BRUNO CAPITOLINO
DALLA TESTA AI PIEDI Come riconoscere e riallineare le storture del corpo per ritrovar ritrovaree benessere benessere psico-sico e libertà di movimento
Dalla testa ai piedi Come riconoscere e riallineare le storture del corpo per ritrovare benessere psico-sico e libertà di movimento di Bruno Capitolino
[email protected] e I diritti sono d’esclusiva proprietà dell’autore
alcuni disegni all’interno del libro e l’illustrazione di copertina “Tensegrità” “Tensegrità” sono di Eddy Capitolino
Ia edizione novembre 2017 © Edizioni L.I.R. Via Romagnosi 31 29100 Piacenza tel.0523-338474
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[email protected] www.libreriaromagnosi.it L’autore di questo libro non dispensa consigli medici né prescrive l’uso di alcuna tecnica come forma di trattamento per problemi sici e medici senza il parere di un medico, direttamente o indirettamente. L’intenzione L’intenzione dell’autore è quella di offrire informazioni di natura generale per aiutarvi nella vostra ricerca del benessere sico ed emotivo. Nel caso in cui usaste le informazioni contenute in questo libro per voi stessi, che è un vostro diritto, l’autore e l’editore non si assumono alcuna responsabilità delle vostre azioni.
“Il ciarlatano studia le m malattie alattie negli organi malati, dove non trova che gli effetti, rimanendo ignorante per quello che riguarda le cause. Il vero medico studia le cause delle malattie studiando l’uomo universale. Coloro che si limitano a studiare e a trattare gli effetti della malattia sono come persone che si immaginano di poter mandare via l’inverno spazzando la neve sulla soglia della loro porta. Non è la neve che causa l’inverno, ma l’inverno che causa la neve.”
Paracelso
Ai miei gli Andrea, Andr ea, Edoardo, Edoardo, Elisabetta
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INDICE
Movimento e postura del corpo Il sistema muscolo-scheletrico muscolo-scheletrico come struttura tensegritiva tensegritiva La postura in giovane giovane età La forma perfetta Autotest per la delateralizzazione delateralizzazione Perché la postura si Perché si altera Attenti alle posture posture scorrette scorrette quando si lavora lavora Le catene muscolari Il compenso Il dolore, dolore, un amico da ascoltar ascoltaree o un nemico da sopprimere? La distorsione Il colpo di frusta Respirazione e postura Il diaframma Il blocco del diaframma in fase inspiratoria Espiraree bene per respirar Espirar respiraree meglio Gobba del bisonte Cranio e postura
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Eppur si muove Articolazione Tempor Temporo-mandibolar o-mandibolaree denti e postura postura Studio sui topi Orientamenti in Odontoiatria Cefalea e postura postura Lingua, deglutizione e postura Occhio e deglutizione Orecchio e deglutizione: percezione per cezione uditiva, acufeni acufeni ed equilibrio Bruxismo e deglutizione deglutizione Curiosità La colonna vertebrale e le sue curve La scoliosi Il bacino Ginocchia vare, valghe, recurvate, esse Piedi e postura Piede piatto e piede cavo Alluce valgo Cicatrici e postura Auto trattamento delle cicatrici cicatrici Emozioni e postura Il cervello nella pancia pancia 8
Accedere al cervello enterico e centrarsi con il proprio ventre Hara no aru hito Il cervello nel cuore cuore Vivere nel “qui e ora” scioglie le tensioni del corpo Il riequilibrio biofrequenziale biofrequenziale Sport e postura Lo Streching Streching analitico funziona funziona davvero? davvero? Il bite per lo sportivo Riassumendo Il metodo AMGD I corsi di Pancat Group Group Posturologia Postur ologia e AMGD in odontoiatria Conclusioni Bibliograa
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CARO LETTORE
Grazie per aver deciso di acquistare questo libro. E’ il modo migliore di arricchire le tue conoscenze nel setsettore della salute e il benessere, ma è anche il tuo prezioso contributo a favore dell’associazione Parent Project Onlus che da tantissimi anni promuove e nanzia la ricerca scienscientica per sconggere la Distroa Muscolare di Duchenne e Beker attraverso progetti di ricerca, Borse di studio per ricercatori e l’acquisto di strumenti diagnostici (visita il sito www.parentproject.it per maggiori informazioni). www.parentproject.it La Distroa Muscolare di Duchenne è una malattia genegenetica che colpisce un bambino ogni 3500 nati vivi di sesso maschile e che inizia a manifestarsi nel periodo di vita v ita che va dai 2 ai 6 anni di età. In Italia sono più di 5000 quelli affetti da questa rara malattia, e se la ricerca non avesse fatto il suo corso, grazie al contributo dei tantissimi sostenitori dell’associazione, le prospettive di vita di un malato di D.M.D., sarebbero ora esigue (massimo 15 anni di vita). Oggi, grazie alla ricerca, sono migliorate sia le condizioni che le prospettive di vita, anche se ancora c’è tantissimo da fare. Un bambino affetto da questa malattia perde, pian piano, la funzionalità muscolare, ha difcoltà motorie che aumentano no a dover utilizzare la sedia a rotelle, difcoltà respiratorie e nella fase fase terminale, gravi problemi cardiaci. cardiaci. E’ per questo motivo che bisogna continuare, senza sosta, contro le stranezze della genetica. 11
Qualcuno, conoscendo il mio desiderio di fare qualcosa di utile proprio per questo tipo di malattia, mi ha rivolto la seguente domanda: “Perché proprio per questa? Hai un glio o un parente che ne soffre? Non per forza bisogna vivere un’esperienza diretta di questo tipo per esserne coinvolti emotivamente e materialmente”. Se tutti, almeno una volta, provassero “a vestire i panni” di un altro essere umano, seriamente, chiedendosi: “Cosa proverei al suo posto? Cosa farei e cosa vorrei che facessero gli altri per me?” Vivremmo in un mondo sicuramente migliore. Basterebbe immaginarsi nelle stesse difcoltà di un malato o un suo caro, che con esso lotta, ogni giorno, con speranza, alternando a momenti di sconforto e ad un senso di impotenza, attimi di soddisfazione per un piccolo passo avanti ottenuto contro la malattia. malattia. L’immedesimazione negli altri, è questo che ci spinge all’altruismo, è la speranza che il gesto che stiamo per compiere possa diventare “determinante” a riaccendere un sorriso sul volto di chi soffre, perché nalmente, ha la cura per guarire. Bruno Capitolino
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PREFAZIONE
La vita sedentaria, eccesso di lavoro sico, traumi, tentensioni, età, possono essere le varie ragioni per cui i mumuscoli diventano tesi, rigidi e retratti. Ogni muscolo che subisce tali modicazioni, diventerà a sua volta, respon respon-sabile di alterazioni posturali. Disequilibri e disarmonie muscolari conducono ad un portamento non corretto e ad alterazioni della colonna vertebrale (ipercifosi, iperlordosi, scoliosi). Il fenomeno di disturbo si estende anche agli altri organi interni (stomaco, intestino, polmoni, cuore, pancreas, diaframma, organi genitali) perchè, quando una radice nervosa viene disturbata da tensioni e compressioni, trasmetterà “informazioni disturbate” a organi o muscoli a cui essa è collegata. La causa che ha potuto innescare negli anni una serie concatenata di concause e adattamenti del corpo, può risiedere anche in un punto molto lontano l ontano da dove si localizza il fastidio o il dolore . Ad esempio, una banale distorsione alla caviglia può risalire il corpo no a provocare un problema cervicacervicale (distorsione, minor carico sull’arto inferiore dolente, inclinazione del bacino, compensi sulla colonna verte brale, elevazione della spalla spalla nel nel lato opposto alla distordistorsione, interessamento asimmetrico dei muscoli cervicali, dolori al collo!). Vedremo nel dettaglio per quale motivo, un problema 13
come quello riportato nell’esempio, diventi il punto di partenza di una serie di problematiche e come sia possi bile risolverle. risolverle. I fenomeni legati alla alla forma e alla funzione del corpo sono oggetto di studio della Posturologia. Essa cerca di spiegare in che modo le alterazioni postuposturali siano in grado di limitare le funzioni, causando patologie muscolo – articolari. Spiega come un movimento non è mai solo il frutto di una contrazione di un singolo muscolo ma di un sinergismo di catene neurologiche e muscolari che hanno il compito di stabilizzare alcune parti del corpo al ne di poterne muovere altre. Ogni movimento è il frutto di un sistema complesso di catene neuromuscolari e questo ci fa capire come i muscoli siano collegati tra loro e giustica il fatto che ogni trattamento posturale che si attua, deve sempre agire nell’intera rete delle catene in modo coordinato e simultaneo dove non si escludono mai organi o sistemi come quello viscerale, visivo, odontostomatognatico, vestibolare, cutaneo ecc. Faremo “un viaggio dalla testa ai piedi” per cercare di capire come, ogni parte del nostro corpo, dovrebbe essere considerata in stretta relazione con altre anche molto distanti da essa. Vi troverete anche a dover apprendere informazioni di un certo tipo, alcune delle quali, non troveranno conferme nell’ambito della medicina ufciale, ma vi aiuteranno a diventare più consapevoli riguardo le possibili risposte agli interrogativi che spesso si presenpresentano nel settore salute e benessere (respirazione craniosacrale, cisti emotive, microgalvanismi, effetti sull’orga14
nismo della deglutizione scorretta ecc.) . Lo scopo di questo libro, quindi, è quello di trasferire ai lettori, in modo semplice e comprensibile, tutte le informazioni utili a comprendere il proprio corpo, le particolari posizioni che esso assume durante il corso della vita come effetto conseguente ad una causa ben precisa e come riesca a “ritrovare” il benessere attraverso il ririallineamento di una postura che per anni, collezionando compensi su compensi, si è modicata (in molti casi con la manifestazione di sintomi dolorosi; a volte i sintomi, i malesseri e i dolori potrebbero essere solo la conseguenza di stress a livello sico ed emotivo accumulatosi nel tempo). Con il sintomo, il corpo ci sta informando che da qualche parte c’è qualcosa che non va e agire sul sintomo (come spesso accade) equivale a voler spegnere la spia dell’olio accesa dell’auto, senza eliminare la causa che ne ha determinato l’accensione. Bisognerà agire sulla causa e non sul sintomo, e lo scopo di questo libro è spiegare anche come trovare le soluzioni efcaci e stabili per ritrovare ri trovare il benessere. La comparsa di asimmetrie sul nostro corpo (una spalla più alta, una gamba più lunga, il bacino ruotato, la testa inclinata, la mandibola storta ecc.) potrebbe essere solo la conseguenza di strategie paradossalmente messe in atto dal corpo per stare meglio, per evitare un dolore sisico, per dimenticare un evento emotivamente fastidioso. Siamo talmente abituati alle posizioni asimmetriche che assumiamo e che nel tempo si consolidano, che se qualcuno ci chiedesse, ad esempio, di spostare la testa più da 15
un lato per allinearla rispetto al tronco, facendolo, avvertiremmo un grande disagio per la posizione assunta. Risulterebbe talmente scomoda per noi che potremmo reagire con espressione di meraviglia o con affermazioni del tipo:”Ma mi sento storto!” Ciò accade perché il nostro cervello ha creato e consolidato, a seguito dei compensi, una nuova percezione (anche se scorretta) delle posizioni assunte. Ha creato, per il corpo, il proprio concetto di simmetria e di equilibrio per stare meglio. Il nostro sistema posturale è fragile e inuenzabile da moltissimi fattori, tra cui gli eccessi nelle azioni che compiamo e che si spingono sempre oltre i limiti accettabili. Noi non siamo programmati e strutturati per correre de de-cine e decine di chilometri, ma per farlo in base all’esigenza e in modo saggio. Il nostro corpo non è nato per dedicarsi di continuo ad attività agonistiche sportive (lo dicono studi e ricerche scientiche sulla struttura del corpo umano). Gli sport non agiscono per come vengono proposti e praticati, secondo la nostra natura e struttura, e in alcuni casi, nel rispetto della biologia e la disponibilità del cor po umano. Certo, si può fare quasi tutto, però “tutto ha un prezzo”! Può capitare, a volte, di non riuscire ad arrivare all’origine remota che ha scatenato tutti gli scompensi posturali e i fastidi. L’esperienza L’esperienza ha però insegnato e dimostrato che ciò nonostante, ristabilendo la tonicità normale della 16
catena muscolare posteriore accorciata e ridando libertà motoria al al diaframma, diaframma, una una persona, persona, se rispettata nella sua globalità, ritrova sicuramente quel benessere innato e ormai dimenticato. Inoltre, non si può fare a meno di riconoscere, nel metodo descritto in questo libro, la straordinaria forza che esprime, anche anche grazie ad una serie serie di principi di cui si tiene conto, durante una seduta di posturologia. Uno di questi principi è legato al meccanismo delle memorie muscolari. muscolari. Un trauma successo nel passato, pur non manifestandosi più nel suo punto di origine, mantiene attivo un effetto “perturbatore” che si manifesterà in una o più zone lontane da dove è avvenuto il trauma. Le bre muscolari colpite dal trauma mantengono in meme moria l’impatto, permanendo in uno stato di contrazione per difesa. E’ questo meccanismo di costante tensione difensiva che si si tradurrà in una retrazione strutturata e permanente. Il nostro corpo, a meno che non sia nato con qualche malformazione, vive, risponde, reagisce e si comporta a seconda di come noi lo abituiamo. Inne desidero desidero sottolineare che era mia intenzione scri scri-vere un testo semplice, diretto, comprensibile, essenziale e rapido da consultare per rendere “la vita facile” al letlet tore profano in materia. Quindi non me ne vogliano gli altri professionisti del settore se tutti gli argomenti trattati, non lo saranno in modo particolareggiato, scientico, accademico (anche se alcuni concetti non potrebbero essere spiegati altrimenti); potrebbero invece considerare il testo, motivo di “buona lettura” e mi auguro diventi, 17
in alcuni casi, spunto di riessione per quanti, ancora, credono di poter risolvere sia lo scompenso corporeo, operando sulla zona del dolore e non, come sarebbe più ovvio e giusto, andando a ritroso no ad arrivare alla reale causa, sia di poter riarmonizzare una colonna rafforzandone i muscoli che la sostengono, perché ritenuti deboli e poco tonici.
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MOVIMENTO E POSTURA DEL CORPO
La funzione dei muscoli è quella di generare forza sia per ottenere un movimento, movimento, che per stare fermi. I muscoli eseguono contrazioni di vario tipo a seconda delle necessità. Infatti, se per esempio afferriamo un peso, lo solleviamo e lo muoviamo piegando il gomito, eseguiamo una contrazione isotonica e il muscolo che consente questo tipo di movimento è il bicipite che si accorcia in contrazione concentrica. Se invece stendiamo il braccio con l’obiettivo di riportare il peso nella posizione di partenza, stiamo facendo una contrazione isotonica però eccentrica o in allungamento. Se invece teniamo il peso fermo di fronte a noi, stiamo generando nei muscoli del braccio, una tensione che serve a controbilanciare il carico del peso senza generare movimento e che è detta contrazione isometrica. Il movimento del corpo è strutturato in schemi motori di base e schemi posturali. I primi compaiono per primi e sono il presupposto per il successivo successivo sviluppo sviluppo motorio, si collocano nelle tre dimensioni dello spazio e del tempo, come il camminare, l’arrampicarsi, il lanciare ecc. Gli schemi posturali possono invece invece essere statici o statico-dinamistatico-dinamici (una parte del corpo si muove e una resta ferma), come il ettere, piegare ecc. La postura, intesa in senso generale, è la posizione, o meglio, l’atteggiamento l’atteggiamento dei singoli segmenti segmenti corporei corporei e 19
del corpo nel suo insieme. In pratica è il modo in cui la persona gestisce il proprio corpo stando fermo, nel movimento e mentre respira. La Postura corretta e ideale non è altro che il modo di stare in piedi piedi e gestire la gravità con il minor dispendio energetico e il massimo comfort in assenza di dolore. dolore. Esistono varie denizioni relative alla postura: “La popostura è rappresentata dalle posizioni di tutte le articolazioni del corpo in un certo momento” (Kendall); qualqualcun altro, nella denizione di postura, non ha escluso gli aspetti emotivi: “La postura è strettamente legata alla vita emotiva no ad essere l’espressione stessa per il mondo esterno, non solo attraverso la mimica facciale e gestuale, ma anche attraverso attr averso la disposizione corporea nel suo insieme” (Gager PM. Weber B.). Quella che secondo me, più si avvicina alla denizione completa è la seguente: “ La postura è espressione espressione di un vissuto ereditato e personale, della formazione e deformazione culturale, di memorie dei propri traumi sici ed emotivi, del tipo di stress e di vita che conduciamo, del tipo di lavoro e di sport a cui ci siamo assoggettati nel tempo; postura è il modo in cui respiriamo, il modo in cui stiamo in piedi, ci atteggiamo e ci rapportiamo con noi stessi e con gli altri. La nostra postura postura è espressione espressione della nostra storia” (D.Raggi). Quindi solo attraverso un’attenta analisi della storia individuale di ciascun soggetto che presenta scompensi posturali, possiamo risalire alla causa primaria che ha 20
scatenato nel tempo, una serie di modicazioni e disasdisassamenti corporei, attenuando o dimenticando alcuni effetti e stati dolorosi e attivandone altri. La postura ideale funzionale è il modo di stare in piedi e gestire la gravità con il minor dispendio energetico e il massimo confort in assenza di dolore. L’uomo, in milioni di anni, ha creato intorno a se l’ambiente in cui vive e nel fare questo egli stesso si è adattato all’ambiente e ha modicato la propro pria postura non sempre sempre in modo vantaggioso. vantaggioso.
Queste posizioni assunte dal corpo sono posture adattative sono dei compensi che il corpo attua come tentativo di sopravvivenza, per evitare i dolori del corpo e anche dell’anima.
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“L’uomo, pur di non soffrire, fa di tutto: si torce, si et te, si piega, riduce la sua mobilità. Per vivere in modo confortevole il soggetto inventa schemi di compenso, soluzioni posturali.” (Bousquet).
Come si può vedere in gura,sono illustrate le varie poposture scorrette, in visione laterale, e una (numero 5), che è quella ideale, usata come parametro di confronto. C’è una vera e propria gerarchia con la quale il nostro sistema nervoso si organizza per garantire prima le funzioni vitali e poi,via via, quelle “meno importanti”. Durante la nostra evoluzione, i diversi tessuti muscolari si sono organizzati per svolgere al meglio, soprattutto in economia, le diverse funzioni. Un muscolo posteriore della colonna o del polpaccio che è in contrazione pe22
renne per tenerci in piedi, è enormemente più broso del muscolo retto dell’addome che è più elastico e che in piedi non è siologicamente in contrazione costante. Altri muscoli si contraggono meno spesso, se non addirittura raramente. Alla luce di ciò si può affermare che esistono due tipologie di tessuto muscolare: quello deputato alla statica (o muscolatura tonica) e quello deputato alla dinamica (o muscolatura fasica). Il muscolo tonico t onico ha funzione di sostegno (quindi posturale), con bre corte e disposte obliquamente, in maggior quantità e più lente. Si contraggono più lentamente, reagiscono al carico errato accorciandosi, accorciandosi, con peggioramento funzionale e si si affaticano tardivamente. Si localizzano in profondità e medialmente e se sono inattivi, si irrigidiscono i rrigidiscono con velocità e diventano deboli difcilmente. I muscoli fasici invece, hanno funzione di movimento (quindi sono dinamici) con bre muscolari fusiformi, lunghe e parallele. Sono più chiari dei tonici (hanno ( hanno minor mioglobina) sono più elastici e si contraggono più rapidamente. Si indeboliscono, con peggioramento funzionale, reagendo a carichi errati e si localizzano più su percialmente e più lateralmente. lateralmente. Appartengono al gruppo dei essori e sono più debodebo li dei muscoli tonici. A velocità di contrazione elevata esprimono la massima potenza. Quando sono inattivi si indeboliscono più rapidamente rispetto ai muscoli tonici e con l’inattività tendono ad allungarsi e rilasciarsi. Riassumendo, la muscolatura statica ha un ruolo sia antigravitario che sospensorio dei cingoli, ha attività tonitoni 23
ca quasi permanente, tende all’accorciamento e produce piccole e grandi alterazioni strutturali, posturali e biomeccaniche. La muscolatura fasica invece, non ha attività tonica cocostante, pertanto non ha ruolo antigravitario ma di movimento e tende all’ipotonia se non esercitata.
Il sistema muscolo-scheletrico come struttura tensegritiva Negli anni si è sempre cercato di costruire un modello funzionale di risposta del corpo corpo umano alle disposizioni meccaniche interne ed esterne. La colonna vertebrale, storicamente, è stata paragonata a schemi statici che si analizzano nell’architettura e nella scultura: struttura a mattoni, a volta, a travi e colonne ecc. Lo schema secondo la teoria tensegritiva (o integrità di tensione) sembra rispondere perfettamente ad una delle leggi cardine della natura: la ricerca di equilibri stabili. La teoria nacque con lo scultore Kenneth Snelson che costruì prototipi con elementi che rispondevano alla compressione insieme ad elementi che rispondevano solo alla trazione. Questo insieme si trova in uno stato di “prestress”, cioè che è preparato, in assenza di forze esterne, a rispondere efcacemente a sollecitazioni didi namiche da qualunque orientamento, indipendentemente dall’azione delle forze gravitazionali. Un incremento di tensione in un punto si equilibra istantaneamente con un 24
incremento di compressione e di trazione in punti geometricamente distanti dal punto di applicazione. La sta bilità della colonna vertebrale dipende più dalle forze di tensione che da quelle di compressione. Le vertebre rappresentano le strutture sse e il tessuto connettivo la struttura di tensione che sospende e controlla le prime. A ciò vanno aggiunti i legamenti longitudinali anteriori e posteriori, gli interspinali, gli intertrasversari e tutto l’apparato muscolare.
La torre torre dei due laghi è un esempio di struttura tensegritiva ed è stata realizzata nel 1969 con realizzata stecche incrociate incrociate sospese da li tesi di ferro. E’ alta 20 mt e quando sofa il vento si piega ma non si rompe. rompe. Spingendola si raddrizza.
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Tutto l’insieme è quindi integrato funzionalmente, in un Tutto continuo stato di pretensionamento, preparato in qualsiasi momento a muovere, proteggere, controllare e stabilizzare. Da studi fatti, sembra che la colonna vertebrale funzioni più efcacemente quando una parte considerevole del peso corporeo è supportato dalla struttura tensegritiva (sospesa funzionalmente attraverso il tessuto mio fasciale). In essa le strutture di tensegrità sono meno rigide, ma più resilienti rispetto una struttura a compressione continua.
Nell’immagine i bastoncini uttuano a causa dei giochi di trazionecompressione all’interno della rete tensiva in cui si trovano. trovano. Come succede alle ossa che sono avvolte dalla fascia e ne fanno parte.
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La postura in giovane giovane età Quante volte abbiamo sentito dire o abbiamo detto ai nostri gli: ”Stai dritto con la schiena !”, senza riuscire a far mantenere a lungo la posizione corretta? Se questo genere di raccomandazioni fossero efcaci, non avremmo bambini che diventano adulti con il classico atteggiamento posturale, denito cifotico o gobbo. Infatti moltissime persone presentano squilibri posturali a carico del sistema muscolo-scheletrico come l’iperlorl’iperlordosi, ipercifosi, dorso curvo ecc., e mal di schiena (ne soffre l’80% della popolazione mondiale), come conseguenza della cattiva postura. Esaminando bambini di 5° elementar elementare, e, si è potuto con stataree l’elevata frequenza statar frequenza di squilibri squilibri del tono posturale. Il 75% degli alunni pr presentava esentava almeno un re recettor cettoree in squilibrio (ciò potrebbe spiegare spiegare anche il gran numer numero o di pazienti che lamentano, in età adulta, mal di schiena). Eccessive tensioni muscolari disturbano, irrigidiscono e inammano le articolazioni, procurano ogni genere di alterazioni posturali, dolori e stanchezza cronica. La rigidità muscolare sollecita in modo anomalo le ter minazioni nervose e quindi il cervello che è costretto a rispondere in modo inefcace agli adattamenti posturali. Di conseguenza, le continue alterazioni posturali che ne conseguono, l’incremento della stanchezza dei muscoli impegnati a far “raddrizzare” schiena e spalle, giusticagiusticano la concreta impossibilità, per chiunque, a mantenere 27
per più di 2/3 minuti, spalle e dorso dritti. Nel dorso dorso cur vo i muscoli che sorreggono con fatica il collo e gestiscono malamente le spalle, sono sempre tesi e ipertonici, rigidi e corti. Questi muscoli sono diventati “deboli”, non sono in grado, con il loro sforzo, di tenere la colonna e le spalle diritte se non per pochissimo tempo. Ogni muscolo rigido, nel tempo, tenderà a perdere la sua plasticità e la sua forza; in presenza del dorso curvo, le spalle saranno chiuse e il torace soffocato. Anche la testa sarà protesa in avanti e il cranio subirà modicazioni che coinvolgeranno inevitabilmente l’articolazione tem poro-mandibolare, la deglutizione, l’occlusione dentale, la funzione visiva e l’equilibrio. Chi è dotato di un buon equilibrio posturale e quindi di tensioni muscolari equilibrate, non è mai ricurvo su se stesso. Chi ha una postura postura ricurva è vittima di uno squilibrio del sistema tonico posturale e la colpa non è di muscoli troppo deboli, ma di muscoli troppo rigidi e corti. corti. C’è un passaggio, nel corso dell’evoluzione dell’uomo, che ha portato la muscolatura del dorso ad essere sempre in attività e quindi in tensione. L’uomo, prima di essere bipede, era quadrupede; quadrupede; il fatto di mantenersi in posizione verticale, per non cadere in avanti, garantire l’equili brio e la stabilità, stabilità, fa sì che che i muscoli posteriori del corpo corpo siano costantemente utilizzati. Sono muscoli “sovrallenati”, in attività per molte ore al giorno, per tutto il tempo in cui si sta in piedi. E’ per tale motivo che risultano sempre tesi, diventando nel tempo 28
anche troppo corti. Il continuo lavoro costante dei muscoli antigravitari porta il corpo a diventare più rigido, basso e “storto”; le forze prodotte dalle tensioni muscomuscolari, comprimono e imprigionano le articolazioni provocando usura cartilaginea e stati inammatori, processi artrosici e dolori.
Gli adolescenti vivono “il periodo degli scontri” con i genitori, gli insegnanti, con se stessi e con la società. Collezionano delusioni e fallimenti, elementi che hanno la capacità di segnare profondamente anche la postura. Delusioni e litigi di una certa entità portano alcuni giogio vani a chiudersi, come atteggiamento di difesa, sia nel carattere che nella postura. Obblighiamo i bambini a sostenere ritmi frenetici e quotidiani, a praticare attività che non sempre corrispondocorrispondo no ai loro gusti, allontanandoli da giochi all’aperto e da attività che invece stimolano correttamente lo sviluppo psico-motorio. 29
Per non parlare poi degli sport scelti e praticati dai giovani. Gli sport stimolano lo sviluppo adeguato delle capacità motorie e promuovono promuovono un buon stato di salute del sistema cardio-circolatorio e di quello respiratorio. Il problema nasce se questi sport sono mal gestiti e mal praticati. Essi infatti possono provocare provocare squilibri postuposturali, perché si tende a potenziare una condizione sica che già esiste. Se sono presenti squilibri posturali, questi saranno potenziati. Si dice che fare nuoto fa bene alla colonna vertebrale perché questa non viene caricata. E’ una affermazione ed una convinzione da sfatare! Nuotare signica effettuare continui e ripetuti movimen movimenti che coinvolgono l’intero sistema muscolare e che garantiscono di vincere la resistenza r esistenza dell’acqua. Apparato muscolare e scheletrico sopportano un impegno considerevole, e quindi non è vero che la colonna non viene caricata. L’unico momento in cui la colonna è in scarico è solo quando il corpo galleggia sull’acqua in assenza di movimento. In presenza di alterazioni posturali, il nuoto non solo è poco indicato ma potrebbe essere, essere, in alcuni casi, dannoso per il sistema osteo-muscolo-articolare. Cercare di raddrizzare un dorso curvo attraverso i gesti di una disciplina sportiva, porterà il Sistema Tonico Posturale a sovraccaricare altre zone del corpo (zone di compenso) come quella lombare o del collo, che saranno costrette a compensare le rigidità del dorso, diventando vittime di inammazioni o dolori. 30
La forma perfetta Bisogna dire che in natura non esiste “la postura perfetta” e ogni persona, nel corso della vita, si piega, si modimodica, si irrigidisce, assume una postura che molto spesso si allontana tantissimo da quella che dovrebbe essere “la postura ideale”. L’osservazione di un soggetto, per sta sta- bilire se sono presenti o meno asimmetrie e posture del corpo consolidate a seguito di compensi, viene effettuata su diversi piani e con diverse posture, utilizzando come asse di riferimento simmetrico il lo a piombo o l’asl’as se di Barrè. Tralasciando alcuni elementi di cui si tiene conto in modo più ampio quando si inizia una seduta di posturologia, senza senza addentrarci addentrarci anche in quelle che che sono le apparecchiature o gli strumenti solitamente utilizzati (podoscopio, scoliosometro, ecc), vediamo quali sono le le osservazioni base che ci danno le l e indicazioni necessarie.
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Osservazione frontale Con il soggetto in piedi, all’osservazione anteriore, a piedi uniti ci deve essere un contatto dal calcagno alla punta degli degli alluci. I malleoli interni, i polpacci, le ginocchia e le cosce in alto devono toccarsi. toccarsi. La linea immaginaria tra le anche, i capezzoli, le clavicole, le spalle e i processi mastoidei devono essere allo stesso livello. L’ombelico deve essere al centro dell’addome, né spostato, né ruotato. Le linee laterali del torace sono rettilinee dalla vita all’ascella e i triangoli della taglia sono perfettamente simmetrici. La testa deve essere perfettamente in asse senza inclinazioni e rotazioni. Osservazione laterale Lateralmente , una linea virtuale che parte dal punto avanti al centro del malleolo peroneale, salendo, deve passare dal centro del ginocchio, dal centro del gran trocantere, del gomito, della spalla e dal centro del meato acustico. Le scapole non devono essere sporgenti ma seguire il prolo del dorso. Le ginocchia non devono essere né esse né recurvate. Osservazione posteriore Nell’osservazione posteriore i processi mastoidei, le spalle, gli angoli inferiori delle scapole devono essere sulla stessa linea. La colonna vertebrale deve essere di32
ritta. Il bacino non deve presentare rotazioni e le creste iliache devono essere alla stessa altezza. Osservazione dall’alto Sul piano orizzontale si possono osservare rotazioni dei cingoli scapolari e pelvici. Osservazione in essione anteriore del busto La colonna vertebrale dovrebbe creare una curva ampia ed omogenea, le mani dovrebbero arrivare a terra senza sforzo e senza dover piegare le ginocchia, la testa ciondoloni e il sacro orizzontale. Sono diversi i test test che si effettuano effettuano sul soggetto preso in esame, in statica e in movimento. Con alcuni ottengono informazioni riguardo la corretta o scorretta funzionalità dei recettori, altri danno indicazioni sulle zone muscolari che sono più contratte di altre o le zone cosiddette ipo e iper funzionanti (detta in parole semplici le zone che hanno perso la funzionalità ed altre che si sostituiscono a queste). Il posturologo osserverà il soggetto anche nei suoi attegatteggiamenti spontanei, come parla, come cammina, come si sveste, come respira, colori della pelle, eruzioni cutanee, ecc. Spesso capita, osservando un soggetto mentre cammina, di riscontrare la mancanza mancanza dello dello schema motorio incrociato, vale a dire che durante la marcia, solleva il braccio 33
e la gamba dallo stesso lato. E’ una mancanza di integraintegrazione fra le catene muscolari incrociate, è alterato l’engramma motorio alla base di questo atto motorio. Di solito questi soggetti hanno saltato la fase di gattonamento durante la prima infanzia maturando così la delateraliz zazione o zazione o disorganizzazione neurologica. neurologica. Autotest per la delateralizzazione delateralizzazione Provate a marciare sul posto e a capire, se quando lo fate, il vostro movimento è incrociato (ad esempio braccio destro e gamba sinistra), vuol dire che la vostra integrazione fra le catene muscolari incrociate va bene. Se non lo è, potete svolgere il seguente esercizio: quotidianamente, per 5 minuti al giorno, marciate sul posto facendo attenzione a sollevare il braccio di un lato e la gamba dell’altro e viceversa. Svolgetelo per un mese, dopo il quale, se riuscite a camminare sul posto con lo schema incrociato e senza difcoltà, potete eseguire un secondo ciclo di esercizi per la stimolazione neurologica degli emisferi cerebrali. Mentre si marcia sul posto muovendo ad incrocio gli arti superiori con quelli inferiori, contate ad alta voce da 1 a 10 e da 10 a 1 prima con gli occhi aperti e poi con gli occhi chiusi, poi cantate una canzone mentre marciate (potete anche ripetere, canticchiando nella vostra testa, un motivetto conosciuto). L’esercizio completo vi aiuterà a ristabilire l’integraziol’integrazione fra le catene incrociate, normalizzando l’engramma motorio. 34
Perché Per ché la postura si si altera Le ragioni per cui la postura si altera sono innumerevoli e vanno ricercate nell’area del sistema nervoso centrale. Questi emette e riceve costantemente informazioni periferiche modulando il tono muscolare1. I muscoli gestiscono ogni nostra articolazione, ogni gesto che com piamo, ogni movimento, respiro ed espressione espressione mimica. Il poco o eccessivo movimento, i traumi, lo stress, la paura, il tempo, irrigidiscono i muscoli che si ssano in posizioni corte e scorrette, si creano le “retrazioni muscolari”. Così, con il passare del tempo, diventiamo più corti, compressi, rigidi stanchi e doloranti. Quindi è il “Sistema Tonico Tonico Posturale” che ha il i l compito di regolare l’equilibrio e la postura attraverso il controllo del tono muscolare, sia stando fermi che in movimento. Si adatta ai continui cambiamenti ambientali, si autoregola e autoadatta. Il STP ha la capacità di creare comcom pensi e adattamenti anche a distanza, distanza, seguendo seguendo i principi dell’equilibrio, dell’economia e del confort. I recettori che regolano la postura sono il piede, l’occhio, la pelle, i muscoli e le articolazioni, l’apparato stomatognatico (ATM, denti, lingua), vestibolo e centri superiori. Sono i “recettori posturali” che inviano al Sistema Ner voso Centrale le informazioni necessarie ad essere inte1
Tono muscolare:E’ lo stato sempre presente di lieve e persistente con con-trazione dei muscoli scheletrici in condizioni normali e indipendentemente dai movimenti. 35
grate, elaborate e poi rinviate agli organi (organi effettori) che trasformano in azione ciò che è stato elaborato dal Sistema Nervoso Centrale. In denitiva, le diverse posizioni che il corpo assume sono il risultato delle informazioni recettoriali raccolte da tutti i sistemi sensoriali che provengono da tutto l’organismo (sistema visivo, uditivo e tattile). Il corpo escogita, per non soffrire, sistemi intelligenti di compenso antalgico o funzionale in casi di traumi o dolori sici ed emotivi, proprio per continuare ad agire nella vita in base alle proprie esigenze. Ad esempio, se una persona, per una distorsione al piede zoppica allo scopo di evitare dolore, si creeranno tensioni muscolari di difesa momentanea. Se la causa permane nel tempo, le tensioni muscolari create per evitare dolore si sseranno e diventeranno ir reversibili per una legge di economia corporea. Mentre nella tensione muscolare, se la persona riesce a rilassarsi, ci può essere la reversibilità immediata, nella retrazione muscolare questa muscolare questa reversibilità immediata non si verica, a meno che non si utilizzi un metodo che prepreveda il corretto riallungamento delle catene muscolari interessate. Detta in altre parole, i muscoli hanno il compito di far compiere movimenti al corpo grazie ad una contrazione. Chi provvede a riportare l’articolazione nella posizione iniziale è il muscolo antagonista perché nessun muscolo del corpo ha la capacità intrinseca di autoallungarsi e riri portarsi da solo nella condizione iniziale. Il muscolo ha in memoria il solo dato di contrarsi e non 36
di allungarsi e la sua naturale tendenza sarà quella di rerestare un po’ più corto di quanto non sia la sua condizione ideale a svolgere correttamente le funzioni per cui questi nasce. La riduzione o il rallentamento dei movimenti, l’eccesso di movimento, determinano una tendenza naturale al raccorciamento del muscolo. Il tessuto connettivo, di cui sono formate f ormate le aponeurosi o le aponevrosi2 e la fascia connettivale3, ssa e “cementa” i sarcomeri4 in posizione non adeguatamente allungata e fa si che questi non recuperino in modo autonomo la lunghezza iniziale.
Bascule, rotazioni, rotazioni, asimmetrie articolari articolari della struttura struttura ossea causate dalle ret retrazioni razioni e le tensioni muscolari. 2
Aponevrosi:Lamine connettivali che tengono in sede il muscolo. Fascia Connettivale:Il muscolo è racchiuso nella fascia come la polpa di un’arancia lo è nelle pareti cellulari che la suddividono. 3
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Sarcomero:Unità contrattile del tessuto muscolare striato. 37
In presenza di aderenze fasciali, si ha un aumentato attrito interno che contrasta il movimento, e in particolare l’allungamento muscolare. Questo crea un trazionamento delle strutture adiacenti che causa affaticamento e tensioni generali. Se un muscolo lavora sempre in accorciamento, le qualità e la quantità di porzione connettivale diminuiscono e diminuisce anche il numero dei sarcomeri (nell’allungamento muscolare invece, aumenta sia la parte connettivale che il numero dei sarcomeri). Ecco come si forma un muscolo retratto e con esso le tensioni che causano “le storture del corpo”. “Le tensioni e le retrazioni muscolari sono ritenute re sponsabile del 70% dei fenomeni artr artrosici, osici, per perché ché la densicazione del tessuto connettivo arriva facilmente a livello delle inserzioni ossee no alla calcicazione” (Morelli-Bionfait).
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Attenti alle posture posture scorrette scorrette quando si lavora lavora Stiamo attenti alle posture assunte quando svolgiamo un lavoro. Sul luogo di lavoro determinate posizioni assunte, si ripercuotono sull’apparato osteo-muscolare e so prattutto sulla colonna vertebrale. vertebrale. Anche le modalità con le quali si eseguono determinati movimenti o spostamenti di pesi, inuiscono sulle ar ticolazioni vertebrali provocando problemi di una certa entità.
In ufcio o quando si studia, ad esempio, chi siede di fronte al computer dovrebbe mantenere il rachide ben allineato, le curve della colonna vertebrale devono conservare le ampiezze siologiche. Il sacro deve essere poggiato allo schienale e la l a lordosi lombare ben mantenuta con testa ben allineata al collo. I piedi devono essere appoggiati al pavimento e l’inclinazione tra coscia e gamba deve formare un angolo di circa 90°, con spalle 39
rilassate e appoggio dei gomiti ai braccioli o alla scrivania. La dimensione di scrivania e sedia devono adattarsi alle esigenze di chi li usa.
Posturee corrette Postur
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Anche chi è alla guida di un qualsiasi automezzo, dovrebbe regolare lo schienale ad una certa angolazione (110/120°), posizionare gluteo e osso sacro a contatto con lo schienale, la deve nuca poggiare sempre a completamente contatto con il sullo poggiatesta e la schiena schienale con un supporto lombare che mantenga la lordosi siologica. Qualsiasi sollevamento deve avvenire divaricando leggermente i piedi, piegando gli arti inferiori e inclinando la colonna mantenendola bene allineata. Il carico sollevato non deve superare i 30Kg per gli uouomini e i 15/20 Kg per le donne. Anche operazioni come stirare, rassettare, vestirsi ecc., dovrebbero essere eseguite usando semplici, ma utili accorgimenti. Durante l’età scolare è importante evitare che gli stustudenti portino cartelle o zaini troppo t roppo pesanti che possono sovraccaricare colonne vertebrali non ancora sviluppate. Il modo corretto di indossare lo zaino è quello di mantenere il busto ben eretto proiettando sempre la testa verso l’alto.
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Le catene muscolari muscolari “La catena muscolare è una sequenza di muscoli denidenita, al cuieinterno si attua un passaggio preferenziale di tensione di energia”(P.Dudal) energia” (P.Dudal) A questa denizione si associa la descrizione di sei didiverse catene muscolari: la antero-mediana, la postero-mediana, la postero-anteriore, la antero-posteriore, la antero-laterale e la postero-laterale, collegate con una particolare sequenza sequenza tra di loro. In realtà, la denizione comunemente accettata di catena muscolare è la seguente: ”Successione ”Successione di muscoli embricati fra loro come una serie di anelli concatenati tanto da diffondere gli effetti della singola variazione di stato di un anello anello su tutti quelli facenti facenti parte della della stessa catena” . tena” . Il rapporto tra un anello muscolare e il successivo viene enfatizzato dalla presenza del tessuto connettivo, delle fasce e delle aponeurosi (presenti in ogni area del corpo) che collegano i vari anelli tra di loro facendoli comportare come un unico grande muscolo. Il sistema fasciale e connettivale, fa sì che le catene mu scolari stesse stesse non possano esser esseree svincolate le une dalle altre, comportandosi quindi come “una rete di catene” che rispetta i principi dei “vasi comunicanti”. Questo spiega perché una tensione anormale che nasce in un punto qualsiasi di una catena è in grado di muover42
si e spostarsi da un un estremo estremo all’altro all’altro della stessa catena catena ed è in grado di “entrare” in ogni altra catena attraver so punti punti di intersezione, al ne di risponder risponderee ad esigenze funzionali, antalgiche ed ed economiche (D.Raggi).
Alcuni esempi di catene muscolari muscolari 43
La tensione di un muscolo e le relative catene muscolari potremmo paragonarle ad un treno con la relativa rete ferroviaria, dove ci sono tanti binari, tanti snodi e direzioni. La “rete di catene” consente, ad ogni informazione proproveniente da un muscolo che appartiene ad una catena specica, di poter trasmettere e trasferire le proprie tentensioni ad un’altra catena scegliendo “corsie preferenziali” o corsie di comodo (nascono così le catene “sporche” o “fantasma”). Molto più semplicemente, ” se una parte del corpo è rigida, dolorante o non disponibile a far passar passaree una comunicazione di tensione, l’informazione sceglierà di passare in altri punti maggiormente disponibili, nel rispetto della legge dell’economia del dolore e delle funzioni.” ( D.Raggi) D.Raggi) Penso sia chiaro adesso, come il percorso di qualunque catena muscolare e l’intersecarsi di queste catene immerse in tessuto connettivo, fasce, aponeurosi, farà in modo che la migrazione delle tensioni, delle informazioni e dei dolori, non possa essere lineare e prevedibile. Ecco perché un trauma o un limite funzionale di un piede può ”migrare” e trasferirsi al collo, ad una spalla o ad una mano e, poiché non ci sono limiti di comunicazione inter-muscolare si potrebbe affermare che le catene muscolari diventano innite. Un fenomeno che può aiutarci a capire la postura relazionata alle varie strutture recettoriali (compresa l’oc44
clusione dentale) è l’effetto piezoelettrico. Nelle strutture siche caratterizzate caratterizzate da una distribuzione distribuzione geometrica simmetrica e generalizzata, come ad esempio il vetro, se si applica una forzaproduce meccanica, l’alterazione della struttura delle molecole una differenza di potenziale elettrico e, al contrario, applicando una corrente elettrica ad un vetro, si generano nelle stesse molecole variazioni dimensionali dovute ad un aumento di pressione. Secondo alcuni (Fukada, Branden e altri) nel corpo umano, le ossa, i vasi sanguigni, la pelle e i muscoli, si com portano come se fossero fossero cristalli. Quelli del nostro corpo sono cristalli liquidi e quando un muscolo si distende insieme al tendine (si verica quindi un’azione meccanica), il sistema fasciale si comprime e, di conseguenza, si genera una piccola differenza di potenziale elettrico. Questa differenza diventa armonica ed oscillante, rappresentando e registrando così le conseguenti azioni meccaniche. L’informazione si trasmette elettricamente attraverso la matrice vivente. Questa è principalmente composta da collagene che fa da semiconduttore ed ha la capacità di formare una rete elettroelettronica integrata che permette la connessione tra tutti gli elementi della rete del tessuto connettivo. In conclusione, l’azione meccanica dei tessuti che circondano il sistema fasciale dovuta al movimento o ad impulsi esterni al corpo, genera piccole correnti elettriche.
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Il compenso E’ una strategia intelligente che il corpo usa di fronte ad un limite onon ad un una parte parte corpo, un’artiun’articolazione, puòdolore. essereSe utilizzata perdel dolore, rigidità o blocco antalgico, cercherà di sopperire con una iperfuniperfunzione in un’altra area. E’ così, che nel tempo, il sovracsovrac carico e l’ipertonia a scopo difensivo farà manifestare inammazioni e dolori in una zona lontana da dove nacnacque inizialmente il problema. Il compenso può avvenire grazie alla variazione del tono di un muscolo e quindi di tutta la relativa catena muscolare di appartenenza. Ogni compenso e quindi ogni variazione di tono, rappresenterà una ulteriore alterazione della postura. Lo squilibrio di un recettore provoca immancabilmente uno squilibrio tonico posturale, l’insieme si adatta a questo stesso squilibrio. Il sistema si può adattare una volta, probabilmente due volte, ma se se si aggiungono altre cause di decompensazione, il sistema non può più adattarsi e sopraggiungono i dolori che durano più a lungo e disagi che restano sempre presenti. Se un sistema è indenne da tutti i compensi, può facilmente recuperare gli squilibri di un recettore, ma se il sistema è già sollecitato da comcom pensi vecchi, non può giocare il suo ruolo tampone e i dolori compariranno a livello delle zone di tensione muscolare. “Ogni compenso attuato, nel tentativo di risolvere un problema pr oblema del presente, presente, causerà inevitabilmente un’alteD.Raggi) razione posturale e un problema nel futuro.” ( D.Raggi) 46
Un disturbo a livello di occlusione dentale importante, non si esprimerà a livello clinico nel caso in cui il sisistema sia disponibile a compensarlo; invece un distur bo si esprimerà evidente nel nei caso in cui minimo porterà uno squilibrio in delmodo sistema già ssato suoi adattamenti. Ecco perché perché in posturologia posturologia non si può valutare e trattatrattare il corpo in modo analitico e settoriale. Il dolore, un amico da ascoltare ascoltare o un nemico da sopprisopprimere? Nel corso della vita, spesso si ignorano i dolorini, i fa fa-stidi o i problemi che si manifestano, con espressioni del tipo: “Tanto passano da soli” ! Oppure, quando non si riescono a sopportare, si ricorre ad un analgesico. Di fronte a questo stato di cose, il corpo, come abbiamo già visto, creerà compensi adattativi grazie alle catene muscolari. L’instaurarsi di posture compensative, porterà sicurasicuramente a conseguenze, con nuovi disagi, altre rigidità o nuovi dolori in altri punti del corpo. Stati di depressione sica/emotiva e stanchezza cronica, potrebbero essere il risultato di tutti i disagi trascurati e protratti nel tempo. Come spiegato in precedenza, il nostro corpo, per un istinto di sopravvivenza, di confort e di non dolore, risponderà ai nuovi disagi con altre posture di compenso. Quindi, per sfuggire ai disagi e ai nuovi dolori, nel tem po se ne creeranno creeranno altri. 47
L’uomo non sa gestire il dolore perché non è educato a farlo ed in più non è educato a ricercarne le cause! L’unico pensiero che ha è quello di sopprimere il dolore il conche l’utilizzo farmaci analgesici. Il prima dolorepossibile è un codice indicadiqualcosa, è un messaggio, una richiesta di aiuto. Ci sta dicendo:”Attento, perché dentro di te c’è qualcosa che non va”. Quando sopprimiamo il dolore senza risolvere la causa di questa manifestazione, creiamo una “spina irritativa silente”in quanto il nostro sistema tonico posturale concon tinuerà ad essere informato a scopo difensivo; il dolore scompare, ma la causa resta. Inibire solo il dolore equivale a far spegnere la luce spia che si accende sul cruscotto dell’automobile, togliendo il contatto elettrico alla spia, senza eliminare la causa che ne ha provocato l’accensione. Ci si dimentica spesso che il dolore è proprio una spia, un segnale che ci guida verso la logica della causa. Il dolore, quindi, dovremmo utilizzarlo come una guida per trovare l’origine del problema, e a meno che non ci sia stato un trauma diretto, risiede sempre da un’altra parte del corpo rispetto rispetto a dove si manifesta il dolore. Non dimentichiamoci dimentichiamoci che, che, come come spiegato spiegato in precedenza, i dolori migrano, spostandosi lungo le catene muscolari. “Laddove si manifesta il dolor dolore, e, non si trov trova a la causa.” (F.Mezières)
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La distorsione Il trauma distorsivo consiste in un momentaneo allontanamento due capi articolari e determina unotessuti stiramento o unadilacerazione, solitamente parziale, dei situati attorno all’articolazione (capsula e legamenti). Si verica, contemporaneamente, uno “spasmo” di didifesa della muscolatura, che prima viene violentemente stirata dal trauma e poi si difende con una violenta contrazione come risposta automatica. Se i fasci muscolari contratti per difesa, non si rilasciano perché il corpo corpo non è più in grado di farlo, nel tem po tenderanno a bloccarsi e a mantenere le articolazioni compresse e prigioniere.
Distorsione della caviglia caviglia
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Il colpo di frusta E’ il particolare movimento, che si verica a carico del tratto cervicale. Questi subisce, vio-lentemente, un movimento tipicoinaspettatamente della frusta. E’ unemecmec canismo traumatico-distorsivo della colonna cervicale. Si verica una violenta iperestensione del collo (cioè la testa viene proiettata all’indietro). In rapida successione, lo spostamento spostamento della testa testa all’indietro è seguita da un un contro movimento movimento in essione essione (la testa viene viene proiettata in avanti). E’ il meccanismo tipico di ciò che avviene nei tamponamenti automobilistici.
Il colpo di frusta non dovrà essere necessariamente vioviolento e importante perché si verichi, nel tratto cervicale, una scorretta meccanica articolare che crea sollecitazioni alterate e distribuzioni scorrette dei carichi di lavoro. Anche un impatto lieve, senza alcun dolore, può diventare la causa causa subdola di dolori che insorgono a distanza 50
di tempo e colpiscono oltre al collo, altre altr e zone del corpo, con manifestazione di sintomi come senso di vertigini, cefalee, emicranie, acufeni, bruxismo, dolori all’articolazione temporo – mandibolare, alle mani alle braccia, lombalgie, debolezzaformicolii agli arti inferiori ecc.e Il collo è attraversato dal midollo spinale e da un insieme di fasci nervosi, compresi quelli che riguardano il tronco e le gambe, che si diramano ad ogni vertebra.
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R ESPIRAZIONE ESPIRAZIONE E POSTURA
La respirazione è una fra le principali funzioni vitali, è un elemento estremamente sensibile e dunque alterabile con conseguenze, a livello posturale, considerevoli. Il ciclo respiratorio è suddiviso in 4 fasi: - Inspirazione - Fase intermedia d’apnea inspiratoria (prima che avvenga l’espirazione) - Espirazione - Fase intermedia d’apnea espiratoria (prima che riparta il ciclo respiratorio) Al momento della nascita è il diaframma che segna il passaggio dalla vita intrauterina a quella extrauterina, con una contrazione che permette di inspirare. Quindi il primo atto respiratorio alla nascita è l’inspirazione rappresenta vita dietutti i giorni. la sopravvivenza e l’autonomia nella L’espirazione, inconsapevolmente, ci ricollega all’ultimo atto espiratorio, alla morte. Proprio perché non vogliamo ricordare tale fenomeno, neppure inconsapevolmente, il corpo ha una forte tendenza a rafforzare l’atto inspiratorio e a inibire o dimenticare quello espiratorio.
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Ciclo respiratorio
Il diaframma Pur presiedendo ad una funzione vitale come la respirazione, il diaframma ha la possibilità di essere attivato sia autonomamente, sia volontariamente, perché regolato dal sistema nervoso autonomo e dal sistema nervoso centrale. Infatti possiamo sospendere la respirazione per periodi limitati oppure possiamo accentuarla. Quindi è il muscolo principale della respirazione ed è situato tra torace e addome, ha la forma di una grande cupola asimmetrica e si muove come una medusa. Durante l’atto inspiratorio il diaframma si contrae e si 54
abbassa, durante l’espirazione risale grazie al tendine sospensore, tramite il quale si collega a tutti i vasi del sistema arterioso e venoso, all’esofago, alla trachea, ai muscoli all’ossosottoioidei, ioide, ai muscoli sopraioidei, ai laringei, ai faringei e quindi a tutto l’apparato fonatorio, no al tratto cervicale. Il diaframma è anche collegato, tramite alcuni pilastri, alla parte lombare della colonna vertebrale e ha una stretta relazione con il tratto cervicale attraverso i muscoli respiratori accessori del collo e delle spalle. Proprio come fa una medusa quando si muove in acqua, il diaframma si muove di continuo in su e in giù. Con questi movimenti involontari (circa 20.000 al giorno) riusciamo a far entrare nel nostro corpo aria ossigenata e a far uscire uscire quella utilizzata dai nostri polmoni e dal sangue per gli scambi di ossigeno ed anidride carbonica in ogni cellula del corpo. Il diaframma ha anche il compito, quando scende durante la contrazione, di ap poggiarsi e massaggiare massaggiare i visceri sottostanti. 55
Quindi stomaco, fegato, intestino, cisterna linfatica ecc., traggono, da da questo “pompage”, enorme benecio. benecio. Quando il diaframma si rilassa, grazie alla spinta dei visceri e degli addominali, addominali, risale e l’aria viziata viziata esce. Blocco del diaframma diaframma in fase inspiratoria Purtroppo però, nella maggior parte delle persone, la funzionalità del diaframma non corrisponde a tutte le cose buone e salutari che abbiamo visto no ad ora. Ad ogni difcoltà, spavento, paura, dolore, stato d’ansia, tutte le persone, indistintamente, prendono aria e poi la trattengono, fronte ad un non pericolo ad una difcoltà non sianche lasciadi mai il respiro, ci si orilassa mai. “Si vivono migliaia di inspirazioni e blocchi respiratori respiratori per anni.” Il diaframma vive con le persone tutte le emozioni emozioni della vita, tutti i problemi, problemi, le preoccupazioni, preoccupazioni, le ansie e i dolori; si tende, si trattiene, tratti ene, si blocca e, a furia di bloccarsi, diventa sempre più rigido e retratto; in pratica ipofunzionante. Abbiamo già imparato come un muscolo tende ad accorciarsi e a rimanere corto e anche il diaframma, che si comporta come tutti i muscoli del corpo, non ha la capacità di auto allungarsi. Nel tempo perde la possibilità di risalire per colpa delle ssazioni del tessuto connettivo, che ssa i sarcomeri in una posizione chiusa e corta. 56
Con un diaframma cronicamente retratto si va incontro a scompensi posturali e a moltissime patologie:cervicalgie, spalle tese e doloranti, lombalgie, dorsalgie, disagi digestivi, intestinali rallentate, compressioni agli organiperistalsi genitali interni e vescica, funzioni linfatiche inibite, problematiche alla ventilazione polmonare ed ernia iatale. Quando il muscolo diaframmatico scende verso il basso in modo inadeguato, prima di comprimere lo stomaco, traziona in basso l’esofago, e se il diaframma aumenta la sua tensione (come succede in alcuni casi in cui sono presenti ulteriori tensioni dovute allo stress), scendendo ancora più in basso, traziona ancor di più esofago e stomaco. questo puntosul una parte di stomaco, scivola al di sopraAdel foro posto diaframma (lo Iatus,, (lo Iatus in cui passa l’esofago) e diventa “ernia iatale”. Anche la valvola che è situata all’ingresso dello stomaco (il (il cardias)) e che ha il compito di impedire al cibo di risalire, dias perde in parte la sua funzione consentendo ai succhi gastrici di reuire nell’esofago formando così il “reusso “reusso gastro-esofageo”. gastr o-esofageo”. Anche il cuore, essendo connesso con il diaframma attraverso il legamento freno-pericardico, viene trascinato in basso e disturbato nelle sue delicate funzioni. Derotazioni, dolori, allungamenti muscolari e qualsiasi sforzo da parte del soggetto provoca blocchi respiratori. Spesso si osservano soggetti che durante qualsiasi sforzo (per un dolore, una derotazione, ecc) si bloccano in fase di inspirazione, con il risultato di un blocco diaframmatico. Generalmente, con un blocco inspiratorio, il torace del soggetto è proiettato in alto e in avanti e le ultime costole sono molto sporgenti. 57
Le costole, nel tratto dorsale, si articolano con le verte bre e questa interdipendenza è resa ancora più forte dalle inserzioni costali e vertebrali del diaframma. Quindi, le coste sono proiettate avanti, le vertebre seguonose il movimento e quella zonaindella colonna si infossa creando così una lordosi. Durante la respirazione, se l’azione del diaframma è insufciente è probabile che ci siano blocchi funzionali delle strutture proprie del diaframma oppure di quelle strutture a distanza che ne limitano il suo funzionamento normale. Il diaframma inuenza la postura e, indirettamente, anche la voce. Ad esempio, il cantante, utilizza in modo massivo il muscolo diaframmatico dedicasapere ad esso, adda allenarlo e rafforzarlo,e senza se molto questi tempo è libero retrazioni e disponibile a compiere i suoi movimenti completi in modo uido. Come sappiamo, potenziare un muscomuscolo poco plastico equivale a potenziarne anche i difetti. Il cantante potrebbe trovarsi al centro di problematiche già citate e che prenderebbero origine proprio da un diadia framma disfunzionale. Per quanto riguarda il diaframma inteso come “mantice” responsabile della quantità di aria necessaria a far “vibrare” le corde vocali, di solito è alleallenato facendo riempire molto il torace di aria, consentendo al diaframma di abbassarsi il più possibile. Le continue sollecitazioni, comprese ansia e stress, potrebbero modicarne la posizione cronicamente verso il basso. Nonostante un un diaframma basso basso stabilizzi il baricentro e dia maggiore stabilità al corpo facendo entrare molta più aria, se è incapace di risalire, limiterà la quantità d’aria che potrà fare uscire (il torace si chiude, il diaframma riri58
sale e l’aria esce). Quindi il cantante, trovandosi a dover svolgere con il diaframma due funzioni, ossigenazione e vibrazione delle corde vocali, riuscirebbe a prolungare un con minor sforzo e maggior se ilsuono suo diaframma riuscisse a risalirerendimento, liberamentesolo per tutto il suo percorso, così da spingere fuori quanta più aria possibile. Quando un soggetto viene sottoposto a riequilibrio posturale, non si trascura mai di agire sul diaframma, perché questi è sempre coinvolto, inevitabilmente, in ogni problema, alterazione della postura e delle catene muscolari. Infatti, “tutte “tutte le catene muscolari si allacciano a livello del diaframma e in esso il centro frenico 5 rappresenta il luogo di incontro dove tutte le catene sono in interconnessione (L.Busquet)”. Espiraree bene per respirar Espirar respiraree meglio Così come l’atto inspiratorio è fondamentale per la respirazione perché permette dihaincamerare aria nei polmoni, anche quellociespiratorio la sua importanza perché se non si verica in modo uido, no in fondo, f ondo, si rischia di incorrere in seri problemi respiratori. r espiratori. Se si sta svolgendo un’attività in movimento, che richierichie de anche un certo impegno sico, inspirare e trattenere 5
Centro Frenico: E’ un ampio tendine centrale posto nel punto di massima convessità della cupola diaframmatica e dal quale si irraggiano i fasci carnosi del muscolo 59
o espirare in modo blando, ripetuto per diverse volte e per un tempo prolungato, stimolerebbe di sicuro quella che viene denita “fame d’aria”. Vi sentireste soffocare, nonostante i vostri polmoni siano pieni aria. In pratica avvertireste la stessa sensazione che di avvertirebbe un soggetto con insufcienza respiratoria. Provo a spiegare cosa succede realmente. Immaginate di svuotare per un quarto, un contenitore con acqua sporca e poi reintegrare quello che avete tolto, t olto, con acqua pulita. Secondo voi quanto sarà pulita l’acqua in quel contenitore? Sento già la vostra risposta: “Pochis“Pochis simo!” Ora, sempre con l’immaginazione, svuotate quel contenitore per ipulita. tre quarti e d’accordo reintegrate,con ciòme che avete tolto, con acqua Sarete che con questa operazione l’acqua nel contenitore sarà molto più pulita di prima, non è così? così? La stessa cosa avviene nei nostri polmoni. Quando immettiamo aria con l’inspirazione e stentiamo ad espirare non consentiamo ai nostri polmoni di svuotarsi completamente. Nell’atto espiratorio, i polmoni sono ricchi di anidride carbonica, quindi, più sarà protratto l’atto espiespiratorio, più possibilità avremo di svuotarli, di di incamerare aria ossigenata dall’inspirazione e quindi respirare meglio. Ci resta un’altra cosa da sapere riguardo questo birichino di muscolo che tanti guai combina, ma se si comporta bene (e questo questo dipende dipende da come lo abituiamo) ci procura procura tanto benessere, in modo diretto e indiretto. Il diaframma non è il solo muscolo della respirazione. Ci sono altri muscoli principali che intervengono duran60
te l’inspirazione, i muscoli intercostali esterni e i muscoli scaleni mentre , nell’atto espiratorio, saranno i muscoli intercostali interni e i muscoli addominali a intercostali addominali a svolgere il loro compito. Quando il diaframma perde la capacità di essere sufsuf ciente (come abbiamo già avuto modo di apprendere), intervengono in suo aiuto gruppi di muscoli che si chiamano accessori accessori.. Nel gruppo dedicato all’inspirazione all’i nspirazione se ne contano ben 11 mentre, per l’espirazione, solo 4. Gli accessori intervengono nella stessa misura in cui il diaframma ha la capacità di svolgere il proprio compito, erio), quando un iperfunzionanti, ruolo primario (anziché accessooltre svolgono a diventare creeranno inevitabilmente una serie di problemi nelle zone dove questi muscoli hanno origine. Quelli di origine nucale creeranno disturbi alla cervicale, quelli nella zona scapolare causeranno alle spalle blocco o rigidità, quelli di origine dorsale creeranno problemi lungo la colonna vertebrale. In conclusione, non è attraverso la rieducazione del solo diaframma risolve eunquelle problema respiratorio, ma liberando leche suesistrutture a distanza, coinvolte nel blocco e che impediscono di farlo funzionare liberamente.
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Gobba del bisonte E’ un inestetismo posturale che colpisce soprattutto il sesso femminile. La sua formazione è lenta e complessa, la dinamica e la causa principale che determina tale fenomeno è da attribuire al diaframma, quale principale e indiretto responsabile. Con una dinamica respiratoria perturbata, ci sarà il i l coinvolgimento dei muscoli accesaccessori del collo in modo non dovuto per un periodo sufsufcientemente lungo, che aggrediranno e bloccheranno l’ ultima vertebra cervicale (C7) e le prime vertebre dorsali (D1,D2 e D3). Sarà in questo tratto proprio che si instaurerà la cosiddetta gobba del bisonte. Il blocco meccanico che si verica, viene seguito da quello circolatorio ed energetico. I tessuti di questo tratto interessato brosità e accumulano adiposità e non mancheranno altre alterazioni posturali: testa anteposta con uno scalino fra le vertebre cervicali ancora libere e quelle bloccate, tratto dorsale retticato e zona lombare rigida. La gobba del bisonte è un fenomeno che può essere completamente trattato e risolto attraverso trattamenti posturali mirati. Gobba del bisonte
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CRANIO E POSTURA
Eppur si muove Fino alla ne dell’800 gli anatomisti pensavano che le strutture del cranio fossero immobili. Un osteopata americano, il dottor William Sutherland, scoprì il sistema cranio-sacrale e il relativo movimento presente in esso. Aveva osservato che le ossa del cranio possiedono una mobilità ciclica e che essa è presente in tutto il corpo. Questi movimenti, oggi misurabili con strumenti scientici sensibili, sono una diretta espressione della salute del sistema.
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L’osso occipitale e l’osso sfenoide, uniti attraverso la sincondrosi sfeno-occipitale si muovono ciclicamente in essione e in estensione. I movimenti si trasmettono alle altre ossa del cranio inuenzandone il tipo di crescita, in particolare per la mandibola mandibola e il mascellare. Nel 1975, il i l dr John Upledger, dopo aver riscontrato un movimento delle ossa del cranio nel corso di una operazione chirurgica, iniziò una serie di esperimenti su crani freschi, insieme ad un team di ricercatori dell’Università del Michigan. Fu chiarito denitivamente che il cranio non è una struttura rigida ma semirigida, capace di micro movimenti misurabili. 64
Ci sono alcuni elementi che compongono il cranio e che svolgono un ruolo molto importante. Partiamo da uno di questi elementi che è la dura madre, una membrana densa, brosa e non elastica che insieme all’aracnoide e alla pia madre, ricopre il cervello e provvede al nutrimento della sua parte esterna. La dura madre scende per la colonna vertebrale, supera il sacro e avvolge il coccige. In questo percorso, circonda il midollo spinale e le radici nervose. La “respirazione cranio-sacrale” è alla base di un meccanismo di circolazione del uido cerebro-spinacerebro-spinale che scorre all’interno della dura madre, lungo la colonna vertebrale (dalcostituito cranio all’osso Il sistema è quindi da ossasacro). craniche, colonna vertebrale, osso sacro, dalle membrane meningee (all’interno del cranio), dal uido cerebro-spinale e dalle strutstrut ture che ne regolano produzione, riassorbimento e contenimento.
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Il sistema è inoltre collegato al sistema nervoso, circolatorio e linfatico, all’apparato muscolo-scheletrico, al sistema endocrino e al sistema respiratorio. Quindi il sistema ha sicure ripercussioni sul sistema posturale. Intervenire sulla uttuazione ritmica del u u-ido cerebro-spinale, vuol dire innestare un processo che coinvolge l’intero organismo nel bene o nel male, favorendo o meno lo stato di benessere. Il cranio, tramite le sue suture, si muove in un ciclo ritmico di circa 8/12 volte volte al minuto. Sono movimenti di essione ed estensione nei quali la forma del cranio cambia. Le aree di sutura contengono tessuto connettivo, vasidisanguigni e plessi Le suture sono punto congiunzione tranervosi. le ossa craniche, ma servono fondamentalmente come giunture di espansione-congiunzione per facilitare cambiamenti di tensione meningee, fasciali e muscolari nei ritmi respiratori e cardiaci cardiaci e nelle variazioni sia di pressione pressione sanguisanguigna che in quella del liquido cerebro-spinale. La vitalità delle suture craniche come struttura dinamica è ben documentata in letteratura e se non ci fosse una funzione corso, durante tutta la vita dell’individuo, col tempo le in stesse scomparirebbero. I Primi movimenti di essione-estensione, partono a lili vello della sincondrosi sfeno-occipitale, che è un giunto cartilagineo che unisce la parte basilare dell’osso occipitale con quella dell’osso sfenoide. I movimenti inuenzano la crescita delle ossa mascellare e mandibolare. 66
Articolazione temporo-mandibolar temporo-mandibolaree denti e postura Come già sappiamo, la connessione tra l’apparato StoStomatognatico e il resto del corpo nasce per effetto di una comunicazione che si esplica attraverso le catene muscolari, fasciali e connettivali. Dolori alla nuca, al collo, alle spalle, al tratto cervicale e lombare, dolore cranio-facciale, dolore alle ginocchia ed alterazioni della postura, sono i disturbi più comuni e che si associano sia alle patologie dell’articolazione tem poro-mandibolare (ATM) (ATM) sia alle malocclusioni malocclusioni dentali. L’ATM è un’articolazione con mobilitàalla elevata Il condilo mandibolare e ilsospesa menisco collegati fossa. glenoidea consentono alla mandibola di poter effettuare una serie di movimenti più o meno estesi (spostamenti anteriori, posteriori, lateralità destra e sinistra e apertura della bocca). Qualsiasi variazione posturale può creare compensi a livello mandibolare, per fare in modo che il cranio mantenga l’orizzontalità dello sguardo (la linea bipupillare) e simmetrica la funzione dell’apparato otovestibolare. Una deviazione della mandibola generata da un precontatto dentale, viene compensata con l’inclinazione controlaterale del cranio, per la contrazione sinergica dei muscoli pterigoideo e trapezio dal lato opposto, mentre saranno rilasciati omolateralmente. Per mantenere l’orizzontalità dello sguardo, la colonna vertebrale assumerà una posizione ad S a livello cervicervicale con concavità controlaterale rispetto alla deviaziodeviazio67
ne della mandibola, a livello lombare la concavità sarà omolaterale. Nel nostro corpo, alcune delle interferenze che si cre cre-ano, agiscono dal basso verso l’alto (ascendente), altre dall’alto verso il basso (discendente). Attività sportive, abitudini viziate, traumi o cicatrici pospossono alterare la postura mandibolare mandibolare con la conseguenza conseguenza di adattamenti dentali che interferiscono con altre funzioni legate all’apparato stomatognatico (deglutizione, fonazione, masticazione). Denti mal protesi posizionati o mancanti, o trattamenti ortodontici inadatti, deglutizioni scorrette, correnti galvaniche in bocca, alterano la posizione e la dinamica della mandibola, che attraverso l’ATM e i suoi muscoli com pensi in stimolerà altri settoricomdelcorpo. Le cause relative alle di Articolazione sfunzionii dell’ATM sfunzion dell’ATM postemporo-mandibolare sono essere i precontatti dentali (che sono micro traumi prolungati), le malocclusioni dentali, i traumi alla mandibola o all’articolazione, le abitudini viziate che 68
sovraccaricano l’articolazione temporo-mandibolare, i colpi di frusta. I fattori mentali, l’ansia e lo stress, contribuiscono a incordinamenti condilo-meniscali, con produzione di rumori articolari (i click) o blocchi della mandibola. Induzione sperimentale sperimentale di malocclusione sui topi. Presso l’università di Chieti è stato fatto uno studio per vericare se un’alterazione dell’allineamento della cocolonna vertebrale poteva essere indotta sperimentalmente nei topi, come conseguenza di occlusione dentale alterata per scoprire se la spina dorsale avesse cambiato la suae forma una volta restituita la normale occlusione. A 15 topi è stato applicato un rialzo in resina composita sul primo molare destro per una settimana. E’ stata praticata radiograa prima dell’applicazione della resi resi-na composita e dopo una settimana dall’applicazione e in questi topi si è sviluppata una curva scoliotica. Agli stessi topi è stato applicato un secondo strato di composito sul primo molare di sinistra allo scopo di bilanciare l’occlusione dentale.dall’applicazione è stata ripetuta raDopo una settimana diograa che ha rilevato il ritorno alla condizione nor male della colonna vertebrale e quindi, l’allineamento della colonna, sembrava essere inuenzato proprio dalle occlusioni dentali. (Potete scaricare l’articolo completo di immagini da internet digitando “Esperimenti di rialzo occlusale sui topi”). 69
Gli orientamenti in odontoiatria La tendenza di alcuni Odontoiatri è quella di diagnosticare e trattare malocclusioni (denti storti) seguendo una losoa ortodontica che si discosta molto da quella acaccademica, ma che trova riscontri molto positivi nei pazienti trattati e i cui risultati vanno ben oltre ciò che gli occhi possono vedere. Ad esempio, la Craniodonzia, termine coniato dal Prof. G.Stefanelli, ha un signicato molto semplice e preciso. Essendo l’occlusione dentale, il risultato adattativo dello schema cranico individuale (tenendo conto proprio del meccanismo cranio-sacrale), prima di allineare i dentidiè movimento imperativo “allineare” il cranio. L’occlusione dentale è un meccanismo L’occlusione meccanismo che si auto regoregola e si auto corr corregge egge in funzione funzione di bilanciare bilanciare le ossa craniche. Qualsiasi procedura di riabilitazione occlusale, sia essa ortodontica o protesica, non può non inuenzare le 28 ossa che compongono il cranio umano. Non conto di questo, signica sostituire uno schesche ma ditener adattamento con un altro, con trattamenti cheche sono spesso solo di natura estetica e con risultati che sono ulteriori adattamenti a scapito di altri sistemi con manifestazioni, dopo la ne dei trattamenti, di recidive (i denti raddrizzati ritornano storti come prima, e spesso, vengono applicati ai pazienti apparecchi di contenzione per lunghissimi lunghissimi periodi, periodi, che risultano essere essere praticamente inutili). 70
Quindi, violare uno stato di equilibrio anatomico e funzionale signica obbligare l’organismo a reagire attivanattivando sistemi di compenso autodifensivi, che in buona parte dipendono dai limiti di adattabilità del tessuto connetticonnettivo. L’essere umano è molto di più di un insieme di dati misurabili, è un “sistema aperto” in costante interazione con l’ambiente che lo circonda, con le proprie attitudini intellettuali ed emozioni spesso determinanti nella rispori sposta al trattamento. L’orientamento, nel campo odontoiatrico/ortodontico, dovrebbe essere indirizzato verso l’utilizzo di un metodo di stimolazione basato sulla possibilità di indurre il paziente ad utilizzare il suo meccanismo di auto regolazione e auto guarigione . Il dr. Darick Nordstrom, un dentista californiano, ideò, nel 1980, un dispositivo originale, l’ALF (Advanced Lightwire Functionals) che in modo indiretto agisce sul meccanismo cranio-sacrale. Il suo utilizzo, nei casi in cui ci sia necessità di radraddrizzare denti storti o mascellari chelanon si relazionano in modo corretto, è indicato per liberare e mobilizzare prima le 14 ossa ossa facciali e i pattern di strain (tipica tra le lesioni osteopatiche) della sincondrosi sfeno-basilare e dopo per correggere l’allineamento dei denti denti (superiori (superiori e inferiori e la loro intercuspidazione) e le disfunzioni posturali correlate. Questi apparecchi seguono la legge di Arndt-Schultz: 71
“Stimoli deboli aumentano l’attività siologica mentre stimoli forti la inibiscono i nibiscono o la aboliscono”. Una deglutizione e una masticazione simmetrica sono il
Dispositivi
meccanismo usato dal corpo per rinforzare la simmetria cranica e la mobilità suturale, oltre a rafforzare l’attività sfesfenobasilare e la funzione delle membrane a tensione reciproca. In altre parole, i denti sono delle leve meccaniche e sensoriali attraverso le quali si può inuenzare la dinamica cracranio sacrale.
Modiche all’interno della bocca si riri percuotono sul sistema sistema posturale. Il nostro apparato buccale è un assem blaggio di linee curve, dai tragitti che compiono i condili condili mandibolari quando questa si muove, a quelle presenti sulle arcate dentali. Proprio queste ultime (curve di Spee e di Wilson) sono curve di compenso perchè la loro prepresenza rende più facili i contatti dei denti posteriori nei movimenti di lateralità e protrusione della mandibola. ALF
Le curve di Spee superiore (convesse) ed inferiore (concave) rappresentano la proiezione occlusale della cifosi (nelle curva superiore) e delle lordosi vertebrali (nella curva inferiore). E’ abitudine molto frequente, che nei trattamenti ortoortodontici, la curva di Spee venga appiattita con la motivazione di recuperare spazio nell’arcata dentale per poter allineare i denti storti. Appiattirla signica signica irrigidire il sistema (questa è una fra le cause di squilibri posturali 72
dopo un trattamento ortodontico). La disposizione dei denti secondo le curve funzionali è organizzata in modo che gli stessi partecipino alla biomeccanica generale cranica, orientati al ne di esercitare le loro forze verso i pilastri architettonici cranio-facciali. Questo permette alle strutture ossee di compensare e adattare le forze masticatorie. Altre abitudini frequenti in ortodonzia, per creare spazi in arcata, sono le estrazioni di alcuni denti (di solito i premolari) e l’applicazione di apparecchi a trazione tr azione nucale per per spingere spingere (distalizzare) (distalizzare) i primi molari superiori più indietro. Da un punto di vista cranio-posturale, anche estrarre denti per creare spazio in arcata, signica irrigidire il sisistema. Estrarre i premolari non signica solo ridurre la mobilità funzionale dei settori rachidei ma anche andare contro il principio della norma volumetrica. volumetrica. Si riduce lo spazio per la lingua e si alterano tutte le funzioni del cavo orale; ciò che rimane ri mane stabile in bocca dopo un’estrazione è solo un successo apparente in quanto i denti comunque a contattoalinlivello occlusione ma il vanno rapporto cranio-cervicale delle abituale, vertebre C0-C1-C2 e C7-D1 è costretto a compensare. Le estrazioni portano ad eliminare i normali vettori di forza che agiscono sui mascellari, necessari per continuare la loro crescita. La perdita di massa dentale produce un disequilibrio neuro-muscolare. Fasce e muscoli ipertonici, le cui forze possono aver contribuito in origine ad un iposviluppo 73
dei mascellari, continuano ad esercitare la loro forza no a ridurre la grandezza delle arcate. L’uso di apparecchi ssi per allineare le arcate e chiuchiudere gli spazi (lasciati dalle estrazioni) aumenta ancora di più la pressione esercitata dai muscoli creando movimenti posteriori di distalizzazione che si traducono in compressione di nervi, vasi, muscoli, fasce e ossa, tra i denti frontali superiori e l’occipite. Nella distalizzazione dei molari superiori si crea un’a un’a-zione meccanica tendente a spostare il dente rispetto al proprio osso alveolare. L’insieme costituisce una sinartrosi (gonfosi dento-alveolare), famiglia di articolazioni che comprende le suture e le sincondrosi craniche, le sterno-claveari e le sinsi (come quelle del pube). QueQue ste articolazioni si possono decomprimere, derotare, inclinare, ma non disassare o traslare. Quindi distalizzare i molari (spostarli cioè più indietro, posteriormente) signica perdere stabilità in quanto si sposta un baricenbaricentro settoriale a scapito di quello generale. La crescita cranio-facciale avviene dall’alto in basso e da dietro in avanti, cui, cercare signica cui, di recuperare di spazio spazio arcatedentarieper in posteriorità andare contronelle la direziodirezio ne di crescita. Per “l’ortodonzia posturale” i primi molari superiori sono la rappresentazione in arcata dell’osso sfenoide (il motore dell’accrescimento cranio-facciale) e come tali sono il centro del sistema stomatognatico con funzione di riferimento per lo sviluppo del piano occlusale. 74
“Ciò che sta al centro non può essere modicato!”
Curva di Spee
Curva di Wilson
“Riutare aprioristicamente la correlazione tra occluocclu sione e postura perché perché non è ancora “scienticamente” “scienticamente” spiegabile, è sicuramente sicuramente un’idea che spesso cela la mamalafede di chi vuol difendere ben altri consolidati interesinteres si, oppure oppure è la più lampante dimostrazione di arrogante stupidità.” Prof. Giuseppe Stefanelli
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Cefalea e postura La cefalea è uno dei disturbi più comuni nella popolazione, circa il 90% degli individui ha, nel corso di un anno, almeno un attacco di cefalea. Per alcuni in modo occasionale, per altri con episodi molto frequenti, la cefalea riesce comunque a compromettere ed inuenzare la qualità della vita. Le forme principali di cefalea primaria sono le emicranie, la cefalea di tipo mio-tensivo e la cefalea a grappolo. Il medico specialista riesce a diagnosticare il tipo di cefalea tramite una anamnesi accurata e indagherà sui possibili fattori che la favoriscono o la scatenano:cibi particolari, abitudini di vita, ritmi di attività e di sonno/ veglia, eventi stressanti ecc. E’ importante indagare anche sulla relazione con il periodo mestruale, visto che nelle donne l’emicrania si manifesta prevalentemente in quel periodo. A volte volte un mal di testa o stordimento, può essere causato anche da un Trigger Point situato nel muscolo temporale, pterigoideo, trapezio superiore, sternocleidomastoide sternocleidomastoideo o ed altri muscoli. Il Trigger Point (o accorciato punto d’innesco o di scatto) è associato ad un muscolo e l’area dove è situato, è una piccola zona ipersensibile, da cui partono degli impulsi che bersagliano bersagliano il sistema sistema nervoso centrale e irradiano il dolore in una zona distante. Alcuni Alcuni di questi punti “grilletto” sono attivi e lo restano no a quando non vengono trattati, altri invece sono latenti. l atenti. Di solito, applicando una pressione digitale sul TP attivo, si genera o si intensica il dolore irradiato. Anche i 76
TP latenti si presentano come zone dolorose, ma non attivano alcun dolore riferito. E’ bene sapere anche che il 90% delle cefalee è classicabile nella categoria di cefalea di tipo t ipo mio-tensivo e di questa percentuale almeno il 75% dei soggetti è di sesso femminile. Esistono tantissimi studi dai quali quali si osserva che che almeno il 95% dei pazienti con diagnosi di cefalea mio-tensiva presenta una postura postura errata. Il risultato incoraggiante è che dopo il riequilibrio posturale, il paziente acquista una coscienza corporea corretta, ottenendo una netta diminuzione degli attacchi di mal di testa, per durata, intensità e numero di ripetizioni, grazie al miglioramento della respirazione e al condizionamento generale di colonna vertebrale e tratto cervicale.
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LINGUA, DEGLUTIZIONE E POSTURA
La lingua può essere considerata come un prolungamento cefalico della colonna cervicale; ha origine infatti dai quattro somìti sotto-occipitali. Con lo sviluppo degli archi brachiali del mascellare e della mandibola, questi somìti migrano anteriormente e danno origine alla lingua. Durante la tredicesima settimana della vita intrauterina comincia la stretta connessione tra la lingua e la postura. In questa fase di gestazione, la suzione del pollice, ha il compito di modellare le arcate dentali e di contribuire quindi allo sviluppo della mandibola e del mascellare. Dopo la nascita, il neonato apprende il corretto movimento della della lingua con l’allattamento l’allattamento al seno. Purtroppo l’uso indiscriminato del succhiotto o di forma inadatta, abitudine a ciucciare il dito, l’alimentazione articiale con il biberon (che non stimola all’uso corretto della lingua come succede quando si succhia dal capezzolo), porta alla formazione della deglutizione atipica, cioè non conforme a quella siologica. Una deglutizione scorretta può essere la conseguenz conseguenzaa di problemi di carattere funzionale ma anche di carattere anatomico, come un frenulo linguale corto o una macroglossia (una lingua anatomicamente molto più grande del normale). Un’altra tra le cause di una deglutizione scorretta è la compressione del nervo ipoglosso o edema 79
a livello ioideo (da cordone ombelicale attorcigliato intorno al collo) durante il parto. Anche i microgalvanismi che si generano in bocca possono provocare una scorretta funzionalità della lingua. Un campo galvanico (dallo scopritore Galvani) è la corrente generata da metalli diversi, immersi in un uido. Nel caso della bocca, il liquiliquido è la saliva, i metalli diversi immersi nel liquido sono le protesi e le ricostruzioni in metallo, splintaggi (legature metalliche per fermare i denti dopo aver tolto l’apparecchio ortodontico), i piercing. In bocca possono essere presenti vari metalli e varie leghe metalliche, come ad esempio vecchie ricostruzioni in amalgama (composte da mercurio e argento), ponti metallici, che provocano con la saliva processi elettrolitici. Il mercurio è un buon conduttore elettrico e diamagnetico6, così come l’argento. Una differenza di temperatura fra due metalli provoca sempre una corrente. E’ ciò che succede tra i metalli della bocca e gli orecchini o le catenine attorno al collo. Normalmente, nella conconduzione nervosa, grazie ai fenomeni di depolarizzazione e ripolarizzazione, intervengono correnti che oscillano tra i -100 e i +60 millivolts. Accade spesso di trovare correnti patogene tra un’ amalgama dentaria e un altro metallo, sia in bocca che a distanza, superiori a 400/500 millivolts. La lingua è molto sensibile, in grado di avvertire anche la più piccola piccola corrente, e se se questa questa è sufcientemente forte, il cervello codica coscientemente lo stimolo ed elabora 6
Diamagnetico: si dice di sostanza che ha la proprietà di essere respinta anziché attratta da un magnete 80
una risposta motoria di allontanamento per difesa. Quando la lingua avverte il disagio, cerca di sfuggirvi spostandosi in direzione opposta al fenomeno elettrico. Se quest’ultimo dura a lungo, la lingua, essendo un muscolo, si deforma, si struttura in torsione, in rotazione oppure può gestire il bolo alimentare solo da un lato. l ato. Le tensioni muscolari linguali che si generano per sfuggire alla corrente, disturberanno vari sistemi di sostegno della lingua tramite i collegamenti che questa ha con il collo, la gola e le vertebre cervicali. Alcuni studi hanno anche dimostrato che i microgalvanismi non solo inuenzano la lingua, ma anche numerose patologie: ipertensione, ipertensione, diminuzione di forza muscolare, stanchezze inspiegabili, insonnie e patologie reumatiche. r eumatiche. Ritornando alla deglutizione, normalmente ne compiamo, nelle 24 ore, circa 2000 e se lo schema è alterato e protratto nel tempo, per per anni, alla ne ci sarà un numero numero enorme di gesti scorretti della lingua che si ripercuoteranno sul sistema posturale. Una deglutizione che non è conforme a quella siologisiologica provoca ingestione di aria e pancia gona, difcoltà digestiva e dolori al tratto cervicale. I disagi e i dolori al collo si vericano a causa causa dei suoi movimenti movimenti ripetuti che è costretto a fare al posto della lingua per far scendere il bolo alimentare. Quando si ingoia correttamente, il collo non deve muoversi, ma solo la lingua. li ngua. Esiste una ricca bibliograa che dimostra come la lingua svolge svolge un ruolo fondamentale e di primaria importanza non solo nella riduzione di squi81
libri posturali, nella riprogrammazione dell’appoggio plantare e nelle variazioni dell’atteggiamento della colonna vertebrale, ma anche anche nel nel trattamento riabilitativo di pazienti affetti da Parkinson e distroa muscolare.
Secondo lo studio di due ricercatori, Halata e Bauman, dell’Università di Hamburg, la lingua, in deglutizione normale, schiaccia i recettori trigeminali, riprogramma l’individuo e inuenza il funzionamento dei recettori primari dall’occhio al piede, all’apparato vestibolare, alla mandibola. Quindi la lingua e la sua funzione sono collegate al trigemino. E’ proprio proprio quella emergenz emergenzaa nel palato della sese 82
conda branca trigeminale dal foro naso-palatino, nella quale sono stati rinvenuti i 5 tipi di recettori tutti raccolti in gran numero, in mezzo centimetro quadrato di palato (tra la papilla retroincisiva e le rughe palatali). Si chiama “Spot” il punto esatto sul quale la lingua ha il suo apap poggio quando parte il movimento deglutitorio corretto. Lo schiacciamento di questa zona determina degli effetti sulla muscolatura generale estremamente evidenti ed immediati oltre a coinvolgere l’attività della vera centracentra lina del SNC7, il Locus Coeruleus8.
La punta della lingua dovrebbe poggiare, durante l’atto deglutitorio, dietro gli incisivi in una zona chiamata Spot, come si può vedere nell’immagine fronte-lato
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SNC: Sistema Nervoso Centrale Locus Coeruleus: E’ un nucleo situato nel tronco encefalico coinvolto nelle risposte a stress e panico, strettamente collegato anche al sonno Rem 8
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Occhio e deglutizione La funzione visiva può essere condizionata in modo indiretto dalla funzione linguale. C’è da dire che comunque la forma dell’occhio inuisce certamente sulla funzione visiva ; se l’occhio è troppo lungo o troppo corto si avrà rispettivamente la presenza di un fuoco anteriore alla retina o un fuoco posteriore ad essa. Inoltre la contrazione del muscolo ciliare, che cam bia la convessità del cristallino, è un fattore fondamen fondamen-tale per la funzione visiva. Il muscolo ciliare è innervato dal nervo ciliare che origina tra la terza e la prima verte bra cervicale. Si è visto che che in soggetti soggetti portatori portatori di correzioni oculari, trattati con terapia per la riabilitazione della deglutizione, si verica un miglioramento visivo del 40%, sia in caso di miopia che in quello di ipermetropia. Il motivo potrebbe essere riferito al recupero della lordosi siologica a seguito dei miglioramenti al distretto cervicale sortiti dalla terapia miofunzionale9. Anche un trattamento ortodontico funzionale con ap parecchi preposti al miglioramento della deglutizione hanno sortito gli stessi effetti riguardo al recupero della lordosi siologica e al miglioramento di una diottria nell’ipermetropia. L’occhio sembra risenta delle alterazioni della deglutizione sia in riferimento alla motricità della muscolatura estrinseca che a quella delle capacità visive. 9
Terapia Miofunzionale: metodologia terapeutica che corregge le disfunzioni linguali e tutti i muscoli connessi alla lingua, instaurando una deglutizione corretta. 84
Tesi Universitarie prodotte sull’argomento, ci informano sulla evidente inuenza della stimolazione trigeminale, sulla motilità della muscolatura estrinseca e sulla conconvergenza oculare. Molte sperimentazioni mostrano in modo inequivocabile l’importanza dell’occhio in quanto recettore del sistema posturale che è sia un endorecettore che un esorecettore del sistema. Vediamo quali sono le differenti patologie oculari che intervengono nello squilibrio tonico posturale. I disturbi della rifrazione (miopie, astigmatismi, ipermetropie che interessano l’esterocezione sensoriale dell’occhio), i disturbi della convergenza e le eteroforie (interessano (interessano la propriocezione propriocezione muscolare extra-oculare). Sono varie varie le cause dei dei disturbi del recettore oculare e di queste ne citerò solo alcune come cause secondarie. Un focolaio dentale o un disturbo occlusale possono provocare un difetto di convergenza attraverso le afferenze trigeminali; le epatiti lasciano difetti di convergenza sull’occhio destro; gli antidepressivi assunti per lungo tempo provocano difetti di convergenza su entrambi gli occhi. Cefalee, vertigini, cervicalgie, dolori al rachide, tendinite, cattivo rendimento scolastico, disturbi del carattere del bambino vedono coinvolti gli occhi e i difetti di convergenza. Il fatto di avere una vista eccellente, non esclude in nessun caso la possibilità di un disturbo della convergenza o di una eteroforia10. 10
Eteroforia: la tendenza di uno o entrambi gli occhi a deviare dalla nor male direzione dello sguardo a causa di uno squilibrio funzionale dei muscoli oculomotori. E’ un disturbo del parallelismo degli occhi. oc chi. 85
Il disturbo della convergenza oculare è la conseguenza di uno squilibrio della muscolatura estrinseca dell’occhio e lo squilibrio posturale sarà tanto più accentuato quanto più il difetto di convergenz convergenzaa sarà netto su un solo occhio.
Convergenza normale
Difetto di convergenza
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Orecchio e deglutizione Percezione Per cezione uditiva, acufeni acufeni ed equilibrio Impariamo brevemente come l’orecchio percepisce i suoni. La vibrazione timpanica, a seguito della stimolazione da parte delle onde acustiche, si propaga no alla staffa atattraverso gli ossicini dell’orecchio. Questa appoggia con la base sulla membrana della chiocciola che, vibrando, genera delle onde all’interno del liquido presente nella coclea. Le cellule ciliate del Corti, eccitate da queste onde, trasformano lo stimolo meccanico in stimolo elettrico. Quando la deglutizione è alterata si crea intasamento ed edema all’orecchio medio perché aumenta la pressione aerea. La pressione si propaga, attraverso la tuba, dal faringe all’orecchio; diminuiscono le capacità vibratili della membrana uditiva e si generano così alterazioni delle capacità uditive e di percezione delle frequenze più alte. Non è raro riscontrare, in soggetti che presentano de de-glutizione alterata, difcoltà interpretative dei fonemi ascoltati. La presenza di acufene11, sintomo che presenta origine multipla e difcoltà terapeutiche, potrebbe essere spiespiegata allo stesso modo. Sono vari i fattori che generano l’acufene: alterazioni 11
Acufene: disturbo uditivo costituito da rumori (schi, ronzii, fruscii, pulsazioni ecc.) 87
della circolazione per compressione delle arterie cervicali a causa dell’atteggiamento cervicale in presenza della postura bassa della lingua; strozzamento dei vasi che irrorano l’orecchio per il raddrizzamento della curva lordosica siologica; compressione, a seguito di un concondilo mandibolare retruso, dei vasi venosi che emergono dalla scissura di Glaser ed inne, forse il più importante dei fattori, la compressione della membrana della chiocciola causata dall’aria spinta, attraverso la tuba, dalla contrazione dei muscoli buccinatori che si attivano e si sostituiscono alla funzione linguale carente durante la deglutizione scorretta. L’ipotesi è che tale compressione, genererebbe un’onda anomala nel liquido cocleare che produce uno stimolo elettrico aspecico e indistinto. Quindi anche l’equilibrio potrebbe essere alterato dallo stesso edema che si crea nell’orecchio a causa dell’aumento della pressione aerea, perché in grado di alterare la qualità della endolinfa nella quale rotolano gli otoliti. L’addensamen ’addensamento to della endolinfa endoli nfa che si crea, potrebbe determinare sbandamenti e sensazioni di vertigini.
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Questo spiegherebbe come pazienti con atroa cerebelcerebellare da cerebellite virale, riprendano una motorietà cor retta migliorando le stimolazioni allo Spot palatale. Nel paziente bruxista, al quale manca la stimolazione dei recettori situati allo Spot, la deleteria parafunzione si interrompe progressivamente e scompare man mano che la lingua riprende la sua postura corretta e la spiegazione potrebbe trovarsi proprio nella stimolazione del rilassari lassamento muscolare. I ricercatori, basandosi su conoscenze sempre più vaste riguardo a funzione del trigemino nel controllo del sonno e sulla memoria, e a tutte le facoltà mediate dal LoLocus Coeruleus, suppongono che la stimolazione trigeminale sia indispensabile per la produzione dei mediatori chimici della memoria nel sonno paradossale (stato di memorizzazione attiva), quando cioè, l’esperienza della giornata vissuta, passa negli scaffali della memoria. Se il soggetto non è in grado di stimolare con la lingua i recettori nervosi del palato, cerca di recuperare stimoli trigeminali stringendo i denti o sfregandoli tra di loro. Invece di utilizzare i recettori palatali il bruxista utilizza così i recettori del parodonto e dei fusi neuro-muscolari masseterini che sono a conduzione extra rapida. L’informazione essendo rapidissima è labile, perché è sostituita velocemente da una informazione successiva. Questi recettori, possono svolgere solo il compito molto preciso, di informatori sulla variazione di distanza delle arcate durante la masticazione, afnché il cervello possa 90
adattare le contrazioni muscolari necessarie del momento (e non informazioni di rilassamento) ri lassamento) Detta in parole povere, nel bruxista, i recettori a conduzione rapida si sostituiscono al lavoro che dovrebbero svolgere quelli palatini che hanno bre a conduzione più lenta e provocano il rilassamento muscolare quando stimolati in condizioni normali. Curiosità In India, da oltre 600 anni, si pratica la Shabd Guru e tramite i suoi schemi schemi si comanda il cervello e la mente con con ritmi, suoni, concentrazione e respiro. Si utilizza anche la lingua che, impattando sul palato, produce un’azione riessa sul cervello, sul talamo e sulle ghiandole pineale e pituitaria, grazie alla stimolazione di 84 punti situati sul palato vicino ai denti e su due linee parallele poste sulla sua sommità. La stimolazione della ghiandola pituitaria conduce il sistema ghiandolare, ad una serie di secrezioni ritmiche che cambiano la chimica del sangue.
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LA COLONNA VERTEBRALE E LE SUE CURVE
La colonna vertebrale, per le sue funzioni vitali ed essenziali cui è deputata è denita “l’albero della vita”. Infatti protegge il midollo, dà stabilità, ammortizza i cacarichi, trasporta informazioni ed è il sostegno di tutto il corpo. La parte alta della colonna ha il compito di sostenere la testa per permettere l’orizzontalità dello sguardo e darle la possibilità di girare in ogni direzione. Nella zona dorsale, le vertebre sono collegate alle costo costo-le . Le vertebre della zona lombare sono le più robuste e massicce, in quanto portano il peso di tutte quelle superiori e articolano il tronco con il bacino. Gli anelli ossei che compongono la colonna vertebrale, sono separate e collegate tra di loro da un disco ammorammortizzatore costituito non da materiale osseo vero e proprio, come le vertebre, ma di tessuto broso resistente alle compressioni e alle torsioni. Il disco vertebrale, al suo interno, ha il nucleo polposo che è l’elemento responsabile della famosa ernia del disco. Forza, resistenza ed elasticità della colonna sono rappresentate dalle 4 curve che la compongono: lordosi cervicale (dalla vertebra C1 alla C7), cifosi dorsale (dalla D1 alla D12), lordosi lom bare (da L1 a L5), cifosi cifosi sacrale (da S1 a S5) e coccigea. coccigea. 93
Un modo per stabilire la resistenza di una colonna è utilizzare una formula matematica con la quale si addiziona il numero delle curve presenti sulla colonna, al quadrato più 1. La resistenza migliore della colonna è quando il risultato dell’operazione è 10.
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E’ chiaro che le curve della colonna dovranno essere compatibili con determinati parametri posturali. Quando le curve sono troppo accentuate, le vertebre vanno incontro a processi artrosici. Mentre, con una riduzione dell’entità delle curve avremo una minore resistenza alla compressione, maggiori protrusioni ed ernie discali. Crea più danni una curva siologica ridotta che una troptrop po accentuata. Alla nascita la colonna è completamente diritta e incomincia a modicarsi successivamente, quando il bambibambino inizia a gattonare. 95
Ernia del disco
Per esplorare tutto ciò che lo circonda, il piccolo provoca un inarcamento del collo, formando la lordosi cervicale. Quando passerà alla stazione eretta si formerà la seconda curva che è la lordosi lombare. La cifosi dorsale, la terza curva funzionale è quella che rimane di conseguenza alla formazione delle due curve precedenti. Quindi se le due lordosi si sono formate in modo corretto anche la cifosi, posta tra le due lordosi, risulterà corretta, in caso contrario si formerà una iper o ipo-cifosi. Le curve si creano, si mantengono o si alterano soltanto per opera dei muscoli. Quando una curva siologica si modica (diventando più dritta o addirittuaddirittura invertita) i disagi saranno notevoli sia al movimento 96
che alla stabilità. Ad esempio se tale evento si verica a livello della curva cervicale, non mancheranno dolori alle spalle, vertigini, disorientamento, difcoltà di conconcentrazione, cefalea, nausea, formicolii e perestesie alle braccia, difcoltà a deglutire, scrosci all’articolazione temporo-mandibolare, disturbi visivi (nel collo ci sono muscoli che sono innervati dagli stessi nervi che arrivano agli occhi).
I nervi si dipartono dalle varie varie vertebre vertebre della colonna e arrivano ai vari organi e alle varie zone periferiche. 97
Il dorso curvo (vedi gura) o ipercifosi o “gobba “, è il risultato di due profonde lordosi e la causa principale è l’accorciamento dei muscoli dorsali. Le vecchie scuole di ginnastica correttiva posturale hanno sempre lottato contro le ipercifosi credendo, i muscoli del dorso, deboli. Il rinforzo dei muscoli dorsali porta inevitabilmente ad un ulteriore accorciamento delle catene muscolari e ad un peggioramento della ipercifosi.
I muscoli coinvolti e responsabili del dorso curvo devono essere trattati, riequilibrati nelle loro tensioni, riallungati e rieducati; la colonna dovrà essere plasmata anche attraverso una rieducazione respiratoria.
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La scoliosi E’ una alterazione della corretta forma della colonna ver tebrale caratterizzata da una sua torsione nei tre piani dello spazio, in pratica la colonna si avvolge su se stessa come una molla. Guardando la schiena di un adolescente con la scoliosi, si nota la scomparsa delle curve siologiche (cifosi e lor dosi presenti in una colonna normale) e la schiena risulta stranamente diritta.
Nell’ottanta per cento dei casi è detta idiopatica (cioè di cui non sono note e certe le cause). Può insorgere già dai primi giorni di vita, ma normalnormalmente si manifesta manifesta alla soglia dello dello sviluppo sviluppo puberale, puberale, può evolversi no a tutto il periodo della pubertà e si arresta in corrispondenza della maturazione ossea col pendo di preferenza il sesso femminile. 99
Grazie ad un test molto semplice, un genitore può capire, dall’osservazione della schiena dei propri gli, sopratsoprat tutto nel periodo della crescita, se è il caso di rivolgersi al medico onde poter intervenire in modo appropriato. Se facendo ettere in avanti il bambino/a, vi accorgete che le vertebre non sono bene allineate e da un lato la schiena appare più alta e gona, come se ci fosse una gobba, è il caso di afdarsi afdarsi ad un medico specialista per indagini più approfondite. Tra le cause che si ipotizzano riguardo la scoliosi, troviamo i traumi pre-natali da parto e quelli della vita di tutti i giorni. La parte del corpo che viene colpita cerca di difendersi sfuggendo all’aggressione e al dolore. Questo tipo di atteggiamento (di cui ho scritto nei precedenti capitoli) è una reazione naturale che avviene attraverso il sistema muscolare che tende a ssarsi, a struttustruttu rarsi, generando la scoliosi. Se così non fosse, non si vedrebbero vedrebbero riduzioni di ipercifosi e correzioni di scoliosi, correggendo solo i compensi e riducendo le tensioni posteriori. La tensione dei muscoli posteriori determina, a livello della colonna verte brale, l’esagerazione delle curve sagittali e della scoliosi. “La lordosi lordosi è sempr sempree primaria, le cifosi e le scoliosi sono deformazioni secondarie”(F.Mezieres). secondarie”(F.Mezieres). Questo signica che è la tensione dei muscoli posteriori del corpo a generare le deformazioni secondarie. E comunque, anche se non tutti i soggetti sono iperlor dotici, secondo secondo Mezieres le cifosi e le scoliosi sono pro100
vocate da un pro un processo cesso di compensazione compensazione secondaria alla tensione dei muscoli posteriori.
Secondo Bernard Bricot la scoliosi è una malattia del sistema tonico posturale e deve esser esseree considerata considerata come uno squilibrio di quest’ultimo e dei suoi recettori. Conosceree il sistema tonico posturale signica comprenConoscer comprendere meglio la scoliosi e scoprire certe cause scatenanti. Nella maggior parte dei casi di scoliosi, il bacino non gioca il suo ruolo ruolo di sistema tampone tampone rimanendo rimanendo spesso abbastanza equilibrato (a parte leggeri basculamenti); tutto lascia pensare che sia la colonna a compiere que sto ruolo. In questi casi, non vi sar sarebbe ebbe “un gene” della scolio si ma, molto semplicemente, un’immaturità del sistema propriocettivo pr opriocettivo o un ritardo ritardo nella sua maturazione. maturazione. 101
Il Bacino E’ una struttura ossea (detta anche pelvi) situata nella estremità inferiore della colonna vertebrale. Le funzioni del bacino sono: trasferimento del peso cor poreo della parte superiore del corpo sullo scheletro degli arti inferiori; contribuire, insieme ai muscoli perineali e addominali, al sostegno degli organi addominali e alla locomozione con l’aiuto dei muscoli delle gambe.
Il bacino è formato dall’ articolazione articolazione di due ossa iliache i liache che si articolano tra loro, sulla linea mediana, mediante la sinsi pubica; dall’osso sacro che si articola con le ossa iliache nella loro parte superiore; dal coccige che si articola con l’osso sacro e che riceve l’attacco di importanti muscoli e legamenti. Il bacino, nell’uomo si sviluppa maggiormente in altezza mentre, nella donna si sviluppa di più in larghezza larghezza.. 102
Asimmetrie a livello del bacino possono causare sofferenze a livello dell’articolazione dell’anca (o articolazione coxofemorale, regione anatomica che unisce la pelvi alla coscia) e dei muscoli interessati con limitazione dei movimenti liberi del corpo. Sintomi dolorosi dolorosi si possono localizzare nella parte parte media e bassa della schiena. Una differenza di lunghezza delle gambe può essere la conseguenza di asimmetrie del bacino, così anche pro blemi all’inguine, alle ginocchia, alle caviglie, alla colonna vertebrale, al collo, alla mandibola ecc., tutti che si riettono attraverso le catene miofasciali e che possono trovare soluzione, con valutazioni posturo-funzionali e il conseguente riequilibrio.
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GINOCCHIA VARE, VALGHE, RECURVATE, FLESSE
Le ginocchia sono facilmente sottoposte a stress di vario genere, sportivi e non. Sono strettamente collegate alla posizione delle caviglie e delle anche, e poiché si trovano in mezzo a queste due articolazioni, sono inuenzate dalla loro condizione di salute. Il femore, per esempio, esercita la sua inuenza sul gigi nocchio (in intrarotazione o extrarotazione), cioè una sua rotazione assiale che non sia quella giusta, avrà una riri percussione sull’articolazione sull’articolazione del ginocchio e del piede. L’ipertono delle catene muscolari provoca, sul piano frontale, ginocchia valghe (caratteristica forma delle gambe ad x) o ginocchia vare (gambe arcuate) . In visione laterale (sul piano sagittale) si possono osservare invece, altre due posture scorrette del ginocchio, provocate sempre da un ipertono delle catene muscolari (e quasi mai per lassità legamentosa): il ginocchio “re“re curvato” (o recurvatum) quando questi si estende oltre i limiti siologici e il ginocchio “esso” (o exum) quanquando rimane un poco esso. Quando il ginocchio non si articola correttamente secondo gli assi siologici, tutta la struttura muscolo-capsumuscolo-capsu lo-legamentosa e il menisco, subiscono danni andando incontro, col passare del tempo, ad una serie di patologie, lesioni e dolori. Una rotula può essere deviata dal suo asse siologico ideale, si può orientare in dentro o 105
in fuori e queste posizioni, possono creare patologie da lesione con il femore, ad esempio una condropatia femoro-rotulea.
Flesso
Recurvato 106
PIEDI E POSTURA
I piedi sono una straordinaria opera ingegneristica della natura capace di sopportare in ogni situazione il peso del nostro corpo e ci consentono quindi di poter camminare. Con 26 ossa, 33articolazioni, 114 legamenti, 20 muscoli e una innità di recettori, il piede svolge tantissime funzioni: permette la stazione eretta, la propulsione e il movimento, l’adattamento della marcia sul terreno e la coordinazione della postura.
Il piede svolge anche l’importantissima funzione del ri107
torno venoso dagli arti inferiori, grazie ai vasi e ai ca pillari presenti dal tallone all’avanpiede che vengono “spremuti” dalla muscolatura, insieme ad altri vasi del polpaccio. Quindi, il sistema piede-caviglia-ginocch piede-caviglia-ginocchio io diventa una vera e propria “pompa cardiaca”. Il piede sostiene, ma ha anche l’importante funzione di analizzare le asperità del terreno e predisporre adattamenti poposturali immediati per evitare distorsioni e compressioni delle articolazioni dai piedi no al cranio, smorzando la contro spinta spinta che che proviene proviene dal terreno grazie alla alla sua struttura particolare (arco interno, esterno e traverso) . In condizioni normali, l’appoggio plantare dovrebbe permettere di scaricare il peso corporeo sul calcagno, primo e quinto metatarso. Le dita dovrebbero essere dritte, distese e appoggiate a terra, ciascuna sul prolungamento del proprio tendine, non ad artiglio o a martello.
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Quando sono presenti sovraccarichi funzionali, compaiono sulla pianta del piede o sulle dita, calli, arrossamenti e ispessimenti della cute. Ogni problema muscolo-articolare di un’area del corpo si ricollega con l’intero sistema posturale e quindi anche con i piedi. Questa relazione è più importante delle altre, per il i l fatto che i piedi, rappresentano la mediazione con il terreno. Del resto, è questa la via preferita dal corpo per scaricate verso l’esterno le disfunzioni posturali che provengono dall’alto, dato che la forza di gravità ci spinge verso il basso e non verso verso l’alto.
Quando il piede soffre, a causa dell’utilizzo di calzature inadeguate (punte strette, tacchi alti) e perde la funzione di ammortizzare, l’impatto che proviene dall’alto, restituisce le sue rigidità di nuovo verso l’alto. E’ a questo punto che si crea confusione tra causa ed effetto e il posturologo, che si confronta con il dolore del paziente, incontrerà maggiori difcoltà per risolvere il problema. A soffrire di problemi in percentuale maggiore sono le donne. Portando abitualmente scarpe più strette alle pun109
te e con tacchi molto alti, il peso corporeo è costretto a scaricarsi sull’avanpiede. Questo provoca la compressione e la caduta delle teste metatarsali e di conseguenza dolori alla base delle dita. Se si prendono frequenti distorsioni alle caviglie non è detto che il problema sia sempre del piede. Andrebbe valutato il contesto, ma se prendendo una distorsione, la sensazione è quella di non fare in tempo a recuperare immediatamente l’assetto corretto del piede, vi è un ritardo di comunicazione tra la parte periferica del nostro corpo (il piede) e il sistema nervoso centrale e viceversa. Andrebbe scoperto dove si trova il punto che rallenta la comunicazione oppure accertare se le catene muscolari sono perturbate e perturbanti. Bisognerebbe valutare le catene miofasciali, che dall’alto scendono per cercare appoggio antigravitario sul piede. E’ così che si crea alterazione, compenso adattativo e perturbazione. Il compito del piede non è solo quello di sorreggere ma di rendere confortevoli le funzioni dei centri superiori: gli occhi, vestibolo, bocca, collo ecc., grazie alla sua straordinaria architettura capace di adeguarsi ad ogni forma del terreno. Il piede è quasi sempre vittima di ciò che sta in alto e non causa. Gli occhi, il collo, la bocca, il dorso e il diaframma, visceri, bacino ecc., afnché vengano garantite le funzioni di sopravvivenza, si appoggiano al piede e questi deve adeguarsi.
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Piede piatto e cavo Il piede piatto è una problematica molto frequente a carico del piede ed è l’abbassamento l’abbassamento verso l’interno dell’arco plantare mediale osservabile in stazione eretta. Esistono due tipi di piede piatto, quello strutturato (im(im modicabile ed in percentuale poco diffuso) e quello adattativo (molto più diffuso). Quest’ultimo, quasi sem pre, può essere essere corretto con esercizi posturali appropriaappropriati. Un piede piatto ammortizza meno il peso corporeo e gli impatti che ha con il suolo, la l a difcoltà di deambulaziodeambulazione può portare il ginocchio, l’anca, la zona lombare e le spalle a compensare e ad “alleggerire” un piede che non è capace di ammortizzare. Il piede piatto è presente in tutti i bambini, alla nascita e no i 7-10 anni, periodo nel quale il retro-piede si modica e dà origine alla cavizzazione del piede e alla formazione dei 3 archi plantari. Il piede piatto strutturato è di origine congenita, mentre la causa del piede piatto adattativo proviene da problemi posturali che partono dall’alto. dall’alto. Anche traumi, patologie neurologiche della colonna vertebrale e interventi chirurgici chirurgici si annoverano tra i fattori che potrebbero determinare il piede piatto. Un’altra deformazione del piede a carico dell’arco plantare è l’accentuazione dell’arco interno, il cosiddetto piede cavo. Anche in questo caso, la deformazione può essere con111
genita o conseguenza di problemi problemi posturali che provengono dall’alto e traumi, patologie neurologiche e tendino-muscolo-legamentose.
Piede cavo
Piede piatto
Alluce valgo L’alluce valgo è una deviazione verso l’esterno del primo dito del piede. Il problema può essere causato da fattori ereditari in bassissime percentuali dei casi.
Più spesso, questo problema è legato a cause meccaniche per l’utilizzo di calzature non idonee, a problemi della 112
postura nella parte alta del corpo, a problemi di deglutizione (con le tensioni che si creano lungo la catena linguale che arriva no all’alluce) e al fatto che non cammicamminiamo più scalzi. Infatti, se osserviamo popolazioni che camminano sempre a piedi nudi non si trova un solo caso di alluce valgo o di altre patologie del piede e delle dita. La parte anteriore del piede comprende le 5 dita che articolano con il metatarso. Per capire se ogni dito del piede risulta diritto e in asse si esegue un esame posturale molto semplice. Facendo stare in posizione eretta e a piedi nudi e uniti il soggetto, gli si fa fare una piccola contrazione delle dita dei piedi verso l’alto (una essione dor sale contraendo i muscoli estensori delle dita). Questo dovrebbe far emergere sulla supercie della pelle i 5 ten ten-dini che, partendo dal metatarso, arrivano a tutte le dita. Ogni dito dovrà essere dritto, sul prolungamento del propro prio tendine (ci sarà uno spazio fra un dito e l’altro) com com- preso quello più piccolo, piccolo, il 5° dito che, che, contrariamente a quanto si pensi in merito ad un dito così piccolo, è più importante di quelle intermedie. Infatti il minolo (chiamato anche anche mellino o 5° dito) ha il compito di stabilizzare e meglio distribuire il peso del corpo sia in statica che in dinamica grazie al fatto che è dotato di un muscolo adduttore proprio del 5°. Il tipo di calzature utilizzate, quasi sempre, compromette questa importante funzione del minolo. Quando l’alluce diventa valgo si trova deviato verso l’esterno del piede, a volte accavallandosi al 2° dito. In questa ultima eventualità, l’articolazione che unisce l’alluce al metatarso forma un angolo ottuso ed emer113
ge quella tipica protuberanza ossea (la testa metatarsale) che risulta anche dolorante e arrossata. Per fortuna, in posturologia, esistono ampie possibilità di trattamento dell’alluce valgo con risultati davvero sor prendenti.
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CICATRICI E POSTURA
Quando la pelle subisce una lesione, il nostro organismo si attiva per riparare il danno producendo nuove cellule di collagene. Se è solo lo strato superciale della pelle interessato daldalla lesione, il processo di riparazione r iparazione non lascerà segni ririlevanti. Se invece, ad essere coinvolti dalla lesione sono anche gli strati più profondi della cute, si formerà una cicatrice piuttosto visibile. Quindi la cicatrice non è altro che il prodotto dei processi biologici che contribuiscono alla chiusura di una ferita e riguarda tutte le strutture del corpo umano. Una cicatrice può essere cutanea se la lesione colpisce solo lo strato superciale della pelle, se invece i danni riguardano i tessuti sottostanti (strappi muscolari, cicatrici profonde) avremo ”un’ aderenza”. L’aspetto psicologico della cicatrice è che alcune persone soffrono di “rigetto mentale” nei confronti di una loro cicatrice, al punto da non riuscire a guardarsi la vecchia ferita e da non avere il coraggio di toccarla. Ad esempio, alcuni hanno questo atteggiamento di vero e proprio disagio con la prima cicatrice per tutti: l’om belico. Una cicatrice può arrecare disturbo a livello energetico quando si interseca con un meridiano energetico. Per chi non conoscesse la medicina cinese o i meridiani 115
energetici, sarebbe utile sapere che questi sono come dei canali invisibili e inconsistenti nei quali scorre una vera e propria energia sottile. Sono distribuiti i tutto il corpo e la presenza di una cicatrice in corrispondenza di un canale provoca il ristagno dell’energia e la sua mancanza mancanza di usso. Il disturbo di una cicatrice si verica anche a livello neuneurologico e questo ambito è il più importante di tutti. Durante la vita embrionale, pelle e sistema nervoso hanno in comune la stessa matrice chiamata ectoderma. Anche dopo la nascita, la pelle continua ad avere un rap porto di reciproco scambio di informazioni con il sistema nervoso e la sofferenza di uno può determinare reazioni e sofferenza dell’altro. Quindi un disturbo della pelle può diventare un disturbo neuro-muscolare, provocare alterazioni funzionali, posturali e dolori muscolo-articolari. Una cicatrice può essere reattiva o meno a seconda dell’entità dell’interferenza arrecata dalla stessa. Molti studi dimostrano che una cicatrice può alterare la postura sia dove dove si trova la cicatrice cicatrice sia su tutto il corpo, corpo, lontano da essa. Le aderenze sottocutanee contribuiscono a rendere anelastica e dura la cicatrice, di conseguenza, attraverso la pelle, si diffonde una sorta di trazione in tutte le direzioni che disturba l’intero l’i ntero sistema modicando, nel tempo, la postura dell’individuo con la conseguente nascita di asimmetrie. Saranno anche queste, che a lungo andare, procureranno dolori, ernie, artrosi, scoliosi. Quindi la cicatrice agirà in qualsiasi altra parte del cor po, lontano da dove si trova, attraverso le varie catene muscolari, fasciali o connettivali. 116
Autotrattamento delle cicatrici cicatrici Prendete olio di rosa mosqueta o di copaiba (acquistabili in erboristeria), applicatene qualche goccia sulla cicatrice che volete trattare e, delicatamente, massaggiatela stirandola nelle varie direzioni (come se voleste allargarla e allungarla) no a far assorbire l’olio applicato. Ripetere l’operazione per 2 volte al giorno e per un paio di settimane. L’olio di rosa mosqueta e di copaiba hanno, tra le tante proprietà beneche, beneche, quella di ammorbidire, elasticizzare elasticizzare e distendere la pelle. Questi oli sono molto indicati per le ferite provocate da traumi e interventi chirurgici da poco cicatrizzate. Applicati poi, su zone del corpo e articolazioni doloranti per traumi, contusioni, inammazioni ecc., procurano sollievo quasi immediato.
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EMOZIONI E POSTURA
Nel corpo è racchiuso tutto un sistema di intelligenza e di saggezza con cui una persona può essere o meno in contatto e in sintonia. Quando abitiamo il nostro corpo siamo in contatto con con la nostra mente mente somatica e questo vuol dire che parte della nostra presenza mentale è il corpo sico. Il corpo vive e respira respira solo nel momento presente presente ed es seree connessi ser connessi alla nostra sapienza sapienza somatica somatica signica signica eses seree ancorati al momento pr ser presente esente con una parte della nostra coscienza. coscienza. La mente somatica ha sede nel nostro corpo e la nostra intelligenza somatica somatica è alla base del nostro essere. essere. Per sopravvivere e interagire con successo con il proprio ambiente, tutti gli organismi viventi dipendono dalla mente somatica, anche se non tutti gli esseri possiedono una mente cognitiva. Chi vive “perso nella propria testa” è “scollegato dal proprio corpo”, non ha perceziopercezione di esso e del momento presente, ha una respirazione superciale o rapida, parla velocemente, ha tensioni alle spalle, nel collo, alla muscolatura del volto e tende a manifestare ansia e stress. Quindi la mancanza di accesso al mondo dell’intelligenza somatica e la qualità delle emozioni prodotte incide su 119
una buona postura del corpo e sul nostro modo di muoverci che sono sempre un riesso esteriore della nostra vita interiore. Praticando attenzione al corpo possiamo inuenzar inuenzaree i nostri stati interiori, infatti, quando siamo ben radicati nel corpo e nel momento presente, presente, siamo sicamente più rilassati, respiriamo più lentamente e profondamente, proviamo pr oviamo un senso di pace tale da essere essere più attenti, rilassati, presenti, presenti, vitali e a contatto con le nostr nostree risorse. In pratica “più “più il corpo è felice”, più le emozioni emozioni tendono ad essere positive e la mente tende ad essere quieta. Secondo il losofo e psicoterapeuta E.Gendlin, la mente somatica è la prima mente e sta alla base base delle nostre altre funzioni mentali. La qualità e l’efcacia della nostra coscienza cognitiva dipende, in larga misura, dalle qualità della mente sosomatica. La conoscenza per via somatica si afferma sotto forma di un “senso percepito soggettivo” che è diverso dal “sentire” dell’emotività. In pratica, il senso percepito è la percezione corporea del processo della vita in atto. Riponendo ducia nella saggezza del corpo si accede alla mente somatica e si cercano soluzioni non solo con la mente cognitiva ma anche attraverso altre parti del sistema nervoso tramite l’attenzione alle sensazioni. In pratica, per risolvere con efcacia questioni difcili e complesse è necessario contattare quel senso percepito della vita racchiuso nel nostro sistema nervoso esteso, di cooperare e dialogare con esso. 120
Il cervello nella pancia pancia Il ”cervello enterico” (dentro l’intestino) conta 100 mimilioni di neuroni (più di quelli che formano la spina dorsale). Tutto il sistema di nervi attorno all’intestino crasso e agli altri organi della digestione ha un livello di sosticaziososticazio ne e complessità pari a quello quello del cervello di un gatto, e la convinzione di molti neurograstroenterologi è che vi sia un complesso gioco di interrelazioni tra sistema nervoso enterico e il sistema immunitario. Un professore di anatomia e biologia cellulare americano Michael Gershon, afferma che il cervello enterico abbia un ruolo determinante nella salute e nella felicità degli esseri umani. Ad esempio, colite e colon irritabile hanno origine da problemi a livello del sistema nervoso enterico. Il cervello nella pancia invia e riceve impulsi, registra e immagazzina esperienze e risponde alle emozioni impiegando gli stessi neurotrasmettitori utilizzati dalle cellule cerebrali. Una nota interessante è che già durante le prime fasi deldello sviluppo del feto si forma una massa di tessuto detta “cresta neurale”. Una parte di questa massa diviene poi il sistema nervoso centrale, mentre un altro pezzo pezzo migra per diventare il sistema nervoso enterico, i due sistemi vengono connessi, in un secondo momento, tramite il nervo vago. Il sistema nervoso enterico è presente nelle guaine di tessuto sulle pareti di esofago, stomaco, intestino tenue 121
e colon. E’ una una rete di neuroni, neurotrasmettitori e proproteine che passano messaggi tra neuroni e cellule simili a quelle trovate nel cervello. Formano circuiti capaci di funzionamento autonomo, apprendimenti, memoria e produzione di “sensazioni viscerali”. Se il sistema ner voso centrale incontra una situazione minacciosa, rilascia ormoni dello stress che preparano preparano il corpo a com battere o fuggire. Il sistema enterico contiene molti nervi sensori stimolati da queste emissioni chimiche. Questo spiega la sensazione delle cosiddette “farfalle nello stomaco”. Lo stress nei primi anni di vita, può causare disturbi gastrointestinali cronici ed alcuni dati di ricerca confermano che che il 70% dei pazienti pazienti trattati per disordini gastrointestinali ha avuto, durante l’infanzia, traumi quali la perdita di un genitore, malattie croniche, morte di una persona cara, ecc. ecc.
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Accedere al cervello enterico Accedere enterico e centrarsi con il proprio ventre Il “cervello nella pancia” è un elemento chiave della nonostra intelligenza somatica, ma è anche una potente risorsa. Presento di seguito un semplice esercizio e una pratica che potete impiegare per coltivare l’accesso al vostro cervello enterico.
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1) Sedetevi comodamente, “allungatevi” sul vostro asse verticale, con la spina dorsale eretta ma rilassata, i piedi equidistanti e a contatto col suolo. suolo. Mettete il palmo di una mano sulla pancia, con il pollice a livello dell’ombelico e le altre dita subito sotto. Mettete l’altro palmo nella posizione corrispondente nella vostra zona lombare. 2) Rilassatevi e respirate profondamente nel ventre, immaginando un lo teso che collega i palmi delle due mani; vedetelo, percepitelo, descrivetelo a voi stessi. 3) Trovate Trovate il punto di mezzo dello spago e concentrate la vostra attenzione su di esso per una serie di respirazioni. Notate e percepite qualsiasi immagine e sensazione si presenti; permettete che emerga un senso percepito di connessione col vostro cervello addominale (il centro del ventre, lo Hara). Questo dovrebbe recarvi la sensazione di essere centrati, calmi, rilassati e bilanciati. Trovare in questo modo il vostro centro sarà un canale fondamentale e un’ancora verso la vostra mente somatica e la saggezza del corpo.
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Hara no aru hito In tutti i continenti, le culture tradizionali, hanno nutrito la credenza che il ventre fosse una “sacra dimora dell’anima”. Il centro dell’addome, che i giapponesi chiamano Hara, è considerato in molte arti marziali e pratiche di guarigione quale radice e centro di natura tanto sica quanto energetica. Viene visto come il punto di concentrazione del potere e della gravità oltre che come sede di svariati organi . Le gambe, dipartendosi dallo Hara, gli permettono di connettersi con la terra, garantendo radicamento e al tempo stesso mobilità. Lo Hara è inoltre concepito come fonte di vita, come una sorte di “ombelico spirituale” e si ritiene che coltivarlo, conferisca maestria, forza, saggezza e tranquillità. Nella lingua giapponese il termine Hara indica sia la pancia sica sia le qualità caratteristiche che ne emergo emergo-no quando la persona attiva “la forza vitale” concentrata nel ventre. Il termine viene utilizzato per indicare che una persona è sempre equilibrata, tranquilla, magnanima ed empatica, dotata di giudizio calmo e imparziale, che possiede una chiara nozione di cosa sia importante, che accetta le cose come sono e mantiene un equilibrato senso della misura. E’ un individuo pronto per qualsiasi cosa si presenti sul cammino della vita. “Hara no aru hito” signica letteralmente “individuo con centro o con pancia”. 125
Il cervello nel cuore cuore Un numero crescente di studi indica che anche il nostro cuore è molto di più di una semplice pompa meccanica. La neurocardiologia sta dimostrando che l’organo cardiaco è un centro molto complesso e autorganizzato di elaborazione. Possiede un proprio “cervello” funzionale che comunica con il cervello della testa ed è con esso in rapporto di reciproca inuenza. Tale comunicazione avviene tramite il sistema nervoso, ormonale e altri vari canali, quindi, le funzioni del cervello e di altri vari organi importanti sono profondamente inuenzate. Attraverso gli elaborati circuiti nervosi del cuore, questi può operare indipendentemente dal cervello e può può essere essere capace di apprendere, ricordare e persino percepire sensazioni ed emozioni. Il cuore ha quindi un proprio sistema nervoso intrinseco che opera ed elabora le l e informazioni indipendentemente rispetto al cervello e al sistema nervoso centrale. E’ questo che rende possibili i trapianti cardiaci e spiega quel che succede di curioso ai trapiantati dopo un po’ di tempo dal trapianto. Normalmente il cuore comunica col cervello tramite bre che attraversano attraversano il nervo vago e la colonna vertebravertebrale. In un trapianto cardiaco, queste connessioni nervose vengono meno per un prolungato periodo di tempo e non sempre si ristabiliscono del tutto. 126
Nonostante questo, il cuore del donatore è in grado di funzionare nel corpo di chi riceve il trapianto grazie alle capacità del suo sistema nervoso intrinseco, che è intatto. Per quanto riguarda il potenziale del “cervello del cuore” nell’immagazzinare ricordi e inuenzare il comporta comporta-mento, ci sono molte esperienze di trapiantati che forniscono interessanti idee in merito. Ad esempio, il dottor Mario Alonso Puig, professore di chirurgia alla Harvard University Medical School, racconta di un paziente con trapianto cardiaco che, dopo essersi ripreso dall’intervento, cominciò a mostrare comportamenti insoliti. Cominciò a desiderare cibi che non gli erano mai piaciuti prima, si scoprì patito per musica che prima prima non gli piaceva e si trovò ad essere attratto da luoghi dei quali non aveva memorie consce. Indagando sulle abitudini di vita del donatore, si scoprì che i cibi che desiderava il tra piantato erano state pietanze preferite del donatore, che questi era stato un musicista con una grande passione per le canzoni di cui il trapiantato ora era patito e che i luoghi da cui si sentiva attratto attratto erano stati stati teatro di eventi signicativi della vita del donatore. Sembra che in qualche modo, le preferenze fossero state trasferite per mezzo del cuore, visto che né i medici, né il trapiantato avevano avuto, in precedenza, accesso a informazioni sul donatore o sulla sua storia personale. Questo esempio, come tantissimi altri simili, sembra confermare che il cuore sia molto più complesso e interessante di un semplice muscolo che pompa il sangue. Secondo lo Heart Math Institute in California, che sta 127
lavorando a modi per attingere all’intelligenza del “cervello del cuore”, il cuore comunica con il cervello e il corpo in quattro principali modi: 1) Neurologicamente, tramite la trasmissione di impulsi nervosi mediante il nervo vago e la colonna ververtebrale. 2) Biosicamente, tramite il battito, il cuore invia energia sotto forma di una ondata di pressione sanguigna che porta maggiori o minori concentrazioni di sangue alle cellule del corpo e al cervello. 3) Biochimicamente, tramite il rilascio di neurotrasmettitori e ormoni, quali il peptide striale, che inibisce il rilascio di altri ormoni dello stress. 4) Energeticamente, tramite i campi elettromagneelettromagnetici generati dal battito cardiaco. Il segnale segnale registrato dall’elettrocardiogramma impiegato per misurare il ritmo cardiaco è un segnale elettrico e questo può essere rilevato ovunque nel corpo e permea lo spazio che lo circonda.
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L’Istituto Heart Math ha anche sviluppato una serie di semplici strumenti il cui ne è quello di aiutare le per sone ad entrare in contatto e trarre benecio dall’intellidall’intelli genza intuitiva del “cervello del cuore” per poter prendeprendere decisioni migliori e impiegare la saggezza saggezza del cuore per gestire la mente e le emozioni. Una semplice ma efcace tecnica, tra le tante sviluppate, è quella che si chiama “Fermo Immagine”. Investite un minuto del vostro tempo applicando la seguente procedura per apportare un signicativo cambiacambiamento di percezione, molto utile in situazioni difcili e stressanti: 1) Portate la vostra attenzione al di fuori della testa, concentrandovi almeno 10 secondi, continuando a respirare normalmente. 2) Richiamate alla mente un’esperienza o una sensazione positiva che avete avuto in passato e rivivetela nella maniera più piena possibile. Vedete quello che avete visto, udite quello che avete udito e soprattutto sintonizzatevi sulle vostre percezioni emotive per richiamare la cosa nella sua pienezza. 3) Chiedete al “cervello del cuore”: “Cosa posso fare in questa questa situazione situazione per renderla diversa?” Oppure, Oppure, “Cosa posso fare per minimizzare lo stress?” 4) Ascoltate la risposta del vostro cuore. Anche se non doveste “udire” niente, vi sentirete proba Anche proba bilmente più calmi e rilassati. rilassati. 129
La risposta potrebbe giungervi come immagini o percezioni (non necessariamente sotto forma di parole). Potreste ricevere conferma di qualcosa che già sapete, oppure fare esperienza esperienza di un nuovo punto di vista e ottenere una una visuale visuale più equilibrata sulla situazione. situazione. Quindi esiste anche un’altra dimensione dove la postura può essere inuenzata, inuenzata, quella delle delle emozioni. Secondo la Bioenergetica di A.Lowen, il collo e la testa protèsi in avanti sono l’espressione l’espressione di un antico disagio, ovvero di un tentativo e di una insoddisfazione del bam bino ad avere una corretta relazione con la mamma, mamma, con il seno materno. Secondo P.M.Gagey e B.Weber, la popo stura è strettamente legata alla vita emotiva no ad eses sere l’espressione stessa per il mondo esterno, non solo attraverso la mimica facciale e gestuale, ma anche attraverso la disposizione corporea nel suo insieme. i nsieme. Questi atteggiamenti permarranno tutta la vita, strutturando un determinato tipo di postura, a meno che non si affronti il problema posturale sia da un punto di vista sico che emozionale. Oggi sappiamo che una condizione emozionale negativa e cronica (come la tristezza, la preoccupazione, il disagio, la paura di non essere all’altezza, il dolore per la scomparsa di un familiare o di un amico, i complessi di inferiorità) è capace capace di alterare il nostro sistema sistema biologibiologico, endocrinologico, digestivo e dei neurotrasmettitori. Ecco, come conseguenza nale, la creazione delle patopato130
logie e dei fastidi all’apparato muscolo-scheletrico. Ogni evento viene memorizzato nel nostro corpo e a gaa garantirne le varie funzioni e la sopravvivenza, intervengono i nostri neuroni i quali, sono destinati a gestire vari compiti. Ogni esperienza, sia essa piacevole o meno, si accumula nel DNA e non importa se è stata registrata da poco o da moltissimi anni. Il ricordo si comporta sempre alla stessa maniera, la memoria si offusca, si oscura ma non si perde. “Dimenticare” è un “ blocco vibrazionale” dei neuroni ed avviene per garantire la sopravvivenza in seguito all’occultamento dell’impatto emotivo o doloroso. Se il ricordo fosse sempre attivo rappresenterebbe una costante minaccia. La nostra mente preferisce offuscare il ricordo con l’illusione di aver risolto il problema. Quindi non è solo il corpo a compensare ma lo fa anche la mente. Un dolore o un ricordo viene registrato anche nell’area dell’impatto sul corpo; il trauma su una zona del corpo colpisce quella zona e lì si incista la memoria. Il dato memorizzato e dimenticato non è nel passato ma nel presente, perché agisce come una “spina irritativa silente” e sottrae energia vitale alla persona; l’emozione si incista nel muscolo, nella fascia e nella catena muscolare. Il riequilibrio biofrequenziale biofrequenziale L’attività dei neuroni cerebrali è regolata dal DNA/RNA, questi è attivato da un campo elettromagnetico che può 131
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subire alterazioni in seguito a stress, spaventi, traumi, irritabilità, senilità ecc., provocando disfunzioni e mamalattie. Alcuni biologi dell’Università americana di Princeton, hanno rilevato nel cervello dell’uomo la presenza di miliardi di cristalli di magnetite che, per induzione, si magnetizzano trasferendo ai neuroni la stimolazione necessaria a riprendere la loro funzione abituale. Nel riequilibrio biofrequenziale la trasmissione al cer vello di campi elettromagnetici a bassa frequenza generati da onde triangolari favorisce, in prevalenza, la produzione di endorne e serotonine. La serotonina è in grado di dare effetti gioiosi, analgesici e tranquillizzanti, permette ai neuroni cerebrali la trasmissione delle informazioni in modo rapido e continuativo. Questo tipo di riequilibrio ri equilibrio permette una elevata concentrazione e lucidità mentale, offrendo un elevato stato di rilassamento, un buon recupero psico-sico e una proprofonda armonia interiore. Quando invece si stimolano i neuroni cerebrali con onde quadre, si provoca un aumento della produzione di encefaline. Si realizza cosi una intensa rigenerazione cerebrale, un aumento delle difese immunitarie ed una migliore funzionalità endocrina. Le onde quadre hanno la capacità di generare nell’ indiindi viduo ottimismo e determinazione, riducono fortemente la stanchezza sica e psichica. Il riequilibrio biofrequenziale è una terapia informazionale che funziona come un principio terapeutico antichissimo.
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Infatti, l’organismo viene messo in risonanza con se stesso e tutti i suoi problemi e stimolato con frequenze speciche tali da apportare miglioramenti al sistema cir colatorio e pressorio, nella motilità intestinale, nel mecmeccanismo sonno- veglia, nella respirazione, nello stato tensivo della colonna vertebrale. Vivere nel “qui e ora” scioglie le tensioni del corpo - L’unico luogo in cui puoi far faree esperienza del usso del la vita è l’”Adesso”, perciò, quando si parla di resa, mi riferisco all’accettare il pr presente esente incondizionatamente e senza riserva. riserva. Signica abbassar abbassaree la re resistenza sistenza interior interioree a ciò che esiste e questo non vuol dir diree scontta, apatia o non essere all’altezza all’alte zza delle prove della vita. vit a. La resa è un fenomeno puramente interior i nterioree e accettar accettaree le cose come sono, ci libera immediatamente dall’identicazione con la mente e ci riconnette con l’Essere. La re resistenza sistenza è la mente. Se non ti arr arrendi, endi, indurisci i ndurisci la tua forma psicologica, il guscio dell’ego e crei un forte senso di separatezza. Percepisci Percepisci il mondo che ti circ circononda, e soprattutto le persone che lo popolano, come delle minacce. Persino la natura diventa diventa tua nemica e le tue percezioni percezioni e interpretazioni sono governate dalla paura. Non solo la tua forma psicologica, ma anche quella sica diventa dura e rigida con la re resistenza. sistenza. Nascono tensioni in diverse parti dell’organismo dell’organismo e il corpo intero si contrae. Il libero usso di ener energia, gia, fondamentale per il suo cor -
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retto funzionamento, viene compromesso. Il lavoro sul corpo e certe forme di sioterapia possono essere utili per ristabilire il usso, ma se non pratichi la re resa sa nella tua vita quotidiana, queste cose potranno alleviare soltanto temporaneamente i sintomi, perché la causa (lo schema di resistenza) non è stata dissolta. Per res restar taree presenti pr esenti nella vita quotidiana, è utile esser esseree pro profondafondamente radicati in se stessi, altrimenti la mente, che ha una forza e uno slancio incredibili, ti trascina via come un ume impetuoso. Questo signica abitare abitare pienamente il proprio corpo, avere sempre una parte di attenzione concentrata sul campo energetico interiore del corpo. Sentirlo da dentro, per così dire. La consapevolezza consapevolezza del del corpo ti mantiene presente, presente, ti anancora all’Adesso. “Abitare il corpo” signica signi ca sentirlo sentirl o da dentro, percepire percepire la vita all’interno del corpo e quindi giungere a sapere che sei al di là della forma esterior esteriore. e. Devi cr crear earee una connessione con il corpo focalizzando l’attenzione dentro il corpo. Sentilo da dentro. E’ vivo? C’è vita nelle mani, nelle braccia, nelle gambe, nei piedi, nell’addome e nel torace? Lascia che il respiro ti conduca dentro il corpo! Concentrati sulla respirazione. La re respirazione spirazione consapevole, che è già di per sé una potente forma di meditazione, ti metterà gradualmente in contatto con il corpo. Segui il respiro con attenzione mentree entra ed esce dal corpo. Inspira e senti l’addome mentr espandersi ed espira, sentendolo contrarsi leggermente. Visualizza di essere circondato di luce ed immerso in essa.
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Assorbila e senti che riempie il tuo corpo e lo rende luminoso a sua volta. Focalizzati intensamente sulla sen sazione che pr provi ovi senza attaccarti att accarti a nessuna immagine visiva. Hai raggiunto il potere di Adesso - (Eckhart Tolle).
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SPORT E POSTURA
Per l’atleta l’estro, la creatività, l’allenamento quotidiaquotidia no e il forte desiderio di affermazione devono convergeconvergere verso un unico obiettivo, e cioè quello di ottenere un risultato speciale. Sono queste le premesse per raggiungere mete tanto am bite da da colui colui il quale può essere denitivo un atleta senza limiti, il campione. C’è da dire però, che l’atleta non si può limitare ad una dieta perfetta, ad un potenziamento intelligente o ad un mirato lavoro di resistenza, ma dovrebbe sottoporsi prima di tutto ad un’attenta e meticolosa osservazione di carattere chinesiologico e posturale, per capire come si organizza nei suoi movimenti e nei gesti tecnici. Se le funzioni e i gesti saranno facili e senza alterazioni, produrranno sicuramente risultati eccezionali. Una postura alterara, però, produrrà funzioni alterate e potenziare una struttura muscolare con con problemi, potenzierà automaticamente anche i problemi stessi. La metafora dell’automobile spiega meglio il concetto. Se nell’automobile resta inavvertitamente tirato il freno a mano (la similitudine col corpo dell’atleta è la presenza di retrazioni muscolari) non si può pensare di potenziare il motore (l’allenatore che si adopera per potenziare i muscoli dell’atleta) e far sì che l’auto renda di più, perché sarà un’auto con il motore potenziato che è costretto
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a svolgere il proprio lavoro con il freno tirato: maggior consumo di energia e spreco di freni! fr eni! La cosa più ovvia sarebbe quella di capire dove e come l’auto è frenata, allentare il freno e far sì che il motore possa esprimere al massimo la propria potenza. potenza. Non c’è un corpo umano che non abbia freni muscolari, tensioni nascoste o retrazioni. Queste ultime si spiegano col fatto che i sarcomeri (le unità contrattili del tessuto muscolare striato) sono rimasti, nel tempo, progressivamente ssati e bloccati dal tessuto t essuto connettivo in posizioposizione più corta rispetto all’ideale, a causa di un determinato meccanismo automatico di ergonomia corporea, così come abbiamo già avuto modo di imparare nei capitoli precedenti. Quindi, muscolo accorciato (uguale a freno dell’auto tirato), forze ed effetti muscolari scaricate sulle articolazioni, dispendio energetico, posture scorrette. Se si tenesse conto, durante la pre preparazione parazione sica dell’at leta, di tutti i fattori postur posturologici, ologici, si avrebbe certamente maggior rendimento, ma soprattutto, una riduzione di eventi traumatici (crampi, stiramenti, strappi muscolari, sinoviti, lesioni articolari, tendiniti ecc.). Rifacendoci all’esempio dell’automobile, non credo si possa pretendere pretendere di avere la stessa prestazione prestazione e stabilità su strada se le convergen convergenze ze sono fuori posto! Anche nel corpo vale la stessa regola: riduzioni r iduzioni di mobilità in esso-estensione di una caviglia, una piccola intra-
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rotazione femorale, una spalla ante posizionata, lordosi accentuate o ridotte, diaframma bloccato (vedi capitolo sul diaframma) determinano dei limiti funzionali. Quindi, migliorare le retrazioni e la postura, e correggere le informazioni propriocettive dell’atleta signica migliorarne le prestazioni, eliminare i freni e i limiti. Lo Streching Streching analitico funziona funziona davvero? davvero? Ricordate che il compito di un muscolo è quello di far compiere un movimento grazie grazie ad una una contrazione? contrazione? E ricordate che a riportare un’articolazione nella posi posi-zione iniziale è il muscolo antagonista? Ricorderete anche di aver letto nei primi capitoli che i muscoli hanno in memoria il solo dato dato di contrarsi contrarsi e non di allungarsi. Quando si pratica lo streching classico (che io chiamo allungamento muscolare compensato), l’intenzione è quella di procurare, con una serie di esercizi, un allungamento su su un muscolo o un gruppo di muscoli per migliorarne le prestazioni ma, l’allungamento, è solo apparente. Una parte di bre direttamente interessate si allunga e una parte viene presa in prestito da altri altr i distretti muscolari che cedono, momentaneamente, una parte della propria lunghezza. Questo meccanismo di prestito è il famigerato compen so! Detta in parole semplici, da una parte ci si allunga mentre altrove ci si accorcia . Immaginate di avere una maglia distesa e stirata su un
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piano. Se provate a far presa alle estremità delle maniche e a tirare, le maniche si allungheranno allungheranno ma le altre altre estremità (collo e bordo inferiore) si accorceranno. accorceranno. Se si osserva un atleta che pratica streching streching per per i femorafemorali da seduto, ette il busto in avanti portando petto e testa sulle ginocchia. La essione del tronco in avanti avviene grazie all’articolazione coxo-femorale e non è giusticagiusticata la essione anteriore di tutto il busto. In questo caso si manifesta un prestito di lunghezza lunghezza da parte dei muscoli del rachide verso i muscoli femorali.
La polo a sinistra è l’esempio dello dello streching streching classico, quella a destra, dell’allungamento globale decompensato.
Tutto questo si spiega, come abbiamo già letto in preprecedenza, semplicemente perché i muscoli sono concatenati tra di loro (le catene muscolari) con determinata lunghezza e non si allungano in modo semplice. Il fatto che si sentano stirare i muscoli non signica quasi
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nulla, perché l’allungamento settoriale che non sia com pendiato da un allungamento globale sarà interpretato, dai centri nervosi superiori, come un elemento destabilizzante della postura, che poi è la stessa, abituale, che si è strutturata in seguito a stress, traumi, tipo di lavoro e di vita. Ne consegue che la destabilizzazione posturale creerà al al-larme ai recettori e ai centri nervosi superiori. Essi imporranno alla struttura osteo-muscolo-articolare il ripristino della condizione posturale precedente. Questo spiega, come un atleta che abbia fatto streching analitico per anni, riduca la propria mobilità se rimane fermo dall’attività per alcuni giorni. Il bite per lo sportivo... è solo un palliativo! Si continua a pubblicizzare tantissimo l’uso del Bite come mezzo per aumentare la forza muscolare, per ridurre gli infortuni, migliorare l’equilibrio posturale e la respirazione, sostenendo che ogni volta che si stringono i denti, la postura tende ad alterarsi compromettendo la prestazione sportiva. E’ vero che una variazione di equilibrio negli sportivi si può tradurre in variazione dell’intensità della forza e delle capacità di coordinazione, oltre a provocare l’inl’in sorgere di uno stato di tensioni muscolari che si ripercuotono negativamente sull’intero corpo, diminuendo le potenzialità atletiche globali. globali. E’ vero anche che tutto ciò si verica non perché si strinstringono i denti! Cioè, non è detto che dipenda solo da quel-
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lo. Il sistema corporeo corporeo dello sportivo, in quel momento, potrebbe essere perturbato, non si sa dove e da cosa! cosa! Se gli equilibri sono sfasati già prima dell’attività sportisporti va (nelle catene muscolari e in quelle neurologiche) per determinate cause su cui bisognerebbe indagare, sarebbe più ovvio e mirato fare prima una valutazione e, se necessario, un riequilibrio posturale per migliorare le coordinazioni, le tensioni muscolari e gli indebolimenti, potenziando così le prestazioni in modo permanente. A volte, in alcuni soggetti, si osserva che un contatto dei denti in occlusione, corregge un disturbo posturale nonostante siano presenti squilibri occlusali. Questi soggetti, si servono della loro occlusione per mantenere il loro equilibrio posturale, e correggere o modicare gli squilibri occlusali presenti, creerebbe un danno! Infatti, in questo caso, le cause degli scompensi posturali provengono da recettori perturbanti che potrebbero essere gli occhi, i piedi, le articolazioni o il sistema sistema cranio-sacrale. Il bite è solo un mezzo che resetta, momentaneamente, il sistema propriocettivo e quindi le informazioni scorrette che arrivano arri vano al Sistema Tonico Tonico Posturale, senza tener conto delle priorità perturbanti. Così si possono riequiliriequili brare alcune zone zone del corpo e, per compenso, squilibrarne altre. E’ un po’ come prendere un farmaco per eliminare il sinsintomo, senza eliminare la causa che lo ha provocato! Se la causa primaria dovesse partire proprio dalla bocca ed in particolare dall’occlusione dentale, sarebbe opportuno afdarsi ad uno specialista odontoiatra che tiene conto dei collegamenti bocca-postura e che interverreb-
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be sulla causa in modo mirato, concreto e denitivo. A volte, durante un lavoro posturale, capita anche di riscontrare, in un soggetto, la perdita di equilibrio a seguito di movimenti mandibolari che risultano asimmetrici. Indagando a fondo, ci si rende conto che la causa effettiva della perturbazione non parte dalla mandibola ma, ad esempio, da un trauma ad un ginocchio che perturba la catena no ai muscoli mandibolari. Prima di afdare le proprie performance ad un apparecapparecchio che solitamente è standard o adattato su contatti dentali abituali, sarebbe meglio riettere su quanto detto no ad ora. Si riuscirebbe, sicuramente, a praticare sport ad alti livelli, con scioltezza, potenza muscolare ed equilibrio, senza dover ricorrere ad un palliativo come il i l bite.
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R IASSUMENDO IASSUMENDO
Ora sappiamo come alcune zone del corpo (testa, colonna, piedi ecc.) inuenzino inuenzino la postura postura e come alcune funzioni di organi e apparati, se non svolte in modo equilibrato, contribuiscono a scompensare il sistema tonico posturale. Abbiamo imparato che i numerosi muscoli dorsali si comportano come un singolo muscolo perché i numerosissimi muscoli poliarticolari della colonna (e non solo quelli) sono intricati intricati tra loro in sovrapposizione come le tegole di un tetto, formando una catena muscolare. Ab biamo anche visto come, proprio a causa di tale organizorganizzazione dei muscoli in catene, il tono muscolare dei vari segmenti adiacenti tra loro si somma e alla ne questi risultano troppo forti e troppo corti. Quindi non esiste un movimento che noi possiamo fare naturalmente senza inuenzare la catena muscolare posteriore. Qualsiasi azioazione localizzata sia in allungamento che in accorciamento provoca istantaneamente istantaneamente un accorciamento nell’insieme nell’insieme della muscolatura. Proprio in virtù di questa affermazione risulta evidente l’inutilità di un lavoro l avoro segmentario. Ci siamo soffermati anche su quanto la respirazione inuisca sulla postura tramite i blocchi inspiratori e i conconseguenti blocchi del diaframma. Sappiamo che ogni movimento è sempre il risultato di
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un reclutamento variabile di più muscoli che lavorano contemporaneamente contemporaneame nte su molteplici piani. Abbiamo conosciuto anche le ragioni che costringono un muscolo ad accorciarsi e a rimanere tale diventando la causa principale degli scompensi posturali. Non esiste possibilità di sopravvivenza senza mecca mecca-nismi efcaci di difesa che devono rispettare tre leggi: quella dell’equilibrio (sico, biologico, mentale); quella dell’economia e cioè tutte le funzioni (dalla respiratoria alla circolatoria, digestiva, statica e locomotoria), devono spendere poca energia; quella del confort, del non dolore. L’uomo non sopporta di vivere con informazioni essenzialmente nocicettive, e il suo riuto di soffrire, potrebbe arrivare addirittura al suicidio. Quando interviene un fattore perturbatore dell’equilibrio (un trauma psichico, viscerale, osteo-arto-muscolare), il sistema si organizzerà in modo da evitare il dolore e riri pristinare, per quanto sia sia possibile, l’omeostasi l’omeostasi perduta. Abbiamo chiarito che il nuovo equilibrio può intervenire solo attraverso meccanismi di compenso (cioè deformazioni) che vanno a discapito della legge dell’economia perché richiedono un maggior dispendio dispendio di energia. Quando il sistema avrà esaurito tutte le possibilità di compenso per evitare i disagi, i dolori continueranno a manifestarsi. Ognuno dovrebbe essere educato a riconoscere le proprie asimmetrie e, all’occorrenza, richiedere la consulenza di
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un posturologo competente per prevenire peggioramenti e trovare soluzioni adatte ad ognuno. Infatti lo stesso scompenso posturale presente su più individui, potrebbe non avere origine dalla stessa causa e, di conseguenza, potrebbe non avere avere la stessa soluzione… soluzione… “In ogni postura del corpo è racchiusa la storia del no stro vissuto.” E’ per questo che il posturologo non può seguire un iter standardizzato per tutti, nalizzato a scovare cause e so so-luzioni. Quindi, se le posture si modicano, le zone ipo si ssano e le tensioni si moltiplicano, i nostri muscoli restano corti, ipertonici, le articolazioni si comprimono e si usurano proprio a causa dei muscoli corti, il nostro corpo com pensa per sfuggire al dolore sico ed emotivo, si torce, cambiando anche la funzione degli apparati, cosa può fare il posturologo per operare un profondo lavoro di bilanciamento e riequilibrio della postura? Esistono vari metodi che rispondono rispondono a questa domanda, domanda, tra questi, vi descriverò quello che io pratico e che risulta molto efcace e completo: allungamento muscolare gloglo bale decompensato decompensato metodo Raggi con con Pancat .
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IL METODO AMGD
E’ il metodo che agisce sull’allungamento e sul riequili ri equili- brio delle tensioni t ensioni delle catene muscolari, fasciali, connettivali in modo completo completo ma soprattutto soprattutto duraturo nel tempo. Il termine decompensato indica l’azione di ridurre progressivamente o eliminare i compensi compensi che il corpo mette in atto nel momento in cui si cerca di modicare le tenten sioni delle catene. Si fanno assumere al soggetto posture particolari in cui le varie catene vengono messe in crisi, mentre si eseguono particolari respirazioni diaframmatiche. Per limitare o impedire i compensi, sfruttando la gravità, questo metodo (messo a punto dal prof. D.Raggi) si arricchisce dell’uso di un attrezzo, Pancat (2 tavole ininclinate con angoli modicabili) e di strategie intelligenti. Ogni postura decompensata e mantenuta nel tempo è in grado di produrre libertà nel sistema delle catene muscomuscolari e libertà delle articolazioni. “La permanenza di tensione da stiramento, mantenuta per un determinato tempo, ha il poter poteree di generar generaree una modicazione strutturale del tessuto connettivo (dila(dilacerazione del connettivo che ha ssato in retrazione un muscolo nel rispetto delle leggi di equilibrio, economia e confort), sarcomeri, actina e miosina, dunque della
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lunghezza muscolare di quel muscolo o di quel distretto muscolare o anello di una catena muscolare.“ (Proske e Morgan Mor gan 1999) Il riequilibrio posturale ottenuto permarrà nel tempo, a condizione che tutto il sistema delle catene sia stato coinvolto e integralmente modicato. Le catene muscolari vengono allungate stando attenti ad impedire i compensi adattativi, durante la loro messa in tensione (contrariamente si otterrebbe un accorciamento in altri distretti muscolari della stessa catena o di altre catene, quindi compensi). Le catene muscolari devono essere riallungate attraverso tecniche che determinano una reale deformazione dei tessuti. Per evitare che si ripristino le stesse alterazioni posturali che sono state trattate, bisognerà educare, attraverso esercizi sulla funzione, le catene neurologiche. Le azioni combinate (riallungamento delle catene muscolari e rieducazione delle catene neurologiche) restituiscono libertà articolare, recupero della funzione e liber tà dal dolore. Raggi afferma che “le catene muscolari rappresentano la funzione meccanica, le catene neurologiche rappresentar appresentano il ricordo della funzione funzione meccanica”. Attraverso l’AMGD è possibile restituire elasticità ai muscoli e alle articolazioni consentendo un corretto riallineamento dell’intera postura; i muscoli non dovranno più fare sforzi per mantenere, ad esempio, la testa e la colonna dritta. Muscoli agonisti (essori) e antagonisti (estensori) avranno il giusto equilibrio di forze e ten-
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sioni e il sinergismo non sarà compromesso. Il lavoro effettuato con l’AMDG metodo Raggi su Pancat può scavare nelle memorie registrate nel corpo e riportare a galla vecchi dolori o traumi. Sono gli stessi che agiscono in modo occulto mantenendo condizioni di salute non proprio ottimali. Sono vari i modi in cui si manifestano le memorie che emergono: la ricomparsa momentanea di vecchi dolori o fastidi in qualche parte del corpo, l’improvvisa voglia di interrompere l’esercizio che si sta facendo, smania, tendenza a bloccare la respirazione, sudorazioni improvvise, improvvise, colpi di caldo o brividi di freddo senza motivo. Durante questi eventi, il terapista aiuta il soggetto (perché è stato addestrato a farlo) “a passare attraverso” il disagio che il corpo ha nascosto negli anni creando ogni forma di compenso antalgico e alterazione posturale. Non Non segue segue un protocollo prestabilito prestabilito e si adatadatta al paziente/cliente paziente/cliente con atteggiamento atteggiamento calmo calmo e umile . In modo intelligente, il terapeuta individua e stana tutte le strategie, altrettanto intelligenti, che il corpo escogita per ricercare ricercare “il pr proprio oprio concetto di equilibrio antalgico, sico ed emotivo”. (B.Capitolino) Sarà come andare andare indietro nel tempo e la persona che che si sottopone al metodo potrà, pian piano, riprendere a camminare, piegarsi e fare qualsiasi altro movimento in modo più libero e sciolto. Uno studio universitario ha rilevato, in paziente anziano trattato con metodo Raggi e Pancat, in concomitanza
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con i miglioramenti relativi la simmetria di articolazione delle spalle e delle braccia, testa centrata rispetto al collo, zona cervico-dorsale meno contratta, distribuzione dei carichi sugli arti inferiori ed equilibrio, un evidente miglioramento anche sul piano cognitivo, sul tono dell’umore, dei livelli di ansia e depressione, della memoria e dei rapporti interpersonali. “La chiusura psicologica” che si verica soprattutto nell’anziano con atteggiamento cifotico, diminuisce notevolmente dopo un un trattamento con Pancat. Pancat. L’individuo migliora il linguaggio, evidenziando un eloquio maggiormente comunicativo e una scrittura più uente. E se prima del trattamento il soggetto percepisce ecceseccessivamente stressante qualsiasi situazione nuova si pre-
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senti, reagendo ad essa con disordine e confusione, già dopo la prima seduta, avverte un benessere generale che stimola e incoraggia a perseguire un miglioramento no ad interrompere, alla ne del ciclo di sedute, il meccamecca nismo generatore di ansia prestazi prestazionale. onale. L’evident L’evidentee miglioramento della postura e l’aumento degli effetti antalgici diventa il deterrente per il rinforzo motivazionale. Il soggetto che si sottopone a questa metodologia sperimenta la consapevolezza delle proprie conquiste e, so prattutto l’anziano, percepisce in modo evidente, come sia possibile mantenere ancora un’adeguata autonomia, modicando in positivo anche l’umore. I corsi di gruppo Gli operatori Pancat organizzano lezioni per i pazienti/ clienti che vogliono migliorare le capacità di percezione corporea, respirazione, scioltezza ed elasticità generale, circolazione sanguigna e linfatica, umore e carattere, percezione delle proprie potenzialità, qualità della vita in generale. Le lezioni di Pancat non sono solo una semplice applicazione di esercizi posturali; sono anche il modo per trovare validi stimoli e profonde motivazioni ed apprendere il signicato e il valore di ogni esercizio posturale. Dai corsi Pancat Group si apprendono in in-formazioni di educazione al movimento quotidiano per comprendere, come gesti scorretti e protratti negli anni, siano in grado di causare una una serie di problematiche problematiche che spaziano dalle discopatie alle ernie, dalle artrosi alle limitazioni funzionali.
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Si apprende come sollevare pesi, come ci si deve piegare, come rialzarsi e come spostare oggetti. In un corso Pancat Group si apprende come si creano, giorno per giorno, le tensioni muscolari e le rigidità; r igidità; come lo stress agisce sul diaframma e, di conseguenza, sull’apparato muscolo-scheletrico, gastroenterico-pelvico-circolatorio-stomatognatico. Si apprende la corretta respirazione (che è alla base del metodo), l’automassaggio del diaframma, del dorso e degli arti inferiori. Le lezioni Pancat sono indicate per tutti coloro che sono tesi, rigidi, contratti; che svolgono lavori stressanti e che costringono ad una cattiva ergonomia o ad una postura sovraccaricata. Sono indicate anche per chi vuole migliorare le proprie prestazioni sico/at sico/at-letiche o per atleti professionisti che vogliono migliorare le performance. Sono utili per le persone anziane al ne di recuperare forza, equilibrio, percezione del corpo e autonomia; per le signore che vogliono recuperare il tono muscolare (glutei, interno coscia, addominali), ridando ai muscoli elasticità, tonicità e volume o vogliono alleggerirsi dai ristagni venosi e linfatici alle gambe; per tutte le persone, compresi gli studenti, che tendono ad assumere atteggiamenti cifotici o scoliotici. Posturologia Postur ologia e AMGD AMGD in odontoiatria Ora sappiamo che la vita forma e deforma il nostro cor po, con le sue vicissitudini, i traumi, i dolori, e tutte le prove cui ci sottopone, costringendoci ad un continuo
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lavoro di adattamento. Ciò che scrivo è testimoniato pro prio dalle posture adattative. adattative. Il modo che ha una persona di relazionarsi con il mondo, di stare in piedi, di gestire ogni momento la gravità, di respirare, di fare attività, di rimanere a riposo, denisce al meglio il concetto di postura. Provate ad immaginare una persona che ha subito una distorsione alla caviglia! Per non sentire dolore cercherà di non caricare il peso sul piede, ricorrerà ad azioni quali zoppicare, mantenere il bacino maggiormente sollevato dal lato del piede dolorante e “utilizzerà le spalle per la deambulazione”. Quindi, utilizzerà quel che si chiama schema compen sativo adattativo che, che, se mantenuto a lungo nel tempo, consentirà al corpo di ssare tali atteggiamenti, tramite componenti muscolari muscolari e il tessuto connettivo, connettivo, per rispetrispettare la “famosa” legge di economia. Lo scopo della posturologia, oltre ad essere quello di avvalersi sempre di approcci multidisciplinari collaborando con tutti i settori e le specializzazioni mediche (neurologo, psicologo, ortopedico, oculista, internista e odontoiatra) è quello di destabilizzare e smantellare i vecchi schemi di adattamento che si sono ssati e concon solidati. Si potrebbe ridare mobilità alla caviglia che è zona lesa e causa primaria, ma questo non basterebbe a ristabilire la postura corretta, per il semplice motivo che il tessuto connettivo tenderà a ssare ( come abbiamo già visto) i sarcomeri in posizione corta nei 15/20 giorni in cui il
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corpo, e quindi i muscoli coinvolti, assumono la posizione antalgica. Come nel domino, caduto il primo tassello, tutti gli altri in la cadono, così ogni altro muscolo si è adeguato, causando la propagazione in altre zone del corpo sino ad arrivare(nel nostro caso, partendo dalla caviglia) al tratto cervicale. Il corpo si troverà quindi adattato e ssato in una postupostura che è senza dolore, ma scorretta. Permarrà uno stato di contrazione per difesa, dando origine ad una costante tensione che si tradurrà in una retrazione strutturata e permanente. Ogni muscolo riuscirà a prolungare la propria azione ananche a distanza distanza grazie ai punti di origine ed inserzione di due o più muscoli, siano essi contigui o embricati e questa interazione muscolare si congura quindi in catene muscolari. Una delle catene muscolari che attraversano il nostro corpo, è quella anteriore o catena linguale. Prende origine dal cranio e arriva sino ai piedi, a livello del muscolo adduttore dell’alluce. Questo signica, che se è presente un problema di deglutizione, riferibile a qualsiasi causa o trauma a livello della bocca, del cranio o del tratto cervicale, le restrizioni muscolari e le tensioni che migrano, attraverso la catena, possono causare asimmetrie al piede (bambini che presentano l’alluce valgo e una deglutizione scorretta, risolvono il problema riabilitando la deglutizione in quanto causa primaria). Ma la deglutizione scorretta, come un problema all’arti-
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colazione temporo-mandibolare, potrebbe essere anche l’effetto di una causa che parte da altre zone del corpo lontane dalla disfunzione. Così come non basta correggere una distorsione alla caviglia (che è la causa primaria della disarmonia posturale) per ridare al corpo una postura corretta, anche riabilitare una deglutizione (se è origine di scompensi al corpo) non è sufciente ad eliminare le restrizioni e le ssazioni presenti lungo il percorso della stessa catena catena muscolare. Come già detto, i traumi di natura emotiva portano un sistema a compensi adattativi. Nel caso di stress localocalizzato in zona diaframmatica, il diaframma resta cronicamente retratto (vedi “blocco del diaframma in fase inspiratoria”). Il muscolo è collegato, attraverso il tendine sospensore, a esofago, trachea, muscoli sottoioidei e sopraioidei (quindi anche alla lingua), laringei e faringei. Quali conseguenze si potrebbero prevedere con tale situazione? Traete Traete voi le conclusioni! Ristabilire le simmetrie del corpo eliminando le tensioni, i raccorciamenti muscolari di qualsiasi natura, determina dei cambiamenti posturali anche a livello mandibolare (sempre che i trattamenti vengano praticati rigorosamente in postura decompensata). In conclusione, ritengo che in campo odontoiatrico, e so prattutto in ortodonzia e in gnatologia, sarebbe utile che il dentista tenesse conto di quanto affermato no ad ora. Questo fornirebbe, ad esempio, un valore interpretativo delle malocclusioni e dei problemi gnatologici diverso
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e più chiaro. Il professionista potrebbe sviluppare così un piano di trattamento tale da essere mirato, rapido ed efcace, senza doversi preoccupare delle recidive. Da centinaia di lavori Universitari svolti, si può chiaramente rilevare che i vari metodi terapeutici applicati sortiscono effetti e risultati, più veloci ed efcaci, se prapraticati in postura decompensata con Pancat.
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CONCLUSIONI
Quando la postura cambia si riducono le capacità di adattamento e di di movimento. movimento. Un corpo forte può diventare debole e fragile quando vengono a mancare determinate caratteristiche. Andando avanti con gli anni il corpo umano tenderà a perdere parte delle sue facoltà ; “non sono gli anni che ci invecchiano e ci deformano, ma come li viviamo”. Individui di 70/80 anni svolgono attività sociale tale da fare invidia ad un quarantenne. Se la vita ci forma e poi ci deforma, possiamo invertire il processo, andare in direzione contraria modicando ed eliminando le tensioni eccessive e le retrazioni, così da “rideformare”il corpo, riallineando le asimmetrie, ripor tandolo verso la forma che aveva in gioventù, recuperando la funzione, ritrovando salute, benessere e bella presenza. E’ sicuramente di vitale importanza fare movimovimento, esercizi giusti, passeggiate, ma non è sufciente. Camminare o fare sport, quando la struttura corporea è rigida e compromessa nelle sue funzionalità, a volte ririsulta difcoltoso. Quindi è importante scegliere una tete rapia mirata, che agisca in globalità su tutte le catene muscolari e quindi su tutto il corpo, in modo da estendere i beneci all’intera struttura. Anche alimentarsi in modo corretto è di fondamentale
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importanza. Cibi freschi, naturali, in quantità modeste, privilegiando cibi di origine vegetale, vegetale, fanno parte parte di una regola fondamentale per determinare la buona salute delle cellule. Ci si abbandona a se stessi e agli anni che passano, rassegnati alle storture del corpo che si sono accumulate con la convinzione di non poterle più riallineare, quando invece si potrebbe scoprire che non ci sono limiti di età per ritornare simmetrici. Se sappiamo come agire, anche con esercizi posturali specici, diamo la possibilità al nostro corpo di reagire meglio ad ogni tipo di stimolo per mantenersi in salute. salute. Avete imparato che l’allungamento muscolar muscolaree è la direzione e l’azione più saggia da intraprendere perché i muscoli, tendono a retrarsi e a diventare più corti, ipotroci ma ipertonici; che farlo in modo globale globale è necessario per arrivare no alle cause di scompenso, perché tutti i muscoli sono collegati, uno ad uno, sino a formare delle vere e proprie catene muscolari, fasciali e connettivali e che risulta insufciente allungare i soli muscoli interesinteressati dal trauma; che se gli allungamenti dei muscoli (che non sono disposti a lasciarsi allungare perché compare dolore e disagio che si scatenano a seguito della deformazione del tessuto connettivo) non sono decompensati, il corpo crea dei sistemi di prestito di lunghezza muscolare a vantaggio di alcune zone e a discapito di altre. L’aspetto rivoluzionario del metodo descritto e in particolare di Pancat sta nel fatto che nella sua semplicità ci permette di ridurre o eliminare i compensi. Infatti tutte
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le catene muscolari, quando si è distesi su Pancat, sono dolcemente costrette ad allungarsi. L’eccesso di tensioni nervose, di ansia, di stress, di preoccupazioni, di lavoro sico, di mancanza di esercizi sici mirati e di streching, si traducono poi in eccesso di tono muscolare, che porta ad avere muscoli più corti, articolazioni più compresse, facili inammazioni, processi artrosici e posture scorrette. Se ci fate caso, tutte le persone mostrano, con il passare degli anni, la naturale tendenza a diventare più basse di statura di quando erano giovani. Si diventa più corti proprio a causa delle tensioni vissute e sopportate, che hanno costretto i muscoli ad accorciarsi e il corpo a piegarsi sotto il peso degli anni e dei problemi. E’ solo ristabilendo le simmetrie del corpo che si riacqui riacqui-sta libertà di movimento, benessere benessere psico-sico psico-sico e voglia di vivere, ripercorrendo, come su una macchina del tem po, anni di traumi e memorie remote, remote, sepolte nel corpo e nel nostro passato, per riconoscerle, stanarle, accettarle e superarle nel nostro presente.
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BIBLIOGRAFIA
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