Edith Stein - Testi

December 1, 2022 | Author: Anonymous | Category: N/A
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Testi di Edith Stein

Edith Stein, Notte Santa Santa

24 dicembre 1936 Mio Signore Dio, tu mi hai tracciato una strada lunga e oscura, sassosa e dura. Spesso le mie forze mi vogliono venir meno, quasi non speravo più che la luce splendesse. Tuttavia quando il mio cuore impietrì nel più profondo dolore, ecco sorse per me una chiara, dolce stella. Mi condusse fedelmente - io la seguii, dapprima esitante, poi sempre più sicura. Così mi trovai infine alla porta della chiesa. Si aprì - io chiesi di entrare. Sulla bocca del tuo sacerdote mi salutò la benedizione.  Nell'intimo si allinea una stella stella dopo l'altra. Rosse stelle di sangue mi indicano Esse attendono la tua Notte Santa. la strada verso di te. Davvero la tua bontà me le fa splendere sulla strada verso di te. Esse mi conducono avanti. Il segreto che io dovetti nascondere nel profondo del cuore lo posso ora annunciare a voce alta: Io credo - io professo! Il sacerdote sui gradini mi conduce all'altare: io chino la fronte – l’acqua santa mi scorre sul capo. * * * È possibile, Signore, che sia nuovamente generato chi ha già oltrepassato la metà della vita? Tu lo hai detto e per me fu realtà. Una lunga vita grave di colpa e sofferenza mi lasciò. Sinceramente ricevo il bianco mantello che essi mi pongono sulle spalle, luminosa immagine della purezza! Io tengo in mano la candela. La sua fiamma annuncia che in me arde la tua vita vit a santa. Il mio cuore è ora diventato una mangiatoia Che attende il tuo.  Non a lungo. Maria, madre tua nome. e anche mia, mi ha dato il suo A mezzanotte mi pone nel cuore

 

il suo bimbo appena nato. Oh, nessun cuore d'uomo può comprendere ciò che tu prepari a loro che ti amano. Ora ti possiedo e non ti lascio mai più. Dovunque vada la strada della mia vita tu sei accanto a me: nulla mi può mai separare dal tuo amore. Teresa Benedetta della Croce Edith Stein

 

  Edith Stein, da Il mistero mistero del Natale Natale 

Ognuno di noi ha già sperimentato una simile felicità del Natale. Ma il cielo e la terra non sono ancora divenuti una cosa sola. La stella di Betlemme è una stella che continua a brillare anche oggi in una notte oscura. Già all’indomani del Natale la Chiesa depone i paramenti bianchi della festa e indossa il colore del sangue: Stefano, il protomartire, che seguì per primo il Signore nella morte, e i  bambini innocenti, i lattanti di Betlemme e della Giudea, che furono ferocemente massacrati dalle rozze mani dei carnefici. Che significa questo? Dov’è ora il giubilo delle schiere celesti, dov’è la beatitudine silente della notte santa? Dov’è la pace in terra? "Pace in terra agli uomini di buona volontà". Ma non tutti sono di buona volontà. Per questo il Figlio dell’eterno Padre dovette scendere dalla gloria del cielo,  perché il mistero dell’iniquità aveva avvolto la terra. Le tenebre ricoprivano la terra, ed Egli venne come la luce che illumina le tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolto. A quanti lo accolsero Egli portò la luce e la pace; la pace col Padre celeste, la  pace con quanti come essi sono figli della luce e figli del Padre celeste, e la pace interiore e  profonda del cuore; ma ma non la pace con i figli delle tenebre. Ad essicui il Principe pace nonQuesta portalaè una pace,verità ma lagrave spada. Per essi Egli è la del pietra d’inciampo, contro urtano e sidella schiantano. e seria, che l’incanto Bambino nella mangiatoia non deve velare ai nostri occhi. Il mistero dell’incarnazione e il mistero del male sono strettamente uniti. Alla luce, che è discesa dal cielo, si oppone tanto più cupa e inquietante la notte del peccato. Il Bambino protende nella mangiatoia le piccole mani, e il suo sorriso sembra già dire quanto più tardi, divenuto adulto, le sue labbra diranno: "Venite a me voi tutti che siete stanchi e affaticati" . Alcuni seguirono il suo invito. Così i poveri pastori sparsi per la campagna attorno a Betlemme che, visto lo splendore del cielo e udita la voce dell’angelo che annunciava loro la buona novella, risposero pieni di fiducia : "Andiamo a Betlemme" e si misero in cammino; così i re che, partendo dal lontano Oriente, seguirono con la stessa semplice fede la stella meravigliosa. Su di loro le mani del Bambino riversarono la rugiada della grazia, ed essi "provarono una grandissima gioia". Queste mani danno e esigono nel medesimo tempo; voi sapienti deponete la vostra sapienza e divenite semplici come i bambini; voi re donate le vostre corone e i vostri tesori e inchinatevi umilmente davanti al Re dei re; prendete senza indugio su di voi le fatiche, le sofferenze e le pene che il suo servizio richiede. Voi bambini, che non potette ancora dare alcunché da parte vostra: a voi le mani del Bambino nella mangiatoia prendono la tenera vita prima ancora che sia  propriamente cominciata; il modo migliore di impiegarla è quello di essere essere sacrificata per il Signore della vita. "Seguitemi", così dicono le mani del Bambino, come più tardi diranno le labbra dell’uomo adulto. Così dissero esse al giovane amato dal Signore e che ora fa anche parte della schiera disposta attorno alla mangiatoia. E san Giovanni, il giovane dal cuore puro e semplice, lo seguì senza domandare: Dove? A che scopo? Abbandonò la barca del padre e andò dietro al Signore su tutte le sue strade, fino al Golgota. "Seguimi", questo invito percepì anche il giovane Stefano. Egli seguì il Signore nella lotta contro le  potenze delle tenebre, contro l’accecamento della testarda mancanza di fede; gli rese testimonianza

 

con le sue parole e col suo sangue; lo seguì anche nel suo spirito, nello spirito dell’amore, che combatte il peccato, ma ama il peccatore e intercede per l’assassino davanti a Dio anche in punto di morte. Di fronte ad essi sta la notte dell’indurimento e dell’accecamento incomprensibile: gli scribi, che sono in grado di dare informazioni sul tempo e sul luogo in cui il Salvatore del mondo deve nascere, ma che non deducono alcun "Andiamo a Betlemme!"; il re Erode, che vuole uccidere il Signore della vita. Di fronte al Bambino nella mangiatoia gli spiriti si dividono. Egli è il Re dei re e il Signore della Vita e della morte, pronuncia il suo "Seguimi", e chi non è per lui è contro di lui. Egli lo pronuncia anche per noi e ci pone di fronte alla decisione di scegliere fra luce e tenebre.

 

Edith Stein, da Vie della conoscenza di Dio La “ sancta discretio discretio”

Si potrebbe tradurre ”discretio” con “saggia moderazione”. Ma la sorgente di tale saggio moderarsi è il dono del discernere, che è commisurato a ciascuno. Da dove viene questo dono? Esiste una disposizione naturale che fino a un certo grado abilita a ciò. La chiamiamo tatto o sensibilità, frutto della cultura e della saggezza dell’animo ereditata e acquisita con l’educazione e l’esperienza di vita. Il cardinal Newman afferma che il perfetto gentleman somiglia perfettamente al santo. Ma questo vale fino a un certo punto. Da lì in poi questo naturale equilibrio dell’anima crolla. E neppure la discretio  naturale penetra nel profondo. Essa ben sa “trattare con la gente” e sa  prevenire come olio soave gli attriti nell’ingranaggio della vita sociale. Ma i pensieri del cuore, l’intimo dell’anima, le rimangono nascosti. Là penetra solo lo spirito, che esplora tutto, perfino gli abissi della divinità. La vera discretio è soprannaturale. Si trova solo là dove regna lo Spirito Santo, dove un’anima in indivisa dedizione e libero movimento ascolta la voce soave del benevolo ospite e sta in attesa del suo cenno. La discretio  deve essere ritenuta un dono dello Spirito Santo? Non come uno dei ben noti sette doni e neppure come l’ottavo. Essa appartiene sostanzialmente ad ogni dono, si potrebbe dire che i sette doni sono esplicitazioni di questo unico dono. Il dono del timore “discerne” in Dio la divina majestas e misura l’infinita distanza tra la santità di Dio e la propria impurità. Il dono della pietà discerne in Dio la pietas, la bontà paterna, e guarda a lui con timore filiale e rispettoso, con un amore che sa discernere ciò che è dovuto al padre che è nei cieli. Quanto all’intelligenza, risulta sommamente essa è sidono del discernimento, ciò che in ogni situazione è adeguato.evidente Circa lache fortezza potrebbe essere inclini discernimento a pensare che di si tratti di qualcosa di puramente relativo alla volontà. Tuttavia la separazione tra l’intelligenza, che riconosce la retta via senza percorrerla, e una fortezza che si impone ciecamente, è possibile solo alla natura pura. Dove regna lo Spirito Santo lo spirito umano diviene docile e non oppone resistenza. […]  La sancta discretio è quindi radicalmente distinta dalla perspicacia umana. Non discerne attraverso il pensiero procedente per gradi come lo spirito umano che cerca, non attraverso l’analizzare ed il comprendere, ma attraverso il confrontare e il riunire, attraverso il dedurre e il dimostrare. Essa discerne allo stesso modo in cui l'occhio alla chiara luce diurna vede davanti a sé, senza fatica, i contorni netti delle cose. Il penetrare nei particolari non fa perdere la visione dell’insieme. Quanto  più alto sale il viandante, tanto più si estende la visuale, finché dalla cima tutto il panorama appare senza ostacoli.

 

  Edith Stein

 In occasione della sua professione, una pittrice fece pervenire pervenire a Edith Stein un quadro. Questo è il commento al quadro. L’immagine della luce ritorna in una delle ultime testimonianze che Edith, deportata, fece pervenire al Carmelo di Echt.

La sera del venerdì santo, ai piedi della Croce. Il dolore della Madre di Dio è grande come il mare, lei vi sta immersa, ma è un dolore contenuto, ella trattiene con fermezza il cuore con la mano,  perché non si spezzi, la morte vera appare in modo quasi spaventoso dalla bocca semiaperta del Salvatore. Ma la sua testa è rivolta verso la Madre, come per consolarla, e la Croce è tutta luce: il legno della Croce è divenuto luce del Cristo. 

 

Testi di Etty Hillesum Etty Hillesum, dal Diario

12 luglio 1942 Preghiera della domenica mattina.  Mio

Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l’oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani – ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente  per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini. Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto  per modificare le circostanze attuali attuali ma anch’esse fanno fanno parte di questa vita. Io non chiamo chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi. Esistono persone che all’ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d’argento – invece di salvare te, mio Dio. E altre persone, che ormai ridotte corpo. a semplici ricettacoli e amarezze, vogliono tutti i costisono salvare il proprio Dicono: me nondimiinnumerevoli prenderanno.paure Dimenticano che non si puòa essere nelle grinfie di nessuno se si è nelle tue braccia. Comincio a sentirmi un po’ più tranquilla, mio Dio, dopo questa conversazione con te. Discorrerò con te molto spesso, d’ora innanzi, e in questo modo ti impedirò di abbandonarmi. Con me vivrai anche tempi magri, mio Dio, tempi scarsamente alimentati dalla mia povera fiducia; ma credimi, io continuerò a lavorare per te e a esserti fedele e non ti caccerò via dal mio territorio. terr itorio.

 

Etty Hillesum, dal Diario

15 settembre 1942 Oggi si pasticcia e si scherza con le cose grandi, con le cose ultime di questa vita. Molti si rendono malati, o continuano a esserlo, per paura di essere portati via. Molti addirittura si ammazzano. Sono riconoscente che la tua vita sia finita naturalmente, che che anche a te sia toc toccato cato un po’ di dolore da  portare. Tide dice: questo dolore gli è stato assegnato da Dio, e così gli è stato risparmiato quello che gli avrebbero inflitto gli uomini. Tu, caro uomo viziato, probabilmente non saresti stato in grado di sopportarlo? Io si che ne sono capace, e in questo modo continuerò la tua vita e ti trasmetterò agli altri. Quando si è arrivati al punto di sentire la vita come una cosa bella e ricca di significato, anche di questi tempi, proprio di questi tempi, allora è come se tutto ciò che avviene debba avvenir così e non altrimenti. Essere di nuovo seduta alla mia scrivania! E domani non posso ttornare ornare a Westerbork e così sarò ancora una volta con tutti gli amici, quando sotterreremo insieme i tuoi poveri resti mortali. Sai com’è, queste cose devono pur succedere, è una consuetudine igienica degli uomini. Ma saremo tutti quanti insieme e il tuo spirito sarà in mezzo a noi e Tide canterà per te, se sapessi quanto sono felice di poter esserci anch’io. Sono ritornata proprio in tempo, ho baciato ancora la tua bocca avvizzita e morente, tu hai preso ancora una volta la mia mano e l’hai portata alle tue labbra. Una volta hai detto quando sono entrata in camera tua:”La ragazza viaggiatrice”. Un’altra volta hai detto:”Ho dei sogni così strani, ho sognato di essere battezzato da Cristo”. Ho sostato con Tide accanto al tuo letto, per un momento abbiamo creduto che tu stessi morendo e che i tuoi occhi si spegnessero. Eravamo accanto al tuo letto, come saresti stato felice se ci avessi viste in quel momento, proprio noi due. Magari ci hai viste, anche se sembrava che in quell’istante tu stessi morendo. Sono pure così riconoscente che le tue ultime parole siano state:”Hertha io spero…” Quanto hai dovuto lottare per rimanere fedele, ma la tua fedeltà ha vinto su tutto il resto. Proprio io te l’ho resa così difficile a volte, lo so; ma è da te che ho anche imparato cosa siano fedeltà, la lotta e la debolezza. In te c’erano tutto il male e tutto il bene che possono esserci in un uomo. I demoni, le passioni, la  bontà e l’amore per gli uomini, tutto era in te, che sapevi tanto capire, che sapevi cercare e trovare Dio. Hai cercato Dio dappertutto, in ogni cuore umano che ti si è aperto – quanti ce ne sono stati – , e dappertutto hai trovato un pezzetto di lui. Non hai mai rinunciato a questo, potevi essere così [..] Ora sono le due di notte e la casa è silenziosa. Devo raccontarti una cosa strana, credo che capirai. Alla parete è appeso un tuo ritratto: vorrei farlo a pezzi e gettarlo via, e così facendo avrei la sensazione di esserti più vicina. Tu e io non ci siamo mai chiamati per nome. Per molto tempo ci siamo dati del “lei”, e solo più tardi, molto più tardi, mi hai dato del “tu”. E il tuo “tu” è stato per me una delle parole più carezzevoli che mi siano mai state dette da un uomo – e sai bene che ero abituata a sentirne tante. Firmavi sempre le tue lettere con un punto interrogativo, e così facevo anch’io. Cominciavi sempre le tue lettere con:”Horen Sie mal…!”, il tuo caratteristico “Stia un po’ a sentire”, la tua ultima lettera cominciava con “Carissima”.Ma per me sei senza nome, così senza nome lo troppa è il cielo. E vorrei metter via tuttia portarti i tuoi ritratti non guardarli più, è sempre ancoracome troppa, materia. Voglio continuare in me esenza nome e ti trasmetterò tmai rasmetterò ad altri in un semplice, tenero gesto che una volta non conoscevo.

 

Etty Hillesum, dal Diario

12 ottobre 1942 Le mie impressioni sono sparse come stelle sfavillanti sullo scuro velluto della mia memoria. L'età è diversa quellaetà registrata all'anagrafe. Credo che l'anima abbia una determinata età findell'anima dalla nascita, e chedaquesta non cambi più. Si può nascere con un'anima che ha dodici anni. Si può anche nascere con un'anima che ne ha mille.(..) Ci sono persone che hanno molto "sentimento" ma poca anima. Un'anima è fatta di fuoco e di cristalli di rocca. E' una cosa molto severa e dura, ma è anche dolce come il gesto delicato con cui la punta delle sue dita sfiorava le mie ciglia. Quando soffro per gli uomini indifesi, non soffro forse per il lato indifeso di me stessa? Ho spezzato il mio corpo come se fosse pane e l'ho distribuito agli uomini. Perchè no? Erano così affamati, e da tanto tempo. Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite.

 

Edith Stein, lettera da Westerbork

Westerbork, 18 agosto 1943 [….] Mi hai resa così ricca, mio Dio. Lasciami dispensare anche agli altri questa ricchezza a piene

mani. La mia vita è diventata un colloquio ininterrotto con Te, mio Dio, un unico grande colloquio. A volte, quando me ne sto in un angolino del campo con i piedi piantati sulla tua terra e gli occhi rivolti al tuo cielo, le lacrime mi scorrono in faccia, lacrime che sgorgano da una profonda emozione e riconoscenza. Anche la sera quando sono coricata e riposo in Te, mio Dio, lacrime di riconoscenza mi scorrono in faccia e questa è ormai la mia preghiera. Sono molto, molto stanca, già da diversi giorni, ma anche questo passerà. Tutto avviene secondo un ritmo profondo che  bisognerebbe imparare ad ascoltare e questo imparare ad ascoltare è la cosa più importante che si  possa fare in questa vita. vita. Io non combatto con contro tro di Te, mio Dio. Tutta la mia vita è un unico grande colloquio con Te. Forse non diventerò mai una grande artista come in fondo f ondo vorrei, ma mi sento già fin troppo al sicuro con Te. A volte vorrei comporre delle piccole massime o scrivere storie appassionanti, ma poi mi ritrovo pienamente in una sola parola: Dio, e questa parola contiene tutto e allora non ho più bisogno di dire altre cose. E la mia forza creatrice si tramuta in un colloquio interiore con Te e le ondate del cuore sono diventate via via lunghe e mosse, ma insieme anche tranquille. E mi sembra che la mia ricchezza interiore continuamente cresca ancora [….] 

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