FACOLTA' PARANORMALI
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FACOLTA' PARANORMALI ESTRATTI TEMATICI LIBRI RAMPA...
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FACOLTA' PARANORMALI ESTRATTI TEMATICI LIBRI RAMPA CHIARAUDIENZA 4.22 "Tutta la Vita, tutto ciò che esiste, è elettricità e vibrazione. … non vi può essere elettricità senza vibrazione, senza movimento! E’ il movimento che genera l’elettricità, perciò le due cose sono intimamente collegate”. Notò la mia espressione perplessa e con il suo potere telepatico lesse nel mio pensiero. “No!” disse “Non una vibrazione qualsiasi! Lascia che te lo spieghi in questo modo; immagina un’enorme tastiera di musica che si estenda da qui all’infinito. La vibrazione che noi consideriamo solida sarà rappresentata da una nota su quella tastiera. La nota seguente potrebbe rappresentare il suono e l’altra rappresenterà la vista. I sentimenti, le sensazioni, gli scopi che non riusciamo a capire durante la permanenza su questa Terra saranno rappresentati da altre note. Un cane può udire delle note alte, che un essere umano non può udire, e un essere umano può udire delle note basse che un cane non può udire. Si potrebbero dire delle parole in tonalità alte, che un cane riuscirebbe a captare senza che un essere umano ne sia a conoscenza. Nello stesso modo, delle personalità del cosiddetto mondo dello Spirito possono comunicare con persone ancora su questa Terra, quando possiedono il dono speciale della chiaraudienza”.
CHIAROVEGGENZA E CRISTALLOSCOPIA 1-146 Benché io mi occupi molto di astrologia, trovo che la psicometria e la "visione nel cristallo" sono assai più rapide e per nulla meno precise. Sono anche più semplici, allorché non si riesce bene in matematica! La psicometria è l'arte di trarre da un oggetto deboli impressioni di eventi trascorsi. Tutti possiedono, in certa misura, queste capacità. La gente entra in un'antica chiesa o in un tempio santificato dal trascorrere degli anni, e dice: “Che atmosfera serena e consolante!”. Ma le stesse persone visitano il luogo in cui è avvenuto un delitto raccapricciante ed esclamano: “Oh, non mi piace questo posto, è pauroso, andiamocene!”. La visione nel cristallo è una cosa alquanto diversa. Il "cristallo" - come ho accennato prima serve semplicemente a mettere a fuoco ì raggi del Terzo Occhio, press'a poco come i raggi X divengono visibili su uno schermo e formano un'immagine fluorescente. In tutto ciò non vi è nulla di magico; si tratta soltanto di sfruttare leggi naturali. 2-96 Poi, rivoltosi a me, disse: "Scegli un cristallo che secondo te ti si adatta. Guardali e fai la tua scelta". Io avevo messo gli occhi su una sfera bellissima, di autentico cristallo di rocca, senza incrinature e di dimensioni tali che bisognava tenerla con due mani. La presi e dissi: "Questa è quella che voglio". La mia Guida si mise a ridere: "Hai scelto la più antica e la più preziosa. Se riesci a usarla, puoi tenerla". Questo cristallo speciale, che tuttora conservo, era stato trovato in uno dei più profondi tunnel sotto il Potala. In quelle epoche oscure era stato chiamato la "Palla Magica" e donato ai Lama Medici della Montagna di Ferro, in quanto lo si riteneva collegato con la medicina. Un po' più oltre, nel presente capitolo parlerò delle sfere di vetro, degli specchi neri e dei globi d'acqua, ma adesso può essere interessante descrivere il modo in cui ci preparavamo a usare il cristallo, come ci addestravamo a diventare tutt'uno con esso. E' ovvio che, se si sta in buona salute, se si è in buone condizioni fisiche e mentali, la visione è perfetta. Altrettanto accade con la visione del Terzo Occhio. Si deve essere in forma e a tale scopo ci preparavamo, prima di provare a usare uno qualsiasi di quei dispositivi. Avevo scelto il mio cristallo e adesso lo stavo guardando. Mentre lo tenevo con due mani, esso sembrava una sfera pesante, che rifletteva un'immagine rovesciata della finestra, con un uccello appollaiato sulla cornice esterna. Guardando più da vicino potei vagamente vedere l'immagine riflessa del Lama Mingyar Dondup e anche la mia. "Tu la stai guardando, Lobsang, ma non è questo il modo in cui va usata. Coprila e aspetta finché non te l'avrò fatto
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vedere". Il mattino seguente dovetti prendere, insieme al mio primo pasto delle erbe per purificare il sangue e schiarire la testa, erbe che servono a ravvivare in senso generale il fisico. Dovetti prenderle al mattino e alla sera, per due settimane. Ogni pomeriggio dovevo riposare per un'ora e mezza, tenendo coperti gli occhi e la parte superiore della testa con un pesante panno nero. Durante questo periodo dovetti praticare la respirazione speciale, in base a un particolare modello ritmico. Durante lo stesso periodo dovetti curare con la massima attenzione la pulizia personale. Al termine delle due settimane mi recai di nuovo dal Lama Mingyar Dondup. "Andiamo in quella stanzetta tranquilla sul tetto." disse. "Finché non prenderai più confidenza con il cristallo, avrai bisogno di assoluta tranquillità." … Una volta entrati, ci sedemmo sul pavimento, sui nostri cuscini. Dietro di noi c'era una finestra, attraverso la quale era possibile scorgere le montagne lontane, che si ergevano come le Sentinelle della nostra amena vallata. … "Muoviti tutt'intorno in questo modo, Lobsang. Guarda il cristallo e dimmi quando tutte le immagini riflesse scompaiono. Dobbiamo eliminare tutti i punti superflui di luce. Non sono questi che ci interessano". Questa è una delle cose più importanti da ricordare. Eliminate qualsiasi luce che provochi immagini riflesse, in quanto queste ultime fanno soltanto distrarre l'attenzione. Il nostro sistema consisteva nel sedersi dando le spalle a una finestra rivolta a nord, nonché nel tirare, sulla finestra, una tenda non troppo pesante, in modo da ottenere una luce crepuscolare. Adesso, con le tende tirate, la sfera di cristallo che tenevo in mano appariva morta, inerte. Nessuna immagine riflessa ne guastava la superficie. La mia Guida si sedette accanto a me "Strofina il cristallo con questo panno umido, asciugalo, poi raccoglilo con questo panno nero. Non toccarlo ancora con le tue mani. Feci quanto mi era stato detto, pulii scrupolosamente la sfera, l'asciugai e la presi con il panno nero, che era stato piegato in forma quadrata. Incrociai le mie mani, con le palme in alto sotto il cristallo, che pertanto era appoggiato sulla mano sinistra. "Adesso guarda dentro la sfera. Non verso, bensì dentro. Guarda esattamente verso il centro e poi lascia che la tua capacità visiva diventi vacua. Non cercare di vedere niente, lascia semplicemente che la tua mente si svuoti. … Guardai il cristallo. I miei pensieri vagavano. Improvvisamente sembrò che la sfera crescesse nelle mie mani ed ebbi la sensazione di essere sul punto di cadervi dentro. Ciò mi fece trasalire e l'impressione svanì. Tenevo di nuovo in mano soltanto una sfera di cristallo. "Lobsang! Perché hai dimenticato tutto quello che ti ho detto? Eri sul punto di vedere e il tuo sussulto di sorpresa ha spezzato il filo. Oggi non vedrai più nulla". Bisogna guardare nel cristallo e mettere a fuoco la mente su una sua parte interna. Poi sopravviene una caratteristica sensazione, come se si fosse sul punto di mettere il piede in un altro mondo. Durante questa fase qualsiasi soprassalto o movimento di paura o di sorpresa guasterebbe tutto. Allora l'unica cosa da fare, beninteso quando si sta imparando, è di mettere da parte il cristallo e di non sforzarsi di "vedere", se non dopo aver dormito per una notte. Il giorno dopo provammo di nuovo. … Occorre sedersi assolutamente a proprio agio. E' meglio sedersi in un modo non convenzionale e vedere, piuttosto che mettersi seduti assumendo una delle posizioni formali e non vedere nulla. La nostra regola era di sederci come ci pareva, purché si fosse comodi, in quanto la scomodità avrebbe fatto distogliere l'attenzione. Guardai dentro il cristallo. … Il cristallo appariva insensibile, inerte. "Non vedrò mai niente in questa cosa" pensai. ... Niente ombre, niente punti di luce. Nella stanza vi era un chiarore incerto e, con il panno nero posto tra le mie mani e la sfera, non potevo vedere nessuna immagine riflessa sulla sua superficie. Ma io avrei dovuto guardare dentro. Improvvisamente il cristallo sembrò acquistare vita. Nel suo interno apparve un corpuscolo bianco, nel centro, che si estese come un candido fumo vorticoso. Era come se, all'interno, si scatenasse un tifone, un uragano silenzioso. Il fumo si addensò e si assottigliò, si addensò e si assottigliò, poi si distese in uno strato uniforme su tutta la sfera. Era come una tenda, che servisse a impedirmi di vedere. Esplorai con la mente, cercando di spingerla oltre la barriera. Il globo parve dilatarsi ed ebbi l'orribile impressione di precipitare a capofitto in un vuoto senza fondo. Proprio in quel momento squillò una tromba e la candida tenda si frantumò in una tempesta di neve, che si sciolse come al calore del sole di mezzogiorno. "Allora, Lobsang, ci sei andato vicino, molto
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vicino". "Sì, avrei visto qualche cosa, se quella tromba non si fosse messa a suonare. Mi ha dato fastidio". "La tromba? Ma sei arrivato tanto lontano, eh? Quello era il tuo subconscio che cercava di avvertirti che la chiaroveggenza e la cristalloscopia sono riservate a pochissime persone. Domani andremo più avanti". La terza sera la mia Guida e io ci mettemmo seduti insieme come avevamo già fatto. Ancora una volta egli mi ricordò le regole. Questa volta ebbi più successo. Sedetti, tenendo la sfera con delicatezza, e mi concentrai su un punto invisibile nel suo interno indistinto. Quasi subito apparve il fumo vorticoso, che presto formò una cortina. Andai a tentoni con la mente pensando: "Sto passando, adesso sto passando!". Sopravvenne di nuovo l'impressione orribile della caduta, ma stavolta ero preparato. Caddi a piombo da un'altezza immensa, precipitando diritto verso il mondo coperto di fumo che ingrandiva a velocità sbalorditiva. Soltanto il rigido addestramento mi impedì di urlare mentre mi avvicinavo alla superficie bianca a velocità terrificante ... poi passai dall'altra parte, incolume. All'interno il sole splendeva. Mi guardai intorno, al colmo dello stupore più autentico. Sicuramente ero morto, poiché quel luogo mi era del tutto sconosciuto. Che strano posto! L'acqua, acqua scura, si estendeva davanti a me a perdita d'occhio, più acqua di quanta avessi immaginato che esistesse. A una certa distanza un immenso mostro simile a un orrendo pesce si aprì un varco attraverso la superficie dell'acqua. Aveva nel mezzo un tubo nero che mandava in alto qualcosa simile a fumo, che il vento spingeva indietro. Pieno di stupore vidi come delle piccole figure che se ne andavano a spasso sul "groppone del pesce"! Questo per me era troppo. Mi girai per scappare, ma mi fermai di botto, restando di sasso. Era troppo. Enormi case di pietra, alte parecchi piani, mi si pararono davanti. Un cinese si precipitò proprio verso di me spingendo un aggeggio montato su due ruote. Sembrava una specie di facchino, dato che su quel coso a ruote era appollaiata una donna. "Dev'essere sciancata" pensai "e deve essere trasportata su una sedia a rotelle". Nella mia direzione stava camminando un uomo, un Lama tibetano. Trattenni il fiato: era la copia esatta del Lama Mingyar Dondup, di molti anni più giovane. Camminò risolutamente su di me, attraverso me, tanto che feci un salto per la paura. "Oh!" gemetti "Sono cieco". Era buio, non riuscivo a vederci. "Va tutto bene, Lobsang, ti stai comportando bene. Aspetta che apro le tende". La mia Guida così fece e la stanza fu inondata dalla tenue luce della sera. "Certamente tu possiedi dei grandissimi poteri di chiaroveggenza, Lobsang; occorre soltanto indirizzarli bene. Del tutto involontariamente ho toccato il cristallo e, dalle tue osservazioni, deduco che tu hai avuto la visione di quando andai a Shanghai molti anni fa e fui sul punto di svenire, la prima volta che vidi il piroscafo e il risciò. Stai andando bene". … Adesso devi immergere il cristallo nell'acqua, per cancellare la visione che hai avuto poco fa. Immergilo completamente, fa in modo che si posi su un panno nel fondo del vaso, poi tiralo fuori, sollevandolo con un altro panno. Bada di non toccarlo ancora con le tue mani". Quando si usa un cristallo, questo è un particolare importante da ricordare. Dopo ciascuna lettura, va sempre smagnetizzato. Il cristallo viene magnetizzato dalla persona che lo regge, più o meno come un pezzo di ferro si magnetizza se portato a contatto con un magnete. Nel caso del ferro, di solito basta batterlo, affinché perda il suo magnetismo, invece un cristallo deve essere immerso nell'acqua. Se non lo si smagnetizza dopo ogni lettura i risultati si faranno sempre più confusi, le "emanazioni auriche" delle persone che subentrano incominciano ad accumularsi e si finisce per ottenere una lettura del tutto inesatta. Nessun cristallo dovrebbe essere mai maneggiato da nessuno tranne che dal suo possessore, e a nessun altro scopo se non di "magnetizzarlo" per una lettura. La sfera, più viene toccata da altre persone, meno risponde. Ci è stato insegnato che, quando avevamo effettuato in un giorno un certo numero di letture, dovevamo portare il cristallo a letto con noi, affinché lo magnetizzassimo con il contatto personale, tenendocelo vicino. Si sarebbe ottenuto lo stesso risultato portando il cristallo in giro con noi, ma saremmo apparsi alquanto ridicoli, andando a zonzo e giocherellando con la sfera. Quando non viene usato, il cristallo deve essere coperto con un panno nero. Non vi si deve mai lasciar cadere la luce forte del sole, che ne compromette l'uso a scopi esoterici. Non si dovrebbe neanche consentire di far toccare il cristallo a chi va semplicemente alla ricerca
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del brivido. C'è uno scopo in questo. Un cacciatore di emozioni, il quale non ha uno schietto interesse, bensì la voglia di divertirsi con poca spesa, danneggia l'aura del cristallo. Più o meno è come mettere una costosa macchina fotografica o un orologio in mano a un bambino, per appagarne l'inutile curiosità. Molte persone potrebbero usare un cristallo, nel caso che volessero prendersi la briga di scoprire qual è il tipo adatto per loro. Noi ci accertiamo che i nostri occhiali ci vadano bene. I cristalli sono altrettanto importanti. Alcune persone riescono a vedere meglio con un cristallo di rocca, altre si servono del vetro. Il cristallo di rocca appartiene al tipo più potente. … Non è da tutti adoperare un cristallo del genere. Può darsi che sia troppo forte e abbia la tendenza a dominare. Si possono avere sfere di vetro, utili per farsi la necessaria esperienza iniziale. Una giusta dimensione oscilla dai tre ai quattro pollici; la dimensione non è affatto importante. Alcuni monaci portano una minuscola scheggia di cristallo, montata su un anello. La cosa importante è di accertare che non vi siano imperfezioni, o che ci sia soltanto un leggero difetto, che non sia assolutamente visibile con una illuminazione attenuata. I cristalli piccoli, di rocca o di vetro, hanno il vantaggio di pesare poco, cosa degna di considerazione qualora si abbia la tendenza a reggere la sfera. Una persona che desideri acquistare un cristallo di qualsiasi tipo deve fare un'inserzione in una rivista di "occultismo". Le cose offerte in vendita presso certe botteghe sono più confacenti ai maghi o ai numeri teatrali. Di solito vi sono delle macchie, che non compaiono fino a quando non si compra l'oggetto e lo si porta a casa! Fatevi spedire qualsiasi cristallo salvo approvazione e, appena lo togliete dal pacco, lavatelo sotto l'acqua corrente. Asciugatelo con cura e poi esaminatelo, tenendolo con un panno scuro. Il motivo? Lavatelo per togliere qualsiasi impronta digitale, che potrebbe essere scambiata per una imperfezione, e tenetelo in modo che le vostre impronte digitali non vi traggano in inganno. Non potete pretendere di mettervi seduti, di scrutare nel cristallo e di "vedere immagini". Non è neanche giusto prendersela con il cristallo per il vostro fallimento. Esso è semplicemente uno strumento: voi non dareste la colpa a un telescopio, nel caso in cui guardaste dalla parte sbagliata e vedeste soltanto un'immagine rimpiccolita. Alcune persone non possono usare un cristallo. Prima di rinunciare, dovrebbero provare con uno "specchio nero". Lo si può fare veramente con una spesa minima, procurandosi un vetro da faro presso un negozio di autoaccessori. Il vetro deve essere concavo, perfettamente liscio e semplice. Il tipo di vetro corrugato per proiettore d'automobile non è adatto. Tenete la superficie curva esterna di un vetro adatto sopra la fiamma di una candela. Muovetelo affinché sulla superficie esterna del vetro si formi uno strato uniforme di fuliggine, che può essere "fissato" con una lacca alla cellulosa, come quella usata per non far perdere il lucido all'ottone. Preparato lo specchio nero, procedete come fareste con un cristallo rotondo. … Nel caso dello specchio nero si guarda verso la superficie interna, stando bene attenti ad eliminare ogni riverbero accidentale. Un altro tipo di specchio nero è quello a noi noto come "inesistente". E' uguale allo specchio precedente, ma la fuliggine è nella parte interna della curva. Un grosso inconveniente è costituito dal fatto che non si può "fissare" la fuliggine, in quanto farlo significherebbe fornire una superficie lucida. Questo specchio può essere più utile a coloro che si distraggono a causa dei riverberi. Alcuni si servono di un vaso d'acqua e vi guardano dentro. Il vaso deve essere trasparente e completamente privo di caratteristiche. Collocatevi sotto un panno scuro ed esso diventerà effettivamente un cristallo di vetro. Nel Tibet vi è un lago situato in maniera che l'acqua che contiene si vede e tuttavia quasi non si vede. E' un lago famoso, cui ricorrono gli Oracoli di Stato in occasione di alcune delle loro profezie più importanti. Questo lago, che noi chiamiamo Chö-kor Gyal-ki Nam-tso (Lago Celeste della Ruota Trionfante della Religione) trova in una località chiamata Tak-po, a un centinaio di miglia da Lhasa. Il distretto circostante è montuoso e il lago è chiuso da alte vette. Di regola l'acqua è veramente molto azzurra, ma a volte, se si guarda da certe posizioni vantaggiose, l'azzurro si trasforma in un candore vorticoso, come se vi sia versata della calce. L'acqua si muove vorticosamente e spumeggia, poi, nel centro del lago, compare improvvisamente una nera apertura, sopra la quale si formano, nel frattempo, nubi bianche e dense. Nello spazio tra l'apertura e le nubi è
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possibile vedere un'immagine degli avvenimenti futuri. Almeno una volta durante la sua esistenza, il Dalai Lama si reca in questo posto. Si trattiene in un padiglione nelle vicinanze e guarda verso il lago. Vede i fatti importanti per lui e, cosa non meno importante, il giorno e il modo in cui lascerà questa vita. Non si è mai dimostrato che il lago si sia sbagliato! Non possiamo andare tutti a vedere quel lago, ma la maggior parte di noi, con un po' di pazienza e di fiducia, può servirsi di un cristallo. Ecco un metodo che si consiglia ai lettori occidentali. La parola "cristallo" comprenderà cristallo di rocca, vetro, specchi neri e sfera di acqua. Per una settimana bisogna stare molto attenti allo stato di salute. Durante questa settimana evitate in particolare (per quanto possibile in questo mondo agitato) preoccupazioni e arrabbiature. Mangiate frugalmente, evitando intingoli o cibi fritti. Maneggiate il cristallo quanto più possibile, senza fare tentativi di "vedere". In seguito a ciò si trasmetterà a esso qualcosa del vostro magnetismo personale e vi consentirà di familiarizzare con la sensazione che ne ricevete. Ricordatevi di coprire il cristallo tutte le volte che non lo maneggiate. Se vi è possibile, conservatelo in una scatola che si possa chiudere a chiave. Questo impedirà ad altre persone di mettersi a giocare con esso in vostra assenza. Come sapete, la luce diretta del sole deve essere evitata. Trascorsi sette giorni, portate il cristallo in una stanza tranquilla, possibilmente esposta a nord. Il momento migliore è la sera, perché non c'è la luce diretta del sole, che aumenta o si attenua a seconda del passaggio delle nuvole. Mettetevi a sedere, in qualsiasi posizione vi troviate comodi, con la schiena rivolta alla luce. Prendete in mano il cristallo e rilevate qualsiasi riverbero sulla sua superficie, che deve essere eliminato chiudendo le tende della finestra o cambiando la vostra posizione. Quando siete soddisfatti, tenete il cristallo a contatto con il centro della fronte per alcuni secondi, poi scostatelo lentamente. Adesso tenetelo nelle vostre mani a coppa, potendole appoggiare con il dorso sul vostro grembo. Gettate appena uno sguardo verso la superficie del cristallo, poi spostate il vostro campo visivo verso il centro interno, verso ciò che dovete immaginare come una zona di inesistenza. Lasciate semplicemente che la vostra mente si svuoti. Non cercate di vedere niente. Tenetevi lontano da qualsiasi emozione, da qualsiasi sensazione forte. La prima notte dieci minuti sono sufficienti. Aumentate gradualmente il tempo, finché al termine della settimana non riuscite a protrarlo per mezz'ora. La settimana successiva lasciate che la vostra mente si svuoti appena potete. Fissate semplicemente il nulla all'interno del cristallo. Dovreste accorgervi che i suoi contorni oscillano. Forse vi sembrerà che la sfera stia aumentando, oppure avrete la sensazione di cadere in avanti. Così dovrebbe essere. Non trasalite per la meraviglia, in quanto così facendo vi precludereste 1a possibilità di "vedere" per il resto della serata. L'individuo medio che "vede" per la prima volta sobbalza, più o meno allo stesso modo in cui qualche volta sobbalziamo quando siamo sul punto di addormentarci. Con un po' più di pratica scoprirete che il cristallo diventa apparentemente sempre più grande. Una sera, mentre lo guardate dentro, scoprirete che è luminoso e pieno di fumo bianco. Questo svanirà - purché non trasaliate - e otterrete la vostra prima visione, che di solito riguarda il passato. Si tratterà di qualcosa collegata con voi, in quanto soltanto voi avete toccato la sfera. Continuate così, limitandovi a vedere ciò che riguarda voi. Quando riuscirete a "vedere" a volontà, ordinate alla sfera di farvi vedere ciò che volete sapere. I1 metodo migliore consiste nel dire con decisione e a voce alta, a voi stessi: "Stanotte vedrò così e cosà". Se ci credete, vedrete quanto desiderate. E' una cosa semplicissima. Per conoscere il futuro, dovete mettere in ordine i fatti che vi riguardano. Raccogliete tutti i dati disponibili e ripeteteli a voi stessi. Poi "chiedete" al cristallo e dite a voi stessi che siete in procinto di vedere ciò che volete conoscere. A questo punto occorre dare un'avvertenza: non si può usare il cristallo per il proprio tornaconto, per prevedere i risultati delle corse, o per recare danno a un'altra persona. Esiste una potente legge occulta, che farà ritorcere tutto contro di voi, nel caso che tentiate di servirvi del cristallo. La legge è inesorabile quanto il tempo. Ormai dovreste essere in grado di conseguire molta pratica in ciò che vi riguarda. Vi piacerebbe provare su qualcun altro? Immergete il cristallo nell'acqua e asciugatelo con cura, badando di non toccarne la superficie. Poi datelo all'altra persona, dicendo: "Prendilo nelle tue mani e pensa a quello che vuoi sapere. Poi
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restituiscimelo". Naturalmente avrete avvertito il vostro interlocutore che non deve parlare né distrarvi. E' consigliabile provare prima con un amico che si conosca bene, in quanto gli estranei si dimostrano spesso imbarazzati quando si sta apprendendo. Quando il vostro interlocutore vi restituisce il cristallo, lo prenderete nelle vostre mani, non importa se a nudo o avvolto nel panno nero; ormai dovreste avere dato un carattere "personale" al cristallo. Sistematevi comodamente, sollevate il cristallo all'altezza della vostra fronte per un attimo, poi appoggiate le mani sul grembo, reggendo il cristallo in un modo qualsiasi che non provochi tensione. Guardatelo dentro e lasciate che la vostra mente si svuoti, possibilmente del tutto, ma può darsi che questo primo tentativo presenti delle difficoltà, se siete autocosciente. Mentre vi sistemate, nel caso in cui vi siate esercitati come è stato consigliato, osserverete una di queste tre cose. Si tratta di vere immagini, di simboli e di impressioni. Le vere immagini dovrebbero costituire il vostro scopo. Ecco le nuvole del cristallo, poi le nuvole si dileguano per far vedere immagini reali, immagini di ciò che volete conoscere. In un caso del genere non c'è difficoltà di interpretazione. Alcune persone non vedono immagini vere, vedono dei simboli. Può darsi che, ad esempio, vedano una sequela di X, oppure una mano. Potrebbe trattarsi di un mulino a vento o di un pugnale. Qualunque cosa sia, imparerete a interpretarla nel modo giusto. La terza cosa sono le impressioni. In questo caso non si vede nulla, tranne che nubi vorticose e una scarsa luminescenza, ma mentre si regge il cristallo si avvertono o si odono impressioni ben definite. E' essenziale evitare prevenzioni personali, essenziale per non prevalere sul cristallo con sentimenti strettamente personali, in merito a una determinata questione. Il vero Veggente non riferisce mai a nessuno la data né la probabilità della morte. Voi lo saprete, ma non dovete mai dirlo. Non avvertirete una persona neppure di una malattia imminente. Direte invece: "Per quella certa data è consigliabile stare un po' più attenti del solito". E non direte mai a una persona: "Sì, tuo marito è uscito con una ragazza, la quale, ecc., ecc.". Se usate il cristallo nel modo giusto saprete che è uscito, ma è uscito per affari? Ha una relazione con una ragazza? Non dite mai, mai niente che conduca alla separazione di una famiglia o sia causa di infelicità. Questo significa abusare del cristallo. Usatelo soltanto a fin di bene e ne riceverete del bene. Se non vedete niente, ditelo, e l'interlocutore. vi rispetterà. Potete "inventare" quello che affermate di vedere, ma può darsi che diciate qualcosa che l'interlocutore sa che è sbagliata. Allora il vostro prestigio e la vostra reputazione saranno compromessi e creerete inoltre una cattiva fama alla scienza occulta. Dopo aver riferito l'esito della vostra lettura all'interlocutore, avvolgete il cristallo diligentemente e posatelo con delicatezza. Quando l'interlocutore se n'è andato, vi raccomando di immergere il cristallo nell'acqua, di asciugarlo bene e poi di maneggiarlo per dargli di nuovo un carattere personale per mezzo del vostro magnetismo. Più toccate il cristallo, meglio sarà. Evitate di scalfirlo e, quando avete finito, mettetelo via in un panno nero. Se vi è possibile, mettetelo in una scatola chiusa a chiave. I gatti sono dei grandi trasgressori, alcuni di essi si mettono seduti per un tempo lunghissimo a "guardare". E quando, la volta successiva, usate il cristallo, non volete vedere la storia della vita del gatto e le sue aspirazioni. Questo può succedere. Nel Tibet, presso alcune lamaserie "occulte", si interroga un gatto, per mezzo del cristallo, quando smonta dal servizio dopo essere stato di guardia al tesoro. Allora i monaci sanno se vi è stato qualche tentativo di furto. Si raccomanda vivamente che, prima di impegnarsi in qualsiasi forma di addestramento nel campo della cristalloscopia, voi indaghiate sotto tutti i punti di vista sulle vostre motivazioni segrete. L'occultismo è un'arma a doppio taglio e coloro i quali vi si "trastullano" per vana curiosità vengono talvolta puniti con disturbi mentali o nervosi. Per mezzo di esso potete conoscere il piacere di aiutare gli altri, ma potete conoscere anche quanto sia orrendo e incancellabile. E' più sicuro limitarsi a leggere questo capitolo, a meno che non siate più che certi delle vostre motivazioni. Una volta scelto il cristallo, non cambiatelo. Abituatevi in modo definitivo a toccarlo ogni giorno, oppure a giorni alterni. Gli antichi non avrebbero mai sguainato una spada, neanche di fronte a un amico, se non per attaccare. Se per un motivo qualsiasi dovevano mostrare l'arma, allora si pungevano un dito per "versare sangue". Altrettanto
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avviene nel caso del cristallo: se lo fate vedere a qualcuno, leggetelo, anche se si tratta di una cosa che riguarda soltanto voi. Leggetelo, anche se non occorre che diciate a nessuno ciò che state facendo, o ciò che vedete. Non si tratta di superstizione, bensì di un modo sicuro di addestrarvi, affinché, quando il cristallo è scoperto, voi "vediate" automaticamente, senza preparazione, senza pensarci. 4-36
Lentamente l’Oracolo (di Stato) allungò le mani e aprì la scatola. Con un piccolo cucchiaio d’oro misurò una polvere fine che gettò sulla brace ardente. La stanza si riempì di un leggero fumo azzurro. Sentii che stavo perdendo i sensi e che la vista mi si offuscava. Da una distanza infinitamente lontana sembrava che arrivassero i rintocchi di una grande campana. Il suono si avvicinò e la sua intensità crebbe fino a quando credetti che la testa mi scoppiasse. La mia vista si rischiarò e vidi una colonna di fumo alzarsi senza fine dalla coppa. All’interno del fumo scorsi del movimento, un movimento che mi veniva incontro e mi avviluppò in modo che anch’io ne facessi parte. Da un punto che era ormai al di là della mia comprensione, la voce dell’Oracolo di Stato mi giunse, confusa e monotona. Ma non avevo bisogno della sua voce, vedevo il futuro, lo vedevo con la stessa intensità sua. Da un punto fisso del Tempo, osservavo gli avvenimenti della mia vita che si svolgevano davanti a me, come se fossero proiettati in un film perpetuo. La mia prima infanzia, gli avvenimenti della mia vita, la severità di mio padre - tutto passava davanti ai miei occhi. Ancora una volta ero seduto davanti al grande Monastero buddista di Chakpori. Ancora una volta sentii la pietra dura della Montagna di Ferro quando il vento mi strappò dal tetto del Monastero e mi buttò con una forza da rompermi tutte le ossa giù per la montagna. Il fumo turbinava e le immagini (quello che chiamiamo il Documento dell’Akasha) si spostarono. Vidi di nuovo la mia iniziazione, cerimonie segrete avvolte dal fumo, perché allora non ero ancora stato iniziato. Nelle immagini mi vidi partire sulla strada lunga e solitaria che conduce verso Chungking, in Cina. Un apparecchio strano vorticava nell’aria che lo sballottava, alzandosi e poi ricadendo sopra le rupi di Chungking. E io - io - ero seduto ai comandi! Più tardi vidi flottiglie di questi apparecchi che ostentavano il Sole Sorgente del Giappone sulle ali. Dagli apparecchi cadevano macchie nere che sprofondavano sulla terra e scoppiavano in fiamme e fumo. Dei corpi straziati venivano lanciati in alto e, per alcuni momenti, dal cielo piovevano sangue e frammenti umani. Mi sentii nauseato e stordito, man mano che le immagini si spostavano e mi mostravano in preda alle torture dei Giapponesi. Vidi la mia vita, le difficoltà, ne provai l’amarezza. Ma il dolore più grande fu il tradimento e la cattiveria di certe persone del mondo Occidentale che, come potevo vedere, facevano di tutto per distruggere opere di bene, soltanto per gelosia. Le immagini continuavano a venire e vedevo il corso che probabilmente avrebbe seguito la mia vita, prima di viverla. Come sapevo bene, le probabilità possono essere previste con la massima accuratezza. Soltanto i più piccoli dettagli sono a volte diversi. Le configurazioni astrologiche stabiliscono il limite di ciò che si può essere e sopportare, come il conduttore di un motore può fissarne la velocità massima e minima.
6-66 Non avevo mai visto prima di allora un servizio in quel tempio; noi ragazzi ne eravamo rigidamente esclusi. Per noi c'era il tempio maggiore o uno dei più comuni dei templi minori; ma questo, scavato nella roccia molto al di sotto delle costruzioni fatte dall'uomo, mi chiedevo che cosa fosse e che cosa vi si facesse. Cautamente, stringendomi intorno l'abito per non inciampare, mi portai più in avanti, per potere spiare nascosto dalla statua. Era interessante. Di fronte a me, in circolo, stavano nove lama, tutti con la loro tonaca color zafferano, tutti volti verso il centro del circolo e nel centro, sopra un piedistallo riccamente scolpito, c'era Qualche Cosa, Qualche Cosa che non riuscivo a distinguere chiaramente. Sembrava che ci fosse qualche cosa, e nello stesso tempo sembrava che non ci fosse niente. … Sembrava un globo di qualche cosa o di niente; sembrava quasi senza forma, eppure quale forma c'era dentro! … Vidi e mi colpì subito - che si trattava di un enorme cristallo di rocca, senza venature, perfetto. Posava sulla sua base scolpita ed accentrava l'attenzione dei lama, che
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sedevano quasi con devozione avanti ad esso. Lo fissavano intensamente, eppure con una intensità che non riguardava i loro occhi fisici, ma che sembrava impegnare l'uso del terzo occhio. Ebbene - pensai - anche io sono chiaroveggente. Così non fissai più con gli occhi, ma feci entrare in azione le mie facoltà di chiaroveggenza. In tal modo vidi nel cristallo colori, movimenti rotatori, spirali e intorbidamento fumoso. Stupito, spaventato, mi sembrò di precipitare da un'immensa altezza, di cadere dal tetto del mondo in un abisso. Ma no, non era un abisso: era invece un mondo che mi si spalancava dinnanzi, un mondo di tanti colori e di regole differenti. Vidi come da una piccola altura la gente piena di miseria e di tristezza; alcuni pieni di dolori fisici. Erano anime sperse, anime senza guida, anime alla ricerca del modo di liberarsi dalle loro ansie. Mentre stavo lì in trance, mentre mi trovavo ancora sul piano luminoso di un altro mondo, risuonarono, con note profonde, i canti dei lama. … 6-69 Continuavo a guardare le persone che avevo intorno - ma c'erano veramente? O stavo in un altro mondo? O stavo guardando in un cristallo? La mia viva impressione era di trovarmi in un altro mondo, dove l'erba era più verde, il cielo più turchino, dove ogni cosa si stagliava in netto, vivo contrasto. Sotto i miei piedi c'era terra erbosa, e la sentivo con le dita dei piedi nudi. Avvertivo l'umidità che penetrava attraverso il vestito, nei punti a contatto con le ginocchia. Anche con le mani, se le muovevo piano piano, mi sembrava di sentire l'erba e forse, qua e là, qualche sasso. Mi guardavo intorno con avido interesse. In primo piano c'erano molti ciottoli di pietra verdastra, venata qua e là di bianco. Altri ciottoli erano di colori diversi; quello che mi attraeva maggiormente era il colore rossiccio, attraversato da striature bianche. Ma la cosa che più mi impressionava era il modo con il quale ogni cosa spiccava con forte realtà, il modo come ogni cosa sembrava più normale del normale, con contorni più netti e colori più vivi. Spirava una leggera brezza, che mi sfiorava la guancia sinistra. Era stupefacente, perché portava con sé strani odori, profumi esotici. Ad una certa distanza vidi qualche cosa che sembrava un'ape. Ronzava. Si fermò ed entrò nella corolla di un fiorellino che cresceva tra l'erba. Vedevo tutto questo senza avere coscienza del passare del tempo, ma poi mi allarmai e diventai cauto, perché c'era un folto gruppo di persone che venivano verso di me. Le guardavo e non mi potevo muovere; venivano verso me, ed io ero più o meno sul loro cammino. Guardai ancora, ed ebbi la sensazione di qualche cosa di molto stonato. Alcuni di essi erano vecchi, che poggiavano sui bastoni e camminavano zoppicando a piedi nudi, coperti di stracci. Altri erano evidentemente uomini in buona salute, ma non con quell'aria di benessere data generalmente dall'opulenza, perché una cosa era particolarmente evidente in quegli uomini e in quelle donne: che erano poveri, spaventati e il minimo movimento li faceva trasalire e gli faceva incrociare le mani sul petto. Si guardavano intorno nervosamente e nessuno di essi pareva accorgersi del vicino; sembrava che si sentissero soli, dimenticati, desolati e abbandonati in un mondo estraneo. Avanzavano, interessandosi ciascuno soltanto della propria esistenza, e tuttavia venivano in gruppo, nessuno a contatto dell'altro, nessuno consapevole della presenza di un altro. Avanzavano, richiamati dalle voci che sentivo anche io: "Oh! Ascoltate le Voci delle nostre Anime, tutti voi che vagate senza guida". Il canto e il suono basso avanzavano, ed avanzavano anche le persone; quando furono arrivati ad un certo punto, non potevo vedere che cosa stesse succedendo, ogni faccia si illuminò di una specie di gioia celestiale, ciascuno divenne più eretto, come se, uomo o donna, avesse ricevuto una rassicurazione e sentisse perciò di stare meglio. La gente s'incamminò ed uscì dalla mia vista. Improvvisamente si udì un fracasso di campane in dissonanza, e sentii un colpo violento, dentro di me, come se qualcuno mi facesse barcollare internamente, quasi fossi un aquilone all'estremità di uno spago, investito da una folata di vento che tenti di trascinarlo più lontano. Nel guardare quello strano paesaggio ebbi l'impressione che stesse cadendo la notte, perché il cielo si oscurava ed i colori diventavano meno distinti. Le cose sembravano ritirarsi. Ritirarsi? Come potevano ritirarsi? Ma indubbiamente si ritiravano, e non soltanto diventavano più piccole, ma una nebbia, come le nuvole che stavano in alto, cominciava a coprire la vista di quel mondo, e mentre il mio sguardo terrorizzato vedeva la scena farsi sempre più piccola, la nebbia si mutò in tonanti nuvole nere percorse da lampi. Il mondo diventava sempre più
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piccolo, ed io salivo sempre di più. Se guardavo in basso, potevo vederlo ruotare al di sotto di me, e allora mi resi conto che non poteva ruotare al di sotto di me, perché io stavo con i piedi e con le ginocchia posati sul pavimento del tempio. Altrimenti, dov'ero? Ero confuso e stordito, quando si ripeté quel duro, spaventevole urto, un urto che quasi mi fece saltare il cervello fuori della testa. Completamente stordito alzai la mano per strofinarmi gli occhi. Guardai di nuovo, e vidi avanti a me che il cristallo era tornato cristallo e non era più un mondo; soltanto un cristallo inerte e senza vita, con nessun punto di luce dentro di sé. Stava sulla sua base scolpita come se fosse stato una pietra o un idolo o qualunque altra cosa, ma non come il più meraviglioso strumento di meravigliose esperienze. Lentamente un lama si alzò in piedi e prese dalla base un panno che sembrava velluto nero, lo spiegò con riverenza, lo pose sul cristallo che spinse dentro. Fece tre inchini nella direzione del cristallo e tornò indietro per riprendere il suo posto. Mentre faceva questo, il suo sguardo sbalordito si posò su me. … Il vecchio lama raggrinzito, che sembrava essere il più anziano e che aveva l'incarico del servizio, mi guardò poi disse ai suoi compagni: "Sì, ricordo. Questo è il ragazzo che deve ricevere un'istruzione speciale. Aspettavamo che tornasse Mingyar per farlo venire qui, ma poiché è già venuto, proviamo la sua esperienza e le sue capacità, in modo che possiamo valutarlo senza l'influenza della sua potente Guida". Vi fu un mormorio di assenso, e furono dati sottovoce suggerimenti che io ero troppo confuso per poter seguire. Questi erano i lama più telepatici, i grandi chiaroveggenti, quelli che aiutavano gli altri; e adesso io sedevo con loro tremante di paura, è vero, ma comunque sempre con loro. … " … "Vorremmo condurti ad una passeggiata nell'astrale e nel mondo al di sotto dell'astrale; vorremmo condurti in spirito attraverso il nostro Potala. … Lobsang, vogliamo che tu ti stenda supino, e lo vogliamo perché le tue gambe non ti consentono di stare nella posizione ortodossa". Il vecchio lama prese un cuscino e me lo pose con cura sotto la testa, poi mi mise le mani, con le dita intrecciate, tra la fine dello sterno e l'ombelico. I lama si misero a posto in cerchio; spinsero il cristallo da una parte, mettendolo con riverenza in un incavo che non avevo mai notato nella base della Sacra Immagine. Sedettero intorno a me, in modo che la mia testa si trovò esattamente al centro del cerchio. Un lama usci dal gruppo e tornò con dei bastoncini d'incenso e un piccolo braciere. Quasi mi squalificai, starnutendo quando una nuvola di fumo mi attraversò la faccia e mi fece prudere le narici. Gli occhi mi stavano diventando stranamente pesanti. Provavo un senso di crescente stanchezza; però i lama non guardavano me, ma un punto molto al di sopra di me. Io mi sforzavo di aprire gli occhi e vedevo il sotto dei loro menti e su per le loro narici; avevano le teste così inclinate all'indietro, che non potevo distinguerne gli occhi. No, non guardavano me, guardavano... Dove? L'incenso ardeva producendo un leggero crepitio, che non avevo mai notato prima. Ad un tratto intrecciai le mani anche più strettamente, perché sembrava che l'intero edificio crollasse. Avevo sentito parlare di terremoti, e pensai che improvvisamente noi del Potala fossimo colpiti da un terremoto. Fui preso dal panico e cercai con tutte le forze di scacciarlo, pensando che sarebbe stata una vergogna, per la mia Guida, se io mi fossi alzato in piedi e mi fossi precipitato fuori del tempio, mentre i lama restavano placidamente seduti. Il dondolio continuava e, per un momento, quasi mi sentii male. Ebbi la sensazione di essere trascinato in su e mi accorsi che uno dei travi del soffitto stava a pochi pollici dalla mia mano. La allungai per salvaguardarmi, e mi avvidi con spavento che attraversò il trave senza disturbare la polvere che stava sulla superficie di esso. Terrorizzato da questa esperienza, mi tuffai in giù rapidamente e toccai terra con i piedi a lato della Sacra Immagine. Rapidamente sporsi la mano per tenermi saldo, sapendo che le gambe non mi avrebbero sostenuto. Ma, di nuovo, la mano passò attraverso la Sacra Immagine e mi sentii le gambe ferme e forti; non provavo né dolore né angoscia. Il gruppo dei lama era sempre lì. Ma no, uno era assente. Percepii che stava accanto a me e che la sua mano mi stava toccando il gomito. Appariva luminoso, alquanto più grande degli altri e, quando guardai la Sacra Immagine, mi accorsi che, in confronto, anche io ero un po' più grande del normale. Mi sembrò di nuovo di avere dentro di me un gran nodo di paura e lo
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stomaco mi si agitò per lo spavento. Ma il lama mi prese il gomito e mi rassicurò: "Tutto bene, Lobsang, non hai niente da temere. Vieni con me". Mi indicò la strada, tenendo la mano sul mio gomito sinistro. Evitammo accuratamente i lama ancora seduti in cerchio. Io guardavo, guardavo nel centro del circolo, ma il mio corpo non c'era, non c'era niente. Pieno di ansietà mi palpai, e mi sentii solido. Toccai nascostamente il lama che mi stava accanto, e anche lui era solido. Egli vide il mio gesto e rise a lungo. "Lobsang! Lobsang! Adesso sei, con il tuo corpo completo, in uno stato diverso. Soltanto quelli che hanno il più grande potere occulto, una facoltà innata, possono fare una cosa come questa. Ma vieni con me". Proseguimmo verso un lato del tempio, ed il muro si faceva sempre più vicino. Io mi ritrassi dalla stretta del lama e provai a tornare indietro, esclamando: "No, se non ci fermiamo andiamo a battere: Questo muro è solido!" Il lama riprese la stretta e ordinò: "Vieni avanti! Quando avrai più esperienza vedrai com'è semplice!" Si mise dietro a me e pose le mani fra le mie scapole. Il muro ci stava davanti: un solido muro di pietra grigia. Egli spinse, e provai veramente la più notevole sensazione della mia vita quando entrai nella pietra del muro. Sembrava che tutto il mio corpo tintinnasse, sembrava che milioni, bilioni di bolle di sapone, scoppiassero contro di me, non impedendomi, ma facendomi soltanto il solletico, facendomi star dritti i capelli, producendomi soltanto un piacevole pizzicorino. Mi sembrava di muovermi senza difficoltà e avevo l'impressione di attraversare una tempesta di polvere; la polvere, però, non mi urtava, non mi infastidiva affatto gli occhi e allungai le mani provando ad afferrarne un po'. Ma essa mi attraversò, o io attraversai lei: non so qual è la verità. Il lama, dietro a me, sorrise, mi spinse un po' più forte, ed io presi dritto la strada attraverso il muro e nel corridoio al di là di esso. Un vecchio veniva avanti, portando una lampada al burro in ciascuna mano, e qualche cosa stretto fra il gomito sinistro ed il corpo. Tentai di evitare il contatto con lui, ma era troppo tardi. Mi disposi a chiedergli scusa per la mia sbadataggine, ma il vecchio aveva proseguito; mi era passato attraverso e nessuno dei due si era accorto del contatto, né avemmo l'impressione di aver camminato attraverso un altro essere umano. Con il lama che mi guidava attraversammo l'edificio, senza mai disturbare l'intimità di altri che stavano soli nelle loro camere, visitammo i magazzini e - con il gesto di commento piuttosto caustico del lama, che mi conosceva bene - entrammo nelle cucine. Il vecchio monaco cuoco riposava, poggiato ad un grande sacco di cuoio pieno d'orzo. Si grattava, e si puliva i denti con uno stecco, voltandosi via via a sputare nell'angolo. Finalmente, mentre lo stavamo osservando, si girò, emise un profondo sospiro e bofonchiò: "Ahi, ahi! mi sembra che sia già ora di preparare un'altra volta da mangiare. Che vita! Tsampa, tsampa e ancora tsampa, e tutta questa gente affamata da saziare". Andammo ancora avanti attraverso il fabbricato. Le gambe non mi davano nessuna noia e infatti, per dire la verità, non pensavo ad esse, perché non me ne davano motivo. Stavamo attenti, molto attenti a non violare l'intimità di nessuno. Giravamo il più possibile per i corridoi, per non entrare negli alloggi individuali. Arrivammo giù in fondo, nei magazzini. Fuori c'era il mio vecchio amico, l'onorevole (gatto) Puss Puss, sdraiato su un fianco per tutta la sua lunghezza, che si stiracchiava pigramente. I baffi gli tremolavano e le orecchie erano appiattite contro la testa. Ci avvicinavamo silenziosamente, ma ad un tratto si mise in allarme e saltò in piedi, arruffandosi e mostrando i denti. Ma quando guardò sul piano astrale, come tutti i gatti sono in grado di fare, mi riconobbe, socchiuse gli occhi e cominciò a fare le fusa. Provai ad accarezzarlo, ma naturalmente la mano gli passò attraverso; e fu un'esperienza importante, perché accarezzavo spesso l'onorevole Puss Puss, ma non era mai accaduto che la mia mano gli entrasse dentro. Egli sembrò tanto divertito per quanto io ero turbato e mi dette un colpo con la testa. Questa volta fu lui ad essere sorpreso di avermi attraversato, ma si sgombrò subito la mente dal problema, si sdraiò e si rimise a dormire. Per parecchio tempo vagammo attraverso solidi muri, salendo attraverso i piani. Finalmente il lama disse, telepaticamente: "Giù, andiamo giù di nuovo, perché, per questa volta, abbiamo viaggiato abbastanza". Mi prese per il braccio e ci tuffammo giù, attraverso i piani, da un solaio all'altro, finché arrivammo al corridoio oltre il quale sta il tempio. Ci ravvicinammo al muro dal quale
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eravamo usciti, ma questa volta non esitai; camminai attraverso di esso, divertito dalla stessa sensazione di tutte quelle bollicine di sapone e di tutto quel piacevole solletico. Dentro, i lama stavano ancora in cerchio ed il mio lama, quello che mi teneva il braccio, mi disse che dovevo stendermi nella posizione di prima. Lo feci, ed istantaneamente mi prese il sonno. "Bene, Lobsang, è stata un'esperienza positiva dell'uscita dal corpo fisico, disse il lama che mi aveva accompagnato. Dobbiamo ripeterla spesso, in modo che uscire ti diventi facile come toglierti il vestito". "Ma Onorevole Lama" risposi alquanto confuso "io il corpo non l'ho lasciato, l'ho portato con me!" La bocca del lama-guida si aprì per lo sbalordimento. "Che cosa dici!" esclamò "Hai viaggiato insieme a me in spirito". "Onorevole Lama" replicai "ho guardato apposta, e il mio corpo non stava sul pavimento; perciò devo averlo portato con me". Il vecchio lama aggrinzito, il più piccolo dei nove, sorrise e disse: "Commetti un errore comune, Lobsang, perché sei ancora ingannato dai sensi". … "Ti darò la spiegazione, Lobsang," disse quest'altro lama "e stai molto attento, perché quello che sto per dirti è elementare, ma nello stesso tempo confonde una quantità di gente. Tu stavi sul pavimento e, poiché questa era la prima volta in cui eri conscio di un tuo viaggio in astrale, ti abbiamo aiutato, abbiamo aiutato il tuo corpo astrale ad uscire da quello fisico; e poiché eravamo noi a farlo, noi che abbiamo l'esperienza di tutta una vita, non hai avvertito nessuna scossa, nessun disturbo. E' perciò chiaro che non avevi la sensazione di stare fuori del tuo corpo. … Ebbene: la gente vede quello che aspetta di vedere e spesso non vede quello che è più ovvio. Per esempio" e mi guardò intensamente mentre parlava "quanti pulitori c'erano nel corridoio che hai percorso? Chi era l'uomo che spazzava nel magazzino dell'orzo? E, se il Signor Abate ti avesse mandato a chiamare e ti avesse chiesto se avevi visto qualcuno nel corridoio interno, che cosa gli avresti risposto?" Tacque per un momento, per vedere se avessi qualche osservazione da fare e, poiché lo fissavo, temo a bocca aperta senza parlare, continuò: "Avresti detto che nel corridoio interno non c'era nessuno, perché la persona che c'era aveva tutti i diritti di starci, ci sta sempre e così correttamente che non lo avresti notato". Intervenne un altro lama, chinando con saggezza la testa mentre aggiungeva la sua parola: "I censori hanno spesso difficoltà, quando devono compiere un'indagine. Possono domandare se c'era qualche estraneo, o se qualcuno era stato in un determinato edificio, e invariabilmente il custode dirà di no, che non è entrato nessuno. Eppure, può esserci stata una processione di gente, possono essere passati censori, magari uno o due lama o il messaggero di un'altra lamaseria. Ma poiché queste persone erano abitualmente presenti nell'ambiente, il loro passaggio era rimasto inosservato, come se fossero invisibili". Uno che non aveva ancora parlato annuì con la testa: "Sì, è così. Quante volte sei stato in questo tempio? Eppure, fino a poco fa non ti eri accorto, pur guardando, della base entro la quale abbiamo riposto il cristallo. La base sta lì da circa due secoli, non è mai uscita da questo tempio, eppure la guardavi come se la vedessi la prima volta. Stava qui anche prima, ma era consueta alla tua vista e perciò non l'avevi rilevata". Il lama che era stato con me nel viaggio astrale attraverso il Potala sorrise quando continuò: "Tu, Lobsang, non avevi idea di che cosa stesse accadendo, non sapevi che stavi per uscire dal corpo e perciò non eri preparato a vederlo. Così, quando guardavi, osservavi i lama seduti in cerchio, ma la tua attenzione evitava accuratamente il tuo corpo. La stessa cosa avviene per l'ipnotismo; possiamo ipnotizzare una persona ed imporle di credere che è sola in una camera, ed essa, in stato d'ipnosi, guarderà tutto quello che la circonda, meno che la persona che sta nella camera con lei; e il soggetto ipnotizzato, al risveglio, sarà disposto a giurare di essere stato solo. Ugualmente, tu hai evitato con cura di guardare nel punto dove il tuo corpo era in piena vista. Invece guardavi lungo il perimetro del cerchio, osservavi il tempio tutto intorno e tralasciavi il solo posto che avresti voluto vedere". … Il vecchio lama aggrinzito mi sorrise, dicendomi: "Ti daremo presto più specifiche istruzioni, in modo che tu possa facilmente lasciare il tuo corpo in qualunque momento. Come chiunque altro, hai viaggiato ogni notte in astrale, andando in luoghi lontani e poi dimenticando tutto. Vogliamo dimostrarti come invece sia facile, per te, uscire dal corpo fisico quando vuoi, compiere un viaggio in astrale e ritornare nel tuo corpo, conservando la piena conoscenza di quanto hai visto e di quello che
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hai fatto. Se sei capace di questo, puoi recarti nelle grandi città del mondo, invece di restare isolato qui nel Tibet, e puoi acquistare la conoscenza di tutte le culture".
VIAGGIO ASTRALE 3-26 Quasi tutti, a prescindere da come definiscano la loro religione, credono all'esistenza di uno 'spirito' o di un 'corpo diverso'. In effetti esistono svariati 'corpi' o 'involucri', il cui numero esatto, tuttavia, per il momento non ci interessa. Noi crediamo - o meglio, lo sappiamo! - che è possibile accantonare il normale corpo fisico (quello che serve a reggere gli indumenti!) e viaggiare ovunque, anche al di là della Terra, sotto forma astrale. Tutti effettuano viaggi astrali, perfino chi crede che siano 'tutte sciocchezze'! E' una cosa naturale come respirare. La maggior parte della gente lo fa quando dorme, sicché non ne sa nulla, a meno che non sia addestrata. Quanti, al mattino, esclamano: "Stanotte, che sogno fantastico ho fatto. Mi sembrava di essere con la tal dei tali. Eravamo molto felici insieme e lei ha detto che stava scrivendo. Beninteso, ora è tutto molto vago!" Poi, di solito, di lì a qualche giorno, arriva una lettera. La spiegazione sta nel fatto che una di quelle persone si è recata in viaggio astrale dall'altra e, dato che non erano addestrate, la cosa si è trasformata in un 'sogno'. Quasi tutti possono fare viaggi astrali. Quanti casi autenticati esistono, relativi a persone morenti che fanno visita a chi amano, per salutarlo? Si tratta sempre di viaggio astrale. Al morente, i cui legami con il mondo si sono allentati, è molto facile recarsi a far visita a un amico, al momento del trapasso. La persona allenata riesce a sdraiarsi e a rilassarsi, per poi sciogliere i nodi che incatenano l'Io, o corpo compagno, o spirito, chiamatelo come vi pare, è lo stesso. Poi, quando l'unico collegamento è la 'Corda d'Argento', il secondo corpo è in grado di allontanarsi lentamente, come un pallone frenato all'estremità della sua fune. Quando siete addestrati, potete recarvi dovunque vogliate, pienamente coscienti, pienamente svegli. La condizione onirica si ha quando una persona effettua un viaggio astrale senza che lo sappia e ne riporta un'impressione confusa e disordinata. Qualora non si sia allenati, si ha un gran numero di impressioni, ricevute per mezzo della 'Corda d'Argento', che confondono sempre più il 'sognatore'. Durante il viaggio astrale potete andare ovunque, perfino oltre i confini della Terra, in quanto il corpo astrale non respira e non mangia. A tutto ciò che gli occorre, provvede la 'Corda d'Argento' che, durante la vita, lo collega ininterrottamente con il corpo fisico. La 'Corda d'Argento' è menzionata nella Bibbia cristiana: "Affinché la 'Corda d'Argento' non si recida, affinché la 'Coppa d'Oro' non si infranga". La 'Coppa d'Oro' è l'alone, o aureola, attorno al capo di una persona spiritualmente evoluta. Coloro che non lo sono, hanno un alone di colore assai diverso. Gli artisti del passato dipingevano un alone d'oro intorno alle figure dei santi, in quanto lo vedevano realmente, altrimenti non lo avrebbero dipinto. L'aureola è solo una piccola parte dell'aura umana, ma la si vede più facilmente, perché di solito è molto più luminosa. Se gli scienziati indagassero sul viaggio astrale e sulle aure, anziché impicciarsi di razzi, che così spesso non riescono a entrare in orbita, otterrebbero la soluzione completa del viaggio spaziale. Per mezzo della proiezione astrale, essi potrebbero visitare un altro mondo e stabilire così il tipo di nave adatto per compiere il viaggio con il corpo fisico, in quanto il viaggio astrale presenta un solo grande svantaggio: non è possibile portare oggetti materiali né riportarne indietro, nessuno. Si possono riportare soltanto le informazioni. Perciò gli scienziati avranno bisogno di una nave per poter tornare con esemplari viventi e fotografie, grazie alle quali persuadere un mondo scettico, dato che la gente non riesce a credere che una cosa esista se non riesce a farla a pezzi, allo scopo di dimostrare che alla fin fine essa potrebbe essere possibile. 1-136 Il viaggio astrale è più facile e più sicuro. Quasi tutti i lama se ne avvalgono, e chiunque sia disposto a dar prova d'una certa pazienza può consentirsi questa utile e piacevole arte. Nelle ore in cui siamo desti, sulla Terra, il nostro io è limitato al corpo fisico e, a meno che non si sia particolarmente addestrati, non è possibile separare le due entità. Quando dormiamo, è
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soltanto l'organismo ad aver bisogno di riposo; l'anima si libera e di solito si reca nel regno degli spiriti, pressappoco come un bambino fa ritorno a casa, al termine della giornata scolastica. L'io e i corpi fisici mantengono il contatto per mezzo della "corda d'argento", capace di una estensione illimitata. Il corpo rimane in vita fino a quando la corda d'argento è intatta; al momento della morte la corda si stacca, mentre l'anima nasce a una nuova vita, nel mondo dello spirito, proprio come il cordone ombelicale del neonato viene reciso per separarlo dalla madre. La nascita del bambino significa la morte dell'esistenza protetta che esso conduceva nel corpo materno. La morte, per l'anima, è la rinascita nel più libero mondo dello spirito. Fino a quando la corda d'argento è intatta, l'io è libero di vagare durante il sonno o anche, consciamente, nel caso di coloro che sono stati sottoposti a pratiche particolari. Il vagabondare dell'anima dà luogo a sogni, che sono impressioni trasmesse lungo la corda d'argento. Di mano in mano che la mente fisica le capta, esse vengono "razionalizzate" e adattate alle credenze terrene dell'individuo. Nel mondo dello spirito il tempo non esiste - il "tempo" è un concetto puramente fisico - e pertanto si hanno casi in cui sogni lunghi e complessi sembrano svolgersi in una frazione di secondo. Probabilmente, tutti hanno fatto un sogno, in cui si sono incontrati e hanno parlato con una persona molto lontana, forse anche al di là degli Oceani. Può darsi che quella persona abbia comunicato un messaggio, e al risveglio si ha di solito la netta impressione di qualcosa che si dovrebbe ricordare. Non di rado si ricorda di avere incontrato un amico o un parente lontani e non ci si stupisce ricevendo, dopo breve tempo, notizie di quella persona. Negli individui non particolarmente addestrati, il ricordo è spesso deformato e il risultato è un sogno illogico, o un incubo. Nel Tibet viaggiamo molto, mediante proiezione astrale - non mediante levitazione - e l'intero processo è assoggettato alla volontà. L'io abbandona il corpo, anche se rimane legato a esso dalla corda d'argento. Si può viaggiare dove si vuole, con la massima rapidità consentita dal pensiero. Quasi tutti gli individui hanno la capacità di compiere viaggi astrali. Molti hanno effettivamente tentato, ma, non essendo addestrati, hanno subito uno choc. Tutti, probabilmente, hanno avuto la sensazione di scivolare nel sonno e poi, senza alcun motivo apparente, di essere destati all'improvviso da un violento sussulto. Esso è causato dall'esteriorizzazione troppo rapida dell'io, da una brusca separazione dei corpi fisico e astrale. Questa brusca separazione fa sì che la corda d'argento si contragga e il corpo astrale venga riassorbito improvvisamente nel veicolo fisico. La sensazione è assai peggiore, allorché si è viaggiato e si fa ritorno. Il corpo astrale fluttua a qualche metro d'altezza sopra il corpo, come un pallone all'estremità di un cavo. Qualcosa, forse un rumore esterno, fa sì che il corpo astrale rientri nel veicolo fisico con eccessiva rapidità. L'organismo si desta di colpo e si ha la sensazione orribile di essere precipitati da un dirupo e di essersi ridestati appena in tempo. Il viaggio astrale completamente dominato dalla volontà, e in pieno stato di veglia, è effettuabile quasi da chiunque. Richiede pratica, ma, soprattutto, nei primi stadi, richiede solitudine: è necessario poter essere soli e senza timore di interruzioni. Questo non è un manuale di metafisica, e pertanto non avrebbe scopo dare norme sui viaggi astrali, ma è bene sottolineare che essi possono costituire una esperienza sconvolgente, a meno che non si disponga di un abile maestro. Non vi è alcun pericolo effettivo, ma si corre il rischio di choc e di disturbi emotivi, qualora l'allontanamento del corpo astrale o il suo ritorno nel corpo fisico avvengano fuori di fase o disarmonicamente. Le persone che soffrono di cuore non dovrebbero mai praticare la proiezione astrale. Mentre la proiezione stessa non implica alcun pericolo, esiste effettivamente un grave rischio, per gli individui dal cuore debole, se un'altra persona entra nella stanza e disturba il corpo o la corda d'argento. Lo choc che ne risulta può dimostrarsi fatale e la cosa sarebbe invero assai spiacevole, in quanto l'Io dovrebbe rinascere per completare quel particolare ciclo di esistenza prima di poter progredire allo stadio successivo. 1-66 Per affrontare viaggi astrali occorrono nervi che nulla possa spezzare e una volontà dura come la roccia. 1-219 Tutti i Paesi conoscevano in passato l'arte dei viaggi astrali. In Inghilterra, si sostiene che "le streghe possono volare". Le scope non sono necessarie, se non come mezzi per razionalizzare
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ciò che la gente non vuole credere! Negli Stati Uniti si dice che volino gli "spiriti degli uomini rossi". In tutti i Paesi, dovunque, la conoscenza di tale possibilità è stata sepolta dal tempo. A me fu insegnato il segreto dei viaggi astrali. E può essere insegnato a chiunque. 2-70 E' una cosa naturale e salutare; nel passato tutti gli uomini potevano fare viaggi astrali, senza intralci o impedimenti. Gli Esperti del Tibet, e molti nell'India, effettuano viaggi, nel loro corpo astrale, da un luogo all'altro e non vi è nulla di strano in questo. Nei libri religiosi di tutto il mondo, nelle bibbie di tutte le religioni, sono menzionate cose come la "corda d'argento" e come il "vaso d'oro". La cosiddetta corda d'argento è semplicemente un raggio di energia, di energia radiante, capace di estendersi all'infinito. Non è una corda in senso fisico, come un muscolo, o un'arteria, o un pezzo di spago, bensì è la vita stessa, è l'energia che unisce il corpo fisico al corpo astrale. L'uomo possiede molti corpi. Per il momento siamo interessati soltanto al corpo fisico e alla sua fase immediatamente successiva, quello astrale. Possiamo pensare che, quando ci troviamo in una situazione diversa, riusciamo a camminare attraverso i muri o cadere attraverso i pavimenti. Noi però riusciamo a camminare o a cadere attraverso pavimenti di densità diversa. Nella fase astrale le cose di questo mondo ordinario non rappresentano una barriera al nostro passaggio. Le porte di una casa non tengono dentro l'uno o fuori l'altro. Anche nel mondo astrale, però, vi sono porte e muri che per il nostro corpo astrale si presentano solidi e costrittivi, altrettanto come le porte e i muri di questa Terra lo sono per il corpo fisico. Avete visto un fantasma? In tal caso si trattava probabilmente di una entità astrale, forse della proiezione astrale di qualcuno che conoscete, o di qualcuno che vi fa visita da un'altra parte del mondo. Può darsi che, a volte, abbiate avuto un sogno particolarmente realistico. Può darsi che abbiate sognato di fluttuare come un pallone, in alto nel cielo, trattenuti da un filo, da una corda. Può darsi che siate stati in grado di guardare in giù dal cielo, dall'altra estremità di questa corda, e che vi siate accorti che il vostro corpo era rigido, smorto, immobile. Se avete mantenuto la calma, di fronte a questa visione sconcertante, può darsi che vi siate resi conto di galleggiare, di ondeggiare, di andare alla deriva come il polline trasportato dal vento. Può darsi che di lì a poco vi siate trovati in una lontana contrada, o in una regione remota, a voi nota. Se al mattino ne avete conservato qualche ricordo, è possibile che l'abbiate considerato soltanto un sogno. Si trattava di un viaggio astrale. Provate a fare così: quando, la sera, andate a dormire, pensate intensamente di andare a visitare qualcuno che conoscete bene. Pensate al modo in cui state per fare visita a quella persona. Forse è qualcuno che vive nella stessa città. Ebbene, mentre state sdraiati, mantenetevi completamente immobili, rilassati, a vostro agio. Chiudete gli occhi e immaginate di sollevarvi dal letto, di uscire dalla finestra e di fluttuare al di sopra della strada, sapendo che nulla vi può danneggiare, sapendo che non potete precipitare. Nella vostra immaginazione seguite la traiettoria precisa che volete prendere, strada per strada, finché non giungete alla casa che desiderate. Immaginate, poi, il modo in cui entrereste nella casa. Ricordatevi che ormai le porte non vi danno fastidio e che non dovrete bussare. Sarete capaci di vedere il vostro amico, la persona che siete venuti a visitare. Vale a dire, sarete capaci di farlo se i vostri moventi sono puri. Non vi è assolutamente nessuna difficoltà, nulla di pericoloso, nulla di nocivo. Esiste un'unica legge: i vostri moventi devono essere puri. Eccoci di nuovo qui a ripeterci, se vi pare, ma è molto meglio accostarci all'argomento da uno o due punti di vista, affinché possiate constatare quanto sia assolutamente semplice. Mentre giacete sul vostro letto, soli e senza nessuno che vi disturbi, con la porta della camera chiusa, in maniera che nessuno possa entrare, mantenetevi calmi. Immaginate che vi stiate districando con delicatezza dal vostro corpo. La cosa non arreca danno, niente vi può far male. Immaginate di udire diversi piccoli scricchiolii e che vi siano molti sballottamenti, piccoli sobbalzi, mentre la vostra forza spirituale abbandona il corpo fisico e si solidifica al di sopra di esso. Figuratevi che state formando un corpo che è la copia esatta del vostro corpo fisico, sopra il quale sta fluttuando senza peso. Proverete un leggero ondeggiamento, un attimo di ascesa e di caduta. Non c'è nulla da temere, nulla di cui preoccuparsi. E' una cosa naturale e innocua. Mentre vi mantenete calmi, vi renderete conto che il vostro spirito, appena liberato,
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si sposterà gradualmente, finché non fluttuate a pochi piedi di altezza. Allora potete guardare in giù verso voi stessi, verso il vostro corpo fisico. Vi accorgerete che il vostro corpo fisico e quello astrale sono collegati per mezzo di una splendente corda d'argento, una corda d'argento azzurrognola, che pulsa di vita, per via dei pensieri che vanno dal corpo fisico a quello astrale e viceversa. Nulla vi può ferire, fintantoché i vostri pensieri sono puri. Quasi tutti hanno avuto un'esperienza di viaggio astrale. Tornate indietro con la vostra mente e, se vi riesce, pensate di ricordare quanto segue: vi siete mai addormentati e avete mai avuto l'impressione che stavate ondeggiando, cadendo, precipitando, svegliandovi poi di soprassalto un attimo prima di schiantarvi al suolo? Si trattava di un viaggio astrale, compiuto nel modo sbagliato, sgradevole. Non c'è bisogno che dobbiate soffrire per questa cosa spiacevole. Essa era causata dalla differenza di vibrazione tra il corpo fisico e quello astrale. Può darsi che, quando stavate scendendo, fluttuando, per entrare nel corpo fisico dopo aver compiuto un viaggio, un rumore, una corrente d'aria, un'interruzione qualsiasi, abbia provocato una lieve discordanza nella posizione e che il corpo astrale non sia disceso nel corpo fisico esattamente nella posizione giusta, così che vi è stato un sobbalzo, una scossa. Potete fare il confronto scendendo da un autobus in corsa. Supponiamo che l'autobus sia il corpo astrale e che proceda a dieci miglia all'ora. Il suolo, che rappresenta il corpo fisico, non si muove. Nel breve attimo in cui lasciate la piattaforma del veicolo e toccate il suolo dovete rallentare, se non volete subire uno strattone. Perciò, se avete avuto questa sensazione di caduta, allora avete effettuato un viaggio astrale, anche a vostra insaputa, in quanto lo strattone nell'atto di ritornare, che si potrebbe chiamare un "cattivo atterraggio", di solito cancella il ricordo di ciò che avete fatto e di ciò che avete veduto. In ogni caso, senza addestramento vi sareste addormentati mentre stavate compiendo il viaggio astrale. Perciò avreste semplicemente pensato di avere avuto un sogno: "La notte scorsa ho sognato di aver visitato questo o quel posto e di aver visto il tal dei tali". Quante volte l'avete detto? E' tutto un sogno! Ma lo era? Con un po' di pratica potete fare viaggi astrali quando siete completamente svegli e potete conservare il ricordo di ciò che avete visto e di ciò che avete fatto. Senza dubbio il grosso svantaggio, in materia di viaggi astrali, è proprio questo: quando viaggiate nella dimensione astrale non potete portare nulla con voi, né potete riportare niente indietro, quindi è tempo sprecato presumere che vi recherete da qualche parte per mezzo del viaggio astrale, poiché non potete neanche prendere denaro, neppure portarvi dietro un fazzoletto, ma soltanto il vostro spirito. I cardiopatici non dovrebbero praticare il viaggio astrale. Per essi potrebbe essere pericoloso. Ma non c'è alcun pericolo di nessun genere per coloro che hanno il cuore a posto, in quanto, finché le loro motivazioni sono pure, finché essi non hanno in animo di fare del male né di guadagnare altri alla propria causa, non è possibile danneggiare nessuno. Volete fare dei viaggi astrali? Ecco il modo più facile per incominciare. Innanzi tutto ricordate questo: è la prima legge della psicologia, che stabilisce che in ogni battaglia tra la volontà e l'immaginazione, quest'ultima vince sempre. Perciò immaginate sempre di poter fare una determinata cosa; se la immaginate abbastanza fortemente, potete farla. Potete fare qualsiasi cosa. Ecco un esempio, per rendere chiaro quanto precede. Tutto ciò che immaginate sul serio di poter fare, potete farlo, a prescindere da quanto sia difficile o impossibile per chi sta a guardare. Tutto ciò che la vostra immaginazione vi dice che è impossibile, allora per voi è impossibile, a prescindere da quanto la vostra volontà si sforzi per indurvi a farlo. Pensateci in questa maniera: vi sono due case alte 35 piedi e distanti 10 piedi l'una dall'altra. Le unisce una passerella, posata tra i due tetti, larga circa due piedi. Se volete attraversare quella passerella, la vostra immaginazione vi obbligherà a prevedere tutti i rischi, il vento che vi farà barcollare, oppure qualcosa nel legno che vi farà inciampare. La vostra immaginazione vi dice che potreste avere le vertigini, ma, a parte la causa, la vostra immaginazione vi dice che il percorso sarebbe impossibile per voi, in quanto cadreste e rimarreste ucciso. Quindi, per quanto accanitamente ci proviate, se per una sola volta immaginate di non poterlo fare, e malgrado ciò lo fate, quella semplice passeggiatina attraverso la passerella sarebbe per voi un tragitto impossibile. Nessuna forza di volontà, per quanto grande, vi consentirebbe di andare sani e salvi da una parte all'altra.
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Tuttavia, se quella passerella si trovasse a terra, voi riuscireste a percorrerla quanto è lunga senza la minima esitazione. In un caso del genere, che cosa è che prevale? La forza di volontà? O l'immaginazione? Al contrario, se immaginate di poter camminare sulla passerella appoggiata tra le due case, allora potete farlo con facilità, non importa assolutamente che il vento soffi o che addirittura la passerella traballi, finché voi immaginate di poterla attraversare senza pericolo. C'è gente che cammina su corde tese, percorrendole anche su una bicicletta, ma nessuna forza di volontà la costringerebbe a farlo. Si tratta soltanto di immaginazione. E' una cosa incresciosa il fatto che dobbiamo chiamarla "immaginazione", in quanto essa, specie in Occidente, sta a indicare qualcosa di fantastico, di incredibile, mentre invece l'immaginazione è la forza più potente del mondo. L'immaginazione può indurre una persona a pensare di essere innamorata, e così l'amore diventa la seconda forza più potente. Dovremmo chiamarla immaginazione controllata. In qualunque modo la chiamiamo, dobbiamo sempre ricordare quanto segue: in qualsiasi scontro tra la volontà e l'immaginazione, l'immaginazione VINCE SEMPRE. In Oriente non ci preoccupiamo della forza di volontà, poiché la forza di volontà è un'insidia, una trappola, che incatena gli uomini alla terra. Noi facciamo affidamento sull'immaginazione controllata, con risultati positivi. Se dovete recarvi dal dentista per farvi cavare un dente, voi immaginate con orrore che cosa vi attende, il tormento in senso assoluto, immaginate tutte le fasi dell'estrazione. Forse l'inserimento dell'ago, il sobbalzo mentre l'anestetico viene fatto entrare a forza e poi l'esplorazione da parte del dentista. Immaginate voi stessi sul punto di svenire, oppure mentre urlate o sanguinate, o cose del genere. Naturalmente sono tutte sciocchezze, ma per voi più che autentiche e, quando vi mettete seduti sulla poltrona del dentista, patite una quantità di sofferenze del tutto inutili. Questo è un esempio di uso sbagliato dell'immaginazione. Questa non è l'immaginazione controllata, è immaginazione sfrenata, cui nessuno dovrebbe abbandonarsi. Alle donne saranno stati fatti racconti traumatizzanti sui dolori, sui pericoli del parto. Al momento della nascita la puerpera, pensando a. tutti i dolori che verranno, si fa ansiosa, si irrigidisce, in modo da ricevere una fitta dolorosa. Ciò la persuade che quanto ha immaginato è assolutamente vero, che partorire è un'impresa molto dolorosa, sicché si carica ancora di più di ansia, si busca un'altra fitta dolorosa e, alla fine, ha dei momenti veramente spaventosi. In Oriente questo non accade. La gente immagina che partorire sia facile e indolore, ed è proprio così. Le donne orientali danno alla luce i loro bambini e, forse a distanza di qualche ora, riprendono le loro faccende domestiche, in quanto sanno come controllare l'immaginazione. Avete sentito parlate "del lavaggio del cervello" messo in pratica dai Giapponesi e dai Russi? Si tratta di un processo riguardante l'immaginazione di un individuo, per indurre una persona a immaginare cose che il carceriere vuole che essa immagini. In ciò consiste il metodo del carceriere per controllare l'immaginazione del prigioniero, affinché il prigioniero ammetta qualunque cosa, anche se tale ammissione gli costerà la vita. L'immaginazione controllata fa evitare tutto questo, in quanto la vittima sottoposta al lavaggio del cervello, o addirittura alla tortura, può immaginare qualche altra cosa; allora il tormento forse non è così intenso e certamente la vittima non soccombe a esso. Conoscete il processo della sensazione del dolore? Ci ficchiamo una spilla in un dito. Appoggiamo la punta della spilla contro la carne, poi aspettiamo con viva apprensione il momento in cui la punta della spilla penetrerà nella pelle e ne sgorgherà il sangue. Concentriamo tutte le nostre energie nell'esaminare il punto. Se avessimo un dolore al piede, ce ne dimenticheremmo completamente, durante il processo di conficcarci una spilla in un dito. Concentriamo tutta intera la nostra immaginazione su quel dito, sulla punta di quella spilla. Immaginiamo il dolore che essa provoca, escludendo tutti gli altri. Non così si comporta l'Orientale che è stato addestrato. Egli non si sofferma sul dito o sulla conseguente perforazione, bensì egli diffonde la sua immaginazione - immaginazione controllata - su tutto il corpo, affinché il dolore che viene effettivamente provocato nel dito si distribuisca per tutto il corpo e così una cosa tanto insignificante come la puntura di una spilla non viene assolutamente avvertita. Questa è immaginazione controllata. Ho veduto gente colpita da una
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baionettata. Non è svenuta né ha urlato, perché sapeva che il colpo di baionetta stava arrivando e immaginava qualche altra cosa - ecco di nuovo l'immaginazione controllata - e il dolore si espandeva per tutta l'area del corpo, invece di localizzarsi, sicché la vittima era in grado di sopravvivere al dolore della ferita. 5-49 Chiudete gli occhi, concentratevi, pensate con tutta la forza della vostra volontà che voi - il vostro io reale, il vostro corpo astrale - vi contemplate da una distanza di due metri. All'inizio dovrete fare considerevoli sforzi. Avrete forse l'impressione di trovarvi all'interno di un grande pallone di gomma, dal quale cercate di fuggire. Spingerete, spingerete, e non accadrà nulla, finché, improvvisamente, ne scaturirete fuori. Proverete allora un leggero choc, una sensazione di schianto, come quando si fora un pallone da ragazzi. Non allarmatevi, non abbiate paura, perché, se riuscite a liberarvi dal timore, viaggerete senza fine, andrete sempre più lontano, mentre, se vi abbandonate alla paura, tornerete precipitosamente nel vostro corpo fisico e dovrete ricominciare daccapo. In questo caso sarà del tutto inutile continuare l'esperimento, perché quel giorno non riuscireste a far niente. Bisognerà che prima dormiate. … Lasciatevi galleggiare nella stanza, come una bolla di sapone, perché ora non pesate certo di più. Non potete cadere, né ferirvi. Lasciate che il vostro corpo fisico si riposi tranquillamente. Prima di lasciarlo, prendete cura di installare molto comodamente il vostro involucro di carne, perché, se non prendete questa precauzione, rischiate di avere dolorosi crampi al vostro ritorno, oppure delle 'formiche' in un braccio, se l'avete lasciato pendere dall'orlo del letto in modo che un nervo ne fosse toccato. Adesso, lasciate il vostro corpo astrale galleggiare liberamente. Esplorate il soffitto, tutti i luoghi che non potete vedere normalmente. Abituatevi a questa forma elementare di spostamento astrale perché, finché non sarete abituato ad errare in modo immateriale per la stanza, non potrete avventurarvi fuori. Accade spesso che, nel momento in cui uno sta per addormentarsi, si abbia un sussulto, e l'impressione di 'saltare uno scalino' e questo sussulto è spesso così brutale da svegliarvi completamente. Questa impressione è provocata da una separazione troppo violenta del corpo astrale dal corpo fisico, o da un ritorno troppo brusco in seguito a uno spavento. Ma torniamo al vostro corpo astrale, che si è staccato lentamente dall'involucro fisico e si solleva galleggiando a un metro sopra la vostra persona. Nell'addormentarvi avete avuto la sensazione di galleggiare, ed era appunto il vostro corpo astrale che si sollevava. Esso è ora allungato nell'aria sopra di voi, congiunto a voi dalla corda d'argento, che sale dal vostro ombelico al suo. … il corpo astrale galleggerà allora per un momento sopra di voi; non dovrete far niente, neppure pensare, ma respirare tranquillamente, regolarmente, perché si tratta della vostra prima uscita e dovete esser molto prudenti, durante questo primo viaggio cosciente. Se non avete paura, se non vi muovete, il corpo astrale si allontanerà lentamente, galleggerà dolcemente verso il piede o il capezzale del letto e, senza il minimo urto, scenderà fino a sfiorare coi piedi il pavimento. E' durante questo 'atterraggio dolce' che l'astrale potrà contemplare il fisico e ritrasmettere ciò che ha visto. Proverete una sensazione di malessere, nel vedere il vostro corpo fisico, e preferiamo dirvi subito che talvolta questo è umiliante. … Immaginate il vostro stupore quando vedrete per la prima volta il vostro corpo! Vi drizzerete nel vostro corpo astrale, con la vostra coscienza del tutto trasferita nell'astrale, e contemplerete il corpo fisico disteso. Ne sarete inorridito; non vi piacerà né la sua forma né il suo colorito, sarete desolato nel vederne le rughe o i tratti e, se poi progredirete abbastanza da vedere i pensieri, vedrete idee e fobie che vi terrorizzeranno al punto da voler forse rientrare subito nel corpo. Supponiamo, invece, che non siate né sorpreso né sconvolto, o che superiate il vostro terrore al vostro primo incontro con voi stesso; cosa farete allora? Dovete sapere dove volete andare, ciò che volete fare, vedere e ascoltare. E' più facile andare a far visita a una persona che conoscete bene, a un caro amico o a un parente prossimo, che abiti in una città vicina. Non dimenticate che si tratta della vostra prima uscita e che non dovete avventurarvi nell'ignoto, ma scegliere un luogo ben noto e sapere come recarvici; dovrete seguire la stessa strada che seguite fisicamente. Lasciate la vostra stanza, scendete nella strada (non temete, il vostro corpo astrale è invisibile), prendete la strada alla quale siete abituato,
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tenendo presente l'immagine della persona che desiderate andare a trovare, e raffiguratevi il modo di andarci. Allora, molto rapidamente, in un istante, vi troverete dal vostro amico o parente. Con la pratica, si può andare dovunque, perché i mari, gli oceani e i monti non presentano alcun ostacolo al viaggio. Potrete visitare tutti i paesi del mondo. … Non temete, non potrete assolutamente perdervi. E' impossibile che vi perdiate, o vi feriate, o vi accorgiate che il vostro corpo è stato occupato durante la vostra assenza. Se qualcuno si avvicina al vostro corpo mentre fate un viaggio astrale, riceverete un avvertimento e sarete riportati indietro alla velocità del pensiero. Non rischierete assolutamente niente: il solo male è la paura. … Allorché vi troverete coscientemente nell'astrale, vedrete i colori molto più belli che coi vostri occhi fisici. Tutto sarà scintillante di vita, arriverete anche a vedere particelle di 'vita' come punti luminosi intorno a voi. E' la vitalità della Terra e, quando la traverserete, ne ricaverete forza e coraggio. Sfortunatamente, non è possibile riportare niente con sé. E' certamente possibile, in determinate condizioni - e unicamente con una grande esperienza - di materializzarsi davanti a un chiaroveggente, ma non è facile avvicinarsi a una persona per fare una diagnosi del suo stato di salute, poiché bisogna poter parlare di queste cose. Potete andare in un negozio, esaminare la mercanzia e scegliere ciò che vorrete comprare il giorno dopo; questo è consentito. Spesso, nel visitare un negozio col vostro corpo astrale, vi accorgerete dei difetti o della cattiva qualità di un oggetto. Quando vi troverete nel corpo astrale e vorrete tornare nel fisico, dovrete rimanere calmo, pensare al corpo di carne, pensare che vi ritornerete e che desiderate reintegrarlo. Non appena lo avrete pensato, si produrrà come un vortice di velocità, o anche uno spostamento istantaneo, dal luogo dove siete al punto situato un metro circa al di sopra del vostro corpo disteso. Vi troverete a fluttuare leggermente nell'atmosfera, come nel momento in cui avete lasciato il corpo. Lasciatevi allora cadere molto lentamente; non abbiate fretta, perché i due corpi devono essere assolutamente sincronizzati. Se sarete abile, rientrerete nel corpo senza contraccolpo, senza choc, senza altra sensazione che quella di penetrare in una massa fredda e pesante. Se siete maldestro e non allineate esattamente i due corpi, o se qualcuno entra improvvisamente e vi fa bruscamente cadere, avrete una forte emicrania e dolori in qualche parte del corpo. In questo caso, cercate di addormentarvi, o di raggiungere un'altra volta l'astrale, perché, finché i due corpi non saranno perfettamente allineati, l'emicrania non scomparirà. Non è però cosa preoccupante, perché il rimedio è semplice: basta dormire, non fosse che per qualche minuto, o ritornare nell'astrale. Scoprirete forse, una volta tornato nel vostro corpo di carne, che siete indolenzito, rigido, un po' come quando si rimette un vestito che è stato bagnato il giorno prima e non è del tutto asciutto. Finché non vi sarete abituati, il ritorno nel corpo non sarà certo piacevole e vi accorgerete anche che i colori meravigliosi che avete visti nell'astrale son divenuti opachi. Alcuni saranno impossibili a vedere con gli occhi fisici e molti dei suoni che avrete udito nell'astrale diventeranno impossibili a udire per le vostre orecchie di carne. Ma poco importa, siete sulla Terra per imparare e, allorché saprete perché siamo su questa Terra, sarete libero da ogni legame, libero dai legami della Terra e, quando lascerete definitivamente il corpo carnale, e la corda d'argento sarà tagliata, andrete verso le regioni più alte dell'universo astrale. Allenatevi al viaggio astrale e perseverate. Cacciate ogni timore, perché, se non avrete paura, non avrete nulla da temere, nessun male può colpirvi e non conoscerete che gioie. 5-59 E' indispensabile prepararsi, decidere anticipatamente quel che si farà. Gli Antichi si servivano di 'incantesimi'; in altre parole, essi recitavano un mantra (che è una forma di preghiera), il cui scopo era di sottomettere il subconscio. Ripetendo questo mantra, il cosciente, che rappresenta solo un decimo del nostro essere, poteva inviare un ordine imperativo al subconscio. Voi potete agire allo stesso modo e recitare, per esempio: "Il giorno tale, viaggerò nel mondo astrale, pur rimanendo perfettamente cosciente di ciò che farò e di ciò che vedrò. Allorché tornerò nel mio corpo, mi ricorderò di ogni cosa. Non dimenticherò niente". Dovete ripetere questo mantra tre volte, cioè recitarlo e poi ripeterlo due volte. E questo perché, se si dichiara una cosa, questo non è sufficiente ad alterare il subconscio; si pensa, infatti, e si dichiarano sempre, una quantità di cose e il nostro subconscio deve dirsi
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che il cosciente è un gran chiacchierone! Ma se si ripetono una seconda volta esattamente le stesse parole, il subconscio comincia a drizzare le orecchie. Alla terza affermazione, ascolta il mantra, che viene ricevuto e registrato. Supponiamo che recitiate le tre affermazioni in una mattinata; dovete ripeterle a mezzogiorno e la sera (beninteso, se siete solo) prima di addormentarvi. … Avete scelto il giorno, la sera e, quando la data sarà giunta, dovrete fare tutto il possibile per rimanere calmi e in pace con voi stessi e coi vostri simili. Ciò è di importanza capitale. Non deve esistere alcun conflitto che rischi di snervarvi. … Se tutto è, invece ,calmo e avete passato la giornata a pensare con gioia anticipata al vostro viaggio nell'astrale, proprio come aspettereste con gioiosa impazienza una visita a un essere caro, che vedete troppo raramente perché abita lontano, ritiratevi allora nella vostra stanza, spogliatevi lentamente, rimanendo perfettamente calmo e respirando profondamente. Assicuratevi che il vostro vestiario notturno non vi sia di impaccio, che non sia troppo stretto al collo o alla vita, perché un qualsiasi disturbo irrita il corpo fisico e rischia di provocare un soprassalto al momento cruciale. La temperatura della vostra stanza deve essere piacevole, né troppo calda né troppo fredda. Le coperte non devono esser troppo pesanti, affinché non vi sentiate oppresso sotto il loro peso. Tirate con cura le tende, chiudete le persiane, spegnete la luce. Fatto questo, stendetevi comodamente. Una volta ben installato, distendetevi, lasciatevi rammollire. Non vi addormentate, se potete evitarlo, benché, se avrete ben ripetuto il vostro mantra, il sonno non sarà un ostacolo ai vostri ricordi. Vi consigliamo di rimanere sveglio, perché questo primo viaggio fuori dal corpo è veramente appassionante. Una volta comodamente sdraiato, di preferenza sul dorso, immaginate di spingere fuori da voi un altro corpo, immaginate che la forma spettrale dell'astrale sia cacciata fuori da voi. La sentirete elevarsi, ritirarsi dalle molecole della vostra carne. Sentirete alcuni leggeri pruriti, che saranno presto calmati. Fate molta attenzione, in quel momento, di non muovervi bruscamente, perché un movimento troppo brusco rischia di richiamare violentemente il corpo astrale nel fisico. La maggior parte delle persone, per non dire tutti, hanno avuto l'impressione di cadere al momento di addormentarsi. … A dire il vero, questa sensazione di caduta è causata dal soprassalto che fa ricadere l'astrale appena liberato nel corpo fisico. Se sapete che c'è il rischio di un soprassalto, controllatevi; dovete conoscere le difficoltà, per superarle. Quando il lieve prurito sarà cessato, non fate alcun movimento, anche se sentirete un improvviso fresco, e l'impressione che qualcosa vi abbia lasciato. Avvertirete forse qualcosa proprio sopra di voi, come se qualcuno vi avesse gettato un cuscino in faccia. Non vi infastidite e, se saprete mantenere la calma, vi accorgerete improvvisamente che siete voi che contemplate voi stesso, dai piedi del letto, o anche dall'alto del soffitto. Esaminatevi tranquillamente, e dominate il vostro stupore, perché non vi vedrete mai più con tanta chiarezza come questa prima volta. … Niente è paragonabile al primo sguardo che si lancia su se stessi. Dopo questo esame, dovrete allenarvi a compiere evoluzioni nella stanza; aprite un armadio, dei cassetti del comò, osservate con quale facilità potete spostarvi. Andate a contemplare da vicino il soffitto, e tutti i luoghi che di solito vi sono inaccessibili. Sarete certamente sconvolto nello scoprirci molta polvere, ma questo vi consentirà di fare un utile esperimento; provate a lasciarvi la traccia delle vostre dita, e vedrete che ciò non è possibile. Le vostre dita, la mano, l'intero braccio si conficcheranno nel muro, senza che proviate la minima sensazione. Quando vi sarete assicurato di poter andare e venire a vostro piacimento, guardate nel vostro corpo astrale e fisico. Guardate come scintilla la vostra corda d'argento! Se vi è accaduto di entrare in una fucina di altri tempi, vi ricorderete del rosseggiare del ferro e delle scintille che scaturiscono a ogni colpo del martello dell'incudine, ma ora, invece di esser rosso vivo, questi chiarori sono blu e talvolta anche gialli. Allontanatevi dal vostro corpo fisico e la corda d'argento si stenderà agilmente, senza che diminuisca il suo diametro. Contemplate ancora una volta il vostro corpo fisico, e poi andate verso la destinazione che vi siete prefisso, pensate alla persona che volete vedere, oppure al luogo, senza fare il minimo sforzo. Vi innalzerete, allora, traverserete il soffitto e il tetto, vedrete la vostra casa e la vostra strada. Poi, trattandosi del vostro primo viaggio cosciente, vi dirigerete molto lentamente verso la vostra destinazione e
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potrete riconoscere il terreno che sorvolate. Quando vi sarete abituato a spostarvi nell'astrale, viaggerete alla velocità del pensiero, e allora nulla vi sarà vietato. Potrete andare dovunque, sulla Terra e anche altrove. Il corpo astrale non ha bisogno di ossigeno, potrete così trasportarvi nel cosmo e visitare altri pianeti. Molta gente lo fa, ma, malauguratamente, non riesce a ricordarselo. Voi invece, con un po' di pratica, vi ricorderete tutto. … Alcuni non possono viaggiare nell'astrale se si sentono a loro agio, comodamente installati e al caldo. Essi hanno bisogno di non sentirsi a loro agio, di aver fame e freddo e, in certi casi, per quanto ciò possa sembrare straordinario, vi sono alcuni che mangiano deliberatamente un cibo non adatto a loro, per avere dei bruciori allo stomaco! Possono allora partire per l'astrale senza difficoltà. Pensiamo che vi sia soltanto un motivo per un comportamento tanto strano: che il corpo astrale si affretti a lasciare il corpo fisico nel quale soffre troppo. 5-64 L'arte di esser perfettamente distesi è quella di essere perfettamente a proprio agio. Sarà meglio che vi distendiate nell'intimità della vostra stanza, perché molta gente, specialmente donne, non ama esser vista in una posizione che ritiene indecorosa e, per distendersi, occorre lasciar da parte ogni convenzione 4-110 " … l’unica cosa da temere nell’occultismo è la paura. La paura genera pensieri sgraditi, entità non desiderate riescono a entrare nelle persone, prenderne possesso, dominarle, e tu, Lobsang, dovresti ripetere in continuazione che non bisogna mai temere niente, tranne la paura stessa. Eliminando la paura si rinforza l’umanità e la si rende più pura. E’ la paura che causa le guerre, la paura che porta il dissenso nel mondo, la paura che spinge l’uomo a combattere contro un altro uomo. La paura, e soltanto la paura, è il nemico, e se eliminiamo la paura una volta per sempre, allora - credimi - non dobbiamo più temere niente. … La paura è una cosa molto concreta, tangibile, avrai sentito raccontare di coloro che sono alcolizzati, che sono intossicati. Si tratta di persone che vedono creature stranissime. Alcuni ubriachi dicono di vedere elefanti verdi a strisce rosa o creature ancora più stravaganti. Te lo dico io, Lobsang, quelle creature che essi vedono - le cosiddette invenzioni della fantasia - esistono veramente”. … Mi rivolsi alla mia Guida e dissi: "Onorevole Lama, cos’è effettivamente questa paura? Nelle conversazioni ho sentito parlare delle creature dell’astrale più basso, ma in tutti i miei viaggi astrali non ho mai incontrato niente che mi facesse neanche un po’ di paura. Che cos’è questa paura?” La mia Guida rimase in silenzio per un attimo, poi, come se fosse arrivato improvvisamente a una decisione, si alzò in piedi rapidamente e disse: “Vieni!” … I viaggi astrali non erano una novità per me, ero nato con la capacità di viaggiare così e di ricordare, sempre, tutto. Ora, sdraiato sul pavimento, con la testa appoggiata su una parte della mia veste arrotolata, piegai le mani, unii i piedi e mi concentrai sul procedimento da seguire per lasciare il corpo, procedimento tanto semplice per coloro che sanno. Poco dopo sentii il leggero colpetto che indica una separazione del veicolo astrale da quello fisico e, assieme al colpo, venne la luce. Sembrava che galleggiassi all’estremità della mia corda d’Argento. Sotto di me c’era il buio più assoluto, il buio della stanza che avevo appena lasciato e in cui non penetrava il minimo barlume di luce. Mi guardai attorno, ma quel viaggio non era per niente diverso da quelli che avevo effettuato fino ad allora. Pensai di innalzarmi al di sopra della Montagna di Ferro e, nel momento stesso in cui lo pensai, non mi trovai più in quella stanza, ma volteggiavo sopra la Montagna a più di seimila metri. Improvvisamente non vedevo più il Potala, non vedevo più la terra tibetana, né la Valle di Lhasa. Mi sentii male per la paura, la mia corda d’Argento si mise a tremare con violenza e fui atterrito nel notare che parte del velo ‘azzurro-argentato’, emanato sempre dalla mia Corda, avesse preso un colore nauseante giallo-verdastro. Senza nessun avvertimento vi fu un terribile strattone, un terribile strappo, una sensazione come se dei nemici dementi cercassero di tirarmi, avvolgendo la Corda. Istintivamente abbassai lo sguardo e svenni quasi per quello che vidi. Attorno a me, o piuttosto, sotto di me, si trovavano le creature più strane e più ripugnanti, come quelle viste dagli ubriachi. La cosa più orribile che avessi mai visto in vita mia veniva, ondeggiando, verso di me, assomigliava a un immenso lumacone, con una brutta faccia umana, ma con dei colori mai visti su un essere umano. La faccia era rossa, ma il naso e le orecchie erano verdi, e
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gli occhi sembravano ruotare dentro l’orbita. C’erano anche altre creature, una più orribile e più nauseante della precedente. Vidi creature che nessuna parola riesce a descrivere, eppure sembrava che tutte avessero un tratto umano comune di crudeltà. Allungavano le mani, cercavano di tirarmi, cercavano di strapparmi dalla mia corda. Altre si abbassavano e tentavano di staccare la corda, tirandola. Guardavo e rabbrividivo e poi pensai: "La paura! Ecco cos’è la paura! Ebbene queste cose non mi possono fare del male. Sono immune dalle loro manifestazioni, sono immune dai loro attacchi!’. E mentre pensavo così, le entità sparirono e non c’era più niente. La corda eterea che mi collegava al corpo fisico si fece più luminosa e riprese i suoi colori normali; mi sentii esilarato, libero, e sapevo che, avendo subìto e superato quella prova, non avrei più temuto niente che avesse potuto succedere nell’astrale. Mi insegnò definitivamente che le cose che temiamo non ci possono fare del male, se non lasciamo che ci facciano il male per mezzo della nostra paura. Uno strappo improvviso alla mia corda d’argento attirò la mia attenzione di nuovo e abbassai lo sguardo senza la minima esitazione, senza la minima sensazione o impressione di paura. Vidi un piccolo bagliore di luce, vidi che la mia Guida, il Lama Mingyar Dondup aveva acceso quella piccola lampada al burro tremolante e il mio corpo stava tirando a sé il corpo astrale. Leggermente, volai in basso attraverso il tetto del Chakpori, mi portai giù orizzontalmente sopra il corpo fisico, poi, leggermente, tanto leggermente, mi lasciai andare giù e il corpo astrale si unì a quello fisico e si fecero uno. Il corpo che adesso ero ‘io’ ebbe un piccolo sussulto e mi sedetti. La mia Guida mi guardò, con un sorriso pieno d’affetto. … Ero ancora un po’ perplesso su questa questione della paura, perciò dissi: ‘Onorevole Lama, cosa c’è da temere veramente?’. La mia Guida assunse un’espressione seria - perfino cupa - mentre disse: “Tu hai avuto una buona vita, Lobsang, e non hai niente da temere, perciò non hai paura. Ma vi sono persone che hanno commesso dei delitti, che hanno fatto dei torti ad altri e, quando sono sole, la loro coscienza dà loro molto fastidio. Le creature del mondo astrale più basso si nutrono della paura, traggono il loro nutrimento da coloro che hanno la coscienza sporca. La gente fa delle forme-pensiero di male. Forse qualche volta, in futuro, potrai entrare in un’antichissima cattedrale o in un tempio che è rimasto in piedi per millenni. Dalle pareti di quell’edificio (come il nostro Jo Kang) ti giungerà la sensazione del bene che vi è esistito. Ma poi, se potrai improvvisamente entrare in una vecchissima prigione, dove si è avuta tanta sofferenza, tanta persecuzione, allora ti farà un effetto opposto. Ne deduciamo che gli abitanti di un edificio creano delle forme-pensiero, che alloggiano nelle pareti dell’edificio stesso, da cui è evidente che un edificio buono ha delle forme pensiero buone, che danno emanazioni buone, e luoghi malvagi contengono pensieri malvagi, pertanto è chiaro che soltanto pensieri cattivi possono venire da edifici cattivi, e quei pensieri e forme pensiero possono essere visti e toccati da coloro che sono chiaroveggenti, mentre si trovano nell’astrale. …" “A cosa serve la conoscenza dell’occultismo? Ma è molto facile, Lobsang! Abbiamo la facoltà di aiutare coloro che meritano il nostro aiuto. Non abbiamo la facoltà di aiutare coloro che non vogliono il nostro aiuto e che non sono ancora pronti per riceverlo. Non usiamo dei nostri poteri o facoltà occulte per un guadagno proprio, né per una ricompensa o contro denaro. Lo scopo del potere occulto è di affrettare il proprio sviluppo verso l’alto, per affrettare l’evoluzione e aiutare il mondo in genere, non soltanto il mondo degli esseri umani, ma il mondo della natura, degli animali, ogni cosa”. 5-54 La paura è un atteggiamento negativo, che impoverisce la nostra possibilità di percezione. Qualsiasi cosa possiamo temere, ogni forma di paura è nociva. Si può temere di non poter raggiungere il proprio corpo dopo un viaggio astrale. Ma è sempre possibile tornarci, a meno che uno non sia in punto di morte e abbia compiuto il suo tempo sulla terra e questo, lo ammetterete, non ha la minima relazione col viaggio astrale. E', naturalmente, possibile che uno sia paralizzato dalla paura e incapace di fare qualsiasi gesto. Il terrore può essere tale che il corpo astrale non possa proprio muoversi e questo, beninteso, causa un ritardo per quanto riguarda il ritorno nel corpo fisico, fino al momento in cui la paura non si sia calmata. La paura, infatti, non è mai permanente e nessuna sensazione può durare a lungo. Così, la
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persona che ha paura ritarda semplicemente il suo ritorno al corpo fisico. Noi non siamo la sola forma di vita esistente nell'astrale, così come l'uomo non è l'unica forma di vita sulla Terra. Nel nostro mondo esistono bellissime creature, come i cani, i gatti, i cavalli e gli uccelli, ma anche esseri spiacevoli: ragni e serpenti velenosi, microbi e pericolosi bacilli. Se li guardate al microscopio, vedrete creature fantastiche, che vi faranno pensare ai tempi dei dinosauri. Nel mondo astrale, esistono cose ancor più strane. Potremo incontrare, nell'astrale, creature sorprendenti o entità. Vedremo gli Spiriti della Natura, sempre buoni. Ma esistono anche creature orrende, che certamente son state viste da alcuni autori di mitologia e di leggende, perché esse somigliano ai demoni, ai satiri e a tutti gli esseri malefici dei miti. Alcuni sono gli elementi primitivi, che diventeranno poi, in seguito, esseri umani, oppure animali. Qualunque cosa siano, nel momento del loro sviluppo sono veramente spiacevoli. Vorremmo far notare qui che gli ubriachi che vedono 'elefanti rosa' e altre apparizioni straordinarie vedono realmente quelle creature! Gli ubriachi sono persone che hanno lasciato il corpo fisico e trascinato il corpo astrale nei luoghi più bassi del mondo astrale. Lì incontrano creature terrificanti e, quando riprendono conoscenza, per quanto possibile, conservano un ricordo molto vivo di ciò che hanno visto. Se l'ubriachezza è un metodo che permette di penetrare nel mondo astrale e di ricordarselo, essa è da sconsigliare vivamente, perché non può trascinare che ai livelli più bassi e più vili dell'astrale. Alcune droghe, usate in medicina per curare le malattie mentali, producono lo stesso effetto. La mescalina, per esempio, può alterare le vibrazioni di una persona, al punto da espellerla letteralmente dal fisico e catapultarla nell'astrale. Non possiamo raccomandare neppure questo metodo. Le droghe e gli altri metodi, che permettono di lasciare il corpo fisico, sono dannosi, perché feriscono il Super-Io. Ma torniamo alle nostre creature 'elementari'. Che cosa chiamiamo 'elementare'? Si tratta di una forma primitiva di vita spirituale. Esse sono un gradino più in alto delle forme-pensiero. Le forme-pensiero sono semplicemente proiezioni dello spirito conscio o inconscio dell'uomo e hanno solo una pseudo-vita propria. Forme-pensiero sono state create dagli antichi preti egiziani, perché i corpi mummificati dei grandi faraoni e delle regine fossero protetti contro i profanatori delle loro tombe. Le forme-pensiero sono costruite con l'intenzione di respingere gli invasori, di colpire il cosciente dei profanatori, causando loro un tale terrore da costringerli alla fuga. … Per il momento ci interesseremo agli elementari. Come abbiamo visto sopra, si tratta di un popolo dello spirito ai suoi primi stadi di sviluppo. Nel mondo spirituale, astrale, essi corrispondono alla posizione occupata dalle scimmie nel mondo terrestre. … Gli elementari, che si possono paragonare alle scimmie terrestri, sono forme erranti nell'astrale alla ventura; essi gridano e fanno orribili smorfie, gesti minacciosi, che possono impaurire l'essere umano in viaggio astrale, senza però fargli alcun male. E' importante ripeterlo: essi non possono farvi alcun male. Quando visiterete questi livelli astrali assai bassi, incontrerete forse strane creature. Se il viaggiatore è impaurito, lo circonderanno, per tentare di incutergli timore. Esse sono inoffensive, a meno che uno non ne abbia paura. Quando si comincia a viaggiare nell'astrale, accade spesso che tre o quattro di queste creature, di queste entità elementari, si riuniscano per vedere 'come uno se la cava', un po' come le persone osservano, ridacchiando, un guidatore inesperto. Gli spettatori sperano sempre di assistere a un incidente e il loro atteggiamento finirà per snervare il neo-guidatore, al punto da farlo realmente rischiare di andare contro un lampione, con gran gioia dei curiosi. Gli spettatori non vogliono fargli del male, ma cercano semplicemente un'occasione per ridere a buon mercato. Gli elementari agiscono allo stesso modo. Li diverte assistere alla sconfitta degli esseri umani; perciò, se vi lascerete snervare, se mostrerete la vostra paura, saranno ben felici e riprenderanno ancor più a gesticolare e a mostrare facce minacciose. Essi, però, non possono fare assolutamente nulla, sono come cani che abbaiano, e tutti sanno che 'can che abbaia non morde'. Inoltre, essi non possono irritarvi che nella misura in cui voi lo permettete con la vostra paura. … Lasciate il vostro corpo, elevatevi nell'astrale, e 99 volte su 100 non vedrete neppure queste entità elementari. … le vedrete soltanto se ne avrete paura. Normalmente, vi innalzerete oltre il loro dominio, perché esse brulicano in fondo al piano
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astrale, come i vermi nel fondo di una palude. Salendo sempre più in alto attraverso i piani astrali, vedrete indubbiamente cose stupefacenti. Scorgerete forse, in lontananza, grandi fasci di luce splendente. Essi provengono da piani di esistenza non ancora a vostra portata. Ricordatevi la nostra tastiera. L'entità umana, nella sua carne, non può captare che tre o quattro 'note' ma, nell'uscire dal suo corpo fisico e nel penetrare nel mondo astrale, essa può, in qualche modo, estendere la sua lunghezza d'onda e percepirete allora 'note' più elevate. Alcune di queste 'cose' sono rappresentate da luci così brillanti da non poter distinguere cosa siano. Ma, per il momento, accontentiamoci di visitare l'astrale medio. Potete lì visitare i vostri parenti ed amici e tutte le città del mondo, vedere monumenti meravigliosi, leggere libri scritti in lingue sconosciute; non dimenticate che sul piano astrale, nessuna lingua vi è estranea. Occorrerà che vi abituiate al viaggio astrale, e che vi esercitiate molto. 3-33 Finalmente mi ritennero idoneo per la Cerimonia della Piccola Morte, di cui ho parlato ne Il Terzo Occhio. Per mezzo di particolari atti rituali mi fecero cadere in uno stato di morte catalettica, nelle profondità del Potala, e viaggiai nel passato, sulla traccia della Cronaca dell'Akasha. Viaggiai inoltre nei paesi della Terra. Ma permettete che scriva secondo le impressioni che provai allora. Il corridoio tagliato nella viva roccia a centinaia di piedi sotto la terra gelata era freddo e umido, immerso in una oscurità sepolcrale. Lo percorsi quant'era lungo, spostandomi lentamente come fumo nell'oscurità, con cui man mano presi confidenza e, in un primo momento, percepii indistintamente la fosforescenza verdognola della vegetazione ridotta in polvere, attaccata alle pareti di roccia. Di tanto in tanto, nei punti in cui la vegetazione era più feconda e la luce più chiara, riuscivo a cogliere un bagliore giallo emanato dalla vena aurifera, che correva per tutta la lunghezza di quel tunnel roccioso. Seguitai a spostarmi lentamente, in silenzio, senza avere coscienza del tempo, senza pensare a niente, tranne che dovevo avanzare sempre più nelle viscere della terra, in quanto quella era per me una data molto importante, una data in cui stavo tornando da un viaggio astrale di tre giorni. Il tempo scorreva e io mi accorgevo di sprofondare sempre più nella camera sotterranea, in un'oscurità crescente, un'oscurità che sembrava emettere suoni, che sembrava vibrare. Nella mia immaginazione riuscivo a figurarmi il mondo che stava sopra di me, il mondo verso il quale stavo ormai tornando. Riuscivo a prevedere la scena consueta, ora celata dal buio totale. Aspettai, sospeso nell'aria come una nuvola d'incenso in un tempio. Poco a poco, gradualmente, tanto lentamente che ci volle un po' di tempo, prima che riuscissi appena a percepirlo, giunse giù nel corridoio un suono, un suono dei più indistinti, ma che per gradi si dilatò e crebbe d'intensità. Era il canto salmodico, il suono dei campanelli d'argento e il calpestio smorzato di suole di cuoio. Alla fine, dopo un lungo intervallo, comparve una misteriosa luce vacillante, che scintillava lungo le pareti del tunnel. Il suono si stava facendo ormai più forte. Attesi al buio, librato sopra un lastrone di roccia. Attesi. Gradatamente, con lentezza esasperante, delle figure in movimento scivolarono con circospezione giù nel tunnel verso di me. Man mano che si avvicinavano, vidi che erano monaci vestiti di giallo, che portavano alte delle torce, che mandavano bagliori, torce preziose che provenivano dal tempio soprastante, fatte di rari legni resinosi e di bastoncini d'incenso legati insieme, che emanavano una fragranza che scacciava gli odori della morte e della decomposizione, luci radiose che offuscavano e rendevano invisibile la diabolica incandescenza della vegetazione imputridita. Lentamente i sacerdoti entrarono nella camera sotterranea. Due si diressero verso ognuna delle pareti vicino all'ingresso e annasparono sulle sporgenze della roccia. Poi, una dopo l'altra, le tremolanti lampade al burro si accesero. Adesso la camera era più illuminata e io potevo guardarmi intorno ancora una volta e vedere come per tre giorni non avevo mai visto. I sacerdoti si fermarono attorno a me, ma senza vedermi, perché attorniavano un sepolcro di pietra collocato nel centro della camera. Il canto salmodico aumentava, come pure il suono dei campanelli d'argento. Alla fine, a un segnale dato da un anziano, sei monaci si fermarono e ansimando e borbottando spostarono il coperchio di pietra della bara. Quando vi guardai dentro, vidi il mio corpo, abbigliato con le vesti di un sacerdote appartenente alla categoria dei lama. Adesso i monaci salmodiavano a voce più alta, cantando: "O Spirito del Lama
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Visitatore, che giri senza meta sulla superficie del mondo soprastante, ritorna, in quanto questo giorno, il terzo, è arrivato ed è in procinto di passare. Si accende un primo bastoncino d'incenso per ricordare lo Spirito del Lama Visitatore". Un monaco si fece avanti e accese un bastoncino di incenso dal dolce profumo, di colore rosso, quindi ne prese un altro da una scatola, mentre i sacerdoti cantilenavano: "O Spirito del Lama Visitatore, che ritorni qui tra noi, affrettati, perché l'ora del tuo risveglio si avvicina. Si accende un secondo bastoncino d'incenso per sollecitare il tuo ritorno". Mentre il monaco estraeva solennemente dalla scatola un bastoncino d'incenso, i sacerdoti declamarono: "O Spirito del Lama Visitatore, noi siamo in attesa di rianimare e di rifocillare il tuo corpo terreno. Affretta il tuo cammino, perché l'ora è prossima, e quando tu tornerai qui, un altro grado della tua formazione sarà stato conseguito. Si accende un terzo bastoncino d'incenso, mentre si invoca il tuo ritorno". Man mano che il fumo si levava in pigre volute, inghiottendo la mia forma astrale, rabbrividii dallo spavento. Era come se mani invisibili mi tirassero, come se delle mani stessero tirando la mia Corda d'Argento, tirandomi giù, facendomi ritornare, a forza, dentro quel corpo freddo e senza vita. Avvertii la freddezza della morte, avvertii il tremito nelle mie membra, sentii la mia vista astrale affievolirsi e poi dei grandi rantoli soffocare il mio corpo, che tremava in modo incontrollabile. Gli Alti Prelati si chinarono sul sepolcro di pietra, mi sollevarono la testa e le spalle e mi fecero entrare a forza qualcosa di amaro nelle mascelle strettamente serrate. "Torno di nuovo nei limiti del corpo," pensai "torno nel corpo che mi imprigiona". Parve come se nelle vene mi scorresse il fuoco, nelle vene che erano inoperose da tre giorni. Pian piano i sacerdoti mi aiutarono a uscire dal sepolcro, sostenendomi, sollevandomi, tenendomi in piedi, facendomi camminare attorno alla camera di pietra, inginocchiandosi ai miei piedi, recitando i loro mantra, dicendo le loro preghiere e accendendo i loro bastoncini di incenso. Mi alimentarono imboccandomi, mi lavarono, mi asciugarono e cambiarono i miei abiti. Con il ritorno della mia coscienza nel corpo, per uno strano motivo i miei pensieri riandarono al momento in cui, tre giorni prima, aveva avuto luogo un avvenimento analogo. Stavo sdraiato in quella medesima bara di pietra. Uno alla volta i lama mi avevano osservato. Poi avevano collocato il coperchio sopra la bara di pietra e avevano spento i bastoncini di incenso. Con solennità se ne erano andati su per il corridoio di pietra, portando con sé le luci, mentre io giacevo, non poco spaventato, in quel sepolcro di pietra, spaventato nonostante tutto il mio tirocinio, atterrito nonostante sapessi ciò che sarebbe accaduto. Ero rimasto solo nell'oscurità, nel silenzio della morte. Silenzio? No, in quanto le mie facoltà percettive erano state addestrate ed erano talmente acute che potevo udire il loro respiro, i suoni di vita che diminuivano man mano che essi si allontanavano. Potei udire lo scalpiccio dei loro piedi diventare sempre più debole, e poi sopravvenne l'oscurità, il silenzio, l'immobilità, il nulla. La morte non potrebbe essere di per sé peggio di così, pensai. Il tempo procedeva lento ed eterno, mentre giacevo là, diventando sempre più freddo. Tutto a un tratto il mondo esplose in una fiammata d'oro e io uscii dai confini del corpo, uscii dall'oscurità del sepolcro di pietra e dalla camera sotterranea. Mi feci strada attraverso la terra, coperta di ghiaccio, nella fredda aria pura e lontano lontano dall'altissimo Himalaya, lontano al di sopra della terraferma e degli oceani, lontano fino agli estremi confini del mondo, con la velocità del pensiero. Girovagai da solo, immateriale e spettrale nel mio stato astrale, in cerca dei luoghi e delle regge della Terra, istruendomi con l'osservare gli altri. Non mi erano precluse neanche le casseforti più inaccessibili, in quanto ero in grado di vagare libero come il pensiero, per entrare nelle Sale consiliari del mondo. I capi di tutti i paesi mi sfilavano davanti in una panoramica continua, mettendo a nudo i loro pensieri ai miei occhi scrutatori. 1-112 …nella fretta della vita portata sul piano commerciale non è più possibile dedicare il tempo alle cose dello spirito. Il nostro mondo fisico aveva proceduto a un passo tranquillo e per conseguenza le nostre conoscenze potevano aumentare ed espandersi. Per quattromila anni abbiamo conosciuto la verità della chiaroveggenza, della telepatia e di altre branche della metafisica. Benché sia verissimo che molti lama possono mettersi a sedere nudi sulla neve e
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farla sciogliere intorno a sé con la sola forza della volontà, questi esperimenti non hanno luogo per la gioia di coloro che cercano semplicemente il sensazionale. Alcuni lama, maestri dell'occulto, sono effettivamente in grado di effettuare esperimenti di levitazione, ma non ostentano le loro facoltà per divertire gli spettatori ingenui. Il maestro, nel Tibet, si accerta sempre che il suo allievo sia moralmente degno di impadronirsi di tali facoltà. Ne consegue che, dovendo l'insegnante essere assolutamente certo dell'incorruttibilità morale dello studente, non si abusa mai di poteri metafisici, in quanto essi vengono insegnati solo alle persone adatte. Questi poteri non hanno alcunché di magico, sono semplicemente il risultato del giusto uso di leggi naturali. Nel Tibet, alcuni individui possono sviluppare meglio le proprie capacità solo in compagnia dei loro simili, mentre altri individui devono ritirarsi in solitudine. Questi individui si rifugiano in lamaserie isolate ed entrano in un romitaggio. Si tratta d'una piccola stanza, costruita di solito sul fianco d'una montagna. Le mura di pietra sono spesse, anche un metro e ottanta, in modo che nessun suono possa penetrare all'interno. L'eremita entra in una di queste celle, di sua spontanea volontà, e poi la porta viene murata. Le celle sono completamente buie, senza arredi, e non contengono altro che le quattro pareti di pietra. Il cibo viene introdotto, una volta al giorno, attraverso una speciale apertura, che non lascia entrare né la luce né i suoni. L'eremita rimane lì dentro, dapprima per tre anni, tre mesi e tre giorni. Medita sulla natura della vita e sulla natura dell'uomo. Per nessun motivo al mondo può abbandonare fisicamente questa cella. Durante l'ultimo mese del suo isolamento, un foro piccolissimo viene praticato nel tetto in modo da lasciar penetrare un debole raggio di luce. Il foro viene ingrandito di giorno in giorno, in modo che gli occhi dell'eremita possano riabituarsi alla luce. Altrimenti egli rimarrebbe cieco, non appena uscito dal suo ritiro. Molto spesso questi uomini ritornano nelle loro celle dopo un intervallo di sole poche settimane, e vi rimangono per tutta la vita. La loro non è una esistenza sterile e inutile come si potrebbe supporre. L'uomo è spirito, è una creatura di un altro mondo e, una volta liberatosi dai legami della carne, può vagabondare per il mondo come spirito e aiutare il prossimo con il pensiero. I pensieri, come noi nel Tibet sappiamo bene, sono onde di energia. La materia è energia condensata. Il pensiero, prudentemente guidato, e condensato in parte, può far sì che un determinato oggetto si sposti. Il pensiero, dominato in un altro modo, può dar luogo alla telepatia e far sì che una persona lontana compia una determinata azione. E' tutto ciò davvero così incredibile, in un mondo che considera normalissima l'azione di un uomo il quale, parlando al microfono, dirige l'atterraggio di un aereo nella nebbia più fitta, mentre il pilota non scorge affatto il terreno? Con un po' di addestramento, e liberandosi dallo scetticismo, l'uomo potrebbe fare la stessa cosa con la telepatia, invece di ricorrere a un fallibile apparecchio. 7-62 Il giovane monaco sedeva in silenzio, pensando agli eremiti solitari. Strani uomini che hanno una 'chiamata' e si ritirano da qualunque contatto col mondo dell'Uomo. Insieme a un monaco volontario, il 'solitario' viaggia per la montagna finché non trova un eremitaggio abbandonato. Qui entra in una parte più interna priva di finestre. Il suo Guardiano volontario costruisce un muro in modo che l'eremita non possa più lasciare la stanza. Nel muro rimane solo una piccola apertura sufficientemente larga per lasciar passare una ciotola. Attraverso questa apertura, una volta ogni due giorni, viene passata una ciotola di acqua, proveniente da una vicina sorgente di montagna, e soltanto una manciata di cereali. Non una sola fessura di luce è destinata a entrare nella stanza dell'eremita, finché egli viva. Né egli può parlare o ascoltare qualcuno che gli rivolga la parola. Qui, finché egli viva, è destinato a rimanere in contemplazione, liberando il corpo astrale da quello fisico e viaggiando nei piani astrali. Nessuna malattia, nessun ripensamento possono liberarlo. Soltanto la morte può farlo. Il guardiano abita fuori della stanza murata, assicurandosi sempre che nessun suono raggiunga l'eremita segregato. Se il Guardiano si ammala, se muore o cade dal dirupo, allora anche l'eremita deve morire, generalmente di sete. In quella piccolissima stanza, non riscaldata per quanto freddo sia l'inverno, l'eremita vive tutta la sua vita. Una ciotola di acqua fredda ogni due giorni, acqua fredda, mai scaldata, né tè, solo la più gelida acqua proveniente dalla
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sorgente che scorre direttamente dal pendio delle montagne coperte di ghiaccio. Niente cibo caldo. Una manciata di orzo ogni due giorni. All'inizio i morsi della fame sono terribili, mentre lo stomaco si contrae. I morsi della sete sono anche peggiori. Il corpo diventa disidratato, quasi friabile. I muscoli si consumano per la mancanza di cibo, di acqua e di movimento fisico. Le normali funzioni del corpo cessano quasi, per la diminuita assunzione di acqua e di cibo. Ma l'eremita non deve mai lasciare la stanza, tutto quello che deve essere fatto, tutto quello che la Natura lo OBBLIGA a fare, va fatto in un angolo della stanza, dove il tempo e il freddo lo ridurranno in polvere gelata. Presto la vista se ne va. All'inizio ci sono vani sforzi per vincere la perpetua oscurità. Nei primi stadi l'immaginazione sopperisce con strane 'luci', quasi autentiche 'scene' ben illuminate. Le pupille si dilatano e i muscoli dell'occhio si atrofizzano, così che, se una valanga distruggesse il soffitto, la luce del sole brucerebbe la vista dell'eremita non appena fosse colpito dalla luce. L'udito, invece, diventa acuto in maniera abnorme. Suoni immaginari sembrano fluttuare a tormentare l'eremita. E' come se dei frammenti di conversazione si originino nell'aria sottile e si interrompano non appena egli tenti di ascoltare. Anche l'equilibrio risulta compromesso: l'eremita si trova a vacillare da un lato, o davanti, o indietro. Presto percepisce con l'udito la vicinanza ai muri. Il minimo disturbo dell'aria, provocato dall'alzare un braccio, suona come una tempesta di vento. Molto presto l'eremita sente il battito del cuore come un potente motore vibrante. Poi viene il gorgoglio dei fluidi del corpo, l'esalazione di organi che rigettano le loro secrezioni e, via via che le capacità uditive diventano più acute, il venir meno di tessuto muscolare in tessuto muscolare. La mente gioca strani tiri al corpo. Visioni erotiche tormentano le ghiandole. I muri della stanza nera sembrano affollarsi di persone; l'eremita ha la stranissima sensazione di venire schiacciato. Il respiro diventa difficile, faticoso, via via che l'aria si fa irrespirabile. Soltanto ogni due giorni la pietra viene rimossa da una piccola apertura del muro, così da far entrare una ciotola d'acqua, una manciata di orzo e l'aria vitale. Poi viene chiusa di nuovo. Quando il corpo è vinto e tutte le emozioni soggiogate, allora il veicolo astrale fluttua, libero come fumo che si levi da un falò. Il corpo materiale giace supino sul pavimento, ricoperto di paglia e strame, e solo la Corda d'Argento collega i due corpi. Il corpo astrale passa attraverso i muri di pietra, può vagabondare per i sentieri precipitosi e assaporare le gioie di essere libero dalle catene della carne. Si insinua nei monasteri, dove monaci dotati di telepatia e chiaroveggenza possono conversare con lui. Né il giorno o la notte, o il caldo, o il freddo possono impedirlo, né le porte più solide possono essere di ostacolo. I consigli segreti del mondo sono sempre aperti e non c'è né vista né esperienza di cui il viaggiatore astrale non possa essere testimone. 5-44 I bambini credono alle fate; esse esistono, certamente, ma noi che possiamo vederle e parlarci, le chiamiamo gli Spiriti della Natura. La maggior parte dei bambini piccoli ha dei compagni di giuoco invisibili. Gli adulti alzano le spalle, ma il bambino sa che quegli amici sono reali. Il bambino cresce e i genitori prendono in giro o disapprovano ciò che chiamiamo immaginazione. Alcuni genitori, che hanno dimenticato la loro infanzia e l'atteggiamento dei loro genitori, arrivano fino a punire un bambino, che trattano da bugiardo. Col tempo, il bambino finisce per creder loro e dimentica l'esistenza degli Spiriti della Natura (o fate), poi diventa adulto, ha a sua volta dei bambini e, a sua volta, li prende in giro o li punisce quando parlano delle fate. Gli Orientali e i Celti non sono così cinici; essi sanno che esistono gli Spiriti della Natura, che si chiamano fate, folletti o spiriti maligni; che essi esistono e fanno del bene, e che l'uomo, nella sua ignoranza e nel suo orgoglio, negando la loro esistenza, si priva di meravigliose gioie e di una straordinaria fonte di sapere, perché gli Spiriti della Natura aiutano coloro che li amano, coloro che credono in loro. L'estensione delle conoscenze del Super-Io è illimitata, ma il corpo fisico ha dei limiti reali. Quasi tutti lasciano il corpo durante il sonno. Poi, quando si svegliano, si dice che hanno sognato, perché, ancora una volta, gli uomini hanno imparato a credere che la vita terrestre sia la sola importante, e che essi non possono viaggiare nello spazio quando dormono. Così, meravigliose avventure passano per esser dei 'sogni'. E' bene precisare che mai nessuno, nessuno scienziato, nessun
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medico, ha saputo spiegare cos'è un sogno. Chi crede di poter lasciare il suo corpo quando vuole, può viaggiare presto e lontano e ritornare nel suo corpo ricordando perfettamente ciò che ha visto o fatto. Quasi tutti possono lasciare il loro corpo per un viaggio astrale, ma è indispensabile la fede. Occorre ripetersi che ciò è possibile, e crederci. E' infatti estremamente facile fare un viaggio astrale, una volta superato il primo ostacolo, la paura. La paura è un terribile freno. La maggior parte delle persone pensa che lasciare il corpo significhi morire; bisogna liberarsi da questo timore. Altri hanno paura di non poter tornare nel loro corpo, o che, in loro assenza, un'altra entità prenda possesso del loro involucro di carne. Questo è impossibile, a meno che la vostra paura non 'apra i cancelli'. La persona che non ha paura è al riparo da ogni male; la corda d'argento non può rompersi durante il viaggio astrale, nessuno può impossessarsi di un corpo, a meno che uno non inviti ad invaderlo col proprio terrore. Vi sarà sempre, sempre possibile far ritorno al vostro corpo, allo stesso modo in cui vi svegliare sempre dopo un sonno. La sola cosa di cui dovete aver timore, è della paura di aver paura; l'unico pericolo è il terrore. … Dopo la paura, l'ostacolo da superare è il pensiero, perché il pensiero, la ragione, pongono un problema reale. Pensiero e ragione possono impedire a un uomo di scalare un'alta montagna, perché la ragione gli dice che un passo falso può farlo cadere in un burrone. Occorre dunque vincere e sopprimere la ragione e il pensiero. … Il pensiero, la ragione e la paura frenano l'evoluzione spirituale, perché, come strumenti difettosi, deformano l'ordine del Super-Io. L'uomo, liberato dalle sue stolte paure e dai suoi limiti intellettuali, potrebbe diventare un superuomo dai poteri accresciuti, sia muscolari che mentali. … Nel mondo occidentale, l'uomo fin dalla culla ha imparato che il pensiero, la ragione 'distinguono l'uomo dall'animale'. Ma invece, il pensiero incontrollato mantiene l'uomo a un livello molto più basso di alcuni animali capaci di viaggi astrali! Nessuno può negare che i gatti, per non citare che loro, possono vedere cose che sfuggono agli uomini. Tutti possono aver visto un cane 'sentire' un lampo e correre a nascondersi assai prima del tuono. Gli animali usano un sistema di 'ragione' o di 'pensiero' differente. Possiamo fare altrettanto! … Immaginate di esser seduto in una stanza totalmente scura sulla cima di un grattacielo; davanti a voi c'è una grande baia, nascosta da una tenda nera, un tendone scuro e a tinta unita, senza disegni, senza niente che possa distrarre la vostra attenzione. Concentrate il vostro spirito su questa tenda. Prima di tutto, assicuratevi che nessun pensiero cerchi di invadere la vostra 'coscienza' (rappresentata dal tendone nero) e se essi si presentassero, cacciateli, gettateli a mare. Lo potrete fare, non è che una questione di esercizio. Per qualche istante, i pensieri si sforzeranno di alzare la testa, dal bordo dello schermo nero; respingeteli, obbligatevi a vincerli e poi concentrate di nuovo il vostro spirito sul tendone nero e imponetevi di alzarvi, in modo da vedere quel che si trova al di là. … Allorché, infine, potrete per un breve istante, avere l'impressione di un niente totale, prenderete coscienza di una specie di lacerazione, e poi potrete vedere, potrete allontanarvi dal nostro mondo banale, per immergervi in un universo di un'altra dimensione, dove il tempo e lo spazio non hanno più lo stesso senso. Nel ripetere quest'esercizio, nell'esercitarvi, scoprirete ben presto di esser capaci di controllare i vostri pensieri, come fanno tutti i Maestri e gli Adepti. 4-104 Afferrandomi per il collo, mi alzò e mi buttò sulla pietra. La mia testa picchiò contro uno spigolo e tutte le stelle dei cieli illuminarono la mia coscienza, prima di spegnersi e lasciare il buio e il vuoto. Stranamente, ebbi la sensazione di essere tirato su - orizzontalmente - e poi di reggermi sui piedi. Da qualche parte, un grande gong dalle tonalità profonde sembrava segnare il passaggio dei secondi della vita coi suoi rintocchi; faceva “bong-bong-bong” e, all’ultimo rintocco, sentii che un lampo azzurro mi colpiva. All’istante, il mondo si fece molto luminoso; brillava di una sorta di luce giallastra, una luce che mi permetteva di vedere meglio del solito. “Ooo” mi dissi “allora sono fuori dal corpo! Oh! Come sembro strano!” Avevo fatto notevoli esperienze di viaggi astrali, avevo viaggiato ben oltre i confini di questa vecchia terra nostra, avevo visitato anche molte delle più grandi città del globo. Ma adesso stavo sperimentando per la prima volta il fatto di essere ‘sbalzato dal corpo’. Stavo in piedi accanto
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alla grande macina e guardavo con molto disgusto la piccola figura sciatta, con una veste molto logora, distesa sulla pietra. Abbassai gli occhi, e fu soltanto una questione di interesse passeggero osservare come il mio corpo astrale fosse unito a quella figura malconcia da un cordone bianco azzurrognolo, che ondeggiava e pulsava, che emetteva una luce brillante e poi si affievoliva, brillava e si affievoliva ancora. Poi guardai più attentamente il mio corpo sulla lastra di pietra, e fui sgomento nel vedere un enorme taglio sopra la tempia sinistra, da cui usciva del sangue rosso scuro, del sangue che colava nei solchi della pietra e si mescolava ai frammenti che non avevo fatto in tempo a grattar via. … Mi guardai attorno: mi affascinava il pensiero che potevo ora uscire dal mio corpo per brevi distanze. Fare ‘lunghi viaggi’ nell’astrale non era niente, ero sempre riuscito a farlo, ma questa sensazione di essere fuori dal mio corpo e di osservare l’involucro mortale di carne costituiva un’esperienza nuova e curiosa. Trascurai per un attimo quello che succedeva attorno a me, mi lasciai trasportare, trasportare in su, attraverso il soffitto della cucina. “Ahi!” dissi involontariamente mentre passavo attraverso il soffitto di pietra e penetravo nella stanza che si trovava sopra. Qui erano seduti dei lama in profonda contemplazione. Vidi con un certo interesse che avevano, davanti a loro, una specie di modellino del mondo: si trattava di una palla rotonda, sulla quale erano indicati i continenti, le terre, gli oceani e i mari, e la palla rotonda era fissata con una inclinazione che corrispondeva all’inclinazione della Terra stessa nello spazio. Non mi ci dilungai, mi ricordava troppo lo studio; proseguii il mio viaggio verso l’alto. Passai un altro soffitto, un altro ancora, e ancora un altro e poi mi trovai nella Stanza delle Tombe! Ero circondato dalle pareti dorate che reggevano le tombe delle Incarnazioni del Dalai Lama da secoli. Stetti in riverente contemplazione per alcuni minuti, e poi mi lasciai portare in su, in su, fino a quando, finalmente, potei vedere il glorioso Potala con tutto il suo oro lucido, tutto il suo scarlatto e cremisi e con i muri meravigliosamente bianchi, che sembravano sciogliersi nella roccia viva della montagna stessa. Girando gli occhi leggermente verso destra, potei vedere il villaggio di Shö e, oltre quello, la città di Lhasa con le montagne azzurre sullo sfondo. Man mano che salivo potevo scorgere gli spazi illimitati della nostra bella e piacevole terra, una terra che poteva diventare dura e crudele per i capricci del tempo imprevedibile, ma che per me significava casa mia! Avvertii qualcosa che mi tirava con forza e sentii che venivo riavvolto, come tanto spesso facevo con gli aquiloni che volavano in alto nel cielo. Cadevo giù, giù, giù; ritornai nel Potala, attraversai i pavimenti che diventavano soffitti ed altri pavimenti, fino a quando, finalmente arrivai a destinazione e mi trovai di nuovo accanto al mio corpo nella cucina. Il Lama Mingyar Dondup mi stava bagnando con dolcezza la tempia sinistra, asportandone pezzi. “Santo cielo!” pensai dentro di me, profondamente stupito “è tanto dura la mia testa che ha rotto o echeggiato la pietra?” Poi vidi che avevo una piccola frattura, e vidi anche quello che veniva asportato dalla mia testa: erano frammenti, sudiciume, schegge di pietra e i resti di orzo macinato. Osservavo con interesse e, lo confesso, la cosa mi divertiva, perché qui, nel mio corpo astrale, non sentivo dolore, disagio, ma solo pace. Finalmente il Lama Mingyar Dondup terminò l’operazione, applicò un impacco, una compressa di erbe, sulla mia testa e la fasciò con fasce di seta. Poi fece un segno a due monaci, che stavano lì vicino con una barella, e diede loro le istruzioni perché mi alzassero con cura. Gli uomini, due monaci del mio stesso Ordine, mi alzarono con dolcezza e mi posarono sulla barella. Il Lama Mingyar Dondup camminava vicino. Fui portato via. Mi guardai attorno con stupore: la luce scemava, avevo fatto tanto tardi che era già sera? Prima di poter rispondere alla domanda, trovai che anch’io stavo perdendo il mio splendore, il giallo e l’azzurro della luce spirituale perdeva d’intensità, e provai un bisogno, assoluto e travolgente, di riposarmi - di dormire e di non preoccuparmi di niente. Per un certo tempo rimasi senza coscienza e poi dei dolori atroci mi lacerarono la testa, dei dolori che mi facevano vedere tutti i colori, dei colori che mi facevano pensare che stessi impazzendo in un’agonia profonda. Una mano fresca fu posata sopra di me e una voce dolce disse: “Va tutto bene, Lobsang, va tutto bene, riposati, riposati, dormi!”
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8-153 La scorsa notte sono stato veramente molto male. Svegliatomi da un sonno leggero e agitato, ho trovato riunito attorno a me un gruppo di coloro che erano miei compagni, i lama del Tibet. Erano nel mondo astrale e si stavano dando da fare per me, per darmi la possibilità di uscire dal corpo e di parlare con loro. "Cos'avete tutti voi?" chiesi "Appena mi sentirò un po' peggio di adesso, verrò là da voi per sempre." "Sì" disse il Lama Mingyar Dondup sorridendo "Questo è quanto temiamo. Noi vogliamo che tu faccia prima qualche altra cosa." Quando lo si è praticato da anni, come nel mio caso, il viaggio astrale non è difficile, è più facile che scendere dal letto. Quindi sgusciai da questo corpo ed entrai nella dimensione astrale. Camminammo insieme fino al bordo del lago, su cui giocavano molti uccelli acquatici. Come è noto, qui nella dimensione astrale le creature non hanno nessuna paura dell'uomo. Quegli uccelli stavano semplicemente giocando nell'acqua. Ci mettemmo a sedere su un punto dell'argine coperto di muschio. "Sappi, Lobsang" disse la mia Guida "che, in merito alla trasmigrazione, non disponiamo di sufficienti particolari. Volevamo che tu dicessi qualcosa in merito, alle persone che se ne sono servite." Dato che la giornata, nella dimensione astrale, era troppo piacevole, non valeva la pena di essere scontrosi, così promisi che all'indomani mi sarei rimesso al lavoro, prima che il libro fosse terminato. Era comunque molto gradevole trovarsi nella dimensione astrale, lontano dal dolore, lontano dalle preoccupazioni e da tutte le loro conseguenze. Tuttavia, come mi fu rammentato, la gente non va sulla Terra per diletto, ci va perché ha qualcosa da insegnare.
TELEPATIA 4-109 La mia Guida disse: “Lobsang! La tua vita sarà del tutto eccezionale e per questa ragione il tuo sviluppo viene forzato, i tuoi poteri telepatici vengono accresciuti con ogni mezzo a nostra disposizione. Ti dirò, ora, che tra qualche mese studierai per telepatia legata a chiaroveggenza alcuni dei più importanti libri del mondo, dei capolavori letterari mondiali, e li studierai, indipendentemente dalle tue lacune conoscitive, dalla lingua in cui sono scritti. … Quando i tuoi poteri telepatici e chiaroveggenti saranno un po’ più intensi, come avverrà, sarai capace di cogliere i pensieri di un libro dalle persone che lo hanno appena letto o che lo stanno leggendo in quel momento. Si tratta di uno degli usi meno noti della telepatia che, naturalmente, in questi casi, deve esser collegata alla chiaroveggenza. … " 4-95 “Voglio dirti che anche le tue facoltà telepatiche saranno incrementate, perché, quando partirai di qui per andare in paesi lontani, avrai bisogno di rimanere in contatto con noi continuamente e il modo più veloce e preciso è la telepatia”. … “Ma, Onorevole Lama!” dissi “come agisce la telepatia?” … “Normalmente i tuoi pensieri vanno ad attivare un muscolo, in modo da alzare o abbassare un arto, oppure puoi pensare a una cosa distante e, comunque sia, la tua energia mentale viene diffusa, cioè la forza energetica del tuo cervello è trasmessa indiscriminatamente in tutte le direzioni. Se ci fosse un metodo che ti permettesse di concentrare in una direzione il tuo pensiero, allora avrebbe un’intensità molto maggiore nella direzione in cui lo dirigi. … Con vari trucchi, è possibile concentrare il pensiero e mandarlo in una direzione precisa e predeterminata. In realtà, ogni persona ha quella che potremmo chiamare una lunghezza d’onda individuale, il che vuol dire che la quantità di energia emessa su un’onda basilare dal cervello di una persona qualsiasi segue un ordine preciso di oscillazioni e, se potessimo determinare la velocità di oscillazione dell’onda basilare del cervello di un’altra persona e sintonizzarci su quella oscillazione di base, non avremmo nessuna difficoltà a trasmettere il nostro messaggio con quella che viene detta telepatia, indipendentemente dalla distanza. … Devi averlo ben chiaro in mente, Lobsang, che la distanza non ha importanza, quando si tratta di telepatia, perché la telepatia attraversa oceani e può perfino attraversare mondi.” 1-219 La telepatia è un'altra arte facile a padroneggiarsi. Ma non se viene sfruttata come uno spettacolo da palcoscenico.
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4-55 … e mi fece sonnecchiare nel calore del mezzogiorno. Una figura simile a un’ombra prese forma, quasi al limite del mio campo visivo. Assonnato, scossi la testa e battei gli occhi. Quando li riaprii la figura era là ancora, più chiara e si faceva più densa. I capelli mi si rizzarono per lo spavento improvviso. “ Non siete uno spettro!” esclamai. “Chi siete?” La Figura sorrise appena e rispose: “No, figlio mio. Non sono uno spettro. Una volta anch’io studiavo qui al Chakpori e oziavo come te su questo tetto. Poi desiderai, sopra ogni altra cosa, affrettare la mia liberazione dai desideri Terreni. Mi feci murare nei muri di quell’eremitaggio” indicò un luogo sopra in alto e io mi girai per seguire la direzione della sua mano. “Ora” continuò, telepaticamente “in questo undicesimo Logsar dopo quel giorno, ho raggiunto ciò che cercavo: libertà di vagare, secondo la mia volontà, col mio corpo che rimane al sicuro nella cella dell’eremitaggio. Il primo viaggio lo faccio qui, per poter osservare ancora una volta la folla, per poter vedere, ancora una volta, questo punto che ricordo tanto bene. Libertà, ragazzo mio, ho raggiunto la libertà." … "Dapprima fui sopraffatto dal panico. Maledii il giorno in cui ero diventato monaco, maledii il giorno in cui ero entrato nella cella. Piano piano riuscii a seguire il ritmo della respirazione e a meditare. All’inizio ebbi delle allucinazioni, immaginai cose inutili. Poi, un giorno, scivolai fuori dal corpo e l’oscurità non fu più così nera. Vidi il mio corpo seduto nella posizione di meditazione. Vidi i miei occhi fissi in uno sguardo cieco. Vidi il pallore della mia pelle, la magrezza del mio corpo. Innalzandomi, passai attraverso il soffitto della cella e, sotto di me, vidi la Valle di Lhasa. Notai dei cambiamenti, riconobbi delle persone che avevo conosciuto e, entrando nel Tempio, potei conversare telepaticamente con un lama, che confermò la mia liberazione. Vagai lontano, uscii dai confini del paese. Ogni due giorni tornavo e rientravo nel corpo, lo rianimavo per poter mangiare e nutrirlo”. “Ma perché non potevate viaggiare astralmente senza tutta quella preparazione?” chiesi di nuovo “Alcuni di noi sono dei mortali molto comuni. Pochi possiedono l’abilità particolare che ti è stata data, in virtù del compito che dovrai svolgere. Anche tu hai viaggiato molto astralmente. Altri, come me, devono soffrire la solitudine e le difficoltà, prima di potersi staccare dalla carne. Tu, ragazzo, sei uno dei fortunati, uno dei fortunatissimi!”. 1-121 La forza vitale del vecchio abate era andata intensificandosi, da quando il lama aveva eliminato la pressione sul cervello. Lo appoggiammo a cuscini in modo che venisse a trovarsi quasi seduto. Io disinfettai gli strumenti in una nuova pozione d'erbe, che stava bollendo, li asciugai con tessuto bollito e rimisi con cura ogni cosa nelle due cassette. Mentre mi stavo pulendo le mani, gli occhi del vecchio si aprirono ed egli incurvò le labbra in un debole sorriso, quando vide il lama Mingyar Dondup chino su di lui. “Sapevo che soltanto voi avreste potuto salvarmi, ecco perché ho trasmesso al Picco (si tratta del Chakpori di Lhasa o Montagna di Ferro, sede della scuola dei lama-medici) il messaggio mentale. Il mio compito non è ancora finito, e non sono pronto ad abbandonare il corpo.” 6-80 D'improvviso, il vecchio aveva alzato una mano ed aveva esclamato: "Mi chiamano!" ed era uscito da se stesso, mentre sembrava che la luce abbandonasse il suo corpo. Sedeva immobile, come un morto, come un guscio vuoto. La mia Guida stette in silenzio e mi fece cenno di stare zitto e fermo. Sedevamo con le mani intrecciate in grembo, senza parlare e senza muoverci. Sorvegliavo, con grande interesse, quella che sembrava una forma vuota. Per dieci, forse venti minuti - era difficile, in quelle condizioni, misurare il tempo - non accadde nulla. Poi nel vecchio cominciò a tornare il colore della rianimazione. Finalmente si mosse, aprì gli occhi e - non lo dimenticherò mai - disse esattamente alla mia Guida che cosa stava accadendo a Shigatse, che era molto lontana da noi Mi apparve chiaro che questo era un mezzo di comunicazione molto migliore di tutte le importanti invenzioni del mondo esterno di cui avevo sentito parlare.
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2-78 "Credo di stare covando qualche malanno", dissi tra me. "Mi sento davvero molto strano. Non riesco a capire che possa essere"…. L'atmosfera era paurosa…. Con un brivido saltai in piedi allarmato. Dall'altra parte della radura si stava avvicinando un uomo tra gli alberi. Lo guardai fisso, non credendo ai miei occhi. Era un lama tibetano. Un lama stava venendo verso di me, con il sangue che gli sgorgava dal petto, che gli macchiava la veste, con le mani anch'esse coperte e grondanti sangue. Camminava verso di me, io indietreggiai e mancò poco che incespicassi sul tronco di un albero. Mi lasciai cader giù in preda al terrore. "Lobsang, Lobsang, hai paura di me?" esclamò una voce ben conosciuta. Mi alzai in piedi, mi stropicciai gli occhi, e poi mi precipitai incontro a quella apparizione. "Fermati!" disse "Non puoi toccarmi. Sono venuto a dirti addio, poiché in questo giorno ho terminato la mia esistenza terrena e sono in procinto di andarmene. Vogliamo sederci e parlare?"…. Qui in questa radura desolata, spazzata dal vento e brulla, sedetti e parlai con uno spettro, lo spettro della mia Guida, il Lama Mingyar Dondup, il quale era tornato dall'aldilà per parlarmi. Si sedette accanto a me, come tante volte aveva fatto molto tempo prima a Lhasa. Stava seduto senza toccarmi, a qualche metro di distanza. "Lobsang, prima che tu partissi da Lhasa mi chiedesti di dirti quando sarebbe terminata la mia vita terrena. Adesso è finita. Eccomi qui". Guardai l'uomo che conoscevo più di tutti gli altri. Lo guardai e non riuscivo a credere - nonostante tutta la mia esperienza in certe cose - che quell'uomo non fosse più di carne e ossa, bensì uno spirito, che la sua corda d'argento si era spezzata e che il suo vaso d'oro si era frantumato. Mi sembrava che fosse solido, integro, come l'avevo conosciuto. … Poi si girò parzialmente, secondo un'abitudine che ricordavo benissimo e, mentre così faceva, scorsi un pugnale piantato nella sua schiena. Si strinse leggermente nelle spalle, si accomodò e si volse verso di me. Mi sentii gelare dall'orrore,quando vidi che la punta del pugnale gli usciva dal petto e che il sangue sgorgato dalla ferita era colato giù e gli aveva impregnato la veste intessuta d'oro. Dapprima era stata per me una visione sfocata, di cui non avevo colto i particolari, avevo visto soltanto un lama con il sangue sul petto, sulle sue mani, ma adesso lo fissavo più da vicino. Le mani che vedevo si erano macchiate di sangue quando le aveva portate al petto, nel momento in cui il pugnale lo trafiggeva. Rabbrividii e il sangue mi si gelò nelle vene. Si accorse del mio sguardo, si accorse dell'orrore sul mio viso e disse: "Lobsang, sono venuto deliberatamente in questo stato, affinché tu potessi vedere quanto è accaduto. Ora che mi hai visto così, guardami come sono". La figura coperta di sangue scomparve in un baleno, in un lampo di luce dorata, per essere sostituita da una visione di bellezza e di purezza incomparabili. Era un Essere molto avanzato lungo il sentiero dell'evoluzione: un essere che aveva raggiunto la Buddhità. Poi mi giunse la sua voce, limpida come il suono di una campana sacra, forse non attraverso le mie orecchie fisiche bensì attraverso l'interiorità della mia coscienza; una voce bella, sonora, piena di forza, piena di vita, di Vita Superiore…. Parlammo a lungo, parlammo di cose troppo personali per discuterne. Mi sentivo in uno stato piacevole e a mio agio, la radura era piena di una luminosità dorata, più radiosa di una giornata di sole e il calore era quello di un meriggio estivo. Ero colmo dell'autentico Amore. Poi, improvvisamente, la mia Guida, il mio amato Lama Mingyar Dondup, si alzò in piedi, ma i suoi piedi non toccavano la terra…. Alzai gli occhi e, davanti al mio sguardo, egli scolorì e scomparve; la luce dorata si spense e non vi fu più nulla, mentre le ombre della notte piombarono e il vento si fece freddo. 2-19 Mi stropicciai gli occhi, poi mi resi ovviamente conto che il Lama Mingyar Dondup si era giovato del viaggio astrale. Sovente l'avevo fatto io stesso, ma stavolta la cosa fu talmente imprevista che mi dimostrò, con evidenza assoluta, che egli pensava sempre a me, aiutandomi con il suo pensiero. Per un po' ci unimmo in spirito sui ricordi del passato, soffermandoci sulla mia debolezza e avvertendo, in un caldo splendore di felicità transitoria, i molti istanti sereni trascorsi insieme, come padre e figlio. Attraverso immagini mentali, mi fece vedere alcune delle sofferenze che dovevo incontrare e - più lietamente - il successo definitivo che mi avrebbe arriso, nonostante tutti i tentativi per impedirlo. Dopo un tempo imprecisato, la
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luminosità dorata si affievolì, mentre la mia Guida ripeteva le sue ultime parole di speranza e di incoraggiamento. 2-83 Stavo meditando nel mio angolo tranquillo, pensando al passato e al futuro. Verso le 11 di quella notte, quando intorno a me tutto si era acquietato, vidi avvicinarsi una forma umana. Era un vecchissimo lama, appartenente alla élite del tempio di Lhasa, un vecchio Buddha vivente, al quale non restava molto più da vivere su questa Terra. Si avvicinò, emergendo dalle ombre più profonde, che le tremolanti lampade al burro non riuscivano a penetrare. Si avvicinò, circondato da uno splendore azzurrognolo. La luminosità attorno alla sua testa era gialla. Si avvicinò a me, con le mani stese a palma in su, e disse: "Figlio, figlio mio, ho delle gravi notizie per te. Il Supremo, il Tredicesimo Dalai Lama, l'ultimo della sua stirpe, deve lasciare tra poco questo mondo". Il vecchio lama venuto a visitarmi mi disse che era imminente la fine di un ciclo e che il Dalai Lama doveva partire. Mi disse che dovevo affrettarmi a tornare a Lhasa, affinché potessi vederlo, prima che fosse troppo tardi. Mi disse questo e poi aggiunse: "Devi farlo con la massima sollecitudine. Usa qualunque mezzo possibile per tornate. E' indispensabile che tu parta questa notte". Mi guardò e io mi alzai in piedi. Mentre così facevo egli svanì, tornando a immergersi nelle ombre, e non vi fu più nulla. Il suo spirito si era riunito al suo corpo, che si trovava ancora al Jo Kang di Lhasa. 2-86 Mi recai in una lamaseria, dove erano stati avvertiti per telepatia del mio prossimo arrivo. Mi avevano preparato un cavallo, un cavallo focoso, che scalciava e recalcitrava, ma in quella circostanza non avevo tempo di accattivarmelo. 3-7
Da molti mesi i lama più fidati, fungendo da umili facchini, percorrevano a fatica centinaia di miglia da Lhasa, trasportando gli antichi Segreti fin dove essi sarebbero stati per sempre al sicuro dai vandali cinesi e dal tradimento dei comunisti tibetani. Inoltre qui, con infinita fatica e sofferenza, erano state portate le Figure Auree delle Incarnazioni antecedenti, affinché fossero sistemate e venerate nel cuore di una montagna. Gli Oggetti Consacrati, le antichissime scritture e i sacerdoti più venerandi e più dotti erano qui al sicuro. Da anni, in piena consapevolezza dell'imminente invasione cinese, Abati leali si riunivano periodicamente in solenne conclave, per esaminare e selezionare coloro che sarebbero andati nella Nuova Dimora, a grande distanza. Ogni prete fu sottoposto a prova, a sua insaputa, e venne vagliato, in modo da scegliere soltanto i più capaci e i più spiritualmente progrediti. Uomini con un addestramento e una fede tali da poter affrontare, se necessario, le peggiori torture da parte dei cinesi, senza lasciarsi sfuggire informazioni di vitale importanza. Sicché, alla fine, erano giunti nella loro nuova dimora, venendo da una Lhasa infestata dai comunisti. Nessun aereo con un carico di armi avrebbe volato a quelle altezze. Nessun esercito nemico avrebbe potuto resistere in quella terra arida, in quella terra priva di suolo coltivabile, rocciosa e infida, dove i massi cambiano posizione e si spalancano baratri. Una terra così elevata, così scarsa d'ossigeno, che soltanto robusti montanari potrebbero respirarvi. Qui, per lo meno, nel santuario delle montagne, c'era la Pace, la pace in cui lavorare per tutelare l'avvenire, per custodire l'Antica Conoscenza, nonché per prepararsi per il momento in cui il Tibet sarebbe sorto di nuovo e si sarebbe liberato dei suoi aggressori. … Per secoli e secoli i tunnel e le caverne erano rimasti privi di vita, desolati e vuoti, noti soltanto ai lama che effettuavano viaggi astrali e che, quindi, potevano andare ovunque e vedere tutto. I viaggiatori astrali avevano perlustrato il paese in cerca di un rifugio del genere. Adesso, con il Terrore che avanzava sinistramente nel Tibet, gli antichi passaggi erano abitati dalla élite di un popolo spirituale, un popolo destinato a risorgere a tempo debito. Mentre i primi monaci, accuratamente selezionati, si incamminavano verso nord, per rendere abitabile l'interno della viva roccia, altri, rimasti a Lhasa, imballavano le cose più preziose e si apprestavano a partire, senza dare nell'occhio. Dalle lamaserie e dalle comunità di monache affluiva il sottile rivolo dei prescelti. A gruppetti, con la protezione delle tenebre, viaggiavano fino a un lontano lago, in riva al quale si accampavano, in attesa degli altri. Nella 'nuova dimora' era stato fondato un Nuovo Ordine, la Scuola della Preservazione della Conoscenza, e l'Abate che ne era
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responsabile, un vecchio e saggio monaco ultracentenario, aveva compiuto il viaggio, con inaudita sofferenza, fino alle caverne all'interno della montagna. Insieme a lui avevano viaggiato i più saggi della Terra, i Lama Telepatici, i Chiaroveggenti e i Sapienti del Grande Ricordo. Lentamente, per molti mesi, si erano fatti strada, salendo sempre più sulle catene montuose, in cui l'aria diventa sempre più rarefatta con l'aumentare dell'altezza. … Finalmente giunsero a destinazione, ridotti a un numero sparuto, in quanto molti erano precipitati lungo la strada. A poco a poco si abituarono al mutamento della loro esistenza. Gli Amanuensi scrissero diligentemente il resoconto del loro viaggio, poi gli Incisori prepararono lentamente le tavolette per stampare a mano i libri. I Chiaroveggenti scrutarono il futuro, predicendo l'avvenire del Tibet e di altri paesi. Questi uomini, estremamente puri, erano in contatto con il Cosmo, con la Cronaca dell'Akasha, la Cronaca che ci rivela tutto il passato, l'immediato presente, dappertutto, e tutte le probabilità del futuro. Anche i Telepati erano occupati a inviare messaggi agli altri rimasti nel Tibet, tenendosi telepaticamente in contatto con gli appartenenti al loro Ordine, ovunque fossero; tenendosi in contatto con Me! "Lobsang. Lobsang!" Il pensiero mi ritornò nella testa, strappandomi dal mio sogno a occhi aperti. … Mi rilassai subito, sedendomi nella posizione del Loto, aprendo la mia mente e mettendo il mio corpo a suo agio. Poi aspettai, pronto a ricevere messaggi telepatici. Per un po' non accadde nulla, soltanto un delicato sondaggio, come se 'Qualcuno' stesse guardando per mezzo dei miei occhi e vedesse. Ma che cosa? Il fangoso Detroit River, gli alti grattacieli della città di Detroit. Il calendario di fronte a me diceva che era il 9 aprile del 1960. Ancora niente. Bruscamente, come se 'Qualcuno' avesse preso una decisione, la Voce si fece riudire. "Lobsang! Tu hai sofferto molto. Ti sei comportato bene, ma non c'è tempo per compiacercene. C'è ancora un incarico per te". Ci fu una pausa, come se l'Oratore fosse stato interrotto inaspettatamente, sicché attesi, con la morte nel cuore e al colmo dell'inquietudine. … "Lobsang! La nostra decisione è presa. E' venuta l'ora che tu ti rimetta a scrivere. Il prossimo libro sarà di vitale importanza. Devi scrivere mettendo in evidenza un unico tema, quello di una persona che può subentrare nel corpo di un'altra, con il pieno consenso di quest'ultima. … Lobsang!" Adesso la voce telepatica aveva assunto un tono molto duro, la cui asprezza urtante fu come una scossa elettrica per il mio cervello intontito. "Lobsang! Noi siamo in grado di giudicare meglio di te; tu ti lasci irretire dalle trappole dell'Occidente. Noi possiamo stare in disparte e valutare. Tu non disponi d'altro che di notizie locali, noi disponiamo del mondo". … Tu hai sofferto molto e ingiustamente, ma è stato per una buona causa. Il tuo precedente lavoro ha arrecato molto beneficio a diverse persone, ma tu sei ancora malato e il tuo giudizio è titubante e distorto, riguardo all'argomento del prossimo libro". Mentre ascoltavo, allungai la mano per prendere il mio secolare cristallo e lo tenni davanti a me, sul suo opaco panno nero. Immediatamente il vetro si appannò e diventò bianco come il latte. Comparve una fenditura e le candide nuvole si separarono, come quando si aprono le tende, per far entrare la luce dell'alba. Vedevo e nello stesso tempo udivo. Ebbi una visione lontana del torreggiante Himalaya, con le sue cime ammantate di neve, seguita da una sensazione acuta di cadere, talmente reale che sentii lo stomaco salirmi dentro. Il paesaggio si ampliò, ed ecco quindi la Caverna, la Nuova Dimora della Conoscenza. Vidi un Patriarca Anziano, un personaggio molto vecchio, seduto su un tappeto ripiegato di lana di yak. Sebbene fosse un Alto Abate, indossava con semplicità una veste scolorita e malridotta, che sembrava vecchia quasi quanto lui. La sua testa, alta e con la fronte prominente, riluceva come pergamena antica, mentre la pelle delle sue vecchie mani rugose copriva a stento le ossa da cui era sostenuta. Era un personaggio venerando, dotato di una forte aura di potenza e della inesprimibile serenità data dalla vera conoscenza. Attorno a lui, in un cerchio di cui lui era il centro, sedevano sette lama di grado elevato, nell'atteggiamento della meditazione, tenendo le palme rivolte in su e le dita intrecciate nella stretta simbolica, che risale a tempi immemorabili. Le loro teste, leggermente inclinate, erano tutte rivolte verso di me. Nel mio cristallo era come se mi trovassi nella stessa camera vulcanica insieme a loro, come se io stessi in piedi dinanzi a loro. Conversammo, come se fossimo quasi in contatto fisico. "Sei
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molto maturato." disse uno "I tuoi libri hanno apportato gioia e luce a molti; non abbatterti per colpa dei pochi che sono gelosi e mal disposti" disse un altro. … "Stiamo perdendo tempo ed energia" disse il Patriarca Anziano. Soffre internamente di cuore e su di lui incombe l'ombra dell'Altro Mondo. Non dobbiamo pretendere troppo dalle sue forze né dalla sua salute, perché egli ha chiaro davanti a sé il compito che gli spetta". Ci fu di nuovo silenzio. Stavolta era un silenzio salutare, mentre i Lama Telepatici versavano dentro di me energia vitale, energia di cui spesso ero carente, da quando avevo avuto il mio secondo attacco di trombosi coronarica. Il quadro che mi stava di fronte, un quadro di cui mi sembrava di far parte, diventò ancora più luminoso, quasi più luminoso della realtà. Poi l'Anziano sollevò lo sguardo e parlò: "… Fratello mio, noi dobbiamo portare a conoscenza di molti la verità, secondo cui un individuo può separarsi dal suo corpo volontariamente e consentire a un altro individuo di prendere il suo posto e di rianimare il corpo lasciato libero. Questo è compito tuo, rivelare cioè questa conoscenza. … Come ben sai, siamo alle soglie di una Nuova Era, un'Era in cui si vuole che l'Uomo si purifichi delle sue scorie e viva in pace con gli altri e con se stesso. La popolazione sarà stabile, non aumenterà né diminuirà e ciò non desterà intenzioni bellicose, in quanto una popolazione in aumento deve ricorrere alla guerra, allo scopo di ottenere maggior spazio vitale. Noi vorremmo far conoscere alla gente in che modo un corpo può essere smesso come un vestito vecchio, che non serve più a chi lo indossa, e trasferito a un altro, al quale un corpo del genere occorre per qualche scopo speciale". Senza volerlo, trasalii. Sì, sapevo tutto in materia, ma non mi ero aspettato di doverci scrivere sopra. Tutta l'idea mi metteva paura. Il vecchio Abate ebbe un sorriso mentre diceva: "Vedo che questa idea, questo incarico, non incontra la tua approvazione, Fratello mio. Eppure, anche in Occidente, in quella che chiamano Fede Cristiana, sono annotati moltissimi casi di 'possessione'. Il fatto che tanti casi del genere siano considerati un male è sfavorevole e rispecchia semplicemente l'atteggiamento di coloro che conoscono poco l'argomento. Il tuo compito sarà quello di scrivere, affinché coloro che hanno occhi per leggere e coloro che sono pronti, possano capire". "Suicidi." pensai "Si avrà una corsa precipitosa al suicidio, sia per sfuggire all'obbligo morale e alle difficoltà, sia per fare un piacere agli altri, procurando loro un corpo". "No, no, fratello mio," disse il vecchio Abate "tu sei in errore. Nessuno sfugge al suo obbligo morale per mezzo del suicidio e nessuno può abbandonare il suo corpo a favore di un altro, a meno che circostanze particolarissime non lo giustifichino. Noi dobbiamo aspettare che la Nuova Era si attui in pieno e a nessuno è consentito abbandonare a buon diritto il suo corpo, finché lo spazio di tempo assegnatogli non è trascorso. Finora è consentito farlo, soltanto quando lo permettono le Forze Superiori". Guardai gli uomini che mi stavano di fronte, osservando la luce dorata giocare attorno alle loro teste, l'azzurro elettrico della saggezza nelle loro aure, nonché l'azione reciproca della luce proveniente dalle loro Corde d'Argento. Un quadro, a colori vivaci, di uomini saggi e puri. Uomini austeri, asceti, segregati dal mondo. Padroni di sé e fiduciosi in se stessi. "Per loro va bene." borbottai tra me "Loro non debbono vivere nella mischia del mondo occidentale". "Fratello mio," disse il Vecchio "noi viviamo nella lotta senza quartiere di una terra invasa, in cui opporsi all'oppressione equivale a morte dopo lenta tortura. Il nostro cibo deve essere trasportato a piedi per più di cento miglia di insidiosi sentieri di montagna, dove un passo falso o una pietra instabile possono far precipitare una persona per migliaia di piedi, provocandone la morte. Noi viviamo con una ciotola di tsampa, che ci basta per un giorno. Per bere usiamo l'acqua del fiume della montagna. Il tè è un lusso superfluo, cui abbiamo imparato a rinunciare, in quanto concedersi piaceri che comportano rischi per gli altri è veramente un male. Guarda con maggiore attenzione nel tuo cristallo, Fratello mio, e noi cercheremo di farti vedere com'è oggi Lhasa". … Il cristallo che mi stava davanti palpitava di una luce azzurra, una luce che mutava e si muoveva vorticosamente, mentre mi giravo nella sua direzione. Quando lo presi e me lo appoggiai per un attimo alla testa per ristabilire il 'rapporto', lo sentii caldo sotto le mie dita, segno sicuro che una fonte esterna stava dirigendo su di esso molta energia. Il Vecchio Abate mi guardò con benevolenza e un sorriso fuggevole gli attraversò la faccia, poi avvenne come un'esplosione. La visione si
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fece confusa, una mescolanza di innumerevoli colori disparati e un turbinio di bandiere. All'improvviso fu come se qualcuno avesse spalancato una porta, una porta nel cielo, e come se io stessi davanti a quella porta aperta. Ogni sensazione di 'guardare in un cristallo' era sparita. Io mi trovavo là! Sotto di me, c'era la mia patria, la mia Lhasa, fiammeggiante alla luce del tramonto. … Sembrò che mi facessero scendere lentamente dal cielo, come se mi trovassi su un pallone che si abbassasse dolcemente. Giunto a qualche migliaio di piedi da terra mi sfuggì un'esclamazione di stupore inorridito. Un campo d'aviazione? Intorno alla Città di Lhasa c'erano dei campi d'aviazione! Molte cose apparivano ignote e, mentre mi guardavo in giro, vidi due nuove strade che arrivavano fino alle catene montuose e rimpicciolivano in direzione dell'India. Il traffico, un traffico veicolare, le percorreva velocemente. Mi abbassai di più, controllato da coloro che mi avevano portato fino lì. Un po' più giù e vidi i lavori di scavo, dove alcuni schiavi piantavano delle fondamenta, sorvegliati da cinesi armati. Orrore degli Orrori! Proprio ai piedi dello splendido Potala si estendeva disordinatamente una baraccopoli, servita da una rete di strade sudicie. Un intrico di fili metallici collegava gli edifici, conferendo al posto un aspetto trascurato e sciatto. Guardai insistentemente verso il Potala: per il Dente Sacro di Buddha, il Palazzo era profanato dagli slogan dei comunisti cinesi! Con un singhiozzo di dolorosa costernazione, mi girai a guardare da un'altra parte. Un autocarro avanzò come un turbine lungo la strada, mi attraversò dritto da parte a parte - in quanto ero nel corpo astrale, spettrale e inconsistente - e si fermò poco lontano. Urlando, alcuni soldati cinesi, vestiti in maniera trasandata, saltarono fuori dal grosso automezzo, trascinando con loro cinque monaci. Gli altoparlanti agli angoli di tutte le strade cominciarono a fare un chiasso assordante, mentre, in seguito agli ordini impartiti dalla voce metallica, la piazza in cui mi trovavo si riempì immediatamente di gente. Immediatamente, perché gli aguzzini cinesi sferzavano e pungolavano con fruste e baionette quelli che indugiavano. La folla, composta da tibetani e da cinesi riluttanti, appariva demoralizzata e smunta. Strascicavano i piedi nervosamente, sollevando nuvolette di polvere, che venivano portate via dal vento della sera. I cinque monaci, magri e coperti di sangue, furono rudemente costretti a inginocchiarsi. Uno, con il globo oculare sinistro fuori dell'orbita, che gli penzolava sulla guancia, lo conoscevo bene, in quanto era stato un accolito quando io ero lama. La folla ostile si fece silenziosa e immobile, quando una jeep di fabbricazione russa avanzò velocemente lungo la strada, uscendo da un edificio contrassegnato dalla scritta 'Ufficio dell'amministrazione del Tibet'. Mentre il veicolo girava intorno alla folla e si fermava a pochi metri dietro l'autocarro, regnava un silenzio carico di tensione. Le guardie scattarono sull'attenti e dalla macchina uscì un cinese dall'aria altezzosa e dispotica. Un soldato gli andò incontro di corsa, srotolando un filo metallico mentre camminava. Arrivato di fronte al cinese, il soldato salutò militarmente e gli porse un microfono. Il governatore, o amministratore, o in qualunque modo si facesse indebitamente chiamare, diede un'occhiata sprezzante all'intorno, prima di parlare nello strumento. "Siete stati radunati qui" disse "per assistere all'esecuzione di cinque monaci, sovversivi e reazionari. Nessuno ostacolerà la strada del glorioso popolo cinese sotto l'intelligente presidenza del compagno Mao". Si girò dall'altra parte e gli altoparlanti, piazzati sul tetto dell'autocarro, tacquero con uno scatto. Il governatore fece cenno a un soldato con una lunga sciabola ricurva. Andò verso il primo prigioniero che stava legato in ginocchio davanti a lui. Per un momento stette a gambe divaricate, saggiando il filo della sua sciabola con il pollice. Soddisfatto, si mise in posizione e toccò delicatamente il collo dell'uomo legato. Sollevando sopra la sua testa la sciabola, la cui lama lucida scintillò ai raggi del sole al tramonto, la calò giù. Si udì un rumore attutito, cui fece istantaneamente seguito uno schianto secco e la testa dell'uomo si staccò dalle sue spalle, con uno spruzzo di sangue rosso vivo, che seguitò a sgorgare e a sgorgare fino a ridursi in un rivolo sottile. Mentre il corpo decapitato si contorceva nella polvere, il governatore gli sputò addosso ed esclamò: "Così moriranno tutti i nemici della collettività!" Il monaco con il bulbo oculare che gli pendeva sulla guancia alzò il capo orgogliosamente e gridò ad alta voce: "Viva il Tibet. Per la gloria di Buddha, sorgerà ancora". Un soldato fece per gettarglisi addosso e trafiggerlo
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con la baionetta, ma il governatore fu svelto a fermarlo. Con la faccia contorta dalla rabbia, urlò: "Tu insulti il valoroso popolo cinese? Perciò morirai lentamente". Si rivolse ai soldati, urlando ordini. Da ogni parte si precipitarono uomini. Due di loro si diressero di corsa a un vicino edificio e ne tornarono, correndo, con delle corde. Altri strinsero i nodi che legavano il monaco, fino a segargli braccia e gambe. Il governatore andava su e giù con passo pesante, gridando, affinché portassero altri tibetani ad assistere alla scena. Gli altoparlanti continuavano a strepitare, mentre autocarri militari arrivavano, scaricando uomini, donne e bambini perché 'vedessero la giustizia dei compagni cinesi'. Un soldato colpì sulla faccia il monaco con il calcio del fucile, facendogli scoppiare il bulbo oculare pendente e fracassandogli il naso. Il governatore, standosene inoperoso da parte, lanciò uno sguardo agli altri tre monaci, ancora inginocchiati e legati nel fango della strada. "Sparategli" disse "sparategli alla nuca e abbandonate i cadaveri". Un soldato si fece avanti ed estrasse la rivoltella. Appoggiatala proprio dietro l'orecchio di un monaco tirò il grilletto. L'uomo cadde a faccia in giù, stecchito, mentre la sua materia cerebrale si spandeva sul terreno. Con assoluta indifferenza, il soldato si accostò al secondo monaco e lo finì rapidamente. Stava per avvicinarsi al terzo, quando una recluta disse: "Compagno, lascia fare a me, non ho ancora ucciso". Con un cenno di assenso, il giustiziere si scansò, per lasciare il posto al giovane soldato, tremante dall'impazienza. Questi, estratta la rivoltella, la puntò contro il terzo monaco, chiuse gli occhi e tirò il grilletto. La pallottola attraversò le guance dell'uomo e colpì al piede uno spettatore tibetano. "Prova ancora," disse il primo boia "e tieni gli occhi aperti". Ormai la mano gli tremava a tal punto per la paura e per la vergogna che mancò del tutto il bersaglio, accorgendosi che il governatore lo stava a guardare sdegnato. "Puntagli la bocca della rivoltella contro l'orecchio e poi spara" disse il governatore. Ancora una volta il giovane soldato si mise a fianco del monaco condannato, gli cacciò ferocemente nell'orecchio la canna della pistola e tirò il grilletto. Il monaco cadde in avanti, morto, accanto ai suoi compagni. La folla era aumentata e, guardandomi intorno, vidi che il monaco che conoscevo era stato legato per il braccio e la gamba sinistra alla jeep, per il braccio e la gamba destra al camion. Un soldato cinese, sogghignando, salì sulla jeep e avviò il motore. Con lentezza, con tutta la lentezza che gli era possibile, ingranò la marcia e si spostò in avanti. Il braccio del monaco si tese al massimo, rigido come una sbarra di ferro, si udì un rumore secco e venne completamente strappato dalla spalla. La jeep continuò a muoversi. Con un forte schianto l'osso iliaco si ruppe e la gamba destra dell'uomo gli fu strappata dal corpo. La jeep si fermò e il governatore vi salì. Poi essa ripartì con il corpo sanguinante del monaco morente, facendolo rimbalzare e sbatacchiandolo sui sassi della strada. I soldati saltarono a bordo del grosso camion, che a sua volta si allontanò, trascinandosi dietro un braccio e una gamba insanguinati. Mentre mi giravo, colto dalla nausea, udii un grido di donna provenire da dietro un fabbricato, seguito da una grossa risata. Un'imprecazione in cinese, mentre la donna, evidentemente, mordeva il suo assalitore, e uno strillo gorgogliante mentre, a sua volta, veniva pugnalata. … Per gli invasori comunisti la vita dei tibetani non valeva più di un filo d'erba da estirpare. … Inaspettatamente, una Voce disse: "Fratello mio, ora devi venire via, perché sei stato assente molto tempo. Mentre ti sollevi, guardati bene attorno". Lentamente mi alzai nell'aria, come un fiore che ballonzola al soffio di un venticello instabile. La luna era già sorta, inondando la Valle e le vette montuose di una pura luce argentea. Colmo d'orrore, guardai le antiche lamaserie, bombardate e prive di inquilini, con tutte le macerie dei beni terreni dell'Uomo disseminate in giro e abbandonate. I morti senza sepoltura formavano dei mucchi grotteschi, conservati dal freddo perenne. Alcuni tenevano strette le ruote della preghiera, altri erano privi di indumenti e ridotti a brandelli di carne sanguinolenta dallo scoppio delle bombe e dalle schegge di metallo. Vidi una Figura Sacra, intatta, che guardava giù, come se provasse compassione per la follia omicida del genere umano. Sui pendii scoscesi, dove gli eremi si aggrappavano ai fianchi delle montagne in un abbraccio amoroso, scorsi che un romitaggio dietro l'altro era stato saccheggiato dagli invasori. Gli eremiti, murati da anni nella buia solitudine alla ricerca del progresso spirituale, erano rimasti accecati nell'attimo in cui la luce
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del sole era entrata nelle loro celle. Quasi senza eccezione, l'eremita giaceva morto accanto alla sua dimora distrutta, insieme al suo amico e servitore di tutta la vita, morto stecchito accanto a lui. 3-18 "Fratello mio!" La Voce mi giunse di nuovo e mi affrettai a portare la mia attenzione sul cristallo. I vecchi erano ancora seduti in cerchio, al centro del quale stava il Patriarca Anziano. Adesso apparivano stanchi, forse se dicessi sfiniti renderei con maggior precisione l'idea del loro stato, in quanto avevano trasmesso molta energia, allo scopo di rendere possibile quel viaggio imprevisto e inaspettato. "Fratello mio, hai visto, senza possibilità di dubbio, in quali condizioni si trova il nostro paese. Hai visto la dura mano dell'oppressore. Il tuo compito, i tuoi due compiti ti stanno di fronte con chiarezza e tu puoi portarli a termine ambedue, per la gloria del nostro Ordine". … Scrivere? Ebbene, sì, la gente poteva leggere ciò che scrivevo e, se non riuscivano tutti a credere, almeno quelli che erano abbastanza evoluti avrebbero creduto e conosciuto la verità. "Fratello mio," disse sommessamente il Vecchio "anche se coloro che non sono evoluti, coloro che non sono illuminati, fingono di credere che tu scrivi storie inventate, una dose sufficiente della Verità giungerà al loro subcosciente e chissà? - il piccolo seme della verità potrebbe allignare nella loro vita presente o in quella futura. …" … Sto scrivendo queste cose, la mia vera storia - anche il Terzo Occbio e Il medico venuto da Lhasa sono del tutto autentici - affinché, più tardi, possa continuare la mia attività nei riguardi dell'aura. Mi hanno scritto tante persone per chiedermi perché scrivo, ed ecco per loro la spiegazione; scrivo la verità, affinché gli Occidentali sappiano che l'Anima dell'uomo è più grande di questi sputnik, di questi razzi sibilanti. Alla fine l'Uomo andrà sugli altri pianeti per mezzo del viaggio astrale, come ho fatto io! Ma l'Uomo Occidentale non vi andrà, fintantoché tutto ciò in cui crede è il lucro, il miglioramento per sé, senza mai pensare ai diritti del prossimo. 3-179 "Lobsang! Lobsang!" Mi girai irrequieto nel sonno. Il dolore che mi sentivo nel petto era acuto, il dolore di quel grumo di sangue. Ansimando, ripresi conoscenza. Tornai di nuovo a udire: "Lobsang!" "Perdinci!" pensai "Mi sento malissimo!" "Lobsang." ripeté la voce "Ascoltami, mettiti sdraiato e ascoltami". Mi misi giù stancamente. Il cuore mi batteva e il mio petto palpitava di pari passo. A poco a poco, nell'oscurità della mia stanza, emerse una figura. Ci fu prima un bagliore azzurro, che cambiò in giallo, poi si materializzò la forma di un uomo della mia età. "Stanotte non posso fare viaggi astrali" dissi "altrimenti il mio cuore cesserà certamente di battere e non ho ancora terminato quello che devo fare". "Fratello! Noi conosciamo bene le tue condizioni, così sono venuto da te. Ascolta, non occorre che tu parli". Mi appoggiai al capezzale, mentre respiravo ansimando. Era penoso fare un respiro normale, eppure dovevo respirare per vivere. "Abbiamo discusso fra di noi del tuo problema." disse il lama materializzato. "C'è un'isola, al largo della costa inglese, che un tempo faceva parte del continente perduto di Atlantide. Vai là, vacci più presto che puoi. Riposati un po' in quella terra amica, prima di fare il viaggio per il continente del Nordamerica. Non andare sulle spiagge occidentali, il cui litorale è battuto dal tempestoso oceano. Va nella città verde e poi oltre". Irlanda? Già! Un posto ideale. Ero andato sempre d'accordo con gli irlandesi. La città verde? Poi mi venne in mente la risposta: Dublino, vista da una grande altezza, sembrava verde, a causa del Phoenix Park e a causa del fiume Liffey, che scorre dalle montagne fino al mare. Il lama sorrise in segno di approvazione: "Tu devi riacquistare in parte la tua salute, perché essa subirà un altro attacco. Vogliamo che tu viva, affinché l'incarico possa essere portato avanti, affinché la Scienza dell'Aura possa giungere sempre più a buon fine. Adesso me ne vado, ma quando ti sarai un po' rimesso, si desidera che tu visiti di nuovo la Terra della Luce Dorata". La visione sparì dalla mia vista, la mia stanza divenne più buia di prima e ancora più vuota. I miei dolori erano stati grandi, le mie sofferenze al di là della capacità di sopportarle e di capirle da parte di molta gente. Mi appoggiai sulla schiena, guardando, senza vedere, attraverso la finestra. Che cosa mi avevano detto, in occasione di una recente visita astrale a Lhasa? Oh, sì! "Ti è difficile ottenere un impiego? E' logico che sia così, fratello, perché tu non hai parte del mondo occidentale, tu hai i giorni contati. L'uomo di cui tu hai
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occupato lo spazio vitale sarebbe morto in ogni caso. La tua necessità, provvisoria per quanto riguarda il tuo corpo, più stabile per quanto riguarda il tuo spazio vitale, ha fatto sì che egli potesse lasciare la Terra con onore e con profitto. Fratello, questo non è il Karma, bensì un incarico che tu stai svolgendo in questa tua ultima esistenza sulla Terra". 3-183 (In Irlanda, durante la stesura de "Il terzo occhio") Una notte, mentre ero sdraiato a letto e osservavo le luci sfavillanti di Portmarnock e delle navi in lontananza sul mare, fui improvvisamente conscio della presenza di un vecchio, che stava seduto fissandomi. Sorrise, appena mi volsi verso di lui. "Sono venuto" disse "per vedere come progredisci, poiché si desidera che tu ti rechi di nuovo nella Terra della Luce Dorata. Come ti senti?" "Penso di farcela con un piccolo sforzo." risposi "Vieni con me?" "No," disse "perché il tuo corpo ora è più prezioso che mai e io devo stare qui a sorvegliarlo". Durante i mesi precedenti avevo sofferto molto. Una delle cause della mia sofferenza era una circostanza che avrebbe fatto indietreggiare un Occidentale dallo scetticismo: l'intero cambiamento del mio corpo originale si era compiuto. Il corpo succedaneo era stato trasportato altrove e lasciato a ridursi in polvere. Coloro che sono sinceramente interessati sappiano che si tratta di un'antichissima arte orientale, di cui si parla in determinati libri. Giacqui per alcuni istanti, chiamando a raccolta le mie forze. … Il vecchio sorrise e disse: "Qui hai un bel panorama!" Annuii in silenzio, raddrizzai la colonna vertebrale, piegai le gambe sotto di me e mi allontanai lentamente come una sbuffata di fumo. Per un po' rimasi sospeso sopra il promontorio, guardando giù verso la campagna, illuminata dalla luna. .. Mi allontanai, uscendo da questo mondo, uscendo da questo spazio e da questo tempo. E avanti, fino a un livello di esistenza che non è possibile descrivere con i linguaggi di questo mondo tridimensionale. Fu come passare dall'oscurità alla luce del sole. La mia Guida, il Lama Mingyar Dondup, mi aspettava … Ci muovemmo insieme attraverso il magnifico paesaggio, fino al Palazzo dei Ricordi, dove c'era ancora molto da apprendere. Per un po' stemmo seduti a parlare, la mia Guida, un gruppo di nobili personaggi e io. "Presto" disse uno di loro "andrai nella Terra degli indiani d'America, dove abbiamo un altro incarico per te. Ristorati qui per alcune ore, perché le tue ultime prove hanno abusato molto delle tue forze". … Quando tornai in Irlanda, il paese era ancora avvolto nell'oscurità, nonostante appena qualche leggero lampo di luce che attraversava il cielo del mattino. 4-22 Le pareti del Tempio sembravano respirare, ondeggiare all’unisono col canto. Delle forme spettrali si raccolsero attorno al Vecchio Lama: erano coloro che solo recentemente erano trapassati da questa vita, senza alcuna preparazione, e che ora vagavano soli e senza guida. Le ombre tremolanti sembravano saltare e torcersi come anime tormentate; la mia stessa coscienza, le percezioni, perfino i miei sentimenti, vibravano tra due mondi. In uno guardavo con attenzione rapita lo svolgersi della Funzione sotto di me. Nell’altro vedevo i ‘mondi di mezzo’, in cui le anime di coloro che erano appena trapassati tremavano di paura per l’Ignoto sconosciuto. Anime isolate, avvolte in tenebre umide e aderenti, si lamentavano nel terrore e nella solitudine. Isolate le une dalle altre, isolate da tutti gli altri per la loro mancanza di fede, erano immobili come uno yak imprigionato in una palude di montagna. Il canto, l’invito, del vecchio Lama penetrava fin dentro il buio appiccicoso dei ‘mondi di mezzo’, rischiarato soltanto dalla debole luce azzurrognola delle forme spettrali: “Ascoltate le Voci delle nostre Anime. Questo è il Mondo dell’Illusione. Così come l’Uomo morì nella più Grande Realtà per nascere sulla Terra, deve morire sulla Terra affinché rinasca nella Grande Realtà. Non vi è Morte, ma Nascita. Il dolore della Morte è dolore di Nascita. Il terzo bastoncino d’incenso viene acceso affinché un’Anima in Tormento possa essere guidata”. Un comando telepatico penetrò dentro la mia consapevolezza: “Lobsang! Dove sei? Vieni da me ora!” Con un grandissimo sforzo mi strappai da quel mondo, per tornare al mio. Barcollai sulle gambe indolenzite e, traballando, uscii dalla piccola porta. “Vengo, Riverito Signore!” pensai all’indirizzo della mia Guida. … Sorrise, quando mi vide. “Caro Lobsang!” esclamò, mi sembra che tu abbia visto uno spettro! “Signore” risposi “ ne ho visti parecchi”.
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4-36 “Esistono dei poteri, dentro di noi, controllabili dal nostro Io-superiore, che sono infinitamente più grandi di qualsiasi cosa l’Uomo abbia potuto fare nel mondo materiale, fisico. L’Uomo Occidentale, in particolare, abuserebbe di questi Poteri, perché l’unica sua preoccupazione è il denaro. L’Uomo Occidentale si pone solo due domande: è dimostrabile? e cosa ricavarne?”. Rise come un ragazzo e disse: “Mi diverte moltissimo pensare a tutti i meccanismi e agli apparecchi che l’Uomo usa per mandare un messaggio ‘senza fili’ attraverso gli oceani. ‘Senza fili’ è l’ultimo termine che dovrebbero adoperare, perché l’apparecchiatura consiste di chilometri e chilometri di fili. Ma qui, nel Tibet, i nostri Lama addestrati mandano messaggi telepatici senza alcun apparecchio. Andiamo nel mondo astrale e viaggiamo attraverso spazio e tempo, visitiamo le altre parti del mondo, altri mondi. Conosciamo la levitazione - riusciamo ad alzare pesi immensi, applicando poteri generalmente sconosciuti. Non tutti gli uomini sono puri, Lobsang, e la veste di monaco non ricopre sempre un santo. Vi può essere un uomo cattivo in un Monastero buddista come vi può essere un santo in prigione”. 5-103 In telepatia, dobbiamo rimanere più calmi possibile, perché altrimenti perderemmo il nostro tempo, sforzandoci di ricevere le onde altrui, cioè i loro pensieri. … Ogni volta che pensiamo, emettiamo elettricità. Se i nostri sono pensieri pacifici, se non siamo influenzati da una forte emozione, la nostra elettricità cerebrale seguirà una linea relativamente diritta, senza vertici o vallate profonde. Se c'è una cima (un picco), significa che qualcosa ha interrotto la regolarità del nostro pensiero. Dobbiamo fare in modo che non si produca un eccessivo voltaggio e che nulla possa provocare angoscia o depressione nel processo del nostro pensiero. 5-102 … il rumore provocato da un cervello umano è più assordante di quello di una vecchia macchina. 5-104 Uno dei metodi più sicuri di acquisire la tranquillità e la pace dello spirito, è di saper respirare. Dovremmo imparare a respirare con lentezza, profondamente. Dovremmo assicurarci che l'aria viziata sia espulsa completamente dai nostri polmoni. Se noi respiriamo solo con la cima dei polmoni, l'aria che sta in fondo diventa sempre più viziata. Più immagazziniamo aria pura, più forte sarà la potenza del nostro pensiero, perché non possiamo vivere senza ossigeno e il cervello è il primo a soffrire della mancanza di ossigeno. Se il cervello viene privato della sua congrua razione, ci sentiamo affaticati, abbiamo sonno, i movimenti si appesantiscono e abbiamo difficoltà a riflettere. 5-105 Per esercitarvi, comprimete il torace, sforzatevi di espirare la maggior quantità di aria possibile, svuotate del tutto i polmoni, fino a soffocare. Poi, dopo circa dieci secondi, riempire completamente i polmoni, dilatate il torace, aspirate ancora, ancora un poco. Quando avrete l'impressione che i polmoni non possano più contenere aria, trattenete il respiro e, in capo a cinque secondi, espirate, espirate tanto lentamente da metterci almeno sette secondi a svuotarvi di tutta quell'aria. Comprimete tutti i muscoli per emettere totalmente l'aria, poi ricominciate. Ripetete questo esercizio sei o sette volte e vi accorgerete che le vostre preoccupazioni e il cattivo umore si dissiperanno e conoscerete infine la pace interiore. … ogni volta che avrete paura di non poter risolvere i vostri problemi, ripetetevi la stessa domanda: "Queste preoccupazioni saranno ancora importanti fra cento anni?" 5-106 Ritorniamo però alla famosa domanda: "Che importanza avrà tutto ciò fra cento anni?". Se fate del bene a una persona, questo avrà certamente importanza fra cento anni, perché le avrete portato la luce. Più aiuterete gli altri, più aiuterete voi stesso. Si tratta di una legge dell'occultismo, che vuole che non si possa ricevere se non si è dato. Se date, che sia denaro o amore, riceverete a vostra volta. 5-107 Dovete allora, per il vostro bene e per quello altrui, esercitarvi ad esser sempre di umore uguale, rimanere calmo, ricordarvi ancora e sempre che le vostre preoccupazioni non sono altro che irritazioni senza importanza. Vi sono mandate per mettervi alla prova!
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5-115 … la telepatia esige condizioni favorevoli e non è possibile comunicare se qualcuno, vicino a voi, tenta di prendervi in fallo, perché captate le onde emesse da altri e, se avete vicino una persona che tenta di provare che siete un ciarlatano, le sue radiazioni di scetticismo e di diffidenza copriranno le onde che potreste captare. Vi consigliamo vivamente, se mai qualcuno vi domanderà di provare di cosa siete capaci, di rispondere che non dovete dare nessuna prova; sapete ciò che potete fare, e non dovete dimostrarlo. … Non bisogna mai farsi pagare per leggere nel globo di cristallo o nelle carte, altrimenti si perdono tutte le facoltà, e non si vede più niente. Non bisogna mai tentar di provare che si è capaci di fare una cosa o l'altra, altrimenti il vostro ricevitore cerebrale sarà confuso, invaso dalle onde parassite di coloro che dubitano di voi. E' spesso assai meglio non confessare le proprie conoscenze esoteriche. Più sembrerete normali, semplicemente, più potrete captare le onde. 5-108 … vi sono vari centri di ricezione del cervello. Quello che corrisponde più o meno all'alone, capta le onde telepatiche. … Quando siamo calmi e sereni, possiamo captare ogni sorta di impressione. Sono le onde radio delle altre persone che vengono assorbite dal ricettore del nostro cervello. Potrete ammettere con facilità che alcune persone hanno 'intuizioni'. … In realtà, si tratta semplicemente di telepatia inconscia o subcosciente; la persona, cioè, che ha una 'intuizione' capta un messaggio telepatico diffuso, coscientemente o inconsciamente, da un'altra persona. Si dice, giustamente, che le donne hanno più capacità intuitive dell'uomo. Le donne potrebbero avere assai più capacità telepatiche dell'uomo medio, se soltanto parlassero un po' meno! … Il modo più facile di acquisire facoltà telepatiche è di lavorare con qualcuno che si conosce bene, e col quale si è in rapporti di intimità. Dovrete parlare dapprima di ciò che volete tentare, dovrete stabilire il giorno e l'ora in cui tenterete di comunicare per telepatia. Ognuno di voi dovrà ritirarsi nella sua stanza. La distanza che vi separa non dev'essere calcolata, potete trovarvi in continenti diversi. … Quando sarete capace di mandare un messaggio telepatico a un amico, o di riceverne uno, sarete capace di captare i pensieri altrui, ma non potrete farlo se le vostre intenzioni non sono buone! … non è possibile usare la telepatia per far del male, questa è una legge inesorabile della metafisica. Non vi allarmate, allora, la gente non può leggervi nel pensiero con un cattivo fine.
CRONACA DELL'AKASHA 3-138 La Cronaca dell'Akasha! Quale meravigliosa fonte di conoscenza! Quale tragedia che la gente non indaghi sulle sue possibilità invece di occuparsi di bombe atomiche! Tutto quello che compiamo, tutto ciò che accade, si imprime in modo indelebile sull'Akasha, quel mezzo sottile che penetra a fondo in tutta la materia. Ogni movimento che ha avuto luogo sulla Terra, sin da quando la Terra è nata, è a disposizione di coloro che abbiano il necessario addestramento. Per coloro che hanno gli 'occhi' aperti, la storia del mondo sta davanti a loro. Un'antica predizione afferma che alla fine di questo secolo gli scienziati saranno in grado di servirsi della Cronaca dell'Akasha per scrutare all'interno della storia. Sarebbe interessante conoscere ciò che realmente Cleopatra disse ad Antonio, e che cosa erano le famose battute di Gladstone. Per me sarebbe una delizia osservare le facce dei miei critici, nel momento in cui si rendessero conto di quali asini sono, nel momento in cui dovessero riconoscere che tutto sommato ho detto la verità, ma, è triste dirlo, nessuno di noi si troverà qui a quell'epoca. Ma possiamo spiegare in modo più chiaro questa Cronaca dell'Akasha? Tutto quello che accade si 'imprime' su quel mezzo che penetra a fondo anche nell'aria. Una volta emesso un suono, o iniziata un'azione, essi vi restano per sempre. Mediante strumenti adeguati chiunque potrebbe vederlo. Consideriamolo in termini di luce, ovvero di vibrazioni che noi definiamo luce e vista. La luce viaggia a una certa velocità. … E' la lentezza della luce che potrebbe far realizzare uno strumento per 'vedere' il passato. Se potessimo muoverci istantaneamente verso un pianeta così lontano da richiedere un anno-luce per arrivarci partendo dal pianeta che abbiamo appena lasciato, vedremmo la luce che è stata emessa un anno prima di noi. Se
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disponessimo di un telescopio, ultrasensibile, con cui potessimo mettere a fuoco ogni parte della Terra, vedremmo gli avvenimenti terrestri accaduti un anno prima. … 5-93 Grazie al Documento dell'Akasha possiamo risalire il corso della storia, vedere tutto ciò che è accaduto non soltanto in questo mondo ma anche in altri, perché gli scienziati cominciano a sospettare ciò che gli occultisti hanno sempre saputo, cioè che esistono altri mondi, abitati da altre persone che non sono necessariamente esseri umani, ma sono dotate ugualmente di sensazioni. 5-94 Supponiamo, cosa assolutamente impossibile quando siamo prigionieri del nostro corpo fisico, ma del tutto semplice e normale quando si lascia il corpo, supponiamo dunque di poter viaggiare più veloci del pensiero. … Immaginiamo di poterci spostare istantaneamente in un pianeta che riceve la luce che la Terra ha emessa 3.000 anni fa. Noi stessi potremo allora vedere questa luce vecchia di 3.000 anni. Supponiamo ora di avere un telescopio così potente da poter vedere la superficie della terra, o intercettare i raggi di luce che riceviamo. Vedremmo allora chiaramente ciò che accadeva 3.000 anni fa. 5-95 Noi viviamo in un mondo dai limiti precisi, e non possiamo percepire impressioni che su una strettissima gamma di frequenza. Se potessimo utilizzare in pieno le nostre facoltà latenti, come possiamo farlo nell'astrale, vedremmo le cose sotto un tutt'altro aspetto, e potremmo percepire che tutta la materia è realmente indistruttibile, che ogni esperienza vissuta dall'inizio dei tempi continua a emettere radiazioni sotto forma di onde. Grazie a speciali facoltà, potremmo captare queste onde come intercettiamo quelle della luce. Capirete meglio se prendiamo per esempio un semplice proiettore di diapositive; piazzate il proiettore in una camera oscura e fate scivolare la diapositiva. Se avete orientato il vostro apparecchio su uno schermo o su un muro bianco, a una certa distanza, vedrete l'immagine. Ma se il vostro proiettore è orientato sull'oscurità, attraverso la finestra aperta, non vedrete che un debole fascio di luce, senza la minima immagine. Questo significa che, prima di poter essere scorta, la luce deve essere intercettata, e deve riflettersi su qualcosa. … 5-95 Allorché lasciamo la terra per trasferirci nell'astrale, il viaggio nel tempo è altrettanto semplice quanto, sulla Terra, una passeggiata o una serata al cinematografo. Il Documento dell'Akasha è dunque una forma di vibrazione che nessun termine terrestre può descrivere. Tutt'al più, potremmo paragonarlo a un'onda radio. 5-96 Quaggiù, grazie a un apparecchio elettrico o elettronico, rallentiamo le frequenze delle onde e le convertiamo in frequenze audio-visive, e questa è la televisione. Parimenti se, sulla Terra, potessimo rallentare le frequenze d'onda del Documento dell'Akasha, potremmo senza alcun dubbio far passare scene storiche reali sullo schermo televisivo; gli storici avrebbero allora delle crisi, nell'accorgersi che la storia quale ce la raccontano i libri è del tutto falsa! Il Documento dell'Akasha è costituito da vibrazioni indistruttibili che compongono la somma totale delle conoscenze umane emananti dal mondo … . Tutto ciò che è accaduto sulla Terra esiste ancora sotto forma di vibrazione. Quando lasciamo il nostro corpo, non abbiamo bisogno di alcun apparecchio ricevitore per comprendere queste onde; non usiamo niente per rallentarle poiché, al contrario, i nostri 'ricevitori' si accelerano quando lasciamo il corpo, in modo tale che, con un po' di pratica, con un po' di allenamento, possiamo ricevere ciò che chiamiamo il Documento dell'Akasha. … Il Documento dell'Akasha contiene tutto ciò che è accaduto nel mondo. Altri mondi hanno ognuno il loro Documento dell'Akasha, un po' come ogni paese ha i suoi programmi radio. Coloro che sanno come fare possono inserirsi sulla lunghezza d'onda akashiana di qualunque mondo e vedere così gli avvenimenti storici che vi si son svolti, e come i libri di storia siano falsificati. 5-97 Ma questo documento, questa 'registrazione' akashiana, non serve solo a soddisfare la curiosità, consente di vedere la propria vita. Allorché ci muoviamo per passare su un altro livello di esistenza, dobbiamo contemplare tutto ciò che abbiamo fatto, o trascurato di fare, durante la vita; vediamo il nostro passato con la rapidità di un pensiero, non solo dal giorno della nascita, ma da quello in cui abbiamo deciso dove e come ci sarebbe piaciuto nascere.
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Avendo allora preso coscienza dei nostri errori, lavoriamo ancora, rettifichiamo i nostri piani, come un bambino che ha capito gli errori fatti in un esame, riprova l'esame, e riesce. 5-98 Avrete certo sentito parlare di persone che possono raccontare dov'erano nella vita precedente, e ciò che facevano. E' una manifestazione del Documento dell'Akasha, poiché molte persone nel sonno viaggiano nell'astrale, e vedono il Documento dell'Akasha. Al mattino, quando tornano, ne hanno spesso un ricordo deformato, come abbiamo già visto; tanto che, se alcuni loro argomenti esprimono verità, altri non sono altro che distorsioni. Potrete osservare che la maggior parte dei loro racconti hanno origine dalla sofferenza. Sembra che essi siano stati dei tiranni, degli esseri vili. Questo avviene perché veniamo sulla terra come si andrebbe a scuola. Dobbiamo costantemente ricordarci che le prove sono indispensabili per purgare un essere dai suoi difetti … . Gli esseri umani devono subire prove che li porteranno sull'orlo di una totale depressione, ma non fino al fondo, perché la loro spiritualità sia provata e le loro colpe cancellate. Gli uomini vengono sulla terra per imparare, e si istruiscono molto più rapidamente e in maniera più determinante per mezzo della disgrazia che per mezzo di cose buone. … Non siate tanto cattivi da doverne soffrire dopo, e non siate tanto puri, tanto santi, da elevarvi al di sopra dei comuni mortali ed essere incapaci di abitare su questa terra. Per fortuna, non esiste nessuno così puro! 5-98 Secondo il documento dell'Akasha, il popolo ebreo è una razza che, in un'altra esistenza, è stata incapace di progredire. Essa faceva tutto ciò che era vietato, dimenticando ciò che avrebbe dovuto fare. Si abbandonava ai piaceri della carne, alle delizie della tavola, preferendo nutrimenti grassi al punto che i corpi si appesantirono e gli spiriti divennero incapaci di fluttuare nell'astrale, rimanendo invece prigionieri di grossolani involucri di carne. Questi, che oggi chiamiamo 'ebrei', non furono né distrutti né condannati all'eterna dannazione. Essi beneficarono di una seconda possibilità. Nel ciclo attuale dell'esistenza vi sono individui che si trovano alla loro prima vita e, quando hanno a che fare con degli ebrei, sono spaesati e spesso timorosi. Non capiscono cosa ci sia di differente negli ebrei, ma sentono questa differenza, sentono che un ebreo possiede conoscenze che non sembrano della Terra, e questo fa loro paura, e quando una persona ha paura, perseguita. Ecco perché gli ebrei, appartenenti a un'antichissima razza, sono perseguitati, perché devono ricominciare la vita. Alcuni invidiano il loro sapere, il loro potere di sopportazione, e - ancora una volta si ha la tendenza a distruggere ciò che si invidia.
FORME-PENSIERO 4-53 … “mi avete parlato prima di quella Figura - l’avete chiamata l’Angelo di Mons - che molti sostenevano di aver visto sopra il campo di battaglia. Era un Dio?”. “No, Lobsang”, rispose la mia Guida, “moltissime persone, nell’ora della disperazione, desideravano ardentemente vedere la figura di un Santo, o, come lo chiamano, di un Angelo. Il loro bisogno urgente e le emozioni forti generate in un campo di battaglia diedero forza ai loro pensieri, ai desideri, alle preghiere. Così, nel modo in cui ti ho fatto vedere, crearono una forma pensiero a loro misura. Man mano che appariva il primo contorno spettrale, le preghiere e i pensieri degli uomini si intensificarono, e così la figura si fece più forte e solida e persistette per un periodo di tempo considerevole. Facciamo lo stesso qui quando innalziamo ‘forme-pensiero’ nel Tempio Interno.
PREDIZIONE DEL FUTURO 1-144 Una volta preparate le carte astrologiche, coloro che hanno la preparazione necessaria possono interpretarne il significato. Occorre stabilire i reciproci rapporti di tutti i pianeti ed è necessario calcolarne le conseguenze su quella carta particolare. Noi prepariamo una Carta del
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Concepimento per conoscere gli influssi che agiscono nei primissimi momenti della vita di un individuo. La Carta della Nascita indica gli influssi astrali in atto, allorché l'individuo viene alla luce. Per conoscere il futuro, prepariamo una carta relativa al momento i cui eventi si desidera conoscere e la paragoniamo alla Carta della Nascita. Alcune persone domandano: “Ma potete davvero predire chi vincerà in una determinata corsa di cavalli?”. La risposta è no! No, a meno che non si tragga l'oroscopo di ogni uomo, di ogni cavallo, e di ogni proprietario di cavalli interessati alla corsa. In questo caso il metodo migliore consiste nel chiudere gli occhi e nel conficcare a caso uno spillo nell'elenco dei cavalli partenti. Siamo in grado di dire se una persona guarirà da una malattia, o se Tom sposerà Mary e sarà felice in seguito, ma tutto ciò concerne gli individui. Possiamo anche dire che, se l'Inghilterra e l'America non fermeranno il comunismo, una nuova guerra scoppierà nell'anno del Drago di Legno, che in questo ciclo, corrisponde al 1964. In tale eventualità, alla fine del secolo, uno sfarzoso spettacolo di fuochi d'artificio divertirebbe qualsiasi eventuale osservatore su Marte o su Venere. Sempre presumendo che i comunisti rimangano liberi di agire. 1-162 Le predizioni sono probabilità e non significano che l'uomo non ha il libero arbitrio. Tutt'altro.
PSICOMETRIA 5-113 La psicometria è l'arte di 'vedere con le dita'. … Ciò che chiamiamo psicometria, è la facoltà di prendere un oggetto e conoscerne l'origine, ciò che gli è accaduto, nelle mani di chi è passato e lo stato di spirito di quella persona. La psicometria può esser praticata coll'aiuto di un amico. Ecco come bisogna fare. Chiedete prima di tutto al vostro amico di lavarsi accuratamente le mani. Prendete poi un ciottolo e chiedetegli di lavarlo col sapone, e di sciacquarlo bene. Quando si sarà asciugato le mani, e avrà ben asciugato il ciottolo, dovrà tenerlo stretto nella mano sinistra e pensare fortemente, per un minuto circa, a ciò che vuole, a un colore, a un oggetto, al buon umore o al cattivo umore, a qualsiasi cosa. Poco importa l'argomento, deve pensarci fortemente per un minuto. Poi deve avvolgere il ciottolo in un fazzoletto pulito e darvelo. Non dovete togliere il fazzoletto, ma aspettare di essere nella vostra 'stanza di contemplazione'. Ma consentiteci ancora una digressione... Abbiamo detto 'nella mano sinistra' e occorre spiegare perché. Secondo le regole esoteriche, la mano destra è la mano 'pratica', consacrata alle cose di questo mondo. La sinistra è spirituale, consacrata alle cose metafisiche. Se siete normalmente destro, otterrete migliori risultati usando, per la psicometria, la mano sinistra 'esoterica'. Se siete mancino, usate la mano destra in senso metafisico. E' bene osservare che si ottengono spesso con la mano sinistra risultati impossibili a ottenere, se ci si serve della destra. Quando vi troverete nella vostra stanza di contemplazione, lavatevi con cura le mani, sciacquatele e asciugatele per non conservare alcuna impronta sulle mani. Sdraiatevi, allungatevi comodamente; per questa esperienza la luce non ha alcuna importanza, potete stare al buio o lasciare tutte le lampade accese, poco importa. Snodate allora il fazzoletto e prendete il ciottolo nella mano sinistra, mettetelo al centro del palmo. Non ci pensate, non ve ne occupate, tentate unicamente di cacciare ogni vostro pensiero, di fare il vuoto nel vostro spirito. Sentirete presto un leggerissimo pizzicore nel cavo della mano sinistra e poi avrete un'impressione, probabilmente quella che il vostro amico ha voluto comunicarvi. Riceverete forse anche l'impressione che egli pensi che siete completamente matto! Se fate questo esperimento, scoprirete che, a condizione di esser perfettamente calmi e sereni, potrete captare le più interessanti impressioni. … E' possibile prendere una busta e indovinare il contenuto di una lettera, prima ancora di leggerla. E' anche possibile prendere una lettera scritta in una lingua straniera e, passando leggermente la punta delle dita della mano sinistra sulla lettera, capire di cosa tratta, senza conoscere il significato delle parole.
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5-101 Sapete, è possibile, per un buon psicometra, prendere su una spiaggia un ciottolo che nessun uomo ha ancora toccato e vedere molto chiaramente il momento in cui quel frammento di pietra era ancora incastonato in una montagna. Non esageriamo, si tratta di una cosa molto semplice, facile... quando si sa come farlo! 1-115 Per secoli e secoli doni erano giunti continuamente al Potala da varie nazioni, doni destinati al Dalai Lama. Quasi tutti i doni sono stati collocati in apposite stanze, e io mi divertii immensamente ricercando in essi, e traendone, impressioni psicometriche sui motivi che avevano causato l'invio di quegli oggetti. Era un'utile scuola sui moventi che agiscono nell'animo umano. Poi, dopo che avevo riferito le impressioni suggeritemi da ogni oggetto, la mia guida compulsava un volume, leggendomi la storia esatta del dono e quel ch'era accaduto in seguito. Mi fece piacere l'esclamazione sempre più frequente: "Hai perfettamente ragione, Lobsang. Te la stai cavando proprio bene". 4-42 “Quali oggetti, tra questi, se ve ne sono, hai posseduto in una vita precedente?”. Mi accompagnò per tutta la lunghezza della tavola, poi mi fece girare, e disse, “Hmmmmn. Hmmmmn. Se credi che un oggetto sia stato tuo, Hmmmmn, prendilo e Hmmmmn, Hmmmmn, portamelo”. Si sedette pesantemente e apparentemente perse ogni interesse per me. I due lama si sedettero con lui, e non dissero niente. “Bene!” pensai “Se i tre vecchi la mettono così, ebbene, farò il loro gioco!” La psicometria è, certamente, una cosa semplicissima. Camminai lentamente, allungando la mano sinistra con la palma in giù al di sopra degli oggetti. Alcuni di essi mi fecero sentire una specie di prurito nel centro della palma e un leggero brivido, o tremito, lungo il braccio. Scelsi una Ruota delle Preghiere, una vecchia scodella malridotta, e una fila di perline. Poi ripetei il percorso lungo la tavola. Un solo oggetto mi fece sentire il prurito nella palma e il tremito su per il braccio; una vecchia veste a brandelli, quasi del tutto rovinata. La veste color zafferano di un alto dignitario, ormai quasi sbiadita per l’età, la cui stoffa era marcia e si polverizzava al tocco. La presi con cautela, temendo che si disintegrasse tra le dita attente. Con circospezione la portai al vecchio Abate, la deposi ai suoi piedi e ritornai a prendere la Ruota delle Preghiere, la scodella malridotta, la fila di perline. Senza dire una parola, l’Abate e i due lama esaminarono gli oggetti e confrontarono alcuni segni o contrassegni segreti, con quelli riportati su un vecchio libro nero che l’Abate tirò fuori. Per un po’ stettero l’uno di fronte all’altro, muovendo le teste sui colli rinsecchiti, con i vecchi cervelli che scoppiavano quasi, nello sforzo di pensare. “Harrump! Arrrf!” borbottò l’Abate, ansimando come uno yak strapazzato. Sì, è lui. Hummmmn. Un risultato notevole …”.
LEVITAZIONE 1-136 Molto è stato scritto sulla levitazione. Essa è possibile, come più volte ho potuto constatare, ma richiede una lunga pratica. E' del tutto inutile dedicarsi alla levitazione, in quanto esiste un sistema molto più semplice. 1-220 La levitazione è realizzabile, e talora viene realizzata, esclusivamente in quanto esercizio tecnico. Si tratta di un goffo metodo per spostarsi. La fatica necessaria è considerevole. Il vero adepto si avvale del viaggio astrale, che è effettivamente una cosa estremamente semplice... Purché si disponga di un abile maestro. Io disponevo di un ottimo maestro e potevo (e posso) compiere viaggi astrali. Non riuscivo invece a rendermi invisibile, nonostante i più ostinati e intensi tentativi.
INVISIBILITA' 1-220 Esistono nel Tibet uomini che possono rendersi invisibili a volontà; ma sono in grado di schermare le onde emesse dal cervello. E' forse una fortuna che siano così pochi.
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1-220 E' un'ottima cosa che l'invisibilità sia conseguibile solo da pochi, da pochissimi. Il principio è semplice; la pratica difficile. Pensate a ciò che desta la vostra attenzione. Un rumore? Un rapido movimento o un lampeggiare di colore? Rumori e rapidi gesti colpiscono le persone e fanno sì che si accorgano della vostra presenza. Un individuo immobile non viene veduto facilmente, né viene facilmente veduta una determinata persona che sia molto familiare. Il postino, ad esempio. Molte volte capita di sentir dire: "Qui non c'è stato nessuno, proprio nessuno" eppure la posta è stata consegnata. In qual modo? Da un uomo invisibile, forse? No, ma da un uomo così noto e familiare che non viene né "veduto" né percepito. (I poliziotti si vedono sempre, perché quasi tutte le persone hanno la coscienza poco pulita!). Per conseguire uno stato di invisibilità, occorre sospendere ogni azione, e sospendere anche le onde del proprio cervello! Se alla mente fisica viene consentito di funzionare (di pensare), chiunque si trovi nelle vicinanze diviene telepaticamente conscio di ciò (vale a dire, vede) e così lo stato di invisibilità cessa. 6-81 Nel riflettere a quanto osservavo, mi convinsi che le persone diventano invisibili quando si è tanto abituati a vederle che non si notano più; e mi venne anche in mente che i suoni diventano silenzi quando si è troppo abituati ad essi.
KUNDALINI 3-80 In tutta la storia contenuta in tutte le grandi opere religiose del mondo si sono avute versioni alle quali qualcuno ha prestato fede, ma che altri, dotati di maggior discernimento, hanno considerato come leggende, leggende destinate a nascondere una determinata conoscenza, che non doveva capitare per caso a nessuna persona indegna, perché una conoscenza del genere può essere pericolosa in simili mani. Tale è la storia o la leggenda di Adamo ed Eva nel Giardino dell'Eden, in cui Eva fu tentata da un serpente e in cui lei mangiò il frutto colto dall'Albero della Conoscenza: 'Essendo poi stati tentati dal serpente e avendo mangiato il frutto dell'Albero della Conoscenza, si guardarono l'un l'altro con insistenza e si accorsero di essere nudi. Avendo conseguito questa conoscenza proibita, non fu più loro consentito di rimanere nel Giardino dell'Eden.' Beninteso, il Giardino dell'Eden è quella beata terra dell'ignoranza, dove non si ha paura di niente, perché non si capisce niente, dove si è imbecilli a tutti gli effetti. Ma ecco qui la versione più esoterica della storia. "Un uomo e una donna non sono soltanto e semplicemente una massa di protoplasma, di carne tenuta in piedi da uno scheletro osseo. L'uomo è, o può essere, una cosa molto più importante di quella. Qui, su questa Terra, non siamo altro che dei fantocci del nostro Super-Io, quel Super-Io che provvisoriamente risiede nella sfera astrale e che si procura esperienza attraverso il corpo di carne, che è il fantoccio, lo strumento di quello astrale. I fisiologi hanno sezionato il corpo dell'uomo e hanno ridotto ogni cosa a una massa di carne e ossa. Possono discutere di questo o di quell'osso, possono discutere dei vari organi, ma sono tutte cose materiali. Essi non hanno scoperto, né hanno mai tentato di scoprire, le cose più segrete, le cose intangibili, le cose che indiani, cinesi e tibetani conoscono da secoli e secoli prima del cristianesimo. La colonna vertebrale è veramente una struttura importante. Essa ospita il midollo spinale, senza il quale si è paralizzati, senza il quale si è inutili come esseri umani. Ma la colonna vertebrale è ancora più importante. Proprio nel centro del nervo spinale, il midollo spinale è un tubo che si estende in un'altra dimensione. E' un tubo su cui la forza, nota come la Kundalini, una volta destata, si può propagare. Alla base della colonna vertebrale si trova quello che gli Orientali chiamano il Fuoco del Serpente. E' la sede stessa della vita. Nell'Occidentale di tipo medio questa forza è inattiva, addormentata, quasi paralizzata dal disuso. In effetti è come un serpente, attorcigliato alla base della colonna vertebrale, un serpente dal potere immenso che, tuttavia, per svariati motivi, non può, per il momento, fuggire dai suoi confini. Questa figura mitica di serpente è nota come Kundalini: negli Orientali che ne sono consapevoli la forza del serpente può salire attraverso il canale del nervo spinale, salire dritto fino al cervello e oltre,
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arrivando fino alla sfera astrale. Man mano che sale, la sua poderosa energia rende attivo ciascuno dei chakra, o centri di forza, quali l'ombelico, la gola e diverse altre parti. Quando questi centri si destano, una persona diventa piena di vitalità, potente, dominante. Avendo il completo controllo della forza del serpente, è possibile compiere quasi tutto. E' possibile spostare le montagne, o camminare sull'acqua, levitare, oppure lasciarsi seppellire nella terra in una cassa sigillata, da cui si uscirebbe vivi in qualsiasi determinato momento. Così la leggenda ci dice che Eva fu tentata da un serpente. In altre parole, in qualche modo Eva riuscì a sapere qualcosa in merito alla Kundalini. Ella fu in grado di sciogliere il potere del serpente attorcigliato alla base della sua colonna vertebrale e quello si alzò e si sollevò attraverso la colonna vertebrale, destò il suo cervello e le diede la conoscenza. Ecco perché, nel racconto, si può affermare che ella si cibò dell'Albero della Conoscenza, ovvero del frutto di quest'ultimo. Ella ottenne questa conoscenza, grazie alla quale poteva vedere l'aura, la forza che circonda il corpo umano. Ella poteva vedere l'aura di Adamo, i suoi pensieri e le sue intenzioni e anche Adamo, essendo tentato da Eva, ottenne il risveglio della sua Kundalini, sicché egli, poi, poté vedere Eva come ella era. La verità è che ciascuno guardava fisso l'aura dell'altro, scorgendo la nuda forma astrale dell'altro, la forma liberata dal corpo umano, sicché poteva vedere tutti i pensieri dell'altro, tutti i suoi desideri, tutta la sua conoscenza, che non doveva corrispondere al livello evolutivo di Adamo e Eva. Gli antichi sacerdoti sapevano che, sotto determinate condizioni, l'aura era visibile, essi sapevano che la Kundalini poteva essere ridestata dal sesso. Così, in tempi remoti, i sacerdoti insegnarono che il sesso era peccaminoso, che il sesso era la radice di tutti i mali e, poiché Eva tentò Adamo, il sesso fu la rovina del mondo. Essi insegnarono questo perché, a volte, come ho detto, il sesso può stimolare la Kundalini che, nella maggior parte delle persone, se ne sta inerte alla base della colonna vertebrale. La forza della Kundalini è attorcigliata giù in basso, è una forza formidabile che, dal modo in cui è avvolta a spirale, assomiglia a una molla d'orologio. Come una molla d'orologio che si srotola improvvisamente, può arrecare danno. Questa forza particolare è situata alla base della colonna vertebrale e, in parte, in effetti, dentro gli organi della riproduzione. Gli Orientali se ne rendono conto; alcuni induisti si servono del sesso nelle loro cerimonie religiose. Usano una diversa forma di manifestazione sessuale, nonché una diversa posizione sessuale per ottenere risultati specifici, e questi risultati li ottengono. Gli antichi, secoli e secoli fa, adoravano il sesso. Si interessavano del culto fallico. Nei templi si celebravano determinate cerimonie, che facevano rivivere la Kundalini e questa, a sua volta, dotava una persona di chiaroveggenza, di telepatia e di molti altri poteri esoterici. Il sesso, usato a proposito e in un certo modo nell'amore, può suscitare le vibrazioni di una persona. Può far sì che quello che gli Orientali definiscono il Fiore di Loto si apra e abbracci il mondo dello spirito. Può far sì che la Kundalini agiti e ridesti determinati centri. Ma non si deve mai approfittare del sesso e della Kundalini. L'uno deve completare e integrare l'altra. Quelle religioni che affermano che tra marito e moglie non debbano esserci rapporti sessuali commettono un deplorevole errore. Questa tesi è spesso patrocinata da molti dei culti più discutibili della religione cristiana. I cattolici si accostano più alla verità quando raccomandano che marito e moglie abbiano esperienze sessuali, ma i cattolici lo sostengono ciecamente, senza conoscerne il motivo e credendo che serva semplicemente alla procreazione dei figli, cosa che non è lo scopo principale del sesso, quantunque la maggior parte della gente ne sia convinta. Quindi, queste religioni che affermano che non si debbano avere esperienze sessuali, cercano di respingere l'evoluzione dell'individuo e quella della razza. … Nel caso dell'uomo, quando la Kundalini si ridesta, quando il Fuoco del Serpente dà segno di vita, allora le molecole del corpo si rivolgono tutte in un'unica direzione, grazie alla forza della Kundalini, che, risvegliandosi, ha spinto le molecole in quella direzione. Allora il corpo umano palpita tutto di vita e di salute, acquista la potenza della conoscenza, può vedere tutto. Esistono diversi sistemi per ridestare del tutto la Kundalini, ma non vi si deve ricorrere, tranne che per quelli che sono adeguatamente evoluti, poiché l'immenso potere e il dominio sugli altri, che comporterebbe un risveglio completo, darebbero la possibilità di approfittarne
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e di usarli a fini malvagi. Tuttavia la Kundalini può essere ridestata in parte e può dare vita a determinati centri, per mezzo dell'amore fra due sposi. Raggiungendo l'estasi autentica dei rapporti sessuali, le molecole del corpo si dispongono in modo tale che molte di esse si rivolgono in un'unica direzione e i soggetti interessati acquistano una grande potenza dinamica. Quando sarà eliminata ogni forma di falso pudore e di falsi insegnamenti riguardo al sesso, allora l'Uomo si leverà ancora una volta come un grande essere, ancora una volta l'Uomo sarà in grado di prendere il suo posto di viaggiatore delle stelle".
IMMAGINAZIONE 5-74
… l'essenziale è CREDERE. Poco importa che si creda alla religione o all'occultismo, ripetiamo ancora una volta che l'essenziale è aver fede. 5-120 L'immaginazione, dunque, è una parola che oggi non ha una buona fama, ma l'immaginazione controllata è la chiave capace di aprire la mente, di far comprendere molte cose velate da mistero. E' bene ricordarsi, di tanto in tanto, che, in una lotta tra l'immaginazione e la volontà, è sempre l'immaginazione che riporta la vittoria. Ripetiamo, e ogni autorità competente sarà d'accordo con noi, che la volontà non è niente senza l'immaginazione. Non esiste forza più grande. Persistete, malgrado tutto, a credere che la forza della vostra volontà vi consente di fare cose che la vostra immaginazione rifiuta? Formuliamo un problema ipotetico … Abbiamo davanti una strada deserta. … Tracciamo due strisce parallele, a distanza di un metro, da un marciapiede all'altro. Senza dovervi preoccupare delle macchine né dei curiosi, scendete tranquillamente dal marciapiede e attraversate la carreggiata fra le due strisce dipinte; non avrete un istante di esitazione e il vostro cuore non accelererà certo il suo ritmo. Potete attraversare fra le righe senza timore, perché sapete che la terra non si apre sotto i vostri passi, sapete anche che nessuna macchina vi schiaccerà, che non rischiate assolutamente niente e se, per caso, inciampate non cadrete che dalla vostra altezza. Cambiamo ora la scena. La strada è la stessa, la attraversiamo e saliamo al ventesimo piano dell'edificio che sta di fronte, sul tetto della terrazza. Guardiamo da lì l'altra parte della strada e potremo constatare di essere a livello di un'altra terrazza, situata proprio di faccia. Se ci sporgiamo sul parapetto, possiamo veder le nostre due linee, dipinte sulla carreggiata. Bene. Ora ci procureremo un'asse lunga, e larga un metro, dell'esatta larghezza del percorso che abbiamo tracciato a terra. La stendiamo di traverso alla strada e l'appoggiamo sul parapetto di fronte, venti piani sopra il marciapiede. La fisseremo solidamente, ci assicureremo che è ben liscia, e che nessuna protuberanza può farci inciampare. Abbiamo dunque un percorso della stessa larghezza di quello della carreggiata stradale. Potete camminare su quell'asse solidamente fissata a 60 o 70 metri dal suolo e attraversare senza incidenti per raggiungere il tetto di fronte? Se la vostra immaginazione vi dice che lo potete, camminerete tranquillamente su quell'asse e arriverete senza intoppi. Ma se la vostra immaginazione non è tanto compiacente, il cuore vi batterà follemente al solo pensiero di compiere una simile prodezza, il vostro stomaco si incresperà, e sarete livido di paura. Ma perché? Avete già attraversato la strada, allora perché non poterla attraversare camminando su di un asse solidamente fissata? La risposta è semplice; la vostra immaginazione si oppone, essa vi grida che c'è pericolo, che se mai perdete l'equilibrio e scivolate, cadrete e vi ucciderete. Si ha un bel tentare di rassicurarvi, non c'è niente da fare, perché la vostra immaginazione è più forte della volontà. Se, tuttavia, ci tenete a provare la forza di questa volontà, i vostri nervi cederanno, vi metterete a tremare, impallidirete e il vostro respiro diventerà disordinato. Noi possediamo in noi stessi meccanismi che ci avvertono e ci proteggono dal pericolo, sistemi di salvaguardia automatica che trattengono l'essere umano normale, nel momento in cui vorrebbe correre uno stupido rischio. L'immaginazione fa sì che sia impossibile, per una persona, camminare su quell'asse, e nessun ragionamento potrà persuaderla che non rischia niente, che basta immaginare che è possibile
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farlo. Finché non vi 'immaginerete' in piedi su quell'asse, mentre camminate tranquillamente e senza timore verso l'altro tetto, non ci riuscirete. Se si fa appello alla propria volontà, se ci si obbliga a fare una cosa che l'immaginazione disapprova, si rischia un esaurimento nervoso, perché, lo ripetiamo, in caso di lotta fra immaginazione e volontà, è sempre la prima che riporta la vittoria. Se ci si obbliga a fare qualcosa, tutti i campanelli di allarme risuonano in noi, i nostri nervi non potranno resistere e neppure la nostra salute. 5-123 L'immaginazione può far crollare un impero, ma anche costruire imperi. Se coltivate la vostra immaginazione, e se sapete controllarla, potete avere tutto ciò che volete. E' impossibile comandare alla propria immaginazione. … Per far questo occorre pratica, ma ci si può riuscire! … E' prima di tutto una questione di fede, di allenamento. Pensate a una situazione qualunque che faccia nascere in voi la paura o il disgusto, e poi superate questi sentimenti con la fede, persuadendo la vostra immaginazione che voi potete fare una determinata cosa. … Torniamo al nostro esempio della strada da traversare; ditevi che potete facilmente camminare su un'asse larga un metro appoggiata di traverso sulla carreggiata. Allora, grazie alla fede, ripetendovi che non siete come gli altri, che possedete un dono speciale, riuscirete a persuadere l'immaginazione che potete facilmente attraversare la strada su quell'asse, per quanto situata a 60 metri dal suolo. … Se controllate l'immaginazione mediante la fiducia in voi stessi, nelle vostre possibilità, potrete fare qualunque cosa. … L'impossibile non esiste!
VARIE 5-134 … con coloro che se ne sono andati è possibile comunicare per mezzo della telepatia, per mezzo della chiaroveggenza e per mezzo di ciò che viene chiamato 'scrittura automatica'. In quest'ultimo caso, tuttavia, è bene diffidare dell'immaginazione, e controllarla, perché il messaggio scritto subconsciamente non emani dal nostro cosciente, né dal nostro proprio subcosciente, ma invece direttamente dalla persona che è partita per l'aldilà e che ci vede, per quanto, per il momento, rimanga invisibile. 8-140 La stessa Hampton Court era un posto che trovavo affascinante. L'ho visitata spesso, anche in condizioni insolite, e ho potuto constatare chiaramente che il luogo era veramente frequentato dagli spiriti di coloro i cui corpi sono morti tanto tempo fa. 5-9 Lo spazio non è un vuoto, come si pensava un tempo, ma un ammasso di molecole d'idrogeno che formano le stelle e i pianeti. E' evidente che un'altra creatura ha difficoltà ad insinuarsi fra i gruppi appartenenti a un essere la cui densità molecolare è molto forte, ma un 'fantasma' le cui molecole sono estremamente rade può attraversare facilmente un muro di mattoni. Perché questo muro non è altro che una collezione di molecole, analoga a una nuvola di polvere, in sospensione nell'atmosfera. Per quanto ciò possa sembrare improbabile, c'è dello spazio fra ogni molecola, come fra ogni stella, e se una creatura è abbastanza piccola o se le sue molecole sono distanziate, essa può passare fra quelle di un muro di mattoni, per esempio, senza toccarne alcuna. Questo permette di capire come un 'fantasma' possa improvvisamente apparire in una camera chiusa, e come possa attraversare un muro, apparentemente massiccio e solido. 4-15 Passandomi il libro, aperto a una figura, chiese: “Sai cosa sia questo?” Osservai la figura ed era così ordinaria che guardai le parole strane scritte sotto. Non significavano niente per me. Restituendo il libro, dissi in tono di rimprovero: “Sapete bene che io non so leggerlo, Onorevole Lama!” “ Ma riconosci la figura?” continuò “ Ebbene, sì, è solo uno Spirito della Natura, uguale a quelli che ci sono qui “. Ero sempre più perplesso. Di che cosa si trattava? Il Lama aprì il libro di nuovo e disse: “In un paese lontano, oltre i mari, la facoltà generale di vedere gli Spiriti della Natura si è persa. Se una persona vede un tale Spirito, diventa oggetto di scherno, e il veggente viene addirittura accusato di ‘avere visioni’. Gli occidentali non credono in ciò che non possono fare a pezzi, tenere in mano o mettere in gabbia. Uno Spirito
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della Natura viene chiamato Fata, in occidente, e le Favole non sono credute”. Questo mi stupì moltissimo. Io potevo vedere gli Spiriti, sempre, e li consideravo normali. … Il Lama Mingyar Dondup parlò: “Tutta la Vita, come ti ho detto ieri sera, consiste in Materia che vibra rapidamente e che genera una carica elettrica, l’elettricità è la Vita della Materia. Nello stesso modo, in musica, vi sono varie ottave. Immagina che l’Uomo comune per Strada vibri su una certa ottava, allora uno Spirito della Natura e uno Spettro vibreranno a un’ottava superiore. Siccome l’Uomo Medio vive e pensa e crede soltanto su un’ottava, le persone delle altre ottave gli sono invisibili! … Tu vedi l’aura degli esseri umani. La maggior parte degli altri umani non la vede. Tu vedi gli spiriti della natura e gli spettri. La maggior parte degli altri esseri umani, no. Tutti i bambini piccoli vedono queste cose, perché i giovanissimi sono maggiormente ricettivi. Poi, man mano che crescono, le preoccupazioni per la sopravvivenza ottundono la facoltà percettiva. In occidente, i bambini che raccontano ai genitori di aver giocato con dei Compagni dello Spirito vengono puniti per la menzogna o derisi per la loro ‘fantasia troppo vivace’. Il bambino se ne risente e dopo un po’ si convince che era solo immaginazione! Tu, a causa della particolare educazione che hai ricevuto, vedi gli spettri e gli spiriti della natura e li vedrai sempre, come vedrai sempre l’aura umana “. “ Allora perfino gli spiriti della natura che si prendono cura dei fiori sono uguali a noi?” chiesi. “Sì” rispose “uguali a noi, solo che vibrano più velocemente e che hanno le particelle di materia più distanti le une dalle altre. Questo spiega anche perché riesci a far passare la mano attraverso un raggio di sole”. “Avete mai toccato - cioè afferrato - uno spirito?” chiesi. "Sì!" rispose "si può fare se si aumenta la velocità delle proprie vibrazioni. Te lo racconterò". … “Molti anni fa, quando ero un giovanotto, mi precipitavo a svoltare un angolo, qui al Potala - proprio come fai tu, Lobsang! Ero in ritardo per la Funzione e, con orrore, vidi un Abate corpulento che mi bloccava la strada. Anch’egli si affrettava! Non avevo più tempo per evitarlo; stavo ripetendomi le scuse che avrei dovuto pronunciare, quando gli passai attraverso. Il suo spavento fu uguale al mio. Comunque, ero talmente stupefatto che continuai a correre e arrivai in tempo, quasi in tempo, dopotutto. … Quella notte tardi, ci pensai. Pensai: "Perché non dovrei poter toccare uno spettro?". Più ci pensavo e più cresceva in me la determinazione di toccarne uno. Stesi i piani molto accuratamente e lessi tutti i Documenti antichi che parlavano di questo. Consultai anche un uomo molto saggio che viveva in una caverna, sulle montagne. Mi disse molte cose, mi mise sulla strada giusta e ti dirò le stesse cose perché conducono direttamente all’argomento di cui ci stiamo occupando: toccare uno spettro. … La vita, come ti ho detto, consiste in una massa di particelle, piccoli mondi che ruotano attorno a piccoli soli. Il movimento genera una sostanza che, in mancanza di un termine più adatto, chiameremo ‘elettricità’. Se mangiamo sensatamente, possiamo aumentare la velocità delle nostre vibrazioni. Una dieta sensata, niente di quella roba fantasiosa e stramba, fa star meglio, aumenta la velocità basilare delle vibrazioni. Così possiamo avvicinarci alla velocità di vibrazione di uno spettro”. Si fermò e accese un nuovo bastoncino d’incenso. Quando fu soddisfatto di come ardesse la punta, rivolse la sua attenzione di nuovo a me. “L’unico scopo dell’incenso è di aumentare la velocità delle vibrazioni dello spazio in cui viene bruciato e di coloro che vi si trovano. Usando il tipo giusto, perché ogni tipo d’incenso è legato a un certo tipo di vibrazioni, possiamo raggiungere determinati risultati. Per una settimana seguii una dieta rigorosa, che aumentò le mie vibrazioni o ‘frequenza’. Durante quella settimana bruciai anche, continuamente, nella mia stanza, l’incenso appropriato. Alla fine di quel periodo di tempo ero quasi ‘fuori’ di me; sentivo di galleggiare anziché camminare, e provavo difficoltà nel mantenere la forma astrale all’interno di quella fisica. … Alla fine di quella settimana” disse il Lama, la mia Guida “scesi al Santuario Interno e bruciai altro incenso, mentre imploravo uno spirito di venire e di toccarmi. Improvvisamente sentii il calore di una mano amica sulla spalla. Mi girai, per vedere chi fosse a disturbare la mia meditazione e feci un salto tale da uscire quasi dalla veste, quando vidi che chi mi toccava era lo spirito di un lama, ‘morto’ più di un anno prima. … Il vecchio lama ‘morto’ rise e mi chiese perché avevo faticato tanto, quando mi sarebbe bastato andare nel mondo astrale! Confesso che mi sentii
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mortificato oltre misura, al pensiero che una soluzione così ovvia mi fosse sfuggita. Ora, come ben sai, noi andiamo nel mondo astrale e parliamo con gli spettri e la gente della natura”. “Certamente avete parlato per telepatia” notai “e non conosco nessuna spiegazione per la telepatia. Ci riesco, ma come?” … “ … quando una persona pensa , il cervello emana delle onde radio o elettriche - in realtà provengono dalla parte superiore dello spettro radio. Esistono degli strumenti per individuare le radiazioni e perfino tracciarne le linee che i dottori in Occidente chiamano: ‘alfa, beta, delta e gamma’. … Ora, anche i sensitivi possono captare queste radiazioni e possono capirle. Io riesco a leggerti nel pensiero, e se fai uno sforzo, tu puoi leggere nel mio. Più è forte la simpatia, l’armonia che lega due persone, più è facile per loro leggere queste radiazioni cerebrali che costituiscono il pensiero. Questa è telepatia. Spesso i gemelli sono legati da un fortissimo contatto telepatico. I gemelli monozigotici, i cui cervelli sono esattamente la copia l’uno dell’altro, hanno un’intesa telepatica così forte che è sovente molto difficile stabilire in quale dei due nasca un determinato pensiero”. “Rispettabile Signore”, dissi, “ come ben sapete, io riesco a leggere nella mente della maggior parte delle persone. Perché succede questo? Esistono molte persone che abbiano le stesse facoltà?” “Tu, Lobsang”, replicò la mia Guida, “sei particolarmente dotato e particolarmente addestrato. Le tue facoltà vengono aumentate con tutti i mezzi a nostra disposizione, perché dovrai affrontare un compito difficile, nel corso della tua Vita“. Scosse la testa solennemente. “Un compito veramente molto difficile. Nei Tempi Antichi, Lobsang, il Genere Umano poteva comunicare telepaticamente col mondo animale. Negli anni a venire, dopo che il Genere Umano avrà conosciuto la follia delle guerre, questa facoltà sarà di nuovo acquisita; di nuovo l’Uomo e l’Animale cammineranno insieme, in pace, senza desiderare di nuocersi vicendevolmente”. 3-191 Perché inviamo aerei spia con i rischi che li accompagnano, quando è possibile viaggiare nella dimensione astrale e vedere ciò che accade dentro una sala conciliare? E' possibile vedere ed è possibile ricordare. In determinate circostanze è possibile muovere oggetti per mezzo di energie psicocinetiche, purché lo scopo sia del tutto rivolto al bene. 5-64 Gli uomini sono così assorti nei loro pensieri meschini che non hanno il tempo di interessarsi alla Grande Vita. Essi si preoccupano del loro progresso, del costo della vita, di ciò che pensa il vicino, di ciò che vedranno alla televisione, e non hanno più il tempo di occuparsi di cose che realmente sono importanti. Tutte queste piccole preoccupazioni quotidiane sono triviali. Fra cinquanta o cento anni che importerà se un determinato magazzino vende la roba a saldo o se cambierà la lunghezza delle gonne? Ma fra cinquant'anni la vostra attuale evoluzione assumerà la sua piena importanza, perché non bisogna dimenticare che non si porta niente con sé nell'aldilà e … che invece ogni essere umano conserva nella vita futura tutto ciò che avrà raccolto in quella presente. E' per questo che siamo sulla Terra e, se dopo la morte volete portar con voi conoscenze preziose, dovete prepararvici fin d'ora. 5-66 A forza di esercitarvi scoprirete di poter facilmente cacciare i pensieri volgari che vi ingombrano e vi accorgerete allora di realtà e di cose esistenti a un livello di vita differente; esse sono però così totalmente estranee alla vita terrestre che non esiste alcun termine concreto per descrivere queste astrazioni. Basta che lavoriate, che vi alleniate, per vedere a vostra volta il futuro. Alcuni uomini importanti hanno la facoltà di addormentarsi a volontà, solo per qualche minuto, e di risvegliarsi perfettamente riposati, con lo sguardo vivo, brillante di ispirazioni. Si tratta di uomini che possono sbarazzarsi di pensieri inopportuni e aprire il loro spirito alla conoscenza delle Sfere. Con un po' di pratica, ci riuscirete anche voi! Sconsigliamo categoricamente, a coloro che vogliono raggiungere un'evoluzione spirituale, di tuffarsi in una vita mondana senza interesse. Per quanti si sforzino di migliorare, nulla è più dannoso degli incontri mondani e delle serate nei locali notturni. L'alcol e i rumori sono dannosi, nuocciono al giudizio psichico, e rischiano anche di farvi cadere negli strati bassi dell'astrale, dove si può esser tormentati da entità che sono felici di sorprendere gli esseri umani in uno stadio in cui sono incapaci perfino di pensare con chiarezza. Ciò li diverte
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molto. Le serate, i ricevimenti rumorosi e pieni di pettegolezzi vuoti di spiriti vacui, che tentano di nascondere il loro vero essere, possono solo suscitare ripugnanza a chi tenta invece di progredire. … E' possibile, per un piccolo gruppo che pensa in maniera costruttiva, alterare il corso degli avvenimenti mondiali. E' però assai difficile, sfortunatamente, radunare un piccolo gruppo di persone che abbiano un'abnegazione tale da accettare di cacciare i loro pensieri egoisti, e di non pensare ad altro che a far del bene. … Il vostro gruppo deve sedersi in circolo, guardare il soffitto al centro del circolo, perché così la testa sarà leggermente inclinata, e questo è più riposante. Non parlate, soprattutto non parlate! Avete deciso anticipatamente il tema dei vostri pensieri, per cui ogni parola sarà superflua. Restate così per alcuni minuti. A poco a poco, ognuno di voi sentirà scendere in sé una gran pace, e avrete l'impressione di essere inondato da una luce interiore. Sarete realmente bagnati da una luce spirituale e vi sentirete 'uno con l'universo'. … Ognuno di voi deve sforzarsi di distendersi, di pensare a cose pure o al soggetto stabilito. 5-68 Noi parliamo troppo, lasciamo i nostri spiriti ronzare come macchine puramente materiali. … Le persone solitarie hanno pensieri molto più puri delle persone delle città. … Perché non provare, per mezz'ora al giorno? … Svuotate il vostro spirito, cacciate le preoccupazioni e i dubbi e potrete constatare che, dopo un mese, sarete più sicuro, più tranquillo e, in poche parole, sarete trasformato. 5-73 Di fatto, accade che si lavori troppo. Si tratta di un fenomeno umano, o piuttosto di un'anomalia del cervello che fa sì che, allorché ci si dà troppo da fare, non si arriva a niente e questi sforzi prolungati portano a risultati negativi. … Di conseguenza, dobbiamo concentrarci in maniera tale da non affaticare il nostro cervello. Non fate ciò che non potete permettervi, non sopravvalutate le vostre capacità … . 8-60 … "Vedo che stai meditando" disse "o tentando di meditare. Ora, Lobsang, ci sono due ottimi metodi per meditare. Tu devi essere soddisfatto, Lobsang, devi essere tranquillo. Non puoi meditare se hai la mente in agitazione e neanche in mezzo a una folla. Devi essere solo o al più con una persona che tu ami. Devi fissare sempre qualcosa che è nero o che è bianco. … Se guardi in terra potresti essere distratto da un insetto. Per riuscire a meditare devi sempre restare in contemplazione di ciò che non offre motivo di attrazione all'occhio, a prescindere che sia del tutto nero o di un bianco incontaminato. I tuoi occhi allora si stancano e si dissociano, per così dire, dall'intelletto, di modo che l'intelletto stesso, non avendo nulla che lo distragga sul piano visivo, è libero di ubbidire a ciò che esige il tuo subcosciente. Quindi, se avverti il tuo subcosciente che ti accingi a meditare, tu mediterai. In quel tipo di meditazione scoprirai che i tuoi sensi si sono intensificati, le tue percezioni si sono fatte più acute, e questa è l'unica meditazione degna di questo nome. 5-34 … possiamo scegliere un suono e dichiarare che ha un colore, o prendere un colore e dire che esso ha un suono musicale. Naturalmente, in Oriente, si tratta di una cosa ben nota, e si pensa che guardare un quadro e immaginare l'accordo che risulterebbe dai suoi colori, se si potessero trasformare in musica, accresca la percezione dell'arte. E' noto che il pianeta rosso si chiama Marte. Una determinata sfumatura di rosso, il rosso fondamentale, corrisponde alla nota musicale do. L'arancione, che fa parte del rosso, corrisponde al re. Il giallo è un mi e il pianeta Mercurio è il 'Padrone' del giallo. Tutto ciò risale alla più antica mitologia orientale; come i Greci avevano i loro dei e le loro dee, che percorrevano i cieli sui loro carri di fuoco, così le popolazioni orientali hanno i loro miti e le loro leggende, ma essi hanno accordato i colori ai pianeti, dicendo che questo o quel colore è 'regolato' dal rispettivo pianeta. La nota musicale del verde è il la. E' il colore della crescita, e alcuni affermano che le piante possano esser stimolate dalle note musicali adatte. Il verde è governato da Saturno. E' interessante notare che gli Antichi han fatto derivare questi colori da sensazioni che essi avevano, allorché contemplavano alcuni pianeti durante le loro meditazioni. Molti di loro andavano a meditare sulle cime più alte del mondo, come l'Himalava per esempio e, quando ci si trova a oltre
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cinquemila metri di altezza, l'aria è rarefatta e i pianeti si possono distinguere più nettamente, perché la percezione è più acuta. Così, i Saggi di un tempo hanno stabilito la gamma di colori dei pianeti. La nota del blu è il sol, che è regolato dal pianeta Giove. Il la è l'indaco, e lo si dice governato da Venere. Nel suo aspetto favorevole, Venere conferisce doni artistici e purezza di pensiero. Solo quando esso influisce su persone dalle vibrazioni basse, conduce a vari tipi di eccessi. Il viola corrisponde alla nota si ed è governato dalla Luna. Anche questa volta, se la persona è ben disposta, la Luna, ovverosia il viola, le porta chiarezza di pensiero, spiritualità e controllo dell'immaginazione, ma se i suoi aspetti sono cattivi, si riscontrano squilibri mentali, e la persona è 'lunatica'. 5-38 Esiste un rapporto molto netto fra i ritmi musicali e quelli mentali. Il cervello umano è una massa di vibrazioni, che provocano impulsi elettrici che ne sfuggono. Ogni uomo emette una nota musicale, che dipende dalla sua frequenza di vibrazioni. Come vicino a un alveare si sente il ronzio delle api, così forse alcune creature possono sentire gli esseri umani. Ogni individuo ha la sua nota fondamentale, che viene emessa costantemente, un po' come un filo telegrafico, scosso dal vento, emette una nota. La musica popolare è inoltre in stretto rapporto con le onde del cervello, con l'armonica delle vibrazioni del corpo. Vengono lanciate canzoni che tutti fischiano. Si dice spesso che un motivo vi 'ossessiona'. Le canzoni o i motivi che hanno successo sono quelli che si agganciano alle onde del cervello umano, finché la loro energia fondamentale non si sia dissipata. La musica classica è di natura più duratura. Essa fa vibrare piacevolmente la nostra formazione di onde, che regola l'udito. … E' così possibile provocare determinate reazioni in un essere umano, facendogli ascoltare certe forme di musica. I più grandi musicisti sono coloro che, coscientemente o subconsciamente, possono viaggiare nello spazio e percorrere le zone che sono oltre la morte. Essi sentono la 'musica delle sfere'. Essendo musicisti, questa musica celeste li impressiona enormemente, rimane nella loro memoria e, allorché tornano sulla Terra, sono presi immediatamente dalla 'ispirazione'. Si precipitano allora al loro pianoforte, o al loro foglio musicale, e annotano subito tutto ciò che possono ricordare della musica ascoltata nell'astrale. Poi, senza capire ciò che è loro accaduto, dicono di aver composto un certo pezzo!
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