Elementi Della Filosofia Della Rosacroce Moderna
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JAN VAN RIJCKENBORGH
ELEMENTI DELLA FILOSOFIA DELLA ROSACROCE MODERNA
2001 EDIZIONI LECTORIUM ROSICRUCIANUM MILANO
Titolo originale olandese: Elementaire Wijsbegeerte van het Moderne Rozekruis Prima edizione olandese 1950 Prima edizione italiana 1983 Seconda edizione italiana 2001 riveduta e corretta
LECTORIUM ROSICRUCIANUM Scuola Internazionale della Rosacroce d’Oro
Casella postale 69 47013 DOVADOLA (FC)
Sede Internazionale: Bakenessergracht 11-15 2011 JS Haarlem, Paesi Bassi
ISBN 88-85655-03-3 Copyright © Rozekruis-Pers, Haarlem, Paesi Bassi Tutti i diritti riservati, compresi quelli di traduzione in altra lingua. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in qualsivoglia maniera senza l’autorizzazione scritta dell’editore.
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INDICE Presentazione. ......................................................Pag.
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Premessa.................................................................»
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Cap. I
Le tre facoltà che devono essere risvegliate........................................»
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La Gerarchia di Cristo: la Scuola Spirituale.........................................»
17
Cap. III
La magia..........................................»
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Cap. IV
L’iniziazione...................................»
33
Cap. V
Cosa è sottoposto a iniziazione? Cosa viene iniziato?........................»
41
Cap. VI
Involuzione – evoluzione................»
49
Cap. VII
La ruota della nascita e della morte. »
57
Cap. VIII
La reincarnazione microcosmica.....»
65
Cap. IX La composizione della Terra e del campo di vita dialettico.................................»
73
Cap. II
Cap. X
La composizione triplice, nonuplice e dodecuplice dell’uomo.................»
89
Il candelabro a sette bracci e il tempio umano..................................»
95
Cap. XII Il processo di rigenerazione e di salvezza del mondo........................................»
103
Cap. XIII La nuova fraternità mondiale e i pericoli che la minacciano.............................»
111
Cap. XIV
Lo spiritismo (1)..............................»
119
Cap. XV
Lo spiritismo (2)..............................»
127
Cap. XVI
Lo spiritismo (3)..............................»
135
Cap. XVII
Ipnosi – magnetismo – imposizione
Cap. XI
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delle mani......................................................»
143
Cap. XVIII
Comportamento di vita (1)..............»
153
Cap. XIX
Comportamento di vita (2)..............»
161
Cap. XX
La duplice unità cosmica (1)...........»
169
Cap. XXI
La duplice unità cosmica (2)...........»
177
Cap. XXII I nostri rapporti con lo stato e la politica ......................................................». 185 Cap. XXIII I nostri rapporti con le correnti esoteriche.......................................................»
195
Cap. XXIV
La preghiera....................................»
201
Cap. XXV
La Bibbia.........................................»
207
Cap. XXVI
La Rosacroce d’Oro........................»
213
Glossario.................................................................»
223
Bibliografia.............................................................»
229
Schema annesso ai capitoli X e XI.........................»
232
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PRESENTAZIONE
Quando nel 1950 uscì la prima edizione dell’opera Elementi della filosofia della Rosacroce moderna, Jan van Rijckenborgh scrisse che già venticinque anni prima la Fraternità della Rosacroce d’Oro aveva posto la base di un insegnamento gnostico-trasfiguristico pratico per il XX e il XXI secolo. «Vi parliamo in nome della Fraternità della Rosacroce d’Oro e vi suggeriamo di tener conto del suo carattere filosofico, universale e gnostico». Il libro che vi stiamo presentando contiene una descrizione del primo passo su questo cammino, cioè la fase dell’orientamento sulla filosofia universale. L’autore esamina e spiega i valori della natura terrestre e contrappone loro le caratteristiche della natura originale divina. Egli fonda la sua analisi sulla «tessitura del Soma Psichikon (l’abito nuziale dell’anima)», della quale parlavano già i Rosacroce classici nei loro manifesti del 1614-1616, e sviluppa così una visione chiara e penetrante del cammino esistente fin dall’origine dell’umanità: è il cammino lungo il quale cresce l’Anima immortale che deve servire come tramite tra l’uomo e lo Spirito. Vediamo così delinearsi i contorni di un piano di sviluppo gnostico per l’intera umanità onnicomprensivo. E ora, mezzo secolo dopo l’uscita della prima edizione, si vede chiaramente che le parole dell’autore non hanno perso niente della loro forza. La riforma di vita che egli rappresenta è ora diventata attuale per molti; ciò che ai suoi tempi era ancora più o meno nascosto, è ora davanti agli occhi di tutti. Elementi della filosofia della Rosacroce moderna contiene una grande ricchezza di informazioni per coloro 5
che cercano la giusta via e sono pronti a respingere tutte le falsificazioni, le devianze e gli inganni. Jan van Rijckenborgh esamina e descrive quali forze si nascondono dietro lo yoga, l’occultismo negativo e l’astrologia, cioè dietro tutte quelle espressioni - come channelling, pendoli e altro - che confluiscono nel paranormale. Mezzo secolo fà si parlava poco di queste cose. Il termine «paranormale» era poco noto e le cosiddette «apparizioni sovrannaturali» venivano classificate come spiritismo, ipnosi e magnetismo. Per mostrare chiaramente la differenza tra il cammino che l’uomo percorre ora e quello che dovrebbe percorrere, l’autore descrive nitidamente gli effetti della nicotina, dell’alcool e delle sostanze stupefacenti o narcotiche. Spiega inoltre perché il rosacroce moderno non assume alcuna posizione politica. Le descrizioni della posizione della Rosacroce moderna riguardo alla caduta del genere umano, al rapporto tra uomo e donna, alla preghiera e alla Bibbia contengono un tesoro di informazioni irrinunciabili. Le indicazioni concrete dell’autore non solo fanno chiarezza nel pensiero ma liberano l’approccio filosofico dalle riflessioni puramente speculative. Il cammino gnostico è il cammino dell’azione. Il libro Elementi della filosofia della Rosacroce moderna può essere considerato la prima fase di un triplice progetto. Il primo passo è la scoperta di nuove possibilità; nella seconda fase la meta viene descritta in modo nitido; nella terza viene mostrato il cammino pratico attraverso il quale questa meta viene raggiunta. Rozekruis Pers
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PREMESSA
Questo libro è destinato a coloro che, spinti dal lontano ricordo di una vita originale divina, cercano un orientamento nell’insegnamento universale della Rosacroce. Il suo contenuto è un adattamento di una serie di allocuzioni tenute sotto forma di corsi dal 1944 al 1946. Possa questo libro toccare e aiutare molti cercatori! Jan Van Rijckenborgh
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Capitolo I LE TRE FACOLTÀ CHE DEVONO ESSERE RISVEGLIATE
Il lettore che apre questo libro mosso dal desiderio di acquisire una certa nozione dell’insegnamento della Scuola Spirituale della Rosacroce d’Oro non deve accontentarsi di una conoscenza superficiale; deve essere cosciente di intraprendere uno studio arduo, che richiederà tutta la sua attenzione ed esigerà una profonda riflessione. L’insegnamento della Rosacroce non emette considerazioni generali sulla vita, ma incide nella vita dell’allievo in maniera molto personale; leggendo, egli avrà quindi sempre la sensazione che la Scuola Spirituale si rivolga a lui direttamente. Questo metodo ha evidentemente dei lati poco gradevoli e può a volte suscitare un certo risentimento o dell’irritazione, ma presenta un vantaggio incalcolabile che ce lo fa preferire ad altri più usuali. La lettura di questo libro deve infatti suscitare una certa inquietudine; l’allievo deve essere fortemente colpito dalla materia insegnata; questa deve toccarlo e turbarlo, giungendo ad attaccare il suo interesse intellettuale e a trafiggerlo come una spada. Chi si avvicina all’autentica letteratura rosacrociana deve comprendere chiaramente che gli operai della Scuola Spirituale non hanno alcuna intenzione di esibire doni letterari o conoscenze teoriche allo scopo di difendere interessi terrestri e materiali; anzi, essi intraprendono il lavoro al servizio della Scuola Spirituale anche quando
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questo va contro i loro interessi materiali personali, come spesso accade. L’autore si rivolge dunque a voi, dal suo campo di servizio e in concordanza con il suo stato d’essere, per testimoniare davanti all’umanità in nome della sublime Fraternità della Luce. Questa Fraternità è nota sotto vari nomi, quali Scuola Spirituale Ierofantica, Scuola dei Misteri degli Ierofanti di Cristo, Chiesa Interiore, Ordine di Melchisedec, Ordine della Rosacroce, ecc. Nel prendere conoscenza del contenuto di questo libro, l’allievo deve comprendere che è questa Fraternità a rivolgersi direttamente a lui in queste pagine; e che in questo contatto la personalità dell’autore o la struttura organizzativa del Lectorium Rosicrucianum passano totalmente in secondo piano. La Fraternità di cui vogliamo testimoniare non si rivolge infatti a nessuno in quanto società, organizzazione o istituzione religiosa. Si tratta di una scuola e lo studio di questo libro vi introduce, per così dire, nel suo atrio. Il termine «scuola» deve tuttavia essere preso in un senso particolare, poiché l’allievo non viene istruito secondo il metodo intellettuale; la coscienza del cervello biologico non è sottoposta ad alcun allenamento, non vi sono esami né si ottengono diplomi. La Scuola della Rosacroce fa appello a tre facoltà che nel misterioso sistema microcosmico dell’uomo sembrano dormire un sonno di morte. La Scuola cerca, malgrado tutti gli ostacoli, di risvegliare queste tre facoltà e di spingerle all’attività. Non appena qualcosa di queste tre facoltà comincia a manifestarsi, l’allievo sente, vede e conosce «di prima mano» tutto ciò che la Scuola vuol trasmettergli, tutto ciò a cui la Scuola vuole nuovamente unirlo. Una volta stabilito questo contatto, l’allievo diviene cosciente della necessità di tutto ciò che la Scuola gli propone e comprende che l’insegnamento della Scuola Spirituale non è una semplice credenza popolare, ma un sapere positivo e chiaro. 10
Non un sapere ottenuto accumulando fatti, dogmi, frasi, sistemi e ipotesi, poiché questo ci lascia sempre in realtà a mani vuote; ma un sapere costituito da un possesso interiore, un sapere irrefutabile e assoluto. Quando il contatto fra la Scuola della Rosacroce e l’allievo si sviluppa su questa base, non si tratta allora di seguire un’autorità con cieca docilità ma di riconoscere interiormente e seguire scientemente il cammino già recepito nel proprio intimo. Tre facoltà assopite devono dunque manifestarsi nella vita dell’allievo: - una nuova volontà, - una nuova saggezza, - una nuova attività. L’uomo possiede una volontà ma questa è o sfrenata o sperimentale o speculativa. Il risultato di uno sforzo della volontà non è mai prevedibile e, se anche lo fosse, comporterebbe comunque un’incertezza circa eventuali fenomeni collaterali conseguenti all’opposizione suscitata. Per cui l’uomo è circondato da preoccupazioni e paure già solo a causa dell’attività della sua volontà. La volontà umana non è mai liberatrice ed è per di più soggetta ai valori del sangue, cioè totalmente dipendente dalle possibilità e dalle forze presenti nel sangue. L’uomo dispone anche di una certa saggezza, ma questa non è in fondo altro che il prodotto delle facoltà intellettuali e razionali del suo cervello. L’allievo deve comprendere che l’uomo, anche per quanto concerne questa facoltà, è assolutamente in balia delle cose esteriori, cioè delle cose visibili nelle tre dimensioni. La Lingua Sacra afferma con ragione: «La saggezza degli uomini è follia davanti a Dio». La conoscenza assoluta non potrà mai essere conseguita dall’uomo che vive secondo i sensi. Ciò che chiamiamo saggezza è un insieme di considerazioni acquisite con i sensi e fortemente influenzate e deformate dall’educazione e dallo stato del sangue. 11
L’uomo sviluppa anche una certa attività; ma il risultato di questa attività non è assai desolante? Non è unicamente «lavoro e un po’ di svago»? L’attività dell’uomo è infatti contrassegnata fondamentalmente dalla lotta per l’esistenza, accompagnata da un po’ di divertimento e di romanticismo spirituale, secondo la natura di ciascuno. Questa trinità - volontà, saggezza e attività - si sviluppa inoltre nella natura umana in stretto legame con degli istinti naturali che chiamiamo cupidigie, insieme ai quali è responsabile dell’apparizione della coscienza biologica che è la coscienza dell’io, la cui proprietà più caratteristica è l’autoconservazione. Concupire e volersi conservare sono degli stati eccessivamente speculativi ed estremamente capricciosi nelle loro varie manifestazioni. Quando l’esperienza ci disillude, saltiamo facilmente da un oggetto all’altro e, nella nostra miseria, danziamo la sarabanda della natura, condotti da ipotesi e altre chimere. La maggior parte delle tendenze religiose sono spiegabili a causa dei tentativi di autoconservazione e delle bramosie frustrate. Se l’allievo vedesse chiaramente questo stato di cose, sentirebbe la necessità di un cambiamento fondamentale, poiché il suo stato gli ripugnerebbe; egli cercherebbe quindi di neutralizzare le sue cupidigie e il suo desiderio di mantenersi. A questo punto può sorgere una domanda: come sviluppare questo processo di neutralizzazione? L’allievo non deve più voler proseguire la vecchia vita, deve abbandonare l’illusoria saggezza che ha accumulato e porre fine al gioco drammatico delle cupidigie e della lotta egocentrica. Alcuni pensano che sia facile realizzare il cambiamento fondamentale per quanto riguarda l’illusoria realtà della religione, dell’arte e della scienza. Essi scoprono infatti rapidamente il lato speculativo delle ipotesi religiose,
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l’aspetto non liberatore di ciò che chiamiamo arte e il lato disperato e satanico della scienza. Molto più difficile è però staccarsi radicalmente dai propri istinti naturali, perché l’uomo proviene dalla natura e ne vive. Gli istinti naturali possono legarci alla vecchia vita più della religione, dell’arte e della scienza. Su questo punto l’allievo deve fare attenzione a non ingannarsi; risoluto e coraggioso, attacca in genere volentieri gli ostacoli esteriori, mentre è ben più proficuo lottare contro tutto ciò che interiormente gli tende degli insidiosi tranelli. L’allievo rosacroce dovrà rammentarsi questo ogni giorno. L’uomo è sempre disposto a lottare con tutta la sua intelligenza per migliorare la sua posizione sociale, spinto costantemente dalla pericolosa illusione che l’io sia qualcosa di essenziale. Queste ambizioni inferiori e questa illusione dell’io generano l’invidia, una delle piaghe più penose di cui soffre l’umanità. «L’invidia fa montare l’uomo su tutte le furie», dice il poeta dei Proverbi. «L’invidia è inflessibile come il soggiorno dei morti», «I suoi ardori sono ardori di fuoco» (Cantico dei Cantici). L’invidia è un’ossessione diabolica, che genera a volte un odio così cieco che spinge fino all’omicidio. Il cambiamento deve afferrare l’uomo interamente, fin nei suoi istinti naturali più profondi. L’allievo deve ingaggiare una lotta senza quartiere contro se stesso. Il cambiamento fondamentale è la base del risveglio delle tre facoltà di cui parla la Scuola Spirituale: - una nuova volontà, infiammata da Dio, - una nuova saggezza, che illumina il piano di Dio, - una nuova attività, che contribuisce alla realizzazione del piano divino. Questi tre processi sono intrapresi, sviluppati e portati a termine dalla Scuola Spirituale in collaborazione con l’allievo. Essi costituiscono le chiavi del nuovo divenire umano. 13
Il loro esito dipende dal cambiamento fondamentale e dal fatto che nella coscienza dell’uomo parli - o almeno sia ancora presente - qualcosa del «prericordo» della sua spiritualità originale. Tale reminiscenza può, nel suo aspetto o nella sua attività, essere danneggiata e contraffatta, può divenire perfino pericolosa; nondimeno, essa predispone l’uomo a un’irresistibile ricerca del lato nascosto delle cose. Questa reminiscenza stimola l’uomo a trovare il perché, il come e il fine di tutte le cose. Sviluppa un potere dinamico che, più tardi, quando il cammino si presenterà, permetterà di superare un’infinità di ostacoli. La Scuola Spirituale sviluppa nell’allievo: 1.
2. 3.
la nuova volontà, per mezzo della legge dello Spirito, la nuova saggezza, mediante la filosofia della legge dello Spirito, la nuova attività, grazie all’applicazione della legge dello Spirito.
La legge dello Spirito è l’idea divina che sta alla base del mondo e dell’umanità. La filosofia della legge dello Spirito apporta all’allievo l’idea divina; essa illumina la sua mente e gli fa concepire il suo incommensurabile allontanamento dalla patria originale; gli fa comprendere la degenerazione umana riguardo all’idea divina e gli dà una visione chiara del cammino di ritorno. L’applicazione della legge dello Spirito è la realizzazione dell’idea divina: l’arduo e inevitabile cammino di ritorno, l’annientamento della natura terrestre e dei suoi istinti e la riedificazione dell’uomo nuovo. Si può vedere anche così: la legge dello Spirito come Dio, dal quale siamo separati; la filosofia della legge dello Spirito come Cristo, che in infinito amore parte da Dio per salvarci, scendendo fino al nostro livello degradato e facendosi prigioniero della materia; l’applicazione della 14
legge dello Spirito come lo Spirito Santo che realizza tutto il processo della rinascita e lo porta a termine. Una scuola spirituale di buona fede si riconosce dal fatto che non accetta alcun compromesso in questo triplice processo. Per il lettore che si limita a prenderne conoscenza, questo libro può avere solo un carattere informativo. Chi desidera invece divenire eventualmente allievo della Scuola Spirituale deve comprendere chiaramente che essa esige un’ascensione rigeneratrice e purificatrice, un processo. Senza questa esigenza la Scuola non sarebbe una scuola spirituale. La Scuola dei Misteri della Rosacroce desidera entrare in contatto con tutti gli interessati e concludere un’alleanza su basi libere e democratiche. D’altronde essa realizza e prende come base di esistenza tutto ciò che chiede ai suoi allievi. All’allievo non viene perciò richiesto nulla che egli non possa realizzare. La Scuola Spirituale è un cantiere di lavoro dove nascono degli atti in seguito ai quali le tre forze divine che emanano dalla Scuola risvegliano le tre facoltà latenti nell’allievo. L’interazione fra le tre forze divine e l’allievo fa sì che questi voglia ciò che la Scuola Spirituale vuole, sappia ciò che la Scuola Spirituale sa e realizzi ciò che la Scuola Spirituale realizza, grazie alla messa in pratica di un’autodisciplina cosciente e liberamente accettata. Quanti comprendono e sperimentano così i misteri della Rosacroce sono animati da un grande entusiasmo, irradiano un’energia indomita e un’intensa gioia. Essi si pongono in tutta umiltà davanti al fuoco insondabile della legge dello Spirito. Quando la filosofia della legge dello Spirito li tocca, si trovano allora con la faccia rivolta verso la luce rivelatrice dell’Amore Universale.
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E, quando l’applicazione della legge dello Spirito viene a esigere tutta la loro attenzione e tutta la loro dedizione, attendono con le braccia aperte il santo battesimo dell’Acqua Viva della rigenerazione divina.
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Capitolo II LA GERARCHIA DI CRISTO: LA SCUOLA SPIRITUALE
In questo capitolo approfondiremo la nozione, apparentemente astratta, di «Scuola Spirituale». Nella Scuola Spirituale si manifestano e si sviluppano tre forze, attribuite in tutte le grandi religioni mondiali al grande Essere Divino. La volontà divina è connessa con l’idea di «Padre», la saggezza divina con quella di «Figlio» e l’attività divina con l’idea di «Spirito Santo». Nella Scuola Spirituale ci uniamo a Dio e alle tre forze che emanano da lui con la Scuola Spirituale. Troviamo nella Scuola Spirituale il Padre che ci incontra nel Figlio e che ci spinge tramite lo Spirito Santo sul cammino della rigenerazione. Nella Scuola Spirituale l’allievo incontra direttamente lo Spirito Santo, il Consolatore che testimonia di Gesù Cristo; vive il suo incontro con il Cristo nel presente, libero da qualsiasi pregiudizio dogmatico e storico; sente il cuore del Padre, che si manifesta al suo figlio perduto e ritrovato. Speriamo di poter provare con quanto segue che non si tratta di un’allucinazione mistica né di un’esaltazione ingiustificata della Scuola Spirituale, ma di un sapere chiaro e necessario. Ma per poter afferrare le basi razionali del nostro punto di vista è indispensabile che l’allievo sia disposto a pensare in modo assolutamente indipendente, libero da tradizioni e autorità.
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Siamo convinti che nella Scuola Spirituale si può porre fine a tutte le interminabili speculazioni su Dio, Cristo e lo Spirito Santo e acquisire una base solidamente scientifica della nozione e della comprensione dell’esistenza di Dio. Cosa si conosce infatti per esperienza diretta, negli ambienti religiosi, su Dio, su Cristo, sullo Spirito Santo e sulle altre forze menzionate dalle Sacre Scritture? Se ne parla devotamente e positivamente, e i teologi pretendono di averne una conoscenza profonda; tutto ciò è però pura speculazione e genera una fede cieca, basata sull’autorità della Bibbia e della chiesa. In realtà non si sa nulla. Cosa sa di Dio l’uomo religioso? Cosa sperimenta delle forze divine? Ridotte alle loro reali dimensioni, le cosiddette esperienze della fede non sono altro che sperimentazione, emozione e ripetizione servile. L’eredità presente nell’essenza del sangue e la continua vivificazione di un’immagine pensiero collettiva sono le cause profonde della vita religiosa della massa. I ricordi di un passato forse armonioso e dolce, l’abitudine, l’ambiente in cui viviamo ed eventuali tendenze mistiche possono indurci a conservare come cosa sacra una condotta superficiale e speculativa. Ma, se siamo sinceri, dobbiamo riconoscere che tutto ciò ci lascia sempre con le mani vuote. Mediante la Scuola Spirituale si può porre fine al semiateismo e all’assenza di religione di molte persone. Il passato della chiesa e le sue pratiche, la condotta dei preti e le usanze di milioni di sedicenti credenti hanno allontanato molti uomini dalla vera religione. Nel sangue e attraverso il sangue di coloro che provano un’antipatia naturale verso la chiesa si è così formata qua e là una generazione senza religione. La negazione di questi ultimi non vale più dell’accettazione passiva dei sedicenti credenti. A nostro avviso oggi non si può più parlare di religione in senso superiore e liberatore. Per questo un orientamento 18
religioso nuovo, con disposizioni spirituali nuove, deve preparare la via verso un’autentica elevazione spirituale del mondo e dell’umanità. Anche l’uomo che cerca veramente, può comprendere quanto nuovo e universale debba divenire questo orientamento religioso, solo dopo un profondo studio dell’Insegnamento Universale, come è rivelato nella Scuola Spirituale. Tramite la Scuola viviamo e sperimentiamo la presenza e l’attività delle tre forze divine onnipresenti, divenendo coscienti della loro sollecitudine verso il mondo e verso di noi. Ed è tramite la Scuola che stabiliamo un contatto con queste tre forze, il che ci permette di testimoniare di Dio nel presente, del «Dio in noi» e del «Dio nel mondo» per esperienza personale, per percezione e sapere personali. Per fare questo non abbiamo quindi bisogno né di testi né di un’autorità religiosa, e non possiamo trasmettere a nessuno questo contatto né imporlo ai nostri figli. Il candidato ai misteri della Rosacroce comprenderà che non pretendiamo di dare una concezione assoluta di Dio; testimoniamo soltanto del «Dio manifestato nella carne», cioè delle forze divine che si manifestano, del contatto divino che possiamo sperimentare e al quale possiamo andare incontro dal basso in alto. Il Logos si manifesta sempre attraverso la sua creazione e la sua creatura. Quando arriviamo a scoprire in che modo questo accade, comprendiamo nel contempo come il processo divino di redenzione vuole manifestarsi in noi. Tale manifestazione non è mai limitata o dogmatica, né può essere fissata in un libro o tradotta in parole. Per questo l’uomo che percorre il cammino dei misteri rimane sempre allievo; la sua conoscenza resta sempre parziale rispetto alla manifestazione. Per cui, se un allievo si aggrappa alla conoscenza e difetta nella manifestazione, cristallizza nell’intellettualismo.
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Avvicinarsi alla saggezza che è in Dio è un eterno avanzare di orizzonte in orizzonte. È su questi principi che la Rosacroce desidera servire l’umanità. Fin dall’origine del mondo v’è una Gerarchia che si manifesta tra gli uomini e tramite gli uomini. La triplice manifestazione divina, di cui abbiamo parlato sopra, opera attraverso questa Gerarchia umano-divina che è composta di entità rimaste fedeli nella grande tentazione che provocò la caduta dell’umanità. Alcune di esse sono poi ritornate alla loro destinazione originale. Questa Gerarchia che ci è dunque molto vicina, costituisce il corpo vivente del Signore ed è cresciuta attraverso gli eoni fino a divenire un poderoso organismo, che diventa sempre più forte, poiché di quando in quando nuove parti viventi vengono ad arricchire questo corpo sublime. Questa Gerarchia, agendo in costante armonia con l’Essere Divino e il suo piano, è influenzata e illuminata senza sosta dalle triplici forze divine, le grandi forze cosmiche e macrocosmiche. Si può quindi dire - e l’allievo lo sperimenta come una verità profonda - che Dio si fa conoscere all’umanità attraverso la Gerarchia. Il cercatore serio comprende immediatamente che la Gerarchia, provenendo dalla corrente di vita umana, ha un vincolo di sangue molto forte con tutti coloro che errano nella natura terrestre; le forze divine mantengono perciò un vincolo di sangue con l’intera umanità attraverso questa Gerarchia. L’intervento di Cristo, in quanto attività del Logos, non va pertanto circoscritto a un periodo storico di appena 2000 anni, poiché si tratta di un contatto eterno. Occorre vedere in Gesù Cristo un nuovo impulso delle forze cristiche, una nuova manifestazione di Cristo che impiega la Gerarchia. Nel medesimo tempo la manifestazione di Gesù richiama l’attenzione su un evento importante e unico nella grande opera di salvezza: in Gesù la forza divina si avvicina intimamente alle forze sanguigne 20
umane. Gesù era uno di noi! Per questo l’allievo che comprende può dire: «In Gesù Cristo il Cristo divenne uno di noi». E da allora e con pieno diritto possiamo chiamare la Gerarchia divina «Gerarchia di Cristo». La Gerarchia di Cristo o Scuola Spirituale è un organismo straordinario, sublime e vivente, composto di membri che, sebbene dotati di una spiccata individualità, sono in assoluta unità nello spirito e nelle aspirazioni. Questa Scuola Spirituale o Gerarchia di Cristo penetra tutti i domini della materia e dello Spirito ed è vivente e onnipresente. È «Dio manifestato nella carne», tutto in tutti. Nessun figlio degli uomini può sfuggirle. La Scuola rappresenta il cammino, l’unica possibilità di salvezza. Possiamo affermare ciò senza suscitare nell’interessato un’impressione di settarismo e di ristrettezza di spirito, perché questo appello cerca di fissare nel cuore l’intervento cristico universale, ed è logico che, a partire dalla manifestazione di Gesù, la Scuola Spirituale si faccia chiamare secondo la croce del Signore e aiuti l’allievo a fissare su questa croce la rosa rossa della realizzazione. L’allievo non deve pertanto fermarsi ai fatti storici. Non ha bisogno di esaminare minuziosamente tutti i testi né di occuparsi di tutte le dispute teologiche e filosofiche. Che altri studino i dissensi spirituali che regnano in questo mondo e si appassionino per sapere chi possiede o no la verità! Il candidato ai misteri non ha bisogno di cavillare su dissertazioni dogmatiche o di ottenere un titolo universale per poter parlare. Esiste - qui e ora - un Essere Cristico vivente che si manifesta direttamente e gerarchicamente all’umanità. Questo «Corpus Christi» è composto di migliaia di membri ed è chiamato anche Chiesa Invisibile. Diffonde bagliori di gloria e di luce in tutti i campi della materia e dello Spirito e nessuno sfugge all’attività del suo Essere; grazie a un sistema assai intelligente e complesso infatti tutti gli uomini sono indirettamente influenzati dalla Scuola Spirituale. 21
Se però l’allievo possiede ancora ciò che chiamiamo il «prericordo», cioè una reminiscenza della gloria perduta di un tempo, e la disposizione al cambiamento fondamentale, può entrare in relazione diretta con la Fraternità, con la Gerarchia. Quando questa disposizione si manifesta in maniera perseverante e costante negli atti quotidiani della vita, l’allievo percorre il cammino che lo conduce all’unione con la Scuola Spirituale. Questa unione significa essere ammesso nella Gerarchia di Cristo, significa diventare un membro vivente della Chiesa di Cristo. Dopo la lettura di questo libro è possibile, anzi probabile, che qualche lettore sia scettico e rimanga più o meno indeciso. Tuttavia questa conoscenza è sempre stata diffusa attraverso i secoli, benché a volte in maniera velata o incompleta e a volte in un linguaggio che, seppur molto chiaro, non fu ugualmente compreso. Tutte le grandi religioni mondiali hanno testimoniato dell’esistenza della Gerarchia, del corpo divino che si manifesta tra gli uomini e attraverso gli uomini. Tutte le religioni hanno conosciuto e parlato di entità che appartenevano a questo corpo vivente in perfetto stato di santità e di forza. Tutte le religioni hanno però avuto il loro specifico panteon di liberati e ciò ha spesso dato luogo a confusione e malintesi. Pensiamo al cattolicesimo romano con il suo culto medievale dei santi e le sue pratiche clericali: certe entità furono proclamate appartenenti alla Gerarchia di Cristo secondo un criterio arbitrario ed esclusivamente exoterico, motivato da ragioni politico-religiose, mentre altre entità, forse più meritorie, ne furono escluse. In tal modo si sviluppò un panteon, formato e sviluppato da un arbitrario potere terreno per difendere degli interessi clericali. Apparve così, a imitazione della Gerarchia di Cristo, una gerarchia clericale. Al riguardo vanno menzionati anche il Bramanesimo, il Buddismo tibetano e l’Islam anch’essi degenerati con i loro panteon di santi in religioni puramente formali. 22
La Riforma, come reazione naturale alla decadenza cattolico-romana, dichiarò giustamente guerra a questo panteon di santi e ai suoi disastrosi effetti, rifiutando contemporaneamente la gerarchia clericale di Roma. Dobbiamo tuttavia riconoscere che, nel medesimo tempo e per ignoranza, il protestantesimo rifiuta e nega l’essenza stessa della Gerarchia di Cristo, contestando anche su altri punti la verità. La Gerarchia di Cristo è in essenza assolutamente anonima, poiché i membri viventi del Corpus Christi sono una cosa sola. Incontrando un membro di questa Gerarchia possiamo tutt’al più supporre di avere a che fare con tale entità, poiché questa si presenterà sempre come un semplice servitore di Cristo e della Scuola Spirituale. Il pericolo della creazione di un panteon di santi da parte della massa ignorante è così escluso. Speriamo, con quanto abbiamo detto, di avervi reso almeno in parte comprensibile la triplice natura divina, attiva nella Scuola Spirituale per la liberazione dell’umanità, e di avervela mostrata come un valore autentico che ognuno di noi può conseguire direttamente e concretamente nel presente, senza dover ricorrere a un’autorità o alla storia. Se ora, per riguardo verso il lettore, volessimo prendere la Bibbia, potremmo constatare che quanto abbiamo affermato può esservi verificato. Beninteso, non è perché una cosa si trova nella Bibbia che è vera, in quanto, anche se non vi si trovasse, non per questo sarebbe necessariamente meno vera. L’allievo deve elevarsi al di sopra dell’autorità degli scritti e di qualsiasi autorità esteriore. Allora la verità si libererà in lui e si farà sempre riconoscere. In ogni caso, potete consultare la prima lettera ai Corinzi, capitolo XII, e quella agli Efesini, capitolo V versetto 30, in cui si parla di «membra del suo corpo». Osservate poi alcune sentenze del vangelo filosofico di Giovanni: 23
«Verremo e vivremo presso di lui». «Rimanete in me, come io in voi». «Tutto ciò che mi appartiene è vostro». «Sono glorificato in loro». «Ho dato loro la gloria che tu mi desti, affinché siano una cosa sola, come noi siamo una cosa sola: io in loro e tu in me». «Il mio desiderio è che dove io sono anch’essi siano con me». Cristo non pronunciò queste parole per l’uomo terreno o per l’organizzazione che sulla terra si chiama «chiesa», ma per coloro che, in lui, si sono liberati dalla terra e sono a volte designati nella Bibbia con il nome di «Ecclesia», cioè Scuola Spirituale. Non appena intraprendiamo il santo lavoro, sulla base del cambiamento fondamentale, spinti dall’impulso spirituale del prericordo, noi ci poniamo sotto la legge divina, sotto la filosofia della legge divina e sotto l’applicazione della legge divina. Così facendo, armonizziamo il nostro essere con la Gerarchia di Cristo, la Scuola Spirituale, per elevarci fino ad essa, dal basso in alto, mediante la magia e l’iniziazione. Per cui, pieni di riconoscenza, possiamo testimoniare che dal 20 agosto 1953 l’unione con la catena magnetica della Fraternità Universale è divenuta una realtà; la nostra giovane fraternità gnostica è stata accettata come nuovo anello.
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Capitolo III LA MAGIA
Per evitare ogni confusione e illustrare con chiarezza cos’è la magia, diciamo che, quando in questo capitolo parliamo di magia bianca, intendiamo riferirci alla magia gnostica e non alla pretesa magia bianca della dialettica, la quale appartiene all’occultismo. La magia gnostica è il lavoro realizzato, al servizio della Gerarchia e nella sua forza, in favore della grande opera di salvezza dell’umanità. Abbiamo cercato il significato della parola «magia» in un’enciclopedia e abbiamo trovato che essa è indicata come sinonimo di stregoneria. Per l’autore la magia sarebbe un’arte chimerica che permette di compiere cose sovrannaturali con mezzi misteriosi, praticata in linea di massima da popolazioni poco civilizzate. Egli aggiunge che i Greci e i Babilonesi riconoscevano forse nella magia un certo fondo di saggezza e che i neoplatonici sembravano trovarvi un mezzo di elevazione spirituale. Riassumendo, il testo lascia intendere che si tratta di fenomeni forse interessanti per quei tempi, ma privi oggi di valore scientifico. Tutto quanto vi si afferma a questo riguardo ci è parso talmente privo di realtà e rivela un’ignoranza così profonda che abbiamo richiuso l’enciclopedia. Non v’è tuttavia di che stupirsi, giacché, se vogliamo conoscere qualcosa di essenziale e di veritiero sulla magia, 25
non è una biblioteca che ci apporterà la risposta; dovremo penetrare nell’Insegnamento Universale che non è un libro ma il secondo aspetto dell’attività divina: è la filosofia della legge dello Spirito, la Luce che ci rivela il piano del Padre. Certo, esistono libri pregevoli e seri che trattano dell’Insegnamento Universale; ma la vera comprensione, la profonda penetrazione, la giusta concezione e la visione diretta dell’insieme sono frutto della reminiscenza e del cambiamento fondamentale. La magia, compresa nella sua essenza, non è altro che la ricostruzione e l’applicazione di un possesso originale, di un potere originale. Con questo vogliamo dire che all’origine, l’uomo disponeva, a differenza dell’uomo attuale, di forze e poteri immensi e straordinari. Egli era infatti un vero «figlio di Dio» e possedeva delle facoltà meravigliose a un perfetto livello e in libero sviluppo, «perfetto come il Padre Celeste è perfetto». Paragonato a quello di allora, l’uomo attuale è una caricatura, un’immagine svilita di uno stato luminoso perduto. E desideriamo accennare qui che consideriamo del tutto errata l’idea di una evoluzione libera, di uno sviluppo in spirale automatico della nostra umanità attuale. Ne riparleremo più avanti. I membri della Gerarchia di Cristo hanno conservato lo stato luminoso originale o lo hanno ritrovato a diversi livelli di sviluppo. Queste entità posseggono quindi facoltà e forze di luce originali in vari stadi di sviluppo; sono la vivente testimonianza che Dio si rivela attraverso la sua creazione e le sue creature. Se paragoniamo queste entità - nel loro triplice aspetto di volontà, saggezza e attività - agli uomini della massa, la differenza è immensa. Questi uomini, liberi o liberati, posseggono in realtà i loro poteri e le loro forze naturali, mentre noi, nel nostro stato d’essere attuale, siamo subumani. Il cammino di ritorno, la rinascita graduale della nostra vera natura divina,
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è uno sviluppo gnostico noto sotto il nome di «Ars Magica», Arte Magica, «Arte Regale della Costruzione». Tutti quelli che, dal basso in alto, guidati dalla reminiscenza che portano nel sangue e grazie al cambiamento fondamentale, si avvicinano alla Gerarchia di Cristo potranno esercitare quest’arte regale della costruzione, perché nutriti dalla triplice forza di radiazione divina che emana dalla Gerarchia. Preferiamo parlare di arte regale, dell’arte regale della costruzione, perché le nozioni e le parole che fanno riferimento all’occultismo e alla magia hanno perso, a causa di un impiego errato, il loro autentico significato. Le eviteremo quindi il più possibile. Tutti quelli che cercano e si avvicinano alla Scuola Spirituale «sono destinati a divenire re e sacerdoti», secondo la parola del Signore e la testimonianza di tutte le grandi religioni mondiali. Essi saranno i protettori e i custodi che irradiano le forze e i valori divini; dunque i rappresentanti di Dio in tutti i piani della materia e dello spirito. Chiamati al vero sacerdozio, sono destinati a sviluppare e a realizzare, in un perfetto e dinamico splendore, il disegno divino previsto per l’uomo, cioè la vera regalità. Naturalmente un simile sacerdozio e una simile regalità si compenetrano armoniosamente. Un vero sacerdote è anche un vero re e un tale re è investito del vero sacerdozio. La sentenza che Cristo rivolse ai suoi discepoli nel Sermone sulla montagna si adatta perfettamente a quanto precede: «Voi siete la luce del mondo. Che la vostra luce risplenda davanti agli uomini, affinché, vedendo le vostre opere buone, glorifichino il Padre vostro che è nei cieli». Quando parliamo del tirocinio nella Scuola, ci riferiamo a questo sviluppo regale e sacerdotale, armonioso e unitario. La padronanza di questa arte regale dipende naturalmente da uno sviluppo progressivo che nasce dall’impulso vitale del prericordo e dal cambiamento fondamentale.
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L’allievo vede ora chiaramente il grande fine da raggiungere: - ridivenire quello che Dio desidera che siamo, - entrare nello stato luminoso della Gerarchia di Cristo, - lavorare con tutti i liberati al servizio del Gran Maestro per la salvezza del mondo e dell’umanità. Un obiettivo così semplice assicura il rigetto di ogni velleità personale e di ogni egocentrismo, mettendo in primo piano il grande disegno divino manifestato dalla Gerarchia impersonale di Cristo e dai suoi numerosi e anonimi membri. La reconstructio, portata a termine nell’allievo e attraverso l’allievo, al servizio del grande piano divino, è la base della magia bianca o magia gnostica. Il fatto che parliamo di magia bianca implica l’esistenza di una magia nera. Oltre a queste due magie parliamo anche di magia grigia, di magia negativa e di magia forzante. La magia nera è quella esercitata con l’intenzione esplicita e cosciente di appropriarsi dei suoi risultati, ed è sovente praticata con uno scopo del tutto iniquo o criminale. La magia grigia è quella esercitata con intenzione puramente sperimentale e i cui risultati sono utilizzati a scopi prettamente terrestri. Con la magia negativa, il cui fine non è né cattivo né sperimentale né terrestre, si cerca di raggiungere l’obiettivo senza accettare le condizioni richieste dal tirocinio, per cui essa non potrà mai condurre alla grande meta. La magia forzante è una forma particolare di magia grigia e negativa, che conduce sempre a situazioni indesiderabili e morbose. Cade in tutte queste forme di magia non bianca, con i conseguenti e inevitabili pericoli, colui che, spinto dal prericordo, non prende in sufficiente considerazione il cambiamento fondamentale, a causa di un individualismo troppo spiccato o di un troppo forte assoggettamento alla
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materia. Un tale uomo trascurerà sempre le indicazioni e i consigli di un’autentica scuola spirituale. È assolutamente certo che tutti coloro nei quali agisce il prericordo cosciente sono a un dato momento, in una maniera o in un’altra, messi in contatto con gli operai della Scuola Spirituale, inviati per risvegliarli alla nuova vita. È altrettanto certo che l’uomo che ha un prericordo cosciente e respinge questa mano tesa cadrà inevitabilmente nella magia nera, grigia o negativa, realizzando in tal modo proprio il contrario di ciò che la reminiscenza gli aveva fatto intravedere; andrà così verso un’ancor più profonda caduta nell’afflizione di questo mondo di tenebre e di chimere, stringendo un vincolo ancor più stretto con la ruota della nascita e della morte. Si dice che un candidato riceva due occasioni per intraprendere il cammino della liberazione; se non ne fa uso, in questa vita non gliene sarà data una terza. Solo l’immensa sofferenza generata da un’immersione ancor più profonda nella materia potrà ricondurlo a uno stato di coscienza più puro e più maturo. In magia nera non si ignora nulla; i suoi servitori sono pienamente coscienti del loro peccato e vanno incontro alla loro rovina senza possibilità di salvezza. Chi pratica la magia nera è infatti preso in un circolo vizioso, giacché tale pratica lo spinge, per sfuggire alle conseguenze del primo tentativo, a eseguirne un secondo e così via, di male in peggio. I maghi neri operano in diversi piani della materia e dello spirito e si associano per difendere la loro causa e per combattere la magia bianca, poiché sanno benissimo che questa finirà un giorno per vincere la magia nera. Per questo tutti coloro che praticano la magia nera temono e odiano a morte la Fraternità Universale; le tenebre fuggono la luce. Potreste chiederci: «Perché la Fraternità Bianca, se è più potente della nera, non distrugge questa orda infernale?»
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Non si deve mai perdere di vista il fatto che il bianco, l’immacolato, non entra mai in lotta con il nero. L’immacolato manifesta l’intenzione divina, nella certezza assoluta che le tenebre finiranno per distruggersi da sé, come lo scorpione prigioniero in un cerchio di gesso. La legge d’amore regge il cosmo intero e coloro che obbediscono a questa legge sono infinitamente forti, praticamente invincibili. Le parole del salmista «dovessi pure discendere nell’oscura valle dell’ombra della morte, non temerò alcun male, perché tu sei con me: il tuo scettro e il tuo vincastro mi confortano» testimoniano lo spirito e la realtà in cui vivono e operano gli operai bianchi. Per questo la Scuola Spirituale, sostenuta dalla legge d’amore, non si impone mai; non forza l’umanità, poiché la reazione spontanea alla legge d’amore si compie nella libertà, quale conseguenza di un risveglio interiore e di un divenire cosciente. Solo allora l’amore acquista tutto il suo valore. A volte la Scuola Spirituale spinge verso situazioni particolari o prepara certe condizioni al fine di condurre gli uomini alla conoscenza, alla comprensione, al risveglio. Ma gli uomini non sono mai forzati, poiché solo il risveglio interiore e il divenire cosciente possono condurli alla liberazione. La magia nera, nella sua angoscia e nel suo desiderio di mantenersi, abusa del metodo universale della legge d’amore praticato dalla Fraternità Bianca, per sviare il più possibile dal cammino della salvezza gli uomini in generale e i candidati in particolare; essa suscita sui loro passi barriere, ostacoli e tranelli, affinché l’amore non prevalga rendendoli completamente liberi. Per l’allievo tuttavia ciò non costituisce un ostacolo insormontabile, poiché, non appena si rende conto della sua debolezza e richiede aiuto nella giusta maniera, questo gli è inviato. Per cui nessuno cadrà, se interiormente non lo desidera.
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È comprensibile che questa resistenza, questa influenza ipocrita e speculativa che le forze nere operano sulla natura inferiore dell’uomo non liberato, ostacolino e frenino i progressi della luce vittoriosa. Sappiamo tuttavia che i mulini di Dio macinano forse lentamente ma comunque perfettamente. Le magie grigie e negative dipendono sempre da sotterfugi; abusano consciamente o inconsciamente di scienze magiche o semimagiche, quali l’astrologia, lo spiritismo, il magnetismo e l’ipnotismo. Studieremo queste quattro semimagie più avanti. Con la magia forzante che appartiene alla categoria della magia grigia o negativa, gli adepti si sforzano di raggiungere certi risultati per mezzo di piante, esercizi di respirazione e di concentrazione, profumi particolari (incenso), fissando una sfera di cristallo, ecc.. Coloro che utilizzano questa magia ignorano in genere gli enormi pericoli ai quali si espongono. I pericoli che l’uso dell’incenso comporta per la massa saranno descritti in un altro capitolo. La magia forzante si manifesta in tutta la sua negatività quando la confrontiamo con la realtà dell’iniziazione. Nel prossimo capitolo studieremo ciò che la Scuola Spirituale cristica intende per iniziazione. Per terminare, riguardo alla scienza della regalità e del sacerdozio, rinviamo coloro che nutrono ancora dei dubbi e considerano la Bibbia come un’autorità irrefutabile da cui non si può prescindere, al Vangelo di Giovanni (16,25): «Vi ho detto questo con parabole; verrà l’ora in cui non vi parlerò più in parabole ma vi parlerò del Padre apertamente», e all’Apocalisse (1,6): «A colui che ci ha fatti re e sacerdoti per Dio, suo Padre…». Permetteteci di aggiungere che i vangeli sono scritti in un linguaggio velato, il cui vero significato può essere da voi colto e assimilato soltanto mediante l’arte regale e sacerdotale e nella misura in cui, spinti dalla reminiscenza e preparati dal
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cambiamento fondamentale, vi volgete verso la vera e vivente Gerarchia di Cristo. Allora quanto intenderete e riceverete, sarà così straordinario, grandioso e magnifico che tutti i libri della terra non basterebbero a contenerlo.
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Capitolo IV L’INIZIAZIONE
L’uomo che si sente attratto dalla Scuola Spirituale degli Ierofanti di Cristo può avvicinarsi ad essa se, autenticamente spinto dalla reminiscenza, intraprende su questa base il cambiamento fondamentale e vi persevera; si apre allora per lui la via della vera magia e dell’iniziazione. Vorremmo ora completare le nostre precedenti dissertazioni cercando di approfondire l’essenziale della nozione «iniziazione». Per iniziazione intendiamo la progressiva ammissione nella Gerarchia e il suggello sacramentale delle facoltà e delle forze dell’uomo originale, nell’uomo nuovo rinato. Queste forze, queste facoltà e questo nuovo stato d’essere sono conservati e protetti dalla Gerarchia come Misteri. In queste forze e facoltà del nuovo stato d’essere distinguiamo sette aspetti: 1. una conoscenza superiore perfetta: la saggezza assoluta che non va confusa con lo studio e la comprensione intellettuali di un qualche insegnamento. È l’elevazione interiore all’Insegnamento Universale, il sapere interiore, la penetrazione nel luminoso piano di Dio; 2. un’identificazione con la forza divina, la comunione interiore cosciente con il Signore (con la Gerarchia), basata sulla ragione superiore e interiore accennata nel primo aspetto; 33
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la manifestazione della vera volontà dell’uomo, risultante dall’accordo perfetto tra la volontà umana e la volontà divina, dal «volere soltanto ciò che Dio vuole che noi vogliamo». Ciò non proviene da una sottomissione disciplinata della volontà personale, ma da un’armonia basata su una ragione illuminata e sulla comunione intima con Dio; 4. la realizzazione della purificazione e la dinamizzazione dei tre precedenti sviluppi in un campo di lavoro, mettendo quanto appena acquisito al servizio di un compito, di una missione in favore della Grande Opera; 5. il cambiamento strutturale della coscienza, dell’anima e del corpo, quale compimento del processo di rinascita; 6. l’entrata al servizio della grande opera di liberazione, in un contatto con l’umanità del tutto diverso da prima; 7. l’entrata nella libertà assoluta come sacerdote-re, parte integrante di Cristo, del Corpus Christi (la Gerarchia). I primi tre aspetti costituiscono le tre fasi della meravigliosa nascita dell’uomo nuovo. Il quarto aspetto è l’offerta della vita e il cammino di croce dell’uomo nuovo. Il quinto aspetto è la sua risurrezione, il sesto l’ascensione e il settimo la discesa in lui dello Spirito Santo. Quanto fa parte di questo sviluppo non può essere negato a nessuno. Il cammino della realizzazione è aperto a tutti, purché vengano soddisfatte le condizioni richieste. Come dicevamo, i Misteri sono protetti. Essi ci devono essere offerti, dobbiamo cioè essere uniti ad essi sacramentalmente dalla Gerarchia attraverso un suo inviato. Questo processo non può essere evitato. La protezione dei Misteri è necessaria per evitare dei disastri. Certe facoltà e certe forze possono infatti svilupparsi in piena sicurezza soltanto in uomini nuovi, 34
poiché in mano a essere incompetenti o malintenzionati potrebbero causare spaventose catastrofi. A coloro che sono veramente di buona volontà è tuttavia garantita la piena libertà di partecipare ai Misteri, secondo l’immutabile validità della legge «quando l’allievo è pronto, il maestro appare». Questo aforisma è un assioma magnetico che esclude qualsiasi arbitrio e impostura, per cui nessuno può essere frenato nel suo sviluppo. L’iniziazione comprende vari gradi o tappe; è un’ascesa graduale, intrapresa sotto l’egida di numerose guide e sostenuta da un aiuto scientificamente organizzato. A questo riguardo, la follia dell’illusione dell’io ha dato luogo a idee assolutamente errate. Il desiderio di essere «libero» a ogni costo ha fatto rompere a molti candidati un legame pieno di promesse. Per molti la nozione «iniziazione» è strana e indefinita. Eppure la sua realtà e la sua verità sono profondamente radicate in tutte le religioni mondiali, dunque anche nel Cristianesimo. E non può che essere così, poiché senza l’iniziazione il Cristianesimo, in quanto cammino verso l’alto, non avrebbe alcun valore. Purtroppo il sapere concernente l’iniziazione è stato completamente svalutato dal cattolicesimo e respinto dal protestantesimo. La natura e il processo dell’ammissione nella Gerarchia sono ampiamente descritti nella Bibbia. La Gerarchia, o Scuola Spirituale, è designata nel Nuovo Testamento con il termine «Ecclesia». Quando Paolo parla di Ecclesia, non dobbiamo credere che faccia allusione al termine chiesa nel senso attuale di parrocchia. Lo sviluppo del nostro tema richiede ora la descrizione di due stati e attività dell’iniziazione: il primo - la consecratio è importante per l’allievo, il secondo - la benedictio - è importante per tutti coloro che si avvicinano al campo di attività dell’allievo. La consecratio è l’iniziazione, il vincolo che unisce l’allievo alla Scuola. 35
La benedictio è l’influenza dell’iniziato sul profano. La benedizione apre la via alla consacrazione. Benché evidente, preferiamo precisare che né la benedizione né la consacrazione possono essere acquisite tramite beni o denaro, grazie a una posizione sociale, attraverso un’elezione arbitraria o altre cose simili. Esse non dipendono neppure da un certo cerimoniale destinato a impressionare il candidato. Ciò che a volte in un’iniziazione appare come cerimonia è in realtà un processo magico. L’intero mistero dell’iniziazione è retto dalla legge «quando l’allievo è pronto, il maestro appare». Solo la qualità interiore del candidato, fondata sulla reminiscenza e sul cambiamento fondamentale, è determinante e decisiva. Quando un uomo, spronato dal pungolo della reminiscenza, si mette a cercare il senso della sua vita, quando incomincia a capire il suo smarrimento e la sua solitudine, quando il suo subconscio gli lascia intravedere le innumerevoli ricchezze e le indicibili bellezze che lo attendono, da lui inizia a emanare una particolare vibrazione magnetica. Questa si intensifica man mano che l’oggetto della sua ricerca si fa più preciso; attraverso la lettura di un libro, ad esempio, può sentire più chiaramente la sua carenza interiore. Questa vibrazione può essere fortemente rafforzata anche da ciò che chiamiamo «la preghiera». Cos’è infatti pregare se non proiettare verso l’alto, in immagini-pensiero dirette dal cuore, il nostro stato interiore, ciò che ci manca, le nostre idee, la nostra riconoscenza o la nostra gioia? Tale vibrazione magnetica attira sempre una risposta, la cui vibrazione concorda con quella emessa. Se la preghiera è primitiva ed egoistica, la risposta non apporterà all’interessato alcuna liberazione, aggravando anzi il suo stato. Se contiene odio, ad esempio, la risposta sarà un dolore profondo, che brucerà come una scottatura; e così via, poiché si tratta dell’azione di una legge naturale, di un riflesso automatico.
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Arriva tuttavia il momento in cui la vibrazione magnetica emessa dal cercatore spinto dalla reminiscenza raggiunge una certa qualità, poiché vi si trovano elementi autenticamente non terrestri. In tal caso l’immagine-pensiero è captata dalla Gerarchia e al riflesso naturale si aggiunge una reazione diretta alla persona. Questo aiuto personale si presenta tuttavia sempre in forma impersonale; ciò significa che l’interessato è guidato senza che se ne renda conto ed è messo in rapporto, in un modo o in un altro, con un inviato attivo nella sfera materiale in nome della Gerarchia. Tale inviato è un «unto» della Gerarchia; egli ha ricevuto il potere di «benedire e suggellare», di realizzare cioè, grazie alla sua unione diretta con il candidato, un’unione indiretta tra il candidato e la Gerarchia. Questa è la benedizione. L’operaio inviato proietta allora realmente l’ombra della Scuola Spirituale; il candidato entra così nell’ombra delle cose future e vede profilarsi un cammino verso l’alto, un cammino adeguato alle sue forze, preparato per lui con un amore illimitato. È assolutamente indispensabile comprendere cosa significa questo «cammino nell’ombra»: il candidato si trova nell’ombra dell’inviato e l’inviato nell’ombra della Gerarchia; ambedue si trovano così nell’ombra del Signore e nell’ombra della Trinità divina. Questo significato della parola «ombra» non è un’invenzione dell’autore, poiché si ritrova in tutte le grandi religioni mondiali. Dalla Genesi al Nuovo Testamento si parla spesso di ombra, a volte nel suo senso ordinario e a volte nel suo senso gnostico. Nel salmo 121 è detto: «Il Signore è un’ombra alla tua destra». Queste parole sono rivolte agli iniziati e si riferiscono all’unione realizzata con la consecratio. Negli Atti degli Apostoli, capitolo V, sta scritto: «Si giunse al punto di portare gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché al passaggio di Pietro anche solo la
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sua ombra li coprisse». Qui l’unione è intesa nel senso della benedictio. Quando un uomo si trova nella forza irradiata della Gerarchia, dal sole spirituale, ed è toccato da un raggio della luce universale, questa forza si trasforma in lui ed è nuovamente irradiata. Questa è l’ombra che tale persona proietta e che costituisce un certo potere. Se quest’ombra appartiene a una persona che fa parte della Gerarchia e lavora consciamente al suo servizio, si dice che questi ha «un ombra alla sua destra», il che significa che può disporre positivamente della forza trasformata in lui per realizzare un bene spirituale al servizio della Luce. Il malato - l’uomo nel suo stato dialettico - che si trova in tale ombra, in tale campo di forza, è portato alla guarigione, la quale consiste a volte in un processo lungo e drammatico. Grazie alla benedizione si stabilisce tra il candidato che percorre veramente il cammino e la Gerarchia un contatto sempre più intimo, che ha per risultato la guarigione del malato. La benedizione diventa per lui un’ascesa nella consacrazione, un’entrata nella Gerarchia. E, in concordanza con la legge della vita interiore, l’allievo che si nobilita a questo, trova al suo fianco il maestro che lo condurrà alla fase dell’iniziazione. Un punto che sarà forse rimasto un po’ oscuro e che desideriamo chiarire il meglio possibile è quello dell’inesorabilità dello sviluppo che vi abbiamo descritto. In verità, non v’è altro cammino! Sebbene questo cammino sia stato negato dal protestantesimo e sia stato profanato dal cattolicesimo romano, esso resta l’unica via. Perché? «Il Creatore si manifesta attraverso la sua creazione e la sua creatura»; questo è il piano di Dio. Ora, dato che la Gerarchia esiste ed è costituita di creature liberate nella forza del Padre e la triplice forza divina irradia sulla Gerarchia in generale e sul suo capo - Gesù Cristo - in particolare, la Gerarchia è la custode di tutti i Misteri divini e, quale ombra 38
dell’unica Luce universale, si avvicina a noi tramite le teste, i cuori e le mani degli esseri umani. Questa realtà si riscontra filosoficamente in tutte le religioni mondiali. Ci limitiamo ad alcune citazioni bibliche: «Nessuno va al Padre se non per mezzo mio», «Senza di me non potete far nulla», «Mi è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra», «Chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». E poiché Cristo si avvicina al mondo e all’umanità attraverso la Gerarchia, non possiamo sfuggire alla sua attività. Per quanto stretta appaia questa porta, essa è nondimeno l’unica; se la varchiamo, entriamo nella vera libertà. Il lettore avrà certamente notato che il metodo di sviluppo indicato non ha nulla di dittatoriale o di autocratico, ma è perfettamente democratico; è la Sancta Democratio, poiché si basa sulla legge così sovente citata: «quando l’allievo è pronto, il maestro appare». La benedizione non può quindi essere evitata; come si presenti non ha importanza ma viene sempre verso di noi attraverso esseri umani, perché Dio agisce tramite loro. Per quanto concerne la benedizione, cioè l’attività della Gerarchia nella sfera materiale, due metodi sono stati seguiti lungo i secoli: un metodo sperimentale e un metodo diretto. La storia del mondo ci mostra come lo stato di coscienza dell’umanità passi regolarmente da uno stato di torpore a uno stato di semicoscienza limitata, frutto del saliscendi periodico di ogni cosa. L’ultimo stato di un certo risveglio spirituale si sviluppò verso il XIII secolo. All’epoca attuale - settecento anni dopo - si sta preparando un nuovo periodo di risveglio spirituale. Un’epoca di risveglio della coscienza spirituale è sempre introdotta dalla Gerarchia che impiega il metodo sperimentale, seguito, al momento psicologico opportuno, dal metodo diretto. Il metodo sperimentale si distingue per un’enorme corrente di letteratura esoterica, per numerosi movimenti 39
esoterici sperimentali e per una settemplice attività sperimentale di proiezione di ombra. L’operaio che in questa fase deve effettuare la benedizione si trova in posizione negativa rispetto a un eventuale risultato; il che significa che tutto accade al di fuori della sua responsabilità. Questo metodo di lavoro sperimentale è intrapreso unicamente al fine di attivare il risveglio. Come abbiamo detto, questo metodo è sostituito, al momento psicologico opportuno, dal metodo diretto. Allora la corrente di luce spirituale si rafforza talmente, diviene così intensa e dinamica, che gli operai che effettuano la benedizione in paese nemico possono intraprendere un lavoro magico immenso, con una forza di espansione incomprensibile al profano. Il grandioso obiettivo di questa magia diretta è di formare qui, sulla terra, il nucleo di una fraternità mondiale statica; e di costituire, con essa e attraverso essa, un nuovo campo di vita. Questo nobile fine fu raggiunto anche nel XIII secolo e gli effetti furono così straordinari che ancora oggi, dopo sette secoli, ne risentiamo gli influssi. I membri di questa fraternità entrarono nella liberazione, divennero membri della Chiesa invisibile di Cristo. Incorporati nella Gerarchia, seguono con fervente attenzione coloro che, in questo XX secolo, sono chiamati a fare un nuovo passo verso la liberazione finale dell’umanità. I chiamati sono intenti a riunire le loro forze. Una truppa di Gedeone è costituita. Il tempo dell’azione è arrivato.
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Capitolo V COSA È SOTTOPOSTO A INIZIAZIONE? COSA VIENE INIZIATO?
Dopo la lettura del capitolo precedente, è evidente che resta ancora molto da dire sull’iniziazione. Una delle domande più importanti che si presentano dopo una riflessione su questo tema è: cosa è sottoposto a iniziazione? La nostra risposta sottolinea l’attività specifica della Rosacroce. Alcuni credono che venga iniziata soltanto una parte della personalità umana; altri pensano che sia l’insieme della forma corporale, elevata a uno stato di sublimazione, a poter arrivare all’iniziazione; altri ancora credono che la forma corporale, debba essere assolutamente trascurata e che l’iniziazione consista soltanto nell’esaltazione dell’anima nella luce; altri infine prendono in considerazione soltanto un rinnovamento puramente spirituale. Questi pareri e opinioni divergenti riflettono la confusione generale in materia di iniziazione e giustificano la domanda «cosa viene iniziato?». La nostra risposta è: - non il corpo, - non un corpo eventualmente rigenerato, - non un’anima purificata - e nemmeno una forma puramente spirituale. La nozione di «iniziazione nel corpo» si riferisce a tutt’altra cosa. La Gerarchia non si interessa all’uomo dialettico, anche se è vegetariano, si astiene dal bere alcool, si astiene 41
dal prendere narcotici, conduce una vita pura e pregna di umanità e applica tutte le regole esoteriche. Per «uomo dialettico» intendiamo l’uomo nato ed evoluto in questo ordine naturale, legato alla ruota della nascita e della morte, vincolato al perpetuo ciclo delle cose di questo mondo - apparire, brillare, sparire - e soggetto alle leggi di attrazione e di repulsione. È assolutamente impossibile che quest’uomo dialettico secondo la coscienza, l’anima e il corpo possa divenire un uomo del Regno Statico, un uomo cioè che vive nella Gerarchia e della Gerarchia, un liberato che partecipa all’eterna magnificenza di Dio. A qualsiasi stadio di sviluppo si trovi, l’uomo dialettico - anche se pervaso da una profonda reminiscenza, per quanto si creda profondamente cambiato e abbia eventualmente grandi affinità magiche - non potrà mai entrare nella Statica. «La carne e il sangue non possono ereditare il Regno dei Cieli». Tutte le grandi religioni mondiali, sia nel loro insegnamento exoterico che in quello esoterico, affermano che «Dio non prende affatto in considerazione le persone». Non v’è in Dio - e quindi nemmeno nella Gerarchia - il minimo interesse per tale o tal altra persona, né si è mai ottenuto un risultato positivo sotto questa forma, nemmeno dopo un tentativo di consacrazione magica o cerimoniale della personalità. Se ciò nonostante parliamo ancora di iniziazione nel corpo, è perché ciò nasconde un mistero; non un mistero voluto, ma una nozione divenuta incomprensibile a causa di un’interpretazione umana errata e dell’ignoranza, in materia, dei sacerdoti e dei teologi; ignoranza sottolineata dalle parole di Gesù a Nicodemo in merito alla rinascita (Gv 3,10): «Sei dottore in Israele e non sai queste cose?». Esiste dunque un processo di rinascita - indicato anche nel prologo del Vangelo di Giovanni - che non è determinato né dal sangue (anche se purificato) né dalla volontà della carne (anche se rinnovata) né dalla volontà 42
dell’uomo. In altre parole, l’uomo dialettico non vi partecipa affatto! Il vero uomo nuovo non può nascere da un processo eugenetico spirituale della volontà dell’uomo. Nella Scuola Spirituale non si considera la persona. Cosa intendiamo per persona o personalità? La personalità è quella parte della manifestazione umana che, dopo un esame approfondito, distinguiamo con i nomi di: - corpo fisico o materiale, - corpo eterico o vitale, - corpo astrale o del desiderio, - corpo mentale o del pensiero. All’insieme di questi quattro aspetti diamo anche il nome di «forma corporale». Alla personalità o forma corporale appartiene pure una parte dell’anima: l’anima terrestre, dialettica, o anima-sangue. Più avanti parleremo in modo più dettagliato di questi aspetti, nonché della forma psichica e della forma cosciente. Per il momento consideriamo soltanto che né la forma corporale - composta dai corpi fisico, eterico, astrale e mentale, legati in unità dall’anima dialettica - né la forma psichica né la forma cosciente possono essere accettate dalla Scuola Spirituale. Questa personalità non può, per quanto faccia, essere presa come base per una vita nell’Ordine Statico. L’attuale personalità si trova infatti in uno stato di totale incompatibilità strutturale con la personalità dell’uomo originale. La differenza non consiste quindi soltanto nella densità o nella frequenza vibratoria, ma è strutturale, anatomica e organica; tale differenza impedisce alla personalità attuale di entrare nel Regno di Dio. «La carne e il sangue non possono entrare nel Regno dei Cieli»; è scientificamente impossibile! In ogni uomo che vuole avvicinarsi alla Scuola Spirituale risuona perciò questo avvertimento: «Chi non rinasce dall’Acqua e dallo Spirito non può entrare nel Regno dei Cieli».
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Il termine «Acqua» va inteso qui nel senso di «materia cosmica originale», lo stesso senso in cui è impiegato nella Genesi: «Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque». E il termine «Spirito» si riferisce al nucleo spirituale divino, il nucleo di coscienza universale che dev’essere «rivivificato di tra i morti». La frase di Cristo citata prima dimostra perciò che la risurrezione dell’uomo originale è necessaria per poter far ritorno alla patria perduta. L’uomo originale è attualmente unito a una personalità terrestre non compresa nel piano di Dio, la quale gli permette di esprimersi nel mondo dialettico materiale ma proviene dalla materia dialettica e rimane di questa materia, condividendone la sorte effimera e partecipando alla decomposizione e all’inevitabile morte di quanto nasce quaggiù. Questa personalità è dunque mortale; non deve - e del resto non può - essere conservata. Per cui - ed è questo il grande mistero - lo spirito nato da Dio che sospira e soffre in questo mondo caduto, legato com’è alla roccia della dialettica, è costretto a costruire una nuova personalità, celeste e originale, per liberarsi e ritornare all’obbedienza di Dio. Questa nuova personalità, chiamata anche «corpo celeste» o vero uomo nuovo, deve essere eretta nella vecchia personalità dialettica. Coloro che posseggono tale personalità in costruzione, sono ritenuti idonei all’iniziazione. La costruzione strutturale e potenziale, lo sviluppo e l’esplorazione di questa personalità sono ciò che chiamiamo «iniziazione». Questo intero processo si compie sotto l’egida della Scuola Spirituale e l’uomo che è cosciente di questa nuova personalità in gestazione dentro di lui dice con Paolo (2 Cor 5,1-3): «Sappiamo infatti che, quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani d’uomo, nei cieli. Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste». 44
E spera di esser trovato «vestito» e non «nudo» al momento della morte del corpo fisico. Non si tratta quindi di uno sviluppo automatico e naturale, ma di un processo che si realizza soltanto attraverso una grande tensione di tutto l’essere e, come dice il vangelo, «con timore e tremore». Nell’uomo che ha eretto in se stesso questo tabernacolo eterno si compie la parola dell’Apocalisse (21,3): «E udii una voce potente che usciva dal trono: ecco il tabernacolo di Dio in mezzo agli uomini». Solo allora egli possiede una personalità che è veramente un tempio dello Spirito Santo. Lo sviluppo della nuova personalità è un lungo processo che può essere diviso in tre fasi principali: la fase della concezione, la fase embrionale e la fase della nascita, tutte dirette e sostenute dalla Gerarchia, secondo la parola di Cristo «senza di me non potete nulla». Le due prime fasi, quella della concezione e quella embrionale, si realizzano tramite la benedizione. La nascita è la fase essenziale dell’iniziazione e presenta sette aspetti, che abbiamo descritto nel capitolo precedente e che riassumiamo così: 1. 2.
3. 4. 5. 6.
il nuovo sapere, la nascita della nuova facoltà del pensiero; la comunione cosciente con il Signore; che è lo sviluppo successivo della nuova facoltà del pensiero, mediante una nuova radiazione del cuore; è pensare con il cuore; la manifestazione del nuovo «essere della volontà», il divenire del nuovo corpo astrale; la collaborazione effettiva della testa, del cuore e della volontà manifesta una nuova attività: nasce il nuovo corpo eterico; la nascita del nuovo corpo fisico; l’unione della nuova personalità con l’anima spirituale; 45
7.
l’unione della nuova personalità con lo Spirito divino: la vittoria. Coloro che sono presi in questo processo di santificazione cristiana, l’iniziazione, testimoniano con Paolo (2 Cor 4,16-18): «Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità di gloria incommensurabile ed eterna, perché non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono temporanee, quelle invisibili sono eterne». Scopriamo così che un nuovo Adamo può formarsi nel vecchio Adamo. Ancora prigionieri del corpo dialettico, possiamo attendere alle necessità della vita terrestre - come mangiare, lavorare, dormire - mentre la crescita del nuovo corpo prosegue. Purtroppo il numero di coloro che possiedono questa nuova personalità a un qualsiasi stadio di sviluppo è ancora molto ristretto; si possono contare facilmente. Per costoro è facile respingere la coscienza dell’io e cambiare l’orientamento della loro vita, poiché sono divenuti impersonali. Questa nuova personalità è indispensabile a tutti i veri lavoratori spirituali per poter operare in questo mondo. Solo quelli che la possiedono possono essere impiegati per la benedizione. Possiamo dire con certezza che quanti si trovano nell’Atrio della Scuola Spirituale hanno ricevuto, grazie alla benedizione, il seme necessario alla concezione e sono ora tenuti a farlo fruttificare. Quelli che lavorano in questo senso ma sulle basi della coscienza dell’io e con la volontà della vecchia personalità incontrano prima o poi un limite; malgrado tutti i loro sforzi, non potranno infatti mai oltrepassare lo stadio della dialettica. La volontà della vecchia personalità non è mai liberatrice, per cui il loro lavoro non sarà mai di Cristo. 46
Quanto grandioso è scoprire e percepire in un essere umano, attraverso la personalità esteriore peritura, l’uomo eterno in sviluppo, il «Dio nella carne»! È così che vediamo svilupparsi nel corpo la vera iniziazione. Si è cercato per varie vie di raggiungere la liberazione senza essere in possesso della nuova personalità. Si è tentato con ogni sorta di esercizi di liberarsi della parte più cristallizzata della vecchia personalità, per arrivare con i corpi più sottili alla conoscenza superiore e all’iniziazione (divisione della personalità). Non si è tuttavia mai andati al di là di un incremento della conoscenza intellettuale; il che non ha nulla in comune con il sapere liberatore e con la vera iniziazione. Alcuni, come i mistici e i membri di certi ordini religiosi, hanno cercato di spiritualizzare la personalità terrestre con la penitenza e l’ascesi (cultura della personalità). Ne possono risultare vari fenomeni, come quelli verificatesi in Geert Grote, Eckchart e altri. Si sa come certi santi e alcuni pilastri della gerarchia clericale romana siano arrivati a uno stato d’estasi spirituale con cure di digiuno, stati di estrema e deliberata povertà e altre pratiche di cattivo gusto. È chiaro che in ciò non v’è né liberazione né iniziazione nella Gerarchia di Cristo. Citiamo infine i metodi e sistemi magici orientali, con la loro negazione a volte totale della materia e della personalità dialettica, metodi altrettanto inutili e del tutto esenti da possibilità liberatrici. Benché abiti ancora in un tempio corrotto e sia necessario costruirne uno nuovo per arrivare alla liberazione, l’uomo deve prendere come base temporanea il suo vecchio tempio, poiché questo è il solo di cui dispone. È nel tempio dialettico e tramite esso che dobbiamo costruire il nuovo tempio e lavorarci. Per questa stessa ragione Cristo non disdegnò di «prendere l’apparenza di un servitore» e visse il cammino della liberazione sulla base di una personalità dialettica. 47
L’operaio della Scuola Spirituale segue Cristo sullo stesso cammino. E il neofita che riconosce e accetta la realtà del suo stato deve mettere il vecchio tempio in una condizione tale che le forze della natura offrano la minor resistenza possibile. Per questo è necessario un cambiamento di vita, nel quale dobbiamo vedere solo un sostegno naturale verso il grande obiettivo. Per mantenerci nell’universo disponiamo provvisoriamente soltanto del vecchio tempio, con tutte le limitazioni, i dolori e le afflizioni inerenti a questo possesso. Dovremo quindi bere fino all’ultima goccia il calice del nostro stato dialettico.
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Capitolo VI INVOLUZIONE - EVOLUZIONE
Quanto abbiamo detto nei capitoli precedenti avrà chiarito al lettore che il cammino che conduce all’iniziazione non è facile; il lamento udito sovente «non sapevo che fosse così duro e complicato» è perciò del tutto comprensibile. Esso concorda con la domanda ansiosa dei discepoli «Signore, chi dunque sarà santificato?» e attira la nostra attenzione sul passaggio del Sermone sulla Montagna in cui Cristo, all’esortazione rivolta ai discepoli «entrate per la porta stretta», fa seguire la sentenza «quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono coloro che la trovano!». Tutte queste osservazioni ci mostrano quanto profonda sia la degenerazione dell’uomo, caduto nell’abisso di questo ordine naturale. L’insegnamento teosofico considerò questa caduta come facente parte dell’involuzione o discesa nella materia, teoria secondo cui l’umanità, una volta raggiunto il punto più profondo della materialità - e sarebbe il caso attuale parteciperebbe all’evoluzione, alla risalita, alla spiritualizzazione, alla liberazione, secondo un cammino in spirale. Se questa via dovesse sembrare troppo lunga, viene allora indicato il cammino dell’iniziazione, che equivarrebbe pressappoco a un treno espresso. Questo modo di vedere le cose considera l’umanitarismo, la civilizzazione, l’intellettualismo, l’interesse per l’esoterismo, ecc., come segni di evoluzione. Questo punto 49
di vista è tuttavia in totale contraddizione con la realtà; esso proviene da un’errata interpretazione della saggezza originale, causata da una conoscenza incompleta o indiretta. Si parte dal presupposto che, se v’è stata un’involuzione incondizionata, dev’esservi un’evoluzione altrettanto incondizionata. L’insegnamento teosofico pretende che l’involuzione nel suo insieme rappresenti per l’umanità una specie di tirocinio, un formidabile pellegrinaggio voluto dal Logos; e che questo viaggio debba condurre, del tutto naturalmente e secondo la volontà di Dio, a un ritorno evolutivo nella patria perduta; una discesa nella materia secondo la volontà di Dio seguita da una evoluzione fuori dalla materia, anch’essa secondo la volontà di Dio. Così la Teosofia vede la marcia dell’umanità, guardando con un certo disdegno il «mondo degli spiriti vergini», composto dalle entità che non hanno ancora fatto il primo passo sul cammino dell’involuzione. «Non sono coraggiosi come noi! Sono ancora a casa e noi siamo già così lontani ...» Che siamo lontani è vero, ma in che senso non è ancora ben chiaro per la massa dei ciechi. La pubblicazione di questo libro ha fra l’altro lo scopo di rendere cosciente il lettore dello stato reale in cui ci troviamo e di imprimere nel suo cervello con caratteri di fuoco questa realtà, per niente lusinghiera, sovente anzi molto amara. Ciò dev’essergli di stimolo a una risoluzione radicale e ben compresa, punto di partenza di un cambiamento totale della vita. Non vi fu involuzione incondizionata né vi sarà evoluzione incondizionata! Dovete abituarvi all’idea che la nostra supposta involuzione potrebbe essere «una caduta», una catastrofe conseguente al peccato. L’Insegnamento Universale ci dice - e ciò può essere confermato dalle ricerche - che in realtà si tratta di una caduta, di una vera discesa in un abisso terribile. Tutte le religioni mondiali menzionano questa 50
caduta e la si ritrova in tutti i miti e leggende, nonché nei numerosi sistemi filosofici che da esse derivano. Il «mondo degli spiriti vergini» in effetti esiste. Tuttavia le entità che vi vivono non sono vergini di conoscenza, di esperienza e di sviluppo spirituale, ma vergini di peccato, di cristallizzazione e di morte! Questo «mondo degli spiriti vergini» è il mondo umano originale, compreso nel piano di Dio. È l’Ordine di Dio, il Regno dei Cieli (da non confondere con il cosiddetto «cielo» dei cristiani exoterici né con il «paese dell’estate» degli spiritisti, su cui ritorneremo quando parleremo della sfera riflettrice). Questo mondo originale si trova in uno dei campi del nostro cosmo planetario, il quale consta di sette domini di esistenza che insieme formano una sfera. Il nostro mondo è uno di questi sette campi. Il mondo umano originale è un universo di magnificenza eterna e assoluta. L’umanità vi realizza, in obbedienza perfetta, il piano di Dio che è alla base del mondo e dell’umanità. Questa obbedienza non dev’essere intesa come cieca docilità, ma come spontanea e cosciente collaborazione, in un libero vincolo d’amore con Dio. In questa unione la volontà dinamica umana, totalmente infiammata dal fuoco divino, è in armonia con la volontà di Dio. In tale stato d’essere è escluso che l’uomo desideri impiegare la sua volontà in maniera sperimentale, speculativa o forzata. Immaginatevi la situazione seguente: l’uomo, in pieno possesso delle sue facoltà divine originali, può esprimere il Verbo creatore: «Egli parla e la cosa si realizza, ordina ed essa esiste». Queste facoltà sono meravigliose se possono svilupparsi nell’ambito di un libero vincolo d’amore con Dio. Se tuttavia si cominciasse a impiegare queste facoltà divine in modo sperimentale, speculativo o forzato, ne seguirebbe una catastrofe che coinvolgerebbe l’intero universo.
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Vediamo svolgersi davanti ai nostri occhi un nuovo dramma di questo genere, poiché l’uomo, nel suo forsennato e sperimentale istinto di autoconservazione, attenta con la scissione dell’atomo ai materiali cosmici, cercando di sottomettere le energie cosmiche ai suoi fini personali volontari. Impiegando così la sua volontà, per incoscienza o negazione delle relazioni cosmiche, l’uomo è come un bambino che gioca con una bomba. Riflettendo su quanto precede, possiamo comprendere qualcosa della catastrofe che colpì l’uomo al tempo della caduta. Egli impiegò le sue facoltà divine creative in modo forzato, volontario e sperimentale. La libera volontà umana diventò in tal modo una volontà sfrenata e le forze sprigionate sfuggirono al controllo dell’uomo. I Libri Sacri affermano: «Dio non abbandona l’opera delle sue mani». Dobbiamo però sapere che ciò non riguarda soltanto noi, ma l’intera creazione. Il risultato della ribellione umana fu tale che la creazione (il mondo, l’umanità, l’universo, ecc.) dovette essere protetta. Il raggio d’azione dell’uomo fu perciò limitato, anche se gli restò aperta, nonostante tutto, la possibilità di ritornare allo stato originale, a condizione che tornasse volontariamente a riconoscere e amare Dio. L’umanità fu espulsa dal mondo celeste non come castigo per il peccato di ribellione, ma per proteggere la creazione e l’uomo da se stesso. Da quel momento cominciò l’involuzione, ossia la discesa dell’uomo nella materia; non come un pellegrinaggio compreso nel piano di Dio, per acquisirvi esperienza, ma come conseguenza di una rivoluzione cosmica; fu un’involuzione conseguente alla perdita del suo stato di figlio di Dio, un’involuzione causata dalla sua infedeltà intenzionale. Di conseguenza è chiaro che, non essendovi stata un involuzione incondizionata, non può nemmeno esservi un’evoluzione incondizionata. Vi furono infatti molte entità che riuscirono a mantenersi nel campo di vita originale 52
grazie alla loro obbedienza al libero vincolo d’amore. Esse costituirono così il nucleo della Gerarchia umana divina. Per noi che effettuammo la discesa l’involuzione fu inevitabile, poiché ci ribellammo alla legge divina e non cogliemmo le occasioni avute per ritornare. Quali furono le conseguenze immediate della caduta? La prima fu l’isolamento dello spirito umano in quanto scintilla divina dinamizzatrice di tutto. All’uomo ribelle si spezzarono le ali e cadde dal cielo. Da quel momento l’umanità in involuzione fu trasferita in un dominio in cui il suo stato divino era ridotto a uno stato semidivino. Questo nuovo stato è tecnicamente formulato nell’Insegnamento Universale con l’espressione «la coscienza della forma spirituale si trasferì nella forma psichica». La coscienza fu legata al sangue. Quando, in questo nuovo stato, il male generato dalla volontà sfrenata dell’uomo aumentò, il piano divino temporale d’involuzione fu proseguito ancor più rigorosamente in uno strato inferiore della Terra. In questo nuovo e definitivo pellegrinaggio involutivo l’uomo perse la sua forma originale, fu privato della personalità celeste. Il suo spirito perse perciò le sue facoltà e le sue forze vitali secondo lo stato divino. All’uomo rimase solo una coscienza biologica e animale, uno stato apparentemente umano in cui poteva danneggiare soltanto la sua nuova manifestazione naturale. Questo processo di involuzione fu iniziato stabilendo le basi di una nuova personalità, una personalità non divina perché non compresa nel piano di Dio. Tutti gli antichi insegnamenti esoterici cominciano la descrizione della marcia dell’umanità con questa fase della caduta. Durante il cosiddetto periodo di Saturno si costituì il nucleo di un nuovo fisico, durante il periodo solare quello di un nuovo corpo eterico, durante il periodo lunare si formò il nucleo di un nuovo corpo astrale e durante il periodo terrestre quello di un nuovo corpo mentale. 53
Tutto questo processo è ora realizzato. Noi possediamo una personalità, una forma corporale che non è, però, quella prevista dal piano originale di Dio. Tale personalità ci è stata data perché possiamo, su questa base, trovare il cammino del ritorno. Questa personalità possiede nonostante tutto una certa coscienza che non è però la coscienza del corpo originale e ancor meno la vera coscienza psichica o quella spirituale. Siamo legati alla dura roccia di questo mondo con delle catene che noi stessi abbiamo forgiato. Quel poco di epigenesi che ci rimane, la briciola di volontà che ci resta, l’utilizziamo quaggiù per far disastri, come se fossimo demoni. Inventiamo dei mostri tecnici, contaminiamo la vita della natura, ci sfruttiamo l’un l’altro e consumiamo così la degradazione generale di questo strato. Comprendete ora perché una simile personalità non può essere accettata dalla Scuola Spirituale? Come si può parlare di rigenerazione di una tale personalità, se essa è un prodotto degenerato dell’uomo originale? Comprenderete, quindi, che il cammino di ritorno dev’essere ben altro, cioè un’inversione di personalità che consiste nella neutralizzazione del prodotto degenerato e nella contemporanea rigenerazione dell’uomo originale. Pertanto l’evoluzione non è incondizionata ma dipende da una nostra decisione e dai nostri atti. Molte cose devono accadere prima che si possa parlare, per quel che ci riguarda, di evoluzione! Ma «Dio non abbandona l’opera delle sue mani»: l’Insegnamento Universale discese con Adamo; la Gerarchia di Cristo e la sua influenza sul mondo e sull’umanità continuarono a farsi sentire, come attestano sia le religioni mondiali che un’immensa falange di profeti e di operai. Essi agiscono tutti sul prericordo dell’uomo, chiamandolo incessantemente. L’uomo portò questo ricordo della sua esistenza originale con sé nella caduta. Nella maggior parte degli uomini tuttavia il desiderio di esistenza nella materia è 54
così grande che questo ricordo è immerso nel più profondo dell’inconscio. Finché la situazione di un uomo è questa, non si può fare quasi nulla per lui. Però, nella misura in cui prende coscienza del suo prericordo, può nascere in lui la decisione di abbandonare il suo alimento da porci e di ritornare al Padre. È in questo stato che la Scuola Spirituale lo tocca e la fase del concepimento inizia: il seme è posto nel solco grazie al lavoro della benedizione. Non si tratta tuttavia di una crescita incondizionata; la parabola del seminatore lo illustra con chiarezza! Il candidato deve lavorare con un grande e intenso interesse. Gli sono richiesti uno sforzo costante e la collaborazione, in tutti gli aspetti. Per cui il presente libro non vuole essere un diversivo intellettuale; il suo unico scopo è di aiutare il seme divino a svilupparsi. Queste seme è una forza, una possibilità di sviluppo che non si trova né nell’immagine del vero uomo, caduto in un sonno di morte, né nell’io snaturato. Questa forza proviene dalla Gerarchia che stabilisce nella forza di Cristo un vincolo di sangue con il candidato. Il seme può svilupparsi grazie a una reazione spontanea del candidato a questo tocco, in quanto la forza gli è trasmessa dal contatto stesso. In tal modo allo stadio del concepimento succede lo stadio embrionale, nel quale si trovano le basi della nuova personalità celeste. Man mano che nell’uomo si costituiscono queste basi, l’anima-Spirito si risveglia e inizia a comunicare con lui. Nell’allievo si fa sentire l’esigenza della vita nuova e lo conduce a un conflitto, a una profonda crisi del suo essere. Tale crisi ha molte fasi: infatti le forze della vita nuova che si sviluppano in lui, attaccano alle fondamenta la personalità dialettica. Ora, non potendo la carne e il sangue ereditare il Regno dei Cieli, l’allievo deve dar corso a questa sentenza nel suo essere dialettico, attraverso un autodeperimento conseguente e progressivo del suo io. Un periodo d’intensa attività inizia per lui: è il processo del cambiamento 55
fondamentale applicato a se stesso, sotto l’egida della benedizione. Questo processo ha molti aspetti ed esige un orientamento scrupoloso e sempre più profondo, giacché un nuovo campo di conoscenza e di vita dev’essere creato. Concludiamo questo capitolo facendo osservare che, nell’evoluzione incondizionata prevista dal piano di Dio per il cosmo, il tempo impartito all’uomo è limitato. Il piano divino di soccorso in favore dell’umanità caduta comprende degli aspetti che si succedono sistematicamente. Siamo infatti entrati in un nuovo periodo, il tempo della messe. In questo periodo limitato dovremo prendere una decisione, poiché, nella sua qualità di figlio perduto, l’uomo che possiede il prericordo è messo davanti al problema del ritorno al Padre. Ricordando le parole di Cristo «senza di me non potete fare nulla», egli dovrà rendersi conto che nulla gli è possibile al di fuori della Gerarchia di Cristo, poiché è questa che deve porre in lui il seme del rinnovamento. Occorre inoltre rendersi conto che non è necessario che la discesa attuale dell’umanità sia totale. Una catastrofe è imminente: l’uomo, nel suo continuo, ostinato e cieco sforzo, mette mano ai materiali da costruzione cosmici e si serve di questi - come nel caso della fissione nucleare - per i suoi personali fini di autoconservazione. Le conseguenze di queste attività perturberanno l’equilibrio cosmico esistente e faranno sì che la vita sulla Terra, nella sua forma attuale, diventerà impossibile. Che la presa di coscienza della caduta sempre più profonda dell’umanità terrestre possa essere per voi un ulteriore stimolo a elevarvi e a liberarvi da questo stato, mediante la vostra decisione e i vostri atti.
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Capitolo VII LA RUOTA DELLA NASCITA E DELLA MORTE
Il fatto di far parte dell’umanità che sprofondò, attraverso un processo di involuzione, in uno strato inferiore della nostra Terra ci pone di fronte a una serie di conseguenze. La principale è che possiamo rientrare nel campo di vita umano originale attraverso il cammino della trasfigurazione. Biblicamente parlando, è la «rinascita dall’Acqua e dallo Spirito», la ricostruzione del corpo celeste, di una nuova personalità imperitura. Questo cammino permette, come abbiamo già detto, il ritorno alla casa del Padre sulla base della reminiscenza, grazie al cambiamento fondamentale e attraverso l’arte regale della costruzione e dell’iniziazione. Si tratta innanzitutto di risvegliare nell’umanità la reminiscenza assopita, poiché senza di questa non vi può essere aspirazione al ritorno. Una volta risvegliato, questo prericordo deve divenire luminoso; e lo stato in cui ci troviamo attualmente dev’essere profondamente sondato. Aiutati dal prericordo risvegliato, dobbiamo arrivare a un confronto assolutamente obiettivo tra il nostro stato attuale, quello di un tempo e quello che deve nuovamente divenire. Una volta raggiunta, così, una chiara comprensione della situazione, si potrà decidere di intraprendere il cambiamento fondamentale e incominciare, su questa base concreta, la costruzione e l’iniziazione. Tracciato chiaramente il piano ed esaminata la realtà ci limitiamo a: 57
1. risvegliare nel candidato principiante il prericordo, parlandogli continuamente della casa del Padre e dell’Insegnamento Universale, 2. aiutarlo a vedere con obiettiva precisione la situazione presente, sia per quanto riguarda la sua vita personale che la vita umana in generale, 3. aiutarlo a realizzare il cambiamento fondamentale. La costruzione e l’iniziazione susseguenti non possono ancora essere altro che speculazioni per il principiante. Solo dopo che questi processi l’avranno maturato, la sua personale autonomia gli permetterà di riconoscere come giusta e vera tale parte del cammino di ritorno; e di percorrerla con sicurezza. Un tentativo forzato e speculativo provocherebbe una nuova caduta che renderebbe la situazione del candidato ancor più precaria. Abbiamo già spiegato in precedenza che la nostra umanità è sprofondata, in seguito alla caduta, in uno strato inferiore della nostra Terra, dove i rapporti e le leggi del nostro campo di vita sono dialettici, mentre quelli di una volta erano statici. Ciò significa che in questo mondo tutto è soggetto al processo dell’apparire-brillare-sparire; che ogni proprietà, qualunque essa sia, deve, a un dato momento, provocare immancabilmente il suo contrario. È il sigillo del mondo del tempo, il sigillo di tutto ciò che è mutevole, momentaneo e corruttibile; è un mondo in cui regna ovunque un continuo disfacimento. Il mondo della statica è invece eterno, immutabile e assoluto e gode di una libertà che dipende solo da Dio. È il Regno dei Cieli. Il mondo dialettico è contemporaneamente una maledizione e una grazia. Una maledizione poiché nulla quaggiù è stabile, durevole; tutto va e viene. Il bene e il male si mantengono, infatti, in equilibrio, succedendosi l’uno all’altro senza lasciarci alcuna speranza e prospettiva. Una grazia poiché a causa di questa instabilità nulla in noi 58
può cristallizzarsi definitivamente; l’instabilità distrugge infatti continuamente il male che creiamo e mantiene in costante movimento l’umanità caduta. Da questo punto di vista dobbiamo esaminare anche altre due leggi naturali: quella della morte e quella della reincarnazione del microcosmo; leggi misericordiose, temporaneamente necessarie e inerenti al carattere dialettico del nostro campo di vita. La morte è causata da uno squilibrio nel processo metabolico: il rinnovo delle cellule non va di pari passo con il loro logorio. Come sappiamo, l’organismo si rinnova generalmente ogni sette anni ma, alla lunga, ciò si rivela troppo lento, poiché si impiega più forza di quanta se ne ricuperi e v’è quindi più usura che rinnovamento. L’uomo finisce così per morire in seguito a malattie e perdita di forze. Anche l’eugenetica può prolungare la vita ma non impedire la morte. In genere si pensa che alla morte l’uomo passi nella sua dimora eterna. Ciò è una grande mistificazione, un errore madornale! Come tutti gli strati, anche quello dialettico è composto di due regioni distinte, due sfere di vita: la sfera terrestre e l’aldilà, diviso a sua volta in sfera celeste e sfera infernale. Alla morte la forma umana si decompone. Il corpo materiale, l’anima-sangue (o anima terrestre) e gli aspetti inferiori del corpo vitale (o corpo eterico) rimangono nella sfera terrestre. La forma cosciente, la forma psichica e il resto della forma materiale (il corpo astrale e il corpo mentale) si dirigono, dopo un soggiorno temporaneo in una zona di passaggio, verso la sfera celeste o quella infernale, dove dopo un certo tempo anche il corpo astrale e il corpo mentale si disfano. Restano soltanto la forma cosciente e la forma psichica, nonché alcuni atomi-germe della vita precedente, cioè un atomo germe di ciascun corpo, in cui è conservata l’essenza della vita e i frutti delle esperienze dell’individuo in questione. 59
Una volta vuotato, il microcosmo deve accogliere nel suo campo di manifestazione una nuova personalità mortale, spinto dall’attività delle forze da lui stesso liberate (forze concentrate come karma nell’essere aurale o lipika). Il microcosmo è allora nuovamente attirato verso il principio di esistenza terrestre e messo in contatto con una coppia di futuri genitori, per incarnarsi ancora una volta nella sfera della materia. Durante questo processo è messo in contatto con l’anima-sangue dei suoi antenati microcosmici e su questa base inizia una nuova vita terrestre, legata alla precedente. La ruota ricomincia una nuova rotazione verso il basso e un nuovo cammino verso la tomba è intrapreso. L’uomo, cioè il microcosmo, rimane così legato alla ruota della nascita e della morte, la quale gira - se necessario migliaia di volte - al ritmo dell’apparire-brillaresparire in una ripetizione inesorabile e ininterrotta, apparentemente senza speranza di liberazione. Quando potrà liberarsi da questa ruota? Mai! ... A meno che non divenga cosciente della sua condizione di figliol prodigo e decida di ritornare: cioè di intraprendere il processo della trasfigurazione, il processo dell’inversione delle personalità di cui abbiamo già, così sovente, parlato. Solo allora si libera dalla ruota; né prima né dopo. L’uomo che vive nella sfera terrestre possiede una coscienza, un’anima e un corpo, e tutte le forze e controforze di questo strato sono presenti e attive in lui in un selvaggio turbinio. Tali forze sono: − le forze dello strato più elevato (la sfera di fuoco) o forze della Gerarchia di Cristo, − le forze cosiddette celesti, cioè quelle della sfera riflettrice, la sfera celeste dell’aldilà, − le forze infernali, − le forze umane personali. L’uomo è quindi letteralmente prigioniero del gioco delle forze contrarie, il gioco del bene e del male; questi due 60
aspetti lo influenzano alternativamente e l’uomo, essendo un misto di bene e di male, è sempre interiormente lacerato. In molti domina il male, senza che per questo il bene taccia completamente. In altri è il bene che prevale; ma questo non arriva a far tacere il male. Il lamento di Paolo «ciò che non vorrei fare è proprio quello che faccio...» s’illumina così di una luce nuova. Per questo l’uomo è sempre inquieto e stanco, lotta e si consuma; la sua rovina sarebbe irrimediabile se la morte non venisse a liberarlo. La morte è veramente il «salario del peccato», la conseguenza dell’esistenza dell’uomo in quest’ordine naturale. Ma la grazia divina che accompagna l’uomo caduto, si manifesta qui in modo molto concreto, poiché gli atomi-germe incorruttibili e l’impulso delle energie liberate nel passato, sospingono il microcosmo vuotato verso la manifestazione in una nuova personalità, dove riceve una nuova possibilità di risveglio. Non appena l’uomo depone il suo corpo terrestre - spento e cristallizzato - e il relativo doppione eterico (il corpo vitale), l’anima-sangue si stacca dalla forma psichica ed egli è attirato verso un campo corrispondente al suo stato vibratorio interiore, secondo la legge di attrazione dei simili. Arrivato nella sfera di passaggio, prende coscienza del suo stato d’essere e si dirige, come si è detto, verso il suo cielo o il suo inferno. Facciamo osservare che è importante in questa vita aspirare al bene e combattere il male, poiché, anche se questo comportamento non ci eleva alla realizzazione del fine assoluto, la frequenza delle nostre vibrazioni determina la nostra dimora nell’aldilà. Là veniamo a trovarci tra fratelli e sorelle e possiamo prepararci a continuare, in migliori condizioni, il nostro lavoro di cercatori di luce e di verità, al servizio dell’umanità. Inoltre, là le forze infernali non possono attaccarci né indebolire le nostre possibilità, poiché la loro frequenza vibratoria non permette loro di avvicinarci. 61
Se però riusciamo a trovare, durante la nostra vita, la via del bene assoluto, possiamo trovare già quaggiù - liberi dalla sfera riflettrice - il passaggio del Vacuum di Shamballa o assicurarci uno sviluppo ancor più grandioso e meraviglioso (vedi «L’uomo nuovo» e «La Gnosi nella sua manifestazione attuale», di Jan van Rijckenborgh). Nell’aldilà è importante il grado di coscienza, il grado di risveglio cosciente. Questo risveglio dipende dallo stato della forma psichica, cioè dalle qualità d’anima sviluppate grazie a una vita positivamente buona. Se infatti, come risultato di una vita veramente sincera e buona, si acquistano molte qualità psichiche - nell’ambito naturalmente delle possibilità dialettiche - si avrà nell’aldilà una ferma e solida coscienza di esistere. Il contrario è altrettanto vero: anche qualità psichiche nere, risultanti da una vita consciamente cattiva, danno nell’aldilà una solida nozione di esistere e possono essere così dinamiche che le entità infernali che le posseggono finiscono per perdere la possibilità di una manifestazione corporale, escludendosi così dallo strato terrestre. Questo stato è definito nella Sacra Scrittura come «essere gettati nelle tenebre esteriori». In genere si suppone che la manifestazione di queste entità si annienti e che la scintilla di Spirito ritorni, sola e non manifestata, alla sorgente originale. Vi sono anche molti esseri che hanno vissuto una vita esclusivamente biologica, né buona né cattiva; è la vita dell’uomo della massa. Tale uomo ha poche qualità psichiche e non è quindi in grado di conservare a lungo, nell’aldilà, la nozione di esistere; cade rapidamente nell’incoscienza e la sua anima si volatilizza. Avendo fornito al suo microcosmo un apporto limitato, la ruota della vita gli permette allora rapidamente una nuova manifestazione personale nella materia. Questo tipo di microcosmo ha bisogno di un gran numero di incarnazioni per liberarsi.
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Nell’aldilà l’uomo è un’entità mutilata; il suo organismo è incompleto e, dato che l’uomo deve rigenerarsi dal basso in alto, tutti gli abitanti della sfera celeste devono ritornare nella sfera terrestre, poiché - non dimentichiamolo - il corpo celeste è la ricreazione della forma materiale terrestre completa. Il soggiorno nell’aldilà, destinato all’assimilazione da parte del microcosmo del raccolto realizzato, ha una durata media di circa sei/settecento anni, salvo eccezioni più o meno rilevanti. Durante questo lasso di tempo le condizioni di vita sulla Terra cambiano talmente da fornire esperienze nuove e possibilità completamente diverse. L’uomo - cioè il microcosmo - ha ricevuto nell’aldilà lezioni su lezioni ed è possibile che sia passato dall’inferno al cielo. Ogni bambino concepito e nato normalmente, è un dono della sfera celeste, benché carico naturalmente del suo karma. Non è la stessa cosa quando il concepimento ha luogo in seguito a una sfrenata passione sessuale, senza desiderio di procreazione o in stato di ebbrezza dovuta all’alcool o a narcotici o in stato di follia. Il concepimento infatti è un atto magico e, se è realizzato in tale stato di estrema impurità, le entità infernali possono aggrapparsi al seme. Diciamo infine ancora una parola sull’anima-sangue. Abbiamo detto che al momento della morte restano sulla Terra il corpo fisico, la parte più densa del suo complemento o doppione eterico e l’anima-sangue. Cosa intendiamo con questo termine? L’anima-sangue è lo spirito o nucleo vivente del sangue, che mantiene in vita la forma materiale. Con la morte si opera nell’anima una divisione: l’aspetto cosciente superiore, l’anima impersonale, il nucleo psichico vivente che condensa tutte le vite dialettiche precedenti, va nell’aldilà; l’aspetto cosciente inferiore resta sulla Terra. Questo è il nucleo psichico inferiore della vita che è appena finita; inferiore non nel senso di cattivo, ma nel senso di 63
anima personale, di nucleo sanguigno della personalità della signora o del signor tal dei tali. Questa anima-sangue si presenta come una nuvola e possiede un nucleo luminoso. Se uno vi si concentra, essa prende spesso l’apparenza dell’entità terrestre da cui proviene. Questa proprietà è una delle numerose cause di mistificazione di cui sono vittime gli spiritisti. L’anima-sangue possiede tutte le qualità vitali dello scomparso, tanto quelle cattive che quelle buone, le quali possono essere trasmesse come un’eredità sanguigna a coloro che si legano con lo spirito dello scomparso. Tale eredità può essere accettata consciamente; ma può anche influenzare inconsciamente molti - una famiglia, un popolo, una razza - poiché le anime-sangue simili hanno la proprietà di fondersi. La dottrina del sangue e molte vecchie usanze e precetti di antiche religioni - come il tanto noto culto degli antenati, presso alcune popolazioni - si basano su queste conoscenze. Constatiamo così che i vincoli spirituali di sangue possono diventare molto profondi.
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Capitolo VIII LA REINCARNAZIONE MICROCOSMICA
Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, lo strato dialettico è composto di due sfere: la sfera terrestre e l’aldilà. La morte non libera l’uomo dallo strato dialettico, lo fa semplicemente passare da una sfera all’altra. E così, come la morte ci coglie in questa sfera materiale, è inevitabile che, dopo un certo tempo di soggiorno nell’altra, adottiamo - in quanto microcosmi - una nuova personalità, poiché nell’aldilà l’uomo dispone di un organismo incompleto. Nei circoli esoterici si parla abitualmente di reincarnazione come di una continuazione della vita dopo la morte, il che è assolutamente errato. Potete affermare di aver conosciuto una vita anteriore all’attuale? È impossibile, perché dopo la morte dell’essere naturale l’intera personalità si dissolve con il passare del tempo; e solo il principio igneo fondamentale che le diede vita ritorna all’io superiore o essere aurale. Come l’essere di un cane si volatilizza alcuni giorni dopo la morte, così avviene anche a noi, solo che ciò richiede più tempo, in proporzione al nostro attaccamento alla natura terrestre. Possiamo dire che l’io superiore ha conosciuto un’esistenza precedente? No, poiché conosce un’esistenza unica, che cominciò all’inizio dell’empietà e continua attraverso gli innumerevoli cambiamenti e modificazioni della forma.
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L’io superiore o essere aurale è una forza propulsiva e cieca; è la personificazione di una struttura di forze che sfuggì alla direzione e il cui prodotto - il pianeta all’interno del microcosmo, cioè la manifestazione umana - viene periodicamente annientato. Non v’è quindi reincarnazione alcuna della personalità, poiché dopo la morte non rimane nulla dell’anima mortale. L’anima mortale, l’essere-io, si dissolve completamente. Del vostro essere in quanto anima mortale non rimane nulla, assolutamente nulla. Come il corpo materiale si trasforma in materia e in cenere, così scompare anche l’anima mortale. L’anima che pecca deve morire. E ciò che è morto è - preso in questo senso - assolutamente morto. Solo se la vostra anima è divenuta immortale attraverso la rinascita dall’Acqua e dallo Spirito, cioè con la trasfigurazione, potrete eventualmente passare attraverso una nuova nascita, per entrare al servizio del grande lavoro liberatore della Fraternità Universale: il lavoro senza fine al servizio dell’umanità. In tal caso però il processo della nascita avviene in un altro modo. Ma allora - vi chiederete - cosa intendiamo per ruota della nascita e della morte? Potete comprendere la ruota della nascita e della morte e il suo funzionamento solo se la considerate in rapporto con l’intero microcosmo. Vi ricordiamo che il microcosmo viene periodicamente vuotato a causa della mortalità dell’essere-anima nella sua personalità. Il microcosmo erra nella natura della morte seguendo una rotazione e deve periodicamente adottare nel suo sistema un’anima mortale, affinché un giorno, grazie a quest’anima, nasca per lui la possibilità di liberarsi attraverso il ristabilimento dell’unità originale dello Spirito, dell’anima e del corpo. Mediante questo processo di trasfigurazione il microcosmo è reintegrato nella sua gloria originale, prevista dal piano di Dio.
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Per terminare, facciamo osservare che queste cose sono chiarissime per lo gnostico, poiché lo sviluppo gnostico conduce a un bene superiore e a una conoscenza liberatrice diretta. Solo la conoscenza diretta, cioè di prima mano, è liberatrice; ma una comprensione filosofica razionale e morale, nonché una religiosità dimostrata praticamente attraverso un giusto comportamento, devono servire di base. L’esame esoterico e gnostico dimostra l’assoluta esattezza di quanto detto: la reincarnazione del microcosmo attraverso una personalità mortale è un fatto certo. Il processo di reincarnazione del microcosmo può essere seguito effettivamente dallo gnostico che ne è divenuto capace. Tale esame esoterico e gnostico mostra che la reincarnazione è una legge di emergenza, una conseguenza della nostra caduta. È una legge dura e nel contempo clemente, perché mantiene l’uomo in stato di manifestazione e lo pone davanti a un compito non troppo arduo. Abbiamo già visto precedentemente che la vita quaggiù non può mantenersi a tempo indeterminato, a causa del progressivo ristagno del processo metabolico. Passando ciclicamente attraverso la morte, l’uomo dimostra di non aver ancora appreso la grande lezione che gli viene impartita nella sua esistenza quaggiù e di non aver ancora incominciato il processo di rigenerazione. La lezione dev’essere appresa qui perché solo qui possediamo una completa e triplice corporeità, secondo la coscienza, l’anima e il corpo. E il nuovo corpo, il corpo celeste o corpo glorioso, dev’essere ricostruito in questo stato. Il vecchio corpo è l’apparato per mezzo del quale dev’essere eretto il corpo imperituro. Il processo di rigenerazione deve iniziare là dove avvenne la degenerazione. Per questo l’uomo - più precisamente il microcosmo - è vincolato alla ruota; per questo la morte è sempre seguita dalla manifestazione di una nuova personalità che rappre-
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senta dunque per il microcosmo una nuova possibilità di liberazione. Soltanto quando l’uomo ha imparato a edificare il suo corpo celeste e progredisce in questa costruzione arriva il momento in cui si libera dalla ruota. La sua morte rappresenta allora una risurrezione nel Regno dei Cieli, nell’Ordine di Dio; e non più l’entrata nell’altra sfera dello strato dialettico. Per lui l’aldilà è solo un passaggio prima di entrare nella vera libertà dell’Ordine divino. Una tale trasmutazione nel corpo può essere così perfetta che non si può più parlare di morte. La Sacra Scrittura lo esprime con «Dio lo rapì», a proposito di Mosè, di Elia e di Enoc. Nella fase intermedia del processo di trasmutazione appaiono due stati di coscienza: quello della nuova statura corporale e quello della vecchia. Tutti i liberati partecipano al Regno della Luce. Secondo la terminologia della Bibbia, si sono liberati attraverso il processo della «prima risurrezione» e non possono più essere danneggiati dalla «seconda morte». Questa seconda morte si riferisce alla prossima fine di questo periodo dialettico e all’avvento di un nuovo giorno di manifestazione. Tale fine opererà una separazione tra i pionieri e i ritardatari e causerà un nuovo intervento di Cristo. I microcosmi che non possono ancora partecipare al processo della prima risurrezione restano legati alla legge della reincarnazione. Il loro ritorno è regolato da un’altra legge di emergenza: la legge del karma o legge della causalità, che insegna il «raccoglierai ciò che avrai seminato». Ciò implica un adattamento rigoroso, logico e scientifico della vita futura alla vita presente. L’uomo deve portare a termine ciò che ha intrapreso; deve accettare ciò che lui stesso ha provocato; una nuova fase di esistenza inizia perciò là dove terminò la precedente. Ma nessuno ha un compito troppo arduo da assolvere; ogni esistenza apporta 68
sempre, oltre al suo fardello, un potere e una possibilità. Esiste un legame con il passato, ma nello stesso tempo è presente una via di liberazione. Il passato non può essere negato ma la legge del karma lascia aperta la possibilità di un giusto impiego del presente. Tuttavia questa legge del karma è in un certo senso una legge spietata, poiché la mano del destino e la coscienza della fatalità possono opprimerci a tal punto da scoraggiarci totalmente. Sull’inflessibilità di questa legge inesorabile il cristianesimo ortodosso e la teosofia hanno opinioni simili. Questa interpretazione fatalista del funzionamento della legge del karma ha già causato molto danno, poiché toglie agli uomini il coraggio. Questa legge di espiazione è propagata da tutte le religioni mondiali, compreso il cristianesimo. È una legge logica ed è l’unico mezzo per condurre l’uomo - dal basso in alto - alla nozione interiore del suo stato d’essere. Essa non è però eterna nella sua azione rispetto all’uomo, poiché può essere contrastata e annullata da un’altra legge: la legge della remissione dei peccati. Se arriviamo alla comprensione del nostro stato e percorriamo il cammino della rigenerazione, come è insegnato nel Cristianesimo, possiamo liberarci dal peso dei secoli, dalla colpa del passato. La legge del karma ci afferra e ci assoggetta fino a che noi suscitiamo la sua applicazione contro noi stessi; essa perde però il suo potere su di noi allorché ci mettiamo, razionalmente e moralmente, sotto la legge della remissione dei peccati; purché questo nuovo modo di vedere le cose, dia atto a un radicale cambiamento di vita. La «conversione» in senso ortodosso è una mistificazione e una mera attività emozionale, e non ha alcuna azione liberatrice rispetto alla legge del karma. Il processo di remissione delle colpe è un metodo veramente scientifico e straordinario, prodigato dalla Gerarchia nella pratica della benedictio.
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È importante infine sottolineare che la reincarnazione non può essere identificata con l’evoluzione, poiché - come abbiamo già visto - l’evoluzione è sempre individuale e condizionata. Solo il Cristianesimo gnostico ci mette in contatto con la legge di evoluzione. Con l’offerta di sé e tramite l’attività della Gerarchia, Cristo apporta infatti alla personalità dialettica dell’uomo, un elemento nuovo che lo rende capace di annientare gli effetti della cristallizzazione e gli permette di riprendere il processo della vera evoluzione. L’evoluzione personale dipende pertanto dalla nostra decisione e dai nostri atti in Gesù Cristo. Allora il karma perde il suo carattere di fatalità ed è assorbito nella forza di Cristo. L’amore inesprimibile di Dio in Cristo risiede nel fatto che, grazie alle leggi di emergenza, egli ci mantiene in stato di manifestazione per poi venire a liberarci. Questa liberazione non è un processo automatico ma un processo intelligente e complesso, nel quale la totalità dell’uomo deve collaborare consciamente. È questo il grande lavoro della Fraternità! Il lavoro della benedictio appare così sotto una giusta luce: è l’opera dei Misteri dell’iniziazione cristica. Questi misteri hanno lo scopo di rendere possibile in molti la prima resurrezione e di formare così un nucleo di operai al servizio di Cristo. È l’umanità infatti che deve liberare l’umanità. È anche in questo senso che dobbiamo intendere le parole: «Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore». In definitiva, nessuno può avanzare senza gli altri. L’iniziazione è un’evoluzione accelerata, impiegata affinché i valori ottenuti possano essere messi al servizio del grande fine: la liberazione finale dell’intera umanità. L’uomo che possiede questo desiderio può esercitare l’arte regale e divenire così un principe Rosacroce. Per aiutarci reciprocamente sul cammino abbiamo una scuola, un campo di forza, in cui ci è offerto il lavoro della benedizione, autorizzato dalla Gerarchia di Cristo. Tutti 70
coloro che possiedono la buona volontà e la disposizione interiore richieste per percorrere il cammino possono essere ammessi come allievi preparatori sui sentieri che il nostro lavoro presenta. Nessun sentimento d’indegnità deve arrestarci. Che l’aspirante si ricordi delle parole del Cristo: «E nella debolezza che si manifesta la mia forza». Con questo incoraggiamento ogni aspirante serio può intraprendere il cammino.
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Capitolo IX LA COMPOSIZIONE DELLA TERRA E DEL CAMPO DI VITA DIALETTICO
Se cerchiamo una risposta alla domanda «come nasce un cosmo planetario?», immediatamente si impongono altre domande: come avviene la creazione? Qual è la materia con cui il Creatore realizza il suo piano di manifestazione? Secondo l’Insegnamento Universale lo spazio infinito, l’universo, è ricolmo di sostanza originale, chiamata anche sostanza cosmica fondamentale. La «Fama Fraternitatis» constata questo fatto con l’assioma «non v’è spazio vuoto». Nello spazio visibile tale materia originale è costituita di atomi di vari elementi allo stato libero. Secondo la nostra capacità di comprensione, il numero della varietà di atomi è illimitato. Gli elementi conosciuti dalla scienza sono molti ma un numero ben maggiore le rimane del tutto sconosciuto. Una grande energia e uno straordinario potenziale sono racchiusi in ogni atomo, come si può facilmente immaginare se si considera che in questo nucleo di materia originale si manifesta il Logos e che l’intera creazione fu edificata a partire da questa sostanza ed è da questa mantenuta in vita. Un atomo possiede un potere di radiazione e un certo raggio d’azione. La vista eterica permette di vedere il raggio d’azione di alcuni atomi, mentre l’influenza radiante di altri
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può essere osservata in altro modo, come accade per esempio per l’atomo di radio. I chimici e i fisici sono capaci di utilizzare il potere di radiazione naturale degli atomi. Combinando atomi di vari elementi, arrivano a ottenere fenomeni e risultati meravigliosi; con metalli noti ed energie adeguate i nostri tecnici sono capaci di creazioni sensazionali. Tuttavia nessuno è ancora riuscito a liberare la vera forza dell’atomo in tutto il suo potenziale. Nessuno, grazie a Dio, detiene l’arte della divisione dell’atomo nella sua totalità. Se così fosse, la creazione divina diventerebbe all’istante impossibile, a causa della natura satanica dell’uomo attuale. L’antica scienza occulta dice che la materia è spirito cristallizzato, che la materia originale, la sostanza cosmica fondamentale, è spirito cristallizzato che si manifesta in vari elementi. Questa tesi è però, nella sua generalità, troppo vaga e imprecisa; la genesi della sostanza cosmica fondamentale è ancora un mistero. Della composizione dell’atomo possiamo conoscere qualcosa ma, del divenire degli atomi, non sappiamo proprio nulla. Possiamo dire soltanto che lo Spirito impiega la sostanza originale per esprimersi, seguendo un piano definito e un’idea determinata. È in tale materia che prende forma il piano di creazione dello Spirito. La sostanza originale - da cui tutto proviene - è designata in vari antichissimi insegnamenti con «acqua» o «le acque originali». Il Cristianesimo parla di «acqua viva» e nella mitologia greca Nettuno, il Dio dell’acqua viva, ne sorge armato di un tridente - simbolo delle tre forze creatrici di Dio - quale iniziatore e guida allo stato divino assoluto. Non appena un’entità divina o una gerarchia divina intraprende l’esecuzione di un certo piano del Logos, l’antica sentenza «e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque» si realizza. Vediamo allora una certa massa di materia originale, in cui sono presenti tutti gli elementi, incominciare a concentrarsi e a comprimersi; è la genesi di un cosmo planetario. 74
Quando la massa della sostanza originale è sufficientemente compressa secondo una certa formula alchemica - il grado di compressione e la formula alchemica sono differenti per ciascun cosmo, in concordanza con il piano della creazione - nel nucleo di tale massa ha luogo una fissione parziale degli atomi. Si produce allora un’enorme esplosione che sprigiona un calore e un fuoco intensi, delle forze incandescenti di grande violenza. Questo insieme di energie scatenate non è una catastrofe conseguente a una perdita di controllo né una prova o un esperimento ma un processo guidato nella grande fucina del mondo. L’intero processo è dominato perfettamente! Una rotazione, già visibile al momento della concentrazione della massa, si manifesta ora secondo una certa legge e avvengono varie interazioni tra materia solida e gas, tra forze e poteri: è nato un cosmo planetario, futuro campo di sviluppo per un grande numero di entità. Nettuno ha pronunciato il suo «fiat» creatore. Tale cosmo non potrà mai essere distrutto né sparire; solo il Creatore divino può modificarlo, dando luogo a nuovi giorni di manifestazione; ma la sua sorgente di forza non può cessare di fluire. Questa sorgente è alimentata attraverso uno dei due poli (il polo nord) con una profusione di energia; e ciò che potremmo chiamare materia sfruttata ed esausta è espulsa attraverso l’altro polo (il polo sud). Nel cuore della Terra v’è un grandioso centro di energia, un cuore luminoso e irradiante, un fuoco d’amore inestinguibile che arde per noi. Non può quindi mai verificarsi un esaurimento totale dell’energia disponibile a causa della fissione di tutti gli atomi presenti nel cosmo, poiché nel cuore del cosmo v’è un motore planetario alimentato costantemente dall’esterno. Gli atomi dei vari strati non possono essere divisi. Tutte queste forze ed energie sono liberate, mediante la fissione controllata degli atomi nel cuore della Terra, al 75
servizio del grande piano. Esso consiste nel formare un campo di sviluppo, una dimora per i figli di Dio. Prima di ottenere il risultato desiderato, queste forze devono passare attraverso vari processi, secondo certe formule alchemiche. Come per costruire una casa e per arredarla, affinché serva di dimora, sono necessari molti operai con qualifiche, capacità e professioni varie, così per edificare un cosmo planetario devono cooperare miriadi di lavoratori. Numerose correnti di vita, tanto subumane che sovrumane, collaborano alla grande opera; anche la corrente di vita umana ha collaborato, in tempi preumani, alla costruzione della propria dimora. Il principio direttivo secondo cui ogni sviluppo si realizza mediante le teste, i cuori e le mani degli uomini, secondo cui il Creatore si manifesta attraverso la sua creazione, possiede molti significati. Le entità umane e sovrumane che lavorano nei grandiosi cantieri del cosmo planetario - che lavorino per la loro dimora o al servizio degli altri - risiedono per la maggior parte qui sulla Terra. Non dobbiamo vedere questi campi di vita su un medesimo livello, ma su piani, sfere e strati situati l’uno sopra o sotto l’altro. Partendo dal centro della Terra verso l’esterno, traversiamo vari strati. Ogni strato va visto come un cantiere destinato a un determinato processo al servizio dell’insieme, dell’unico e grandioso fine. Se ora non commettiamo più l’errore di concepire il nostro campo di vita come lo strato superiore del nostro cosmo planetario, possiamo continuare la nostra dissertazione sulla base sopra stabilita. Non appena inizia la fissione atomica nel cuore della Terra, due energie sono liberate. Non un’energia con un polo positivo e uno negativo, ma due energie e quindi due poli positivi e due negativi; queste due energie sono l’una il riflesso dell’altra, dunque complementari e polarizzate inversamente. Collaborando, esse possono generare un 76
prodigio, una magnificenza che racchiude una profonda gioia; se questa collaborazione viene a mancare, ne risulta un terribile e caotico fuoco divoratore. Il lettore attento si ricorderà che queste due energie sono racchiuse all’interno di un unico atomo! Una volta liberate, devono collaborare liberamente e dinamicamente, seguendo l’idea che è alla base della fissione dell’atomo; devono in tal modo testimoniare la loro vocazione divina. Per meglio immaginarlo, potremmo pensare a una ruota. Il tecnico prende un pezzo di ferro, cioè un agglomerato di atomi di ferro, lo forgia sino a farne una ruota e l’adopera al fine che si è proposto. Il principio spirituale della ruota è movimento, rapidità, forza portante e attività. Se, al momento della divisione degli atomi di ferro, potessimo pensare creativamente a una ruota, otterremmo una ruota che possederebbe in se stessa movimento, rapidità, forza portatrice e attività; si tratterebbe allora di una ruota vivente! L’elettricità è una radiazione emessa da certi atomi. Se sapessimo dividere tali atomi, avremmo una forza vivente che illuminerebbe e riscalderebbe autonomamente; non avremmo più bisogno di apparecchi tecnici da illuminazione o da riscaldamento. Tutti questi poteri e manifestazioni creatrici sono possibili grazie alla liberazione delle due energie inversamente polarizzate dell’atomo. E con la fissione dell’atomo potremmo anche annientare un popolo in un batter d’occhio! Ebbene, vi sono pure «atomi-scintilla divini», che costituiscono il nucleo essenziale dell’uomo spirituale. In tali atomi-scintilla divini - dai quali noi, esseri umani, proveniamo - erano presenti all’inizio due energie, due entità, l’una il riflesso dell’altra, inversamente polarizzate: maschile femminile uniti insieme in una duplice unità cosmica. All’alba della nostra creazione questo atomo si divise e liberò delle forze straordinarie. I due poteri dell’atomo 77
dovettero imparare a collaborare in libertà e perfezione; e dovranno ritrovarsi di nuovo in libertà, non più - come all’origine - per un’unione, ma per la realizzazione dell’universo: l’uomo-Dio in loro. Le due energie dell’atomo-scintilla divino sono designate simbolicamente con «l’albero della vita» quando agiscono in collaborazione armoniosa e con «l’albero della conoscenza del bene e del male» allorché agiscono separatamente. Una volta liberate nel cuore del cosmo planetario, le due energie dell’atomo-scintilla divino sono sospinte verso l’alto attraverso i vari strati. In ogni strato passano attraverso un certo processo ed effettuano un lavoro specifico in favore dell’insieme. Il processo finale, il risultato, si manifesta nello strato più elevato. Qui vediamo le due energie esteriorizzarsi in un meraviglioso splendore, in un felice e immacolato prodotto finale: la duplice unità perfetta. L’intero piano alla base del processo alchemico trova qui la sua soluzione. Questa beatitudine, questo stato immacolato perfetto, esiste nello strato superiore di ogni cosmo planetario. Per quanto riguarda il nostro cosmo terrestre, chiamiamo tale strato superiore l’Ordine di Dio, il Regno dei Cieli o la sfera di calore più elevata. È in questa beatitudine che viveva l’umanità originale: nata dall’atomo-scintilla divino, essa viveva come duplice unità cosmica nella libertà delle energie collaboratrici. L’uomo era un figlio di Dio, viveva nel giardino di Dio e si manifestava nella vita e nell’essere di Dio con tutti i suoi valori e poteri. In tale paradiso si trovava «l’albero della vita», immagine delle energie in perfetto rapporto di collaborazione, secondo il piano della formula alchemica: salute, forza e immortalità come valori statici. Ma naturalmente vi si trovava anche «l’albero della conoscenza del bene e del male», che rappresentava l’albero proibito, poiché perturbare o forzare la collaborazione delle due 78
energie provoca la calamità, il disastro e la morte, conseguenza naturale e inevitabile della perturbazione del principio vitale. Nel campo di vita in cui viviamo attualmente le due energie si manifestano ancora separatamente. L’una, che potremmo chiamare «femminile», si occupa dell’assimilazione e della crescita; l’altra, «maschile», cura la manifestazione e l’esteriorizzazione. Nella nostra natura dialettica vediamo la separazione di queste due attività nel fenomeno della notte, che nasconde nel suo seno l’aurora, e del giorno, che assiste al sorgere e al salire del sole della vita. Il nostro campo di vita è dialettico e quindi instabile, obbedisce a una certa legge ritmica. Per questo la marcia dell’intera natura è marcata con il sigillo del perpetuo salire-scendere: nessuna energia infatti è in se stessa statica. Nell’apparire-brillare-sparire si manifesta la rottura dell’equilibrio, il che ci fa comprendere come l’attività separata delle due energie racchiuda in sé distruzione e morte. Quando l’uomo si separa dal principio della vera vita, quando cioè rompe l’equilibrio divino e l’armonia cosmica, è attratto verso uno strato inferiore, dove apprende quali siano le conseguenze della disubbidienza a Dio e sperimenta cosa significhi essere e vivere in un ordine dialettico. La storia del genere umano dimostra che tale degradazione ebbe luogo e fu seguita da effetti deplorevoli. L’uomo perse il ricordo e rese empie varie forze e correnti naturali di questo campo di vita, propagando il male come un cancro contagioso e contaminando interamente questo campo di vita; l’uomo infatti, nonostante il suo stato degradato, continua a essere un mago. Il male divenne possibile a causa degli sviluppi eccessivi cui l’uomo portò l’energia nota come «femminile»; da qui la leggenda di Eva. Contrapposto al male, il bene si trovò in una situazione sempre più difficile; nacque allora, come conseguenza, una 79
dialettica peccatrice estremamente deplorevole che si aggiunse alla dialettica naturale di questo campo di vita e che è caratterizzata: - dalla nascita e dalla morte, - dall’apparire-brillare-sparire, - dal satanismo dominante, - dall’estrema difficoltà nel ritornare a stati relativamente buoni. Ciò che ora è «il male» era prima la seconda energia inviolata, l’immagine inversa dell’energia che ora chiamiamo «il bene». Questa seconda energia è l’energia femminile, attualmente limitata e degradata. Da qui si deduce che l’essenza del male è sempre negativa e che la sua attività conduce inevitabilmente a risultati negativi. Quando le energie si liberano nel cuore della Terra, la concentrazione delle sostanze originali diviene luminosa. Il fuoco oscuro che si libra sulle acque si manifesta in luce, la quale apporta calore ed energia, cioè delle possibilità di sviluppo della vita: il grande piano diviene visibile. Questa vita luminosa e palpitante che realizza in ogni strato un processo, una funzione, può essere paragonata all’anima, al sangue del cosmo planetario. Questo sangue ha in ogni strato una composizione particolare, in concordanza con la natura dello strato. È perciò chiaro che il sangue delle entità che si manifestano in un determinato campo di vita concorda con il principio di luce di tale campo. Per cui quaggiù abbiamo un sangue in cui si esprime la separazione delle due energie. La nostra anima, il nostro sangue, contiene il principio dell’opposizione: giorno e notte, bene e male, luce e tenebre. La nostra anima, il nostro sangue, è perciò peccatrice e macchiata dei mali di questo strato. Anche i nostri corpi sono formati secondo lo stesso principio del peccato e sono perciò soggetti alla morte. Il gluten - il corpo del peccato nel nostro sangue - è il satanismo dell’energia femminile. 80
È per questa predisposizione del nostro sangue che siamo legati alla ruota della nascita e della morte, allo strato della dialettica. Vi resteremo finché, sotto l’impulso spirituale della reminiscenza, non prenderemo piena coscienza della nostra filiazione perduta, non sonderemo il nostro stato presente, finché non approfondiremo la finalità dell’universo e non arriveremo al cambiamento fondamentale, per ritornare su questa base alla nostra dimora originale. Cosa pensare della bomba atomica in relazione a tutto questo? Come dobbiamo comportarci, in linea di massima, di fronte alla fissione degli atomi? Di questa nuova scoperta della scienza la letteratura ci dice che il termine «disintegrazione atomica» irradia una luce piena di promesse, ispira sogni e possibilità che un giorno, nel periodo paradisiaco della tecnica, diventeranno realtà. Noi certamente non condividiamo questi sogni! Anzi, vediamo scaturire da questa scoperta della scienza moderna un’enorme catastrofe, anche se è possibile che questa sia percepita soltanto dagli esoteristi che non sono del tutto accecati dalle scoperte del mondo della tecnica e della scienza. Sembra che si sia arrivati a dividere gli atomi dell’elemento uranio. Si tratta di un’imitazione estremamente debole di ciò che accade nel centro della Terra sotto la direzione della Gerarchia della Luce. Ciò che i nostri maghi della scienza sono capaci di fare può essere paragonato alle prodezze dei maghi egiziani che cercarono di imitare davanti al faraone la magia di Mosè. Questa scoperta costituisce un grande pericolo, poiché con la liberazione dell’energia atomica si perseguono due obiettivi: 1. distruttrici; 2.
la creazione a scopi bellici di possibilità lo sviluppo della tecnica. 81
Le calamità generate con il primo obiettivo sono evidenti, ma dobbiamo comprendere che anche il secondo obiettivo, la sedicente applicazione pacifica dell’energia atomica, sfocerà in un disastro: il suicidio di quest’ordine naturale. Abbiamo visto come nel cuore della Terra si sviluppi un processo controllato di fissione nucleare, destinato a fornire a tutti gli strati l’energia necessaria. Finora non v’era stata fissione di atomi nei restanti strati terrestri, ma soltanto trasformazioni nelle combinazioni tra atomi. E ora possiamo solo sperare che ciò che attualmente viene chiamato fissione nucleare sia in realtà soltanto la disgregazione degli atomi di certi elementi in atomi di altri elementi; che l’uranio, in altre parole, non sia un vero elemento, ma un aggregato di elementi sconosciuti che vengono liberati dalla fissione. L’energia così liberata potrebbe essere enorme ma non paragonabile all’energia liberata dalla fissione di un vero atomo. Vi sono però immensi pericoli già nella situazione attuale! Infatti, a causa di tale volontaria intromissione della fisica nelle basi del nostro ordinamento cosmico, l’armonia è perturbata in tutti gli strati del cosmo planetario. In altre parole, anche con l’impiego pacifico di questa energia si produce un mutamento cosmico. I rapporti tra i vari strati muteranno e correnti del tutto diverse dovranno svilupparsi, per impedire l’imminente rottura dell’equilibrio. A questo proposito, vi ricordiamo che i combustibili destinati al cuore centrale della Terra sono introdotti dall’esterno attraverso uno dei poli, mentre altre forze sono evacuate tramite l’altro polo. L’arrivo di queste forze e combustibili dall’esterno è in relazione con la radiazione cosmica. A causa dell’anarchia della fisica vengono attaccate le basi del nostro campo di vita e perturbato l’equilibrio delle forze cosmiche. L’uomo gioca di nuovo, quale apprendista stregone, con delle forze che non può dominare. Egli viola di nuovo le forze divine, abusandone per i suoi fini egocentrici. La Gerarchia interviene perciò ancora una volta 82
per far fronte agli squilibri. Si è scatenata una rivoluzione cosmica, atmosferica e spirituale inevitabile che porrà inesorabilmente fine alla violazione delle leggi cosmiche perpetrata in questo campo di vita dialettico dall’uomo moderno. Profondi cambiamenti intervengono nella nostra atmosfera; i rapporti tra l’ossigeno e i gas nobili si stanno modificando radicalmente, in seguito a un diluvio di fuoco in via di esecuzione - che andrà di pari passo con grandi catastrofi naturali: terremoti, scomparsa di continenti, nuove e strane malattie, radiazioni cosmiche ecc. La vita che conosciamo attualmente diventerà impossibile. Sarà il suicidio della scienza e di tutta l’umanità. La bomba atomica del 1945 lasciò il mondo intero costernato e mise fine alla seconda guerra mondiale; ma una catastrofe ben più spaventosa è cominciata, tanto più che la Russia è sul punto di ottenere, nel campo della tecnica e della scienza naturale, un nuovo successo. Già alcuni anni fa abbiamo potuto leggere che gli scienziati russi studiavano particolarmente la radiazione cosmica e facevano con essa degli esperimenti. A tale proposito, si fa allusione a una scoperta di fronte alla quale la scienza della fissione nucleare si rivelerà insignificante. Gli scienziati russi vogliono deviare, a vantaggio dei loro piani dialettici, l’apporto di energia destinata all’alimentazione del cuore della Terra (il combustibile del nostro cosmo). Vogliono utilizzare direttamente l’energia degli atomi della sostanza originale e le forze del Logos solare; paragonata a questo, la difficile produzione di energia distruttrice dell’atomo di uranio, apparirà come un gioco da bambini. Le conseguenze dell’impiego della sostanza originale cosmica possono essere facilmente immaginate alla luce della scienza esoterica: il dramma di Atlantide si ripete sotto i nostri occhi. Nell’ambizione del mondo della scienza ritroviamo la reincarnazione di Atlantide: regno che sparì 83
per aver attaccato i fondamenti divini dell’ordine cosmico. Allora il colpevole fu il clero; il declino del mondo sarà ora conseguenza dell’attività della scienza dialettica. Sarebbe preferibile che l’umanità attuale, penosamente occupata in ogni sorta di tentativi di ristabilimento, lasciasse perdere tutte queste inutili regolamentazioni e rinchiudesse, come delinquenti e alienati pericolosi, tutti gli accoliti della scienza sperimentale nonché i dirigenti che la sostengono. È chiaro che tutto ciò non è possibile e naturalmente non succederà, in quanto la nostra umanità vuole purtroppo imparare soltanto per esperienza diretta. In altri termini, il declino dell’ordine di questo mondo non può essere evitato. Diventerà realtà in un futuro abbastanza prossimo; è questione di alcune centinaia di anni. Questo campo di vita, questo strato dialettico così degenerato ed empio, sarà purificato e i rapporti della dialettica naturale saranno ristabiliti. Si tratta di pura logica. Mentre il clero di Atlantide cantava l’inno della sua potenza, essa s’inabissava. Quando la scienza degli ariani crederà di poter festeggiare gli straordinari trionfi del suo apogeo, sprofonderà, trascinando con sé gli adoratori di questa idolatria moderna. Dopo quando è stato detto, il lettore comprenderà ora meglio perché la Scuola Spirituale fa appello agli uomini di buona volontà, affinché riflettano e pervengano al cambiamento fondamentale e al rinnovamento strutturale. Si tratta di una scelta davanti a cui si trova inevitabilmente ogni essere umano. Apparterrete alla categoria di quelli che periranno con il loro idolo e dovranno ricominciare un nuovo ciclo? O farete parte dei pionieri che, secondo la coscienza, l’anima e il corpo, prenderanno tutte le misure necessarie per non essere danneggiati dalla seconda morte ed elevarsi così verso un bene superiore? Verrete con noi o no? Le due vie implicano precise conseguenze!
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Per quanto concerne l’antico regno scomparso di Atlantide, esistono varie teorie. I dati esatti al riguardo sono scarsi, il che spiega la molteplicità delle teorie e delle speculazioni. La scienza occulta non dà alcuna informazione a questo proposito. In ogni caso è certo che nulla può esistere eternamente nell’ordine dialettico; si sviluppa continuamente un cambiamento di valori, di forze e di stati. In quest’ordine naturale non vi può perciò essere costruzione nel senso di crescita ed espansione continue, poiché ogni ascesa è seguita inevitabilmente da una discesa. Nell’ordine dialettico originale questa marcia ascendente e discendente delle cose non era analoga al rapporto tra bene e male; non significava che il bene era distrutto dal male e il male, a sua volta, dal bene. La marcia ascendente e discendente era in origine solo un mutamento. La durata di una certa situazione non era determinata dagli uomini né dall’influenza umana ma dalle leggi naturali di tale strato. La caduta dell’umanità ha però perturbato, anzi danneggiato, il nostro strato vitale, per cui al posto della «dialettica naturale» troviamo ora la «dialettica vendicatrice», situazione in cui si fa sentire il «tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino»; in altre parole, il lavoro degli uomini fa nascere continue tensioni che generano la distruzione e il cambiamento. Prima della caduta uno spostamento di continenti e di mari in questo strato vitale non era una catastrofe per l’umanità. Purtroppo, è proprio quello che avviene ora; i due processi dialettici - quello della dialettica naturale e quello della dialettica vendicatrice - si compenetrano. La dialettica naturale è costantemente forzata dalla malignità dell’uomo dialettico. Possiamo immaginare che l’aspetto della nostra Terra del periodo atlantideo doveva mutare in quello del periodo ariano. Possiamo pure immaginare che le guide del nostro destino utilizzino questo andamento delle cose perché gli uomini ne traggano una lezione e scoprano una nuova 85
possibilità, al fine di insegnare loro a percorrere il cammino che conduce alla dimora originale o Regno dei Cieli. Potete anche immaginare che, dato lo stato peccaminoso degli uomini, il cambiamento della dialettica naturale poteva essere impiegato come castigo, come profondo offuscamento, come estinzione della coscienza empia, come «sorso d’oblio», secondo l’espressione di Cristiano Rosacroce nelle sue «Nozze Alchemiche». La nuova situazione poteva essere per il peccatore come una pagina bianca, un nuovo inizio; il cambiamento della dialettica naturale poteva, così, essere la porta del rinnovamento. Possiamo perciò pensare a due sviluppi: uno per quella parte dell’umanità che nel periodo atlantideo non aveva partecipato al grande peccato, l’altro per la parte peccatrice. Questi due sviluppi esistono effettivamente. Viviamo ora nel periodo ariano: una parte dell’umanità, trascinata in questa fase con «un sorso d’oblio», vive le conseguenze del peccato di Atlantide; l’altra ha ricevuto grandi e nuove possibilità. Per questo parliamo di epoca ariana che letteralmente significa: periodo di santificazione. Un vero ariano è un santo, una persona che passa la porta dell’eternità e del vero regno con l’aiuto della dialettica naturale. I nostri orientalisti hanno fatto di tutti gli europei degli ariani! Tale errore si trasformò nei nazisti in follia; immaginavano di essere dei re ariani e si attribuivano il potere e il diritto di arianizzare, di fare ariani! Per analogia con quanto precede, anche l’epoca attuale conoscerà uno spostamento dei continenti. Inizierà un nuovo periodo, il periodo di Giove, durante il quale tutta la materia nella sua forma attuale sarà annullata. I peccatori dell’ordine attuale, quelli che in questa materia sono arrivati a una cristallizzazione totale, non potranno più mantenersi in tale campo di vita, divenuto immateriale, e saranno annientati.
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Così si consumerà la separazione tra i due sviluppi e prenderanno forma con sempre maggior chiarezza i processi susseguenti, cioè un processo di degenerazione, un processo di messe, un processo di liberazione e, per terminare, i grandi processi della fine.
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Capitolo X LA COMPOSIZIONE TRIPLICE, NONUPLICE E DODECUPLICE DELL’UOMO 1
Con «spirito» umano e attività «spirituale» dell’uomo si suole designare in genere la capacità di comprensione dell’essere umano. Dell’essenza del concetto «spirito» non si sa tuttavia nulla. Si conosce qualcosa dell’attività spirituale dell’uomo e la si può seguire fino a un certo punto ma il resto sorpassa la comprensione umana. E una conoscenza imperfetta genera sempre controversie, affermazioni e negazioni veementi e una serie di speculazioni. Lo stesso accade con il concetto «anima». Cos’è l’anima? Come si comporta rispetto al resto dell’essere umano? È sconcertante quanta ignoranza regni anche su questo punto, dove si cade nuovamente in speculazioni e congetture. La scienza chiamata psicologia - termine che significa «scienza dell’anima»- sa molte cose ma poche sull’anima. Uno psicologo è senza dubbio un uomo intelligente, ma non uno specialista delle cose dell’anima nel vero senso della parola. Lo stesso dicasi per quanto riguarda la natura del corpo umano. Quando si parla di corpo, in genere si pensa al solo veicolo materiale. La maggior parte della massa ignora tutto, o quasi tutto, dell’insieme estremamente complesso rappresentato dalla forma corporale. 1
Vedere schema alla fine del libro. 89
L’Insegnamento Universale parla di «composizione nonuplice» dell’uomo, la quale presenta tre aspetti principali: lo spirito, l’anima e il corpo. Per questo parliamo di «forma spirituale», «forma psichica» e «forma materiale», tesi che concorda perfettamente con la conoscenza trasmessaci attraverso i tempi da tutti i libri sacri. Nella Bibbia l’uomo ci è presentato come «A.D.M.», tre suoni che furono tradotti con Adamo. Questi tre suoni designano rispettivamente lo spirito, l’anima e il corpo e sono rappresentati con il numero 1440, cabalisticamente uguale a 9. A - Aleph, il numero 1, designa il divenire, la manifestazione e la sorgente da cui tutto proviene: lo spirito. D - Daleth, il numero 4, è l’elemento regolatore o la porta: qualifica tipica delle funzioni dell’anima. M - Mem, il numero 40, è il realizzatore, l’esecutore: la forma materiale. Adamo non rappresenta quindi un individuo, ma l’umanità nel suo insieme, nella sua manifestazione secondo lo spirito, l’anima e il corpo. Alla fine della Bibbia, nell’Apocalisse, si parla di 144.000 liberati, numero cabalisticamente uguale a 9 che designa l’umanità, intesa questa volta come il gruppo che partecipa alla redenzione. Non si tratta infatti di un gruppo di 144.000 entità, ma di uomini che si sono sottomessi al processo di rigenerazione secondo la coscienza, l’anima e il corpo e l’hanno portato felicemente a termine. I tre zeri si riferiscono ai tre cicli di cambiamenti fondamentali che questa parte dell’umanità ha traversato. La parte restante dell’umanità è chiamata nell’Apocalisse «i falliti» e «i ritardatari». Abbiamo menzionato tutto questo per mostrare che anche nella Sacra Scrittura si accenna alla composizione triplice e nonuplice dell’uomo. 90
Il numero 9 è inoltre il numero dell’umanità ed è anche il numero di Marte. Nell’insegnamento esoterico Marte designa la volontà, l’attività autocreatrice dell’uomo, la forza divina dell’uomo, l’uomo in quanto mago. Quando Cristo dice «in verità vi dico, voi siete degli dei», si riferisce ai poteri divini dell’uomo, grazie ai quali questi potrebbe dirigere l’insieme dei nove aspetti della manifestazione vitale. L’uomo è un Dio caduto, un figlio di Dio caduto. Va poi considerato anche l’aspetto dodecuplice dell’uomo; oltre ai nove aspetti della manifestazione umana, distinguiamo infatti nel nostro insegnamento i tre aspetti dello spirito centrale o monade. Lo spirito centrale non dev’essere considerato qui come una forma (come nell’aspetto nonuplice), ma come l’insieme di tre principi, di tre forze: le tre forze di Dio, che abbiamo già designato come volontà, saggezza e attività divine e che si manifestano nella nonuplice statura. Queste tre forze sono pertanto trascendenti, cioè si trovano, in linea di principio, al di fuori e al di sopra della creazione nonuplice. Questa triplice forza divina, questa scintilla divina, è però immanente nello spazio del nostro cosmo, dove dà vita alla creatura nonuplice in vista della sua manifestazione vitale. Riassumendo, nell’uomo distinguiamo: la manifestazione nella forma (comprendente la forma spirituale, la forma psichica e la forma materiale) e la forza divina (lo spirito centrale) che si serve della forma. La forma spirituale, la forma psichica e la forma materiale costituiscono l’insieme dei veicoli, il tabernacolo. Lo spirito centrale o monade è il Signore del tabernacolo. Nel capitolo precedente abbiamo constatato che «non v’è spazio vuoto», il che significa che lo spazio, l’universo, è ricolmo di sostanza originale. Chiamiamo tale spazio l’universo in cui viviamo e nel quale gli astri descrivono le loro orbite - «settimo dominio cosmico» o «settimo 91
universo». Ve ne sono quindi altri sei, da cui questo settimo è emanato; ma la nostra rappresentazione dello spazio si riferisce soltanto a quest’unico aspetto dell’universo e sappiamo qualcosa solo di quest’aspetto. Atomi di numerosi elementi, provenienti da un altro universo, sono irradiati direttamente nel nostro dominio cosmico o vengono chiamati alla vita grazie a una radiazione proveniente da un altro dominio cosmico; in altri termini, dietro agli stati e alle manifestazioni del nostro universo vi sono delle cause ancora impenetrabili che si rivelano trascendenti rispetto alla creazione e alla creatura del settimo universo. L’universo in cui siamo e viviamo è il campo della manifestazione universale. In questo spazio, all’alba dell’esistenza umana, vediamo il triplice spirito umano centrale giungere da lontano e unirsi a un principio atomico. Grazie al «fiat» creatore del Logos vediamo poi questo principio atomico scindersi in due energie che operano congiuntamente, l’una maschile e l’altra femminile, inversamente polarizzate e destinate fin dall’inizio a collaborare alla glorificazione del piano di Dio. Lo Spirito si armonizza quindi con la natura di questo settimo dominio cosmico, in cui la manifestazione universale si attua attraverso la divisione dell’atomo, liberando due energie inversamente polarizzate, una maschile e l’altra femminile; come conseguenza vediamo apparire in tutte le correnti di vita, tanto nel nostro cosmo che al di fuori di esso, due aspetti visibili: l’uno specificamente maschile, l’altro specificamente femminile. Pertanto, quando l’essere umano appare, si presenta come uomo e come donna; quando il duplice atomo originale viene scisso, vediamo, fin dalla genesi delle cose, due esseri. Vedremo più avanti il compito che questa coppia deve assolvere. Non appena lo spirito centrale o monade si sprigiona dall’atomo originale, lo vediamo unito a una forma: la forma spirituale triplice, che si manifesta come una struttura 92
di linee di forza. Questa forma spirituale attira le forze della sostanza originale circostante; si sviluppano così calore, energia e luce: la forma spirituale - l’uomo in quanto idea è animata. Nasce così la forma psichica umana, anch’essa triplice. Grazie alle forze attirate dalla sostanza originale concentrata, si passa infine alla costruzione e alla realizzazione. L’idea animata prende così una forma o configurazione, anch’essa triplice. L’uomo nonuplice secondo lo spirito, l’anima e il corpo è nato: immortale, meraviglioso e onnipotente, manifestato dallo Spirito di Dio. L’anima e lo spirito si esprimono nel corpo; il corpo e lo spirito si incontrano nell’anima; l’anima e il corpo si dimostrano nello spirito. Nel corpo mentale, che ha sede nel santuario della testa, deve parlare e riflettersi perfettamente lo spirito eterno. Nel corpo astrale, che ha sede nel santuario del cuore, deve manifestarsi l’anima eterna. Nel corpo fisico, che, in quanto veicolo della realizzazione, possiede nel santuario del bacino un crogiolo creatore di spirito, di anima e di materia, deve apparire ed esteriorizzarsi l’uomo immortale. Se tutto va bene, ecco ciò che dovrebbe accadere: durante l’azione dei princìpi volontà e pensiero, lo spirito e la materia si incontrano nell’aspetto dell’anima che denominiamo fluido nervoso; durante l’azione del principio saggezza, lo spirito e la materia si incontrano nell’aspetto dell’anima che chiamiamo sangue materiale; durante l’azione del principio attività lo spirito e la materia si incontrano nell’aspetto dell’anima che chiamiamo fluido linfatico. Allora - e sempre se tutto va bene - l’anima e la forma materiale nella loro totalità trasmettono il risultato delle loro attività alla triplice forma spirituale (lo spirito divino, lo spirito vitale e lo spirito umano), manifestandosi così attraverso questa.
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Nel capitolo seguente riparleremo in modo circostanziato di ciascuno dei nove aspetti umani. Per ora ci limitiamo a una visione globale e a qualche dettaglio basilare. Quanto precede ha potuto far comprendere al lettore che non confondiamo l’anima con lo spirito; l’anima da un lato rende lo spirito luminoso e dall’altro dirige e manifesta la forma materiale, rendendo possibile la struttura corporale. Nell’Insegnamento Universale l’anima è designata con la parola «sangue», denominazione che racchiude tutti gli aspetti di questo grande principio vitale. La Bibbia a questo proposito è molto chiara. Leggiamo infatti: «Poiché l’anima di ogni carne è il suo sangue» (Lv 17,14), «Voi non mangerete la carne con la sua anima, che è il suo sangue» (Gv 9,4).
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Capitolo XI IL CANDELABRO A SETTE BRACCI E IL TEMPIO UMANO 1
Come abbiamo visto nel capitolo precedente, la forma materiale dell’uomo comprende tre aspetti: 1. il corpo mentale, 2. il corpo del desiderio (chiamato anche corpo astrale o campo di respirazione), 3. il corpo fisico con il suo doppione eterico. Anche la forma psichica possiede tre aspetti: la struttura ignea o anima razionale (il sangue mentale, vincolo tra lo spirito, il corpo mentale e l’insieme del santuario della testa) ha il suo centro nel santuario della testa e si esprime nel fluido nervoso; 2. la struttura di forza o anima emozionale (il sangue astrale, vincolo tra lo spirito e il corpo del desiderio) ha il suo centro nel santuario del cuore e si esprime nel sangue; 3. la struttura vitale o anima cosciente (il sangue materiale, vincolo tra lo spirito e i corpi fisico ed eterico) ha il suo centro nel santuario del bacino e agisce nel sistema linfatico. 1.
La forma spirituale ha anch’essa tre aspetti: 1. lo spirito divino, 1
Vedere schema alla fine del libro. 95
2. lo spirito vitale, 3. lo spirito umano. Ciascuno di essi agisce nell’anima triplice e, attraverso questa, nel triplice corpo. Questa nonuplice manifestazione umana si trova sotto la direzione di un triplice principio spirituale privo di forma, chiamato spirito centrale o monade. Questo triplice principio spirituale rappresenta: 1. 2. 3.
il principio direttivo, il principio costruttore e sostenitore, il principio formativo.
Questi manifestano: 1. 2. 3.
la volontà divina, la saggezza divina, l’attività divina.
Così si presenta a noi l’uomo dodecuplice, i cui tre principi conducono a nove manifestazioni. Questo dodecuplice principio dell’uomo concorda perfettamente con lo zodiaco, anch’esso dodecuplice, ed è simboleggiato dai dodici pani della proposizione esposti davanti al Signore nel tempio di Gerusalemme. L’allievo sul cammino che prende coscienza di questa pienezza dodecuplice e che, nella sua ascesa rigeneratrice, diviene capace di impiegare di nuovo e perfettamente il suo microcosmo è rappresentato nei vangeli come avente «l’età di dodici anni». Esistono molti meravigliosi miti e racconti su questo «fanciullo di dodici anni» e molte cose belle si narrano su di lui nelle catechesi; tuttavia, secondo la comprensione gnostica, dobbiamo vedere in questa immagine l’uomo dodecuplice cosciente che può offrire al Signore i suoi dodici pani della proposizione e penetra nel tempio del mondo per incontrarvi i dottori della dialettica e ingaggiare la lotta con questo mondo. 96
Non appena il cercatore religioso supera la fase in cui considera la Bibbia come un resoconto storico o un racconto mistico, può riuscire a discernere le straordinarie profondità del vangelo. Nella sostanza originale, nell’universo, nello spazio del settimo dominio cosmico, troviamo le forze e i materiali di cui l’uomo nonuplice è costituito e che mantengono in vita il suo nonuplice essere. Vi distinguiamo tre elementi primari: il fuoco invisibile, l’acqua viva o sostanza originale e la luce, e tre elementi secondari: l’aria, la terra e l’acqua. L’oscuro fuoco invisibile aleggia sull’acqua viva e da quest’incontro si sprigionano calore e luce. Grazie alla luce, ci sono rivelati il fuoco e l’acqua viva. Grazie alla luce e a partire dall’acqua viva e dal calore, si formano gli elementi secondari. In tal modo, per trasmutazione alchemica, nascono le materie solide, liquide e gassose. Prendiamo un esempio semplice che, sebbene incompleto, permetterà una certa rappresentazione mentale di quanto sopra. Scaldando dell’acqua fino all’ebollizione, si forma del vapore (aria), ma si forma anche un residuo minerale, un’incrostazione (terra) e rimane ugualmente una massa d’acqua. Dai tre elementi primari vediamo così formarsi tre elementi secondari. E scopriamo contemporaneamente che tutto questo movimento, questa trasmutazione, questo circuito, dev’essere generato da una causa prima. Questa causa prima è il settimo o, in realtà, il primo elemento: il Logos. Esiste dunque una forza settemplice, un settemplice Spirito Santo che concepisce, dirige e mantiene l’universo. Ciò vi fa capire cosa simboleggi il candelabro a sette bracci che si trovava nel Santo del Tabernacolo, accanto alla tavola con i dodici pani della proposizione. Questo candelabro a sette bracci esprimeva, fra l’altro, le sette potenze del settimo dominio cosmico, i sette sublimi elementi grazie ai quali l’uomo dodecuplice realizza la sua missione.
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Se esaminiamo l’uomo dodecuplice nella magnificenza del suo stato di sviluppo più elevato - quale deve essere, può essere ed era all’inizio, alimentato e guidato dalla luce delle sette stelle del candelabro a sette bracci (i sette elementi) comprendiamo allora che quest’uomo era ed è un vero figlio di Dio nel senso stretto della parola. In questo stato sublime v’è unione perfetta e diretta tra Dio e uomo, v’è una conoscenza e un incontro personali. Da questo uomo dodecuplice emanano una luce, una vibrazione e un fervore d’amore verso Dio, e in questa offerta giornaliera spontanea e interiore vediamo stabilirsi l’unione tra Dio e l’uomo mediante una comprensione diretta. Ci troviamo davanti al Santo dei Santi del Tabernacolo. Nel Santo dei Santi vediamo il vaso d’oro dell’incenso, simbolo del glorioso uomo dodecuplice, splendente nelle sue qualità psichiche. Appare qui chiaramente la stupidità e la negatività dell’impiego dell’incenso. L’incenso che sale dall’interiore, la forza di vibrazione dell’essere luminoso dell’uomo autentico che realizza e mantiene l’unione con gli Ierofanti della Luce grazie al suo «profumo gradevole a Dio» (come dice il salmista), è parodiato bruciando incenso artificiale con l’intenzione di vivificare delle vibrazioni eteriche. Vediamo poi nel Santo dei Santi l’Arca dell’Alleanza, in cui ha luogo l’incontro diretto con Dio. Nell’Arca troviamo il vaso d’oro contenente la manna o pane della vita, la verga di Aronne e le tavole della legge, che simboleggiano: - il pane che ci è offerto direttamente, - la forza universale divenuta nostro possesso, - la santa legge, che conosciamo e possediamo pienamente e della quale e grazie alla quale viviamo. Questa unione tra Dio e l’uomo, tra la Luce e l’uomo, si trova in tutte le Sacre Scritture; tutto quanto vi abbiamo detto fin qui dell’iniziazione, dell’accettazione nella Gerarchia e della partecipazione attiva alla Gerarchia non è
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pertanto un’esclusiva dell’insegnamento rosacrociano, ma il puro Insegnamento Universale. Tutte queste cose trasmesseci dalle Sacre Scritture non sono vecchie storie del passato ma valori eternamente attuali. L’uomo dodecuplice porta nel suo essere il tabernacolo o tempio. Vi abbiamo già indicato i tre santuari: - il santuario della testa, - il santuario del cuore, - il santuario del bacino. Nel santuario della testa vediamo la tavola con i dodici pani della proporzione e il candelabro a sette bracci; tali forze e tali luci rappresentano lo zodiaco e il planetario umani. Nel santuario della testa devono risplendere i dodici segni dello zodiaco microcosmico, alimentati e guidati dai sette elementi. Nel santuario del cuore vediamo l’arca e l’incensiere. L’incensiere è lo sterno, parola che significa «irradiante». Il «soave profumo» è irradiato dallo sterno, attraverso la colonna vertebrale, verso l’esterno e verso l’interno. E dietro lo sterno, nel santuario del cuore, si trova il timo, che è l’arca dell’alleanza interiore. Quest’arca è simboleggiata dalla tomba aperta nella camera del re della piramide di Giza. Questa tomba rimane aperta finché Dio stesso non la chiude e la sigilla. Pensate a questo proposito all’arca di Noè, che fu chiusa da Dio per permettere a Noè di navigare sul mare della vita senza intralci. Il santuario del bacino è l’atrio del tempio; è anche la realtà alla quale il sacerdote interiore ritorna dopo aver effettuato il suo lavoro nel tempio. Come centro di attività è un focolaio di forze eteriche, di materiali da costruzione, alimentato dalla milza. I tre santuari sono strettamente uniti, tanto sul piano anatomico che su quello fisiologico. Dal punto di vista spirituale, la loro collaborazione è un santo e meraviglioso 99
prodigio. Le forze del santuario del bacino possono infatti, attraverso le otto aperture dell’osso sacro (notate il nome!), salire fino al Santo (il santuario della testa) e raggiungere, attraverso il canale del fuoco spirituale spinale, il Santo dei Santi (il santuario del cuore). Da lì il sacerdote può scendere nella realtà della vita per realizzarvi la sua opera al servizio del Signore. Nelle pagine precedenti vi abbiamo fatto intravedere qualcosa del tabernacolo; al di là di un certo orientamento, ciò non vi è tuttavia di alcuna utilità, poiché il tabernacolo umano attuale è dialettico. V’è una coscienza biologica che governa il santuario della testa, il santuario del cuore è soggiogato dalle forze psichiche dell’uomo inferiore e nel santuario del bacino le forze eteriche concordano con lo stato degli altri due santuari. La missione dell’uomo attuale è di edificare un nuovo tempio che, sebbene fondamentalmente distinto dal tabernacolo umano originale, abbia con questo una certa somiglianza. L’uomo attuale infatti non è più un sistema dodecuplice completo: lo è teoricamente ma, in pratica, il suo stato è molto degenerato. La forma spirituale e la forma psichica funzionano quasi automaticamente. Non si può più parlare di direzione, costruzione, ordinamento e stimolo coscienti dello spirito. Lo stato dell’anima concorda con questa totale aridità, con questo stato di «mortale letargo» spirituale. Della creazione divina originale rimane solo un uomo biologico istintivo in una forma materiale molto cristallizzata. Non v’è più unione con il Logos: l’uomo è una realtà spezzata! Il settemplice fuoco che arde per l’umanità non è più che un simbolo. I pani della proposizione, il candelabro, l’offerta dei profumi, l’arca, ecc. sono attualmente semplici ornamenti delle chiese! L’antico tempio, il tabernacolo, rappresentava l’uomo dodecuplice ideale, provvisto degli attributi e delle forze spirituali di cui necessitava; ma dimostrava altresì 100
esplicitamente che l’uomo era stato scacciato da questo tempio e non poteva più servirsene. Solo i sacerdoti potevano penetrare il Santo e solo il sommo sacerdote poteva penetrare una volta all’anno nel Santo dei Santi. L’uomo poteva entrare in contatto con il Logos solo attraverso un intermediario; il clero era l’anello tra Dio e l’uomo. Una pesante cortina nascondeva il Santo, un’altra ancor più pesante celava il Santo dei Santi. Anche sul piano corporale ciò corrisponde a una realtà. Noi parliamo di «autoframassoneria» e voi forse direte che abbiamo già passato la fase clericale; cosa rappresenta però la vostra framassoneria, se siete legati da ogni parte? Quando volete fare il bene, fate il male, o per lo meno lo liberate. Tale è la legge della dialettica, la legge dei contrari che fa sì che male e bene si succedano alternativamente e incessantemente. Siete prigionieri del paese del limite! Per cui ci si può porre la domanda (e ve la porrete certamente, se siete sinceri e, giunti a un punto morto, ormai saturi di tante esperienze): come posso ricostruire il tempio? Come riedificare l’uomo originale? Ciò può essere realizzato soltanto nella forza di Cristo e tramite essa; senza questa forza non potete nulla! Vi abbiamo parlato: - del sangue come anima, - dell’anima come luce. - della luce che si rende visibile, - della luce che accende il candelabro, - della luce come principio costruttore e sostenitore. Come l’universo si manifesta nel cosmo grazie alla Luce, così l’uomo autentico deve arrivare alla risurrezione e alla salvezza mediante la luce dell’anima. Pertanto, quando diciamo che «il sangue di Gesù Cristo ci purifica da tutti i nostri peccati», ciò non è una semplice citazione, ma corrisponde a un fatto puramente scientifico. Quando questa luce nasce e muore giornalmente in noi, grazie all’attività dei quattro eteri santi, allora il velo del 101
tempio è squarciato e troviamo l’accesso al nuovo tempio. Solo allora ci liberiamo dal paese del limite e superiamo la fase del Vecchio Testamento. Allora, come Giovanni nell’isola di Patmos, riceviamo di nuovo e in tutto il loro splendore i sette candelabri d’oro, che saranno come sette stelle nella nostra mano destra. Allora dobbiamo impiegare queste forze direttamente e positivamente nel nuovo tempio interiore. L’incensiere d’oro arderà; Dio stesso chiuderà la tomba aperta della piramide e viaggeremo verso nuove terre.
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Capitolo XII IL PROCESSO DI RIGENERAZIONE E DI SALVEZZA DEL MONDO
Nel capitolo precedente abbiamo parlato del tempio umano, in relazione con la composizione nonuplice e dodecuplice dell’uomo, e della necessità della sua riedificazione da parte dell’allievo sul cammino della liberazione. In origine v’era in noi un tempio umano inviolato, nel quale l’uomo viveva la comunione diretta con Dio. Dopo la caduta dell’umanità fu eretto un tempio simbolico al di fuori dell’uomo, nel quale l’unione con Dio poteva essere stabilita solo grazie alla magia dei sacerdoti. Gesù Cristo distrusse tale tempio allorché squarciò il velo che impediva l’entrata del Santo dei Santi, liberando così per ogni uomo il cammino diretto verso Dio. Con l’offerta del suo sangue, la forza psichica di Cristo divenne una forza atmosferica, a cui tutti possiamo attingere. In questa forza l’uomo è ora chiamato all’autoframassoneria, alla liberazione attraverso la costruzione di un nuovo tempio. Questo impulso alla ricostruzione del tempio è irradiato sull’umanità e si manifesta sotto forma di fenomeno atmosferico-spirituale, di fronte al quale l’umanità reagisce in due modi: o con una religiosità naturale spontanea o secondo l’impulso spirituale della reminiscenza. Esiste poi un sottogruppo degenerato di uomini che non è possibile ricondurre a nessuna delle due categorie menzionate, nel quali non parlano né la religiosità né la reminiscenza. 103
L’uomo religioso percepisce l’impulso atmosfericospirituale e, cercando di reagirvi, lo adora; non avendo però né reminiscenza né intuizione gnostica, non sa come reagire. Non può quindi svilupparsi alcun processo rigeneratore dal basso in alto, alcun cammino di santificazione, alcuna iniziazione. In tale uomo può svilupparsi tutt’al più un processo di purificazione della vita sul piano orizzontale, l’abbandono di un certo modo di vivere a favore di un altro, situato tuttavia sullo stesso piano. Se manca la vera conoscenza, non può aver luogo alcun rinnovamento strutturale. Ciò spiega le parole del Signore «il mio popolo si perde per mancanza di conoscenza»; una conoscenza che non è la conoscenza intellettuale ma la conoscenza capace di realizzare «la rinascita dall’Acqua e dallo Spirito». L’uomo religioso non ha interesse per tale conoscenza, perché non può comprenderla; s’inchina incondizionatamente davanti alle autorità, accettando la chiesa o la Bibbia e i loro dogmi. Tale uomo può essere molto mistico, devoto e fervente ma gli mancano le possibilità di rinnovamento e rimane quindi prigioniero dei limiti dialettici. La vita mistica mostra perciò il noto fenomeno dell’apparire-brillare-sparire e l’uomo religioso non oltrepassa la fase mosaica. Per lui il tempio esteriore continua a essere il tabernacolo e, una volta scomparso il sacerdozio puro e saggio, ecco nascere caos, distruzione e degenerazione. La nostra epoca ne è una testimonianza vivente. L’uomo continua a desiderare un tempio esteriore; ma questo non è più possibile da quando la forza di Cristo è divenuta atmosferica. L’era cristica pone l’uomo davanti alla necessità di erigere nuovamente il tempio dentro di sé. Tutti gli sforzi di rinnovamento delle chiese sono perciò destinati a fallire, poiché i gruppi dirigenti, i teologi e i sacerdoti non possono più penetrare nel Santo dei Santi come sacerdoti o sommi sacerdoti illuminati. Mancano loro la conoscenza, la forza e l’essenza dell’illuminazione, per 104
cui non possono più assolvere il compito originario del Vecchio Testamento. La chiesa tende a divenire sempre più una mera istituzione etico-sociale. Nell’antichità i sacerdoti erano dei magi. Un vero sacerdote doveva essere un iniziato, un allievo della Scuola Spirituale, un allievo di una scuola di profeti. Non sono necessarie lunghe argomentazioni per dimostrare che le facoltà di teologia non hanno tali requisiti. I teologi attuali sono uomini religiosi che non si distinguono in nulla dalla massa religiosa. Se la chiesa ambisce a ricevere di nuovo un compito nell’universalità degli avvenimenti spirituali, dovrà porsi sotto la guida di sacerdoti iniziati, i quali dovranno tentare, in modo progressivo e terapeutico e, grazie a un nuovo metodo magico, di elevare l’uomo religioso al di sopra della fase mosaica. Vedremo nel capitolo seguente se i metodi seguiti da certe chiese o gruppi religiosi naturali possono essere di aiuto in questo senso. Confrontiamo ora l’uomo religioso con l’uomo che possiede la reminiscenza. Quest’ultimo segue il vestigio atavico della sua regalità e cerca un metodo per realizzarla. Cercando di colmare le sue carenze, passa alla sperimentazione magica; vuole attuare in sé e con le proprie forze l’impulso ancora indeterminato che lo spinge verso la realizzazione; si esercita in vista della liberazione; cerca il potere. Egli vive nell’illusione che gli sia possibile realizzare tale regalità nel suo stato attuale e con i mezzi attualmente a sua disposizione. Ma ciò è impossibile, poiché l’uomo dialettico non può ottenere la regalità: «la carne e il sangue non possono ereditare il Regno». Appaiono allora un formidabile caos, una moltitudine di metodi occulti e un’incredibile abbondanza di letteratura. In genere l’uomo dalla reminiscenza non è religioso. Vuole qualcosa che assomigli a un rituale magico ma la vera 105
espressione religiosa gli è sconosciuta; non cerca la guida interiore di Dio, non aspira a fare la volontà di Dio. Cerca la realizzazione e il potere per sé! Se siete un tale uomo, un uomo della reminiscenza, vi riconoscete in ciò che diciamo. Tutto questo occultismo è un terribile dispendio di energie; conduce a una profonda sofferenza e a una grande miseria. È una ricerca senza risultato, un inutile sforzo, un camminare senza luce. È un errare senza fine sul piano dialettico. L’Insegnamento Universale mostra chiaramente che la reminiscenza è, come abbiamo spiegato, necessaria. Essa ci fa innanzitutto prendere coscienza della nostra caduta, della nostra degradazione, del nostro accecamento e della nostra tremenda ignoranza. L’uomo esoterico deve arrivare a rendersi conto del suo stato di figlio perduto e a scoprire che è necessaria la costruzione di un nuovo uomo e di un nuovo tempio; che l’unico cammino della liberazione è quello della ricostruzione di ciò che una volta fu perduto; che non possiede più la forza di luce originale ma che Cristo gliela offre nuovamente. Egli giunge in tal modo a una nuova concezione religiosa, a un nuovo orientamento religioso; e diviene così, contemporaneamente, uomo religioso e uomo dalla reminiscenza, cioè un uomo cosciente della sua totale dipendenza da Dio che ama sopra ogni cosa e dal quale attende tutto; e un uomo che sa, per conoscenza interiore, cos’è l’unione vivente con Dio. La risalita può essere celebrata solo grazie a questa unione. È così che sono poste le basi del sacerdozio regale e di una direzione universale dell’umanità. Questa è la concezione della Rosacroce moderna, poiché tale sviluppo riunisce e abbraccia l’esoterismo, l’Insegnamento Universale e la religione; tempio e filosofia, istruzione interiore e chiesa. La nostra organizzazione e il nostro lavoro non significano quindi nulla per l’uomo esclusivamente religioso. 106
Il nostro sforzo è di fare dell’uomo naturale occulto, un uomo religioso, svegliando in lui la vera umiltà e la coscienza della sua dipendenza da Dio; per poi mostrargli il cammino verso l’alto e, su quello, precederlo. Solo così può essere costruito il nuovo tempio interiore. Come mai la reminiscenza non parla nell’uomo semplicemente religioso? Ciò proviene dal fatto che il suo stato si ancorò profondamente alla materia della dialettica, il che generò in lui uno stato sanguigno differente. Questo attaccamento alla materia non dev’essere considerato come sinonimo di «male» ma come un isolamento totale dal mondo dell’umanità originale. L’altro gruppo ha mantenuto fin dall’inizio un certo vincolo con il mondo umano originale e il lavoro della Scuola Spirituale consiste nello stimolare, un prericordo rinnovato, nell’intero gruppo degli uomini che già lo posseggono. Il gruppo composto dagli uomini semplicemente religiosi ha perso completamente il prericordo ed è perciò strutturalmente differente. La causa profonda di tale perdita è sconosciuta, almeno a noi; ci basti tenerla presente. L’uomo che possiede la reminiscenza - l’uomo esoterico dunque - può e deve divenire religioso; ma l’uomo religioso non può divenire esoterico. L’uomo dalla reminiscenza può apprendere dall’uomo devoto e religioso a divenire veramente religioso; il contrario è impossibile. Quando le cose nel campo religioso non vanno, quando tutti i tentativi per rivitalizzare la chiesa falliscono miseramente e con stupore se ne ricercano le cause, per lo gnostico tutto è perfettamente chiaro; ma non può spiegarlo, perché non sarebbe compreso. Per questo il compito dell’uomo che possiede il prericordo è di agire con tatto e adattarsi all’uomo religioso, apportandogli il suo aiuto e una certa direttiva. La storia del mondo è stata molte volte testimone di questo fatto. Pensiamo qui alla storia, nel Vecchio Testamento, del maestro costruttore Hiram Abiff, che aiutò Salo107
mone nella costruzione del tempio. Salomone desiderava ardentemente che si erigesse il tempio nel quale poter servire degnamente il Signore suo Dio. Ma Salomone (l’uomo religioso) non era in grado di costruirlo da sé e fece perciò appello al maestro costruttore. Il maestro costruttore è l’uomo trasfigurato che conosce il segreto della vera costruzione del tempio divino; e possiede interiormente la forza e il sapere indispensabili a tale opera. Se le chiese attuali vogliono uscire dal loro marasma, dovranno accettare consciamente lo stesso aiuto. Numerosi problemi impediscono ancora tale collaborazione che presto o tardi avrà comunque luogo. Nell’antichità vi furono periodi in cui la chiesa, cioè la massa religiosa, era interamente condotta da iniziati, da uomini che possedevano la reminiscenza. Seguirono tempi in cui gli iniziati si limitarono a un aiuto nella costruzione dei templi, fornendo consigli e istruzioni in materia. Anche questo contatto fu perturbato e cominciò allora la degenerazione che condusse allo stato attuale. Tornare indietro, verso una collaborazione parziale che porti infine ad accettare la direzione dell’uomo che possiede la reminiscenza, non è più possibile. Le circostanze cosmiche sono del tutto mutate in seguito all’apparizione dello Spirito di Cristo. La chiesa ha quindi perso il suo significato di una volta; il compito che le fu assegnato in passato non ha più, oggi, la sua ragion d’essere. Il velo del tabernacolo è stato squarciato e l’uomo non può più essere ricondotto allo stato minorenne del Vecchio Testamento. Nessun tentativo potrà aver successo. Ogni uomo, religioso o esoterico che sia, può e deve realizzare un’unione individuale diretta e cosciente con la radiazione cristica; senza intermediari e libero da ogni autorità esteriore. Il cammino dell’autonomia è assicurato in Cristo a ogni uomo. Per rispondere a questa nuova esigenza è necessario un nuovo metodo magico. È a tal fine che si è formata una 108
nuova fraternità gnostica mondiale che vive due aspetti: religione e magia. È una nuova libera costruzione su basi positivamente cristiche. In conseguenza a questa magia cristica - che in tutti i paesi del mondo inizia dal basso - si è formata in questo campo terrestre una radiazione orizzontale che non può essere spiegata dal nostro campo di vita. Tale campo di radiazione è alimentato da una rete di templi di fuoco e avvolge il mondo intero; l’intera umanità vi è immersa ed esso produce una reazione prodigiosa. L’elemento malefico e veramente negativo viene isolato. L’uomo dalla reminiscenza troverà la via del vero cammino e la massa religiosa, libera dall’autorità degli uomini e dalle chiese, godrà il contatto cristico. Così si compirà il grande lavoro di salvezza dell’umanità, attraverso la magia neocristica della Fraternità Mondiale, sostenuta dal campo di forza orizzontale costruito dal basso in alto. Lo straordinario compito che poggia sulle spalle di tutti gli gnostici dev’essere chiaramente compreso da tutti coloro che vogliono ora vivere in questo campo di radiazione. L’appello della Fraternità si rivolge a quanti sono in grado di comprendere che devono mettersi al lavoro. Il grande lavoro di salvezza dell’umanità chiama i suoi collaboratori!
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Capitolo XIII LA NUOVA FRATERNITÀ MONDIALE E I PERICOLI CHE LA MINACCIANO
Nell’intento di consolidare nel vostro pensiero e nella vostra comprensione la coerenza della materia precedentemente trattata, enumereremo succintamente alcuni punti fondamentali della vita spirituale. - L’uomo è portatore dell’immagine di Dio, personifica Dio in se stesso. - Un tempo era una sola cosa con Dio, poiché Dio dimorava in lui e lui in Dio. - Aveva in sé il triplice tempio nella sua integrità: il Santo nel santuario della testa, il Santo dei Santi nel santuario del cuore e l’Atrio nel santuario del bacino. - Lui stesso era il sommo sacerdote di questo tempio, il supremo servitore di Dio. - Era anche re unico e perfetto nel suo microcosmo: tutte le forze e tutti i poteri gli erano sottomessi. - Per cui fu chiamato sacerdote e re secondo l’Ordine di Melchisedec. - Cristo era a capo di questo ordine umano superiore. L’uomo cadde da questo stato elevato e ciò ebbe come conseguenza la degenerazione del tempio interiore e la perdita dell’unione intima con Dio, della vita con Dio e a partire da Dio. 111
Per mantenere un vincolo con l’umanità e per permettere all’uomo di ritrovare, nonostante tutto, il cammino del ritorno, si sviluppò, allora, ciò che chiamiamo «religione»: un tentativo di servire Dio in un tempio esteriore, nel quale il sacerdote era l’indispensabile mediatore. L’Insegnamento Universale accompagnò Adamo nella sua caduta. Questa religione ha sempre avuto due aspetti: un aspetto esteriore e uno interiore, cioè il servizio religioso pubblico e l’insegnamento esoterico tramite i sacerdoti. La religione assolveva così due compiti: nutriva con «latte» e con «nutrimento solido»; due compiti che non differivano per importanza ma avevano per oggetto due tipi di uomini differenti: il tipo senza reminiscenza e il tipo con la reminiscenza. L’uomo dalla reminiscenza era il vero sacerdote; personificava la regalità e il sacerdozio riuniti in una stessa persona. La manifestazione religiosa in quanto organizzazione, chiesa, ecc. faceva parte integrante del compito della Scuola Spirituale, nella quale si manifestava direttamente la Gerarchia di Cristo. L’uomo dalla reminiscenza poteva così avanzare sul cammino attraverso l’iniziazione; e il cammino di ritorno gli era assicurato. Inoltre, attraverso la magia del culto e in virtù dello stato altamente spirituale dei sacerdoti, si formava uno straordinario e luminoso campo di forza, grazie al quale l’uomo senza reminiscenza poteva vivere delle esperienze profonde e una santificazione diretta, progredendo anch’egli, sebbene in maniera differente. Tale manifestazione ideale della religione degenerò a causa della malignità degli uomini. Infatti il clero di quei tempi remoti peccò gravemente per abuso di potere. Questo peccato è dunque imputabile all’uomo dalla reminiscenza, un peccato contro lo Spirito Santo; dunque un peccato che non può essere perdonato e che dev’essere espiato con un atto contrario e assoluto. In altri termini, l’uomo dalla
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reminiscenza di oggi ha, a questo riguardo e rispetto all’intera umanità, una colpa da riscattare. Poiché i due tipi di uomini, secondo il drammatico sviluppo che abbiamo esposto, s’immergevano sempre più nel nadir della materia; il primo sistema di unione e di manifestazione divine non poté essere mantenuto. Avvenne così una scissione tra la Scuola Spirituale e la chiesa, le quali mantennero tuttavia all’inizio una certa collaborazione. Di ciò abbiamo un esempio nella collaborazione tra Hiram Abiff e Salomone, tra i figli di Caino e quelli di Set. Tale collaborazione incontrò però sempre grandi difficoltà. L’uomo dalla reminiscenza era dunque aiutato dalla Scuola Spirituale e dalla massa religiosa dalla chiesa, a sua volta parzialmente assistita dalla Scuola Spirituale; ma non si trattava più di una vita pienamente cosciente in un campo di forza. La perdita di questa vita cosciente da un lato e il progressivo estinguersi della luce interiore dall’altro causarono lo sviluppo del peccato nel gruppo del tempio, nelle sue guide. Il nuovo clero, formato da uomini senza reminiscenza, si cristallizzò, insegnò senza conoscenza interiore e cercò un appoggio alle sue affermazioni nella lettera morta; i sacerdoti divennero così degli scribi e dei dottori della legge e la religione si ridusse a un culto puramente formale, senza contenuto. Allora venne il Cristo e mise fine a questa fase; il tempio esteriore, divenuto inutile, fu distrutto. Cristo pose l’umanità davanti a un compito del tutto nuovo; insegnò come il tempio debba essere costruito in noi stessi e come ritrovare in noi stessi il cammino verso Dio; insegnò il cammino della rinascita attraverso la ricostruzione dell’uomo divino originale. Attualmente questa missione originale si esprime nella creazione di una fraternità mondiale sotto la guida di un gruppo di sacerdoti-re al servizio di ambedue i tipi di
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uomini. Assolvendo questo compito l’uomo dalla reminiscenza può riscattare l’antica colpa. Attraverso la nuova Fraternità Mondiale, la Scuola Spirituale va verso ogni uomo dalla reminiscenza e lo pone davanti al metodo d’iniziazione dell’inversione delle personalità o rinascita dell’uomo celeste. Inoltre essa si manifesta di nuovo all’uomo senza reminiscenza impersonalmente, per mezzo di un campo di forza mantenuto da templi di fuoco. In tale campo di forza - senza l’aiuto degli antichi templi, né di sacerdoti che mantengano l’uomo nella dipendenza e lo facciano restare cieco, sordo e ignorante riguardo alla verità vivente - l’uomo senza reminiscenza può finalmente trovare Cristo direttamente. Anche lui potrà dunque avere nella vita un comportamento cristico e purificato. Questa è la missione della Scuola Spirituale fin dall’inizio della nostra era. Ora, alla luce della realtà mostrata sopra, è irrefutabile che ciò che attualmente chiamiamo «chiesa» continua a essere composta, come nella seconda fase di sviluppo del tempio esteriore, esclusivamente da scribi e dottori della legge. A causa di una mancanza di conoscenza diretta, questa si aggrappa disperatamente alla lettera e - non potendo fare altro - si abbandona a tutta una serie di speculazioni. Essa ha ben poco accesso al vero sapere, alla conoscenza vivente di Dio. La chiesa ha falsificato la Bibbia e ha esercitato fino a oggi una perfida influenza sulla massa. Essa ignora la Realtà divina e, se arrivasse a percepirla, dovrebbe negarla. Il campo di forza che la Fraternità si è proposta di estendere sul mondo intero - lavoro che è attualmente in pieno sviluppo grazie ai templi di fuoco - allontanerà in modo del tutto impersonale l’umanità dalle sue guide. Questo processo di liberazione interiore, della massa prigioniera dell’illusione, si realizzerà in ogni uomo attraverso un processo personale; si eviterà così ogni lotta con la chiesa. Saranno sufficienti i diritti umani basilari, garantiti dalla situazione di vita attuale in molti paesi. In questa epoca 114
è arrivato il giusto momento psicologico, poiché l’umanità senza reminiscenza non è più prigioniera della chiesa come un tempo. Vi sono mutamenti di pensiero e una ricerca generale, segni precursori di un processo di distacco interiore. Il grande lavoro di liberazione dovrà nascere dal basso, se vuol essere veramente tale. Questo lavoro non può infatti cominciare dall’alto; se ciò fosse possibile, sarebbe già stato compiuto da secoli. Dev’essere realizzato dal basso in alto poiché nella liberazione interiore si tratta di divenire coscienti, di autoliberarsi. La liberazione dall’alto, cioè dall’esterno, invece di liberare l’uomo interiormente, finirebbe per legarlo al suo liberatore, facendo nascere svariate nuove dipendenze. L’uomo sarà libero, solo quando possederà la luce interiore, cioè quando avrà appianato dentro di sé il cammino per far penetrare la luce. È necessario dunque che vi sia quaggiù un numero sufficiente di uomini che aspirano alla luce; che la bramano e la cercano; che possiedono un vero amore per l’umanità; che hanno una certa conoscenza interiore del vero cammino e sono pronti a rinunciare al proprio io, causa di tutte le tenebre. Questi uomini vanno reclutati tra coloro che possiedono la reminiscenza. È dunque indispensabile che siano chiamati a questo lavoro tutti gli uomini che si trovano momentaneamente nei vari campi di vita esoterici. È per questa ragione che l’appello della Fraternità della Rosacroce d’Oro si fa sentire sempre più vigorosamente. Vi abbiamo esposto succintamente il lavoro in piena espansione sia per mostrarvi chiaramente come e per quale scopo la Fraternità lavora ai giorni nostri, sia affinché ogni candidato si renda conto della necessità della sua presenza nel grande lavoro. Egli deve infatti avere abbastanza fuoco, potenziale e forza spirituale attiva per rispondere alle esigenze della missione esposta e per mantenere vivo il campo di forza di cui abbiamo parlato. In tal senso è 115
necessaria una condizione minima. Ogni uomo dalla reminiscenza sia perciò cosciente della sua grande responsabilità. Una volta presa la decisione di ricercare il cammino dell’iniziazione - non per noi stessi ma per servire, in tal modo, il grande fine nella giusta maniera - dobbiamo comprendere che grandi pericoli ci minacciano sul cammino; pericoli per noi stessi, pericoli per la comunità di lavoro degli allievi, pericoli per i nostri simili che vogliamo aiutare e che forse posseggono le attitudini necessarie per entrare nei nostri ranghi e cooperare nel grande lavoro. Alcuni di questi pericoli sono già stati citati nel corso delle nostre precedenti considerazioni. Desideriamo ora approfondirli alla luce dell’Insegnamento Universale. È naturale che in primo luogo consideriamo alcuni possibili pericoli per il cercatore, provenienti dalla religione naturale. Questa impiega una certa magia che non è cristiana nel senso attribuito da Gesù Cristo ed è stata presa da culti precristiani, specialmente dal Bramanesimo. Il Bramanesimo attinse a sua volta questa magia da culti ancora più antichi, i quali erano stati ispirati dall’antica Atlantide. Questa magia è una caricatura della magia degli antichi sacerdoti-re del primo periodo di cui abbiamo parlato, periodo in cui l’intera umanità si trovava sotto la guida di veri magi e non disponeva ancora di una facoltà di pensiero autonoma. Questa magia è applicata da un gruppo che non dispone di una scuola spirituale; e da sacerdoti che non posseggono alcuna conoscenza interiore. La magia in questione tenta di erigere un monumento spirituale e un campo di forza di una certa vibrazione. Ciò può apparire molto bello ma un campo di forza ha un potere liberatore solo se è costruito e mantenuto consciamente e volontariamente da tutti coloro che ne fanno parte. Nella religione naturale si produce alla lunga una sterilizzazione totale dello spirito e dell’anima. Pertanto tutta l’antica magia è per l’uomo attuale un grave pericolo. 116
Cosa accade infatti con questa magia? Con un rituale cantato e parlato in una lingua morta, con una musica appositamente preparata, con particolari profumi, con i mudra dei preti, con acqua magnetizzata e altre preparazioni si provoca nei credenti uno stato di trance, uno stato di coscienza negativo. In questo stato vengono sottratti ai loro corpi vitali dei fluidi, gli eteri che costituiscono il materiale di cui si servono gli spiriti della natura - ingiustamente chiamati «angeli» - per formare i campi di forza. Nello stesso modo in cui un medium è unito al suo spirito-guida, l’essere del credente è, dopo alcune di queste applicazioni magiche, totalmente legato. Chi prova a sfuggire a questa influenza deve impiegare una grande energia. Nei paesi in cui questa magia è applicata senza ostacoli regnano una primitività e uno stato sociale spaventosamente arretrato. Tali regioni possono essere a ragione chiamate le terre sottosviluppate d’Europa. Sono simili alle terre sottosviluppate di una qualsiasi altra parte del mondo. Con questa magia la religione naturale si impadronisce delle famiglie, afferrando i bambini fin dal primo istante della loro venuta sulla Terra e, con questa stessa magia, conduce il gregge fino alla morte. E quando questa arriva, veglia sul suo successivo imprigionamento, poiché essa è altrettanto ben organizzata, vitale e influente sui suoi prigionieri nell’oltretomba. Essa accoglie i morti che, attraverso la magia applicata ai moribondi, sono resi spiritualmente sordi, ciechi e privi di qualsiasi coscienza della vera luce. Quando poi arriva il momento, invia di nuovo il microcosmo nel campo di manifestazione della materia in uno stato di imprigionamento quasi totale e impenetrabile. La soggezione è e resta totale e il gregge è, così, conservato. Non dobbiamo tralasciare di menzionare il fatto che alcuni gruppi religioso-naturali provenienti dall’occultismo imitano questa magia.
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Si sa che questa magia è vecchia e pericolosa, nondimeno la si applica con l’idea che possa essere benefica, commettendo così un grave errore, poiché la magia è liberatrice solo se applicata dall’interno, sulla base di un sapere interiore e come servizio disinteressato; se, cioè, è opera della volontà illuminata in Dio. La Magia, la magia liberatrice, deve fondarsi su delle qualità interiori. Nella pratica risulta che chi ha sufficiente coscienza e ha superato la fase dell’animale di gregge, è poco suscettibile a essere toccato dalla magia applicata dall’occultismo naturale. Per questo i gruppi in questione conducono un’esistenza precaria. L’esistenza di queste creazioni religioso-naturali di correnti di origine occulta dimostra che questi movimenti hanno esaurito il loro potenziale. Per giustificare la loro esistenza necessitano di un orientamento nuovo, assoluto e fondamentale; e di un vincolo vivente con la missione degli uomini dalla reminiscenza. Auguriamo loro di tutto cuore questo orientamento.
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Capitolo XIV LO SPIRITISMO (1)
Come abbiamo già visto nel capitolo VII, alla morte il corpo fisico e il suo doppione eterico rimangono da questo lato del velo, dove subiscono un processo di decomposizione. La coscienza e il resto della forma materiale passano nell’aldilà. Vogliamo approfondire ora questo fatto in relazione a una delle più spaventose piaghe che opprimono l’umanità: lo spiritismo. Il corpo eterico è composto di quattro diversi eteri: - l’etere chimico, - l’etere vitale, - l’etere luminoso, - l’etere riflettore. Questi quattro eteri mantengono in vita il corpo fisico nella sua totalità. Tutte le funzioni organiche e sensoriali, tutto il lavoro cerebrale e tutte le attività sentimentali si compiono grazie a questi eteri. Dobbiamo tuttavia fare una distinzione tra i due eteri inferiori e i due superiori, in quanto esiste tra loro una differenza di vibrazione. La sostanza eterica riflettrice, grazie alla quale pensiamo, ha una frequenza vibratoria molto rapida, mentre gli eteri che compongono le cellule del nostro corpo fisico hanno una frequenza vibratoria più lenta. 119
Molti, dopo aver studiato il problema, sono giunti alla conclusione che i due eteri cosiddetti superiori siano indice di spiritualità e gli eteri inferiori siano caratteristici degli uomini più rozzi. Ciò è totalmente errato. Dal punto di vista spirituale, gli eteri cosiddetti superiori, cioè gli eteri luminoso e riflettore, possono essere molto più grossolani, funesti e animali - comunque molto più pericolosi - degli eteri inferiori, così come un essere superiore, l’uomo, può essere mille volte più pericoloso di un essere a lui inferiore, l’animale. Si suole parlare sovente di «passioni animali», benché le passioni dell’animale siano puramente funzionali e obbediscano alle norme dell’istinto e dello spirito di gruppo, mentre le passioni umane sono nettamente cattive. Coloro che sono dotati della visione eterica sono sovente pieni d’ammirazione nello scoprire in una persona una certa attività degli eteri superiori, nel vedere un’entità agire con molti eteri luminosi e riflettori. Ma anche il diavolo può apparirci in veste di angelo di luce. L’etere riflettore è principalmente l’etere del pensiero. Gli uomini più malvagi possiedono spesso capacità intellettuali enormi, quindi una grande quantità di etere riflettore. L’etere luminoso è principalmente l’etere del sentimento. Tutte le attività del sentimento, dalla più bassa alla più elevata, necessitano di etere luminoso. In generale si può dire che i due eteri inferiori sono necessari alle funzioni organiche del corpo e gli eteri superiori permettono all’uomo di esprimersi attraverso il pensiero e il sentimento in ogni sua attività vitale. Il possesso di eteri superiori pertanto non è assolutamente indice di spiritualità in un uomo; dimostra semplicemente che la persona in questione è molto attiva nella vita. Gli eteri non ci informano dunque sulle qualità spirituali e sullo sviluppo spirituale dell’uomo. I metodi per comprovare se «gli spiriti vengono da Dio» non hanno 120
d’altra parte nulla a che vedere con l’azione degli eteri. Nemmeno i colori degli eteri, possono esserci di aiuto, poiché gli eteri possono essere colorati mediante la volontà. In questo campo sono possibili tali e tante mistificazioni che si raccomanda con insistenza di diffidare da tutte le suggestioni e di respingere risolutamente qualsiasi apparizione. A questo riguardo gli allievi di buona fede ricevono altri metodi per arrivare a un vero discernimento. Quando si muore, il corpo eterico subisce una separazione momentanea. Normalmente i due eteri inferiori rimangono nel corpo, mentre i due eteri superiori passano temporaneamente nell’aldilà; spesso tuttavia una parte degli eteri inferiori passa anch’essa nell’aldilà. Quando più un uomo sarà stato nella sua vita legato alla terra, cioè quanto maggiore sarà stato il suo interesse per le cose di questo mondo dialettico (il che non vuol dire che sia stato cattivo, ma biologicamente normale), tanto maggiore sarà la concentrazione di eteri inferiori attorno al suo corpo. Il defunto si dirige in questo stato verso la grande sfera di passaggio o sfera intermedia, chiamata anche sfera di purificazione o purgatorio; questa regione comprende le tre sfere inferiori del mondo del desiderio, il kamaloka della filosofia orientale. Considerate che quanto resta del corpo eterico lega il defunto alla sfera terrestre, in quanto il corpo eterico è composto e mantenuto dai materiali e dalle forze di tale sfera. Una volta che il defunto ha lasciato il piano eterico, i resti dell’abito eterico non possono essere conservati; questi si decompongono e si volatilizzano. E ciò è estremamente importante! Infatti, non appena i resti dell’abito eterico si volatilizzano, giunge per il defunto il momento della chiara conoscenza del proprio stato d’essere, conoscenza che è assimilata poco a poco. Egli perviene così, per la prima volta, alla vera nozione di ciò che è e si dirige quindi verso le sfere celesti o infernali in concordanza con il suo stato d’essere. 121
È chiaro quindi che il possesso di eteri dopo la morte genera un forte legame con la terra. Se l’uomo non desidera tale legame e non vi presta alcun interesse, ma vuole anzi staccarsene al più presto, non farà nulla per impedire il processo di volatilizzazione degli eteri. In caso contrario, cioè se il suo interesse è invece rivolto alla terra nel desiderio di mantenere a ogni costo il suo legame con essa, farà di tutto per ritardare il processo di volatilizzazione, cercando di colmare ogni perdita di eteri o persino di aumentarne il possesso, per prolungare artificialmente la propria permanenza nella sfera di passaggio. In ciò sta la causa dello spiritismo e di tutte le sue manifestazioni annesse, quali il satanismo, gli spiriti legati alla terra, ecc. Si tratta del parassitismo e dello sfruttamento della sfera terrestre da parte di innumerevoli entità della sfera di passaggio che si dedicano alla rapina di eteri. Lo spiritismo non è altro che il furto di un po’ di eteri inferiori e della massima quantità possibile dei due eteri superiori. Questi aspetti richiedono uno studio minuzioso, poiché si tratta di un pericolo reale cui nessuno sfugge. Tutti siamo, infatti, chi più chi meno, vittime di queste orde di parassiti. Molte caratteristiche poco gradevoli del nostro essere, le quali si sviluppano in proporzioni che sorpassano di molto il nostro vero stato d’essere, sono coscientemente e intenzionalmente stimolate da tali entità. Un sentimento basso come la gelosia, per esempio, costa a chi lo prova eteri luminosi. Lo stesso accade con l’attività di opposizione cosciente e intenzionale, qualunque sia la ragione che la provoca; anche questa attività necessita di etere luminoso e soprattutto di etere riflettore, in quanto predomina in questo caso l’attività cerebrale. Ebbene, tali basse attività possono essere stimolate dalle forze dell’aldilà in questione ben oltre le normali capacità dell’individuo, rendendo impossibile ogni controllo di sé. Tali perdite di eteri costituiscono l’alimento di queste lugubri entità. 122
Lo stesso accade con la collera che produce violente esplosioni di eteri; con la perversità, la malinconia e - non dimentichiamolo - con gli eccessi intellettuali. Tutti questi stati fanno sì che si consumi - e sia quindi rapinata - una grande quantità di eteri. Quasi tutte le anomalie psichiche sono imputabili all’attività di codesti parassiti. Ci si potrebbe chiedere se queste entità, così legate alla terra, non possano alimentarsi degli eteri volatilizzati in seguito allo sforzo e al lavoro di tanti che si dirigono verso le regioni più elevate o degli eteri liberati nel processo della morte o di quelli liberati normalmente nel metabolismo vitale. Molti tentano effettivamente di farlo; intere orde di elementali applicano questa forma di parassitismo. Vi ricordiamo che gli elementali sono esseri subumani che vivono nei regni inferiori della natura o creazioni del pensiero umano. Moltissimi sono coloro che applicano questo metodo nella sfera di passaggio. Quando per esempio il loro attaccamento alla terra è dovuto al vizio del bere, essi stanno nelle bettole o in altri luoghi dove possono saziarsi dei vapori alcolici presenti nell’atmosfera. Altri, vittime nella loro vita terrestre della nicotina - ancora più pericolosa dell’alcol - frequentano i caffè, le case in cui si fuma molto e gli scompartimenti per fumatori dei treni. Molte entità restano dunque vicino agli uomini, al fine di ottenere con queste pratiche di vampirismo un po’ del nutrimento desiderato. Non v’è fotografia in cui non appaiano, dopo attento e appropriato esame, vari elementali. La pellicola fotografica è spesso più sensibile dell’occhio umano. In una fotografia scattata subito dopo il decesso si può spesso vedere un’immagine del morto non ancora del tutto libero di eteri e quindi ancora legato alla terra. Naturalmente tale fenomeno è effimero.
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Questa forma di parassitismo è fortunatamente solo un fenomeno passeggero nei poveri disgraziati che vi si dedicano. Essi non sono abbastanza maligni né coscienti né raffinati, non posseggono abbastanza eteri superiori per potersi mantenere metodicamente. Sono semplicemente ripugnanti. Un’analisi approfondita rivela chiaramente che per sopravvivere in modo duraturo nella sfera di passaggio sono necessari una grande raffinatezza e tutt’altri metodi. Per le entità che perseguono questo stato si tratta di «essere o non essere». Il loro terrore dell’inferno è così grande e il loro desiderio di prolungare la vita così forte che non rifuggono da nulla, nell’esercizio della loro ripugnante pratica, pur di impadronirsi degli eteri desiderati. I metodi dei nazisti, con la loro incredibile bestialità, la loro incomprensibile crudeltà e la loro passione per l’assassinio, provengono dal satanismo, il quale ha una tale presa su un uomo o su un popolo che possiamo dire che vi si incarna. Attualmente il satanismo regna più che mai; è sospeso come una spessa nube sul mondo. Le pratiche spiritiche sono sempre più intense e numerose; centinaia di migliaia di persone ne sono vittime e si può dire che la situazione dell’umanità attuale è fondamentalmente disperata. Nella sfera di passaggio la situazione è così caotica, l’influenza sui vivi è così forte, si abusa così tanto della decenza ancora presente in molti e i demoni ci sono così vicini e in tale quantità e qualità, che una simile situazione solo dieci anni fa sarebbe parsa impossibile. Molti tra i migliori sono a tal punto prigionieri del satanismo che siamo costretti a constatare che il principe delle tenebre regna sul mondo. Il satanismo governa il mondo. Alcuni lettori riterranno forse che esageriamo ma vi assicuriamo che non esageriamo affatto. Ciò che può sembrare un’enorme esagerazione e un’audace fantasia è solo una semplice indicazione dell’atroce realtà.
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Come agisce il satanismo? Per arrivare a comprenderlo dobbiamo partire dal fatto che il corpo eterico di ciascun uomo è diverso per natura e vibrazione. Un’entità della sfera di passaggio non può quindi appropriarsi a piacimento di eteri estranei; in realtà tenta di farlo, ma non può conservarli a lungo, perché la differenza con la propria formula vibratoria fa sì che questi si volatilizzino rapidamente. Per arrivare ai suoi fini l’entità adotta allora un metodo incredibilmente raffinato: il controllo diretto. Cerca di impossessarsi di un essere umano che vive sulla Terra e con il quale ha una certa polarità, per creare, dopo mesi o anni, l’equilibrio vibratorio desiderato; allora gli eteri tanto bramati possono essere vampirizzati. In tal modo essa vive a carico della sua vittima, la quale conduce un’esistenza sconsolante. Associandosi ad altre entità complici, controlla talvolta interi circoli e sottrae ai partecipanti forze eteriche e fosforiche che assimila attraverso il medium. Tali entità posseggono e mantengono i loro circoli spiritici come un contadino possiede maiali, galline e vacche per vivere dei loro prodotti. Talvolta sopravvengono degli incidenti. Le entitàcontrollo o spiriti-guida arrivano a penetrare così profondamente nell’essere della loro vittima da provocare casi di follia, davanti ai quali tuttavia la maggior parte di codeste entità di ritrae. Se così non fosse, non potendo impiegare convenientemente questo corpo estraneo di cui si sono impossessati, condurrebbero anch’essi un’esistenza miserabile. In certi casi accade tuttavia che queste prese di possesso siano realizzate lo stesso, per timore di essere espulsi dalla sfera di passaggio; a volte anche per paura dei complici o a causa della lotta tra le entità che controllano un medium. Tutto è possibile!
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Numerosi problemi restano da risolvere, molte domande rimangono ancora senza risposta; per esempio: - la natura dell’inganno, - l’organizzazione del satanismo, - le cause dei suicidi, - l’essenza dell’omicidio in generale, - le cause degli atti bestiali, - le influenze sulla religione, l’occultismo, ecc. Dobbiamo però soprattutto chiarire la via della guarigione, la via della lotta contro la calamità rappresentata dal satanismo.
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Capitolo XV LO SPIRITISMO (2)
Cos’è un medium? In ogni epoca si è risposto a questa domanda: tutti i grandi insegnamenti religiosi condannano la medianità e mettono gli uomini in guardia contro di essa, vietando loro di interrogare gli spiriti. Tutte le conoscenze religiose fondamentalmente pagane, quindi tutte le religioni degenerate, sono invece nate esclusivamente dalla medianità e sono mantenute grazie ad essa. Presso popoli e tribù - quali ad esempio gli africani, gli indios, i dayak, ecc. - i guaritori cadono in stato di trance e creano così un legame con gli spiriti che dettano le loro leggi. La medianità è basata sulla sensitività umana e come esistono vari tipi di sensitività, così esistono vari tipi di medianità. Da dove proviene tale sensitività? Pensiamo innanzitutto alla sfera aurale, chiamata anche corpo del desiderio o campo di respirazione. Questa sfera aurale concorda con tutto il nostro stato d’essere; è un campo vibratorio in perfetto accordo con la persona in questione. Questa sfera aurale è accessibile solo a ciò che è della stessa natura; tutto ciò che ne differisce si trova davanti a un muro insormontabile. Questo campo vibratorio concorda con il nostro stato sanguigno, sangue che abbiamo ricevuto dai nostri genitori e avi e nel quale si manifesta anche il nostro passato 127
microcosmico. Mediante la respirazione, questo campo è tenuto in equilibrio con lo stato del nostro sangue, dei nostri sensi e della nostra coscienza. Questo equilibrio è mantenuto nella maniera seguente: il nostro «pensare, volere e sentire» forma, come abbiamo già visto in un capitolo precedente, una triplice attività della coscienza. Guidato da questa triplice attività, l’uomo irradia, attraverso lo sterno, sette raggi verso l’esterno. Questa radiazione ha una duplice attività: repulsione e attrazione. In tal modo tutto ciò che non concorda con il nostro essere viene allontanato dalla sfera aurale, mentre ciò che è in armonia con esso viene attirato. Non appena il nostro campo respiratorio è così preparato, la respirazione lo mette in comunicazione con il nostro sangue e il sangue comunica a sua volta le forze e le attività di tale campo a tutti gli organi vitali. I centri cerebrali, in quanto focolai del pensiero e della volontà, sono influenzati direttamente e senza intervento del sangue mediante l’assimilazione che ha luogo attraverso l’etmoide del naso. In tal modo - e in armonia con il proprio stato d’essere - ogni uomo è in un certo senso un medium, in quanto la sua coscienza è aperta agli influssi esterni; da questo punto di vista si può dire che quasi nessuno uomo è veramente «se stesso», cioè libero; ma che tutti vivono la vita che le forze esteriori determinano in loro. Ciò può essere applicato a tutti gli uomini ma, in particolare, a quelli che si dedicano alle attività culturali, dunque ai servitori della scienza, dell’arte e della religione. Anche se si definiscono le forze evocate e adombranti con dei nomi imponenti quali Cristo, Spirito Santo, Luce o Rosacroce, essi testimoniano una totale medianità. Su questa base non potrà mai essere realizzata una vera e concreta liberazione dell’umanità. Gli influssi esercitati da una moltitudine di oscure entità sulla religione e sull’occultismo sono incalcolabili. 128
Quando le guide della Rosacroce si riuniscono con i loro allievi, devono essere continuamente e consciamente vigilanti e pronti alla lotta, non contro i loro amici, ma contro le forze sataniche che si servono di questi amici per attaccarli. È certo che, se le entità legate alla terra non possono assalirvi direttamente, cercano di farlo indirettamente attraverso i vostri amici. Insistiamo sul fatto che mai forze come il Cristo, lo Spirito Santo o altri influssi veramente superiori e sublimi ricorreranno a tale modo di agire per penetrare nel sistema vitale dell’uomo. Non si manifestano mai sotto tali forme e non controllano mai l’uomo. Esistono vari tipi di medianità, che si possono spiegare con il passato dell’uomo: 1.
la medianità che attacca e fiacca il pensiero, la volontà e il sentimento,
2. la medianità che attacca i sensi, 3.
la medianità che regola le ghiandole a secrezione interna,
4. la medianità che conduce alla possessione, 5. la medianità che genera la follia. Sono sufficienti questi aspetti principali; il resto può essere facilmente dedotto. La prima forma di medianità, quella che influenza il pensiero, la volontà e il sentimento, è la forma più comune ed è quella che colpisce l’intera umanità; viene esercitata in maniera organizzata per alimentare e mantenere il satanismo. La seconda forma di medianità, quella che influisce sui sensi, utilizza l’ipersensibilità di uno o più sensi ed è chiamata impropriamente chiaroveggenza (con la sua suddivisione di visione eterica), vengono poi la chiarudienza, la psicometria, ecc.
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La terza forma, quella che regola le ghiandole a secrezione interna, spinge l’uomo a eccessi organici e funzionali e a ogni sorta di anomalie. La quarta forma, quella che dà adito alla possessione, è quella in cui uno si vede costretto ad accogliere nel proprio corpo o nella propria sfera aurale certe entità e parassiti che non possono più essere espulsi dal sistema. La quinta forma, quella che conduce alla follia, è quella in cui la coscienza personale dell’individuo è totalmente soppiantata. A causa di queste cinque forme di medianità e delle relative suddivisioni, la vita umana - anche considerata al livello dialettico terrestre - è in tal modo degradata a un’esistenza subumana. Si sviluppano le pratiche più spaventose, appaiono ogni specie di malattie; l’uomo degenera e vive in un mondo orribile, pieno di una sofferenza e di una miseria incomprensibili. Gli uomini che ostentano la loro medianità, comunque la chiamino, sono delle povere e disgraziate vittime, dei malati che meritano una particolare attenzione. Una medianità spiccata, stato estremamente precario e pericoloso, è prova di una particolare ricettività rispetto agli spiriti legati alla terra. Tale sensitività non implica uno stato particolarmente cattivo, ma mostra semplicemente una predisposizione dovuta al sangue. L’alcolismo può occasionare un alto grado di medianità, che conduce rapidamente al delirium tremens; esso fa saltare le valvole naturali dell’essere. La nicotina causa soprattutto una degenerazione del santuario del cuore e in modo particolare dello sterno, del cuore stesso e dei muscoli pettorali; spesso è causa di paralisi infantile. Le entità che cercano per un motivo qualsiasi di aggrapparsi alla sfera di passaggio - e di conseguenza alla sfera terrestre - e sono perciò occupate nella rapina di eteri, provengono da tutte le classi sociali: dalla classe popolare, 130
dalla classe dirigente, dai circoli artistici, da quelli scientifici e da quelli religiosi. Come da questa parte del velo un gran numero di gente sfrutta il lavoro e il potenziale altrui, generando così disuguaglianze sociali, politiche ed economiche, così nell’aldilà esistono numerose occasioni per continuare il parassitismo. Nell’aldilà, non essendoci né denaro né beni né gioie materiali, l’unico interesse è quello di prolungare la vita nella sfera di passaggio. Il parassita non può procurarsi quaggiù un prolungamento della vita; cerca di farlo con innesti di ghiandole di scimmia e con cure di ormoni, ma tutto ciò non ha dato il risultato sperato e presenta inoltre dei seri pericoli. Nemmeno può ottenere un prolungamento della vita dai suoi simili dell’aldilà. Può realizzare l’obiettivo della sua intensa passione solo sottraendo agli uomini di quaggiù il loro sangue vitale, le loro forze vitali, e realizza tale crimine mediante l’offuscamento. A parte quanto si è detto, per raggiungere tale fine esistono numerosi metodi, che si basano soprattutto sull’inganno. Ogni gruppo-controllo si adatta alla natura del cerchio spiritico che dirige. Se il cerchio è religioso, anche il gruppo-controllo lo è; se è occulto, il gruppo-controllo pure lo è; se il cerchio è umanitario, anche il gruppo-controllo lo è. Ognuno di essi tenta di procurarsi, in accordo con la propria natura, il maggior numero possibile di persone da sfruttare. Per questo vi sono circoli con aspirazioni e tendenze curative, profetiche, umanitarie, religiose e occulte. Prendiamo per esempio un circolo con aspirazioni curative; il gruppo-controllo sarà formato il più delle volte da entità che hanno conoscenze mediche. Potendo studiare le malattie dalle sfere eteriche in cui vivono, esse hanno a loro disposizione più mezzi per effettuare la loro diagnosi. Possono osservare senza difficoltà il lavoro di certe forze e veleni nel corpo umano e hanno quindi maggiori possibilità per stabilire una giusta diagnosi. Se paragoniamo un medico 131
dell’aldilà con uno di quaggiù, constatiamo che hanno possibilità ben diverse. La superiorità del primo è un mezzo stupendo di mistificazione e permette di fare molte vittime. «Mistificazione? Vittime? - esclamano i rappresentanti di detti cerchi - Che ne dite allora del mio braccio storto e raddrizzato, degli intestini malati e guariti, della mia colonna vertebrale deviata e ora raddrizzata, del mio mal di testa scomparso?». Comprendete l’inganno di tutto questo? Gli effetti di cause profonde sono scomparsi, ma le cause restano! Se avete mal di testa in seguito a una errata attività del pensiero, potete eliminare l’effetto prendendo per esempio un analgesico. Togliete il dolore ma non la sua causa, per cui non siete guariti! Avete combattuto gli effetti, ma avete lasciato sussistere la causa. Il fatto di esservi liberati dal dolore non cambia affatto le vostre qualità spirituali. Milioni di uomini sono malati e trascinano un pesante carico ereditario a causa della trasgressione delle leggi vitali elementari. Cercano aiuto e lo trovano conformemente al loro stato d’essere. La scienza medica si mette al livello di tale stato, ma non apporta la guarigione. Se vogliamo che vi sia guarigione, nel vero senso della parola, è necessario che nasca e si sviluppi una terapia che combatta ed elimini le cause - e innanzitutto le cause spirituali - con il supremo rimedio divino. Il metodo curativo naturale è un pallido riflesso di questa terapia che è sempre stata impiegata dalle scuole spirituali di buona fede. La medicina naturale attuale è ancora troppo materialistica e dialettica; un vero medico dev’essere nello stesso tempo un vero sacerdote. Il medico spirituale infatti può rifiutare consapevolmente l’aiuto a qualcuno, se la guarigione genera un legame ancor più profondo con la vita negativa. L’allievo serio deve comprendere che la guarigione secondo la natura può essere un formidabile mezzo per ingannare l’umanità. La guarigione più straordinaria non 132
rivela nulla dello stato spirituale dell’infermo, quindi nulla di ciò che riguarda la vera guarigione, né del diritto spirituale dell’infermo e del medico di ricevere e apportare rispettivamente la guarigione. La massa può essere indotta in errore da una guarigione esteriore, ma l’allievo sul cammino deve percepire tutto questo chiaramente.
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Capitolo XVI LO SPIRITISMO (3)
Desideriamo attirare ancora una volta la vostra attenzione sulla natura dell’inganno che si produce inevitabilmente come conseguenza delle pratiche spiritiche. Quando un cerchio spiritico si riunisce in una stanza, l’uniformità di pensieri, sentimenti e volontà origina un cerchio magnetico. Il pensiero, la volontà e i sentimenti riuniti sono rivolti verso un unico obiettivo: l’evocazione degli spiriti. Questo cerchio magnetico, nel quale tutte le sfere aurali concordano, genera a sua volta una luce e una radiazione potenti che attirano e cercano, le quali crescono, a partire dal santuario del cuore di ogni persona presente, fino a costituire una grande forza. La luce emette anche un certo suono, che parte da tale cerchio e vibra nello spazio. Così si evocano gli spiriti, i quali non si fanno certo attendere, poiché hanno molto interesse nel contatto offerto. A volte giungono in massa, accompagnati da vere orde di elementali. L’importante è ottenere il giusto contatto. A tal fine l’entità più forte si sceglie il medium più adatto, poiché è difficile a volte penetrare nel campo aurale del cerchio. Dato però che i simili si attirano, si scopre naturalmente un’apertura, essendo l’atmosfera di un tale cerchio magnetico buona conduttrice. La maggior parte delle volte l’entità-controllo si pone alle spalle del medium: lo fissa sulla nuca e attraverso il midollo spinale controlla i suoi centri della testa e del cuore, 135
nonché i suoi pensieri, la sua volontà e i suoi sentimenti. Nello stesso tempo soffia nelle sue narici, con lo scopo evidente di influenzare ai propri fini, attraverso l’etmoide, i suoi pensieri e la sua volontà. L’atmosfera degli spiriti si unisce infine al cerchio magnetico; tale momento è percepito con un’intensa sensazione di freddo. A questo punto l’entità-controllo si mette a parlare o a scrivere attraverso il medium. Tutto ciò che dice o scrive è evidentemente una messa in scena destinata a camuffare il vero scopo: la rapina di eteri per sé e per i suoi compagni. Dirà ad esempio tramite il medium: «C’è qui la signora X», nonna defunta di uno degli astanti. E riferirà alcuni aspetti caratteristici della vita della defunta, conosciuti esclusivamente dai membri presenti della famiglia. Può anche accadere che il medium veda la nonna; ne segue allora una descrizione minuziosamente esatta. Il Signor X presente, assolutamente convinto, conferma ciò che ha udito. Nasce allora un vivo interesse per la persona della nonna, interesse che genera una forte esplosione di eteri: il contatto con l’entità-controllo è stabilito e il bottino è raccolto. In tal modo si obbliga tutto il cerchio a partecipare. I presenti sono imprigionati uno dopo l’altro e a volte è richiesto al cerchio di non ammettere alcun nuovo membro, per non essere evidentemente disturbati nei loro intrighi. Di tanto in tanto una riunione è concertata e un pasto di eteri è servito e consumato. Il lettore comprenderà facilmente, alla luce della realtà abbozzata, quanto queste riunioni siano nefaste ai partecipanti che sono, in tal modo, distolti da un vero sviluppo spirituale; esse sono nefaste anche per le entitàcontrollo che rimangono così attaccate alla loro oscura sfera di esistenza, senza riuscire a rompere le loro catene; sono infine nefaste per il mondo e l’umanità, in quanto il satanismo è in tal modo alimentato e vivificato. Le entità-controllo impiegano diversi mezzi per impedire che l’interesse del cerchio diminuisca: i membri del cerchio 136
sono adulati, il medium è promosso adepto, si domanda aiuto per i morti, si proferiscono varie profezie, ecc. Ci si può chiedere se la persona in questione sia realmente la nonna defunta. Il più delle volte non lo è. Com’è possibile allora che il medium sia così bene informato sulla nonna? L’entità-controllo legge ogni particolare della defunta nell’etere riflettore del Signor X presente. L’etere riflettore di una persona conserva infatti un riassunto fedele di tutta la sua vita, dei principali fatti, avvenimenti, contatti, ecc. Quando una persona rivolge l’attenzione su un momento particolare del proprio passato, il suo etere riflettore si ravviva in quel punto; può così nuovamente riviverlo ed entrare in contatto con questo punto tramite il pensiero. Ma ciò è possibile anche ad altri, esercitati a questo. Se quindi piangete la morte di qualcuno e in tale stato d’animo - con i pensieri pieni di ricordi del defunto - partecipate a una seduta spiritica, proprio così sarete ingannati. L’eventualità della presenza della nonna nella sfera di passaggio dev’essere del tutto scartata? No, ma ciò è possibile soltanto se la defunta è stata nella sua vita un vero rettile, una donna fondamentalmente cattiva, perché solo le persone veramente cattive rimangono nella sfera di passaggio. Molte entità si danno temporaneamente a questa pratica, ma ne sono rapidamente disgustate e abbandonano questo infame parassitismo. Il furto di eteri produce infatti la degenerazione, malattia strutturale che fa sì che tali entità finiscano con l’avere un aspetto ripugnante. Se la nonna arriva a rimanere con simili mostri, ciò significa che non vale e non è mai valsa un granché. Se si manifestasse nel suo vero stato, il Signor X ne proverebbe vergogna e si ritirerebbe dal cerchio. L’entità-controllo è capace anche di materializzarsi; a tal fine attira a sé una certa quantità di eteri e di forze fosforiche, che estrae dal cervello e dalla tiroide dei presenti. Tali forze fosforiche appartengono al piano 137
chimico della nostra sfera e sono perciò visibili ai nostri occhi. In tal modo le entità-controllo esperte possono materializzare una mano o una sembianza umana. Arrivano anche a far apparire un certo volto che però non è il loro, bensì un volto di fantasia. La flessibilità degli eteri superiori permette qualsiasi mistificazione. Tutte le scienze occulte del passato menzionano il potere dei maghi neri di fare apparire spettri, elementali e apparenze umane. Pensate al «Golem» del libro di Gustav Meyrink, alle «bambole della Signora Mandilip» di Abraham Merrit, ecc. Anche gli spiriti legati alla terra sono capaci di simili creazioni temporanee per ingannare la gente credula. Lo spiritismo, come fenomeno, è innegabile. Tutto il resto è inganno. Si mantiene grazie alla curiosità, al desiderio di sensazioni e alla mancanza di una vera luce. È assolutamente impossibile giungere attraverso lo spiritismo alla conoscenza di qualcosa di nuovo, di scientifico, di buono che non si possa facilmente ottenere da altre fonti. Tutte le lezioni morali, spirituali o intellettuali date durante le sedute spiritiche sono sempre dei beni rubati; sono sempre attinte dai libri sacri e dalla saggezza antica. Le descrizioni del sedicente «paese dell’estate» imitazione della sfera celeste dell’aldilà - e delle sfere infernali non ci possono rivelare nulla che non siamo in grado di conoscere in altro modo. La scienza mistica e occulta di tutti i tempi ci ha sempre informato su questo. Per il cercatore della verità l’unica via per giungere al sapere universale è la conoscenza diretta che si ottiene percorrendo il cammino della liberazione. Allora la realtà di ogni cosa gli si svela, accompagnandolo nella sua investigazione personale. Alcuni spiritisti pensano che lo spiritismo possa essere di grande utilità per convincere gli uomini dell’esistenza di una vita dopo la morte, cosa che ritengono molto importante. Noi non condividiamo questo punto di vista, poiché tutti gli uomini, tranne una piccolissima percentuale, credono in 138
una vita dopo la morte. Ciò è vero tanto per il selvaggio che per il cristiano appartenente al cristianesimo ufficiale. Eppure mai è esistito nel mondo caos più profondo. Si fa appello talvolta all’elemento profetico che si fa conoscere nelle sedute spiritiche per proteggere gli abitanti della sfera terrestre ed eventualmente aiutare i defunti. A questo proposito ci limitiamo a suggerire al lettore di rivedere quanto abbiamo scritto sul parassitismo e rinnoviamo la nostra raccomandazione: non lasciatevi ingannare più a lungo! Per quanto riguarda l’aiuto ai defunti, ricordate le parole di Gesù «lasciate che i morti seppelliscano i morti». Quando un microcosmo, legato alla ruota della nascita e della morte, prepara una nuova manifestazione nel mondo della materia, forma - nel quadro dei suoi legami karmici un archetipo o matrice, in cui è immagazzinata una certa vitalità, una certa forza, destinata alla futura esistenza terrena. La forza che emana dall’archetipo rappresenta le nostre possibilità vitali sulla Terra. Quando questa forza si esaurisce, quando la «candela della vita» si spegne, sopravviene immediatamente la morte. Un impiego razionale di questa forza, un comportamento corretto in questo mondo, prolunga la vita; ma sempre nei limiti delle possibilità offerte dal potenziale vitale dell’archetipo. Un impiego irrazionale e non intelligente delle energie accorcia invece la vita. Allorché un uomo, per esempio in tempo di guerra o in un incidente, è costretto ad abbandonare il suo corpo, la morte può coincidere con l’esaurimento dell’archetipo; ma può anche trattarsi di un decesso prematuro, cioè che la morte sopravvenga mentre l’archetipo possiede e irradia ancora forza vitale. In tal caso l’interessato viene condotto rapidamente verso una nuova incarnazione con la rimanente vitalità dell’archetipo precedente, per poi morire bambino o per lo meno molto giovane. Questo processo è necessario perché la totalità della vitalità dell’archetipo precedente deve essere utilizzata. 139
La morte per suicidio comporta delle conseguenze atroci. L’archetipo in piena attività non possiede più il corpo terrestre che permette l’impiego del potenziale vitale. Ne consegue una sofferenza atroce, senza possibilità di liberarsi di tale potenziale mediante una nuova incarnazione, senza poter entrare nella sfera di passaggio, senza purificazione, senza alcuna possibilità di elevarsi a una sfera celeste. Rimane solo la coscienza e la sofferenza mentale e morale costantemente rinnovata - del terribile atto; uno spavento e un rimorso senza sollievo. La liberazione è possibile solo quando parenti o amici, spinti dall’amore, arrivano a entrare in contatto con l’archetipo dell’infelice e accettano il destino karmico da lui rifiutato. Il suicidio aumenta pertanto la sofferenza nel mondo. Perché vi diciamo queste cose? Perché numerosi spiriti legati alla terra spingono gli uomini al suicidio, all’assassinio e a diversi altri crimini! Il loro intento è chiaro: il potenziale che gli archetipi continuano a irradiare contiene anche una corrente ininterrotta di vibrazioni eteriche, trasformate al servizio del corpo terrestre che non esiste più. Che magnifica sorgente per i vampiri! Ed ora le seguenti domande s’impongono. Come possiamo disfarci della nostra medianità? Quale metodo è capace di combattere il satanismo? Come potremo guarire l’umanità da questa piaga? − Mediante un cambiamento di vita cosciente e un’elevazione dell’essere dal basso verso l’alto; − tramite una frammassoneria personale, libera da ogni coercizione e autorità; − con un rifiuto risoluto e sistematico di ogni influenza spiritica; − grazie a uno sforzo costante, in un comportamento obiettivo, verso una conoscenza di prima mano lungo tutto il cammino del cambiamento fondamentale; 140
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lasciandoci guidare in questo cammino da un crescente amore del prossimo che tutto abbraccia, coscienti che «se possedessimo ogni cosa tranne questo amore universale del prossimo, non avremmo nulla e non saremmo niente».
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Capitolo XVII IPNOSI - MAGNETISMO IMPOSIZIONE DELLE MANI
Dopo aver analizzato lo spiritismo nei suoi vari aspetti, volgeremo ora l’attenzione a certe applicazioni occulte e particolarmente censurabili di altre forze assai pericolose. IPNOSI Questo termine designa un processo che si sviluppa allorché un individuo dotato di forte volontà fa entrare, mediante l’applicazione di un metodo occulto, una persona più debole in una sorte di trance. La persona in questione, una volta portata a questo stato, farà quanto l’ipnotizzatore le suggerirà. Una simile pratica proviene totalmente dalla magia nera ed è moralmente e fisicamente molto pericolosa. La trance ipnotica può avvenire in due modi: 1. l’ipnotizzatore si concentra sul bulbo cefalorachidiano del soggetto, 2. l’ipnotizzatore dirige sul paziente quello che si suole chiamare «lo sguardo ipnotico», cioè la concentrazione negli occhi. Quando l’influenza ipnotica dura nel tempo, il soggetto diventa totalmente dipendente dall’ipnotizzatore. La coscienza personale dell’ipnotizzato non ha più alcun 143
controllo sul suo corpo e si può dire che tale persona «è vissuta». L’ipnotizzatore può trasmettere i propri ordini a grande distanza e il paziente è costretto a reagire conformemente a tali ordini. La pratica di una simile magia costituisce naturalmente una colpa molto grave ed è, in senso karmico, severamente punita. Sotto l’azione dell’ipnosi possono essere perpetrati i crimini più orribili, quali l’assassinio, il furto e gli eccessi sessuali. Quando il soggetto si risveglia non ricorda nulla, come accade alla maggior parte dei medium; subisce solo le conseguenze fisiche degli atti commessi. L’allievo sa che dalla testa partono dodici paia di nervi, le dodici paia di nervi cranici. Tutte le funzioni vitali organiche e corporali sono assolutamente dipendenti dall’attività di queste dodici paia di nervi. La concentrazione ipnotica perturba completamente queste ventiquattro correnti nervose. Alla lunga la coscienza individuale non può più dirigerle e il paziente finisce per dipendere completamente dall’ipnotizzatore. Arriva un momento in cui non può vivere senza di lui, così come uno schiavo della morfina o dell’oppio non può vivere senza il suo narcotico. Senza il suo ipnotizzatore il paziente è solo un relitto d’uomo, anche se spesso il povero infelice prende questo nefasto vincolo per «amore». Durante lo stato ipnotico la testa del corpo eterico del paziente si divide in due parti, che vediamo pendere sulle spalle a fianco della testa del corpo fisico o avvolte attorno al collo a guisa di collare, mentre il corpo eterico dell’ipnotizzatore ne prende il posto. Alla fine dello stato ipnotico il ristabilimento è solo parziale e il corpo è completamente disorganizzato. Poiché gli eteri attorno al capo sono principalmente eteri riflettori, è chiaro che non vi si può incidere alcuna esperienza. Il paziente si trova di conseguenza senza memoria e non accede ad alcuna esperienza; per tale uomo la vita non ha alcuna utilità. Provocare uno stato simile nella vita di 144
qualcuno è un crimine orribile. L’impiego dell’ipnosi a fini medici, come avviene nella psicologia moderna, è anch’esso, per le medesime ragioni, molto deplorevole e pericoloso tanto per il medico che per il paziente; il medico infatti stabilisce con il paziente un legame tale che con il tempo questi non è più «se stesso» ma si identifica con il suo medico: pensa, vive e parla come lui, non può far nulla senza di lui e vive sotto le sue suggestioni, fino al momento in cui il medico non lo lascia libero. Può darsi che allora sia guarito da un qualche complesso ma si trova afflitto da un danno incalcolabile alle ventiquattro correnti nervose. Ricorrere senza conoscenza alle forze occulte è sempre sconsigliabile e anche il medico lavora qui con delle forze che non conosce. Ancor più grave è il risultato allorché un mago nero pone deliberatamente sotto ipnosi la sua vittima per i propri fini personali ed egoistici. MAGNETISMO Più o meno per le stesse ragioni respingiamo il magnetismo, che consideriamo pericoloso tanto per il magnetizzatore che per il paziente e per l’intera umanità. Se qualcuno è malato, la vera causa risiede sempre dentro di lui. Le colpe del passato e del presente si vendicano sul corpo, rendendolo debole e vulnerabile a vari pericoli. Il nostro corpo è una copia perfetta del corpo eterico; quest’ultimo attira nel corpo fisico, in concordanza con il nostro stato d’essere, le forze necessarie alla sua conservazione. Gli eteri planetari - nonché la forza interplanetaria che agisce su di essi - sono trasmutati dal corpo eterico e trasmessi al corpo fisico. Ogni cellula del nostro corpo possiede un doppione eterico, per cui, se la cellula eterica è sana, anche la corrispondente cellula materiale lo sarà. I nostri pensieri, i nostri sentimenti, la nostra volontà e i 145
nostri desideri influiscono continuamente sul nostro corpo vitale. Quando un organo è malato, vediamo il corrispondente organo eterico deperire e vibrare eccessivamente. Durante la malattia l’organismo intraprende un tentativo naturale di guarigione e in questo periodo la persona mostra il lato migliore del suo carattere: un infermo è sovente un uomo amabile. La sofferenza, la paura, l’indebolimento lo conducono a un certo grado di armonia e di purificazione mentale e morale. La malattia gli procura così la possibilità di ristabilire la vibrazione normale e sana del suo corpo eterico. Se il tentativo riesce, se cioè il corpo eterico si rimette, la guarigione fisica è solo questione di tempo, a meno che gli organi non siano troppo danneggiati o che la persona in questione non arrivi, anche durante la malattia, a rinnegare la sua vera natura o a trovare il vero riposo. Un medico serio può essere di grande aiuto nel processo di ristabilimento delle funzioni naturali, raccomandando al paziente certe medicine, prescrivendogli una dieta, ecc., senza attaccare i processi naturali fondamentali, anzi rafforzandoli. L’intelligenza e la vera conoscenza possono qui aiutare il paziente. Ma quando qualcuno - sia esso medico, ciarlatano o profano - interferisce nelle funzioni vitali fondamentali più profonde dell’uomo, in quelle relative al vero stato d’essere del malato, commette sempre un errore, anche se le conseguenze non appaiono immediatamente o non sono sempre visibili. Un vero guaritore spirituale può anche fare molto bene al malato; ma non commetterà l’errore di interferire nelle funzioni vitali fondamentali che sono al di fuori o al di sopra del suo personale stato d’essere. Questo è però proprio quello che fa il magnetizzatore! Egli introduce nel corpo del malato le proprie vibrazioni eteriche, senza una conoscenza diretta e profonda, senza la conoscenza delle funzioni vitali fondamentali e delle cause profonde della malattia. Il suo corpo eterico si sostituisce al 146
corpo eterico del paziente, forzando in tal modo la situazione tanto spiritualmente che corporalmente. Spesso provoca perfino una perturbazione nelle correnti vitali del malato, creando così con quest’ultimo un legame indesiderabile e caricandosi del karma del suo paziente; presto o tardi dovrà pagare questa pratica con molta sofferenza. Il trattamento per magnetismo comporta seri pericoli: 1. per il magnetizzatore; 2. per il paziente; 3. per l’intera umanità. Pericoli per il magnetizzatore Il metodo di guarigione praticato dal magnetizzatore consiste nell’estrarre dal paziente il fluido malato e nel sostituirlo con il proprio fluido «sano». Il fluido malato, composto di eteri, sale lungo il braccio del magnetizzatore e si mescola con la sostanza eterica del suo organismo. Il magnetizzatore tenta di disfarsi di una parte del fluido malato scuotendosi o lavandosi le braccia in acqua corrente. Il risultato di questo scuotimento delle braccia è però solo parziale, in quanto il fluido malato, una volta oltrepassato il gomito, non può più essere rigettato tanto facilmente, poiché si diffonde in tutto il corpo del magnetizzatore. Il suo potere di resistenza naturale dovrà ingaggiare la normale lotta contro i miasmi nocivi introdotti nell’organismo, il quale, per quanto robusto e vitale sia, finirà inevitabilmente per divenire vittima di questo continuo avvelenamento. Tutti i magnetizzatori, senza eccezione, sono prima o poi vittime della loro professione. Gli effetti più comuni sono serie depressioni nervose, malattie cancerose e tubercolose. Pericoli per il malato 147
Tenendo conto del fine a volte altruistico di tale pratica, potremmo lasciare le cose come sono e testimoniare anzi una certa ammirazione per questi «guaritori», se la pratica magnetica non implicasse anche un grande pericolo per il malato. Abbiamo detto che il fluido malato è estratto dal paziente. Ora tale fluido non è mai allo stato semplice, ma sempre mescolato con eteri cosiddetti sani, estratti continuamente dall’atmosfera e trasformati dalle ghiandole a secrezione interna in una vibrazione appropriata all’assimilazione dell’individuo. Il fluido del paziente tolto dal magnetizzatore si trova quindi mescolato con forze eteriche che devono ancora compiere il loro naturale lavoro nell’organismo; ne consegue che gli organi a secrezione interna sono forzati e sovraccaricati. Inoltre, le forze eteriche che il magnetizzatore trasferisce dal suo organismo in quello del paziente sono così specificamente e individualmente graduate e il loro modo vibratorio è così particolare, che non potranno mai alleviare le funzioni degli organi a secrezione interna del malato, ma finiranno per causare una totale disorganizzazione. D’altra parte le conseguenze sono una riduzione sempre maggiore dei momenti senza sofferenza e senza gemiti e un vincolo assolutamente indesiderabile tra il magnetizzatore e il malato. Questo vincolo genera un’associazione dei due corpi eterici, la quale ha molto spesso delle conseguenze estremamente sensuali. Altri pericoli minacciano inoltre il paziente, provenienti dal fatto che i locali in cui il magnetizzatore crede di «aiutare» i suoi pazienti sono dei depositi insalubri. Una semplice investigazione esoterica rivela immediatamente che gli eteri estratti dal paziente e rigettati con scuotimento nell’atmosfera formano una massa nebulosa e spessa, di colore grigio-ferro che ricopre come un tappeto ripugnante 148
il pavimento delle stanze. In questa massa che arriva talvolta all’altezza del ginocchio, brulica una grande quantità di germi eterici, molto pericolosi; ed è qui che sono curati i malati, i quali, guariti da una data malattia, si portano a casa come «regalo» i germi di altri mali, ai quali sono organicamente predisposti. Quando più tardi si riammalano, chi potrà mostrare loro che sono vittime del sistema di guarigione magnetica? Le stesse conseguenze sono possibili quando il magnetizzatore non riceve i malati in casa sua ma li visita a domicilio. I magnetizzatori che hanno una grande clientela possiedono infatti un corpo eterico molto inquinato. Il fatto di esporsi a tali pericoli è dovuto soltanto alla grande ignoranza del grande pubblico in tutto ciò che riguarda le questioni esoteriche più elementari. Pericoli per il pubblico Potremmo infine accettare una così deplorevole situazione - ognuno ha il diritto di farsi aiutare o di rovinarsi - se tali pratiche non causassero danni diretti alla salute pubblica. L’espulsione degli eteri tolti al paziente avviene, come abbiamo detto, nelle stanze in cui opera il magnetizzatore, attraverso la finestra o l’acqua corrente, talvolta mediante il fuoco, secondo l’errata supposizione che il fuoco distrugga gli atomi eterici. Il fuoco disgrega le forme e gli organismi eterici ma gli atomi così liberati sono ben lontani dall’essere inoffensivi. Le stanze dei magnetizzatori possono - è vero - essere pulite. Ciò è possibile per il fatto che gli eteri estratti dai malati sono in genere più pesanti dell’aria. Ma dove vanno a finire questi eteri, una volta asportati dalle stanze in questione? Nella strada! Dove vanno gli eteri scossi alla finestra? Nella strada! Dove vanno gli eteri lavati nell’acqua corrente? Nelle fogne, e da qui nei fossi, nei fiumi o nei 149
canali! E quelli gettati nel fuoco cadono in parte fuori e vanno, cambiati o nel loro stato primitivo, nella strada! Constatiamo così che il pubblico, non sospettando nulla di male in queste pratiche, corre grandi pericoli a causa dell’immondizia eterica riversata in tal modo sulla comunità. Questo pericolo è tanto più sinistro in quanto nessuno può controllarne gli effetti e nessuno può, in caso di malattia, scoprire la minima traccia della causa immediata. Niente lo rivela, nulla si vede. Per tutte queste ragioni la Rosacroce fa udire la sua voce contro le pratiche di guarigione magnetica e ritiene preferibile anche la più primitiva forma di medicina ortodossa. Ogni forma di pratica occulta è respinta dalla Rosacroce, e il lettore può comprendere da quanto detto sopra perché i magnetizzatori non vengono accettati come allievi. IMPOSIZIONE DELLE MANI Si è voluto spesso mettere in relazione il trattamento magnetico con «l’imposizione delle mani» di cui parlano i Libri Sacri cristiani, ma tale relazione è assolutamente indebita. Nella magnetizzazione i centri del corpo eterico del magnetizzatore e quelli del paziente devono compenetrarsi, il che è possibile solo se i corpi distano alcuni centimetri l’uno dall’altro. Nell’imposizione delle mani invece i corpi fisici si toccano e ha luogo non un’assimilazione ma una mescolanza di eteri. Le influenze che avvertiamo per esempio quando qualcuno ci dà la mano non sono di natura eterica. L’imposizione delle mani fa scendere nel corpo del paziente il fuoco spirituale spinale. Quando ciò è compiuto personalmente e volontariamente con il proprio fuoco spinale secondo la natura, non si ottiene alcun effetto positivo e l’atto è empio e dannoso a colui che lo compie. 150
La situazione è corretta solo se è lo Spirito Santo a utilizzare il sistema del fuoco spinale spirituale! Tuttavia lo Spirito Santo non guarisce ma fortifica il centro spirituale del paziente, nonché le forze curative naturali del suo corpo. Certi malati che, in virtù del loro stato interiore, sono degni di ricevere l’aiuto dello Spirito Santo, possono essere guariti istantaneamente. La stessa cosa accade con i bambini, a causa della loro innocenza. I metodi di esecuzione di questa vera imposizione delle mani non possono essere insegnati nella vita profana né possono essere studiati intellettualmente. Sono di competenza della Scuola Interiore, in cui può entrare solo chi possiede l’attitudine e la dignità richiesta.
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Capitolo XVIII COMPORTAMENTO DI VITA (1)
Nei capitoli precedenti abbiamo spiegato in vari modi che la manifestazione umana attuale è contronaturale e che, per questa ragione, il nostro tempio umano dev’essere demolito e «ricostruito in tre giorni», come esprime Cristo nel Vangelo di Giovanni, capitolo II, alludendo alla sua risurrezione al «terzo giorno». Si fa qui riferimento a tre processi che devono essere portati a termine in tre periodi. E poiché ogni periodo presenta sette aspetti, si parla di tre cerchi settemplici. Nel primo cerchio settemplice si realizzano la demolizione del tempio della forma corporale della natura e la ricostruzione di un nuovo tempio. Si tratta infatti della reviviscenza della forma corporale originale. È la rinascita «dall’acqua e dallo spirito», dall’Acqua Viva (la sostanza primordiale, originale, pura e santa) e dal vero Spirito divino. Comprenderete che la nuova costruzione dipende da certe esigenze e che la stessa cosa accade per la demolizione. Ciò è perfettamente logico: dobbiamo considerare che non si tratta della demolizione di qualcosa che è già morto o distrutto, poiché ciò che dobbiamo demolire è vivente, dinamico, possiede una vita psichica e serve da dimora a un «io» che vi si oppone. Dobbiamo distruggere ciò che a volte è stato oggetto per intere generazioni di una 153
straordinaria cultura, sovente perfino di cultura esoterica. Tutti troviamo naturale che delle esigenze rigeneratrici siano imposte a una persona caduta nella miseria morale. Ma una persona coltivata, nel senso generale o esoterico, insorge violentemente se le vengono imposte tali esigenze, perché ha l’illusione che il suo sforzo culturale sia già una rigenerazione. Tuttavia la condizione fondamentale per ogni vero sviluppo spirituale (o più esattamente per la vera manifestazione spirituale) è la distruzione di tutto il vecchio; per questo la Rosacroce impone tale condizione. Una domanda pressante sorge pertanto nel candidato alla vita nuova: quale dev’essere il mio comportamento? Molti immaginano che tale comportamento consista in un certo atteggiamento del pensiero; questo loro modo di pensare li conduce verso un determinato gruppo, un’associazione. Alla luce di quanto abbiamo potuto spiegarvi riguardo al cammino della liberazione, non vi sarà difficile rendervi conto della ristrettezza e dell’errore di tale concezione. Se il semplice fatto di appartenere a una delle innumerevoli chiese fosse prova di un giusto comportamento di vita, vi sarebbero milioni di veri cristiani. In molti casi esistono in questo mondo eccellenti pensieri, molte belle filosofie, migliaia di idee meravigliose di cui ci possiamo inebriare; le nostre biblioteche sono piene di bei libri e il comportamento del nostro pensiero è sovente straordinario. Vi sono anche molte persone che sanno molte cose sull’insegnamento della Rosacroce e dispongono perciò di soggetti interessantissimi per alimentare la loro conversazione. Se il comportamento proposto dalla Rosacroce potesse essere realizzato con un semplice atteggiamento sul piano mentale, il numero degli allievi aumenterebbe in pochissimo tempo di molte migliaia. Resterebbe però da vedere se, tra loro, alcuni non finirebbero per allontanarsi, via via che le conseguenze della nuova era si presentano in tutta la loro chiarezza, impedendo loro di rimanere in aspettativa e ponendoli di forza davanti al dilemma: accettare o rifiutare. 154
La letteratura, i corsi e le conferenze della Rosacroce hanno toccato, nel corso degli anni, migliaia di persone; persone di larghe vedute e dal cuore ardente, capaci di comprendere, sentire e valutare i vari aspetti del nostro insegnamento, e che tuttavia non sono con noi perché non vogliono accettare le conseguenze che ne derivano. Vi sono pure quelli che pensano che questo comportamento si riferisca esclusivamente a una certa moralità, a un certo atteggiamento emozionale, escludendo il comportamento del pensiero. Tali persone sono continuamente vittime di emozioni e impressioni incontrollate. Oggi sono entusiaste, domani sono indifferenti; oggi non possono vivere senza la Scuola, domani sono le prime ad abbandonare il lavoro. Sono molto forti nel «pro», ma ancora di più nel «contro». Vi sono infine delle persone che pensano che questo comportamento si limiti all’aspetto materiale, persone per cui il pensiero e i sentimenti contano poco o niente. Tali persone cadono facilmente nella routine, da cui difficilmente si liberano. Vengono verso di voi e si aggrappano disperatamente a una certa visione del lavoro della Scuola; visione che esse stesse si sono create. Allorché l’evoluzione del pensiero, delle norme sentimentali o delle linee direttive che la Scuola riceve dalla Gerarchia, richiedono un nuovo atteggiamento o un diverso modo d’agire, questa categoria di persone crea molte difficoltà. Il giusto comportamento si distingue per tre caratteristiche: 1. è sostenuto dal pensiero, 2. giustificato dal sentimento e 3. comprovato dall’atto, dall’accettazione delle conseguenze. Riconosciamo qui il triangolo della vera framassoneria. È dunque logico che nel nostro lavoro ci serviamo di questo criterio, poiché tutto il resto è solo un ingannare se stessi e 155
uno spreco di tempo. L’essenza stessa della Scuola esige sincerità e serietà. È perciò necessario, in un’edizione come questa, spiegare certi aspetti del nostro comportamento. Nella Scuola Spirituale Ierofantica Cristica si tratta di demolizione e di ricostruzione, di un declino e di un’ascesa, e ciò al fine di realizzare, da un lato, l’annientamento attraverso la morte secondo la natura e, dall’altro, una reviviscenza e una risurrezione, un nuovo risveglio nella natura divina. Questi due processi si compenetrano e dipendono l’uno dall’altro; la nostra coscienza infatti appartiene alla «natura del peccato», alla dialettica, e dobbiamo rendere possibile l’ascensione alla natura divina attraverso il declino di questa natura. Visto che non si tratta di demolire qualcosa di morto, di vuoto e inabitato, se vogliamo vincere tutte le resistenze della vecchia natura, dobbiamo adottare un comportamento razionale o, in altre parole, un atteggiamento gnostico e scientifico. Vi sono evidentemente delle resistenze molto forti, numerosi problemi, compiti ed esigenze sui quali l’allievo deve riflettere e che deve affrontare mediante il nuovo comportamento. Tali resistenze possono essere vinte, perché la forza della Gerarchia è sempre presente per aiutare l’allievo serio. Tra le numerose resistenze alcune sono elementari, semplici ed evidenti. Le esaminiamo un istante, le comprendiamo e le eliminiamo una volta per tutte, senza doverci pensare più. Vi sono però anche delle resistenze molto importanti, assai difficili da vincere, contro le quali l’allievo deve lottare senza tregua, delle quali sente parlare continuamente e sulle quali deve riflettere costantemente. Sul cammino vi sono pure delle resistenze da cui ci liberiamo in una sola volta, in un colpo solo, e questo - perché si presentano chiaramente al pensiero, - perché sentiamo pienamente la necessità di vincerle e 156
- perché il cammino è così intensamente desiderato, che ci è data la forza necessaria a prendere le disposizioni elementari e metterle in pratica. A questo gruppo di resistenze, la cui immediata eliminazione è alla nostra portata, appartengono l’impiego di alimenti a base di carne e l’uso di tabacco, alcool e altri narcotici. La Scuola richiede ai suoi allievi probatori alcune condizioni di riforma di vita nel campo dell’alimentazione e degli stimolanti, cioè un’alimentazione vegetariana, l’astensione dal tabacco, dall’alcool e da altri narcotici, cui aggiungiamo - per essere completi - l’astensione dall’uso di manufatti di pelli e piume. La Scuola sa che queste condizioni non sono sufficienti per raggiungere uno sviluppo spirituale, ma costituiscono una base indispensabile per ogni candidato che vuole percorrere il cammino; tale candidato le troverà logiche ed evidenti. Quando qualcuno si arena davanti a un’esigenza così ovvia, frenato da una certa paura, è chiaro che ogni suo ulteriore sforzo nel processo della rinascita non sarebbe altro che una vaga illusione. Il vegetarismo, con le conseguenze che implica, è per il candidato sul cammino un’esigenza fondamentale. La spiegazione del nostro punto di vista sulla questione del vegetarismo è talvolta sufficiente ad allontanare dal cammino molte persone. Si sa che l’alimentazione e gli stimolanti mantengono il corpo in una determinata condizione. La base di ogni alimento è costituita di forze luminose di varie vibrazioni, note sotto il nome di vitamine. Queste combinazioni di forze luminose sono presenti in tutti i piani dello spirito, per cui dovrebbe essere possibile mantenere la nostra vita in uno stato armonioso tramite l’assimilazione di queste forze. Sappiamo tuttavia che non accade così: dato che il nostro corpo non è capace di nutrirsi esclusivamente di 157
combinazioni vitaminiche, siamo obbligati a nutrirci di combinazioni di forze luminose - o vitamine - unite a materie e forze organiche. Inoltre, le forze eteriche necessarie sono apportate dal corpo vitale, le forze aurali sono concentrate dal corpo astrale e le forze mentali sono attirate dal corpo mentale. Sono infine indispensabili, alla costruzione e al mantenimento del nostro corpo materiale, gli elementi materiali densi. Questi entrano nei nostri alimenti sotto forma di proteine, grassi, sali minerali, ecc. L’importante è definire innanzitutto se desiderate veramente intraprendere il processo di rigenerazione. Se così non è, potete continuare tranquillamente nel vostro stato attuale, giacché un cambiamento nel vostro modo di alimentarvi non ha in tal caso alcun senso. Continuate pure senza rimorsi ad assaporare le vostre bistecche e i vostri polli e a rosicchiarne gli ossi; non diventerete più malati di quello che siete. La maggior parte delle cose che si raccontano al riguardo nei circoli di vegetariani estremisti sono un’illusione. La morte è inevitabile, con o senza vegetarismo; e i nostri antenati divennero a volte centenari mangiando lardo e carne di maiale. Nemmeno l’alcool e la nicotina vi saranno oltremodo dannosi, se non ne fate un uso esagerato. L’alimentazione moderna mantiene la cristallizzazione in equilibrio, o per lo meno la fa sviluppare lentamente. Se consciamente e interiormente desideriamo la salvezza del mondo e dell’umanità, il problema dell’alimentazione diventa invece fondamentale e attuale ed è allora ovvio ricercare un’alimentazione che non ostacoli il processo della rinascita; essa sarà anzi desiderata ardentemente e in tutta naturalezza. Per questo nella Bibbia, per esempio, il vegetarismo non è menzionato, o molto poco e in forma velata. In Genesi 1, 29 si può leggere: «Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, e ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento». 158
Il vegetarismo non è in sé liberatorio; è un semplice cambiamento di accenti. Se però tendiamo verso la vera vita spirituale, devono andare di pari passo sia la purificazione spirituale che la depurazione naturale del sangue. In tutte le religioni si fecero sempre degli sforzi in tal senso, anche se furono fatte delle concessioni a favore della massa, limitando tali sforzi a periodi o a giorni di digiuno, come nel cristianesimo. Per questo nella chiesa protestante fu mantenuta fino alla metà del XVIII secolo una certa pratica di digiuno. Ma i veri religiosi cioè coloro che conoscono il perché delle prescrizioni nel campo dell’alimentazione, comprendono che non vi può essere concessione alcuna in materia. Per esempio gli Esseni, dal cui ordine proveniva il Maestro Gesù, erano vegetariani, poiché conoscevano l’anima delle cose e l’unità di ogni vita. Il consumo di pesce e di vino cui si fa riferimento nella Bibbia a proposito di Gesù dev’essere compresa in un modo del tutto diverso. Tali racconti possono essere compresi nella giusta maniera solo dal punto di vista esoterico. Chi cerca la purificazione spirituale del sangue ma trascura la purificazione chimica elementare è simile al mistico che è nonostante tutto incatenato alla materia densa e ne subisce tutte le conseguenze. Oggi esistono milioni di persone di questo tipo. Il corpo e il sangue degli animali contengono, oltre alle forze eteriche e alle forze astrali, altre forze che si trovano al di sopra di queste e che, considerate da un punto di vista superiore, sono funeste al corpo umano. Esse lo legano alla Terra e rafforzano la sua resistenza al cambiamento. È perciò del tutto comprensibile che la Scuola Spirituale esiga dai suoi allievi la pratica del vegetarismo. Il vegetarismo estremo è tuttavia pericoloso per l’allievo, in quanto può determinare degli stati estremamente sensitivi. Per sopperire a questo inconveniente, alcune antiche scuole esoteriche permettevano talvolta di bere un po’ di alcool o di fumare. Quanto a noi, un piatto di leguminose di 159
tanto in tanto può produrre lo stesso effetto.
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Capitolo XIX COMPORTAMENTO DI VITA (2)
Nel capitolo precedente abbiamo in parte presentato il punto di vista della Scuola Spirituale riguardo al vegetarismo. L’allievo della Scuola Ierofantica è vegetariano perché le cellule animali rendono impossibile la realizzazione dell’obiettivo che la Scuola propone: la demolizione sistematica della vecchia natura e la reviviscenza della natura divina. Di conseguenza il vegetarismo è una condizione fondamentale per l’allievo della Scuola Rosacroce. Come sappiamo, il nostro organismo, l’insieme della nostra manifestazione umana, è formato di cellule riunite in vari gruppi cellulari della stessa specie e funzione, che insieme formano un organo. Ogni cellula è in sé un piccolo mondo, un microcosmo completo, ed esiste un metabolismo cellulare. Le cellule sono alimentate perché i nuclei cellulari attraggono a sé certe forze, mentre altri elementi sono abbandonati dopo aver assolto il loro compito. Così hanno luogo la morte e la sostituzione di tutte le cellule. Questi meravigliosi processi, che ancor oggi sono per la scienza materiale un segreto quasi impenetrabile (come ad esempio il problema della conservazione delle cellule cerebrali), sono chiari ed evidenti per la scienza esoterica, la quale ci insegna che le cellule organiche degli animali che utilizziamo come alimento sono per noi assolutamente 161
dannose. I danni si fanno sentire in tre campi: spirituale, morale e materiale. Per esempio mangiare - pesce, favorisce la perversità; - carne equina, l’ira; - carne bovina, la stupidità e la predisposizione alle beghe e alle dispute; - carne suina, la crudeltà, la brutalità e la rozzezza; - carne ovina, l’ipocrisia; - pollame, l’idiozia. I popoli e gli uomini che si nutrono specialmente o esclusivamente di uno di questi tipi di carne ne portano, ben marcata, la caratteristica. Ogni cellula è un centro di forza che si adatta pienamente all’organismo al quale appartiene; di conseguenza qualsiasi cellula estranea causa nel nostro corpo, in un modo o in un altro, dei danni. Oltre ai danni fisici, psichici e spirituali, l’alimentazione animale crea un forte vincolo con la Terra. L’uomo caduto, man mano che affonda sempre più nel campo di vita materiale, adatta il suo regime alimentare ai suoi successivi stati di vita. Alcuni esoteristi hanno affermato che questo adattamento è dovuto a direttive divine ma ciò è assolutamente falso. In realtà, come l’uomo fu causa della propria caduta, così scelse sempre la sua alimentazione in concordanza con il suo stato d’essere. Possiamo così distinguere sette fasi: 1. 2. 3. 4. 5.
un regime di frutta; un regime vegetale; l’aggiunta di alimenti provenienti da animali viventi; l’aggiunta di carne di animali morti; l’aggiunta di alcool che produce l’offuscamento della mente; 6. l’aggiunta di nicotina che provoca il degrado della 162
sfera aurale e l’anestesia della vita nervosa, cioè della vita della coscienza; 7. l’aggiunta di alimenti e medicine sintetici, che provocano disturbi nel corpo vitale a causa della mineralizzazione degli eteri vitali. Attraversate queste sette fasi, l’uomo tocca ora il fondo di questo strato. Influenzata da queste sette fasi, l’intera forma corporale in tutti i suoi aspetti degenerò, divenendo inferma e miserabile a causa dell’alimentazione e degli stimolanti. Se consideriamo inoltre tutte le altre cause della nostra degenerazione e l’interazione fisica, morale e spirituale tra tutti questi fattori, possiamo renderci conto del nostro stato attuale. Vi sono degli esoteristi che sostengono la tesi che l’uomo abbia raggiunto attualmente il punto più profondo della sua caduta e che stia iniziando a risalire. Noi diciamo che esiste la possibilità di una degenerazione ancora più profonda in altri strati terrestri. La scelta di un cammino verso l’alto, l’elevazione fuori delle tenebre, dipende unicamente da una nostra decisione personale! L’alimentazione cristallizzante e degenerante, con le sue conseguenze così profonde sul nostro essere, non ci viene tolta; dobbiamo rinunciarvi con una scelta personale. Si deve essere maturi per una tale decisione, poiché non può essere imposta. Le persone che prendono questa decisione lo fanno soprattutto sotto l’impulso della loro reminiscenza, guidata e purificata dalla Gerarchia; e la manifestano con un comportamento nuovo, il più scrupoloso possibile, senza trascurare nulla. Per il candidato al cammino della liberazione è necessario innanzitutto liberarsi dagli stupefacenti, eliminando così le fasi quinta, sesta e settima della sua caduta. L’alcool, come tutti sanno, offusca la mente. Anche una dose minima ha un potente effetto sulla ghiandola pineale e sull’ipofisi. L’alcool espelle la coscienza positiva e rende 163
l’uomo accessibile a ogni sorta di forze e influenze negative. La nicotina produce direttamente una degenerazione di tutto il sistema respiratorio, del santuario del cuore, del sangue, degli organi sessuali e del sistema nervoso. Il tabacco è una pianta influenzata dal pianeta Marte. Questo narcotico influisce sul ferro del sangue, sulla pigmentazione rossa del sangue, sugli organi della riproduzione, sui nervi motori, sull’emisfero sinistro del cervello, sul movimento dei muscoli, sul corpo del desiderio, sul segmento motore del midollo spinale e sul retto. Agisce come stimolante e rende l’uomo esplosivo e violento. Queste sono le proprietà patologiche del narcotico di Marte. Gli effetti dell’uso e dell’abuso della nicotina sono l’anemia, gli eccessi sessuali, le depressioni nervose, la paralisi infantile, le affezioni del midollo spinale, le emorroidi e, unito ad altre malattie, il reumatismo. Ciò che l’alcool causa in parte e temporaneamente, la nicotina lo fa in maniera continua; rende l’essere umano completamente dipendente dalle forze terrestri e lo assoggetta agli spiriti legati alla terra. Fa sì che il figliol prodigo si accontenti del suo alimento da porci! Gli altri narcotici, oltre alle loro caratteristiche proprie, producono effetti analoghi a quelli dell’alcool e della nicotina. I prodotti sintetici in campo alimentare e farmaceutico producono una degenerazione del corpo vitale. Questo perde la sua vibrazione personale per acquisire una sempre maggiore somiglianza con l’etere planetario. L’uomo sprofonda così in uno stato sempre più affine al minerale che rappresenta lo stato più profondo di cristallizzazione e mineralizzazione. E così la catena è chiusa. Il candidato che si è liberato dalla quinta, sesta e settima fase della sua degenerazione dovrà liberarsi anche dalla quarta, quella dell’uso di alimenti a base di carne e di prodotti di animali morti. Una volta superata questa fase che 164
deve considerare come basilare per il grande obiettivo del suo tirocinio, dovrà agire con la massima prudenza circa la nuova maniera di nutrirsi, stando ben attento a non cadere nell’estremismo e nell’esagerazione. In generale la nostra alimentazione dev’essere composta di frutta, cereali, legumi e altre piante commestibili, di certi condimenti vegetali, di prodotti dell’animale vivente, come per esempio i latticini e le uova che sono prodotti da animali che si nutrono di vegetali. Dev’essere sempre stabilito un regime particolare per ciascuno ed è necessaria la massima prudenza nella prescrizione di regole. In questo campo ognuno è libero e non può imporre ad altri il suo modo di vedere, poiché uno può aver bisogno di più albumina, di più zucchero, di più grassi o di più sali minerali di un altro. Finora abbiamo esaminato queste cose esclusivamente dal punto di vista della Scuola Spirituale e per il bene dei suoi allievi. Esistono tuttavia altri punti di vista, come alcune importanti considerazioni etiche che non possiamo non menzionare. Noi consideriamo infatti il vegetarismo come un contributo alla sparizione di guerre o di altre atrocità molto più importante di tutti i trattati, le convenzioni, le alleanze tra i popoli e altri raggiri politici. Poiché è un fatto comprovato che la grande maggioranza dei vegetariani etici sono umanitari e, naturalmente, un uomo umanitario è in ogni circostanza un uomo di pace. Ciò nonostante siamo coscienti dei limiti dell’umanitarismo. L’umanitarismo è dialettico e, come tale, non è mai liberatore, sebbene possa contribuire alla nascita di una ricerca cosciente e liberatrice. Se però un uomo si ferma all’umanitarismo, questo diviene allora nefasto. Il vegetarismo etico insegna che un vero essere umano non può distruggere una vita animale, salvo in caso di legittima difesa. E, poiché anche l’allievo della Scuola Spirituale ha un gran rispetto per la vita, è chiaro che anche lui è 165
vegetariano etico; anche se, sulla base della sua comprensione, è molto più realista e meno sentimentale. Il vegetariano etico si impietosisce, con ragione, alla vista della sofferenza degli animali e prova grande sconforto per la crudeltà umana nei loro confronti. Le atrocità commesse nei mattatoi e la vivisezione, nonché i perversi piaceri della caccia, lo riempiono della più profonda avversione. Gli sembra incomprensibile che delle signore possano con tanta compiacenza avvolgersi in pellicce, senza la minima commozione, pur sapendo di farsi belle con la pelle di animali abbattuti deliberatamente. Oltre alle ragioni etiche, v’è anche un’obiezione esoterica circa l’uso di pellicce e di piume. I capelli dell’uomo e i peli dell’animale formano un campo magnetico con un polo positivo e uno negativo, un potere irradiante e uno attirante. Il pelo ben trattato conserva le sue proprietà anche dopo la morte del suo possessore. Chi si avvolge in pelli animali è influenzato inevitabilmente dal loro campo di radiazione animale. Il vegetariano etico deve comprendere che il suo comportamento, come base del suo sforzo verso una vita perfettamente santificata, è, tutto sommato, solo un cambiamento di accenti e che è necessario che la sua comprensione si allarghi e si approfondisca. Non siamo infatti ugualmente causa di morte, allorché distruggiamo o mangiamo i prodotti del regno vegetale? È un fatto indiscutibile che, sebbene psichicamente meno animata dell’animale o animata diversamente, la pianta reagisce al dolore. Dobbiamo arrivare a comprendere che nella dialettica un regno è distrutto da un altro, poiché l’uno vive a spese dell’altro. In una delle sue opere Rudolf Steiner dice: «Quando respiro, l’aria muore». E ha ragione! Tutto ciò deve elevarci alla comprensione del fatto che viviamo in un mondo senza armonia e che dobbiamo cercare, in maniera intelligente e conseguente, il cammino verso l’ascesa a una vita superiore. 166
Esiste ancora il cosiddetto vegetarismo utilitario. Per tale corrente il vegetarismo sarebbe un metodo di cura straordinario. Ciò è tuttavia falso: il vegetarismo come metodo curativo può presentare degli aspetti molto importanti ma la guarigione con questo o con un altro metodo non sarà che passeggera, finché l’uomo persiste nei suoi errori. Il vegetarismo produce tuttalpiù un aggiornamento nel processo patologico. Il vegetarismo utilitario ricerca la salute secondo questa natura, e noi diciamo: cosa vale tutto questo? Ciò che dobbiamo fare è elevarci al di sopra di quest’ordine naturale! Attualmente dobbiamo comporre la nostra alimentazione nella maniera seguente: - frutta, verdura, grassi vegetali, cereali ed erbe aromatiche; - latte e derivati; - uova; - acqua e argilla. L’argilla è un alimento quasi sconosciuto, molto sano, corroborante e curativo. I prodotti diretti dei regni vegetale, animale e minerale mantengono la nostra forma corporale in uno stato sano, in buona forma muscolare, dinamica e normale. Dopo questa enumerazione pratica, non dimentichiamo che sono le ragioni spirituali menzionate in favore del vegetarismo a essere di maggiore importanza per l’allievo sul cammino.
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Capitolo XX LA DUPLICE UNITÀ COSMICA (1)
Come introduzione al tema di questo capitolo, invitiamo vivamente il lettore a prendere conoscenza dei versetti da 2 a 16 del capitolo XI della prima lettera di Paolo ai Corinzi. Essi trattano un soggetto molto delicato, in quanto si riferiscono alle relazioni tra l’uomo e la donna, relazioni che sono degenerate più di ogni altra cosa al mondo. Si tratta, inoltre, di un soggetto d’importanza capitale, poiché, se desideriamo percorrere il cammino dell’illuminazione spirituale, dobbiamo conoscere le leggi della duplice unità cosmica e imparare a vivere in armonia con esse. Questa parte della prima lettera ai Corinzi è sempre stata causa di incessanti lotte e conflitti. A causa di quanto vi si dice, certuni, molto rigidi e ortodossi, continuano a esigere dalla donna l’uso dei capelli lunghi e del copricapo in chiesa. Il numero di quelle che contravvengono a questa prescrizione aumenta, tuttavia, sempre più. Le ragazze dei circoli ortodossi si sono liberate da questo giogo e, poiché tale tendenza non può essere modificata, si evita saggiamente di parlarne. Molte proteste, provenienti da diverse parti e formulate soprattutto dalle donne, si sono levate e si levano contro i precetti dei versetti citati. La questione diviene ancor più seria allorché la donna nell’interpretazione exoterica - è unita a Cristo solo in secondo piano. È detto infatti che «l’uomo è il capo della donna» e che «tra essa e Cristo si trova l’uomo, così come 168
tra l’uomo e Dio si trova Cristo». È perciò perfettamente comprensibile che ci si chieda cosa pensare in proposito e le difficoltà per arrivare a una giusta comprensione non diminuiscono allorché si constata che gli stessi insegnamenti si trovano in altri Libri Sacri. L’oblio totale della donna da parte di Maometto è dovuto a tali insegnamenti: secondo lui la donna non ha un’anima e non potrà mai averla. Comunque sia, è evidente che i teologi non hanno trovato la soluzione del problema. Più nessuno crede che la felicità eterna della donna possa dipendere da una misera crocchia o dall’avere o no la testa coperta. I denigratori della Bibbia hanno qui abbondante materia di scherno. Paolo è descritto come un misogino, come un poveraccio che ha avuto delle difficoltà con una suocera autoritaria, ecc. Tutto cambia però allorché esaminiamo queste cose alla luce della scienza gnostica. Il desiderio di Paolo «vorrei che comprendeste queste cose» è stato compreso da ben pochi. Consci di essere giunti ad afferrarne qualcosa, ci pare molto importante parlarne. I Rosacroce, sebbene conoscano e professino una simmetria perfetta di valori sui piani spirituali, morale e materiale tra l’uomo e la donna, riconoscono le grandi differenze esistenti fra i due. Le differenze fisiche, per esempio, saltano agli occhi. Vi sono tre differenze essenziali che appaiono nei tre grandi centri della nostra manifestazione, il centro del bacino, il centro del cuore e il centro della testa. Il misterioso processo del metabolismo delle cellule cerebrali è assolutamente diverso nella donna e nell’uomo. Esiste una totale differenza nell’attività delle ghiandole a secrezione interna, nell’attività dell’atomo-germe, nell’attività e nella natura del sangue, ecc. Diversa è anche la temperatura del sangue. Tutto ciò fa sì che la manifestazione dell’uomo e quella della donna sul piano della coscienza, dell’anima e del corpo siano inevitabilmente differenti tanto a livello sottile che materiale. 169
Tutte queste differenze si spiegano con il fatto che gli archetipi - le matrici spirituali grazie alle quali la nostra triplice manifestazione si realizza - sono differenti per l’uomo e per la donna, e tutto ciò che è presente nello spirito deve manifestarsi nella materia. Le cose non si presentano come pretendono certe dottrine teosofiche e orientali, secondo le quali non esisterebbe alcuna differenza nello spirito. Tali asserzioni sono state avanzate perché, in tal modo, si poneva di colpo fine al così difficile e complicato problema uomo-donna; dando una piccola consolazione alla donna che, troppo sovente, occupava una posizione inferiore e miserabile. Insegnando a una donna che più tardi saremo tutti uguali, si può, nello stesso tempo, suggerirle di sopportare ora quaggiù un’ingiusta diseguaglianza. Questo metodo è spesso applicato anche nei casi di diseguaglianze sociali ed economiche. È un fatto scientifico che le differenze organiche fondamentali, esistenti fin nelle cellule dei corpi dell’uomo e della donna, esistono pure nelle loro forme psichiche, nelle loro forme spirituali e nei loro archetipi. Tali differenze si ritrovano ugualmente nei principi monadici e nei piani divini. Non potrebbe essere altrimenti, dato che tutto quanto esiste si manifesta attraverso lo Spirito. Pertanto constatiamo che esiste una creazione divina uomo e una creazione divina donna e che questi due aspetti formano insieme la corrente di vita umana. Questi due aspetti della corrente di vita umana devono coronare perfettamente il piano divino, compiendo ciascuno la propria missione. La memoria della natura insegna che l’atomo originale della corrente di vita umana possedeva due nuclei, due entità, che sotto numerosi aspetti erano l’immagine l’uno dell’altro ma differivano organicamente per il fatto che anche l’idea spirituale, alla base di questi due nuclei, differiva. Osservando l’essere umano nella sua forma celeste, come 170
abitante dell’Ordine di Dio (alcuni hanno avuto questo privilegio), vediamo chiaramente e l’uomo e la donna. Ciò è vero anche per la corrente di vita degli angeli. È su queste cose che Paolo fonda il suo ragionamento, il quale contiene un importante frammento della conoscenza gnostica, conoscenza così profonda che in certi ambienti i passi citati furono dichiarati non autentici. Se misconosciamo le grandi e fondamentali differenze tra l’uomo e la donna e non possediamo una giusta comprensione di ciò che attualmente è richiesto a ciascuno dei due, nascono grandi miserie. La nostra missione infatti è quella di divenire veri uomini; e lo diventeremo solo se impareremo a rispondere alla vocazione che ci è destinata come uomo e come donna; e, soprattutto, se potremo ristabilire il giusto rapporto e la giusta collaborazione fra i due. Molti - principalmente nei circoli umanitari - insorgono contro le idee di Paolo (che sono gli insegnamenti di Cristo) e pertanto contro di noi. Questo non ci impedirà di dire e di insegnare quanto la Gerarchia ha rivelato nel suo Insegnamento Universale. Non si tratta infatti dell’emancipazione della donna né di un eventuale autoritarismo dell’uomo né dell’apparente direzione del mondo da parte dell’uomo; poiché dietro ogni uomo si trova una donna. Si tratta di divenire, attraverso la realizzazione della nostra duplice missione, dei veri esseri umani! Lo gnostico sa che l’uomo ha: - un corpo fisico polarizzato positivamente, - un corpo eterico polarizzato negativamente, - un corpo astrale polarizzato positivamente e - un corpo mentale polarizzato negativamente. Per positivo intendiamo: creatore, dinamico, esteriorizzante, irradiante; per negativo: ricettivo, procreante. L’essere della donna è inversamente polarizzato: - il corpo fisico è polarizzato negativamente, - il corpo eterico positivamente, 171
- il corpo astrale negativamente e - il corpo mentale positivamente. Questa inversa polarizzazione dev’essere la base di una collaborazione armoniosa, libera e spontanea. Può essere la base di un immenso sviluppo e di una manifestazione grandiosa. Può renderci coscienti del meraviglioso dono divino che l’essere umano ha ricevuto con la duplice unità cosmica. Quando detta collaborazione si fonda unicamente sulle differenze biologiche e psichiche, quali si manifestano nella coscienza dell’ego, nasce inevitabilmente uno sfruttamento reciproco, in cui la parti non si fanno alcuna concessione. Se osserviamo questa collaborazione esclusivamente sul piano della natura dialettica, otteniamo l’immagine seguente: 1. mediante il suo potere mentale positivo, la donna cerca sempre d’influire sulla mente dell’uomo e di dominarla; 2. se vi riesce, essa desta così il corpo astrale positivo dell’uomo; 3. allora, mediante il dinamismo del desiderio dell’uomo, 4. l’inclinazione sanguigna si desta e il corpo fisico, sotto l’influenza del corpo vitale, diviene attivo e 5. passa all’azione. Le parole della Bibbia «la colpa viene dalla donna» diventano di conseguenza chiare, poiché significano in pratica che i due sessi si influenzano mutuamente. Se l’essere umano vuol essere salvato dalla ruota della dialettica, Cristo deve penetrare nel suo essere. Lo Spirito Santo deve divenire attivo in lui. La Gerarchia - il Corpo Vivente di Cristo - deve poter far sentire la sua forza in tre modi. Quali? La redenzione non può essere ottenuta con la sola collaborazione dell’uomo e della donna, poiché questa 172
collaborazione è turbata. Una forza estranea deve intervenire per ristabilire il processo originale. In questo processo di redenzione lo Spirito Santo influisce innanzitutto sulla facoltà mentale negativa dell’uomo, nella cui sostanza cerebrale esiste un punto di contatto inviolato, dove questa forza può realizzare il suo contatto: la pineale. Questo contatto può aver luogo solo dopo il cambiamento fondamentale. Non appena il pensiero negativo dell’uomo diviene ricettivo allo Spirito Santo e il suo essere del sentimento e della volontà (il suo corpo astrale) è così attivato per la nuova vita, questa situazione esercita una grande influenza sul corpo astrale negativo della donna, cioè sul suo essere della volontà e del sentimento. Accade allora che, attraverso l’uomo e grazie allo Spirito Santo, i due corpi astrali sono spinti dalla Gerarchia all’attività. In questo processo il pensiero positivo femminile è lasciato consciamente da parte. Da quanto precede, non dobbiamo dedurre che la donna sia incapace di ricevere lo Spirito Santo direttamente e indipendentemente. Tale supposizione sarebbe inesatta, poiché, come lo Spirito di Dio incontra l’uomo dopo il cambiamento fondamentale nel santuario della testa, così incontra la donna in primo luogo nel santuario del cuore. Questo incontro di Dio con l’uomo è innanzitutto razionale, un incontro nel fuoco dello spirito. L’incontro di Dio con la donna è invece in primo luogo morale, un incontro cioè nella luce dell’anima. In altre parole, l’uomo deve trasmettere l’elemento fuoco che riceve da Dio all’anima femminile, al suo santuario della luce. Gli elementi razionale e morale, così uniti, condurranno l’essere umano all’attività liberatrice. Quando i due corpi astrali, cioè sentimento e volontà, sono attivati dallo Spirito Santo, la via verso la giusta attività in collaborazione è aperta e l’attività liberatrice può manifestarsi. 173
Attraverso questo processo, il potere del pensiero femminile, nell’essere della donna ricupererà - grazie al corpo astrale purificato e mediante il polo negativo dell’intelletto - il suo aspetto positivo liberatore. Eva, la madre dei viventi, potrà intraprendere di nuovo il grande compito della genesi. Solo quando l’uomo è nuovamente infiammato dallo Spirito di Dio - e non prima - la collaborazione liberatrice diviene possibile. È questa collaborazione liberatrice che chiamiamo «duplice unità» cosmica; e il matrimonio deve, in linea di massima, fondarsi su di essa. Se la Gerarchia di Cristo non vive nell’uomo in maniera cosciente attraverso il cambiamento fondamentale, il matrimonio non è che un fenomeno biologico dialettico che può comunque essere utile e proteggere da una caduta ancor più profonda. È di questo tipo d’uomo e di questa sorta di matrimonio che Paolo, nel capitolo VII della sua prima lettera ai Corinzi, dice «colui che si sposa fa bene, ma colui che non si sposa fa meglio ... Tuttavia, è meglio sposarsi che ardere». Si può dimostrare in modo gnostico e scientifico che, nel nostro stato attuale, l’unica via di liberazione sta nel processo che può essere schematizzato così: Dio - Cristo uomo - donna. È su questa base che fu stabilito il santo sacramento del matrimonio, sacramento che può essere una grazia ma anche un grande pericolo. Il matrimonio biologico dialettico non ha pertanto bisogno di un tale sacramento. Cosa ha a che vedere tutto questo con il velo sui capelli della donna? Cominciamo con la seguente spiegazione simbolica. Pregare è aprirsi all’essenza di Dio. Profetizzare è testimoniare ciò che può essere compreso filosoficamente dall’intelletto purificato, una volta che il mistero divino gli si è rivelato. Quando l’uomo chiude la sua facoltà mentale all’essere divino, al contatto cristico, si trova nella vita, con «la testa coperta». Quando la donna chiude il suo cuore, il 174
suo essere del sentimento e della volontà, al contatto cristico e cerca di assimilarlo innanzitutto con la mente, essa si trova nella vita con «la testa scoperta». Ripetiamo, per una migliore comprensione, che il tocco divino ha luogo nell’uomo in primo luogo nella mente e nella donna in primo luogo nel santuario del cuore. Per questo l’uomo è il pensatore, colui che penetra e discerne, e la donna l’animatrice. L’uomo, in qualità di «Manas» (il pensatore), è la magnificenza di Dio; la donna è la magnificenza dell’uomo. In quest’ultimo caso, «magnificenza» è il sinonimo di «anima», cioè di «luce». Si può quindi dire: la donna è la luce dell’uomo. Nella comunione con il Signore, la donna non è nulla senza l’uomo e l’uomo nulla senza la donna. Per non turbare questa armonia, questa condotta armoniosa, la donna deve controllare la sua mente per contenere la sua tendenza a intraprendere il lavoro spirituale innanzitutto con il pensiero, o - come dice Paolo - per «respingere gli angeli impostori». Questo potere protettore sulla testa non ha quindi nulla a che vedere con la testa coperta! È un controllo interiore e cosciente sulla testa mediante l’attività interiore della luce dell’anima.
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Capitolo XXI LA DUPLICE UNITÀ COSMICA (2)
Dopo le spiegazioni date nel capitolo precedente, non sarà inutile fissare ancora una volta l’attenzione sulla grande importanza dei capelli dell’uomo e della donna. V’è una differenza essenziale tra i capelli della donna e quelli dell’uomo. Ogni capello è un organismo a sé e non è costituito di cellule morte, come pretende la scienza. Il capello è una parte vivente del nostro corpo che può, per esempio, essere distrutto con trattamenti chimici. Ogni radice capillare sotto la pelle è in relazione con il sangue e i nervi ed è nutrita da essi. I capelli hanno la funzione di scaricare all’esterno le pressioni esercitate sui nervi e sul sangue e di assorbire forze per l’organismo. Come tali, fanno parte integrante del corpo eterico. Per quanto concerne lo scarico delle pressioni, è necessario sapere che la capigliatura della donna è un campo d’irradiamento, mentre quella dell’uomo è un campo di assimilazione. Per cui i capelli dell’uomo hanno esigenze diverse da quelle dei capelli della donna, a causa della loro diversa costituzione. I capelli dell’uomo svolgono dunque una funzione assimilatrice, quelli della donna una funzione irradiante. Di conseguenza i capelli devono essere ben curati e ogni sforzo in materia è molto utile. L’ignoranza attuale ha però defor177
mato questa cura, facendo nascere da un lato consuetudini contro natura e dall’altro incuria e bruttezza. Paolo afferma che «i capelli sono stati dati alla donna come velo» (1 Cor. 11, 15), cioè come campo di radiazione. Grazie a questo potere dei capelli femminili, il risultato del processo di assimilazione aurale può essere irradiato nel campo di vita materiale. La scienza gnostica dà a questo riguardo delle direttive molto chiare e, quando Paolo parla di tali usi contronaturali, dà prova di una grande conoscenza. Per quanto riguarda la collaborazione e i rapporti fra i due sessi, è bene attirare ancora una volta la vostra attenzione sulle parole di Paolo nel capitolo V della sua lettera agli Efesini. Qui Paolo attesta che se riveriamo Cristo, se lo conosciamo e pratichiamo i suoi insegnamenti, dobbiamo ammettere che l’uomo è il capo della moglie, come Cristo è il capo della sua comunità; che la moglie deve rispettare il marito ed essergli sottomessa, così come la comunità è sottomessa a Cristo. Queste citazioni della lettera di Paolo agli Efesini hanno suscitato sempre molti sarcasmi e anche la nostra epoca moderna le respinge. La formula matrimoniale ortodossa classica è omessa dai pastori etici, ignoranti in materia. Forse il lettore sentirà sorgere in sé una serie di proteste. Tutte le difficoltà, tutte le contestazioni e tutti i sarcasmi provengono dal fatto che si vogliono vedere e comprendere queste cose in senso dialettico. Le interpretazioni paoline infatti, applicate al piano dialettico, costituiscono un pericolo e l’ortodossia dimostra in materia una monumentale ignoranza, poiché queste parole di Paolo fanno allusione a un profondo mistero, a un segreto di salvezza. Se pertanto un uomo dal carattere primitivo, studiando l’insegnamento rosacrociano e leggendo il capitolo V della lettera agli Efesini, esclama «Magnifico! Allora chi comanda sono io!», non è che un povero infelice. E se una 178
donna, per seguire le parole di Paolo, si comporta come una schiava, è dello stesso stampo. L’ignoranza in materia rende spesso la vita della donna drammatica e fenomeni come il femminismo e l’astuzia che la donna, in genere, impiega per mantenersi sono perfettamente comprensibili. Se non potete vedere né vivere le citate parole di Paolo in relazione al nostro soggetto alla luce dell’Insegnamento Universale, esse non avranno per voi il minimo senso e saranno anzi un pericolo. Approfondiamo dunque questo segreto di salvezza. Nel Regno della Luce, nell’Ordine di Dio, nel Regno dei Cieli in cui è e vive l’uomo celeste, si manifesta una duplice unità cosmica perfetta, tanto in un senso generale che in un senso particolare. Non è però un’umanità ermafrodita che troviamo in questo regno; ciò che vi si manifesta è la perfezione delle due correnti di vita dell’umanità. Nella dialettica il matrimonio è un fenomeno puramente biologico e una mutua collaborazione armoniosa è impossibile, a causa dell’inimicizia generata dall’istinto di autoconservazione. Il matrimonio nella dialettica è santificato solo se costituisce una porta per l’eternità, se si sottomette ai processi della Statica. Solo allora tale collaborazione può avere, in questo mondo in decadenza, un significato importante. Paolo testimonia in questi termini: «Questo mistero è grande; tuttavia dico questo avendo in vista Cristo e l’Ecclesia». L’uomo che non può sondare questo arcano si trova davanti a un problema insolubile. Nel capitolo precedente abbiamo presentato la struttura cosmica dell’uomo e della donna, cioè la loro polarizzazione inversa e complementare. Questa si fonda sulla missione divina assegnata alle due correnti di vita: divenire in mutua collaborazione un solo essere, una comunità di esseri. Allorché all’alba dei tempi l’umanità si separò dall’Ordine Divino e cadde in questo campo di desolazione, ogni 179
ricordo, di questa comunità originale di esseri, si cancellò dalla sua memoria. L’umanità primitiva del campo di vita dialettico non era asessuata ma infantile e senza ricordi. Ora, dato che in nessun campo di vita sono possibili una creazione o una rigenerazione senza la collaborazione dei due poli umani, l’umanità fu resa di nuovo cosciente della sua dualità nel campo di vita dialettico. Di qui la sentenza della Genesi: «Non è bene che l’uomo sia solo». Allora Dio fece scendere su Adamo - A.D.M., cioè l’umanità - un profondo sonno. Si verificò un duplice adombramento dello Spirito Santo: uno sull’uomo, l’altro sulla donna; adombramento designato con la parola «sonno». I due santuari della luce (i centri del cuore) furono toccati, in tale sonno, da questa influenza esercitata sulla coscienza; nella donna direttamente e nell’uomo tramite il suo pensiero ricettivo. Al risveglio, i due divennero coscienti l’uno dell’altro e apparve allora un vero vincolo d’amore. La donna era nata dalla costola dell’uomo e l’uomo da quella della donna. «Che assurdità!», diranno molti. Tuttavia, quando un uomo o una donna riconosce «l’altro», in un vincolo d’amore assolutamente puro e casto, questo riconoscimento ha luogo mediante il fuoco spirituale spinale. Questo fuoco spirituale spinale fa nascere nel santuario del cuore una luce attraverso una delle costole. Lo sterno, il timo e certe parti del santuario del cuore svolgono qui un ruolo importante. Appena questa luce arde nel cuore, l’uno riconosce l’altro; lui e lei si destano dal sonno dell’oblio e il processo di collaborazione cosciente ha inizio. Non è superfluo insistere sul fatto che questo «riconoscimento» si riferisce in realtà al contatto cosmico originale impersonale e che questo impulso e questo ardente desiderio di collaborazione cosciente giace nel più profondo dell’essere. Così era nel passato, all’alba della nostra esistenza nel campo di vita dialettico, e così è ancor oggi. Questo «rico180
noscimento», nel suo vero senso, è possibile solo per mezzo dell’anima che è divenuta matura per questo; la personalità terrestre non potrebbe mai arrivarvi. A causa della grande degenerazione che aumenta di secolo in secolo, il potere di riconoscimento cosmico originale è ormai totalmente snaturato; è diventato un dedalo inestricabile e corrotto, in accordo con il nostro stato d’essere attuale. L’insegnamento originale mette tuttavia di nuovo l’allievo davanti all’esigenza del piano di Dio, per il mondo e l’umanità; davanti a Cristo e alla Ecclesia; davanti alla pura rivelazione e alla legge originale. È così che, sulla base originale e secondo il metodo originale, i fratelli e le sorelle della Scuola Spirituale si riconoscono mutuamente. Il riconoscimento ha luogo nello stesso modo, allorché due anime devono percorrere in collaborazione il cammino della luce. «Quando un uomo vede questa luce, abbandona suo padre e sua madre e si unisce all’altro. E i due divengono un solo essere (cosmico)». Se comprendiamo questo processo e la struttura cosmica dell’uomo e della donna, le parole di Paolo acquisiscono grande chiarezza. Volgiamo ora l’attenzione al Vangelo secondo Matteo (19, 1-12) per vedere cosa dice Cristo di queste cose. Alcuni farisei gli si avvicinarono per metterlo alla prova, segnalandogli certe particolari situazioni dialettiche a proposito della realtà spezzata e opponendogli ogni sorta di argomenti dialettici. Tentavano di sottrarsi alla loro grande missione cercando un compromesso. «Non potrei uscirne?», domanda la realtà spezzata. E la risposta è: «Non avete letto ... perché allora Mosè, a proposito del matrimonio, prescrive delle norme dialettiche precise? (Anche Paolo lo fa nella sua prima lettera ai Corinzi, capitolo VII). È a causa della durezza dei vostri cuori, a causa dello stato dialettico di questo mondo, ma da principio non era così». Alcuni allievi che vedono questo dicono talvolta, come i discepoli del Signore: «Se è così, è meglio ignorare il matri181
monio terrestre dialettico». Ma questo punto di vista non è certamente corretto ed è anzi molto pericoloso. Se anche in certi casi, in certe situazioni, è preferibile non contrarre matrimonio nel senso dialettico della parola, in generale non si possono né si devono negare le basi fondamentali dell’esistenza. Non possiamo sfuggire alla struttura cosmica delle cose e siamo tenuti a farne, nella forza di Cristo, qualcosa di bello, di splendido. L’allievo sul cammino è perfettamente capace di riuscire in questo senso. Nella Scuola Spirituale vi sono tre categorie di persone: - i circoncisi di nascita, - i circoncisi dagli uomini e - i circoncisi per decisione personale. Questa parola è spesso considerata come sinonimo di «castrazione», «rifiuto del matrimonio». Il termine circoncisione nel senso della Sacra Scrittura è tuttavia anticipatore di battesimo. Circoncisione e battesimo significano: essere di nuovo uniti alla forza di Cristo, alla Gerarchia. Vi sono delle persone che sono arrivate a realizzare questa unione magica in un’esistenza precedente. Ve ne sono altre che, grazie alla benedizione, arrivano a realizzarla attualmente e vi sono quelli che arrivano a questo possesso mediante uno sforzo personale. Tutte queste persone che, grazie al cambiamento fondamentale permettono all’uomo celeste di crescere, non hanno nulla da temere dal matrimonio dialettico, poiché possono trovarsi in uno stato di giusta collaborazione. Il matrimonio perituro - se questo si presenta sul loro cammino - può benissimo essere per loro una porta per la liberazione. Chi può comprendere comprenda!
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Capitolo XXII I NOSTRI RAPPORTI CON LO STATO E LA POLITICA
La questione dei rapporti della Rosacroce con lo Stato, la politica e i problemi annessi, come per esempio il militarismo, hanno sempre fatto nascere lungo i secoli numerosi conflitti. Ci vengono poste continuamente delle domande a questo proposito. Quando la Rosacroce espone il suo punto di vista su tali problemi, i suoi collaboratori non possono a volte non risentire una sensazione di solitudine, considerando la posizione in genere molto particolare della Rosacroce. Gli ambienti profani non sono d’accordo con noi su questi argomenti, i circoli religiosi o politici nemmeno e ancor meno le associazioni umanitarie. L’umanitarismo, specie quello a tendenza antimilitaristica, ci fu in passato molto ostile; indisponevamo particolarmente le loro signore militanti, abituate a festeggiare ogni anno la loro marcia per la pace. Nel nostro lavoro per la Rosacroce possiamo incontrare nette e profonde divergenze d’opinione che sono penose e ci affliggono; non è così per le questioni economiche e politiche, circa le quali le divergenze d’opinione non ci toccano. Anzi, queste concorrono a chiarire le cose, poiché, se su queste questioni esistono differenti punti di vista, sappiamo che questo conflitto condurrà inevitabilmente a una scelta: voler essere o no allievo della Scuola Spirituale nel senso 184
più profondo della parola, voler percorrere o no il cammino della Rosacroce. Nessun campo di lavoro ha interesse a vedere accumularsi in sé tensioni dovute a divergenze d’opinione. Coloro che desiderano avvicinarsi al campo di lavoro della Rosacroce devono riflettere prima di cominciare. Una concezione chiara è indispensabile; se doveste contestare qualche punto di vista da noi adottato, sarebbe preferibile non seguirci. La Rosacroce è una scuola che diffonde l’Insegnamento Universale, il quale non può essere messo in discussione. Non è infatti la nostra opinione che vi presentiamo ma la filosofia della Rosacroce d’Oro. Che voi riteniate questo insegnamento troppo spinto o troppo primitivo, pericoloso o liberatore, poco importa. Noi dobbiamo entrare in contatto ed è questo l’importante - con coloro che appartengono al nostro campo di lavoro, i quali verranno malgrado tutto. Come abbiamo detto spesso, ci troviamo in piena rivoluzione mondiale e i prossimi anni saranno marcati da violente perturbazioni. Quanto accadrà sarà tale da suscitare l’interesse generale. Teste e braccia saranno mobilitate in vista di un’incessante attività sul piano orizzontale e avremo l’impressione di non poterci sottrarre a tali cose. Tuttavia la Rosacroce dà ai suoi allievi il seguente consiglio: «Non partecipate a questo violento turbinio di attività dialettiche, non gettatevi in questo fuoco dell’annientamento, ma riservate le vostre capacità, le vostre forze e la vostra vitalità per il lavoro che la Scuola Spirituale vi richiede». Questo lavoro sarà molto concreto, vitale e ben visibile. Dobbiamo comprendere bene che non si tratta affatto di sottrarsi alla vita dialettica e che l’atteggiamento della Rosacroce circa queste cose non è altro che la conseguenza del cammino che essa annuncia e insegna ai suoi allievi; questo cammino li induce a «essere nel mondo senza tuttavia farne parte». L’allievo deve tendere innanzitutto a non essere più 185
di questo mondo, poiché solo così può manifestarsi e agire nel mondo secondo le esigenze della Gerarchia. Allora è un maestro, un possessore della Pietra. In quello che viene chiamato il «Diploma di Bacstroem», antico documento di ammissione nella Fraternità della Rosacroce che risale all’anno 1794, leggiamo: «Prometto solennemente - nel caso in cui divenissi un maestro, un possessore della Pietra - da un lato di non assistere, aiutare o sostenere mai con oro o con argento alcun governo, principe o sovrano, sotto qualsiasi forma, eccetto quella del pagamento delle tasse, dall’altro di non aiutare mai un partito o una classe di un determinato popolo a fomentare un’insurrezione contro il governo. Rimetterò gli affari pubblici e i decreti al governo di Dio, che susciterà gli eventi predetti nell’Apocalisse di Giovanni, eventi che stanno avvicinandosi rapidamente. Non mi immischierò negli affari dello stato». Alla semplice lettura di questa dichiarazione di principi appare già evidente che una persona con ideali umanitari o clericali non può essere d’accordo con questo programma. Le sembrerà troppo neutro. Il possessore della Pietra tuttavia non è né conservatore né reazionario, non guarda né a destra né a sinistra. Si mette, con i suoi doni spirituali (rappresentati, nel diploma citato, dall’oro) e con quelli dell’anima (raffigurati nell’argento), al servizio esclusivo del Regno di Dio, cioè conosce il lavoro della Gerarchia di Cristo nella dialettica e lo serve. Essendo al servizio del Regno di Dio, egli non sostiene alcuno sforzo nato da una cerchia di pensieri dialettici. Si tiene lontano da ogni sviluppo politico, sociale ed economico di questo mondo e quindi da qualsiasi governo, che ne è l’espressione, il riflesso e il simbolo. Il possessore della Pietra vede dall’alto, nel campo di vita dialettico, una folla brulicante che lotta in questo inferno alla ricerca di una via d’uscita che esiste, di una luce che esiste, di una soluzione che esiste. Egli constata l’esistenza 186
di uno stato di follia, vede il deragliamento della macchina mondiale, ma non si mette a gridare con le orde prigioniere dell’illusione, non si mette un’etichetta dialettica sul petto; si prepara invece a lavorare in questo inferno secondo quanto gli comanda il Regno di Dio, la Gerarchia di Cristo, in modo assolutamente responsabile, gnostico e scientifico. Ciò può essere realizzato ovunque. Conosciamo dei fratelli che a un dato momento hanno difeso delle idee profondamente umanitarie che possono avere delle conseguenze molto particolari; ma vi sono anche dei fratelli che a un certo momento hanno svolto la loro attività in campi nettamente conservatori, liberali e capitalisti. Ne conosciamo anche in Unione Sovietica, nonché nel campo anarchico e in quello puramente ortodosso. Tutti lavorano assolutamente liberi senza, per questo, compromettersi e potendo sempre ritirarsi al momento opportuno. Una lotta vasta e intelligente è così condotta in vista della liberazione dell’umanità, una lotta che potrebbe essere qualificata antidialettica. Per questo nessun fratello si lascia vincolare o frenare da obiettivi o idee dialettiche. Attraverso l’attività, in questo mondo, della Gerarchia della Fraternità Universale, Cristo diviene ed è realmente uno di noi; senza tuttavia appartenere in alcun modo e sotto alcun rapporto a questo mondo. Il suo regno infatti non è della dialettica! Il maestro della Pietra si trova al suo servizio e segue quindi le sue tracce. Lavora nella dialettica perché il Regno dei Cieli dev’essere popolato di uomini di questo mondo, perché l’uomo è caduto da questo regno e deve ritornarvi. Accade però che, essendo il maestro della Pietra, i suoi collaboratori e il suo campo di forza attivi nella materia, tutti vogliono servirsi di loro per i propri fini. Cercano di convincerli dicendo loro: «Se pretendete di servire l’amore, la bontà, la verità e la giustizia, la libertà, l’uguaglianza, la fraternità e la non violenza, allora lavorate e applicatevi a queste cose con noi!». 187
Ma gli operai della Scuola Spirituale non lo fanno. Essi seguono la loro strategia: vivono in questo mondo senza essere di questo mondo. Quanto precede ci fa capire che i gruppi che perseguono un fine dialettico si avvalgono tutti del nome di Cristo per il loro interesse particolare; tutti vi trovano una qualche giustificazione, dall’estrema sinistra all’estrema destra. Ciò spiega anche il perché si pensi di poter impiegare un po’ ovunque il nome di Rosacroce; immaginando che il nostro insegnamento possa essere applicato in tutti i sensi. Ripensando alle nostre esperienze, vediamo chiaramente come abbiano sempre tentato di attirarci in ogni direzione, facendoci osservare che «questo andava bene ma doveva essere rafforzato» o che «quest’altro era sbagliato e dovevamo addolcirlo». «In questo siamo d’accordo, ma non in quello». Lanciano contro di noi ogni possibile accusa. Qui ci elogiano e là vogliono darci una lezioncina, ecc. Possiamo assicurarvi che la Rosacroce non si lascia minimamente influenzare da questi modi di agire. Noi serviamo il Regno di Dio e lavoriamo di concerto a una rivoluzione spirituale totale. La nostra azione è antidialettica e così radicale che nessuno può essere più radicale di noi. Il radicalismo più estremo della dialettica è assai moderato rispetto al radicalismo del vero e vivente Cristianesimo. La Gerarchia di Cristo, grandioso e vivente organismo, non è di questo mondo; ma è in questo mondo per conquistarlo veramente. Lungo i secoli certi gruppi l’hanno perfettamente compreso; per questo le tracce del lavoro di Cristo in questo mondo sono copiosamente impregnate di sangue. Lo ribadiamo con insistenza: tutti i pro e i contro ci lasciano assolutamente indifferenti. Chi ci comprende veramente viene verso di noi e collabora con noi. Chi non vi riesce, non potendo penetrare il senso di questa idea, non può venire con noi né aiutarci. Il lavoro sarà 188
allora realizzato senza di lui, sebbene - in ogni caso anche per lui. La Gerarchia di Cristo ha vari compiti da assolvere in questo mondo. Essa ha fondato una Scuola Spirituale per guidare sul cammino quanti sono idonei e desti, per attirare in questo cammino tutti coloro che possiedono la reminiscenza. È questo un lavoro di risurrezione, ma sono necessari anche un lavoro di annientamento e uno di preservazione. L’ordine dialettico originale è mantenuto grazie al movimento degli opposti; ma la natura dinamica dell’uomo non si accontenta di essere mantenuta in movimento dalle opposizioni e ciò crea una situazione estremamente drammatica. All’uomo non resta perciò che un unica via d’uscita: la via della risurrezione, cioè «alzarsi e ritornare al Padre». Se non lo fa, entra ineluttabilmente in una via degenerativa. Si sviluppano allora il satanismo e la follia; e con le loro più sinistre conseguenze. Invece della liberazione della dialettica, tramite il suo superamento, ha luogo una caduta fuori della dialettica, una caduta verso un piano di vita inferiore, verso un abisso ancor più profondo. Questo abisso, questo nadir, è però ancora uno stato relativo, poiché, se l’umanità del nostro campo di vita venisse abbandonata al suo destino, ne risulterebbe inevitabilmente una caduta ancora più profonda e, in tali condizioni, definitiva. Si pensi a questo proposito per esempio alle scimmie antropomorfe che una volta furono degli uomini. E vi sono delle entità che non possono nemmeno più esprimersi in questo modo; sono cadute in uno stato così spaventoso che sono, a nostro avviso, perdute senza speranza. Per impedire che questa fine atroce sia la sorte di tutta l’umanità vivente nel campo di vita attuale, viene applicato un sistema: lo spargimento di sangue secondo la natura. Davanti all’imminenza di una caduta più 189
profonda, le circostanze del momento sono sfruttate per un versamento di sangue secondo la natura, al fine di diminuire le tensioni esistenti. Questo versamento di sangue secondo la natura ha luogo innanzitutto con la morte come fenomeno naturale. Ciò però non è sufficiente. Vari incidenti e catastrofi accadono per causare un maggior numero di morti. Ma alla lunga neppure questo è sufficiente. Allora vengono le guerre, che rendono il versamento di sangue più intenso, più considerevole e generale, senza che, nonostante tutto e alla lunga, anche questo sia sufficiente. Quando, su questa via degenerativa, tutti i mezzi di salvaguardia sono esauriti, l’intera umanità è eliminata nella maniera più radicale. Solo una rivoluzione cosmica, con tutte le sue conseguenze in ogni campo di esistenza, può allora apportare la soluzione. La storia del mondo dimostra questo metodo. Il Logos lascia sparire interi continenti. L’epoca delle guerre - il vecchio metodo - è passata; ci troviamo all’alba di una grande pulizia cosmica, all’alba di un immenso lavoro di distruzione e di preservazione intrapreso dalla Gerarchia di Cristo. Così appare ancora una volta chiaro che Dio non lascia perire l’opera delle sue mani; questa è la ragione per cui è chiamato Dio della collera, «che punisce l’iniquità dei padri nei figli, fino all’ennesima generazione»; questa è l’eterna legge dell’amore. Possiamo così vedere che si sviluppano attraverso la Scuola Spirituale due processi: un processo di risurrezione e un processo di preservazione, ambedue in vista della liberazione. Essi testimoniano della realtà delle parole di Cristo «sono venuto per una risurrezione o per una caduta». Ecco perché Cristo è stato ed è sempre vincitore. Ciò significa che chi non può pervenire alla risurrezione non è mai abbandonato a se stesso; ma è, per la sua salvezza, annientato secondo que190
sta natura, eventualmente insieme a milioni di altri uomini. Se qualcuno dicesse «potete immaginare Cristo con un fucile?», la nostra risposta sarebbe «no!». Tuttavia possiamo raffigurarcelo come la personificazione della legge universale, alla quale egli unisce il nostro essere mediante la comunanza del sangue; e questa legge, la legge del Regno, agisce con un processo di demolizione secondo la natura, cioè in maniera rigeneratrice, per una risurrezione, o in maniera degenerativa, per una caduta. La Fraternità Universale lavora giorno e notte al fine di vivificare per tutti la prima di queste attività della legge universale. Se questa non potrà toccare tutta l’umanità (e in effetti non lo potrà), il resto dell’umanità sarà afferrato dalla seconda attività; e noi diciamo «Dio ne sia lodato!», perché questo eviterà all’intera umanità una fine spaventosa e terribile. Insomma, l’allievo che percorre il cammino si mette al servizio del Regno di Dio e della Fraternità Universale di Cristo. Si pone in mezzo agli avvenimenti mondiali in nome di questo regno e secondo il compito che gli è affidato. È possibile tuttavia che qualcuno dica: «Faccio questo in nome del Regno di Dio. Sono un inviato. Aiutatemi quindi e fate come me». Se uno è veramente un allievo di buona fede della Scuola Spirituale e ha una missione da compiere, non dirà mai una cosa simile; tacerà. Potrà chiedere e ricevere aiuto soltanto da coloro la cui coscienza è nobilitata dalla comprensione. Dove v’è comprensione non vi può più essere divergenza di opinioni. Tutto il resto è sfruttamento. Pertanto la Scuola della Rosacroce è una scuola che guida gli uomini verso la comprensione. Solo la comprensione infatti conduce alla perfetta collaborazione. Non abbiamo niente a che vedere con una fede basata sull’autorità.
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Capitolo XXIII I NOSTRI RAPPORTI CON LE CORRENTI ESOTERICHE
Nella nostra letteratura avrete forse letto che la Rosacroce lavora per l’umanità; ma non con essa. Chiunque voglia riflettere su questo punto lo comprenderà. Per coloro che non vi riflettono - e non arrivano perciò a comprenderlo - il contatto con la Rosacroce deve essere molto deludente. La Rosacroce infatti non può essere associata al campo di vita dialettico sotto alcun rapporto né può dipendere da esso. Per questo ci trovano intolleranti, o particolarmente stupidi e pazzi o freddi e insensibili o di tendenza antiocculta o arroganti. Quando parliamo di Rosacroce intendiamo qualcosa di diverso dal Lectorium Rosicrucianum. Il Lectorium è solo un punto d’incontro in cui l’umanità e la Rosacroce, l’umanità e la Vita Originale, stabiliscono il loro primo contatto. Nel suo incessante sforzo teso a fare del punto d’incontro un punto di unione, può darsi che la Rosacroce segua, per ragioni di strategia, sentieri apparentemente strani e imprevisti. La maggior parte del pubblico sarebbe estremamente sorpresa, se conoscesse la Rosacroce qual è realmente. Attraverso i secoli e con determinati fini l’attenzione è stata attirata sul nostro lavoro; ci hanno criticato e attaccato, e continuano a farlo. Se avessero conosciuto veramente la Rosacroce, non avrebbero mai pensato di farlo né lo farebbero attualmente. Ci avrebbero lasciati in pace, ritenendoci 192
«un caso disperato». Essere considerato un caso disperato è una situazione ideale per un operaio della Scuola, poiché allora nessun cane ringhioso gli abbaia e lo morde ed egli fruisce della quiete necessaria a percorrere il suo cammino impersonalmente. Vi sono avversari che vi vogliono convertire a ogni costo e lo fanno così gentilmente che non potete respingerli. Vi sono anche avversari che, con intelligenza e la più raffinata astuzia, tentano di danneggiare il lavoro. Gran parte del tempo e molta energia sono così perduti a neutralizzare tali perturbatori e seminatori di cattive erbe. In fondo ciò nasconde un vero dramma. Il Sinedrio, il Consiglio dei Giudei che condannò Gesù, è presentato talvolta come composto dai più grandi malfattori. Nulla tuttavia è meno certo. Questo consiglio giudaico presentava una perfetta somiglianza con l’attuale Sinodo Generale. Questi signori non fingevano affatto quando si strappavano i vestiti davanti all’infamia che credevano di trovare in un uomo come Gesù. Erano teologi convinti, intellettuali molto colti, religiosissimi, autoritari. L’élite del popolo ebraico era riunita là e accusava Gesù di essere un «fomentatore di disordini». Costui voleva fondare un Regno che non era di questo mondo! Giuda ricevette del denaro dal Gran Sinodo giudaico per cercare di agganciare Gesù al loro carro dialettico. Un simile aiuto sarebbe stato un formidabile contributo, poiché i membri del Gran Sinodo miravano alla restaurazione del Regno d’Israele. Gesù frattanto si poneva alla testa di uno sviluppo religioso che non poteva dipendere in alcun modo dalla dialettica né da una sfera celeste, dal mondo celeste verso cui il Gran Sinodo voleva dirigere i suoi adepti. Per cui Gesù era per il Sinodo come un lupo in mezzo al gregge: un grande pericolo! Anzi un pazzo, perché rifiutava di mettersi al servizio della chiesa! 193
Più tardi Mani non agirà diversamente da Gesù. Per anni Agostino cercò il regno di cui Mani parlava. Esigeva indicazioni, prove, esercizi; ma non li ricevette. Ricevette solo l’insegnamento. Mani subì quindi la stessa sorte di Gesù. Neppure lui fu lasciato in pace dal sinedrio del suo tempo. La quiete alla quale ogni operaio aspira, la quiete che permette di coltivare la vigna, non venne. Gesù, il Gran Maestro della Gerarchia, fu, per Mani, un esempio. La realtà inclusa nelle parole di Cristo è: «Non sono venuto a portare la pace, ma la spada». La Rosacroce afferma di lavorare per l’umanità ma non con essa; queste sono parole prudenti. Sappiamo però che la lotta sorge inevitabilmente, nessuno vi sfugge. Le parole «ed era per essi una pietra d’inciampo» saranno vissute da tutti. Già nei capitoli precedenti si saranno certamente presentati simili momenti, anche se non era nostra intenzione. Vi sono persone che si rendono intenzionalmente sgradevoli perché lo credono necessario; ma non è il nostro caso. L’irritazione nasce in modo naturale dall’incontro dell’Insegnamento Universale dell’Ordine di Dio con l’uomo dialettico. Per natura voi pensate in modo assolutamente differente dalla Rosacroce; siete del tutto diversi e ciò può dar luogo a un conflitto. Qualsiasi religiosità di questo mondo, qualsiasi scienza o umanitarismo o arte in questo mondo provengono esclusivamente dal campo di vita dialettico di questo mondo. Le chiese, le università, i templi dell’arte, la letteratura e i fatti lo dimostrano più che abbondantemente. Le chiese propongono dogmi, la scienza delle ipotesi, l’arte dei canoni, l’umanitarismo degli ideali; e il risultato è attestato dai fatti. Abbracciando con un colpo d’occhio l’intero campo dell’attività dialettica, troviamo ovunque lo stesso fondamento, la stessa speranza, la stessa aspettativa: 194
- ciò deve ancora accadere; - si trova in lontananza; - arriverà in futuro; - siamo sulle sue tracce, cerchiamo; - stiamo per raggiungerlo, lo realizzeremo ... Su tale base si sviluppano varie ipotesi di lavoro. Tutto ciò è l’immagine dell’uomo nel suo sforzo culturale, dell’uomo spinto dalla sete inestinguibile di ciò che non possiede. La Gerarchia invece dice: - ciò non deve ancora accadere, poiché è; - non si trova lontano; - non arriverà in futuro; - il Regno dei Cieli è in voi, - è presente nel vostro campo di vita microcosmico! Nella vita dialettica non si può costruire nulla che, presto o tardi, non sia distrutto. Per questo nulla quaggiù è assoluto: nessuna verità è assoluta, nessuna forma è assoluta, nessun metodo è assoluto, nessun amore è assoluto. Quando l’inevitabile cristallizzazione naturale si manifesta nell’uomo, in ciò che crede di possedere come verità, nella sua statura corporale, nella sua maniera di vivere, nei suoi affetti, appare allora un’orribile caricatura; la vita diventa un inferno e l’uomo un corpo senz’anima. Il processo di cristallizzazione comincia già tre mesi dopo la nascita del bambino! Gli uomini che prendono coscienza di questa atroce realtà aspirano a staccarsi da tutto, perché vogliono divenire senza forma, senza metodo e senza affetti. Tuttavia questo è solo un tentativo di ignorare o negare la realtà della dialettica, di sfuggirla. Tale tentativo deve fallire, perché la coscienza dialettica è incapace di rinunciare a se stessa con la propria forza. Non v’è via d’uscita, se non quando si ha il coraggio di approfondire l’essenza di questa natura e, affrontando la 195
cristallizzazione e la pietrificazione dovute all’influenza delle forze naturali, si pianta la scure nel proprio essere, realizzando così l’annientamento dell’io nella forza di Cristo. Quando incontrate nella vostra vita la vera Rosacroce, constatate che essa non vi mette mai in contatto con un metodo o con ciò che si suole chiamare la magia. Quando qualcuno vi sottomette a un metodo magico o vi indica una via magica, la Rosacroce è assente. La Rosacroce presenta, come base di ogni sapere, un insegnamento concreto; i valori magici restano totalmente astratti. La magia, certo, è presente; ma nessun indegno, nessuna persona cioè che non vi sia ancora nobilitata, può impossessarsene o comprenderla. Anzi, la magia non s’impara, non può essere né studiata né descritta né abbozzata. Non appena un uomo partecipa al nuovo regno, diventa un mago. La magia è per lui uno dei sensi. È tuttavia pericoloso voler spiegare le proprietà di questo senso a una persona che ancora non lo possiede e non può possederlo. Per questo, quando qualcuno ci chiede «Raccontatemi come avviene questo o quello», noi ci mettiamo immediatamente in guardia (supponendo che gli si possa rispondere). Non si può possedere la Luce prima di aver passato la porta. La Gerarchia irradia in questo mondo una verità. Questa verità contiene qualcosa di fondamentale che non può essere interpretato in due modi differenti. Quando lo afferriamo, la verità ci si manifesta un po’ più profondamente, fino a un determinato limite. Poi dev’esservi una risposta da parte dell’allievo; non in parole, ma in atti! L’allievo deve penetrare con questi atti fino alla verità stessa. Ora, cosa facciamo in genere? Restiamo davanti all’atto senza compierlo e afferriamo della verità solo la veste esteriore; vi ricamiamo sopra varie interpretazioni, forme e metodi, mutilando così la veste. La verità, in quanto realtà della Luce, rimane in tal modo nascosta. 196
Questa è la realtà che determina i rapporti della Rosacroce con i gruppi esoterici. Questi cercano sempre di forzare con la magia il trionfo della dialettica sulla Statica. Tutti i gruppi esoterici propongono degli esercizi magici, una scienza della magia, ecc. La Rosacroce invece dà una sobria ma chiara spiegazione della verità, universalmente diffusa e non interpretabile dialetticamente. Pone i suoi allievi davanti a un comportamento di vita in armonia con il nucleo fondamentale della verità. Può accadere naturalmente che qualcuno si immerga nell’insegnamento animato da un ardore di possesso; ciò non potrà però durare molto. L’esigenza della Scuola, che lo pone di fronte alla realizzazione della verità nel suo essere, lo costringerà ad accettare l’esigenza o a ritirarsi. In tal modo egli non sarà mai ingannato né condotto su strade traverse. Ricapitoliamo quanto è stato detto. Due vie si presentano: - da una parte l’insegnamento della verità vivente; che spinge al cambiamento fondamentale, da cui nasce lo sviluppo del Regno dei Cieli in voi; questa è la Rosacroce; - dall’altra l’erudizione degli scribi e dei dottori della legge, l’imprigionamento nell’illusione; o la magia e gli esercizi; questo è il mondo.
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Capitolo XXIV LA PREGHIERA
Nella vita dell’uomo, la preghiera ha subito una grande degenerazione. Per molti è divenuta un’abitudine fondata sull’idea «se anche non fa bene, non fa certamente male». Per altri è una pratica mistica che dev’essere mantenuta per rispetto alla tradizione religiosa trasmessa di generazione in generazione. Nessuno conosce tuttavia il fenomeno della preghiera né sa ciò che effettivamente accade o deve accadere quando si prega. In seno al protestantesimo si prega molto. Certi predicatori arrivano a stabilire veri record di preghiere che però impressionano ben poco i fedeli; anzi creano una sensazione di forte noia o di sorpresa per la loro emotività. Vi sono poche eccezioni a questa regola. Anche i Rosacroce conoscono la preghiera; ma non la praticano con emozione mistica o come espressione di sentimenti di rispetto e ancor meno come un’abitudine. Essi hanno rotto completamente e radicalmente con tutte le forme abituali. La preghiera del Rosacroce si basa sulla conoscenza di un processo cosciente. La preghiera è infatti un’invocazione magica e non v’è preghiera che non sia esaudita, sebbene non nel senso in cui suppone la massa. Quando preghiamo intensamente, noi pensiamo, vogliamo, desideriamo. Si tratta dunque di un’attività del triangolo di fuoco umano, attività che conduce a una 198
creazione. Quando preghiamo, desideriamo qualche cosa che afferriamo razionalmente; che sosteniamo con il sentimento e che dinamizziamo con un impulso all’attività. Il tutto è unito al nostro sangue e suggellato con le parole pronunciate; il «fiat» creatore, la preghiera magica. Questo processo può essere analizzato perfettamente e scientificamente ed è comprensibile che la qualità della nostra preghiera, cioè la natura dei nostri desideri, dei nostri obiettivi, della nostra mentalità, del nostro stato psicologico - insomma lo stato presente del nostro essere determini il risultato della preghiera. Un risultato è ineluttabile, perché il nostro appello magico sale come una forza, come una vibrazione, come un’unità creatrice, verso la sfera che concorda con la qualità della preghiera. La preghiera attira le forze di questa sfera e il risultato sarà del tutto conseguente. Se invochiamo Dio, Cristo o lo Spirito Santo sulla base del nostro stato primitivo inferiore e mossi da un desiderio egoistico, attraverso la magia nera intrinseca alla nostra preghiera evochiamo e attiriamo delle forze parimenti egoistiche. Stiamo invocando il dio della nostra immaginazione, la forza della nostra natura primitiva, e questo dio reagisce, risponde. In tal modo la nostra preghiera è sempre esaudita, benché non sempre secondo il nostro gusto e la nostra intenzione. La Bibbia ci mette in guardia contro questa sorta di magia nera con il noto comandamento: «Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra». (Dt 5,8) Si può parlare di un cono o di una piramide di preghiere che s’innalza quando si prega. Questo cono vibra ed è colorato in concordanza con la qualità del nostro essere intimo. La preghiera è quindi spesso molto pericolosa, poiché ogni magia incompresa si ritorce contro di noi. In questo modo otteniamo sempre ciò che non ci aspettavamo o il contrario di ciò che speravamo. 199
Nella vita il più delle volte accade che cominciamo noi stessi a rovinare fondamentalmente le cose e i loro rapporti, creando così un disordine totale. Quando la situazione da noi creata si presenta senza via d’uscita, ci mettiamo a pregare dicendo: «Dio mio, aiutami!». Ma già la semplice invocazione «Dio mio!» si rivolge contro di noi. Infatti Dio non è il servitore della nostra natura primitiva e animale! La risposta è quindi in concordanza con ciò che meritiamo e noi riceviamo così una duplice porzione. Tutti comprenderanno chiaramente quanto indesiderabile sia una simile magia. Attiriamo specialmente l’attenzione sulla magia della preghiera nella chiesa cattolica romana. La chiesa romana ha conseguito e conservato molte cose con la preghiera. Vi si prega il dio cattolico romano e la gerarchia della sua chiesa nell’aldilà, non il Signore di ogni vita e la sua Gerarchia. Di qui l’uso di varie specie di libri di preghiere preformulate, per assicurare a ogni costo il vincolo tra la massa e il dio invocato. A tal fine viene mantenuto un grande pantheon di santi e ai credenti si prescrive, contati sugli acini di una corona, un certo numero di «Pater noster» e di «Ave Maria». Con queste pratiche si rafforza l’intensità della preghiera e si fa appello alle potenti organizzazioni cattoliche romane dell’aldilà, in modo da mantenere il gregge unito. Ciò ci fa pensare anche alle preghiere per i morti e al sistema delle immagini religiose. Tali preghiere disturbano seriamente i defunti che tentano di liberarsi dal giogo della chiesa, poiché con esse viene continuamente vivificato il sacramento dell’estrema unzione. I preti esortano la massa religiosa a pregare frequentemente ed è comprensibile, perché la magia del culto, i sacramenti e la magia della preghiera sono tutti mezzi destinati a mantenere l’unità della chiesa. Il lettore comprenderà facilmente quanto questa magia sia dialettica e quanto la preghiera sia in tal modo abbassata a un livello inferiore. Come abbiamo detto, in seno al protestantesimo si prega 200
molto. Tuttavia, per mancanza di unità, il protestantesimo non ha una sua gerarchia nell’aldilà ed è così esposto a numerose forze della sfera riflettrice. Anche la gerarchia romana sconfina in questo terreno e vi raccoglie più successi di quanto si possa immaginare. La grinfia romana è presente anche nel Sinodo Generale! In genere quattro moventi spingono l’uomo ad agire al fine di mantenere la sua natura dialettica autoconservatrice: l’amore, la ricchezza, il potere e la gloria. Da questo amore l’uomo è spinto verso la vita sessuale, spinto a vivere solo per la sua razza, la sua discendenza, il suo popolo, la sua famiglia, la sua casa, la sua persona, i suoi figli, i suoi beni. Il desiderio di ricchezza si esprime per esempio nei suoi sforzi per guadagnare denaro, nelle premure per la sua vecchiaia, per assicurarsi una pensione, nell’esercizio di vari studi, nell’arrivismo e nell’ambizione di vedere i suoi figli elevarsi nella scala sociale. Il desiderio di potere si esprime, fra l’altro, nello sforzo di conservare la propria posizione, nel desiderio di farsi rispettare, nel cercare di raggiungere i propri fini con tutti i mezzi, nell’illusione di voler essere qualcuno. Il desiderio di gloria si esprime per esempio nella grande importanza che si dà agli avvenimenti storici nazionali, alla gloria militare, alle decorazioni, allo sport, all’arte, ecc. La vita di preghiera degli uomini è totalmente conforme a queste motivazioni, oltre a tutte le miserie dialettiche, interiori ed esteriori, che spingono l’uomo angustiato a pregare semplicemente per la propria conservazione. Tutto ciò non ha il minimo senso per l’uomo arrivato alla comprensione. Questi prega per il bene spirituale del suo essere; la sua preghiera ha per oggetto il bene dell’umanità e scaturisce dall’altruismo, non dall’egoismo. Egli prega: - per l’amore che abbraccia tutto e tutti, - per la ricchezza di poter servire veramente, sulla base della pienezza di un possesso interiore, 201
- per il potere di aiutare a liberare l’umanità dalla sua angosciosa miseria, - per la gloria di divenire ed essere un uomo tale che gli atti della sua vita, manifestino la gloria di Dio. La vera invocazione magica, la preghiera del vero allievo, risponde all’esigenza di non chiedere mai nulla per sé. È la resa perfetta al comandamento divino «cercate innanzitutto il Regno di Dio e tutte le altre cose vi saranno date in più»; è abbandonarsi in un’assoluta fiducia nella direzione divina. E l’allievo finisce con il constatare che la qualità e la forza della sua preghiera dipendono dalle sue disposizioni interiori secondo la coscienza, l’anima e il corpo. Pertanto «vive la vita» con tutte le forze presenti in lui.
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Capitolo XXV LA BIBBIA
Vorremmo in questo penultimo capitolo esporre il nostro punto di vista sulla Bibbia. La Bibbia è considerata dai Rosacroce come il compendio della vita. Nella «Confessio Fraternitatis» i Rosacroce classici ne testimoniano in questi termini: «coloro che fanno della Bibbia il filo conduttore della loro vita, l’oggetto più sublime della loro aspirazione alla conoscenza e il compendio dell’universo sono a noi vicinissimi e perfettamente simili». Per noi la Bibbia rappresenta l’Insegnamento Universale. Questa è la ragione per cui questo santo libro è tenuto costantemente aperto nei nostri templi quale focolaio spirituale. Possano queste affermazioni essere sufficienti per provare il valore che attribuiamo a questo libro! È bene tuttavia sapere su quali basi poggia il nostro rispetto. È un tema attuale, poiché molti vorrebbero familiarizzarsi con la Bibbia ma non possono, per varie ragioni: - a causa della natura e dell’influenza della critica storico-materialistica moderna; - a causa del caos che, per incomprensione e falsa interpretazione dei testi biblici, è nato nel pensiero e nei sentimenti dei credenti; - a causa dell’atteggiamento dei teologi, - a causa delle mutilazioni e delle interpolazioni subite 204
dai testi originali. Ve ne sono molti inoltre che sono turbati da ciò che leggono in altri libri sacri, ricevendo l’impressione che certi passi biblici siano estratti da questi libri. La massa è costretta a perdere il contatto con la Bibbia a causa del modo di fare dei teologi, che pretendono di conoscere e comprendere la Bibbia e si attribuiscono quindi il diritto di interpretarla. Il teologo ragiona così: «Sono capace di leggere la Bibbia nella lingua originale e la teologia è una scienza universitaria». È su questi argomenti che i teologi fondano i loro titoli e il loro diritto di autorità nell’esegesi biblica. La maggior parte delle critiche si levano proprio contro la teologia, questa pretesa scienza della Bibbia. Molte di queste critiche e il conseguente rifiuto sono perfettamente giustificati e ciò è d’altronde avvertito anche in certe cerchie teologiche. Per questo vi sono tante cerchie e tendenze teologiche che si combattono senza tregua e v’è sempre una teologia alla moda che si occupa di una nuova interpretazione in voga. Attualmente le più popolari sono soprattutto la teologia del professore svizzero Karl Barth e in Olanda quella del professor Kraemer. In questi ultimi anni si era così assorbiti dalla lotta teologica e questa era così profondamente radicata nel popolo che ci si era del tutto dimenticati della vita. La chiesa era diventata sempre più la chiesa dei preti e dei pastori e non era certo più la chiesa del popolo. Il prof. Kraemer è riuscito a neutralizzare in parte il dominio dei preti e dei pastori per ritornare alla chiesa per il popolo. La base di questo lavoro è il Signore della Chiesa; che non si conosce; e la Bibbia, che non si conosce. I teologi militanti, vedendo che la loro influenza sul popolo stava diminuendo, divenuti ansiosi davanti al grido del dopoguerra «giù le maschere, signori!», si sono messi d’accordo; ma questo non è che un vano tentativo di posticipare lo smascheramento. 205
Da vari anni sono occupati, su iniziativa del professor Barth, in quella che è chiamata la «teologia dialettica», una teologia ispirata alla filosofia di Hegel che parte dalla constatazione che tutto in questo mondo è soggetto alla legge dell’apparire-brillare-sparire. È per questa stessa ragione che noi parliamo di ordine «dialettico». La suddetta teologia dialettica parte dalla convinzione che, secondo le circostanze, il punto cardinale debba essere portato su altri aspetti della teologia, per stabilire un contatto con la psiche popolare del momento. Con ciò si vuol dire che oggi si esige un profeta, domani un sacerdote, dopodomani un culto, il giorno seguente una manifestazione sociale del vangelo, il giorno appresso il ritorno del Cristo, ecc. Si tratta dunque, secondo questa teologia, di adattarsi intelligentemente alle necessità relative alla situazione psicologica del momento. In tal modo, come in una ruota che gira, ogni raggio si trova alternativamente e in alto e in basso... Questa teologia è una vera truffa, ed è perfettamente evidente che una simile falsità, una così grande slealtà, debba provocare un rifiuto radicale. Neghiamo che un teologo possa penetrare l’essenza della Bibbia sulla base della sua formazione universitaria. Può darsi naturalmente che un uomo, istruito o iniziato nell’Insegnamento Universale, sia nel medesimo tempo un teologo o debba agire in questa qualità come «inviato fra i pagani». Pensiamo qui al professor A.H. de Hartog, detestato, disonorato e oltraggiato dai suoi colleghi. È anche possibile che un teologo sia nello stesso tempo un mistico, un vero credente, un uomo dal cuore pieno di amore e di dedizione, che si consacra totalmente a una comunità. Si mette davanti al suo dio pieno di rispetto e di devozione e confessa pienamente la sua fede; ma senza comprendere, semplicemente come un servo. A causa della sua calda umanità, per la sua comunità è un pastore; ma in quanto teologo non ha il minimo valore. Che questo uomo 206
sia maomettano o stregone è perfettamente lo stesso, cioè un pastore molto apprezzato. Cristo dice: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente». Forse si pensa qui alle capacità intellettuali dell’uomo biologico, all’istruzione universitaria, alla conoscenza enciclopedica. Ma qui sta il punto debole, poiché Cristo non si riferiva affatto a questo allenamento razionale. Sebbene la Bibbia - e in particolare il Vecchio Testamento - sia un esempio sorprendente della maniera estremamente raffinata e spaventosa con cui le forze tenebrose hanno sempre abusato delle più sublimi verità divine, manipolandole e unendole a menzogne e falsificazioni, questo libro è, nell’essenza della sua saggezza eterna, una manifestazione dell’Insegnamento Universale. Come tale non è l’Insegnamento Universale, ma testimonia di questa vivente verità di Dio. Quando la «Confessio Fraternitatis» afferma che «l’Insegnamento Universale discese con Adamo al momento della caduta», intende dire che la forza divina liberatrice che si fa conoscere come Spirito Santo, non ha mai abbandonato l’uomo. Questo Spirito Santo si manifesta attraverso i tempi in vari modi nelle Sacre Scritture. I libri santi costituiscono la veste della verità, sono una concessione dialettica fatta all’umanità caduta e in essi lo Spirito Santo diviene uno di noi. Si può però profanare e mutilare questa veste in tutti i modi possibili; ed è ciò che è stato fatto. Tuttavia, essendo ricoperto dalla veste, l’essenziale non può mai essere violato; e questo è l’importante; si può infatti diffamare una persona nella sua forma fisica senza con questo poterla minimamente attaccare nella sua realtà spirituale profonda e radiante. L’allievo può ora comprendere l’unità della Lingua Sacra. Tutti i libri di saggezza dell’umanità formano una comunità. Attraverso di essi si manifesta un unico metodo 207
progressivo di manifestazione; per questo vi sono molti punti di analogia fra questi vari libri ma anche numerose divergenze, spiegabili con il progredire della manifestazione. Le persone che sanno riflettere non devono mai perdere di vista questo fatto. È inevitabile che un uomo totalmente dialettico sia ingannato dalla forma apparentemente dialettica, cioè dall’apparenza esteriore. Per questo le Sacre Scritture non hanno mai potuto essere destinate alla grande massa. Nella loro veste pura sono incomprensibili per coloro che non si sono elevati alla loro comprensione; Iside rimane loro velata. Quando sono avvolte in vesti impure, le conseguenze sono più gravi. La Bibbia può essere considerata anche come un’opera culturale così come si può prendere come base di cultura un dato libro importante o una data forma d’arte o una data scienza. Ma questa base culturale e la cultura che ne deriva non potranno mai presentare aspetti liberatori. Per questo siamo contro l’uso comune della Bibbia e specialmente contro il suo impiego popolare in uso nei circoli esoterici, in cui si cerca di dimostrare e di insegnare tutto mediante la Bibbia, come se fosse «malleabile come cera». Possiamo avvicinarci alla Bibbia solo attraverso la Scuola Spirituale e attraverso coloro che hanno ricevuto un insegnamento spirituale; che sono cioè «istruiti dallo Spirito». Questo insegnamento esclude qualsiasi persona intermediaria tra Dio e l’uomo - cioè l’intervento di una gerarchia clericale, di una chiesa o di un clero - ed è ottenuto solo in seguito a un cambiamento totale di vita, secondo le norme della Scuola Spirituale. Solo allora Iside si svela. La Bibbia diviene allora «l’oggetto più sublime della loro aspirazione alla conoscenza», un centro, un mezzo per riuscire ad avvicinarci a questa verità vivente. Lo Spirito Santo non si manifesta quindi soltanto attraverso le Sacre Scritture ma invia i suoi servitori per destare impersonalmente l’uomo che può divenire adatto a leggere 208
le Sacre Scritture in maniera autonoma, alla luce di una conoscenza diretta, di prima mano.
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Capitolo XXVI LA ROSACROCE D’ORO
Benché non possiamo pretendere di essere stati completi, giacché moltissime cose restano ancora da dire e da chiarificare sulla filosofia gnostica universale moderna, speriamo nondimeno di aver potuto attirare la vostra attenzione su alcuni dei suoi aspetti più importanti. Consacreremo quest’ultimo capitolo alla Rosacroce e cercheremo di mostrarvi ciò che la Rosacroce è, cosa propone e cosa realizza. Parliamo preferibilmente di filosofia gnostica moderna perché l’attività della Rosacroce moderna ci permette di parlare di un insegnamento veramente gnostico e universale. Una grandiosa riforma doveva compiersi lentamente ed essere portata a termine. Gli inizi di questa riforma datano dal 1935, dopo un tempo di preparazione che risale intorno al 1925. A partire dal 1945 si può dire che il lavoro cominciava a farsi visibile. Da allora vi furono sempre maggiori possibilità di presentare al mondo l’insegnamento universale gnostico in tutto il suo contenuto e nell’agosto del 1964, dopo un periodo di 40 anni, l’opera era pienamente realizzata. Voi avete conosciuto la Rosacroce mentre sta realizzando una rivoluzione spirituale totale, rivoluzione spirituale che ha luogo innanzitutto all’interno, per poi manifestarsi in 211
tutta la sua forza all’esterno. Perché fu necessaria questa rivoluzione all’interno del campo di lavoro della Rosacroce? Essa fu necessaria per ragioni attinenti alle leggi fondamentali della vera massoneria spirituale libera, alle leggi dell’arte regale. Un’idea liberatrice e purificatrice non può infatti essere bruscamente irradiata nel mondo dall’alto. Perché l’idea possa, quando arriva, stabilire un vincolo di sangue diretto con un certo numero di persone e agire attraverso queste sull’intera umanità, deve essere preceduta da un intenso processo di preparazione. È necessario che «il Signore possa essere riconosciuto quando arriva». Il campo dev’essere innanzitutto arato e preparato, prima che il seme possa essere gettato. Qualsiasi idea perirebbe infallibilmente senza risultato alcuno, se non si osservassero le regole di questa legge di preparazione al vincolo attraverso il sangue. Se si vuol raccogliere la messe, è dapprima assolutamente necessario uno sforzo per compiere il lavoro più duro e spesso più ingrato. Pensiamo qui alla commedia «Il servitore della casa» di C. R. Kennedy. Mentre il vescovo di Lancashire, nel suo venerabile abito talare, è intento in salotto a recitare le sue chiacchiere metafisiche e speculative, il vero lavoratore scende nelle fogne e le pulisce. La Fraternità della Rosacroce lavora da molti anni sulla base della suddetta legge per preparare una nuova iniziativa mondiale. Questa iniziativa può concretarsi, come abbiamo detto, solo quando viene il momento in cui può essere stabilito un vincolo di sangue con l’umanità. L’ora di prendere tale iniziativa è sonata e il campo è preparato. Nel 1875, e ancor prima, la Fraternità lasciò l’iniziativa, per varie e plausibili ragioni, alla Società Teosofica e alla Framassoneria. Il momento dell’entrata in scena diretta non era ancora arrivato. Il mondo e l’umanità dovevano prima essere portati a uno stato adeguato, perché i misteri universali potessero arrivare a compiere la loro mis212
sione. Quando verso il 1925 il grande lavoro preparatorio cominciò, gli operai trovarono in occidente, come si può immaginare, un campo esoterico perfettamente armonizzato con i sistemi esoterici della culla dell’umanità ariana, l’antica India. V’era in occidente una grande varietà di etichette, ma in fondo tutto era «yoga». Anche se, per distinguersi, si facevano chiamare teosofi, sufi, mazdeisti, antroposofi o rosacroce, tutti questi movimenti esoterici, senza eccezione alcuna, si sforzavano assiduamente di praticare metodi yoga. Tutti questi gruppi avrebbero potuto fondersi senza alcun inconveniente. Non si trattava affatto di Cristianesimo e ancor meno di vera Rosacroce. I metodi yoga usuali si concentrano totalmente sulla personalità dialettica. Sono per natura totalmente dipendenti da questa personalità e non hanno mai corrisposto alle vere intenzioni delle guide spirituali dell’umanità. In seguito a queste pratiche yoga e sotto la loro influenza si sono formate nella sfera riflettrice del nostro campo di vita varie scuole occulte, che sviluppano una certa attività ma non hanno niente a che vedere con la vera Scuola Spirituale, la Gerarchia di Cristo. È un onore per noi poter garantire che non apparteniamo a nessuna di queste scuole occulte, che non vogliamo appartenervi e che d’altronde non possiamo appartenervi, perché lo sviluppo nella Rosacroce d’Oro è assolutamente differente. I metodi yoga si concentrano, come abbiamo detto, sulla personalità dialettica. Influiscono sul corpo fisico mediante certe forme di ascesi, sul corpo eterico attraverso il sangue e le ghiandole endocrine, sul corpo astrale mediante i muscoli non soggetti alla volontà e il sistema cerebrospinale, sul potere del pensiero con esercizi di concentrazione che influenzano alternativamente gli emisferi cerebrali destro e sinistro, nonché il cervelletto e il plesso solare. Con un tale allenamento - che può essere realizzato 213
seguendo due metodi principali: il metodo antipatico o teosofico e il metodo simpatico o antroposofico - nella sfera riflettrice dialettica nasce una certa coscienza ed è realizzato un contatto con le scuole occulte in questione. Una tale pratica - chiamata ingiustamente «sviluppo» dev’essere sempre respinta, perché generalmente molto pericolosa.
a) Essa crea un forte vincolo con la personalità dialettica, utilizzata - che lo si voglia o no - come base dei poteri superiori ambiti. In tal modo si rafforza sempre il vincolo con la ruota karmica. b) Dato che in questi metodi yoga non si fa differenza di principio tra il positivo e il negativo, essi hanno fatto e continuato a fare milioni di vittime. c) Il fenomeno noto sotto il nome di «magia nera» proviene direttamente da questo metodo. Desideriamo ora provare la verità di queste asserzioni.
a) Una persona che sviluppa un determinato organo per raggiungere un certo obiettivo nel campo occulto rimane fatalmente legata a quest’organo per tutta la vita. È quindi costretta o a sprofondare o a intraprendere un tentativo di cultura di quest’organo, a rendere cioè «la carne e il sangue» accettabili per l’eternità. Le scuole di yoga propagano, d’altronde, l’insegnamento dell’evoluzione della dialettica. Vi sono costrette! b) Se uno, applicando un metodo yoga in qualche gruppo esoterico, appare troppo debole o troppo molle o strutturalmente inabile, è espulso da detta scuola. L’interessato non può però ritornare al suo cosiddetto «equilibrio» primitivo e resta in possesso della sua eredità: per esempio un’ipofisi sviluppata a metà, una tiroide irritata, un plesso solare che non appartiene più del tutto al sistema nervoso simpatico. Ha violentato la natura del suo essere dialettico e deve ora vedere come uscire da una tale situazione. Ogni occultismo negativo è, senza eccezione, il risultato di tale 214
stato di cose; e poiché gli organi toccati fanno parte dell’organismo creatore, questo carattere negativo è nello stesso tempo ereditario fino alla quarta generazione. Inoltre, essendo gli organi forzati organi che controllano processi funzionali estremamente delicati, ne risultano numerose malattie e in particolare forme di follia e tendenza al suicidio. Anche queste sono ereditarie fino all’ennesima generazione. È certo che anche molte persone con il prericordo sono vittime di questa aberrazione esoterica. c) Per un pensatore dallo spirito chiaro, dev’essere evidente che i frutti dell’albero della vita non possono essere impiegati sotto gli aspetti bianco e nero. Nel campo d’azione dell’albero della vita nulla può essere messo in movimento dagli opposti. Pertanto, se qualcosa può essere chiamato bianco, si tratta di un frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male; e il nero è immancabilmente presente. Il «nero» è generato dal «bianco». Quindi anche la magia bianca ordinaria del campo di vita dialettico è, secondo la legge naturale, madre della magia nera. Quando le motivazioni determinanti di un allievo sono al di sotto delle norme imposte dalle scuole di yoga dette «bianche», tale allievo è allontanato. Però è già stato sottoposto allo sviluppo esoterico e ne conosce i metodi! Essendo inoltre un «tipo fuoco», il suo egoismo o la sua natura criminale lo porterà a intraprendere il lavoro per conto suo. La magia nera nasce e troverà un vasto campo d’azione. La magia negativa è il risultato della stupidità e dell’impotenza. La magia nera è il risultato della perversità che si esteriorizza nel campo esoterico. E la cosiddetta magia bianca si dedica al mantenimento della dialettica ed è, perciò, il maggior nemico dell’umanità. Quando nel 1925 intraprendemmo il lavoro, trovammo impiantato nel mondo un movimento rosacrociano che della Rosacroce aveva solo il nome. Ovunque si trattava solo 215
dell’applicazione di metodi yoga con le loro conseguenze. Il movimento in questione era pieno di occultisti negativi che non potevano progredire ed erano molto malati; moltissimi si intromettevano ovunque con intenzioni del tutto nere; e si trovavano infine fra di loro anche delle persone serie che, condotte su una via traversa, vendevano il loro diritto innato per una pretesa felicità. La situazione era estremamente tragica. Un’enorme confusione si riscontrava anche nel campo della filosofia e dell’organizzazione. È in tale situazione che dovettero essere poste le basi del nuovo lavoro. Per varie ragioni teniamo a dichiarare che non tutto ciò che si fregia del nome «Rosacroce» è veramente Rosacroce, nel senso universale della parola. Ammettiamo la possibilità dell’esistenza di una scuola di yoga che si presenta sotto l’etichetta «Rosacroce», allo stesso modo in cui v’è un ordine «romano» che si chiama anch’esso così. Noi vi parliamo in nome della Fraternità della Rosacroce d’Oro e vi consigliamo di prestare attenzione alla sua caratteristica filosofica e universale. Vi diciamo quanto segue per aiutarvi in questo senso. Il metodo moderno della Rosacroce d’Oro - che è moderno solo se lo si considera nel suo aspetto pratico, perché sostanzialmente è simile a quello dei Catari, dei Manichei e della Siddha - è riconoscibile innanzitutto dal fatto che non potrà mai generare dei negativi, dei falliti, dei malati, dei deboli. Nel nostro campo di lavoro troviamo o degli uomini che percorrono realmente il cammino e, infine, trionfano o quelli che non percorrono il cammino ma che, nonostante ciò, non possono in alcun modo essere danneggiati dal metodo applicato dalla Scuola. Il metodo della Rosacroce d’Oro non si basa mai sulla personalità dialettica. Con questo metodo, non essendo coltivato alcun organo della personalità dialettica, nessuno può essere danneggiato o abbandonato in uno stato di semisviluppo. Né il nostro metodo adotta un 216
sistema di esercizi. Non si basa sulla cultura dialettica, perché la Rosacroce d’Oro sa che «la carne e il sangue non possono ereditare il Regno». È per questo, d’altronde, che la Rosacroce d’Oro è intenta a far sì che l’allievo celebri il suo addio alla personalità dialettica e a proteggerlo dall’insensatezza di opporsi, con una qualche forma di cultura della personalità, a questo processo di liberazione. Il metodo può essere abbozzato più o meno come segue. Il nucleo dello spirito centrale dell’uomo, la monade, è unito a una personalità che non è compresa nel piano di Dio. Le forme originali dello Spirito, dell’anima e del corpo sono presenti solo fondamentalmente. Secondo il punto di vista dell’insegnamento cristico, l’allievo è infiammato nell’idea del vero uomo divino. Questo battesimo filosofico è in relazione con la reminiscenza e fa comprendere all’allievo che «ex Deo nascimur» (nasciamo da Dio). L’allievo è quindi posto davanti al comportamento di vita basato su questo stato d’essere «infiammato in Dio», come se il suo essere dialettico fosse già la sua vera statura. L’allievo è così spinto a vivere personalmente le parole di Paolo «non che l’abbia già raggiunto, ma corro per raggiungerlo». Questo comportamento non genera alcuna cultura della personalità dialettica ma, piuttosto, un fuoco intenso, un declino volontario secondo questa natura, a causa del grande desiderio di arrivare a essere l’uomo divino che per l’allievo è tutto. Questi può allora confessare con convinzione «in Jesu morimur» (moriamo in Gesù). Durante questo declino secondo la natura, declino cosciente e volontario, il corpo celeste fondamentalmente presente - cresce ed è vivificato. L’allievo vive così, direttamente, la verità delle parole «il Regno di Dio è in voi». Questo sapere e questa esperienza 217
lo conducono a testimoniare con profonda riconoscenza «per Spiritum Sanctum reviviscimus» (rinasciamo grazie allo Spirito Santo). Arrivato a questo punto, l’allievo è realmente in possesso di due personalità, unite dal processo che chiamiamo il cambiamento fondamentale. Una volta realizzata l’unione, grazie a questo processo, il nucleo dello spirito centrale - la monade - passa a una nuova attività attraverso un triplice processo, in tre cerchi settemplici. Questo consiste nello spezzare il vincolo con la personalità dialettica e nel trasferire la coscienza nell’uomo celeste. L’uomo dialettico muore così progressivamente e rimane solo l’uomo celeste. Per il fatto che la forma celeste diventa visibile nel microcosmo, la morte è già praticamente vinta. La soppressione con la morte della personalità dialettica non è ormai altro che un incidente; nessuna reviviscenza della personalità dialettica può più avere luogo. Il coronamento di questo metodo è il divenire immortale dell’uomo. Questi possiede nuovamente una vera forma spirituale, una vera statura psichica e una vera forma corporale. Può manifestarsi in tutti i campi della materia e dello spirito ed entra nelle file della Gerarchia di Cristo come coedificatore, come un Rosacroce d’Oro. Nel corso della nuova era sarà così realizzata l’entrata nella liberazione per una parte dell’umanità. La separazione diventa sempre più netta. I fratelli della Rosacroce d’Oro operano quaggiù in qualità di mietitori. Tutto questo processo rifulge pienamente nell’Insegnamento Universale di tutti i tempi e può essere trovato nella Bibbia. Un estratto del testamento spirituale degli antichi Rosacroce sarà la nostra conclusione: «Speriamo e preghiamo che abbiate a cuore di riflettere coscientemente sulla nostra offerta, di ben esaminare la nostra arte e di far conoscere con tutte le vostre forze il 218
nostro pensiero».
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GLOSSARIO
ATOMO-SCINTILLA DI SPIRITO. Ultimo vestigio dell’uo-
mo originale quale era prima della caduta. Attualmente è presente nella personalità naturale allo stato latente, in corrispondenza della sommità del ventricolo destro del cuore. Questo atomo appartiene alla Sovranatura e può interagire solo con essa. È il seme incorruttibile dal quale nasce, grazie al calore del Sole cristico, l’uomo incorruttibile. Quando si parla della “Rosa del cuore” si fa riferimento a questo punto di contatto con la Sovranatura. CAMPO DI RESPIRAZIONE. Il campo di respirazione o
sfera aurale o corpo del desiderio è il campo di forza all’interno del quale si compie la triplice manifestazione dialettica dell’uomo. Esso è luminoso, vibrante, possiede una struttura di linee di forza individuale e dei centri di forza animati da un movimento molto dinamico. Tutte le forze e la materia che penetrano dall’esterno nel campo di respirazione sono ammesse o respinte, contrastate nel loro lavoro o dinamizzate, accettate nell’organismo o rigettate, secondo la qualità, la vibrazione, il potere e lo stato del campo di respirazione. Il campo di respirazione è quindi parte integrante del sistema dialettico dell’uomo. DIALETTICA. È il campo di vita attuale dell’onda di vita
umana, così chiamato perché tenuto in movimento dalle opposizioni che vi si manifestano (il giorno e la notte, la luce e l’oscurità, il bene e il male, la vita e la morte, ecc.). Lo stato originale del campo di vita dialettico aveva il fine di impedire la cristallizzazione, attraverso 221
l’annientamento naturale e armonioso della manifestazione e della forma. In altre parole, il soggiorno nello strato di vita dialettico era ed è temporaneo, un passaggio verso un bene superiore, un ordine di soccorso. In un campo di vita dialettico si distinguono – e ciò per la natura stessa delle cose – due tipi di sviluppo: uno sviluppo rigeneratore e uno sviluppo degeneratore, i quali finiscono per determinare una separazione della massa che abita il campo di vita. In un ordine dialettico un essere umano può dunque sia rigenerare, cioè elevarsi verso un bene superiore, penetrare in un campo di vita superiore, sia degenerare, cioè sprofondare nella realtà del peccato, in un campo di vita inferiore. Questi stati sono indicati dalla Lingua Sacra con le espressioni “tenebre esteriori” e “Regno dei Cieli”. EONI. a) Gli eoni sono mostruose formazioni di forze
naturali empie, generate, nel corso dei tempi, dai pensieri, dalla volontà, dai sentimenti e dalle passioni dell’umanità caduta che si è allontanata da Dio. Si possono classificare in dodici gruppi principali. L’umanità, dopo averli creati, non può più controllarli; essi tengono imprigionati gli uomini e formano le potenze autoconservatrici che spingono l’umanità sui sentieri dell’empietà, consolidando in tal modo i legami che la incatenano alla ruota della vita dialettica. b) Sotto il nome di “eoni” è compreso anche il gruppo di sovrani gerarchici dello spazio-tempo, designati anche come “gerarchia dialettica” o “principe di questo mondo”. Queste potenze, nate dal potere centrale luciferino del mondo dialettico caduto, abusano di tutte le forze della natura e dell’umanità e spingono costantemente quest’ultima verso atti empi a beneficio dei propri tenebrosi disegni. A prezzo di una sofferenza umana spaventosa, queste entità hanno acquisito un certo margine di libertà rispetto alla ruota della dialettica, 222
libertà che, in un’infinita necessità di autoconservazione, possono salvaguardare solo mantenendo e aumentando sempre più la miseria umana. (Vedere a questo proposito “L’uomo nuovo”, parte prima, capitolo 10, di Jan van Rijckenborgh). Aggiungiamo che tutte le attività fondate su sentimenti, pensieri, volontà e desideri dell’uomo caduto generano anche gli eoni cosiddetti “buoni”. GNOSI. a) Il soffio di Dio, Dio, il Logos, la sorgente di
tutte le cose, che si manifesta come Spirito, Amore, Luce, Forza e Saggezza universale. b) La Fraternità Universale, quale sostegno e manifestazione del campo di radiazione del Cristo. c) La conoscenza vivente che è di Dio e in Dio, condivisa da coloro che, attraverso la rinascita dell'anima, sono giunti a far nascere la luce divina in loro. È lo stato di coscienza di chi ha incontrato Pimandro. KUNDALINI. Anello situato intorno alla pineale, formato da
innumerevoli punti minuscoli. Quando la nuova corrente elettromagnetica tocca il santuario della testa, attraverso l’atomo-scintilla di Spirito, il timo e il sangue, questi puntini – ciascuno dei quali ha un compito, un potere e un’attività propri – inizia a irradiare una luce multicolore, il cosiddetto “cerchio di fuoco” della kundalini. Nella misura in cui la pineale si apre sempre più all’afflusso di luce della Gnosi, la forza di radiazione e l’attività della kundalini crescono d’intensità e bellezza. MANTRAM. Parola o serie di parole che, cantate o
pronunciate in uno stato di coscienza e in un orientamento determinati, liberano una grande forza. I mantram hanno un’attività liberatrice solo se sono pronunciati da un uomo unito alla Gnosi, al servizio della Grande Opera. Ogni altro impiego evoca solo le forze naturali, genera karma e rinsalda quindi 223
considerevolmente l’assoggettamento alla ruota della dialettica. MARE ACCADEMICO. Immagine della costante instabilità
causata dall’eterno salire-brillare-scendere a cui quaggiù è sottomesso tutto; incommensurabile oceano d’esperienze in cui il mondo intero è immerso affinché giunga a comprendere – sotto minaccia di un declino definitivo – la grande lezione del nostro ordine di vita; cioè che la vera Vita, elevata al di sopra della sofferenza e della morte, non può essere trovata né quaggiù né dall’altro lato del velo della morte ma solo nel “Regno che non è di questo mondo”, il Regno d’amore di Cristo, la vera dimora dell’Uomo originale. È per questa ragione che Cristo è il “pescatore di uomini” che salva dal mare accademico coloro che comprendono quanto precede; e che vogliono trarre da tale comprensione le necessarie conseguenze. Egli li fa entrare così nel cammino della trasfigurazione: la Via, la Verità e la Vita. MICROCOSMO. L'uomo in quanto “minutum mundum”,
sistema vitale assai complesso a forma sferica in cui si possono distinguere – dall’interno all’esterno – la personalità, il campo di manifestazione, l’essere aurale, un settemplice campo magnetico spirituale. L’uomo reale è un microcosmo, mentre in questo mondo viene considerato uomo solo la personalità gravemente mutilata di un microcosmo disperatamente danneggiato. La nostra coscienza attuale è, quindi, una coscienza della personalità, consapevole solo del campo di esistenza a cui appartiene. REGNO DEI CIELI. Campo di vita dell’uomo originale quale
era prima della caduta o quale torna a essere dopo aver percorso il cammino di ritorno alla Casa del Padre. il Regno Immutabile, la Sovranatura. È un ordine naturale 224
totalmente al di fuori della dialettica e vi abbiamo accesso solo con la “rinascita dall’Acqua e dallo Spirito”, cioè realizzando la trasfigurazione attraverso il cammino dell’annientamento dell’io naturale, secondo l’esortazione del Cristo “chi vorrà perdere la propria vita per me la troverà”. RELIGIONE NATURALE. Ogni religione che mette in gioco
delle forze appartenenti all’ordine di natura dialettico. La quasi totalità delle religioni, presenti attualmente nel mondo, appartengono a questo tipo, sebbene alcune portino il nome di Cristo o di Buddha. Solo le religioni gnostiche trasfiguristiche non ne fanno parte. SFERA RIFLETTRICE. L’ordine di natura dialettico è
formato da una sfera materiale e una sfera riflettrice. La sfera materiale è il campo in cui viviamo la nostra esistenza materiale; la sfera riflettrice è il campo in cui si sviluppa, oltre ad altre attività, il processo tra la morte di una personalità e la vivificazione di quella successiva. Questa sfera comporta – oltre alle sfere infernali e al cosiddetto purgatorio, la sfera della purificazione – ciò che la religione naturale e l’occultismo chiamano a torto “il cielo” e “la vita eterna”. L’esistenza in tale sfera ha invece anch’essa una fine, esattamente come l’esistenza nella sfera materiale. La sfera riflettrice è quindi il soggiorno temporaneo dei morti, il che non significa che la personalità deceduta ritorni in vita; non v’è infatti alcuna sopravvivenza per la quadruplice personalità! Solo il nucleo di coscienza, ciò che chiamiamo scintilla dialettica, è temporaneamente accolto nell’essere aurale e forma la base di coscienza della nuova personalità, edificata dall’essere aurale in collaborazione con le forze operanti nella madre.
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BIBLIOGRAFIA
Jan van Rijckenborgh è lo pseudonimo di Jan Leene. Egli era un Rosacroce moderno e uno gnostico ermetico e queste due definizioni danno il significato di tutta la sua vita. Nato nel 1896 ad Haarlem in una famiglia di orientamento cristiano, già da giovane si immerse in tutto ciò che aveva a che fare con la religione. Egli cercava soprattutto l’applicazione assoluta della fede nella vita quotidiana, per cui si distanziò dal Cristianesimo superficiale e da una teologia mentale senza profondità. Grazie al suo senso della giustizia fortemente sviluppato si appassionò al nascente movimento operaio. Era un periodo movimentato, in cui il prof. De Hartog (1869-1938) riempiva le chiese con la sua Teologia realistica. Anche Jan Leene lo ascoltava volentieri e da lui apprese il significato delle parole del versetto 1 del cap.12 della lettera ai Romani «... offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio ». Leene e suo fratello Zwier Willem, ambedue ardenti cercatori, si resero progressivamente conto di quale direzione dovevano prendere per saziare la loro fame dell’unica verità e il 24 agosto 1924 posero la prima modesta pietra della vera casa spirituale della liberazione per la nuova era, della Dimora Sancti Spiritus. Come prima fase fondarono - ispirati dai manifesti dei Rosacroce classici - la Scuola dei Misteri della Rosacroce. Jan Leene visitò la British Library a Londra per avere accesso ai manoscritti originali che giacevano in questa libreria ormai da secoli senza che nessuno li consultasse. Nel gennaio del 1937 furono pubblicate in un unico volume le 226
sue traduzioni olandesi della Fama Fraternitatis R.C., della Confessio R.C. e delle Nozze alchemiche di Cristiano Rosacroce Anno 1459 con il titolo « Testamento spirituale dell’Ordine della Rosacroce ». Egli voleva così rendere noto « il fine, l’essenza e la vocazione della Scuola dei Misteri occidentale », come indicava il sottotitolo della prima edizione. Il suo obiettivo era spostare il baricentro della vita sullo sviluppo dell’anima, in modo da renderla adatta - attraverso la rinascita - a incontrare lo Spirito di Dio. Per spiegare l’ideale Rosacroce più ampiamente possibile usava inoltre gli scritti del filosofo tedesco Jakob Boehme, del saggio cinese Lao Tze e dell’autore slesiano Johannes Scheffler (1624-1677), meglio conosciuto come Angelo Silesio. Soprattutto alcuni versi di quest’ultimo venivano citati spesso dal prof. De Hartog e formavano la base dello sviluppo di un insegnamento gnostico-trasfiguristico per l’era moderna completamente nuovo. Prima della seconda guerra mondiale Jan Leene si firmava John Twine, mentre più tardi scelse lo pseudonimo di Jan van Rijckenborgh, quale simbolo della ricchezza gnostica che egli offriva ai suoi allievi e agli ascoltatori interessati. In tutte le sue opere fece collegamenti con aspetti gnostici della letteratura mondiale, mostrando così i punti di contatto con l’ermetismo, con la Bibbia e soprattutto con i manifesti dei Rosacroce classici. Spiegò inoltre le vedute e i pensieri di Paracelso, Comenius e Fludd. Avendo rifiutato il Cristo storico delle chiese, la sua scuola era ed è puramente cristocentrica, cioè basata totalmente sulla forza cristica universale e sulla sua attività che tutto penetra. Jan van Rijckenborgh lasciò migliaia di allocuzioni, centrate sull’insegnamento di salvezza gnostico. Nel 1935 e 1936 pubblicò il settimanale Aquarius in cui rovesciò molti « falsi santuari » e descrisse alcuni avvenimenti a venire. Con il mensile La Rosacroce fece ascoltare la voce 227
della crescente Scuola Spirituale. La croce fu così piantata nel mondo. Nella rivista mensile esoterica « La pietra angolare » mise in luce la base sulla quale doveva nascere l’opera che rinnova spirito, anima e corpo. Dopo la sua morte nel 1968 il nome della rivista « La chiave di volta » (1969-1987) inaugurò il periodo di messe. Molte sue spiegazioni e allocuzioni furono raccolte nei circa quaranta libri stampati dalla Rozekruis Pers ad Haarlem. La Scuola dei Misteri della Rosacroce divenne la Scuola Spirituale Internazionale della Rosacroce d’Oro che opera in tutte le parti del mondo e possiede centosettantacinque centri in trentasei diversi paesi. Nel suo giustificato ottimismo egli guardava sempre avanti e nel 1968, alla fine della sua vita, disse: « Spero che la mia vita abbia potuto aggiungere un colpo di martello all’Eternità ».
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SCHEMA ANNESSO AI CAPITOLI X e XI V'è un principio spirituale triplice I tre aspetti della trascendente che diviene immanente forma spirituale. nello spazio del nostro cosmo e si manifesta nella creazione umana nonuplice.
LO SPIRITO DIVINO, che è lo spirito della volontà divina, il portatore del piano divino, trasmette i suoi impulsi, i suoi ordini, tramite
Questo principio spirituale triplice I tre aspetti della senza forma, lo spirito centrale, forma psichica. rappresenta: L'ANIMA RAZIONALE, o forma di fuoco, il sangue mentale, 1. il principio direttore, cioè il a principio della volontà divina, I tre aspetti della 2. il principio costruttore e forma materiale. conservatore, cioè il principio della saggezza e dell'amore divini, L'INTELLETTO. Questi impulsi (ordini) arrivano 3. il principio formativo, cioè il all'intelletto come principio dell'attività divina. Lo spirito centrale si manifesta nella forma spirituale triplice, cioè: 1. nello spirito divino, 2. nello spirito vitale, 3. nello spirito umano,
ed è, grazie a questi, attivo nella triplice forma materiale. La triplice attività suddetta - spirito divino, spirito vitale e spirito umano che si estende a tutti gli aspetti vitali dell'uomo, entra in azione, in una unità armoniosa perfetta, a ogni impulso che parte dallo spirito centrale.
MATERIA MENTALE, il che vuol dire che la volontà costruisce la forma mentale, l'immagine-pensiero preparata nell'intelletto, come introduzione alla realizzazione dell' impulso. Il medium psichico, il sangue mentale, si manifesta nel cervello materiale come
FLUIDO NERVOSO, che è, pertanto, l'agente che trasmette il sangue mentale al cervello materiale.
LO SPIRITO VITALE, che è lo spirito della saggezza e dell'amore divini, l'interprete del piano divino, lo spirito cristico, la luce divina in noi, dà i suoi impulsi, i suoi ordini, tramite
LO SPIRITO UMANO, che è lo spirito dell'attività, l'esecutore del piano divino, trasmette i suoi impulsi, i suoi ordini, tramite
L'ANIMA EMOZIONALE, o forma di forza, il sangue astrale, al
L'ANIMA COSCIENTE, o forma vitale, il sangue materiale, al
CORPO DEL DESIDERIO, o corpo astrale, il veicolo del desiderio della salvezza. Questi impulsi o ordini raggiungono il corpo del desiderio come
VIBRAZIONI DI DESIDERIO, come radiazioni di luce aurale che riempiono il campo di respirazione dell'uomo, la sua sfera aurale, di ciò che è desiderato (il desiderio della salvezza); in altri termini: la saggezza, l'amore che abbraccia e penetra tutto, considera l'impulso sotto il suo aspetto di lavoro di salvezza e ne desidera la realizzazione. Questo desiderio di salvezza parte dal centro del cuore come una forza d'amore servizievole e si manifesta nelle vibrazioni di luce aurale suddette. Il medium psichico, il sangue astrale, si manifesta nel centro del cuore materiale attraverso il SANGUE MATERIALE.
CORPO MATERIALE. Questi impulsi si manifestano nelle
ATTIVITÀ, nell'atto concreto. Il medium psichico, il sangue materiale, si manifesta nella
LINFA, che alimenta e protegge i tessuti e gli organi e rende l'organismo materiale atto all'attività, all'azione.
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