DCSS Training 14 - Ammortizzatori - Parte 2

February 5, 2017 | Author: IronPaolo DangerousFitness | Category: N/A
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DCSS Training Ammortizzatori – Parte 2 Con questo pezzo concludo, finalmente, la trattazione di tutti i “pezzi” del corpo umano che utilizziamo in palestra: spalle, schiena, bacino, ginocchia. Volutamente non mi interessa parlare di caviglie, polsi e altro perché, di fatto, non hanno rilevanza nei movimenti che ci interessano a differenza di altre attività dove invece sono elementi determinanti. Del resto, questa è “biomeccanica per i pesi” e non “per la corsa”. L’articolazione dell’anca è sorprendentemente semplice rispetto ad altre meraviglie incasinatissime quali ginocchio e spalla: la sua resistenza si basa più sui materiali che su furbate geometriche o meccaniche estrose. Abbiatene cura, perché se si scassa, sono enormi apparati genitali assolutamente non dolcificati… Ball & Socket Nelle mie spedizioni sulla rete per depredare di documenti ignari prof di ignare università (grande Google con la ricerca avanzata site:) raccatto molto materiale d’oltreoceano: nella loro praticità, gli anglosassoni definiscono l’anca come una articolazione di tipo ball & socket che mi piace tradurre palla e buca. Il più preciso termine italiano, enartrosi o articolazione emisferica, rende meno l’idea. 125° Labbro dell’acetabolo Acetabolo

Testa del femore Collo del femore

125

Asse del collo del femore Angolo del collo del femore

Angolo medio

Asse transcondilare Cartilagine

Grande trocantere

90° Angolo minimo

Piccolo trocantere

160°

Angolo massimo

Asse del collo del femore

10°

Asse transcondilare

Angolo del collo del femore

La testa del femore, già descritta nell’articolo sulle ossa lunghe, è una superficie sferica che va a ad inserirsi in una cavità emisferica dell’anca detta acetabolo. Acetabolo e testa sono ricoperti da cartilagine che permette una frizione praticamente nulla. La testa si raccorda al corpo del femore tramite un collo formando un angolo con l’asse femorale longitudinale pari in media a 135°. Il grande e il piccolo trocantere sono delle formazioni ossee che fungono da inserzione e leva articolare per molti muscoli che muovono il femore.

1

L’asse transcondilare è una retta che passa fra i condili del femore: è interessante notare come questo asse e l’asse del collo del femore non giacciano sullo stesso piano, pertanto la testa del femore risulta ruotata di un certo angolo rispetto al ginocchio. Testa del femore

Labbro dell’acetabolo

Legamento trasverso

+ rigida

- rigida

(n.d.r. se nel disegno a destra intravedete un significato fallico, è bene prendere in seria considerazione un po’ di psicoterapia) La cartilagine dell’acetabolo forma una struttura particolare detta labbro dell’acetabolo che avvolge anche tutto il bordo esterno alla cavità. Il labbro ha forma di ferro di cavello, aperto nella parte inferiore: lo spessore è maggiore nella parte antero-superiore raggiungendo circa i 7 millimetri, uno spessore considerevole. Nella parte inferiore i margini del labbro sono connessi dal legamento trasverso. La cartilagine che ricopre la testa del femore è anch’essa di spessore e rigidità differente, maggiore nella parte superiore. Cartilagine a contatto

Forze compressive nell’acetabolo

50Kg Testa del femore Cartilagine non a contatto Il labbro si deforma…

90Kg … aumenta la superficie di contatto … il legamento trasverso va in tensione

Reazione vincolare del terreno

235Kg

Il disegno descrive il motivo di questa scelta progettuale: l’anca deve sorreggervi e farvi camminare in posizione eretta continuativamente per tempi molto lunghi pertanto tutte le attenzioni dell’Architetto si sono rivolte al corretto svolgimento di questo compito. In posizione eretta il femore “preme” dentro la volta dell’acetabolo, quando camminate o correte nell’istante in cui l’arto sospeso tocca terra il femore preme in alto e in avanti: la porzione anterosuperiore dell’acetabolo è quella sottoposta ai maggiori stress compressivi e il labbro è così più

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spesso in questa zona in modo da ammortizzare meglio gli urti, come illustrato nel disegno di sinistra. Il disegno a destra rappresenta la superficie di contatto della testa femorale con il labbro acetabolare in funzione dei carichi sul tronco, dovuti a forze statiche come nello stare in piedi o dinamiche come in un salto: il contatto con l’acetabolo è parziale ed aumenta in funzione del carico. In questo modo più il carico è elevato e più la superficie di contatto aumenta per mantenere una pressione costante, distribuendo la forza su un’area maggiore: il labbro si deforma e il legamento trasverso tendendosi assicura la necessaria stabilità. Una soluzione geniale, come sempre: se il contatto fosse totale già in assenza di carico, la pressione aumenterebbe in funzione del carico e il labbro non potrebbe espandersi ulteriormente fino a lesionarsi. Legamento ischiofemorale Legamento ileofemorale

Legamento ileofemoral e

Grande trocantere

Grande trocantere

Legamento pubofemorale Legamento ischiofemorale

Piccolo trocantere

Piccolo trocantere

Anteriore Fascio laterale del legamento ileofemorale

Posteriore Fascio mediale del legamento ileofemorale

Origine del legamento ileofemorale

Fascio superiore del legamento ischiofemorale Fascio mediale del legamento ileofemorale

Legamento pubeofemorale

Anteriore

Fascio inferiore del legamento ischiofemorale

Fascio laterale del legamento ileofemorale

Fascio laterale del legamento ileofemorale

Fascio superiore del legamento ischiofemorale Fascio inferiore del legamento ischiofemorale

Legamento pubeofemorale Fascio inferiore del legamento ischiofemorale

Posteriore

Superiore

Fascio superiore Fascio mediale del del legamento legamento ischiofemorale ileofemorale

Laterale

La testa e il collo del femore sono avvolti da una robusta capsula di legamenti il cui compito è la stabilizzazione, cioè “il tenere saldamente”, del femore dentro l’acetabolo. A differenza dell’omero, il femore non ha bisogno di essere mantenuto in sospensione dato che è il peso del tronco che gli impedisce di uscire dall’acetabolo: il femore necessita essenzialmente di essere mantenuto in sede nei movimenti di intra ed extra rotazione che avvengono solitamente agli estremi dei movimenti di flessione ed estensione.

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La flessione e la rotazione interna del femore…

Laterale

… mettono in tensione il legamento ischiofemorale che limita l’escursione del femore

Superiore

Nel disegno un esempio dell’azione dei legamenti in una flessione, adduzione e intraruotazione del femore: i “tiranti” entano in tensione e forzano il femore a mantenere la pallina dentro la buca. E’ possibile considerare la superficie fra testa e acetabolo come “sottovuoto”, proprio a causa delle forze dovute al peso corporeo e ai legamenti che serrano il femore in sede: negli interventi in cui il femore deve essere allontanato dall’acetabolo è necessario applicare una forza di trazione che va dai 90Kg fino agli oltre 200! I prosciutti Psoas

Muscolo iliaco

Tensore della fascia lata Grande gluteo

Piriforme Sartorio

Gracile Otturatore esterno

Pettineo

Gluteo medio Gluteo medio

Adduttore breve Semitendinoso

Vasto laterale

Grande adduttore Adduttore lungo

Vasto mediale

Estensione

Grande adduttore

Flessione

Capo lungo del bicipite femorale

Quadrato del femore Semimembranoso

Tensore della fascia lata

Semimembranoso

Retto del femore

Grande gluteo Piriforme

Psoas

Psoas

Retto del femore

Bicipite femorale

Otturatore interno Semitendinoso

Vasto laterale

Capo corto del bicipite femorale

Abduzione

Adduzione

Rotazione esterna

Rotazione interna

Flessione della tibia

Estensione della tibia

Finalmente, i muscoli che tanto ci piacciono e che permettono di svolgere i movimenti che ci permettono di compiere le nostre normali azioni quotidiane!

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Moltissimi sono monoarticolari, agendo solo sull’articolazione dell’anca, ma molti altri sono biarticolari dato che agiscono anche sull’articolazione del ginocchio: esempio classico per il primo tipo è il grande gluteo mentre per il secondo il bicipite femorale. Femore Adduzione

Abduzione

Medio gluteo

x x x

Piccolo gluteo Ileopsoas Semimembranoso Bicipite femorale

Adduttore breve Adduttore lungo Gracile

Estensione

Flessione

Rotazione interna

x

x x x x

x x x x

x

x

x x x x x x

x x x x

Sartorio

Estensione

Flessione

x x

x x x

x x x

Tensore fascia lata Pettineo

Tibia

Rotazione esterna

x (1)

Piriforme Grande gluteo

Semitendinoso

Rotazione interna

x

Vasto mediale Vasto laterale Retto del femore

x

x x x x

x (2)

x x x x

(1) A femore flesso (2) A tibia flessa Psoas Tensore della fascia lata Grande gluteo Semimembranoso Semitendinoso

Tensore della fascia lata Retto del femore

Vasto laterale Retto del femore

Semimembranoso Semitendinoso

Capo lungo del bicipite femorale Capo corto del bicipite femorale

Capo lungo del bicipite femorale Capo corto del bicipite femorale

La tabella descrive qualitativamente il contributo di ogni muscolo ai vari movimenti e permette di evidenziare la mono o biarticolarità. Risulta invece estremamente arduo descrivere i contributi in termini quantitativi, capire cioè quanto un muscolo contribuisca ad un movimento perché questo contributo è variabile in funzione della traiettoria scelta e della posizione del femore rispetto a questa. Nei disegni in basso a sinistra si può notare come il gruppo dei femorali, semitendinoso, semimembranoso e bicipite femorale siano contemporaneamente estensori dell’articolazione dell’anca (il femore ruota indietro rispetto al bacino oppure il bacino ruota indietro rispetto al femore) e flessori dell’articolazione del ginocchio ginocchio (la tibia va sotto al ginocchio). Nei disegni in basso a destra la situazione simmetrica: flessione dell’anca o estensione del ginocchio. I muscoli descritti nei disegni sono anche quelli comunemente noti in palestra: possono essere considerati come muscoli motori del femore, alla stessa stregua dei pettorali o dei dorsali per l’omero, in quanto determinano le grandi escursioni angolari di questo osso.

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Un’altra cuffia?

Psoas

Psoas Muscolo iliaco

Piccolo e medio gluteo

Piccolo e medio gluteo

Piriforme

Piriforme

Gemello superiore

Otturatore interno

Gemello inferiore

Pettineo

Quadrato del femore Otturatore interno

I muscoli del disegno si inseriscono in varie posizioni sulla testa del femore, supportando attivamente i movimenti prodotti dai muscoli motori e contribuendo in maniera determinante alla stabilizzazione dell’articolazione dell’anca, come abbiamo visto nell’articolo sulle ossa lunghe. Sebbene non siano alla ribalta come i loro cugini sovraspinato, sottospinato e piccolo rotondo, è possibile considerarli a tutti gli effetti una equivalente cuffia dei rotatori del femore. Biomeccanica spiccola dell’anca Fpar

P

Forza del carico sul tronco

Retta d’azione degli abduttori

P

Fperp

Forza muscolare degli abduttori Forza del carico sul tronco Asse longitudinale

Ma perché ci fanno fare queste cose…

Il bacino ruota intorno all’anca

F

P

F

F R

P

P

Reazione vincolare dell’anca

Tu almeno stai fermo!

bP

bF

R

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Questa illustrazione è un classico che ritrovate in qualsiasi dispensa, opuscolo o enciclopedia che tratta dell’anca: le forze che agiscono sull’articolazione quando l’altra gamba è sollevata da terra, situazione che si verifica centinaia di volte al giorno in qualsiasi spostamento facciate: 

In questa posizione, il peso corporeo P (al netto del peso dell gamba a terra) agisce “di lato” rispetto all’asse longitudinale passante per la spina dorsale e il soggetto poggia tutto il suo peso sull’anca della gamba a terra.



L’anca in questa situazione diventa il fulcro di una leva su cui agisce la forza peso: senza altre forze in gioco il peso corporeo farebbe ruotare il bacino in senso antiorario, come evidenziato nei disegni a sinistra.



La rotazione del bacino causa un avvicinamento di questo al femore della gamba a terra, di fatto una adduzione del femore: i muscoli che impediscono che ciò accada sono pertanto gli abduttori, come evidenziato nel disegno centrale. Su un braccio di leva agisce la forza peso, sull’altro la forza muscolare degli abduttori che mantiene pertanto il soggetto in equilibrio.



La leva è come sempre svantaggiosa per i muscoli che agiscono anche obliquamente rispetto ad essa: la forza che devono sviluppare è così ben superiore rispetto a quella esercitata dal peso corporeo.



Chiaramente, il femore non sfonda l’acetabolo trafiggendo vescica e intestini: l’acetabolo reagisce con una forza che impedisce tutto questo, è la reazione vincolare dell’anca che chiude il triangolo delle forze, risultando anch’essa molto maggiore della forza peso del soggetto. A destra lo schema completo delle forze in azione.

Una degenerazione della cartilagine dell’articolazione ha come prima conseguenza invalidante la perdita della possibilità di spostarsi: lo studio della biomeccanica dell’anca è fortemente focalizzato sulla deambulazione per creare protesi sempre più performanti in termini di resistenza e durata alle sollecitazioni meccaniche. Forza peso del carico sul tronco

L’anca tenderebbe a flettere…

45Kg

45Kg

I muscoli estendono l’anca…

Il ginocchio tenderebbe a flettere…

Senza nessuna stabilizzazione il femore intraruota

Forza peso del carico sul tronco

Forza peso del carico sul tronco

Reazione vincolare del terreno

… i muscoli estendono il ginocchio…

… Il corpo del femore è sottoposto ad una forza di piegamento

L’ileopsoas contrasta la rotazione interna

Il femore è sottoposto ad una forza di torsione

Più pressione sul condilo mediale rispetto al laterale

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Ragazzi, nel disegno precedente vi presento il mio nuovo omino blu; uno scheletrino blu! Mi aiutate a trovargli un nome? Eddie probabilmente ha problemi di copyright dato che è la mummia degli Iron Maiden… In alto un primo tipo di sollecitazione sul corpo del femore durante uno squat: a sinistra, il carico schiaccia l’atleta al suolo che evita di diventare marmellata di fragole e ciliegie perché estende le anche e le ginocchia. Così facendo è come applicare rotazioni in versi opposti ad ogni epifisi, pertanto il corpo del femore è sottoposto ad una forza di piegamento, come nel disegno a destra. In basso un secondo tipo di sollecitazione che coinvolge invece in torsione il femore: a causa della sua forma, il femore durante uno squat intraruoterebbe se non fosse bloccato da qualcosa. Un grosso contibuto a questo “qualcosa” è dato dall’ileopsoas che, essendo un extraruotatore, controbilancia la rotazione verso l’interno. In questo modo, però, tutta la diafisi prossimale è sottoposta a una forza di torsione. E’ interessante anche notare come la pressione sulla tibia sia maggiore dal lato del condilo mediale piuttosto che da quello del laterale. In entrambi i casi le sollecitazioni non raggiungono mai livelli preoccupanti o pericolosi, dato che la contrazione di tutti i muscoli della coscia conferisce al femore una rigidezza tale da resistere senza problemi. Movimenti improvvisi, perdita di controllo, infortuni muscolari su altri muscoli o semplicemente il fare le cose a cazzo per una sboronata possono però creare condizioni in cui la stabilità muscolare viene meno, scaricando sul tessuto osseo tutto il compito di sopportare queste deformazioni. Questo tipo di sollecitazioni assolutamente sopportabili dal nostro femore, pone invece moltissimi problemi alle protesi e ai materiali con cui vengono cementate all’osso: forze di taglio estremamente frequenti portano alla deformazione permanente della protesi o al suo scollamento. I movimenti più temibili per un paziente che ha subito un intervento di artroplastica dell’anca sono salire le scale, chinarsi o accovacciarsi. In altre parole… lo squat! Diabolico Newton… Asse del collo del femore Spina iliaca anteriore superiore

Asse transcondilare

10°

Asse del femore

12° Angolo Q

Angolo del collo del femore

Centro della rotula

171°

Tuberosità tibiale

20°

Angolo della volta dell’acetabolo

Asse della tibia

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Forme così complesse come il femore ed il bacino necessitano di decine e decine di parametri per essere descritte quantitativamente in maniera rigorosa: nel disegno alcuni dei parametri più significativi riportando il valore medio misurabile: 

L’angolo del collo del femore, già visto, fra asse del collo del femore e asse transcondilare



L’angolo della volta dell’acetabolo che misura quanto è “alto” l’acetabol



L’angolo del quadricipite o q-angle fra la retta che congiunge la spina iliaca anteriore superiore e il centro della rotula con quella che congiunge il centro della rotula e la tuberosità ischiatica.



L’angolo fra l’asse della tibia e quello del femore

Notate come gli ultimi due parametri siano simili nel significato, quantificando il “disassamento” del femore rispetto alla tibia: scuole mediche diverse, nazioni differenti, teorie differenti portano alla creazione di differenti sistemi di misurazioni. Perché il femore e in generale tutte le ossa del nostro corpo hanno la forma che hanno? “Per sopportare al meglio le forze esterne!” Vero! Ma… perché proprio così? Il chirurgo anatomista Julius Wollf nel 19° secolo postulò la sua famosa legge: “le variazioni funzionali o morfologiche delle ossa determinano alterazioni della struttura della sostanza ossea e dei cambiamenti della conformazione esterna delle ossa” o, più semplicemente, le ossa si adattano alle sollecitazioni esterne cambiando la loro densità ossea e la loro forma. Da bravi palestrati avete sicuramente visto Kickboxer con Van Damme: vi ricordate la scena in cui il maestro Miagi (no, quello è un altro) lo fa allenare prendendo a tibiate un albero? I calci sono lo stimolo che induce il corpo a aumentare la densità della tibia. Vi ricordate invece Il ragazzo dal kimono d’oro con Kim Rossi Stuart? Ecco, quello era una cagata di film.

40° 30° 150°

Rotazioni indotte dalla forza di gravità e dalle forze muscolari 180°

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Alla nascita e nella prima infanzia la conformazione dello scheletro è del tutto differente da quella dell’adulto finale: nel disegno una rappresentazione di uno scheletro adulto se avesse i parametri visti precedentemente pari a quelli di un neonato Il femore è completamente dritto e l’angolo con la tibia è piatto, il collo del femore è più verticale e in avanti, la volta acetabolare più alta. E’ il peso corporeo, insieme alle sollecitazioni muscolari, che determina il cambiamento della forma o, come si dice, morfologico: 

La Gravità “piega” il femore “tirando” la testa femorale in fuori e indietro e deformando il collo femorale verso il basso, così come attua tutti gli altri cambiamenti quali la rotazione della estremità distale della tibia e la formazione dell’arco plantare.



Le forze muscolari deformano le ossa nei punti di inserzione tendinea, dove agisce la massima tensione per area, creando le tuberosità e i processi.

A seconda dell’ambiente e dei caratteri ereditari queste alterazioni della struttura iniziale saranno più o meno vantaggiose, creando leve articolari più o meno favorevoli ai vari movimenti. Esiste un intervallo di variabilità di tutti i parametri tale da essere definito “normale”, nel senso che non si hanno ripercussioni negative sul funzionamento dell’organismo.

Asse di carico

Pressioni equilibrate

Maggior pressione sul menisco laterale Maggior tensione sul legamento collaterale mediale

Maggior pressione sul menisco mediale Maggior tensione sul legamento collaterale laterale

Tendine del quadricipite e tendine rotuleo in asse

Tendine del quadricipite e tendine rotuleo non in asse

Tendine del quadricipite e tendine rotuleo non in asse

Pressioni omogenee sulla rotula

Pressioni disomogenee sulla rotula

Pressioni disomogenee sulla rotula

Ginocchio normale

Ginocchio valgo

Ginocchio varo

Nel disegno un esempio di cosa accade quando i parametri vanno fuori range: il ginocchio varo e il ginocchio valgo sono patologie dovute ad un eccessiva inclinazione del femore rispetto alla tibia. Se nella vita di tutti i giorni non rappresentano un impedimento a meno che non siano veramente gravi, per uno sportivo possono causare molti problemi. Per un podista un leggero disallineamento del tendine del quadricipite può portare all’usura della cartilagine dietro la rotula con l’insorgere della condromalacia che determina la fine della carriera! Ai giorni nostri fortunatamente non si vedono più deformità come agli inizi del secolo scorso grazie al Sistema Sanitario Nazionale e alla maggior attenzione dei genitori: disturbi evidenti vengono corretti fin da subito, ma una borsite da sfregamento può insorgere con un varismo agli estremi dell’intervallo di accettabilità.

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Il messaggio pertanto è: solitamente problemi posturali alle anche o alle caviglie possono causare problemi alle ginocchia, perciò se vi fanno male quando eseguite lo squat prima di tutto eliminate i difetti tecnici, poi se il problema persiste prendete in considerazione una situazione di questo tipo. Storie dell’orrore – leggete a vostro rischio e pericolo! In questo paragrafo affronterò il delicato argomento delle patologie dell’anca che possono interessarci. Sono convinto che anche i più strafottenti dopo la lettura di queste paginette avranno delle contrazioni intestinali, perciò vi prego di leggere avendo a mente che il doloretto inguinale che sentite potrebbe essere una lesione del labbro acetabolare con futura artrosi deformante, ma anche un linfonodo ingrossato per un tumore o una ciste piena di vermi perché avete bevuto acqua cristallina nel vostro safari in Kenya… oppure, semplicemente, non avete un cazzo. Attenti alle autodiagnosi! Segnalo questo tipo di patologie per mostrare come vi siano delle similitudini con quelle delle altre articolazioni, ma con una sostanziale differenza: sono molto più rare perché l’articolazione dell’anca è eccezionalmente robusta e prima ci si lesiona un ginocchio o ci si rompe una caviglia. Però quando l’anca si scassa… è un vero casino: stiamo parlando di una struttura semplicissima, una pallina in una buca. Non esistono ammortizzatori fantascientifici come per il ginocchio o strutture dinamicamente mobili che possono assorbire l’energia delle forze esterne come per la spalla: il femore è ficcato dentro l’acetabolo e il compito di sopportare gli urti è dato dalla cartilagine. Punto. Perciò, imparate ad avere rispetto delle vostre anche perché se potete mettervi un braccio al collo e guarire di un’artrite non, difficilmente potete attuare questa terapia con il femore perché lo usate continuamente ed è posto in profondità sotto strati e strati muscolari, rendendo difficili le varie terapie. Cam & Pincher, una serie TV da non vedere… E’ noto a tutti il famigerato impingement (schiacciamento) del sovraspinato: l’omero ruotando verso l’alto schiaccia la cuffia dei rotatori e in particolare il tendine del sovra spinato contro la volta acromiale. Dolore, terapie, esercizi. Esiste l’equivalente anche per il femore, sebbene il meccanismo sia differente. Il labbro acetabolare è spesso e in avanti, limitando l’escursione

Normale escursione articolare

La testa del femore non è sferica e collide con l’acetabolo prima del fine corsa normale

Pincher Impingement (schiacciamento a pinza)

Cam Impingement (schiacciamento a camma)

A sinistra una normale escursione articolare in un movimento di intrarotazione, al centro e a destra due patologie di impingement: 

Al centro un pincher impingement: il labbro acetabolare nella parte antero-superiore risulta più ispessito e più in avanti, pertanto il femore intraruotando urta contro di esso prima del fine corsa e il labbro “pinza” il collo femorale.



A destra un cam impingement: la testa del femore non è sferica ma presenta una “gobba” che collide prematuramente con l’acetabolo.

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Il disturbo si presenta come un dolore solitamente all’inguine ma anche vicino all’osso sacro o ai trocanteri, con perdita dell’escursione articolare del femore in flessione ed intraruotazione nel caso di impingement anteriore e in estensione ed extrarotazione nel caso di impingement posteriore. Documentandosi un po’ risulta evidente che ancora non c’è chiarezza sui motivi dell’insorgenza di questa patologia, sia perché è proprio scritto così (eh eh eh) sia perché se andiamo a leggere l’elenco delle possibili cause… sono praticamente tutte le attività in cui vi è un utilizzo delle gambe in flessione! Sport che possono far insorgere la FAI, Femoroacetabular impingement sono l’Hockey, il calcio, lo yoga, il powerlifting, il weightlifting, le arti marziali e una valanga di altri. Si ritiene che tutte le attività in cui vi siano forze violente che agiscono mentre il femore è flesso e intraruotato possono portara alla FAI, per questo nell’elenco sono presenti il calcio e le arti marziali: i calci, al pallone o al muso degli avversari, avvengono principalmente portando il piede in alto, in dentro e verso l’interno. Questa patologia ha una simpaticissima particolarità: non passa e anche operandosi l’unica soluzione per non arrivare all’artroplastica è… smettere la propria passione. Paura eh… Dottore, da piccolo mia madre era una figura autoritaria mentre mio padre un soggetto debole… è per questo che vado in palestra?

FAI anteriore

FAI posteriore

Ok, ecco il test per vedere se avete questa roba: mettetevi sul letto e fatevi torcere in questo modo da vostra moglie, come ho fatto io. Dolori all’inguine? Impossibilità di raggiungere l’escursione massima? Se in flessione non riuscite ad andare oltre i 90° e in intraruotazione i 24°, allora non siete messi bene, ma dato che io riesco ad intraruotare di 45° e sono il più rigido della Terra, andate tranquilli. Ah… non provate da soli, intraruoterete di un terzo e avrete un attacco d’ansia. Mi si è spaccato il labbro Ecco, questa è un’altra cosetta antipatica, perché si risolve solo con un bell’intervento in artroscopia: avete presente la rottura dei menischi? Bene, si può rompere anche il labbro acetabolare. Il problema è che mentre per i menischi la prassi è consolidata e si capisce benissimo quando sono rotti, questo disturbo è facilmente confondibile con altre patologie. La sindrome del piriforme Se i precedenti pain in the ass sono un’evenienza fortunatamente improbabile per noi amanti della pesistica, la sindrome del piriforme è una problematica da prendere in considerazione. Ah… si guarisce e si può tornare a fare i pesi.

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Piriforme

Sopra

Gemello superiore

Flessione

Gemello inferiore

Otturatore interno

Sotto Il piriforme comprime il nervo sciatico

Quadrato del femore Nervo sciatico

Rotazione interna Attraverso Adduzione

Il piriforme, a forma di pera, è un muscolo particolare per tre motivi: 

E’ l’unico che si inserisce esclusivamente sull’osso sacro.



E’ direttamente a contatto con il nervo sciatico che gli passa sopra, sotto o attraverso. Il primo caso rappresenta l’85% del totale.



Nei movimenti di flessione, adduzione e rotazione interna il piriforme comprime il nervo sciatico.

La sindrome del piriforme perciò è una sciatalgia non dovuta ad un’ernia o una protrusione discale che può essere scambiata per altri problemi. Ad oggi questa sindrome è molto controversa e la sua diagnosi necessita di un medico o chiropratico esperto: attenzione che spesso è utilizzata per spiegare qualsiasi cosa, come “sei stressato” per spiegare quelle strane macchie blu sulla testa dovute invece ad un avvelenamento da kryptonite. Vorrei invece sottolineare un aspetto interessante, mi raccomando senza alcuna pretesa di competenza medica: una tensione sul piriforme ha un impatto immediato sul bacino. Da molti mesi ogni sera sto facendo circa 15 minuti di stretching per i glutei, dei semplici movimenti come quelli dei disegni precedenti, e ho notato una sensazione di “benessere” come quando iniziai gli esercizi per la cuffia dei rotatori. Chi si impegna in squat e stacchi pesanti con dolori e doloretti cronici deve prendere in seria considerazione la sperimentazione di un’attività specifica per i rotatori del femore e credo che ne sentiremo parlare nei prossimi anni da persone ben più qualificate. Per l’ennesima volta: attenzione! Giocare al piccolo terapista può essere letale per muscoli e tendini!

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