DCSS Training 27 - Attivo o Passivo

February 5, 2017 | Author: IronPaolo DangerousFitness | Category: N/A
Share Embed Donate


Short Description

Download DCSS Training 27 - Attivo o Passivo...

Description

Lento in piedi reloaded – 1 – Attivo o passivo? In questi articoli ritorneremo sul lento in piedi, con una serie di considerazioni che sto preparando per il libro: questi pezzi possono sembrare sconclusionati e slegati fra loro, ma sarà il libro che darà loro il filo logico e l’omogeneità. Abbiamo già visto le differenze fra la panca e il lento in piedi, the press come lo chiamano gli anglosassoni: l’angolo di utilizzo del pettorale è maggiore nella prima rispetto al secondo. Lo schema motorio della panca è del tutto differente da quello del lento in piedi ed essere forti in questo esercizio non ha transfer sulla panca, checchè ne dica una certa corrente di pensiero. Chiaramente, se avessi un massimale di 150 kg di lento in piedi, come minimo avrei 200 kg di panca, ma semplicemente perché sarei un mostro mutante caduto da piccolo nella pozione magica di Panoramix e poi asciugato con i raggi gamma. Il lento in piedi è però un esercizio eccezionale sia per lo sviluppo muscolare che crea che per le abilità motorie che insegna:  Poiché l’esecutore è in piedi senza appoggi su schienali o panche, il movimento richiede l’uso di tutti gli stabilizzatori del tronco e delle spalle. Vengono utilizzati tutti i muscoli della parte superiore del corpo, in particolare il trapezio e tutti i muscoli che muovono la scapola, a differenza della panca. Per questo motivo è un ottimo complementare di questa per uno sviluppo fisico completo.  L’esercizio insegna a generare tantissima forza nella fase iniziale del movimento proprio per sfruttare al meglio il pettorale: l’angolo di azione ridotto si trasforma in un vantaggio didattico in quanto è necessario essere più bravi ad usare questo muscolo. In chiusura insegna a ruotare correttamente indietro le spalle: questo come vedremo è necessario sia per la prestazione che per la salute della spalla stessa. Chi non ruota bene le spalle non sarà mai un forte “presser”. Nel proseguimento della trattazione sarà evidente che saper ruotare la scapola e mettersi in assetto per generare molta forza siano due aspetti intimament legati. Cosa visualizzare 25Kg

25Kg 25Kg 25Kg IP’ IP’s

DF

IP’ IP’s

DF

25Kg

IP’ IP’s

DF

IP’ IP’s

25Kg

IP’ IP’s

DF

DF

IP’ IP’s

DF

Nei disegni di sinistra uno schema mentale in cui l’esecutore interpreta il movimento come una estensione dell’avambraccio che a sua volta ”trascina” la spalla nella rotazione. Questa impostazione è errata perché l’atleta si focalizza sui tricipiti: spinge il bilanciere con le braccia, agendo sui gruppi muscolari più deboli, e poi con le spalle.

1

A destra il corretto modello mentale: l’alteta spara i gomiti verso l’alto e indietro, a voler scaraventare il bilanciere dietro di lui. In questo modo l’attenzione è per tutti i muscoli del tronco e poi per i tricipiti che ovviamente verranno attivamente utilizzati. La comprensione che sono i gomiti a muoversi e non le mani è fondamentale per apprendere il corretto schema motorio: sparare i gomiti in alto! Potenziamo il pettorale

Passivo Passivo

Attivo Attivo

Nei fotogrammi di sinistra sollevo il bilanciere dagli appoggi in maniera “passiva”, a destra in maniera “attiva”. Le due posture non sembrano così diverse, ma il cambiamento è sostanziale: è proprio questa similitudine che inganna, meglio sarebbe una ripresa di lato ma in questo caso i pesi coprono sempre parte del tronco.

Passivo Passivo

Attivo Attivo

Utilizzando invece gli elastici è possibile osservare le vere differenze. A sinistra stacco e vengo indietro, semplicemente. A destra mi posiziono preventivamente sollevando il torace e deprimendo e adducendo le scapole, come già visto nell’adduzione light per la panca, solo che in questo caso lo faccio in piedi. Poi stacco il bilanciere e vengo indietro mantenendo questa postura. Così facendo ho tutti i vantaggi dell’”adduzione delle scapole”: Una miglior stabilità articolare data dalla co-contrazione di tutti i muscoli delle spalle. Chiaramente per sollevare il torace devo inarcare la schiena, pertanto utilizzo anche gli erettori spinali che bloccano così la spina, proteggendola.

2

Un aumento dell’angolo di utilizzo del pettorale perché sollevare il torace permette di distanziare maggiormente il pettorale dall’omero, come evidenziato nel disegno seguente. Zona del deltoide

Zona del carico

Zona del pettorale

La zona del pettorale aumenta

Apparentemente il guadagno sembra minimo ma in realtà è sostanziale, dato che l’esercizio è molto sfavorevole al pettorale e qualsiasi assetto che permette di recuperare gradi di utilizzo porta ad un migliore vantaggio meccanico. Questo è l’assetto “attivo”: a questo punto è molto più facile impostare il movimento come uno spostamento dei gomiti verso l’alto. Il lento dietro insegna così ad elevare il torace, il movimento di base dell’adduzione delle scapole nella panca: in questo senso l’esercizio ha un vero valore didattico.

Passivo Passivo

Attivo Attivo

Le fasi iniziali del movimento a partire dai due assetti: si nota come a destra la postura assomigli allo schema mentale dello “spingere i gomiti in alto”, sicuramente più di quella a destra. Esercitatevi: questo posizionamento richiede di essere molto più DCSS rispetto all’altro, pertanto una volta assimilato il mix fra assetto, contrazione muscolare e “durezza” della schiena fa chiaramente percepire una maggiore produzione di forza.

3

View more...

Comments

Copyright ©2017 KUPDF Inc.
SUPPORT KUPDF