Di Marzo 1946 Prosodia e Metrica Latina
February 26, 2017 | Author: strajder7 | Category: N/A
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ENRICO DI MARZO
PROSODIA E
Opere curate da ENRICO DI MARZO
METRICA LATINA
Roma, viges. Antologia latina pn il Ginnasio Superiore e le prime classi del Liceo Scientifico.
PER IL LICEO CLASSICO E L'ISTITUTO MAGISTRALE
Prosodia e metrica latina. Per il Liceo Classico e l'Istituto .Magistrale.
E. DI MARZO - C. CARAMELLO
Romana progenies. Antologia latina per il Ginnasio Superiore.
G. B. PARAVIA & C. TORINO. MILANO. GENOVA. PADOVA. BOLOGNA. FIRENZE· PESCARA. RO:r.IA NAPOLI • BARI. PALERMO
SECONDA EDIZIONE -
TRENTOTTESIMA RISTAMPA
PREFAZIONE
PROPRIETA' LETTERAHIA
Printed in ltaly
O
1946 Paravia, Torino
Si ritengono contralf atte le copie non firmate o non munite del timbro della S. I. A. E.
Società per Azioni G. B. Paravia & C .• 10139 Torino • Corso Racconigi, 16 70 (eA) 1974- 16771 [205)
Il presente volume è dir iso in tre parti: la parte prosodica, come preparazione indispensabile ad ulteriori indagini metriche (ed in essa vi sono delle novità, quali, ad esempio, il richiamo di certe regole grammaticali, necessarie per la comprensione e l'applicazione di altre regole prosodichc ,· il capitolo riguardante la quantità delle sillabe interne delle furme verbali, ecc.),· la parte metrica, con le sue indispensabili nozioni preliminari, e con l'esame dei singoli notissimi metri che s'incontrano nei testi dei poeti latini che vanno lett-i nelle Scuole superiori,· infine la terza parte riguardante la metrica oraziana. La trattazione è piana,· abbiamo bandito ogni frammentaria erudizione che, secondo il nostro modesto giudi.zio, riesce sempre inutile e non raggittnge lo scopo che un buon trattato di prosodia e di rnet1·ica latica deve proporsi, quello, cioè, « di porre il d·iscentc in condi.zioni di stabilire prontamente la quantità della sWaba latina, individuare un metro, scomponendolo negli elementi costit·utivi, tracciandone la struttura, sia che detto metro venga considerato isolatamente, sia in aggruppamento con altri metri; riconoscere sen.za tituban.m, una composi.zione poetica oraziana, scandendo e leggendo metricamente i versi che la compongono». Ogni capitolo del volume presenta degli esercizi pratici: l'alunno, eseguendoli con pazienza ed amore, finirà col trovare accessibile una via alquanto dura, e coll'interessarsi, forse, allo studio della metrica. Parecchie tavole riassuntire corredano il libro, chiare e lineari, che s'imprimeranno con sicura
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traccia nello spirito del discente. Dopo l'esame delle singole forme metr-iche oraziane, divise in composizioni monastiche e nei sistemi distici, tetrastici ed ipermetri, chiude il volume una tavola riassuntiva di tutta la metrica oraziana, tracciata nei suoi caratteri essenziali, che farà orientare con sicurezza il giovane studioso. Se in questo volumetto ci sono delle manchevolezze (quale libro ne è esente?), prego gli egregi Colleghi a volermele segnalare ed io sarò loro grato. E. DI l\IARZO.
P .ARTE PRIMA
PROSODIA
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I;;, DI }IARZo,
Prosodia t metrica latino.
§ l. - La parola r.pocrcp~(oc (da 7tp6ç, ad e ~~' cantus) fu resa in latino con l'espressione: ad cantum, da cui si ebbe accentua. Il termine greco etimologicamente valse a significare l'elevazione della voce nel pronunziare la sillaba accentata; poi . indicò la durata della pronunzia di ciascuna sillaba nel corpo della parola; da ultimo significò l'insieme delle regole e dei precetti che ci fanno conoscere la quantità delle sillabe, dalle quali è formata una parola. Noi intendiamo il vocabolo in quest'ultimo significato, sl che ((la prosodia è la dottrina che studia la quantità delle sillabe che compongono la parola >>,
CAPO I.
POESIA ACCENTUATIVA E QUANTITATIVA A) Poesia accentuativa. § 2. - Leggiamo ad alta voce:
«N el mézzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una sélva osc1àa, ché la diritta via era smarrita >>. (DANTE,
Inferno, c. I, v. 1-3).
Ciascuna di codeste righe contiene un verso endecasillabo, cioè, di undici sillabe; alCune di dette sillabe sono accentate
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o toniche, altre disaccentate o atone. Prova ne sia che se noi leggiamo uno dei tre versi, ad es.: il primo, calchiamo la voce, quasi senza accorgercene, su la sillaba mé di mezzo, su la sillaba min di cammin, su la sillaba no di nostra e su la sillaba vi di vita; vale a dire pronunziamo accentandole la seconda, la sesta, l'ottava e la decim::t sillaba; all'incontro, pronunziamo lievemente le rimanenti sillabe disaccentate, dette atone, che compongono il verso prescelto. Questo svolgersi di suoni forti e di suoni deboli, questo succedersi ad intervalli determinati di sillabe accentate e disaccentate, genera una certa piacevole musicalità, che accarezzando l'orecchio, sviluppa una cadenza ritmica, la quale costituisce il principio formativo ed essenziale della poesia italiana, che è detta, perciò, accentuativa, giacchè è basata sull'accento. L'accento governa non soltanto il verso italiano endecasillabo, ma anche tutti gli altri versi semplici e composti, usati nella nostra lingua.
Versi accentuativi italiani semplici e composti. § 3. - I versi semplici italiani sono: l) l'endecasillabo, che consta di undici sillabe, con ac-
centi forti, sulla quarta, ottava e decima sillaba (ovvero: sulla sesta e decima sillaba; ovvero: sulla quarta, settima e decima sillaba, ecc.); 2) il decasillabo, che consta di dieci sillabe, con tre accenti forti, sulla terza, sesta e nona sillaba; 3) il novenario, che consta di nove sillabe, con tre accenti forti, sulla seconda, quinta e ottava sillaba; 4) l'ottonario, che consta di otto sillabe, con accenti forti sulla terza e settima sillaba (ovvero: sulla seconda, ' e settima sillaba; ovvero: sulla seconda, quarta e setquinta tima sillaba); 5) il settcna rio, eh e consta di sette sillabe, con due accenti forti, sulla sesta e su una delle prime quattro sillabe;
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6) il senario, che consta di sei sillabe, con accenti solitamente sulla seconda e quinta sillaba; 7) il quinario, che consta di cinque sillabe, con un solo accento fisso sulla quarta s llaba; 8) il quadrisillabo, che consta di quattro sillabe, con un accento fisso sulla terza sillaba; 9) il trisillabo, che consta di tre sillabe, con un solo accento sulla seconda sillaba. I versi composti italiani più usati sono: l'ottonario doppio, il settenario doppio, il senario doppio, il quinario doppio.
B) Poesia quantitativa. § 4. - La poesia latina, diversamente dall'italiana, si basa soltanto sulla quantità delle sillabe che compongono il verso: ossia, sulla durata di pronuncia, di ciascuna sillaba nel corpo della parola. Il verso latino, come si vedrà più innanzi, non tiene affatto conto del numero delle sillabe che lo compongono.
Cenni intorno all'origine della poesia quantitativa ed accentuativa. § 5. - È da sapere che i Romani furono soliti distinguere le sillabe componenti una parola, in due specie o categorie: lu7:tghe e brevi, a seconda della durata di tempo che essi impiegavano nel pronunziarle, come si vedrà più innanzi. La sillaba lunga, sia. in prosa che in poesia, era pronunziata lentamente; la sillaba breve, celermente. Con l'andare del tempo accadde che tale distinzione di brevità e di lunghezza delle sillabe nel corpo delle parole, andò sempre più attenuandosi nella lingua parlata, sino a che non se ne tenne più conto: all'incontro, tale distinzione si conservò e rimase nella poesia che, come si è detto, si basò unicamente sulla qnantità delle sillabe formanti il verso. In quanto all'origine della poesia accentuativa italiana, gli studiosi unanimemente ammettono che essa derivi dalla poesia latina. Ma come mai dalla poesia quantitativa si passò
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alla poesia accentuativaY Pare che ciò i'!ia derivato da una lenta e graduale trasformazione della prima. È noto, infatti, che nel secolo IV circa dopo Cristo il senso della quantità andò a poco a poco estinguendosi nella poesia latina, e si fini, in seguito, col badare soltanto al ritmo risultante dal numero determinato delle sillabe e dalla successione degli accenti che coincisero con gli accenti grammaticali. Non si può stabilire con precisione quando finisca la poesia quantitativa ed inco· minci la accentuativa. Alcuni inni della Chiesa ed i cosi detti canti goliardici, per non citare altre poesie dell'età medioevale, sono regolati ad un tempo dal ritmo e dalla quantità, cioè, dal ritmo quantitativo-accentuativo 1•
l) Una vocale seguita da un'altra vocale, eccetto cho non formi dittongo, fa sillaba a sè: de-a, pi-e. All'incontr: poe-na, Oae-sar. 2) Una consonante posta fra due vocali appartiene alla sillaba seguente: pa-nis, ma-ter. 3) Di due consonanti uguali, la prima va con la sillaba precedente e l'altra con la seguente: ter-ra, an-nus. 4) Una consonante muta (c, p, t, g, b, d) seguita da una liquida (l, r) forma con quest'ultima un gruppo inseparabile: a-gri-co-la, te-ne-brae. 5) Se fra due vocali c'è un gruppo di due o più consonanti con le quali può cominciare la parola latina, queste fanno parte della sillaba seguente: e-sca, a-strum, scri-psi. 6) Le parole composte sono separate nelle parti com ponenti: ad-eo, prae-mo-ve-re. 7) Il gruppo ps appartiene alla sillaba seguente: nu-psi; il gruppo mn nelle parole derivate dal greco appartiene alla sillaba seguente: Le-mnos, ma nelle parole latine d'ordinario si divide: om-nis.
CAPO II. NOZIONI PRELIMINARI INTORNO ALLA SILLABA LATINA E ALLA SUA QUANTITÀ
A) La sillaba latina. § 6. - Comunemente intendiamo per siilaba l'articolazione o il gruppo fonetico, che si pronunzia con una sola emissione di fiato. Anche in latino la sillaba può talora essere costituita da una semplice vocale o da un dittongo. B) Divisione delle sillabe latine nel corpo della
parola. § 7. - Le sillabe latine nel corpo della parola generalmente vengono divise come nella lingua italiana. C'è da osservare le seguenti regole fondamentali: l In tempi non molto lontani. alcuni illustri studiosi della lingua e della lette· ra.tura di Roma intravidero nel più antico verso latino, il sclturnio, un verso sillabico accentuativo, formato di cinque parole, divise in due emistichi, con tre o due accenti; se tale ipotesi fosse stata provata, si sarebbe potuto conchiudere che la primissima. poesia. latina. sarebbe stata accentuativa: se non che, alcuni valenti studiosi moderni hanno sostenuto con validi argomenti la scansione quantita.tiva di questo antichissimo verso e la sua derivazione da schemi lirici greci. (Cfr. Leo, Pasquali, ecc.).
O) Sillabe aperte e chiuse. § 8. - Le sillabe latine si distinguono in aperte e chiuse, Sono aperte quelle che terminano per vocale: ro-sa, fe-ro. S~o chiuse quelle che terminano per consonanti: car·men, tem-pus.
D) Quantità delle sillabe latine. § 9. - Secondo la durata o la quantità le sillabe latine possono essere brevi, lunghe, ancipiti, a seconda che le vocali che le formano siano brevi, lunghe o ancipiti 1 • a) Dicesi sillaba breve quella che ha la durata di un tempo primo, cioè, quella che si pronunzia in un solo tempo. l Quando parliamo di vocali brevi, lunghe, ancipiti, non intendiamo già parlare delle sole vocali, ma. di tutta la sillaba., cui la vocale o.ppartiene.
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A chiarimento di quanto diciamo è da sapere che la durata di un tempo primo, presso i Romani, non era affatto determinata da frazione di minuto, ma era lasciata all'arbitrio di chi parlava o di chi leggeva. Un tempo primo poteva durare uno o più secondi: tuttavia i Romani osservavano sempre il rapporto di durata tra sillaba breve e sillaba lunga, e questa ultima aveva sempre una durata doppia di tempo della sillaba breve.
c) le parole polisillabe hanno l'accento tonico: , l) su ll a penultima, se questa e' lunga: infidus, permuto, praedamnare;
Si suole indicare la sillaba breve con un semicerchio che va posto sopra la vocale che la forma (v): terra, poeta. b) Dicesi sillaba lunga quella che ha una durata di tempo doppia della breve, cioè, quella che si pronunzia in due tempi primi. La sillaba lunga è indicata con una linea orizzontale sulla vocale o dittongo che la forma (-): iimplus, a,uriga. c) Dicesi sillaba ancipite (da anceps: amb e caput, con due teste, doppio) quella che viene considerata ora breve ed ora lunga. Per indicare una sillaba ancipite si collocano i due segni su accennati sopra la vocale che la forma ('=:'): voliicris, tcnebrae.
E) Rapporto fra l'accento tonico e la quantità delle sillabe.
§ 10. - L'accento tonico non è affatto legato alla quantità delle sillabe; esso può cadere tanto sulle sillabe brevi quanto sulle lunghe. In un solo caso l'accento tonico coincide con la quantità della sillaba, e cioè, nelle parole polisillabe, quando la penultima sillaba è lunga: N eptunus, timére. In quanto alla posizione dell'accento tonico si possono fissare le seguenti leggi: a) le parole monosillabe, tmnne le enclitiche e le proclitiche, hanno l'accento tonico su se stesse: fans, réx, p6ns, mé; b) le parole bisillabe hanno l'accento t(mico sulla penul! tima sillaba, sia essa lunga o breve: prcfztor, pater;
2) sulla terzultima, se la penultima è breve: célere, malédicus, infero; d) l'accento tonico non cade mai oltre la terzultima sillaba (legge del trisillabismo): infidélitas, infirmitas, ecc. NOTA. -a) Quando le enclitiche que, ve, ce, ne, pte si attaccano ad una parola, l'accento tonico cade sempre sulla sillaba che le precede, anche se questa sia breve: cura (nom, e voc. ), cuTaque (nom. e voc.).
Quando l'enclitica que perde il suo valore copulativo (que dando origine ad una parola composta, l'accento si regola secondo le norme generali: itdque = et ita = e così; ma si dirà: undique = da ogni parte, iMnique = finalmente. Tale uso è spesso trascurato da noi moderni; noi diciamo più spesso armiique invece di armaque, come sarebhe più preciso, secondo le sopra ci~ate regolo; CUraque (nom. e VOC. sing.) e Ourt.ta al § Hl. Esse vanno ricercate nelle varie trasformazioni che la sillaba radicale subisce per alcune leggi della fonetica (contrazione, dittongazione, posizione, pmlwngamento di compenso e organico, spostamento dell'accento). a) Talora la sillaba radicale, venendo a contatto con un'altra vocale, anche per la caduta di qualche consonante intermedia, va soggetta alla contrazione; ne deriva che se essa era lunga, resterà tale; ma se era breve, per la contrazione, si muterà in lunga: mihi = mi; coopia = copia.; màvolo = malo; siem = sim; coago = cago; nivolo = ?Wlo, ecc. b) Spesso due vocali che costituivano sillabe separate (il che è diverso dal caso precedente), si uniscono in dittongo per il feuomeno della diltonga~ione; na-vt-jragus = na·u-jragl&S; ne-ufer ~ neu-ter, ecc.
Talora un dittongo passa a semplice vocale, e questa è sempre di natura lunga: quaero = inq·uiro; aequus = iniq1~us; moenia = munio; Cla·udius = Clodius; Crausiu-m = ClUsi1-t,m, ecc. c) Sovente la sillaba ra:licale di natura breve diventa lunga per posizione, a causa di pii1 consonanti (o consonanti doppie) che s'incontrano nella formazione delle parole. Esempio: la sillaba radicale mrl.q che è breve di natura (cfr. magis), diventa lunga per posizione in miigm&~, a causa dell'incontro di due consonanti (g + n); la sillaba radicale cap, anch'essa di natura breve (cfr. capio), diventa lunga per posizione in ciipt·us per la stessa ragione (p+ t); la sillaba radicale mor. ùi natura breve, (cfr. morior), diventa lunga in mort·uus (r + t), ecc. d) Talora la sillaba radicale breve, nella formazione delle parole, si è allungata, onde compensare la perdita di qualche consonante (prolungamento di compenso). Così, la radicale cii di ciisus risulta allungata per compensare la perdita del d della parola ca.(d)sus, da cui deriva, mentre detta sillaba originariamente era breve (cfr. cadere); lo stesso fenomeno si è verificato nelle forme motum 1 Alcuni studiosi banno formulate delle regole per stabilire la quantit!t della sillaba radicale degli imparisillabi della 3• declinazione. (Cfr. Roccr, Trattato ài Prosodia ... , Paravia, p. 42, 43); ma poicbè esse non ci sembrano compl~te, riteniamo ometterle, e consigliamo il discente a fare uso di buoni dizionari e della Regia Parnassi, onde accertarsi, caso per caso, della quantità delle sillabe radicali. brevi o lunghe per natura, come si diceva al i 11, nota.
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da mo(v)tum (cfr. moveo); iutum da iu(v)fum (cfr. adiuvo); votum da vo(v)tum (cfr. voveo); prelum (torchio) da pre(m)lum (cfr. premo), ecc. e) Non di rado la sillaba radicale breve risulta allungata, nella flessione o formazione delle parole, per prolungamento organico. (Cfr. la definizione e le regole del prolungamento organico nella grammatica della lingua greca). Esempio: la sillaba radicale te di tego si è allungata per prolungamento organico nella voce tegula; la sillaba radicale breve se di sero ,;i è allungata in semen per lo stesso fenomeno; la sillaba radicale re di rego si è allungata in reg,ula, ecc.
tulari - opus (operis) - magnopere - tantopere - os (oris) osculum - orare - orator - coram - pario - pactio - pagina - parere - parentes - pars - exp~rs - particeps - cor (cordis) - discors - misericors - praccordia - cura - incuria - securus - curro - cursus - concursus - curriculum - colo - incola agricola - colonia - bos - bovile - boatus - annus - perennis - quotannis - anniversarìus - annona.
f) Da ricordare, infine, che lo spostamento dell'accento dalla sillaba radicale verso altre sillabe può a volte determinare il verificarsi o meno del prolungamento organico e, per conseguenza, modificare la quantità della. sillaba radicale. Se questa, ad esempio, viene a perdere l'accento, perchè esso si è trasferito in altre sillabe, talora non si verifica il prolungamento organico e, conseguentemente, la sillaba radicale lunga può mutarsi in breve. Esempio: la sillaba radicale se di sedes è divenuta breve in sedile, perchè l'accento si è trasferito dalla sillaba radicale sulla sillaba seguente; lo stesso fenomeno si è verificato in luceo, lucérna; iicer, iicérbus; moles, molést'US; areo, iiréna, ecc.
CAPO VIII.
ESERCIZIO
10.
Si segni la quantità della sillaba radicale delle parole seguenti:
Artifex - artificium - artificialis - artificiosus - augeo augmen - auctor - auctio - bcllum - bellator - bellatrix bellicosus - bellicum - luceo - lucerna - rego - regina - religio - religiosus - reliquiae - moveo - mobilis - lapis - lapillus - lapideus - lapidosus - lapidator - animus - magnanimus - pes - tripes - nepos - pronepos - avia - proavia mensis - bimestris - pugna - oppugnatio - oppugnator facio - praefectus - sedeo - cano - canor - canorus - canticus - cantilena - cantito - cantrix - accino - accentus - concino - concentus - locus - collocare - collocatio - locuples - locupleto - fides - fidelitas - perfidus - perfidia - infidus fluo - flumen - fugere - fugitivus - profugus - transfuga - fulgeo - fulmen - opes - inops - opulentus - opimus - opi-
QUANTITA DEI PREFISSI § 32. - I prefissi, com'è noto, sono elementi sillabici che si prepongono al tema di una parola per rafforzarne o variarne il significato. Sono prefissi le preposizioni monosillabiche e bisillabiche ed alcune particelle, come ne, se, ni, re, ecc. a) Circa la quantità delle preposizioni monosillabiche, si è già detto al Capo VI trattando dei monosillabi. b) Circa la quantità delle preposizioni bisillabiche, si vedano le regole date ai Capi IV e V per le parole polisillabe in vocale o in consonante. c) Circa la quantità delle particelle, usate come prefissi, si danno le regole seguenti: 1. Sono brevi: ne, n!f, re. Esempio: nefas, nefastus, nequeo, nisi, redttco, rejert, riporta (d~ refero), ecc. ECCEZIONI: nequam, neve, nimirum, nedum, nequitia, réfert, importa (da res e fert). La particella re (da red) è breve davanti a muta e liquida: recreo, repleo, ecc. 2. Sono lunghe: di, sé, trii (da trans). Esempio: dimitto, segrego, traduco, ecc. ECCEZIONI:
dirimo, disertus.
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2S-
NOTA. - a) Il prefì~>so pn5, come rilevasi dalla regola al § 28, è lungo. È breve nelle forme: proficiscor e derivati, projiteor e derivati, prof~mdo e derivati, procella, p1·ocul, proceres, projanus, projari, profecto, profestus, p'l'ojugio, pronepos, propitius, protervus. Lo stesso prefisso nei composti greci è sempre breve: prodromus, prologus, ecc. b) La particella a (derivante dall'alfa privativa greco), e la particella di (dal greco 8~c;) sono brevi: adytum, atheus, dilemma, ecc.
c) Si tenga sempre presente che la quantità di tutti i prefissi va soggetta ai mutamenti che possono verificarsi per le regole di posizione. Esempio: pro in composizione di avus, venendosi a trovare dinanzi a vocale, diventa breve: pro-avus; ad in composizione di facio, venendosi a trovare in posizione forte, diventa lunga: adficio, adfectus; re b:ru• "' diventa lunga per posizione forte nella forma respicio, ecc. ESERCIZIO 11.
Si distinguano i prefissi nelle parole seguenti e si segni la quantità dei medesimi: Adeo - atheus - adequitant - adhaerent - adhortor - adigere - admisit - aduro - circumagere - circumclusi circumdederunt - circumtulerant - coerceo - cogitem - coegit - collaudatio - collustrare - consors - detulerim - deftagratio - deformis - depugnare - deligere - denuntiavit - depugnent - depositio - divaricare - diverbium - divertere - dilemma - edurus- educare- eduxerunt- efficiam- egredior- emanare - expoposci - expositio - exspectatio - extimui - extrusi incruentus - incultus - indecorus - indemnis - indocilis infclix - interrumpere - intervallum - inverecundus - necopinatus - nedum - nefarius - nefas - nefastus - nequam nequiquam - nescio - nimirum - nisi - nequitia - obduresco - oblevi - obnoxius - percensent - periremus - perfidelis perfugio - permollis '- perno x - pernoxius - praelongus prod11cere - protuleram - profestus - profundo - profanus - protervus - prologus - propugnatio - reclamare - reclusuru
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- rccumbo - recurro - reddere - relinquo - rrmorsum- requies - refert (da res e fert) - trado - traductio - transcriberetransgressus - transmarinus - propitius - adytum - dimitto - segregare - prodromus - proavus - adfectus - respicere disertus. CAPO IX. QUANTITÀ DELLA FLESSIONE VERBALE
A) Elementi costitutivi del verbo. § 33. - Gli elementi costitutivi del verbo sono: la radicale o tema verbale generale, il tema temporale, la desinenza personale. l) Il tema verbale generale è quella parte del verbo che resta invariata in tutta la flessione; esso si ottiene staccando dall'infinito presente le sillabe are nella l a coniug., ere nella 2a coniug., ere nella 3a coniug., ire nella 4a coniug.: am-are; mon-ere; leg-ere; aud-ire. 2) Il tema temporale è quella parte del verbo che assume la determinazione del tempo; esso si ottiene aggiungendo al tema verbale generale qualche suffisso che determina ciascun tempo. E poichè è noto che tre sono i temi temporali fondamentali (del presente, del perfetto, del supino), accenniamo brevemente alla formazione di questi tre temi fondamentali: a) il tema temporale del presente si ottiene aggiungendo al tema generale la vocale tematica 1 a per la prima coniug. (am +a); la vocale tematica e per la 2a coniug. (del+ e); la vocale tematica i per la 4a coniug. (aud +i). La 3a coniugazione non ha vocale tematica, ma vocali copulative: i, e, o, tt, che uniscono il tema verbale generale alle desinenze. 1 Alcuni grammatici chiamano dette vocali non già tematiche, ma caratteri· stiche : tale terminologia è errata, giacchè la caratteristica dei tempi è una sola, e non sono tante : mentre è noto che le vocali tematiche non sono che modificazioni di nn'a primitiva. (Cf. E. DI MARZO, Grammatica Latina, Paravia, Torino, p. 139, § 93 N.). Altri grammatici confondono le vocali tematiche con le copulativB.
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Dal tema del presente gli altri tempi da esso d eri vati si formano mediante suffissi: ba per l'imperf. indicativo; bo per il futuro indicativo della P· e za coniug., ecc. b) Il tema temporale del perfetto si forma in vari modi: l) aggiungendo al tema generale av, ev, iv: am-av(i), del-ev(i), aud-iv(i); oppure u o s: mon-u(i), clau(d)-s(i); 2) allungando l'ultima vocale del tema: video, vid- vid(i); 3) premettendo il raddoppiamento: curro- cucurr(i), ccc. c) Il tema temporale del supino si forma aggiungendo al tema verbale generale i suffissi tum o sum, preceduti dalla vocale tema ti ca per la l a, za, 4a coniugazione: laud-a-tum, del-e-tum, aud-i-tum. 3) Le desinenze personali che ci fanno conoscere la persona che fa o subisce l'azione, sono le seguenti:
Premesse queste indispensabili nozioni, passiamo ad occuparci intorno alla quantità della flessione verbale.
DESINENZE PERSONAU ATTIVE Indicativo e congiuntivo
Persone
s.
Pers. 13· za 3a P. Pers. la za 3a
o, m s t mus tis nt
indicativo
i
i-sti i-t i-mus i-stis e-runt (re)
Presente
-
Futuro
to t ote nto
-
§ 35. - La quantità della sillaba radicale si mantiene invariata in tutte le forme verbali derivanti dal medesimo tema temporale: pono, poncbam, ponam, ponerem, ponere, ponens, ponendi, ponendus; posui, posuerarn, posuissem, posuerim, posuero, posuisse; positum, positurus, positurum, positus; ecc.
EccEZIONI. Sono eccettuati i seguenti perfetti e supini bisillabi: a) bibi, fidi, steti (sto), tuli, scidi (scindo), stiti (sisto); b) citurn, ddtum 1 , itum, litum, quitum, rdtum, rutum, sdtum ' sttum, statum, ecc.
-
-
to
te
§ 34. - La quantità della sillaba radicale di un verbo, anche se composto, rimane invariata in tutte le forme derivate, eccezion fatta per i perfetti ed i supini, per i quali si danno regole a parte: facio, perficio, t"itor, abutor.
§ 36. - I perfetti ed i supini bisillabi hanno la radicale lunga, anche se nel presente essa sia breve: vici, egi, rnotum, victum, ecc.
Imperativo
Perfetto
B) Quantità della sillaba radicale di un verbo.
NOTA. I supini polisillabi hanno la penultima sillaba lunga: laudiitum, auditum, ecc., ad eccezione dei supini in itum apparte. nenti a verbi il cui perfetto non esce in vi, come: condo, supino conditu1n; dorno, supino: domitum (tranne cognosco, che avendo il perfetto in vi, ha il supino con la penultima sillaba breve: cognitum ).
DESINENZE PERSONAU PASSIVE Impemtivo
Persone
Indicativo e co,giuntivo Presente
s.
Pers. la 2a 3a P. Pers. la
za.
3&
r ris (te) tur mur mini ntur
-
re mini -
Futuro
-
t or t or n t or
§ 37. - Nei perfetti con raddoppiamento la sillaba radicale e la sillaba raddoppiata sono brevi, a meno che questa non diventi lunga per posizione: didici, pupugi, cecidi, ecc.; ma in totondi, in cucurri, ecc., la sillaba radicale è lunga per posizione forte. Sono eccettuati: cecidi (caedo), pepédi (pédo).
EccEziONI. -
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1
Ila di dare è sempre breve, anche nei compo~ti, tranne ch" nelle forme das
e da che è lunga.
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C) Quantità delle sillabe interne di un verbo. QUANTITÀ DELLE VOCALI TEMATICHE E COPULATIVE.
§ 38. - Le sillabe interne di un verbo, formate dalle vocali tematiche (a per la la; e per la 2a; i per la 4a coniug.), conservano la loro quantità lunga in tutta la flessione:
Va da sè che diventa breve, se la vocale è unita a desinenza breve: lauda-ba-t. (Cfr. § 38, Nota, b). § 41. - La sillaba interna di un verbo, formata dal suffisso temporale i del perfetto indicativo, è lunga, eccetto nella 3• persona singolare e nella Ia persona plurale: amav-i-sti; leg-i, ecc., ma amav-i-t (cfr. § 38, Nota, b), leg-i-mus.
amare, amabam, amaveram, amiivero, amabo, ecc.; delere, delébam, deléveram, delévero, delérem, ecc.; audire, audivero, audiveram, audivi, audivissem, ecc.
§ 42. - La sillaba interna di un verbo, formata dal suffisso temporale del presente congiuntivo e dell'imperfetto congiuntivo, è lunga: am-e-m, dele-a-m; audi-ii-tis, ecc., e così .~i-mus, noli-mus; amar-e-m, deler-é-m, audir-e-m, ecc.
NoTA.- Soltanto in due casi le vocali ternatiche mutano la loro quantità lunga in breve: a) quando vengono a trovarsi dinanzi ad altra vocale: audio, monéo, deléam; b) quando sono unite a desinenza breve (per es.: la t finale di parola dinanzi ad altra parola cominciante per vocale): a·mdt, delét, audit, ecc. (amiit e1~m).
§ 43. - La sillaba interna di un verbo, formata dal suffis11o temporale bi del futuro semplice indicativo per la P e 2~ coniugazione, è breve; quella formata dal suffisso temporale ii del futuro semplice indicativo per la 3a e 4a coniug., è lunga:
§ 39. - Le sillabe interne di un verbo, formate dalle voeali copulative i, e, o, u (queste vocali uniscono il tema verbale generale alla desinenza nei verbi della 3a coniug.), sono brevi: leg-e-rem; leg-i-mus; nol-it-mus, ecc. ECCEZIONI. -
Sono lunghe:
l) nell'imperfetto indicativo: leg-é-bamtts;
2) quando vengono a trovarsi in posizione forte: dic-fi-nt, dic-e-nt. NoTA. - Nell'imperfetto indicativo della 4a coniugazione s'introduce, per analogia ai verbi della 3a coniug., una vocale copulativa e lunga: aud-i-e-bam. QUANTITÀ DEI SUFFISSI TEMPORALI.
§ 40. - La sillaba interna di un verbo, formata dal suffisso temporale ba dell'imperfetto indicativo, è lunga: ama-bii-mus, audie-bii-mus.
ama-bi-tis, mone-bi-mus; leg-e-s, audi-e-mini.
D)
Quantità delle sillabe finali delle forme verbali.
§ 44. - Per le sillabe finali di un verbo si applicano le regole già fissate per le sillabe aperte o chiuse. (Cfr. Cap. IV, § 15 e seguenti; Cap. V, § 21 e seguenti; Cap. VI, § 28 e seguenti). ESERCIZIO
12.
Si segni la quantità di tutte le sillabe, delle quali si compone ciascuna forma verbale qui sotto trascritta:
Laudabant - diximus - ducemus - moneo - moneam monuisse - delevi - auditurus - auditum - amatum - cognitum - conditum - deletum - monitum - bibi - fidi - pot.ui potuisse - rutum - situm - didici - cucurri- cecidi - pendere - pependi - nolumus - velim - dicent - audiebamus - nolimus
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-35-
- paravissemus - laudabit - laudabimus - amantur - paretur - dicito- dicitote- currens- emi- carpsi- emptum- redimo - adimis - accensum - esum - lego - intelligo - negligo - vertere - animadvertere - vinco - convinco - arguo - redarguo - scio - nescio - venio - pervenio - invenirent - pungit - pupugit - tangunt - tetigerunt - conveniunt - fallo - fefelli pello - pepulimus - contundo - contudi - appellem - appellaremur - dictus - dicturus - lecturus - parcitum - tactum monebimus - audiebamur - legi - deleamini - simus - oppugnor - conscribemur - Iaturus - diligendi - Iegeris - nominaberis - vocaverim - putareris - condiderimus - transeuntis - venire - venundare. ESERCIZIO
13.
Si segni la quantità delle sillabe componenti ciascuna parola dei versi che seguono:
Tempus hoc laetitiae, dies festus hodie; omnes debent psallere, cantilenas promere, cum affectu pectoris, toto gestu corporis et scolares maxime, qui festa colunt maxime. (Da un canto dei Ole1 ici
Dives eram et dilectus, inter pares praelectus 1 , modo curvat me senectus et aetate sum confectus. Paupertatis fero pondus, meus ager, meus fundus, domus mea totus mundus quem pererro vagabundus. 1 Da prae-leoo = ooelto primi>, prescelto.
Quondam felix et fecundus et facetus et facundus, quondam primus, nunc secundus, victum quaero verecundus. (Da un canto dei Cleri C'i
r aganl~•).
Hector beate ca eli tum, Qui sic amas mortalium Salutem, ut almi filii Cruore sancto laveris Peccata eorum, suspice Servi precantis spiritum, Qui fretus unica tua Benignitate languidos Artus Iibenter deserit, Ut alta caeli sidera Petens fruatur, optime Pater, tua praesentia (ab!.), Et sempiterno gaudio. (M. A. Flaminio, Carm., l. VIII).
Vagalltf~t).
Puella delicatior Molli columba, pulchrior Rosae rubentis flosculo, Our immerentem candidis Te saeva Parca fratribus, Et coniugi dulcissimo Prima inventa (abl.) sustulitT Sic florem hiantem mollibus Telluris almae amplexibus Vellens procella turbinis Leves in auras dissipat ... (M. A. Flaminio, Carm., I. I).
-37-
-36-
CAPO X. LICE~ZE
PUOSOIHCHE
§ 45. - Non semp:e 1 poeti usservano scrupolosamente nelle loro p1 !(>SÌE' le legg p n; SI d1dH che, Clllle Si è visto, fissano la quantità delle sillab1• compLnenti ciascuna parola, considerandola isolatamente: spesso i poeti, nell'aggruppare più parole in venil, si so ne arrcgata la libertà di far breve una sillak lunga. l' lunga um dlaba breve. Le prineip:l.l! l·f'l·nzt. ,., ntra.r:e alle leggi della prosodia, sono: l) L'elisi. nt (d . .J lat. no elidere = togliere via, annullare). Se una p;ìrola. t.eJm na pu vocale o per m, ed è immediatamente s1 :·u t,p da un'altra parola che comincia per vocale o pPr h, cer1: m1 n te si g1 nua un suono l'gradevole; a.d evitarlo, si ricorre ad elidere la sillaba precedrnte, che non conta, come si vedrà in seguito, nella misura del verso, e nella lettura non si fa sentire la vocale o la sillaba con m elisa.
ESEMPI: Cuntwuere omnes = conticuer'omnes; Vince animos = vinc'animos; ~Multa adeo = mult'adeo; .M onstrum informe = monstr'informe. 2) L'iato. Quando la m o la vocale, finali di parola, non si elidono per necessità metriche, dinanzi alla vocale o la h con cui si inizia la parola seguente, si ha l'iato, che è licenza contraria all'elisione. La parola iato viene dal latino hiatus = gola, apertura, in quanto nella pronunzia, a causa dell'incontro di tale lettera o della vocale, siamo costretti a tenere la bocca un po' più aperta del solito.
ESEMPIO: Spe
l!
t'nimica; Il incessu.
Et vera
3) La sinéresi o sinezési (cruvodpemç da cruv-odp€w = prendo insieme). Essa consiste nel considerare come una sola sillaba due vocali che dovrebbero fare sillaba ciascuna da sè:
ESEMPIO:
Proinde (trisillabo) = proin-de ostrea (trisillabo) = o-strea.
4) La diéresi (aw.[fJEO'tç da at:x·:x1piw =separo). È una licenza opposta alla precedente; consiste nel separare in due sillabe, per necessità metriche, due vocali costituenti una sola sillaba.
ESEMPIO:
Si-lu-ae per sil-vae; Ye-i-us per Ve-ius.
5) La sistole (crucr·wÀ ~ da cruv-cr·rénw = abbrevio). Consiste nel far breve una sillaba lunga, specie nella sa persona plurale dei perfetti.
ESEMPIO:
Tulerunt, invece di tulerunt; dederunt, in vece di dederunt.
6) La diastole (atiXO'TOÀ~ da atOtantivi o aggettivi. Esercizio 9 . . . . VII. - Quantità delle sillabe radicali nelle forme derivate e nelle parole composte • • . . . . § 31. Regola generale. Esercizio 10 . • . . • . . . .
18
Esercizio 12, 13 . . . . . . . . • . . . 22
X. -Licenze prosodiclle • . . . . . . . § 45. Elisione, iato, sineresi, dieresi, sistole, diastole. - § 46. Alterazioni per metaplasmo: protesi, aferesi, epentesi, sincope, paragoge, apocope, tmeRi, metatesi.
CAFO
22
VIII. - Quantità dei prefissi . § 32. Regole generali Esercizio 11 . • • • . • . . . . . .
IX. -Quantità della flessione -verbale § 33. Elementi costitutivi del verbo. - § 34. Quan• tità della sillaba radicale di un verbo: regola gene· rale. - § 35. Quantità deol.la sillaba radicale in tutte le forme verbali derivanti dal medesimo tema temporale. - § 36. Quantità dei perfetti e dei supini bisillabi. - § 37. Quantità dei perfetti con raddoppiamento. - § 38. Quantità delle sillabe interne di un verbo, formate dalle vocali tematiche. § 39. Quantità delle sillabe interne di un verbo, formate dalle vocali copulative. - § 40. Quantità
CAPO
24
33 36
PARTE II
23
METRICA
CAPO
CAPO
157-
I. - Ritmo - Arsi e tesi • Piedi • • . • • • • Pag. § 47. Definir,ione. - § 48. Ritmo. - § 49. Arsi e tesi. - §50. Piedi. - § 51. Piedi fondamentali o ritmici e piedi derivati o impropri. - § 52. Piedi distinti secondo il tempo e secondo il numero delle sillabe. - § 53. Piedi acatalettici e tronchi. - § 54. Piedi discendenti e ascendenti. - § 55. Piedi pari ed impari. § 56. Piedi in serie: dipodia, tripodia, tetrapodia., pentapodia, esapodia, ecc. - § 57. Piede irrazionale.
CAPO
26 27
28 29
Tavola riassuntiva del piede
II. - Verso - Cesura - Scansione e lettura metrica Versi in serie indeterminata ed in composizione strofica § 58. Membro, periodo ritmico, verso. - § 59. Verso puro ed impuro. - § 60. Versi composti o asinarteti. § 61. Versi misti o logaedi. - § 62. Chiarimento sul significato di metro nei versi giambici e trocaici. § 63. Distinzione di versi secondo la specie dei piedi componenti. - § 64. Versi completi ed incom•
50
CAPO
51
-
-158-
pleti e ipermetri; chiarimeuti sulla disposizione della parola per formare i piedi del verso. - § 65. Cesura. maschile e femminile - Dieresi. - § 66. Scansione del verso e lettura metrica. - § 67. Versi in serie indeterminata ed in composizione strofica. - § 68. Sistemi: distico, tristico, tetra.stico. Tavola riassuntiva del periodo ritmico o verso CAPO
III. - Varie specie di metri - Metri dattilici . . .
PARTE III
METRICA ORAZIANA CAPO
Pag.
57 57
§ 69. Esametro dattilico. - § 70. Esametro s pon. daico. - § 71. Cesure dell'esametro dattilico. § 72. Alcuni suggerimenti per ben comporre degli e~ametri lati n i. § 73. Pentametro elegiaco. § 74. Adonio. - § 75. Archilocheo. - § 76. Alcmanio.
Esercizio 14, 15, 16
66
IV. - lUetri giambici § 77. Senario giambico puro. - § 78. Senario giambico impuro. - § 79. Schemi di senario giambico impuro usati da li'edro. - § 80. Trimetro giambico impuro catalettico. - § 81. Trimetro giambico ipponatteo. - § 82. Dimetro giambico ipercatalettico. Esercizio 17, 18, 19 . . . . . . .
71
77
V. - Metri trocaici . . . . . . . § 83. Dimb.:o trocaico catalettico. - § 8-!. Verso itifallico.
80
VI. - Metri logaedici . . § 85. Gliconeo secondo. - § 86. Ferecrazio secondo. - § 87. Priapeo. - § 88. Asclepiadeo minore. - § 89. Asclepiadeo maggiore. - § 90. Saffico minore. - § 91. Saffico maggiore. - § 92. Alcaico endecasillabo. - § 93. Alcaico decasillabo. - § 94. Aristofaneo. - § 95. li'aleceo. Esercizio 20 . . . . •
81
VII. - l\letri asinarteti § 96. Archilocheo maggiore. - § 97. Giambelego. § 98. Elegiambo.
88
VIII. - Metri ioniri § 99. Ionico a minore. - § 100. GalliamiJo anaclomeno. - § 101. Sotadeo. Tavola riassuntiva dei principali metri . • • • •
90
CAPO
CAPO
CAPO
CAPO
I. - Nozioni preliminari
. • . . . . . . . . Pag.
II. - Composizioni monosti('l!e . . . . . . . . .
104
§ 105. Trimetri giambici in composizione monosiica. Esercizio 21 . . . . . • . .
105
§ 106. Asclepiadei minori in composizione monostica. Esercizio 22 • • • . . . . .
106
§ 107. Asclepiadei maggiori in composizione monostica. Esercizio 23 .
108
CAPO
III. - Sistemi distici
109
§ 108. Sistema epodico (sistema giambico).
Esercizio 24 . . . . . .
86
92
101
§ l 02. Classificazione dei carmi oraziani. - § l 03. Vari tipi di strofe tetrastiche. - § 104. Tavola schematica delle forme metriche usate da Orazio. CAPO
. . . . . . . . . . . . . .
CAPO
159
110
§ 109. Sistema alcmanio (sistema dattilico puro).
l!Jsercizio 2.5 . .
112
§ 110. Sistema arcliilocheo primo (sistema dattilico puro). Rse1·cizio 26
114
§ 111. Sistema archilocheo giambico Hiattllieo). Escrf'izio 27 . •
116
secondo
(sistema
§ 112. Sistema archilocheo terzo (sistema giambico-dattilico). Esercizio 28 . .
117
§ 113. Sistema archilocheo quarto (sistema logaedico-giambico ). Esercizio 29 . • • • • • • •
119
-160-
§ 114. Sistema piliambico primo (sistema giamoico-dattilico ). Esercizio 30 . Pag. 120 § 115. Sistema. pitia.mbico secondo (sistema giambico- dattilico). Esercizio 31 . . . • . • • •
123
§ 116. Sistema ipponatteo (sistema gia.mbicotrocaico). Esercizio 32 . . . . . • . .
125
§ l i 7. Sistema asclepiadeo minore terzo (sistema
loga.edico ). Esercizio 33 . .
127
§ 118. Sistema saffico maggiore (sistema logaedico). Bsercizio 34 . .
129
CAPO
IV. - Sistemi tetrastici
130
§ 119. Sistema alcaico (strofa tetra!>tica alcaica).
131
Esercizio 35 . l 20. Sistema saffico saffico minore). Esercizio 36 .
minore
(strofa
tetrastica
134
121. Sistema asclepiadeo primo (strofa tetrastica asclepadea 1a). Esercizio 37 .
137
§ l 22. Sistema asclepiadeo secondo (strofa tetraetica asclepiadea 2• ). Esercizio -38 • • •
139
CAPO
lndiet
V. - Composizioni ipermetriche . § l 23. Periodi decametrici di ionici a minore. § l 24. Tavola riassuntiva della metrica ora2iana.
141 144 155
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