Corso antincendio boschivo anno 2008

July 16, 2017 | Author: molisealberi | Category: Combustion, Vegetation, Fires, Fuels, Atmosphere Of Earth
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Slide di un breve corso di antincendio boschivo...

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Corso di antincendio boschivo Si ringraziano Associazione volontari di Protezione Civile “Don Nicola Canzona” di Castelpetroso PER DETTAGLI E INFORMAZIONi www.molisealberi.com

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Programma

Il fuoco , il bosco Gli incendi boschivi Il triangolo del fuoco Fattori che influenzano Il comportamento del fuoco Fasi dell’incendio Tipi e classificazione degli incendi www.molisealberi.com

Il Bosco Il Fuoco

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L’Incendio Boschivo

La Definizione di Bosco secondo la Legge della Regione Molise Qualunque superficie ricoperta da specie legnose forestali a portamento arboreo od arbustivo, di origine naturale od artificiale, in qualunque stadio di sviluppo. Conservano qualità di bosco le superfici private, per qualsiasi causa, della copertura forestale (articolo 5, Legge Regionale 18/1/2000 n. 6). Si considerano, altresì, come bosco: 1. i castagneti da frutto; 2. i popolamenti ripari e rupestri; 3. la vegetazione dunale litoranea; 4. qualsiasi radura purché la superficie sia inferiore a mq 2000; 5. qualsiasi radura che sviluppandosi secondo una direzione prevalente e di qualsiasi superficie, abbia una larghezza inferiore a m 20; 6. impianti arborei di specie autoctone, realizzati secondo una normativa o autorizzazione regionale, statale o comunitaria che prevede un vincolo di destinazione del soprassuolo a bosco. www.molisealberi.com

Non sono da considerarsi bosco: 1. le aree che, pur avendo i requisiti di cui al primo comma, hanno una superficie inferiore a mq 2000, purché ubicate ad una distanza non inferiore a m 70 da altre superfici boscate; 2. i pioppeti artificiali; 3. i noccioleti ed i noceti da frutto; 4. le colture di specie legnose a rapido accrescimento o per la produzione di legname pregiato e gli impianti arborei realizzati secondo una normativa o autorizzazione regionale, statale o comunitaria che prevede l’età o turno per l’utilizzazione definitiva per l’impianto; 5. i filari e le fasce di piante, purché la loro larghezza non sia superiore a m 20; 6. i terreni abbandonati e cespugliati, i pascoli ed i prati, sui quali l’insediamento della copertura di interesse forestale, intesa come proiezione al suolo delle chiome, non superi il 25% dell’area; 11 7. i giardini ed i parchi urbani; 8. qualsiasi popolamento arbustivo o arboreo insediatosi sui tratturi.

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Il Fuoco Il fuoco è un fenomeno termico e luminoso dovuto alla combustione di varie sostanze, con una rapidissima reazione di ossidazione con liberazione di energia e consumo di ossigeno La combustione dà come risultato il fuoco (che fornisce grandi quantità d'energia sotto forma di calore ad elevata temperatura con emissione di luce) ed una serie di prodotti secondari che, nella combustione dei più comuni materiali infiammabili, risultano essere : ANIDRIDE CARBONICA ( CO2 ) Per combustione completa ( abbondanza di ossigeno per la combustione OSSIDO DI CARBONIO (CO ) Per effetto di combustione incompleta ( carenza di ossigeno ) VAPORE ACQUEO ( H2O ) CENERI Costituite da prodotti vari mescolati in genere con materiali incombusti; una parte si disperde nell'aria sotto forma di aerosol con effetti a volte visibili e configurati come fumo www.molisealberi.com

DEFINIZIONE DI INCENDIO BOSCHIVO Per incendio boschivo si intende un fuoco con suscettività ad espandersi su aree boscate, cespugliate o arborate, comprese eventuali strutture e infrastrutture antropizzate poste all’interno delle predette aree, oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli limitrofi a dette aree (articolo 2 Legge 21/11/2000 n. 353). Definizione tipologica degli incendi Incendio di bosco: si intende quell’incendio che interessa le superfici di cui alla definizione della legge 353/2000.

Incendio di interfaccia con l’urbano: si intende quell’incendio di bosco in prossimità di centri urbanizzati o industriali.

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Il numero annuo di incendi in Italia è passato da 6.000 negli anni '60, a 12.000 negli anni'80 e a 15.000 oggi corrispondenti a 42 incendi al giorno, quasi 2 all'ora. Gli incendi boschivi sono divenuti una vera calamità e una emergenza ambientale e un danno contro l’umanità E’ compito di ogni istituzione ente, struttura, ente locale, promuovere una migliore diffusione dei sistemi di prevenzione, formulando proposte ed elaborando progetti per affrontare il problema in maniera più consapevole ed efficace

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La legge quadro nazionale dell’anno 2000 sugli incendi boschivi attribuisce alle Regioni la maggior parte dei compiti finalizzati alla conservazione ed alla difesa del patrimonio boschivo nazionale, considerato “bene insostituibile per la qualità della vita”, da tale rilevante fattore di pressione.

In Italia gli incendi boschivi hanno coinvolto oltre 500.000 ha di bosco compromettendo, oltre al valore economico della massa legnosa andata persa, anche le fondamentali funzioni ecologiche, socioeconomiche e ricreative co nnesse alle formazioni forestali interessate da tali eventi. www.molisealberi.com

La valutazione economica dei danni da incendio boschivo In generale, una corretta prassi estimativa configura due componenti principali del danno economico connesso agli incendi boschivi: – il costo legato al diminuito valore del bene danneggiato (ovvero dei mancati prodotti e servizi da questo erogati); – il costo legato agli interventi di estinzione effettuati da soggetti pubblici e privati per spengere l’incendio – costi di spegnimento, relativi alle macchine, attrezzature e al personale impiegato nell’azione di lotta attiva agli incendi; – danno ambientale, relativo al venir meno di una serie di prodotti e servizi con mercato e senza mercato; – danni esterni straordinari alle persone e alle infrastrutture direttamente e indirettamente coinvolte negli interventi di lotta agli incendi e nell’azione di ripristino.

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Le funzioni del bosco Per meglio comprendere i concetti sopra esposti, è opportuno, anche se in breve, fare riferimento a quelle che oggi sono considerate le numerose e insostituibili funzioni svolte dal bosco:  1)FUNZIONE PRODUTTIVA O ECONOMICA Costituzione ex novo di masse legnose da utilizzare, frutti del sottobosco e di prodotti secondari come funghi, tartufi, resine, terriccio, etc. 2)FUNZIONE IDROGEOLOGICA Limitazione dell'erosione del suolo, azione regimante del deflusso idrico, approvvigionamento e conservazione delle falde acquifere e di regimazione delle sorgenti.   3)FUNZIONE SOCIALE Fonte di lavoro e quindi di reddito e benessere per i lavoratori addetti al settore legno.   4 )FUNZIONE TURISTICO,RICREATIVA  Utilizzazione per scopi ricreativi, delle sue qualità` paesaggistiche, bontà` del microclima e capacità` rilassante; fonte di lavoro e di reddito per gli addetti al comparto turistico.  5) DIFESA E CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO GENETICO E DELLA SUA VARIABILITA' Conservazione e protezione dei peculiari popolamenti animali e vegetali. (biodiversità)  6) PUNTO DI PARTENZA DI MOLTE CATENE TROFICHE Biocenosi tipiche delle foreste delle diverse aree geografiche ed ecologiche.  7) HABITAT SPECIALIZZATO PER PARTICOLARI BIOCENOSI DI ANIMALI E PIANTE. Ambiente di conservazione per le cenosi animali e vegetali peculiari dei diversi tipi di foreste.  8)CONSERVAZIONE DI ULTIMI RESIDUI LEMBI DI NATURALITA' Mantenimento degli ultimi ecosistemi forestali tipici delle più disparate aree fitoclimatiche.  9)FUNZIONE IGIENICO SANITARIA O AMBIENTALE Comprende: a)la regolazione dell'equilibrio O2/CO2, e soprattutto la funzione di-ritenzione esplicata dal legno, dalla lettiera e dal terreno; b) filtro e abbattimento degli inquinanti gassosi e/o particolati anche da parte di materiale vegetale morto; c) depurazione biologica con emissione di sostanze battericide o fungicide. d) assorbimento e diminuzione della radioattività`; e) abbattimento dell'inquinamento acustico f) depurazione delle acque.  1O)FUNZIONE DI MONITORAGGIO AMBIENTALE O DI BIOINDICAZIONE DELLA QUALITA' DELL'AMBIENTE Per le sue qualità di filtro degli inquinanti atmosferici il bosco evidenzia,meglio di qualsiasi parametro chimico-fisico, le soglie di pericolosità` ed i sinergismi dei vari polluenti.   Sono tutte funzioni che dimostrano come l'ecosistema bosco sia uno dei pilastri ecologici su cui poggia il Pianeta Terra e che rapidi sconvolgimenti delle condizioni ambientali e gli stress continui a cui attualmente sono  sottoposto, possono provocare una diminuzione del potenziale di autoregolazione del sistema. Questo fenomeno può,a lungo andare, anche sfociare in una destabilizzazione definitiva o in una modifica irreversibile dell'ecosistema.

• Gli incendi boschivi dipendono da una grande quantità di fattori predisponenti e determinanti, sia fissi sia variabili. Proprio per questa variabilità si presentano notevoli difficoltà sia per prevedere sia per fronteggiare gli eventi che si verificano, ossia si hanno grandi problemi sia nella fase di pianificazione che in quella di intervento e di recupero. Con la pianificazione si devono distribuire sul territorio interventi di prevenzione e di preparazione alla lotta, affrontando il problema n e l lo ro c o m p le s s o . www.molisealberi.com

Il fuoco e il triangolo del fuoco E' opportuno conoscere cio' che determina l’origine di un fuoco, cio' che lo fa sviluppare, e cio' che aumenta la rapidita' di diffusione e la direzione di diffusione. Quando sufficiente calore e' fornito ad un combustibile, si sviluppa il fuoco , il quale e' il risultato di una rapida combinazione di

combustibile, calore ossigeno (comburente) Il calore e' necessario per iniziare la reazione; una volta iniziato, il fuoco produce calore da solo; gli incendi forestali iniziano con sorgenti di calore come scintille, o mozziconi di sigarette, ceneri, tubi di scappamento di automobili, camion o trattori e fulmini. Le sorgenti di calore possono anche essere di natura molto varia specialmente quando purtroppo si verifica il caso di incendi dolosi. Il fuoco non puo' esistere in assenza di calore, combustibile o aria; il principio base di soppressione dell’incendio e' di rimuovere il calore od il combustibile o l’ossigeno nella maniera piu' rapida ed efficace. Il materiale combustibile si puo' incendiare, anche se non e' attaccato direttamente dalla fiamma, per radiazione o per convezione di calore.

Combustibile

Calore

Ossigeno www.molisealberi.com

Durante un incendio, oltre a fiamme e calore, si sviluppa tanto VAPORE e FUMO e quest'ultimo non è assolutamente da sottovalutare, perché la maggior parte delle vittime degli incendi non è provocata dalle fiamme, ma dalle sostanze tossiche contenute nei fumi, che dipendono dalle caratteristiche del materiale combusto www.molisealberi.com

Il fuoco

Forma dell’incendio Fronte del fuoco

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La ra d ia zio n e e la c o n v e n zio n e •





Il materiale combustibile si puo' incendiare, anche se non e' attaccato direttamente dalla fiamma, per radiazione o per convezione di calore. radiazione – la radiazione e la trasmissione di calore nell’aria attraverso raggi. Il calore si puo' irradiare in tutte le direzioni, proprio come il calore che fuoriesce da una stufa. Il materiale nell’immediata vicinanza di questo calore intenso si puo' incendiare anche se non e' toccato dalle fiamme. convezione – la convezione e' la trasmissione di calore per mezzo di correnti d’aria. Le correnti di convezione riscaldano il materiale che si trova nello spazio intorno all’incendio o al di la' della linea e lo rendono piu' combustibile. Se il materiale e' molto vicino a queste correnti puo' addirittura essere incendiato dal solo calore.

• C i s ono parecchie caus e che determinano il comportamento del fuoco, ma i fattori principali che influenzano la s ua diffus ione s ono: • combus tibile • condizioni del tempo (il clima) in particolare il vento • pendenza (morfolog ia del terreno)

IL COMBUSTIBILE Il combustibile è la sostanza in grado di bruciare. In condizioni normali di ambiente esso può essere allo stato Solido (carta, legna, carbone, ecc.). Liquido (alcol, benzina, gasolio, ecc..) o Gassoso ( propano, metano, idrogeno, ecc..).Perché la reazione chimica avvenga, di norma il combustibile deve trovarsi allo stato gassoso. Il legno, per esempio, distilla per effetto del calore della sua fiamma stessa, tutti i suoi prodotti volatili lasciando da ultimo solo il carbone che arde come brace senza fiamma trattandosi di combustione diretta di un solido. COMBURENTE (ossigeno*) l comburente è la sostanza che permette al combustibile di bruciare. Generalmente si tratta di ossigeno contenuto nell'aria allo stato di gas. TEMPERATURA D'INFIAMMABILITÀ' La temperatura di infiammabilità è, per tutti i combustibili che partecipano alla reazione come emettitori di gas, la minima temperatura alla quale il combustibile emette vapori in quantità tale da formare con il comburente una miscela incendiabile. Tale temperatura si individua al corrispondente livello in cui la superficie del combustibile è in grado di interagire con l'ossigeno dell'aria.

I

A) I combustibili naturali sono comunemente divisi in due grandi gruppi: a) materiali che bruciano rapidamente (combustibili rapidi) quali erba secca, foglie secche, aghi, arbusti e piccoli alberi. Alcuni combustibili verdi, come aghi di conifere, determinati arbusti ed altri tipi di copertura hanno un elevato contenuto di olii e bruciano rapidamente, allorché non sono nel periodo di vegetazione. Combustibili generalmente leggeri b) Combustibili lenti: sono costituiti da ceppaie, tronchi, ramaglia e humus grezzo. L’humus grezzo e' la parte superiore del suolo costituita da aghi o foglie parzialmente decomposti che si trovano sotto densi soprassuoli di alberi od arbusti. Combustibili generalmente pesanti                                

La combustione dei materiali vegetali ( cellulosa, lignina, resine, oli, ecc.) Può essere divisa in tre fasi: preriscaldamento, combustione gassosa e combustione solida. Preriscaldamento: il calore viene assorbito dal combustibile che si essicca espellendo acqua sotto forma di vapore. Combustione gassosa: superati i 200 °C (la temperatura di innesco del fuoco può essere anche più bassa) dal materiale vegetale cominciano a liberarsi gas combustibili ( ossido di carbonio, metano, metanolo, idrogeno, formaldeide, acido formico, acido acetico, ecc.) Che, a contatto con l’ossigeno, bruciano producendo fiamme con una reazione che cede calore. Durante questa fase, il processo di combustione produce anidride carbonica, ancora vapore acqueo, ossido di carbonio, ossidi di azoto, gas o sostanze volatili incombuste. Il calore emesso può innalzare la temperatura fino ai 400 °C.  Combustione solida: esaurita l’emissione e la combustione dei gas, brucia il carbone rimasto e le braci incandescenti raggiungono temperature superiori agli 800 °C, senza più fiamme (non serve intervenire)

Quando per lo spegnimento si usa l’acqua si interviene soprattutto sull’elemento calore, con il raffreddamento del combustibile fino all’interruzione della combustione. L’acqua infatti, ha una grandissima capacità di assorbire calore e per farla evaporare servono ben 539 calorie per ogni grammo, più 70 - 80 cal/g per innalzarne la temperatura da quella ambientale a quella di ebollizione. L’acqua assorbe meglio il calore se viene nebulizzata, inoltre agisce anche sul comburente (ossigeno) sostituendolo con il vapore acqueo (soffocamento: effetto secondario dell’acqua). Quando si getta sabbia o terra sul fuoco si agisce sul comburente sottraendolo alla combustione. Questa, assieme all’effetto secondario dell’acqua, è l’unica vera azione di soffocamento che si applica durante lo spegnimento di un incendio boschivo.

Quando si batte sulle fiamme con un flabello quando si usa il potente getto d’aria di un soffiatore a zaino, si agisce sul combustibile gassoso allontanandolo violentemente dal punto di origine, interrompendo la combustione, mentre si rivela pericolosamente controproducente sulla terza fase (sulle braci). Anche un violento getto d’acqua ha questa azione sul combustibile gassoso; è questo uno dei motivi per cui nello spegnimento degli incendi boschivi si preferiscono pompe capaci di elevate pressioni e basse portate. Per semplicità, si parla di azione di soffocamento, anche nel caso dell’azione sul combustibile gassoso. Sul combustibile solido, naturalmente, si può agire preventivamente asportandolo prima che bruci, con decespugliatori, motoseghe, roncole, ecc. In ogni caso è sempre meglio agire precedentemente o durante la prima e la seconda fase della combustione; è difficile ed assolutamente inefficiente l’azione sulla terza fase, per l’enorme calore emanato

Il Combustibile

Tipologia di copertura vegetazionale interessata dal fuoco

La seguente suddivisione di coperture vegetazionali è molto schematica, lo scopo è quello di descrivere le differenti caratteristiche che può presentare un incendio in relazione al tipo di vegetazione interessata. - Boschi cedui e fustaie di latifoglie I fronti di fuoco sono prevalentemente radenti. L’intensità di questi fronti può diventare notevole e costituire pericolo per il personale in caso di folto sottobosco, elevata pendenza del versante, presenza di vento. - Boschi di latifoglie sempreverdi o a foglia semipersistente I fronti di fuoco sono prevalentemente radenti di debole o media intensità (scarsi carichi di incendio nel sottobosco) ma che in particolari condizioni (pendenza o vento forte) possono trasformarsi in fronti di chioma costituendo elevato pericolo per il personale. - Boschi di resinose sempreverdi (in particolare pinete) I fronti di fuoco sono inizialmente radenti ma possono facilmente trasformarsi in fronti di chioma molto violenti, di veloce propagazione a volte del tutto incontrollabili. Il pericolo per il personale è estremamente elevato. - Macchia mediterranea I fronti di fuoco sono prevalentemente radenti ma di elevata intensità e velocità di propagazione a causa dell’alto carico di incendio (vegetazione fitta) e del contenuto di oli essenziali nelle foglie e nei ramuli fogliari di parecchie specie tipiche presenti nella macchia mediterranea. Il pericolo per il personale è molto alto anche in considerazione del fatto che la fitta vegetazione spinescente ostacola i movimenti degli operatori.

La vegetazione I diversi tipi di uso del suolo determinano il comportamento del fuoco e l’intensità del fronte di fiamma. Dalle caratteristiche della vegetazione dipendono sia la quantità sia le dimensioni del combustibile vegetale. La vegetazione deve essere esaminata soprattutto sulla base della distribuzione del materiale più fine e della parte secca che si riscontra alla periferia dei vegetali, poiché sono queste le caratteristiche del combustibile maggiormente implicate con la comparsa e la propagazione del fuoco. Quantità di combustibile - Come si può immaginare la quantità di combustibile è un fattore di primaria importanza negli incendi, sia per quanto riguarda la loro intensità, che la loro durata. È, fra l’altro, un fattore che varia molto con la fisionomia della vegetazione. Grandezza e forma - La dimensione è misurata come rapporto fra superficie totale e volume del campione. Questo fattore influenza la capacità del combustibile di scambiare calore ed umidità con l’esterno, raggiungendo prima la temperatura di accensione. Compattezza - È la percentuale di volume di un materiale non vuota. Minore è la compattezza di un combustibile, più facilmente potrà essiccarsi grazie ad un maggiore flusso d’aria al suo interno. Contenuto di sostanze chimiche - Certi combustibili contengono sostanze chimiche volatili legate alla cellulosa come oli, resine e cere, che permettono al combustibile di bruciare anche quando non ci sarebbero le condizioni. Umidità - Il contenuto di umidità è forse il parametro più importante nella valutazione del combustibile poiché influenza sia la probabilità che un incendio si origini sia il suo successivo comportamento.

clima (come determinante dominante delle condizioni meteorologiche -elementi e fattori climatici il vento e l’umidità dell’aria in particolare), Il clima svolge nei confronti del fenomeno degli incendi boschivi una duplice azione: influenza direttamente il tipo e la quantità di vegetazione, determina l’umidità dell’aria e conseguentemente anche quella del combustibile. La probabilità di ignizione è direttamente correlata a due parametri fondamentali del clima: temperatura e umidità. Il comportamento del fuoco nel corso di un incendio boschivo è strettamente rapportato all’umidità del combustibile. Com’è noto, le zone più colpite dal fuoco sono quelle caratterizzate da lunghi periodi di siccità. Il clima è determinato dall’insieme dei fenomeni meteorologici che si verificano più frequentemente e più costantemente durante l’evolversi delle stagioni, tra questi quelli che più direttamente agiscono sul fenomeno degli incendi boschivi sono di seguito elencate. Precipitazioni atmosferiche - La pioggia influenza direttamente il tenore idrico dei combustibili, sia vivi che morti. Oltre alla quantità totale di precipitazioni, assume particolare importanza anche la sua distribuzione temporale. Umidità dell’aria - Un’umidità relativa dell’aria elevata impedisce ai combustibili leggeri, che tendono rapidamente a portarsi in equilibrio con l’ambiente, di essiccarsi e quindi di rappresentare dei potenziali punti d’innesco di focolai. Vento - È un fattore cruciale per gli incendi, da molti punti di vista. Oltre ad influire sull’umidità dell’aria, e quindi su quella dei combustibili, il vento ha un ruolo fondamentale nella fase di sviluppo dell’incendio, permettendo al fronte di fiamma di propagarsi a maggior velocità. Temperatura dell’aria - L’azione della temperatura dell’aria nei confronti di un incendio può essere diretta e indiretta: agisce direttamente riscaldando il combustibile (ma questa azione è di scarso rilievo poiché il riscaldamento diretto è sempre limitato); influisce sull’umidità ambientale e su quella del terreno. Inoltre, la temperatura influenza direttamente i processi di evapotraspirazione, quindi modifica il contenuto idrico del suolo e della vegetazione viva.

Le condizioni climatiche che favoriscono gli incendi sono il 1 Vento 2 Umidità 3 Temeperatura 1)Piu forte e' il vento, piu' rapida e' la diffusione del fuoco; questo accade in quanto il vento arreca una provvista addizionale di ossigeno al fuoco, dirige il calore verso il combustibile che si trova accanto e causa nuovi focolai di incendi facendo volare scintille e tizzoni al di la' del fuoco principale e dentro nuovo combustibile. Il fuoco di per se' determina correnti d’aria locali che si aggiungono all’effetto dei venti prevalenti nella diffusione del fuoco. L’aria sopra le fiamme si riscalda e sale . Quindi aria fresca sopravviene dai lati e aiuta a bruciare; in genere i venti sono piu' deboli dalle 4 alle 7 di mattina. Allorché il calore del sole riscalda il terreno, l’aria in prossimita' del terreno si riscalda a sua volta e sale; cosi' correnti d’aria risalgono nelle valli e lungo le pendici durante il giorno, mentre verso sera e durante la notte il terreno si raffredda e correnti d’aria invertono la loro direzione e discendono le valli e le pendici. Percio' la direzione del vento in valli e pendici deve essere ricordata allorché si progetta un attacco all’incendio.                                                                                                                                                       

Aria in eccesso. Come tutti i combustibili, il legno ha bisogno di una certa quantità di aria (circa 5mc di aria per kg) per bruciare completamente. Poiché però il legno è un combustibile solido e si miscela con difficoltà con l'aria, è necessario fornire una quantità di aria in eccesso (fino ad un totale di 8mc per kg) per essere certi che la combustione avvenga regolarmente. Tale aria in eccesso, naturalmente, non viene in realtà bruciata, Questo è uno dei motivi per cui il rendimento del legno come combustibile è inferiore a quello di combustibili gassosi, come il metano, o vaporizzabili, come il gasolio, che miscelandosi intimamente con l'aria, hanno meno bisogno di averne in eccesso. Soltanto in stufe molto sofisticate, come le già descritte stufe a palline, si riesce ad ottenere la gasificazione della legna, ed un rendimento altissimo.

ll vento apporta grandi quantità di aria e quindi di ossigeno per la combustione, essicca i materiali vegetali facendo evaporare l’acqua, trasporta i tizzoni ed impone la direzione e la velocità di avanzamento dell’incendio. E’ stato calcolato che tale velocità sia approssimativamente proporzionale alla radice quadrata della velocità del vento in una lettiera compatta. Nella macchia mediterranea la velocità è proporzionale al quadrato della velocità del vento.     IL FUOCO È VARIABILE IN FUNZIONE DEL VENTO: •a. Assenza di vento e terreno pianeggiante: il fuoco tende ad espandersi in tutte direzioni in forma circolare. •b. Vento costante in una direzione: l’incendio una caratteristica forma allungata ellittico - ovale. • •c. Vento variabile: si alternano diverse direzioni preferenziali del fuoco.

•a) Assenza di vento e terreno pianeggiante: il fuoco tende ad espandersi in tutte direzioni in forma circolare.                                                                                      

•) Vento costante in una direzione: l’incendio una caratteristica forma allungata ellittico ovale.                            

2) L ’umidita' sotto forma di vapore acqueo e' sempre presente nell’aria ed agisce

sulla quantita' di umidita' che si trova nel combustibile. Il contenuto di umidita' nel combustibile e' importante, in quanto i combustibili umidi ed in genere quindi i combustibili verdi non bruceranno facilmente. Inoltre l’aria e' generalmente piu' asciutta durante il giorno che durante la notte. I fuochi quindi bruciano piu' lentamente durante la notte in condizioni normali, perché l’umidita dell’aria notturna viene assorbita dai combustibili. L’assorbimento di umidita' da parte del combustibile, i venti discendenti e le temperature più basse, in genere aiutano gli uomini nel corso della notte. Questa e' la ragione per cui e' possibile perdere il controllo dell’incendio nel pomeriggio e riprenderlo durante la notte e soprattutto quando si hanno a disposizione gruppi elettrogeni od altre fonti di luce. Ogni sforzo deve essere fatto per circondare completamente e permanentemente il fuoco, prima che si ricreino condizioni sfavorevoli durante il giorno successivo.

L'umidità evapora dal legno per azione del fuoco circostante. Qualunque legno contiene una certa percentuale di umidità. Poiché parte del calore prodotto dal fuoco è impiegata nella sua evaporazione , Il legno stagionato (max 20% di umidità) la legna verde (50% o più di umidità). Questa fase è completa quando il legno raggiunge la temperatura di 100°C (Punto di ebollizione dell'acqua).

3 ) La temperatura dell’aria agisce sulle condizioni di lotta contro il fuoco. Combustibili preriscaldati dal sole bruciano piu‘ rapidamente che non combustibili freddi La temperatura del terreno agisce inoltre sui movimenti dell’aria,

condizioni topografiche - morfologia del terreno (pendenza, esposizione,altitudine ecc..). La morfolgia ha influenza sul comportamento del fuoco. Masse di terra o grandi corpi idrici influiscono sul clima generale di una regione, ed a causa della morfologia del terreno si determinano, nell’ambito di uno stesso comprensorio, La morfologia è l’unica costante dei tre fattori principali che agiscono sul comportamento del fuoco, perciò è più facile prevedere l’influenza che avrà rispetto a quella dovuta ai combustibili e alle condizioni atmosferiche. I dati topografici che più direttamente intervengono sul comportamento del fuoco sono: pendenza, esposizione ed altitudine. Pendenza - La pendenza è un fattore che influenza la velocità di propagazione del fuoco, soprattutto nelle fasi iniziali (durante i primi 30 minuti, per un fuoco di una certa intensità). In una pendice che presenta un’inclinazione compresa tra 10° e 15° la velocità di propagazione è doppia rispetto ad una superficie piana, ed è quadrupla se l’inclinazione è di 25°. L’effetto della pendenza si deve all’influenza, che questa esercita sul processo di preriscaldamento e sullo sviluppo della colonna di convezione, che a sua volta facilita il propagarsi delle fiamme alle chiome. Inoltre, le correnti di vento ascendenti e la maggiore acclività facilitano lo spostamento del fronte di fuoco. L’aumento della pendenza è causa anche di conseguenze negative nelle fasi di spegnimento del fuoco: i tizzoni possono rotolare ed appiccare nuovi focolai, gli spostamenti del personale adibito allo spegnimento sono meno rapidi. Esposizione - L’esposizione di un terreno influenza la quantità di radiazione solare che viene recepita localmente e quindi l’umidità e la temperatura dell’aria e del suolo. I versanti esposti al sole hanno temperature più elevate e un’umidità relativa più bassa. Alle nostre latitudini le esposizioni sud sono quelle più sottoposte alle radiazioni solari e perciò a più alto grado di rischio. Altitudine - L’altitudine è il fattore topografico generalmente considerato meno importante nel determinare il rischio d’incendio soprattutto quando vengono indagati territori relativamente poco estesi, a causa della sua stretta correlazione con il clima e il tipo di vegetazione.. Nebbie e lunghi periodi di innevamento precludono qualsiasi possibilità di incendio.

La pendenza agisce fortemente sulla diffusione del fuoco in due maniere: riscaldando preventivamente e determinando un tiraggio. Un fuoco si sviluppera' piu' rapidamente in salita che in discesa, se il vento non e' sufficientemente forte da influenzare altrimenti la diffusione. In salita le fiamme sono piu' vicine al combustibile. Questo causa un preriscaldamento e quindi una accensione piu' rapida. Il calore che sale lungo la pendice causa una corrente che aumenta ulteriormente la rapidita' di diffusione. Inoltre in pendici ripide, frammenti di legno che bruciano possono rotolare lungo il pendio dando inizio a nuovi fuochi.                                                           

Pendenza del terreno: esalta il preriscaldamento per l’apporto di calore esterno, i materiali vengono gradualmente riscaldati ed essiccati, scompare l’acqua, la temperatura raggiunge i 100 gradi e facilità l’avanzata dell’incendio verso le zone più alte.  sul crinale il fuoco ha un andamento quasi verticale, con la convezione (il calore viene asportato da gas o liquidi in movimento, le differenze di densità dovute alle temperature producono dei moti) si ha un richiamo di aria in senso opposto all'altro versante. . L’esposizione: determina l'irraggiamento solare e quindi influisce sulla temperatura e sull’umidità; l’esposizione a sud - ovest è la più calda e quindi la più pericolosa. •1.   La pendenza: facilita l’avanzamento del fuoco verso le zone più alte preriscaldando con la convezione dell’aria calda i combustibili sovrastanti (osserviamo per esempio che un fiammifero si accende più facilmente con la capocchia rivolta verso il basso). Quando il fuoco raggiunge il crinale assume un andamento quasi verticale e richiama aria in senso opposto dall’altro versante, spesso impedendo che le fiamme lo percorrano in discesa. Conseguenza della pendenza è il rotolio di materiali vegetali infiammati, per esempio ricci che possono riaccendere eventuali nuovi focolai. •2.   Quando vi sono burroni, crepacci o strettoie, il fuoco avanza con la massima rapidità per l’intensità del tiraggio dell’aria calda, paragonabile ad un camino.

Fattori che determinano gli incendi boschivi In relazione a quanto illustrato, precedenemte i maggiori fattori predisponenti agli incendi boschivi fanno riferimento a tre grandi categorie:

 (il combustibile la vegetazione), clima (come determinante delle condizioni meteorologiche, radiazione solare temperatura piogge (umidità) e il vento in particolare), condizioni topografiche - morfologia del terreno (pendenza, esposizione,altitudine ecc..).

Fasi evolutive dell’incendio Fase iniziale: Accensione incontrollata, si ha una accelerazione contenuta (initial build-up). Si identifica con l’accensione incontrollata e le prime fasi del principio d’incendio. La bassa intensità del fronte, pur automantenendo la fiamma, non è ancora in grado di fornire una sufficiente energia per il preriscaldamento di una grande quantità di combustibile e pertanto l’accelerazione risulta contenuta. La velocità evolutiva è molto variabile e dipende da molti fattori che influiscono sulla fiamma stessa, in funzione soprattutto delle caratteristiche del combustibile. Tale fase è più veloce nelle zone aperte a vegetazione erbacea, piuttosto che sotto la copertura di quelle boscate. Pochi sono gli esempi di incendi con tale fase molto celere mentre al contrario molti sono quelli con una lunga durata. Molti principi di incendio vengono infatti bloccati in tale fase evolutiva, spesso anche con necessità di esigue forze d’intervento. . www.molisealberi.com

Fase di transizione: aumento delle dimensioni delle fiamme e accelerazione elevata (transition stage). L’intensità del fronte è decisamente incrementata e si individuano un aumento della larghezza del fronte di fiamma, nonché un’emanazione termica sufficiente ad un rapido preriscaldamento del combustibile antistante, con l’inclinazione della fiamma ancora protesa verso la zona incombusta. In questa fase inoltre iniziano a verificarsi moti convettivi e a rinforzare le correnti verso l’incendio a livello del suolo

Fase finale: formazione di colonne convettive (incendio indipendente dai fenomeni esterni). Nella fase finale l’intensità del focolaio è ormai giunta ai vertici della propria possibilità evolutiva, dato che il fuoco e il microclima connesso all’incendio hanno acquistato una propria individualità ed interdipendenza. Caratteristici di questa fase sono alcuni comportamenti del fuoco evidenziabili in formazione di colonna convettiva organizzata, dotata di una propria individualità ed associata al verificarsi di fenomeni di vortici (spotting). Spesso l’incendio in questi casi assume un comportamento proprio, per certi versi indipendente da fattori esterni che in condizioni normali influenzano l’evolversi delle fiamme. In tale fase, le forze d’intervento sovente non sono in grado di fronteggiare l’avanzamento del fuoco In tali condizioni il fuoco mantiene costantemente l’iniziativa, percorrendo in poche ore estensioni anche di migliaia di ettari e causando danni di estrema gravità, data la violenza del fronte avanzante.

Fase di decadimento: fase di decelerazione delle fiamme Può essere considerata inversa rispetto a quelle sopra descritte. L’intensità del fronte decresce in relazione alla diminuzione di influenza dei fattori meteorologici, topografici o alla variazione del carico d’incendio. Tale fase può essere sia graduale che improvvisa, ma in qualsiasi caso porta ad una regressione dell’incendio da fenomeno tridimensionale a fenomeno a due dimensioni e soprattutto a fasi di propagazione del fronte a minore intensità, per cui la lotta al fuoco risulta decisamente più facile. Esempi di tale fase sono facilmente riscontrabili durante la tarda serata e nelle ore notturne, oppure con la cessazione di periodi a forte ventosità e con variazioni della direzione del vento. In funzione dei fattori topografici tale fase si verifica nel momento in cui il fronte raggiunge la cresta o lo spartiacque quindi è costretto a proseguire il suo avanzamento in contropendenza. Altro caso caratteristico è quello in cui le fiamme, incontrando zone non boscate, popolate da specie vegetali meno infiammabili o con differente stratificazione o disposizione orizzontale del combustibile, subiscono drastiche riduzioni sia nei loro parametri morfologici che di propagazione.

Classificazione in base combustibile interessato distinguono quattro tipi Vecchia classificazione

al

tipo

di

dal

fuoco.

Si

a) INCENDI SOTTERRANEI  Gli incendi sotterranei bruciano lentamente le sostanze vegetali sotto il livello del suolo: il muschio, la torba, l’humus indecomposto. In questo caso la combustione è lenta, ma si spegne con difficoltà. Nei nostri ambienti è possibile quando bruciano le ceppaie creando pericoli per la ripresa e la diffusione del fuoco. b) INCENDI DI SUPERFICIE  Gli incendi di superficie sono i più frequenti: bruciano la vegetazione al livello del suolo. Quasi tutti gli incendi cominciano in questo modi Sono gli incendi più comuni nei nostri boschi, bruciano la lettiera, l’erba, le foglie e i rami morti (vegetazione di superficie). Il fuoco è rapido ma non intenso.   c) INCENDI DI CHIOMA Gli incendi di chioma ( o di corona), sono preoccupanti per il forte sviluppo di calore e la possibilità del salto di faville a distanza. Sono gli incendi più pericolosi perché le fiamme si estendono alle chiome degli alberi. Interessano in particolare i rimboschimenti di conifere allo stato di perticaia ad elevata densità. Un mezzo mezzo di difesa è la soppressione del combustibile effettuando una barriera naturale o artificiale o mettendo in pratica la tecnica del controfuoco .       

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Classificazione degli incendi base al tipo di combustibile e al comportamento del fronte fiamma Incendio sotterraneo (Gruond fire): In generale è un tipo di incendio, che si sviluppa nel suolo, caratterizzato dall’assenza di fiamma viva che avanza lentamente nella materia organica in decomposizione o lungo gli apparati radicali della vegetazione. L’intensità dei focolai risulta minima e la modalità di propagazione è diversa a seconda del tipo di combustibili presente nel suolo e del suo grado di porosità e di umidità 1. SUPERFICIALE: se il combustibile è rappresentato dalla parte profonda della lettiera. 2. PROFONDO: se il combustibile è rappresentato da apparati radicali o strati torbosi. La velocità di propagazione di questi focolai è estremamente bassa, tanto che spesso il fuoco per percorre pochi metri impiega diversi giorni. Incendio radente di superfice (Surface fire) In questi incendi sono interessati i combustibili al suolo, sia di superficie (che consistono principalmente nella lettiera e nello strato erbaceo), sia di transizione tra questi e quelli aerei (cespugli e arbusti più bassi che sono ancora a diretto contatto con il terreno). E’ una tipologia estremamente frequente negli incendi boschivi. A seconda del tipo di vegetazione che interessano e delle caratteristiche comportamentali del fuoco, si individuano nelle seguenti tre tipologie principali

Incendi di s uperficie

Incendio di lettiera: il fronte di fiamma si propaga nella parte superficiale e meno compatta della lettiera, rappresentata da foglie morte, strobili, frammenti di corteccia, rami morti di piccole e medie dimensioni giacenti sul suolo. In generale sono le foglie quelle che per prime si accendono e per ciò risultano essere alla base della propagazione veloce. Anche il legno di piccole dimensioni può contribuire ad una propagazione più rapida, in quanto gli accumuli dei ramuli creano focolai violenti, dando origine a vortici con sollevamento di materiale in combustione e così generare focolai secondari avanzati. L’altezza della fiamma è generalmente contenuta entro il metro anche se ciò dipende dalle caratteristiche intrinseche del combustibile, dalle condizioni di propagazione e soprattutto dal carico d’incendio presente. Anche la larghezza del fronte è in generale ridotta, ma ciò è comunque variabile in quanto in relazione alla velocità di avanzamento del fuoco. In effetti con lettiere asfittiche o molto compatte il fuoco risulta poco violento, mentre negli accumuli creati dal vento e dove scarsa è la compattezza della lettiera, la lunghezza della fiamma può superare i due metri e l’intensità è incrementata. La velocità di propagazione dei fronti radenti di lettiera è in genere contenuta ma in situazioni di forte vento e in popolamenti di latifoglie nel periodo invernale, o con pendenza accentuata, si possono riscontrare valori superiori (20-30 m/min). L’avanzamento è abbastanza regolare lungo tutto il fronte (tipico il caso dei cedui di Castagno). Le interruzioni del combustibile possono tuttavia spezzare la continuità del fronte con generazione di lingue ed isole irregolari.

Incendi di superficie

Incendio di strato erbaceo: il fuoco si propaga nello strato erbaceo con combustione parziale o totale delle parti epigee delle specie erbacee presenti, caratterizzati da un brevissimo tempo di preriscaldamento e quindi combustibili rapidi per eccellenza. Ciò è da ascrivere, come per gli incendi di lettiera ad un elevato rapporto superficie/volume, tipico degli strati erbacei. In genere, comunque, presentano una velocità di propagazione più veloce rispetto ai fronti di lettiera. In condizioni di media pendenza, velocità del vento e umidità, la velocità si aggira intorno ai 5-10 m/min. Quando si considerano combustibili erbacei è molto importante il loro stadio vegetativo che determina il contenuto di acqua e quindi la potenzialità di combustione. Come regola generale, si può affermare che tanto maggiore è il tenore idrico delle piante erbacee, tanto minore sarà l’intensità del fronte. La lunghezza della fiamma si aggira in media tra uno e due metri, anche se in casi di carichi di incendi elevati e in condizioni di disidratazione eccessiva, si possono raggiungere lunghezze di 3-4

fino 9 metri (Autori Americani ed Aus traliani).

Incendio di sottobosco arbustivo, macchia e cespuglieto: il fuoco si propaga tra i cespugli che compongono lo strato arbustivo interessando la loro parte fogliare ed i rami di minore diametro. Gli arbusti si possono trovare in un differente stato vegetativo ed in base a questo, possono essere più o meno predisposti a bruciare. In generale questi incendi si presentano nel periodo invernale, quando i cespugliati (roveti, rosai, pruneti) sono in riposo vegetativo e mantengono ancora parte del loro fogliame secco ed appassito e le specie sempreverdi ( ad esempio Juniperus spp.) risultano più disidratate e quindi più predisposte a bruciare. Situazioni simili si verificano in estate quando il tasso di idratazione, a causa del forte deficit idrico, scende al disotto dei valori di guardia. In genere la lunghezza della fiamma non supera il doppio dell’altezza dello stato di combustione. L’intensità non supera quella dei fronti radenti di lettiera. Per i fronti di sottobosco arbustivo sono importanti le potenzialità di evoluzione in fronte di chioma. Le caratteristiche del combustibile rappresentato dagli arbusti xerotermici della macchia, ricchi di oli essenziali hanno un potere calorico pari a più del doppio rispetto a quello della cellulosa, e quindi sviluppano fronti di fiamma ad intensità molto elevata. La macchia si presenta, sotto differenti aspetti: bassa macchia (tipo gariga), formata da cespugli bassi inferiori a 1,5-2 metri, più o meno continui; alta macchia, macchiaforesta, nella quale l’altezza dei vegetali raggiunge anche i 5-6 metri e più e notevole è la commistione con specie arboree più o meno sviluppate. Nel caso di incendio di alta macchia generalmente si ha l’evoluzione in incendio di chioma. La velocità di propagazione può raggiungere in media 70 m/min e fiamme di 12 m.

Incendio di chioma: Il fuoco interessa le chiome delle specie arboree, sia singolarmente che gruppi di alberi contemporaneamente. La propagazione avviene direttamente da un albero all’altro in base alle modalità di avanzamento del fronte se ne distinguono tre tipi. Tra i fattori condizionanti l’evoluzione in chioma del fuoco sono fondamentali il contenuto di sostanze ad elevato potere calorico, come le resine e gli oli essenziali, nonché il contenuto in acqua della parte fogliare dei combustibili aerei e di superficie. Non è un tipo di incendio molto frequente, si verifica principalmente nelle pinete ed è caratterizzato dalla combustione delle parti aeree degli alberi. La continuità del combustibile in senso verticale ed orizzontale è un elemento determinante per il propagarsi di un incendio di chioma. Si definisce incendio di chioma attivo quando il fuoco è in grado si propagarsi da chioma a chioma interessando notevoli estensioni di bosco, procedendo ad altissima velocità. Si definisce invece incendio di chioma passivo quando bruciano le chiome di singoli alberi o piccoli gruppi di alberi, dopo di che l’incendio torna a propagarsi come incendio radente. Spesso l’incendio di chioma passivo evolve naturalmente in incendio di chioma attivo. Gli incendi di chioma, soprattutto quelli attivi, presentano velocità di propagazione anche di 100 metri al minuto con intensità fino a 50000 kW al metro lineare di fronte. Ovviamente questo tipo di incendio costituisce situazione di elevato pericolo per il personale, è da osservare tuttavia che gli incendi di chioma in atto sono di per se molto evidenti rendendo pertanto la situazione di pericolo facilmente individuabile e valutabile. Viceversa la situazione più pericolosa si presenta quando l’incendio di chioma non è ancora divampato ma è ormai imminente, l’innesco rapido e improvviso di un fuoco di chioma è estremamente pericoloso per il personale, fondamentale è quindi saperne riconoscere in tempo gli indizi evoluti

• Classificazione dei tipi di incendio boschivo Non è semplice classificare tipologicamente un incendio in modo univoco in quanto esistono situazioni intermedie che difficilmente possono essere ricondotte con sicurezza ad un caso piuttosto che a un altro. • Inoltre è da considerare che possono essere utilizzati diverse metodologie di classificazione: •

• In base alla destinazione d’Uso del suolo Modelli di combustibile Parametri fisico chimici della vegetazione che influenzano il comportamento dell’incendio •



Uso del suolo - Modelli di combustibile Parametri fisico chimici della vegetazione che influenzano il comportamento dell’incendio (Piano AIB della Regione Molise) Mod. 1: Il pascolo, quasi completamente secco, presenta struttura fine, con altezza generalmente inferiore al ginocchio. La vegetazione è essenzialmente erbacea, annuale o perenne, con presenza di scarso cespugliame. La propagazione del fuoco è determinata dal combustibile erbaceo fine, secco o quasi secco. La continuità orizzontale è uniforme. Anche i campi a stoppie possono essere inclusi in questo modello. Quantità di combustibile 1 - 2 t/ha. Mod. 2: Pascolo in genere con cespugliame disperso o sotto copertura arborea rada. Da 1/3 a 2/3 della superficie possono essere occupati dalla vegetazione arborea o arbustiva. Al pascolo come combustibile si associa il fogliame dello strato superiore. Il combustibile erbaceo secco rappresenta però l’elemento propagatore del fuoco. Quantità di combustibile 5 - 10 t/ha

Mod. 3: Pascolo a struttura grossolana, l’altezza dell’erba supera il ginocchio (circa 1 metro) anche se possono verificarsi notevoli variazioni nelle dimensioni dello strato erbaceo. Circa 1/3 del combustibile è considerato morto. Possono assimilarsi a questo modello anche coltivazioni di cereali non mietuti e praterie ed erbe alte o felci. Gli incendi che si verificano in questo modello sono i più violenti del gruppo pascoli. Quantità di combustibile 4 - 6 t/ha.

Mod. 4: ArbustetiCespugliame o giovani piantagioni molto dense di circa 2 metri di altezza con notevole carico di combustibile morto. Alla base può trovarsi uno spesso strato di fogliame e residui con altezza fino ad 1 metro. Il fuoco si propaga attraverso le chiome dei cespugli che formano uno strato pressoché continuo consumando materiale fino vivo e morto. Può essere presente anche uno spesso strato di fogliame secco che rende difficili le operazioni di estinzione. Quantità di combustibile 25 - 35 t/ha.

Mod. 5: Cespuglieti giovani di altezza non superiore a 1 m. Il materiale combustibile è costituito per lo più da materiale verde caratterizzato da scarsa presenza di composti volatili. La continuità orizzontale è pressoché uniforme. Arbusteti d’invasione o macchie residuali possono essere esempi di questo modello. Quantità di combustibile 5 - 8 t/ha.

Mod. 6: Il modello è rappresentativo di aree cespugliate con caratteristiche intermedie per carico, altezza e natura del combustibile, di quelle descritte per i modelli 4 e 5. I combustibili vivi sono assenti o dispersi: l’altezza media dei cespugli è compresa tra 0,6 e 1,2 metri. Possono essere inclusi in questo modello praterie aperte con cespugli od anche i residui delle utilizzazioni dei boschi di latifogli con fogliame secco al suolo. Quantità di combustibile 10 - 15 t/ha.

Mod. 8: Il combustibile è formato da lettiera indecomposta di conifere a foglia corta (fino a 5 cm) o di latifoglie compattate. Abbondante presenza di rametti frammisti alla lettiera, i cespugli sono pressoché assenti. Sono rappresentati in questo modello i boschi densi di conifere (abeti, pini a foglia corta, douglasia) o di latifoglie come il faggio. Il fuoco, che si propaga attraverso la lettiera, è generalmente superficiale con fiamme basse, soltanto dove trova accumuli di combustibile può dare luogo ad alte fiammate. Quantità di combustibile 10 - 12 t/ha.

Mod. 9: Il combustibile è rappresentato da fogliame di latifoglie a foglia caduca scarsamente compattato o da aghi di pino. Tipici di questo modello sono i cedui di castagno e le pinete di pini mediterranei. L’incendio si propaga attraverso il fogliame superficiale più velocemente che nel modello 8, con maggiore lunghezza di fiamme. Accumuli di materiale morto possono dar luogo ad incendi di chioma od alla creazione di focolai secondari. Quantità di combustibile 7 - 9 t/ha.

Mod. 10: Boschi con grande quantità di combustibile morto al suolo, in seguito ad attacchi parassitari o ad eventi meteorici. Esempi concreti di questo modello sono dati da boschi oggetto di schianto da vento o da neve, dai boschi stramaturi o da quelli in cui si sono eseguiti tagli a scelta o diradamenti leggeri con notevole rilascio di materiale di risulta. Il combustibile è per lo più grossolano ben distribuito sulla superficie. Localmente può essere presente materiale erbaceo verde. L’altezza media dello strato combustibile è di circa 0,6 metri. Quantità di combustibile 30 - 35 t/ha. Residui di utilizzazioni forestali

Mod. 12: Residui distribuiti uniformemente in modo continuo sulla superficie. Fattore di carico molto elevato, maggiore di 80 tonnellate ad ettaro. Locale presenza di piccole aree non coperte dal combustibile. ’altezza media dei residui è di circa 0,6 metri. Il fogliame, ancora verde, è attaccato ai rametti. Esempi di questo modello sono dati dalle tagliate a raso su medie superfici, in boschi di conifere ed in cedui semplici. Quantità di combustibile 50 - 80 t/ha.

Distribuzione geografica dei modelli di combustibile La carta dei modelli di combustibile mostra la distribuzione dei probabili comportamenti del fronte di fiamma e della probabile evoluzione del fuoco. La definizione di questi aspetti si è basata essenzialmente sulla valutazione del tipo di copertura del suolo e a questa è stata associata una tipologia di modello di combustibile che ne descrive i probabili scenari in caso di incendio.

Carta del rischio e vulnerabilità di incendio Sulla base della definizione dei modelli di combustibile è stata estrapolata la carta della Vulnerabilità, che descrive la risposta della vegetazione al passaggio del fuoco in termini di eventuali danni che l’incendio può provocare. La distribuzione dei gradi di vulnerabilità ricalca quelli dei modelli di combustibile, differenziati però secondo i dati estrapolati delle differenti caratteristiche della vegetazione in termini di presenza di combustibile vivo, necromassa, struttura ecc.

Patalecchia

FINE PRIMA PARTE

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