Corso di Linguistica Generale - Sintassi

August 26, 2017 | Author: Enzo Jesus Santilli | Category: Sentence (Linguistics), Verb, Word, Linguistic Typology, Semiotics
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Sintassi in Linguistica Generale Basile, Thornton et. al. riassunto...

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Sommario 1.

Introduzione .............................................................................................................................................. 3

2.

La parola .................................................................................................................................................... 3

3.

La frase ...................................................................................................................................................... 4 3.1

3.1.1

Frase principale, dipendente e coordinata ................................................................................ 4

3.1.2

Frase verbale e frase nominale ................................................................................................. 5

3.1.3

Polarità della frase ..................................................................................................................... 5

3.1.4

Modalità della frase ................................................................................................................... 5

3.1.5

Diatesi della frase ...................................................................................................................... 5

3.1.6

La frase non marcata ................................................................................................................. 5

3.2

4.

Classificazione della frase .................................................................................................................. 4

La struttura argomentale della frase ................................................................................................. 6

3.2.1

Le relazioni grammaticali: soggetto, oggetto diretto, oggetto indiretto .................................. 6

3.2.2

Strutture non argomentali......................................................................................................... 7

3.2.3

Strutture monoargomentali ...................................................................................................... 7

3.2.4

Strutture biargomentali ............................................................................................................. 7

3.2.5

Strutture triargomentali ............................................................................................................ 8

3.3

Nucleo e aggiunti ............................................................................................................................... 8

3.4

Ruoli tematici ..................................................................................................................................... 8

3.5

L’ipotesi inaccusativa ......................................................................................................................... 9

L’analisi della frase in costituenti immediati ............................................................................................. 9 4.1

I costituenti come unità sintagmatiche e paradigmantiche ............................................................ 10

4.2

I test di costituenza.......................................................................................................................... 10

-

Il test del movimento....................................................................................................................... 10

-

Il test dell’isolabilità ......................................................................................................................... 10

-

Il test della scissione ........................................................................................................................ 11

-

Coordinazione .................................................................................................................................. 11

-

Test dell’ellissi .................................................................................................................................. 11

-

Test della sostituibilità ..................................................................................................................... 11

4.3

Il sintagma nominale ....................................................................................................................... 11

4.3.1

Il pronome ............................................................................................................................... 12

4.4

Il sintagma verbale .......................................................................................................................... 13

4.5

Il sintagma aggettivale ..................................................................................................................... 13

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5.

4.6

Il sintagma preposizionale ............................................................................................................... 13

4.7

Relazioni strutturali nell’albero sintattico ....................................................................................... 14

4.8

Casi di ambiguità strutturale ........................................................................................................... 14

Sintassi nell’enunciato ............................................................................................................................. 14 5.1 Frasi topicalizzate .................................................................................................................................. 15 5.2 Frasi scisse ............................................................................................................................................. 15 5.3 Dislocazioni ............................................................................................................................................ 15 5.4 Temi sospesi e liberi .............................................................................................................................. 16

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1. Introduzione

SINTASSI

La sintassi studia come le parole si combinano fra loro seguendo i modi previsti dalla lingua. Tale combinazione diventa manifesta se si osserva che alcune frasi, pur se apparentemente prive di chiarezza, risultino comprensibili perché il lettore o l’ascoltatore riesce a distinguerne chiaramente la natura dei costituenti. Ma intanto il sole schìcchera gigliese / e snèllida tra cròndale velvine. Anche le la maggior parte delle parole dell’enunciato di sopra sono inventate o raramente utilizzate, non si deve fare troppa fatica per capire che, seppur in un italiano particolare, i due versi sono costruiti in maniera corretta. Tale espressione è dunque intuitivamente accettabile da un punto di vista sintattico. Scopo della sintassi è infatti quello di studiare le norme che regolano la formazione della frase e la disposizione dei suoi costituenti e si propone come obbiettivi innanzitutto quello di rendere il più possibile esplicite le proprietà delle frasi e quindi vedere cosa non funziona in quelle che i parlanti definiscono inaccettabili, secondo poi rendere manifeste il più possibile e nel modo maggiormente adeguato tutte le proprietà sintattiche di una lingua, quelle che fanno si cioè che ogni parlante sia in grado di produrre e di comprendere non solo frasi giù utilizzate ma anche nuove. Nel primo caso si tratta di studiare l’accettabilità o l’inaccettabilità delle frasi riconducendole a proprietà di grammaticalità o agrammaticalità, nel secondo chiarire perché tutte le frasi agrammaticali sono tali. C’è poi un terzo studio di tipo comparativo che si svolge appunto comparando le norme che strutturano le formazioni sintattiche di lingue diverse, anche lontane fra loro, e che è alla base degli studi di grammatica generativa di Noam Chomsky e dei seguaci del suo pensiero.

2. La parola L’unità minima della sintassi (che è anche quella massima della morfologia) è la parola. Essa si riconosce in base al criterio della stabilità interna: se è scomponibile in unità inferiori (cas + a) queste non possono essere invertite (*a + cas) cosa che invece può accadere in una sequenza sintattica composta da più parole (la mia casa/la casa mia); e in base al principio della non interrompibilità: in riferimento al fatto che quando in una parola sono riconoscibili due o più elementi, tra questi non è possibile inserirne di nuovi, fare una pausa o terminare una sequenza dopo il primo e cominciarne un’altra con il secondo, cosa sempre possibile invece in sequenze sintattiche.

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3. La frase 3.1 Classificazione della frase Un altro elemento importante dello studio della sintassi è la frase, detta anche preposizione, che è costituita da un certo numero di elementi nominali organizzati attorno ad un unico operatore, il predicato che in genere è un verbo. Gli elementi nominali possono poi essere espliciti, comporre elementi a parte (i sintagmi nominali), essere sostituiti da pronomi o addirittura essere omessi, almeno nell’italiano. 3.1.1 Frase principale, dipendente e coordinata Riconosciamo subito tre tipi di frasi: La frase principale (o indipendente) è quella che se estratta dal discorso può avere senso a se, è accettabile da sola, cosa che non può accadere per una subordinata (o dipendente) la quale non ha senso se considerata isolatamente ed il cui unico scopo è quello di espandere un elemento della principale, un po’ come succede per gli aggettivi rispetto ai nomi. In (a) A ottanta miglia incontro al vento di maestro l’uomo raggiunge la città di eufemia, (b) dove i mercanti di sette nazioni convengono ad ogni solstizio ed equinozio. la (a) è la frase principale, della quale (b) è subordinata. Continuando a leggere quel periodo del romanzo di Calvino abbiamo: (c) La barca (d) che vi approda con un carico di zenzero e bambagia (c) tornerà a salpare con la stiva colma di pistacchi e semi di papavero, (e) e la carovana (f) che ha appena scaricato sacchi di noce moscata e zibibbo (e) già affastella i suoi fasti per il ritorno con rotoli di mussola dorata. Qui, introdotte dalla congiunzione che, notiamo che sono presenti due coordinate (d) e (f) le quali sono dipendenti da (c) ed (e) perché ne espandono il significato, ma è anche vero che potrebbero averne uno autonomo nonché una perfetta forma sintattica se prese singolarmente, sono pertanto coordinate alla principale e non dipendenti. Ci sono dei casi anche abbastanza frequenti dove la principale non è sintatticamente indipendente, perché le subordinate non sono omissive, ma ne costituiscono invece gli argomenti, cioè elementi indispensabili, e per questo sono dette frasi argomentali. Si tratta di subordinate che possono essere soggettive, oggettive od oblique come nei casi che seguono: a) Mi stupisce che Giovanni non sia ancora arrivato b) Mara diche ce Giovanni non è ancora arrivato c) Mara dubita che Giovanni non sia ancora arrivato In questi tre casi la subordinata Giovanni non sia/è ancora arrivato è rispettivamente i soggetto, il complemento oggetto e l’oggetto indiretto della principale, che non è sintatticamente completa, se presa isolatamente, in nessuno dei tre casi.

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3.1.2 Frase verbale e frase nominale Ci sono due tipi di frasi indipendenti: la frase verbale e la frase nominale. Il primo tipo presenta un predicato costituito da un verbo coniugato in un modo finito (Come stai?, Il cane del vicino scende le scale), cosa che non avviene nelle frasi nominali (Buonissima questa torta, Protagonisti cinque ragazzi forse minorenni, Poca gente davanti all’ingresso.). In italiano è riscontrabile un terzo tipo di frase, quella che presenta predicato nominale; è un tipo di frase che ha caratteristiche di quelle verbali e di quelle nominali, come negli esempi: Giovanni è molto alto, Giovanni diventerà famoso, Giovanni sembra stanco. 3.1.3 Polarità della frase Con polarità della frase distinguiamo quelle positive (Gianni ha visto un serpente) da quelle negative (Gianni non ha visto un serpente). Ogni lingua ha mezzi propri per mutare la polarità di una frase: l’italiano usa avverbi di negazione, il francese la doppia negazione ne pas, l’inglese l’ausiliare do not. 3.1.4 Modalità della frase In base alla modalità la frase può essere dichiarativa (Parli francese), interrogativa (Parli francese?), imperativa (Parla francese!). Anche in questo caso lingue diverse utilizzano mezzi diversi per passare da una modalità all’altra: l’italiano lo fa lavorando sulla prosodia, l’aggiunta di elementi della punteggiatura e il mutamento dei modi verbali. Le interrogative possono essere totali quando richiedono una risposta si/no, o parziali quando la risposta sarà necessariamente diversa da si/no. È il caso che WH-QUESTIONS, quelle che in inglese si formulano con gli avverbi who, what, which, why, when, where. 3.1.5 Diatesi della frase Così come accade per i verbi, anche le frasi sono sopposte a diatesi, e sulla base delle forme verbali sono facilmente distinguibili frasi attive da frasi passive. C’è poi una diatesi media che avviene quando la frase è riflessiva (cioè quando l’oggetto rimanda allo stesso referente del soggetto Chloe si lava, o ad un oggetto che è in relazione col soggetto Chloe si lava il corpo). 3.1.6 La frase non marcata Il modo in cui una frase presenta le informazioni ne determina la marcatezza, come vediamo negli esempi che seguono: a) b) c) d) e)

Pietro porta il dolce. Ecco Pietro col dolce. È Pietro che porta il dolce. Il dolce lo porta Pietro. Il dolce è portato da Pietro.

Ci sono frasi con assenza del verbo (b), scisse (c), aventi l’ordine degli elementi variato (d), passive (e), ma tutte in riferimento a quella non marcata in alcun modo, la (a). Le frasi di studio di queste

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pagine saranno prevalentemente indipendenti, verbali, positive, dichiarative, attive, non scisse, non topicalizzate. Non marcate.

3.2 La struttura argomentale della frase Le frasi non marcate sono riconducibili a un numero molto piccolo di strutture fondamentali, identificate sulla base dei seguenti elementi: il predicato (che nella frase verbale sarà costituito dal verbo) e gli argomenti, cioè quegli elementi sintattici che, se soppressi, renderebbero la frase agrammaticale e inaccettabile. Gli argomenti sono costituiti da almeno un nome (o da un suo equivalente) accompagnato o no da altre parole come articoli, aggettivi o altro, mentre il predicato è presente in tutte le frasi. In base al numero di argomenti una frase può essere: 1. 2. 3. 4.

Non argomentale, se priva di argomenti; Monoargomentale, quando ne conta uno; Biargomentale, con due argomenti; Triargomentale, con tre.

Il test fondamentale per capire di fronte a quale tipo ci troviamo è basato sulla possibilità o meno di sottrarre argomenti conservando allo stesso tempo la grammitaclità della frase. Non possiamo infatti dire *Mario ha incontrato o *Maria dice, perché sono frasi biargomentali e qui presentano un solo argomento. È anche vero però che un verbo può anche avere più di una valenza, come nel caso di mangiare: possiamo avere infatti sia Luca mangia, che Luca mangia la polenta. La struttura argomentale riguarda quindi più l’intera frase che le proprietà del singolo predicato. Gli argomenti sono invece classificati in soggetto, oggetto e oggetto indiretto. 3.2.1 Le relazioni grammaticali: soggetto, oggetto diretto, oggetto indiretto Le relazioni che legano soggetto, oggetto diretto e oggetto indiretto riguardano quelli che sono i costituenti sintattici nucleari, e sono di vario tipo: a) Proprietà morfologiche. Nelle lingue che segnalano con appositi morfi i valori della categoria di caso, soggetto, oggetto e oggetto indiretto possono ricevere casi diversi. In latino ad esempio il soggetto è marcato dal caso nominativo, l’oggetto diretto da quello accusativo, quello indiretto dal dativo, tutti indicati da morfi grammaticali suffissati ai nomi. b) Proprietà sintattiche. Riguardano fondamentalmente l’ordine che devono assumere i costituenti di una frase, sia i collegamenti che li uniscono. In lingue che non segnalano il caso con morfi è importante posizionare soggetto e oggetto nei punti giusti, onde evitare di alterare il significato (Luca vede Paolo è diverso da Paolo vede Luca). c) Proprietà semantiche. Un primo tipo sono inerenti alle caratteristiche del sintagma nominale che presenta un argomento ed al modo in cui va costruito, un secondo studia il ruolo ogni argomento svolge nell’evento descritto dalla frase. Ad esempio in una frase transitiva il soggetto è l’agente che compie l’azione descritta dal predicato mentre

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l’oggetto tende ad essere il paziente. Questi tipi di proprietà possono essere chiamate ruoli semantici, ruoli tematici, o casi profondi. d) Sono analizzate in base alla struttura dell’informazione che portano, distinguendo un tema, cioè “ciò di cui parla la frase” (es. il caffè), da un rema, cioè “ciò che si dice nel tema” (è venuto leggero). 3.2.2 Strutture non argomentali Esempi di frasi senza argomenti si hanno per lo più con i verbi detti meteorologici (piove/Ieri ha grandinato/Dieci anni fa qui nevicò moltissimo). In questi casi, quando presenti, nessuno degli elementi che affiancano il predicato è necessario perché la frase sia grammaticale. In alcune lingue, come l’inglese e il francese, è richiesta la presenza di un soggetto grammaticale esplicito costituito da un pronome di 3° persona che non può essere omesso pena l’agrammaticalità della frase. È detto pronome espletivo in quanto non rappresenta un argomento perché non può essere sostituito da un nome o da un’espressione contenente un nome. 3.2.3 Strutture monoargomentali Sono strutture che presentano un solo argomento e sono normalmente intransitive, cioè dotate di un verbo che non si costituisce con complemento oggetto (Mio fratello parte, Arriva il treno, Il cane corre, Giovanni dorme). Quindi il predicato è accompagnato solo dal soggetto, unico argomento della frase che la rende grammaticale. Sono monoargomentali anche quelle frasi in cui un verbo transitivo è usato senza complemento oggetto (Pietro fuma, Stamattina la bambina ha mangiato, L’impero colpisce ancora) o quelle meteorologiche in cui i predicati sono costruiti con un soggetto lessicale (E’ piovuta molta acqua, Gli piovvero addosso molte critiche). 3.2.4 Strutture biargomentali In queste strutture il predicato è sempre accompagnato da un soggetto e da un altro argomento contenente almeno un nome. Sono frasi che possono essere transitive (L’arbitro chiamò il guardialinee, La professoressa ha preso il gesso) o intransitive (Il viaggiatore abita in città, L’avvocata conta sulla testimone) e gli argomenti che non sono il soggetto possono essere un semplice oggetto (il guardialinee, il gesso) o un complemento indiretto o obliquo, costituito da sintagma preposizionale. Sostanzialmente l’unica caratteristica che contraddistingue queste frasi è la posizione che soggetto e oggetto devono avere rispetto al verbo. 3.2.4.1 Il complemento oggetto preposizionale Il complemento oggetto può essere a volte espresso con il cosiddetto accusativo preposizionale. Ho visto a Pietro Dal punto di vista sintattico viene generalmente con complementi oggetto che sono persone (*Ho visto al film); dal punto di vista semantico si tratta di referenti che hanno ruolo tematico di agente piuttosto che quello di paziente o tema. Per questo motivo quando questi lessemi si trovano ad esprimere un complemento oggetto vengono segnalati come “anomali” da una preposizione. L’uso

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del preposizionale accusativo è molto comune nei dialetti dell’italiano meridionale oppure quando si vuole mettere in risalto il tema dell’enunciato, tramite la tecnica dello spostamento: A me diverte molto questa discussione. 3.2.5 Strutture triargomentali Nelle strutture triargomentali abbiamo in genere tra argomenti attorno al predicato, che sono rappresentati dal soggetto, l’oggetto e l’oggetto indiretto (che può essere sostituito anche da un beneficiario o un locativo). Sono strutture che presentano nel predicato verbi cosiddetti “del dire e del dare”, mettere o mandare. Alcuni esempi: La nonna racconta una storia ai bambini, Il medico ha prescritto a Maria un lungo riposo, Mio fratello ha regalato un mazzo di fiori alla sua fidanzata, Il viaggiatore s’è messo il biglietto in tasca, Pietro ha mandato la figlia a fioretto. Il terzo argomento è rappresentato da ai bambini, a Maria, alla sua fidanzata, in tasca, a fioretto. Va detto che in alcune lingue l’esistenza o la presenza di preposizione non è regolata allo stesso modo, si pensi all’inglese dove l’oggetto indiretto non è introdotto da alcuna preposizione ma ha semplicemente una marca di caso appropriata al ruolo che ricopre.

3.3 Nucleo e aggiunti La frase non marcata può prevedere altri elementi oltre al predicato e gli argomenti. Nella frase La settimana scorsa Franco ha incontrato Maria in un bar per un caffè ci accorgiamo che affinché sia grammaticale abbiamo bisogno solo di Franco ha incontrato Maria, cioè del nucleo della frase, ovvero quella parte costituita da predicato e argomenti. Tutti gli altri elementi (la settimana scorsa, in un bar, per un caffè) sono detti aggiunti o espansioni. Gli aggiunti a differenza degli argomenti possono essere omessi senza rendere agrammaticale la frase e non hanno senso se considerati senza predicato o anche uno solo degli argomenti (*La settimana scorsa Franco ha incontrato per un caffè).

3.4 Ruoli tematici Sia gli argomenti che gli aggiunti possono essere classificati in base al ruolo che il nome che li compone assume nei confronti del predicato. Questi ruoli vengono detti ruoli tematici o semantici. Quelli maggiormente riconosciuti sono: • • •

Agente/attore: colui che intenzionalmente dà inizio ad un’azione o un evento (Carlo calcia il pallone) Paziente: la persona o la cosa che subisce un mutamento per effetto di un’azione o di un evento non causato da essa (Giovanni ha rotto una tazza) Tema: simile al paziente, è la persona o la cosa che si trova in un certo stato di cose, la cui posizione è modificata dall’azione espressa dal predicato (Susanna è molto magra, Carlo posa la penna sul tavolo)

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• • • • • •

Esperiente: l’entità senziente che sperimenta uno stato psicologico come conoscere, percepire, provare un’emozione (Paolo riflette sulla proposta) Beneficiario: l’entità che trae beneficio da un evento (Fausto prepara un dolce per Gisa) Strumento: entità, normalmente inanimata, manipolata da un agente che compie un’azione (Cristina apre la porta con la chiave) Fine/meta: qualcuno o qualcosa a cui o verso cui si manda qualcos’altro (Gabriele spedisce una cartolina a Mara o Edoardo manda un pacco a Salerno) Provenienza: il punto di origine di un processo (Costanza è partita da Rieti, Ho preso un libro dalla biblioteca) Locativo: il luogo in cui sono situati un’azione o uno stato di cose (Roberto legge il giornale in cucina).

3.5 L’ipotesi inaccusativa Abbiamo già detto come una frase intransitiva sia quella che non si forma col complemento oggetto. Se trasformiamo però delle intransitive da presente a passato prossimo, abbiamo il seguente fenomeno: -

Mio fratello parte – Mio fratello è partito Arriva il treno – Il treno è arrivato Il cane corre – Il cane ha corso Giovanni dorme – Giovanni ha dormito

Notiamo come in due casi l’ausiliare sia ESSERE, mentre negli altri due AVERE e vediamo che solo con i verbi delle prime due frasi si possano formare frasi contenenti participi assoluti (Partito il treno, ce ne andammo anche noi - Arrivato il treno, i passeggeri scesero - *Corso il cane - *Dormito Giovanni). Per risolvere queste incongruenze si è cercato di raffinare la nozione di intransitivo, distinguendo gli inaccusativi dagli integrativi. I primi sono quelli il cui soggetto comprende peculiarità degli oggetti indiretti come affondare (affondare inaccusativo: la nave è affondata, affondare transitivo: il sottomarino ha affondato la nave), finire, ingrassare, migliorare, peggiorare ecc. Sia il soggetto della costruzione inaccusativa, che l’oggetto di quella transitiva hanno come ruolo tematico quelle di Tema. Tra l’altro gli inaccusativi sono intransitivi che selezionano sempre ESSERE come ausiliare: accadere, andare, dipendere, morire, sembrare. Gli integrativi viceversa selezionano sempre l’ausiliare AVERE (lottare, mentire, pranzare, tossire) e si tratta di verbi in cui l’oggetto assume ruolo tematico di Paziente.

4. L’analisi della frase in costituenti immediati Oltre a parole e frasi c’è un livello intermedio della sintassi, che è quello che individua parti di frasi costituite da raggruppamenti di più parole, chiamate sintagmi (o costituenti). Questi a differenza delle parole singole godono di una certa mobilità all’interno della frase e vengono studiati in quella che viene detta analisi dei costituenti immediati che si occupa della frase partendo da unità maggiori fino ad arrivare alle singole parole. La Sintassi, in “Linguistica Generale” di Basile, Thornton et. al. – Riassunto a cura di Enzo Santilli Corso di Linguistica Generale – Università degli Studi dell’Aquila. Info: [email protected] Pag. 9

4.1 I costituenti come unità sintagmatiche e paradigmantiche I costituenti possono essere definiti sia dal punto di vista sintagmatico che paradigmatico: sono sintagmatici perché costituiti da una sequenza di parole ordinate secondo determinati criteri, e sono paradigmatici perché ogni costituente può essere commutato da altri che ne condividono la proprietà fondamentale di far riferimento alla stessa categoria grammaticale. E la parola che svolgerà il ruolo centrale all’interno del sintagma sarà detta testa del costituente, la quale attribuirà anche al costituente la propria categoria lessicale. In base alle categorie lessicali i costituenti possono essere un sintagma nominale (quando la testa è un nome), sintagma verbale (verbo), sintagma preposizionale (preposizione), sintagma aggettivale (aggettivo). Ognuno di questi può essere commutato solo da un sintagma avente medesima categoria grammaticale, pena l’agrammaticalità della frase. Schematizzando il tutto otteniamo che una frase F, costituita da sintagma nominale SN e sintagma verbale SV, sarà rappresentata con un diagramma ad albero come segue: F

NODO RAMO

SN

Lo zio

SV

preparò una torta molto buona per il compleanno di Maria

Dove i triangoli rappresentano strutture non analizzate.

4.2 I test di costituenza Per capire se ci troviamo di fronte ad un gruppo di parole costituenti possiamo avvalerci di alcune verifiche, dette test di costituenza che ci permettono di esplicitare che quello sia effettivamente un costituente e non una serie casuale di parole. Questi sono: - Il test del movimento Il test del movimento si applica spostando gli elementi principali della frase, che sono generalmente costituenti sintattici e non singole parole. Potremmo infatti dire Lo zio preparò una torta molto buona per il compleanno di Maria, ma anche Per il compleanno di Maria lo zio preparò una torta molto buona. Da questa analisi abbiamo evinto che i costituenti della frase sono lo zio una torta molto buona - per il compleanno di Maria. - Il test dell’isolabilità Prevede che un costituente possa essere messo in isolamento, ponendo una domanda che richieda un risposta uguale al costituente. Di chi era il compleanno? Di Maria – Cosa preparò lo zio La Sintassi, in “Linguistica Generale” di Basile, Thornton et. al. – Riassunto a cura di Enzo Santilli Corso di Linguistica Generale – Università degli Studi dell’Aquila. Info: [email protected] Pag. 10

per il compleanno di Maria? Una torta molto buona. Chi preparò la torta per il compleanno di Maria? Lo zio. - Il test della scissione Si applica trasformando una frase semplice in una frase scissa: E’ mio marito che non vuole sentirmi (= mio marito non vuole sentirmi) – E’ di notte che ho problemi a guidare (= di notte ho problemi a guidare). A spostarsi dopo la cupola può essere solo il costituente intero, perché non potremmo accettare una frase ad esempio come questa *E’ marito che mio non vuole sentirmi. - Coordinazione Il test della coordinazione prevede che e e o non possano unire qualsiasi parola o gruppi di parole, ma solo parole o gruppi che sono anche costituenti (Lo zio e la zia prepararono una torta molto buona / *Lo zio e zia la prepararono una torta molto buona), inoltre i costituenti uniti da congiunzione devono appartenere alla stessa categoria lessicale o sintagmatica (lo zio e la zia / *lo zio e salire) - Test dell’ellissi Il test dell’ellissi riguarda la possibilità di alcuni costituenti, e non di gruppi di parole casuali, di essere omessi in certe condizioni, qualora il contenuto ne sia recuperabile: Lo zio preparò una torta e la zia preparò un ciambellone che per ellissi potrebbe diventare Lo zio preparò una torta e la zia un ciambellone. - Test della sostituibilità Detto anche della pro-forma identifica i costituenti in base alla loro capacità di essere sostituiti da altri elementi, generalmente pronomi. Lo zio preparò una torta molto buona ma anche lo zio la preparò.

4.3 Il sintagma nominale Il sintagma nominale è un gruppo di parole organizzato attorno ad un nome, che ne costituisce la testa, e in italiano è generalmente preceduto da un determinante. SN D

N

Lo

zio

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Quando un sintagma nominale ne contiene uno che ha per testa una preposizione, è pertanto un sintagma preposizionale, questo deve obbligatoriamente collocarsi a destra della testa. Possiamo accettare Il compleanno di Maria ma non Il di Maria compleanno. SN D

N

SP

Il compleanno di Maria Quando invece abbiamo un aggettivo preceduto da avverbio siamo di fronte ad un sintagma aggettivale, ed anche in questo caso va collocato generalmente dopo la testa nominale. Quando come nel caso di sotto l’aggettivo è preceduto da avverbio la collocazione a destra è fortemente consigliata, se il sintagma aggettivale poi ne contiene uno preposizionale (una bottiglia piena di vino) è obbligatoria. SN D

N

Una torta

SA molto buona

4.3.1 Il pronome Un sintagma nominale può essere realizzato con un pronome, anche se questo può essere solo di tipo personale. Abbiamo, infatti: Io bevo solo vino rosso e Bevo solo vino rosso. Notiamo come per l’italiano l’espressione del pronome non sia obbligatoria, a differenza ad esempio di inglese, francese e tedesco dove è sempre richiesto, e sulla base di questa differenza si è elaborato un parametro sintattico che divide le lingue in due classi: a) Le lingue a soggetto nullo (o Pro-drop) come l’italiano o lo spagnolo permettono che l’espressione del pronome sia facoltativa e anzi rendono agrammaticale l’uso di un soggetto pronominale non argomentale. Infatti non possiamo dire *esso piove. b) Le lingue a soggetto obbligatorio (o non-Pro-drop) invece non permettono l’omissione del pronome soggetto né quando questo ha funzione argomentale, né quando non ce l’ha. È quest’ultimo il caso dei pronomi espletivi visti precedentemente per i casi di verbi meteorologici, che in queste lingue viene usato alla terza singolare prima del verbo. Più precisamente il pronome espletivo è quello che occupa la posizione del soggetto pur non avendo alcun ruolo tematico e non potendo essere definito pertanto argomento della frase. Esempi portanti il pronome espletivo sono: It annoyed me that John was late, It was obvious that John was hungry, It remains to consider the possible causes, It rains.

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4.4 Il sintagma verbale Il sintagma verbale è un complesso di parole che ha come testa una forma verbale. Se la struttura della frase è biargomentale o triargomentale esso conterrà un sintagma nominale (l’oggetto) oppure un sintagma verbale e un sintagma preposizionale (l’oggetto e l’oggetto indiretto). In italiano il verbo tende a precedere gli argomenti, mentre gli aggiunti hanno una maggiore libertà di posizione. SV V

SN

SP

D N

SA

preparò una torta molto buona per il compleanno di Maria

4.5 Il sintagma aggettivale Ha come testa un aggettivo che può essere preceduto da avverbio. può contenere un sintagma preposizionale che di norma è collocato dopo la testa aggettivale (fiero del figlio – stanco della vita). SA Avv

A

molto buona

4.6 Il sintagma preposizionale È un’analisi molto dibattuta quella che avvolge il sintagma preposizionale ed il fatto che debba essere riconosciuto o meno come tale. Sostanzialmente, si ritiene preposizionale quel sintagma introdotto da preposizione come testa. Nel sintagma preposizionale italiano la testa può essere preceduta da avverbio (molto prima). SP P

SN D

N

SP P

N

per il compleanno di Maria

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4.7 Relazioni strutturali nell’albero sintattico In base a quanto visto fin ora il nostro albero sarà così risultante: F SN

SV

D N

V

SN D

N

SP SA Avv

P A

SN D

N

SP P N

Lo zio preparò una torta molto buona per il compleanno di Maria

4.8 Casi di ambiguità strutturale Ci sono dei casi un cui due frasi presentano strutture identiche superficialmente ma non al livello di costituenti. E’ il caso di frasi come a) Il cameriere ha portato la bottiglia con il vino rosso b) Il cameriere ha portato la bottiglia con la mano destra Nonostante entrambe siano composte da un sintagma nominale, uno verbale e uno preposizionale, il diagramma ad albero per ognuna di queste risulterà diverso da quello dell’altra in quanto con il vino rosso è dominato dal SN la bottiglia, sarà figlio pertanto di quel nodo, cosa che non succede per con la mano destra che è sotto il dominio del SV portava. Tale situazione è ulteriormente confermata dal fatto che possiamo spostare il SP all’interno del SV ottenendo sequenze come Il cameriere portava con la mano destra la bottiglia oppure Il cameriere con la mano destra portava la bottiglia quando invece non potremmo dire *Il cameriere con il vino rosso portava la bottiglia così come *Il cameriere portava con il vino rosso la bottiglia.

5. Sintassi nell’enunciato Soprattutto nella comunicazione orale sono frequenti spostamenti da parte di costituenti che vanno a ricoprire ruoli che non sono quelli canonici. Ciò avviene soprattutto nell’enunciato, differente dalla frase perché mentre il primo è una sequenza verbale concreta la seconda è una successione accettabile di elementi grammaticali. Ed è soprattutto nell’enunciato si possono enfatizzare dei “pezzi” del discorso spostandoli tramite i metodi della topicalizzazione, dislocazione e scissione.

La Sintassi, in “Linguistica Generale” di Basile, Thornton et. al. – Riassunto a cura di Enzo Santilli Corso di Linguistica Generale – Università degli Studi dell’Aquila. Info: [email protected] Pag. 14

5.1 Frasi topicalizzate La topicalizzazione consiste nel mettere in rilievo un costituente grazie allo spostamento all’inizio della frase e all’assegnazione di un accento contrastivo alla parte essenziale del lessema topicalizzato. Questo assume la funzione di rema della frase, non viene ripreso in alcun modo e viene segnalato dal rinforzo accentuale. Es. LO STINCO m’hai preso, non il pallone. Stessa frase potrebbe occorrere anche dopo una domanda diretta o affermazione (es. guarda che ho preso il pallone!), situazioni queste molto frequenti in cui vengono utilizzate le topocalizzate.

5.2 Frasi scisse La frase scissa mette in rilievo un costituente che contiene la parte rematica e l’informazione nuova dell’enunciato, e avviene appunto scindendo una frase in due: una principale che avrà necessariamente il verbo ESSERE come predicato che viene spostata a sinistra, mentre a destra rimane la seconda frase che mantiene il proprio verbo ed è introdotta da un complemento relativo. Esempio: La sarta [tema] sta cucendo una camicia [rema] scissa diventa È UNA CAMICIA che sta cucendo la sarta oppure Quello che la sarta sta cucendo è UNA CAMICIA. Nel primo caso la parte del rema che contiene l’informazione nuova viene scissa e portata in prima posizione mentre nella seconda l’enunciato mantiene l’ordine canonico ma l’elemento scisso viene ripreso con un pronome pieno e contrastato tramite l’accento.

5.3 Dislocazioni La dislocazione a sinistra si applica spostando nella prima posizione della frase il costituente cui si vuol portare l’attenzione dell’interlocutore trasformandolo in Tema, e riprendendolo poi un altro elemento (di solito un pronome) nella seconda parte della frase. Esempi: That guy, is he a friend of yours? / A Paolo glielo dico io / Sull’autostrada non ci si può camminare. Possono subire dislocazioni costituenti dotati di qualsiasi funzione sintattica (soggetto, oggetto diretto, oggetto indiretto, locativo come si vede nel terzo esempio). Le dislocazioni a destra vedono risalire verso l’inizio della frase non il costituente di interesse ma bensì altri elementi, rispettando tendenzialmente anche quelli che sono gli equilibri canonici di disposizione. Esempi: That’s what I love, swimming! / Glielo dico io a Paolo. / Non ci si può più circolare sull’autostrada. In entrambi i casi di dislocazione il costituente non può contenere informazioni nuove e deve essere già dato nel discorso: *Tu lo conosci il tedesco? Io lo leggo bene, l’inglese. In italiano la dislocazione a destra è particolarmente frequente nelle domande, soprattutto in quelle fatte per La Sintassi, in “Linguistica Generale” di Basile, Thornton et. al. – Riassunto a cura di Enzo Santilli Corso di Linguistica Generale – Università degli Studi dell’Aquila. Info: [email protected] Pag. 15

non ricevere risposta, avvertire, rimproverare (non lo vedi che mi sei addosso? / La conoscete l’educazione?)

5.4 Temi sospesi e liberi Gli enunciati a tema sospeso sono simili per struttura a quelli dislocati a sinistra, dai quali si differenziano perché l’elemento spostato, corrispondente al tema, è dotato di ripresa pronominale ma resta privo di indicazioni che ne specifichino il ruolo sintattico. Esempi: I bollini bisogna farne cento per prendere un regalo decente. Le dislocazioni a sinistra possono essere trasformate in frasi a tema sospeso eliminando le preposizioni. Nelle costruzioni a tema libero invece lo spostamento del costituente enfatizzato non è segnalato da nessun elemento di ripresa all’interno della frase come negli esempi: Io il morale è alto e son sempre allegro / Il pupo mangiare mangia.

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