Compendio Di Teoria Musicale

September 21, 2017 | Author: Maneki Neko | Category: Clef, Minor Scale, Music Theory, Musical Scales, Musicology
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Compendio di Teoria Musicale Dalla notazione musicale alla sostituzione degli accordi

Alessandro Castelletti

1 - IL SUONO

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Estensione dei suoni musicali ........................................................................................................................................ 1 Enarmonia ..................................................................................................................................................................... 1

2 - LA NOTAZIONE MUSICALE

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Pentagramma ............................................................................................................................................................... 2 La chiave ....................................................................................................................................................................... 2 Il Tempo ........................................................................................................................................................................ 3 Tempi regolari........................................................................................................................................................... 4 Tempi composti ........................................................................................................................................................ 6 Tempi irregolari ........................................................................................................................................................ 8 Valori delle note e delle pause ...................................................................................................................................... 9 Terzine, sestine e quintine ........................................................................................................................................... 10 Terzine .................................................................................................................................................................... 10 Sestina .................................................................................................................................................................... 11 Quintine .................................................................................................................................................................. 11 Punto, legatura, corona .............................................................................................................................................. 12 Punto ...................................................................................................................................................................... 12 Legatura .................................................................................................................................................................. 12 Corona .................................................................................................................................................................... 13 Ornamenti ................................................................................................................................................................... 13

3 - IL SISTEMA TEMPERATO

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Le Alterazioni............................................................................................................................................................... 16

4 - SCALE E INTERVALLI

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La scala diatonica maggiore (SDM) ............................................................................................................................ 17 Gli intervalli ................................................................................................................................................................. 18 Rivolti degli intervalli................................................................................................................................................... 19 Scale minori ................................................................................................................................................................. 20 La scala maggiore armonica ....................................................................................................................................... 21

5 - TONALITA’ E CIRCOLO DELLE QUINTE ................................................................................ 23 APPENDICE A

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1 - IL SUONO Lungi da me trasformare l’inizio di questo compendio in un riassunto di fisica, mi limiterò a scrivere un paio di rughe in cui fornire qualche definizione prima di iniziare con il succo del discorso. Il suono è il risultato della vibrazione di un corpo elastico percepito dal nostro apparato uditivo come tale. Il suono ha tre caratteristiche fondamentali: 1. Altezza: è la caratteristica che dipende dalla frequenza del corpo che vibra. Quanto maggiore è la frequenza, tanto più alto (acuto) sarà il suono; viceversa, minore la frequenza, più basso (grave) sarà il suono. 2. Intensità: è la forza del suono, prodotta dall’ampiezza dalle sue vibrazioni a prescindere dal loro numero. 3. Timbro: è il colore del suono che è dato dagli armonici (o suoni parziali o ipertoni) che risuonano insieme alla nota fondamentale.

Estensione dei suoni musicali L’estensione dei suoni musicali corrisponde a poco più di sette ottave. Solo due strumenti hanno un estensione tale da comprenderle tutte: sono il pianoforte e l’organo.

Figura 1 - Estensione dei suoni musicali

Nella figura qui sopra, vengono presi in esame tutti i DO. Ognuno di questi, ad esclusione del primo che è quello da cui inizia la serie, è contraddistinto da un numero che rappresenta l’ottava in cui sono situati (DO1 è la 1a ottava, DO2 è la 2a ottava e così via) mentre la cifra posta sotto rappresenta la frequenza.

Enarmonia E’ lo studio della possibilità di considerare un suono in due diversi modi, ad esempio DO# e REb: in questi casi i due suoni vendono detti omofoni, cioè hanno lo stesso suono.

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2 - LA NOTAZIONE MUSICALE Per rendere completo e semplice per tutti lo studio della teoria non tanto da questo compendio, ma piuttosto, se voleste proseguire, da altri libri o manuali, farò una breve presentazione di quella che è la notazione musicale e dei concetti che stanno alla base dell’armonia per tutte quelle persone che non sanno leggere da un pentagramma. Chi non avesse bisogno di approfondire questo argomento, può passare direttamente al prossimo capitolo.

Pentagramma Il pentagramma è l’unione di cinque linee che determinano quattro spazi.

Figura 2 - Pentagramma

Il pentagramma così concepito può contenere un numero limitato di note, per cui si aggiungono una serie di tagli addizionali, che vanno ad aumentare il numero delle linee e degli spazi, per ricoprire l’estensione dei suoni musicali di uno strumento.

Figura 3 - Pentagramma: tagli addizionali

E’ importante sapere che il pentagramma se non è corredato da una chiave, da un tempo e da una tonalità è totalmente privo di significato.

La chiave E’ il simbolo che, posto all’inizio del pentagramma, ci permette di identificare le note che vengono posizionate sulle righe e sugli spazi. Quelle di nostro interesse sono la chiave di violino, o anche chiave di Sol (su cui legge il chitarrista) e la chiave di basso, o anche chiave di Fa (su cui leggono i bassisti). Gli strumenti con maggiore estensione, come il pianoforte e l’organo, leggono in doppia chiave poiché questo tipo di rappresentazione permette di visualizzare l’intera gamma dei suoni musicali da DO al DO7.

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Figura 4 - Posizione del DO nelle varie ottave sul pentagramma

La chiave di violino, o anche chiave di Sol, è così detta perché il punto di partenza per la scrittura è posto sulla seconda linea dove è situata proprio la nota di SOL.

Figura 5 - Chiave di violino

La chiave di basso, o anche chiave di Fa, è così detta perché il punto di partenza per la scrittura è posto sulla quarta linea dove è situata la nota di FA.

Figura 6 - Chiave di basso

Le due chiavi hanno in comune il DO centrale, o più semplicemente il DO3 che è il DO più acuto della chiave di basso e quello più grave della chiave di violino.

Il Tempo Il tempo si divide musicalmente in battute che sono rappresentate da una porzione di rigo musicale compresa tra due linee verticali che contiene l’unità di tempo: l’unità di tempo è espressa tramite una frazione (senza però che sia rappresentata graficamente la linea di frazione).

Compendio di Teoria Musicale Esistono tre tipi di tempi: i tempi regolari, i tempi composti e i tempi irregolari che sono una sequenza di movimenti forti e deboli.

Tempi regolari Sono quelli caratterizzati da due, tre o quattro movimenti: il numeratore della frazione rappresenta il numero dei movimenti, mentre il denominatore rappresenta il valore di ogni movimento.

Figura 7 - Tempi regolari a due movimenti

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Figura 8 - Tempi regolari a tre movimenti

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Figura 9 - Tempi regolari a quattro movimenti

Tempi composti Derivano da quelli regolari e si ottengono moltiplicando per tre il numeratore della frazione corrispondente ad un tempo regolare.

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Figura 10 - Tempi composti

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Tempi irregolari Sono il risultato dell’unione (somma) di due o più tempi regolari la cui sequenza di movimenti forti e deboli dipende dal tipo di unione.

Figura 11 - Tempi irregolari

I tempi irregolari più utilizzati sono:

Figura 12 - Tempio irregolari più usati

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Valori delle note e delle pause Esistono sette modi diversi di scrivere le note e ognuno di essi rappresenta una durata particolare della nota nel tempo. Dalla semibreve alla semibiscroma, ogni simbolo ha un valore temporale corrispondente alla metà del valore del simbolo precedente.

Ad ogni durata della nota corrisponde un tipo di silenzio (pausa).

Crome, semicrome, biscrome, semibiscrome vengono unite, quando sono vicine, con delle sbarrette orizzontali. Per ragioni di chiarezza è bene pensare, quando scriviamo la musica sul pentagramma, che la battuta sia divisa in due parti uguali e che l’unione delle note sia tale da rendere evidenti a prima vista tutti i movimenti della battuta: questo viene principalmente fatto per rendere più agevole la lettura.

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Figura 13 - Esempio di misura scritta in modo poco chiaro

Figura 14 - Esempio di misura scritta in modo chiaro

Figura 15 - Esempio di misura scritta in modo corretto

Terzine, sestine e quintine Terzine E’ un gruppo irregolare, contraddistinto dal numero tre posto sopra o sotto un gruppo di tre note, aventi la durata di due dello stesso valore.

Figura 16 - Terzine

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Sestina E’ un gruppo irregolare, contraddistinto dal numero sei posto sopra o sotto un gruppo di sei note, aventi la durata di quattro dello stesso valore.

Figura 17 - Sestine

Può anche essere considerata come l’equivalente di due terzine, ma la differenza è che nella sestina è accentata solo la prima delle sei note (andamento più fluido), mentre nelle due terzine l’accento è ogni tre note (andamento più ritmato).

Quintine E’ un gruppo, contraddistinto dal numero cinque posto sopra o sotto un gruppo di conque note, aventi la durata di quattro dello stesso valore.

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Figura 18 - Quintine

Punto, legatura, corona Sono notazioni che rappresentano il prolungamento di una nota; ognuna di queste ha una diversa caratteristica.

Punto Il punto viene scritto a destra della nota da prolungare e prolungherà la nota di metà del suo valore.

Figura 19 - Punto

Si può fare uso anche di due punti: in questo caso il secondo punto prolungherà di metà il valore del primo punto.

Figura 20 - Doppio punto

Legatura E’ rappresentata da un archetto e serve ad unire due note aventi la stessa altezza sommando alla durata della prima nota, la durata della seconda.

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Figura 21 - Legatura

Corona Indica il prolungamento, per un tempo non ben definito, della nota su cui è posta.

Figura 22 - Corona

Ornamenti Sono simboli che hanno la funzione di “abbellire” una melodia mediante un particolare tipo di esecuzione della nota a cui si riferiscono.

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Figura 23 - Ornamenti

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3 - IL SISTEMA TEMPERATO Il nostro sistema musicale occidentale, chiamato “temperamento equabile”, vede la scala musicale divisa in 12 semitoni tutti uguali tra di loro. Per ottenere questo, fu necessario “temperare“, vale a dire modificare alcuni suoni per garantire che nell'ottava gli intervalli fossero tutti uguali: questo sistema si affermò grazie al teorico, organista e compositore tedesco Andrea Werckmeister intorno alla fine del 1600. Il nostro sistema tonale è composto, come scritto precedentemente, da dodici suoni (note) diversi: sette naturali e cinque accessori (o alterati) che si possono considerare in due modi (ricordate che le alterazioni si scrivono davanti alla nota).

Figura 24 - I dodici suoni del sistema temperato

Dall’unione dei suoni naturali e di quelli alterati otterremo la scala cromatica, una scala composta da tutte e dodici le note le quali distano l’intervallo costante di un semitono l’una dall’altra, nella quale saranno presenti i diesis (#) in senso ascendente e i bemolle (b) in senso discendente.

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Figura 25 - Scala cromatica ascendente

Figura 26 - Scala cromatica discendente

Il semitono si divide in due categorie:  

Il semitono diatonico che è l’intervallo composto da due note i cui nomi sono diversi (ad esempio DO# e RE); Il semitono cromatico che è l’intervallo composto da due note che hanno lo stesso nome (ad esempio DO e DO#).

L’unione di un semitono cromatico e di uno diatonico ci fa ottenere l’intervallo di un tono. Lo spazio in cui sono contenute tutte e dodici le note è definito ottava.

Le Alterazioni Le alterazioni sono di tre tipi:   

Il diesis (#): è un alterazione ascendente che aumenta di mezzo tono la nota; Il bemolle (b): è un alterazione discendente che diminuisce di mezzo tono la nota; Il bequadro: che annulla l’alterazione precedente ed è limitato alla battuta in cui si trova.

Esse possono essere collocate o all’inizio della composizione (dopo la chiave), durano per tutta la composizione e ne determinano la tonalità, oppure possono essere posizionate durante la composizione e hanno una durata limitata alla battuta in cui si trovano.

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4 - SCALE E INTERVALLI La scala diatonica maggiore (SDM) La scala diatonica maggiore (abbreviata in SDM) è una scala composta da otto note (dove l’ottava è una ripetizione della prima) formata dai seguenti intervalli tra le note, dette anche gradi, della scala. Prendendo come esempio la SDM di DO, abbiamo:

La SDM di DO può essere ricavata dalla seguente successione di intervalli:

Per cui:       

Tra il I e il II grado c’è sempre un intervallo di un tono; Tra il II e III grado c’è sempre un intervallo di un tono; Tra il III e IV grado c’è sempre un intervallo di semitono; Tra il IV e V grado c’è sempre un intervallo di un tono; Tra il V e VI grado c’è sempre un intervallo di un tono; Tra il VI e VII grado c’è sempre un intervallo di un tono; Tra il VII e VIII grado c’è sempre un intervallo di un semitono.

Tramite la costruzione appena vista (T – T – T/2 – T – T – T – T/2 dove T equivale a tono e T/2 a semitono) è possibile ricavare tutte le altre SDM che conterranno al loro interno delle note alterate. E’ importante ricordare che all’interno della SDM, come anche delle altre scale, devono essere presenti tutti i sette nomi delle note, da cui deriva l’uso delle alterazioni. Un utile esercizio può essere quello di scrivere su un pentagramma tutte le SDM usando le note della scala cromatica, con le corrispettive note omofone (DO, DO# o REb, RE, RE# o MIb, MI o FAb, FA, FA# o SOLb, SOL, SOL# o LAb, LA, LA# o SIb, SI o DOb), tramite lo schema costruttivo dato in precedenza inserendo le alterazioni necessarie a far si che siano presenti tutti i sette nomi delle note. Alla fine di questo compendio viene fornito un foglio pentagrammato da stampare e utilizzare a questo fine. Ogni grado è definito da un nome:  

I grado: tonica o fondamentale; II grado: sopratonica;

Compendio di Teoria Musicale      

III grado: mediante, caratteristica o modale; IV grado: sottodominante; V grado: dominante; VI grado: sopradominante; VII grado: sensibile; VIII grado: ottava.

Gli intervalli Per intervallo si intende la distanza che separa il primo grado di una scala da tutti gli altri. Prendendo sempre come esempio la SDM avremmo che:       

Tra il I e il II grado c’è un intervallo di 2a; Tra il I e III grado c’è un intervallo di 3a; Tra il I e IV grado c’è un intervallo di 4a; Tra il I e V c’è un intervallo di 5a; Tra il I e VI grado c’è un intervallo di 6a; Tra il I e VII grado c’è un intervallo di 7a; Tra il I e VIII grado c’è un intervallo di 8a.

Gli intervalli si dividono in due specie: gli intervalli maggiori e gli intervalli giusti. Gli intervalli maggiori sono quelli di 2a, 3a, 6a e 7a mentre quelli giusti sono quelli di 4a, 5a e 8a. Partendo dagli intervalli maggiori e giusti si può aumentare di mezzo tono, o diminuire di mezzo tono, variandone il tipo secondo lo schema: 



Aumento di mezzo tono: o MAGGIORE -> AUMENTATO -> PIU’ CHE AUMENTATO; o GIUSTO -> ECCEDENTE -> PIU’ CHE ECCEDENTE; Diminuzione di mezzo tono: o MAGGIORE -> MINORE -> DIMINUITO; o GIUSTO -> DIMINUITO -> PIU’ CHE DIMINUITO.

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Figura 27 - Intervalli

Rivolti degli intervalli Rivoltare un intervallo significa alzare di un ottava la nota più bassa ottenendo un altro intervallo che risulta composto dalle medesime note ma in ordine inverso. Esiste una regola matematica che da la possibilità di verificare immediatamente, attraverso un banale calcolo, il tipo di intervallo ottenuto dal rivolto, conoscendo l’intervallo di partenza. La regola da cui si parte è che la somma di un intervallo con il suo rivolto dà 9. Di conseguenza sottraendo a 9 il valore dell’intervallo di partenza, otterremo l’intervallo del rivolto. Esempio: Il rivolto di un intervallo di 2a è un intervallo di 7a (9 – 2 = 7) e viceversa. Il rivolto di un intervallo di 4a è un intervallo di 5a (9 – 4 = 5) e viceversa. Il rivolto di un intervallo di 6a è un intervallo di 3a (9 – 6 = 3) e viceversa. Serve inoltre ricordare che:

Compendio di Teoria Musicale    

Il rivolto di un intervallo maggiore è minore e viceversa; Il rivolto di un intervallo giusto è giusto; Il rivolto di un intervallo aumentato è diminuito e viceversa; Il rivolto di un intervallo più che aumentato è più che diminuito e vceversa.

Scale minori Viene definita scala minore una scala che ha l’intervallo di 3a minore tra la tonica e la mediante. Esistono, quindi, più scale minori. La prima scala minore che analizzeremo e la scala minore naturale (d’ora in poi Smn) che è una scala minore relativa, corrispondente alla SDM, avente le stesse note e che ha per tonica la sopradominante. La Smn, che ha per costruzione la sequenza T – T/2 – T – T – T/2 – T - T (dove a T equivale a tono e T/2 a semitono), ha il seguente aspetto:

Figura 28 - Scala minore naturale

Oltre alla 3a minore, la SMN ha anche la 6a e la 7a minore. Altra scala minore utilizzata è la scala minore armonica (in seguito Sma) che ha, rispetto alla Smn, il settimo grado innalzato di un semitono. Questa scala è nata per poter far assumere il ruolo di sensibile proprio al settimo grado. La Sma, che ha per costruzione la sequenza T – T/2 – T – T – T/2 – T+T/2 – T/2 (dove a T equivale a tono e T/2 a semitono), ha questo aspetto:

Figura 29 - Scala minore melodica

Poiché era un problema per i cantanti intonare l’intervallo di un tono e mezzo tra il sesto e il settimo grado che c’è nella Sma, venne creata un'altra scala minore alterando il sesto grado della Sma per renderla più “facile” melodicamente. Questa scala è la scala minore melodica (d’ora in poi Smm), che ha per costruzione la sequenza T – T/2 – T – T – T – T – T/2 (dove a T equivale a tono e T/2 a semitono),che si presenta in questo modo:

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Figura 30 - Scala minore melodica

Questa scala ritornava la suo livello naturale in senso ascendente.

Figura 31 - Scala minore melodica ascendente e discendente

Bach usò per primo la Smm mantenendo le alterazioni anche in senso discendente: questa scala prese il nome di scala bachiana:

Figura 32 - Scala bachiana

La scala maggiore armonica La scala maggiore armonica (in seguito SMA) è una scala maggiore che ha il sesto grado abbassato di mezzo tono. Questa scala, che ha per costruzione la sequenza T – T – T/2 – T – T/2 – T+T/2 – T/2 (dove a T equivale a tono e T/2 a semitono), ha il seguente aspetto:

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Figura 33 - Scala maggiore armonica

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5 - TONALITA’ E CIRCOLO DELLE QUINTE Il circolo delle quinte rappresenta le affinità fra le tonalità distanti intervalli di quinta giusta. La tonalità viene convenzionalmente riferita alla prima nota della scala maggiore se il brano è in tonalità maggiore, o della scala minore naturale se il brano è in tonalità minore. Gli intervalli della scala maggiore sono strutturati in modo tale che eseguendo trasposizioni della tonalità una quinta sopra deve sempre essere alzata una nota di un semitono, per mantenere la stessa sequenza di toni e semitoni. La tonalità di DO maggiore non ha note alterate. Se trasportiamo la tonalità una quinta sopra abbiamo la scala di SOL maggiore. Questa scala contiene un diesis (Fa#). Se la trasportiamo un'altra quinta sopra abbiamo il Re maggiore che contiene due diesis, quello di prima più uno nuovo (Fa# e Do#), e così via. Se al contrario eseguiamo trasposizioni una quinta sotto deve essere abbassata una nota di un semitono. Di conseguenza, sempre a partire dal Do maggiore, abbiamo la scala di Fa maggiore che contiene un bemolle (Sib). Un'altra quinta sotto abbiamo il Sib maggiore che contiene due bemolle, anche in questo caso l'alterazione di prima più una nuova (Sib e Mib). Il circolo delle quinte appena descritto assume la seguente forma:

Il circolo delle quinte evidenzia una cosa molto importante e cioè la distanza fra le tonalità: due tonalità sono dette vicine quando hanno solo una alterazione in chiave come differenza. Con l'aumentare delle

Compendio di Teoria Musicale alterazioni le tonalità si allontanano. Le tonalità vicine sono perciò quelle collocate una quinta sopra o sotto, come avviene nel circolo delle quinte. Le modulazioni, cioè il cambio di tonalità durante una composizione, da la sensazione di un cambio di umore all'interno del brano. Tale mutamento è condizionato da due fattori: la distanza fra le tonalità e il passaggio da modo maggiore a minore o viceversa. Più le due tonalità saranno lontane, più “brusco” sarà il cambio di tonalità.

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APPENDICE A

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