Diritto Privato

March 29, 2017 | Author: Vito Giacalone | Category: N/A
Share Embed Donate


Short Description

Download Diritto Privato...

Description

Diritto privato Il corso si divide cinque parti: 1) persone fisiche e giuridiche; 2) proprietà, possesso; 3) obbligazioni; 4) contratto; 5) responsabilità extra contrattuale e tutela dei diritti.

DIRITTO PRIVATO E L’ORDINAMENTO GIURIDICO Il diritto è un fenomeno prescrittivo, parla tramite regole e canoni. Esso non è composto solo da regole. Le regole sociali orientano l'individuo verso un ideale positivo. L'insieme di tutte le regole si differenziano dal diritto. Il diritto disciplina rapporti sociali, il diritto non si rivolge al singolo ma a disciplinare il rapporto con gli altri. Le regole religiose si rivolgono al singolo individuo, non sono regole sociali. Le regole sociali e giuridiche disciplinano relazioni fra individui. Il diritto è composto da regole che disciplinano rapporti fra individui, socialità (non solo il diritto). Il diritto però ha qualcosa di unico perché le regole sono poste da un'autorità esterna, viene imposta, proviene dall'esterno. Le altre regole come quelle morali, religiose sono autoimposte. Il diritto disciplina anche la produzione delle regole, infatti la prima forma di regolamentazione è la produzione delle leggi. Le prime regole erano quelle di convivenza. La società stessa produce spontaneamente diritto. Anche fare la fila è diritto. Il potere di imporre le regole viene riconosciuto dalla società, il diritto non si identifica con la legge. BROCARDO= dove vi è un fenomeno sociale vi è diritto con una persona sola non c'è diritto, ma questo si forma quando vi sono almeno due persone. Il diritto è una necessità, ed è l'unico fenomeno che disciplina la sua creazione. Il diritto è un insieme di regole sociali imposte (coattività) ai consociati, cioè appartenenti alla comunità. Il diritto si impone mediante sanzioni, infatti la coattività è garantita dalle sanzioni. Ma anche le regole sociali hanno delle sanzioni. La sanzione giuridica è proporzionata al fatto commesso. L'ordinamento giuridico è l'insieme delle regole imposte da una autorità, che le impone a chi vive nel suddetto spazio, l'ordinamento è quindi soggetto della sovranità, la sovranità è a sua volta il potere di imporre leggi (è in crisi).

L'ordinamento è composto da diritto pubblico e privato, le norme penali hanno le sanzioni più gravi. Il diritto è un complesso di regole che si avvalgono del linguaggio, perché la regola deve essere comunicata. Il linguaggio è veicolo imprescindibile della regola, nel diritto romano uno degli obiettivi era prevenire la violenza e i conflitti e risolverli. Il diritto proviene dall'esterno, con una produzione regolamentata, con il carattere della coattività, con sanzione regolamentata in base alla pena. Il diritto regolamentato: LA FORZA Chi utilizza la forza è autorizzato, ma certe volte si esagera. Il diritto si avvale della forza, per prevenire l'uso della forza (è un sistema di utilizzo controllato dalla forza). L'effettività è la capacità della regola giuridica a farsi rispettare, ad esempio non mettiamo i vigili ai semafori perché rispettiamo il semaforo. Le norme tributarie sono scarsamente effettive (esempio: evasioni). L'andamento giuridico non può reggersi solo sulla sanzione, le regole devono anche essere ritenute giuste dai cittadini.

Il codice civile è composto da sei libri: -famiglia; -successioni (non trattato); -proprietà, possesso (articolo 810); -contratti; -lavoro, società (diritto commerciale); -tutela dei diritti.

NORMA DEFINITORIA: L’Articolo 810 del codice civile stabilisce che: sono beni le cose che possono essere oggetto di diritti Res= cosa nel diritto romano gli schiavi erano considerati come oggetti. Il codice civile è stato scritto nel 1942, è stato emanato durante il regime fascista Da cosa deriva la giuridicità di una norma se non contiene una sanzione? La norma 810 contiene una sanzione? Esistono norme prive di sanzioni? Non è vero che ogni norma è sanzionata, alcune norme sono giuridiche perché appartengono ad un insieme di regole sanzionatorie, delle norme non hanno sanzione perché non è previsto che non siano rispettate. Una norma giuridica, o per come è costituita o perché appartiene ad un insieme di norme giuridiche. Nel diritto civile non ci sono solo comandi, ma anche permissioni e libertà! Un articolo può avere più norme. Il diritto privato si fonda sul riconoscimento della libertà degli individui di autoregolamentarsi. PRESCRITTIVITA’= REGOLAMENTAZIONE, gli individui si autoregolamentano nei limiti imposti dalla legge. Se non ci fossero determinate regole vincerebbe il più forte. Quando diciamo preposizione prescrittiva alludiamo anche a regole che limitano la libertà. La norma giuridica del diritto privato si rivolge agli individui e regola i loro rapporti. Anche quando un privato entra in contrasto con un ente, ci si può rivolgere al diritto privato, non solo pubblico. LOCAZIONE=AFFITTO a volte gli enti operano allo stesso livello dei privati, come se fossero persone; si usa quindi il diritto privato.

Le norme di diritto privato e gli interessi privati e individuali, l'interesse è la tensione di un soggetto verso qualcosa (bene, Ecc..). Non tutti gli interessi sono tutelati. Le norme giuridiche possono essere predisposte a tutelare alcuni interessi e a realizzarli. La famiglia è la prima comunità cui si fonda l'ordinamento giuridico. La famiglia è un corpo intermedio tra il singolo e lo stato. Molte comunità, nonostante hanno interessi sovraindividuali, sono considerati privati (es. famiglia, partito, condominio). Esistono interessi sovraindividuali, regolati da diritto privato, perché sono più prossimi agli interessi individuali, per esempio le comunità montane sono regolate dal diritto pubblico. Le norme di diritto privato bilanciano la regolamentazione. Le norme penali limitano. Le norme possono essere classificate in tre categorie in base al loro grado di coattività: - imperative o cogenti: dalle quali non ci si può sottrarre; - dispositive: possono essere regolate, danno la libertà di individuare norme ad essere alternative. Sono indicate dalle preposizioni "salvo che"; - suppletive: introducono una regolamentazione da seguire ove non vi è una regolamentazione. Danno autonomia di scelta e delle parti. Tutto il diritto che scaturisce dalla costituzione, dai decreti legge è detto diritto positivo, perché è posto dall'alto. Invece le norme private sono un misto di autoregolamentazione e diritto positivo. L’insieme delle proposizioni prescritte (dette norme) regola i rapporti sociali. Non tutte le regole giuridiche hanno una sanzione. La maggior parte delle norme sono imperative. Nel diritto privato vi è diritto positivo, cioè posto dall'alto, ma anche norme poste dal basso (autoregolamentazione). Alcuni atti, ad esempio il matrimonio, pongono delle regole concordate, ma vi sono anche norme imperative in essi.

LA CODIFICAZIONE ED I PRINCIPALI CODICI EUROPEI Molte volte tendiamo confondere il diritto con la legge. Questo avviene anche a causa del positivismo che nacque con la nascita degli Stati nazionali (rivoluzione francese 1789). Durante la rivoluzione francese la borghesia rovesciò l’ancién regime ed individuò il Parlamento come unico organo in grado di produrre diritto, perciò sin da quel momento si è cominciato ad identificare il diritto con l'attività legislativa; ma è sbagliato perché il diritto non nasce solo dalle leggi; questo si chiama monopolio del diritto di fonte legislativa. Infatti il codice civile francese del 1804, è ancora in vigore oggi, fu prodotto dal Parlamento. I codici sono nati come l'unico strumento per disciplinare rapporti tra privati. Inizialmente il Parlamento diventò l'unica fonte che produceva il diritto, quindi si confondeva la legge col diritto. Come nel Regno Unito, nel medioevo l'unica fonte di diritto era la consuetudine, la società dava vita al diritto con dei comportamenti. Con la rivoluzione francese, vi è stata una frattura che ha ridimensionato il diritto. In tutti i manuali vi è scritto che le caratteristiche di ogni norma sono la: generalità e astrattezza, ma non è così, perché si pensa che il diritto si riduce a quello di fonte legislativa. Anche se una norma non ha generalità ed astrattezza è sempre pronta del diritto. Generalita’: la norma si rivolge a tutti, o non si rivolge ad un soggetto determinato; Astrattezza: la norma non riguarda un caso concreto ma un caso ipoteticamente accaduto, in una fattispecie astratta (termine tecnico). Si regolano ipotesi astratte perché potrebbero accadere spesso, però non tutte le norme sono generali e astratte, infatti ci sono anche norme particolari e concrete che sono l'esatto opposto di quelle generali e astratte.

Sono generali e astratte le norme che derivano dal diritto di fonte legislativa, le sanzioni sono regolate dal diritto positivo. Il diritto si identifica con la legge perché si pensa che tutte le norme siano generali e astratte, ma il diritto scaturisce anche da altri fattori.

FONTI DEL DIRITTO POSITIVO -

costituzione; leggi; decreti; contratti, eccetera…

Questo tipo di fonti sono gli atti o comportamenti dai quali scaturiscono regole, di solito si circoscrive il discorso solo alle fonti positive. Ci sono norme che regolano le fonti del diritto (i primi 31 articoli anteposti al codice civile), molti sono stati abrogati (tacitamente o espressamente). L'art. 1 dice che sono fonti del diritto le leggi, i regolamenti e gli usi (consuetudine). Questa è una norma la data (1942). Questo non tiene conto che nel 1948 è stata introdotta la costituzione. L'art. 3 sulle regole corporative è stato abrogato con la caduta del fascismo. Riferendoci all'articolo 1 possiamo dire che la costituzione ha una forza maggiore del codice civile. Le fonti del diritto sono ordinate perché potrebbero entrare in conflitto, ci potrebbero essere antinomie, cioè le contraddizioni o conflitti fra norme incompatibili. Per capire quale fonte adattare si usa la priorità, si usano le fonti di grado superiore. Ma si usa anche il criterio temporale, se il grado di importanza è uguale si usa quella più recente.

Riguardo al carattere temporale si usa la norma emanata successivamente; per quanto riguarda il criterio gerarchico si usa la norma appartenente alla fonte di maggiore importanza. Il grado della fonte dipende da due fattori: dalla forza della fonte di modificare l'ordinamento e dalla resistenza al cambiamento della suddetta fonte da parte di altre fonti. La costituzione abroga tutte le regole e non può essere modificata da regole normali (solo costituzionali). La legge ha grado inferiore alla costituzione, ma superiore ai regolamenti e agli usi (consuetudine). L'art. 1 andrebbe revisionato: la più importante è la costituzione, affiancata dalle norme comunitarie, poi le leggi emanate dal Parlamento, poi decreti del governo (emanati con una legge del Parlamento). I decreti sono posti sullo stesso piano delle leggi emanate dal Parlamento. I decreti servono per snellire la procedura, il Parlamento approva sempre una legge di principio su di esso e il governo fa il resto (art. 77 costituzione: decreto legge). Si usano quando c'è un'urgenza situazioni imprevedibili. Il Parlamento converte i decreti in legge, altrimenti essi decadono. Vi sono anche le leggi regionali, in alcune materie opera solo la regione, in altre le regioni devono seguire i principi della legge quadro nazionale (leggi cornice). COMPETENZA ESCLUSIVA E CONCORRENTE Dopo le leggi regionali vi sono dei regolamenti governativi che competono o eseguono norme che scaturiscono dalla legge. All'ultimo grado della gerarchia delle fonti vi sono le consuetudini: le consuetudini possono operare o praeter legem (ma che in cui non c'è regolamentazione) o secundum legem (quando la legge prevede l'uso delle consuetudini). Le consuetudini sono i comportamenti che la comunità spontaneamente pone in essere e rispetto, per un lasso di tempo sufficiente a farle diventare regole.

FONTI EUROPEE A partire dal 1958 la Repubblica italiana è entrata a far parte della CEE e della CECA (Maastricht) hanno fondato l'unione europea. L'unione europea produce diritto, i trattati sono gli atti internazionali. Il diritto comunitario va diviso in due parti, quello originario (trattati costitutivi, quello di Roma, Lisbona che ha creato il TUE, cioè il trattato dell'unione europea e il TFE, cioè il trattato del funzionamento europeo) e quello generato successivamente. I trattati individuano organi dotati di poteri (es. Parlamento europeo). L'unione europea ha creato un mercato unico, eliminando dazi, eccetera… Quindi gli stati hanno affidato alcune materie alla competenza dell'unione europea, altre materie sono rimaste di competenza degli stati. Così il diritto europeo armonizza il diritto dei vari Stati (lima le differenze). Con l'Unione Europea lo stato rimane un ente sovrano ma con limitazioni. Armonizzazione e uniformazione: a volte l'Unione Europea impone regole comuni con l'uniformazione; la più frequente è la armonizzazione. I trattati hanno costituito l'ossatura dell'unione europea ed i suoi principi comuni a cui si ispira. I trattati contengono norme che contengono ulteriori fonti del diritto. Le fonti del diritto europeo sono regolamenti e direttive, pareri e raccomandazioni. Il regolamento è un atto generale obbligatorio in tutti i paesi e self-executive. La fonte più usata dall'unione europea è la direttiva. La direttiva si rivolge di solito solo da alcuni Stati, non è obbligatoria in tutti i suoi elementi, ma pone un obiettivo da raggiungere obbligatoriamente. La direttiva armonizza ponendo obiettivi, costringendo gli stati a modificare il proprio diritto per raggiungere l'obiettivo. La direttiva suppone un dialogo, il regolamento no. Le direttive vanno recepite entro un termine, pena delle sanzioni. In Italia si è introdotta la legge comunitaria che il dicembre di ogni anno attua le direttive in scadenza.

Le fonti comunitarie non possono essere collocate nella gerarchia sopra indicata perché appartengono ad ordinamenti diversi. La corte costituzionale risolve i contrasti fra poteri evita che le leggi siano anticostituzionali. I GIUDICI 1- giudice di pace, tribunale; 2- tribunale, corte d'appello; 3- corte di cassazione. Il sindacato costituzionale accentrato consiste che se il giudice pensa che la legge sia anticostituzionale rimettere gli atti alla corte di cassazione che la espunge (elimina se è anticostituzionale). L'articolo 11 della costituzione afferma che: l'Italia consente le limitazioni alla sovranità da parte di organizzazioni sovranazionali. L'ordinamento italiano e europeo sono autonomi e coordinati. Sentenza 170 del 1984 della corte costituzionale è quella della svolta: una volta c'era una legge che ha introdotto un dazio, allora un giudice ha chiesto se la legge violava l’art 11. La corte di cassazione ha detto che era materia dell'unione europea. Se una norma nazionale viola una legge comunitaria (non nazionale) essa deve essere inapplicata. Se la legge italiana vuole modificare la costituzione essa è anticostituzionale, se invece una legge italiana vuole modificare un regolamento europeo essa è inefficace. Come analizzare una sentenza: caso, problema, soluzione, argomentazione. Secondo le norme europee lo stato non può intervenire nell'economia degli stati.

Gli strumenti per armonizzare sono la direttiva, la disapplicazione e la pregiudiziale comunitaria e effetto verticale delle direttive. La pregiudiziale comunitaria si verifica quando un giudice deve applicare una norma comunitaria e c'è un contrasto sull'interpretazione della norma. Si sospende il giudizio e rimettere gli atti alla corte di giustizia europea. Così si favorisce la armonizzazione. Nei fatti l'ordinamento europeo prevale su quello nazionale. L’INTERPRETAZIONE DEGLI ATTI NORMATIVI Uno dei problemi è interpretare le leggi. L'interpretazione enuncia un significato. Il diritto non è una scienza esatta ma argomentativa, perché la norma non è il testo ma il significato che si attribuisce ad essa. Testi normativi= disposizioni normative Da un testo normativo si possono desumere più norme. Il giudice sceglie il significato che è argomentato in maniera migliore. Ma ci sono dei limiti nell'interpretazione, una è il linguaggio (i significati non devono essere contrastanti a ciò che vi è scritto). Il diritto di disciplina anche l'interpretazione della legge: articolo 12- nell'applicare la legge (disposizione normativa di qualunque origine) non si può ad essa attribuire un significato diverso da quello fatto proprio dalle parole. Quindi l'interpretazione non può andare contro ciò che è scritto. CRITERIO INTERPRETATIVO Criterio letterale: la prima interpretazione è quella da attribuire in base al significato delle parole nell'uso comune; Criterio sintattico: si tiene conto dell'ordine delle parole, della punteggiatura, eccetera…… Criterio teleologico: si usa inoltre l'intenzione del legislatore; essa dipende dallo scopo della norma (ratio legis). Perché ogni interpretazione

deve essere teleologica, cioè deve scoprire il significato della disposizione normativa. Criterio sistematico: la disposizione va letta tenendo conto delle altre leggi in materia e della costituzione. Non si può esaminare una disposizione senza tenere conto delle altre in materia del suo contesto, detto sistema. Tutte le disposizioni non sono coordinate per creare un corpo unico, prima si pensava così. E se vanno interpretate per ordinarle secondo il sistema, cioè devono essere rese omogenee da chi le interpreta, bisogna scegliere il significato che si adatta meglio a quelli già scelti per le norme precedenti. Il diritto privato non è coadiuvato, perché le disposizioni hanno origini diverse. Però neanche il criterio sistematico è sufficiente, perché il diritto ha significati che mutano al variare del contesto, bisogna tenere conto delle criterio storico, per esempio la norma del buon costume. Il criterio storico fa attribuire allo stesso termine un significato diverso, in base all'opinione generale del periodo in cui ci si trova. Il significato finale del testo può essere meno ampio di quello che il tenore letterale giustificherebbe (interpretazione restrittiva), oppure il significato potrebbe anche essere più ampio (interpretazione estensiva), per esempio con i contratti cartacei e informatici sono valide le stesse norme create per quelle cartacee in precedenza. L'interpretazione è un'attività creativa, perché il testo da le coordinate sulla norma da interpretare, la norma è una regola elaborata a seguito di ragionamenti. Disposizione normativa = articolo Norma = significato Se ad una norma creata nel 1942 si è sempre attribuito un significato, essa è sempre un'attività creativa, perché noi interpretiamo il significato liberamente. Il diritto è sempre in ritardo rispetto alla storia, perché non

riesce a starvi al passo. Quando accade un fatto nel quale non è previsto un regolamento c'è una lacuna. In questo caso si fa un procedimento analogico (analogia) e si crea una regola dove manca il testo. L'analogia si divide in: Legis: articolo 12 comma 2, se non c'è norma bisogna cercare una norma diversa che pone problemi o poggia su interessi analoghi. Iuris: se non c'è una norma con interessi analoghi si fa riferimento ai principi generali dell'ordinamento giuridico. I principi sono regole ispirate a valori che sono le basi della costituzione. Non tutte le norme costituzionali esprimono principi e non tutti i principi sono nella costituzione, i principi si desumono con la generalizzazione astrattizante , cioè si prende in considerazione un intero settore dell'ordinamento, l’esempio è il diritto di famiglia, e si crea il filo conduttore tra di essi. Per l'interpretazione di una legge dove c'è una controversia tra due corti di cassazione, deciderà una corte allargata. Anche individuare il testo con la analogia iuris è molto difficile, infatti il procedimento analogico è una creazione pura. Le clausole generali si prestano alla massima interpretazione da parte del giudice. La sussinzione consiste nel ricondurre un caso della vita ad un'ipotesi del legislatore, alla sua fattispecie astratta (ipotesi del legislatore). La premessa maggiore è il caso previsto dal legislatore, la premessa minore è il caso realmente accaduto alla persona. Quando abbiamo una clausola generale, se essa è vaga, non possiamo utilizzare il procedimento analitico: esempio articolo 1175 ecc.. Il debitore è il creditore devono comportarsi secondo le regole della correttezza. In questo caso bisogna chiarire i casi in cui si agisce in maniera corretta, bisogna stabilire le

condizioni d'uso, il presupposto e la premessa maggiore. Bisogna quindi concretizzare la clausola generale. La direttiva non ha effetto di scopo. FONTI DEL DIRITTO EUROPEO Per armonizzare il diritto si fa prevalere il diritto europeo su quello comunitario. Un altro strumento di armonizzazione è l'effetto verticale delle direttive. Quando la direttiva può essere applicata senza modifiche sostanziali ai diritti nazionali ed è dettagliata, allora essa produce effetti in tutti gli Stati ma solo nella applicazione sui cittadini. Un cittadino può chiedere di farsi applicare una direttiva anche se non è ancora stata recepita. E lo stato è costretto ad applicargliela, altrimenti paga un risarcimento al cittadino. Però se la direttiva è dettagliata e incondizionata, se essa non è stata recepita dallo Stato essa non può essere applicata, né rapporti tra cittadini, quindi non è valido l'effetto orizzontale, ma può chiedere un risarcimento. La disposizione normativa orienta la condotta dei cittadini, quindi la regola deve produrre un effetto. L'effetto di una norma è molteplice. Le norme del diritto privato producono situazioni giuridiche soggettive e i rimedi. I rimedi sono le sanzioni. Quando si commettono reati c'è esigenza di prevenzione speciale (sul singolo) e generali (agli altri consociati) pena esemplare. La sanzione è una conseguenza afflittiva tipica del diritto pubblico. Le sanzioni del diritto privato non affliggono, esso protegge solo gli interessi. Nel diritto privato si parla di rimedi. Quindi possiamo dire che il diritto privato ripara. La norma di diritto privato protegge interessi o li tutela.

RAPPORTI E FATTI GIURIDICI La giurificazione consiste nel selezionare gli interessi che meritano protezione, questa viene tramite una situazione giuridica soggettiva. Bisogna anche individuare come riparare al danno subìto. Situazioni giuridiche soggettive: - attive: diritti soggettivi, diritti potestativi, diritti di libertà, diritti di potestà, interessi legittimi. Queste tutelano un interesse per realizzarlo prioritariamente rispetto ad altri interessi; - passive: dovere, obbligo, onere, pura soggezione. Designano un interesse che viene subordinato a realizzare un interesse diverso (più importante). In società complesse gli interessi si contrappongono. A volte gli interessi apposti vengono bilanciati. Si possono quindi avere situazioni attive e passive. Il diritto soggettivo è la situazione giuridica attiva principale per la quale si attribuisce al privato la massima protezione del suo interesse. Situazioni giuridiche soggettive: meccanismo mediante il quale l'ordinamento protegge interessi, però non tutti gli interessi sono protetti. Il diritto soggettivo è la più ampia e incisiva forma di tutela. Il diritto soggettivo risente di molte influenze filosofiche. Il primo di concettualizzare il diritto è a metà 800 in Germania per il Pandettismo, si usavano consuetudini e diritto romano, il Pandettismo creava regole, queste venivano create dagli giuristi (PANDETTISMO). Il concetto giuridico è frutto di un'elaborazione giustificata. Il primo autore che ha fornito definizione del diritto soggettivo è Von Jhering. La sua definizione è orientata agli interessi. Un'altra nozione è quella di Von Savigniet, secondo il quale il diritto soggettivo è il potere dell'individuo di realizzare il proprio interesse (signoria della volontà) (potere della volontà). Il diges è una parte del corpus iuris civili, ha le opinioni dei maggiori giuristi che erano fonti del diritto. Il diges è detto Pandette.

Secondo Von Savigniet l'uomo è propulsore del cambiamento sociale, oggi però sappiamo che l'uomo non può controllare tutto. Identificando il diritto come il potere di realizzare interessi è sorto il problema degli incapaci. La definizione immaginaria che tutti gli individui siano agenti, ma non è così. Il diritto non nega agli incapaci protezione. La teoria dalla volontà non individua alcun fine, perciò la nozione non è soddisfacente (deficit teleologico). 1)Secondo Von Shering il diritto soggettivo è un interesse protetto, è deficitario perché ci dice l'obiettivo, ma non dice del contenuto (cosa si può fare e non si può fare). 2)Successivamente si è detto che il diritto soggettivo è la protezione dell'interesse, questa definizione è dovuta al positivismo di stampo legalistico, intende la protezione che lo Stato conferisce. 3)Accanto al positivismo c'è un'ideologia secondo la quale il diritto è riconducibile tutto al rapporto. Il rapporto è una relazione con una situazione giuridica attiva e passiva. La definizione che supera gli errori delle tre precedenti definizioni, dice che il diritto soggettivo è la sfera di libertà riconosciuta al privato nell'ambito della quale egli può porre in essere interessi, in visita del quale il diritto soggettivo è riconosciuto (agere licere, lecito agere), questa definizione ci dice in cosa il diritto soggettivo è riconosciuto: la realizzazione degli interessi tutelati. Riguardo alla terza definizione il fatto che non si crei diritto se non si impongono obblighi e doveri, è una schematizzazione errata, perché si pensa che tutto il diritto scaturisce dalla legge e che tutto si riconduce ai rapporti. Tramite il diritto soggettivo l'ordinamento crea una gradazione degli interessi. La facoltà è una condotta naturale che l'ordinamento consente per salvaguardare l'interesse, ad esempio usare un computer.

I poteri sono forme di esercizio del diritto con atti giuridici dai quali discendono conseguenze, ad esempio prendere un computer. Il diritto soggettivo si compone di poteri e facoltà. L'interesse protetto non è un interesse specifico ma ha un interesse ipotizzato, generico. I diritti soggettivi sono di due tipi: - assoluti: valgono verso tutti (erga omnes). Il principio del neminem laedere è il diritto generico che dice di astenersi da comportamenti che determinano un pregiudizio a terzi (diritto di proprietà); - relativi: valgono verso un soggetto o verso una cerchia limitata (diritto di credito). Vi è un obbligo specifico a carico di un soggetto. Questo ragionamento è sbagliato! Il dovere è un comportamento imposto a tutti, e diffuso nel diritto pubblico (diritto assoluto); l'obbligo è imposto a determinate persone (diritto relativo). Il ragionamento precedente è sbagliato perché si pensa che tutte le vicende siano iscritte al rapporto, cioè a quella dei diritti soggettivi. Il diritto assoluto con efficacia erga omnes conferisce a tutelare il potere di realizzare da sé il proprio interesse. Il diritto relativo invece necessita la mediazione di controparti. Il diritto assoluto è diretto, il diritto relativo no. Neminem laedere è il dovere generale di astensione, è troppo generico ed ampio, è un dovere che non è neanche percepito. Non si può non intervenire negli interessi altrui (è impossibile che tutti fanno attenzione a non urtare uno specchietto). Un dovere non può essere tale se non orienta l'intenzione.

I Diritti assoluti si dividono anche in: - reali: proprietà, godimento su cosa altrui, pegno o ipoteca; il più esteso è la proprietà, riguardo al al godimento su cosa altrui vi sono l'enfiteusi e l'usufrutto. I diritti reali salvaguardano interessi allo sfruttamento di beni. Reali viene da RES= COSA. I diritti reali in quanto diritti assoluti implicano che possono essere opponibili verso chiunque, hanno il diritto di sequela, sono autosufficienti (ha autorealizzati). Il terzo punto è l'unico veritiero, tutti gli altri sono sbagliati. - Personalità: proteggono i singoli profili della personalità umana. Riguardano persone ad esempio il diritto alla vita e al nome. L'articolo 832 del codice civile stabilisce che: la proprietà conferisce il potere di disporre e di godere (non vi è alcun rapporto). Presupporre un rapporto tra usufruttuario e proprietario, significa presupporre un altro dei diritti minori, usufrutto, il quale implica la facoltà di godere del bene, però non si può modificare la destinazione economica, e l'usufruttuario si serve del bene direttamente. Alcuni diritti reali hanno un rapporto, altri no. I diritti su cosa altrui presuppongono un rapporto che non è funzionale a soddisfare l'interesse, poiché soddisfatto autonomamente. Lo schema è valido in entrambi i casi. Il diritto di sequela suppone che il diritto di proprietà passa ad altrui senza modificare altri diritti sulla cosa. La sequela insegue la cosa. Il diritto di credito consiste nell'utilizzare mezzi per ottenere il compimento o non compimento di un'azione da parte di un debitore. La cosa non si trasferisce, si trasferisce il diritto sulla cosa. Il diritto di credito è trasferibile. La valenza esterna del diritto di credito è stata raggiunta alla metà degli anni 60. Un calciatore venne investito e

morì ed è stato leso il diritto di credito della squadra sul calciatore. Il credito si è vanificato, allora la squadra ha agito in giudizio contro chi l'ha ucciso MERONI, per ottenere un risarcimento e nel 1970 la corte di cassazione ha dato un risarcimento per la lesione AQUILIANA del credito cioè lezione da terzi (responsabilità extra contrattuale). I terzi non possono intervenire per impedire la realizzazione del credito, altrimenti devono risarcire. Il diritto di credito quindi viene tutelato verso terzi, ma con mezzi diversi. Il diritto soggettivo tutela diritti estroversi, verso altri, ma non il diritto della personalità perché protegge interessi interni. Gli interessi personali sono già realizzati, viene protetto il diritto a mantenere l'interesse. I diritti della personalità attribuiscono poteri e facoltà per reagire alla violazione di interessi già realizzati. I diritti reali e di credito sono estroversi. Una situazione giuridica attiva è l'interesse legittimo. Articolo 24 della costituzione: tutti possono agire per tutelare i propri interessi. L'interesse legittimo attribuisce una posizione legittima nei confronti della pubblica amministrazione. La pubblica amministrazione ha una discrezionalità tecnica (libertà) da amministrare nei limiti. La discrezionalità porta anche a non soddisfare un interesse. L'interesse legittimo la pretesa che la pubblica amministrazione operi secondo la legge e secondo i principi di correttezza, efficienza, e di non discriminazione. Gli interessi legittimi si dividono in: - oppositivo: è leso quando un diritto viene limitato da un provvedimento della pubblica amministrazione (ad esempio ci espropriano la casa con una procedura non valida); - pretensivo: quando chiediamo di eliminare alcuni limiti per esprimere la propria autonomia (ad esempio il porto d'armi). Nell'interesse legittimo l'interesse non è danneggiato. L'interesse legittimo ci dà la possibilità di reagire ad un atto illegittimo.

Il provvedimento ablativo è un provvedimento che comprime i nostri diritti. La potestà è un insieme di poteri, di facoltà e di doveri tesi a realizzare l'interesse di un soggetto diverso dal titolare del diritto. Dà poteri, facoltà e anche doveri. La posizione attiva inerte: l'aspettativa è la posizione di chi attende un vantaggio subordinato alla realizzazione di un evento. Ad esempio un bambino che sta nascendo, questa è un'aspettativa. È quindi un vantaggio futuro. I diritti potestativi sono diritti di credito, sono poteri incisivi, cioè tesi a modificare la sfera giuridica del debitore senza che egli si opponga. Ad esempio la comunione forzata del muro. Poteri a facoltà non sono situazioni giuridiche autonome, ma componenti di altre situazioni. Le situazioni giuridiche passive sono: - soggezione: è colui in cui versa chi deve tollerare la modificazione della sfera giuridica da chi ha il diritto potestativo; - onere: è un comportamento dovuto nell'interesse proprio, ad esempio la vendita, attribuisce diritti, doveri e garanzie. Se viene danneggiato il bene si è tutelati e l'acquirente deve denunciare i danni (vizi) entro otto giorni dalla scoperta e manifestarli entro un anno dall'acquisizione.

I SOGGETTI LA PERSONA La persona è al centro del diritto privato, anche del disegno costituzionale e del codice civile. Per persona si intende sia l'individuo (persona fisica) e alcune figure astratte come gli enti (persone giuridiche). Il connotato principale che fa dell'individuo una persona è che nasca. Alla capacità giuridica si correla la definizione di persona. È giuridicamente capace chiunque nasca, la nascita si identifica con il distaccarsi del feto e con la capacità respiratoria. La capacità giuridica è l'attitudine di essere titolari di diritti e situazioni giuridiche. Quando si è eredi si hanno diritti patrimoniali, anche se non è nato. Quando nasciamo si hanno diritti. La capacità giuridica è un'idoneità ed ha diritti della personalità. L'articolo 1 del codice civile, comma 2 stabilisce che: i diritti a favore del concepito sono subordinati alla nascita, questa è un'aspettativa. L'articolo 462 del codice civile (capacità a succedere) stabilisce che: tra i soggetti che possono succedere può essere inserito il concepito. L'articolo 784 del codice civile stabilisce che: la donazione può avvenire a nascituri e concepiti. La donazione è un atto di libertà. Il nascituro e il concepito non sono persone fisiche. Il concepito è un soggetto di diritto ma non è ancora una persona. Lo status indica la posizione che il privato ricopre nel contesto sociale, alla quale ne discendono diritti e obblighi. La persona è un soggetto ma il

soggetto può non essere una persona. Quando si hanno diritti o quando si è centro di interessi da tutelare, questo equivale ad un indice. L'articolo 462 e 784 del codice civile prevedono che: il nascituro è destinatario di diritti, altre norme sono la legge 194 del 1978 (aborto): nascituro è concepito possono essere destinatari di diritti; l'aborto si verifica quando la gestante non vuole portare e termina la gravidanza e l'entità (feto), cioè non ha l'interesse a svilupparlo. Quindi vi sono interessi in contrapposizione. L'articolo 4 della legge sull'aborto permette di effettuare l'aborto entro 90 giorni se la gravidanza è un pregiudizio per la salute fisica e psichica. L'articolo 32 della costituzione dice che: la salute va tutelata. L'articolo 6 del codice civile stabilisce che: afferma che dopo i 90 giorni l'intenzione è consentita se il parto può provocare rischi alla donna a causa della malformazione del feto oppure quando da un danno psicologico. L'articolo 1 della legge 40 del 2004 disciplina la fecondazione assistita però il gene non può arrivare fuori dalla coppia. Omologa si riferisce ai geni della coppia; terologa invece si riferisce ai geni fuori della coppia. Dopo i primi 90 giorni il feto acquista più diritti, prima dei 90 giorni i diritti della gestante prevalgono su quelli del feto. L'articolo 254 del codice civile fa riconoscere i figli avuti fuori dal matrimonio e anche il concepito. Le normative riconoscono il concepito come materiale di diritti e le norme sono sufficienti per indicarlo come centro di protezione secondo la sentenza 10.741 dell'11 maggio del 2009 in cui, i diritti dei concepiti con l'articolo 3 abbiamo la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Con l'articolo 2 con la carta di Nizza, il trattato di Lisbona l’ha equiparata ai trattati sull'unione europea.

La sentenza 10.741 ha pronunziato su una donna che non poteva rimanere incinta a causa di annidamento, le dettero un medicinale e ha potuto avere un figlio, ma malformato perché il medicinale ha avuto effetti sul feto perché è una sostanza teratogena. La cassazione ha detto che il concepito è centro di protezione di interessi, allora può ottenere tutela se il suo diritto di salute è stato leso a causa di comportamenti avvenuti quando era ancora un feto. Di fronte a errori diagnostici o terapeutici che hanno causato malformazioni non si sapeva se tutelare o no il nascituro. La protezione dell'ordinamento garantisce al concepito è una somma di denaro per la lesione del diritto della salute perché ha il diritto a nascere solo da esercitare quando nasce. I medici non hanno neanche informato la madre dei rischi. Non sono stati dati risarcimenti per la nascita indesiderata. In Francia una sentenza ha riconosciuto un risarcimento perché riconosce come legittimo l'interesse del feto malformato e non nascere. Questo non vale in Italia, l'aborto è uno strumento di eugenetica. L'alleanza terapeutica fra medico e paziente, con l'articolo 32 della costituzione non ci si può sottrarre a trattamenti medici contro la propria volontà. La mancata informazione non consente alla donna di interrompere la gravidanza. La soluzione la sentenza 10.741 è che sono stati dati 2 miliardi al nascituro e soldi ai genitori perché non sono stati avvertiti dei rischi. SOGGETTIVITA’- STATUS DI PERSONA Essere titolari di diritti e doveri non significa poterli esercitare, li esercitano i genitori o i rappresentanti. I diritti possono essere esercitati al compimento dei 18 anni, quando si ha la capacità di agire, cioè l'idoneità a compiere atti che modificano la situazione giuridica (articolo 2 del codice civile). Non tutti gli atti modificano la situazione giuridica di una persona. Ci sono atti per i quali non c'è bisogno della capacità di agire. Anche prima del 18º anno di età i minori possono esercitare i diritti,

anche quelli patrimoniali a condizione che non modifichino la sfera giuridica perché è necessario avere 18 anni. Ad esempio se abbiamo un appartamento noi possiamo godere ma non disporre. Abbiamo prima dei 18 anni la facoltà dei diritti ma non dei poteri. La capacità giuridica non si può perdere, invece la capacità di agire si può perdere. I segni identificativi sono: per nome, cognome, paternità, maternità, luogo, e data di nascita, esse attribuiscono un'identità. Oggi tutti gli individui sono persone, è un segno di civiltà giuridica. Perché la capacità di agire si ha al 18º anno? È una scelta convenzionale, è l'età in cui mediamente un individuo ha la maturità psichica e fisica. Sia la capacità di intendere e di volere. Si può perdere o acquistare la capacità di agire? Si, inoltre si può essere emancipati e si può avere parzialmente la capacità di agire, ad almeno 16 anni si può celebrare il matrimonio se il sedicenne è maturo e se ci sono validi motivi. Divenuto emancipato quando celebra il matrimonio e può compiere da sé atti ordinari, per quelli straordinari ha bisogno di un curatore. Il libro primo del codice civile riguarda gli atti che il genitore può compiere. Gli articoli 374-375 del codice civile elencano atti di ordinaria e straordinaria amministrazione. L'articolo 374 del codice civile: il tutore può acquistare beni mobili per l'uso del minore, economia domestica con uso e amministrazione paterna. Essi sono di ordinaria amministrazione, quelli che eccedono ciò sono atti di straordinaria amministrazione. L'articolo 375 del codice civile: elenca atti così gravosi nel patrimonio che sono atti di disposizione (o di straordinaria amministrazione): alienare beni, accendere pegni e ipoteche. L'articolo 2 del codice civile sostiene che: oltre all'emancipazione si possono avere altre forme di limitata capacità. L'atto eccedente

l'ordinaria amministrazione è autorizzato dal giudice, l'altro invece deve essere autorizzato da tre giudici (collegio). Il comma 2 stabilisce che: possono prevedere prima del 18º anno il compimento di alcuni atti al minore lavoratore (lavoro minorile). Si può perdere la capacità di agire interamente o parzialmente. L'ordinamento protegge i soggetti che in concreto non sono capaci di agire, la limitazione in questo caso non è una prevenzione, ma è una protezione con interdizione e l'inabilitazione. L'interdizione e l'Istituto a seguito del quale un soggetto perde la capacità di agire. Ciò comporta che il giudice deve nominare un tutore. Il tutore non deve avere conflitti di interesse. Si può essere privati della capacità di agire completamente (interdetto). Secondo l'articolo 414 del codice civile l’interdetto è il maggiorenne o minore emancipato che versano in uno stato di infermità tale da rendere il soggetto incapace di provvedere ai propri interessi e lo rendono bisognoso di protezione. I soggetti legittimati, attivi a promuovere l'interdizione sono previsti dall'articolo 417 del codice civile, il coniuge. La legge 206 del 2004 dice che: anche il convivente, i parenti entro il quarto grado e gli affini entro il secondo grado, il curatore, il tutore e il P.M. I gradi di parentela si contano, contando le persone meno il capostipite. Gli articoli 74-75-76-77-78 del codice civile nel libro 1 stabiliscono che: i parenti sono i soggetti che discendono da un medesimo capostipite. I parenti in linea diretta discendono l'uno dall'altro. I parenti in linea collaterale sono quelli che non discendono dall'altro. L’affine è il legame tra parenti del coniuge. Ad esempio il cognato è affine di secondo grado.

Il tutore compie gli atti ordinari, per gli atti straordinari ha bisogno dell'autorizzazione. L'inabilitazione ha i presupposti dell'articolo 415: il maggiorenne o minore emancipato può essere emancipato se a una condizione di infermità non tanto grave da giustificare l'interdizione. Anche i prodigali possono essere mobilitati qualora espone se stesso o la sua famiglia ad un rischio. Anche chi beve o si droga. Sono mobilitabili anche i ciechi e sordi dalla nascita tranne se sono in grado di ovviare al loro deficit. Lo status di emancipato e inabilitato è uguale, solo che le ragioni sono diverse. La sindrome di Down porta ad interdizione. L'interdizione e l'inabilitazione hanno fallito come istituti di protezione, la gente non fa ricorso perché si pensa che era come una morte civile per il soggetto. L’AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO (legge 6 del 2004) L’amministrazione di sostegno si incontra dall'articolo 404 al 413 del codice civile. Gli eredi possono essere secondo successione testamentaria o legale. Aventi causa equivale a dire: si rivolge a tutti quelli con cui si hanno rapporti. Se un interdetto compie atti o se il inabilitato o il tutore compiono atti che non possono compiere, c'è protezione e gli atti sono invalidi secondo l'articolo 427 del codice civile comma 2: gli atti compiuti dell'interdetto dopo la sentenza possono essere annullati dagli eredi o dagli aventi causa al pari del tutore. Il comma 3 stabilisce che: possono essere invalidati atti che non possono essere compiuti. L'annullamento deve essere eseguito entro cinque anni. L'amministrazione di sostegno è un istituto di protezione disciplinato dall'articolo 404 del codice civile, il quale stabilisce che: l'amministrazione di sostituzione è un istituto che può essere utilizzato

nei confronti di persone che a causa di un'infermità si trovano nell'impossibilità temporanea o permanente di provvedere ai propri interessi, gli si affianca un amministratore di sostegno (un rappresentante oppure un sostegno che integra la volontà del soggetto). Questa è la relazione che lega i tre istituti. L’ ADS si modula sulla caratteristica del beneficiario, gli altri istituti no, basti pensare al caso Englaro. Con l’ADS il soggetto rimane capace di agire ma si individuano atti affidati all'amministratore per coadiuvare il soggetto nello svolgimento. Una volta un giudice ritiene che violava l'articolo 3 della costituzione (parla dell'eguaglianza sostanziale). Secondo un giudice l’ADS è una copia dell’inabilitazione, quindi uno stesso soggetto potrebbe essere trattato in due modi. La corte costituzionale ha detto che non è vero perché l’ADS ha presupposti ed effetti diversi rispetto all'inabilitazione. Gli effetti dell’ADS sono nell'articolo 409 del codice civile. L’articolo 409 del codice civile stabilisce che: il beneficiario conserva la capacità d'agire per tutti gli atti che non necessitano dell'amministratore. Il beneficiario ha sempre la capacità di compiere atti giornalieri autonomamente. L'amministratore di sostegno può essere rappresentante o assistente. L'articolo 412 del codice civile stabilisce che: gli atti dell'amministratore in violazione di leggi o dei poteri conferitegli possono essere annullati dal beneficiario, avente causa e dagli eredi. Il comma 2 stabilisce che: possono essere annullati anche gli atti compiuti dal soggetto in violazione di una disposizione. Il comma 3 stabilisce che: possono essere annullati in cinque anni. L'interdizione, l'amministrazione di sostegno, e l'inabilitazione sono reversibili.

Secondo l'articolo 428 del codice civile: vengono regolate le ipotesi in cui un soggetto capace di agire si trovi in una condizione di incapacità di intendere e di volere, gli atti che compie sono tutelati a condizione che non si sia posto in quella situazione volontariamente. Quest'articolo stabilisce anche che gli atti annullabili sono l'atto unilaterale (ad esempio il pagamento) e il contratto (atto bilaterale disciplinato dall'articolo 1321 del codice civile). Può essere annullato se l'atto ha apportato un pregiudizio economico. Se il contratto è stato compiuto con la malafede e si è in una situazione di incapacità d'agire, si può annullare. Nel comma 2 dell'articolo 428 del codice civile: questo stabilisce cos'è la malafede: è malafede un atto abnorme o se vi è un rapporto fiduciario. GLI ENTI Spesso si identificano gli enti come le persone giuridiche, è un errore. Gli enti sono il macroinsieme, le persone giuridiche e invece sono un sottoinsieme. L'ente è un'aggregazione di individui che si uniscono per conseguire uno scopo. Gli enti si trovano nel primo libro del codice civile. Gli enti si dividono in: - presenza di individui: si costituiscono gli enti per conseguire delle attività complesse, non realizzabili da un individuo; - a base patrimoniale: l'ordinamento regola le attività anche in forma collettiva. Vengono regolate anche attività che prevaricano l’interesse umano. Gli enti hanno tre elementi fondamentali: - elemento personale: una pluralità di individui o almeno uno; - elemento patrimoniale: ogni ente mette a disposizione una massa di beni (patrimonio o fondo comune); - elemento ideale: scopo personale.

L'elemento personale e quello patrimoniale si combinano per raggiungere uno scopo che viene dichiarato alla creazione dell'ente. Gli organi sono persone fisiche alle quali viene riconosciuto un ruolo e dei poteri. I tre elementi fondamentali di un ente (elemento personale, patrimoniale e ideale) non sono presenti nella stessa percentuale in tutti i beni. ENTI A BASE ASSOCIATIVA Negli enti il personale è destinato a mutare. La società: in essa prevale l'elemento personale, è una struttura aperta con mutevolezza. Persegue un interesse autonomo superiore all'interesse di un singolo. Sono concepiti per avere una durata superiore a quella della vita umana. Non c'è obbligo di durata per una società. Associazioni a base patrimoniale: l'elemento fondamentale in esso è quello patrimoniale; il patrimonio è destinato ad uno scopo. Non nascono dall'esigenza di aggregare individui, però necessitano dell'apporto di una o più persone fisiche (amministratori) per raggiungere gli obiettivi. Il fondatore non entra a far parte della fondazione ma la costituisce e la dota di un patrimonio, se fosse amministratore non lo scorporerebbe il patrimonio. Altrimenti perderebbe il significato. Il fondatore è quindi esterno alla fondazione. La fondazione può essere creata per testamento, il testamento è un atto mortis causa, cioè dopo la morte. ASSOCIAZIONI, FONDAZIONI E COMITATI Associazioni, fondazioni e comitati si trovano nel primo libro del codice civile. Le società ha invece sono nel quinto libro del codice civile.

Queste tre, devono perseguire uno scopo non economico. Lo scopo economico consiste nel realizzare beni o servizi. Le società hanno uno scopo di lucro (distribuzione degli utili). Non sempre l'attività economica a scopo di lucro, può anche avere finalità mutualistiche (produrre beni e servizi con i soldi dei soci, per poi rivenderli ai soci a prezzo minore). SOCIETA’ COOPERATIVE Le società mutualistiche sono disciplinate dall'articolo 2511 del quinto libro del codice civile, il quale stabilisce che: le cooperative sono società a capitale variabile. Articolo 2512: le società cooperative hanno mutualità prevalente in tre casi: - svolgono l'attività prevalentemente in favore dei soci; - uso nel lavoro delle prestazione dei soci; - usano beni e servizi dei soci. SOCIETA’ MUTUE ASSICURATRICI Le società mutue assicuratrici vengono disciplinate dall'articolo 2546 del codice civile, il quale stabilisce che: sono società il cui scopo è offrire una consulenza economica. Nelle associazioni il controllo sull'operato è interno. Nonostante gli enti del primo libro del codice civile (associazioni, fondazioni e comitati) non possono svolgere attività economica. Ci sono delle eccezioni, ad esempio la autofinanziamento) l'importante è che l'attività economica non sia prevalente. Le attività economiche volte dagli enti del primo libro devono avere queste caratteristiche:

- il ricavo deve essere finalizzato allo scopo; - l'attività economica deve essere secondaria. Nelle fondazioni il controllo sull'operato affidato al ministero. COSA SONO GLI ENTI? La teoria della finzione (Kelsen, Giuspositivista) afferma che l'ente è comparato ad una persona fisica perché l'ordinamento ha il potere di riconoscere ad una astrazione una dignità pari a quella di una persona, e di rendere l'astrazione centro di diritti, obblighi e doveri. Otto Von Ghirke afferma che l’ente ha gli stessi elementi di una persona fisica: volontà, corpo, eccetera…… La reazione della teoria della finzione avvenne da parte di Tullio Ascarelli, secondo il quale il diritto privato disciplina rapporti tra individui nati dal ventre di donna. Anche da D’Alessandro Galgano concordarono con Ascarelli, perché si pensava che il diritto disciplinasse solo l'attività umana. Lo scopo dell'ente promana da persone fisiche, quindi l'ente si risolve in scelte umane. Gli enti sono una disciplina dell'attività umana regolata su un profilo particolare. Gli enti sono una creazione dell'uomo con dignità pari alla sua. L'ente più che un soggetto al pari dell'uomo è una modalità dell'attività umana. È un istituto che disciplina l'attività umana associativa. Un elemento fondamentale è la responsabilità patrimoniale. Per le persone fisiche la responsabilità patrimoniale è uno dei principi fondamentali, secondo l'articolo 2740 del codice civile del libro 6 il debitore risponde dell'inadempimento con i suoi beni presenti e futuri. Chi opera secondo regole e assume obblighi deve eseguirli in maniera esatta per garantire al creditore la somma. Il debitore mette a disposizione il suo intero patrimonio in caso di inadempimento (garanzia generica), il patrimonio è regolato alla soddisfacimento dell'interesse del creditore.

L'obbligazione è il rapporto che si instaura tra un soggetto io con un diritto di credito ed uno con un obbligo. Se il debitore (persona fisica) è inadempiente allora il creditore potrà agire in giudizio ed ottenere una sentenza favorevole con un processo di pignoramento sui beni del debitore. Chi produce beni e servizi ed espone il proprio patrimonio a dei rischi. Per evitare ciò si può creare una società, così gli imprenditori confermano beni alla società (persona giuridica, individuo), e non verrà toccato il patrimonio dei singoli, perché la società è centro di imputazione autonomo. Però non tutti gli enti hanno lo stesso effetto sulla responsabilità patrimoniale. Ci sono diversi regimi di responsabilità patrimoniale, l'articolo 2740 del codice civile è la forma di responsabilità patrimoniale più penalizzante ed è valida per le persone fisiche, la forma meno penalizzante vale per le società di capitali. I creditori personali non possono aggredire beni della società. TIPI DI SOCIETA’ Le società si dividono in: - società di persone: società semplici, società in nome collettivo, società in accomandita semplice; - società di capitali: società a responsabilità limitata, società per azioni, società in accomandita per azioni. SOCIETA’ SEMPLICE La società semplice è regolata dagli articoli 2267 e 2268 del codice civile. L’articolo 2267 del codice civile stabilisce che: per le obbligazioni sociali risponde il patrimonio della società e quello dei soci;

Articolo 2268 del codice civile stabilisce che: il socio deve rispondere con il suo patrimonio, e può chiedere di aggredire prima il patrimonio della società e poi i suoi beni. (Beneficio di escursione) Un creditore personale può aggredire la quota di partecipazione. SOCIETA’ IN NOME COLLETTIVO Le società in nome collettivo sono regolate dagli articoli 2304 e 2305 del codice civile. L’articolo 2304 del codice civile stabilisce che: delle obbligazioni sociali risponde il patrimonio della società e quella dei soci e si deve escutere prima il patrimonio della società. L’articolo 2305 del codice civile stabilisce che: il creditore personale non può chiedere la liquidazione della quota societaria finché questo è in salute. SOCIETA’ IN ACCOMANDITA SEMPLICE La società in accomandita semplice è regolata dagli articoli 2318 fino al 2320. All'interno vi sono due tipi di soci: accomandatari e accomandanti. I soci accomandatari rispondono solidamente e illimitatamente per le obbligazioni sociali. I soci accomandatari rispondono prima con il patrimonio societario e poi con quello personale e i creditori personali non possono chiedere la liquidazione della quota societaria finché questa è in salute. I soci accomandanti rispondono invece in base alle loro quote. SOCIETA’ PER AZIONI Le società per azioni hanno un patrimonio separato. Se il soggetto far riconoscere l'associazione essa avrà la personalità giuridica, e quindi l'autonomia patrimoniale perfetta.

Se il soggetto non può far riconoscere l'associazione essa avrà autonomia patrimoniale imperfetta, cioè delle obbligazioni dell'associazione risponderà il fondo comune ed i soci che hanno agito in nome della società. Dietro gli enti c'è la preoccupazione di regolare l'attività economica in modo diverso rispetto a quella dei singoli. Si individua un centro di imputazione di diritti, doveri e obblighi (ente) autonomo rispetto agli individui che lo compongono. L'ente in realtà non è un vero soggetto di diritto, ma uno strumento per separare il patrimonio del singolo da quello della società. L'ente se è riconosciuto è una persona giuridica come gli individui, altrimenti è un soggetto come il nascituro. RISANAMENTO DELLA FINANZA PUBBLICA La riserva doveva essere portata al 40% della circolazione. La B.I. era una S.p.A. con un capitale sociale di 300 milioni di lire diviso in azioni da 1000 lire. I primi direttori della banca d'Italia sono Marchionni e Strungher. La riserva era pari a 300 milioni. Si rileva immobilizzazione per 450 milioni di lire da liquidare entro 15 anni. Gli fu attribuita nel 1984 la liquidazione della banca romana. Vi fu una svalutazione del capitale di 30 milioni di lire e si chiesero L. 100 ad azione agli azionisti, di un'altra svalutazione e la Banca fu salvata dagli azionisti. La Detusche Bank concede un prestito alla Banca di Roma. Il capitale tedesco fu presente anche nella costruzione delle strade ferrate del Mediterraneo. Il credito italiano crolla a alla vostri Parigi, ed intervengono alcune banche tedesche a sostegno. La banca mista nasce con capitale straniero, la prima risale al 1894 ed è la Communit di Milano. La Banca di Roma è diversa dalla banca romana. Nel 1880 nasce il Banco di Roma come capitale italiano, avente sede a Roma e Torino, dette un contributo per la guerra in Libia. Le banche miste erano despecializzate sul modello tedesco. La Germania intervenì nell'economia italiana. Un altro intervento in occasione dell'indebitamento per spesa per armamenti e industrie. Il credito mobiliare e generale sostenevano lo

sviluppo industriale. Nel 1985 il credito italiano con sede a Genova ha partecipazione italiana e tedesca, il direttore è Enrico Rova. Nel 1904 la società bancaria italiana nasce dalla S.B. Milanese, come nel 1914 divenuta la banca italiana di sconto finanzia il gruppo Ansaldo. Le banche miste collocavano le azioni sul mercato per le aziende, salvarono anche la S.B.I. e quattro banche miste. Alla fine del 1900 viene migliorata la situazione economica con tagli al ministero della guerra, vengono migliorati i bilanci dei comuni e viene richiamato il capitale straniero in Italia. Vengono risanate le riserve metalliche e con titoli di Stato innalzarono le condizioni di vita e di lavoro. Viene affrettata la liquidazione delle parti immobilizzate e i decreti sono esecutivi il 1 gennaio del 1897. Attorno al 1926 di il declino. Viene creata la Credit, la società finanziaria italiana e ricorre all'aiuto della Banca d'Italia. La Comit ricorre alla Banca d'Italia, e all'Istituto di liquidazione e all’IMI e alle società finanziarie Comofin. Il Banco di Roma costituisce la società mobiliare nazionale e ricorre all'Istituto di liquidazione. A fine secolo vengono emessi quattro decreti legge il 6 dicembre 1896, viene coinvolto il governo per assicurare i creditori del Banco di Napoli per 500 milioni di garanzia di rimborso per ridurre la circolazione del denaro. Vengono risanate le previsioni e vengono abbassati i limiti dell'Italia, ci sono circa 94-95.000 pensioni con una media di 1050 lire. Questo frena la crescita delle pensioni, saliva i diritti acquisiti, distribuisce meglio i carichi. Il debito pubblico: nel 1896 fu fatto un prestito di 140 milioni per la pace di Abeba e le spese erano di 2,6 milioni. Lurzatt era un fondo degli sgravi alimentato con avanzi di bilancio, funzione di mani, riforme nell'economia. Nel 1895 il debito pubblico era di 12,6 miliardi, il rapporto nel 1894 con il Pil era del 113%. Diviso fra reddito consolidato e redimibile. La Banca Romana mise in crisi il sistema bancario. La banca generale finanziava l'industria elvetica, Edison, il cotonificio veneziano e la Terni. Il credito mobiliare italiano aprì una speculazione edilizia, ferrovie, la Terni.

La Banca Romana: le viene concessa una proroga per l'emissione, viene innalzato il limite di circolazione, concedendo anche dei prestiti a uomini politici. Vi è una crisi e la banca viene messa in liquidazione. S. Generale di credito mobiliare: era una banca di credito mobiliare, poi diventa anche il deposito, viene coinvolto nella speculazione che richiedeva immobilizzazione del capitale. Viene trasformata poi successivamente in Banca di credito commerciale a breve termine. I risultati sono buoni, ma poi no. Il crollo è dovuto alla richiesta della chiusura di fido da parte delle altre banche e il ritiro dei depositi dei clienti. Banca Generale: è una Banca di credito mobiliare divenuta di depositi. Il 18 gennaio la banca generale chiude gli sportelli. Il 10 agosto del 1893 viene creata la Banca d'Italia. Vi è una politica deflazionistica, la lira quota 90, il prestito viene trasferito alla Banca d'Italia, nel 1926 viene attribuito il monopolio di emissione alla Banca d'Italia. Negli anni della grande divisi il regime riduce il fabbisogno cerealicolo. Con la Politica agraria del fascismo si diffonde la piccola proprietà nel 1925, viene nominato un consorzio sul grano e viene prodotto un dazio, vengono concessi dei finanziamenti agli agricoltori. Viene innalzato al 70% la quota statale per le opere del mezzogiorno, viene attuata una bonifica integrale. Nel 1924 vengono espropriati i beni fondiari inutilizzati, e viene istituito l'ente di colonizzazione del fondo del mezzogiorno (colonizzazione interna). La politica commerciale come sta di quattro fasi: La prima fase e il dazio del frumento in una prima fase, non vi sono accordi bilaterali; la seconda fase ha luogo con l'imposizione di un dazio sul 15%, pochi trattati commerciali; la terza fase si avvia ad una politica corporativa di importazioni limitate; nella quarta fase ci sono delle sanzioni in Italia per i rapporti con la Germania.

GLI ENTI NON ECONOMICI Gli enti riconosciuti e non, sono presenti nel primo libro, hanno scopo non economico. Nel quinto libro, invece, ci sono eventi con uno scopo economico chiamate associazioni. Gli enti con scopo non economico sono nel primo libro del codice civile, e gli articoli che parlano di questi sono gli articoli 11 e seguenti. L'attività economica produce e scambia beni o servizi. Articolo 18 della costituzione: parla del diritto di ogni cittadino ad associarsi nei limiti della legge. Al secondo comma sono proibite le associazioni segrete e quelle che hanno scopi politici mediante organizzazioni militari. L'ente è una struttura, si divide in: - associazioni: sono un complesso di persone rivolte al perseguimento di uno scopo non economico (è presente un elemento personale). Nelle associazioni l'assemblea decide, tutti gli associati decidono. Si può decidere a maggioranza o con la base associativa. - Fondazioni: sono un complesso di beni rivolti ad uno scopo non economico (è presente un elemento patrimoniale). Nelle fondazioni non c'è un organo che decide, gli amministratori amministrano il fondo. Inoltre prevale il vincolo di destinazione patrimoniale. Vi è uno scopo ideale (ad esempio la ricerca sul cancro). Possono svolgere attività economica, ma deve essere secondaria e rivolta a conseguire l'obiettivo. Può anche esserci uno scopo egoistico. L'articolo 14 del codice civile stabilisce che: le associazioni e le fondazioni devono essere costituite con atto pubblico.

Gli articoli 2699 e 2700 del codice civile stabiliscono che: l'atto pubblico è quello redatto alla presenza di un notaio o di un alto ufficiale autorizzato a dare pubblica fede. Nel riconoscere un'associazione si rivaluta il suo scopo, e verificare se il patrimonio è congruo all'obiettivo. Inoltre le fondazioni devono essere riconosciute, e il patrimonio è un complesso di beni autonomo. Gli articoli 2699 e 2700 del codice civile attestano la verità storica (la verità di quanto è avvenuto in loro presenza), l'atto pubblico è il documento redatto con le richieste formalità (con notaio e testimoni) da un notaio o altro ufficiale autorizzato a dare pubblica fede. L'atto è piena prova fino a querela di falso della provenienza, nonché delle dichiarazioni dei prescritti. Il comma 2 dell'articolo 14 può essere costituito con atto mortis causa. L'atto pubblico: per le associazioni vi è un contratto plurilaterale con comunione di scopo (atto intervivos). Per le fondazioni l'atto pubblico (secondo comma articolo 14) può essere costituito mortis causa e intervivos (donazione). Quest'ultimo è un atto di disposizione, cioè di trasferimento dei beni. La donazione è un contratto attraverso il quale una parte arricchisce un'altra per il puro scopo di arricchimento (il prof non è d'accordo). L'atto giuridico è un atto che si caratterizza per la sua tipicità, è un atto umano a cui la legge riconosce determinati effetti. Il testamento è un negozio unilaterale (non c'è accordo), ma può anche essere plurilaterale. Nell'associazione deve esserci necessariamente un controllo. Nella fondazione non c'è controllo interno sugli amministratori, esso viene fatto dall'autorità amministrativa, che nomina gli amministratori se non sono stati nominati e analizza la storia della fondazione.

Molte fondazioni necessitano di un controllo penetrante. Nelle associazioni l'assemblea degli associati controlla gli amministratori. Il fondatore vincola il patrimonio allo scopo e nomina gli amministratori. Si dava il patrimonio alla fondazione ed esso sarà autonomo e deve avere personalità giuridica con riconoscimento: per questo devono essere riconosciute le fondazioni. L'articolo 16 del codice civile stabilisce che: l'atto costitutivo e lo statuto devono avere nominazione, patrimonio, diritti e doveri degli associati, la sede e la funzione. Avremmo l'atto costitutivo e lo statuto (regola la vita interna della fondazione o associazione). Atto costitutivo= legge statuto= regolamenti. Nelle associazioni ci sono due organi: - deliberativi: assemblea degli associati; - esecutivi: amministratori. Durante lo svolgimento delle attività di una fondazione bisogna regolare le attività di erogazione del credito. Gli amministratori compiono atti giuridici e stipulano contratti per l'associazione, agiscono in nome e per conto dell'associazione, se ottiene il riconoscimento, il controllo è anche esterno, si è nel registro delle associazioni presso la prefettura. Per la validità delle convocazioni assembleari e quelle decisionali, sono stabiliti dei quorum, quelli deliberativi per dare validità alle deliberazioni e quindi strutturate in base all'importanza dove può cambiare anche la maggioranza necessaria, e i quorum costitutivi sono quelli necessari ai fini della validità dell'assemblea. L’articolo 21 del codice civile stabilisce che: le deliberazioni dell'assemblea sono prese a maggioranza dei voti con la presenza della metà degli associati, e nella seconda convocazione l'assemblea è valida

con qualsiasi numero dei presenti. Per modificare gli atti costitutivi e statuti ci vogliono i tre quarti degli associati e il voto favorevole della maggioranza dei presenti. La convocazione deve avvenire almeno una volta all'anno per il bilancio, per l'urgenza o quando ne è fatta richiesta motivata da almeno un decimo degli associati. L’ammissione/esclusione degli associati: la qualità di amministratore non è trasmissibile tranne se è ammessa dallo statuto (rara). Possono essere indicati nello statuto anche i requisiti. L’articolo 24 del codice civile stabilisce che: l'esclusione di un associato non può essere deliberata se non per gravi motivi. Può impugnare la sentenza e può recedere dall'associazione. E non può chiedere la restituzione dei contributi che sono a fondo perduto o comune. La recessione è un atto unilaterale. L’articolo 38 del codice civile stabilisce che: parla dell'autonomia patrimoniale perfetta; per le obbligazioni assunte in rappresentanza dell'associazione i terzi possono far valere i propri diritti sul patrimonio della società, solo se l'associazione è stata riconosciuta ci sarà autonomia patrimoniale perfetta. Questo articolo inoltre afferma che delle obbligazioni rispondono chi ha agito in nome e per conto dell'associazione. Se gli amministratori vanno oltre il mandato, secondo l'articolo 18 del codice civile gli amministratori sono responsabili secondo il mandato. Chi non partecipa all'atto non è responsabile. Se ne ha cognizione che avrebbe causato un danno allora è responsabile. L’articolo 1710 del codice civile stabilisce che: il mandato è un contratto attraverso il quale il mandatario opera per conto del mandante.

Gli atti amministrativi possono avvenire congiuntamente o disgiuntamente congiuntivi (tutti gli amministratori) per straordinaria amministrazione e atti di disposizione. L’articolo 19 del codice civile stabilisce che: si possono limitare i poteri degli amministratori e ciò deve essere pubblico. Per le associazioni di fatto se non sono nate le limitazioni non possono essere apposte. L’articolo 27 del codice civile stabilisce che: la persona giuridica si estingue quando lo scopo è stato raggiunto o è stato divenuto impossibile, o per casi previsti dallo statuto (riguarda associazioni e fondi). Il secondo comma (riguarda solo le associazioni) stabilisce che quando muoiono tutti gli associati contemporaneamente si estingue la persona giuridica. L’articolo 29 del codice civile stabilisce che: gli amministratori non possono compiere atti quando l'associazione è stata sciolta, può solo liquidare e riscuotere crediti. Il patrimonio rimasto può essere devoluto ad un'associazione con uno scopo comune. Il patrimonio di una fondazione personificato. Per le fondazioni c'è la possibilità di estinguerla, c'è anche la possibilità di trasformazione. L’articolo 28 del codice civile stabilisce che: quando lo scopo è esaurito, impossibile o di scarsa utilità o insufficiente allora l'autorità governativa può trasformare la fondazione senza allontanarsi dalla volontà del fondatore. Questo è valido solo per le fondazioni. O il rimanente comunque può essere devoluto. Per le associazioni non riconosciute sono dette di fatto, il riconoscimento avviene dall'autorità amministrativa. Il controllo è penetrante, e si va verso la prefettura con una richiesta di riconoscimento e la copia di atto costitutivo e statuto.

Il controllo è definito concessorio, per la sua discrezionalità, però non è arbitrio. Associazioni riconosciute di diritto sono invece quelle società che per essere iscritto al registro delle imprese devono avere dei requisiti, la pubblica amministrazione controlla i requisiti, è un sistema normativo. Il decreto del presidente della Repubblica 361 regola il riconoscimento di associazioni fondi e comitati. Il riconoscimento è obbligatorio per le società, ma anche per le fondazioni. Deve distinguersi l'atto di fondazione per fondare l'ente che rientra se mortis causa nelle disposizioni testamentarie a carattere non patrimoniale, dall’atto di dotazione del patrimonio che è una donazione se inter vivos è legato ad una disposizione testamentaria (legato), se mortis causa è legato al titolo di eredità se c'è un solo erede. La fondazione e unilaterale e crea il soggetto, la dotazione (donazione legata all'eredità) dota il soggetto di un patrimonio con un legato (disposizione particolare perché riguarda una parte del patrimonio). I COMITATI I comitati sono regolati dagli articoli 39, 40,41 e 42 del codice civile. L’articolo 39 del codice civile stabilisce che: i comitati di soccorso o beneficenza sono regolati dalle disposizioni seguenti o dalle leggi speciali (da un'elencazione esemplificativa). Nei comitati non c'è un fondo comune. In esso prevale l'elemento personale, più soggetti provvedono alla raccolta di fondo per l'istituzione di uno scopo non economico, il ricavato verrà destinato alle perseguimento dello scopo. C'è una base associativa.

Quando il comitato assume obbligazioni, l'articolo 41 dice che: se non è riconosciuta la personalità giuridica, i suoi componenti ne rispondono personalmente e solidalmente delle obbligazioni assunte. I sottoscrittori sono tenuti ad effettuare le oblazioni promesse (le oblazioni sono donazioni manuali), queste devono essere per iscritto. Il comitato può essere riconosciuto in base allo scopo, riconosciuto con la personalità giuridica, ma può anche non essere riconosciuto. L'articolo 41 del codice civile stabilisce che: se il comitato è riconosciuto risponde il comitato col ricavato. I comitati di solito sono destinati ad un singolo evento. L’articolo 40 del codice civile stabilisce che: coloro che organizzano sono responsabili della conservazione e destinazione del fondo. Questi sono definiti come responsabili o organizzatori. Il comitato ha anche una struttura, base associativa, una volta che il patrimonio si è formato il comitato si compara alla fondazione, però nel comitato il fondo non è personificato. Una volta che c'è il fondo nel comitato non si può trasformare. Se rimane una persona si estingue il comitato, le cause di estinzione sono le stesse. Nel comitato prevale l'elemento associativo all'inizio però non appena si forma il patrimonio prevale quest'ultimo. Ecco perché si dice che il comitato è una figura ibrida. DIRITTI DELLA PERSONALITA’ I diritti della personalità riguardano sia persone fisiche che giuridiche (enti), però prioritariamente per la persona fisica. Il diritto soggettivo è un riconoscimento d’intesa con una sfera di libertà d'azione (poteri e facoltà). Questi diritti sono singolari, assoluti (cioè non vi sono rapporti, cioè diretti e il titolare autorealizza), inoltre la autorealizzazione si esplica.

Non sono estroflessi, ma riflessi cioè che proteggono aspetti individuali. La persona è un valore in sé e non può essere diversa. Si pensava negli anni 70 che i diritti della personalità fossero in numero chiuso, cioè possono essere individuati solo dal legislatore. Questi vengono disciplinati dagli articoli 5, 6, 9, 10, 32. In questi vengono disciplinate le proprietà individuali. Il diritto morale d'autore è un diritto della personalità. L'opera deve avere novità. L'articolo 2 della costituzione va ad affermare i diritti inviolabili dell'individuo, e quindi in quanto tale la coscienza sociale li reputa meritevoli di tutela, di conseguenza i giudici potevano compiere un sindacato di meritevolezza e decidere se bisogna tutelare l'interesse. Non esistevano norme che riconoscevano questo diritto, viene un dubbio nel 1975 la corte di cassazione ha stabilito che: una donna (principessa Soraja) era in Sardegna, e venne immortalata con un servizio fotografico. Essa agisce in giudizio per vedere tutelato il diritto alla riservatezza (privacy). Questo diritto della privacy si tutela da più di un secolo nei paesi anglosassoni, il quale consente di scacciare terzi che hanno interessi su di noi senza rilevanza. Questi possono essere o diretti, cioè quelli che sono previsti dal legislatore, poi il giudice opera su un sindacato di meritevolezza. Di conseguenza si elabora una via di mezzo: accoglimento o il rigetto della sentenza. Non c'erano norme sulla privacy nel nostro ordinamento, di conseguenza si cercano ambiti in comune, si è valutato e si è fatta un'interpretazione sistematica portando all'individuazione di norme analoghe che implicitamente esprimono la meritevolezza dell'interesse della privacy, le

viene riconosciuta e viene risarcita. Per la prima volta si ruppe la concezione del numero chiuso dei diritti della personalità. Allora l'ordinamento ha reagito, ha detto che la persona è unica ed è certo che tutti i diritti sono tutelati. Il diritto privato nasce per offrire protezione. Perché l'ordinamento seleziona alcuni aspetti ed altri no? Perché alcuni aspetti si prestano più di altri a lezione quindi vanno valutati e tutelati con diritti della personalità. Si riconoscono ulteriori rimedi rispetto al risarcimento del danno. Si usa l'azione inibitoria: il privato chiede al giudice di vietare un comportamento da parte di una persona, che le ed è un nostro interesse. Questa azione è preventiva, cioè si applica prima di un danno. Gli articoli 1218 e 2043 offrono un rimedio di carattere generale: questo è invocabile anche se non è previsto dalla legge, il risarcimento scatta solo dopo la perdita. Il danno non si può eliminare, secondo l'economista dell'ottocento. Con l'inibizione si può evitare che avvenga il danno perché si è esposti ad un rischio. Il rimedio è invocabile solo se è permesso dal legislatore. Il legislatore preferisce comprimere la libertà dei terzi. Lo Stalking è una morbosa attenzione. L'articolo 7 del codice civile si rivolge alla tutela del diritto al nome alla persona alla quale si contesti il diritto all'uso del proprio nome. La persona fisica è un valore in sé, protetta completamente dei profili della personalità sono più esposti di altri e quindi vi è una tutela rafforzata. Il diritto della personalità assegna all'interesse una prevalenza rispetto ad altri interessi e dà all'interesse una tutela più intensa rispetto al risarcimento.

I diritti della personalità sono di tre tipi: - imprescrittibili; - inalienabili; - irrinunziabili. Si possono perdere diritti per prescrizione, per evitare che dei rapporti rimangano perdenti per troppo tempo e non deve esserci troppo tempo tra quando il diritto è sorto e quando viene leso, poiché sarà più difficile dimostrare di possedere quel diritto con il passare del tempo. Niente può essere certo penalmente (certezza); probatorio sta ad indicare il voler evitare controversie su diritti. Non si può perdere un profilo di se stessi perché non si usa, non si possono cedere parti di noi e non vi possiamo rinunciare. Però alcuni aspetti correlati alla persona umana possono essere ceduti, per esempio faccio un contratto di sponsorizzazione (ad esempio con Totti). È vero che i diritti della personalità hanno quelle caratteristiche della patrimonialità, ma essi sono dotati di una componente patrimonialistica di sfruttamento economico rispetto alla quale alcuni aspetti della personalità possono essere sfruttati economicamente. Ad esempio possiamo chiedere un risarcimento, il diritto di credito nasconde un profilo della personalità, cioè la tutela della salute. Il diritto alla privacy con la legge 695 del 1996 ha anticipato il recepimento di una direttiva europea (caso straordinario), in cui è stata istituita l'autorità garante della privacy, diritto alla protezione dei dati personali (decreto legislativo 196 del 2003 codice della privacy). L'articolo 6 del codice della privacy stabilisce che: la protezione dei dati personali sono prerogative che hanno oggetto informazioni che circolano su di noi,

è impossibile che non circolino. Allora l'interessato si attribuiscono prerogative per controllare le proprie informazioni (consenso). C'è il diritto di opposizione al trattamento dei dati personali, si può bloccare un trattamento dei dati se non siamo più interessati. Tranne nei confronti dello Stato. Si possono chiedere di modificare dati su di noi, altrimenti si blocca il trattamento, però se una persona è una celebrità cambia, chi invoca la privacy per nasconder aspetti della propria vita pubblica o privata è in malafede. Se è una celebrità, essa accetta una limitazione della propria personalità, questo perché ha poteri superiori a quelli di una persona comune. La persona nota ha più poteri e meno privacy, la persona comune ha meno poteri ma più privacy. I diritti della personalità si estinguono alla morte, alcuni diritti però valgono anche per le persone giuridiche (ad esempio il diritto al nome). La solvibilità è quando il soggetto è in grado di coprire dei debiti. I diritti della personalità sono stati concepiti per la persona fisica ma alcuni sono tutelati anche le persone giuridiche. DIRITTI D’AUTORE Il diritto d'autore si divide in: - patrimoniale: sfruttamento economico, diritto di privativa, esso è costituito dal diritto esclusivo alla utilizzazione economica dell'opera ed è, in tal senso, assimilabile al diritto di proprietà. Questo sopravvive anche dopo la morte per settant'anni a favore degli eredi. - Morale: così definito poiché non ha come diretto oggetto gli interessi patrimoniali dell’autore, ma mira a tutelare in via

immediata la sua personalità e l’attività in cui si materializza la sua creatività, il suo estro, il suo modo di essere. Il diritto morale di autore si specifica in una serie di facoltà, tutte a contenuto non patrimoniale, di seguito brevemente passate in rassegna. I BENE E I RAPPORTI PATRIMONIALISTICI Nei diritti assoluti abbiamo un'assenza di rapporti giuridici per soddisfarli. Il libro terzo del codice civile parla del bene. L'articolo 810 del codice civile stabilisce che sono beni le cose che possono formare oggetto di diritto. Abbiamo due interpretazioni: - quali sono gli indici, essi rilevano che un'entità è un bene? Qualsiasi diritto se ha ad oggetto un'entità identifica un bene? No, assolutamente. I diritti di proprietà sono quelli che reificano, cioè trasformano un'entità in un bene. Per trasformare un'entità in un bene vi deve essere l'attribuzione dell'entità ai privati (prevista dall'ordinamento) - I beni sono solo le realtà materiali espresse dal diritto (cose materiali). Però ci sono entità che non sono oggetto di poteri, ad esempio la luna, cosa induce l'ordinamento a non attribuire entità a qualcuno? O non è possibile, o perché la risorsa è liberamente appropriabile. Gli immobili non sono infiniti, però sono oggetto di poteri. I beni sono entità materiali rispetto alle quali possono essere oggetto di diritti. La profilazione del cliente significa capire se si è il soggetto adatto a determinati prodotti. Ci sono diritti esclusivi su entità immateriali, i cosiddetti diritti di sfruttamento economico, i quali stabiliscono che il bene è qualsiasi entità

rispetto alla quale l'ordinamento prevede la possibilità che le entità sia oggetto di un diritto e che la assegna al privato. L'articolo 810 del codice civile è stato corretto, esso vale anche per le entità immateriali se previsto dalla legge. I diritti che danno poteri di sull'entità possono essere creati solo dall'ordinamento, sono in numero chiuso, allora anche i beni sono tipici, solo quelli soggetti di diritto. Una delle prerogative dello Stato è la funzione attributiva, cioè scegliere se le entità può essere oggetto di interessi da privati. L'acqua è un'entità materiale, è sempre stata libera o gestita dallo Stato. Il diritto europeo non disciplina il diritto di proprietà. Ci sono alcuni beni comuni che costituiscono un attributo dell'individuo, e sono liberamente accessibili. L'acqua, così come alcune altre entità, sono necessarie per l'interesse generale che può essere diverso da quello individuale. Le entità, non sono beni, ma entità, cioè senza tensione. Il bene comune è un'entità rispetto alla quale non può essere piegato all'interesse del singolo, ma serve all'interesse pubblico. Il bene privato soddisfa. Il prof dice che i beni sono entità che l'ordinamento prevede possano diventare oggetto d’esclusiva nella prospettiva della situazione giuridica. Allora secondo il prof l'acqua non è un bene perché è di pubblica fruibilità. Il riconoscimento deve essere funzionale al diritto di un privato. Ci sono i diritti sui beni. BENI IMMOBILI E MOBILI I diritti sui beni immobili sono diversi da quelli sui beni mobili.

L'articolo 812 del codice civile stabilisce che: - 1 comma: sono beni immobili il suolo, i corsi d'acqua e tutto ciò che è incorporato o ancorato al suolo; - 2 comma: edifici galleggianti ancorati alla riva; - 3 comma: tutto quello che non è immobile è mobile. L’Articolo 813 del codice civile stabilisce che: sono beni immobili anche i diritti sui beni immobili e le loro azioni. Il diritto di proprietà circola secondo alcune regole e anche i diritti sulle proprietà. Le navi sono beni mobili registrati. L’articolo 814 del codice civile stabilisce che: sono beni mobili tutte le energie naturali con valore economico. La circolazione dei diritti su beni mobili è analoga alla circolazione dei beni mobili registrati. Quindi questo equivale a dire che le iscrizioni sono uguali alle registrazioni. L’articolo 815 del codice civile stabilisce che: i beni mobili registrati sono strutturalmente mobili, ma trattati alla stregua degli immobili. Hanno regole circolatorie simili a quelle dei beni immobili. L’articolo 816 del codice civile stabilisce che: possono essere ceduti unitariamente o singolarmente. Le università di beni mobili sono beni dei quali appartengono ad uno stesso titolare con destinazione comune (ad esempio le pecore, la mandria di cavalli), questi possono essere oggetto di titolarità unitaria. L'azienda disciplinata dall'articolo 2555 del codice civile è un complesso di beni organizzati dall'imprenditore per produrre beni e servizi. L'azienda è universalità dei beni? No, perché è autonomo, quindi non c'è bisogno perché ha una sua regolamentazione.

Le pertinenze sono beni mobili e immobili destinate in maniera durevole al servizio di un'altra cosa (ad esempio la corona di una statua). L’articolo 818 del codice civile stabilisce che: tutti gli atti di disposizione che riguarda il diritto sul bene principale riguardano anche la pertinenza se non è diversamente disposto. Questi sono i diritti sul bene ad essere trasferiti. Anche la pertinenza può essere trasferita separatamente dalla cosa principale. FRUTTI I frutti, disciplinati dall'articolo 820 del codice civile, il quale stabilisce che: sono considerati frutti naturali i beni che discendono da una cosa naturale con o senza l'intervento dell'uomo. Ad esempio il parto di un animale, il frutto dell'albero. I beni si dividono in frutti civili e naturali: - frutti naturali: disciplinati dall'articolo 821 del codice civile, il frutto naturale appartiene al titolare della cosa principale, ad esempio il frutto di un albero. Quando il frutto si separa è da vedere. Il 2 comma stabilisce che chi acquisisce frutti separatamente deve rimborsare la somma sostenuta per produrre il frutto. Il 3 comma stabilisce che i frutti civili si acquistano di giorno in giorno in funzione della durata del diritto,(questo contrasta con una norma che dice che gli interessi si calcolano ogni tre mesi) cioè ci dice in pratica che gli interessi si calcolano giorno per giorno. Sempre questo comma differenzia tra quando sorge l'interesse e quando può essere preteso. - Frutti civili: disciplinati dall'articolo 820 comma 3 del codice civile, tutti i proventi che si traggono da una cosa come risarcimento della messa in godimento sono frutti civili, ad esempio gli interessi sono frutti civili, il canone è un frutto civile, sono frutti civili gli interessi capitali i canoni enfiteutici, eccetera.

BENI PUBBLCI I beni pubblici sono regolati dall'articolo 822 e seguenti del codice civile. La tensione appropriativa è una tensione naturale dell'individuo, la proprietà ha quindi è un diritto fondamentale (liberismo). I beni si dividono in: - beni pubblici: sottratti al privato ma attribuiti allo stato per obiettivi generali della collettività; - beni comuni: sottratti all'acquisizione, sono gestiti dallo Stato perché di libera disposizione. Lo stato esprimere un interesse unitario, ma non individuale nei confronti di questi beni. I beni pubblici sono nella titolarità dello Stato. I beni del demanio pubblico disciplinati dall’articolo 822 del codice civile, appartengono al demanio pubblico il lido del mare, le acque pubbliche e le opere destinate alla protezione dello Stato. Sono dello stato per forza necessaria. Il 2 comma stabilisce che: fanno parte del demanio le strade, gli acquedotti e i beni assoggettati al demanio pubblico. I beni del demanio necessario, enunciati nel 3 comma dell'articolo 822, definisce demanio pubblico tutto ciò che è previsto dalla legge. L'articolo 823 del codice civile stabilisce che: i beni demaniali sono inalienabili, non possono essere oggetto di diritti a favore di terzi, se non nei limiti e nei modi previsti dalla legge. I beni di demanio per destinazione, è un bene demaniale perché vi è una scelta. L'articolo 824 del codice civile stabilisce che: tutti i beni della stessa specie dell'articolo 822 del codice civile sono demaniali anche se appartenenti a regioni, province, eccetera. L'articolo 826 del codice civile stabilisce che: I beni dello Stato non demaniali, che non sono utilizzati sono definiti come patrimonio

indisponibile. Il 2 comma stabilisce che: foreste, miniere, cave, fanno parte del patrimonio indisponibile, invece il patrimonio disponibile si forma di uffici pubblici e sono prettamente destinati ad un pubblico servizio. Questo tipo di beni è una categoria residuale. Tutti i beni di cui è titolare lo Stato se non sono demaniali e se il bene è destinato ad obiettivo pubblico sono nelle patrimonio indisponibile; se il bene non è destinato ad una pubblica funzione fa parte del patrimonio disponibile. I beni del patrimonio disponibile possono essere ceduti. I beni del patrimonio indisponibile, disciplinati dall'articolo 828 del codice civile, sono soggetti a circolazione limitata perché non possono essere sottratti alla loro destinazione (ad esempio si può cedere diritti su una cosa culturale se chi lo acquista lo fa vedere al pubblico). I beni del demanio possono essere trasferiti nel patrimonio indisponibile dello Stato secondo una legge con un atto pubblico. Si può sottrarre un bene al demanio per fare cassa. Gli articoli 822 e 826 del codice civile stabiliscono che: i beni espropriati alla mafia solo nel patrimonio disponibile o indisponibile. L'articolo 331 del codice civile stabilisce che: i beni ecclesiastici sono considerati beni assoggettati alla circolazione del diritto privato tranne se non è stabilito diversamente, come può essere per i beni appartenenti alla chiesa. Una chiesa può essere ceduta ma deve tenere la sua utilità. Esiste solo la titolarità pubblica e quella privata, oltre ai beni comuni. BENI PUBBLICI, PRIVATI E COMUNI l'articolo 42 della costituzione stabilisce che: la proprietà è pubblica o privata. Non esiste la titolarità collettiva. Un medesimo bene però può essere di più persone. Quando c’è la contitolarità, vi sono regole di gestione e vi deve essere un godimento

coordinato. La contitolarità è un fenomeno non di titolarità collettiva. Vi è un diritto e più soggetti sono titolari di una quota del diritto. Poi abbiamo la titolarità funzionalizzata è quella tra coniugi in cui il bene deve essere amministrato nell'interesse della famiglia. L'articolo 42 della costituzione stabilisce che: anche che i beni economici appartengono allo Stato, agli enti o privati. Non vi è comunismo. Nella titolarità collettiva si tutela l'interesse della collettività (che può essere piccola), invece nella contitolarità l'interesse è privato. Il comma 1 dell'articolo 42 della costituzione stabilisce che: la proprietà privata è riconosciuta dalla legge che determina i modi d'acquisto e di godimento. Il comma 3 stabilisce che: la proprietà privata può essere espropriata o per una funzione sociale o per pubblica utilità. Il comma 2 stabilisce che: lo Stato fissa come acquistare, il comma 3 stabilisce come esercitare, come trasmettere ed infine il comma 4 disciplina la mortis causa, la proprietà. Lo Stato non tollera diritti acespiti, cioè senza un titolare. L'articolo 832 del codice civile stabilisce che: il proprietario ha diritto di godere e disporre delle cose entro i limiti e con l'osservanza degli obblighi dell'ordinamento giuridico. Il dominus (proprietà) in diritto romano non aveva limitazioni nella proprietà. Il dominum esprime il potere assoluto. Il diritto di proprietà è un modello idiosincratico, cioè un potere assoluto ed esclusivo, il codice civile ha modificato questo concetto inserendo dei limiti: su un bene c'è solo un diritto di proprietà, l'ente è un sistema di disciplina dell'attività umana in forma collettiva, infine la pluralità dei titolari c'è solo nella contitolarità. La novità nell'articolo 832 del codice civile è la limitazione del diritto di proprietà.

L'articolo 42 della costituzione dice che le ragioni del proprietario devono essere bilanciate con la funzione sociale. L'interesse del proprietario non può essere antisociale. Ad un modello individualistico il nostro ordinamento contrappone un modello solidale (ragioni della solidarietà). L'articolo 2 della costituzione stabilisce che la Repubblica italiana riconosce i diritti inviolabili del cittadino. Gli interessi individuali e gli interessi collettivi si bilanciano. Il diritto simbolo dell'egoismo è la proprietà. La valenza interna non consente il diritto per ragioni egoistiche. La funzione dello Stato in questa materia è che vuole introdurre norme per tutelare doveri di solidarietà per limitare la proprietà. Nel 1978 una legislazione ha bloccato i canoni di locazione, l'equo canone per consentire a tutti di pagare la casa. C'è una tradizione di norme che hanno limitato il diritto di proprietà in funzione dell'utilità sociale. Il diritto di proprietà non può essere insensibile alle ragioni di terzi. La funzione sociale giustifica norme che hanno limitato il diritto di proprietà. Il senso di solidarietà fa compiere sacrifici.

(*) Leggere sentenza 348 del 2007 (tasso Scordino contro l'Italia).

LA PROPRIETA’ E I DIRITTI DI PROPRIETA’ L’articolo 832 del codice civile definisce il diritto di proprietà, però si distacca dal modello romano, introducendo il concetto di limite. La funzione sociale è una qualificazione costituzionale importante, e determina il distacco dalla proprietà dal modello romano introducendo il solidarismo. Essa rappresenta la motivazione della limitazione del diritto di proprietà. Sempre l'articolo 832 del codice civile stabilisce che: la proprietà è il diritto soggettivo che attribuisce al titolare il diritto di disporre e godere pienamente del bene. Il diritto di proprietà, pur essendo il prototipo delle situazioni giuridiche patrimoniali, resta sempre imprescrittibile. Perché la proprietà è imprescrittibile? Si pensa che il diritto di proprietà è una garanzia minima, nonostante è un diritto patrimoniale. L’usucapione si verifica quando si può usare un bene altrui se altri non lo vogliono. Non si può essere più titolari dell'intero bene, quindi si può fare la contitolarità. Il diritto di proprietà si può perdere per usucapione, dopo vent'anni. Il proprietario ha una discrezionalità accentuata, libertà di scelta (pienezza) però nei limiti e degli obblighi della legge. -I limiti esterni sono i limiti alla proprietà o eventuali (ad esempio il titolare dà un diritto reale minore); sono l'enfiteusi, l'usufrutto, l'uso, abitazione, servitù. Con essi si riducono temporaneamente le facoltà del proprietario.

La proprietà è nuda se è temporaneamente limitata. L'enfiteusi è un diritto di godimento che attribuisce all'enfiteuta prerogative (gestisce il fondo con il pagamento a favore del proprietario del canone enfiteusi). Questo è un limite esterno dei fondi agricoli. Quando il diritto reale minore cessa, e il diritto di proprietà si espande è elastico. Il diritto di proprietà può essere limitato da scelte interne ed esterne. -I limiti interni sono quella penetrazione del diritto di proprietà funzionale a più obiettivi (sociali, cioè non portano ad atti sociali; generali ad esempio la distanza tra edifici). Una parte della dottrina dice che c'è abuso con sviamento dal fine predetto. Si ha abuso quando l'atto di esercizio del diritto ha uno sviamento del fine predetto e quando l'atto di esercizio contrasta con l'imperativo di agire in correttezza. Tutti gli atti non funzionali al pagamento ma che molestano un terzo sono atti emulativi, nei quali si chiede il ripristino dello status quo ante. Il divieto di atti emulativi è il divieto dell'articolo 833 del codice civile: è contrario al contenuto del diritto di proprietà degli atti che causano solamente danni a terzi (ad esempio costruisco un palo per impedire la vista). Questo è il principio di divieto di abuso del diritto. L'articolo 833 del codice civile è stato sempre interpretato in maniera abrogativa, c'è atto emulativo quando l'atto di esercizio ha animus nocendi (dolo del proprietario che vuole nuocere a terzi). Nel dolo c'è piena coscienza e volontà. Di conseguenza comunque è complicato provare il dolo o la malafede. -Altri limiti interni sono gli atti di immissione disciplinate dall'articolo 844 del codice civile: le immissioni sono rumori, esalazioni, scuotimenti, tutto ciò di nocivo che romana dal fondo del vicino; sono interdette

quando superano la soglia di normale tollerabilità (questa viene definita come propagazione nociva). Questa è una norma generica, perché non si possono prevedere tutti i casi. Il giudice stabilisce se una propagazione è tollerabile tenendo conto delle caratteristiche dei luoghi. Il 2 comma del suddetto articolo stabilisce che: nell'applicare la norma l'autorità giudiziaria deve bilanciare le esigenze (ad esempio bloccare un'attività economica), potendo bilanciare vantaggi. Questo comma è stato male interpretato. Molti pensano che quando è in ballo l'emissione da un'attività economica la soglia di tollerabilità deve essere alzata, questa è una visione sbagliata, perché c'è l'esigenza di bilanciare, nello scegliere il rimedio il giudice deve effettuare un bilanciamento dei rimedi. Questo comporta o un inibitoria o un risarcimento del danno (entrambi o solo uno). I giudici che appurano che un'emissione supera la normalità, se viene da una attività economica si riconosce un risarcimento del danno, senza vietare l'emissione. I giudici non sono obbligati a rifarsi a casi avvenuti. La normale tollerabilità è a discrezione del giudice, se è molto diverso dai casi precedenti c'è la possibilità che la sentenza sia invalidata. Il mutamento del luogo può imporre una limitazione al diritto di proprietà. Vi dev'essere il bilanciamento di interessi tra esigenze di produzione e di proprietà. Il giudizio è autonomo del giudice. Il rapporto fra rimedi, contenuto e situazioni giuridiche è biunivoca. Alla metà degli anni 50 Salvatore Pugliatti ha evidenziato un dato: noi parliamo del diritto di proprietà, ma ne esistono diversi a seconda della proprietà. La proprietà di beni materiali, è una proprietà di beni diversi a seconda che si tratti di fondi, edilizia, agraria. Tutta la proprietà agraria viene regolata dal diritto agrario, che regola anche rapporti tra proprietari e coltivatori. La proprietà fondiaria ha ad oggetto fondi ed immobili in terreni. Esistono fondi agricoli, industriali ed edificabili. A seconda delle caratteristiche, nel

fondo agricolo non si può costruire (ius edificandi) se non costruzioni temporanee per l'attività agricola. Nelle zone edilizie (fondi edificabili) si può edificare nel rispetto dei limiti, ciascun comune ha una PRGG (un documento che suddivide il Comune in zone con dei vincoli). In altre zone lo ius edificandi può essere esercitato a determinate condizioni, cioè ci vuole la concessione edilizia che non è altro che un provvedimento amministrativo. Se chiede la concessione, chiede di eliminare un vincolo a non edificare perché la normativa vuole che si rispettino delle regole. La facoltà di edificare non viene concessa dalla concessione. Il diritto di proprietà conosce limiti interni, visto che alcune normative sono subordinate all'ottenimento di autorizzazione. Con la concessione viene eliminato il diritto a non edificare e vengono posti dei limiti (dei paletti). Lo ius edificandi è assoggettato a limitazione. La legge Galasso proibisce di costruire troppo vicino al mare. L'articolo 873 del codice civile stabilisce che: i fondi limitrofi devono essere alla distanza di 3 metri almeno. Se una costruzione è antecedente ad una regola essa non si può abbattere. Se le regole urbanistiche vengono violate e perché si spera in un condono. Il condono consiste nel poter sanare una situazione illegale. Il condono è una lacerazione del diritto di legalità, serve solo a fare cassa. Concessione edilizia = autorizzazione edilizia = dichiarazione di inizio attività Il diritto di proprietà ha limiti esterni ed interni, alcuni sono collegati alla materia del bene. C'è anche la possibilità riconosciuta dalla costituzione (articolo 42 comma 3 della costituzione) in cui la proprietà privata può subire espropriazione o requisizione.

L'articolo 835 del codice civile stabilisce che: la requisizione è un potere autoritativo che consiste dall'acquisizione di un bene da parte dello Stato in situazioni straordinarie. Nella espropriazione possiamo avere una privazione totale o parziale del bene (a titolo gratuito in casi straordinari). Il bene può anche riguardare il patrimonio indisponibile dello Stato. La prima legge sull'indennità di espropriazione fu quella no 2359 del 1865 che identificava l'indennità nel valore venale (di mercato) del bene. Nel 1885 durante la ricostruzione di Napoli, secondo le leggi speciali essa viene portata alla media fra valore e venale valore dominicale. Nel 1971 con la legge 865 venne ridotta al valore agricolo (il più basso di sempre). Nel 1992 venne approvata una norma che ci sono l'indennità nella media fra valore venale e domenicale abbattuto del 40%. L'indennità si attestava tra il 40% e il 50% del valore del bene. L'espropriazione, regolato dall’articolo 834 del codice civile e dall'articolo 42 comma 3 della costituzione. Questi trattano, che deve essere effettuata contro il pagamento di una somma di denaro a titolo di indennità. Entrerà nel patrimonio indisponibile dello Stato. Inizialmente ci vuole una dichiarazione di pubblica utilità e un provvedimento di espropriazione. Riguardo all'espropriazione per pubblica utilità il problema è stabilire l'indennizzo. Il primo provvedimento che lo stabilì fu una legge del 1865, la legge 2359, la quale identificava l'indennità nel valore venale (di mercato) del bene. Nel 1885 l'indennità di espropriazione venne ridotta rispetto al valore venale. Nel 1971 con l'articolo 865 venne ridotta ancora (valore agricolo). Nel 1992 venne approvata una norma che prevedeva che l'indennità fosse pari alla media fra valore venale e reddito domenicale (guadagno se si fosse dato il bene in godimento) rivalutato ma abbattuto del 40%. Quindi l'indennità si attestava tra il 30 e il 50%. Sia espropriazione che requisizione sono atti irreversibili, salvo che il procedimento sia illegale.

Il proprietario compie quindi un sacrificio per gli obblighi di collettività dell'articolo 2 della costituzione. Non esiste una garanzia della restituzione del valore totale del bene perché l'articolo 42 della costituzione prevede che il diritto di proprietà possa essere limitato. L'indennità di espropriazione deve costituire un serio ristoro (non troppo bassa, deve ridurre il disagio del proprietario), altrimenti sarebbe solo una somma simbolica. Molti cittadini italiani espropriati hanno agito nei confronti delle carte di Strasburgo che attiva la CEDU (convenzione europea dei diritti dell'uomo), che riconosce diritti fondamentali, e viene riconosciuta anche dall'Italia. Il protocollo 1o (norma para costituzionale, sotto la costituzione ma sopra la legge) include la proprietà tra i diritti fondamentali (contrasto con l'articolo 42 della costituzione sul diritto di proprietà). Per l'andamento italiano la proprietà è un diritto patrimoniale. Quindi nel 2006 la grande corte dei diritti fondamentali ha emesso una sentenza, sul caso Scordino contro l'Italia (sentenza 348 del 2007) in cui dice che le norme italiane sulle espropriazione sono contrarie alla CEDU (poiché l'indennità è esigua), si chiede quindi di modificare l'articolo 37 del testo unico sull'esproprio. Con la legge comunitaria 2008, si è modificato l'articolo 37. L'indennità è quindi pari al valore di mercato (venale) del bene, ridotto del 15% se per casi di pubblica utilità. La proprietà può essere espropriata, la questione più controversa è stabilire l'indennità di espropriazione. L'indennità di espropriazione: l'espropriazione avviene per l'interesse generale, quindi è giusto che i privati facciano sacrifici per far risparmiare lo Stato. Con la sentenza nO 5 del 1980 venne dichiarato anticostituzionale la legge 865 del 1971, in cui si tornò al valore venale del 1865. Nel 1992 con

l'articolo 5 bis della legge 359 si è introdotto il criterio di indennità era la media tra il valore venale e domenicale abbattuti del 40%. La legge del 1992 è stata detta idonea. Nel 2001 venne introdotto il testo unico (decreto legislativo) sulle espropriazione per pubblica utilità, esso recepisce il criterio dell'articolo 5 della legge 359 del 1992. Allora Scordino si rivolge alla corte europea per i diritti dell'uomo. Il tribunale che difende la CEDU dichiara il testo unico del 2001 contrario alla CEDU. Il 24 ottobre del 2007 con la sentenza 348, l'articolo del testo unico del 2001 viene dichiarato anticostituzionale e l'indennità deve essere commisurata per avvicinarsi al valore venale del bene. L'articolo 117 della costituzione riformato dal titolo 5: il comma 1 parla della potestà legislativa . Qual è la posizione della CEDU nel diritto europeo? Non fa parte dell'ordinamento europeo. Il TFUE la recepisce al pari di un trattato internazionale. Con la carta di Nizza il primo posto è riservato al TUE e al TFUE. Cosa cambia? Se fosse stata la CEDU una normativa comunitaria c'è la disapplicazione della norma interna. Ma la CEDU è un trattato, allora bisogna vedere se la legge è legittima. Bisogna interpretare alla luce delle fonti subcostituzionali, ma sopra le leggi, cioè i trattati (CEDU). La CEDU e una norma interposta. L'articolo 117 comma 1 - articolo 1 protocollo 1 della CEDU La sentenza paragrafo 4.5 stabilisce che: le norme italiane devono essere in linea con gli obblighi internazionali. Il 24 ottobre 2007, l'articolo 2 della legge 244 del 2007 modifica e stabilisce che l'indennità è uguale al valore venale eventualmente abbattuto del 25% per motivi di riforma economica.

Ridurre l'indennità secondo la CEDU: la concezione della proprietà come diritti fondamentali non ammette sacrifici. La proprietà può essere sottratta ma si deve riconoscere il valore del bene. L'articolo 42 della costituzione prevede una limitazione per l'interesse comune. Dice che c'è un contrasto tra l'assetto dell'ordinamento italiano e l'ordinamento europeo. Il contrasto si è attenuato con il trattato di Lisbona e anche con il TFUE, l'articolo 6 del TUE preannuncia il perseguimento di un modello sociale (capitalismo più socialismo) Welfare State. L'articolo 117 dice che ci sono tre criteri: costituzione, norme interposte e leggi. L'articolo 42 va adeguato al principio europeo. Se i principi possono essere interpretati si risolvono i contrasti. Alla fine però ha prevalso l'ordinamento europeo nel nostro ordinamento. L'occupazione acquisitiva (nel 2003) è un atto illecito della pubblica amministrazione che occupa un immobile, e lo modifica in base al contrario del principio di accessione (articolo 934 del codice civile). Il principio di accessione si verifica allorché il proprietario del fondo è proprietario di ciò che c'è sopra. La pubblica amministrazione occupa un fondo, lo modifica, e a causa di questo la proprietà va alla pubblica amministrazione con un risarcimento. I limiti della funzione sociale: la legge 549 del 1995 stabilisce che c'è solo l'indennità di espropriazione del 1992, ma questo è troppo poco. Infatti con la sentenza 349 del 2007 viene dichiarata illegittima la legge 549 del 1995. Il testo unico con l'articolo 55 sull'indennità per occupazione acquisitiva stabilisce che: l'indennità per occupazione acquisitiva la media tra valore venale e domenicale incrementato del 10%.

MODI D’ACQUISTO DELLA PROPRIETA’ l'articolo 922 del codice civile disciplina i modi di acquisto a titolo originario: per i procedimenti che non sono frutto del trasferimento della titolarità non c'è successione del diritto; a titolo derivativo, invece c'è una successione. I procedimenti a titolo derivativo sono divisi in: - Inter vivos: contratti e atti unilaterali; - Mortis causa: testamento o per legge. I procedimenti a titolo originario, disciplinato dall'articolo 922 del codice civile, stabilisce che la proprietà si acquisisce per occupazione, invenzione, accessione, usucapione, unione e commistione, tesoro, specificazione. OCCUPAZIONE L'occupazione non presuppone una successione del diritto. Questa può essere: - Res nullius: riguarda il bene che non appartiene a nessuno (andare a caccia); - Derelicta: riguarda il bene abbandonato (ad esempio un vaso trovato). L'articolo 923 del codice civile stabilisce che le cose mobili si acquistano per occupazione. L'articolo 924 del codice civile stabilisce che: lo sciame d'api se scappa può essere in seguito ma ci sono tre giorni di tempo. Gli articoli 925 e 926 del codice civile parlano di animali, ma masuefatti, colombi e pesci.

Atti leciti dannosi, vengono disciplinati dall'articolo 924, 925, 926 i quali autorizzano un'azione potenzialmente dannosa. Il danno che l'uomo arreca al vicino va risarcito al proprietario del fondo danneggiato. L’INVENZIONE Riguarda ad esempio il cellulare e il portafoglio. Inventio = regolamento. Si acquisisce la proprietà di cose perdute. Quando un privato ritrova un bene deve portarlo al Comune (secondo l'articolo 928) così si rende noto il ritrovamento affliggendo nell'albo comunale un avviso per due domeniche e tre giorni successivi. E c'è un premio per il ritrovatore, un decimo del bene trovato. Se il bene smarrito supera i € 5,16 si ha un ventesimo. Se non si presenta nessuno entro un anno si acquista da parte del ritrovatore a titolo invettivo. Il premio deve essere richiesto, ma c'è un dovere sociale, stabilito dall'articolo 2034 del codice civile riguardo all'obbligazione naturale. Ad esempio do la mancia e non la posso chiedere indietro. TESORO Definito anche inventio tesauri. Il tesoro viene disciplinato dall'articolo 932 del codice civile, il quale stabilisce che: il Tesoro è una cosa mobile, di pregio, nascosta o sotterrata di cui può provare di essere il proprietario. Il comma 2 dice che il titolare del tesoro ritrovato è il proprietario del fondo, se lo ritrova un altro e in comproprietà col proprietario del fondo. ACCESSIONE Si ispira al principio di espansione verticale della proprietà (sottosopra). I romani parlavano di usque ad interios, cioè fino alle viscere della terra.

L’accessione, definita dall'articolo 934 del codice civile, è qualunque cosa esistente sopra o sotto il suolo, ed è di proprietà del proprietario del fondo. L'articolo 840 del codice civile enuncia il principio in base al quale la proprietà si estende al sottosuolo e il proprietario può effettuare scavi. Opere sul proprio fondo con materia di terzo: sul fondo il proprietario effettua opere utilizzando materiale di terzi, in questo caso non c'è trasferimento del diritto. L'articolo 935 del codice civile stabilisce che: il proprietario deve pagare il valore dei materiali che vengono incorporati nel suolo e viene richiesto un risarcimento o la separazione entro sei mesi, oppure c'è prescrizione. Quindi la separazione non deve pregiudicare il bene. L'articolo 936 del codice civile disciplina invece opere di terzi con materiale proprio. Ad esempio mi fanno un palazzo sul mio fondo con i loro materiali. Il proprietario è titolare del fondo per accessione pagando una somma così può richiedere la rimozione. Il comma 2 stabilisce che: se si vuole tenere, si deve pagare una somma pari al valore dei materiali e della manodopera, oppure l'incremento del valore del fondo. Esso stabilisce anche che se si vuole la rimozione essa è a spese del terzo. Il risarcimento può essere qualora quest'ultimo è in colpa grave. Il comma 4 dice che il proprietario non può obbligare il terzo alla rimozione dei materiali o delle piantagioni se lo sapeva o se non si è opposto. Opere fatte da un terzo con materiali altrui: disciplinate dall'articolo 937 del codice civile, se un terzo realizza sul fondo di un altro uomo un’opera con materiali di terzi, il proprietario dei materiali può chiedere la separazione con un risarcimento a carico di chi ne abbia fatto uso senza il suo consenso, se non distrugge la costruzione. Il proprietario del fondo è proprietario. Se la separazione non è chiesta o non è possibile allora il costruttore e il proprietario del fondo (se è a conoscenza) sono tenuti in solido al pagamento di un indennità pari al valore dei materiali. Anche se

non è a conoscenza deve un risarcimento ma nei limiti, e deve la differenza di quanto il proprietario dei materiali ha già percepito (questi risarcimenti sono obbligati sussidiariamente). Se materiali sono utilizzati senza il consenso si ha il diritto al valore dei materiali più il risarcimento. La sentenza 26.982 nel 2008 stabilisce che: il risarcimento del danno non patrimoniale è soggetto a diritti costituzionali. BENI IMMOBILI UNITI A MOBILI OCCUPAZIONE ACQUISITIVA Nel 1983 quando la pubblica amministrazione occupa senza diritti gli atti di pubblica utilità, il fondo di un privato e lo modifica, allora gli furono assegnati i fondi tramite un risarcimento. Questa viene definita come occupazione acquisitiva la quale si ispira all'articolo 938 del codice civile. L'occupazione si divide in: - occupazione acquisitiva: si applica in malafede e quindi è soggetta ad un minore risarcimento; - accessione invertita: si applica in buona fede e quindi è soggetta ad un maggiore risarcimento. Alla base dei mobili e degli immobili c'è la buona fede. L'articolo 938 del codice civile tratta dell'occupazione di porzione di fondo altrui-accessione invertita: in essa il proprietario di ciò che è costruito diventa proprietario del fondo su cui è costruito. Se si costruisce in buona fede e se entro tre mesi il proprietario del fondo non si oppone, allora mediante sentenza il giudice assegna il fondo al costruttore esso dovrà al proprietario del fondo il risarcimento del danno oltre al doppio del valore del bene (il risarcimento è oltre).

UNIONE E COMMISTIONE Unione tra cose mobili: L'articolo 939 del codice civile si occupa dell'unione della commissione: il comma 1 stabilisce che: quanto più cose mobili sono unite e formano una cosa nuova e si possono separare, ognuno ha la proprietà della sua corsa e si può chiedere la rimozione. Se non si possono rimuovere allora c'è la contitolarità. Commistione: Il 2 comma dell'articolo 939 del codice civile stabilisce che: quanto più cose mobili che si uniscono ce n’è una principale e una accessoria. Chi ha la cosa principale, ha la proprietà della cosa nuova e deve pagare il valore della cosa accessoria (ad esempio la statua con mosaici). Se è avvenuto contro la volontà ha diritto anche ad un risarcimento. Se è avvenuto all'insaputa del titolare della cosa principale allora non c'è risarcimento. SPECIFICAZIONE L’articolo 940 del codice civile stabilisce che: la specificazione è l'utilizzazione dei materiali altrui per formare una cosa nuova. Chi ha realizzato la cosa nuova (lo specificatore) paga al titolare dei materiali più il valore di quest'ultima. Se il valore dei materiali è superiore alla manodopera è il contrario. Ad esempio modifico una lastra di marmo e faccio una statua. ALLUVIONE DI LAGHI, STAGNI E L’ AVULSIONE L'alluvione di laghi, stagni e l’avulsione rientrano nella accessione ma sono specificati dalla legge. L'articolo 941 del codice civile parla della alluvione di cose marginali. L'articolo 944 del codice civile parla della avulsione di cose grosse.

POSSESSO E DETENZIONE L'articolo 1153 del codice civile stabilisce gli effetti dell'acquisto del possesso. Il possesso vale il titolo da colui il quale non è il proprietario. Questi sono i modi di acquisto a titolo originario più importanti e richiesti. L'usucapione, viene disciplinata dall'articolo 1158 e seguenti. Di solito nel possesso non si è autorizzati. All'esterno è indistinguibile dal diritto di proprietà. Il possesso non è un diritto, ma è una situazione di fatto che l'articolo 1140 definisce come il potere SU di una cosa che si manifesta in corrispondenza al diritto di proprietà o al diritto reale su cosa altrui. È il potere su di una cosa con un'attività simile all'esercizio del diritto di proprietà. Si utilizza il bene come se si fosse proprietario o uno che ha diritti su cosa altrui. Ad esempio un bambino entra in una stanza e dice che giocattolo è suo. Il primo possessore è il titolare del diritto di proprietà. La detenzione è una situazione di fatto quando un privato utilizza un bene ma che non è coincidente con la sua attività, con quella del proprietario e del titolare del diritto su cosa altrui (comodato, o ad esempio la locazione). In questo caso si è autorizzati con un diritto minore. Se il bene viene messo a disposizione è detenzione, se non è messo a disposizione è il possesso. Quando l'atto di servirsi di un bene è possesso o detenzione? L'articolo 1141 comma 1 stabilisce che: si presume possesso in colui che esercita il potere di fatto quando non si prova che sia iniziato con la detenzione. Tramite la detenzione non si acquista mai il diritto di proprietà sulla cosa, col possesso si.

La concezione classica del possesso: il possesso si connota per la presenza di due elementi: - corpus possessionis (elemento materiale): il fatto che si usa la cosa; - elemento spirituale: si usa l'animo possidendi, è l'atteggiamento psicologico del possessore (come se fosse proprietario). Questo concetto però è sbagliato perché è una mistificazione dato che si poggia sull'elemento spirituale. Questa è una finzione, impossibile da provare. Nella detenzione c'è solo l'elemento materiale. Vale lo stesso per l'articolo 833 del codice civile per le immissioni (animus nocendi). Quando il potere su una cosa, si esercita riconoscendo la proprietà della cosa, non c'è animus possidendi. L’animus possidendi non può essere provato. Quindi si è possessori salvo prova contraria. Nel dubbio il giudice deve considerare il diritto un possesso. L'usufrutto è possesso. L'articolo 1141 del codice civile riguarda il mutamento della detenzione in possesso: il comma 2 dice che: se si comincia ad utilizzare il bene in un titolo di detenzione non si può mutare il possesso tranne in due casi: - se il detentore contesta la titolarità del diritto e il proprietario non reagisce, si parla di opposizione che il detentore fa nei confronti del proprietario; - se il detentore ottiene da un terzo il trasferimento della proprietà o del diritto del bene, acquisisce un diritto reale. È l'opposizione che il detentore causa nei confronti dei terzi.

L'articolo 1142 del codice civile disciplina la presunzione di possesso intermedio: chi attualmente possiede, se è in grado di dimostrare che ha posseduto in passato, è possessore anche nel periodo intermedio. L'articolo 1143 del codice civile stabilisce che: la prova del possesso attuale non è prova di possesso anteriore tranne che si abbia un titolo. L'articolo 1144 del codice civile stabilisce che le: tutti gli atti di godimento di un bene che vengono fatti da un privato con tolleranza del proprietario, non consente possesso. L'articolo 1146 del codice civile stabilisce che: entrano in possesso del bene per mortis causa (eredità), e si diventa possessori come se l'avessimo sempre avuto. Se la successione avviene per legato, non c'è l'unione dei possessi, però si può chiedere. L'erede somma al proprio possesso quello del morto. Nel legato l'unione non è automatica ma si può richiedere. Il legatario è una successore ad un titolare particolare, questo subentra in un rapporto o in una parte specifica del rapporto. Il legatario risponde degli obblighi solo con i diritti del legato Il legato può avvenire o mortis causa; o tramite eredità in universum ius, questa è universale perché l'erede subentra in tutte le situazioni giuridiche del testatore o in una quota. L'erede risponde dei debiti con tutto il suo patrimonio. L'eredità va accettata, ma può anche essere dannosa. Il legato si acquista automaticamente. L'erede unisce il proprio possesso a quello del decuris. L'articolo 1146 comma 1 del codice civile stabilisce che il legatario deve richiedere il possesso. L'articolo 1147 del codice civile stabilisce che il possesso può essere in buona o malafede.

MALAFEDE: il possesso è di malafede se lo esercita sapendo che non è legittimato. BUONAFEDE: il possesso può essere in buona fede, qualora chi esercita il potere sulla cosa ignora che il bene è nella titolarità di un altro soggetto ignaro dell’altruità della cosa; o anche se è convinto di essere titolare ignorando di ledere altrui prerogative. L'articolo 1147 comma 2 del codice civile stabilisce che: la buona fede non giova se l'ignoranza dipende da colpa grave (l'ignoranza è giustificata). Se l'ignoranza deriva da una colpa grave è malafede. L'articolo 1147 comma 3 del codice civile stabilisce che: la buona fede si presume, e basta che ci sia stata al momento dell'acquisto (chi possiede si presume possessore di buona fede, salvo che si possa provare il contrario). Dal 1148 all'articolo 1152 del codice civile bisogna legare tutte le conseguenze. Articolo 1148 del codice civile: il possessore di buona fede fa i suoi frutti naturali separati dalla cosa e quelli civili, fino a che non viene citato per restituirlo, se è in malafede li restituisce L'articolo 1150 comma 1 del codice civile: il possessore anche se in malafede ha diritto al rimborso per le riparazioni straordinarie, quelle ordinarie sono a mio carico. ACQUISTI A NON DOMINO Gli acquisti a non domino sono compiuti da colui che non è legittimato a compiere. C'è una norma vantaggiosa. Per i beni mobili l'articolo 1153 del codice civile, in cui il possesso vale titolo, questo è un modo d'acquisto a titolo originario: nel caso di un trasferimento della proprietà su un bene mobile da parte di chi non è

proprietario, la controparte se è in buona fede e se alla base del trasferimento c'è un atto giuridico astrattamente idoneo a trasferire la proprietà, il possessore di buona fede quando è immesso nel possesso è titolare. Questo è un danno per i proprietari di beni immobili. Non c'è una successione perché il dante causa (cioè colui che cede il diritto, mentre chi acquisisce è l'avente causa) non è legittimato. Per i beni mobili il possesso vale titolo, è stato inserito per la celerità (diffusione), quindi serve a non porsi problemi altrimenti si bloccherebbe il mercato. L'articolo 1153 del codice civile stabilisce che quando si è immessi nel possesso, in un modo di acquisto anche per diritti reali minori. Questo vale sia per beni mobili e non (usufrutto per beni mobili, il pegno per beni immobili); beni mobili l'uso. Tramite il possesso vale titolo si possono acquistare anche quei diritti reali minore il legittimo titolare che ha perduto il diritto può agire in giudizio con l'alienante (non dominus), e ottiene il valore del bene e i possibili vantaggi. Se il possessore è di malafede o manca un titolo, si ricorre all’usucapione (mobili e immobili). L'articolo 1162 del codice civile stabilisce che: se manca un titolo idoneo, il possessore di buona fede in seguito alla cessione da parte del non dominus, acquista il diritto di proprietà dopo tre anni di possesso senza che il legittimo proprietario lo rivendichi (buonafede senza titolo). Se il possessore è in malafede e senza fede l'acquisto avviene dopo 10 anni (malafede senza titolo). Per i beni mobili si va dai 3 ai 10 anni. Per i beni immobili si va dai 10 ai 20 anni.

l'evizione è quando il compratore perde il diritto di proprietà. Il contratto di vendita è sciolto e il venditore restituisce all'acquirente tutti i soldi più il risarcimento. Conoscenza dell'illegittima provenienza, disciplinata dall'articolo 1154 del codice civile: colui che ha acquistato ed è convinto che colui che vende è proprietario, però so che all'origine c'è un atto illegittimo. L'erronea credenza non è sufficiente a considerarmi in buona fede. L'articolo 1156 del codice civile stabilisce che: la regola del 1153 del codice civile non opera né per l'universalità, né per i beni mobili registrati. L'articolo 1158 del codice civile riguarda l'usucapione: se il possesso è pubblico, continuo e ininterrotto dura per vent'anni, allora si diventa titolari per esigenze di certezza del diritto, in questo caso l'ordinamento assegna la titolarità. Questo è il modo di acquisto a titolo originario della proprietà e altri reali numeri. Si applica su beni immobili e mobili registrati e alle università di beni. L'usucapione non è una sanzione. Si vuole mettere un punto perché dopo vent'anni non ci possono essere dubbi. È un riallineamento tra situazione di fatto e di diritto. L'articolo 1167 del codice civile ne delinea gli effetti: l'usucapione e ininterrotto se si è privati del possesso per oltre un anno, tranne se prima dell'anno si interviene in giudizio per risolverlo e si recupera. PERDITA DELLA PROPRIETA’ La proprietà si perde per usucapione. La prescrizione è una causa di perdita del diritto. Nel 1865 la prescrizione acquisitiva e l'usucapione erano una cosa unica. Nel 1942 sono stati separati. L'interruzione è quella circostanza in cui il termine si arresta e si azzera.

La sospensione si ha quando si verifica una causa che sospende il ricorso del termine. Le cause di sospensione: Disciplinate dall'articolo 2941 del codice civile: la sospensione è legata al rapporto tra titolare del diritto e chi invoca l'esercizio (ad esempio se sono coniugi, se c'è podestà, fra tutore ed interdetto, tra curatore e inabilitato, tra amministratori e amministrato, tra titolare del diritto e colui che lo nasconde). L'altra causa di sospensione è per le condizioni del titolare del diritto. Disciplinata dall'articolo 2942 del codice civile: se il titolare è un militare in guerra durante il servizio, i termini si sospendono. L'articolo 2943 del codice civile: la causa di interruzione azzera i termini. Tutti gli atti con i quali si instaura un giudizio (ad esempio il processo esecutivo) comportano l'interruzione del termine. (Causa di interruzione dei termini di usucapione e prescrizione) Usucapione abbreviato (10 anni): l'articolo 1159 del codice civile stabilisce che: se si verifica (vi sono le caratteristiche) 1- la famigerata ipotesi dell'acquisto non domino, 2- se il possessore è in buona fede e 3con l'atto idoneo che è stato trascritto, allora l'acquisto della proprietà si compie dopo 10 anni, e non 20 di utilizzo continuo e ininterrotto. L'articolo 1162 comma 1-2 stabiliscono che: il termine ordinario è 10, quello abbreviato e 3 anni (beni mobili registrati). L'articolo 1160 comma 1 stabilisce che: per le università di beni mobili ci sono le stesse regole dei termini di usucapione dei beni immobili.

TUTELA DI PROPIETA’ E POSSESSO (Azioni di difesa della proprietà) L’azione è lo strumento tecnico con il quale ci avvaliamo di un rimedio. Le azioni petitorie (azione di difesa della proprietà) sono la: - Rivendicazione disciplinata dall'articolo 948 del codice civile, questa è l'azione con la quale il proprietario agisce nei confronti di chi possiede o detiene il bene per recuperarlo. Si può agire nei confronti di chiunque è possessore e se dopo la proposta dell'azione il convenuto immette altri nel bene, l'azione prosegue nei suoi confronti e dà l’obbligo di recuperare il bene per restituirlo al proprietario. Se non lo vuole recuperare deve pagare il controvalore (la moneta). Quale è l'onere della prova sul proprietario? Deve provare che era titolare. Non è sufficiente esibire un titolo astrattamente idoneo, è necessario provare che colui che l'ha trasferito era legittimo titolare e così via (probatio diabolica). Se il proprietario non può ricostituire la catena, conviene provare di avere usucapito il bene. Quest’ultimo è più semplice perché semplifica l'onere della prova. Il comma 3 del suddetto articolo stabilisce che la rivendicazione non si prescrive. L'articolo 948 del codice civile stabilisce che: se il proprietario recupera il bene e a ricevuto una somma di denaro, lo deve restituire. - Negatoria disciplinata dall'articolo 949 del codice civile, si verifica quando un terzo contesta la mia titolarità. Posso agire per ottenere una sentenza d'accertamento (si appura in termini incontrovertibili lo stato della titolarità del diritto). Ci vuole la probatio diabolica. - Regolamento di confini disciplinato dall'articolo 950 del codice civile, esso stabilisce che: ogni mezzo di prova è ammesso ed al limite si può fare ricorso alle mappe catastali (estrema ratio). Dov'è il confine? Se c'è dubbio.

-

Apposizione dei termini disciplinato dall'articolo 951 del codice civile, stabilisce che: il giudice provvederà al ripristino dei segnali esterni della proprietà se i confini non ci sono più.

AZIONI A TUTELA DEL POSSESSO Le azioni a tutela del possesso, per tutta l'area della proprietà, sono legati all'assoluto. Per tutelare il possesso ci sono due azioni: - Azione di reintegrazione o spoglio: (la più importante), disciplinata dall'articolo 1168 del codice civile, questa è l'azione con la quale il possessore agisce per recuperare il bene. Quando il possessore viene privato del bene in maniera violenta o clandestina, deve agire entro un anno da quando è cessata la violenza o da quando si è scoperto la clandestinità. Il possessore deve solo provare di aver goduto del bene. Ogni prova è ammessa anche la res ipsa loquitur, la pura notorietà. Questa azione tutela lo stato di fatto. L'azione è concessa altresì a chi ha la detenzione qualificata della cosa (un detentore che si avvale del bene per un interesse proprio). L'articolo 705 del codice di procedura civile stabilisce che: colui è convenuto nel processo possessorio non può proporre il giudizio peditorio. (Se rubano il bene e lo recupero con la forza e ho una citazione per spoglio). Se me lo rubano e lo rubano ancora, prima glielo devo riconsegnare e poi si vede nessuno deve dare. Finché non è definito il giudizio possessorio non può essere intrapreso il giudizio peditorio proprio per evitare la forza. - La manutenzione: serve a far cessare le molestie di fatto (un comportamento che ostacoli il godimento del bene nei confronti del possessore). L'articolo 1170 comma 1 stabilisce che: la manutenzione tutela il possesso sui beni immobili e i diritti reali o su universalità di beni mobili. Per agire, il possesso deve durare da un anno in maniera continua ed ininterrotto, da quando è cessata la

violenza, ecc… Il comma 3 stabilisce che: il possesso di beni immobili e l’universalità dei beni mobili può essere ripristinato anche per recuperare un bene di cui siano stati spogliati legalmente. Reintegrazione e manutenzione tutelano possessori a titolo di proprietà e di credito. Nella pratica i proprietari preferiscono agire con la reintegrazione, perché ci vogliono meno prove. Però deve agire entro un anno, altrimenti deve rivendicare e ci vogliono più prove. È un possesso a titolo di proprietà o a titolo di diritto reale. AZIONI DI NUNCIAZIONE La denunzia di nuova opera, disciplinata dall'articolo 1171 del codice civile, riguarda gli ultimi due articoli del libro 3o stabilisce che: il possessore di un fondo, il quale teme che dall'opera del vicino stia per derivare il rischio di un danno, può agire per ottenere la sospensione della realizzazione dell'opera. (Rischio immediato) si ottiene un’ inibitoria; prima che si verifichi il danno. Nel giudizio cautelare il giudice decide d'urgenza, perché si prende sommaria congnizione dei fatti. Nella cognizione c'è una profondità di esaminare le prove. Se il giudice vieta la costruzione allora l'attore pretende la cauzione. Se non viene evitata la mette chi prosegue i lavori.Il danno grave e prossimo: riguarda la denunzia di danno temuto, questa denunzia viene disciplinata dall'articolo 1172 del codice civile: se da qualsiasi opera già esistente sta per derivare un danno grave e prossimo alla cosa che forma l'oggetto del suo diritto o del suo possesso, può denunziare il fatto all'autorità giudiziaria e ottenere secondo le circostanze che si provveda per ovviare al pericolo o il proprietario che ottiene l'abbattimento dell'opera deve prestare cauzione se la abbattono. Se non la abbattano la mette il proprietario dell'opera cadente. Questa è una cognizione cautelare e piena (usufrutto, enfiteusi, superficie e servitù)

LE OBBLIGAZIONI Le obbligazioni vengono trattate nel libro 4 del codice civile. Sono un effetto giuridico, il più dettagliato. Nel codice civile non c'è una mera definizione. L'obbligazione designa un rapporto giuridico che si instaura quando l'ordinamento riconosce ad un privato un diritto di credito (una pretesa di ottenere il compimento della prestazione per realizzare l'interesse. Abbiamo la presenza di un rapporto obbligatorio. Perché si è assicurato il punto di vista del titolare del diritto in generale ma qua no? La scelta è legata al fatto che il diritto di credito è una situazione giuridica in cui la condotta del debitore e più significativa. Abbiamo la presenza dell'attesa del creditore. ATTUAZIONE DEL DEBITO = LATO PASSIVO Il diritto di credito impone quindi il maggior numero di disposizioni e di tempo per regolare l'attività dovuta dal debitore. In questo modo si indica la posizione del debitore. I poteri del creditore non sono molto significativi, egli è in attesa. L'articolo 1173 del codice civile stabilisce che: le obbligazioni sorgono da contratti, fatti illeciti, e da ogni altro atto o fatto idoneo. Le fonti delle obbligazioni sono titoli, atti giuridici dà i quali può scaturire un'obbligazione. Quest'articolo ricalca quello di Gaio: ex contracto, ex delicto, ex varle causarum figure. L'articolo 1173 del codice civile afferma anche che le fonti dell'obbligazione, diversamente dai contratti e fatti illeciti, sono in

numero chiuso ( sia l'indebito oggettivo che soggettivo, le promesse unilaterali, l'arricchimento senza giusta causa, titoli di credito). Sono a numero chiuso perché il rapporto obbligatorio è un vincolo. L'ordinamento vuole controllare per evitare troppi vincoli. La fonte principale è il contratto: esso può assumere qualsiasi forma, quindi ha già molti vincoli inediti, se così fosse anche per le altre fonti non andrebbe bene. L'obbligazione è un effetto, una conseguenza che dipende da un atto fatto idoneo a produrlo. È una conseguenza che consiste nell'impostare un vincolo di comportamento per realizzare un interesse (complesso). L'effetto reale e il trasferimento e la costituzione di un diritto. L'effetto obbligatorio è complesso perché non è immediato nella realizzarsi. Nel nostro ordinamento c'è il principio consensualistico: in questo gli effetti reali sono immediati e automatici del contratto. La prestazione di fare, non fare, di dare. Il punto cruciale è che hanno ad oggetto due contenuti diversi: - Credito: implica la realizzazione degli interessi del creditore (bene giuridico); - Debito: implica la prestazione di realizzare il risultato (oggetto). Il rapporto obbligatorio è quello del rapporto che lega due soggetti, debitore e creditore, il creditore ha il diritto di porre in essere un diritto, e il debitore deve una prestazione. All'interno di ogni obbligazione c'è il risultato (l'interesse da realizzare) ed i mezzi (prestazione) senza i quali non si realizza l'interesse. Le obbligazioni del contratto regolano interessi patrimoniali.

L'articolo 1174 del codice civile stabilisce che: la prestazione che forma oggetto dell'obbligazione deve essere suscettibile di valutazione economica, che deve essere funzione e realizzazione di un interesse anche non patrimoniale (ad esempio dovere del coniuge a mantenere la moglie, c’è patrimonio ma anche interesse non patrimoniale). Perché deve essere suscettibile di valutazione economica? Essa non è funzionale alla tutela giuridica, ma si pensava che l'unico rimedio era il risarcimento del danno. È necessario che ci siano elementi prestabiliti quanto valga l'attività che facciamo per realizzare il nostro interesse. L'articolo 2034 disciplina il dovere morale sociale (fare l'elemosina). L'obbligazione naturale non attribuisce protezione a chi ha il diritto. L'obbligazione civile invece da strumenti di protezione per imporre di effettuare la protezione o risarcimento del danno. Il valore dell'interesse del credito può dipendere dalla somma necessaria per realizzarlo. L'interesse è pari a quanto è possibile pagarlo. Il valore lo fa il mercato. Il carattere richiesto dall'obbligazione è uno degli elementi fondamentali che bisogna verificare se comporti l'uso di mezzi economici per realizzarlo. Questo serve a distruggere l'obbligazione dalla qualsiasi forma di obbligo. Risultato e mezzi: nel 1954 Mengoni pubblicò un saggio in cui spiegò perché in un rapporto obbligatorio vi sono sempre risultati e mezzi. Egli disse che prima si pensava ad un'altra divisione: - obbligazioni di mezzi: il debitore è tenuto a compiere un'attività con una determinata condotta e termini di qualità, ma senza un risultato prefissato. - Obbligazioni di risultato: c'è un obbligo di realizzare un risultato (ad esempio l'imbianchino).

Nel 2005 si è riconosciuto che tutte le obbligazioni hanno sempre un risultato correlato ai mezzi. (*) Vedi sentenza 577 del 2008 Le norme generali sono disciplinate dagli articoli 1173, 1174 e 1175. Le norme dell'adempimento sono disciplinate dagli articoli che vanno dal 1176 al 1217. Le norme dell'inadempimento sono disciplinate dagli articoli 1218 e seguenti. Il debito e il credito sono simul stabunt, simul cadent, cioè sono legati sempre. Il debito ha ad oggetto la prestazione, il credito il bene dovuto. Questi si fondono e l'oggetto dell'obbligazione è un risultato tramite i mezzi. Ipotizziamo che il debito venga attuato senza realizzare il credito, e viceversa abbiamo il pagamento al creditore apparente (disciplinato dall'articolo 1189 del codice civile), questa disciplina l'adempimento. Il debitore che segue la prestazione nelle mani di chi appare legittimato a riceverla, sulla base di circostanze univoche e se è in buona fede allora è libero. Dal punto di vista del creditore è inesatto, ma questo errore se in buona fede e con circostanze univoche allora il debitore è liberato. Questa è una prestazione fatta e corretta. Il debitore attua il debito ma non realizza l'interesse dovuto, ma è liberato, il debito è attuato senza realizzare il credito. L'articolo 1189 del codice civile stabilisce che: Se Il debito è esausto, ma il credito non è realizzato, credito e debito possono essere separati. Molti lo spiegano come una cosa eccezionale perché pensano siano sempre legati, invece non è così perché hanno oggetti diversi.

Si ha adempimento solo se la prestazione e stata corretta e ci soddisfa l'interesse del creditore. Il comma 2 dell'articolo 1189 stabilisce che: chi ha ricevuto la prestazione (creditore apparente) è dovuto a ridare la somma al vero creditore. È come se spostasse l'obbligazione su un altro soggetto. Debito e credito possono avere strade diverse, ma stanno in piedi insieme, alla fine cadono insieme. L’ADEMPIMENTO DEL TERZO L’adempimento del terzo viene disciplinato dall'articolo 1180 del codice civile: l'obbligazione può essere adempiuta da un terzo contro la volontà del creditore (la prestazione è compiuta da un'altra persona). Si può anche soddisfare l'interesse del creditore ma il debitore non lo attua. La parte dove dice che l'obbligazione può essere adempiuta è errata perché il creditore può ottenere il soddisfacimento anche tramite l'adempimento di un terzo, segno che l'interesse del creditore può essere dovuta da un terzo (ad esempio se un altro paga al posto di quello). Le obbligazioni con intuitus personale possono essere soddisfatte solo dal debitore (ad esempio se voglio fatta un'operazione da un dottore perché ci sono contratti personali). Qui vi è una rilevanza della persona fisica da colui che pone in essere la prestazione. Il credito non si realizza, solo se la prestazione è attuata dal creditore, quindi non c'è adempimento. L'articolo 1180 del codice civile dice che l'adempimento è possibile solo se non c'è un interesse specifico ad attuarla solo da parte del debitore. Tuttavia il creditore può rifiutare l'adempimento offertogli dal terzo, se il debitore gli ha manifestato la sua opposizione. È un rimedio di carattere residuale, si usa quando non si può ottenere un risarcimento (ad esempio delle mucche), fa sorgere un'obbligazione ex

novo, quando già la perdita non ha altri strumenti. L'articolo 2041 del codice civile disciplina le azioni di arricchimento per ottenere dal debitore la minor somma tra la perdita subita e l'arricchimento del debitore. Il creditore dopo aver ottenuto la prestazione dal terzo non può chiederla al debitore. Può capitare che il diritto di credito viene soddisfatto, ma il debito rimane se al titolare si sostituisce un altro. L'articolo 1201 del codice civile regola l'istituto della surrogazione: la surrogazione è il subingresso di un nuovo titolare in un diritto preesistente. Il creditore che ha la prestazione da parte del terzo può farlo entrare al posto suo. Quindi nel terzo può chiedere la prestazione al creditore originario quando si immette il terzo nel diritto. Quindi cambia il soggetto che esprime l'interesse, ma l'interesse è lo stesso (ricevere soldi). Non è una conservazione della forma giuridica del diritto di credito, ma l'interesse passa ad un'altra persona. L'articolo 1201 del codice civile impone che la surrogazione deve essere fatta contemporaneamente al pagamento ed espressamente. Si chiedono anche le prestazioni di garanzia (ad esempio il pegno e l'ipoteca). Se il credito si estingue, il debito scompare, ma imboccano vie diverse. CREDITORE APPARENTE - ADEMPIMENTO DEL TERZO – SURROGAZIONE Si può essere contemporaneamente debitori e creditori con prestazioni corrispettive. La surrogazione non è cessione perché nella cessione c'è un trasferimento, ma chi cede il diritto non realizza il proprio interesse. Nella surrogazione l'interesse del titolare originario è soddisfatto, ma si vuole evitare che si estingua il credito perciò deve essere fatto contemporaneamente.

La surrogazione non è obbligatoria, il debitore può rifiutare la surrogazione, però il creditore non si può opporre all'adempimento del terzo, tranne se ha interesse personale. L'articolo 1201, il comma 2 stabilisce che: la surrogazione si può rifiutare o quando il debitore si oppone all'adempimento del terzo o quando il debitore ha un interesse particolare da farlo realizzare solo dal debitore. IL RAPPORTO OBBLIGATORIO Il rapporto obbligatorio è la realizzazione tra due soggetti, il creditore è colui che ha un diritto di credito nei confronti del debitore, ossia la pretesa giuridicamente tutelata del creditore ad ottenere la prestazione; il debitore ha un debito e ha ad oggetto l'adempimento della prestazione. Dove si vede la correlazione tra debito e credito? Si vede nell'adempimento, l'esecuzione esatta della prestazione (sbagliata) perché la prestazione è una categoria dell'azione come l'esecuzione. La prestazione è già un'attività. Esecuzione = prestazione L’adempimento la prestazione esatta e corretta. La prestazione è esatta quando coincide con la previsione del titolo da cui nasce l'obbligazione. Nell'obbligazione di risultato l'opera è esatta se è fatta correttamente. Non sempre il titolo dell'obbligazione qualifica l'attività e la loro qualità. Il titolo è indeterminato come nell'obbligazione con un avvocato. Molte volte il creditore non sa cosa il debitore deve fare perché sono competente del debitore. La diligenza è una qualità dell'azione, cioè la tensione, la cura, eccetera. Il parametro esterno più diffuso è quello dell’articolo 1176 del codice civile, questo è un criterio di imputazione, in cui il contenuto del rapporto obbligatorio viene individuato per relationem, cioè in riferimento ad un criterio esterno grazie al quale si arriva all'obiettivo. Il

comma 1 stabilisce che: nell'adempimento dell'obbligazione vi deve essere la diligenza del buon padre di famiglia. Questo comma enuncia due nozioni diverse: la diligenza in senso tecnico, e una regola per addebitare conseguenze. Il comma 2 stabilisce che: nell'adempimento di obbligazioni professionali la diligenza deve valutarsi nella natura dell'attività esercitata. Questo comma enuncia il parametro esterno tramite il quale si può determinare cosa deve fare il debitore: la perizia (è il complesso di regole tecniche cautelari e procedurali, cioè le legis artis, cioè ciò che si deve fare per adempiere). Si determina ciò che si deve fare nella prestazione professionale (nella maggior parte dei casi non è determinato), per stabilire cosa il debitore deve fare ci si riferisce alla perizia, anche per vedere se ha adempito l'obbligazione. Spesso quando l'oggetto non è predeterminato, allora ci si riferisce al parametro esterno detto perizia nell'articolo 1176. L'esattezza è desunta da ciò che è scritto nell'obiettivo del titolo, in altri casi si usa la perizia. Il buon padre di famiglia è un modello, cioè l'uomo medio. Il primo parametro è quanto si è concordato, poi si usa la perizia dell'articolo 1176 del codice civile. Ci vogliono anche le regole minime che valgono per tutte le obbligazioni, dove la predeterminazione non è stabilita. Alcuni accorgimenti che il debitore deve adattare per compiere la prestazione sul libro 4 del codice civile riguardo agli articoli 1176 e seguenti i quali stabiliscono che: quando l'obbligazione ha come prestazione una restituzione si parla di obbligazione restitutoria. L'articolo 1177 del codice civile stabilisce che: nelle restituire l'oggetto l'obbligo accessorio di custodire la cosa.

L'articolo 1178 del codice civile stabilisce che: il debitore è obbligato a consegnare cose non inferiore alla media (questa è un'obbligazione generica). L'obbligazione è generica quando ha per oggetto cose individuali nel genere (ad esempio 1 kg di mele). Il bene generico per definizione è il denaro. Le cose di specie sono quelle individuate sulle loro caratteristiche. L'articolo 1179 del codice civile disciplina l'obbligazione di garanzia: l'obbligo di prestare garanzia si verifica quando si obbliga a rafforzare con una idonea garanzia a vantaggio del creditore, si può prestare la sua scelta una garanzia idonea. Le garanzie reali sono dette pegni. Le garanzie personali sono le fideiussioni. L'articolo 1180 del codice civile disciplina l'adempimento del terzo (questa è una norma fondamentale): in questo caso si ha l'abilità di un terzo ad effettuare la prestazione al posto del debitore. Questa soddisfa l'interesse del creditore ma non c'è adempimento. Gustav Hartman ha dichiarato che nell'adempimento i mezzi si scaricano nel risultato dovuto al creditore (si ha adempimento solo in questo caso). L'articolo 1181 del codice civile riguarda l'adempimento parziale, il quale stabilisce che: il debitore, quando la sua prestazione è frazionabile, il creditore può rifiutare l'offerta del debitore di una sola frazione della stessa. Si rilascia quindi la quietanza, cioè l'avvenuto adempimento. Da qui discende l'articolo 1182 del codice civile disciplina il luogo dell'adempimento il quale stabilisce che: se il luogo non è determinato e non si può desumere, si osservano le regole che seguono, si guardano gli usi o la natura della prestazione.

Il primo criterio è la determinazione, infatti se non è determinata dalla convenzione o dagli usi e non può desumersi dalla natura della prestazione o da altre circostanze, si osservano le norme che seguono. Sono quindi queste delle norme suppletive che agiscono quando non c'è accordo. Il comma 2 stabilisce che: se la prestazione ha ad oggetto una specie (cosa) dev'essere adempiuta dove si trova la cosa quando è sorta l'obbligazione. Il comma 3 stabilisce che: se la prestazione ha ad oggetto denaro, deve essere fatta al domicilio (centro d'interesse) del creditore. L'articolo 1182 del codice civile (il comma 3) stabilisce che: se il domicilio si è modificato e ciò rende gravoso adempiere, allora il debitore può comunicare che adempirà al proprio domicilio. Il comma 4 stabilisce che: in tutti gli altri casi l'obbligazione è adempiuta al domicilio del debitore. Su come fissare il termine si occupa l'articolo 1183 del codice civile il quale fissa il primo criterio per stabilire quando eseguire la prestazione. L'accordo altrimenti è esigibile immediatamente. Quando in virtù degli usi, va fissato un termine, esso è fissato dal giudice. Ci si può accordare per far decidere al debitore o al creditore il termine, se il debitore non lo fa, il creditore lo fa fissare il giudice, e viceversa. L'articolo 1184 del codice civile stabilisce che: se si individua una data nella quale la prestazione è fissata, essa è a favore del debitore tranne se il giudice decida diversamente. È a favore del debitore in quanto il creditore non può pretendere la prestazione prima, e viceversa se fosse a favore del creditore. L'articolo 1185 del codice civile stabilisce che: il creditore del termine non si può esigere la prestazione prima della scadenza, però il debitore può con un termine a suo favore la effettua prima, perché non sapeva. Inoltre non può ripetere (restituire) la prestazione perché l'ha già fatta. Il criterio di economicità si applica perché se la restituiscono, poi può non essere in grado di farlo. Questo articolo regola la pendenza del termine.

Sempre l'articolo 1185 del codice civile, il comma 2, ricalca l'azione di arricchimento, in cui il debitore può richiedere la minore somma, nei limiti della perdita subita, ciò di cui il creditore si è arricchito per effetto del pagamento anticipato. Questo viene correlato all'articolo 2041 del codice civile. L'articolo 2041 del codice civile stabilisce che: chi senza una giusta causa, si è arricchito a danno di un'altra persona, è tenuto nei limiti dell'arricchimento, ad indennizzare quest'ultima della correlativa diminuzione patrimoniale. Qualora l'arricchimento abbia per oggetto una cosa determinata, colui che la ricevuta è tenuto a restituirla in natura, se sussiste al tempo della domanda. Questo è il cosiddetto arricchimento ingiusto. L'articolo 1186 del codice civile stabilisce che: il termine è fissato nell'interesse del debitore; se il debitore è insolvente o ha diminuito l' la garanzia promessa o data (due campanelli d'allarme), il patrimonio sta diventando incapiente. Il termine viene abbattuto e il creditore può esigere la prestazione immediatamente. L'insolvenza è quando non si può più adempiere tempestivamente in generale. Il fallimento si ha quando si è insolventi. Per computare in termini, si fa riferimento all'articolo 2963 del codice civile il quale fissa la regola per computare i termini per usucapione, prescrizione e i termini. Il comma 1 stabilisce i termini previsti dal codice civile che si computano in base al calendario comune; il comma 2 non si comporta del primo giorno (dies a quo non computantem); il comma 3 stabilisce che se vi è un giorno festivo è spostato di un giorno; il comma 4 stabilisce che: se la prescrizione è determinata a mesi essa si verifica nel mese di scadenza, calcolando la durata effettiva del mese. Il destinatario di pagamento è il soggetto legittimato a ricevere le prestazioni.

L'articolo 1188 del codice civile stabilisce che: si può dare la prestazione ad un soggetto che il creditore segnala al debitore, in alcuni casi è indicato dalla legge o dal giudice. Il pagamento fatto a chi non era legittimato a riceverlo libera il debitore, se il creditore la ratifica o se ne ha approfittato. Il creditore può dare la ratifica (atto unilaterale recettizio) che consente ad un atto di produrre effetti che non può produrre. Essa consente al debitore di essere liberato. L'articolo 1189 del codice civile disciplina il pagamento al creditore apparente: questo è un modo di estinzione dell'obbligazione. Il comma 2 stabilisce che: se si fa nel soggetto legittimato il debitore è inadempiente (cioè liberato) se prova di essere stato in buona fede è il creditore apparente. Quindi nell'articolo 1189 del creditore apparente abbiamo la buona fede e l'apparenza. Nell'articolo 1188 abbiamo la malafede e non apparenza. L'articolo 1190 del codice civile riguarda l'adempimento al creditore incapace di agire, il quale stabilisce che: il pagamento fatto al creditore incapace di agire non libera il debitore, se questi non prova che ciò che fu pagato è stato rivolto a vantaggio dell'incapace (creditore). Cos'è l'adempimento? L'articolo 1191 del codice civile stabilisce che se la prestazione è posto in essere da un debitore incapace, allora il debitore non può annullare l'adempimento. Da qui presumiamo la natura non negoziale dell'adempimento. Qui prevale l'esigenza di attuare una prestazione dovuta, cioè ha fatto ciò che doveva fare. ( bilanciamento degli interessi). L'incapacità tutela l'incapace da compiere atti di cui non è consapevole.

L'articolo 1192 del codice civile stabilisce che: se il debitore esegua la prestazione con beni che non gli appartengono, allora il debitore non può

impugnare l'adempimento tranne se non può offrire una prestazione con i suoi beni. L'articolo 1193 del codice civile regola l'imputazione di pagamento, la quale stabilisce che: se si hanno più debiti della stessa persona, chi ha più debiti uguali quando effettua l'adempimento, il debitore può dichiarare quale obbligazione sta estinguendo. Questo riguarda l'adempimento parziale, cioè l'ultima parte. Il comma 2 (suppletivi) stabilisce che: se manca la dichiarazione va imputato all'obbligazione scaduta, e quella meno garantita, e quella più onerosa, allora a quello più antico se nessun criterio si può applicare: si spalma su più crediti. Quindi tutti gli atti e le dichiarazioni possono essere fatte oralmente, nel diritto privato. L'articolo 1195 del codice civile stabilisce che: se il debitore dichiara che estingue un debito e il creditore dà quietanza su un altro debito egli non può opporsi tranne che non vi si ha dolo o sorpresa. L'articolo 1199 del codice civile regola la quietanza, il quale stabilisce che: il debitore ha diritto alla quietanza con la quale il debitore precostituisce la prova di aver adempiuto. La quietanza attesta l'avvenuto adempimento. Le obbligazioni pecuniarie sono le più diffuse: queste vengono disciplinate dall'articolo 1194 del codice civile il quale stabilisce che: nelle obbligazioni pecuniarie con interessi, prima si adempie sugli interessi e poi sul capitale. IPOTESI DI ESTINZIONE DELLE OBBLIGAZIONI DIVERSE DALL’ADEMPIMENTO Secondo una corrente di pensiero (del professore) ci sono altri modi: prestazione in luogo dell'adempimento (dazium insolitum) disciplinata dagli articoli 1197 e 1198. Questo è un modo di estinguere le obbligazioni, infatti l'articolo 1197 del codice civile stabilisce che: il

debitore non può liberarsi eseguendo una prestazione diversa anche se di valore maggiore o uguale, tranne che il creditore accetti. Le regole di estinzione delle obbligazioni diverse dal adempimento sono tipici, la novazione disciplinata dagli articoli 1230 e seguenti, la compensazione disciplinata dagli articoli 1241 le seguenti, la confusione disciplinata dagli articoli 1253 e seguenti, e l'impossibilità sopravvenuta per causa non imputabile al debitore disciplinata dagli articoli 1256 e seguenti. Le ipotesi di estinzione dell'obbligazione diversi dall'adempimento devono determinare sempre l'estinzione. L'articolo 1197 del codice civile stabilisce che: quando il debitore non adempie, se il creditore accetta, si ha liberazione del debitore. Questa non è una regola di inadempimento ma prevede solo un modo diverso dal adempimento. L'articolo 1189 del codice civile stabilisce che: (secondo il prof) il pagamento al creditore apparente è un'ipotesi di estinzione dell'obbligazione diverso dall'adempimento. L'adempimento del terzo non è in questa categoria, perché può esserci la surrogazione. Quindi la surrogazione non è un modo di estinzione diverso dall'adempimento. La clausola generale stabilisce che non vi sono indicazioni specifiche per le condizioni di uso della norma. Questo implica che la prestazione deve essere corretta. L'articolo 1175 del codice civile stabilisce che: il debitore e il creditore devono comportarsi secondo le regole di correttezza. L'interprete dà un contenuto concreto alla norma tramite un parametro detto correttezza (buona fede). Questa è un'interpretazione valutativa. L'obbligazione è un rapporto complesso.

La clausola generale, regolata dall'articolo 1175, viene resa completa con gli obblighi accessori. Per evitare che l'obbligazione sia vantaggiosa, gli accessori garantiscono che all'esito del rapporto, entrambi hanno tutta l'utilità che devono conseguire. Le figure per individuare la correttezza sono i tramiti, nell'articolo 1175 del codice civile è possibile arricchire l'obbligazione di ulteriori obblighi affiancati all'obbligo principale. Gli obblighi di protezione sono obblighi che impongono di fare il necessario per evitare che l'obbligazione sia dannosa per entrambi. Gli obblighi che gravano su entrambe le parti sono gli obblighi accessori principali, per evitare danni. Vi può essere uno scollamento fra realizzazione dell'obbligazione e concreta soddisfazione. Quando due sfere giuridiche sono in contatto, il rischio di danni aumenta, ciò induce ammettere gli obblighi accessori di protezione. Se si violano gli obblighi accessori di buona fede si è inadempiente, questa visione distacca l'obbligazione moderna dal modello romano, anche se non è previsto vi sono obblighi accessori previsti dall'articolo 1175. MODI DI ESTINZIONE DELLE OBBLIGAZIONI DIVERSI DALL’ADEMPIMENTO Vi sono dei modi strani, non si pensa che lo siano, questi sono: creditore apparente, datio insolutum (prestazione in luogo dell'adempimento). I satisfattori sono coloro che soddisfano l'interesse del creditore. I non satisfattori sono coloro che non soddisfano tale interesse. Non c'è una ragione che spiega che la divisione è descrittiva, cioè che dovrebbe produrre conseguenze, ma non aggiunge nulla. Questa distinzione a poco significato.

LA NOVAZIONE La novazione è disciplinata dall'articolo 1230 e seguenti. In questo caso il debitore e il creditore estingue l'obbligazione e la sostituiscono. Non c'è il soddisfacimento. Novare, sta ad indicare che abbiamo un elemento di novità, cioè l’aliquid novi. L'intenzione di una nuova prestazione viene chiamata animus novandi. In questo caso il soggetto è creditore di una nuova prestazione. L'articolo 1230 del codice civile stabilisce che: l’aliquid novi riguarda o un oggetto nuovo o un titolo diverso. Se cambio l'oggetto cambio la prestazione, se cambio il titolo cambia la motivazione. Questo causa la fonte. La volontà di estinguere l'obbligazione precedente deve risultare in modo non equivoco. Ad esempio i soldi prima erano per un mutuo, poi per un bene. Non è sufficiente dire questo, è necessario anche che l'accordo espresso dichiari la volontà di novare, altrimenti sarebbe una nuova obbligazione, che si affianca a quella precedente. È necessario quindi anche un accordo tra le parti. L'articolo 1231 del codice civile stabilisce che: il rilascio di un documento o la modifica del documento sull'obbligazione non determina novazione, cioè una modifica. L'articolo 1232 del codice civile stabilisce che: l'obbligazione novata nasce senza le garanzie dell'obbligazione originaria tranne che le parti lo decidano (pegno, ipoteca, privilegio). Le garanzie sono dei vincoli accessori, rappresentano un rafforzamento del rapporto specifico. La garanzia cade quando viene meno questo rapporto specifico.

La novazione soggettiva si verifica quando si sostituisce un nuovo debitore a quello originario che viene liberato. Si utilizzano le norme del capo 6o (espromissione, delegazione, accollo, articolo 1268 seguenti). Queste figure determinano una modificazione passiva dell'accordo, e determinano novazione soggettiva solo quando il nuovo debitore subentra. Non sempre succede in quelle figure, è un errore del legislatore. La novazione soggettiva non è regolata da quegli articoli, perché non sempre in quegli articoli c'è sostituzione del debitore. l'articolo 1234 del codice civile stabilisce che: se l'obbligazione originaria non esiste, allora la novazione è inefficace; se l'obbligazione originaria nasce da un titolo annullabile, la novazione ha i suoi effetti solo se il debitore era consapevole del vizio del titolo orginario (mala fede). Si può novare un'obbligazione nata da un atto impugnabile. REMISSIONE DEL DEBITO La remissione è l'atto unilaterale del creditore che libera il debitore (recettizio). Non è satisfattore. La remissione opera solo quando il debitore non si oppone. Questa è un atto di rinunzia al diritto. La remissione libera il debitore, ma il debitore potrebbe rifiutare come nell'adempimento del terzo (articolo 1180 del codice civile) ad esempio un fornitore di gomma della Ferrari, vuole rimanere debitore. L'articolo 1236 del codice civile stabilisce che: è una delle norme dalle quali si desume che nell'ordinamento italiano, ma non in quello romano, è possibile modificare unilateralmente l’altrui sfera giuridica a condizione che il soggetto passivo ha la libertà (nemo alteri stipulari potes). In questo caso il soggetto passivo può opporsi. In questo caso vi è una dichiarazione del creditore di rimettere il debito che estingue l'obbligazione quando è comunicata al debitore, salvo che questi dichiari in un congruo termine di non volerne approfittare.

Se la restituzione avviene per testamento, olografo, in segreto, o tramite atto pubblico, il legato non è mai dannoso. Un caso analogo è quello dell'eredità, in cui il legato è una modificazione unilaterale della sfera giuridica altrui, ma ci si può opporre. Nella remissione, la rinuncia dei diritti modifica la sfera giuridica, quindi abbiamo un estinzione dei diritti. L'articolo 1237 del codice civile stabilisce che: la restituzione del creditore del titolo originale del credito è prova di remissione (cioè di liberazione). La rinunzia di una garanzia non è remissione. La rinunzia di una garanzia avviene con un corrispettivo: la remissione parziale. Novazione e remissione non hanno nulla in comune. Non possono essere messe nella stessa categoria, è solo per una classificazione. COMPENSAZIONE La compensazione è disciplinata dagli articoli 1241 le seguenti. Il presupposto è che debitore e creditore sono reciprocamente debitori, vi è concorrenza di debito credito. Quindi abbiamo la caratteristica della reciprocità. Però le due obbligazioni devono nascere da titoli differenti: ad esempio sono debitore di € 100 tramite un mutuo, e uno è debitore di € 50 per un bene. La compensazione consiste nell'estinzione corrispondente dei due debiti per non correre il rischio di essere inadempiente. La ragione è l'economicità dei mezzi, perché fare due pagamenti se ne puoi fare uno? Non c'è motivo! È satisfattivo, cioè ottiene il credito riducendo il debito. Ad esempio se abbiamo un incidente d'auto (articolo 2054 del codice civile) c'è il

concorso in responsabilità, se non si stabilisce di chi è la colpa, non è compensativo perché viene dallo stesso titolo. Però c'è una compensazione impropria perché non sorge un debito. La compensazione nasce dall'esigenza di fondere. La compensazione va eccepita. La compensazione ha per oggetto beni omogenei, esigibili e liquidi. La compensazione si divide in: - compensazione legale: quando i debiti sono omogenei, cioè entrambi pecuniari o volti a consegnare beni della stessa specie (ad esempio vino con vino), e il credito deve essere esigibile (quando non c'è termine ed è scaduto, e il credito deve essere liquido, cioè deve essere stabilito l'ammontare. La compensazione legale si può invocare dal giorno in cui tutti e tre gli elementi coesistono. Si può invocare nel senso che ci vuole l'autorizzazione del giudice. Questa opera da quando coesistono i requisiti. - Compensazione giudiziale: devono essere caratterizzati da omogeneità ed esigibilità, ma uno dei due crediti deve essere di pronta e facile liquidazione. Ancora non è stato ammontato il credito. Questo tipo di compensazione opera dal giorno della pronunzia del giudice. Solo se il giudice ritiene che il credito non liquido è approssimativamente determinabile si può liquidare una parte del bene o si aspetta la liquidazione del bene. Se in futuro il bene viene valutato di più si richiede un altro intervento. - Compensazione volontaria: regolata dall'articolo 1252 del codice civile, il quale stabilisce che: la compensazione volontaria è rimessa alla libera scelta di creditore e debitore e non deve avere necessariamente esigibilità, liquidità e omogeneità. La libertà della parte prevale sul tutto. Alcuni debiti non possono essere posti in compensazione.

L'articolo 1246 del codice civile stabilisce che: l'obbligazione di cose di cui il proprietario che restituisce il bene avuto illegalmente, non può compensare (l'ordinamento giuridico vuole ripristinare il diritto leso) perché legittimerebbe un atto illecito. Questo vale anche per l’obbligazione di restituzione di comodato e deposito non si possono porre in compensazione. (Articolo 1803 e seguenti del codice civile riguarda un contratto di prestito d'uso). Il deposito, disciplinato dall'articolo 1766 e seguenti del codice civile si verifica quando soggetto consegna un bene mobile al depositante per farlo custodire. Il deposito non si può opporre in compensazione. Non sono compensabili i beni dichiarati impignorabili perché necessari come ad esempio i beni alimentari, il mantenimento e lo stipendio (nei limiti). Non si può sottoporre in compensazione i beni di un mio debitore in un vincolo, un pegno, egli non può cedere il diritto sul bene perché è legato alla soddisfacimento del credito. (Si ha l'obbligo di custodirla in Natura o equivalente). CONFUSIONE La confusione è il modo di estinzione caratterizzato dal fatto che il debitore è anche creditore. Non si può essere debitore di se stessi, perché l'obbligazione è la relazione tra due soggetti. È satisfattorio (satisfattorio viene usato per delineare ogni rimedio che abbia il potere di soddisfare le pretese di chi fa valere l'azione (molto spesso si usa riferendolo al risarcimento dei danni, che sarebbe ottenere proprio la prestazione chiesta). Quando io debitore acquisisco il diritto di credito l'obbligazione si estingue, ad esempio sono debitore di una persona che muore e nel testamento vengo indicato come l'erede del diritto di credito.

IMPOSSIBILITA’ SOPRAVVENUTA DELLA PRESTAZIONE Questa è legata alla responsabilità contrattuale. L'impossibilità sopravvenuta della prestazione, viene disciplinata dall'articolo 1256 del codice civile, il quale stabilisce che: quando la prestazione è impossibile per un evento sopravvenuto non imputabile al debitore, questa circostanza estingue l'obbligazione, perché l'obbligazione è sintesi dei risultati e mezzi i quali sono una condotta che presuppone la possibilità di attuarla, se non ci sono i margini per attuarla l'obbligazione perde la condotta (prestito, mezzi). L'obbligazione è uno strumento di poiesi (l'atto di produrre), se non ci sono i margini per la poiesi, il rapporto obbligatorio implode solo se non è colpa del debitore cioè se proviene da un fattore non ascrivibile al debitore. È non satisfattorio. Le obbligazioni pecuniarie hanno uno statuto tutto loro. Filippo Vassalli scrisse il codice civile. Quando la prestazione è impossibile? Abbiamo due concezioni: - quella di Giuseppe Asti di inizio secolo, il quale ispirò il libro 4 del codice civile, ritiene che l'impossibilità deve essere assoluta è oggettiva. Oggettiva cioè che il fattore che impedisce, deve colpire la prestazione in sé per sé. Non deve colpire il debitore, in tal caso sarebbe impossibilità soggettiva (questa non rientra nell'articolo 1256), le difficoltà economiche non sono impossibilità, quindi se il prezzo dei materiali aumenta è impossibilità soggettiva. L’assolutezza è il caso in cui l'impedimento deve essere tale da rendere non realizzabile in natura la prestazione (nessuno deve poter superare quel ostacolo), ad esempio un caso fortuito (si distrugge una cosa) o causa di forza maggiore (evento prevedibile ma non è rimediabile ad esempio la crisi finanziaria (vis qui requisiti non potes). Secondo Mengoni non solo questi determinano

l'impossibilità. Per Asti l'impossibilità deve colpire il bene e deve essere imprevedibile. Il factum principis è ciò che vieto. - Ad Asti si oppone Mengoni: è giusto che deve essere oggettiva (la difficultas praestanti non è impossibilità), ma non assoluta. Secondo Mengoni l'impossibilità deve essere relativa, e quindi è ciò che impedisce o non deve essere correlato alla prestazione. Ad esempio devo trasportare con una macchina delle persone, ma piove e impedisce di vedere e la Protezione civile non fa circolare. Il fattore è oggettivo, ma ci sarebbero altri mezzi per effettuare la prestazione, quindi non è assoluta, perché qualcuno potrebbe farla, ma il debitore non può essere chiamato a spostarsi maggiormente rispetto a quanto si è obbligato; in questi casi c'è la relatività, perché l'evento deve essere impossibile per i mezzi del debitore. L'opinione prevalente e corretta è quella di Mengoni. L'impossibilità oggettiva e relativa è quella che colpisce la prestazione ma che non deriva sempre da caso fortuito, forza maggiore e factum principis. Si protrae a lungo il titolo o la natura. L'articolo 1256 comma 2 stabilisce che: l'impossibilità temporanea è un avvenimento che colpisce la prestazione ma vanifica temporaneamente la possibilità di adempiere. L'obbligazione è congelata ed il debitore non è responsabile del ritardo. Per questo è valida anche quando il dolo non può essere ritenuto responsabile o il creditore perde l’interesse. La centralità dell'interesse del creditore, viene disciplinato dall'articolo 1174 e 1256 del codice, ad esempio devono portarmi una torta nuziale, allora c'è un blackout e vi è un'impossibilità temporanea alla luce del titolo, e il creditore non ha interesse a riceverla torta.

L'articolo 1256 comma 2 stabilisce l'impossibilità sopravvenuta. Si è in grado di individuare un istituto dal quale trapeli la centralità dell'interesse del creditore? Si, l'articolo 1174 e 1256 codice civile stabilisce che se viene meno l'interesse viene meno il debito. L'articolo 1257 del codice civile stabilisce che: la prestazione che ha ad oggetto una specie è impossibile anche quando la cosa è smarrita e non può essere trovata. Prova che deve essere relativa e non assoluta. Allora secondo Asti l'impossibilità assoluta sarebbe solo in casi di perimento. L'articolo 1258 del codice civile tratta l'impossibilità parziale, è come se viene ridotta l'obbligazione (ad esempio una parte di polli è morta e non ce n’è più). In questo caso il debitore si libera eseguendo la parte dell'obbligazione per la parte rimasta possibile. Si colpisce solamente una parte dell'obbligazione, solo per cose generiche (è di fare), è uno dei modi in cui si può adempiere in parte. Se è di dare e una parte di bene perisce, allora è come se si perisse l'intero bene. Il comma 2 non si applica se la cosa è determinata e deteriorata (non si può applicare a parte di beni non divisi), in questo caso il diritto si distingue. MORA DEL CREDITORE La mora del creditore è una situazione passiva, cioè l'onere di non impedire l'adempimento. Quando il creditore non coopera per l'adempimento? L'adempimento richiede cooperazione riconducibile all'onere (posizione passiva che consiste nel cooperare per ottenere benefici). L'articolo 1208 del codice civile stabilisce che: il debitore deve effettuare l'offerta formale della prestazione tramite un pubblico ufficiale al creditore o a chi ha la facoltà di ricevere per lui, è necessario che sia scaduto il termine a favore del debitore e che l'offerta deve contenere la

prestazione. Gli interessi, le spese, la somma aggiuntiva per le spese non liquidate e altre somme (supplemento se la somma è insufficiente). L'offerta può essere di due tipi: L'articolo 1209 del codice civile stabilisce che: si può avere un tipo di offerta reale e un tipo di offerta per intimazione in cui la consegna materiale avviene nel domicilio del creditore, solo per denaro, beni immobili o titoli di credito. Il comma 2 stabilisce che: se beni devono essere consegnati ad un domicilio diverso si fa per intimazione. L'articolo 1211 del codice civile stabilisce che: se le cose non possono essere conservate o sono deteriorabili, oppure se le spese della loro custodia sono eccessive, il debitore, dopo l'offerta reale o l'intimazione di ritirarle, può farsi autorizzare dal tribunale a venderle nei modi stabiliti per le cose pignorate e a depositarne il prezzo. Quindi si fa l'offerta con una notifica per intimazione (bene immobile). Gli effetti sono i seguenti: l'articolo 1207 comma 1 del codice civile stabilisce che: quando il creditore è costituito in mora è a suo carico l'impossibilità sopravvenuta della prestazione per causa non imputabile al debitore. Non è un rischio già descritto dall'articolo 1256? C'è un aggravio al creditore, che lo costringe ad accettare, il creditore deve ricevere la prestazione anche se il debitore è liberato dalla prestazione nei suoi confronti. Ad esempio pago per una tv, ma non me la faccio consegnare. Il Comma 2 stabilisce che: il creditore deve risarcire i danni del ritardo e deve ripianare al debitore le spese per custodire la cosa mentre lui si rifiutava. Quando ha effetto la mora? L'effetto della mora si produce (ex articolo 1207 comma 3): se l'offerta formale produce effetti solo se è accettata dal creditore o se l'offerta è valida con sentenza passata in giudicato (ha passato i 3 gradi di giudizio o non può essere impugnata).

I contratti corrispettivi o sinallagmatici sono quei negozi in cui prestazioni del debitore sono legate tra loro da un nesso (sinallagma), che le rende indipendenti (ad esempio la locazione quando il proprietario non rendere abitabile l'immobile, allora il conduttore non è tenuto al pagamento del canone). Cooperare è un onere. Con la mora del creditore ci sono duplici effetti, il creditore risarcisce al debitore i danni del ritardo, e le spese della conservazione del bene, poi c'è l'effetto dell'articolo 1207 del codice civile il quale stabilisce che: è a carico del creditore e non del debitore l'impossibilità sopravvenuta per responsabilità. Questo pregiudica già il creditore, ma inoltre dobbiamo immaginare un rapporto di un contratto a prestazioni corrispettive (non produce liberazione), se una delle due parti è costituita in mora e il debitore si libera. Il creditore è costretto ad eseguire la prestazione senza ricevere nulla. L'articolo 1212 del codice civile stabilisce che: il deposito è possibile se precedentemente il debitore dà una comunicazione in cui si avvisa il creditore di quando riceverà il bene. Il debitore deve consegnare il bene, gli interessi e i frutti e deve esserci un atto ufficiale. Con il deposito il debitore si spoglia del bene e non può recuperarlo, di conseguenza si libera. Il deposito è solo per gli immobili, per i mobili c'è il sequestro e la nomina. Se l'offerta al creditore non è formale ma secondo gli usi, l'articolo 1214 del codice civile stabilisce che: l'effetto della costituzione in mora si verifica dal giorno del deposito che non è liberatorio in questo caso ma produce gli effetti della mora. Il deposito fa ottenere la costituzione in mora. L'offerta di intimazione, viene disciplinata dall'articolo 1217 del codice civile, il quale stabilisce che: quando l'obbligazione è di fare, il creditore è

costituito in mora mediante l'intimazione di eseguire la prestazione. L'intimazione può avvenire secondo gli usi perché ci vuole più velocità. Infatti vi è una pressione sul creditore. Il creditore è tenuto a operare per non incappare nella costituzione in mora e nel deposito. Se non onera i suoi obblighi si produce inadempimento. Questo a differenza del precedente non è immediato. L'inadempimento è la violazione l'obbligazione, e si distingue in: - inadempimento assoluto in cui la prestazione non è stata eseguita ed ormai l'adempimento non potrà più avere luogo; - inadempimento imputabile della prestazione al debitore, il quale conseguentemente risponderà secondo le regole proprie della responsabilità contrattuale; - adempimento inesatto quando si è fatta la prestazione sbagliata rispetto a quella dovuta o non si sono onorati gli obblighi accessori; - ritardo è una forma incerta in cui non si sa se porta all'inadempimento assoluto o tardivo. L'adempimento tardivo è inesatto. Nella traslazione del costo, la responsabilità è un sistema di regole che trasferisce il costo del danno. L'articolo 1174 del codice civile stabilisce che: la prestazione deve essere suscettibile di valutazione economica perché può tradursi in un risarcimento. Quando il debitore è inadempiente c'è solo il risarcimento? A lungo si pensava così, perché nel diritto francese c'è solo risarcimento. L'articolo 1218 del codice civile (genera equivoci) perché esso stabilisce che: quando il debitore non esegue la prestazione o la esegue male, è tenuto al risarcimento del danno, tranne se la causa non è imputabile a lui. Questo articolo sembra collegato all'articolo 2740 del codice civile

che riguarda la responsabilità patrimoniale, il quale sembra supporre un rimedio perequivalente, cioè il pignoramento dei beni. Se il debitore non adempie e non paga il risarcimento si ignorano i beni del debitore. La prestazione di fare è divisa in due parti: L'inadempimento produce l'adempimento in natura, che produce la pretesa di seguire la prestazione. La prima parte si applica all'esecuzione della prestazione, la correzione o la rinnovazione. La seconda parte si applica se è la richiesta rifiutata, e allora si può ricorrere all'adempimento in natura tramite il giudice. Con l'azione di adempimento il creditore esperisce un'azione con la quale condanna il debitore ad eseguire, correggere o rinnovare la prestazione. La sentenza di condanna non sempre può essere eseguita, alcune prestazioni possono essere imposte, altre no. Le norme cogenti sono le più effettive. Questo tipo di inadempimento non ha articoli. L'esecuzione forzata in forma specifica, viene disciplinata dagli articoli 2930, 2931, 2932, 2933 del libro 6o del codice civile. La sentenza di condanna del giudizio esecutivo impone il rispetto dell'ordine del giudice. Se per i beni si fa l'espropriazione e scrivendo all'asta (per denaro). Se la condanna a fare qualcosa? Si ha l'esecuzione forzata in forma specifica degli obblighi di dare, di fare e non, e degli obblighi a contrarre. ESECUZIONE FORZATA IN FORMA SPECIFICA DEGLI OBBLIGHI DI CONSEGNA O RILASCIO L'esecuzione forzata in forma specifica degli obblighi di consegna o rilascio di cosa determinata o immobili, viene disciplinata dall'articolo 2930 del codice civile, il quale stabilisce che: se un privato è condannato a consegnare un bene mobile determinato o rilasciarlo, e non accetta,

allora il creditore può ottenere la consegna con ufficiale giudiziario. Molti ritengono che è valido solo per cose determinate, però secondo il professore anche per cose generiche. Si pensa che la cosa ricevere non è individuata, procurarsela è più invasiva e difficile. ESECUZIONE FORZATA DEGLI OBBLIGHI DI FARE L'esecuzione forzata degli obblighi di fare, viene disciplinata dall'articolo 2931 del codice civile il quale stabilisce che: solo per quelli fungibili (un bene è sostituibile, ce ne sono molti nel mercato), così si ha la surrogazione (il giudice sostituisce il debitore con un altro a spese del primo debitore). La fungibilità non è legata né al genere né allo specifico. Un bene di genere può essere fungibile. Quando la condanna non è eseguibile in forma specifica poco effettiva, per questo ci sono le comminatorie o misure compulsorie, sono le somme di denaro che il giudice impone al condannato per ogni giorno di ritardo. Questa è stata introdotta due anni fa, con l'articolo 614 bis del codice di procedura civile, dal prof Mazzamuto. Le misure compulsorie rendono eseguibili prestazioni non fungibili. ESECUZIONE FORZATA IN FORMA SPECIFICA DI OBBLIGHI DI NON FARE Nell’esecuzione forzata in forma specifica di obblighi di non fare si è inadempiente se non si fa. Se il non fare, riguarda un immobile, si può fare l'adempimento in natura, cioè rimuovere ciò che si è fatto, e può essere fatto in forma specifica tramite la surrogazione. Non sempre il non fare è irreversibile, non si può adempiere in natura, ma essi possono ottenere una condanna di non continuare a fare, ma se non può essere eseguito in forma specifica, allora si usa il 614 bis del prof Mazzamuto C'è un risarcimento? L'inadempimento (assoluto, inesatto, impossibilità) non è produttivo di danni, perché se non determina il venir meno

dell'interesse del creditore ed è non imputabile, il rimedio prioritario è l'adempimento in natura. C’è risarcimento se produce danni o l'impossibilità è imputabile, o l'interesse del creditore è venuto meno. Questi sono rimedi sussidiari. Non è vero che se c'è l'inadempimento c'è danno, se a seguito di modificazioni si può adempiere e se c'è interesse si può ottenere l'adempimento in natura. Se non si può ottenere perché la prestazione o l'interesse sono venuti meno, c'è danno (quando l'interesse è irrimediabilmente leso) e quindi c'è il risarcimento. PRIORITA’ TRA ADEMPIMENTO IN NATURA RISPETTO AL RISARCIMENTO DEL DANNO Anche quando l'adempimento in natura è possibile ci può essere risarcimento, perché ci sono perdite irrimediabili. Ma si può adempiere in natura e l'interesse del creditore è vivo. Ci sono danni consequenziali. L’adempimento in natura - risarcimento del danno il danno contrattuale si divide in: - Danni da prestazione non conseguita o inesatta ( expectetion interest) è pari al valore della prestazione quando non si può adempiere in natura, o l'interesse del creditore è venuto meno. Ad esempio il vestito da sposa dato in ritardo, quindi si avrà il risarcimento del danno pari al valore della prestazione più il danno del ritardo. Questo vale solo per le obbligazioni ex contractus e sinallagmatici. Si pensa che le fonti dell'adempimento siano i contratti sinallagamatici con prestazioni corrispettive (dout des, do per ricevere). L'articolo 1453 del codice civile stabilisce che: quando uno dei contraenti non adempie l'altro può chiedere l'adempimento o la realizzazione e inoltre anche il risarcimento del danno.

- Danni consequenziali, si hanno quando non si può adempiere in natura. In questo caso si perde l'interesse, ovvero il mancato guadagno (ritarde lucro cessante). Dal contratto non discendono solo obbligazioni. L'articolo 1453 del codice civile si riferisce solo ad alcune obbligazioni ma l'adempimento si applica sia alle altre obbligazioni che agli effetti del contratto. Se affermiamo che l'obbligazione fa conseguire al creditore un'utilità, dobbiamo dargli uno strumento per ottenerla, senza il quale si negherebbe la centralità del risultato. Ci sono degli indici normativi, in cui esiste la mora debendi, disciplinata dagli articoli 1209, 1220, 1221, 1222 del codice civile. In questi articoli la mora del debitore, ha come finalità quella di far adempiere il debitore. Se fosse vero quello dell'articolo 1218 del codice civile, questa mora non avrebbe senso. L'articolo 1218 del codice civile stabilisce che: se c'è inadempimento il creditore può pretendere il risarcimento, e il debitore si libera solo se prova che la prestazione è impossibile. Questo implica che solo se si estingue l'obbligazione, negli altri casi il debitore deve adempiere. Se questo articolo collegata all'articolo 1256 del codice civile il quale stabilisce che finché la prestazione è possibile si deve adempiere. Solo se non c'è la possibilità, il debitore è liberato. Se l'impossibilità è imputabile c'è risarcimento del danno.

MODIFICAZIONE SOGGETTIVA DEL RAPPORTO OBBLIGATORIO – CIRCOLAZIONE DEL CREDITO La modificazione oggettiva del rapporto obbligatorio, può essere passiva (debitore) e attiva (creditore).

Il trasferimento dei crediti si verifica perché se vanto più crediti voglio avere liquidità e trasferisco il credito ad altri. Questi crediti si trasferiscono a minor prezzo dato che si ha esigenza di liquidità. La prima forma di circolazione è la cessione del credito. Il creditore originario trasferisce al terzo il credito a titolo oneroso o gratuito. In questo caso c'è un rapporto bilaterale tra i due creditori e non occorre l'assenza del debitore. L'articolo 1260 del codice civile, sancisce la cedibilità dei crediti ed esclude alcuni casi. Esso stabilisce che: il creditore può trasferire a titolo oneroso o gratuito il credito anche senza il consenso del debitore, purché il credito non abbia carattere strettamente personale o il trasferimento non sia vietato della legge. Il comma 2 disciplina il pactum di non cedendo, ossia creditore e debitore originari possono decidere all'inizio di non prendere il credito cedibile; il patto non è opponibile al terzo che acquista, se non si prova che egli lo conosceva al tempo della cessione (quindi deve essere reso noto). L'articolo 1261 del codice civile stabilisce che: un magistrato non può acquistare un credito in conflitto di interesse (conflitto di interesse del credito). La cessione del credito è vietata anche per crediti personali, ad esempio gli alimenti. La cessione del credito è un contratto ad effetti reali. L'articolo 1321 del codice civile stabilisce che: il contratto è l'accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere un rapporto giuridico di natura patrimoniale. L'articolo 1376 del codice civile disciplina il contratto ad effetti reali, il quale stabilisce che: nei contratti che hanno per oggetto il trasferimento

della proprietà o di altro diritto, si trasmettono o si acquistano per effetto del consenso delle parti. L'articolo 1264 del codice civile stabilisce che: la cessione del credito è opponibile al debitore ceduto. La cessione ha effetto quando il debitore l'ha accettata o gli è stata notificata (serve ad informare il debitore). MODIFICAZIONE DEL RAPPORTO OBBLIGATORIO DAL LATO ATTIVO Nelle modificazioni del lato attivo il debitore non è coinvolto. Nella modificazione del lato attivo, la notifica al debitore è informale. L'articolo 1264 del codice civile, comma 2, stabilisce che: se per sbaglio paga il cedente il debitore originario non è liberato. Se non era stato informato verrà liberato. Il debitore che paga il cedente non è liberato se il cessionario prova la sua conoscenza (del debitore) della cessione. L'articolo 1262 del codice civile stabilisce che: quando si stipula l'accordo della cessione, il cedente fornisce al cessionario i documenti. Se la cessione è di una parte del credito deve fornire una copia autentica del documento. L'articolo 1262 del codice civile stabilisce che: il credito viene trasferito con tutti gli accessori (ad esempio garanzie). Il comma 2 stabilisce che: se la garanzia è il pegno, il debitore deve dare il consenso, altrimenti il cedente sarà il custode del bene. Le garanzie personali transitano con il credito, quelle reali no perché ci vuole il consenso. La cessione può essere: - Pro soluto: se non assume la garanzia di adempimento del debitore; - Pro solvendo: se il cedente assume la garanzia di adempimento del debitore (cessioni a titolo oneroso).

L'articolo 1266 del codice civile stabilisce che: per la cessione a titolo oneroso il cedente deve garantire l'esistenza del credito, poiché deve rispondere con la somma ricevuta (risarcimento). Il comma 2 stabilisce che: se la cessione è a titolo gratuito non va garantita l'esistenza, ed è tenuto a fornire la garanzia per vizi ed evizione (non ci siano altri diritti sul bene) tranne in alcuni casi. L'articolo 1265 del codice civile stabilisce che: se il medesimo credito è stato ceduto a più persone, prevale la cessione che è stata notificata per prima al debitore con data certa. La causa è la funzione economicoindividuale del contratto, nella compravendita può essere quella di estinguere il debito ma anche di garantire un'obbligazione (solvendi causa). LA SURROGAZIONE La sezione 2 del libro IV, TITOLO 1, articolo 1201 del codice civile stabilisce che: il creditore ricevendo il pagamento da un terzo, può surrogarlo nei propri diritti. La surrogazione deve essere fatta in modo espresso e contemporaneamente all'atto del pagamento. In questo caso non vi è un accordo tra creditore e terzo. La surrogazione si verifica se un terzo interviene nel rapporto e paga il creditore originario, subentrando nella posizione creditoria del creditore originario. La surrogazione può avvenire per volontà del creditore, del debitore e per legge. La surrogazione per volontà del debitore: ad esempio nel mutuo, la Banca si sostituisce al debitore e paga il creditore (venditore). L'articolo 1202 del codice civile stabilisce che: il debitore che prende a mutuo una somma di denaro può surrogare il mutuante (la banca) senza l'assenso del creditore, ma deve avere tre criteri: - il mutuo è la quietanza devono avere data certa; - nell'atto di mutuo deve esserci la destinazione della somma;

- il debitore deve dichiarare la provenienza della somma nella quietanza. La surrogazione legale (per volontà del legislatore) viene disciplinata dall’articolo 1203 del codice civile, il quale stabilisce che: la surrogazione al luogo di diritto a vantaggio di chi, essendo creditore chirografario, paga un altro creditore privilegiato per legge, il quale sarà surrogato nei suoi diritti. (Modificazione del lato attivo). In caso di pagamento parziale il surrogato e il creditore originario concorreranno pro quota. Il creditore chirografario è quello senza garanzia. MODIFICAZIONE DEL RAPPORTO OBBLIGATORIO DEL LATO PASSIVO Nelle modificazioni del lato attivo il debitore non è coinvolto. Nella modificazione del lato passivo deve essere ancora coinvolto il debitore. Questa modificazione può avvenire in caso mortis causa o inter vivos (ci vuole l'assenza del creditore). DELEGAZIONE La delegazione di pagamento, viene regolata dall'articolo 1269 del codice civile, e si verifica quando un soggetto (debitore originario delegante) che ordina al delegato di eseguire il pagamento oppure di assumere l'obbligazione nei confronti del creditore. Se il debitore per eseguire il pagamento ha delegato un terzo, questo può o non obbligarsi nei confronti del creditore (ad esempio sono debitore della banca che paga, ordino la banca di pagarmi le bollette perché ho un conto corrente); o può essere un invito ad un obbligo, in questo caso ci vuole un rapporto di provvista (lega il delegato e il delegante). Il delegatario è il creditore. La delegazione di debito (delegazione cumulativa), viene disciplinata dall'articolo 1268 del codice civile il quale stabilisce che: se il debitore assegna al creditore un nuovo debitore che si obbliga, il debitore originario non è liberato tranne se non lo voglia di creditore. Il creditore

avrà come garanzia i patrimoni dei due debitori, vi è quindi una delegazione cumulativa, può essere anche una delegazione deliberativa. Il comma 2 stabilisce che: quando delegato e delegante sono obbligati a rispondere (beneficium ordinis), prima lo fa il delegato e poi il delegante in sussidiarietà. Nella delegazione allo scoperto non c'è rapporto di provvista. Nella delegazione coperta c'è rapporto di provvista. Ci sono eccezioni opponibili dal delegato al delegatario, se si fa riferimento ai loro rapporti la delega può essere titolata, o se non si fa riferimento può essere astratta. La delegazione è un accordo trilaterale (delegante, delegato, delegatario). L'articolo 1271 del codice civile stabilisce che: il delegato può opporre al delegatario le eccezioni relative al loro rapporto. Se le parti non hanno diversamente pattuito, il delegato non può opporre al delegatario, benché questi ne fosse stato a conoscenza, le eccezioni che avrebbe potuto opporre al delegante, salvo che si annulla il rapporto tra delegante e delegatario. È un accordo trilaterale La responsabilità patrimoniale è regolata dall'articolo 2740 del codice civile ESPROMISSIONE Sempre nelle modificazioni del lato passivo troviamo l’espromissione. In questa vi è un accordo tra terzo e creditore. Il terzo si assume un debito altrui di sua spontanea volontà. L'adempimento è imputato al terzo, che adempie in proprio, non per conto di qualcun altro (come nella delegazione, nell’accollo, l'accordo tra terzo debitore).

L'espromissione può essere: - cumulativa: disciplinata dall'articolo 1272 del codice civile, il quale stabilisce che: per l'adempimento risponderanno entrambi, contemporaneamente sono obbligati in solido. Il terzo non può opporre al creditore le eccezioni relative al suo rapporto col debitore originario. Può opporre l'eccezione che potevano essere opposte tra creditore dal debitore originario (da lui). Si possono opporre tutte le eccezioni tranne quelle personali. - Liberatoria: se il debitore originario viene liberato. L’ACCOLLO L’accollo viene disciplinato dall'articolo 1273 del codice civile, il quale stabilisce che: il terzo si obbliga ad estinguere un debito anche futuro. Il terzo si assume l'obbligazione. (Nella delegazione è il debitore che prende l'iniziativa). L'accollo può essere: - interno: quando fra terzo e debitore l'accordo non ha rilevanza esterna. Il creditore non aderisce, e paga il debitore. - Esterno: può essere portato a conoscenza dal creditore che può non aderire (interno). Se aderisce c'è un rapporto tra creditore e terzo. Il debitore può essere liberato o non. L'accollo è un contratto a favore di terzo, il terzo non aderisce, ma è beneficiario (ad esempio l'assicurazione sulla vita). Se specificato, o lo dichiara il creditore, si parla di accollo liberatorio o cumulativo. L'articolo 1273 del codice civile regola le eccezioni, in cui l’accollante è obbligato verso l’accollatario creditore.

Il creditore può aderire alla convenzione. Se non c'è la liberazione sono obbligati in solido. L’INADEMPIMENTO/ RESPONSABILITA’ CONTRATTUALE L'inadempimento in sé, non è dannoso, perché il danno è una conseguenza dell'impossibilità della prestazione, o il creditore ha perso interesse, o perché la prestazione è divenuta impossibile. La responsabilità consente di trasferire il costo del danno da creditore a debitore. Il risarcimento del danno si affianca l'adempimento in materia se non elimina i pregiudizi o si sostituisce ad esso. L'articolo 1218 del codice civile, regola la responsabilità del debitore, il quale stabilisce che: l'inadempimento se dannoso provoca il risarcimento ma il debitore è esente da responsabilità se è in grado di dimostrare che l'inadempimento è per causa non imputabile a lui. L'articolo 1256 del codice civile, regola l'impossibilità sopravvenuta per causa non imputabile al debitore, è causa di estinzione dell'obbligazione e di esonero della responsabilità. Finché la prestazione è possibile va eseguita, quando è impossibile dobbiamo vedere se è imputabile o no. Il risarcimento del danno non è una nuova obbligazione, il risarcimento del danno un'evoluzione del rapporto originario. Carlo Castronovo disse che l'obbligo di risarcimento del danno è un ostacolo allotropico (un'altra cosa dello stesso elemento) del rapporto obbligatorio. Su cosa si fonda la responsabilità contrattuale? La responsabilità contrattuale si fonda sull'inadempimento, sul fatto in sé, se ha provocato un danno consequenziale o dalla mancata prestazione. Si pensava che la responsabilità contrattuale fosse fondata sulla colpa, difetto di attenzione. Si pensava che costituisse un altro emisfero della responsabilità civile.

La responsabilità civile è composta da: La responsabilità extracontrattuale (aquilana) è il modello originario di responsabilità. A partire dall'articolo 2043 del codice civile è ancorata alla colpa. Si pensava che senza colpa non c'è responsabilità, questo è un fondamento della responsabilità giuridica. Quindi si identificava la responsabilità uguale alla colpa. La colpa è la violazione della regola o della condotta o della diligenza (evoca impegno, attenzione). Tramite la colpa accostiamo responsabilità civile, morale e sociale. La responsabilità extracontrattuale intercorrere fra persone senza relazioni giuridiche. Quella contrattuale è il contrario. RESPONSABILITA’ CONTRATTUALE La responsabilità contrattuale è diversa dalle altre forme, colpisce un soggetto già legato ad un altro (abbiamo quindi delle relazioni giuridiche). Si fonda sull'inadempimento in se, non c'è bisogno della colpa che imputa un danno ad un soggetto, perché non c'è necessità di imputare dato che già sappiamo chi può essere il responsabile essendoci un contratto. Se il debito è stato o meno rispettato, indica se c'è responsabilità o meno. L'articolo 1218 del codice civile non menziona colpa e diligenza, e l'articolo 1176 del codice civile che dice al debitore di agire in maniera diligente. Come conciliare i due articoli? La responsabilità contrattuale è corposa poiché i due articoli vanno integrati. La presunzione è l'indizio, cioè il mezzo di prova tramite il quale proviamo un fatto correlato a quello principale.

TEORIA DI DISTINZIONE DELLE OBBLIGAZIONI DI MEZZI E RISULTATI La teoria di di estinzione dell'obbligazione di mezzi e di risultati dice che in alcuni rapporti è dovuto un risultato, in altri no. Quindi deve attuare la prestazione con diligenza. Di conseguenza nell'obbligazione di risultati si accerta se c'è stato risultato. Queste obbligazioni rispondono della responsabilità sull'inadempimento in sé. Nelle obbligazioni di mezzi invece dove si verificano la diligenza, la responsabilità contrattuale, si fonda sulla colpa. Il creditore in questo caso deve provare la colpa del debitore per garantire ai debitori di fare professare una responsabilità più leggera. Le obbligazioni di risultato sono fondate sull'inadempimento in sé (articolo 1218 del codice civile) quelle di mezzi (articolo 1176 del codice civile). Mengoni ha dimostrato che è sbagliato, e nelle obbligazioni di mezzi il risultato non far coincidere l'interesse di debitore e creditore (ad esempio io vado dal medico per guarire, ma se il medico non mi fa guarire non c'è inadempimento). Il risultato può variare in base a degli elementi (ad esempio il medico). TEORIA DELLA PRESUNZIONE DI COLPA (BIANCA) La teoria della presunzione di colpa è apolittica. L'inadempimento deve essere imputabile, cioè colposo. La responsabilità contrattuale è fondata sulla colpa, solo che l'articolo 1218 del c.c. presume la colpa, si chiede di provare solo l'inadempimento che ci fa presumere la colpa. Si dà la prova del debitore da cui l'inadempimento è derivato da impossibilità non imputabile, di conseguenza vince la presunzione di colpa. RESPONSABILITA’ CONTRATTUALE (2) La responsabilità contrattuale si fonda sull'inadempimento in sé, anche se nelle obbligazioni di mezzi l'imperizia non è colpa ma inadempimento. Secondo l'articolo 1218 del codice civile cosa consente di stabilire se la causa dell'impossibilità è imputabile? La colpa è la diligenza che fa scaturire regole tecniche.

Nelle obbligazioni di risultato il debitore è libero nei mezzi, ma non nel risultato che è dovuto. Nelle obbligazioni di mezzi il debitore dovrebbe cercare di prevenire le cause, perché deve realizzare interessi. Ma ciò che deve fare alla sua libertà, valutata tramite la perizia. RAPPORTO OBBLIGATORIO Il rapporto obbligatorio è una condotta dovuta e predeterminata. Quando la prestazione è determinata, è inutile invocare la colpa, perché la prestazione ci dice tutto quello che il debitore deve fare (obbligazione di risultato). Cosa bisogna fare per evitare l'impossibilità? Non ci sono indicazioni. Quando il debitore può scegliere i mezzi, si valuta la diligenza per valutare la colpa (obbligazione di mezzi). Dal 2005 la corte di cassazione ha abbandonato la distinzione tra obbligazione di mezzi e risultato, perché tutte le obbligazioni hanno mezzi e risultato. La corte di cassazione garantisce l'applicazione uniforme del diritto, legis artis, con la sentenza 8826 del 2007 vi è una persona che fa un intervento di rinoplastica. Tale intervento ha esito negativo, quindi si sottopone ad un'altra prestazione. Allora cita il primo chirurgo perché ha peggiorato il suo naso, ma le regole di perizia sono state rispettate. La corte di cassazione ha detto che non è obbligazione di mezzi e che c'è inadempimento che giustifica il risarcimento. La corte di cassazione a sezioni unite (caso complesso) con la sentenza 577 del 2008, un soggetto fa una trasfusione, dopo gli viene l'epatite C, allora cita i medici visto che prima di entrare all'ospedale non aveva l'epatite. Allora il medico dice che la sua è obbligazione di mezzi e dice che può averla avuta prima e quindi non c'è certezza. La corte di

cassazione di ce che la distinzione tra le obbligazioni è inutile e dice che siccome il tizio ha il titolo e il danno, tra la prestazione dei medici e il danno c'è compatibilità, e visto che all'ingresso non si può provare se aveva epatite, allora il medico è tenuto responsabile, perché c'è un danno compatibile con la condotta dei medici e il medico non può provare che c'era prima l'epatite. Il medico non ha provato la preesistenza della malattia. PRESUNZIONI LEGALI E SEMPLICI Le presunzioni sono le conseguenze che la legge o il giudice trae da un fatto noto per risalire a un fatto ignorato. Le presunzioni possono essere: - legali: cioè previste dalla legge. Provato un fatto, si trova anche uno correlato (articolo 2728 del codice civile); - semplici: cioè non previsti dal legislatore. Devono avere gravità, precisione e concorrenza. (articolo 2729 del codice civile) L'articolo 231, libro 1 del codice civile stabilisce che: il marito è il padre del figlio concepito durante il matrimonio. (Presunzione legale) L'articolo 2728 del codice civile- relative (iuris tantum) ammette prova contraria, assolute (iure et diure) non ammettono prova contraria. L’ONERE DELLA PROVA IN SEDE DI RESPNSABILITA’ CONTRATTUALE Bianca presuppone che la responsabilità contrattuale è fondata sulla colpa. L'articolo 1218 del codice civile introduce una presunzione di colpa, legata alla prova dell'inadempimento. Il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta, è tenuto al risarcimento del danno, se non prova che l'inadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile. Il debitore vince questa prova, e la causa non è imputabile. Questa visione è errata, perché non prova perché ci vuole la colpa. La concezione

corretta dice che la colpa è inutile perché nella responsabilità contrattuale sappiamo che la colpa è del debitore, l'inadempimento deriva da lui. La sentenza numero 13.533 del 2001 della corte di cassazione a sezioni unite stabilisce: all'inizio era condizionata dalla distinzione tra obbligazione di mezzi e risultato. L'onere della prova si pone davanti a tutti gli elementi. Cosa il creditore deve provare? L'articolo 2697 del codice civile regola l'onere della prova. Il quale stabilisce che: chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Chi eccepisce l'inefficacia di tali fatti ovvero eccepisce che il diritto si è modificato o estinto, deve provare i fatti su cui l'eccezione si fonda. Allegare vuol dire descrivere. Provare vuol dire utilizzare mezzi di prova che forniscono informazioni necessarie per provare. Queste prove sono: documenti, atti pubblici, scritti privati, testimonianze, giuramenti. L'opinione tradizionale quando c'è l'adempimento in natura, il creditore deve avere il titolo e deve allegare l'inadempimento se è assoluto. Se è inesatto deve provare in cosa consiste l'inesattezza. Con l'inadempimento assoluto vi è una presunzione del diritto insoddisfatto. Con l'inadempimento inesatto riconosciamo l'adempimento. Con il risarcimento del danno bisogna provare: il titolo, il danno e la prova dell'inadempimento. Non sunt probanda ovvero la prova del mancato risultato: i fatti negativi non possono essere provati. Può essere provato un fatto positivo correlato. La sentenza 13.533 del 2001 della corte di cassazione registra un contratto con prestazioni corrispettive. Sia che agisce per l'adempimento,

che per il risarcimento e la risoluzione, visto che alla base c’è l'inadempimento assoluto o inesatto, in tutti gli altri casi il creditore deve solo provare l'inadempimento, deve provare il contrario. Il creditore deve: provare il titolo, la scadenza del termine (esigibilità), viene risarcito sulla mancata prova dell'adempimento entro il termine pattuito, quindi se risarcito provoca il danno in quanto, gravava sull'attore l'onere di dimostrare sia il mancato adempimento entro il termine pattuito, sia il periodo di protrazione del medesimo (l'onere della prova è una prova semplificatrice), e deve allegare l'inadempimento. Perché la corte di cassazione da questa sentenza? Essa dà a questa sentenza: per il principio di persistenza del diritto; per l'uniformità del giudizio; per la vicinanza della prova (deve incombere sul soggetto che la può provare più facilmente). È più facile per il debitore fornire le prove. MORA DEL DEBITORE Quando il debitore è inadempiente? La legge dà al creditore uno strumento di pressione, la mora. L'articolo 1219 del codice civile disciplina la costituzione in mora, il quale stabilisce che: il debitore è costituito in mora mediante intimazione o richiesta fatta per iscritto. Il comma 2 stabilisce che non è necessaria la costituzione in mora quando: il debito deriva da fatto illecito, quando il debitore ha dichiarato per iscritto di non volere eseguire l'obbligazione (pecuniarie e consegna del titolo di credito), e quando è scaduto il termine, se la prestazione deve essere eseguita al domicilio del creditore. La mora è automatica. L'articolo 1221 del codice civile stabilisce che: una volta costituito in mora, il debitore risponde anche se la prestazione è impossibile per cause non imputabili. Sembra come equiparare l'obbligazione alla garanzia (protegge un interesse in ogni caso), ma non è così, non vale solo se il

bene fosse perito, ma vale anche se avesse adempito in tempo. Si vuole indurre il debitore ad adempiere, non scatta automaticamente il risarcimento, ma prima si vuole adempiere in natura. La mora fa scattare interessi per obbligazioni pecuniarie. La costituzione in mora non far scattare il danno da ritardo. Non c'è bisogno della costituzione in mora per il risarcimento. L'effetto della costituzione in mora è l'irrigidimento del vincolo di responsabilità, anche se non adempie per colpa sua. Come il debitore evita la costituzione in mora? Tramite l'offerta non formale, disciplinata dall'articolo 1220 del codice civile, in cui il debitore non può essere considerato in mora, se tempestivamente ha fatto offerta della prestazione dovuta, a meno che il creditore l'abbia rifiutata per un motivo legittimo. “Il debitore scongiura la costituzione in mora”. Questa norma non è né formale, né secondo gli usi, però con l'effetto non formale il debitore non può costituire in mora. C'è il rischio che l'ostruzione del creditore costituisca inadempimento. Nelle obbligazioni di non fare vi è immediato inadempimento, e quindi la costituzione in mora non si applica a quest'ultime. L'articolo 1222 del codice civile stabilisce che: la costituzione in mora non si applica alle obbligazioni di non fare.

COME DETERMINARE IL RISARCIMENTO (DANNO PATRIMONIALE) L'articolo 1223 del codice civile stabilisce che: il risarcimento del danno per inadempimento deve comprendere perdita subita, e mancato guadagno. Con la perdita subita abbiamo un danno emergente, che coincide con il valore della prestazione e in tutti i danni consequenziali; con il mancato guadagno, abbiamo il lucro cessante, che sarebbero tutti i profitti che il creditore avrebbe potuto conseguire. Quest'ultimo è un

danno ipotetico, perché deriva da un'occasione di sfruttamento mancato. Per provarlo basta provare che c'era la possibilità di guadagnare. La costituzione in mora non causa risarcimento. Essa irrigidisce il vincolo (articolo 1219 del codice civile), per il risarcimento non c'è bisogno di costituzione in mora. Il danno emergente e lucro cessante sono risarcimenti perché danno effetti immediati. La causalità è il rapporto tra condotta dannosa e danno. La dottrina classica dice che l'articolo 1123 del codice civile si fonda sulla causalità. Il giudice sceglie rapporto di causalità secondo la quale la condotta deve essere conditio sine qua non, cioè una condizione senza la quale il danno non si sarebbe verificato. Si cerca la condizione più probabile che sarà causa del danno (principio del più probabile che non). La corte di cassazione ha detto che il tasso di probabilità per incolpare nel diritto penale deve essere maggiore dell'80%. Rientrano nel risarcimento, i danni immediati e indiretti, ma anche quelli immediati e indiretti basta che statisticamente siano correlati all'inadempimento. L'articolo 1223 del codice civile è una regola sulla determinazione del perimetro di risarcimento del danno (Castronovo). Le perdite ed i mancati guadagni devono essere prossimi (correlati) al risarcimento. Nella responsabilità contrattuale non c'è un nesso di causalità perché sappiamo che il danno è causato dal debitore. Nei libri c'è scritto che l'articolo 1223 del codice civile si articola in questo modo: - causa materiale: comprende sia la condotta, che è un fatto, sia l'evento, che è anche esso un fatto;

- causalità giuridica: la causalità giuridica è una regola di risarcimento. Comprende solamente la conseguenza dannosa, che comporta la riduzione del patrimonio. Il rapporto di causalità intercorre tra fatti. Comunque questa è una concezione sbagliata con la responsabilità contrattuale. Questo schema salta per le sue particolari caratteristiche. L'articolo 1225 del codice civile stabilisce che: il debitore risponde nei confronti del creditore solo del danno previsto quando è sorta l'obbligazione, tranne che il suo inadempimento sia doloso (condizione psicologica di coscienza è volontà di compimento). La responsabilità contrattuale non può garantire più di quanto previsto. Nella responsabilità contrattuale il danno è pari a ciò che aveva diritto. Il danno è lo spostamento di ricchezza predeterminato. L'articolo 1226 del codice civile stabilisce che: il creditore deve provare il fatto che il danno avvenuto sia determinabile, se non può lo determina il giudice con l'equo apprezzamento. Si usa il criterio di giustizia L'articolo 1227 del codice civile regola il concorso del fatto colposo del creditore (con causa e di evitabilità del danno), cioè se il creditore ha concorso a causare il danno. Il comma 1 stabilisce che: il risarcimento va diminuito (concausa) se sia derivato da inadempimento e concorso del creditore. La diminuzione è pari all'entità della condotta del creditore, dalle sue conseguenze. Il comma 2 stabilisce che: il creditore non può pretendere (evitabilità del danno) il risarcimento (integrale) del danno che egli avrebbe potuto evitare con la normale diligenza (se avessi con un piccolo accorgimento potuto fare qualcosa per evitarlo). La responsabilità degli ausiliari, viene disciplinata dall'articolo 1228 del codice civile, il quale stabilisce che: il debitore che si vale dell'opera di terzi, risponde dei fatti dolosi e colposi di costoro, salvo che venga stabilito il contrario. Il debitore può eseguire la prestazione personale o

con gli ausiliari, soggetti che non hanno funzione di rappresentanza (appalto, esempio dipendenti). Il comportamento dell'ausiliario è un comportamento di cui il creditore si può lamentare? Quando si ha paura che l'ausiliario ha agito in maniera scorretta ne risponde il debitore come se l'avesse fatto lui. Nell’inadempimento doloso il risarcimento è oltre il danno previsto anche quello imprevisto. L'inadempimento del debitore non è legato al fatto che il debitore avrebbe dovuto controllare, chi usa ausiliari sa già che, se commettono un fatto dannoso indipendentemente dalla loro condotta ne risponde il debitore. L'articolo 1229 del codice civile stabilisce che: all'interno di un contratto, debitore e creditore si accordano per non far rispondere limitatamente in merito ad alcune cose il debitore, esse sono: - clausola di esonero della responsabilità: è nulla se esclude o limita la responsabilità nel caso di dolo o colpa grave (violazione di regole minimali). - Il comma 2 stabilisce che: è nulla anche se limita o esclude, quando il fatto del debitore o degli ausiliari viola un obbligo d'ordine pubblico, perché violerebbe l'assetto della società. L'ordine pubblico è l'inserimento di norme o principi imperativi che fissano l'assetto dei rapporti civili, politici, sociali ed economici. La norma che fissa la centralità del parlamento è di ordine pubblico. L'effetto della responsabilità è il risarcimento del danno, che è un'obbligazione pecuniaria (il risarcimento è un'obbligazione pecuniaria).

LE OBBLIGAZIONI PECUNIARIE Le obbligazioni pecuniarie sono innanzitutto quelli di risarcimento ma anche altre. Sono obbligazioni così diffuse da essere più frequenti e hanno una disciplina apposita contenuta negli articoli 1277 e seguenti nella sezione 1 del libro IV. Queste hanno ad oggetto la dazione di una somma di denaro (ha caratteristiche particolari, non può essere equiparata ai beni generici). Abbiamo quindi la titolarità del denaro. Il denaro è un mezzo di scambio, un'unità di conto, determina anche i valori. Nasce come pezzo di materiale pregiato ai quali veniva attribuito un valore economico. Aveva un valore intrinseco, col tempo è divenuto un simbolo del valore. La moneta ha un valore solo convenzionale, è un valore ideale. Quando si è rotto il rapporto fra valore del materiale e della moneta, la transazione economica di maggiore rilevanza sono fatte con titoli di credito a moneta scritturale (transita liberamente) ad esempio il bonifico che da l'ordine all'istituto di credito. Il trasferimento di denaro avviene con due azioni: una di addebito e una di accredito in real time (tempo reale). La e-money è la dematerializzazione del denaro che ha fornito ai debitori la possibilità di effettuare pagamenti senza usare moneta scritturale, titoli di credito e prezzi monetari. La moneta oggi ha solo un valore ideale. L'articolo 1277 del codice civile stabilisce che: i debiti pecuniari si estinguono con una moneta avente corso legale nel paese e con il suo valore nominale (Principio nominalistico). I debiti si estinguono attribuendo al creditore una somma pari per valore aritmetico alla somma dovuta senza tener conto del suo potere d'acquisto (tutela il debitore).

Le tre finanziarie sono funzionali alla riduzione del debito pubblico. Se uno dice che servono per salvare l'euro, non è vero. Se usciamo dalla crisi è grazie all'euro. Come una moneta incide sul sistema economico? L'euro incide mantenendo la stabilità, e impone l'intervento di altri paesi per salvare il paese in crisi. Il governo economico dei singoli deve coordinarsi in futuro. Vi sarà anche la formalizzazione a livello europeo, il governo perderà la sovranità in materia economica. La somma di denaro deve essere pari per valore aritmetico di quanto previsto del credito, per debiti pecuniari di valuta, per debiti pecuniari di valore non vale. Vi sono i debiti non liquidati ad esempio la vendita di una cosa; vi sono anche gli obblighi di risarcimento del danno, in cui non c'è il principio nominalistico perché deve eliminare tutti i pregiudizi. Il comma 2 dell'articolo 1277 stabilisce che: se la somma dovuta era stata determinata in una moneta che non ha più corso legale al tempo del pagamento, questo deve farsi in moneta legale ragguagliata per valore alla prima. Gli articoli 1279 e 1280 del codice regolano il principio nominalistico: Il principio nominalistico è vantaggioso per il debitore, per questo sono ammesse le clausole di indicizzazione: si può estinguere il debito con una somma con valore intrinseco (ad esempio gettoni d'oro, 3 kg di oro). Gli indici ISTAT determinano il potere d'acquisto. Secondo questi articoli i debiti pecuniari possono essere spinti se previsto nel titolo con moneta avente valore intrinseco se reperibile. Il denaro è un bene fruttifero, perché è destinato ad utilizzazioni speculative.

Le obbligazioni pecuniarie generano i frutti civili (articolo 820 comma3 del codice civile), essi sono i proventi che si traggono dando un bene in godimento verso corrispettivo (ad esempio gli interessi). C'è un vantaggio di liquidità nell'avere a disposizione una somma liquida di denaro. Il saggio o tasso è la misura percentuale in cui si determinano gli interessi. Questo può essere: legale se è fissato dal legislatore e non è stabilito dalle parti; convenzionale quando è stabilito dalle parti. Le obbligazioni pecuniarie minori o accessorie, sono gli interessi e sono determinati in percentuale all'euro (massimo il 12%). L'articolo 1284 del codice civile stabilisce che: il tasso legale può essere mutato entro il 15 dicembre con atto pubblico sulla Gazzetta Ufficiale. Il tasso legale è a all'1.5% della somma del capitale. Gli interessi legali, sono quelli stabiliti per legge, quelli convenzionali sono stabiliti dalle parti. Il comma 3 stabilisce che: le parti possono determinare un saggio di interesse superiore a quello legale ma deve essere fatto per iscritto, (onere scritto). GLI INTERESSI LEGALI Gli interessi legali possono essere: -

corrispettivi: sono previsti dall'articolo 1282 del codice civile, il quale stabilisce che: quando l'obbligazione pecuniaria è liquida ed esigibile allora la somma di denaro produce interessi tranne se le parti stabiliscono diversamente serve a remunerare il creditore dei vantaggi che la somma produrrà nelle mani del debitore. Il comma 2 stabilisce che: i crediti per affitti e pigioni non generano interessi se non dalla costituzione in mora (articolo 1219 del codice civile). Il comma 3 stabilisce che: se il creditore pecuniario ha per oggetto il rimborso di spese fatte per cose da restituire, il debitore che deve chiedere una somma per la conservazione del bene, non costituirà interesse se ha goduto del bene, quindi non è tenuto a pagare il

canone al creditore. Le due cose si annullano a vicenda, pagamento per il godimento del bene e le spese per tenerlo. Questo riguarda degli interessi corrispettivi. - Gli interessi compensativi riguardano somme liquide, ma non esigibili; vengono disciplinati dall'articolo 1499 del codice civile il quale stabilisce che: se la vendita che ha ad oggetto un bene fruttifero, decorrono gli interessi sul prezzo anche se questo non è ancora esigibile (Per i contratti di vendita). Con l'articolo 1377 del codice civile la compravendita determina immediato trasferimento del diritto. - Gli interessi moratori sono disciplinati dall'articolo 1224 del codice civile nell'ambito della responsabilità contrattuale, costituiscono la tecnica di liquidazione del risarcimento del danno nelle obbligazioni pecuniarie. Nelle obbligazioni pecuniarie c'è il problema dell'adempimento in natura che non vige la causa di esonero dell’articolo 1218 del codice civile (impossibilità sopravvenuta per cause non imputabili al debitore) perché il genere non perisce. Ma perisce solo per impossibilità soggettiva. Per inadempimento assoluto non si può sfuggire alla responsabilità. La prestazione di una restituzione del denaro è sempre oggettivamente possibile. L'articolo 2740 del codice civile regola l'espropriazione del patrimonio per chi non paga. Il vincolo del debitore pecuniario è irrefregabile (cioè chi non può contrastare), tranne che per il danno da ritardo dovuto a cause ordine maggiore. Le garanzie servono per evitare la possibilità di inadempimento. Nelle obbligazioni pecuniarie la costituzione in mora è immediata, e automatica, nell'articolo 1219 del codice civile non si è liberati neanche per l'impossibilità sopravvenuta per causa non imputabile al debitore.

L'articolo 1224 del codice civile stabilisce che: gli interessi moratori sono dovuti a prescindere dal danno e sono determinati in base al tasso legale tranne se non è stato previsto diversamente dalle parti in modo maggiore. Abbiamo la quantificazione forfettaria della determinazione del danno. Il risarcimento è dovuto a prescindere, invece nell'articolo 1223 del codice civile è stabilito diversamente; il danno si presume ed è pari all'ammontare degli interessi moratori perché le obbligazioni pecuniarie sono frequenti e si vuol obbligare il debitore ad adempiere. L'articolo 1224 comma 2 stabilisce che: se il creditore pecuniario subisce un danno maggiore rispetto a quello risarcibile con gli interessi moratori, il creditore deve dare prova specifica del maggior danno. Questo non è dovuto se stata convenuta la misura degli interessi moratori. Come si prova il maggior danno? Specificatamente o con presunzioni? Se il creditore otteneva il denaro prima del credito avrebbe sottratto la somma all'inflazione? La sentenza 19.499 del 16 luglio 2008 della corte di cassazione a sezioni unite stabilì che: il maggior danno nelle obbligazioni pecuniarie per larga parte è stato rappresentato dal danno dell'inflazione (svalutazione). Alla fine degli anni 70, la corte di cassazione doveva stabilire come si determinava il maggior danno (sentenza 3779 del 1979). La corte di cassazione afferma che i criteri tradizionali secondo i quali il danno di svalutazione andava provato va rivisitato. Oggi grazie all'euro il tasso di inflazione è stato sempre inferiore al tasso legale di interesse. Il risarcimento dell'articolo 1224 del codice civile è sufficiente. Il principio nominalistico opera nel lasso di tempo dell'obbligazione dopo che il termine è espirato (emanato) il debito di valuta diventa

di valore. Tra la fisiologia e la patologia, vi si inserisce il termine per adempimento. La sentenza 2368 del 1986 della corte di cassazione stabilì che: non si possono applicare direttamente gli indici Istat, perché il creditore deve fornire una prova tramite le categorie socialmente significative (risparmiatore abituale, creditore occasionale, modesto consumatore). Il creditore doveva appartenere ad una categoria di queste per presumere l'impiego del denaro se l'avesse avuto. Questo meccanismo è complesso il maggior danno sarà all'impiego remunerativo superiore all' 1.5% (tasso legale). Quando il debitore pecuniario è un imprenditore deve pagare un tasso del principale strumento di finanziaria pari al 12%. L'imprenditore investe il denaro nel ciclo produttivo (basta vedere il rendimento medio per vedere il profitto che avrebbe avuto), il risparmiatore abituale investe il denaro di solito con un titolo di debito pubblico (se il rendimento è maggiore si sarebbe evitato il danno da svalutazione), il creditore occasionale avrebbe depositato il bene e si considera l'interesse medio, per il modesto consumatore egli avrebbe comprato beni sottraendoli alla svalutazione per cui si considerano gli indici Istat. La soluzione della sentenza 19.499 del 16 luglio del 2008 è la seguente: c'è una presunzione unica di maggior danno, qualsiasi debito pecuniario subisce un maggior danno pari al rendimento medio lordo annuo dei titoli di Stato di durata non superiore ai 12 mesi (investimento annuale). Il creditore pecuniario può provare di avere subito un danno maggiore. La corte di cassazione prevede che l'imprenditore può provare la perdita in base al rendimento della sua azienda o in base al tasso di interesse si ha chiesto un prestito.

ANATOCISMO L’anatocismo, viene disciplinato dall'articolo 1283 del codice civile, il quale stabilisce che: l'anatocismo è un fenomeno in base al quale gli interessi producono interessi. Quindi in mancanza di usi contrari, gli interessi scaduti possono produrre interessi solo dal giorno della domanda giudiziale o per effetto di convenzione posteriore alla loro scadenza, e sempre che si tratti di interessi dovuti almeno per sei mesi, diventano capitalizzati. Dopo la domanda giudiziale questi interessi cessano di essere accessori e fanno parte della somma del capitale. Gli interessi diventano somma capitale se scadono di sei mesi in sei mesi e dopo la domanda giudiziale o dopo l'accordo. Per circa vent'anni prevedevano capitalizzazione trimestrale, non è un uso normativo ma una prassi che non deroga l'articolo 1283 del codice civile, quindi hanno dovuto restituire i soldi. OBBLIGAZIONI SOLIDALI Le obbligazioni solidali, sono soggettivamente complesse, e se sono disciplinate dagli articoli 1292 e seguenti del codice civile. Sono obbligazioni nelle quali c'è una pluralità di debitori o creditori. Nella solidarietà passiva, ogni debitore deve effettuare la medesima prestazione con effetto liberatorio per tutti. Per la solidarietà attiva c'è molto credito, ognuno può pretendere l'intera prestazione e il debitore che adempie si libera verso tutti. Né coobbligati, né concreditori per una quota, il condebitore deve adempiere per intero a garanzia del creditore. Il concreditore può pretendere l'intera prestazione a garanzia del debitore. Questo rafforza il vincolo in una e alleggerisce il peso nell'altra. La solidarietà più significativa è quella passiva, in quanto rafforza il vincolo. L'articolo 1294 del codice civile, regola la solidarietà tra condebitori, il quale stabilisce che: nel nostro ordinamento se c'è pluralità di debitori, il

vincolo non è parziario ma solidale, tranne che la legge il titolo dell'obbligazione prevedano diversamente. L'articolo 1298 del codice civile stabilisce che: nei rapporti interni si usa il regresso e le quote di condebitori si presumono uguali. Il regresso tra condebitori viene disciplinato dall'articolo 1299 del codice civile, il quale stabilisce che: il debitore in solido che ha pagato l'intero debito può ripetere dai con debitori soltanto la parte di ciascuno di essi. Il comma 2 stabilisce che: l'insolvenza si ripartisce tra tutti debitori anche tra quello che ha adempiuto, che avrà una maggiore quota di debitore. Ad esempio, Tizio, Caio e Sempronio sono tenuti in solido al pagamento di 90. Tizio paga l'intero debito e ha diritto al rimborso di 60 (30 nei confronti di Caio e 30 nei confronti di Sempronio). Ma se Caio è inadempiente, la perdita della sua prestazione (30) si ripartisce tra Tizio e Sempronio, che dovranno sopportare da soli l'intero debito (90), nella misura di 45 a testa. Ecco che Tizio potrà pretendere da Caio non 30, bensì 45. Il regresso può avere: natura passiva e quindi rafforza il vincolo del creditore; natura attiva e quindi economizza i mezzi giuridici, alleggerisce il debitore che effettua un pagamento da solo. Gli articoli 1300, 1301, 1302, 1303 del codice civile disciplinano come operano i modi di estinzione diversi dall'adempimento delle obbligazioni solidali, gli effetti positivi si propongono, ma non quelli negativi. OBBLIGAZIONI PARZIARIE E SOLIDALI Nelle obbligazioni parziarie, ciascun debitore deve effettuare solo una parte dell'obbligazione pari alla parte del debitore. Se paga tutto con il regresso ottiene la parte che gli altri dovevano pagare.

Le obbligazioni parziarie effettuano solo una parte della prestazione. Le obbligazioni possono essere parziarie solo se divisibili. Se sono indivisibili sono per forza solidali. Le obbligazioni divisibili sono disciplinate dagli articoli 1314 e seguenti del codice civile. L'indivisibilità può essere scelta dalle parti, anche se la prestazione è indivisibile, sarà un'obbligazione solidale. Poi ci sarà il regresso quando adempie uno. OBBLIGAZIONI ALTERNATIVE Le obbligazioni alternative, disciplinate dagli articoli 1285 e seguenti del codice civile stabiliscono che: sono quelle in cui sono dedotte in obbligazioni due o più prestazioni. Il debitore, in questo caso, deve eseguire una sola delle diverse obbligazioni in alternativa, ma non può costringere il creditore a ricevere parte dell'una e parte dell'altra. Nell'articolo 1286 del codice civile stabilisce che la scelta spetta al debitore se non è stata attribuita al creditore o ad un terzo. La scelta diviene irrevocabile con l'esecuzione di una delle due prestazioni, o con la dichiarazione di scelta comunicata dall'altra parte, o ad entrambe se la scelta è fatta da un terzo (Il terzo è detto arbitratore. Le parti possono anche far dipendere la scelta da un fatto futuro ed estraneo alla loro volontà (es.: sorteggio)). Se la scelta deve essere fatta da più persone, il giudice può fissare loro un termine. Se la scelta non è fatto nel termine stabilito, essa è fatta dal giudice. L'articolo 1288 del codice civile stabilisce che: se una prestazione è impossibile per causa non imputabile, si semplifica o si estingue se sono impossibili tutte. (Impossibilità di una delle prestazioni) L'articolo 1289 del codice civile stabilisce che: se la scelta della prestazione è del debitore, e l'impossibilità è per colpa sua, l'obbligazione si concentra sulla prestazione possibile. Se la scelta spetta al debitore e

l'impossibilità è imputabile al creditore il debitore può scegliere tra le seguenti alternative: a) essere liberato; b) eseguire la prestazione rimasta possibile ed ottenere il risarcimento del danno per l'impossibilità dell'altra prestazione (soluzione preferibile se la prestazione impossibile era di maggior valore dell'altra). Pe la scelta è del creditore e l'impossibilità è per il creditore, allora il debitore e liberato tranne se il creditore risarcisce il danno. Se la scelta è del creditore, e l'impossibilità è imputabile al debitore, il creditore può scegliere se dovrà eseguire la prestazione possibile o può chiedere il risarcimento. (L'impossibilità colposa di una delle prestazioni). L'articolo 1290 del codice civile stabilisce che: se tutte le prestazioni sono impossibili e una per causa del debitore. Se la scelta era del creditore, il debitore deve pagare l'equivalente della prestazione divenuta impossibile per ultima a prescindere dal fatto che l'impossibilità imputabile si verifichi prima o dopo di quella non imputabile.(per evitare che il debitore rende impossibile anche l'altra prestazione), per evitare le frodi del debitore. (Impossibilità sopravvenuta di entrambe le prestazioni). L'obbligazione alternativa, disciplinata dall'articolo 1285 del codice civile, nasce la sentenza, il quale stabilisce che il creditore può condizionare il debitore ad effettuare la prestazione. E se non è passivo c'è il risarcimento del danno. L'articolo 1197 del codice civile, disciplina la prestazione in luogo dell'adempimento, il quale stabilisce che: l'obbligazione con facoltà alternativa si ha quando viene dedotta una prestazione diversa da quella dovuta, anche se di valore uguale o maggiore, salvo che il creditore consenta. In questo caso l'obbligazione si estingue quando la diversa prestazione seguita. (La colpa, è il difetto di diligenza).

RESPONSABILITA’ EXTRA CONTRATTUALE La responsabilità extra contrattuale tratta la lesione aquiliana. Viene disciplinata dagli articoli 2043 e seguenti del codice civile. In questo caso abbiamo una traslazione del costo del danno alternativo alla responsabilità contrattuale. L'articolo 2043 del codice civile regola le ipotesi di produzione di un danno tra soggetti che non hanno rapporto giuridico. Carlo Castronovo- responsabilità del passante ( quisque populo) L’articolo 2043 del codice civile individua una condotta dannosa, commissiva (fare), oppure omissiva (non fare). Non è sufficiente un danno naturalistico, deve essere ingiusto. La condotta deve essere tao sa efficiente del danno, nesso di causalità, ed il danno deve essere imputabile. La condotta deve avere coscienza è volontà di danneggiare (dolo generico), oppure la colpa (difetto di attenzione) quella dell'impossibilità sopravvenuta della prestazione. Il nesso di causalità, disciplinato dall'articolo 1223 (risarcimento del danno). Gli Stati psicologici vanno provati con indici esterni, come la colpa. La colpa è oggetto di un giudizio semplificato, delineando regole oggettive che se risultano violate determinano il difetto di attenzione, che vanifica la colpa. Se una delle regole è stata trasgredita, la condotta è colposa ed il danno, che è incancellabile, sarà traslato dal danneggiato al danneggiante. Uno stesso danno può derivare da una pluralità di fattori, si applicano le leggi scientifiche di copertura e si stabilirà l'evento più probabile a provocare il danno e deve essere imputabile ad un soggetto. Il trasferimento del costo del danno non è solo l'accettazione del nesso di causalità ma la colpa deve essere imputabile alla persona. La colpa è uguale al difetto di diligenza.

La prevedibilità è il requisito minimo per incolpare. La prevedibilità deve essere ascrivibile, e l'elemento più importante nell'accertamento del giudice è l'accertamento di causalità e poi la condotta deve essere imputabile. Nella responsabilità contrattuale questo non accade, perché già sappiamo che il debitore è responsabile. Vi è un nesso tra causalità ed imputabilità. Questo nesso si ha anche tra la colpa e la prevedibilità. Il presupposto della prevedibilità giustifica l'articolo 2046 del codice civile il quale stabilisce che: non risponde delle conseguenze di era capace di intendere di volere, tranne che non sia colpa sua. Se ci rendiamo incapaci (ubriacandoci), possiamo provocare danni. La prevedibilità è prima. Secondo il Pandettismo, se non si ha nessuna responsabilità, non si ha una colpa, ciò accade senza la violazione di una norma. Questa concezione è errata, perché Pietro Trimarchi e Castronovo hanno dimostrato che l'imputazione è alternativa alla colpa. La teoria pandettista è legata alla antigiuridicità (violazione della regola), quindi non vi sarebbe responsabilità extra contrattuale senza illecito (cioè violazione di una norma). Colpa e antigiuridicità (illiceità) sono commessi come nell’articolo 2043 del codice civile, che però non si prevede, ma prevede il danno in sé per se. Nel diritto civile si usa il principio del più probabile che no. Nel diritto penale indaga lo stato del diritto civile, cioè lo fanno i privati. La sentenza francese ha detto che il fatto è causa di un evento con un alto tasso di probabilità, intorno all'80%. Alla base della responsabilità extra contrattuale c'è la antigiuridicità (la violazione del diritto positivo).

Originariamente la responsabilità contrattuale, ha origine nella Lex Aquilia (sanzione col risarcimento a qualsiasi lesione), damnum in iuris datum (c'è una condizione della responsabilità penale). I diritti assoluti sono diritti ai quali si contrappone il principio del neminem laedere, quindi vengono lesi entrambi. Fino al 1970 la responsabilità extra contrattuale era la violazione di diritti assoluti (del neminem laedere) quindi alla base c'è sempre una condotta illecita, ma non è vero che il neminem laedere si contrappone perché non è percepito. Oggi la responsabilità extra contrattuale non c'è solo con la violazione dei diritti assoluti, ma anche con la violazione dei diritti relativi con la sentenza del 1999 scatta anche se leso un interesse legittimo. L'interesse legittimo può essere: oppositivo e pretensivo. La responsabilità extra contrattuale non scatta solo con la violazione di diritti assoluti, quindi alla base del fatto dannoso non c'è sempre l'illecito però può capitare. Ad esempio se una giornalista col diritto di cronaca svela informazioni che ledono l'onore, c'è il fatto dannoso ma senza illecito. Non è possibile concepire i rapporti di diritto privato come diritto ed obblighi, ma c'è una sfera dove vi è libertà. I privati hanno la libertà di agire (non hanno regole, ma se generano danno ingiusto, devono subire le conseguenze della loro azione). Se il danno è ingiusto, dà responsabilità extra contrattuale anche se non sono state violate regole. La responsabilità extra contrattuale mima il funzionamento della responsabilità penale (è tipica, i fatti illeciti sono previsti). L'articolo 25 comma 2 della costituzione stabilisce che: nessuno può essere punito se non per una legge entrata in vigore prima del fatto illecito. I reati sono previsti dalla legge con una sanzione prevista. La responsabilità extra contrattuale non è tipica, anzi l'articolo 2043 dice qualunque fatto.

L’antigiuridicità si giustifica nella responsabilità penale perché non la prevede, ma non nella responsabilità extra contrattuale in cui al centro c'è il danno (ingiusto). IL DANNO Cosa è il danno? Ci sono tre teorie: 1) naturalistica-Monzen-teoria della differenza: secondo questa teoria il danno è il saldo negativo tra il patrimonio prima della condotta dannosa e dopo. È inapplicabile a danni non suscettibili e valutazione economica. 2) Nuener-danno normativo (concezione giuridica): la lesione dell'interesse protetto. Ad esempio nel danno una lesione dell'onore, il danno è la violazione del diritto d'onore. Il danno però, non può rimanere confinato nelle sue valutazioni giuridiche. Il danno ottiene ai fatti ed è sempre una perdita, cioè una diminuzione patrimoniale, ma anche dell'utilità di vita. 3) La sentenza 8827, 8828 hanno stabilito che il danno è sempre un ammanco (perdita) che si attesta ai fatti. Però, se una persona in veste un mio parente che muore, io agisco in giudizio per danno alla persona; se il danno si identificasse con la lesione dell'interesse dovrebbe esserci sempre il danno, ma non è così. Se io parente non mi parlano e ci sono litigato allora la morte non mi provoca alcuna perdita. L'articolo 1332 del codice civile francese pone al centro della responsabilità extra contrattuale il danno. Il diritto italiano nell'articolo 2043 del codice civile pone il requisito dell'ingiustizia. Cos'è l'ingiustizia? Dopo il codice civile del 1942 fino agli anni 60, si intendeva il danno frutto della lezione del diritto assoluto, perché ha i tempi si pensava che c'è responsabilità extra contrattuale solo con la lesione di diritti assoluti. Però a seguito della sentenza del 1970 (caso

Meroni) si è affermato che anche leggendo diritti relativi c'è responsabilità extra contrattuale. Nel 1966 uscì il problema della responsabilità civile di Stefano Rodotà, nel quale l'ingiustizia era una clausola generale integrata ogni qualvolta è leso un interesse di una situazione giuridica soggettiva (qualsiasi diritto). La clausola generale si caratterizza per che la sua applicazione implica un giudizio di valore. Il legislatore fornisce una direttiva e il giudice la concretizza. Nella clausola generale il legislatore rinunzia alla descrizione del fatto della vita. Quando un fatto della vita a premessa maggiore e minore provoca effetti, la sussinzione non si può fare per la responsabilità extra contrattuale. Nello stabilire un danno ingiusto c'è massima interpretazione, il quale viene stabilito dal giudice. Il tentativo di Rodotà vuole originare da discrezionalità del giudice (atipicità del danno ingiusto). I suoi successori e Trimarchi hanno detto che l'ingiustizia va identificata non solo se si vuole una situazione giuridica soggettiva ma anche alla violazione di un interesse meritevole di tutela (secondo i principi). Quest'ultima è quella corretta. La simmetria tra l'articolo 2043 e l'articolo 1322 del codice civile è la seguente: l'ingiustizia può scattare anche con un interesse non tutelato, ma che l'interprete può ritenere meritevole di tutela. L'articolo 1322 del codice civile, disciplina il contratto. Il comma 2 stabilisce che: le parti possono realizzare ulteriori contratti ma con interessi meritevoli. Si vuole riconoscere ai giudici il potere di giuridificare gli interessi o la giuridificazione degli interessi compete solo al Parlamento? È giusto dare ai giudici il potere per evitare ingiustizie. (C'è una contrapposizione).

Nel 1979 viene pubblicato “problema è il sistema nel danno da prodotti – Carlo Catronovo” che ha dato un'altra visione dell'ingiustizia. Atipicità del danno: l'ingiustizia del danno e la lesione di un interesse meritevole di tutela. Secondo Castronovo che contesta questo, essa è una norma generale che qualifica come ingiusto qualsiasi danno che lede interessi tutelati. È una norma generale perché gli interessi protetti non sono elencati, perché alcune situazioni giuridiche soggettive sono tipiche. La responsabilità extra contrattuale tutela le cose che già appartengono al patrimonio. Non c'è ingiustizia se l'interesse non è qualificato come meritevole. Se un interesse è protetto, si fa un'interpretazione sistematica che trae come conseguenza che l'interesse va considerato protetto perché vi sono principi generali. Ad esempio la sentenza 1975 che disciplina il caso della principessa Soraya, nonostante non c'erano norme sulla privacy fu tutelata ugualmente (le prime si ebbero nel 1997). Secondo Castronovo il giudice deve seguire lo stesso procedimento, e il danno ingiusto è a tipicità progressiva. Tra Rodotà e i suoi successori c'è differenza. TIPICITA’ PROGRESSIVA Con Castronovo vi è tipicità progressiva. Tipico perché deve essere contenuto nei principi, progressiva perché l'estensione degli interessi avviene con valutazione complessiva. La tipicità è progressiva perché gli interessi vengono inseriti. È legato al fatto che, pur rimanendo immutato l'ordinamento, la sensibilità dell'interprete potrebbe includere categorie prima escluse (per questo è progressiva). Secondo il prof, e anche secondo Castronovo, il giudice deve constatare se ci siano indici di quell'interesse. Se le affermazioni di Castronovo sono

vere, allora nella responsabilità extra contrattuale non si può risarcire il pure economic loss, perché non lede un qualche interesse protetto. Ad esempio uno eccede ad un istituto di credito, trova un opuscolo ed effettua investimenti che si rivelano sbagliati, ma il pregiudizio non lede un principio protetto perché lui ha fatto tutto di propria volontà. Allora si riconosce al responsabile contrattuale (secondo Mengoni). Quando un cittadino entra in contatto con la banca e compiere operazioni dannose, il danno va risarcito. Quindi la banca ha l'obbligo di protezione. Se c'è violazione, c'è responsabilità contrattuale (violazione di obblighi). Questa è un'obbligazione senza prestazione ( Mengoni), in cui c'è l'obbligo di protezione autonoma che sorgono a prescindere dall'obbligazione. In tutto questo l'ingiustizia è il filtro selettivo dei danni. ATIPICITA’ DEL DANNO lo schema dell'obbligazione senza prestazione può essere applicato anche ad altri casi, ad esempio il rapporto tra paziente e medico, tra privato e pubblica amministrazione. Concretamente la cassazione è allineata a Castronovo, ma in concreto afferma che l'ingiustizia del danno è una clausola generale (teoria opposta). Con la sentenza no 500 del 1999 della corte di cassazione, si è decretato il risarcimento del danno aquiliano anche leggendo interessi legittimi. La responsabilità extra contrattuale non risarcisce danni meramente patrimoniali, se la lesione è da soggetti qualificati non ci attendiamo il danno, quindi se c'è il danno si usa la responsabilità contrattuale perché è stato violato l'obbligo di protezione. Secondo la corte di cassazione nel pure economic loss sono risarciti con responsabilità contrattuale. In questo pure economic loss, la cassazione nel 1982 afferma che è un danno ingiusto , perché abbiamo il diritto di non subire danni al patrimonio (somma dei diritti attribuiti ad un

soggetto). Quindi il patrimonio non è oggetto di diritto soggettivo, ma è una sintesi di diritti. Quindi la lesione del patrimonio non è tutelata, ma si può invocare la lesione di un diritto soggettivo che merita interesse. Secondo la responsabilità extra contrattuale le due caratteristiche sono: la prima che sorge tra soggetti non legati (una responsabilità del passante), la seconda è la responsabilità di rimuovere danni qualificati da un interesse protetto. Il pure economic loss è escluso, e quindi si utilizza la responsabilità contrattuale con l'obbligazione senza prestazione. RESPONSABILITA’ CIVILE Con Ohne Schuld Keine Afturd, fino agli anni 70, si credeva che non ci fosse responsabilità senza colpa. Oggi affermiamo che la colpa è affiancata alla responsabilità oggettiva perché non è vero che la responsabilità extra contrattuale si fonda sulla colpa, perché non si fonda sulla giuridicità. Il sistema ruota attorno al danno. Nel diritto civile non cambi il risarcimento se c'è dolo o colpa. Questo mostra che la condotta non è centrale, ma lo è il danno. Il risarcimento non può essere né superiore, né inferiore al danno. Non è ammessa la funzione sanzionatori a della responsabilità extra contrattuale perché, quest'ultima non si fonda sulla colpa, ma sul danno ingiusto. La responsabilità civile non è sanzionatoria. Nel 2009 un minore cade dal motore. I congiunti agiscono in America e la società del caso è condannata al risarcimento e al punity damages (danni punitivi). La corte di cassazione che deve deliberare la sentenza, non l’ha fatto perché questa applicazione è contraria al nostro ordinamento. In America, la Marlboro è stata condannata perché un soggetto ha avuto il cancro. 1 milione di dollari di risarcimento e 80 milioni di punity damages per indurre la Marlboro a non farlo più.

RESPONSABILITA’ OGGETTIVA Alla fine degli anni 70 grazie a Castronovo e Trimarchi stabiliscono che nella responsabilità extra contrattuale l'imputazione colposa è equivalente alla responsabilità oggettiva che serve a semplificare. La responsabilità oggettiva è una responsabilità tipologica, perché il legislatore all'origine stabilisce un soggetto chiamato a rispondere di una tipologia di pregiudizi che derivano o no da lui. Certi danni ascritti ad un soggetto, anche se non è realmente responsabile, non cerca il responsabile nel senso morale, ma un soggetto da rendere responsabile. Non è ingiusto perché, il responsabile è il soggetto che per legge meglio di chiunque altro può prevenire il danno. La responsabilità è imputata a prescindere dal comportamento (ad esempio la Chicco fa un prodotto dannoso e uno ha investito sul bene, se va male paga la Chicco). Con La responsabilità oggettiva si vuole indicare chi può prevedere meglio il danno, il soggetto si deve impegnare nella prevenzione, la quale è sganciata dalla condotta. Nella responsabilità oggettiva il danneggiato deve solo provare il danno e mostrare che il legislatore lo scriva a quel soggetto, così l'impresa sarà impegnata ad investire in ricerca e previsione. La responsabilità oggettiva non prevede cause di esonero legate alla prova di aver agito con diligenza. La responsabilità oggettiva serve ad alleggerire l'onere della prova. La responsabilità oggettiva è tipologica (cheapest pocket avoider): individua il soggetto che può prevenire il danneggiato. Tutto questo deve essere previsto. La responsabilità oggettiva è legata al fatto che alcune classi sono imputabili ad un soggetto che può anche avere agito in prevenzione. La responsabilità oggettiva è per fatto proprio, ma anche per fatto altrui.

La responsabilità oggettiva è disciplinata dall'articolo 2049 del codice civile, il quale disciplina la responsabilità del datore di lavoro per i fatti commessi da i dipendenti. Questa norma è anacronistica (è una situazione in cui appaiono oggetti o personaggi che, per ragioni storiche e cronologiche, non sarebbero potuti comparire). In questa norma si dice che: i padroni e i committenti (datori) sono responsabili dei fatti commessi dai (dipendenti) domestici e commessi, anche dal consulente di e liberi professionisti. Molti ritengono che è una responsabilità per mancanza di vigilanza, ma non è così, deve esserci solo il nesso di occasionalità tra danni ed esercizio di mansioni. Nesso di occasionalità: nell'articolo 2049 del codice civile il danno deve essere collegato alla mansione. O il danno è durante la mansione, o il danno è avvenuto durante lo svolgimento della mansione. In questo caso non c'è causa di esonero invocabile, tranne nel provare che nel danno non ci sia nesso di occasionalità. La responsabilità oggettiva è alternativa alla colpa. Colpa e responsabilità oggettiva si contendono secondo Guido Calabresi della Yale Law School. Egli chiese: immaginate di essere sovrani di una nazione, immaginate che lo spirito maligno vi offre un dono dicendo che migliorerà la vita di tutti ma ne fa morire alcuni. Un esempio è l'automobile-danno da circolazione stradale. Calabresi ha voluto ridurre la percentuale di morti, grazie alla deterrenza di questo meccanismo che aggrava la posizione del produttore e lo spinge a trovare una soluzione. I meccanismi sono stati applicati a tutti i mas store. RESPONSABILITA’SPECIALE L'articolo 2047 del codice civile stabilisce che: se il danno è causato da soggetto incapace, il danno sarà addossato al soggetto tenuto alla sorveglianza dell'incapace, tranne che non prova di non averlo potuto

impedire. La responsabilità speciale sia ha con presunzione di colpa e capovolgimento dell'onere della prova. L'articolo 2048 del codice civile regola la responsabilità dei genitori, tutori, precettori e maestri d'arte, si compone di: 1) responsabilità dei figli e interdetti: il padre la madre e il tutore sono responsabili dei danni se i soggetti abitano con loro, si esonerano se provano che non hanno potuto impedire il danno. 2) il precettore non risponde sempre: si allude a maestri d'arte e precettori che sono equiparati ai genitori e risponde del danno del pupillo che ha causato quando era sotto sua sorveglianza salvo che dimostri di non aver potuto impedire il danno. L'articolo 2050 del codice civile regola la responsabilità per attività pericolose, il quale stabilisce che: chi svolge attività pericolose o per sua natura, o per le sue modalità di esercizio o per caratteristica intrinseca, risponde del danno derivato dall'attività (qui la giurisprudenza determina la responsabilità oggettiva perché non si è stati mai esonerati da essa), tranne se non provi che ha fatto di tutto per evitarlo attraverso tutte le misure idonee ad evitare il danno (responsabilità speciale). In questa seconda parte secondo Castronovo la norma è deludente, perché era norma ibrida dato che è molto simile alla responsabilità speciale con presunzione di colpa. L'articolo 2051 del codice civile regola il danno da cose in custodia, il quale stabilisce che: chi ha in custodia cose immobili e mobili è responsabile del danno causato dalla cosa, tranne se non prova il caso fortuito (ad esempio danno da un'insidia stradale) dobbiamo provare solo del danno perché la strada è in custodia del Comune. Provare il caso fortuito equivale approvare la diligenza. L'articolo 2052 del codice civile regola la responsabilità per danno cagionato da animali, il quale stabilisce che: chi ha in custodia un animale è imputabile del danno causato dall'animale, tranne se non provi che per caso fortuito, o anche se l'animale è fuggito o smarrito.

L'articolo 2053 del codice civile regola il danno da rovina di edifici, il quale stabilisce che: il proprietario è responsabile dei danni che derivano da rovina tranne se derivata da vizio di costruzione o difetto di manutenzione. Il difetto è una prova che può esonerare il danno se il proprietario non è addetto alla manutenzione: ricalca la prova in materia d'appalto (articolo 1669 del codice civile) l'articolo 2054 del codice civile regola la responsabilità da circolazione di autoveicoli (veicoli senza rotaie) il quale stabilisce che: 1) responsabilità speciale per presunzione di colpa (ci sono due presunzione di colpa): per il danno è obbligato il conducente, tranne se ha fatto il possibile per evitare il danno. 2) presunzione di colpa: se il danno deriva da scontro tra veicoli, se non ci fornisce prova contraria, si presume concorso di colpa dei conducenti. Vi sono due obbligazione risarcitoria e due diritti di credito che nascono dallo stesso titolo e c'è compensazione contabile. 3) responsabilità solidale: è responsabile in solido col conducente, il proprietario e l'usufruttuario del veicolo, tranne se non prova che la circolazione non sia avvenuta contro la sua volontà. Questo tipo di responsabilità sono frequenti grazie all'assicurazione. È lei che paga l'assicurazione del danneggiato che si rivarrà nell'assicurazione danneggiante. 4) responsabilità oggettiva: in ogni caso, tanto il conducente quanto il proprietario che hanno cause di esonero specifica, sono responsabili per l'anno di costruzione e difetti di manutenzione. A differenza dell'articolo 2053 del codice civile, qui vi è una forma di responsabilità oggettiva. DANNO NON PATRIMONIALE L'articolo 2059 del codice civile stabilisce che: il danno non patrimoniale è risarcito così determinato dalla legge. C'è un trattamento restrittivo rispetto al danno patrimoniale (articolo 2043 del codice civile). Viene determinato dalla legge perché nel ‘42 c'era timore nei pregiudizi. Nel

danno non patrimoniale di difficile prova e quantificazione potrebbe esserci una over compensation. Questi sono danni che colpiscono aspetti privi di materialità della persona. È difficile determinare la perdita, allora dobbiamo limitare il risarcimento ai casi previsti dalla legge. Il danno patrimoniale, è caratterizzato da tipicità progressiva: tipico perché deve essere contenuto nei principi e progressiva perché possono essere estesi. Il danno non patrimoniale, è caratterizzato da tipicità pura: sono espressamente previsti dalla legge. L'unica ipotesi di risarcimento del danno non patrimoniale prevista per decenni è quella dell'articolo 185 del codice penale (delitto e contravvenzione): il reato comporta appena ma anche risarcimento del danno patrimoniale e non. Nel danno morale subiettivo al delitto si attribuisce l'aspetto della personalità; detta sofferenza è legata alla lesione di interessi primari, perché l'ordinamento prevede che la lesione è un reato e produce una sofferenza. Fin dalla fine degli anni 70 le corti di Pisa e Genova hanno evidenziato che il danno patrimoniale non è solo quello morale subiettivo, perché si vede anche il diritto alla salute (articolo 32 della costituzione). Alla fine degli anni 70 la corte di cassazione ha risarcito il danno da lesione della salute, ma dal punto di vista patrimoniale, perché la degenza (periodo trascorso da un paziente in ospedale) in ospedale provoca danno economico e lucro cessante. Ma a molti è sembrato discriminatorio, perché se uno non può dimostrare il lucro cessante ha meno soldi, quindi tutelava di più i soggetti più abbienti. È stato detto che l'articolo 2059 del codice civile sia illegittimo, perché viola l'articolo 32 della costituzione e dell'articolo 3. Con la sentenza 184 del 1986 dell'Andro, la corte costituzionale dice che non è illegittimo perché dava il risarcimento solo al danno morale mentre il danno alla

salute, risarcito con l'articolo 2043 del codice civile (una norma in bianco), va concretizzato. L'articolo 2043 del codice civile letto unitamente all’articolo 32 della costituzione consentono il risarcimento del danno alla salute, ma risarciscono, come danno eventuale, a chiunque perché è stato leso un diritto garantito. (iure propio) Il danno alla salute si divide in: - danno evento, riconosciuto a tutti; danni conseguenza - danno conseguenza che si divide in: danno patrimoniale e danno morale subiettivo (se il fatto generatore del danno è un reato). Il danno alla salute viene anche definito danno biologico, in cui sia alla perdita dell'integrità psico-fisica accertata con metodi medico-legali. Secondo Mengoni l'articolo 2043 del codice civile è illegittimo perché viola l'articolo 32 e 3 della costituzione. Con la sentenza 372 del 1994 della corte costituzionale, successivamente la corte stabilisce (danno riflesso o indiretto) che non è illegittimo. Un soggetto perde un congiunto per danno da circolazione da autoveicolo (volevano avere danno alla salute propria), ma anche per il danno biologico iure hereditario. La corte costituzionale dice che tale l'articolo 2043 non è illegittimo, perché lo iure hereditario può essere risarcito se la morte non è immediata. Secondo Mengoni il diritto civile non può invocare il risarcimento, perché se ce la morte istantanea non c'è danneggiato, quindi non c'è responsabilità extra contrattuale. Se avviene dopo un lasso di tempo, il risarcimento può essere preteso dai congiunti in maniera ereditaria. Quindi il danno alla salute dei congiunti può essere: iure propio, quando viene fatto ai congiunti, con l'articolo 2059 del codice civile; iure hereditario quando il danno viene fatto alla persona (danno esistente, e danno al danneggiato).

La sentenza 184 del 1986 dell'Andro è a posto, ma in concreto dovendo risarcire il danno iure propio, questo non può essere risarcito perché manca la colpa, perché è un danno riflesso per il danneggiante che non poteva prevedere, quindi non è invocabile l'articolo 2043 del codice civile. Però Mengoni ha un colpo di genio: l'articolo 2043 del codice civile in caso di iure propio è fuori gioco, ma l'articolo 2059 del codice civile risarcisce il danno morale che risarcisce la sofferenza passeggera anche se causa danni alla salute. Quindi il danno ai congiunti della vittima verrà applicata all'articolo 2059 del codice civile, perché deriva da reato. Se l'articolo 2059 del codice civile risarcisce il meno, deve risarcire il più, cioè il danno relativo alla morte. Nel 2003 la corte di cassazione si è ispirata al caso Mengoni e con la sentenza 26.972 ha rivoluzionato assieme la sentenza 8827 e 8828. L'articolo 2043 del codice civile stabilisce che: qualunque fatto doloso o colposo che cagiona un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il danno a risarcire. L'articolo 2059 del codice civile stabilisce che: il danno non patrimoniale è previsto nei casi determinati dalla legge. DANNO ESISTENZIALE La sentenza Mengoni invoca l'articolo 2059 del codice civile per risarcire il iure propio (perdita di integrità perché si perde un congiunto). Negli anni 90 una scuola giuridica italiana ha prospettato una nuova categoria: il danno esistenziale (non di sola salute vive l'uomo, dice Cendoni). Ci sono danni non patrimoniali quando si ha una compromissione della possibilità di esplicare la propria personalità (garantito dall'articolo 2 della costituzione) ad esempio se sono professore stressato e faccio tennis. Supponiamo che mi rompa il braccio, non c'è danno subiettivo perché non c'è reato, ma c’è danno biologico e c'è anche uno sconvolgimento. Allora si ha il risarcimento tramite l'articolo 2043 e

l'articolo 32 della costituzione (caso dell'Andro). Questo è il danno esistenziale. C'è chi dice che questa categoria moltiplica i danni patrimoniali, per altri esso padri modalità persona, una mercificazione. Le sentenze 8827 e otto 1828 del 2003 riscrivono la responsabilità extra contrattuale da danno non patrimoniale. La sentenza Mengoni è rimasta riascoltata. Secondo loro la responsabilità extra contrattuale è bipolare perché l'articolo 2043 risarcisce solo il danno patrimoniale, l'articolo 2059 risarcisce il danno non patrimoniale. Ecco perché si parla di bipolarità della responsabilità extra contrattuale. La responsabilità extra contrattuale quindi viene divisa in due aree, perché i casi della legge non sono solo le ipotesi. Quindi l'articolo 2059 non risarcisce solo il danno morale subiettivo ma anche di interessi protetti dalla costituzione. In esso rientra danno morale subiettivo, danno biologico e anche i danni da lesioni, interessi e persone (danni esistenziali). La corte di cassazione non cita mai i danni esistenziali. La perdita di un congiunto è risarcibile non perché si ha il danno esistenziale, ma perché gli articoli 29 e 30 della costituzione proteggono la famiglia. Per responsabilità contrattuale e extra contrattuale, le sentenze 8827 e 8828 stabiliscono che: il danno non patrimoniale non è mai ire ipse (danno evento) perché il danno è sempre una diminuzione, in questo caso di utilità del carattere della persona. La sentenza 26.972 del 11 novembre del 2008 in cui la corte di cassazione si riunisce a sezioni unite decide che: a sezioni unite la disputa riguardava il danno esistenziale, molti lessero le sentenze del 2003 come consacrazione del danno esistenziale. Viene riconfermata la bipolarità della responsabilità extra contrattuale. E il danno non patrimoniale è una categoria in se, e la cassazione nega l'ammissibilità del danno esterno. Perché il diritto di conservare le proprie abitudini è fallace (male); non c'è

copertura costituzionale per questo, allora qualsiasi danno che altera lo stile di vita, andrebbe risarcito, ma non è così. Ma nella società possono capitare, perché nel tempo come "danni esistenziali" si erano risarciti danno da mercato, appagamento sessuale, perché il morto era impotente. Il danno da perdita di animale, danno da mercato, visione della partita. Questo è assurdo. I diritti fondamentali sono naturali, riconosciuti a prescindere. Non tutti gli interessi costituzionali protetti sono diritti fondamentali, ad esempio il diritto di proprietà. Il danno non patrimoniale deve avere una grave lesione e l'intensità delle conseguenze. Non è risarcibile il danno bagatellare (piccolo), futile. Le sentenze del 2008 hanno introdotto due filtri: deve essere un danno importante, il secondo è proprio il fatto che non deve essere un danno bagatellare. Il danno perplesso è quello incerto. Nel 2008 si è detto che le perdite vanno provate, e che non è ammesso il danno evento (ire ipsa). Non è ammesso perché il danno deve sempre essere la diminuzione di utilità. Vanno provati tramite presunzioni. Il problema è evitare le disapplicazioni del danno, vi sono troppi risarcimenti da una sola cosa. Le sentenze del 2008 hanno i seguenti aspetti: il primo aspetto è che la corte contesta che all'interno del danno non patrimoniale ci siano sottocategorie, ma potrebbe essere utile che il giudice specifici la voce del danno biologico, soggettivo o la violazione di altri diritti fondamentali. Negare e le categorie autonome e poi parlare delle voci e un artificio linguistico, molti dicono che il danno esistenziale è una voce. Nella sentenza del 2008, se c'è danno biologico, c'è anche il danno morale subiettivo, cioè perdita di condizione di vivibilità. Il danno morale subiettivo è una categoria residuale.

I diritti inviolabili secondo i privatisti, sono rimessi alla coscienza sociale, cioè tramite l'articolo due della costituzione si possono individuare questo tipo di diritti. Mazzamuto dice che ci avrebbero troppi danni. Secondo la cassazione per meglio giustificare le proprie scelte si può specificare la voce del danno, la persona è un valore unitario. La bipolarità della responsabilità extra contrattuale dice che la responsabilità extra contrattuale e divisa in due aree: tra l'articolo 2043 e l'articolo 2059 del codice civile con l'articolo 32 della costituzione. La corte di cassazione riconosce la risarcibilità del danno non patrimoniale da inadempimento, perché l'obbligazione è un rapporto complesso. Secondo molti la responsabilità extra contrattuale dell'ex articolo 1174 risarciva danni patrimoniali, mentre i non patrimoniali le risarcita con la responsabilità extra contrattuale. Nel concorso di responsabilità vi era un abominio, cioè si cumulavano le due responsabilità, il principio aristotelico, se sapessero il francese. Il danno contrattuale ha 10 anni di prescrizione, quello extra contrattuale ne ha 5. Nella responsabilità contrattuale il danneggiato deve provare il tutto in maniera alleggerita, in quella extra contrattuale è più pesante. L'articolo 1174 del codice civile stabilisce che: l'interesse può essere non patrimoniale, ma i mezzi per raggiungerlo devono esserlo. La corte di cassazione riconosce la possibilità di risarcire il danno alla persona come contrattuale, perché vi è l'obbligo di protezione.

IL CONTRATTO I REQUISITI DEL CONTRATTO E LA TEORIA DELLA DINAMICA GIURIDICA La dinamica giuridica si compone di: fatti giuridici che sono eventi patrimoniali grazie ai quali discendono eventi giuridici ad esempio la morte; di atti giuridici che sono dei comportamenti umani presi in considerazione dell'ordinamento che hanno effetti giuridici. Questi sono in numero chiuso, ad esempio la consegna, l'adempimento. L'atto è volontario, ma gli effetti sono quelli previsti dalla legge e i negozi. I negozi giuridici sono un comportamento umano in cui la volontà e segue il negozio e sceglie gli effetti. Può essere unilaterale o bilaterale. Il contratto è un negozio. Gli atti sono solo i comportamenti umani voluti dall'ordinamento. Un fatto illecito non è né un atto, né negozio e c'è direttamente danno, cioè conseguenze. La responsabilità extra contrattuale non è un contratto illecito, ma un fatto dannoso, che ha causato un pregiudizio. Il negozio giuridico non è una categoria giuridica, ma dottrinaria e prevista solo dal BGB. Molti pensano che è una categoria superflua perché non è conseguenza. Sui testi, il negozio è una dichiarazione di volontà a produrre o estinguere effetti giuridici modificativi, sostitutivi e costitutivi. Questa è una concezione soggettiva, ma è sbagliata. È sbagliata perché la volontà umana non può essere alla base di istituti. Se il negozio fosse una categoria, e se la definizione fosse corretta, si rifà alla signoria della volontà (libertà contrattuale) che è errata. La concezione corretta del negozio giuridico è la seguente: il negozio è un atto di libera determinazione tramite il quale l'autore modifica la propria o altrui sfera giuridica. (Contratto, matrimonio, testamenti, donazioni).

Vassali dice che la donazione è un atto tramite il quale il soggetto arricchisce un altro. Il donatario nella donazione ringrazia. Nel contratto i soggetti accettano. In Italia non ci sono gli accordi prematrimoniali. Se riconosciamo il negozio come categoria che consente di elaborare nuovi strumenti, sarebbero messi, ed è così. Il negozio raccoglie gli strumenti tramite i quali i privati hanno libertà di provvedere alla disciplina dei propri interessi; ecco perché il negozio è uno strumento di libero arbitrio. La differenza con l'atto giuridico è che, gli effetti dell'atto giuridico sono stabiliti dalla legge. Invece gli effetti del negozio sono stabiliti dagli autori. Galliano disse: quali sono i negozi? Egli disse che: sono negozi, tutti gli strumenti di autonomia privata già previsti. Allora è una figura descrittiva senza conseguenze, perché la teoria del negozio giuridico è la disciplina del contratto. Galliano dice che se è così, allora il negozio è una figura analogica del contratto, e ha una sola funzione espositiva. Il negozio è quindi una categoria di sintesi. Ferri replica a Galliano, il quale dice che nel negozio l'autonomia privata determina altri strumenti (ad esempio il trust, se uno fa un atto qualificato, trust, il giudice italiano applica la legge di uno Stato che prevede il trust). Il negozio giuridico è la categoria onnicomprensibile che ci fa riconoscere la potenzialità dell'autonomia privata. Il professore è d'accordo, quindi in verità il negozio serve all'autonomia privata a creare strumenti per tutelare i propri interessi. Perché è il negozio è più ampio del contratto? Il negozio unilaterale è il comportamento umano che è posto in essere da un solo soggetto. Nel diritto romano non era possibile il negozio con un atto unilaterale di autonomia privata, perché non poteva modificare la sfera giuridica di terzi (ad esempio la remissione con cui rinuncio al credito, il legato). Con i

negozi unilaterali è anche possibile produrre effetti giuridici per un terzo che deve avere la facoltà di rifiutarli. NOZIONE DI CONTRATTO L'articolo 1321 del codice civile stabilisce che: il contratto è l'accordo di due o più parti per costituire, modificare o estinguere situazioni giuridicopatrimoniali. Il centro di interessi è la parte del contratto, esso può essere una pluralità di persone. Vi sono tre punti: a) l'accordo; b) un fine, che è quello di realizzare effetti costitutivi, modificativi e risolutivi; c) patrimoniale, essendo diretto a regolare esclusivamente rapporti suscettibili di valutazione economica. Secondo Giorgio Oppo l'ultimo elemento è una situazione giuridicopatrimoniale. Secondo il prof questo è sbagliato, perché essa è creata dal contratto. Nella materia non patrimoniale il contratto non può regolamentare aspetti non patrimoniali. Ecco perché il matrimonio non è un contratto. Il che vuol dire che: un accordo diretto a costituire, modificare o estinguere un rapporto giuridico non patrimoniale (es.: di matrimonio) esula dalla nozione di contratto pur rientrando nella categoria del negozio giuridico (bilaterale). L'effetto principale del matrimonio è il rapporto di coniugio (rapporto affettivo che lega marito e moglie). Se non si specifica della comunione dei beni, per l'interesse della famiglia. Le regole del contratto non si applicano al matrimonio.

LE TRE TEORIE SUL CONTRATTO Tutte si concentrano sulla volontà, tranne la terza. 1) teoria della dichiarazione: Vincenzo Rocco disse che il contratto è l'incontro della dichiarazione di volontà di due o più parti. Questa è una nozione oggettiva del contratto, che tutela l'affidamento di controparte. Questa teoria rileva ciò che le parti hanno dichiarato, non ciò che hanno realmente voluto. Nel codice civile del 1942, se ha errato, nel conflitto tra contraente e controparte, prevale la controparte. Tra tutelare la volontà (che è inconoscibile) e tutelare ciò che emerge all'esterno, la fiducia di controparte circa la dichiarazione del contraente, che ciò che è scritto, è volontà e prevale la controparte. L'oggettivazione del diritto privato con il codice del 1942, tra realtà esterna (ciò che appare) e realtà interna (ciò che è), quest'ultima prevale su quella esterna, come nel possesso. Secondo questa teoria il contratto non si costituisce con la volontà, ma con la dichiarazione, con quello, cioè che appare all'esterno dal comportamento del dichiarante, vincolato alla sua dichiarazione anche se non corrispondente alla sua volontà interiore 2) Teoria della volontà: Così come la definizione Pandettista di diritti soggettivi e negozi è errata, così il contratto è stato definito l'incontro di volontà di due o più parti che produce effetti in materia patrimoniale. Se fosse vero, se uno dei due capisce male, allora il contratto sarebbe nullo nel codice civile del 1862. Per la seconda teoria quindi non si può fondare una cosa sulla volontà. Nella teoria della dichiarazione di volontà sottolinea l'accordo. Secondo questi autori nei contratti, come in tutti i negozi giuridici, una dichiarazione per poter formare validamente l'accordo deve essere voluta, volontà che non deve limitarsi alla sola dichiarazione ma anche, e soprattutto, agli effetti che scaturiscono da quella dichiarazione e, di conseguenza, dal contratto

3) teoria precettiva: secondo la concezione della teoria generale del negozio di Betti, il contratto è uno strumento con il quale due o più parti dettano regole per raggiungere l'obiettivo di risoluzione, costituzione o modificazione di effetti. Questa teoria abbandona l'ideologia di volontà e si focalizza l'attenzione principalmente sulle parti, cioè le parti dettano le regole. Questa teoria è nota anche come teoria dell’autoregolazione, in cui ciò che costituisce il contratto, secondo questa teoria, non è né la volontà né il fatto oggettivo della dichiarazione, ma l'autoregolamento che le parti raggiungono in merito ai loro rapporti, cioè il contenuto precettivo Quale di queste tre teorie è effettivamente seguita dal nostro ordinamento? È certo che non può essere dato rilievo alla volontà interna delle parti, pena un grave incertezza nei rapporti giuridici, ed è anche certo che chi emette una dichiarazione dall'oggettivo valore contrattuale, non può poi sottrarsi dopo aver fatto nascere il legittimo affidamento nell'altra parte e nei terzi circa la corrispondenza di quanto dichiarato con quanto realmente voluto. Dobbiamo quindi concludere che la dichiarazione, se oggettivamente appare come seria volontà contrattuale, vincola il soggetto che l'ha emessa anche se non corrisponde alla volontà interna del dichiarante. Tutto ciò accade perché chi emette dichiarazioni di natura giuridica deve anche assumersi la responsabilità di quanto dichiarato, ed appunto in riferimento a questo si parla del principio della "autoresponsabilità". La teoria dell'autoregolazione, guarda come insieme di regole; invece la teoria della manifestazione la volontà sottolinea l'accordo. Però entrambe le dimensioni sono presenti nel contratto, quindi c'è un venirsi incontro dei contraenti. Il contratto è un insieme di regole convenzionali.

VINCOLATIVITA’ DEL CONTRATTO Nello stabilire l'effetto vincolante del contratto si è fatto riferimento alla legge (concezione di Betti e Osti). L'articolo 1372 del codice civile regola l'efficacia del contratto (santity of contract), il quale stabilisce che: il contratto ha forza di legge tra le parti. Intendiamo che il contratto prima di produrre i suoi effetti ha un effetto primario, cioè esistenziale; questa legge vincola nella irrefragabilità (non contraddittorietà) unilaterale del contratto. Ci vuole quindi, il mutuo consenso e l'immodificabilità unilaterale del contratto. Ci deve essere inoltre, il diritto di recesso (ius variandi), la facoltà di modificare le condizioni. Nei contratti bancari, devono comunicarlo per le variazioni penalizzanti del tasso d'interesse. Il contratto come fattispecie guarda alla predisposizione delle regole che danno gli effetti delle parti (concordano il regolamento). Poi c'è la fase dell’applicazione delle regole (fase esecutiva). Il prototipo di contratto è la compravendita. Un contratto commutativo, cioè con due interessi contrapposti (risoluzione di un conflitto), implica un accordo, in cui devono convergere ad un punto di equilibrio. Il contratto è anche plurilaterale con comunione di scopo. La regolamentazione del contratto è frutto della concorde determinazione delle parti. Il codice civile indica le componenti necessari del contratto: a) l'accordo; b) lo scopo; c) qualità patrimoniale. ELEMENTI NECESSARI DEL CONTRATTO Gli elementi necessari del contratto, sono disciplinati dall'articolo 1325 del codice civile, essi sono: l'accordo, l'oggetto, la causa, la forma. Sono elementi necessari perché, senza questi, non è un contratto ma un negozio o un atto di autonomia senza effetti.

Se l'articolo 1321 del codice civile identifica il contratto come l'accordo, come può essere un elemento? Sbagliano gli articoli o hanno ragione? Vi è un'anfibologia (incertezza) dei termini giuridici. Nell'articolo 1321, l'accordo è una cosa, nell'articolo 1325 è un'altra. Nell'articolo 1321 del codice civile, l'accordo è la concorde predisposizione del regolamento; nell'articolo 1325 del codice civile l'accordo è il momento della vita del contratto, cioè il momento perfezionativo, che si ha quando vi è la consegna dell'efficienza delle parti. Il regolamento adeguato dalle parti, facendo sorgere gli effetti dell'articolo 1372 del codice civile (santity of contract). Le trattative contrattuali terminano con l'articolo 1325 del codice civile, il quale chiama accordo, quando le istanze si consacrano in un regolamento idoneo a soddisfare gli interessi. Il contratto è un autoregolamento, il cui rispetto è predisposto dall'ordinamento giuridico. È come se fosse una legge, se le parti vogliono la protezione, devono rispettare lo schema generale dell'articolo 1325 del codice civile, altrimenti il contratto è nullo. CONTRATTI OBBLIGATORI Gli effetti dei contratti sono le obbligazioni, il trasferimento di diritti (contratti ad effetti reali), dal contratto scaturiscono altri effetti che sono le garanzie. Gli effetti sono le prestazioni contrattuali non quelle obbligatorie (abbiamo qui un'altra anfibologia), ma l'effetto del contratto. L'articolo 1062 del codice civile disciplina la destinazione del buon padre di famiglia il quale stabilisce che: la destinazione del buon padre di famiglia ha luogo quando consta che precedentemente due fondi erano dello stesso proprietario con un fondo serviente e uno dominante. Anche senza disposizioni, la situazione rimarrà uguale. La servitù può essere acquistata anche per usucapione.

CONTRATTI REALI – TIPICI E ATIPICI Quando il contratto è ad effetti reali, la prestazione è il trasferimento del diritto. L'oggetto del contratto è l'insieme degli effetti del contratto, cioè l'insieme della prestazione. Dal contratto di vendita scaturiscono obbligazioni accessorie. Perché si è usato il termine prestazione in due contesti diversi? Con un codice del 1865 il contratto era prevalentemente fonte di obbligazioni. L'articolo 1322 del codice civile esprime il principio di autonomia privata, il quale stabilisce che: comma 1 l'autonomia privata è considerata nell'aspetto minimale, le parti possono ricorrere ai contratti tipici (compravendita e mutuo) le quali sono realizzate a tutelare interessi meritevoli di tutela. Quest'ultimi sono previsti dal legislatore per realizzare i loro fini con le regole più opportune, per realizzare gli effetti. L'autonomia contrattuale ha un ampio significato; essa va intesa come libertà di: concludere o meno il contratto, scegliere la persona del contraente, stabilirne il contenuto, concludere contratti atipici. Il comma 2 stabilisce che: le parti possono realizzare schemi contrattuali inediti (contratti atipici) a condizione che realizzino interessi meritevoli di tutela. In questo comma c'è un limite di meritevolezza degli interessi, un sindacato (il giudice) stabilirà se fini non sono vietati dall'ordinamento, inoltre l'interesse deve essere sede consistente. Un esempio di contratto atipico è quello di Catering, di leasing (oggi è tipico), il factoring (nominato perché prese in considerazione) un altro contratto nominato è il franchising.

L’ACCORDO L'articolo 1325 del codice civile introduce gli elementi essenziali del contratto tra cui l'accordo. In questo si stabilisce che l'accordo è l'incontro della volontà che genere del contratto. Questa affermazione è sbagliata.

ACCORDO DELLE PARTI C'è un problema, quando il contratto è concluso e perfezionato? I contratti formali sono quei contratti che si presentano in forma scritta. Il momento è quando si sottoscrive il contratto. Il 4o punto dell'articolo 1325 del codice civile dice che la forma non è un elemento essenziale, individuale, perché i contratti possono essere conclusi o oralmente o per fatti concludenti. L'articolo 1350 del codice civile stabilisce che: ci vuole la forma scritta quando il contratto ha ad oggetto il trasferimento della proprietà, o altro diritto reale di godimento o garanzia, o di beni immobili o mobili registrati (per i contratti ad effetti reali). Per le previsioni di leggi alcuni contratti necessitano la forma scritta, ad esempio i contratti bancari, assicurativi, e contratti tra professionista e consumatore. CONCLUSIONE DEL CONTRATTO Quando il contratto è scritto, esso si conclude. Quando la volontà dei contraenti diventa comune, il consenso convergere da due intenti diversi ad un punto. Questo avviene per un contratto tra soggetti distanti e i loro utenti provengono in tempi diversi (inter absentes). L'ex articolo 1326 del codice civile regola la conclusione del contratto, il quale stabilisce che: il contratto è concluso quando il proponente, che ha formalizzato una proposta (negozio), che se è rifiutato, se è accettata in

quel momento e i contraenti lo ritengono idoneo, il contratto è concluso proprio quando l'accettazione è a conoscenza del proponente, e dev'essere conforme alla proposta, cioè non deve modificare la proposta, altrimenti è una nuova proposta. Il consenso è inconoscibile; quello rilevante ai fini del diritto privato è l'esito di una procedura. L'ordinamento ritiene che le parti siano concordi quando la proposta formalizzata è accettata entro il termine, e l'accettazione è comunicata al proponente e c'è consenso. Lo Stato interno diviene irrilevante, può essere contestato se alla base di esso c'è un vizio. PROPOSTA E ACCETTAZIONE Proposta e accettazione sono le dichiarazioni (ma potrebbero essere anche dei comportamenti) che permettono alle parti di raggiungere l'accordo sul contratto. Di regola, i contratti si perfezionano (sono conclusi e vincolano le parti) nel momento in cui si forma l'accordo tra le parti (principio consensualistico). Quando la contrattazione avviene tra persone presenti nel medesimo luogo, il contratto è concluso nel momento e nel luogo in cui la proposta è accettata; quando, invece, le parti contrattuali non si trovano nel medesimo luogo (es.: contratti che si formano mediante lettera, telegramma, messaggero o nuncio) l'accordo è raggiunto nel momento in cui la parte che ha fatto la proposta giunge a conoscenza dell'accettazione. L'articolo 1326 del codice civile stabilisce che: il proponente esige la forma (ad esempio l'atto pubblico) della accettazione. Se non ha la forma, il contratto non è concluso. Il comma 3 stabilisce che: non è concluso il contratto, se l'accettazione è tardiva, tranne che il proponente lo accetti. La conoscenza è ritenere che c'è consenso quando l'accettazione è inviata (spedizione), oppure quando l'accettazione perviene al proponente.

In Italia si è optato per la conoscenza presunta, cioè il contratto è concluso quando l'accettazione perviene all'indirizzo del proponente, perché si vuole tutelare l'affidamento (fiducia) delle parti. Il contratto ruota sulla fiducia in ciò che appare. L'articolo 1335 del codice civile disciplina proprio la conoscenza presunta (presunzione legale relativa, iuris tantum), il quale stabilisce che: la proposta e l'accettazione e gli altri atti recettizi (hanno effetti quando sono conosciuti dal destinatario, ad esempio la remissione) che si reputano conosciute nel momento in cui giungono al domicilio del destinatario, tranne se non prova che non l'ha potuto sapere per colpa non mia. La raccomandata con ricevuta di ritorno serve a precostituirsi una prova. Il consenso non è quando gli utenti convergono, è una categoria artificiale. Se il proponente è impossibilitato, viene spostato avanti fin quando avrà conoscenza. L'articolo 1326 col 1335 del codice civile mostra come le regole privatistiche che si fondano sull'oggettività e la teoria del dogma della volontà. La controparte prevale sul contraente. L'articolo 1326 del codice civile si applica anche per posta elettronica, e c'è conclusione del contratto quando l'e-mail arriva al server del provider. Finché non c'è conclusione del contratto, si può cambiare idea. L'articolo 1328 del codice civile stabilisce che: il proponente può mutare l'opinione e revocare (atto unilaterale recettizio) la proposta. Il Comma 1 stabilisce che: la proposta è revocabile finché il contratto non è concluso, quindi la proposta deve avvenire prima dell'accettazione. Il Comma 2 stabilisce che: l'accettazione può essere revocata, ma prima che l'accettazione pervenga al contraente.

Molti pensavano che la revoca della proposta non è di recettizia, ma non è così. Anche l'articolo 1328 comma 1 fa capire male, essa deve pervenire prima che lui riceveva l'accettazione. La proposta secondo l'ex articolo 1329 del codice civile può essere dichiarata come irrevocabile, per essere più appetibile. Vi è quindi l'irrevocabilità per scelta unilaterale, cioè la rinunzia alla revoca.

L’OPZIONE L'articolo 1331 del codice civile stabilisce che: per rendere irrevocabile la proposta, si inserisce un'opzione (patto, cioè un contratto accessorio), un accordo (per scelta di accordo) tra le parti (opzionante e opzionario) che si accordano affinché l’opzionante fornisca una proposta irrevocabile. La proposta irrevocabile, oltre che risultare da un impegno unilaterale, può derivare da un contratto di opzione (preparatorio rispetto al contratto finale) che vincola una parte a non ritirare la propria proposta (irrevocabile) entro un certo termine, rimettendo all'altra parte (opzionario) la decisione sulla conclusione del contratto, ossia il diritto di accettare o meno tale proposta (diritto di opzione); es.: una S.p.A. è vincolata ad offrire le azioni di nuova emissione agli azionisti e costoro sono liberi di accettare o meno l'offerta. Inoltre l'accettazione da parte dell'opzionario dà luogo alla conclusione del contratto; qualora l'accettazione della proposta pervenga al proponente dopo la scadenza del termine fissato, quest'ultimo è liberato dal vincolo. L'opzione è funzionale alla creazione di un nuovo contratto, rende irrevocabile la proposta. Nel procedimento di conclusione del contratto, l'irrevocabilità genera una nuova proposta.

I vincoli in sede di conclusione del contratto, la prelazione (contratto preliminare), irrevocabilità. ESECUZIONE DEL CONTRATTO SENZA PREVENTIVA ACCETTAZIONE L'articolo 1327 del codice civile regola il contratto concluso per inizio dell'esecuzione, il quale stabilisce che: l’accettante deve comunicare al proponente l'inizio dell'esecuzione, altrimenti ci sarà il risarcimento del danno. Il contratto si conclude nel tempo e nel luogo in cui ha avuto inizio l'esecuzione. Questo tipo di contratto non è ordinario, perché: si può fare se previsto, se lo richiede il proponente, se la natura lo consente, lo prevedono gli usi commerciali, e la prassi economica. Si pensi al caso in cui Tizio ha interesse a ricevere molto presto un libro per cui ordina al libraio di spedirglielo senza attendere la risposta. Il contratto per fatti concludenti, avviene se entrambi i contraenti non usano il linguaggio ma per unità di intento. Ad esempio quando prendo la autobus e obblitero, il biglietto è un contratto per fatti concludenti. Ad esempio se acquisto del giornale e l’edicolario non parla, lo prevedono gli usi. Il comportamento esprime la volontà di concludere il contratto. Abbiamo esaminato procedure individualizzate in altri, in altri casi la proposta può essere rivolta ad una platea indeterminata di persone (ad esempio e-bay). OFFERTA AL PUBBLICO L'articolo 1336 del codice civile disciplina l'offerta al pubblico, il quale stabilisce che: l'offerta al pubblico, quando ha gli estremi del contratto (descrizione e prezzo) vale come proposta, tranne se gli usi non lo vietino. Il comma 2 regola l'offerta è in forma equipollente, il quale stabilisce che: l'offerta al pubblico può essere revocata, con forma di

comunicazione uguale alla forma di pubblicizzazione della proposta anche se uno non ha saputo. Se ho fatto una proposta al pubblico, e poi non ho il bene, sono responsabile, infatti non si specificano gli estremi per non dare validità al contratto. Sarà solamente un invito ad offrire, non una proposta. Quando c'è un'offerta al pubblico e le trattative saltano, questi sono contratti per adesione, in cui c'è asimmetria informativa. Questi contratti hanno ad oggetto beni seriali, o ti mangi la minestra o ti butti dalla finestra. Secondo alcuni un contratto in cui non c'è la possibilità di incidere (secondo il prof Irti) sulle condizioni contrattuali e senza trattativa, questo è solo uno scambio senza accordo. Secondo Irti il consenso presuppone il linguaggio; Oppo sostiene che anche con scambi senza accordo c'è un contratto, perché il consenso si ha quando si aderisce ad un regolamento contrattuale immutabile, perché la tensione è libera e consapevole. IL CONTRATTO CON OBBLIGAZIONI DI UNA SOLA PARTE L'articolo 1333 del codice civile regola il contratto unilaterale, il quale stabilisce che: comma 1: si verifica quando la proposta deriva da obbligazione per il solo proponente e la controparte non deve fare niente. Quando l'obbligazione perviene all'oblato (persona che aderisce ad un ordine) esso è irrevocabile. Il contratto con obbligazioni del solo proponente si contrappone, altresì, alla categoria dei contratti a prestazioni corrispettive, con i quali sorgono nell'una e nell'altra parte obblighi e diritti a prestazioni reciproche collegati tra loro da un rapporto di corrispettività (sinallagma). Il comma 2 stabilisce che: il contratto si conclude se entro un certo lasso di tempo il destinatario non lo rifiuta. Alberto Trabucchi disse che tendenzialmente il silenzio non produce alcun effetto.

Quando parliamo di negozio unilaterale, alludiamo ai soggetti che lo compongono; se ci riferiamo al contratto ci riferiamo alle parti che assumono prestazioni. Nel contratto unilaterale ci sono obblighi solo per un soggetto. Il mutuo usurario per legge diventa gratuito, perché gli interessi sono superiori al 12% e non sono dovuti. L'opinione di Benedetti, suggerisce che l'articolo 1333 del codice civile è il luogo del negozio unilaterale e non del contratto. È il negozio unilaterale che produce effetti nel destinatario, visto che con negozio si può fare, però il terzo deve poter rifiutare. Esso è un atto unilaterale, un negozio, perché la proposta produce automaticamente effetti. Questa concezione va bene secondo il prof. LE TRATTATIVE E LA CULPA IN CONTRAHENDO La fase delle trattative potrebbe avere dei vincoli che limitano o escludono la volontà dei contraenti di revocare. Facciamo la seguente graduazione: - Con il vincolo precontrattuale: la puntuazione, è la precisazione scritta dei punti essenziali sui quali si dovrà basare la stipulazione di un contratto, cioè le parti decidono quali sono i punti della proposta sui quali c'è un accordo, essa è la minuta (sorta di manoscritto); questa non impedisce di troncare le trattative, ma se la proseguono nella proposta, devono essere i punti della minuta; se non si fa, c'è la culpa incontrahendo, responsabilità precontrattuale. - Con la proposta irrevocabile: 1) la prelazione è un patto col quale il prelazionante preferisce il prelazionario rispetto a chiunque altro nel mercato, ma il prelazionario deve offrire le migliori condizioni. La prelazione limita la libertà di scegliere il soggetto con cui concludere il contratto del prelazionante. Dopo che il contratto di locazione

commerciale, il conduttore deve offrire la migliore offerta (obbligo legale) ed avrà una prelazione; se il prelazionante viola la prelazione si ha responsabilità contrattuale. 2) il contratto preliminare: è il vincolo più forte che ha ad oggetto l'impegno di prommissario e promittente e nasce l'obbligazione di concludere necessariamente un contratto definitivo (questo vale prevalentemente per le vendite immobiliari). Se il contratto viene violato ci sono delle conseguenze. Le parti sono vincolate a concludere, non hanno più libertà di scelta. C'è un'obbligazione non coercibile, perché nessuno può costringere uno ad accettarla. Perché si usa il contratto preliminare? Perché potrebbero avere un interesse a concludere successivamente l'affare. (Ad esempio una persona mi vuole vendere una casa, ma non ho ancora i soldi, e stipula un contratto preliminare con un termine). Nel contratto preliminare non c'è subito il risarcimento del danno. Quindi si poteva mettere il risarcimento del danno? Non è così, allora si è usato uno strumento che scavalca il limite naturale di non poter eseguire. L'articolo 2932 del codice civile regola l'esecuzione specifica dell'obbligo di concludere un contratto, nonché gli obblighi a contrarre in presenza di inadempimento e della condanna. L’avente diritto può ottenere una sentenza esecutiva che ha gli l'proposto cioè quello definitivo (baypassiamo la volontà delle parti), cioè quando le parti di un contratto definitivo già concluso mediante scrittura privata si impegnino a riprodurre il consenso in un atto pubblico per consentire la trascrizione. Questi non si possono avere solo da contratti preliminari, ma si possono avere anche da monopolio legale. Con sentenza costitutiva verrà trasferito il diritto che si sostituisce agli effetti del contratto, così

in questo modo il promissario o promittente potrà richiedere l'applicazione. I vincoli contrattuali: i vincoli contrattuali, se violati, taluni determinano responsabilità. Finché il contratto non è concluso, i contraenti possono non concluderlo con la revoca, ma questa libertà può essere limitata. La libertà non è puro arbitrio, perché l'ex articolo 1337 del codice civile stabilisce che: le parti per tutta la fase di conclusione del contratto devono comportarsi secondo buona fede oggettiva (come nell'articolo 1175), il quale integra l'obbligazione con gli obblighi accessori. Essa è imposta prima del vincolo contrattuale. L'articolo 1337 del codice civile impone la buona fede prima dell'obbligazione del contratto. Questo è il frutto dell'elaborazione di Rudolf Von Jering. A metà ottocento in Germania si applica il diritto romano attualizzato, in cui c'è la responsabilità contrattuale ed extra contrattuale; ma c'è anche la Lex (ex legge Aquilia del danno) per danni alla persona e alle cose della persona ( ex delicto). Cosa accade se un contratto è invalido per un vizio del consenso? Il contratto non produce alcun effetto, quindi non vi è né responsabilità contrattuale, non è ex delicto. Allora Jering inventa la culpa in contraendo, in cui si risarcirà con responsabilità contrattuale perché uno dei due sapeva del vizio ma non l'ha detto. Secondo Jering, gli effetti contrattuali cadono per il futuro, ma non per il passato, quindi egli presuppone la sopravvivenza degli effetti contrattuali. L'intuizione di aver compreso che se in questo caso si verifica un danno, esso va risarcito. Ma nel 42 la sopravvivenza deve essere ancorata ad un obbligo di legge: la buona fede, perché chi nasconde a controparte una causa di invalidità del contratto, viola quest'obbligo. L'articolo 1338 del codice civile segue le orme di Jering, il quale stabilisce che: se uno cela (nascondere) una causa di invalidità del contratto, l'altro

può ottenere il risarcimento per aver confidato senza sua colpa nella validità del contratto. Quindi, la parte che conoscendo non ne ha dato notizia e tenute a risarcire il danno perché l'altro non lo sapeva (applicazione della buona fede contrattuale dell'articolo 1337). L'articolo 1337 del codice civile non si esaurisce nell'articolo 1338. Grazie a Fagella, si è resi conto che l'articolo 1337 del codice civile ha una potenza applicativa maggiore (ad esempio il recesso ingiustificato della trattativa, anche un passo prima della conclusione). Cosa è il recesso ingiustificato? Nel recesso ingiustificato, le parti sono libere di interrompere, tranne se non hanno fatto sorgere la fiducia che la trattativa sarebbe andata bene. (Vi è una violazione dell'obbligo di buona fede e quindi dell'articolo 1337 del codice civile). L'obbligo di fedeltà, vale solo durante le trattative. Se do informazioni privilegiate, e una persona le dice al concorrente, questa mi fa un danno, allora c'è violazione dell'articolo 1337. La mancata informazione delle trattative o della conclusione è imposta dalla buona fede contrattuale. L'obbligo di disclosure, sarebbe svelare le circostanze per avere una scelta consapevole. Se uno non lo fa, la conseguenza minimale e la responsabilità precontrattuale. Quando c'è una clausola generale (ad esempio l'articolo 1337), la condizione d'uso si applica nell'interesse positivo e nell'interesse negativo. Sono state arricchite le possibilità di violazione dell'obbligo di buona fede, in cui c’è risarcimento del danno, che non può garantire quello del contratto (utilità, o bene dovuto). Questo risarcimento viene chiamato interesse positivo, cioè l'interesse alla prestazione del debitore; Quando la buona fede precedente tutela l'interesse negativo a non subire danni durante le trattative e la conclusione del contratto (perdita patrimoniale).

Vi è quindi un obbligo di protezione, in cui si tende a proteggere l'interesse negativo In entrambi c'è il lucro cessante perché abbiamo trascurato un contratto alternativo. A partire dalla culpa in contraendo (prima ipotesi), Castronovo ha elaborato la teoria delle obbligazioni senza prestazione (obbligazione di prestazione protettiva). Secondo Castronovo, se l'ordinamento prevede l'obbligazione della protezione prima della prestazione, allora si verifica anche danno da prospetto informativo (seconda ipotesi) errato. Nel caso in cui un paziente ha subito un danno da un medico che è ausiliario, quest'ultimo viola l'affidamento legittimo del paziente. Secondo la dottrina (giurisprudenza), vi è una visione contrapposta. La responsabilità precontrattuale è applicativa della responsabilità extra contrattuale, perché secondo loro c'è responsabilità contrattuale quando è violato un obbligo in senso puro, inoltre pensano che l'ingiustizia del danno una clausola generale e per loro il pure economic loss può essere risarcito. Sacco dice che la culpa in contrahendo è un'altra specie, ma a responsabilità contrattuale ed extra contrattuale ha detto di no. Secondo il prof, si ritiene che l'articolo 1337 del codice civile non è un articolo 2043 del codice civile, ma è un'applicazione della buona fede contrattiva e in cui la violazione di un obbligo determina la responsabilità contrattuale. CLAUSOLE D’USO L'articolo 1339 del codice civile stabilisce che: quando le clausole, i beni o servizi che il contratto trasferisce, hanno un prezzo imposto dalla legge, o quando c'è un contenuto necessario (norma imperativa), essi sono inseriti di diritto nel contratto anche se altri hanno stabilito diversamente.

Le clausole d'uso sono disciplinate dall'articolo 1340 del codice civile il quale stabilisce che: le clausole d'uso si intendono inserite nel contratto, se non risulta che non ci sono state voluta dalle parti. Però possiamo escluderle con una modifica. Queste sono le regole più diffuse nel mercato. Si presume anche, che le clausole d'uso (regole usuali) siano conosciute. REGOLAMENTO CONTENUTO E OGGETTO DEL CONTRATTO Il regolamento una sequenza di clausole (frammento di uno o più regole che costituiscono la regolamentazione complessiva che determina il contratto) contrattuali che hanno autonomia e che non incidono su: oggetto, causa, elementi accessori. La clausole o patto può essere estrapolata dal contratto senza incidere sugli elementi del contratto. Per le donazioni ci vuole atto pubblico con 2 testimoni davanti il notaio. IL CONTRATTO PRECOSTITUITO: LE CONDIZIONI GENERALI DEL CONTRATTO L'articolo 1341 del codice civile regola le condizioni generali del contratto, il quale stabilisce che: le condizioni generali del contratto, predisposte da un solo soggetto (uno solo dei contraenti) sono inefficaci nei confronti dell'altro se al momento della conclusione del contratto le conosceva o è stato posto nella condizione di conoscerle se avesse applicato la normale diligenza (contrattazione di massa). Il comma 2 stabilisce che: alcune clausole a causa del contenuto vantaggioso per chi le fa, devono avere un esplicito consenso (clausole vessatorie). Bisogna sottoscrivere le clausole vessatorie con una doppia sottoscrizione, in quanto il legislatore vuole proteggere l'aderente. La clausola prevede per il predisponente una limitazione della responsabilità, una possibilità di recedere e quindi una limitazione a controparte, qualora esse non siano

approvate dall’aderente in forma scritta. E quindi devono essere necessariamente approvate dall'aderente. Per il legislatore europeo la clausola è una tutela debole, perché non è detto che sono realmente valutate, e spesso neanche si capiscono. Quindi c'è stata una direttiva sulle clausole abusive, direttiva 33 del 1993: quando in un contratto tra professionisti e consumatore, se la clausola determina squilibrio di diritti e doveri a vantaggio del professionista essa è inefficace. Questa la direttiva fu per la prima volta inserita nell'articolo 1469 bis e seguenti del codice civile, poi abrogati dal decreto legislativo 6 settembre 2005 formando così l'articolo 1469 bis del codice civile attuale. Il codice del consumo stabilisce che: nell'articolo 33 e seguenti c’è la disciplina delle clausole abusive. Sono vessatorie le clausole che determinano squilibrio di diritto e doveri a carico del consumatore, e c'è anche un'elencazione. L'articolo 36, su consiglio di Roppo, le clausole se abusive sono nulla, con nullità di protezione che non vizia il contratto. L’OGGETTO DEL CONTRATTO L’oggetto è l'insieme delle prestazioni o l'insieme degli effetti (modificazione della sfera giuridica). L'oggetto non è il bene o servizio. Nella locazione, l'oggetto è il diritto di credito a godere dell'imbarcazione e la prestazione di pagare il canone. L'articolo 1346 del codice civile stabilisce che: l'oggetto deve essere possibile, lecito è determinato. Questo conferma che l'oggetto allude ad una prestazione. Determinato sta ad indicare il fatto che il contratto deve fornire le clausole che stabiliscono la prestazione da effettuare. Il contratto può

essere determinato per relazione (una fonte esterna stabilisce le clausole), è determinabile in questo caso. Un contratto è nullo quando in un contratto in cui pago una somma per una cosa qualsiasi e l'oggetto non è determinato. Quando un contratto presenta un contenuto indeterminato, il legislatore ha ammesso la fideiussione omnibus, ma c'è un limite massimo. La fideiussione omnibus (garanzia personale) si verifica quando le banche effettuavano i pagamenti che il proprio cliente non effettuava. L'arbitraggio, viene disciplinato dall'articolo 1349 del codice civile, il quale stabilisce che: si ha arbitraggio quando vi è un contratto e le parti affidano la determinazione ad un terzo, ad una società aperta. Il terzo opera con l'equo apprezzamento di solito (può essere contestata se erronea o iniqua), o mero arbitrio (se è previsto dalle parti, allora le parti possono impugnare la determinazione, se dimostrano che il terzo ha agito in malafede). Questo non è causa di nullità del contratto, allora lo stabilisce il giudice per le parti. L'articolo 1347 del codice civile stabilisce che: se il contratto ha effetti subordinati ad un evento futuro, e se la prestazione che era impossibile è divenuta possibile prima del termine, il contratto produrrà effetti. Quindi la possibilità dell'oggetto deve sussistere non al momento in cui si raggiunge l'accordo, ma in quello in cui si producono gli effetti, e cioè al verificarsi della condizione sospensiva (evento futuro e incerto al cui verificarsi è subordinata l'efficacia giuridica del contratto) ovvero della scadenza del termine iniziale (data o evento certo, al cui verificarsi è subordinata l'efficacia giuridica del contratto). Questa è una tipologia di contratto sottoposto a termine o condizione sospensiva. L'articolo 1348 del codice civile stabilisce che: bisogna includere nell'oggetto del contratto beni futuri, ma con limiti previsti dalla legge.

LA CAUSA La causa non è il movente psicologico che ci ha indotto a costruire il contratto, questi devono essere segnalati nel contratto. La causa è uno scambio (ad esempio dare un diritto in cambio di soldi). Gli effetti sono funzionali alla causa, sono un obiettivo comune. La causa è il fine oggettivo che le parti vogliono perseguire con contratto. Secondo Betti, l'articolo 1325 del codice civile, stabilisce che: la causa veniva definita come la funzione (obiettivo) economico (ha effetti economici)- sociale. Se il contratto è tipico lo dice la legge, se è atipico lo dice la prassi. Nei contratti tipici nella locazione e nel comodato la causa è il godimento, il mutuo è investimento. Nel franchising prima che venisse regolato, la causa era la diffusione di prodotti e servizi di un'azienda. Nel factoring, la causa era cedere crediti per dare liquidità (Cessione del credito pro soluto). Secondo Betti ogni contratto ha una finalità astratta. Alla fine degli anni 60 Ferri distingue causa e tipo: la causa è la funzione economico individuale (l'obiettivo non è tipologico, la causa bar valutata in concreto), essa non trova risposta nella legge o nella prassi, ma nel regolamento perché altrimenti non ci sarebbe distinzione tra causa e tipo (regolazione normativa che indica una tendenza del contratto). I privati potrebbero arricchire la causa. Secondo ferri le parti possono individuare la causa, se il fine è illecito a ciò che è dichiarato da leggi o prassi. Betti: perché Betti ha detto quella definizione? Egli voleva esercitare un controllo dell'autonomia privata, in cui le parti devono fare una causa dichiarata da leggi o prassi, e in cui si limitava l'autonomia per non far proseguire finalità non meritevoli di protezione. Se fosse vero che la

causa è stabilita dalla legge, i contratti tipici non avrebbero obiettivi illeciti. Però Betti dice che anche i contratti tipici possono avere obiettivi illeciti. Le prestazioni professionali, sono disciplinate dagli articoli 2229 e seguenti del codice civile in cui un professionista effettua una prestazione tecnica. La sentenza 10.490 dell'8 maggio del 2006 della corte di cassazione prende atto della teoria di Ferri. Una società in accomandita semplice, stipula con l'amministrazione un contratto di consulenza. Il contratto è impugnato dai soci perché non ha causa, perché le prestazioni rientrano già nella sua funzione di amministratore. Quindi il contratto era un pretesto per dare un guadagno. Non c'è una causa nonostante un contratto tipico come schema astratto, e quindi il contratto è nullo per assenza di causa. Il passaggio della sentenza del 2006 è fondamentale. Questo passaggio è che: i privati possono regolarsi, ma con obiettivi previsti dalla legge o dalla prassi. Cioè la causa è la sintesi degli interessi che le parti vogliono realizzare con il contratto. È vero che la causa in concreto è l'obiettivo da realizzare, ma sono gli interessi oggettivi che emergono dal regolamento. Vi è quindi una distinzione dei contratti sulla base della tipologia: il contratto ha una causa oggettiva, ma i contratti possono essere raggruppati in: - contratti commutativi: in questo tipo di contratti vi è un incontro oneroso di prestazioni tra le parti. La garanzia è che ciascuna parte attende un vantaggio ovvero una prestazione dalla controparte. - Contratti gratuiti: in questo tipo di contratti, come ad esempio il comodato, il deposito, non vi è controprestazione. Quando un

contratto è gratuito, l'ordinamento affida la vincolabilità del contratto con la consegna. - Contratti consensuali: in questo tipo di contratti, il consenso è legittimamente non manifestato dei soggetti, anche per contratti reali ma commutativi. I contratti non reali si concludono solo col consenso (articolo 1376 del codice civile) abbiamo quindi il principio consensualistico. Questo vale anche per contratti con effetti obbligatori (ad esempio la locazione). - Contratti reali: in alcuni contratti ci vuole la consegna del bene, quando uno dei contraenti è immesso nel possesso del bene, allora il contratto è concluso. Ci sono alcuni contratti che richiedono la consegna (mutuo, comodato, deposito). Perché è necessaria? Perché visto che sono gratuiti se si concludessero col consenso non ci sarebbe serietà del vincolo, per essere certi che il contraente e s'impegna abbia la volontà, c'è la consegna del bene. Quando il contratto vuole la consegna, è perché l'ordinamento vuole una garanzia di serietà. - Distinzione in base alla causa: 1. contratti aleatori: nei contratti aleatori, una o entrambe le parti si assumono il rischio aleatorio di non ricevere la controprestazione o di ricevere una prestazione minore (ad esempio il contratto di assicurazione). La causa del contratto ha margine di rischio, detto alea, cioè il rischio di ricevere una prestazione minore o di non riceverla. Questo vale anche per negozi e atti unilaterali. Gli spostamenti di ricchezza devono avere una causa. Il contratto deve essere causale per ristabilire la sua direzione e perché nel nostro ordinamento gli spostamenti di ricchezza devono avere una causa. La causa deve identificarsi con lo scopo per il quale la prestazione è stata eseguita; le prestazioni isolate sono prestazioni con spostamenti di ricchezza e bisogna indicare lo

scopo. Ad esempio il mandato (articoli 1703 e seguenti del codice civile) in cui un soggetto compie atti giuridici per un altro; da esso scaturisce l'obbligazione: una è il trasferimento di diritti al mandante, in cui il contratto potrebbe non avere causa, essa non si trova nel regolamento ma all'esterno del contratto, in questo caso è la causa solvendi, cioè il trasferimento del diritto. In Germania il trasferimento è ammesso, tranne per i titoli di credito. Nel nostro ordinamento non è ammesso se è un negozio astratto senza motivo, cioè prevale il principio della necessaria causalità. La causa del contratto potrebbe essere difficile da ricostruire. Questo si verifica nei contratti misti e collegati. Contratti misti: sono contratti misti, quelli che hanno elementi desunti dai tipi di contratto diversi. Ad esempio il parcheggio è un contratto di locazione ma anche di deposito, ecco che quindi la fusione di questi due porta ad un contratto misto. Secondo alcuni i contratti misti sono atipici, quale disciplina ad essi va applicata? Possono essere applicate due teorie: - teoria della prevalenza: in questa teoria il contratto misto va sottoposto alla disciplina di un contratto della prevalente o assorbente; - teoria della composizione: in questa teoria i contratti vanno assoggettati alla disciplina di tutti i contratti. Tra queste teorie ha prevalso una teoria, la quale dice che bisogna combinare le due teorie, cioè ogni contratto ha la sua disciplina, ma bisogna valutare lo scopo prevalente: se lo scopo è locatizio, si dà a prevalenza alla locazione.

La causa dei contratti misti è la fusione della causa, l'aspetto che prevale influenzeranno maggiormente il contratto misto. Il contratto misto è riconducibile a contratti tipici esistenti. I contratti atipici sono inediti, infatti un contratto atipico, sembra misto perché ha un tasso di creatività maggiore rispetto a quello misto, dove vi sono parti di altri contratti; nel leasing uno vuole ottenere un bene fino alla fine del contratto, poi può acquistarlo o riconsegnarlo (ad esempio il centro sportivo di Roma). Se il contratto è la rigida fusione di due contratti questo è misto. Contratti collegati: in alcuni casi la causa non si può comprendere solo leggendo il regolamento, questo ad esempio si può avere nel collegamento negoziale, quando due o più contratti diversi sono collegati per realizzare un fine comune. Ad esempio voglio comprare un televisore e apro un mutuo, singolarmente sembrano separate, ma in realtà sono collegati, perché avranno una causa unitaria. Bisogna stabilire se c'è un collegamento che serva a fare influenzare le vicende di un contratto da un altro. Se prendo la somma e c'è un vizio, mi ridanno i soldi, e non pago più il finanziamento. L’actio redibitoria per contratti collegati, è il poter risolvere il contratto se il bene è viziato. L’esistenza di un collegamento di un contratto, fa sì che il contratto è un frammento della causa unitaria.

La causa individuale può derivare: - dal contesto: il contesto è la situazione di fatto-economica prese in considerazione al momento della conclusione del contratto. Questo è il fondamento negoziale. Cosa accade se cambia? Se si verifica la caduta del fondamento, c'è la presupposizione (ad esempio se le parti hanno concluso un accordo in base al quale, a fronte della corresponsione di una determinata somma di denaro, viene consentito l'accesso alle finestre ed ai balconi di una casa che

prospetta sulla Piazza, pur senza menzionare che ciò avviene allo scopo di poter assistere alla storica competizione, questo elemento è comunque tale da penetrare attraverso l'intera pattuizione. Chi mai si sognerebbe di pagare una somma non indifferente, semplicemente per affacciarsi senza un preciso motivo sul prospetto di una pubblica piazza? Le parti non possono, nella conclusione del contratto, non aver tenuto in considerazione alcuni aspetti, nonostante non ne abbiano fatto menzione, così il contratto è stato sciolto). Noi e i tedeschi invece, il venir meno del contesto, delle ragioni, priva il contratto della causa e quindi il contratto è nullo. La presupposizione determina nullità del contratto. La causa quindi per essere presunto, è che bisogna tener conto del contesto in certi casi. In Inghilterra quindi la nullità si ha in seguito al venir meno del contesto, in Italia e in Germania la nullità si ha in seguito al venir meno della causa, cioè la presupposizione. - Scopo in alcuni casi; - Fusione di cause: come ad esempio accade nei contratti misti; - Cause esterne: come ad esempio accade nel mandato; La causa va letta in combinazione con la causa di un altro contratto (ad esempio il mutuo per acquistare la tv, nei contratti collegati). FORMA DEL CONTRATTO I contratti possono avere forma orale e scritta. L'articolo 1325 del codice civile stabilisce che: la forma è un elemento essenziale quando è previsto dalla legge (forma ab sunstanciam). La seconda interpretazione secondo la quale, la forma è quella scritta. Questa teoria è errata.

Una dottrina dice che la forma è qualunque strumento di estrinsecazione (manifestata) dall'intento dei contraenti. Se fosse vera allora tutti i contratti sarebbero formali. Il contratto può essere formale per volontà delle parti, o per previsione delle parti. L'articolo 1350 del codice civile impone la forma scritta per il trasferimento di diritti su beni mobili e mobili registrati per previsione di legge. L'articolo 1351 del codice civile stabilisce che: se il contratto definitivo in forma scritta, lo sarà anche il contratto preliminare. Il contratto preliminare deve avere forma uguale al contratto definitivo. Forma ad probationem: si verifica quando la forma scritta non è necessaria per la validità, ma per provarlo in giudizio. Ad esempio i contratti di agenzia disciplinati dell'articolo 1742 del codice civile, il quale stabilisce che: un agente assume l'obbligazione di promuovere la conclusione di contratti in una zona determinata. Il comma 2 stabilisce che: il contratto deve essere provato per iscritto. Forma ab sustanciam: è necessaria per la validità.

ELEMENTI ACCIDENTALI: CONDIZIONE, TERMINE E MODO Le modalità contrattuali che possono essere inserite, arricchiscono la causa o il regolamento del contratto, o agendo sugli effetti inserendo una prestazione accessoria. Quando agisce negli effetti si ha la condizione, cioè la pattuizione con la quale le parti subordinano gli effetti al verificarsi di un evento incerto. La condizione subordina l'inizio degli effetti o l'esistenza di un elemento incerto e futuro del contratto. Quando la condizione subordina l'esistenza, essa è risolutiva; quando la condizione subordina la nascita, essa è sospensiva.

L'articolo 1353 del codice civile stabilisce che: le parti possono introdurre la condizione. L'articolo 1354 del codice civile regola la condizione quando è illecita e impossibile, il quale stabilisce che: la condizione deve essere lecita e possibile; l'intento deve essere serio e provocherà nullità del contratto quando la condizione è sospensiva, risolutiva, quando è contraria a norme imperative, all'ordine pubblico o al buon costume. Se la condizione ha natura sospensiva e impossibile, allora il contratto è nullo perché manca l'accordo. Se la condizione è risolutiva e la causa è impossibile, la condizione è tamqua non essent, cioè come se non fosse mai stata a posto. La condizione si divide in: - causale: quando è un evento estraneo ai contraenti; - mista: quando in parte non dipende dalla volontà uno dei due contraenti, e in parte quando le condizioni non si verificano e non c’è la cessione perché uno ha dato la necessaria documentazione, quindi siamo ai margini dell'inadempimento; - potestativa: il fattore dipende del tutto da uno dei due contraenti, ad esempio stipula un contratto per la fornitura di cemento, ma solo se mi danno l'appalto. Questa non è ammessa dal nostro ordinamento. L'articolo 1372 del codice civile stabilisce che: il contratto ha forza di legge tra le parti. L'ordinamento non ammette la condizione meramente potestativa, perché non si può subordinare qualcosa alla mia pura volontà. L'articolo 1355 del codice civile regola la condizione meramente potestativa, il quale stabilisce che: se la condizione sospensiva meramente potestativa c'è nullità, perché non c'è vincolatività, cioè il vincolo sarà un vincolo unilaterale rispettivamente dalla parte del debitore. Se c'è vincolo non c'è arbitrio.

L'articolo 1356 del codice civile stabilisce che: se il contratto è ad effetti reali ma ha condizione sospensiva, l'acquirente può porre in essere atti conservativi. Il comma 2 stabilisce che: se il contratto ha condizione risolutiva, l'acquirente può compiere atti di disposizione, ma il venditore che può tornare proprietario, riavrà il bene e gli effetti saranno risolti. L'articolo 1357 del codice civile stabilisce che: chi ha acquisito il diritto subordinato ad una condizione, può disporne, ma gli atti di disposizione sono influenzati dalla condizione sospensiva. Non vale il possesso, vale il titolo. Il contratto di vendita può avere evizione (cioè la perdita del diritto per una pretesa del terzo che lo pretende). Si può chiedere il risarcimento, e lo chiede a chi lo perde. L'articolo 1358 del codice civile stabilisce che: quando uno si obbliga o cedere o acquista un diritto sotto condizione sospensiva o risolutiva, rispettivamente in entrambi i casi di acquista cede o si obbliga. Deve durante la pendenza della condizione comportarsi secondo buona fede e correttezza. L'articolo 1359 del codice civile introduce la presunzione di avvelenamento della condizione, il quale stabilisce che: se la condizione è potestativa, mista e causale, uno dei due contraenti potrebbe agire per non farla verificare, quindi è verificata di diritto. Questo è un rimedio contro un comportamento più che è scorretto. Si può quindi arricchire il contratto con elementi esterni, cioè con la condizione. Il pegno riguarda i mobili e i titoli di credito. L'ipoteca riguarda gli immobili e mobili registrati. L’ONERE Prestazione accessoria: quando viene inserita una prestazione accessoria (modus: un contratto gratuito ha un onere verso colui che riceve la prestazione gratuitamente), la prestazione è una condizione necessaria

per ottenere la prestazione di controparte. L'articolo 647 del codice civile stabilisce che: l'erede e il legato possono avere un onere. Se il testatore non ha diversamente disposto, l'autorità giudiziaria può imporre all'erede o al legatario gravata dall'onere una cauzione; l'imposizione di una cauzione attesta che l'onere è una vera e propria obbligazione in quanto la legge riconosce ai soggetti interessati il potere di richiedere l'intervento del giudice nel caso di sua mancata realizzazione. L'articolo 648 del codice civile stabilisce che: l'autorità giudiziaria in caso di inadempimento dell'onere può imporre la risoluzione testamentaria. Il termine quando le parti posticipano gli effetti del contratto. Nel termine c'è certezza, circa il se e il quando, o si può prevedere il giorno quando cessa il contratto. Il trasferimento del diritto ha esecuzione istantanea; se mi obbligo a fornire l'esecuzione è duratura. Quando la prestazione è duratura va circoscritta; il termine colloca temporalmente il contratto ad arricchire la causa, come la condizione in cui l'incertezza impone un regolamentazione più dettagliata. INVALIDITA’ DEL CONTRATTO L'invalidità un difetto del contratto che porta inefficacia, nullità e l'annullamento. La causa di invalidità è legata a tre diverse circostanze: nullità virtuale se viola l'articolo 1418 comma 1; per difetto strutturale (articolo 1418 comma 2 del codice civile) che si verifica quando non ha uno degli elementi essenziali dell'articolo 1325 del codice civile; nullità testuale quando un elemento non ha i requisiti previsti dalla legge, e tocca l'articolo 1418 comma 3 del codice civile.

NULLITA’ STRUTTURALE Un contratto è nullo per difetto strutturale, quando la causa si considera illecita. Quando un contratto ha un obiettivo lecito e finalità illecita, il contratto è in frode alla legge, articolo 1343-1344 del codice civile. L'articolo 1343 del codice civile stabilisce che: la causa è illecita quando è contraria alla legge, di conseguenza il contratto è nullo. Ad esempio se do un bene e mi faccio dare soldi con riscatto, questo può avere finalità illecita ma obiettivo lecito, perché le garanzie reali sono tipiche (di causa, oggetto è condizione). In questo caso il contratto è nullo, perché c'è il rischio di uno squilibrio tra creditori, infatti aggira l'articolo 2744 del codice civile che regola il patto commissorio il quale stabilisce che: è nullo l'accordo col quale l'ipotecario si accorda col debitore affinché in caso di default acquisisca completamente il bene. Causa e oggetto possono essere illeciti, oppure manca l'accordo. L'unico caso in cui il motivo diventa causa quando ad esempio acquisto una barca con società a Panama. Quello che conta è il fine oggettivo, ma se l'intuizione soggettiva è comune, allora essa sarà causa e, in caso di illiceità il contratto oggettivo considerato è valido, ma se il motivo è comune esso diviene causa e decreta la nullità per l'articolo 1345 del codice civile, cioè il contratto è illecito quando le parti si sono determinata concluderlo esclusivamente per un motivo illecito comune ad entrambe. Nel nostro ordinamento non c'è un controllo della causa del contratto, quindi un contratto privo di un elemento essenziale o con un elemento non valido, sarà privato di effetti riconoscendo a chiunque ne abbia interesse, la possibilità di far invalidare il contratto. Anche se nessuno contesta, se un giudice deve emanare un conflitto e vede che il contratto è nullo, lo annulla e deroga al principio della domanda (potere ufficioso).

La relazione di norme imperative però non può comportare l'annullamento del contratto se una parte non era consapevole. La nullità causa di invalidità più grave. Chi dice che il contratto nullo non produce effetti è sbagliato, perché produce effetti finché non viene annullato. I contraenti che stipulano un contratto nullo devono sapere che c'è il rischio e non hanno protezione. Quindi il contratto è nullo ad esempio nell'aborto, in cui non è un atto di autonomia in cui le parti possono usarlo per regolare i propri interessi, ma non c'è protezione. L'ordinamento giuridico impone l'ossatura dei contratti, che se non è rispettata non c'è protezione. Visto che il contratto nullo è di fatto efficace ma non riconosciuto dal diritto, per l'ordinamento non ha effetti, ma di fatto li produce. La sentenza che sancisce la nullità del contratto è dichiarativa, perché non è un contratto per l'ordinamento, e gli effetti per il diritto sono inefficaci. Con questa sentenza si constata inefficacia sin dal momento della costituzione del contratto. Ancora della nullità strutturale possiamo dire che questa si verifica quando manca l'elemento essenziale o non ha i requisiti (ad esempio caratteristiche tipiche di causa, oggetto e condizione, articolo 1325 del codice civile). Questa nullità strutturale colpisce il contratto quando a causa di un difetto il contratto è privo di effetti. In realtà il contratto è nullo, proprio perché diverge dalla struttura minima, quindi non è riconosciuto come contratto. Quindi non c'è protezione, e l'ordinamento fa di tutto per invalidarlo, cioè venga dichiarato non idoneo a produrre effetti. La legittimazione assoluta sta ad indicare che chiunque ha interessi, può impugnare un contratto per nullità.

La rilevabilità d'ufficio è quella situazione in cui il giudice può dichiarare la nullità del contratto, ma deve essere chiamato ad agire a proposito. Questi due istituti testimoniano l'esigenza che il contratto sia nullo. Per l'ordinamento è inefficace, però può regolare i rapporti se non viene mai impugnato. La sentenza di nullità in quel caso è dichiarativa perché il contratto può operare ma non è riconosciuto dall'ordinamento. Di conseguenza possiamo dire che la qualificazione giuridica è ben diversa dalla concreta operabilità del contratto (regolamento debole e precario). Il contratto nullo nasce molto, per l'ordinamento giuridico si deve constatare il decesso. Perché il contratto nullo è senza protezione? Perché gli interessi protetti con la nullità sono sovraindividuali. NULLITA’ VIRTUALE La nullità virtuale viene disciplinata ancora una volta dall'articolo 1418 comma 1 il quale stabilisce che: è nullo il contratto che viola una norma imperativa. Se la norma è imperativa, è segno che l'interesse è prioritario, esso giustifica la nullità del contratto. Le parti del contratto creano regole, ma la struttura è imposta dall'ordinamento per certezza del diritto e per parità di trattamento tra i consociati. NULLITA’ TESTUALE La nullità testuale viene disciplinata dall'articolo 1418 comma 3, il quale stabilisce che: la nullità testuale si ha quando una norma imperativa viola un divieto e pone la nullo il contratto se violata. Quindi si verifica quando viola una norma che s'è violata, prevede la nullità del contratto. L'articolo 458 del codice civile regola il divieto di patti successori, il quale stabilisce che gli accordi per le successioni mortis causa possono essere:

- istitutivi: sono istitutivi se trasmetto i miei diritti con contratto; per associazione mortis causa posso farlo solo con testamento e legato; - dispositivi: sono dispositivi quando un successibile cede diritti che acquisirà alla successione. Per certezza e per moralità è vietato; - rinunciativi: sono rinunciativi quando si rinuncia è ex ante a dei diritti. Le cause di nullità testuale sono collegate all'articolo 2744 del codice civile, il quale disciplina il divieto di patto commessorio. Il caso di nullità testuale si caratterizza per che le parti hanno violato i limiti dell'autonomia privata. NULLITA’ PARZIALE La nullità parziale viene regolata dall'articolo 1419 del codice civile, il quale stabilisce che: se si ha nullità parziale o la causa di nullità colpisce singole clausole o patti determinanti nella conclusione del contratto (prova di resistenza), e se non sono determinanti saranno nulli singolarmente (darà nullità al contratto). Il comma 2 stabilisce che: non comporta nullità del contratto la nullità di singole clausole, ove queste sono sostituite da norme imperative (ad esempio articolo 1815 del codice civile). L'articolo 1815 del codice civile stabilisce che: se sono convenuti interessi usurari, la clausola e nulla e non sono dovuti interessi. Da ciò la sostituzione automatica di clausole del comma 2, in cui se le norme imperative sostituiscono le clausole, vi è nullità parziale; ma il contratto rimane in piedi. CONVERSIONE DEL CONTRATTO La conversione del contratto, viene disciplinata dall'articolo 1424 del codice civile, il quale stabilisce che: il contratto nullo può produrre effetti di un contratto diverso con i requisiti di sostanza e di forma, se le parti l'avessero voluto conoscendo la nullità. Per stabilire se ricorra la

possibilità della conversione il giudice dovrà valutare: il rapporto di continenza (cioè se il contratto nullo contiene i requisiti di sostanza e di forma del contratto diverso) e che gli interessi delle parti siano soddisfatti dal nuovo contratto. Questa valutazione non sarà necessaria laddove la conversione sia espressamente prevista dalla legge (conversione legale). AZIONE DI ANNULLAMENTO L’annullabilità è una causa di invalidità. Il contratto annullabile ha un vizio, ma esso è in grado di produrre effetti, e infatti li produce. Il danneggiato (contraente) che ha un'efficacia precaria, può chiedere l'annullamento, e determina l'invalidità sin dall'origine. L'azione di annullamento ha legittimazione relativa. Un giudice non può annullarlo, tranne se la parte legittimata non lo chiede. L'azione di annullamento, è a salvaguardia di interessi individuali, allora compete al portatore dell'interesse leso, decidere se porre nel nulla il contratto. La sentenza di annullamento è costitutiva, perché priva il contratto degli effetti prodotti con efficacia retroattiva. Nel contratto nullo la sentenza è dichiarativa.

LA PRESCRIZIONE DELL’AZIONE L’annullamento è prescrittibile dopo cinque anni. A partire dal dies a quo, dipende dai casi, generalmente scatta dalla conclusione del contratto. L'articolo 1442 del codice civile stabilisce che: se l'annullamento si prescrive in cinque anni, l'eccezione di annullamento non si prescrive. Quindi, se veniamo citati in giudizio, bisognerà difendersi con l'eccezione di annullamento.

L'articolo 1442 comma 2 del codice civile stabilisce che: quando l'annullamento dipende da vizi del consenso o incapacità legale, il termine decorre dal giorno in cui è cessata la violenza o è stato scoperto l'errore. L'errore scatta da quando può essere esercitato il diritto di annullarlo. AZIONE DI NULLITA’ L'articolo 21 del testo unico sull'intermediario finanziario stabilisce che: l'intermediario finanziario nei contratti di intermediazione, deve agire con buona fede e correttezza. Suitability Rules: questi sono ad esempio le azioni della Parmalat, i titoli di Stato greci che non vanno bene per investitori occasionali. Sono titoli tossici o spazzatura quei titoli che riguardano emittenti ad alto rischio (default). Nel 2008 la corte di cassazione ha detto che non è sufficiente constatare la natura imperativa della norma violata per la nullità virtuale. Bisogna vedere se la norma imperativa riguarda la condotta, allora non ci sarà nullità, ma responsabilità contrattuale e risoluzione del contratto (rimedi contrattuali). Se le norme imperativa invece riguarda profili strutturali del contratto allora c'è nullità, quindi la violazione dell'articolo 21 da risoluzione e responsabilità contrattuale. C'è nullità virtuale sul contratto che viola una norma imperativa che riguarda profili del contratto, altrimenti se non riguarda, c'è responsabilità contrattuale e risoluzione. Le regole di fattispecie costituiscono il contratto e determinano nullità. Le regole di condotta costituiscono responsabilità, risarcimento e risoluzione. Nell'interpretare l'articolo 1418 comma 1 è stabilito che: non ogni norma imperativa se violata dà nullità, ma solo quelle di fattispecie. Imprescrittibilità: la nullità, la rivendicazione sono imprescrittibili. L'articolo 1422 del codice civile stabilisce che: l’azione per la nullità non ha prescrizione, salvo usucapione e ripetizione.

L'indebito può essere oggettivo o soggettivo: Con il pagamento dell'indebito oggettivo, disciplinato dall'articolo 2033 del codice civile, il quale stabilisce che: quando uno fa una prestazione non dovuta (solvens) ha diritto a richiedere la restituzione di quanto effettuato. Avrà i frutti dal giorno del pagamento se il soggetto è in malafede, e dal giorno della domanda se è in buona fede. In questo modo se il contratto è nullo si cancellano gli effetti. Se si sono prodotti effetti con la sentenza dichiarativa, essi vanno eliminati. Quindi se alcune prestazioni sono state effettuate, c'è la restituzione; se non è possibile si restituisce l'equivalente monetario (risarcimento sostitutivo). Con il pagamento dell'indebito oggettivo, disciplinato dall’articolo 2036 del codice civile, il quale stabilisce che: l'indebito soggettivo si verifica quando uno fa una prestazione non dovuta da lui ma da un altro e non lo sa. Il comma 2 stabilisce che: se la cosa è perita per caso fortuito, chi l'ha perita deve risarcire, se perisce parzialmente può avere il valore del bene più gli interessi. Se l’accipiens (colui che riceve) in buona fede, egli non è responsabile, tranne nei limiti di quanto ha guadagnato (articolo 2041 del codice civile, arricchimento ingiustificato). L'articolo 1422 del codice civile stabilisce che: è prescrittibile l'azione di ripetizione dell'indebito, la prescrizione scatta da quando il contratto è stato concluso, la legge non ammette ignoranza. E dopo 10 anni sarà usucapito se vogliamo indietro il bene. Questo vale se la prestazione è già stata eseguita. Ripetizione dell’indebito: Se l’accipiens (colui che riceve) in buona fede, egli non è responsabile, tranne nei limiti di quanto ha guadagnato (articolo 2041 del codice civile, arricchimento ingiustificato). L'articolo 1422 del codice civile stabilisce che: è prescrittibile l'azione di ripetizione dell'indebito, la prescrizione scatta da quando il contratto è stato

concluso, la legge non ammette ignoranza. E dopo 10 anni sarà usucapito se vogliamo indietro il bene. Questo vale se la prestazione è già stata eseguita. IL CONTRATTO ANNULLABILE Il contratto annullabile può essere sanato, con la convalida. L'articolo 1444 del codice civile stabilisce che: la convalida può essere effettuata dal contraente che avrebbe diritto all'annullamento. Egli deve indicare la causa specifica di invalidità (perché non è detto che ci sia una sola causa). Questa può essere: - espressa: quando vi è una dichiarazione delle parti e la specificazione della causa di invalidità; - tacita: quando il contraente che ha diritto all'annullamento, pone in essere una condotta contraria all'annullamento. Ad esempio, quando una parte esegue il contratto. L’ANNULLABILITA’ E LE SUE CAUSE L'articolo 1445 del codice civile regola le conseguenze dell'annullamento nei confronti dei terzi, il quale stabilisce che: l'annullamento, tranne se dipende da incapacità ad agire, non pregiudica i diritti acquistati dai terzi, purché l'acquisto sia a titolo oneroso e c'è buona fede, salvo trascrizione e domanda di annullamento. Se non ci sono questi elementi avrò un risarcimento o la restituzione della cosa. Le cause di annullabilità sono legate alla capacità e ai vizi. Le cause legate alla capacità che coincide con la capacità giuridica, l'incapacità legale, l'interdizione, l'inabilitazione. Queste determinano l’annullabilità del contratto.

L'articolo 428 del codice civile stabilisce: è annullabile il contratto posto in essere dall'incapace naturale o la controparte risulta essere in malafede. Il comma 2 stabilisce che: c'è malafede se il contratto è svantaggioso, o se i contraenti si conoscevano. L'articolo 1426 del codice civile stabilisce che: il contratto non è annullabile se il minore ha, con raggiri, nascosto la sua età. La legge presume che se uno è minore e vuole raggirare, la semplice dichiarazione da lui fatta di essere maggiorenne non è di ostacolo all'impugnazione del contratto. Quindi il contratto fatto per raggiro del minore non si può annullare, perché è stato furbo a raggirare, quindi è cosciente a contrarre. I VIZI DEL CONSENSO Il consenso è l'esito di una procedura oggettiva. Si ha consenso, quando si completa una delle procedure per conclusione del contratto. Il consenso interno, cioè la libera e consapevole volontà di concludere, non si rileva in termini positivi, perché basta il consenso oggettivo. Il consenso quando ha rilevanza in negativo, può con determinati strumenti, che nonostante il contratto sia concluso non vi è una libera e consapevole scelta di uno dei contratti. Si recupera il consenso interno con: errore, violenza e dolo. Dimostriamo che nonostante la procedura, il suo esito è viziato. ERRORE L'articolo 1431 del codice civile stabilisce che: per poter essere vizio del consenso, deve avere l’essenzialità e la riconoscibilità (quando in relazione alle circostanze del contratto una persona di normale diligenza, cioè la controparte, l'avrebbe rilevato, ecco qui la riconoscibilità.

L'errore è una falsa rappresentazione della materia del contratto, o un'errata raffigurazione della norma da applicare al contratto. L'errore deve essere riconoscibile ed essenziale. L'errore di far valere al contraente qualcosa che non è quella che pensava, per questo l'errore deve avere un tasso di oggettività, che consente a chi ha diligenza di rilevarlo. Questa è la riconoscibilità. Bisogna tutelare entrambe le parti, ma si va più verso l'affidamento di controparte che vuole contrarre (quello che non ha errato, deve provare che è stato diligente, allora in questo caso il contratto non viene annullato). Se c'è difetto di diligenza ed ha errato, subisce le conseguenze del contratto. L'articolo 1429 del codice civile regola il carattere dell'essenzialità, il quale stabilisce che: l'essenzialità è l'errore sulla natura (il bene) o sull'oggetto del contratto (la prestazione). L'ordinamento guarda in termini oggettivi, non è interessato se uno è stato negligente o meno. Nel 1865 l'errore doveva essere non inescusabile, cioè non grossolano. A questo si applica l'indebito soggettivo, disciplinato dall'articolo 2036 del codice civile, il quale stabilisce che: chi ha pagato un debito altrui credendosi debitore per errore non grossolano può chiedere la restituzione. Piuttosto che domandarsi la negligenza, si deve vedere se l'errore è riconoscibile. L'errore essenziale: questo viene disciplinato dall'articolo 1429 del codice civile, il quale stabilisce che: c'è errore essenziale anche se cade sull'oggetto della prestazione o sulle qualità. Bisogna valutare secondo il comune apprezzamento se l'errore è stato determinante, cioè ha fatto dire sia al contratto. Si valuta con il comune apprezzamento se è

determinante l'errore che cade sull'identità o sulle qualità di controparte, cioè bisogna vedere se è stato determinato a contrarre. Il no 4 regola errore essenziale, trattandosi di errore di diritto, è stato la ragione unica o esclusiva (prova complessa) del contratto. L'errore di calcolo non dà luogo ad annullamento ma solo a rettifica. Però se è un errore determinante può provocare annullabilità. L'articolo 1432 del codice civile stabilisce che: la rettifica è eseguire il contratto nel modo che la parte che ha errato l’ha intesa. Si può fare finché l'altra parte non ha dichiarato l'annullamento. La riqualificazione o convalida salva il contratto anche dopo che può essere annullato. L'articolo 1433 del codice civile regola l'errore ostativo o errore sulla dichiarazione, il quale stabilisce che: se non c'è difetto di consapevolezza, ma nel trasmettere la volontà c'è stato un errore o un termine sbagliato nonostante le parti siano a conoscenza. Quindi un consenso interno ed esterno coincidono, ma la trasmissione no. Quindi possiamo concludere che all'errore ostativo si applicano le stesse norme dell'errore-vizio per cui quando è essenziale e riconoscibile dall'altra parte, il contratto è annullabile. DOLO Il dolo è una falsa rappresentazione della realtà indotta da controparte con raggiro. (Trabucchi) Il dolo omissivo da informazioni errate. Il dolo omissivo: se la condotta ha indotto in errore, e abbiamo concluso un contratto che senza il dolo non avremmo concluso, allora il contratto è annullabile.

Dolus malus: consistente in condotte illegittime e fraudolente. L’articolo 1439 del codice civile stabilisce che: si può invocare l’annullabilità per dolo se c'è animus nocendi. Se non c'è animus nocendi, c'è responsabilità precontrattuale (articolo 1337 del codice civile.L Dolus bonus: è l’esagerazione delle qualità di ciò che si vende corrispondente ai normali contenuti pubblicitari, in relazione ai quali chiunque presta una fede relativa. Il c.d. dolus bonus (non rileverebbe dunque come vizio della volontà) traducendosi in una innocua furbizia che una persona di media avvedutezza sa riconoscere. Se il raggiro ha condizionato le condizioni del contratto, allora c'è dolo incidente, che viene disciplinato dall'articolo 1440 del codice civile, in cui c'è solo risarcimento del danno. Nel 1956 Mengoni dimostra che c'è responsabilità precontrattuale anche se il contratto sorge ed è valido. L'articolo 1439 comma 2 stabilisce che: il raggiro può essere posto anche da un terzo. E’ un dolo determinante solo se colui che ne ha tratto vantaggio ne era consapevole. Quindi è prevista l'annullabilità del contratto solo quando il raggiro del terzo è noto alla controparte, perché il legislatore non ha considerato riprovevole il comportamento del contraente ignaro del raggiro, pur se ne abbia tratto vantaggio.

VIOLENZA In caso di violenza fisica il contratto non esiste. Comunque noi parliamo di violenza morale. La violenza viene disciplinata dagli articoli 1434 e seguenti. L'articolo 1434 del codice civile stabilisce che: la violenza è causa di annullamento del contratto, anche se esercitata da un terzo.

L'articolo 1435 del codice civile stabilisce che: la violenza è la minaccia di un danno grave posto in essere da un contraente o da un terzo ed influenzerebbe anche una persona sensata. Questo articolo mi dice proprio cosa è la violenza. L'articolo 1436 del codice civile stabilisce che: la minaccia può riguardare sia la persona che i beni e i parenti. Il comma 2 stabilisce che: se la minaccia è verso un terzo ulteriore, per vedere se è idoneo ad essere determinante, sarà rimessa alla valutazione del giudice. Questo è un annullamento per privazione. Il timore è la sudditanza psicologica verso una persona, ma questo non è causa di annullamento. L'articolo 1438 del codice civile stabilisce che: se la minaccia di esercitare un proprio diritto, ha indotto controparte ad accettare un contratto svantaggioso. Questa ingiustizia è causa di annullamento. L'ingiustizia postula uno squilibrio. Mentre dolo ed errore incidono sulla consapevolezza, la violenza riguarda la libertà. PAGAMENTO DELL’INDEBITO L'indebito oggettivo, disciplinato dall'articolo 2033 del codice civile, stabilisce che: quando un soggetto (solvens) riceve la in buona fede la sua successiva alienazione comporta le seguenti conseguenze: se l'alienazione è stata effettuata a titolo oneroso l'originario alienante ha diritto ad ottenere quanto è stato pagato ovvero a subentrare nel diritto di pretendere il prezzo se questo non è stato ancora pagato; se, invece, la cosa ricevuta indebitamente è stata ceduta gratuitamente, chi ha eseguito la prestazione non dovuta può pretendere da chi abbia acquistato gratuitamente una somma compresa nei limiti dell'arricchimento di questi. Se l’accipiens (colui che riceve) riceve la cosa in mala fede (condizione cui è equiparata la conoscenza dell'obbligo di

restituirla); in tal caso, indipendentemente dal fatto che l'alienazione sia intervenuta in buona o in mala fede, colui che ha eseguito la prestazione non dovuta ha facoltà di scegliere fra i rimedi offerti dalla previsione del codice, per rifarsi di quanto indebitamente pagato. Va peraltro osservato che, in caso di alienazione a titolo gratuito della cosa ricevuta indebitamente, se colui che l'ha alienata non è in grado di soddisfare la pretesa dell'autore della prestazione non dovuta, questi potrà agire, nei limiti dell'arricchimento, nei confronti di chi abbia acquistato gratuitamente. L'articolo 2940 del codice civile stabilisce che: non è ammessa la ripetizione di ciò che è stato pagato per un'obbligazione prescritta. La prestazione era dovuta quindi è legittima. Secondo Vitucci, la prescrizione dell'articolo 2934 del codice civile stabilisce che: il diritto non si estingue, ma viene meno il diritto a farlo valere. Secondo il prof non è così, e l'articolo 2940 del codice civile è come un'obbligazione in natura. L'articolo 2034 del codice civile stabilisce che: chi adempiere un dovere morale o sociale non può chiedere indietro ciò che ha dato (conditio indebiti). L'indebito soggettivo, disciplinato dall'articolo 2036 del codice civile, il quale stabilisce che: quando uno fa una prestazione dovuta, ma il solvens non è tenuto ad effettuarla (ad esempio sono stato rappresentato da un soggetto e adempio per sbaglio, quando non sono più legato ad esso) potrò ottenere così la restituzione o l'equivalenza. Questo articolo è da parte di colui che adempie (conditio indebiti). L'articolo 1189 del codice civile, disciplina il pagamento al creditore apparente, il quale stabilisce che: il passaggio della prestazione tra falso creditore e solvens viene bypassato, e il vero creditore si rifà sul falso. Il pagamento al creditore apparente è un indebito soggettivo da parte di

colui che adempie. Per molti è oggettivo, perché l'indebito determina un'obbligazione di restituzione. LA RAPPRESENTANZA E LA PROCURA La procura è un atto unilaterale del contraente recettizio. L'articolo 1335 del codice civile, disciplina la presunzione di coscienza, in cui il rappresentante opera, e gli effetti si producono sulla rappresentato. La rappresentazione organica, è il caso in cui il terzo è rappresentato da se stesso. La rappresentanza, viene disciplinata dagli articoli 1387 e seguenti del codice civile. L'articolo 1389 del codice civile stabilisce che: il rappresentante può rappresentare solo se ha la capacità di intendere e di volere. È necessario che il rappresentato sia capace legale (conferito dalla legge) e non vi deve essere un contratto vietato al rappresentato. Questo giustifica perché è un minore può compiere acquisti. L'articolo 1391 del codice civile stabilisce che: Sono rilevanti, per la legge, gli stati soggettivi di buona o malafede (conoscenza o ignoranza di determinate circostanze) del rappresentante, giacché questi decide insieme al rappresentato in ordine al compimento e al contenuto dell'atto. Per gli elementi dell'atto decisi esclusivamente dal rappresentato, invece, rilevano solo gli stati soggettivi di quest'ultimo. Ad esempio, se il rappresentante acquista un bene da un soggetto che non ne è proprietario, non è sufficiente la buona fede del rappresentante, ma è necessario che anche il rappresentato non sappia che il venditore del bene non era il proprietario. La procura, così come il contratto preliminare, è inefficace se non ha la stessa forma del contratto per la quale è stata stipulata.

L'articolo 1396 del codice civile stabilisce che: le modifiche e la revoca della procura devono essere portate a conoscenza di terzi, altrimenti non sono opponibili, tranne se il rappresentato dimostra che il terzo l'avrebbe potuto sapere. Inopponibile equivale a dire inefficace. L’inopponibilità della modifica o della revoca al terzo è lo stesso principio della cessione del credito che va comunicato al debitore, facendogliela accettare o notificandogliela. Il rappresentante può essere il creditore apparente. IL RAPPORTO CON SE STESSI: IL CONFLITTO DI INTERESSI L'articolo 1394 del codice civile regola il conflitto di interessi, il quale stabilisce che: il rappresentante deve operare solo nell'interesse del rappresentato, altrimenti è annullabile se il conflitto di interessi poteva essere conosciuto da controparte. Ad esempio cedo un bene e individuo un soggetto a cui cedo il bene che lui mi rivende ad un prezzo più basso, c'è conflitto di interessi tra me (rappresentante) e il terzo, ma io devo perseguire gli interessi solo delle rappresentato, quindi il contratto è annullabile L'articolo 1395 del codice civile, regola il contratto con se stessi, il quale stabilisce che: il contratto con se stessi ha conflitto di interessi, perché è il rappresentante deve vendere e si propone come compratore. È annullabile, tranne se il rappresentato ha autorizzato, ed il contenuto è stato posto dal rappresentato per evitare conflitto di interessi. L'impugnazione può essere proposta solo dal rappresentato. RAPPRESENTANZA SENZA POTERE In questo caso, il falsus procurator è il soggetto che agisce da rappresentante senza averne poteri, o con poteri maggiori. Viene denominato rappresentante apparente.

L'articolo 1398 del codice civile stabilisce che: quando il rappresentante apparente ha concluso un contratto con un terzo, è responsabile del danno del terzo che ha confidato nella validità del contratto. Il contratto sembra invalido, ma per alcuni è inefficace. Vi è inefficace autonoma perché il contratto è solo privo di effetti. Potrebbe essere acquisto a non domino. RATIFICA La ratifica, viene disciplinata dall'articolo 1399 del codice civile, il quale stabilisce che: il rappresentato può ratificare, cioè dare effetti al contratto che non ha effetti; nel caso di rappresentante apparente la ratifica è retroattiva, salvo diritti di terzi. Il terzo e il falsus procurator possono sciogliere il contratto prima della ratifica. Qui c'è un accordo tra i due per risolvere il contratto. Il terzo può sollecitare il presunto rappresentato a farsi dire se intende ratificare. Se la ratifica è negata il contratto sarà inefficace. L'articolo 1188 comma 2 del codice civile disciplina il pagamento di un soggetto non legittimato a ricevere stabilisce che: il debitore non si libera, salvo che il creditore non ratifichi. L’INTERPRETAZIONE Il contratto è un testo normativo dal quale scaturiscono norme particolari e concrete. L'articolo 1362 del codice civile stabilisce che: nell'attribuire significato al contratto, le parti devono ricostruire la comune intenzione senza limitarsi al significato letterale. Nello stabilire il significato, bisogna tenere conto anche del comportamento successivo alla conclusione. L'articolo 1364 del codice civile stabilisce che: quando nel contratto vi sono espressioni linguistiche generali, esse non possono essere intese nel

significato ampio ma ai profili interessati nel contratto. (Criterio opposto dell'articolo 1365 del codice civile) L'articolo 1365 del codice civile stabilisce che le: quando le parti usano espressioni esemplificative, esse non escludono casi non espressi. Così nel garantire il bene libero da diritti di terzi (soggetti estranei al contratto) il venditore specifica a titolo esemplificativo taluni diritti (es.: ipoteche, servitù); questa specificazione non esclude la garanzia per i diritti non indicati. Le clausole del contratto non possono essere lette e comprese singolarmente, ma connettendole. Si fanno prevalere le ragioni sostanziali su quelle linguistiche. L'articolo 1366 del codice civile stabilisce che: Il contratto va interpretato secondo buona fede. La buona fede integra già il contenuto del contratto. Le parti nell'interpretare il contratto non devono far prevalere elementi per indurre ad attribuire al contratto un significato che essi già sanno che non è. L'articolo 1367 del codice civile stabilisce che: tra più interpretazioni del testo contrattuale, le parti devono privilegiare l'interpretazione che da al contratto un effetto piuttosto a quello che lo limita. (Economicità dei mezzi giuridici). L'articolo 1368 del codice civile stabilisce che: il significato da attribuire ad espressioni ambigue è quello da attribuire nel contesto. Nei contratti con un imprenditore si ha nel luogo in cui ha sede l'impresa. (Ambiguità) l'articolo 1369 del codice civile regola le espressioni polisense, cioè non più sensi, il quale stabilisce che: nel dubbio deve essere scelto il significato più in linea con la natura e l'oggetto del contratto. Quando le clausole sono inserite nelle condizioni generali di contratto o in moduli o formulari, nelle espressioni dubbie va attribuito il significato più

favorevole a colui che non l'ha previsto, cioè a favore dell'altro. Questa è l'interpretazione contro l'autore della clausola. L'articolo 1371 del codice civile stabilisce che: nei casi in cui non si trova applicazione, esso deve essere inteso nel significato meno gravoso per l'obbligato se gratuito, se è oneroso bisogna bilanciare. Queste sono le regole finali in cui si ha un contratto con prestazione a carico del proponente. Le norme interpretative: secondo alcuni dagli articoli 1362 a 1366 del codice civile si trattano norme generali applicabili sempre; dall’articolo 1367 all'articolo 1371 del codice civile sono norme secondarie da applicare quando non si arriva ad un significato. GLI EFFETTI DEL CONTRATTO Dal contratto scaturiscono effetti, che costituiscono l'oggetto che modificano la sfera giuridica delle parti. Quando un contratto è valido, perfezionato ed efficace, dopo si apre la fase esecutiva, in cui gli effetti si dispongono per produrre le modificazioni previste dal contratto. Nel 1965, Di Maio disse che è riduttivo leggere il contratto solo nella struttura, ma bisogna leggerlo anche nella dinamica, cioè la dispiegazione degli effetti. Il contratto è stato disegnato prendendo come esempio la compravendita, ed è istantaneo. Quest'idea ha ridotto la fase esecutiva ad un istante, ma non è così, perché oltre all'obbligazione, il pagamento può non avvenire immediatamente. La garanzia è la sicurezza che le conseguenze negative sono trasferite al garante. Nella vendita è un anno. Questa si protrae nel tempo, quindi la fase esecutiva non è breve. Nell'appalto, l'appaltatore esegue un'opera o servizio che non è istantaneo. La fase esecutiva è lunga, ed è una necessità; quanto più è

lunga, più va controllata e sarà più centrale la buona fede (articolo 1375 del codice civile). È a lungo termine (long term) quando ci sono i contratti di durata, i cui effetti devono protrarsi nel tempo perché l'interesse da realizzare è duraturo. Il prolungamento del tempo è una cosa dovuta (ad esempio contratto di fornitura ENEL). In Germania, se due soggetti fanno un contratto di vendita, da esso ci sono due obbligazioni distinte, ci vuole un atto di trasferimento. La fase esecutiva è fondamentale, e alcuni effetti si protraggono nel tempo, come: le obbligazioni, le garanzie, l'effetto reale (tendenzialmente istantaneo, quindi il trasferimento del diritto è istantaneo tranne se c'è condizione sospensiva); esso non opera il diritto è un bene generico (articolo 1378 del codice civile). La deroga al principio consensualistico, disciplinata dall'articolo 1378 del codice civile, stabilisce che: quando il contratto è per diritti su beni generici, esso si trasferisce con individuazione o specificazione, quindi lo consegna. LA TRASCRIZIONE (PRENDERE LA DISPENSA DEL TORRENTE) PUBBLICITA’ La pubblicità è un meccanismo che rende noto ai terzi un fatto o un atto. La pubblicità si divide in: - pubblicità notizia; - pubblicità dichiarativa, per redimere contrasti di attribuzione. Questa distinzione risolve la doppia alienazione.

LA TRASCRIZIONE Quando il contratto ha ad oggetto beni immobili o mobili registrati, ha effetto quando è concluso. L'opponibilità, che serve per rafforzare l'efficacia del contratto, si fa con la trascrizione che è una forma di pubblicità dichiarativa. Se cedo un bene a due persone, vale la prima cessione, la seconda è inefficace. Ma visto che secondo l'ordinamento prevale chi ha trascritto per prima, come si ha la certezza del tempo? Ca soluzione è che si dovrebbe imporre di andare dal notaio, e visto che non c'è forma scritta che assicura la data, e quindi non ci si attiene alle regole di acquisizione del diritto (forma scritta) allora si ricorre alla pubblicità, in cui l'acquisto del diritto si avrà dal contratto; si userà la trascrizione, e chi ha trascritto prima nei registri immobiliari rafforza gli effetti. La trascrizione è necessaria per evitare di rivendicare sul bene. L'articolo 2643 del codice civile elenca i casi di trascrizione. L'articolo 2644 del codice civile esprime il principio della trascrizione. Gli atti dell’articolo 2643 sono tipici e non hanno effetto verso terzi che hanno effettuato la trascrizione prima. Il comma 2 stabilisce che: seguita la trascrizione, non può avere effetto contro di lui, ma posteriore anche se ha acquistato prima. L'effetto che scaturisce dal contratto, è che la pubblicità blinda l'effetto del contratto. EFFETTI DEL CONTRATTO ED I TERZI PRINCIPIO DELLA RELATIVITA’ DEGLI EFFETTI OBBLIGATORI E CONTRATTUALI Questo principio viene regolato dall’articolo 1372 del codice civile il quale stabilisce che: il contratto ha forza di legge tra le parti. Il diritto relativo è una situazione giuridica soggettiva che necessita della cooperazione per il suo soddisfacimento. Essa necessita di un debitore che adempie.

I diritti assoluti, sono self executive, e hanno un'efficacia erga omnes. Il contratto può avere solo effetto tra le parti, ma c'è eccezione. L'eccezione è prevista e non interpretabile ed è il contratto a favore di terzi, cioè quando derivano effetti verso terzi. Ad esempio io ho un campo di calcio e faccio l'assicurazione per scaricare il rischio, per il principio generale può avere effetti solo verso me. Ma c'è eccezione. IL CONTRATTO A FAVORE DI TERZI L'articolo 1411 del codice civile regola il contratto a favore di terzi, il quale stabilisce che: è valida la stipulazione a favore di un terzo quando lo stipulante ne ha interesse. In questo contratto a favore di terzo gli effetti devono essere favorevoli al terzo e inoltre almeno una delle parti deve avere interesse. Di regola il contratto ha solo effetto tra le parti, questo principio deve avere un'eccezione con le qualità descritte sopra. Il terzo deve accettare? No, può accettare solo una parte. È inconcepibile parlare di accettazione se lui è un terzo. Se accettasse, sarebbe contratto per persona da nominare, egli deve solo aderire. Cosa è l'accettazione? L'accettazione è un atto unilaterale che può essere seguito da una parte, il terzo non è una parte. L'articolo 1411 del codice civile stabilisce che: la stipulazione è tra i contraenti. La proposta può essere modificata dallo stipulante o revocata, finché il terzo non usufruisce, finché non aderisce. SOSTITUZIONE SOGGETTIVA DEL CONTRATTO PER PERSONA DA NOMINARE Nel contratto per persona da nominare, il terzo diviene parte del contratto, in questo caso il terzo deve accettare. Questo genere di contratti vengono disciplinati dagli articoli 1401 e seguenti del codice civile in cui una parte si riserva il diritto di

menzionare un terzo che diviene parte al suo posto e ne assume diritti, obblighi e doveri. L'articolo 1401 del codice civile stabilisce che: alla conclusione del contratto, una parte può avere la facoltà di nominare successivamente la persona che avrà obblighi e diritti al suo posto. L'articolo 1402 del codice civile stabilisce che: La dichiarazione di nomina deve essere comunicata all'altra parte nel termine di tre giorni dalla stipulazione del contratto, se le parti non hanno stabilito un termine diverso. La dichiarazione non ha effetto se non è accompagnata dall'accettazione della persona nominata o se non esiste una procura anteriore al contratto. Quindi la legge stabilisce un termine per la nomina, perché controparte deve sapere chi sarà la nuova parte entro tre giorni dalla stipulazione. La forma dell'accettazione è per relazionem, e deve essere uguale a quella del contratto, anche per la procura e per il contratto preliminare. Quindi entro tre giorni dalla conclusione devo dire che voglio una nuova persona. RAPPRESENTANZA INDIRETTA O INTERPOSIZIONE DI PERSONA L’interposizione di persona, nella rappresentanza, avviene per uno scopo, e la persona agisce per nome e per conto di un'altra. L'interposizione di persona è fittizia quando in alcuni casi due parti stipulano un contratto e fanno appropriare come parte un'altra persona. SIMULAZIONE DEL CONTRATTO La simulazione del contratto viene disciplinata dagli articoli 1414 e seguenti del codice civile, in cui viene stabilito che: il contratto simulato non produce effetti tra le parti. Il codice civile tratta dal punto di vista degli effetti, perché si vogliono tutelare i terzi da questa simulazione. La simulazione è soggettiva, quando due parti stipulano un contratto e fanno apparire un terzo come parte.

La simulazione è oggettiva, quando un contratto è creato con l'intenzione che non produce effetti (in questo caso è assoluta, se simulano che non produce effetti), o quelli di un altro contratto (in questo caso è relativa, se simulano un altro contratto). Nelle successioni i figli e i coniugi hanno diritto ad una quota che comprende le donazioni in vita. La donazione può avere riduzione in via successoria, quindi cambia il contratto (simulazione). Nella simulazione il legislatore vuole tutelare i terzi da questa situazione d'apparenza. La simulazione non può essere opposta all'acquirente che era in buona fede. Se io do un bene con una simulazione assoluta e questo lo cede ad un altro. La revoca della proposta, può essere fatta, ma se l'altro contraente ha eseguito il contratto in buona fede riceve un indennizzo, quindi si tutela chi esegue, chi ha confidato. L'articolo 1415 del codice civile serve a tutelare i soggetti dall'apparenza, il quale stabilisce che: I terzi non pregiudicati dal contratto simulato sono quelli che hanno acquistato diritti dal titolare apparente in buona fede (ignorando, cioè, di ledere il diritto del titolare effettivo): a costoro la legge assicura la massima tutela. Difatti, nei loro confronti non può essere fatta valere la situazione reale dalle parti contraenti, da coloro che hanno acquistato diritti (aventi causa) dal simulato alienante, né dai creditori di quest'ultimo. Quindi se uno si pente di fare la simulazione, esso può impugnarla. Se però il contratto simulato è soggetto a trascrizione, il terzo acquirente di buona fede può far valere il suo acquisto solo nel caso in cui questo sia stato trascritto prima della trascrizione della domanda di simulazione (con questa domanda si dimostra che era simulazione e viene annullata). La simulazione non può essere opposta al terzo in buona fede.

L'articolo 1416 del codice civile stabilisce che: la simulazione non può essere opposta da i contraenti ai creditore del titolare apparente che hanno compiuto un'azione esecutiva sui suoi beni oggetto del contratto simulato. Nella garanzia patrimoniale generica un debitore risponde con i suoi beni presenti e futuri. Nel conflitto tra i creditori, l'acquirente e l'alienante (creditori che chirografari) prevarranno quest'ultimi se il credito è antecedente alla trascrizione. Se è sorto dopo, allora vengono davanti i creditori dell'acquirente. Regola generale: come si dimostra la simulazione avvenuta? L'articolo 1417 del codice civile stabilisce che, la simulazione può essere dimostrata o dalle parti o da terzi o dai creditori. Le parti per regola generale possono dimostrare la simulazione solo con una controdichiarazione scritta. Con la presunzione desumono da un fatto noto uno ignoto. L'articolo 2722 del codice civile stabilisce che: la prova testimoniale o per presunzione non può essere fatta valere contro documenti scritti. Allora nella simulazione ci vuole la contro dichiarazione scritta. Il terzo come dimostra la simulazione? L'articolo 1417 del codice civile stabilisce che: la simulazione è una regola specifica, la prova per testimoni è ammessa nella simulazione senza limiti se fatta da terzi, creditori, qualora sia diretta a far valere l'illiceità del contratto, anche se è proposta dalle parti. Non si può usare per altri casi, e non si può usare la simulazione analogica. La simulazione è un patto contrario al contenuto di un documento. Le parti necessitano della contro dichiarazione, i creditori dei terzi possono usare testimonianza e presunzioni.

La simulazione del prezzo: alcuni dicevano che qui non si applicano limiti, perché è la simulazione solo di una clausola. La sentenza della corte di cassazione del 2007 a sezioni unite stabilisce che partendo dal fatto che testimonianza e presunzioni non possono essere fatti valere per atti e patti, la regola della simulazione non può essere applicata perché non è simulazione del contratto, ma di un patto. Quindi si usa la norma generale con interpretazione analogica. Tranne quando le parti hanno bisogno di una controdichiarazione nel contratto di vendita, il prezzo è essenziale. L'illiceità del contratto si verifica quando il contratto è contrario alle norme imperative, ordine pubblico e buon costume. Se trucco il prezzo, non c'è nullità del contratto, perché già si siamo puniti con norme tributarie. VINCOLARIETA’ DEGLI EFFETTI DEL CONTRATTO La vincolarietà degli effetti del contratto viene disciplinata dagli articoli 1372 seguenti del codice civile. Gli effetti si dividono in: obbligatori e reali. Questi riguardano la produzione di obbligazioni o il trasferimento di diritto di proprietà o reale. I modi di perfezionamento del contratto si possono avere: - tramite dazione, che porterà alla formazione del contratto reale; - tramite consenso, che porterà alla formazione del contratto consensuale. Si considera il dopo, quindi se ci sono gli effetti, c'è il contratto che si è concluso. Gli effetti comprendono ciò che è dopo la conclusione. Il contratto di vendita ad effetti reali o obbligatori, è sempre consensuale. Può essere una vendita di cosa altrui o futura. In questi

contratti c'è l'obbligazione di acquistare la corsa da dare poi nel contratto, quindi ci sono effetti obbligatori. Il contratto non può essere sciolto se non per mutuo consenso, cioè ci vuole un altro contratto che mira a risolvere quello precedente. Questo spiega quanto è vincolante un contratto. Si dà effettività alla regola con caparra e clausola penale. La caparra confirmatoria, disciplinata dall'articolo 1385 del codice civile, il quale stabilisce che: la caparra confirmatoria è una somma di denaro data come anticipo per dare certezza e rendere effettivo il vincolo contrattuale stipulato, così se non ad esempio si prende la caparra, se controparte non adempie mi dà il doppio della caparra. Essa garantisce l'effettività del vincolo contrattuale. La caparra penitenziale è un atto unilaterale, ed è la somma versata come prezzo del recesso, cioè la possibilità che si dà ad una parte con un atto unilaterale recettizio di sciogliersi dal contratto, di recedere il contratto. È una vera e propria deroga. Essa viene data prima, o alla conclusione del contratto. Il recesso del contratto può essere: legale: tutti i casi in cui quando una parte può sciogliersi dal contratto e sono i contratti del consumatore e quelli di durata; convenzionale quando viene stabilito dalle parti con caparra penitenziale solitamente. Non si può essere vincolati per sempre da un contratto. Nel contratto di durata, c'è il recesso, ad esempio quando uno viene licenziato, deve essere per giusta causa. L'articolo 1559 del codice civile regola il contratto di somministrazione, il quale stabilisce che: la somministrazione è il contratto di durata che fornisce servizi. Il recesso deve essere giustificato. Se la durata non è stabilita, si usa il termine stabilito e gli usi con un congruo preavviso.

I contratti di durata sono per prestazioni continue e periodiche. Il recesso di pentimento si verifica perché c'è la presunzione che il consumatore è un contraente, ed è più debole. In questo caso c'è una asimmetria informativa. Nei contratti del consumatore, il recesso da eccezione diventa regola. Più alta è la facoltà di recedere, minore è la vincolabilità. La clausola penale, si può usare in caso di inadempimento o di ritardo. Essa viene disciplinata dall'articolo 1382 del codice civile, il quale stabilisce che: la clausola è la somma dovuta in caso di inadempimento o di ritardo in cui il creditore eviterà di allegare l'inadempimento, se non è stata convenuta la risarcibilità del danno ulteriore. Non c'è bisogno del giudice, essa è dovuta indipendentemente dalla prova del danno. Essa, qualora lo si voglia, può essere ridotta dal giudice. L'articolo 1218 del codice civile stabilisce che: in caso di inadempimento o ritardo, il debitore deve risarcire. Tranne se la causa non è imputabile. L'articolo 1384 del codice civile stabilisce che: la penale può essere diminuita se la prestazione è stata eseguita in parte o eccessiva. In questo caso abbiamo solo l'interesse del creditore. Secondo la corte di cassazione, l'eccessività, potrebbe essere ridotta d'ufficio dal giudice senza penale, per il principio di solidarietà nei confronti del debitore. Questa soluzione è stata criticata perché c'è il principio generale della libertà, in cui è possibile ridurla ma deve esserci la domanda del debitore. La verità processuale è diversa da quella sostanziale, quindi il giudice non deve vedere che c’è la penale eccessiva, lo deve dire il debitore. Ci sono eccezioni come la nullità che è rilevabile d'ufficio.

Il principio dispositivo, è il principio attraverso il quale il giudice si deve pronunciare sulla domanda e nei suoi limiti (questo è il principio generale di diritto processuale). RISOLUZIONE DEL CONTRATTO La risoluzione scioglie il vincolo contrattuale. L'ex articolo 1372 del codice civile stabilisce che: ci vuole il mutuo consenso per sciogliere, ma c'è recesso e altri casi in cui il contratto per motivi sorti, diventa inidoneo a soddisfare gli interessi. La risoluzione viene disciplinata dagli articoli 1453 e seguenti del codice civile. Siamo nell'ambito dei contratti con prestazioni corrispettive: quando le prestazioni hanno un nesso di interdipendenza. Nei contratti bilaterali le prestazioni non hanno smesso di interdipendenza. C’è una parte (fedele) è un'altra parte che vuole eseguire la prestazione oppure non lo fa correttamente (violazione del contratto). CASI DI RISOLUZIONE I casi di risoluzione sono: violazione del vincolo contrattuale, eccessiva onerosità, impossibilità sopravvenuta. La parte fedele può: 1) mantenere il contratto, e possono agire per l'adempimento con sentenza costitutiva (azione di adempimento); 2) se non ha più interesse, possono agire per la risoluzione del contratto (azione di risoluzione); posso attendere che la parte mi chieda di eseguire la prestazione ed oppongono eccezione di inadempimento (non sempre) L'articolo 1453 del codice civile, regola la risoluzione del contratto per inadempimento, il quale stabilisce che: nei contratti con prestazioni corrispettive, si può chiedere l'adempimento o la risoluzione del contratto, in entrambi i casi c'è comunque un risarcimento del danno. Il

comma 2 stabilisce che: la risoluzione, può essere domandata anche se è già stato chiesto l'adempimento, ma non viceversa (mutatio belli). Il comma 3 stabilisce che: dalla data della domanda di risoluzione, l'inadempimento non può più adempiere, perché si suppone che ho perso interesse. L'articolo 1455 del codice civile stabilisce che: il contratto non si può risolvere se l'inadempimento ha scarsa importanza, la quale viene valutata dal giudice. Questa è l'importanza dell'inadempimento. Risarcimento risoluzione possono avvenire in momenti diversi. Si applica a tutta la vita del contratto il principio secondo il quale il contratto va interpretato per dargli significato piuttosto che non darglielo. L'articolo 1458 del codice civile stabilisce che: la sentenza di risoluzione ha efficacia retroattiva con restituzione di ciò che è stato dato. La risoluzione ha effetto retroattivo salvo contratti ad esecuzione continuata o periodica (eccezione allo scioglimento), cioè contratti con prestazione protratta nel tempo o periodica. Il comma due stabilisce che: la risoluzione non pregiudica i diritti di terzi nei limiti della trascrizione (vince cosa è stato trascritto prima). ECCEZIONE DI INADEMPIMENTO L'articolo 1460 del codice civile stabilisce che: l'eccezione di inadempimento è riconosciuta salvo che siano stati stabiliti tempi diversi, o lo richiede la natura del contratto. Se l'adempimento dovrebbe essere contemporaneo, si può eccepire. Il comma 2 stabilisce che: non può rifiutarsi l'esecuzione, se il rifiuto deriva da malafede (abbiamo quindi un rifiuto che è contrario alla buona fede in senso oggettivo). L'articolo 1462 del codice civile, disciplina la clausola limitativa della proponibilità di eccezioni, il quale stabilisce che: una parte non può opporre eccezioni per ritardare o rifiutare l'esecuzione della propria prestazione, tranne se non siano eccezioni relative alla nullità,

annullabilità o rescindibilità. Quindi posso stabilire una clausola che mi vieti di opporre le eccezioni relative, salvo che siano relative ad annullamento, nullità e rescindibilità. È una clausola che impedisce le eccezioni, salvo alcuni casi. La diffida ad adempiere, si verifica nel caso in cui le parti nel regolamento possono inserire le clausole che possono far risolvere “stragiudizialmente” (cioè fuori dal giudizio) il contratto, quando non occorre la pronuncia del giudice. DIFFIDA AD ADEMPIERE L'articolo 1454 del codice civile stabilisce che: quando c'è una diffida ad adempiere, essa deve avvenire in un termine congruo alla prestazione. Il comma 2 stabilisce che: il termine non può essere inferiore a 15 giorni, tranne se per la natura o gli usi questo è congruo; la diffida inoltre, deve essere per iscritto e deve essere osservata che, la mancata esecuzione porterà a risoluzione. Il comma 3 stabilisce che: decorso il termine senza adempimento, il contratto è risolto di diritto. Quindi è automatico. Inoltre bisogna vedere l'ex articolo 1450 del codice civile in relazione al fatto dell'inadempimento è di scarsa importanza, il giudice lo accetterà. Le clausole sono frammenti del contratto. L'articolo 1456 del codice civile disciplina la clausola risolutiva espressa, il quale stabilisce che: le parti stabiliscono che il mancato adempimento (per via stragiudiziale) di un'obbligazione, determina la risoluzione del contratto. Il comma 2 stabilisce che: la risoluzione è di diritto, quando la parte interessata dichiara di volersi avvalere della clausola risolutiva. Questa non è automatica, perché prima deve dichiararlo in maniera precisa, visto che potrebbe volere non applicarla. Il giudice non valuta la scarsa importanza, perché già la si conosce dalle parti al momento della stipulazione del contratto.

L'articolo 1457 del codice civile disciplina il termine essenziale, il quale stabilisce che: L'essenzialità del termine può essere espressamente pattuita dalle parti, oppure può derivare dal tipo di contratto stipulato o dal contenuto di esso. Si pensi alla prestazione del sarto che ha ad oggetto la confezione di un abito da sposa, che ovviamente deve essere pronto per il giorno del matrimonio; successivamente, il creditore non ha più interesse alla prestazione. Decorso inutilmente il termine, il contratto si scioglie automaticamente (risoluzione di diritto), senza necessità di una sentenza del giudice. Il codice ha, però, previsto la possibilità che, nonostante la scadenza del termine, il creditore possa «paralizzare» l'effetto risolutorio manifestando espressamente, salvo patto o uso contrario, la volontà di esigere entro tre giorni l'esecuzione della prestazione. L’essenzialità si può desumere dalla volontà (essenzialità soggettiva) in cui ci vuole una dichiarazione scritta; oppure si può desumere dalla prestazione (essenzialità oggettiva) come ad esempio la confezione del vestito da sposa per il matrimonio, ed è ovvio che sarà risolta di diritto. Se ne tre giorni successivi, chiedo l'adempimento non c'è risoluzione, per questo motivo la risoluzione secondo termine non è automatica. Il termine essenziale è una parte di clausola. RISOLUZIONE PER INADEMPIMENTO La risoluzione per inadempimento può essere: giudiziale o stragiudiziale. Solo per via giudiziale si può avere la risoluzione per impossibilità sopravvenuta, la quale può essere: totale o parziale. L’impossibilità totale, viene disciplinata dall'articolo 1463 del codice civile, il quale stabilisce che: Nei contratti a prestazioni corrispettive, essendo le prestazioni avvinte da un nesso di reciproca interdipendenza, la sopravvenuta impossibilità di una di esse per una causa non imputabile

alla parte che è obbligata ad eseguirla determina la liberazione anche della controparte. Quest'ultima, nel caso che abbia già eseguito la propria prestazione, ha diritto di pretenderne la restituzione, secondo le norme relative alla ripetizione dell'indebito. Ad esempio, se il bene locato è stato distrutto per un evento fortuito, il locatore non essendo in grado di consegnarlo, dovrà restituire la somma percepita ovvero, se questa non gli è stata ancora corrisposta, non potrà pretenderne il versamento. L'articolo 1464 del codice civile, disciplina l'impossibilità parziale, il quale stabilisce che: se una prestazione parzialmente impossibile l'altra parte danneggiata avrà diritto ad una riduzione della sua prestazione o alla risoluzione, ovvero non accettarla ove essa non sia più idonea a soddisfare il suo interesse, sciogliendosi, in quest'ultima ipotesi, dall'impegno contrattuale. L'articolo 1465 del codice civile, disciplina i contratti con effetti traslativi o costitutivi, il quale stabilisce che: in questo genere di contratti, il godimento della cosa per causa non imputabile non libera l'acquirente dall'obbligo di eseguire la controprestazione. L'acquirente è liberato se c'è la condizione sospensiva e l'impossibilità è precedente alla condizione sospensiva. Nel caso di risoluzione, c'è un problema nel quantificare il risarcimento dell'interesse positivo o negativo. Alcuni dicono che questo risarcimento, visto che la risoluzione annulla la prestazione, è quello negativo. La risoluzione per eccessiva onerosità si può avere solo per via stragiudiziale. L'articolo 1467 del codice civile stabilisce che: La parte che deve eseguire la prestazione divenuta eccessivamente onerosa può domandare al giudice la risoluzione del contratto. Il rimedio della risoluzione per eccessiva onerosità si applica ai contratti di durata ad: esecuzione continuata (in cui la prestazione è unica ed ininterrotta nel tempo, come la locazione), o ad esecuzione periodica (in

cui si hanno più prestazioni che vengono effettuate in date prestabilite, come la somministrazione di derrate); ed ai contratti ad esecuzione differita, in cui gli effetti si producono in un momento successivo alla conclusione del contratto, e si esauriscono in un solo istante (es.: vendita a termine). La ragione per cui il rimedio della risoluzione per eccessiva onerosità si applica solo ai contratti dinanzi indicati si spiega per il fatto che solo nei contratti in cui intercorre un intervallo di tempo tra il momento della conclusione di esso e il momento dell'esecuzione della prestazione, possono verificarsi gli avvenimenti straordinari ed imprevedibili, che determinano squilibrio oggettivo (si alterano i valori, si altera il sinallagma). Nel comma 3 si stabilisce che: la parte che doveva effettuare la controprestazione, può evitare la risoluzione offrendo di modificare le condizioni contrattuali (si rinegozia); in questo caso si vuole tutelare l'equilibrio tra prestazioni, ma non deve essere a prestazione istantanea. Se analizziamo i contratti aleatori, dove ci si assume la colpa, le norme degli articoli precedenti non si applicano, perché non si può chiedere la risoluzione se c’é squilibrio perché il rischio è intrinseco. LA RESCISSIONE La rescissione, viene disciplinata dagli articoli 1447 e seguenti del codice civile. (Dall'articolo 1470 in poi sono solo contratti tipici). Nella rescissione vi sono contratti con prestazioni corrispettive, ma alcuni dicono anche con contratti bilaterali. Il contratto concluso in stato di pericolo è un contratto rescindibile. I presupposti necessari per rescindere il contratto sono: a) lo stato di pericolo, cioè la minaccia di un danno grave alla persona del contraente o di altri: la gravità del pericolo è relativa poiché va valutata in relazione alla persona minacciata; la conoscenza dello stato di pericolo da parte di colui che ne ha tratto vantaggio (e al quale può essere attribuito dal

giudice che abbia pronunciato la rescissione del contratto con un giusto compenso per l'opera svolta), un'altra dottrina dice che oltre alla conoscenza ci vuole l'approfitta mento; l'iniquità delle condizioni a cui il contraente ha dovuto soggiacere, ove per iniquità s'intende una sproporzione tra il valore delle prestazioni; STATO DI PERICOLO Cos’è lo stato di pericolo? L'articolo 1447 del codice civile stabilisce che: il contratto concluso sotto stato di pericolo, cioè quel contratto concluso a condizioni inique, visto la necessità di salvare sé o altri da un pericolo attuale alla persona, può essere rescisso.. Il pericolo può derivare dal proprio stato, da un evento naturale o da un'altra persona. Il contratto è voluto in questo caso non c'è annullamento per il vizio del consenso. Il pericolo può essere putativo (fittizio). Rileva un interesse personale. STATO DI BISOGNO (ECONOMICO) Lo stato di bisogno, rileva un interesse patrimoniale. Si può verificare con urgenza, momentanea carenza di denaro, anche temporanea. Le difficoltà possono essere: morali e sociali. Ad esempio se il gioco e perdo dei soldi e per non perdere l'attività, c'è stato di bisogno. Non tutte le condizioni inique determinano rescindibilità, deve essere una lezione ultra dimidium (cioè oltre la metà del valore) e quindi eccessiva. Ad esempio ho bisogno di una cosa e la pago con un prezzo maggiore o più della metà. Solo se la sproporzione è grave e il valore della prestazione dato dal contraente sia maggiore del doppio del valore della controprestazione, si calcola con i valori di mercato. La lesione deve perdurare fino alla domanda di rescissione, perché la lesione potrebbe venire meno.

Le azioni di rescissione, sono solo stragiudiziali, in cui si deve restituire quanto ricevuto, se è impossibile si paga. Siccome sono quasi sempre contratti ad esecuzione istantanea, c'è un termine di prescrizione di 1 anno. L'articolo 1450 del codice civile stabilisce che: il contraente nei confronti del quale è stata richiesta la rescissione, la può evitare offrendo una riduzione del contratto secondo equità (proprio come accade nella risoluzione). L'offerta se è idonea accettato dal giudice a automaticamente, quindi la stabilisce il giudice. Roppo considera la rescissione come invalidità, cioè come annullamento, perché c'è un vizio del consenso. Secondo il professore non è così, perché nell'articolo 1491 del codice civile nell'annullamento si rileva il vizio del consenso e si può convalidare. Qui non accade perché si va a guardare oltre alla volontà, lo squilibrio, perché si vuole ripristinare, nonostante ci siano similitudini con l'annullamento. Nella rescissione la prescrizione è di 1 anno, si prescrive anche l'opponibilità dell'eccezione di rescindibilità. L'eccezione di annullamento si può opporre sempre. I CONTRATTI TIPICI L’articolo 1470 e seguenti disciplina l'istituto della vendita il quale stabilisce che: la vendita è un contratto consensuale quando per il perfezionamento è sufficiente il consenso delle parti; traslativo o costituzione di un diritto quando attua il passaggio della titolarità di un diritto da un soggetto all'altro esempio ha per oggetto il trasferimento della proprietà di una cosa o di un diritto verso il corrispettivo tramite un prezzo; a titolo oneroso quando entrambe le parti realizzano un vantaggio di tipo economico; normalmente con effetti reali quando l'effetto traslativo, cioè il trasferimento del diritto, è immediato e si

realizza al momento della stipula del contratto e ha un effetto obbligatorio. L'articolo 1376 del codice civile stabilisce gli obblighi principali del venditore: 1) 2) 3) 4)

effetto reale (trasferimento del diritto); effetto obbligatorio (consegna); obbligo di pagamento; garanzia (per l'assicurazione di essere il titolare, per evinzione, e per vizi).

Quando l'effetto reale dipende dalla consegna, in questi casi la vendita è ad effetto obbligatorio, perché il trasferimento del diritto è subordinato alla consegna. L'articolo 1378 del codice civile regola la vendita di cose individuate del genere, il quale stabilisce che: la proprietà si trasmette con l'individuazione, che può avvenire con la consegna al vettore o allo spedizionere. I contratti ad effetti obbligatori, sono quei contratti in cui l'effetto reale (cioè il trasferimento del diritto) è subordinato ad un effetto obbligatorio. La vendita è obbligatoria quando l'effetto reale è subordinato ad un'obbligazione (ad esempio la vendita di beni nel genere o di cose altrui). Ogni vendita comporta il sorgere di obbligazioni. La vendita può essere: ad effetti reali o ad effetti obbligatori. LA VENDITA DI COSE ALTRUI Nessuno può trasferire diritti di cui non è titolare. Nella vendita di cose altrui in teoria l'oggetto dovrebbe mancare o essere illecito. Ci dovrebbe essere nullità, ma l'ordinamento lo ammette e lo tutela.

L'articolo 1476 comma 2 e l'articolo 1478 del codice civile stabiliscono che: la vendita di cosa altrui è ad effetti obbligatori perché bisogna procurarsi il bene. Deve fare in modo che il compratore abbia il bene. L’articolo 1478 comma 2 stabilisce che: sorge per il venditore l'obbligo di procurarsi la cosa e di consegnarla al compratore nel termine stabilito d'accordo tra le parti o, in mancanza, fissato dal giudice. La proprietà del bene si trasferirà automaticamente in capo al compratore nel momento in cui il venditore diviene titolare della cosa; pertanto, non è necessario un successivo atto fra venditore ed acquirente stesso. Ad esempio c'è un appartamento, ma non sono proprietario; allora l'acquirente è mio creditore e devo acquistare l'appartamento. Questo contratto non si reputa nullo, ma da esso nasce un'obbligazione da acquistare. In caso di mancato acquisto del bene da parte del venditore, il compratore avrà diritto al risarcimento del danno; è discusso, peraltro, se a tal fine sia necessaria la colpa del venditore. Se il terzo non vende, si può agire per l'inadempimento o chiedere la risoluzione con risarcimento. Chi acquista un diritto è protetto non solo dalle norme dell'obbligazione, ma ha una garanzia contro l'altra unità della cosa. L'articolo 1479 del codice civile stabilisce che: se il compratore è in buona fede e non ha il bene, può chiedere la risoluzione con risarcimento (articolo 1223 del codice civile) e restituzione del prezzo pagato e il rimborso delle spese i pagamenti sulla cosa. Il comma 2 stabilisce che: se il deterioramento è imputabile al compratore, si deve detrarre dall'ammontare, il guadagno del compratore. Il comma 3 stabilisce che: sono rimborsabili le spese necessarie e voluttuarie (funzionali ad abbellimenti per incremento del valore). Sempre riguardo a quest'articolo possiamo dire che: il compratore è tutelato se chi vende non è titolare con la risoluzione e a lui spetterà il

risarcimento di spese fiscali, di trascrizione e della redazione dell’atto se il compratore è in buona fede. Che senso ha ammettere la vendita di cosa altrui? Perché si vuole tutelare l'affidamento di cosa altrui; inoltre se non vi fosse l'articolo 1479 del codice civile costringerebbe ogni acquirente a verificare la legittimanzione di proprietà. Se non fosse così si dovrebbe risalire sino al primo proprietario, ossia l'acquisto a titolo originario. Nelle vendite immobiliari ci sono le trascrizioni, ma non è garanzia assoluta di titolarità. C'è sempre il rischio che chi ha venduto non è proprietario, allora potremmo usucapire in 10 anni se c’è buona fede, invece del normale termine di vent'anni. Prima si pensava che in tutti i contratti c'erano obbligazioni, infatti l'articolo 1476 no3 del codice civile si sbaglia quando si qualifica la garanzia come obbligazione, è un effetto giuridico diverso. Nella vendita l'effetto reale si incrocia con l'obbligazione. Per evitare conflitti di interessi, l'articolo 1471 del codice civile stabilisce che: gli amministratori dello Stato non possono acquistare neanche all'asta pubblica, non possono acquistare beni dello stesso ente; stabilisce inoltre che il tutore non può acquistare beni che vuole cedere per conto del minore o dell'interdetto. È possibile vendere diritti sui beni futuri. L'articolo 1348 del codice civile stabilisce che: si può vendere un bene futuro, ma ci deve essere condizione sospensiva. La vendita di cose future viene disciplinata dall'articolo 1472 del codice civile, il quale stabilisce che: l'acquisto avviene quando la cosa viene ad esistere.

L’emptio spei è quel contratto aleatorio, in cui se non c'è raccolto il prezzo è dovuto, cioè il prezzo è dato prima, e si paga prima. In questo caso il contratto nasce a prescindere dall'esistenza della cosa. L’emptio rei sperata è quel contratto non aleatorio, perché si porge solo se ci sono effetti. Se il prezzo dipende dalla nascita del bene e se il bene non viene ad esistere il contratto è nullo. Il prezzo si paga dopo. L'articolo 1473 del codice civile regola l'arbitraggio, il quale stabilisce che: le parti possono affidare la determinazione del prezzo a un terzo, eletto nel contratto o da eleggere posteriormente. L'articolo 1474 del codice civile stabilisce che: se il prezzo non è determinato da uno che vende quei beni, c'è un'integrazione con clausola d'uso, si presume che le parti abbiano voluto riferirsi al prezzo praticato dal venditore. Il comma 2 stabilisce che: se il venditore non è professionista si applica il prezzo di mercato. L'effetto reale è per vendita di cosa generica e altrui. EVIZIONE L’evizione è la perdita del diritto acquisito, per ragioni presunte alla conclusione del contratto, che si ha per effetto della pretesa di un terzo (legittimo proprietario). Si verifica quando il compratore da il bene o quando il giudice lo constata. Ho anche evizione se la pubblica amministrazione ci esproprio del bene, e si sapeva prima, ma noi non lo sapevamo. Nell’evizione se la causa è successiva al contratto, il venditore non ha responsabilità. L'evizione è coperta da garanzia. Conta la buona fede dell’acquirente. L'articolo 1483 del codice civile regola l'istituto dell’evizione totale, il quale stabilisce che: Il venditore è, perciò, tenuto a restituire al compratore il prezzo e a rimborsargli le spese fatte per il contratto. Dovrà risarcire anche le spese della lite (giudiziale) (questa nozione è identica al

contenuto delle garanzie per cosa altrui). Quando si può sciogliere dal contratto, c'è risoluzione. L'articolo 1484 (1480) del codice civile regola l'istituto dell'evizione parziale (vendita di cosa parziale altrui), il quale stabilisce che: se chi vende, non è titolare dell'intero bene, il compratore può avere o risoluzione o risarcimento. Se non l'avesse mai acquistato, o se non è determinato può avere riduzione del prezzo (risoluzione parziale). Nel caso di vendita parziale di cosa altrui, il compratore può chiedere l'adempimento al debitore. C'è anche la garanzia per l'evizione parziale, la quale applica l'articolo 1480 del codice civile che permette di ottenere risoluzione e risarcimento se la causa è determinante, oppure riduzione del prezzo se la causa non è determinante. Perché il venditore può dare elementi contro la prestazione del terzo? L'articolo 1485 del codice civile stabilisce che: quando il compratore è citato in giudizio dal terzo che si ritiene il titolare, egli deve chiamare in causa il venditore (articolo 269 del codice di procedura civile). Se la chiamata non avviene, e il compratore è condannato, egli perde la garanzia per evizione se il venditore dimostra che avrebbe potuto evitarlo (perdita per impossibilità non imputabile). Il comma 2 stabilisce che: se il compratore riconosce il diritto del terzo, perde il diritto alla garanzia se non prova che non vi erano ragioni sufficienti per impedire l'evizione. Sospensione del pagamento: l'evizione, come abbiamo detto, la perdita in sede il diritto, quando c'è pericolo di rivendicazione. L'articolo 1481 del codice civile regola il pericolo di rivendica, il quale stabilisce che: c'è un rimedio in auto tutela. Il compratore può sospendere il pagamento del prezzo, il che lascia presupporre che legittima un "quasi" inadempimento. L'eccezione d'inadempimento, disciplinato dall'articolo 1460 del codice civile, col quale si stabilisce che: il contraente può rifiutarsi di eseguire la

controprestazione se l'altro si rifiuta di eseguire la sua (interpretazione analogica). In questo caso c'è il rischio d'inadempimento. Tuttavia non può rifiutarsi l'esecuzione se, avuto riguardo alle circostanze, il rifiuto è contrario alla buona fede. L'articolo 1482 del codice civile stabilisce che: si può sospendere il pagamento, se il diritto sulla cosa venduta ha garanzia reale o altri vincoli (Ad esempio sequestro conservativo in cui uno può fare sequestrare beni se c'è pericolo o pignoramenti). Il comma 2 stabilisce che il compratore può domandare un termine entro il quale si devono liberare i beni. Se alla scadenza del termine c'è ancora il vincolo, c'è risoluzione stragiudiziale per termine essenziale. L'articolo 1486 del codice civile stabilisce che: se il compratore ha riconosciuto il diritto del terzo e paga per evitare l'evizione, il venditore si può esonerare dalla garanzia per evizione restituendo soldi al compratore più eventuali spese. L'articolo 1487 del codice civile stabilisce che: i contraenti possono aumentare o diminuire la garanzia, o addirittura escludere la garanzia al venditore. La garanzia è un elemento naturale ed eliminabile. Il comma 2 stabilisce che: quando si esclude la garanzia, il venditore è assoggettato alla garanzia se l'evizione è per colpa sua (ad esempio una doppia vendita). La leva economica può portare a doppia vendita. L'articolo 1488 del codice civile stabilisce che: se viene esclusa la garanzia, non si applicano gli articoli 1479 e 1480 del codice civile perché sono in sequenza; se si verifica l'evizione il compratore riavrà solo rimborso spese ed il prezzo pagato. Se escludiamo evizione, non possono evocare vendita cosa altrui. L'articolo 1489 del codice civile stabilisce che: se il bene ha onere o diritti reali che diminuiscono il godimento, il compratore in buona fede può chiedere la risoluzione o diminuzione del prezzo.

Perché se c'è pignoramento il prezzo è sospeso, e inoltre in questo caso c'è risoluzione? Se c'è garanzia, il venditore lo può eliminare senza danneggiare nessuno, se c'è diritto reale e libero il bene, faccio un danno al terzo. GARANZIA PER VIZI OCCULTI DELLA COSA VENDUTA OPPURE GARANZIA EDILIZIA L'articolo 1490 del codice civile stabilisce che: il compratore ha la sicurezza che il diritto è sul bene integro, senza vizi materiali o occulti, che: rendono la cosa inidonea all'uso, o diminuiscono in maniera evidente il valore. Si può escludere la garanzia per vizi, ma non può essere esclusa se il venditore è in malafede. L'articolo 1491 del codice civile regola l'esclusione della garanzia, il quale stabilisce che: la garanzia non può essere applicata se il compratore sapeva dei vizi, anche se i vizi erano facilmente desumibili con la diligenza del buon padre di famiglia. L'articolo 1492 del codice civile, regola gli effetti della garanzia, il quale stabilisce che: gli effetti della garanzia, per vizi occulti sono gli stessi dell'actio debitoria (risoluzione) e quanti minoris (risoluzione parziale, riduzione del prezzo). Posso avere applicato l'articolo 1479 del codice civile della risoluzione o la riduzione del prezzo. Le due azioni sono irrevocabili. Il comma 3 stabilisce che: se la cosa è viziata e perisce per caso fortuito o colpa del compratore la garanzia è limitata alla riduzione del prezzo. L'articolo 1495 del codice civile stabilisce che: il compratore che vuole invocare la garanzia, deve denunziare il vizio entro otto giorni dalla scoperta. L'azione si prescrive, in ogni caso, dopo un anno dalla consegna del bene. Non è prescrizione, perché è un termine di durata della garanzia. La decadenza può essere decisa dalle parti.

Le prescrizioni, si verificano quando il diritto non può essere fatto valere per troppo tempo. Sarebbe prescrizionale se si dicesse un anno dopo la scoperta del vizio. La sicurezza non si protrae nel tempo ma è solo per vizi entro un anno dalla consegna. L'articolo 1495 comma 3 del codice civile stabilisce che: si può eccepire la garanzia che non si è potuta fare entro l'anno, e la posso eccepire se il vizio è entro l'anno dalla consegna e otto giorni dalla scoperta. La garanzia conferisce un'utilità al garantito, una sicurezza limitata temporalmente. Nella compravendita di schiavi o cavalli, se ho determinate caratteristiche non è colpa del venditore. Il modello di vendita del legislatore è quella di cosa determinata, in cui il bene è quello e a determinate qualità. GARANZIA EDILIZIA O PER VIZI OCCULTI Il modo di essere della cosa, non dipende dal venditore e non può esserci una obbligazione perché la cosa preesiste alla vendita. L'economia di massa ha portato la vendita ad essere seriale, il modello è diventato quello della cosa di genere. La direttiva 99 del 1994 recepita nel 2001 e nel 2005 col codice del consumo stabilisce che: nelle vendite tra consumatori e professionisti, il difetto di conformità è al centro della garanzia, perché deve avere caratteristiche usuali nel contratto, caratteristiche pubblicistiche e adatte all'impiego. Ci sono due rimedi: Il ripristino della conformità con riparazione o sostituzione a carico del venditore; qualora questo non fosse possibile o lecita, o non è effettuata

dal venditore, o arreca danni si può invocare la risoluzione o riduzione del prezzo. Vendita di beni feriali, disciplinata dall'articolo 132 del codice del consumo, il quale stabilisce che: il venditore è garante se il difetto di conformità si verifica entro due anni dalla consegna del bene. Il comma 2 stabilisce che: il consumatore decadde dai propri diritti se non denuncia il difetto entro due mesi dalla scoperta. Il consumatore deve provare che il vizio c'era alla conclusione del contratto, ma l'articolo 132 del codesto codice dice che: c'è una presunzione relativa, i difetti di conformità entro sei mesi dalla consegna si presumono originari. Il comma 4 stabilisce che: l'azione per i rimedi si prescrive entro due anni (durata) due mesi (per denunciare il vizio). C'è una sussidiarietà dei rimedi, si spinge alla tutela in natura del compratore, legato alla garanzia. La garanzia sulla conformità nel contratto. Oltre a questa garanzia reale c'è anche quella del produttore, ma una non esclude l'altra. Garanzia tra consumatore e professionista: nel codice del consumo si verifica quando c'è asimmetria di potere contrattuale. Garanzia dei contratti (articolo 1490 del codice civile) si verifica tra contraenti della stessa categoria. RISARCIMENTO DEL DANNO IN CASO DI VIZI OCCULTI L'articolo 1494 del codice civile stabilisce che: al compratore spetta il risarcimento del danno, sia nel caso di risoluzione del contratto (articolo 1453 del codice), sia nel caso di riduzione del prezzo (completamento della garanzia edilizia, prescinde dall'inadempimento). Se c'è buona fede del venditore, c'è il risarcimento del danno (risarcimento sganciato dall'inadempimento, è effetto della garanzia). Il comma 2 stabilisce che: il venditore deve risarcire, per danni causati dal vizio (danno

conseguenza) in quanto presupposto per l'azione è quindi la colpa del venditore, cioè il non essere stato sufficientemente attento nell'accertare e prevenire i vizi della cosa. In questo caso si viola l'obbligo di protezione. Se ad esempio compro un bene viziato e lo vendo, gli altri possono agire con l'articolo 1490 del codice civile (garanzia per i vizi della cosa venduta). L'articolo 1497 del codice civile disciplina la mancanza di qualità, il quale stabilisce che: sono qualità gli attributi del bene che lo rendono utile e funzionale all'uso cui è destinato. Si distinguono in qualità essenziali che sono gli attributi che rendono il bene idoneo all'uso; e qualità promesse che sono gli attributi ordinari del bene, che però vengono specificamente indicati nel contratto, e quelli speciali eventualmente pattuiti dalle parti. Quando la cosa venduta non ha le qualità promesse e essenziali, il compratore può chiedere la risoluzione ai sensi dell'articolo 1453 del codice civile. Il comma 2 stabilisce che: è soggetto all'articolo 1453 del codice civile se il difetto di qualità essenziali è un vizio, cioè se rende la cosa, ma completamente diversa da quanto era stato pattuito (aliud proaliu). Quindi abbiamo: i vizi con 2 anni di prescrizione e onere di 8 giorni; mancanza di qualità con 10 anni di prescrizione, e onere di 8 giorni; aliud proaliu con 10 anni di prescrizione e senza oneri denunzia, questa si verifica se il bene a un uso completamente diverso da quello del contratto. L'articolo 1498 del codice civile, regola il pagamento del prezzo, il quale stabilisce che: il compratore deve pagare nel termine e nel luogo fissato. Il comma 2 stabilisce che: se non c'è pattuizione il pagamento deve avvenire al momento della consegna e nel luogo dove questa si esegue. L'articolo 1477 del codice civile stabilisce che: la cosa deve essere consegnata nello stato in cui si trova al momento della vendita. Il

venditore è garante delle qualità. Il comma 2 stabilisce che: la cosa deve essere consegnata insieme ad accessori, pertinenze e frutti. L'articolo 1499 del codice civile stabilisce che: se la vendita ha ad oggetto un bene fruttifero, decorrono interessi sul prezzo anche se non è esigibile. GARANZIA DI BUON FUNZIONAMENTO La vendita speciale, è una disciplina speciale del contratto di vendita in ragione dell'oggetto. L'articolo 1512 del codice civile stabilisce che: la garanzia di buon funzionamento è un anticipo del sistema introdotto con la vendita di beni di consumo. Se il venditore ha previsto il funzionamente del bene, il compratore deve dare il difetto entro 30 giorni dalla scoperta e l'azione si prescrive 6 mesi entro la scoperta, è un termine di durata. Questo ha una durata inferiore dell'articolo 1495 del codice civile perché il contenuto è più ricco. Il comma 2 stabilisce che: il giudice può assegnare al venditore un termine entro il quale il venditore deve riparare o sostituire il bene per avere corretto funzionamento. Questo però non è applicabile agli contratti tra professionisti e consumatori, ma invece è applicabile al rapporto tra imprese e consumatori. Nell'articolo 130 del codice del consumo c'è il diritto di ripristino prioritario. È prioritario se non ritenga opportuno da riparare o sostituire, può risolvere o ridurre il prezzo. (Rapporto tra professionisti e consumatori). L'articolo 1500 e seguenti del codice civile regolano il riscatto convenzionale, i quali stabiliscono che: la vendita ha effetto traslativo con le regole usuali (consenso) ma il venditore può riacquistare la titolarità del bene con un prezzo e le spese. Il comma 2 stabilisce che: l'accordo che restituisce un prezzo più alto è nullo parzialmente, in questo caso viene corretto il contratto è ridotto il prezzo.

L'articolo 1501 del codice civile regola i termini per il riscatto, il quale stabilisce che: il contratto per mobile è non più di due anni, per gli immobili non più di cinque anni, non si può prevedere più lungo. (Nullità parziale con sostituzione di clausola, articolo 1399 del codice civile). L'articolo 1502 del codice civile stabilisce che: se il venditore deve restituire prezzo, le spese e ogni altro pagamento legittimamente fatto per la vendita, le spese per le riparazioni. Il compratore non può rifiutarsi fino al rimborso delle spese necessarie, solo se non gli dà i soldi ed egli può rifiutarsi. E’ un diritto potestativo, perché si può modificare l'altrui sfera giuridica senza nell'altro si può sottrarre. Il rimborso (restituzione) del prezzo si configura come un onere, ossia come un comportamento doveroso cui un soggetto è tenuto se vuole ottenere un effetto giuridico (risultato) per lui vantaggioso (nel caso, riacquistare la proprietà). Si tratta di un mezzo di autotutela (ossia di difesa) riconosciuto al compratore per il rimborso delle spese necessarie ed utili da lui sostenute. Il riacquisto non è frutto di un altro contratto. L'articolo 1503 del codice civile regola l'esercizio del riscatto, il quale stabilisce che: il venditore decade dalla propria facoltà di riscatto se non lo comunica al compratore e non restituisce somma per il rimborso del prezzo. Il comma 2 stabilisce che: il venditore deve fare offerta reale delle somme al compratore entro 8 giorni dal termine. Se la faccio dopo, ho il rischio di perdere il diritto. Anche la dichiarazione di riscatto, deve essere formale perché il riscatto è un contratto formale. L'articolo 1504 del codice civile disciplina l'effetto reale del riscatto, cioè il caso in cui il riscatto può essere opposto ai terzi: il venditore può far valere il riscatto nei confronti del compratore e chiedere il rilascio del bene. La trascrizione del patto di riscatto lo rende opponibile ai terzi.

L'articolo 1505 del codice civile stabilisce che: il venditore può ottenere la restituzione del bene libero da garanzie, ma deve compensare le locazioni che hanno data certa ma, per non più di 3 anni. (Non vale per diritti reali minori) VENDITA CON RISERVA DI PROPRIETA’ La vendita con riserva di proprietà, è la vendita a rate. Questa viene disciplinata dagli articoli 1523 e seguenti e consente l'adempimento parziale a scadenza. L'articolo 1523 del codice civile stabilisce che: il contratto si conclude col consenso, ma non ha immediata efficacia reale, perché il trasferimento del diritto sia ha dopo l'ultima rata di prezzo, ma assume il rischio dal momento della consegna, quindi se il bene perisce il compratore deve comunque pagare il bene (se il compratore non è immesso immediatamente nel possesso). L'articolo 1465 del codice civile stabilisce che: l'acquirente si assume l’alea (il rischio) connesso alla perimento del bene per causa non imputabile all’alienante. Nell'articolo 1463 del codice civile nei contratti sinallagmatici si risolve il contratto. Res perit domino: nel caso in cui si verifichi il perimento della cosa a causa di un evento fortuito non imputabile all'alienante, quando ancora essa si trovi presso quest'ultimo, l'acquirente non è liberato dall'obbligo di eseguire la sua prestazione (né qualora l'abbia già eseguita può pretenderne la restituzione) sebbene la cosa non gli sia stata consegnata, quindi dopo il trasferimento del diritto non c'è risoluzione. Nei contratti con prestazioni corrispettive, il contratto si scioglie nella vendita. Il principio del consenso traslativo non si applica nei contratti di compravendita di cose generiche o fungibili, di cose future, di cose altrui; questi contratti costituiscono, secondo la dottrina, ipotesi di vendita obbligatoria (l'obbligo di consegna accessorio), perché per il

trasferimento della proprietà è necessaria l'esecuzione di una prestazione da parte dell'alienante, e cioè, rispettivamente, l'individuazione, la realizzazione e l'acquisto della cosa. Il momento in cui si verifica il trasferimento o la costituzione del diritto è importante perché il rischio del perimento del bene (la cosa oggetto del diritto) grava sull'acquirente, correndo il pericolo della perdita, in virtù del principio romanistico res perit domino. Quando l'articolo 1465 del codice civile si applica a contratti reali immediati, c'è un effetto vantaggioso ma anche un rischio. Il comma 2 stabilisce che: qualora sia stato stabilito un termine iniziale di efficacia, il rischio del perimento della cosa grava sul soggetto che non ha ancora acquistato il diritto, dal momento che l'effetto traslativo o costitutivo si verificherà alla scadenza del termine. Per la vendita a rate, nonostante non c'è termine o condizione sospensiva, l'effetto reale è subordinato al pagamento del prezzo. Se il bene perisce devo sempre pagare le rate sia per beni di specie che per beni di genere. Questa è una delegazione al res perit domino, visto che ancora non sono titolare ma pago già le rate. Nella vendita a rate, ci sono vincoli e vantaggi. L'articolo 1525 del codice civile stabilisce che: anche se c'è patto contrario, il mancato pagamento di una rata non può invocare risoluzione per inadempimento, tranne se non sia superiore ad 1/8 del prezzo. In questo caso si applica l'articolo 1455 del codice civile cioè l'importanza dell'inadempimento. L'articolo 1526 del codice civile stabilisce che: se c'è risoluzione per inadempimento del compratore, il venditore deve restituire al compratore le rate tranne una somma per l'utilizzo del bene del compratore. Se le rate rimangono al venditore come indennità, è una penale. Il comma 2 stabilisce che: il giudice può ridurre l'indennità se eccessiva rispetto all'inadempimento. Il comma 3 stabilisce che: le regole precedenti (restituzione) si applicano anche nel caso di locazione, e con il

pagamento dell'ultima rata che trasferisce il diritto di proprietà. La vendita a rate può essere fatta come locazione. Questo vale anche per il leasing in cui l'utilizzatore chiede alla società di acquistare un bene per darglielo. Nella locazione è nella titolarità di controparte, nelle leasing no. LA PERMUTA Tra i contratti di cambio c'è la permuta. La permuta è il baratto, trasferimento di titolarità con due effetti reali corrispettivi, essa è consensuale con prestazione corrispettiva e reale. La prima forma di attività mercantile è la permuta. Ad essa si applica la disposizione del contratto di vendita, cioè l'articolo 1555 del codice civile, interpretato in maniera analogica. Nell'analogia legis, dobbiamo trovare un caso simile o analogo a quello che abbiamo. L'articolo 1553 del codice civile stabilisce che: c'è la garanzia per evizione della vendita. Ma il permutante che ha sofferto l’evizione per il bene, se non vuole riaverlo, può chiedere a controparte il suo valore di mercato. Vi è quindi tutela del permutante. Belfiore sull'articolo 1553 del codice civile ha costruito il risarcimento sostitutivo, questo articolo testimonia che sia possibile chiedere il risarcimento anche se la prestazione è possibile. Questo è un abbaglio. CONTRATTO ESTIMATORIO Il contratto estimatorio ha effetti reali ma eventuali. Esso viene disciplinato dall'articolo 1556 del codice civile, il quale stabilisce che: una parte consegna cose mobili e l'altra ne paga il prezzo, tranne se restituisce le cose entro il termine. Ad esempio sono in politica e devo fare una rassegna stampa dei quotidiani, me li faccio dare e quelli che vogliono li tengo e li pago, gli altri no.

Allo spirare del termine per la riconsegna, si paga il prezzo del bene se non lo restituisce. L'articolo 1557 del codice civile regola l'impossibilità di restituzione, il quale stabilisce che: chi ha ricevuto le cose non è liberato dall'obbligo del prezzo, se la consegna è divenuta impossibile per causa non imputabile. Nessuno può essere obbligato a fare cose impossibili, quindi questo è un impegno di garanzia che dice che in ogni caso l'altro avrà il prezzo, non è un'obbligazione. SOMMINISTRAZIONE La somministrazione un contratto di scambio, e il prototipo dei contratti di durata. L'articolo 1559 del codice civile disciplina la somministrazione, il quale stabilisce che: una parte si obbliga ad eseguire prestazioni periodiche e continuative. Queste prestazioni possono essere forniture di beni (scambio) o prestazione di servizio se ha ad oggetto cose diverse da beni (connessione). La somministrazione è un contratto con prestazioni corrispettive ad effetti obbligatori, ( nell'effetto reale ci vuole la somministrazione). Essa vale per beni di genere. L'entità delle somministrazioni deve essere pattuita. Le parti potrebbero pattuire una soglia massima e minima, e l'avente diritto comunicherà di quanti beni ha bisogno (determinabilità dell'oggetto).Se le parti non lo specificano, l'entità è determinata per relationem (determinazione dell'oggetto del contratto) con il normale fabbisogno. Le parti determinano il prezzo e il pagamento alla scadenza delle singole prestazioni, ed è commisurato alla percentuale di beni consegnata. Se la somministrazione è a carattere continuativo, per il prezzo si usa quella del mercato.

Il termine per l'inadempimento è a vantaggio della parte. L'articolo 1455 del codice civile stabilisce che: l'entità dell'inadempimento di non scarsa importanza, giustifica la risoluzione. L'articolo 1564 del codice civile, deroga all'articolo 1455 del codice civile, il quale stabilisce che: per risolvere l'inadempimento, deve avere notevole importanza e per avere la risoluzione deve menomare la fiducia nell'esattezza dei suoi successivi adempimenti. Questo è un contratto che poggia sulla fiducia e tutela la conservazione del contratto. La norma in esame integra la disciplina generale dettata in tema di risoluzione; essa, comunque, può essere derogata dalle parti, ad esempio, con clausole che prevedono la risoluzione automatica per il solo fatto del mancato pagamento tempestivo di una bolletta (si pensi ai contratti di forniture conclusi con l'ENEL e con la Telecom). L'articolo 1565 del codice civile stabilisce che: l'avente diritto può sospendere il pagamento per inadempimento tale da non giustificare la risoluzione. Il somministrante può sospendere l'erogazione anche se l'inadempimento sia di lieve entità (cosa che non accade in base al combinato disposto di cui agli artt. 1460 e 1455). Parte della dottrina ritiene che sia ammissibile la sospensione immediata quando l'inadempimento è di non lieve entità ma non tale da menomare la fiducia nell'adempimento successivo. Altra dottrina ritiene inconcepibile un notevole inadempimento che non sia in grado di menomare la fiducia del creditore. I due esiti del diritto di prelazione sono: il patto di preferenza e il patto di esclusiva. Il patto di preferenza, disciplinato dall'articolo 1566 del codice civile, quale stabilisce che: le parti possono introdurre un patto che preveda che l'avente diritto si obbliga a preferire, a parità di condizione, il somministrante in un futuro contratto. Questo contratto è valido se è

entro 5 anni, se è di più, è nullità parziale. La prelazione obbligatoria, è l'unico rimedio, è il risarcimento del danno se il somministrato non comunica. Il patto di esclusiva, disciplinato dall'articolo 1567 del codice civile, stabilisce che: le parti possono pattuire una clausola che prevede che l'altra parte si obbliga a non ricevere stessi beni da altri. È un'obbligazione limitata all'oggetto della somministrazione durante il contratto. L'articolo 1568 del codice civile disciplina l'esclusiva a favore dell'avente diritto alla somministrazione, il quale stabilisce che: se la clausola di esclusiva è pattuita a favore dell'avente diritto alla somministrazione, può somministrare solo quello in quella zona. La somministrazione può prevedere che l'avente diritto riceva i beni e promuova i beni nella zona assegnatagli (c'è un intreccio ancora più stretto). Questa è "simile" al franchising (si verifica tra imprenditori, in cui l'affiliato entra nella rete distributiva dell'affiliante). La concessione di vendita si divide in: somministrazione e mandato. La somministrazione, di regola è a tempo indeterminato (non significa che dura per sempre, ma significa che è senza determinazione di tempo finale). Questa è un contratto in cui le parti specificano il termine, se non lo è specificato c'è il diritto di recesso, perché ci vuole il preavviso. Oltre al recesso convenzionale, c'è il recesso legale per cose a tempo indeterminato. LOCAZIONE La locazione, viene disciplinata dagli articoli 1571 e seguenti del codice civile. La locazione sta al contratto di godimento, come la vendita sta a quelli di scambio.

Una parte (locatore) mette a disposizione e fa godere un mobile o immobile verso il pagamento di un corrispettivo dal conduttore, che si chiama canone. La locazione può essere a prestazioni corrispettive con effetti obbligatori, consensuali e finalizzata a far godere. Essa può essere a tempo determinato, cioè se è determinato a più di nove anni è atto eccedente l'ordinaria amministrazione (conseguenze per tutore, curatore). Essa può essere anche a tempo indeterminato. L'articolo 1350 del codice civile stabilisce che: la locazione è un atto che deve farsi per iscritto. L'articolo 1383 del codice civile stabilisce che: la locazione non può essere superiore a trent'anni, se il termine è più lungo se nullità parziale con sostituzione di clausola. Se la durata non è determinata, l'articolo 1574 del codice civile fornisce termine orientativo se non c'è termine. Se la locazione è per immobili non mobiliati, cioè senza arredamento, la durata è di 1 anno. Se sono mobiliati la durata è commisurata alla pigione, cioè le rate del canone. Si chiama pigione solo per immobili ad uso abitativo. L'articolo 1575 del codice civile disciplina le obbligazioni principali del debitore, il quale stabilisce che: il locatore ha l'obbligo di consegnare il bene di buono stato, mantenerlo in stato per l'uso consentito e di garantire pacifico godimento (ha chiamato godimento una prestazione, stesso errore dell’articolo 1476 del codice civile (il quale stabilisce che: il bene deve essere consegnato per consentire al conduttore l’uso). Il comma 2 regola il mantenimento del bene per l’uso del godimento, il quale ha in parte forma dell’obbligazione.

L’articolo 1576 del codice civile stabilisce che: il locatore deve effettuare riparazioni necessarie e quelle di piccola manutenzione sono a carico del conduttore. L’articolo 1577 del codice civile stabilisce che: il conduttore può fare a proprie spese le riparazioni necessarie comunicandolo al locatore, così poi restituisce i soldi. Per beni mobili, le spese di consenso sono a carico del conduttore. Queste sono norme imperative. L’articolo 1578 stabilisce che: se alla consegna il bene è viziato, e il vizio diminuisce l’idoneità dell’impiego, il conduttore può avere risoluzione o riduzione del prezzo. Il vizio può essere escluso o ridotto ( testimonia che è un elemento naturale), salvo che il locatore ha nascosto i vizi in malafede o rendono impossibile l’utilizzo del bene. Non si può escludere la garanzia, perché verrebbe meno la causa del contratto. Il comma 2 stabilisce che: la garanzia può essere completata con risarcimento del danno. L’articolo 1581 del codice civile stabilisce che: la garanzia coinvolge anche i vizi sopravvenuti, oltre a quelli manifesti alla vendita. Sembra che non c’è termine entro il quale i vizi sono garantiti, ma il termine è la durata del contratto di locazione. L’articolo 1580 del codice civile stabilisce che: se il bene locato è viziato ed i vizi espongono a rischi, si può ottenere la risoluzione anche se i vizi erano noti ed ha rinunciato. Anche se è a rischio della salute di parenti, se danneggia i miei parenti, agisco con responsabilità contrattuale. E’ una garanzia. Tutto quanto appena detto si può risolvere perché prevale la tutela della persona. Nel contratto con effetti protettivi del terzo, gli obblighi di protezione sono per la gestante e il concepito ( come nell’articolo 1580 del codice civile, i terzi sono i parenti).

La rinunzia alla garanzia si fa per un beneficio economico. La protezione dell’articolo 1580 del codice civile dice che la protezione è anche verso i parenti non congiunti. Il legislatore dice che il mantenimento del bene è un obbligazione, ma lo è solo in parte, perché è anche garanzia. L’articolo 1582 del codice civile stabilisce che: il locatore ha il divieto di apportare innovazioni che diminuiscono il godimento della cosa. L’articolo 1583 del codice civile stabilisce che: le riparazioni urgenti sono ammesse, ma c’è un ridimensionamento del canone al tempo, per il quale il conduttore non ha goduto del bene. L’articolo 1575 del codice civile stabilisce che: la garanzia di pacificazione del godimento, è definita obbligazione, ma è una garanzia. L'articolo 1585 del codice civile stabilisce che: il locatore assicura che il conduttore sarà indenne da molestie di terzi che impediscono il godimento a condizione che, siano per rivendicazione del bene. L'articolo 1586 del codice civile regola la garanzia dell'articolo 1585 del codice civile, il quale stabilisce che: se il terzo effettua molestie invocando diritto, il conduttore ha l'onere di avvisare il locatore, pena risarcimento del danno (garanzia che si traduce in obbligo). Se la molestia si traduce in rivendicazione, il locatore ha l'obbligo di assumere su di sé il giudizio. L'obbligo di garanzia, sul piano processuale, si concretizza nel sollevare il conduttore dall'onere di contestare le pretese fatte valere dai terzi molestanti nei suoi confronti. Il locatore si assume le responsabilità. L'articolo 1585 comma 2 stabilisce che: le molestie di fatto non sono coperte da garanzia. La garanzia protegge le molestie di fatto tranne del conduttore può provvedere da se.

L'articolo 1587 del codice civile regola l'obbligazione principale del conduttore, il quale stabilisce che: il conduttore deve prendere in consegna la cosa ed utilizzarla con diligenza del buon padre di famiglia, per l'uso e la durata stabilita. Deve rispettare inoltre, la condizione d'uso e pagare la pigione. Qui la diligenza è una perizia per determinare il contenuto della prestazione. Il perimento è l'impossibilità assoluta della prestazione di riconsegna. Il deterioramento è parziale. L'articolo 1588 del codice civile stabilisce che: il conduttore risponde della perdita per deterioramento, sempre che non derivino da causa non imputabile (uguale all’articolo 1256 del codice civile). Inoltre questo articolo dice che la perdita dovuta ad incendio non è causa non imputabile. Il comma 2 stabilisce che: il conduttore paga per perdita dell'arredamento legata a persone che temporaneamente sono state in contatto. L'articolo 1590 del codice civile stabilisce che: il conduttore deve consegnare la cosa nello stesso stato o nello stato di deterioramento dovuto all'uso normale. Vista che l'incendio è frequente, c'è un incentivo del conduttore a cautelarsi. CESSIONE DEL CONTRATTO Nella cessione del contratto di locazione, disciplinata dall'articolo 1406 del codice civile, il quale stabilisce che il conduttore può essere sostituito. Entrare nella parte vuol dire assumere obblighi e diritti. La cessione è una prerogativa delle parti dei contratti con prestazioni corrispettive, ma ci vuole il consenso.

L'articolo 1406 del codice civile stabilisce anche che: la controparte deve a consentire la cessione e le prestazioni non devono ancora essere state eseguite. Nei contratti con prestazioni continuative, questo può avvenire. L'articolo 1407 del codice civile stabilisce che: i contratti se hanno previsto la facoltà di cessione, se è dato preventivamente, la cessione è efficace quando viene notificata a controparte. (Opponibilità simile all'articolo 1264 del codice civile). La cessione, se non la si notifica, non avrà effetto. L'articolo 1408 del codice civile stabilisce che: il cedente è liberato dalle prestazioni quando la cessione è efficace. Il ceduto, quando accetta, può dichiarare di non liberare il cedente. Se il cessionario è inadempiente, il ceduto entro 15 giorni deve dirlo al cedente. Se il cessionario non adempie, il ceduto deve dirlo al garante (cedente). L'articolo 1409 del codice civile stabilisce che: ceduto e cessionario (nuova parte), il ceduto può opporre al cessionario le eccezioni che scaturiscono dal contratto (nullità) ma non quelle personali. Il ceduto può riservare di opporre le eccezioni personali col cedente (compensazione). Quest'ultima è un'eccezione. L'articolo 1410 del codice civile stabilisce che: il cedente deve garantire la validità del contratto. Il comma 2 stabilisce che il cedente può incentivare il cessionario, il quale può assumersi la garanzia di controparte, con fideiussione. Se uno prende in locazione un appartamento, posso sublocare e ci sarà subconduttore da qui può scaturire la cessione del contratto. Questo è il così noto subaffitto. In questo caso ci sono 2 contratti, perché abbiamo il rapporto tra conduttore e il locatore

L'articolo 1595 del codice civile stabilisce che: il locatore nei confronti del subconduttore può agire per l'inadempimento. Il locatore scavalca il subconduttore per ottenere il pagamento del canone, per tutelare il locatore. L'articolo 1596 del codice civile stabilisce che nei contratti a tempo determinato, il contratto si scioglie allo scadere senza disdetta. Nei contratti a tempo, facendo riferimento all'articolo 1574 del codice civile, il quale stabilisce che: nel contratto indeterminato bisogna fare riferimento ai suoi termini. Perché sono stati fissati questi termini? Sono funzionali all'esercizio della facoltà di disdetta, ci vuole però un preavviso. La facoltà di disdetta determina lo scioglimento. Nella specie, la disdetta ha la funzione di evitare il rinnovo tacito della locazione, che si verifica automaticamente; deve intervenire nei 6 mesi antecedenti alla data di scadenza del contratto. La licenza di fine locazione sia ha due mesi prima della scadenza dell'anno, in quelli ammobiliati, dove il canone si calcola. L'articolo 1597 del codice civile stabilisce che: quando il conduttore rimane nella detenzione, se il contratto è a tempo determinato o indeterminato e non è stato comunicato (rinnovazione), la disdetta del contratto è rinnovata alle condizioni precedenti. In questo caso questo sarebbe un contratto concluso per fatti concludenti. Se il contratto è a tempo determinato, se non lo manda via dalla casa, deve rimanere o essere lasciato nell'immobile. LOCAZIONE IMMOBILIARE AD USO ABITATIVO E NON Il godimento dell'immobile per uso abitativo è un 'interesse personale; nell'abitazione dell'immobile a uso non abitativo è un interesse economico.

La disciplina vincolistica, il legislatore per tutelare gli interessi, limitò la libertà dei contraenti, predeterminando il controllo del contratto, bloccando il canone di locazione con codice civile del 1942, nel 1978 c'è la legge equo canone che ha regolato la locazione immobiliare. La durata e il canone sono alla libertà delle parti. Per garantire l'accesso di tutti alla prima abitazione, il legislatore nel 1978 ha introdotto una normativa imperativa su durata e canone. Per la durata non poteva essere esigua, per il canone si predeterminava il canone in misura percentuale al valore (più del 3%) dell'immobile, perché garantire canone basso significava un vantaggio nei confronti di quelli che non possono comprare un immobile. La normativa ha depresso il mercato (ci sono due interessi contrapposti nella locazione) dell'immobile, c'erano troppi rischi e la remunerazione era bassa, allora la gente preferiva lasciare vuoto oppure darlo per uso non abitativo. L'articolo 27 e seguenti della legge 392 del 1978 stabilisce che: per uso non abitativo, le esigenze dell'imprenditore avere un contratto non troppo breve, in esso il canone è libero, ma la durata deve essere non inferiore a 6 anni, e con attività alberghiere non può essere inferiore a 9 anni. L'articolo 820 del codice civile include tra i frutti civili anche il canone. Lo sfratto è stato introdotto per consentire al locatore di acquistare il bene nuovamente (questo è un rischio), se c'è inadempimento o il contratto è concluso (Fanno l'accesso ai luoghi). C'è il blocco degli sfratti per vecchi, l'articolo 2 della costituzione ammette il principio di solidarietà. Primo rinnovo: con lo spirare dei sei anni, il contratto è rinnovato tranne se il locatore (articolo 29 comma 1 della legge sopra indicata stabilisce che: se vuole usarlo per abit sua o di parenti in linea retta di primo grado o per fare loro un'attività economica o l'immobile deve essere demolito,

ricostruito o restaurato. (Questo deroga l'articolo 1596, cioè legge speciale). Solo per i maturi previsti, ci vuole il diniego di locazione. Per uso diverso da quello abitativo, il conduttore ha prelazione sulla vendita e sul rinnovo. Prelazione sulla vendita: il locatore che vuole cedere, deve comunicare la proposta più vantaggiosa al conduttore, che si offre uguale acquisto, si ha l'esigenza di continuità. Se il locatore non informa il conduttore, può ottenere la restituzione dell'immobile (deve pagare) con rilascio. Ci sarebbe quindi per il terzo l’evizione, per un diritto di prelazione reale (si hanno effetti reali perché recupero il bene), il terzo può ottenere risoluzione, spese e al risarcimento (articolo 1479). L'articolo 34 della legge 392 del 1978 stabilisce che: quando il contratto è sciolto, tranne se si scioglie per inadempimento o fallimento, il locatore proprio per immobili ad uso economico dovrà un'indennità per perdita d'avviamento pari a 18 volte il canone o 21 nel caso di attività alberghiere, perché rischia di perdere i clienti. Il conduttore può avere un'altra indennità dell'immobile sarà dato ad un concorrente. L'avviamento è la presa sul mercato. Dall'articolo 27 a seguire della legge 392 del 1978 sono norme vigenti ma per immobili ad uso non abitativo. I primi 26 sono stati abrogati dalla legge 431 del 1998, che è la norma che regola i immobili ad uso abitativo. Nel 1992 sono stati abrogati, quindi visto che l'equo canone era sbagliato, è stata attenuata la loro interattività, si applicavano le leggi tranne se non si fanno assistere nella stipula dalle associazioni rappresentative della loro categoria nella zona. Per derogare l'equo canone bisogna farsi assistere da associazioni. Nel 1996 è stato dichiarato irragionevole perché non chiariva ai soggetti l'operato e l'assistenza. Oggi si vuole fare una normativa in cui il datore che licenzia per giusta causa può essere risentito, si vuole derogare facendo accordi per derogare questi articoli del codice del lavoro.

Nel 1998 è stata fatta la legge 431 del 1998 che liberalizza il canone, ma ha durata predeterminata, non inferiore a 4 anni e rinnovabile di 4 anni al primo rinnovo. - Articolo 1: durata; - Articolo 3: disdetta, è rinnovato automaticamente per gli stessi motivi della legge del 1978 più o meno. Tutti gli atti relativi ad esso devono avere forma scritta. La legge 431 del 1998 per constatare l'evasione vuole che il contratto di locazione sia in forma scritta anche per meno di 9 anni, e non si può ottenere un contratto superiore a quello scritto nel contratto. Per rendere il conduttore un agente del fisco, per evitare che non ci sia evasione. LEASING Il leasing un contratto di finanziamento, vicino al mutuo. Si dice che atipico, ma ormai è nominato. Nel leasing vi è un rapporto trilaterale. Leasing finanziario: La locazione finanziaria, si verifica quando un soggetto (utilizzatore) richiede al lessor (locatore) l'acquisto di un bene o la fabbricazione di un bene da dargli in godimento pagando il canone. Il bene non è nel patrimonio di chi fa leasing, l'utilizzatore ha locazione all'acquisto. Il concedente si accorda a mantenere ferma l'offerta è di un prezzo concordato. L'utilizzatore assume tutti i rischi del perimento, ma nella locazione (articolo 1588 del codice civile) il conduttore è esente da responsabilità. Non è vendita a rate perché non è detto che diviene proprietario. Il leasing è alternativo al mutuo, invece che darci la somma ci da il bene. Le due parti sono necessariamente imprenditori.

La causa di finanziamento è il contratto di finanziamento. È un business to business. La società di leasing deve essere una banca o una società di intermediazione mobiliare iscritta ad un albo. Ad essa si applicano le norme dei servizi bancari e finanziari. Il TUB (385 del 1993) regola contratti, servizi bancari e finanziari, in cui ai sensi degli articoli 115 e seguenti: ci vuole forma scritta, cioè lo ius variandi (modificare il contratto) ma solo nel contratto a tempo indeterminato. Lo ius variandi è una deroga alla vincolatività del contratto. Il leasing operativo è una vera e propria locazione. La società è anche titolare o produttrice del bene. Esso ha causa di godimento, infatti si fa godere il locatore di un bene. Il rischio è in capo al conduttore, al quale si applica l'articolo 1588 del codice civile. Si applicano per analogia le regole sulla locazione. I servizi aggiuntivi: la differenza è che ci sono anche altri servizi sul bene, per questo non è solo locazione. Sale lease back: questa è una locazione finanziaria in cui il proprietario è già proprietà del bene. Egli vende un bene alla società e la società poi gli paga il prezzo, ma l'utilizzatore continua a detenere il bene, e c'è opzione per riacquistare (Trigoria). L'articolo 2744 disciplina il divieto del patto commissorio: perché si pensava fosse una frode alla legge, perché aggira il divieto di patto commissorio, perché si presta a camuffare la creazione di una garanzia reale tipica. Perché il bene è come se fosse una garanzia, perché il canone mensile è come se fosse la rata di restituzione della somma e l'ultima rata più cospicua è rappresentata dal riscatto. Se non pago la rata, perde il diritto di proprietà.

Sostanzialmente il diritto sul bene ce l’ho sempre. Secondo alcuni è in frode alla legge, ma la legge dice che non viola la legge ma viola l'articolo 2744 del codice civile, quando analizzando in concreto il contratto si verifica che la proprietà non è transitata all'inizio dell'operazione. Si capisce quando il prezzo di riacquisto finale è esiguo. È sintomo che non è solo leaseback, ma mutuo con garanzia atipica e che viola l'articolo 2744. COMODATO Il comodato è un contratto tipico che ha causa di godimento, il comodato è gratuito. Esso è diverso dalla locazione. Viene disciplinato dagli articoli 1803 e seguenti del codice civile. L'articolo 1803 del codice civile stabilisce che: il comodato è il contratto col quale il comodante consegna al comodatario un bene con l'obbligo di conservarlo e restituirlo in natura alla scadenza, servendosene nel modo previsto. Ha effetti obbligatori come la locazione, è un contratto reale, quindi ci vuole la consegna. Nei contratti onerosi si consegna del bene perché si vogliono i soldi. Nei contratti gratuiti come il comodato, l'accordo sul consumo non è forte sufficientemente quindi ci vuole la consegna effettiva della cosa. Il godimento non è per ragioni economiche. Si può usare per fidelizzare (rendere fedele il cliente). Il comodato è un prestito d'uso per ragioni altruistiche. Contratto non vuol dire scambio, il comodato si fonda sulla fiducia. Nel comodato abbiamo il godimento che prescinde dalla lo scambio (al naturale), inoltre che è gratuito, ma può essere oneroso, in quel caso

potrebbe essere un contratto stipulato per evitare oneri fiscali della locazione e anche altri obblighi. Per vedere se è stimolato bisogna vedere la causa e vedere se è prestazione di fare e godere o prestito d'uso (si immette nell'adozione il comodatario). Nella locazione vi sono molte prestazioni e obblighi, nel comodato il comandante consegna solo il bene, non c'è cooperazione. Nella locazione c'è, quindi per questo è gratuito. Se il comandante consegna il bene (prestazione istantanea), il comodatario può godere del bene e deve custodirlo con diligenza e poi restituirlo con uno stato di determinazione normale alla scadenza del termine o per contratto indeterminato su richiesta del comodante. L'articolo 1809 del codice civile stabilisce che: si deve restituire il bene nel giusto tempo, ma quando c'è un termine, se il comandante per un bisogno lo vuole, deve restituirlo (in caso di necessità). Questo è possibile perché è gratuito, per contratti onerosi è permesso con il beneficio del termine (in caso il debitore è in condizioni gravose e il creditore chiede prima). L'articolo 1811 del codice civile stabilisce che: se il comodatario muore, il comandante, può esigere la restituzione del bene dagli eredi anche se il termine non è scaduto, perché vi è un rapporto fiduciario, secondo l'articolo 1260 del codice civile non si possono cedere crediti personali. La struttura gratuita incide sulla responsabilità. Il comodatario ha l’obbligo di custodire, la diligenza serve a dare contenuto all'obbligo di custodia. Non è obbligatorio. Se il comodatario viola uno degli obblighi, il contratto può essere sciolto. L'articolo 1805 del codice civile stabilisce che nonostante il perimento della cosa non è imputabile, il comodatario risponde se avesse potuto

evitare il perimento sostituendolo col suo bene o se ha scelto di salvare il suo. Il comma 2 stabilisce che: se il comodatario usa il bene diverso o va oltre il bene, se il bene perisce (come nella mora del creditore) è egli il responsabile tranne se dimostra che il bene sarebbe perito lo stesso. Quest’ultima affermazione ci dimostra che è obbligazione e non garanzia. L'articolo 1806 del codice civile stabilisce che: se la cosa è stimata (garanzia) il comodatario risponde sempre. L'articolo 1812 del codice civile stabilisce che il comandante risponde dei danni derivanti dai vizi della cosa. C'è responsabilità se il comandante ha sottaciuto i vizi. È responsabilità contrattuale per violazione dell'obbligo di avviso, cioè il comandante deve avvertire. Per questo differisce dalla locazione. CONTRATTI CON CAUSA DI SERVIZIO I contratti con causa di servizio sono finalizzati ad attribuire il compimento di un'attività per produrre beni o servizi. Essi possono essere: appalto, trasporto, deposito, prestazione d'opera manuale e intellettuale. Essi hanno l'esclusiva vocazione a prestare un servizio. Ad esempio certi servizi delle banche, ma hanno una causa più ricca. APPALTO L’appalto viene disciplinato dagli articoli 1655 e seguenti. Si verifica quando un soggetto appaltatore realizza un’opera o un servizio, con organizzazione dei mezzi necessari e con gestione a proprio rischio, in favore di un'altra (committente o appaltante). È un business to business. L'appaltatore è un imprenditore che organizza beni e servizi per produrre.

L'articolo 2082 del codice civile stabilisce che: l'imprenditore è colui che esercita professionalmente un'attività economica organizzata al fine di produrre beni o servizi. L'articolo 1656 del codice civile stabilisce che: l'appaltatore non può subappaltare, tranne se è previsto. L'articolo 1657 del codice civile stabilisce che: il prezzo se non è stabilito, va calcolato in base ai corrispettivi nel mercato. Se questo non è nullo per oggetto indeterminato. Nell'integrazione, si ha alla sostituzione di clausola ex legge (ex articolo 1339 del codice civile). L'articolo 1658 del codice civile stabilisce che: i materiali sono a carico dell'appaltatore. L'appalto dice tutto ciò che deve fare l'appaltatore con i capitolati (documenti tecnici), ma c'è anche un parametro esterno, egli adempie se rispetta le modalità del contratto a regole d'arte (tecniche e procedure nel mercato). In questo caso si tiene conto di fenomeni esterni. L'esattezza è il frutto della confluenza endocontrattuale e una extracontrattuale. L'articolo 1659 del codice civile regola le variazioni concordate del progetto, il quale stabilisce che: se l'appaltatore propone modifiche, e se hanno efficacia solo se accettate dal committente. Anche se queste modifiche cambiano, non c'è incremento del corrispettivo se esso è determinato globalmente. L'articolo 1660 del codice civile stabilisce che: se per realizzare a regola d'arte ci vogliono variazioni e non c'è accordo, il giudice decide. L'articolo 1661 del codice civile è un'ipotesi di ius variandi, perché secondo l'articolo 1372 non si può modificare il contratto. Il committente

può disporre variazioni se non superiori di 1/6. L'appaltatore ha diritto ad un incremento anche se il compenso è stato determinato globalmente. L'incremento non si applica se le variazioni modificano notevolmente il bene e le singole prestazioni. Se le variazioni superano di 1/6 il valore della prestazione, l'appaltatore può risolvere il contratto e a un risarcimento se cambiano di molto il prospetto. Il committente può risolvere ma deve risarcire. L'articolo 1662 del codice civile stabilisce che: il committente può controllare la prestazione e se al termine le prestazioni non sono corrette, egli può fissare un termine per aggiustare la prestazione, altrimenti c'è risoluzione di diritto. Questo termine è detto termine di grazia, il quale è un termine essenziale per correggere l'inizio dell'inadempimento. Se dopo il termine di grazia non si corregge, il contratto si risolve anche se il termine ancora non è scaduto (risoluzione anticipata). La risoluzione è un contratto di durata, per le caratteristiche a lungo termine infatti si sfrutta il tempo e non si aspetta la scadenza per vedere se la prestazione va bene. Risoluzione perché non ci sono margini per farlo generalmente, anticipata perché l'appaltatore dovrebbe avere ancora tempo? Non è necessario. Durante la prestazione c’è un aumento dei costi. L'articolo 1664 del codice civile stabilisce che se casualmente ci sono aumenti o diminuzione dei costi dei materiali o manodopera superiori al decimo, l'appaltatore e il committente possono chiedere revisione del prezzo medesimo (quindi cambia il prezzo) (difficultas praestendi). Qui la regolamentazione è più chiara. Con questa revisione sia ha una rinegoziazione del contratto.

Nell'articolo 1467-1468 del codice civile la rinegoziazione è una facoltà. La dottrina dice in questo modo: si può rinegoziare oltre gli articoli 1467 e 1468 del codice civile? Per la buona fede, l'obbligazione ha anche l'obbligo di rinegoziare, se ci sono circostanze che alterano l'equilibrio. Altri dicono che c’è un solo accordo e poi tutti i contratti hanno rischi, anche i non aleatori. L'articolo 1664 comma 2 del codice civile stabilisce che se durante l'esecuzione, ci sono difficoltà per ragioni geologiche eccetera, che rendono notevolmente più onerosa la prestazione, allora l'appaltatore ha diritto ad un equo indennizzo che lo vara il giudice. In questo caso non c'è bisogno di rinegoziare. Gli articoli 1665-1667 del codice civile disciplinano il collaudo o verifica, i quali stabiliscono che: il committente ha diritti a verificare l'opera allo scadere del termine, consentendogli l'accesso ai luoghi. Se non procede al collaudo o accetta senza farlo, allora l'opera è collaudata e viene considerata conforme. Il comma 4 stabilisce che: l'appaltatore ha diritto al corrispettivo al collaudo quando l'opera è accettata dal committente. La garanzia di difformità dell'opera si ha nel caso in cui: l'appaltatore risponde delle difformità e dei vizi dell'opera. La garanzia non è dovuta se l'opera è stata accettata e i vizi erano riconosciuti al collaudo da committenti con la garanzia, salvo che li abbia nascosti. I vizi non sono tutti percettibili alla conclusione. Se l'opera è difforme e il committente può rifiutarsi di collaudare, scatta la garanzia se collauda, scatta anche se i vizi non erano riconosciuti. L'articolo 1668 del codice civile disciplina la garanzia per difetti dell'opera, il quale stabilisce che: la garanzia dà al committente il diritto di domandare l'eliminazione dei vizi a carico dell'appaltatore, o la riduzione con risarcimento se c'è colpa. Se l'opera è inidonea, c'è

risoluzione. Il committente deve denunziare il difetto entro 60 giorni e si prescrive entro 2 anni (è un termine di durata). Il committente che non agisce in giudizio, se fa denuncia dei vizi, può eccepire la garanzia. Nella vendita di beni di consumo, il diritto di ripristino è limitato all'eccessiva onerosità. L'articolo 1669 del codice civile stabilisce che: se l'opera consiste nella costruzione di immobili, se entro 10 anni dalla costruzione per pericolo o perché l'opera si rovina, l’appaltatore deve risarcire i danni se vengono denunziati entro un anno (Garanzia per equivalente). Che rapporto c'è tra obbligazione, responsabilità e garanzia? L'obbligazione tutela per mancata esecuzione o l'esecuzione inesatta, così c'è responsabilità e l'adempimento in natura, ma solo dopo l'esecuzione del contratto c'è la garanzia, anche se i vizi non sono riconducibili all'inadempimento. Il committente deve solo dimostrare che il bene non ha le dovute caratteristiche, non deve dimostrare che è colpa dell'appaltatore. È come la responsabilità oggettiva extracontrattuale, di cui la garanzia è l'equivalente. Il venditore non è obbligato verso la qualità del bene, astrattamente dell'appalto, l'appaltatore è responsabile. La dottrina ritiene che l'articolo 1667 e 1668 del codice civile sono un'applicazione dell'adempimento in natura, perché è obbligato ad un'obbligazione di risultato. Si pensa che i rimedi sono legati all'obbligazione e il risarcimento del danno è applicazione dell'inadempimento. Visto che la differenza può non essere colpa dell'appaltatore, il prof dice che all'inizio c’è l'obbligazione, poi alla conclusione se ci sono difetti c’è la

garanzia; infatti c'è il termine, se fosse inadempimento dovrebbero esserci 10 anni, ma sono 2. Gli articoli 1667 e 1669 del codice civile, dopo la prestazione, le difformità sono rilevanti anche se non è colpa dell'appaltatore, proprio questo deve esserci un termine, quindi le conseguenze sono coperte entro 2 anni, se invece riguarda la rovina di edifici visto che sono longevi è per 10 anni. L'articolo 1670 del codice civile stabilisce che: se c'è subappalto e se il vizio è colpa del subappaltatore, l’appaltatore risponde, ma egli ha il regresso verso il subappaltatore (come nelle obbligazioni solidali). L'articolo 1671 del codice civile stabilisce che: la facoltà di recesso del committente vale anche dopo l'inizio della prestazione, ma c’è un risarcimento per l'attività svolta. (Questo articolo deroga all'articolo 1373). Se l'appaltatore non rispetta il termine, c'è inadempimento e ci può essere la risoluzione. L'articolo 1672 del codice civile stabilisce che: può esserci recesso del contratto da parte del committente che sia sorto per impossibilità sopravvenuta non imputabili della prestazione, ma c'è sempre risarcimento. L'articolo 1674 del codice civile stabilisce che: anche dopo la morte dell'appaltatore il contratto resta in piedi verso gli eredi dell'appaltatore. Se gli eredi non sono competenti il committente può recedere, ma ci vuole un risarcimento. L'adempimento in ritardo può essere causa di risoluzione del contratto. TRASPORTO Il trasporto viene disciplinato dall'articolo 1678 e seguenti del codice civile. Il trasporto può essere: di persone o di cose.

Il trasporto quando un vettore trasferisce in un luogo (da un luogo ad un altro) corrispettive cose o persone. L'articolo 1679 del codice civile stabilisce che: il vettore vittorioso in una concessione di servizio di linea ha l’obbligo di accettare tutte le richieste, allo obbligo a contrarre come nel monopolio. L'articolo 1681 del codice civile stabilisce che: il vettore non è solo responsabile dei danni da ritardo o inadempimento (danno non patrimoniale da inadempimento), ma anche dei danni alla persona o alle cose derivante dal viaggio, tranne se non prova di avere adottato accorgimenti necessari (obbligo di protezione, come l'articolo 2087 del codice civile di cui parla la sentenza del 2008). Fino alla fine degli anni 60 si pensava che il danno non patrimoniale si risarcisce solo in ambito extra contrattuale. Il problema è che si pensava che queste norme erano eccezionali. Oggi diciamo che il danno non patrimoniale è risarcibile contrattualmente come nell'articolo 1681 e 2087 del codice civile. Nel trasferimento di cose c'è responsabilità contrattuale aggravata, ex receptum. Aggravata perché la causa di esonero è l'impossibilità sopravvenuta da cause specifiche. L'impossibilità deve scaturire da eventi indicati solo con: caso fortuito che è imprevedibile da chiunque, e forza maggiore che è inevitabile da chiunque. Secondo Mengoni l'impossibilità oggettiva e relativa, quindi anche un evento non eccezionale determina impossibilità. Nel diritto romano c'è aggravamento perché l’ex receptum era imposto ai nauta caupones e stabulap, cioè ad operatori economici che non avevano grossa fama. L'articolo 1693 del codice civile stabilisce che: il vettore è responsabile di perdita di avaria delle cose da quando le ha a quando le consegna, se non prova che deriva da caso fortuito, la natura, da vizi delle cose, del fatto del mittente o del destinatario. Come possiamo vedere ci sono indicazioni

specifiche, è un'obbligazione molto severa. Oggi si giustifica la responsabilità aggravata nel rischio d'impresa. L'articolo 1694 del codice civile stabilisce che: il contratto può avere una clausola nella quale le parti indicano cosa è il caso fortuito (english style). DEPOSITO Il deposito è un contratto di servizi, esso viene disciplinato dagli articoli 1766 e seguenti. Il depositante dà al depositario una cosa mobile con l'obbligo di restituirlo alla scadenza o prima. L'articolo 1767 del codice civile stabilisce che: il deposito per sua natura è gratuito, ma può essere oneroso. Il depositario custodisce il bene, e vuole non avere cura del bene per un lasso di tempo. Il depositario è responsabile, se è oneroso le regole di cautela sono maggiori. L'articolo 1768 comma 2 stabilisce che: se è gratuito, anche il vincolo del deposito è alto, ma risponderà solo di colpa grave. Cosa succede se il depositario è incapace? L'articolo 1769 del codice civile stabilisce che: il depositario risponde del bene solo in via extra contrattuale, solo se quindi è imputabile. La restituzione va fatta al depositante o al soggetto indicato. Si restituisce dove la cosa è stata custodita. Il deposito può essere a tempo determinato o indeterminato. Se è gratuito il depositante può sempre chiedere la restituzione. Se è oneroso, è nell’interesse del depositario. L'articolo 1778 del codice civile stabilisce che: se il depositario viene a conoscenza dell'origine da reato del bene e sa chi è il proprietario, deve denunciare al depositante e ridarglielo. In questo caso viene meno l'obbligo.

Nel deposito irregolare, il bene deve essere inconsumabile, ma se lo è ed il depositario può usufruirne, c'è allora il mutuo. L'articolo 1780 del codice civile stabilisce che: se la detenzione del bene è tolta al depositario per fatto non imputabile, egli è liberato, ma deve comunicarlo al depositante che può provvedere. Visto che il depositario è detentore, potrebbe recuperare il bene se c'è stato spoglio (questo non è obbligatorio). Il depositario se viene chiamato in giudizio può chiamare il depositante (come nella locazione, ma li è obbligatorio). DEPOSITO IN ALBERGO Un'applicazione speciale è il deposito in albergo. Il deposito albergo si innesta nel contratto d'albergo, tra le prestazioni c'è il deposito con l'obbligo di custodirne tutti i beni del cliente. L'articolo 1783 del codice civile stabilisce che: gli albergatori sono responsabili delle cose del cliente in albergo. Il comma 2 stabilisce che: sono responsabili in albergo: 1) le cose che vi si trovano durante il tempo nel quale il cliente dispone dell'alloggio; le cose di cui l'albergatore, un membro della sua famiglia o un suo ausiliario assumono la custodia, fuori dell'albergo, durante il periodo di tempo in cui il cliente dispone dell'alloggio; le cose di cui l'albergatore, un membro della sua famiglia o un suo ausiliario assumono la custodia sia nell'albergo, sia fuori dell'albergo, durante un periodo di tempo ragionevole, precedente o successivo a quello in cui il cliente dispone dell'alloggio. Il comma 3 stabilisce che: questa responsabilità non può travalicare 100 volte il valore del caso dell'alloggio. L'articolo 1734 del codice civile stabilisce che: quando le cose sono nella custodia dell'albergatore o quando rifiuta di ricevere in custodia cose che aveva l'obbligo di accettare, allora non c'è limite.

L'articolo 1785 del codice civile stabilisce che: l'albergatore non è responsabile quando il deterioramento, la distruzione o la sottrazione sono dovuti: al cliente, alle persone che l'hanno accompagnato, che sono al suo servizio o che gli rendono visita; cause di forza maggiore (ex recepto); natura delle cose. Questa norma ha una responsabilità più rigida dell'articolo 1218 del codice civile (responsabilità del debitore). L'articolo 1785 bis del codice civile stabilisce che: l'albergatore è responsabile per più di 100 volte quando la sottrazione, il deterioramento o la distruzione delle cose portate dal cliente dipendono da colpa sua, dai membri della sua famiglia o dei suoi ausiliari. DEPOSITO NEI MAGAZZINI GENERALI Il deposito dei magazzini generali è regolato dagli articoli 1787 e seguenti del codice civile, esso è un contratto d'impresa reale, in cui si ha l'obbligo di custodia. L'articolo 1787 del codice civile stabilisce che: i magazzini generali sono esonerati da responsabilità quando la perdita, calo e perimento derivano da caso fortuito, dalla natura del bene o da vizi (ex recepto). Questa norma è più rigida dell'articolo 1218 del codice civile perché è contratto d'impresa, e quindi c'è un rischio. CONTRATTO BANCARIO DELLE CASSETTE DI SICUREZZA Il contratto bancario delle cassette di sicurezza è quel deposito particolare nell'istituto di credito. Esso viene disciplinato dagli articoli 1839 e seguenti del codice civile. L'articolo 1839 del codice civile stabilisce che: la banca è obbligata rispetto all'idoneità e alla custodia dei locali e inoltre si obbliga per l'integrità della cassetta, salvo caso fortuito (ex recepto è aggravato). Non c'è garanzia sull'integrità del bene, ma sui locali della cassetta.

È capitato che le cassette sono state forzate come dopo l'armistizio da parte dei nazisti, molti hanno invocato la responsabilità delle banche che hanno invocato la causa di esonero ed inizialmente hanno avuto ragione ma poi no. Un'altra volta è capitato con l'alluvione di Firenze e si danneggiarono i beni depositati. La corte ha riconosciuto che l'alluvione è forza maggiore. Il caso fortuito è l'impossibilità assoluta a cui nessuno si può sottrarre. IL LAVORO AUTONOMO L'opera manuale e intellettuale non solo nel libro 4o, ma nel 5o nella sezione del lavoro, è una forma contrattuale che dà vita al lavoro autonomo. Il lavoro autonomo è consensuale, ha efficacia obbligatoria a lungo termine, è a prestazioni corrispettive, e non c'è subordinazione. Esso viene disciplinato dagli articoli 2222 e seguenti del codice civile. CONTRATTO D’OPERA L'articolo 2222 del codice civile stabilisce che: il contratto d'opera manuale è un contratto cui uno si obbliga a realizzare un bene o un servizio (fino a qui è uguale all'appalto), prevalentemente con lavoro proprio e senza subordinazione nei confronti del committente. Ikea - impresa – appalto Falegname – opera manuale La materia è messa a disposizione dell'esecutore dell'opera, c'è termine di grazia (simile all'articolo 1662 del codice civile) ma la conseguenza è il diritto di recesso col risarcimento del danno. L'articolo 2225 del codice civile stabilisce che: il corrispettivo è costituito dalle parti, altrimenti si usa la clausola del mercato. In questo caso non c'è nullità e si ha eterointegrazione.

La prestazione è in parte obbligazione, e in parte garanzia. Se non esegue la prestazione, c'è adempimento in natura e risarcimento. Dopo che ha realizzato la prestazione c'è garanzia (come nell'articolo 1668 del codice civile) solo se la cosa è inidonea all'uso c'è risoluzione. L'articolo 2226 del codice civile stabilisce che: la garanzia è condizionata da collaudo e accettazione. Se accetto, il prestatore viene liberato da responsabilità per i vizi, tranne se non sono stati nascosti. Il giudizio va denunciato entro 8 giorni dalla scoperta e 1 anno dalla consegna. Il committente può recedere anche dopo l'esecuzione, ma deve pagare le spese è il lavoro eseguito. L'articolo 2228 del codice civile stabilisce che: se la prestazione è impossibile per causa non imputabile, il prestatore è liberato, ma ha diritto al risarcimento per la prestazione effettuata. La prestazione d'opera intellettuale, è il caso in cui il bene o il servizio sono frutto dell'applicazione di conoscenza, lavoro intellettivo, in cui le conoscenze sono tecniche sapienziali; in quella manuale sono tecnicopratiche. Se faccio il ritratto è attività intellettiva. Alcune professioni intellettuali suppongono che si abbia abilitazione e si deve iscrivere all'albo. Gli albi sono gestiti dagli ordini professionali, difendono la categoria in sé, e possono anche sanzionare. Gli ordini professionali hanno dei codici interni all'ordine (soft law) per assicurare onestà, correttezza del professionista a tutela dell'immagine. Esse non sono imposte dal legislatore. Se un soggetto fa una prestazione, ma non è all'albo, non c'è tutela, non si può chiedere la ripetizione. L'articolo 2231 del codice civile stabilisce che: l'ordinamento nega protezione a chi non è iscritto all'albo.

L'articolo 2232 del codice civile stabilisce che: il prestatore dell'opera deve seguire personalmente la prestazione, perché è un rapporto personale. Non c'è divieto però di avvalersi di ausiliari, ma deve essere consentita dal contratto o dalla prassi. L'articolo 2233 del codice civile stabilisce che: il compenso è stabilito, oppure si stabilisce d'uso. L'articolo 2234 del codice civile stabilisce che: il prestatore d’opera ha diritto ad un anticipo. La sentenza 577 del 2008 della corte di cassazione ha riscritto la responsabilità contrattuale. È una sentenza che parla della trasfusione. L'articolo 2236 del codice civile stabilisce che: se la prestazione implica la soluzione di problemi di grossa difficoltà o inediti o problemi sperimentali, allora il prestatore dell'opera non risponde dei danni tranne se per colpa grave. Maggiore è il problema, minore è la responsabilità. Si è attenuata la responsabilità per evitare di bloccare l'evoluzione delle prestazioni professionali. Questo non significa che se il problema è complesso, il professionista può distrarsi, perché le regole di cautela sono uguali, è solo minore. Nell'imperizia deve dimostrare per non avere responsabilità, che erano tecniche sperimentali che possono essere alternative ad altre regole. L'articolo 2236 del codice civile stabilisce anche che: il professionista intellettuale risponde con diligenza e prudenza normale, ma c'è attenuazione sull’imperizia (legis artis), egli deve dimostrare che è buona la tecnica. Si è costruita la distinzione su di essa: tra le prestazione professionali di routine e prestazioni professionali di speciale difficoltà; mentre nella prima abbiamo un vincolo di risultato, nella seconda vi è un vincolo di mezzi. Nelle obbligazioni di mezzi bisogna dimostrare l'imperizia del debitore.

Questo è sbagliato, in tutti i rapporti c'è mezzo e risultato che certe volte non è predeterminato, ma dipende da molti fattori, anche esterni. Quindi distinguiamo l'imputabilità dalla colpa. Alla base del trattamento sanitario c'è il consenso. L'articolo 32 stabilisce che: nessuno può essere obbligato ad un trattamento sanitario contro la sua volontà. Se si salva la vita nonostante la volontà contraria, non c'è responsabilità. MANDATO Il mandato è un contratto di intermediazione perché il servizio consiste nello svolgere un'attività di messa in contatto di due parti distinte. Inoltre è un contratto consensuale, con effetti obbligatori, con prestazioni corrispettive, con causa di intermediazione, inoltre compie atti i cui effetti interessano controparte, cioè il mandante. Il mandato viene disciplinato dagli articoli 1703 e seguenti. L'articolo 1703 del codice civile stabilisce che: una parte, mandatario, compie atti giuridici per conto del mandante. Ad esso viene annessa la procura, così agisce anche in nome del mandante. Se il mandato è senza rappresentanza, non è rappresentante diretto. Se nel mandato, il mandatario agisce per nome proprio, non c'è rappresentanza così gli effetti sono nella sua sfera e li deve trasferire al mandante (obbligo di trasferire). Il mandatario si obbliga direttamente con la persona con cui ha trattato, come se avesse concluso un suo affare, perché spende il proprio nome. Il conferimento del mandato non investe i rapporti coi terzi, che entrano in contatto solo con il mandatario; sicché, se anche essi fossero a conoscenza del mandato, sarebbe solo il mandatario ad acquistare i diritti e ad assumere gli obblighi derivanti dal negozio (affare concluso), salvo poi a doverli trasferire al mandante.

Se c'è rappresentanza, gli effetti si producono direttamente nel mandante. L'articolo 1705 comma 2 stabilisce che: se l'effetto nasce dal mandato è un diritto di credito. Il mandante, anche se non gli ha trasferito il diritto di credito, può direttamente esigere il credito verso il terzo tranne se non porta pregiudizi. Questa è un'eccezione alla regola. Il comma 2 prevede per il mandante la possibilità di agire per far valere i diritti che nascono dalla conclusione dell'affare. A tal fine egli può sostituirsi al mandatario avvalendosi di un'azione diretta, che non è subordinata all'inerzia e neanche alla semplice negligenza del mandatario, e che può avere ad oggetto solo il soddisfacimento dei diritti di credito sorti in virtù del mandato. Il mandante non può quindi chiedere l'annullamento, la declaratoria di nullità o la risoluzione dei contratti conclusi dal mandatario. L'articolo 1706 del codice civile stabilisce che: se il mandato discende dall'acquisto di diritti su beni mobili, il mandante può rivendicare il bene sul terzo, tranne i diritti di terzi per effetto del possesso di buona fede. Il comma 2 stabilisce che: se è sul bene mobile registrato o immobile, il bene deve essere ritrasferito al mandante, altrimenti vi è l'esecuzione forzata. Alla situazione di fatto in cui il mandante ha la cosa, deve seguire il trasferimento del diritto che è un obbligo che permane, ma non è funzionale alla conclusione. L'articolo 2932 del codice civile è una replica del monopolio legale con trasferimento di beni mobili registrati e immobili. I creditori personali del mandatario non possono aggredire i diritti entrati a far parte del contratto del mandato. Queste articolo è una deroga all'articolo 2740 del codice civile perché non risponde con tutti i suoi beni presenti e futuri.

Common law e equity: questo doppio canale di produzione del diritto esisteva anche nel diritto romano ius civile e ius honorarium, in cui lo ius honorario era finalizzato a supplire alle lacune dello ius civile, completarlo e correggere senza smentirlo, come tra common law e equity. Il trust è un contratto col quale il settlor trasferisce beni al trustee, che divenuto titolare dei beni, li custodisce e poi li restituisce o li trasferisce ad altri. I beni in trust non possono essere aggrediti dai creditori del trustee. Il common law ownership è trustee. Per l’equity, il titolare sostanziale è il settlor property. C'è scissione quindi la proprietà è formale e sostanziale. Nel mandato c'è un principio di trust. L'articolo 1707 del codice civile regola la separazione dei beni acquisiti in forza del mandato. Il mandato generale è quel mandato senza specificazione degli atti, si compiono tutti gli atti. Si può fare solo ordinaria amministrazione. Il mandato speciale è quel mandato in cui si possono compiere atti eccedenti l'ordinaria amministrazione. L'articolo 1709 del codice civile stabilisce che: di solito il mandato è oneroso, ma può essere anche gratuito. L'articolo 1710 del codice civile stabilisce che: il mandatario è tenuto a eseguire il mandato con la diligenza del buon padre di famiglia, ma se il mandato è gratuito, il mandatario risponde solo per colpa grave. Il mandatario non può compiere atti oltre il mandato, tranne gli alti funzionali all'obiettivo. Se compie atti che non gli competono, sono a suo

carico tranne se il mandante ratifica come creditore apparente, o falso rappresentante. L'articolo 1712 del codice civile stabilisce che: il mandatario deve comunicare il compimento degli atti, così il mandante ne verifica l'esito, se non dice niente (mandante) allora è come se accetta. Si parla infatti di tacito consenso, come nel collaudo o nell'appalto. L'articolo 1717 del codice civile stabilisce che: il mandatario deve dare notizia di tutte le spese. Questo è l'obbligo di comunicare il rendiconto. L'articolo 1719 del codice civile stabilisce che: il mandante deve mettere a disposizione tutti i mezzi. L'articolo 1720 del codice civile stabilisce che: il mandante deve rimborsare tutte le spese con interessi e i danni. Tutti questi articoli sono collegati. Se c'è silenzio, si accettano anche atti ulteriori del mandato, anche se c'è di più da pagare. Il rendiconto è una esplicitazione della somma prevista nel conto. L'articolo 1715 del codice civile stabilisce che: il mandatario non risponde dell'inadempimento di terzi, tranne che non è previsto diversamente. Cioè se vendo una cosa per mandato, e non pagano, io non ho colpa. L'articolo 1718 del codice civile stabilisce che: il mandatario ha l'obbligo di custodire tutte le cose consegnate per conto del mandante, e ha l'obbligo di tutelare i suoi diritti. Questo è l'obbligo di custodia e tutela. Se il mandatario accetta l'incarico, c'è sempre quest'obbligo, se egli è professionista, però ha già dato l'autorizzazione ma non ha accettato, ad esempio quello della banca, questo è l'obbligo di protezione. L'articolo 1722 del codice civile stabilisce che: il mandato si scioglie per spirare del termine, per revoca (unilaterale), per compimento del

compito, o per rinunzia del mandatario (unilaterale), per morte, per l'interdizione, per l'inabilitazione. Il fiduciario è destinato a durare, però c'è facoltà di recesso. L'articolo 1723 del codice civile stabilisce che: si può eliminare questa clausola, e il recesso darà risarcimento del danno se non c'è giusta clausola. Il comma 2 stabilisce che: il mandatario ha interesse specifico nel compiere il mandato (mandato in rem propria). Il mandato conferito nell'interesse del mandatario o di terzi è irrevocabile, e la revoca è inefficace tranne che per giusta causa. L'articolo 1725 del codice civile regola la revoca del mandato oneroso, il quale stabilisce che: il mandante deve risarcire se la revoca è fatta prima della scadenza del termine o del compimento dell'affare, tranne che per giusta causa. Il comma 2 stabilisce che se il mandato è a tempo indeterminato e oneroso, si può recedere senza risarcimento, ma con un preavviso; altrimenti c'è risarcimento tranne che per giusta causa. L'articolo 1727 del codice civile stabilisce che: il mandatario che rinuncia il mandato, risarcisce i danni al mandante; se è a tempo indeterminato, deve farlo con un congruo preavviso. LA COMMISSIONE Il contratto di commissione è un mandato che ha per oggetto l'acquisto o la vendita di beni per conto del committente e in nome del commissionario. Nella commissione si possono compiere operazioni a fido, il commissionario è autorizzato a concedere dilazioni di pagamento in conformità degli usi del luogo in cui compie l’operazione. La commissione viene regolata dagli articoli 1731 e seguenti del codice civile.

L'articolo 1734 del codice civile stabilisce che: il committente può revocare l'incarico finché il contratto non è stato eseguito, se ha fatto atti inerenti c'è indennità. La commissione in nome proprio si ha quando il commissionario vende il bene e lo acquista lui. Solo se è per i beni con prezzo corrente, fissato con prezzo oggettivo, il commissionario può vendere al committente o lo acquista dal committente. L'articolo 1735 del codice civile stabilisce che: se il committente ha fissato il prezzo (prezzo scelto), il commissionario che acquista per sé, quel prezzo va pagato, anche se è superiore al prezzo di mercato, per evitare conflitto di interesse. Se il commissionario deve acquistare un bene e glielo da il committente ma il prezzo è minore, si usa sempre il prezzo di mercato. Nella commissione ci può essere il patto di star del credere, in cui il commissionario risponde verso il committente per l'inadempimento di terzi (questa è una deroga all'articolo 1715 del codice civile). Se lo fanno, il commissionario avrà una provvigione maggiore. Vi è una garanzia dell'adempimento perché lo sceglie lui il terzo. Attraverso tale clausola, il commissionario assume la figura e gli obblighi di un fideiussore con la conseguenza che il committente potrà richiedere l'adempimento del contratto direttamente al commissionario. Cosa che non sarebbe altrimenti possibile, in quanto il commissionario è, di regola, tenuto solo a concludere contratti di compravendita e non anche a porsi come garante del risultato. La norma prevede l'assoggettamento, pattizio o disposto dagli usi, del commissionario alla clausola dello star del credere. In base ad essa egli garantisce al committente il regolare adempimento della obbligazione del terzo ed il buon esito dell'affare, cioè risponde con il proprio patrimonio se le persone con cui ha contrattato si rivelano inadempienti; ciò spinge il commissionario ad essere oculato nella scelta dei contraenti. Lo scopo di garanzia assolto dalla clausola si giustifica per

il fatto che il commissionario agisce in nome proprio e spesso conclude contratti con soggetti non conosciuti dal committente. CONTRATTO DI AGENZIA Il contratto d'agenzia viene disciplinato dagli articoli 1742 e seguenti del codice civile. Il contratto d'agenzia è quel contratto in cui un agente promuove la conclusione di contratti per conto del proponente in una determinata area verso corrispettivo (retribuzione). Questo propizia la conclusione di contratti che verranno conclusi dal proponente. Il contratto non è a nome dell’agente. L'articolo 1742 comma 2 stabilisce che: il contratto d'agenzia può essere in forma orale, ma per usarlo come prova ci deve essere forma scritta (ab propationem). L'articolo 1743 del codice civile stabilisce che: l’agente ha il diritto di esclusiva prevista dalla legge, nella stessa area. Nella somministrazione non è obbligatorio. La norma prevede il diritto di esclusiva come un elemento naturale del negozio (e cioè un elemento naturalmente presente ma non indispensabile) che le parti possono derogare attraverso una clausola espressa o tacitamente, attraverso cioè un comportamento dal quale sia desumibile tale volontà derogatoria. L'articolo 1745 del codice civile stabilisce che: l'agenzia può essere affiancata dalla procura, così l’agente si può rappresentare per i reclami di inadempimento. L'articolo 1752 del codice civile stabilisce che: l’agenzia può prevedere che l’agente abbia potere di rappresentanza per la conclusione del contratto (per nome e per conto). Gli ultimi due articoli parlano della caratteristica della rappresentanza.

L'articolo 1746 del codice civile stabilisce che: l’agente deve agire con lealtà e buona fede e deve rispettare le istruzioni ricevute; egli deve inoltre informare il proponente del mercato e deve dare informazioni commerciali della zona. L'agente deve comunicare al proponente la convenienza di ogni singolo contratto. L'articolo 1748 del codice civile stabilisce che: per ogni affare concluso, l'agente ha diritto ad una provvigione. Il comma 2 stabilisce che: la provvigione può riguardare contratti conclusi con clienti acquisiti dall'agente. L'articolo 1749 del codice civile stabilisce che: il proponente deve agire con lealtà e buona fede, deve dare all'agente le informazioni necessarie e lo deve informare del decremento del volume d'affari. Il proponente deve consegnare all’agente, un rendiconto sulle provvigioni a cui l’agente ha diritto. L'articolo 1750 del codice civile stabilisce che: il contratto può essere a tempo determinato, se continua c'è rinnovazione tacita; se è a tempo indeterminato si può rescindere ma con preavviso (1 mese per il primo anno, 2 mesi per il secondo, 6 mesi per il sesto anno e 6 per tutti gli altri). Bisogna anche pagare all’agente l'incremento della clientela, non solo le provvigioni. Il contratto di agenzia è un contratto di durata, in quanto la sua esecuzione (nella fattispecie, l'obbligo di promuovere la conclusione degli affari) si protrae nel tempo per soddisfare un interesse del creditore che si estende anch'esso nel tempo. Ciò comporta che il contratto possa essere a tempo determinato o a tempo indeterminato, a seconda che sia o meno stabilita una scadenza. L'articolo 1751 del codice civile stabilisce che: l'agente deve: avere procurato nuovi clienti e aumentando gli affari, e il proponente deve ancora ricevere vantaggi; l'indennità deve essere equa e legata alle

provvigioni per affari che ancora non si sono conclusi. L'indennità non è dovuta, se alla base del recesso c'è inadempimento, se l’agente recede dal contratto per motivi non validi, ma è dovuta se ci sono ragioni d'età, infermità o malattia, per le quali non può essergli ragionevolmente chiesta la prosecuzione dell'attività. L'indennità di cessazione è quel caso in cui l'indennità non può superare un'indennità annua, calcolate in base alla media delle provvigioni annue. L'articolo 1751 bis del codice civile stabilisce che: il proponente può pretendere che l’agente si impegni a non svolgere nella stessa zona la stessa attività. Se viene previsto, c'è nullità parziale con sostituzione di clausola (patto di non concorrenza). Si tratta di un limite al principio della libera concorrenza; esso è convenzionale, in quanto deriva da un accordo delle parti, e deve avere un contenuto determinato ed una durata non superiore ad 2 anni, perché nega all'agente la libertà di esercitare quella stessa attività, ma per conto di altri soggetti. Esso comporta il riconoscimento di un'indennità come un'inferriata alla durata del patto, alla luce dell'indennità di fine rapporto e alla natura del contratto d'agenzia. La somma è stabilita dalle associazioni. Se non si accordano, l'indennità è la media dei corrispettivi riscossi dall'agente e alla loro incidenza sul volume d'affari complessivo dello stesso periodo, e all'ampiezza della zona assegnata all'agente. MEDIAZIONE La mediazione viene disciplinata dagli articoli 1754 e seguenti del codice civile. Nella mediazione, è mediatore colui che mette in relazione due o più parti per la conclusione di un affare, senza essere legato ad alcuna di esse da rapporti di collaborazione di dipendenza o di rappresentanza.

L'articolo 1755 del codice civile stabilisce che: il mediatore se ha concluso il contratto, riceve la provvigione alle parti, esso viene stabilito dalle parti altrimenti si vedono gli usi. Il mediatore è un libero professionista autonomo. L’agente promuove la conclusione del contratto visto che è agente, il mediatore è legato ad entrambi. L'articolo 1759 del codice civile stabilisce che: il mediatore deve comunicare le informazioni che possono incidere sulla conclusione del contratto, altrimenti c'è responsabilità e risponde dell’autenticità dei documenti del contratto. L'intermediazione finanziaria è un mandato particolare. MUTUO Il mutuo è il contratto col quale una parte consegna all'altra una determinata quantità di denaro o di altre cose fungibili, e l'altra si obbliga a restituire altrettante cose della stessa specie e qualità. Il mutuo è reale, e viene disciplinato dagli articoli 1813 e seguenti del codice civile. Leasing e factoring sono contratti di finanziamento. Il mutuo è oneroso, la controprestazione è l'interesse che è proporzionale alla somma capitale, ma può essere anche gratuito. È un contratto bilaterale imperfetto, perché il corrispettivo non è necessario pena la nullità (come nella vendita e della locazione) imperfetta perché può essere unilaterale. E’ un contratto con prestazioni corrispettive, ma se la prestazioni non sono dipendenti è bilaterale. Un mutuatario diventa proprietario dei beni, non c'è proprietà del denaro. Nella vendita a rate non è così, la restituzione può essere

frazionata, ma il mancato pagamento di una rata può fare esigere tutta la somma immediatamente. Per le banche il mutuo immobiliare implica un'ipoteca legale sul bene da acquisire; c'è un'altra garanzia, come la fideiussione, o altre ipotesi se ci sono altri beni. L'ipoteca non fa perdere la disponibilità e il godimento del bene. Chi paga il debito non si accorge nemmeno della sua esistenza. L'ipoteca segue il bene su cui grava anche quando questo cambia proprietario. L'ipoteca può essere: volontaria, quando due persone si accordano, l'ipoteca quindi sorge con l'esecuzione nei registri immobiliari. Questa forma di garanzia è utilizzata in caso di stipula di un contratto di mutuo. Riguardo ai tempi di erogazione, è bene sottolineare che nella maggior parte dei casi le banche rendono disponibile la somma di mutuo almeno 10 giorni dopo la stipula dell’atto notarile, al fine di realizzare il “consolidamento dell’ipoteca”; giudiziale, si costituisce mediante ogni sentenza che porta condanna al pagamento di una somma o all’adempimento di altra obbligazione ovvero al risarcimento dei danni da liquidarsi successivamente. E’ bene sottolineare che per iscrivere ipoteca giudiziale sui beni del debitore può essere sufficiente anche un decreto ingiuntivo a seguito di un fattura non pagata.; legale, in cui la legge prevede la facoltà del creditore di costituire ipoteca, c'è il diritto ma sorge quando è iscritto. L’ipoteca legale può essere iscritta contro la volontà del debitore nei casi previsti dalla legge. Ad esempio quando il venditore di un immobile non è pagato dall’acquirente, oppure quando i coeredi di immobili ereditati attendono il conguaglio in denaro. Se il mutuante chiede una garanzia personale con la fideiussione, il fideiussore si obbliga ad eseguire la prestazione del debitore principale a richiesta. A volte c'è beneficio di escussione (articolo 1936 e seguenti del codice civile).

L'articolo 1817 del codice civile stabilisce che: se non è fissato un termine, lo stabilisce il giudice. L'articolo 1818 del codice civile stabilisce che: l'impossibilità sopravvenuta per fatto non imputabile (non per denaro), se le cose periscono, egli paga il valore del bene nel luogo e nel giorno stabiliti. L'articolo 1820 del codice civile stabilisce che: se il mutuo prevede il pagamento degli interessi, il mancato pagamento può portare rescissione del mutuante. L'articolo 1453 e seguenti del codice civile stabilisce che: sono applicabili a tutti i contratti bilaterali, e non solo a quelli corrispettivi. Il denaro non può essere viziato. L'articolo 1821 del codice civile stabilisce che: il mutuante è responsabile per i vizi delle cose in prestito, tranne se non li ha ignorati senza colpa o se il mutuo è gratuito. L'articolo 1822 del codice civile stabilisce che: se il mutuante si obbliga a dare a mutuo, si può rifiutare se le condizioni del mutuatario mutano e rendono difficile la restituzione, o non ci sono sufficienti garanzie. Questo potrebbe essere un contratto preliminare di mutuo, non mutuo consensuale. Si ricollega all'articolo 1461 del codice civile riguardo ai mutamenti di circostanze. Se non consegna la somma, c’è culpa in contrahendo, responsabilità contrattuale. Nel mutuo la consegna conclude Il contratto, non è obbligazione.

TUTELA DEL CREDITO LA PAR CONDITIO CREDITORIUM

definizione

è il principio in base al quale tutti i creditori hanno il diritto ad essere soddisfatti nella medesima percentuale rispetto al valore del loro credito (art. 2741 c.c.)

Se quindi un creditore ha un credito di 100 ed un altro di 1000 e si stabilisce che tutti i creditori, in rapporto all'attivo fallimentare, possono essere soddisfatti nella percentuale del 20%, il primo creditore riceverà 20 ed il secondo 200. La misura percentuale cui si fa riferimento nell'esempio non è altro, come visto, che la proporzione fra l'ammontare dell'attivo e del passivo, nel nostro esempio l'attivo è il 20% dell'attivo. Nella tabella si fa all'ipotesi normale, cioè a quella dove l'attivo fallimentare non sia in grado di soddisfare tutti i creditori, perché se ciò accadesse (l'attivo è il 100% del passivo o di più) è chiaro che tutti i creditori avrebbero uguale diritto ad essere soddisfatti per intero in relazione al loro credito. Questo principio, però, subisce numerose eccezioni dovute alle garanzie che assistono i vari crediti (che non vengono meno con il fallimento) ed a particolari circostanze relative al credito. Possiamo,quindi, affermare che il principio della par condicio ha pieno valore solo per i creditori chirografari. Vediamo,quindi, la posizione degli altri creditori: creditori garantiti da pegno, ipoteca

hanno diritto ad essere soddisfatti prima degli altri sulla vendita dei beni sottoposti a garanzia. Per

o assistiti da privilegi

questo motivo fanno valere il loro diritto di prelazione sul prezzo dei beni vincolati per il capitale, gli interessi e le spese (art 54 l.f.) se la somma ricavata è insufficiente, concorrono insieme ai chirografari nella percentuale stabilita per il rimanente

Altro caso in cui si deroga alla regola del concorso, e quindi alla par condicio, è quello relativo alla compensazione tra debitore fallito ed uno dei creditori. In tal caso la compensazione opera sino alla concorrenza dei rispettivi debiti e crediti, e non in percentuale (art. 56 l.f.). Si discute se il particolare effetto della compensazione che abbiamo visto si produca solo in caso di compensazione legale o anche nel caso di compensazione giudiziale. La giurisprudenza della cassazione è favorevole alla seconda ipotesi (cass. sentenza n. 13769 del 12\06\2007). In ogni caso la compensazione per essere opponibile al fallimento, deve sorgere in base a reciproche obbligazioni sorte prima della dichiarazione di fallimento. Circa l’oggetto della garanzia patrimoniale, la norma dell’articolo 2740 I comma significa che il debitore risponde delle sue obbligazioni con tutti i beni di cui è titolare al momento in cui il creditore agisce in via esecutiva, perciò i beni che fuoriescono dal suo patrimonio prima dell’esecuzione non possono essere assoggettati all’esecuzione forzata. Tuttavia, eventuali atti di alienazione saranno opponibili ai creditori solo quando, anteriormente al pignoramento, siano stati correttamente assolti gli oneri formali a tal fine previsti (come ad esempio la trascrizione). Questo perché l’interesse del debitore a disporre dei propri beni è prevalente rispetto a quello dei creditori alla loro soddisfazione. Il rapporto tra questi interessi però si capovolge, e diventa primario quello dei creditori al loro soddisfacimento, quando l’attività o l’inerzia del debitore pregiudicano gravemente le possibilità del creditore di veder realizzato il proprio diritto. In questi casi, allora, soccorreranno i mezzi di conservazione della

garanzia patrimoniale, ovvero l'azione surrogatoria, l'azione revocatoria, ed il sequestro conservativo.

CAUSE LEGITTIME DI PRELAZIONE Secondo l'articolo 2740 del codice civile il debitore risponde dell'adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri. Ciò vuol dire che il patrimonio del debitore costituisce garanzia generica dell'obbligazione e, in caso d'inadempimento, il debitore (o meglio il suo patrimonio) si troverebbe assoggettato all'azione esecutiva del creditore. In molti casi, però, quest'azione esecutiva può rivelarsi insufficiente al soddisfacimento delle ragioni del creditore, sia perché il patrimonio del debitore potrebbe risultare troppo esiguo, sia perché altri creditori potrebbero concorrere sullo stesso patrimonio; in quest'ultimo caso il creditore che agisce dovrebbe dividere il patrimonio del debitore con gli altri creditori (articolo 2741 del codice civile) e nel caso in cui si rivelasse insufficiente, dovrebbe accontentarsi solo di una porzione di quanto gli spetta. Per evitare, quindi, questi ed altri problemi, il creditore può garantirsi l'adempimento dell'obbligazione facendo sorgere una serie di garanzie sul patrimonio del debitore, garanzie non generiche, ma specifiche. Potrebbe, ad esempio, accendere ipoteca su un bene del debitore; in questo caso il bene oggetto di ipoteca costituisce la garanzia principale dell'adempimento dell'obbligazione, garanzia che si aggiunge a quella generica prevista dall'articolo 2740 del codice civile.

stabilisce infatti l'articolo 2741 del codice civile che i creditori hanno uguale diritto ad essere soddisfatti sui beni del debitore salvo, però, le cause legittime di prelazione. Lo stesso articolo 2741 specifica che cause legittime di prelazione sono i privilegi, il pegno, le ipoteche. In pratica, e riportando l'esempio già fatto, se il debitore risulta inadempiente, il creditore potrà far vendere il bene oggetto di ipoteca, e sulla somma ricavata potrà recuperare quanto gli è dovuto. In questo caso il creditore ipotecario non dovrà preoccuparsi della concorrenza degli altri creditori in quanto in base all'articolo 2741, dovrà essere soddisfatto prima degli altri sul bene ipotecato. Occupiamoci quindi delle cause legittime di prelazione cliccando sui collegamenti posti qui sotto specificando, però, che quando si costituiscono queste speciali garanzie, non è possibile accordarsi con il debitore stabilendo che, in mancanza di pagamento del credito, la proprietà della cosa ipotecata o data in pegno passi in proprietà del creditore. L'articolo 2744 del codice civile vieta espressamente tale accordo detto " patto commissorio ", patto che è nullo anche se stipulato successivamente alla costituzione dell'ipoteca o del pegno. PRIVILIEGIO nozione il privilegio è una causa di prelazione accordata dalla legge al (art. 2745 creditore in considerazione della particolare natura del credito c.c.) Abbiamo già visto che tutti i creditori devono essere soddisfatti in eguale misura dal patrimonio del debitore inadempiente. In certi casi, però, vi sono dei crediti di rilevanza maggiore rispetto ad altri, rilevanza non economica, ma sociale o giuridica. Quando accade ciò il legislatore ha deciso che questi creditori debbano essere favoriti rispetto gli altri in caso di esecuzione sul patrimonio del debitore.

Da questa speciale considerazione nascono, appunto, i privilegi che sono caratteristiche particolari del credito accordate esclusivamente dalla legge in relazione alla particolare causa dello stesso. Si tratta di situazioni eccezionali che trovano fondamento nella legge e che, di solito, sorgono in maniera automatica senza che vi sia una specifica convenzione fra le parti. In certi casi, però, le parti possono far nascere convenzionalmente un privilegio; ciò non vuol dire che possano esistere privilegi di natura convenzionale, ma significa semplicemente che un privilegio previsto dalla legge può essere subordinato alla convenzione delle parti. Normalmente il privilegio non risulta dal credito; ciò vuol dire che non sono previste particolari forme di pubblicità come invece accade per l'ipoteca, in certi casi, tuttavia, la legge prevede particolari forme di pubblicità per render nota l'esistenza del privilegio. Nel codice civile e nelle leggi speciali troviamo diversi esempi di crediti privilegiati; ricordiamo i crediti scaturenti da rapporto di lavoro o i crediti dovuti per alimenti o, ancora, i crediti dovuti per tributi diretti allo Stato. Come si vede tali crediti non differiscono dagli altri se non per la loro natura, per la loro causa come dice l'articolo 2745. Riassumiamo quanto abbiamo detto sinora nella sottostante tabella: è una causa legittima di prelazione che trova la sua fonte esclusiva nella legge non differisce dagli altri crediti se non per la sua causa non è possibile che vi sia applicazione analogica delle norme natura del sui privilegi privilegio il privilegio è, di regola, occulto nel senso che non sono previste speciali forme di pubblicità come tutte le cause legittime di prelazione il creditore privilegiato deve essere preferito agli altri in caso di esecuzione sul patrimonio del debitore Occupiamoci schematicamente delle altre caratteristiche fondamentali dei privilegi; in primo luogo distinguiamo tra:

il privilegio ha ad oggetto beni mobili. In caso di vendita dei privilegi beni del debitore il privilegio mobiliare potrà essere azionato mobiliari solo su suoi beni mobili il privilegio a oggetto beni immobili. In caso di vendita dei beni privilegi del debitore il privilegio immobiliare potrà essere azionato immobiliari solo su beni immobili In merito all'estensione del privilegio distinguiamo tra: privilegi si estende su tutti i beni mobili del debitore generali privilegi si estende sono su particolari beni mobili o immobili speciali Qualche parola deve essere spesa in merito alla natura del privilegio speciale; quest'ultimo è riconosciuto a causa di un determinato rapporto che esiste tra il credito e il bene oggetto del privilegio; pensiamo all'ipotesi prevista dall'articolo 2756 del codice civile: se sono stati erogati dei crediti per spese o miglioramento di alcuni beni mobili, questi crediti sono garantiti da privilegio mobiliare speciale sui beni che sono stati oggetto delle spese o del miglioramento. Molti altri casi di privilegi speciali li troviamo elencati del codice civile dall'articolo 2755 all'articolo 2769. Se la legge non dispone diversamente, i privilegi speciali hanno diritto di seguito; ciò vuol dire che anche in caso di alienazione dei beni oggetto del privilegio questo potrà esercitarsi anche nei confronti dei terzi acquirenti; Diversamente accade per il privilegio generale; qui il privilegio è riconosciuto dalla legge indipendentemente dal rapporto che può intercorre col bene mobile che ne è oggetto; in altre parole è riconosciuta una particolare importanza alla causa del credito per sé stessa, e per questo motivo si è scelto di non legare il privilegio con particolare bene mobile, ma di estenderlo a tutti beni mobili del debitore. Parlando delle cause legittime di prelazione abbiamo sottolineato il fatto che il creditore che ne gode è preferito rispetto gli altri creditori in caso di esecuzione sul patrimonio del debitore; specifichiamo adesso che questa preferenza è accordata soprattutto sui creditori chirografari che sono

quelli non garantiti; rispetto a questi creditori è quindi facile stabilire chi dovrà essere preferito. Ma che cosa accade se vi sono più creditori privilegiati oppure se vi sono più creditori che vantano diverse cause di prelazione sui beni del debitore? Il codice civile risolve tutti questi problemi dettando una analitica disciplina per risolvere i conflitti che possono sorgere tra più creditori privilegiati o tra più creditori tutti forniti di cause legittime di prelazione. Cerchiamo di schematizzare l'intricata materia nella tabella qui sotto. ordine tra le cause legittime di prelazione

credito con privilegio speciale immobiliare ----> prevale sul credito garantito da ipoteca credito con privilegio speciale mobiliare
View more...

Comments

Copyright ©2017 KUPDF Inc.
SUPPORT KUPDF