, iniziatà nel luglio 1561, fu interrotta dal vescovo per tutto il periodo in cui egli partecipò alle sessioni : del Concilio di Trento, vale a dire fra il gennaio 1562 e il dicembre 1563 •12, La visita tuttavia fu continuata durante la sua assenza dal vicario generale della diocesi, il’ quale fu a Bassignana il 13 aprile 1562 e ne fece stendere una ‘breve relazione.’3 In essa si. dice che il vicario si recò a visitare la chiesa di 5. Stefano e vi trovò il prevosto Giacomo Antonio Marconi, che esercitava la cura d’anime su circa ‘250 famiglie, e ottenne l’investitura della parrocchia per autorità apostolica, in segùito alle dimissioni del precedente prevosto Marc’Antonio isimbardi. Nella chiesa di 5. Stefano si conservava il SS. Sacramento nella cap pella omonima, in un tabernacolo di legno dorato e dipinto, entro un vaso con coperchio d’argento, davanti al quale ardevano le lampade man tenute a spese della confraternita del Sacramento. Anticamente però l’Eucarestia veniva conservata in una nicchia a lato, dell’altare maggiore, nella quale ora si custodivano l’olio santo e l’acqua battesimale, assieme a un vaso d’argento dorato contenente numerose reliquie. Il fonte bat tesimale era collocato presso la porta maggiore, presso il pilastro a mano sinistra, ed era senza coperchio. La seconda visita pastorale, compiuta p~robabilmente dallo stesso V.L. BERNORIO, op: cii,, 243. ‘ ‘ È noto che i verbali della visita di Ipp6lito Rossi e dei suoi delegati furono scritti parte in registri, parte in 1lire di fogli. In occasicine del riordino dell’archivio della Curia Vescovile, compiuto nel secolo scorso dal canonico Pietro Terenzio, le filze furono divise per parrocchie e rilegate in miscellanee assieme ad altro materiale archivistico, ‘col: locandole in cartelle intestate alle singole parrocchie. È quindi oltremodo difficile, attual mente, ricostruire l’ordine e la cronologia delle visite pastorali del. Rossi, i cui verbali sono ora dispersi in centinaia di cartelle. Sulla questione cfr. V.L. BERNORIO, op. cit., 244, nota 6. Per quanto riguarda, Bassignana, i verbali della visita,’ alquanto frammentarj e scompaginati, ,sono collocati nella sede Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pa storali. Il frammento consta solamente dei ff. 23, 25, 27, 28, e riprende ai ff. 147 e segg., con scrittura della stessa mano. Mentre i primi quattro, fògli recano la data del 13 aprile 1562, i ff. 147 e segg:, recano l’indicazione «die , martis decima octava mensis septembris ». Poiché il martedf 18 settembre cadeva nel 1565, è, evidente ‘che le visite pastorali a Bassignana furono almeno due: la. prima, piuttosto sommaria, si svolse il 13 aprile 1562, la seconda invece, compiuta probabilmente dallo stesso Rossi, ebbe luogo il 18 settembre 1565. . 12 13
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Rossi divenuto nel frattempo vescovo titolare di Pavia, ebbe luogo il 18 settembre 1565 •14 ‘La relazione inizia’ ricalcando i verbali della visita pre cedente, e continua rilevando che nella chiesa esistevano quattro cano nicati posseduti dai sacerdoti Carlo de Curte, Ago~tino Scarampi, Ge rolamo Oltrabella (investito per ,autorità apostolica in’ seguito a ri nuncia di Gio. Francesco• Gentile) e Timoteo Inviziati ‘di Alessandria, che possedeva il canonicato per autorità apostolica in seguito a rinuncia di Giulio Cesare Inviziati. Tutti i canonici erano assenti, ma ciascuno di essi versava la somtn’a;di .20 lire annue al prevosto, il ~quale stipendiava tre sacerdoti residenti che. celebravano in sostituzione dei. canonici as senti.’5 La chiesa sorgeva al centro dell’abitato e aveva la cappella maggiore e metà della navata in volta, mentre la rimanente parte della navata era coperta da tegole e quindi, possiamo immaginare, con copertura a tra vature lignee. Il pavimento era lastricato, ma in cattive condizioni: ovunque erano disseminati sepolcri di famiglia malamente coperti da assi spezzate, in condizioni tali che non era sicuro camminarvi sopra. L’Eucarestia era conservata, in una cappella.costruita in volta « in angulo ecclesie versus portam maiorem a manu sinistra »: essa era chiusa da una cancellata in ferro ed era provvista di un altare con una bella an cona dipinta e dorata. Una ancona simile era sull’altare mggiore, sul quale erano pure quattro candelieri di legno, una pace di legno, un paffio di cuoio dorato e altri’ arredi. A sinistra dell’altare, in una nicchia, si conservava il crismae l’olio santo in,un recipiente di stagno, assieme ad alcune reliquie munite di autentica. Sul lato destro’ dell’altare viene segna lato « quoddam depositum super terram », che forse ‘era il monumento funerario di qualche personaggio. All’altare ‘maggiore- er~ un,ita la cappellania di S. Ambrogio, di cui erà titolare Gio. Francesco Oltrabella, che l’aveva ottenuto nel 1554 dietro presentazione del Comune di Bassignana e per conferma dell’ordi nario diocesano. Nella chiesa esistevano sei cappelle costruite in volta, in merito alle quali ‘gli atti della’ visita forniscono le seguenti notizie: .
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cappella dei SS. Giorgio e Bacca: aveva un reddito annuo di 24 sacchi di frumento e ne era titolare il prete Gio. Michele de Buchis, —
~ Circa la datazione dei verbali di questa visita cfr. la nota precedente. 15 Ogni canonico, inoltre, era tenuto a dare mezzo sacco di frumento e mezza brenta di vino a titolo di mercede per il sacrestano della chiesa.
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che vi faceva celebrare due messe settimanali; l’altare era privo di an cona ed ,ave~’a due candelieri in ferro, una tovaglia e la predella. cappella di S. Maria e S. Michele: dal 1555 ne era titolare il prete Francesco Bellingeri figlio di Nicola, cui era stata conferita per diritto di patronato della sua famiglia e per conferma dell’ordinario, faèendovi celebrare quattro messe settimanali da un frate carmelitano; l’altare aveva un affresco in luogo dell’ancona, ed era privo di ogni arredo. cappella di S. Caterina: il prete Francesco Fioni vi faceva ce lebrare una messa settimanale; l’altare aveva tre statue in legno, due can delieri in ferro e una predella rotta. cappella di S. Bartolomeo: in seguito alla rinuncia di Gio. Bat tist~ Doria, ne era investito il prete Giovanni Scarpaccini, che vi faceva c~elebrare tre messe settimanali; l’altare aveva una parete affrescata in luogo dell’ancona, un palio, una croce di legnà dipinta, due candelieri in legno dipinto, due candelieri in ferro, la predella e tre tovaglie. cappella di S. Giovanni Battista: era di patronato della famiglia Calvi dei Beffingeri; vi si celebravdno due messe feriali a cura del tito lare Saccino Provera figlio di ~‘rancesco, che ne aveva ottenuto la colla zione in seguito alla rinuncia fatta da Gugl~ielmo Oltrabella; aveva una parete affrescata, una grande croce di legno e la predella. cappella di S. Lorenzo.: sorgeva a mano sinistra presso la porta maggiore della chiesa e apparteneva ai disciplini di S. Lorenzo, i quali vi facevano celebrare una messa ogni 15 giorni; l’altare aveva un affre sco in luogo dell’ancoi~a, il palli~, la predella e niente altro; —
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Il giorno seguente, riiercoledf 19 settembre, il visitatore. convocò il prevosto Giacomo Antonio Marconi e, premesse le ammoni±ioni di rito, gli chiese se riteneva utile qualche -provvedimento riguardo le chiese, i luoghi pii, i titolari dei benefici, i religiosi e i laici di Bassignana. Ed ecco la risposta del prevosto Marconi, registrata fedelmente in lingua italiana, che è la più antica voce di un parroco dei luogo pervenuta di rettamente sino a noi: .
Quanto all canonici pagano ‘come ho detto le• lire vinti pér -cadauno con le quali si tieneno i tre ressidenti~ quali fanno quello a chi sono obligati i canonici salvo che sono pochi che voriano essere in maggior numero; quanto all capellani si fanno ben dire le messe quale loro sono obligati et soliti fare dire ma non posso poi scuodere i denari per pagare quelli, le diccono che’ ogni anno bisogna procedere a sequestri et exequimenti et che mi spenda dil proprio
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in consequirli cosa che ha bisogno. di provisionè salvo che il capellano de San Bartolomeo che ancora per il mio tempo sia sempre solito fare celebrare tre messe si dice essere obligato a quatro et la capella de Santa Catherina alla quale rev. Francesco Fioni fa dire una messa sola pare fosse solita darsi in titolo et dirmi due messe. Quanto alla gesa ha bisogno di qualche reparatione ancora ch’io vi abbia fatto, molta spesa cosf circa la gesa come fare ordinare le case atalché mi pareria che dovesse la Comunità essere obligata a tal repara tione tanto più che dicono che è sua et vuoleno essere sepulti per niente et vi sono ancora i monumenti quali hanno i coperti de asse rotti per quali ne esce il putore et non si è sicuro andare per la gesa et vi si usano tante banche da dona et così alte che impediscono la gesa et la veduta. Mi pareva ancora che dovesse~o i capellani provedersi de paramenti per dire le messe per ciò che io trovai la gesà sf sfornita che ancora ne habbia fatto qualchuno non bastano et fra essi capellani almeno sia tutti- comprassero un calice. Quanto l’hospitale non suo i suoi obblighi’ ma •suo bene ~he vi si serva hospitalità et che fa il ministro delle ellemosinè et di pane et vino et altre cose cosf a forestieri come persone povere della terra et infermi che questo l’ho veduto fare io molte volte et -vi ho mandato ‘molti infermi .quali sono sta accettati et trattati amorevol mente. Vi è ancora la compagnia’ dl Corpus -Domini qual ha bona entrata et non fa alcuna spesa salvo che della lampada; è vero ‘che hanno dell para menti honorevoli ma non se ne fa niente et non, si adoperano percioché haven doli io talvolta richiesti in passato me l’hanno sempre recusati et non scio quello facciano de l’entrata et se vi si renda conto, alcuno et prout me pareva si dovessero renderne i conti et’ esservi anche io presente Ct il medesimo do vesse’ fare il ministro. Quanto poi ali regolàri fuori de chiostri et preti seco lari viveno honestamente ‘et non danno alcun malo esempio et il medemo i disciplinati et delli laici da che vi sono molti maldicenti in fuori, non vi sono ne concubinarij ne ~isurarij ne maritati in grado prohibito ma quest’anno per dio gratia sono tutti confessati et comunicati. La fonte di maggiore interesse per cohoscere lo stato- &lla chiesa locale di Bassignana negli ‘anni immediatamente successivi al Concffio di Trento è costituita dagli at-ti della visita apostolica compiùta da mons. Angelo Peruzzi il 4 e 5 settembre ‘1576.16 Il visitatore giunse a Bassignana la sera del giorno 3 e, data l’ora tarda, si -limitò ad esaminare le bolle apostoliche di collazione presen tategli dal prevosto Ma~coni. Il giorno seguente, dopo aver celebrato la messa in S. Stefano, il Peruzzi cominciò ad ispezionare la chiesa e vide che l’Eucarestia si conservava in un taber-nacélo di legno collocato sull’altare maggiore, che era l’unico e~istente. L’inter.no dell’edificio era completamenté spoglio, privo di copertùra, di altari e di cappelle, quasi senza fofma di ~hiesa. Il. .visit’atore si stupf grandemente per questo 16
A.C.V.P., Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, 11, foil. 545r.-548v.
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stato di cose, e volle parlarne al popolo raccolto in chiesa per ascoltare il suo sermone. Assunte le informazioni del caso, il Peruzzi apprese che la popola zione del paese era sotto l’interdetto perché si rffiutava di contribuire alle spese di ricostruzione della nuova chiesa, che si stava appunto eri gendo in sostituzione di quella precedente, demolita perché ormai ca dente. Qualche, tempo ,prima il. vescovo di Pavia’ aveva ordinato di eri gere la nuova chiesa di S.. Stefalio, e si era fattò, promettere dai rap presentanti del Comune la somma di 100 scudi, mentre il prevosto e i canonici avrebbero dovuto sborsare 50 scudi. Pareva ‘in un primo tempo che questi fondi fossero sufficienti per portare a termine i lavori ma, poiché la fabbrica era appena a metà e non esistevano .altri ‘mezzi per portarla a compimento, il Comune promise di staiìziare altri fondi, rila sciando al prevosto una lettera impegnativa. In segi~iito però cambiò pa rere e, poiché si rffiutava di dare altri soldi, il vescovo di Pavia fulminò l~interdetto colltro la popolazione del paese. Il Peruzzi, informato a fondo della situaziòne, rim~roverò aspra mente il popolo presente nella chiesa, sottolineando quanto fosse ripro vevole promette~e e non mantenere, fare un voto a Dio e mancar di fede. A queste parole, il’ popolo insorse con grande fermezzà, facendo rilevare che i rappresentanti• dèl .Comune non potevano assumere im •pegni tantò’ oneròsi senza pi~eventiva consultazione. Di fronte a questa • decisa presa di posizione, il Peru’zzi, nel timore che nascessero scandali ita quod Christus non capiet fiscus r~apiet ~, esortò jl pàpoio alla calma e lo lkenziò con la sua benedizione, promettendo che avrebbe studiato il modo di risolvere la questione.’7 Il giorno seguente, 5 settembre, il Peruzzi radunò nuovamente gli uomini di Bassignana i quali, dopo aver dibattuto a lungò la ‘questione, decisero di rimettersi alle decisioni àrbitrali del Peruzzi; a mezzo di istrumento rogato dal notaio Gian Giacomo Oltrabeffi. Il Peruzzi emise la sua sentenza, rogata dallo stesso notaio, che fu accolta con manife stazioni di giubilo e col subno -delle campane, che da tempo tacevano a causa dell’interdetto. ‘La decisione fu la Seguente.: .11 Comune avrebbe ancòra dovuto sborsare nelle mani del prevosto la somm’a di 100 scudi entro Natale, e altri 100 scudi entro la Pasqua dell’anno seguente. L’in terdetto fu levato, ma a condizione che entro~ il mese di settembre il prevostò provvedesse a ricostruire la chiesa secondo il primitivo pro‘~<
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getto, che in parte era già stato attuato. Iii Peruzzi poi ordinò che, allo stesso fine, la confraternita del Corpo di Cristo 4ovesse sborsare subito la somma di 200 lire, e altre 100 entro sei’ mesi.’8 Gli atti della visita ‘forniscono inoltre alcune informazioni’ circa lo stato della parroc~hia, formata dà circa ~00 anime da’ ~om~iniohe. Tutti si erano c6municati ad eccezione di sei, i. cui nomi furono resi noti al visitatore. ‘In paese comunque non esistevano eretici, maghi,’ concubinar’i o adulteri. I confini della parrocchia si estendevano per circa un miglio: se qualcuno si amnialava ed era lontano dalla parrocchia, il prevosto non si curava di recargli l’Eucarestia, per cui moriva senza aver ricevuto questo estremo con~qrto. A Pasqua, e in occasione delle comunioni generali, gli uomini e le donne si accostavano separatament~ all’Eucarestia che,, secondo una tradiziqne certamente molto antica, ‘a Bassignana veniva distribuita sotto le due specie: il vino veniva offerto. in un vaso di vetro. In una chiesa distinta dall’a parrocchiale ,si impartiva ai fanciuffi l’insegnamento della dottrina ‘cristiana, ma il. prevosto non attendeva personalmente a questa incombenzà perché, disse, era occupato in altre faccende. Il Peruzzi lo rimproverò aspramente per questa man-’ canza, e .prese lo spunto per rinfacciargli anche la r~anca’ta assistenza agli infermi che abitavano lontano dalla parrocchia: Il prevosto percepiva un reddito annuo di oltrè 100 scudi e faceva residenza. nella casa prepositurale, che distava circa -100 passi dalla ~chie sa. Desiderando appròfondire il c~mportamento e i costumi del prevosto,’ il visitatore interrogò alcuni parrocchiani, i quali risposero che il Marconi’ era diligente e sollecito nello svolgimento dèi suoi dov~ri e nell’àmmi nistrazione dei sacramenti. In occasione dei funerali tuttavia era piut-’ tosto intransigente e. non arrossiva di chiedere ai’ poveri ‘un compenso superiore alle loro possibilità, e per questo motivo nascevano sovente alter’chi e discussioni che érano motivo di scandalo. Inoltre, il prevosto non rifuggiva ‘dai giochi, nemmeno da quelli proibiti, e piii di una volta fu ~visto giocare ai dadi è alle carte, con scandalo per i parrocchiani. Da alcuni mesi tuttavia il prevosto n,pn’ giocaya ‘phi. Per il resto i parroc chiani si dichiararono soddisfatti. Ciò udito, il visftatore chiamò a sé il prevosto e lo ‘ammonf di astenersi dal gioco e di mostrarsi. pii~1’ cari-’ tatevole in occasione dei funerali, speèialmente con i poveri. Aggiunse poi altre raccomandazioni che per brevità ~tralasciarno. Come si può desumere da queste testimonianze, la personalità ael .
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Ivi, fo!. 548r.
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prevosto Marconi era piuttosto contraddittoria, ma tipica del tempo -in cui viveva: accanto ad alcuni lati decisamente positivi ne coesistono altri
c~he gettano una luce non sempre favorevole sulla sua dirittura morale e sul suo zeld -sacerdotale. Dobbiamo tuttavia. rapportarci all’ambiente in cui egli nacque e maturò la sua formazione, ed anche al modo in cui veniva concepita la .missione del sacerdote prima della riforma cattolica. Egli tuttavia ebbe la fortuna di imbattersi in un vesÉovo, Ippolito Rossi, che fu uno dei pM intelligenti e fattivi interpreti dello spirito innoyatore del Concilio trideniino. I .continui rapporti con il vescovo di Pavia, che visitò numerose volte Bassignana nel, corso del suo episcopato, riu scirono a modificare sostanzialmente l’attéggiamen,to del prevosto Marconi, reso sempre pi~i consapevole della missione spirituale di cui era investito. Ne è una riprova il fafto che il Marconi, nel 1579, sia stato scelto da Ippolito Rossi quale vicario foraneo di una vasta circoscrizione che comprendeva, oltre a Bassignana, Rivarone, Piovera, Sale, Mònteca stelo, Pietra Marazzi, Pavone e Pecetto. ~ d’altra parte signfficativo, nella nuova dimensione spirituale da lui acquisita, lo: zelo con il quale il prevosto Marconi svolse il delicatissimo incarico, affidatogli dal -ve scovo, di delegato ed esecutore del visitatore apostolico Peruzzi nelle località della sua circoscrizione foranea.’9 19 Gli atti della visita del prevosto Marconi, che citeremo piii volte nel corso del presente lavoro, risalgono al 1580 e sono in A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. Nella stessa sede archivistica si conserva un inventano dei beni mo bili della parrocchiale, redatto certamente dal prevosto Marconi, di cui diamo qui di se guito la trascrizione: 1582 die 25 martij. Inventano delle robbe mobili della sacristia dela giesa parochiale di Santo Stefano o sii di santo Giovanni Battista della Terra de Bassignana. videlizet Croce una sopradorata Item calici doy uno con la patena et coppa argento sopradorata, et Calici uno d’auricalco sopradorato con la sua patena Item pianeta una di raso rosso con la croce turchina figurata Item pianeta una di raso nero con la croce de color d’oro figurata Item pianeta una di cangianze con stola et manipulo con croce biancha Item pianeta una ut supra con stolla ut supra con croce biancha de seda Item pianeta una de gorgorano de napolli paialdo con croce da seda morella Item pianeta una ut supra paialda con croce de seda beretina Item pianeta una de raso negro con la croce da mocaiada biancha de seda Item pianeta una de panno turchino con croce de mocaiada rossa Item pianeta una de panno ut supra con croce de mocaiada paialda Item stolla una et manipoli doy de panno ut supra Item stolla una biancha de bombace Item pianeta una de sarza tanella con la croce varia Item pianeta una antica de sarza turchina con l’arma de Isimbardi
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Nell’ultimo decennio del Cinquecento, le condizioni di salute del Marconi cominciarono a declinare, tanto che in occasione della visita pastorale di S. Alessandro Sauli del 19 settembre 1592 20 egli giaceva ammalato e fu costretto a farsi sostituire dal curato. Qualche mese prima però egli aveva usato la diligenza di compilare un accuratissimo inven tario dei beni mobili della parrocchia 21 che riteniamo utile riprodurre Item stolla una et tnanpulo uno de zambelloto negro Item manipulo uno de raso negro Item pallio uno di raso rosso con l’arma della bissa Item pallio uno de raso p’ayaldo jnzagliato Item pallio uno de panno rosso con la croce paialda de seda Item pallio uno de mocaliada de colore d’oro con la croce negra Item pallio uno di coramo indorato con l’arma della bissa Item camesi tre de tella de lino con li suoy amiti Item cordoni tre vechij Item tovalie per altare doe vechie Item tovaioli per altare doe vechie Item preda una sacra secondo la forma Item tavoleta una Item corporali doy novi Item corporali quatro vechij Item borsa una rossa de raso colorato per portare il Santissimo Sa€ramento al collo Item borse tre de ‘vario colore per li corporali Item borsa una de seda colorata de rosso per li corporali novi Item borsa una de seda morella per corporali Item campanino uno per uso della messa, et per li infermi Item ferro uno per fare le hostie Item ferro uno per fare li ‘communichini Item candellieri doy de ferro alti per fare le esequie Item messali ‘nuovi numero doy Item antiphonario novo numèro uno Item graduale novo numero uno Item manuale nuovo numero uno Item libro uno per battezare Item libro uno per li matrimonii Item li vasi de stanno per battizare et la estrema unzione Item borsa una de raso negro per uso del vaso de l’estrema unzione Item brandoni doy vecchij -per le torze Io Jacopo Antonio Marcone prevosto et curatore de Bassignana affermo utsupra. 20 A.C.V.P., Atti della visita di S. Alessandro Sauli, ff. 86r.-89v. Gli atti non con tengono nulla di nuovo per quanto riguarda Bassignana. La visita infatti fu molto breve e affrettata, perché S. Alessandro Sauli era in malferme condizioni di salute. Egli infatti, dopo aver lasciato Bassignana, si recò a Pietra Marazzi (ove guati miracolosamente un paralitico) e quindi a Calosso. Aggravatesi le sue condizioni, il santo morf in questo luogo l’il ottobre 1592. 21 lvi, Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali.
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integralmente, perché fornisce dati preziosi sulle condizioni della chiesa di 5. Stefano dopo la ricostruzione ultimata nel 1576: 1592 die 24 martij in Bassignana Inventarij delli paramenti ~‘et altri beni mobili della sacristia della chiesa par
rocchiale collegiata di Santo Stefano di detta terra Primo pianeta una de setta gialda Pianete doe de raso rosso
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Pianete doe de ormesino rosa secca con stolle et manipuli Pianeta una de seda negra con stolla et manipulo de raso nero
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Pallio uno di coramo indorato Pallio d’ormesino verde uno Palio uno de reffe con la fodra sangalla rossa Tovalie tre Preda sacra Cussini quatro d’ormesino verde Puviale uno de damasco morello Turribulo con la naveta de lottono uno Tella una rossa cerrata Carta una de Gloria in excelsis, con un confalono per la processione
Pianeta una de pano nero con stolla et manipulo Pianeta una de -panno argentino con stolla et manipulo Camisi dòij forniti Palio uno de corame indorato posto sopra l’altare maggiore Tovaglie quatro per altare délla sacrestia Palio uno gialdo di raso piccato Palio uno di raso rosso vecchio Palio uno de setta, nera per il funerale de morti Pace doe, calice uno, crucifisso uno sopra la custodia de valore de ducati 12 Asperges uno recamato et doij altri Messali numero tre Manuale uno, uno graduale, uno antiphonario Libri battisrhali.sacerdotale uno.del battesmo.delli matrimonij.de capacibus.et de crismatjs in forma in folio
S. Giovanni Battista de Don Severino Capellano Palio de gorgorano rosso Incona depinta con il Nostro Signore e S. Giovanni Battista Palio di sarza argentina Croce una de legno depinta
Altare maius
Incona depinta con la Gloriosa Vergine.Santo Joseph.et tre Magij Croce de legno dipinta Pallio uno de sarza verde Tovaglia una con doe tovaiolle Preda sacra in forma La tella cerrata morella Carta de Gloria in eccelsis Bardella in forma Cameso uno servito Pianeta una biancha fatta a opera con stolla et manipulo
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Custodia una di legno indorato fodrata d’ormesino rosso con le colonne d’ala bastro, con le chiave sopradorata, e tuti acomprati da li frateffi dela Compa gnia del Sacramento Pisside. una per communkare li parrochiani
Tabernacolo uno vechio d’auricalco, con la luneta d’argento Tabernaculo uno parte della compagnia del Santissimo Sacramento parte della compagnia del Santissimo Rosario d’auricalco sopradorato con la luneta de argento da portare in le processione Vasetto uno d’argento per portare il viatico alli infermi con la borsa de seda
Corporali para tre
Candellieri doy lottono Carta una de la gloria vecchia Tovalie tre Preda sacra in forma Pianeta una de gorgorano rossa servita Camese uno servito Bardella in forma
Santa Maria de Tre Magij del Ven. Don Gio. Battista de Magij
5. Zorzo capella de Don N. Gorrino Alessandrino
Candeglieri seij de lottono Croce una de lottono Carta de Gloria in excèlsis Tovalie tre èon altre doe tovagliole Pietra sacra una jn. forma con la tella cerrata sopra l’altare -
Santissimo Rosario Incona del Santissimo Rosario depinta con li misterij Croce una de lottono Candellieri doy de lotono
Incona depinta con Santo Georgio Croce de legno depinta
Candeffieri doy lottono Pallio uno de tovalia bianca Tovalia una con doe tovaiolle Tella cerrata una rossa Preda sacra in forma Pianeta una de varij colori con stolla et manipulo Cameso uno servito Bardella in forma
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Santi Syro el Bartholomeo del Rev.Don Francesco Ferrari Capellano Incona depinta coi Santi Syro e Bartholomeo Croce de legno depinta Candellieri de lottono doy Pallio uno de coramo indorato Palio uno de sarza rossa Tovalia una et una tovaiolla Carta una della Gloria Preda sacra in forma Pianeta una di sarza rossa Calice con la coppa d’argento et patena sopradorati in compagnia del Cap pellano Don Francesco Bellingeri cappellano de la cappella de Santa Maria et Michele Missale uno de nuovi Bardella in forma Tella cerrata turchina Santa Maria et Michele capella del Rev.do Don Francesco Bellingeri Incona con la Madona et Santo Michele Croce de legno depinta Candellieri doy lottono Palio de gorgorano morello vechio Tovalia una con una tovaliola Preda sacra in forma Carta in gloria Tilla cerrata turchina Pianeta una de raso biancho con stolla et manipulo Cameso uno fornito Santissimo Sacramento Paramenti con pianete et tonicelle stolle doe, et tre manipoli di raso rosso Pallio d’altare di raso rosso Puvial rosso vechio con oro Palio uno de veluto negro vechio Pallio uno panno nero per li defonti Cossini sey di raso rosso Balducchino de damasco rosso Balduchino de raso morello per portare il santissimo sacramento alli infermi. Capuzelli doy per coprire la custodia uno de cendalo rosso et uno de tella sangalla rosa Balduchino di coramo d’oro da coprire la detta custodia Cameso uno fornito Pallio uno de lutterino, et lanternoni doy Thuribulo uno con la naveta de lottono Cardenzono uno di noce per li paramenti di detta compagnia Calice uno con la sua patena di argento.
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Il prevosto Marconi venne a morte nel 1595, e il 23 maggio di quell’anno fu sostitujto da Stefano Maletta il quale, appena insediato nella carica, f~ce ~tendere un diligente inventano dei beni immobili della prepositura?2 Sembra che al tempo del prevosto. Maletta sia stata attuata la disposizione di ultima volontà del bassignanese Cesare Fione il quale, nel suo testamento del 9 febbraio 1619,~ ordinò agli eredi di vendere a Guglielmo Bellingeni, per il prezzo da convenirsi, una vigna della su perficie di 5 staia,. in modo che con il ricavato della vendita « si construa et bonifichi il muro o sii la facciata di detta chiesa di 5. Stefano di detta sua patria con gli infrascnitti miglioramenti• ed opere, cioè si imbianchi la facciata di detta chiesa, vi si faccia tre campanili sopia; si faccia un cornicione, si faccia la porta et vi si dipinghi Santo. Stefano ». Nel 1621, al prevosto Maletta successe Antonio Simone ‘Molla. Durante il suo ministero, Bassignana fu colpita dall’epidemia di peste del 1630 che, preceduta da due anni di carestia, fu la pli violenta tra quelle dell’età moderna, e l’ultima ricordata dalla storia. Purtroppo, le fonti locali non offrono alcuna notizia sull’incidenza del morbo, che pure dev’essere stata notevole. Lo stesso prevosto Molla, morto nel’ 1630, sembra sia deceduto a causa dell’epidemia. Anche a Bassignana comun que, come del resto in tutto il ducato di Milano, la ni~resa dev’es~ere sta ta rapidissima. Sintomo di tale ripresa si può considerare il fatto che già agli inizi del 1631 sia stato nominato il nuovo’ prevosto Camillo Gerardi, appartenente alla nota casa bassignanese.24 ~ Ivi, fasc. Inventari della prevostura e chiesa: « Inventano de beni immobili della prepositura di Bassignana fatto secondo una misura di m.s Cosmo Mazzotti publico agnimensore pavese subito tolto il possesso’ di quella da me prete Gio. Stefano Maleta l’anno 1595 a df 23 maggio ». Nella stessa sede si conserva un atto del 15 ottobre 1595 contenente la « Propalatione o sia notificatione de beni et altri redditi, et entrate della prepositura di Santo Giovanni Battista reportata ‘in Santo Stefano di Bassignana diocesi pavese fatta per me Gio. Stefano Maletta moderno prevos’to di detta prepositura e fat’ti misurar da Cosmo Mazzotti di Cergnago agnimensore publico nel modo, et forma come a basso conforme ali ordini et, decreti di Mons. Ill.mi Visitatore Apostolico, et de altri Rev.mi Vesco’.~i de Pavia ». , , ~ Per la fonte del documento ved’asi piii avanti, a proposito della chiesa di S. Lo renzo. ~‘ In data 1 ottobre 1632 il prevosto Gerardi compilò una «‘Notta ‘de mobili, et utensilij della chiesa parochiale et colleggiata di Santo Stefano del luoco di Bassignana ». Fra i beni stabili, il documento elenca la casa parrocchiale, costituita da « una casa da nobile con luoghi inferiori, Ct superiori, caneva, pozzo, luoghi de braccianti, corte, stalle, et portici, et altre sue raggioni construtta in Bassignana nella contrada de Bellingeni a’ quale è coherenza a mattina gli heredi del quondam signor Domenico Rizzo, a mezzo giorno la strada publica, a sera il rev. Francesco Girardi, et a null’hora il sig. Stefano, et fratelli Molla ».
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Nel- girò di pochi anni, persino• il ricordo della peste semb~ can-~ cellato del tutto. Non ne troviamo parola neppure negli atti della visita past~or~le. compiuta dal vescovo Fabrizio Landriani il 28 e 29 maggio 1635,~ dai quali traspare una situazione pressoché normale.26 Lasera del 28 maggio, dopo aver varcato il Po, il vescovo giunse a Bassignana, ac-. colto dalla popòlazione locale con spari di fucile in segno di- giubio. -Preceduto• dalle confraternite e dal clero, egli si recò processionalmente alla chiesa di 5. Stefano, ove sostò in preghiera. Poi, data l’ora tarda, fu ospite dèl prevosto Gerardi nella .casa parrocchiale. Il giorno seguente, il prevosto mostrò al visitatore la bolla papale d’investitura -data a Roma il 1-5 febbraio 1630, e l’atto di possesso del 3 giugno. dello, stesso anno. 11 Gerardi espose poi in sintesi -lo. stato della parrocchia, elencando i redditi, i canonicati e via dicendo. I canonici era--. no: Paolo Inviziati di Alessandria, con un redditò di 100 scudi; Barnaba Origia di Tortona, èon un reddito di 100 scudi; Giacintò Sacco di Bassignana, con lo stesso reddito; Paolo Ghisiieri di Roma, con lo stesso reddito. I cappellani residenti erano: Lorenzo Molla di Bassignana, cn un reddito di 100 scudi; Carlo Bellingeri di Pavia; con un reddito di- 300 lire; Alberto Bellinger-i di Rivaroi~e, con un. reddit6 di 34 scudi; Ago stino Doria di Bassignana, con un reddito di 40 scudi; Didaco Torre di Bassignana, con un reddito di 90 scudi.. In Bassignana risulta che avessero la residenza numerosi sacerdòti, di cui gli at-ti della visita riportano l’elenco completo: prevosto Camillo Gerardi, canonico Giacinto Sacco, cappellano Didaco Torre, cappellano Lorenzo -Molla, sac. Anton Simone Molla, sac. Bartolomeo Durando, sac. Matteo Fabario, sac. Luigi Bellingeri, sac. Gian Francesco Riario, chierico Domenicò Cavigiola, Gian Marco Oltrabelli, Benedetto Bellingeri, Fran cesco Gerardi, Carlo Polidoro ‘Bellingeri, Gio. Ambràgio Oltrabelli, Pietro Agostino Bellingeri, Paolo Mazzoni, Pier Giovanni Mazzoni. Gli ultimi in elenco, senza qualifica, erano probabilment~ chierici shidenti, non ancora ammessi agli ordini superiori. Nell’elenco è compreso anche il sacrista Gio. Battista Guaita, e non si capisce bene perché. Sono infine -
A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. ~ L’unico accenno alla peste si trova nella parte finale degli atti della visita. Il prevosto lamenta che al tempo dell’ultima peste il Comune di Bassignana requisf un campo di proprietà della prepositura allo scopo di seppellirvi i cadaveri. Cessata la peste, il prevosto non riuscf pM a cavare un soldo da quel terreno, perché nessuno voleva piil coltivano a causa dei morti che vi erano sepolti. Il prevosto pregò il vescovo Landriani di adottare gli opportuni provvedimenti, ma quello si riservò di esaminare meglio la cosa e di decidere. 25
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indicati come residenti a Pavia, « causa studij litteraturae », Gerolamo Molla, Carlo Francesco Doria, Michele Angeleri e Giacomo Stefano Du rando. 1~opo aver enumerato le chiese e le confraternite esistenti in paese, il prevosto riferf che la parrocchia contava 1.000 anime da comunione, e 1.500 anime in tutto. Maestro elementare era il rev. Matteo Fabario, bar.bitonsori e chirurghi Bernardo Valle, Gio. Antonio Maletta, Bernardo Fasolo e Gerolamo Doria. Ostetriche erano Maria Rocca, Giovanna Ca terina Burzio e Anastasia Anselmini. Quanto alle persone di miserabile condizione, il ibro numero era infinito: certo, questa doveva essere la conseguenza pM pesante della peste e della carestia che inflerirono negli anni precedenti.21 L’anno stesso aella visita pastorale il prevosto Gerardi morf, e gli successero Matteo Fabario (1635-1642) e Camillo Gerardi (1642-1656). Quest’ultimo prese possesso della parrocchia nel giugno del 1631 28 e decedette nel dicembre 1’656?~ Provvisoriamente, la parrocchia fu affi data alle cure dell’economo spirituale Gio. Battista Stefanone, rettore del la chiesa di Mugarone. Di lui si conserva una lettera del 21 gennaio 16~56,~° indirizzàta al vescovo di Pavia, contenente una breve relazione sullo stato della parrocchi~. Si dice fra l’altro che la chiesa aveva 4 canonicati con obbligo di residenza, ma con facoltà di sostituzione me diante versamento della somma di 10 scudi pro capite. Al presente la chiesa era del tutto abbandonata, ma lo Stefanone afferma di essere riu scito a indurre -tre- religiosi e un prete secolare ad officiarla. Essi erano Giacinto Maino, -Pier .Fraficesco Molla, Pier Francesco Angeleri e il se colare Rocco Dofia, tutti di Bassignana. Nella chiesa era eretta la com .
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Gli atti della visita contengono altre notizie piii minute che, per esigenze di spazio, non è possibile riferire. Ci limiteremo a ricordare che il visitatore trovò la sacrestia in condizioni rovinose, per cui ordinò di costruirne una nuova a spese del Comune. È pure interessante la notizia che la chiesa possedeva un organo installato su un palco di legno d’albera. Questa data risulta da un inventano dei canonicati e dei benefici della chiesa, compilato dallo stesso prevosto Gerardi il 18 aprile 1652. Cfr. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Inventari della prevostura e chiesa. Nella stessa sede si conserva un secondo inventano compilato dal prevosto il 20 aprile 1652. 29 Questa circostanza risulta da un atto del 19 dicembre 1656 in cui l’economo dei benefici vacanti del ducato di Milano, attesa la morte del Gerardi, procede alla nomina dell’economo spirituale nella persona del rev. Gio. Battista Stefanone, rettore della chiesa di Mugarone. Cfr. Archivio di Stato di Milano, Culto, pa., cart. 610, Bassignana. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Inventari della prevostura e chiesa. “
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.pagnia del Santissimo che avrebbe dovuto provvedere alla manutenziòne dell’altare maggiore, ma i confratelli sostenevano che tale obbligo, spet tava al rev. Lorenzo Molla, cappellano di detto altare, il quale a sua volta negava di esservi tenuto. Nella sua relazione, infine, lo Stefanone lamentava che Alessandro Gerardi,~ nipote del defunto. prevosto, fece asportare tutte le scritture della chiesa, sf che non esisteva piii traccia degli obblighi dei livellari e di qualsivoglia altra documentazione neces saria per •l’amministrazione dei beni, con grave danno e pregiudizio della chiesa. Supplicava quindi l’intervento dei superiori al fine di ottenere la restituzione delle scritture. • Nel. 1656 fu nominato prevosto Bartolomeo Durando al quale, tre anni dopo, subentrò Angelo Gabriele Leardi. In quell’anno stesso 1659 in cui egli prese possesso della parrocchia, Bassignana fu ‘gravemente devastata dalle truppe francesi che avevano occupato il Piemonte.31 Im mensi furono i danni recati dalle truppe; ‘che non risparmiarono neppure lé chiese. Qualche tempo dopo, compilando l’inventano dei beni della parrocchia, il Leardi elencava anche la casa parrocchiale, descritta come « una casa dissipata, et distrutta sino a’ fondamenti nella contrada det ta de Bellingeri alla cjuale è coerente a mattina li heredi del signor Do-~ menico Rizzo, a mezzogiorno la strada publica, a sera li sign6ri Me nocha, et a null’hora gli eredi del signor Stefano Molla ».32 Il Leardi. morf nel 1669, e il 10 maggio di quell’anno i beni della parrocchia furono presi in carico dal rev. Cristoforo Fabbario; a nome del subeconomo dei benefici vacanti.33 -
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...
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“
Su questi fatti cfr. F.
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FAGNANI-G. ToRTI, Op.
cit., I, 193.
A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Inventari della prevostura e chiesa. L’inventano è senza data, ma è certamente posteriore al 1659. Durante il ministero del 32
Leardi, il 24 settembre 1667 Bassignana fu visitata dal prevosto della cattedrale di Pavia Ippolito Visconti, delegato vescovile. Dagli atti di questa visita, fra l’altro, si apprende che il titolare della cappellania dei SS. Siro e Bartolomeo nella chiesa di S. Stefano era l’abate milanese Antonio Maria Fagnani. Questo era tenuto a celebrare tre messe feriali ogni settimana ma, non facendo egli residenza, le messe venivano celebrate da altri. L’abate Fagnani tenne il beneficio sin verso il 1697, come risulta dalla seguente annota zione, redatta appunto il 7 luglio di quell’anno: « Il beneficio vacante nella collegiata e parochiale chiesa del luogo di Bassignana diocesi di Pavia sotto il titolo di capellania de SS. Siro et Bartolomeo che possedeva il fu S.r Abbate Antonio Maria Fagnano, è d’annuo reddito di scuti venti romani, et in oltre il fittabile che paga detto reddito ha obbliga tione di far celebrare tre messe la settimana che è il peso di detta cappellania, ma hora a causa dell’invasione fatta da francesi vogliono passare degl’anni prima che s’arrivi a detto reddito essendo stato devastato, e rovinato il tutto particolarmente in quel luogo che ha patito pisi danno degl’altri ». Cfr. Archivio Fagnani di Gerenzano, Pavia, Carte di fa miglia. ~° Archivio di Stato di Milano, Culto, p.a., cart. 610, Bassignana. Va qui osservato
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Nel 1672 veniva nonilnato prevosto Carlo Antonio Piazza. Durante il suo ministero, nel 1682, il Comune fece collocare sui campanile della chiesa due nuove campane chè troviamo diligentemente descritte nell’in ventar~io steso dal prevosto nei 1688: ~ « Sopra dei campanile, qual resta ai corno dell.~evangelio dell’aitar maggiore, et dal detto campanile si va nel cemeterio, che resta dietro ai coro di detta chiesa, vi sono due cam pane una grossa dè rubbi 70 et l’altra, mezzana de rubbi 31 quali sono fatte, et mantenute a spese della Comunità; sopra della grossa vi sono le seguenti parole: Ad honorem Beate Marie Virginis Immaculateque Conceptionis ac Sanctorum Io. Baptiste, Stefani et Ioseph. Comunitas Bassignane fieri fecit 1682. Io. Marie Balabeni opus; sopra l’altra piccola vi sono le infrascritte parole cioè: Ad honorem Sponsorum Virginis Ma ne et Ioseph, ac Sancìorum Sebastiani, etRochi Comunitas Bassignane fieri fec’it 1682. Io. Marie Balabeni opus. Et dette campane sono state batezate dall’Ili.mo Mons. Vescovo d’Alessandria, quali si mandarono a detta città ». Ai prevosto Piazza successero Bartolomeo Durandi (1710-1733); Giuseppe Antonio Zucchelli (1733-1749), Bernardino Laboranti (1749.1766), Francesco Tartara (1767-1794) e Giuseppe Tartara (1795-1798). I prevosti Piazza e Laboranti, rispettivamente nel 1733 e nel 1765,~~ compilarono un accuratissimo inventano dei beni mobili e immobili della c-hièsa. Da un raffronto .dei due inventari, che sove~nte sono reciproca mente complementari, si può ricavare un quadro preciso dello stato della chiesa di 5. Stefano alla metà del Settecento, prima, delle turbinose vicende della fine del secolo e prima della ricostruzion~ della chiesa av venuta nei primi de~enni dell’Ottocento. Dai due documenti si ricava che nella’ chiesa esistevano otto altari, ma solo due di essi erano incavati; cioè costitui~i da’ vere e proprie cap pelle che sporgevano dai muri perimetraii della chiesa: ~,ueila del SS. .
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che in questa sede archivistica si conservano numerosi documenti concernenti il confe rimento di canonicati nella chiesa di 5. Stefano di Bassignana. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Inventari della prevostura e chie sa: « Questo è l’inventano di tutti gli beni mobili, stabili, redditi, raggioni, et ationi spettanti alla Chiesa Parochiale et Collegiata di S. Stefano della terra di Bassignana Dio cesi di Pavia fatto il giorno d’hoggi gli 21 del mese d’agosto l’anno 1688 per me Carlo Antonio Piazza Prevosto di detta Chiesa alla presenza dcli infrascritti Signori Offitiali della Comunità di detta Terra cioè del Signor Gb. Battista Fabbio e del Signor Giacomo Francesco Angeleri ... ». Dallo stesso inventano risulta che il prevosto Piazza fece restau rare la casa parrocchiale, devastata qualche tempo prima dai francesi. ~ I due documenti sono in A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Inven tari della prevostura e chiesa.
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Rosario e quella del Suffragio. Gli altri, come abbiamo accennato, erano semplici altari appoggiati alle pareti della chiesa, che era. formata da una sola navata con ampio presbiterio e. coro. Sotto l’arco sovrastante l’altare maggiore, dedicato ai SS. Sirp e Ambrogio, era un’architrave ornata d’azzurro e fregi dorati sulla quale si leggeva a lettere d’oro la dicitura: Inspice, et /ac secundum exemplar. Exod. 25-». Sopra l’architrave; còstruito a spese della comunità, era uil cfocffisso ai lati del quale sta vano due angeli reggenti il sudano di Cristo. L’altarè maggiore era .tutto di marmo, e fu eretto a ~pese della compagfiia del SS. Sacramento: Gli altari della chiesà erano i seguenti:
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L’altare era incornidàto da una decorazione barocca in stucco con due angeli nella zona inferiore, e altri due superiormente. Questi ultimi reg gevano un medaglione- con l’iscrizione « Virescunt sanguine palmae ». L’ancona rappresentava l’Immacolata e i SS. Sergio e Bacco. altare dei SS. Maria e Michele. Era di patronato della famiglia Bellingeri; ed aveva un’ancona del pittore pavese Bernardino Ciceri rap presentante le nozze mistiche tra 5. Caterina e il Bambino Ges(i in brac do alla Vergine, presenti i ~anti Giuseppe, Michele e Giovanni Evan gelista.38 Nell~inventario del’ 1765 si dice che la cappella era stata affre scata di recente. altare di 5. Giovanni Battista: era di patronato delle famiglie Lonati e Fracchia. Era fornito di un’ancona con l’immagine di Gesii che riceve il battesimo da S. Giovanni Battista, con due angeli spettatori. L’altare era sovrastato da un cartiglio ligneo con la -scritta « Ecce vir oriens nomen eius. Zaccar. ». -altare, dei, tre Re Magi: presentava un’ancona con i Magi che adorano il Bambino in grembo alla Vergine. Era di patronato della fa miglia Doria e la relativa cappellania fu fondata èon atto del 13 apri le 1585. altare dei SS. Siro e Bartolomeo: l’ancdna rappresentava la Ver gine e i.santi titolari; con ogni probabilità è-da’ identificare con la grande tela che ancor oggi vediamo appesa alla parete destra della chiesa attuale. —
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cappella del’ SS. Rosario: fu eretta dalla omonima compagnia ove prima sorgeva l’altare di 5. Michele. Presentava una nicchia ornata di stucco entro la quale era collocata la statua della Vergine con il Bam bino in braccio, attorniata ~1a angioletti che recavano rose fra le mani. La statua era dotata di un ricchissimo corredo di vesti, tappezzerie, mo nili’ d’oro e pietre preziose, di cui gli inven~ar-i offrono il lunghissimo elenco. Ai lati della nicchia erano due « quadri in lofigo » con cornice dorata rappresentanti, rispettivamente, 5. Domenico e S. Caterina da Siena. Sotto i due quadri erano affrescate le figure di parecchie per~one genufiesse, uomini da una parte e donne dall’altra, in atto di pregare la Vergine. Attorno alla cappella, entro cornici di stucco lavorato, si snodavano 13 ovali rappresentanti’ i misteri del rosario. .L’altare e la balaustra erano di marmo, e furono eretti a~ spese della ~ompa’gnia, la quale possedeva cospicui beni inimobili e numerosi paramenti e arredi.~ cappella del Suffragid:-. fu costruita a spese della omonima com pagnia~aggregata a quella che esisteva nella cattèdrale di Pavia. L~altare era in stucco lavorato- a figure,. e presentava una bella ancona con la Vergine e le anime .purganti. Dietro’ l’altare era un piccolo coro con tre finestre che formavano un mezz’ovato. Anche la compagnia del Suffragio possedeva un ricco patrimonio di immobili, arredi’ e -paramenti, minu ziosamente elencati negli inventari. altare ‘dei SS. Sergio e Bacco, già sotto il titolo di S. Giorgio.37 —
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La compagnia, aggregata a quella omonima di Roma, faceva celebrare alcune messe nel corso dell’anno con il reddito dei beni lasciati da pii offerenti fra i quali, parti colarmente benemerito, fu Giacomo Fabbio il quale, con il suo testamento rogato nel 1676 dal notaio Gb. Pietro Stefanone, lasciò alla compagnia la metà del reddito di un immobile. ~ Giova qui avvertire che alcuni altari furono spostati piii volte dalla seconda metà del Cinquecento in avanti, e per questa ragione oggi è molto difficile stabilire la loro
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La sacrestia aveva accesso dalla cappella e coro del Suffragio, con un andito dietro la cappella del Rosariò che si estendeva sino al muro di cinta del cimitero, ed aveva una porta- che immetteva nel coro della chiesa. Essa conteneva 9 quadri di grandi dimensior4 con relativa cor nice, altri 7 quadri simili senza cornice, 8 quadri pM piccoli pure senza cornice, molti mobffi e armadi per i paramenti e le suppellettili, fra cui una grande croce d’argento del valore di 50 scudi contenente le reliquie della S. Croce. Il campanile era a cornu evangeli dell’altare maggiore, ed aveva una porticina che immetteva nel cimitero sito dietro il coro della chiesa, esatta ubicazione, anche perché i dati forniti al riguardo dagli atti delle visite pastorali sono del tutto insufficienti. 38 F. BARTOLI, op. cit,, 11, 60: « Nel terzo Altare alla destra, la Tavola collo Spo salizio del Signorino con S. Caterina presenti S. Giuseppe, S. Michele, e S. Gio. Evange lista, è di Bernardino Ciceri Pavese ». La tela del Ciceri è ora appesa alla parete sinistra della chiesa attuale.
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con un piccolo portichetto che serviva da ossario. Sul campanile erano tre campane che pesavano, rispettivamente, rubbi 82, 45 e 32. Non si trattava certamente di quelle collocate nel 1682 perché, a parte il peso che non corrisponde, la pi6 grande recava la data di fusione 1732, e quella mezzana la data 1716.
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Pagella Don Elia, di Bassignana, d’anni 45 ex Carmelitano Calzato semplice sacerdote Pagella Don Gio. Francesco, di Bassignana, d’anni 38 ex Riformato Quargneflti Don Francesco Maria, di Pietra Marazzi semplice sacerdote Stafferio Doti’ Francesco, di Bassignana, d’anni 53 semplice sacerdote Tartara Don’ Antonio, di Bassignana, d’anni 61 semplice sacerdote Tartara’ Don Pietro, di Bassignana, d’anni 60 cx Domenicano 9,lartara Don Giuseppe, di Bassignana, d’anni 45 prete confessore Tosino Don Francesco, di Bassignana, d’anni 58 prete confessore Angeleri Don Francesco, di Bassignana, d’anni 34. —
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Nel 1799 venne eletto alla prevostura di Bassignana Pietro An geleri. Durante il suo ministero, nel 1803 la parrocchia fu definitivamente staccata dalla diocesi di Pavia e assegnata a quella di Casale, passando pii~t tardi alla diocesi di Alessandria, cui appartienø tuttora.39 Agli inizi dell’Ottòcento, anche ‘a Bassignana trovarono applicazione i decreti napoleonici di soppressione di chiese- e conventi, i cui beni furono incamerati dal governo francese e venduti all’incanto. I frati stanziati nei due monasteri dei’ francescani e -dei domenicani furono costretti a secolarizzarsi, e se ne aiidarono ~er ~ogni dove, per sempre. Un mondo antico di secoli crollava definitivamente, e un nubvo ordine di cose prendeva il sopravvento. Interessanti, notizi~ sullo stato della parrocchia nel 1810 si ricavano da una relazione ~° stesa dal prevos~o Domenico Canni, subentrato nel 180-9 all’Angeleri. Da quella relazione si ricava che gli ecclesiastici, re sidenti a Bassignana erano i seguenti: .
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Canti~ Don Dàmenico, di Carbonara,.di anni’31 Prevosto Bergamasco Don Antonio, di Bassignana, d’anni 56 prete semplice Bolgeo Don Egidio, di Bassignana, d’anni ‘71 cx Riformato semplice sacerdote Bolgeo Don Angelo, di Bassignana, d’anni 36 ex Riformato,— semplice sacerdote Fracchia Don Alessio, di Bassignana, d’anni 32 ex Riformato sem plice sacerdote Freschi Don Ludovico, di Bassignana, d’anni 73 ex -Riformato sem plice sacerdote Lenti Don Carlo, di Bassignana, d’anni 66 ei Riformato semplice sacerdote Lunati Don [.:.J, ‘di Bassignana, d’anni 45 ex Carmelitano Calzato semplice sacerdote —
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Sugli smembramenti della diocesi pavese agli inizi dell’Ottocento cfr. P. TERENZIO, Notizie della diocesi di Pavia e degli smembramenti che ne furono fatti dal 1799 al 1819, Pavia 1860. Archivio Parrocchiale di Bassignana.
La popolazione’ del paese era ripartita come segue:41 — — — —
maschi ammessi alla comunione maschi non ammessi femmine ammesse alla comunione femmine non ammesse totale anime
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702 334 718 318
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Per quanto riguarda le chiese, quelle rimaste aperte dopo le sop pressioni.napoleoniche erano 5, e precisamente: S. Stefano, S. Lorenzo, 5. Giovanni Battista, S. Maria Piccola, S. Giuseppe. Dato il continuo aumento della popolazione, che attorno al 1835 sfiorava le 2.400 anime,42 il prevosto Cantii aveva da tempo ideato di sostituire la vecchia chiesa con un nuovà edificio piil ampiò e di migliore architettura.43 Sin dal 1828 il Canni aveva fatto redigere un progetto dall’architetto Valizzone di Alessandria, il quale propose di demolire il vecchio edificio e di allargare l’area per il’ nuovò tempid mediante la sop pressione della contrada dei Morti, che correva’ a lato. della chiesa da demolire. Ma per avere a disposizione tutta l’area prevista dal progetto si rendeva necessario abbattere anche una casa rustica, appartenente al marchese Ignazio Alessandro Pàllavicini, che era’ separata dalla chiesa dalla contrada dei Morti. Generosamente, il Pallavicini acconsentf a do nare la casa e un’area atti~ua, ma a condizione 4i -tenere in perpetuo due panche nella nuova chiesa, con l’obbligo da parte del prevosto di ce 41 Negli anni seguenti i dati relativi alla popolazione ‘si pnisono riassumere come segue: 1812-13 = 2.221; 1814 = 2.227; 1815 = 2.306. Nel 1826 gli abitanti della par rocchia ascendevano a 2.300 ed erano in continuo aumento, come registrano gli atti della visita di mons. d’Angennes. . ~ E. CHENNA, op. cit., III, 1, 8: « ... le anime, che prima della separazione di Grava ascendevano a 3.200, ora sono ridotte a 2.400 ». ~ Già nella visita di mons. d’Angennes del 6 agosto 1826 si sottolineava che la chiesa di 5. Stefano, ad una sola navata, era insufficiente ad accogliere i fedeli.
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lebrare il 18 febbraio di ogni anno una messa in canto a suffragio del fu Paolo Gerolamo Pallavicini, padre del donatore.~ Per la contrada dei morti invece la cosa era più complessa in quanto, trattandosi di un’area pubblica, per la sua soppressione si richiedeva una speciale autorizzazione da parte delle autorità superiori. Onde, il prefetto di Alessandria indirizzò al Primo Segretario di Stato per gli affari dell’Interno la seguente richiesta ufficiale:45 Alessandria il 16 aprile 1833. Eccellenza, da gran tempo nel comune di Bassignana il bisogno di ingrandire la chiesa parrocchiale fatta troppo angusta per l’aumento della popolazione si fa viva mente sentire. Nell’assoluta mancanza di mezzi onde sopperire, alla spesa che è assai, rilevante quel signor Parroco mosso da ardente zelo per la religione ‘e dal desiderio di contribuire al bene del gregge alle sue cure commesso, pensò di aver ricorso alla pietà dei fedeli ~e tanto fece e cosf bene si, adoprò presso a quella popolazione che radunati i materiali ed i fondi necessari alla costruzione ormai altro più non resta che di mettere mano all’opera. Ma la chiesa trovandosi a destra flancheggiata dalla contrada pubblica’ cosf detta dei morti, il progettato ingrandimento non potrebbe aver’ luogo da quella parte fùorché coll’occupare intieramente la detta contrada per cui il signor Parroco implorerebbe la necessaria autorizzazione sottoponendoli a so stituire alla contrada occupando un altra da formarsi cori la demolizioi~e di porzione delle contigue case parrocchiali e del sig. marchese Pallavicini s~ e come meglio si scorge dall’unito tipo dimostrativo. Trattasi come ben vede l’E.V. di semplice trasporto di contrada che non può riuscire di danno alcuno agli abitanti stato d’altronde già consentito’ dal Consiglio comunale con suo ordinato del 3 corrente e per cui nessuna spesa cadrebbe a carico della cassa comunale. In vista di tuttci ciò e molto di più ancora del maggior decoro per la religione e del .vantaggio per la popolazione che risulteranno dall’eseguimento dell’ideata ampliazioiie oso pregare 1’E.V. a voler permettere il trasporto di contrada di cui si tratta. E nel rassegnarle tutt’e le carte relative’ a questa pratica cioè: .
1) Lettera del signor Prevosto di Bassignana del 2 aprile corrente. 2) Progetto delle opere d’ingrandimento della chiesa. 3) Ordinato di adesione del Consiglio, comunale di Bassignana 3 aprile corrente, ~ L’atto di donazione, conservato nell’archivio parrocchiale di Bassignana, reca la data del 29 maggio 1833. ~ Archivio di Stato di Torino, Paesi fra A e B, fasc. 16.
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ho l’onore di proferirmi coi sensi della più alta stima e profondo rispetto Di Vostra Eccellenza, um.mo dev.mo ed obb.mo servitore, Bianchi A S.E. il signor Primo Segretario di Stato per gli Affari Interni Torino. Il Segretario di Stato si dichiarò favorevole all’accoglimento della domanda, ma prescrisse l’osservanza di alcune formalità, adempiute le quali, il prefetto di Alessandria rinnovò la richiesta nei seguenti termini: Alessandria 14 giugno 1833. Eccellenza, essendosi esauriti gl’incumbenti pre~critti da V.E. in ossequio al dispac cio del 20 aprile p.p. ho l’onore di riprodurle le carte relative al progetto di trasporto d’una porzione di contrada pubblica nel comune di Bassignana per l’ingrandimento di ‘quella chiesa parrocchiale e di unirvi gli atti di ce~sione passati dal sig. marcl?ese Pallavicini e dal ‘Rev.do Parroco questi con decreto d’autorizzazione della Curia Vescovile: Prego l’E.V. di voler permettere l’anzidetto trasporto di porzione’ di strada siccome trovasi indicato nel quivi unitd piano da effettuarsi in tutto e per tutto a spese dell’Amministrazione della Chiesa Parrocchiale senza che la comunità abbia a soccombere alla benché’ me noma spesa giusta il convenuto. Ho l’onore di riaffermarmi col più pro fondo rispetto; di V.E. umilissimo divotissimo obbedientissimo servitore Bianchi ,
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A questo punto, ottenuta l’autòrizzazione ministeriale, fu dato l’ini zio ai lavori, app~ltati ai capimastri ‘fratelli ,Giuseppe e Paolo Lucca di Bassignana. I fondi necessari per finanziare Veseèuzione delle imponenti operé furono assicurati ‘mediante còntributi versati dalle confraternite della SS. Trinità, di S. Maria Piccola, di S. Giovanni Battista, e dalle compagnie del SS. Sacramento, della B.V. del’Carmine e del Suffragio. Ai fondi citati si aggiunsero generose. oblazioni dei fedeli, fra le quali, assai cospicua, quella dei frateffi Don Giuseppe e Don Baùista Lunati, i quali offrirono tutto il loro avere. Chi poco o nulla poteva dare, volle contri buire trasportando gratuitamente, con ‘il. sistema del « passamano », i mattoni dalla fornace al cantiere. I lavori iniziarono nel giugno 1833, ma il prevosto Cantù non poté vederli ultimati, ‘perché’ morf nell’anno seguente e i fedeli ne deposero la venerata salma in un sepolcro apprestato per lui ‘davanti all’altare .
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maggiore della nuova chiesa.47 Il prevosto Fffippo Garibaldi, che assunse la carica nel 1834, portò avanti i lavori con molta alacrità, tanto che l’edificio era ormai ultimato nel 1837. A compimento della grandiosa opera, voluta dal cuore e dalla fede della popolazione bassignanese, il prevosto Garibaldi scrisse una breve relazione nella quale, richiamati i precedenti storici della parrocchia, accennava alla modesta chiesa par rocchiale « .già diroccata dalla vecchiaia, e già da gran tempo troppo angusta alla moltitudine; tutti erano presi dal desiderio di ampliarla e di restaurarla, ma impediva la cosa, la troppa povertà della chiesa, privata dei suoi redditi, strappati dal ‘gallico furore’; e cosi passarono molti anni in cui i maggiorenti ed i nullatenenti, lamentavano le angustie del tempio che portano, non alla religione, ma alla confusione; mentre il lutto della cristianità porta reddito alla Patria, si sospirava la riedffica zione del Tempio. Finalmente, sia lode a Dio, il nostro Principe e Re Carlo Felice, per la concordia col Sommo Pontefice, restituf i redditi della chiesa con le sue reliquie; le confraternite, liberamente si recarono presso la Madre, liete della mémoria di Giovanni Battista Lunati; sollecitando il Parroco Don Domenico Cantù, piamente ed onestamente, istituf la Chiesa erede. del suo erario in modo che fosse compiuta la sua edifica zione. Domenico Cantù .subito volse lo sguardo alla costruzione: riunisce i maggiorenti, tratta gli affari, c-hiama gli arGhitetti, dà in appalto, fa accendere la fo~nace, raduna i materiali, il cemento, con l’unico scopo di sddisfare il voto del popolo. Ma la calunnia, le contraddizioni, le perplessità, i lavori, i viaggi, le fatiche estenuarono le forze delle mem bra; cosf dovette lasciare il lavoro intrappreso, e nel mezzo del corso della vita di appena 55 anni chiuse l’estremo di. Dio esaudisca le nostre preghiere! Le funzioni parrocchiali frattanto si svolgevano nell’oratorio di S. Lorenzo. Si era impadronita di tutti la paura che per la morte di si grand’uomo, la edificazione della éhiesa cessasse. cosa mirabile tut ..
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~‘ L’usanza di inumare i parroci in un sepolcro distinto, collocato davanti ai gradini del presbiterio o dell’altar maggiore, era molto antica e generalmente diffusa. Nel 1760 il prevosto Bernardino Laboranti fece costruire per sé e i sacerdoti deceduti in paese un sepolcro davanti ai gradini del presbiterio, con una iscrizione marmorea oggi perduta. Ne gli atti della visita di mons. d’Angennes del 6 agosto 1826 si dice che nel 1813 tutti i sepolcri che esistevano nella chiesa furono otturati, ad eccezione di quello riservato al clero. Anche il cimitero che sorgeva dietro il coro della chiesa, in seguito al noto editto napoleonico, fu spostato all’esterno del paese, ove esiste tuttora. Nel 1826 era circondato da un semplice muro di cinta, con una croce piantata nel mezzo. Siccome non esisteva un affossatore stipendiato, i defunti venivano sepolti senza un ordine preciso, come meglio veniva a chi scavava la fossa.
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tavia, con quanta sollecitazione e con quanta cura si lavorasse al compi mento di questa opera; ‘si affaticarono affinché fosse già pronta alle fun zioni nell’anno 1836, e che in quel giorno, per una delega benignamente concessa dall’amatissimo vescovo Andrea Pasio, fosse consacrata e bene detta secondo i sacri usi. Questa chiesa magnificamente composta e de centemente ornata, piacque al lodato Vescovo in occasione della visita pastorale, che fosse insignita del beneficio di congregazione, nel mese di ottobre dell’anno 1837. E cosi circa all’òra ‘quarta dòpo mezzogiorno del giorno 23 del mese• di ottobre dell’anno suddetto, apparve la beni gnità del nòstro vescovo alle, porte del paese, a cui si fecero incontro gli amministratori della nostra Comunità: da una parte aspettavano il Clero e le Congregazioni laiche con i crocefissi eretti; dall’altra parte della st.rada, il popolo acclamante per la gioia. Rivestito delle insegne ponti ficali nell’oratorio del Divin Giovanni Battista, processionalmente e sotto i’l baldacchino che i maggiorenti reggevano, si portò ‘al Tempiò del Divino Stefano, recitando ‘e cantando le litanie dei Santi Martiri. A giorno inoltrato chiamò per consacrare la chiesa, il qual esito assolse cantando una mess’a pontificale, ed imparti la benedizione papale; né mancarono musici valentissimi che melodiosamente con gli strumenti, accompagna vano i canti e le sue preghiere ~ L’architettura generale della chiesa di S. Stefano è improntata al gu sto neoclassico imperante nella prima metà dell’Ottocento. La pianta è a, croce latina, con tre navate d’ordine ionico. La copertura della navata centrale è formata da una volta a botte con spicchi nella prima e nella terza campata, mentre la campata di mezzo ha una volta a vela. Nel tran setto, la copertura è a calotta circolare, e le due testate presentano, con trapposti, due grandiosi altari barocchi che provengono certamente dalla vecchia chiesa demolita~ Originariamente l’interno non recava alcuna decorazione, ad ecce zione dei sottarchi in cui fu dipinto a chiaroscuro un motivo di cassetto ni a rosette. In seguito, il presbiterio fu rivestito d’affreschi di gusto barocco che non armonizzano gran che con l’architettura neoclassica dell’edificio. Nel 1930 la facciata fu restaurata a caura dell’ing. France sco Moretta. Nel timpano, i pittori Gambini e Atzori eseguirono un affresco rappres~ntante la Creazione e, nelle due specchiature sottostan ti, le figure degli apostoli Pietro e Paolo. Anche l’interno dell’edificio fu rivestito di nuove decorazioni. I ~‘
Archivio Parrocchiale di Bassignana.
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panneffi decorativi della volta della navata centrale, come pure il ca tino del transetto, furono affrescati con episodi della vita di S. Stefano, titolare della chiesa.49
S. SPIRITO, poi 5. GIOVANNI BATTISTA
ELENCO DEI PREVOSTI PARROCI DI BASSIGNANA
(1266) (1296)
BERARDO DE VALIDE CORRADO
(1391) 139....- 1400 1400 -(1412)
UBERTO GUAZZI GUGLIELMO DI NICORVO TOMAINO ZAGANI
(1460)
GIOVANNI ANTONIO BELLINGERI
15 1559
1595 1621 1631 1635 1642 1636 1659 1672 1710 1733 1749 1767 1795 1799 1809 1834 1842 1876 1877 1928 1968
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MARC’ANTONI® ISIMBARDI GIACOMO ANTONIO MARCONI GIOVANNI STEFANO MALETTA ANTONIO SIMONE MOLLA CAMILLO GERARDI MATTEO FABARIO CAMILLO GERARDI BARTOLOMEO DURANDO ANGELO GABRIELE- LEARDI CARLO ANTONIO PIAZZA BARTOLOMEO DURANDI GIUSEPPE ANTONIO ZUCCHELLI BERNARDINO LABORANTI. FRANCESCO TARTARA GIUSEPPE TARTARA PIETRO ANGELERI DOMENICO CANTÙ FILIPPO GARIBALDI PIO VINCENZO GALLINA GIUSEPPE MALVICINI FELICE ARGENTIERI VINCENZO MASSOBRIO GIOVANNI SEMINO• ‘
~‘ Tutte le decorazioni interne della chiesa e il pavimento marmoreo, come pure il restauro della facciata, furono eseguiti durante il ministero del parroco mons. Vincenzo Massobrio.
Come diremo pi~i diffusamente a suo luogo, agli inizi del sec. XIV a Bassignana fu eretto un ospedale dedicato a 5. Spirito, che aveva annessa una chiesa dallo stesso titolo. In epoca imprecisata, ma proba bilmente nella prima metà del Cinquecento, fu fondata una compagnia di’disciplini, sotto il titolo di 5. Giovanni Battista, che aveva sede in un locale costruito sulle volte della chiesa di 5. Spirito. Piii tardi, quando i disciplini riuscirono ad assicurarsi il possesso della chiesa, questa assunse il nuovò ‘titolo di 5. Giovanni Battista. Nella visita pasto,rale del 15 aprile 1562 si riferisce che il locale della confraternita, pavimentato in legno, conteneva le panchette su cui sedevano i disciplini, ufi altare con una grande e bella statua di 5. Giovanni Battista, un grànde crocffisso, due grandi angeli dipinti di bianco, una pace. Tutte queste suppellettffi erano di legno lavorato, ad eccezione di due piccoli candelieri di ferro. I disciplini erano in tutto 29, e il loro priore era Gio. Stefano Gallini. I beni che essi possedevano era no quasi nulla: una sola biolca di terra con il ricavato della quale i confratelli avevano• fatto eseguire il pavimento, l’altare e le panchette, rffatti dopo che negli anni precedenti erano stati distrutti o asportati dal le soldatesche che avevano occupato il paese. Nei giorni festivi i discipli ni recitavano l’ufficio e nella quarta domenica di ogni mese sfilavano in processione. Qualche altra notizia si ricava dagli atti della visita apostolica del 5 settembre 1576,2 da cui risulta che il locale di riunione dei disciplini aveva un solo altare piuttosto indecente al quale si celebrava due o tre volte all’anno. E poiché il locale era stato costruito sul solaio della chiesa di 5. ‘Spirito, e l’accesso dava luogo a qualche inconveniente, il Peruzzi vietò che vi si celebrasse ulteriormente. I redditi della confra A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. 2
Ivi, Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, 11, fol. 551v.
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ternita erano modestissimi, ma nonostante questo i registri contabili erano in ordine. Pressapoco analoghe erano le condizioni della confraternita in oc casione della visita compiuta dal prevosto Marconi il 24 febbraio 1580,~ quando ne era priore il maestro Battista Lingua. I disciplini tenevano una condotta regolare, e tutti si erano confessati nel corso dell’anno pre cedente. La chiesa, che in un certo angolo minacciava rovina, qualche tempo prima era stata restaurata e inchiavardata con dodici chiavi di ferro a spese dei clisciplini, i quali aggiunsero all’edificio un campa nile. Il Marconi poi rilevò che i redditi di alcuni legati, per un valore di circa 100 lire imperiali, non erano ancora stati riscossi, e se ne la mentò con il priore. Questi tuttavia si scusò dicendo di avere assunto la carica da poco tempo, e comunque promise che avrebbe fatto il do ver suo. Agli inizi del Seicento, i disciplini avevano già assunto il possesso della chiesa, la quaie pertanto cominciò ad assumere il doppio titolo di S. Spirito e di 5. Giovanni Battista. Ciò risulta chiaramente dagli atti della visita pastorale del 10 ottobre 1619,~ nei quali è detto che la chiesa. era ornata in modo decoroso, ed era munita di pavimento e di acqua santiera in marmo. Dietro l’altare era .il coro, formato da stalli lignei, ove nei giorni festivi si raccoglievano i disciplini, vestiti di bianco, per recitare i vespri e l’ufficio della B.V. Gli aderenti, una cinquantina in tutto, non erano in grado di precisare quando fu fondata la confra te~.nita. La chiesa aveva un reddito annuo di 10 scudi, ricavati da due ap pezzamenti di terra della superficie di 14 staia, che venivano erogati in elemosine e spese di culto. Gli ufficiali della confraternita venivano èambiati ‘ogni anno, e. in quel momento ne ‘era priore Bernardino Bur zio, il quale mostrò ,al visitatore il libro contabile.. Fatti i conti, risultò che il priore aveva in cassa la somma di lire 52 e soldi 7. Fra i confra telli regnava perfetta concordia, e il. loro comportamento era lodevole: osservavano le regole dettate dal card. Ippolito Rossi e si comunicavano parecchie volte nel corso dell’anno. Se venivano invitati, si recavano alle processioni e accompagnavano i defunti alla sepoltura senza patteggia-. re compensi, pur accettando le 6fferte’ spontanee., Non molto diverse erano le còndizioni dell’oratorio in occasione .
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della visita pastorale compiuta dal vescovo Fabrizio Landriani il 29 mag gio 1635.~ Rispetto alla visita précedente c’è di nuovo un affresco rap presentante la discesa dello Spirito Santo sopra Maria Vergine e gli apo~toli. Ma si. registra pure il fatto che le volte della chiesa, soprattutto in corrispondenza dell’altare, minacciavano rovina, tanto che ‘il vescovo ordinò di effettuare i restauri sotto pena di interdire’ l’edificio. In quel: l’anno era priore della confràte~nita Gio. Battista Montestino, il quale presentò i conti d’amministrazione, riscontrati esatti. Nel 1642, in occasione dei movimenti di truppe durante, il rinno vato dissidio tra Francia e Spa~h~, ‘Bassignana fu invasa dalle truppe francesi, che danneggiarono e spogliarono le chiese del paese, fra cui appùnto quella di .S. Spirito. Il prevosto di Bassignana Matteo Fabario indirizzò allora una supplica al vicario generale della diocesi allo scopo di ottenere la facoltà di raccogliere elemosine da’ convertire nell’acquisto di nuoyi paramehti ed arredi•, in sostituzione di quelli depredati « da soldati francesi, mentre assediavano’ Valenza ». In data 24 luglio 1642 il vicario accolse la supplica, che era stata presentata a nome delle compagnie del Sacramento e del Rosario, e delle confraternite di S. Spi rito e della 5. Trinità, che forse erano quelle maggiormente danneg-’ giate dalle rapine dei soldati francesi.6’ Agli inizi ‘del Settecento la chiesa subf importanti lavori di ripri stino che intéressarono in modo particolare, la facciata, caratterizzata dal portale d’ingresso è dal finestrone sovrastante, di belle linee barocche ispirate al gusto del empo. Allo stesso periodo apparteneva lo slan-, ciatissimo campaniletto,’ esile come una. ~uglia, sovrastato da un cu rioso lanternino. ‘In occasione della’visita del 17 aprile 1765,~ mons. Pio Bellingeri trovò che la chiesa aveva un unico altare dietro il ‘quale era il coro ligneo. Priore della confraternita era Antonio Oltrabelli, ‘vicepriore l’avv. Giu seppe Molla, tesoriere, Angelo Maria Pagella. La confraternita possedeva alcuni beni ‘stabili, di cui fu presentato l,’inventario. Essa inoltre, quale esecutrice testamentaria di Anna Lucia Gerardi, era tenuta a far cele brare nella chiesa dei,frati minori di S. Paolo tante messe corrisponden ti ai redditi dei beni lasciati dalla testatrice. È interessante, la notazione che l’ospèdale di 5. Spirito era tenuto ‘
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lvi, Parrocchie, cart. lvi.
10, Bassignana, fasc. Visite pastorali.
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Ivi. lvi, fasc. Con/raternite e indulgenze. Ivi, fasc. Visite pastorali.
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a corrispondere ogni anno all’oratorio la somma di lire 15 per la ce lebrazione di uffici e messe nel giorno di Pentecoste, mentre nella stessa ricorrenza l’oratorio doveva dare alla comunità due libbre di cera. Quest’ultima prestazione, probabilmente, costituiva il canone annuale dovuto dai disciplini in ricognizione degli antichi diritti del Comune lo cale sull’oratorio, che in origine fungeva da cappella dell’ospedale eretto appunto dalla comunità. La chiesa di S. Spirito (o di 5. Gio. Battista) rimase aperta al culto sino al 1952 quando, con un provvedimento a dir poco discutibile, fu sciaguratamente atterrata nell’intento di allargare la Piazza del Mer cato. Ne rimane tuttavia ancora qualche traccia, come si dirà in altro luogo.
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Le origini di questa chiesa sono piuttosto antiche, ma non è possi bile dire nulla di piii preciso. Di certo sappiamo soltanto che esisteva nel 1460,1 quando figura già sede della omonima confraternita di disciplini, forse la piii antica del paese.2 Dalla visita pastorale del 14 aprile 1562,~ compiuta dal vicario ge nerale della diocesi, risulta che la chiesa sorgeva « versus teracium ver sus locum Rivaroni », vale a dire verso il terraggio che anticamente cir condava l’abitato, e precisamente dalla parte di mezzogiorno, che guar dava verso Rivarone, e quindi nella stessa posizione in cui sorge at tualmente. Gli atti della visita riferiscono inoltre che la sede della confrater nita, umidissima, era un edificio in volte a due campate, preceduto da un locale non ancora finito. L’interno presentava un altare, munito di un pallio di cuoio dorato e di una pace di legno, dietro il quale era un affresco rappresentante la Passione di Cristo. Tra gli arredi sono elencati tre angeli antichi intagliati nel legno, una statua antichissima di S. Lo renzo pure di legno, due candelieri di ferro, due torcere dipinte e dorate, un grande crocifisso di legno dipinto e un gonfalone con la figura di 5. Lorenzo. Attorno all’altare erano numerose panche di legno costruite da poco, in quanto quelle precedenti furono bruciate dai francesi nel corso dell’occupazione avvenuta qualche anno prima. I disciplini erano una ventina e il loro priore era Galeazzo Maria Gallini. La confraternita non aveva alcun reddito, ad eccezione di 2 sacchi di frumento ricavati da 8 pertiche di terra legate da un certo Giovanni Bilegni per testamento a rogito del notaio bassignanese Gian X.
TOSCANI, op. cit., 169: «adest ... ecdesia Sancti Laurentii verberatorum ». Nella visita pastorale del 14 aprile 1562 (per la fonte, vedi la nota seguente), parlando dei disciplini di S. Lorenzo, si afferma che mentre un tempo esisteva in paese una sola confraternita, attualmente ne esistevano tre. Ciò induce a credere che la con fraternita di S. Lorenzo fosse in effetti la phi antica. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali.
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Francesco Provera. Il modestissimo reddito veniva amministrato da Pietro Gerardi e Ubertino Torti, tesorieri della confraternita, i quali erogavano il ricavato in elemosine, nella celebrazione di messe nella fe stività di S. Lorenzo e nell’acquisto di cera, olio e altre cose necessarie al culto. Data la grande povertà della confraternita, nella chiesa si ce lebrava soltanto nella ricorrenza del patrono, ma i disciplini si riunivano tutti i giorni festivi per recitare l’ufficio, e ogni tre settimane svolgeva no una processione penitenziale. Sembra che l’oratorio abbia subfto qualche miglioramento negli anni seguenti, dal momento che nella visita apostolica del 5 settembre 1576 ~ si afferma che l’edificio era in buone condizioni: il Peruzzi si limitò a prescrivere che tutte le finestre fossero chiuse con gli appositi telai e la tela cerata. Per il resto, le cose stavano come prima, ad eccezione dei libri con tabili che erano in disordine. Accertato che a partire dal 1574 non era piii stata effettuata alcuna registrazione, il visitatore rimproverò il priore e lo esortò ad essere piil preciso per l’avvenire. Ma qui viene il bello. Ispezionando l’oratorio, il Peruzzi vide che a lato dell’altare era stato collocato un armadio pieno di ffumentò, frutto del fazzoletto di terra che apparteneva alla conf.ratèrnita. Scandalizzato, egli ordinò che l’ar madio fosse immediatamente rimosso dal luogo sacro; e che il grano fos se misurato e registrato nei libri contabili. I disciplini, candidamente, obiettarono che l’armadio era stato messo li apposta, in seguito ai con tinui litigi sorti fra i disciplini, ciascuno dei quali reclamava la custodia del grano: La diffidenza però era reciproca perché, in quei tempi di ca restia, la fame poteva essere cattiva consigliera. Ecco perché fu deciso di collocare il grano in ludgo siÉuro e... neutrale. ‘Ascoltate le ragioni degli uni e degli altri, il Peruzzi nominò depositano del grano il disci plino Galeazzo Gallina, che- già in passato aveva svolto analogo inca rico é aveva sempre dato conto della ~ua integerrima amministrazione. Passando all’oratorio, il visitatore trovò che l’altare era indecoroso e privo di ornamenti, e ‘apprese èhe vi si-celebrava soltanto nella ricor renza di 5. Lorenzo: Ordinò quindi che l’altare fosse ornato e dotato di una bella ancona con l’immagine del titolare, aggiungendo la croce, i candelieri e il pallio di cuoio dorato. Dispose inoltre che fosse restaurata unà antichissima ancona di legno intagliata a figure in rilievo, ormai guaste dal tempo. Le -pratiche religiose dei disciplini non avevano nulla -
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di superstizioso:- ess,i recitavano l’ufficio della Vergine nei giorni fe stivi e si comùnicavano quattro volte all’anno, ma non- sempre vesti vano il sacco, per cui il visitatore impose loro• di portarlo sempre. Quattro anno dopo, il 28 febbraio 1580,~ l’oratorio fu visitato dal prevosto Marconi, il quale poté constatare che i disciplini avevano ot temperato soltanto in parte alle prescrizioni del Peruzzi, limitandosi ad acquistare i candelieri e a collocare la tela cerata alle finestre e il paffio di cuoio doratd all’altare. Per il resto, i confrateffi si scusarono -allegando la loro povertà, e le spese che nel frattempo avevano sostenuto per la esecuzione di due lasti~e di marmo da collocare sopra le sepolture della confraternita esistenti nella chiesa parrocchiale. Promisero comunque di rimediare ‘quanto prima a quanto era stato om,esso. In effetti, i disciplini mantennero la promessa, perché S. Alessandro Sauli, nel corso della sua breve visita del 20 settembre 1592,6 vide sull’altare un’ancona dorata con l’immagine di 5. -Lorenzo. Era certamente la stéssa di cui parla il Peruzzi, restaurata e ricollocata ,sull’altare. Una preci~a descrizione dello stato della chiesa e della confraternita agli inizi del Seicento si ricava dagli atti della visita pastorale del 10 ot tobre 1619.~ Vi si dice che la chiesa di 5. Lorenzo era un edificio ben costruito e pavimentato, ma non chiuso, e dietfo l’altire era il coro con stalli lignei ove si raccoglievano i disciplini nei giorni festivi per re citare l’ufficio della B. Vergine. L’altare era fornito di ogni requisito e vi celebrava il sacerdote Francesco Cardones, che veniva compensato con un’offerta. I confratelli erano 65, e vestivano un sacco di colore bianco, ma quest’ultima notizia è certamente errata, perché, da tutte le visite posteriori risulta che in realtà il sacco era di colore -rosso, intonato liturgicamente al culto del’ santo ~nartire titolare della chiesa. Il tesoriere Gio. Battista Valle mostrò al visitatore il libro d’am ministrazione, nel quale erano registrate le offerte stanziate, dalla con-’ fraternita per ornarè l’altare, faìe cèlebrare le messe e provvedere quan to necessario per il ~ulto. La confraternita aveva-un leg~to.di 24.messe ogni anno, che venivano ‘celebrate con i redditi di alcuni beni legati da Gian Domenico Armellini. I disciplini poi mostrarono al visitatore le letter& e le bolle di aggregazioné all’arciconfraternita della SS. Trinità di -
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Ivi, Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali, Ivi, Visita pastorale di S. Alessandro Sauli, fol. 95v. I verbali precisano che la chiesa, in volta, era in buone condizioni, e che i disciplini erano circa 18, lvi, Parrocchie, cart. 10, Bassignana, fasc. Visite pastorali. 6
Ivi, Visitatio apostolica di mons. Angelo Peruzzi, TI, fol. 551v.-552r.
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Roma,8 debitamente approvate, dall’ordinario. Gli atti della visita inol tre precisano che i disciplini di S. Lorenzo osservavano le regole emanate a suo tempo dal card. Ippolito Rossi vescovo di Pavia. Tra i confrateffi nofi esistevano discordie, e su invito del prevosto partecipavano alle processioni e accompagnavano i defunti alla sepoltura senza chiedere al cun compenso, accontentandosi delle offerte spontanee. Il priore Gio. Battista Riario domandò al visitatore che il taberna colo ligneo si potesse tenere sull’altare anche quando non cont~eneva il Santissimo. La richiesta fu accolta, ma a condizione che in quel caso il tabernacolo fossé tenuto apertò, « adeffectum ne idolatria committatur ». Dal canto sùo, il vicepriòre Cristoforo Torre chiese é ottenne dal visi tatore la licenza di erigere a sue spese nell’oratorio un altare dedicato a S. Carlo, in sostituzione di un altarino provvisorio costruito con assi di legno.’ Qualche ulteriore notizia si ricava dagli atti della visita compiuta il 29 maggio 1635 dal vescovo Fabriziò Landriani.’ in. quell’anno era priore della confraternita Giulio Ber~olotti, e tesoriere Gerolamo Fonta na. Iii vescovo rilevò che davanti all’altare maggiore era stata collocata da poco tempo una balaustra ‘di marmo. La copertura dell’edificio presso la porta d’ingresso minacciava rovina, onde il visitatore ordinò che si facessero le necessarie riparazioni, sotto pena di ‘interdire la chiesa. Anche la sacrestia annessa, scarsamente dotata di arredi sacri e para menti, minacciava imminente rovina. Il vescovo quindi ordinò che entro ‘thie mesi, sotto pena da stabilire a suo arbitrio, la sacrestia fosse riparata a spese della comunità e provvista di arredi in misura adeguata al decoro del culto. Sembra che i disciplini non abbiano òttemperato agli ordini del ve scovo Landriani perché il deldgato vescovile Ippolito ‘Visconti, prevosto della cattedrale di Pavia, in occasione .della sua visita del. 25 settembre 1667,10 riferisce chè in quel tempo l’oratorio di. S. Lorenzo era interdet tà, il’ che prova che gli ordini precedenti non erano stati osservati. .11 visitatore prescrisse allora che, revocato l’interdetto, si eseg~uisse quanto era stato ordinato e si riprendesse la celebrazione’ di una messa setti manale e di m’i ufficio annuale di cui la confraternita era gravata per le gato lasciato da Cesare ‘Fione.’ Il legato comprendeva pure l’òbbligo di L’aggregazione della confraternita avvenne nel 1611. Cfr. E. CHENNA, III, 1, 8. A.C.V.P., Parrocchie, cart. 10, Bassignana, cart. Visite pastorali. ‘° Ivi.
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assegnare ogni anno le doti a qI~attro fanciulle povere del paese ma, poiché i redditi dei beni assegnati dal Fione non erano sufficienti ad assi curare l’osservanza di tutte ‘le obbligazioni, il Visconti ordinò che tre parti dei redditi fossero assegnate ‘alla chiesa di S. Lorenzo per il soddi sfacimento dei legati spirituali, e la rimanente part& fosse distribuita alle fanciulle povere che intendevano sposarsi. ~ qui opportuno preci~are che l’origine del legato accennato risale al testamento dettato il 9 febbraio 1619 dal bassignanese Cesare Fione il quale, dimorando a Roma e trovandosi infermo, volle disporre dei suoi beni nel ‘caso fosse passato ‘a miglior vita. Del citato testamento, il cui originale ~ra rogato dal notaio Tranquillo Pizzato di Roma, si conserva un apografo,” di cui diamo qui di seguito ‘la trascrizione parziale: L’anno della natività ‘di nostro Sign6re Gesti Cristo del 1619, nella indicione seconda à di 9 febraro sotto il pontificato del S.mo in Cristo Padre S.S; Paulo pèr la Divina Provvidenza Papa Quinto dell’anno Xliii in presenza di me nottaro pubblico infrascritto e de’ testimoni infrascritti pre~ente et personal-’ mente constitutò il signor Giulio Cesare Fione fillio del signor Guicciardo di Bassignana, diocesi di Pavia, conosciuto da me nottaro; ‘sano pdr l’Iddio grazia, di mente senso, parlare, ed intelletto, abenché infermo di corpo prostratto in letto, e temendo della morte, et, niente •piii incerto della morte istessa e pronto di quella, non volendo perciò morire senza testamento, ma piii tosto con testamento acciò dopo la sua morte tra suoi successori non, nasca ‘litte e discordia, però spontaneamente ha procurato di fare et fa ‘questa presénte suo ultimo testamento nuncùpativo, che per raggione civile si dice senza scritto ‘vi ‘et modo e forma, che siegue, cioè. Primo con humiltà e divocione ha racco mandato l’anima sua ‘come pi~i nobile del corpo, all’Altissimo Creatore et alla Gloriosissima Sempre Vergine Madre Maria, e seguita che quafido sarà la sua morte vole essere sepolto nella chiesa di Santa ,Maria del Popolo, alla quale chiesa ha lasciato le :raggioni di sua ‘sepoltura, et ‘ha lasciatp alla Veneranda Archiconfraternita di San Lorenzo della detta sua Patria; scuti sei di. moneta per la celebrazione di Sante Messe da morto alla di lui anima da celebrarsi quanto prima, doppo M ‘sua morte e questo de’ beni, et’dénari, che sono, e che. a’ lui s’aspettano nella detta sua Patria. Item ha’ comandatto che gli. infra scritti suoi heredi vendano, et alienano una, vigna dell’istesso testamento posta nel territorio di Bassignana, di staia cinque, all’Ill.mo Signor Guglielmo Bellingeri di Bassignana per il prezzo da convenirsi e dal detto prezzo che si construa ét bonifichi il muro o sii la facciata di detta chiesa di Santo Stephano di detta sua Patria con ‘gli infrascritti miglioramenti et opere ciòè si imbianchi la facciata di detta chiesa, vi si faccia tre campanili sopra,, si faccia un corni .
cit., ‘~ Archivio della confraternita di S. Lorenzo di Bassignana (d’ora in poi citato: A.C.S.L.). La copia del testamento, in lingua italiana, fu redatta dal notaio A. Bini di Roma.
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cione, si faccia la porta et vi si dipinghi Santo Stephano. Item per raggione di prelegato ha lasciato all’infrascritta Signora Minerva de Ricci sua moglie, ogni e qualunque denaro, entrata et uscita de beni dell’istesso testatore, che sono nel territorio istesso di Bassignana in qualunque modo scossi sin’hora da’ suoi Procuratori, et che si troveranno nelle mani de’ detti suoi Procuratori quali denari vole detto testatore, che si rimettino alla sua moglie in questa Città, e ciò s’ha incaricato all’in,frascritto Rev. Signor Pietro Oltrabello, et in tutti gli altri, e particolari beni mobili, raggioni, crediti et ationi universali presenti e futuri del medesimo testatore, che sono in quel territorio della detta sua Patria di Bassignana. Solamente ha instituito, fatto, e vole che sia come per sua bocca propria, ha nominato suo herede universale usufruttuario il detto Magnifico et Rev.mo Sacerdote Pietro Paulo Oltrabello, suo zio, del quondam Phisico Colleggiato Bernardo di Pavia con gli infrascritti carichi cioè che sia tenuto il medesimo Rev. Signor Piètro Paulo ogni anno durante la sua vita, e sin che viverà, maritare tre povere fanciulle vergini di bona et honorata fama, conditione e famiglia, il giorno della festa della Natività della Beatissima ‘Vergine Maria del mese di settembre di qualsivoglia anno con dote di lire cento di moneta della detta sua Patria per ciasched’una quali fanciulle doppo che saranno statte fatte le solite visite et diligenze che si troveranno essere nel caso come sopra, vole e commanda che sieno poste in una bussola e che si cavano alla, fortuna e di più sia obbligato il medesimo Rev. Signor Pietro Paulo, cellebrare, o far cellebrare una messa da morto ogni settimana, ed un ufficio ogni anno sin tanto che viverà come sopra nella predetta chiesa di San, Lorenzo per l’anima sua, et una volta che morirà detto Signor Pietro Paulo, e doppo la sua morte come anche vivente l’istesso, e mancando di maritare dette fanciulle e della cellebrazione della detta messa ed offitio come s’è detto di sopra dnco per una volta sola, nella detta heredità tanto nell’usu frutto, quanto in proprietà tanto nell’uno quanto nell’altro caso sopradetto ha instituito e vole che succeda, e di bocca propria parimenti ha non~inato la sopradetta Veneranda Confraternita di San Lorenzo della detta sua Patria di Bassignana con li medesimi carichi et obligationi di maritare le dette tre fanciulle ogni anno nel modo, e tempo che s’è det’to di sopra di maritarsi in perpetuo, e similmente di cellebrare o di far cellebrare la detta messa ogni settimana et officio ogni anno in perpetuo, nella detta chiesa di San Lorenzo per l’anima sua come si è detto di sopra. Item ha lasciato una delle dette doti da darsi come sopra cioè la prima volta a V. Julia di Boniforti Necchi e di Laura moglie. Item ha còncesso licenza e facoltà al detto Rev. Signor Pietro Paulo’ per una volta tanto di maritare una figlia con una delle sopradette dotti della detta sua Patria ad arbitrio déll’istesso Rev. Signor Pietro Paulo et in tufti gli altri, e particolari beni mobili et immobili, raggioni, crediti, et ationi universali presenti e futuri dell’istessò testatore, che sono- qui in Città, et in altro luogo esclusi però li sopranominati in qualsivoglia modo spettanil e pertinenti all’istesso testatore ha instituito fatto sua herede universale, e vole che sia come parimenti ha nominato di sua propria boccé la sopradetta Mi nerva de Ricci de Collona sua moglie, et questo ha detto essere, e vuole che sia il suo ultimo testamento et ultima volontà •perch~, et quale ha voluto
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vaglia per raggione di testamento o di codicillo o di donatione per causa di morte, et in qual si voglia altro miglior modo lassandole sopra le quali cose. Verso il 1727, utilizzando probabilmente qualche disponibilità ac cumulata con i proventi del legato Fione, i disciplini iniziarono alcuni importanti lavori di ristrutturazione della chiesa di S. Lorenzo, al termine dei quali l’edificio assunse l’aspetto attuale. A questi lavori, con ogni probabilità, si riferiscono gli atti di una controversia sorta nel 1734 fra la confraternita e i padri carmelitani del l’attiguo convento a proposito di alcune aperture praticate nel muro absidale della chiesa di 5. Lorenzo. I carmelitani giudicarono arbitrarie quelle aperture, e il 6 maggio 1734 inoltrarono al Senato di Torino la se guente protesta: 12 Ill.mi et ecc.mi Signori del Senato di S.M. sedente in Torino. Esponeno li MM.RR. Padri del convento del Carmine di Bassignana, trovarsi il giardino di detto loro convento in vicinanza ed attiguo alla chiesa della confraternita sotto il titolo di San Lorenzo di detto luogo, detta della SS.ma Trinità; ed esso giardino libero da ogni sogezione massime di finestre, et per tale da anni 10, 20, 30, 40, 50, e più, e da tempo immemorabile in qua pos seduto alla riserva di un piccolo occhio nel choro di detta chiesa permesso a detta confraternita precario nomine. Ora occorre che detta confraternita per mezzo dei suoi officiali si jatta di voler ampliare detto occhio di finestra ornata, anzi di far aprire altre finestre in detta loro chiesa sul motivo di dare maggiore luce alla medesima, e come tali finestre sarebbero troppo pregiudi zievoli e di sogezione a detto loro giardino e convento sempre stato libero da tale servitù, perciò all’affetto d’ovviare ad ogni pregiudizio di detto loro con vento se ne raccorreno alle LL.EE., supplicandole si degnino mandar citarsi avanti Loro, et al banco dell’attuaro deputando, la confraternita suddetta, in persona dei suoi officiali, e direttori a far fede delle loro notificate ragioni con quali si jattano di voler ampliare detto occhio del coro di detta loro chiesa e fare altre aperture riguardanti il detto loro giardino e convento. La confraternita di 5. Lorenzo, a sua volta, si accinse a far valere le proprie ragioni e presentò al Senato le deposizioni di alcuni testimoni 13 A.C.S.L. Ivi. Fra le deposizioni è particolarmente interessante quella di un certo Ber tolero, il quale nella sua comparsa asserisce « l’eccessiva umidità della chiesa di San Lo renzo viene in buona parte da un fosso molto profondo, reso tale da poco tempo in qua, e che detti Padri hanno di presente nel detto loro giardino attiguo alla muraglia su cui si pretende di impedire l’ampliazione et apertura delle finestre, senza che vi sia la doverosa legaI distanza da essa muraglia al detto fosso, il quale ricevendo tutte le acque del convento, corte del massaro, et giardino di detti Padri, né dandosi all’acqua 12
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favorevoli alle sue tesi. Dopo repliche e controrepliche, alla fine le parti decisero di addivenire a una transazione, che reca la data del 18 dicem bre 1734.14 In base all’accordo, i carmelitani autorizzarono i disciplini a « ridurre ad una finestra l’occhio, che di presente si trova nel choro di detta chiesa di San Lorenzo, in modo però che detta finestra non s’abbas si più dell’occhio presentaneo, che oncie due milanesi e non si dilati più di quello, che si trovi al presente la finestra di detta chiesa corrispon dente dall’altra parte del choro. E perché con ingrandimento di detto occhio non sarà bastantemente provveduto il choro di San Lorenzo del lume necessario per leggere in detto’ choro, il sudetto Padre Priore, ed altri PP. del Carmine, permettono a detti scolari di San Lorenzo un’altra finestra consimile a quella, che si farà nel sito dell’occhio allargato, e questa a titolo di pegno precario, e non altrimenti, e sino che piacerà a’ stessi PP. e non più; in niodo tale che rinnovato il detto precario, ed annontiata la rivocatione a sudetti confratelli, debbano questi senz’altra replica, far chiudere la detta seconda, finestra che ‘sarà la più vicina al l’altare di detta chiesa di, S. Lorenzo e poi in ‘appresso addurre le loro ragioni, le quali in tal caso restaranno intatte vicendevolmente come erano avanti la presente. Si cautelleranno ambe le finestre con la ferrata, et ramata per reciproca cautione delle parti, e’ questo a spese della confraternita di San Lorenzo ». I lavori cui abbiamo accennato furonò portati avanti negli anni seguenti, e si conclusero con la costruzione dell’attuale facciata, che co st~ituisce certamente la pàrte più interessante dell’edificio. Improntata a un barocchetto vivace e armonioso, la facciata è leggermente concava e presenta due ordini sovrapposti culminanti in un? estrosa cimasa a cappello. Ciascuno dei ,due ordini è scompartito da quattro lesene che di detto fosso il dovuto esito e scaricamento, si ferma ,,i~1 esso stagnante danneggiando la muraglia della chiesa. Li medesimi Padri hanno preteso di far costriiire attigua alla deta muraglia, una latrina, e fatto piantare alberi in vicinanza di :detta mui!aglia senza essersi lasciatci il dovuto spazio legale ». ‘~ A.C.S.L., L’atto fu rogato dal notaio Giuseppe Burzio di Torino nella saletta priorale del convento di 8. Maria del Carmine di Bassignana, sito al Capo Sottano e coerenté a mattina con la chiesa di S. Lorenzo, in parte, e in parte con ma’stro Antonio Tosino; a mezzogiorno con la contrada del Carmine e S. ‘Lorenzo; a sera con la con trada del Carmine e il palazzo pretorio; a mezzanotte. con là Quintana, ossia strada vicinale. Rappreséntanti del convento erano il padre bacceffiere Giuseppe Maria Rutta, priore; il padre Giovanni Francesco Conti, vicario; il padre Carlo Felice ‘Bessone, pro curatore; il padre Angelo Maria Lavezzari; il padre Aurelio Maggi. Rappreséntanti della confraternita invece erano il dottore in utroque Gio. Battista Cortese, priore della con fraternita, e mastro Antonio Tosino, vicepriore.
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delimitano tre specchiature: le due laterali ~iù ristrette e quella centrale più ampia. All’interno dell’edificio sono degni di nota l’altare maggiore e la balaustra, forniati da marmi pregiati di diverso colore che compongono un assieme piacevole e armonioso. Da un dòcumento del 175O~’~ risulta che l’esecuzione di queste’opere fu affidata nel 1745 a un certo Agostino Somaino di Viggiù, ma la posa in opera dei materiali avvenne soltanto nel 1747, in seguito ad alcune difficoltà insorte nel fr4ttempo. Dal citato documento del 1750 risulta infatti che sin dal novem bre 1744 i d~sciplini avevano commesso al Sornaino l’esecuzione dell’al tare in ,marmo con i relativi gradini e delle porticine laterali che im mettevano’ nel coro. L’artista a sua volta assumeva l’obbligo di condurre a proprie’ spese i marmi lavorati sino alla sponda del Tanaro,• entro il mese di giugno o al principio di luglio 1745, in modo che per la festi-. vità di S: Lorenzo di quell’aniio i marmi fossero collocati in opera. Alla stipulazione del contratto il Sornaino ricevette tre quarti della somma pattuita, mentre il saldo gli sarebbero stato’ versato al termine dei lavo ri. Le cose però andarono diversamente, perché nei mesi di giugno e lu glio 1745 le truppe piemòntesi si accamparono a Bassignana e la chiesa di S. Lorenzo, come quasi tutte le altri del paese, fu adibita a deposito di farine, grani e ‘biade dell’a~mata. Di conseguenza, i. disèiplini della confraternita ritennero prudente ‘differire .il trasporto dei marmi già pronti, per non esporli alla licenza delle truppe. Cessata l’occupazion’e militare, nel 1746 fu ‘eletto priore della con fraternita Francesco Tosino, il quale si mise in capo di far collocare ii~ opera il nuovo altare. Nel mese di ottobre di quell’anno, accompa gnato dal cugino Domenico Tosino tesoriere della’ confraternita, egli si presetitò al notaid Fabario, originario di Bassignana ma residente a Mi lano. Con il pretesto di aver s~iitito dire éhe .il Somaino èra fallito, fa cendo perdere alla confraternita l’anticipazione’ sborsata~ alla’ stip’ulazion’e del contratto, il Tosino pregò il notaio di interporre i puoi buoni uffici per indurre l’artista a consegnare i’ marmi lavorati. Il Fabario riuscf a convincere il Somaino ad effettuare la consegna entro l’ottobft 1747, ina dovette sborsargli di tasca propria la somma di 38 z,ecchini gigliati che qu’ello pretendeva’ a saldo ‘delle proprie ‘spettanze. Nel novembre 1747 i marmi furono finalmenté collocati in opeia, ‘
° A.C.S.L. Si tratta di un esposto indirizzato dal causidico milanese Fabario al tribunale di Alessandria circa la questione cui si accennerà tra breve nel testo.
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e~il priore ‘firmò una convenzione in base alla quale veniva riconosciuta al Somaino la differenza di prezzo ~5rovocata dal rincaro dei marmi e delle spese di trasporto verfficatosi nel fra~tempo. Tale differenza fu effetti vamente saldata, ma dal totale ‘fu dedotta la somma di 38 zecchini che il Somaino aveva già ricevuto dal Fabario. Questo, a un certo punto, chiese alla coi~ifraternita la restituzione della somma anticipata, ma gli furono presentati soltanto 10 zecchini, che l’interessato ricusò di ac cettare. Anzi, vista la piega della situazione, oltre alla restituzione del suo. chiese anche la rifusione dei danni, interessi e spese per il ritardato pagamento. E poiché la controparte faceva orecchie da mercante, inviò una supplica al tribunale perché fosse emessa citazione contro Francesco e Domenico Tosino. Quale esito abbia avuto la supplica non sappiamo, né ci preme saperlo. Quel Francesco Tosino comunque doveva essere un tipo piuttosto litigioso, perché il suo nome viene nuovamente in luce a proposito di una controversia che egli, unitamente al fratello Gio. Battista, ebbe con la confraternita di S. Lorenzo per mo±ivi di confine. I due frateffi infatti abitavano in una casa attigua al coro della chiesa, e negli anni 1730-31 fecero co~trufre una stalla che era separata dal coro della chiesa da una «‘ rittana », cioè da una strettissima, strada vicinale. Nel 1766 i Tosini ampliarono la stalla occupando il sedime del vicolo, addossandosi al coro di s Lorenzo. Poiché i disciplini fecero ‘opposizione, le parti iniziarono una causa nel corso della quale raccolsero numerose prove testimoniali a sostegno delle rispett.ive tesi. Fra le testimonianze che si conservano 16 riproduciamo le seguenti, che per il loro carattere cli immediatezza ci offrono qualche spunto gustoso sulla vita interna del paese nella seconda metà del Settecento: Deposizione di Carlo Boveri del fu Pietro, d’anni 78: Nell’anno 1696, in tempo che ero ancora ragazzo, andando a scuola in questo luogo, e specialmente nella casa dell’or fu Antonio Tosino, essendo in tal tempo il maestro certo Padre Sachi carmelitano, era situata detta casa dietro “ lvi. L’archivio raccoglie una nutrita documentazione riguardante altre liti che, per brevità, non sono ricordate in questa sede. La piii curiosa di tutte riguarda un olmo di diametro eccezionale, di antichissimo possesso della confraternita, che sorgeva proprio davanti alla facciata della chiesa di S. Lorenzo. Il 10 novembre 1760 un certo Giuseppe Laboranti di Bassignana pensò bene di abbattere l’olmo, lasciandone il tronco abbando nato sulla piazza. Ne nacque un tale vespaio che Giovanni Garrone, priore della con fraternita, si affrettò a presentare al tribunale di Alessandria una citazione nei confronti del Laboranti.
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l’oratQriO di San .Loreiizo eretto in questa terra in capo della corte che era intermedia fra detta c~sa e la fabbrica del coro di detto oratorio, ritrovandosi questo esposto a detta casa lateralmente alla quale esisteva l’orto o sia giar dino del convento de’ RR. Padri del Carmine, e proseguiva detto giardino anche lateralmente allo stesso oratorio con un muro di cinta che divideva la corte dal ‘medesimo giardino. Restava detto muro di cinta da una parte attac cato all’angolo a detta casa di Antonio Tosino e dall’altra parte all’angolo di detto oratorio, o sia choro d’esso, ed al piè d’esso choro verso detta corte vi erano per terra dell’erbaggi’ e dei pastocchi, ossia immondizie come, ho più volte veduto ed osservato... ‘
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J~eposizionè di Pietro Giaroli del- fu Gio. Battista, d’anni 74: ]~icq che anni 60 circa ero di ‘età’ giovanile e di, compagnia déll’or fu Giu seppe Boveri, e’ con lui sono andato in cerca di lumache nell’orto di questi RR. Padri del Carmine, e per entrare siamo .passati nella rittana che esisteva” fra la fabbrica esteriore del ‘choro dell’oratorio di San Lorenzo e la fabbrica del fu Antonio To,sino. La rittana essendo chiusa nel fondo verso, l’orto dei Padri Carmelitani, ‘da ‘un muretto, noi lò scavalcammo e scendemmo nell’orto. per mezzo di un albero che era vicino al muretto. Cercammo e trovammo ,le lumache che poi regalammo a certo signor D. Sartirana in tale tempo maestro di scola in questa terra di’ Bassignana, come entrambi suoi scolari...
E~eposizione di’ Gio. Battista Calvi di Rivarone d’anni 57: In tempo di mia giovent(I, e che ero dell’età:di 16 anni, andavo ogni giorno da Rivarone a Bassignana, alla scuola in Bassignana; e mi sovengo che in quel tempo, sendo solito di portarmi alla èasa di Gian Battista Lavezzari mio zio, fratello del mio avo paterno, il quale abitava ‘in. vicinanza della casa dei fratelli Tosini, e passavo per andarvi, per la strada vicinale et accanto alla porta della casa dei detti Tosini, ed in tal tempo la chiesa di San Lorenzo aveva il suo choro con lo spiovente che capitava in una ‘rittana che ‘vi era fra esso choro e la stalla della casa’ dei fratelli Tosin,i, mentre oggi detta stalla si trova appog giata al muro di detto choro. Quando avevo 18, anni e andavo a scuola ancora a Bassignana, ‘la confraternita aveva deliberato di fare allargare il coro della chiesa verso la rittana, .ed occupare parte della ‘medesima, facendo cadere il, piovente del coro verso la strada e dall’altra parte verso il giardino dei Padri del Carmine, e vi rimase, come ho veduto in quel tempo ancora una piccola rittana tra il detto coro et la stalla di detti Tosini, i quali cambiavano il co perto e lo stillicidio di detta loro stalla, facendolo capitare parte sulla strada e parte in detto giardino, mentre prima capitava in ‘detta rittana... La deposizione del Calvi si conclude con l’affermazione che nel 1730-31 la stalla dei Tosini fu trasportata contro il coro della chiesa ad opera del maestro muratore Carlo Nosetti, il quale era ancora vivente nel 1765, e
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