Come Riconoscere Chi Ti Manipola - Piero Fornari
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RIZA PIETRO FORNARI
Come riconoscere chi ti manipola Sono tante le persone che invadono il nostro spazio e che vogliono costringerci a fare quello che loro hanno in mente
Come scoprirli e neutralizzarli
Come riconoscere chi ti manipola Testi di: Pietro Fornari Editing: Stefania Conrieri e redazione di Riza psicosomatica Grafica di copertina: Roberta Marcante Immagine di copertina: Alberto Ruggieri © 2015 Edizioni Riza S.p.A. via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright ©. Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore.
PIETRO FORNARI
Come riconoscere chi ti manipola Sono tante le persone che invadono il nostro spazio e che vogliono costringerci a fare quello che loro hanno in mente
Come scoprirli e neutralizzarli
RIZA
SOMMARIO
PREFAZIONE
Riconosci le persone che ti danneggiano e valorizza te stesso ................................................................ 7 PRIMA PARTE
Come difenderti da chi può manipolarti ti ............................... 17 • Ibastiancontrari ................................................................... 18 • Isaccentifastidiosi.............................................................. 22 • I“finti”esperti .................................................................... 26 • Gliimpiccioni .................................................................... 32 • Gliegoistitiranni............................................................... 37 • Gliumorali ........................................................................ 41 • Iprovocatori ...................................................................... 45 • Iprevaricatori.................................................................... 48 • Isarcastici .......................................................................... 51 • Ivoltafaccia ....................................................................... 55 • Gliinvadenti ..................................................................... 58 • Ilpartnerinsicuro .............................................................. 62 • Gliamicizavorra .............................................................. 65 • Gliantipatici“apelle” ........................................................ 68 • Glisfortunaticronici .......................................................... 72 • Ilpartner“negativo”............................................................ 76
SECONDA PARTE
Trasforma i tuoi difetti in risorse isorse ......................................... 81 • Idisordinatieccessivi ........................................................... 82 • Chihalamaniadell’ordine ................................................ 86 • Idistrattipatologici............................................................ 89 • Ipermalosi ......................................................................... 93 • Glieterninostalgici ............................................................ 96 • Gliincostanti ................................................................... 100 • Gliipersospettosi .............................................................. 104 • Ilamentosi ....................................................................... 108 • Iritardataripatologici ..................................................... 113 • Iconfidenzialisenzalimiti ............................................... 116 • Isuperefficienti................................................................. 120 • Gliingenui ...................................................................... 124 • Irassegnati .......................................................................... 128 • Ipessimistipatologici........................................................ 133 • Glieterniinsoddisfatti ..................................................... 136 • Gliiperinsicuri ................................................................ 139 • Gliinfluenzabili ............................................................... 142 • Gliipercompetitivi............................................................ 146 • Iremissiviesagerati........................................................... 150 • Iperfezionistiincontentabili .............................................. 153
PREFAZIONE
Riconosci le persone che ti danneggiano e valorizza te stesso
I
lcollegachenonfaaltrochelamentarsiconte;l’amicoche invadecontinuamentelatuaprivacyconconsigliindesiderati;ilparentechesisentesempreindirittodidirticosadevi ecosanondevifare;ilcapoprevaricatorecuinonriesciadire dino...Alcunepersonechecicircondano,sianoessifamiliari, colleghi, amici o conoscenti, spesso, in modi diversi, tentano comunquedicondizionarelanostravita. Persone ipercritiche, egocentriche, prepotenti o insicure, che cercanodimanipolarciechehannosempredadiresulnostro mododiessereeagire.Seglielopermettiamo,possonoinfluenzarenegativamentelanostraesistenza,compromettendoanchelanostraautostima.Spesso,tuttavia,siamoproprionoia permetterechequestoaccada,perchéascoltiamotroppolevoci esterneanoietroppopocoilnostroistinto.Infatti,disolito questitipicaratterialihannocomebersaglipreferitiproprio lepersoneconsideratedatutti“moltobuone”o“moltodisponi7
bili”epacifiche,quellechecercanoinognimododievitarele discussioni,nondiconoquasimaidinoe,perquantopossono, cercanosempredifarstarbenel’altro,assecondandoognirichiestasenzabattereciglio. Machiassecondasempreleesigenzedeglialtri,enonleproprie,finisceperperderedivistailveroobiettivodellavita: realizzaresestessoeviverepienamentel’esistenza. Èimportantedunquenonfarsimanipolareoprevaricare;occorrerispettareglialtrimanellostessotempofarsirispettare. Chi prende sempre per buoni i comportamenti altrui e non capisceidannichepossonoprovocargli,rischiadivedersi“rubare”tempoedenergieprezioseediessereespostoaproblemie difficoltàquotidiane.
Accogli il “lato Ombra”: degli altri e tuo Lepersonecheaccettanosemprelerichiestealtruieconcedono troppofacilmenteilpropriotempo,attiranoinevitabilmente asécomedellecalamiteimanipolatori. Ilmotivodiquestaingenuitàediquestapassivitàspessorisiede nell’associazione di due meccanismi psichici inconsci, chiamatiproiezioneenegazione.Nelprimocaso,chiètroppo “disponibile”proiettasuglialtrilapropriabuonafede.Pensa che, dal momento che lui non farebbe mai una determinata azione, nessuno la possa fare. Quindi trova giustificazioni comprensiveperqualsiasicomportamentoaltrui. Conlanegazioneinvece,sitendeadifendersidaunavisionedell’altrochepotrebberisultaretroppodolorosaocomplessa da affrontare; quindi la si rifiuta in blocco, negandone l’evidenza. Non si vuole fare esperienza del “lato Ombra” di chisihaintorno.Sispera,comefannomoltibambini,cheil 8
Cattivononesistaechelepersonesianotuttebuonee“buone tutte”,nellalorointerezza.Maquandosifacosìconglialtri, èperchélosifaancheeinnanzituttoconsestessi,negandoil proprio“latoOmbra”,lazonaoscuradellapsiche,cheognuno dinoipernaturapossiede. Ognunodinoicomprendeinsémoltiaspetti,nonhamaiuna “faccia”sola.Nonèunfattonegativo,perchécipermettedi essere unici e irripetibili. Ma non sempre si accettano tutti gli aspetti della propria personalità: si negano o si rifiutano.Eppure,perrealizzareveramentelapropriaunicità,per nonessereinfluenzatidaglialtri,bisognacominciareaconoscersimeglio,avedereipropriaspetticontroversi.Solocosìsi avrannogliocchiliberipervedereciòchecicirconda,nelbene enelmale,esipotràagirenelmodopiùconsono.
I vantaggi del sapersi “difendere” dagli altri •Sirisparmianoquantitàenormidienergieedidisagi. •Sitienelarottadelpropriocamminodivita. •Simiglioranoirapporticonchicièvicino(figli,partner...). •Sievital’accumulodirabbiaedifrustrazione. •Siaccrescelapropriaautostimaesidiventapiùincisivi.
Impara a dire di no Isìeinochediciamoaglialtrisonofondamentalinellaformazioneenellosviluppodellenostrerelazioniedeterminano continuamentelenostrescelte.Alcunepersonepossonodiventare più facilmente vittime dei manipolatori proprio perché hannomaggioredifficoltàadiredino. Invece,peraffermarelanostraidentità,èimportanteusare 9
anchelenegazioni.Comeriuscirci?Laprimacosadasapere ècheimparareadiredinoportadegliinnegabilivantaggi: ilprimoèdirisparmiarcisituazionidifficili;ilsecondoèdi permettercidifaredellescelteinsintoniaconlanostranatura einostridesideri;ilterzoèdiaiutarciadaffermarenoistessi einparticolarelanostrasingolarità,checostituisceilnostro valoreprincipale. Cosìfacendo,avviciniamoanoilepersonecheciamanoper quellochesiamoechecirispettanoperchéabbiamolaforzadi esserespontanei.Alcontrario,diresempredisìpercatturarela benevolenzadichicistaattorno,adiscapitodisestessi,evita sicuramenteiconflitti,maalcontempoportalapersonaanon prenderemaiunaposizioneeasubiresempreecomunquele sceltealtrui,lontanedaisuoibisogni.
Con i “No” giusti ti apri nuove possibilità Comeromperequestiautomatismi?Comeriuscireadiredino quandonesentiamolanecessità?Ilprimopassoècominciareaporsiquestedomande:“Iocosavoglio?,Cosamipiace?”. Ilchenonsignificaperforzaottenerlo,maalmenopermette diprenderneconsapevolezzaedesprimeremegliolapropria volontà.Unaltroconsiglioèquellodifarepratica,esercitandosiadiredino.Perriuscircibastacominciaredai“Nofacili”, quellichenonlascianostrascichiemotivitroppopesanti.Per esempio,ilnoalcommerciantechevuolevendertil’ennesimo vestitooprodottoappenauscito.Spesso,infatti,sipensachei nostri“No”possanoprodurrechissàqualiconseguenzenegative.Poi,conl’esercizio,siscoprechenonessered’accordonon ècosìterribilecomesipensava.Anzi,diventaun’armautile. Negare qualcosa a qualcuno non significa necessariamente 10
entrareinconflittoodichiarargliguerra.Anziqualche“No” dettoalmomentogiustociaiutaavivereinmodopiùcoerenteconlanostraidentità.Poi,unavoltachesièallenati, siinizianoadireanchedei“Nopiùimpegnativi”,quelliche possonomigliorarelaqualitàdellenostrerelazioni. Questo piccolo cambiamento interiore porta gradualmente anche a modificare in meglio i nostri rapporti con gli altri: se siamo più coerenti e sinceri con noi stessi, anche gli altri losarannoconnoi;lerelazionidiventerannopiùgenuinee spontanee,invecediesserebasatesultimorediperderel’amore dell’altroequindiperquestoaccettaredicomportarciinun modocheinrealtànonvorremmo.
Scegli le persone che ti aiutano a crescere Spesso non ce ne accorgiamo, ma nella scelta delle relazioni siamocondizionatidaitimori,dalleconvenzioniedairuoli cheattribuiamoadaltri.Èdifficileammetterloperchécipiace considerarcifortieautonomi,eppurec’èchitendeafrequentaresolopersonechesenteinferiori,proprioperchéeglistessoha uncomplessodiinferioritàchenonriconosce;c’èchisimette soloconpartnerrassicurantioinsicuriperchétemeilgiudizio oilrapportoparitario.C’èanchechi,alcontrario,frequenta preferibilmentepersonemoltodecise,dei“leader”etrascinatori,perchéglidannopiùsicurezza.Tuttoquesto,infondo, nonsarebbeunproblemasenonfosseche,dopounpo’,chisi relaziona sempre con lo stesso tipo di persone o con soggetti cheservonoamascherarelesuepaure,finisceperbloccarela propriacrescitaelapropriaindividualitàperchésinasconde dietroadaltri,inunacondizionestaticachenonstimolalo sviluppodellapropriapersonalità. 11
Preferiamospessoadagiarciinsituazionidicompromesso,più comodealmomento,mamoltoscomodecolpassaredeltempo. Einveceilcoraggioènecessario:ilcoraggiodivincerelapauradelgiudizio,eprovareafrequentareanchepersonediverse dalsolito.Nonscelteacaso,ovviamente,maquellecheciaffascinano,ciinteressanoe,soprattutto,cistimolano. Frequentarequestepersonepuòportareunaventatadiaria nuovadentrodinoi,capacedirinnovareilnostroIo.Èutilefrequentareindividuichesonofortiecapaciinambitinei qualinoinonlosiamo,oppurechehannounsensodiresponsabilità più spiccato del nostro, che hanno più fantasia, insommapersonedallequaliinqualchemodopossiamoricavare deglistimolipositivi.Spessoquestoservepermettereinluce capacitàchenonpensavamodiavere. L’importante è riconoscere in tempo se colui che abbiamo di fronteèutileallanostracrescitaoppureèdannoso.
Chi sono i “veri” amici? “Ilveroamicosivedenelmomentodelbisogno”,diconoalcuni.“No-ribattonoaltri-ètroppofacileaiutarequalcunoin difficoltà.L’amicoveroèquellochesagioirequandoseifelicee haisuccesso,enonprovainvidia”. Secondoalcuneopinionil’amicoècoluichesaascoltartisenza giudicarti,secondoaltreinveceilveroamicoèchitidicechiaramantequellochepensa,anchesuituoidifetti. Oggipoièsemprepiùfacilesentirequestefrasi:“IosuFacebookhoduecentoamici”,oppure“Iodiamicinonnehopiù:mi hannodelusotutti,l’amicizianonesiste”. Checosadiredifronteaunatalebabeledidefinizioniedi opinioni?Chisonoveramentegliamici? 12
I mezzi tecnologici attuali consentono un’enorme facilità di comunicazione e danno la possibilità di avviare facilmente contatticontantissimepersone. L’usomassicciodiInternet,deglismartphoneedeisocialnetworkcreaungrannumerodirapporti,cheperònonsipossono definire amicizie; sono nella maggior parte delle amicizie“innaturali” e superficiali, senza rapporti veri. Prima poiportanoquasitutteagrandidelusioniedespongonoanche amanipolazioni,criticheeopportunismi.Inquestocaos,nel qualetuttisembranoamicisenzainrealtàesserlo,sirischia davverodinonriconoscerechiamicoloèdavvero.
La prima fondamentale qualità: la spontaneità Gliamiciinrealtàcisono,esistono.Forsenonsonotanti,ma ognunodinoialmenoqualcunocel’ha,fosseancheunosolo. Marischiamodinonaccorgercene,perchésiamodeviatinon solodalleincongruenzedeicomportamentialtrui,maanche dainostrimodellimentali.Spessocerchiamo“l’amicoassoluto”,senzamacchia,perpoimagaricriticarlo(oveniredalui criticati)alprimoequivoco;sirischiadifinirepernonsentirsi più. Il punto è proprio questo: dobbiamo uscire dal bisogno “romantico”delgrandeamicoeapprodareaunavisionepiù realistica dei rapporti. Certo, sarebbe bello che una persona avesse tutte le caratteristiche che sogniamo, ma siamo esseri umani,ognunoconlepropriecaratteristicheeiproprilimiti. Persentireilcaloreeilvaloredell’amiciziaèsufficienteche lapresenzadegliamiciarricchiscainqualchemodolanostra vita.Perigrandigestinonsipuòmaiesseresicuri:quellipossonoarrivareanchedachimagari,finoaquelmomento,non abbiamoconsideratocomeunamico. 13
Amici sinceri non significa amici perfetti! L’amico“assoluto”èunidealedell’adolescenzache,seapplicato allavitaadulta,ciportasoltantoenormidelusioni.Sostituiamoquestoidealeirraggiungibileconunaffettovero,capacedi comprendereilimitireciproci.Nonmettiamoallaproval’amico:quellochecontaèsentirechecihaacuore,siacheriesca siachenonriescaaesserepresentecomevorremmo. Chiarisci subito - Sequalcosavastortonell’amicizia(un’offesa,unequivoco,unaparoladitroppo)èfondamentaleprovaresubitoachiarirelasituazione,anchesenonciva.Un veroamicoaccettailconfronto.Seinvecesiarroccasullasua posizioneenonsirendedisponibile,èmeglioallorarivalutare l’amiciziae,seèilcaso,“allentarla”pernonfarmontareuna rabbiacheprimaopoiesploderebbe,conpessimirisultati. Rispetta i cicli - Come molti amori, anche molte amicizie hannounterminenaturale.Nonappesantiamocilavitacercandoditenereinpiedideirapportigià“consunti”. PerquantoriguardaFacebookoWhatsApp,ricontattiamoi vecchiamicicheavevamopersodivistasolosec’èqualcosadi concretodavivereinsieme,altrimenticorriamoilrischiodi impoverireiricordipositivicheneabbiamoodiriportarea gallavecchieincomprensioni.
Com’è organizzato il libro Questolibrosiproponecomeobiettivoquellodiaiutartiariconoscerelapersonalitàdichihaidifronte,diinsegnarti,con semplicistrategie,aindividuareimanipolatori,cioècoloroche tendonoasfruttartiaiproprifini.Loscopo,insomma,èquello 14
diinsegnartiausare,quandoserve,unpizzicodiintuitoin piùnellerelazioniconglialtripermigliorarelaqualitàdei rapportieanchedellatuavita. Ilvolumeèsuddivisoindueparti:nellaprimaillustriamole tipologiedipersonalitàdacuidifenderti(adesempioifinti consiglieri,gliimpiccioni,gliegoisti,gliumorali...);diciascuncaratteretracciamounidentikiteforniamoalcuniconsigliutilipernonfarticondizionareinsensonegativoenon finire“intrappolato”daquestipersonaggi. Nella seconda parte, invece, mettiamo in luce alcuni tratti dellapropriapersonalitàche,sespintiall’eccesso,possonotrasformarsiindifettieinlimitiperlapropriavitaefelicità. Dalpessimistacronicoalritardatariopatologico,dalpermaloso al nostalgico, ti suggeriamo come riconoscere alcuni lati debolideltuoedell’altruicarattere,imparandoadaccettarlie asfruttarequestecaratteristicheatuovantaggio,trasformandoleinpuntidiforza.
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PRIMA PARTE
COME DIFENDERTI DA CHI PUÒ MANIPOLARTI I polemici, gli invadenti, i finti amici, i lamentosi, i voltafaccia, gli impiccioni... Conosciamo a fondo queste personalità, impariamo a riconoscerle e a proteggerci dalla loro intrusione nella nostra vita, neutralizzandole con efficacia
I BASTIAN CONTRARI Quelli che parlano solo per contraddirti Attaccano sempre in contropiede. Se cedi al loro gioco di continua polemica, ti rovini la vita e anche la salute
“L
a verità è un punto di vista: e precisamente è il contrario di quello che pensi tu”. Sembra questo il motto, del tutto inconsapevole, di chi, qualunque cosa tu dica o faccia, non è mai d’accordo. Mai, anche quando la tua azione riluce di una giustezza inconfutabile. In gergo popolare si chiamano “bastian contrari”, in gergo tecnico vengono definiti confutatori. In ogni caso, se ti sottoponi alla loro influenza, se chiedi la loro approvazione, se credi a ciò che dicono, puoi trovarti in un caotico mare di guai, con in più un bel tuonante “te l’avevo detto” da parte loro, che sa di beffarda presa in giro. Se hai un bastian contrario in famiglia o sul lavoro, devi imparare a proteggerti dalla sua azione continua e caotica. Prima di tutto cercando di capire perché si comporta in questo modo. Il “bastian contrario” è in realtà un insicuro, con un enorme ma inconsapevole senso di inferiorità, per superare il quale usa una classica strategia di compenso: l’affermazione di sé attraverso l’imposizione delle sue idee e la sot18
tomissione dialettica dell’altro. Quali idee? Non importa, poiché è abilissimo nel sostenere sia una tesi sia il suo contrario. Deve soltanto avere un punto di partenza che gli faccia scegliere, automaticamente, quale delle due. E questo punto glielo fornisci tu, esponendo una tua idea o una tua scelta, in qualsiasi campo. La sua sarà esattamente l’opposto. E il bastian contrario la difenderà strenuamente, trovando tutte le argomentazioni, sbandierando certezze e criticandoti senza scrupoli, e soprattutto non prestandoti alcun vero ascolto.
L’identikit del “signor No” Ai bastian contrari non importa granché del contenuto di un discorso, ma solo affermare il contrario. Ecco alcune loro caratteristiche. Conoscerle può esserti di aiuto per evitare di cadere nella loro trappola. •Usaun’ironiachesiavvicinaalsarcasmofastidioso. •Mancadiflessibilitànell’argomentazione. •Provaindifferenzaperlostatoemotivoincuisitrova l’interlocutore. •Mostraindisponibilitàall’ascolto. •È incapace di accorgersi del suo problema.
I rischi delle discussioni con lui Quelli che intervengono nel dialogo solo per correggere tutto ciò che dicono o fanno gli altri, alla lunga creano malumore e nervosismo nell’interlocutore, che cede al loro gioco di provocazione continua. 19
•Sbattendocontrounmurodigomma,tiirritietiarrabbi perché non comprendi il suo atteggiamento. •Vieniinfluenzatodaun’ideafaziosachepuòfuorviarti. •Tisentisvilito,incompreso,eticrollal’autostima. •Seseiindifficoltà,luinontiincoraggiamaticritica. •Seseisuofiglio,tisentiinsicuroesfiduciato.
Gli argomenti da evitare Ci sono alcuni temi spinosi che stuzzicano maggiormente di altri la voglia del bastian contrario di andare contro. Ecco i principali. •Difficoltàsentimentali. •Problemidilavoro. •Sceltedivita. •Problematichefamiliari. •Malattieesintomi. •Calcioealtrisport. •Politica. •Attualità. •Programmitelevisivi. •Tecnologiavaria(pc,cellulari).
I consigli: evita il confronto e lasciagli la parola L’errore più grande che si possa commettere è cominciare a discutere con lui, dimenticando che gli interessa solo fare polemica. Con questi tipi è meglio non esporsi esprimendo la propria opinione. Meglio stare in silenzio e aspettare che siano loro a scoprirsi. 20
Impara a riconoscerlo - Individualo, osserva il suo automatismo in azione e non pensare di poterlo cambiare. Lui stesso non crede in ciò che dice, come un avvocato che sostiene una tesi pur sapendo che è falsa, o pur avendo dubbi. Se tu avessi detto il contrario, lui avrebbe fatto lo stesso. Può sembrare assurdo, ma è così. Non cercare di convincerlo - Non infilarti in un “torchio dialettico” da cui uscirai sconfitto o logorato da una sterile e inutile discussione. A volte è difficile, perché, per esempio, può essere un familiare a cui viene spontaneo raccontare di te, ma ne va del tuo equilibrio psichico. Attendi che si esponga - Di solito, per la sicurezza che ostenta, il “bastian contrario” sembra un punto di riferimento a cui chi è insicuro dà in pasto il proprio vissuto. Lascia invece che sia lui a esprimere per primo la sua opinione,ocheraccontidisé.Vedraituttalasuafaticadi raccontare qualcosa in assenza di un “nemico”. Puoi imparare da lui a essere più flessibile - Vai davanti allo specchio e decidi di sostenere una tesi e poi il suo esatto contrario. Per esempio, convinci te stesso di non voler vivere in città, metticela tutta, elenca i mille vantaggi della campagna. Lascia passare cinque minuti e poi fai l’esatto opposto, con sicurezza e con piglio autorevole. Non importa che cosa pensi davvero tu. Fingendo con forza, ti convincerai di entrambe le verità. Con questo gioco il cervello si abitua a verità mutevoli e a uscire da personaggi troppo rigidi. Al contempo, tu impari a non identificarti troppo in nessun pensiero. 21
I SACCENTI FASTIDIOSI Pensano sempre di saperne più degli altri È sempre bene evitare chi emette sentenze su tutto, specie su argomenti che conosce solo superficialmente. Ecco come difendersi
S
i trovano ovunque: tra i parenti, tra gli amici, sul lavoro, a un corso e in tanti altri contesti della vita quotidiana. Loro sono lì, sempre pronti a elargire la propria sapienza, anche senza che nessuno glielo chieda o li interpelli direttamente. Sono i cosiddetti saccenti, coloro che pensano di sapere tutto sempre meglio degli altri, che amano essere ascoltati ma sono incapaci di prestare ascolto alle parole di chi hanno di fronte e non si trattengono dal manifestare questa presunta superiorità con consigli non richiesti, sermoni compiaciuti, critiche salaci ed evidenziando che soltanto loro sanno che cosa è bene o male, utile o inutile, giusto o sbagliato. In tutti i campi, ostentano la “verità”, o comunque una conoscenza migliore della nostra, e la impongono nei discorsi, mostrando indifferenza per le risposte seppur valide di qualsiasi interlocutore, anche quando questi è palesemente più esperto su quello specifico tema. Esistono però delle buone regole per riconoscere e neutralizzare i saccenti: eccole. 22
L’identikit di chi elargisce la propria sapienza Se riuscissimo a osservarli con distacco e ironia, ci accorgeremmosubitochesonoridicoliegrotteschi.Tuttavia, la loro spocchia, sommata al fatto che non di rado ce li troviamo tra i parenti stretti o tra i migliori amici o nello stesso luogo di lavoro, spesso ci irrita impedendoci di cogliere il lato comico del loro atteggiamento. Anche perché con loro non si può impostare un vero dialogo, non ci si sente mai capiti. E soprattutto, se siamo incerti o disorientati, possiamo fare scelte sbagliate, influenzati dalla loro finta ma prorompente sicurezza, che di solito non coglie per nulla le reali problematiche di chi hanno di fronte. Ecco alcuni loro tratti tipici. •Sono egocentrici. I saccenti gesticolano in modo da valorizzarsi (indicano loro stessi, assumono posture damaestro,dacapoodapadronedellasituazione)eti guardano come a dirti: sei sempre il solito inetto. Ciò accade soprattutto se ci rivolgiamo a uno di loro per un aiuto(che,sevienedato,èaccompagnatodacritichee insegnamenti)operunosfogopersonale(chenonviene accoltomarispeditoalmittentecontantodipredica). •Secondoloroglialtrisbaglianosempre.Unesempiofra i tanti possibili: a pranzo o a cena insieme, se raccontiamoqualcosadinoi(unadecisionedifficile,unproblema sul lavoro), ci sentiremo dire dai saccenti che loro lo saprebbero fare meglio, che conoscono un posto migliore, che la scelta ottimale è un’altra, trasmettendo questi messaggi: tu sbagli, tu non capisci, non hai fatto abbastanza, non hai scelto bene, non vai bene. 23
I rischi che corriamo con loro L’ostentata superiorità esibita dal saccente che la sa lunga su ogni cosa e aspetto della vita, oltre a procurare fastidio alla persona che ha davanti, può alla lunga minare le sicurezze di chi si trova ad avere a che fare con lui. Ecco i rischi che si corrono con queste persone. •Leproprieideeeazioniperdonoforzaeincisività. •Cisisenteinadeguati,inferiori,incapaci. •Sivieneinfluenzatinelledecisioniimportanti. •Sifannoerroriclamorosichemaisisarebberocompiuti. •Si resta paralizzati in un atteggiamento psicologico dannoso di dipendenza. •Cisisentesolieincompresi.
I consigli: lasciali parlare e non fare domande Più di ogni altra cosa, i saccenti amano essere ascoltati: se fai loro credere di farlo con attenzione, si sentiranno soddisfatti e si disinnescheranno presto da soli, certi di averti convinto! Identificali - I saccenti danno consigli senza richiesta, non chiedono mai, non hanno dubbi, criticano anche senza conoscere bene la situazione, ostentano le loro opinioni e le loro conoscenza con una sicurezza invidiabile, non hanno l’umiltà di ascoltare, non cambiano mai idea e restano saldi sulle proprie posizioni. Il vero sapiente fa l’opposto: ascolta, chiede, comprende. Solo su richiesta, e solo a volte, suggerisce qualcosa. 24
Proteggiti al meglio - Se ti accorgi di essere facilmente influenzabile dalla falsa sicurezza dei saccenti, non raccontare loro troppe cose di te. Se hai un progetto o un’idea, prima agisci e portala a compimento, o verrai continuamente disturbato da critiche e consigli. Riduci anche le confidenze, soprattutto quelle che riguardano aspetti intimi e privati della tua esistenza, o verranno usate per creare una visione di te che diventerà un inossidabile pregiudizio. Disattivali così - Se parli con un saccente evita di compiere questi errori: il primo è di fargli domande come se fosse un oracolo dandogli un’importanza e un potere che lui poi userà alla prima occasione per esibirsi e mostrarsi superiore a te; il secondo è di combatterlo o competere con lui in una gara di ostentazione. Lascialo pure parlare senza farti troppo impressionare. Piuttosto cerca di selezionare le sue parole: magari tra quello che dice c’è effettivamente anche qualcosa che ti potrebbe risultare utile.
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I “FINTI” ESPERTI Hanno in tasca la verità assoluta Sono quelli che mostrano sicurezza in ogni campo, condizionando con le loro parole chi è alla ricerca della propria strada e avrebbe bisogno di una guida vera per crescere. Ecco come arginarli
A
nche queste personalità, simile per molti versi ai saccenti, si trovano ovunque: ogni ambiente ha il suo “espertone”, il “saggio”, il “maestro” sempre pronto a elargire verità assolute, giudizi definitivi e parabole paradigmatiche, nonché sapienti consigli, paterne approvazioni e materne censure. Non parliamo qui del leader di una setta o di un movimento, ma di quelle persone che nel nostro mondoquotidiano(lavoro,amici,scuola,università,circolosportivooculturale...)siauto-incaricano,conl’accordo inconscio di chi sta intorno, del ruolo di “esperto in tutto”. Ne parliamo perché esse, ostentando una granitica sicurezza in ciò che dicono e una dialettica superiore alla media dell’ambiente che frequentano, possono influenzare negativamente la vita di altri più insicuri e manipolabili, che hanno bisogno proprio di un leader di riferimento, di una figura patriarcale di guida. Comedifendersialloradaquestifalsimaestri?Vidiamo qui di seguito alcuni semplici suggerimenti pratici. 26
L’identikit di chi dà consigli non richiesti La figura del saggio in realtà è connaturata all’esistenza di qualsiasi gruppo fin dai tempi più antichi. Le società arcaiche avevano bisogno di una guida che possedesse il carisma, cioè quel segno distintivo che ne faceva una persona speciale in contatto con verità immanenti o trascendenti.Talifigure,sebbeneinscenaribenpiùevoluti e autocoscienti, sono auspicabili anche ai nostri giorni: è fondamentale per ognuno di noi sapere che c’è qualcuno al mondo, e nel nostro personale mondo, che ne sa più di noi sull’arte di vivere, perché questo ci dà speranza, sicurezza e reale possibilità di progresso. Unpo’comenell’arteonellascienza:qualcunovaoltree “vede” ciò che già c’è, ma che l’occhio comune non vede ancora. Oggi tuttavia, nel trionfo dei modelli narcisistici, il ruolo del saggio è sempre più inflazionato: diventa un sapiente - spesso in buona fede - chi acquisisce una ricchezza o un ruolo di potere, o chi sente di aver raggiunto una qualche verità o chi ha semplicemente visto che conviene interpretare il ruolo di chi “sa”. Ecco alcuni tratti tipici di queste personalità. •Questepersonestannosempresulpulpito.Nonsitrattengono dall’elargire consigli e giudizi anche senza conoscere a fondo la situazione. •Hannolatendenzaavolersempreconvincereglialtri e mostrano uno spasmodico bisogno che l’altro accetti quello che dicono, e se non lo fa spesso si offendono. •Ingenerevivonomalelacriticaequandoqualcunoosa esprimere disaccordo banalizzano le sue idee o cambiano argomento o dicono che l’altro “non può capire”. 27
•Ifintisaggiguardanoglialtridall’altodellalorosuperiorità. Fanno di tutto per tenere il dialogo su un piano impari, con loro sopra e gli altri sotto come discepoli. •Sonounpo’noiosi.Dopounpo’sicapiscechesonofermi, che non si mettono più in discussione e che pensano di non aver più niente da imparare. •Arroccatinellelorocertezze,nonprovanomaistupore, sorpresa e non sanno realmente immedesimarsi nei problemi altrui.
Le persone che spesso rivestono questo ruolo Ecco le persone che più spesso si assumono il ruolo di finti maestri. Ostentando sicurezza in ogni campo, condizionano chi è alla ricerca della propria strada e avrebbe bisogno di una guida vera per crescere. •Igenitorieifamiliariconcuisièpiùinconfidenza. •Illeaderdelgruppodiamici. •Inonni. •L’insegnantecarismatico. •Lacollegaopinionista. •Ilcapoallavoro.
Qual è la loro forza Ecco per punti il segreto del loro successo. •Mostrano una sicurezza“a prescindere” e nascondono qualsiasi dubbio. 28
•“Vendono”beneirisultatiottenuti,mitizzandoliadarte. •Intuisconoalvolol’ambienteolapersonaconcuiinterpretare questa parte.
I consigli: ritrova la fiducia in te stesso Per ciascuna persona esiste un vestito solo suo e a ognuno di noi spetta il compito di individuarlo: per riuscirci è sufficiente affidarsi al migliore dei sarti ovvero alla propria tendenza innata. Non serve cercare lontano, ce l’abbiamo in casa, dentro di noi. Ecco qualche consiglio, per ritrovare fiducia ed evitare di farsi condizionare troppo dagli altri, allontanandosi dalla propria natura. Ascolta la tua interiorità - Dopo che ricevi un consiglio dal “saggio”, resta da solo per un po’. Sentirai subito se quello che ti ha detto ti appartiene o no. E se la risposta è no, fai prevalere la tua voce interiore su quella del carisma esterno, altrimenti eserciterai una violenza su te stesso. Mantieni i tuoi spazi e i tuoi segreti - Il falso maestro userà ciò che gli dici per giudicarti e, spesso senza volerlo, costruirà dei pregiudizi con cui inquinerà i suoi consigli. Nelle radici di una pianta si svolge tutta la funzione nutritiva e creativa. Noi guardiamo i fiori, guardiamo le foglie, guardiamo la luce che arriva sui rami, ma l’evento nascosto, le radici stanno nel profondo della terra. Tuttelevoltechetivieneinmenteunsegretoevuoiraccontarlo a qualcuno, devi ricordarti che questo viene dalla profondità delle radici. 29
Impara a prendere il buono che c’è in lui - Anche in un finto saggio c’è sempre qualcosa di buono, di vero e di interessante. Frequentalo e impara a intuire che cosa puoi realmente imparare da lui. L’importante è non identificarsi completamente con ciò che dice e mantenere sempre il giusto distacco. Non porti come subalterno - Chiedere un consiglio non significa sottostare. E ricorda che in genere un vero maestro più che delle risposte ha delle domande. Domande capaci di farti scorgere soluzioni impensate. Recupera il silenzio - Spesso si chiede il parere degli altri perché ci si sente in trappola, senza via d’uscita, perché si crede che loro possano darci chissà quali soluzioni in grado di sbloccare la nostra vita. Invece, al contrario, si dovrebbe pensare che la nostra storia non esiste. Non cercare di capire ciò che non va nella tua vita. Non attendere svolte esistenziali particolari. Piuttosto metti in pratica questo consiglio importantissimo: smetti di lamentarti e stai attento alle parole che esprimi. Non appena un lamento si affaccia, fermati, fai un bel respiro profondo e resta in silenzio. Senza pensare a quello che dicono gli altri. Attraverso il silenzio ritroverai il corpo, e il corpo ti insegnerà a dire le parole giuste, quelle che contano davvero e che ti feconderanno di felicità. Il parere degli altri non ti serve - Non abbiamo bisogno di ricevere consigli, suggerimenti, approvazioni altrui. Quante volte, chiedendo agli altri un’opinione, hai sen30
tito ripetere le stesse cose? Immagina di frequentare da qualche tempo con una persona nuova, che ti piace. In genere, ti viene spontaneo, in questo caso, chiedere all’amico o all’amica di turno con cui sei in confidenza se è opportuno dichiararti, fare a questa persona un regalo o invitarla a uscire. Le risposte più comuni? Di solito frasi fatte, banali, scontate, senza nessuna aderenza al caso specifico: “Ma no, fatti desiderare; deve essere lei/lui a fare il primo passo...”.
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GLI IMPICCIONI Si nutrono della vita degli altri Curiosissimi e muniti di frasi fatte, intervengono su tutto. Possono agire con le migliori intenzioni, ma fanno danni perché riducono la libertà d’azione altrui
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i sono persone che si sentono in diritto di invadere letteralmente la vita di altri. Dicono di farlo per il loro bene, e in parte è forse vero. Ma l’eccesso di consigli e di iniziative non richieste, la troppa sollecitudine, l’estrema curiosità e attenzione morbosa per i fatti altrui tradiscono sempre qualcosa che non va e, soprattutto, ottengono effetti opposti e disastrosi. Se anche tu sei vittima del classico impiccione che eccede nel dare consigli, ecco qui di seguito dei validi suggerimenti. Se invece ti senti più vicino a questo diffuso “personaggio”, i consigli che daremo qui di seguito ti aiuteranno a meditarci su.
L’identikit dei curiosi patologici Riconoscere un vero impiccione è semplice: ecco alcune sue caratteristiche ricorrenti. •Senonseguiunsuoconsiglio,cirimanemaleetendea offendersi per questo motivo. off •È una persona estremamente curiosa e desiderosa di co32
noscere ogni aspetto della vita degli altri. In genere fa spesso tante domande risultando insensibile e inopportuno: “Allora raccontami, cosa è successo? Perché? ecc.”. •Senonglifaiconfidenzeticriticaesenontifaiaiutare si sente inutile. •Èunapersonacheperindoleèportataadaiutare,ma che per nevrosi lo fa in modo obbligato, quasi fosse l’unica maniera per relazionarsi.
I soggetti più intrusivi Madri e suocere le maggiori indiziate. Ma attenzione anche ai colleghi di lavoro. Con la scusa di aiutarti, cercano in realtà di dare un senso alla propria vita. Ecco gli intrusi più fastidiosi. •Madre. •Suocera. •Amiciecolleghidilavoro. •Insegnanti. •Maestrieguidespirituali.
Le sue frasi “tortura” L’impiccione ha in genere una collezione di frasi fatte che sfodera tutte le volte che impartisce consigli agli altri. Ecco quelle classiche. •“Ticonsigliodi...”. •“Pensochetudebba…”. •“Perchénonfaicosì?”. 33
•“Ioaltuoposto...”. •“Èmegliocomedicoio”. •“Comealsolitononmiascolti”.
L’identikit della vittima Chi cade più spesso nella rete degli impiccioni? Chi si lascia andare a confessioni sulla sua vita privata che poi gli si ritorcono contro? Ecco il profilo di chi subisce. •Èunapersonaeducataeaccomodante. •Dicetroppecosedisé. •Fafaticaadiredino. •Haun’ideaincostantedisestessa. •Soffredisensidicolpa.
I rischi nel tempo Il pericolo principale che corre la vittima dell’invadente è di sentirsi sempre un’incapace bisognosa di ricevere i consigli altrui. Questa situazione, a un certo punto, può sfociare in un litigio che interrompe la dipendenza da una parte e l’eccessiva intrusione dall’altra. Ecco quali rischi si corrono. •Fastidio,irritazioneeribellione. •Sensodiinadeguatezzaeincertezza. •Ansia(anchedaprestazione). •Azionimaldestre. •Mancanzadiprivacyediautonomia. •Figuracceconglialtri. 34
Perché “mette il naso” nella vita altrui Il bisogno di entrare lancia in resta nella vita altrui, calpestandoprivacyeconfini,ètipicodialcunepersonalità. C’è qualcosa di troppo nell’attenzione dell’impiccione per la vita altrui, e questo “di più” è di solito dovuto ad alcuni suoilimiti.Vediamoli. Vita vuota - Haunavitapersonalescarsissima,senzainteressi o passioni, e “risolve” il vuoto occupandosi di una vita altrui come fosse la sua, con la presunzione di sapere sempre qualcosa più di te. Bassa autostima - Anche se dà consigli a iosa, ha bisogno di sentirsi importante, di vedere riconosciuto il suo valore, e di sentirsi “buono e generoso”. Paradossalmente, tutti i suoi consigli fanno sentire l’altro un incapace. Troppo cuore, poco metodo - Pensa, poiché ci mette il cuore, di poter dire e fare tutto, senza filtri. Ma non è sufficiente e anzi spesso è controproducente: bisogna calibrarsi sulla sensibilità dell’altro. Bisogno d’amore e di attenzione - Crede che per essere amati si debba essere utili e così, aiutando, crea un “creditoaffettivo”(“Contuttoquellochehofattoperte,orami trattiinquestomodo!”). Dipendenza emotiva - Inconsciamente spera di tenere legata a sé una persona cara, rendendola dipendente dal suo aiuto.Un“doppiolegame”cherisultapatologico. 35
I consigli: come difendersi dalle “invasioni” Chiinvadelatuaprivacyevuoleindicarti“lagiustavia” (quellacheluinellasuavitanonèriuscitoapercorrere), continuerà a farlo se non metti dei limiti. Fagli capire che gli errori sono tappe di crescita, ma devono essere i tuoi, non i suoi. Altrimenti tu perderai autonomia e accumulerai rabbia verso di lui. Ecco qualche consiglio. Racconta poco o niente di te - Non raccontare agli altri tutto di te, evita di mettere in piazza elementi della tua vita privata, problemi, ma anche punti deboli e pensieri negativi. Poniti in ascolto o parla di cose più superficiali o comunque meno intime. All’inizio non è facile perché la ricerca dell’intimità scappa fuori in automatico, ma dopo un po’ ci riuscirai e scoprirai che essa non è né indispensabile né opportuna con tutti. Ogni cosa che dici per l’impiccione diventa “cibo” per le sue proiezioni mentali. Fissa dei paletti - Se l’impiccione è riuscito a “invaderti” è perché glielo hai permesso. Rifletti su questa tua disponibilità che spesso non è solo buona educazione o rispetto, ma incapacità di affermare le tue scelte. Un po’ più di determinazione non guasta - Ascolta quello che ti dice a patto però poi di agire in autonomia facendo ciò che vuoi e che senti. Così, anche sbagliando, avrai sempre in mano tu il timone della tua vita. Scambiatevi i ruoli - Se affronti l’impiccione a muso duro litigherete, mentre giocando con ironia lui potrà accettare latuarichiestadiprivacy. 36
GLI EGOISTI TIRANNI Succhiano le energie e fanno soffrire Uno comanda, l’altro obbedisce. Uno tratta male, l’altro si lamenta. Sono “il padrone” e “il servo”. Accade ovunque, anche tra le mura di casa, tra partner o tra amici. Si tratta di relazioni pericolose e squilibrate. Ecco come disinnescarle
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orse molti, almeno una volta nella vita, sono entrati in strettocontattoconun“grandeegoista”.Unapersona cui sentono di aver dato la parte migliore di sé, amore, amicizia, dedizione, lealtà, ma a volte anche aiuto, lavoro, tempo o denaro, e da cui si sono poi sentite sfruttate, tradite e magari beffardamente pure criticate. E ciò che resta è una grande rabbia per non aver intuito prima questa caratteristica. Certo, ogni vissuto è altamente soggettivo, e la possibilità di sentirsi vittime può essere accentuata dall’emotività. E ciò è dimostrato dal fatto che anche coloro che vengono considerati egoisti hanno a loro volta da lamentarsi di qualcun altro che è stato un grande egoista/ sfruttatore con loro. Ma questo, in fondo, non fa altro che confermare un aspetto tutt’altro che soggettivo: l’esistenza di persone fortemente egocentriche che, con la loro tendenza accentratrice, influenzano la vita di chi crede in loro. Ecco come difendersi. 37
L’identikit dell’accentratore egocentrico Ecco gli atteggiamenti tipici dell’egoista tiranno. •Agiscesempreconundoppiofine:vuoleottenerefavori o altri benefici. •Tendesempreasfruttareglialtri. •Èegocentricoeaccentratore. •Unavoltachehaottenutociòchedesidera,sparisce. •Èconcentratosoloedesclusivamentesuipropribisogni e sui propri obiettivi.
I rischi di essere in balia di un “tiranno” In molti casi, da parte di chi si sente sfruttato c’è una notevole disponibilità a farsi sfruttare. Non è che si voglia consciamente essere vittima, ma non ci si sottrae dal diventare tale. Si permette all’altro di tiranneggiare per molti motivi: remissività, piacere sottile che si prova nel recitare la parte della vittima, desiderio di cedere a un altro la responsabilità della propria vita. A volte i segnali del fatto che l’altro ci sta manipolando per il proprio vantaggio sono evidenti fin da subito, eppure noi andiamo avanti, resistiamo, lo perdoniamo, gli diamo tante altre possibilità. Gli permettiamo di spremerci e di sfinirci. Spesso addirittura ci mettiamo in discussione, anche se sappiamo di essere nel giusto, diventiamo insicuri e ci chiediamo: “Forse sono io che sbaglio, che non vado bene, sono io che non capisco le sue ragioni?”. Siamo come incantati dalla potenza dell’egocentrismo che abbiamo di fronte, abbagliati dalla sicurezza con cui l’altro fa azioni che van38
no a nostro svantaggio. Prima di entrare nella sua orbita eravamo persone equilibrate, ora siamo disorientati, defraudati e stanchi. Ma in questo essere “vittime dell’egoista”, abbiamo delle responsabilità. Ecco i rischi che comportano queste relazioni malate. •Nonriesciadiremaidinoallesuerichieste,anchea quelle silenziose. •Tistaitrascurandoinnomedellesueesigenze. •Tiseiabituatoaviverecosì,lodaiperscontato. •Sperisemprenellasuabenevolenzaeapprovazione.
I consigli: riporta in primo piano le tue esigenze Se vogliamo proteggerci da queste situazioni, non possiamo certo aspettare che gli egoisti smettano all’improvviso di esistere. Anche perché a volte sono alcune specifiche relazioni elazio a fare di uno un egoista e di un altro la sua vittima. È cioè possibile che una persona con tendenze un po’ egocentriche, ma lontano dall’essere un tiranno, venga messo nelle condizioni migliori per approfittare dell’altro proprio dalle sue caratteristiche troppo ingenue e remissive. Definisci i confini - Quel che serve non è l’irrealistica e passiva attesa di un mondo migliore, ma un’azione attiva e concreta per stabilire i giusti confini nei rapporti. Siamo noi che abbiamo il dovere di segnalare le nostre esigenze e le nostre contrarietà, e imparare a farlo fin da subito, affinché il rapporto che si instaura, qualsiasi sia la sua natura, non nasca già fortemente sbilanciato. 39
Per questo motivo chi è portato in modo naturale a un atteggiamento di grande umanità, comprensione e fiducia verso gli altri, cosa in se stessa molto bella, dovrebbe associare a queste qualità una buona conoscenza di se stesso e del mondo, per non esporsi alla mancanza di rispetto che prima o poi, anche solo per un fatto statistico, è destinato a incontrare nella propria vita. Diminuisci la tua disponibilità -“Vediamo se mi capisce, vediamo se questa volta mi viene incontro”. Questo è proprio l’atteggiamento da evitare: aspettarsi che l’altro sappia immedesimarsi in te e che abbia intenzione di farlo. Non proiettare sugli altri la tua disponibilità. E comunica, quando serve, anche le tue esigenze. Cambia le false idee di te - Per segnalare in modo efficace i tuoi bisogni, devi prima averne consapevolezza e conoscerli. Osservati e ascoltati con più attenzione, così da mettere a fuoco almeno le cose fondamentali che hai bisogno vengano rispettate. Se non sai ciò che vuoi, farai sempre quello che vuole l’altro. Limita le risposte immediate - A volte tu sapresti anche cosa desideri e cosa no, ma l’egocentrico ti prende alla sprovvista e tu, mancandoti la risposta immediata, dici alla fine di sì a tutto. Il trucco da usare: non rispondere subito, prendi tempo. Meglio apparire insicuri e dire: “Ci devo pensare sopra”, che subire sempre.
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GLI UMORALI Ti disorientano con i loro continui alti e bassi Gli sbalzi d’umore sono diffusi e ogni volta che si presentano, dopo aver fatto i loro “danni”, si dileguano così velocemente da non essere riconosciuti come i veri responsabili di tanti problemi relazionali. Ecco come proteggersi
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li sbalzi di umore sono fenomeni psichici naturali che appartengono a ognuno di noi; l’umore infatti non può e non deve rimanere sempre identico nel tempo: risente degli eventi esterni, del clima, dei ragionamenti, delle emozioni, della ciclicità ormonale e di tante altre varianti. Opporsi a queste modulazioni spontanee sarebbe sbagliato, controproducente, poiché si tratta di modalità con cui la nostra energia psichica e mentale ha bisogno di fluireinquelmomento.Tuttaviaènecessariocomprenderne anche gli aspetti negativi, soprattutto se le persone che abbiamo accanto sono soggette a questi sbalzi, o se lo siamo noi in prima persona.
L’identikit dei lunatici Lo sbalzo d’umore è come un’onda che tenta di “impadronirsi” della persona che lo vive: cambia almeno in par41
te la sua disponibilità verso gli altri, il suo modo di ragionare, la fa agire in modo alterato e dire cose che in altri momenti non penserebbe nemmeno. •La persona è sempre la stessa, ma qualcosa la illumina o, al contrario, la incupisce improvvisamente e senza ragione al punto che chi le è attorno può avere la sensazione di non riconoscerla più nei modi, nei pensieri, nello sguardo. Risultato: l’interlocutore si sente spiazzato e non sa più cosa fare. •Ciòèpiùproblematicoquandolosbalzod’umoreèverso il basso: la persona che ne è soggetta può diventare pessimista, scontrosa, sarcastica, sfiduciata, apatica o aggressiva; può prendere decisioni avventate e compiere scelte repentine. Il problema è che spesso la persona si identifica con lo sbalzo d’umore, dimenticandosi che si tratta solo di un’alterazione passeggera.
I rischi: malintesi e litigi L’interlocutore, soprattutto se emotivamente coinvolto, può farsi influenzare, a volte quasi manipolare, dagli sbalzi d’umore di chi gli sta attorno. Nella vita di coppia ciò raggiunge la punta più alta: un partner lunatico porta con frequenza nella relazione dei messaggi molto diversi e altalenanti, disorientando l’altro. Anche nei rapporti familiari (genitori-figli, oppure tra fratelli),amicalieprofessionaliglisbalzid’umorepossono creare malintesi, discussioni, litigi con conseguenze che si possono protrarre nel tempo. Inoltre, alcune persone soffrono molto i cambiamenti d’umore altrui perché evoca42
no in loro un fastidioso senso di precarietà, di imminenza e continua tensione destinata a scoppiare prima o poi. Ecco cosa provoca la vicinanza di una persona lunatica. •Perditadellastima,dellafiduciaedelrispettoreciproci. •Disorientamentosulleintenzioniproprieedell’altro. •Logorantealtalenadiillusioniedelusioni. •Continuainterruzionedeiprogetticondivisi. •Estenuazionementaleperl’adattamentocontinuoagli sbalzi d’umore. Senso di precarietà e di imprevedibilità.
I consigli: sono tempeste momentanee Gli sbalzi di umore, oltre a rovinare i rapporti con le persone che ci stanno attorno, possono spingere a compiere scelte sbagliate, fatte sulla scia dell’emozione del momento e di cui ci si può poi pentire amaramente. Da tutto questo emerge l’esigenza di imparare a gestire e ad affrontare meglio gli sbalzi d’umore, propri e altrui. Pensieri cupi, avversioni improvvise, scoramento: è bene lasciarle venire, ma non bisogna permettere loro di prendere il timone della nostra vita. Forse ci stanno segnalando qualcosa di inconscio che vuole emergere, un modo di essere cui di solito non diamo spazio. Ma questa intuizione dovrà essere elaborata in altri momenti, quando la tempesta è passata. Solo così potremo sfruttarne l’eventuale potenziale, portandolo come elemento di novità consapevole e rigenerante nelle relazioni che per noi contano. Ecco alcuni suggerimenti per controllare i propri sbalzi di umore e quelli altrui. 43
Per chi ha a che fare con un lunatico Osservalo e ignoralo - Quando la persona che hai davanti cambia il suo umore repentinamente non seguirla in questo sbalzo: non prendere alla lettera ciò che dice, non reagire nervosamente, non cercare di convincerla del contrario. Osservala semplicemente con moderato distacco: se non ti opponi, lo sbalzo d’umore scomparirà più velocemente e la persona tornerà quella di sempre. Spiazzalo con la tua gentilezza - Con gli umorali, specie quando sono nella fase down, pessimista e aggressiva, può essere utile usare la carta della gentilezza. Rispondere ai loro atteggiamenti scortesi con calma e comprensione aiuta a ridurre subito la tensione.
Per chi soffre di sbalzi d’umore Non identificarti con loro - Quando lo sbalzo comincia a farsi sentire è fondamentale resistere alla tentazione di trarre conclusioni e di prendere decisioni su questioni importanti. Prova soltanto a osservare “l’onda”, euforica o negativa, che arriva, che ti invade e che poi se ne va. Stai con te stesso - Durante la comparsa dell’umore nero riduci al minimo le relazioni, così da evitare di rovesciarlo su di esse e di rovinarle. Stai un po’ appartato, comunicando a chi ti sta accanto l’esigenza di avere questo momento di ripiegamento. Il fenomeno durerà molto meno e ti offrirà anche degli spunti di riflessione.
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I PROVOCATORI Attaccano per difendersi Esistono persone che “attaccano” gli altri anche per prevenire le critiche e porsi in una situazione di vantaggio. Ecco perché lo fanno e come prevenirli
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a tirare fuori il peggio dalle persone con cui si relaziona, sa farle arrabbiare e irritare come nessun altro, riesce a creare discussioni e litigi dal nulla, è insuperabile nel farle restare male, nel disorientare e nel mettere in imbarazzo. È il provocatore: una persona comune, che però in alcuni momenti usa una modalità comunicativa finalizzata a colpire sul vivo l’interlocutore per vedere se e come reagisce. Di solito il provocatore lo fa in modo consapevole e al contempo automatico, cioè identifica da tempo nella provocazione un “valore aggiunto”, uno strumento che lo aiuti sostanzialmente ad affermarsi. A volte, più di rado, il provocatore non se ne accorge: parole maldestre gli scappano di bocca come guidate da intenzioni inconsce. In ogni caso tutto ciò gli riesce in modo magistrale, riuscendo talora a far uscire dai gangheri persone dotate di notevole self-control e di ottima autostima. Diventare “immuni” ai provocatori però è possibile e significa migliorare notevolmente la qualità della propria vita. Ecco qualche strategia pratica per riuscirci senza farsi male. 45
L’identikit di chi attacca per provocazione Il provocatore può agire in modi diversi: pungola; spiazza; mette in difficoltà. Perché lo fa? In genere vuole prendere un vantaggio nella relazione per gestirla come vuole lui. Ma è possibile che questo sia anche un modo per attirare l’attenzione, per emergere dall’anonimato. In altri casi è una forma di difesa: attacca per prevenire critiche e per spostare l’attenzione sull’altro. A volte fa di tutto per tirare fuori la parte più aggressiva e scomposta di una persona per metterla alla prova e vedere quanto resiste, per dimostrare che “in realtà è fatta così” e per poter dire: “Ecco cosa c’è dietro la maschera, lo sapevo!”. In effetti chi ci casca può reagire così scompostamente da finire poi per chiedergli pure scusa. Ecco gli atteggiamenti più comuni del provocatore. •Inseriscenelleconversazionicritichegratuiteeletture della realtà faziose. •Scherzainmodopesanteeoffensivopuntandosullato debole dell’altro. •Tentasemprediesprimeredelle“veritàscomode”. •Banalizzaglisforzi,irisultatiel’aiutodichihadifronte. Lo fa sentire in difetto e inferiore a lui. •Fa del sarcasmo o dà soprannomi che contengono in genere elementi svilenti.
I consigli: una risata li disarma Reagire al provocatore equivale a cadere nella sua trappola ed è rischioso quando il livello di aggressività aumenta a tal punto da trascendere in violenza verbale, emotiva e 46
psicologica.Tuttaviaanchestaresemprezittidifrontea un attacco è altrettanto controproducente se viene scambiato per debolezza e passività. Anche se non si possono cancellare dalla terra tutti i provocatori, si può comunque imparare qualche strategia di difesa. Riconosci le tue reazioni - Guarda nel tuo passato per individuare come reagisci ai provocatori: le tue reazioni sono sempre le stesse? Ci sono tematiche specifiche? Metti in atto uno “schema fisso” di risposta? Conoscerlo ti permette di agire su di esso. Non agire come lui: fai il suo gioco - Non rispondere alle provocazioni con altre provocazioni o si trascenderà nella litigata che lui tanto auspica e cerca. Non cercare di giustificarti, non sentirti in dovere di spiegare e di chiarire. Lui è in mala fede e non ti ascolterà. Spezza l’automatismo - Quando ti senti provocato, colpito sul vivo, è la grande occasione per cambiare: trattieniti dal reagire come al solito, ferma la tua azione “riflessa” e osservati. Poi comincia a osservare anche lui. Sorprendilo - Il provocatore si aspetta qualcosa da te: un’arrabbiatura, una chiusura, uno sguardo ferito, un insulto, insomma una reazione. Sorprendilo con un gesto inaspettato: ridi, oppure simula indifferenza, o stai in silenzio guardandolo con distacco. E non cedere: in breve non saprà più cosa fare e capirà che con te “non attacca”. 47
I PREVARICATORI Usano la prepotenza come un’arma Può essere un capoufficio, ma anche il partner o un amico prepotente: ci tratta male e noi subiamo. Ecco come difendersi e salvare l’autostima
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apita a tutti nella vita di avere a che fare con persone che approfittano della loro posizione di superiorità; a volte per il solo gusto di infierire sugli altri, altre per mettere le persone in difficoltà, sovente per avere vantaggi e benefici a discapito degli altri. Questo tipo di comportamento, che ovviamente mina le basi dell’autostima di chi ha a che fare con queste personalità, è un chiaro abuso del proprio potere che, in genere, nasce per compensare e rimediare a un’antica e profonda insicurezza, a un vissuto infantile difficile e talora umiliante. Il prevaricatore sembra provare piacere ad affermarsi proprio quando l’affermazione equivale a un’umiliazione dell’altro, al sottometterlo, al portare del male nella sua vita. Come lui stesso forse subì, tanto tempo fa.
L’identikit di chi pretende di essere ubbidito Gli esempi sono davvero tanti: un superiore sul luogo di lavoro, un docente all’università, un funzionario che ci 48
mette i bastoni fra le ruote, un vicino di casa amico del proprietario del palazzo, un raccomandato che occupa il posto che sarebbe destinato a noi, un parente ricco che ci tiene sotto scacco, ma anche un padre autoritario con il figlio insicuro, o un figlio arrogante con l’anziana madre, e via dicendo. Ecco le costanti del prevaricatore. •Tendeaimporreaglialtrilapropriavolontàsenzasentire alcuna ragione. •Purdiaffermarsièdispostoafardelmaleaglialtri. •Rappresentaunlimiteounfortecondizionamentoalla libertà altrui. •Èprepotenteecinico. •Cercadiotteneredeivantaggipersonalidallasuaposizione di superiorità.
I rischi di chi subisce Di fronte a un abuso di potere, non si può fare i comprensivi, dicendo: “Poverino, sta rimediando ai suoi traumi del passato”. Dobbiamo proteggerci da questi tiranni che possono cambiare in peggio il nostro destino e saccheggiare le nostre vite. Bisogna farlo bene, altrimenti ricadremo ancora di più vittime della loro atteggiamento. Ecco i rischi che si corrono con queste persone. •Doverabbandonareprogettieobiettivi. •Seguirecomportamentiemotivicontroproducenti. •Accumularerabbiaerisentimento. •Esporsiamanipolazioniesentirsiindifetto. •Sviluppareneltempounasindromepersecutoria. 49
I consigli: arginalo o l’autostima crolla Come prima cosa, dobbiamo abbandonare l’atteggiamento di eterne vittime delle prevaricazioni o di perenni ribelli alle ingiustizie e recuperare uno sguardo più lucido e sereno, che ci permetta di capire di volta in volta quando è meglio ripiegare, contrattaccare, cambiare strada o temporeggiare. Incontreremo nella vita sempre persone così. L’unica soluzione è agire su noi stessi e rinforzarci. Se cambiamo sguardo, cambieranno molte cose. Non reagire subito - Quando ti senti prevaricato è necessario restare lucido, evitando inopportune prove di forza o reazioni emotive immediate che ti danneggiano ancora di più, perché l’altro ha realmente più potere in quel momento. Fermati a riflettere sulla strategia migliore da seguire: concentrati su ciò che ti conviene fare. Afferma il tuo valore - Non agganciare l’abuso di potere attuale, che stai subendo, a quelli del passato, altrimenti svilupperai una sindrome persecutoria. Cerca piuttosto di capire che sei più forte tu, che non hai bisogno di usare il potere per vivere nella società. Opponiti alla tentazione di svilire il tuo valore e di considerarti uno sconfitto. Difendi la tua autostima, riaffermala a te stesso. Datti da fare - Se si tratta di un episodio solo occasionale, una volta superato, è bene dimenticarselo in fretta e continuare a vivere. Se invece la situazione si protrae in modo pesante, come in caso di mobbing ma non solo, è meglio parlarne, segnalarlo, consultare chi può difenderci, prima che ci rovini la vita. 50
I SARCASTICI Offendono, buttandola sullo scherzo Il confine fra ironia e sarcasmo è netto: l’ironia sdrammatizza, fa sorridere di se stessi; il suo contrario esprime una cattiveria figlia di frustrazioni trascurate. Ecco come reagire a chi ci offende
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l confine è molto sottile ma evidente e lo si percepisce subito: quando qualcuno fa dell’ironia l’effetto sulla persona a cui è rivolta è quello di suscitare una risata, di stimolare una riflessione, di farlo sentire guardato da occhi benevoli, quand’anche esprimano una critica. Quando invece si fa del sarcasmo l’effetto sull’altro è quello di pungere, ferire la sua sensibilità, di farlo sentire svilito, oppure in colpa o in difficoltà e di provocare in tal modo in lui una qualche reazione forte. L’ironia dunque, se ben dosata, è creativa e fa bene alla salute, mentre il sarcasmo è sempre nocivo. Poiché molti sarcastici pensano in realtàdiessereironici(emagarifaredelbene…),mentrein realtà fanno solo danni a se stessi e agli altri, è bene fare un’ulteriore distinzione. L’ironia ha una funzione essenziale per l’uomo: uno sguardo un po’ distaccato e canzonatorio su un evento, una situazione, sugli altri o su se stessi, capace di osservare in modo panoramico, acuto e lucido, cogliendo gli aspetti ridicoli, effimeri, paradossali 51
o grotteschi. Il sarcasmo, invece, di solito si usa per mettere a tacere il proprio interlocutore, quando non si ha più voglia di discutere con lui o lo si vuole ridicolizzare. Può essere considerata in sostanza una forma di aggressività non verbale. Ecco allora come difendersi da un’ironia pungente che spesso ha l’unico scopo di raggirare l’interlocutore e la sua buona fede.
L’identikit del sarcastico Il sarcasmo nasce spesso da un eccesso di ironia priva di cuore, e anzi incattivita da una prolungata frustrazione. Il sarcastico è dentro fino al collo nella situazione che prende di mira, la prende troppo sul serio, ne ha una visione alterata e parziale, non riesce a criticarla direttamente e utilizza la “frecciata” pseudo-ironica che otterrà solo un peggioramento delle cose. Per esempio una madre che, stizzita, dice alla figlia: “Il tuo fidanzato? Sono certissima cheaforzadicongiuntivisbagliatifaràstrada…scherzavo, ovviamente!”. Ma non è uno scherzo: è qualcosa che non le va giù. Ecco le caratteristiche del sarcastico. •Sirivolgeaglialtriconlachiaraedevidentevolontàdi ferire e di colpire. •Usa frecciatine pseudo-ironiche per dire quello che pensa veramente. Il risultato che ottiene è sempre un peggioramento della situazione. •Usal’ironiacomeunabarrieracheloproteggeeloaiuta a nascondersi e a non mettersi mai in gioco. •Utilizzal’ironiaperotteneredeivantaggi:peresempio 52
per far sentire l’altro in difficoltà o in difetto oppure per farlo sentire in colpa in modo tale da ottenere una reazione a proprio favore. •Sisentespessofrustratoeselaprendeconglialtricon un atteggiamento di scontata saggezza oppure di velato disprezzo. •L’usocontinuoecostantedelsarcasmopuòessereanche un modo per soddisfare un bisogno di accettazione, per sentirsi unico e simpatico. Questo porta la persona a fare dell’ironia pesante, quasi offensiva.
I rischi di chi si affida a lui Le vittime di questo atteggiamento sono le persone che si affidano ai finti ironici perché pensano di trovarsi davanti uno che prende sul serio ciò che loro dicono e fanno. Salvo poi rimanere incredule, sentirsi tradite e ritrovarsi sole, ricevendo un danno insomma. Ecco i rischi. •Essereosentirsisolineimomentinegatividellavita. •Vederesvilitiiproprisentimenti,leproprieazioniei propri stati d’animo. •Nonpotersiconfrontaresutematicheimportanti. •Farsiinfluenzaredallalorograndesuperficialità. •Ritrovarsiinsituazioniimbarazzantiosgradevoli,allimite del litigio e della discussione accesa.
I consigli: fagli capire fin dove può spingersi A ognuno di noi può sporadicamente scappare una frase sarcastica, ma ci sono alcuni che hanno una spiccata ten53
denza a farne uso, tanto che questa modalità si identifica con il loro sguardo sulla realtà e la loro cifra di riconoscimento. Come comportarsi con queste persone? Meglio subire, ignorare o passare all’attacco? Ecco qualche consiglio pratico. Mantieni la giusta distanza - Una volta constatato che quella persona ha la tendenza a dare sentenze lapidarie e a offendere, la cosa più semplice da fare è non condividere con lei niente della propria vita e cercare di raccontare di se stessi meno cose possibili o addirittura nulla. Qualsiasi nostra confidenza verrà da lei usata come un’arma, svilendoti alla prima occasione. Metti uno stop fermo - Se ti senti manipolato, offeso o tradito, e magari non è la prima volta, non devi sempre subire passivamente, permettendo ai sarcastici di prendersi continuamente gioco di te. Questo darà loro l’occasione per approfittarne ancora di più. Con queste persone, è più efficace usare la linea della fermezza. In modo pacato, calmo ed educato, fa’ loro notare che queste battutine al vetriolo sono come lame che offendono e feriscono: “Fin qui puoi spingerti, più in là no”. Se sono veri amici, correggeranno il tiro.
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I VOLTAFACCIA Girano le spalle senza motivo A tutti può capitare di avere a che fare con un amico che, all’improvviso e inspiegabilmente, si allontana bruscamente. Può essere utile indagare i motivi di questo comportamento e imparare ad affrontare il voltafaccia senza soffrire
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ncredulità, disorientamento, a volte persino rabbia. Ma soprattutto, delusione: sono questi i principali stati d’animo che proviamo di fronte all’improvviso voltafaccia di una persona che, fino a un giorno prima, ci cercava con frequenza e condivideva con noi tempo, progetti, amicizia. Poi di colpo e senza spiegazioni cambia atteggiamento e si mostra disinteressata, estranea, talvolta persino offesa. Un’esperienzacheognunodinoihasperimentatoalmeno una volta nella vita e che può lasciare il segno se non viene affrontata nel modo giusto, perché contiene due elementi molto insidiosi: l’inspiegabilità e la freddezza. Cosa può essere accaduto? Qual è il motivo che ha spinto l’altro a un comportamento così inaspettato? Se vogliamo superare questo passaggio difficile, paradossalmente, non è su questo che dobbiamo focalizzare la nostra attenzione. Certo, un piccolo esame di coscienza è inevitabile, ma qualunque sia il motivo il vero problema è la malafede di 55
chi gira le spalle. Questa persona forse aspettava un nostro passo falso per metterci all’indice oppure ha creduto ciecamente a una diceria o a un pettegolezzo invece di confrontarsi direttamente con noi.
L’identikit dell’amico che tradisce Il voltafaccia senza spiegazioni svela il lato ombra di chi lo attua. Sicuramente dispiace vedere un “viraggio” così brutale da parte di qualcuno cui vogliamo bene, ma non dobbiamo permettere che la violenza psicologica che egli sta perpetrando ci influenzi così tanto. I suoi modi ci stanno svelando qualcosa di lui che non conoscevamo ma che è reale. E che, soprattutto, non fa per noi. Ecco cosa il voltafaccia può svelare. •Unapersonalitàegoistachenonhapiùbisognodinoi. •Un’invidianonammessaononriconosciuta. •Lanonaccettazionediuncambiamentodell’altro. •Unequivocopresoalvolopersottrarsiaunconfronto. •Aggressivitàrepressacontendenzaapunireoaferire.
I consigli: accetta la sua scelta e non cercarlo Chi volta improvvisamente le spalle in modo cosciente o meno, di solito, non spiega i motivi del suo brusco cambiamento e non manifesta tristezza per l’amicizia che ha deciso di recidere così nettamente. Conseguentemente non capisce la delusione che provoca nell’altro. Non capendone i motivi, cercheremmo invano da lui una spiegazione. Non sappiamo se sentirci traditi o se abbiamo 56
fatto qualcosa di male: tutto ciò, soprattutto se siamo un po’ emotivi e temiamo il giudizio degli altri, ci mette sotto scacco al punto che spesso non osiamo nemmeno chiedere il perché del suo cambiamento. Restiamo lì, attoniti a subire passivamente la delusione. Ci sentiamo scoraggiati perché crediamo sia assurdo perdere un’amicizia in questo modo. Ecco qualche suggerimento superare la delusione. Prova una volta a salvare l’amicizia - Se tieni davvero a quella persona è comprensibile voler tentare un chiarimento.Manonpiùdiunavolta.Vaiavantisullatuastrada senza farti trascinare nelle dicerie che sparge in giro. Se non ti vedrà annaspante e rabbioso, forse potrà ravvedersi e cercare il dialogo. Altrimenti devi accettare la perdita del rapporto come uno dei tanti eventi della vita. Accetta il “non senso” - Accetta il fatto che alcuni comportamenti non abbiano una spiegazione logica. Il “responsabile” a volte non sa neanche lui perché l’ha fatto: può essere dovuto al cambiamento d’umore in una personalità lunatica, può esserci opportunismo, superficialità, indole sospettosa. In ogni caso, non puoi farti carico di un problema che l’altro non sente di avere. Attenzione a non farne un’ossessione - Se la delusione, dopo diversi mesi, è ancora molto forte può trasformarsi in un’ossessione che ti rovina la vita e svela la presenza di un problema in te. Forse quell’amicizia simboleggiava qualcosa di più, o rappresentava un modo essere superato da cui però non vuoi staccarti. Capirlo è fondamentale per ripartire senza zavorre. 57
GLI INVADENTI Occupano la tua privacy con prepotenza Gli scocciatori si nascondono sotto mille maschere. Riconoscerli è facile: suscitano un misto di allerta e disagio. Occupano il terreno altrui e ne diventano padroni. Ecco come respingere gli assalti
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i accende la tivù e si viene travolti da notizie e da spot; ci si collega a Internet e c’è il rischio che un virus entri nel computer; si apre la casella della posta ed è piena di offerte di ogni tipo; si accende il cellulare e arrivano sms a getto continuo. E poi ci sono venditori e predicatori porta a porta, sondaggi telefonici per sapere come viviamo, pubblicità subliminali, prove gratuite a domicilio. Sembra proprio che il mondo voglia entrare a ogni costo nella nostra casa e nella nostra vita. E forse per questo ci accorgiamo meno dell’invadenza più tradizionale: quella delle persone che conosciamo, o che abbiamo incontrato da poco. Gli invadenti esistono ancora e anzi, grazie alla tecnologia, oggi hanno molti più mezzi a disposizione per allargarsi a macchia d’olio. L’invadente vuole condividere, entrare subito in confidenza, “fondersi” con l’altro senza chevisialaconoscenzaadeguataperfarlo.Vuolesapere tutto della vita degli altri, valicando i confini del rispetto e della privacy. Spesso non si accorge: preso dai propri 58
bisogni, tracima occupando un “terreno” non suo. Oppure non vuole accorgersene: il suo modo di affermarsi è sempre nel succhiare un po’ di vita altrui, o al contrario nel voler aiutare a ogni costo, anche quando l’altro non ha bisogno. E se glielo si fa notare, si offende. Ma in fondo egli può agire solo se glielo permettiamo. Per questo dobbiamo rafforzare la capacità di affermare i nostri confini, e di spostarli o di aprirli quando siamo noi a volerlo.
L’identikit di chi invade il campo altrui Riconoscere gli invadenti è semplice: qualsiasi sia la situazione e il tipo di rapporto, c’è un preciso momento nel quale sentiamo che essi hanno oltrepassato - e ciò crea un misto di allerta e di disagio - un “confine sacro”, la lineainvisibiledellaprivacy,dellospaziovitalepersonale e familiare. Ma in fondo questo sconfinamento può farlo, per sbaglio, anche chi non vuole “invadere”, il quale accorgendosene può scusarsi e rispettare le distanze. L’invadente invece no: continua a oltrepassare questa linea, o tende a colloc collocarsi stabilmente al di qua di essa, senza farsi problemi. È come quando in spiaggia il vicino di ombrellone invade il nostro spazio: non c’è nessun confine sulla sabbia, ma ci si può arrivare col buon senso e con l’educazione. Può essere definito invadente chi rientra in almeno tre dei seguenti punti. •Fadomandeebattutetroppopersonali. •Nontienecontodiorarieabitudini. •Faconfidenzeeccessiveperiltipodirapporto. •Ricerca una comunicazione e una condivisione conti59
nua (fissa incontri, chiama per telefono, invia sms, email,messaggisullachat). •Fafavorisenzachesianorichiesti. •Chiedetempo,aiutooconsiderazionecostanti. •Vuoleinfluenzarelesceltedell’altro. •Non prende atto dei segnali di disagio che manifesta l’altra persona e anzi rincara la dose e insiste. •Sioffendeseglisichiededifareunpassoindietro.
Gli invadenti più probabili Ecco chi più spesso oltrepassa il limite e sconfina nel territorio altrui. •Unanuovaconoscenzaacuicisièapertitroppoinfretta raccontando troppo di noi. •Unnuovopartnercon“urgenzeaffettive”. •Unapersonacuisièchiestoodatoaiuto. •Uncollegaacuisièfattaunaconfidenzaintima. •Genitoriosuoceri“proiettati”sullavitadeifigli. •Unvecchioamicochenonaccettaicambiamenti.
I rischi di chi diventa loro amico Ecco i pericoli di chi stringe amicizia con queste persone. •Perdespontaneitàepiaceredellafrequentazione. •Accumularabbiaevogliadi“chiudere”. •Compieazionimaldestreesoggetteamalintesi. •Sisenteminacciatonellasferaprivata. •Cedesempreallerichiestealtrui. 60
I consigli: stabilire dei confini è vitale Come tenere alla larga gli invadenti? Semplice, bisogna segnare subito i propri confini e stare attenti a non svelare desiderieprogetti.Vediamocosafare. Accetta il tuo fastidio - A volte non concedere all’altro di entrare nella nostra vita ci sembra una colpa. Ma il fastidio è legittimo: rispettalo tu per primo. Stabilisci i limiti - Spesso l’invadente può agire perché i confini della nostra privacy sono indefiniti o sottintesi. Bisogna dare coordinate molto chiare: orari, abitudini, cose che non si sopportano. È bene chiarirlo subito. Parla poco di te - Non fornire dettagli sulla tua vita e non manifestare tutti i tuoi stati d’animo a chi conosci poco o a chi è troppo curioso. Con poche conoscenze l’invadente potrà fare poco. Chiedi aiuto oculato - Quando sei in difficoltà non esporti a chiunque: chiedi aiuto solo a chi non continua a offrirtelo e offre una presenza più discreta. Evita il “tu” facile - Oggi c’è la tendenza sbagliata a darsi del tu fin da subito, anche se ci si conosce da sole poche ore. Ciò crea un’intimità illusoria che può risultare invadente rispetto a quella reale, che è ancora molto acerba. Il “lei” iniziale aiuta a modulare i confini.
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IL PARTNER INSICURO Tende sempre a sminuire e a sottostimare l’altro Non facciamoci tarpare le ali dalle persone che amiamo. Ecco l’atteggiamento giusto da tenere
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triminziti, sminuiti, depotenziati. Potrà sembrare esagerato, ma è così che ci si sente quando il partner, a un certo punto, comincia a esercitare su di noi un’azione che non ci saremmo mai aspettati e di cui forse egli stesso non si rende del tutto conto. Un’azione costante, fatta di frasi, sguardi e battute, che tendono a inibire e sottostimare le nostre parti più creative, carismatiche e riconosciute anche dagli altri. Lui ha cominciato a temere ciò che di noi all’inizio l’ha attratto, le nostre caratteristiche migliori, che ci hanno fatto notare ai suoi occhi. A volte perché si è reso conto che possono piacere anche ad altri; a volte, e questo è il caso più frequente, perché sente che esse potrebbero appannare la sua immagine, farlo sentire inferiore (o in parità) mentre lui/lei voleva avere la “leadership” assoluta della coppia. Questa persona entra cioè in competizione proprio con ciò che ama e che ammira e, un po’ inconsciamente, un po’ no, inizia la sua battaglia per tarpare le ali all’altro. Se uno dei due partner non può volare, però, non volerà neanche la coppia. Ecco come comportarsi in questi casi. 62
L’identikit del partner egocentrico e fragile All’inizio siamo sconcertati ma in realtà sentiamo subito che qualcosa è cambiato: i suoi complimenti diminuiscono, le sue critiche aumentano, ma soprattutto mancano la sua gioia per i nostri piccoli e grandi successi e l’incoraggiamento, il sostegno alla nostra realizzazione personale. giamento È proprio in questo momento che bisogna essere lucidi, o il destino della coppia prenderà una brutta piega e anche la nostra salute individuale ne risentirà. Ecco i segni di riconoscimento del partner. •Ognioccasioneèbuonapercriticareilpartner. •Nonfamaicomplimenti,nondicemaiall’altrocheè intelligente, bravo o attraente. •Fasentirel’altrospessoindifettoefrustrato. •Tendealimitarelalibertàdiazione. •Tendeaesercitarelasuaautoritàinogniambitodella vita dell’altro, oltre che nella sfera familiare.
I consigli: non assecondarlo Ripiegare le ali per stare dietro alla sua insicurezza e, va detto, al suo egocentrismo, è una strategia destinata a fallire: se infatti dovessimo riuscire a inibirci come questo partner vorrebbe, dentro di noi coverebbe una rabbia sempre maggiore che finirà per farcelo odiare; se invece tentassimo di nascondergli questa parte vera e vitale di noi, appena dovesse scoprirla verremmo accusati di essere falsi e manipolatori. Non c’è altra via: dobbiamo essere noi stessi, mostrarci al partner per come siamo. 63
È vero che potrebbe ricattarci, tenendo il muso per sospendere l’amore, ma che amore sarebbe quello che non riesce a voler bene alle cose più belle che noi possiamo offrire? Pensiamoci bene prima di cedere alla sua nevrosi. Usa la giusta fermezza - Il partner non deve abituarsi alla possibilità di sminuirti e di screditarti. Perciò non pensare che cambierà da solo e non elemosinare una libertà di essere che ti spetta. Soltanto vedendo un atteggiamento maturo e costante, anche dolce se vuoi ma senza cedimenti, potrà inizia a vederti e a trattarti in modo diverso, e migliore, da come sta facendo ora. Cerca di coinvolgerlo - Non lasciare il partner da solo nel cinismo e nel sarcasmo in cui si è barricato. Coinvolgilo almeno in alcune delle cose che fai con entusiasmo. All’inizio, è naturale, non vorrà per orgoglio, ma se riesci a “farlo entrare” nel tuo modo di essere, che un tempo apprezzava, potrà riagganciarsi alla stima e all’ammirazione che aveva per te all’inizio della storia. Resisti al ricatto - Di fronte a te che non rinunci a essere ciò che sei, pur continuando a volergli bene, il partner potrà alzare il tiro, potenziare la sua azione, mettere il muso. Ma con gli insicuri dai tratti un po’ arroganti, e lui/lei evidentemente lo è, la cosa migliore è resistere senza sfidarlo. Determinazione e dolcezza, insieme, possono cambiare il suo atteggiamento.
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GLI AMICI ZAVORRA Ci impediscono di crescere La ripetitività e l’incomprensione reciproca finiscono per inquinare anche amicizie di lunga data e trasformarle in un freno al proprio sviluppo. Ecco come gestire queste situazioni delicate
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iamo abituati a pensare all’amicizia come a qualcosa di prezioso, che ci arricchisce. Purtroppo non è sempre così. Ci sono anche amicizie, e sono più frequenti di quanto pensiamo, che “ci tirano giù”, impedendoci di rinnovarci e di sentirci liberi. Amicizie che letteralmente ci zavorrano. In genere sono rapporti di vecchia data, che in passato hanno avuto il loro apogeo, ma già da diverso tempo non ci corrispondono più. Cosa è successo? È successo che noi siamo cambiati e gli amici no. E quindi non capiscono i nostri cambiamenti e la nostra evoluzione psicologica: ci guardano sempre allo stesso modo, hanno un’idea statica, superata, di noi e ce la cuciono addossoaognioccasione.Unavoltaproprioqueste“abitudini comuni” erano un motivo in più per frequentarsi, oggi ci sentiamo distanti. Insistere, in questi casi, può dare l’avvio a pericolosi “avvitamenti”: alla nostra stanchezza, spesso malcelata, corrispondono reazioni prima dubbiose, poi sempre più stizzite. Si rischia una spirale di comportamenti in cui della vecchia amicizia non resta più nulla. Meglio fermarsi prima che accada. 65
L’identikit dell’amico che rema contro Se all’amico in questione raccontiamo qualcosa di nuovo, se gli mostriamo un nuovo modo di essere, se con lui proviamo nuovi ragionamenti, se prendiamo decisioni mai prese prima, le ignora, oppure le critica a priori, le banalizza: “Io ti conosco: tu non sei così, devi fare come hai sempre fatto”. In ogni caso queste persone si oppongono e questa opposizione ci zavorra. Quando stiamo con loro spesso ci sentiamo stanchi, ci sembra di ripetere sempre le stesse frasi, le stesse azioni. Invece di sostenerci, l’amico-zavorra non perde occasione per criticarci, per dirci che così non andiamo bene e che siamo cambiati in peggio. Ecco le sue caratteristiche. •Tendeadavereun’immagineanacronisticadisestesso ma anche di noi. •Ciconsigliasempreinmodo“conservatore”estatico. •Guardaconsospettoqualsiasinostroelementodinovità o di cambiamento. •Tentadimanipolarci,innomedelfattoche“ciconosce troppo bene”. •Criticaspessoecimettecontinuamenteallaprovaper vedere la nostra “fedeltà”. •Fondamentalmenteèunpo’invidiosodellanostraevoluzione in meglio. I nostri difetti lo rassicuravano.
I consigli: prendi atto delle distanze Se ci sentiamo appesantiti dal rapporto che abbiamo con queste persone, è perché continuiamo a negare che già 66
da tempo si è scavato tra noi un solco definitivo, una distanza che niente e nessuno potrà recuperare. Dobbiamo prenderne atto, anche se ciò può essere doloroso, perché questa situazione può compromettere la nostra legittima evoluzione. Soprattutto se si tratta di grandi amicizie storiche, cui diamo ancora molto peso, l’effetto può essere quello di avere un “vento a sfavore” in tante cose che facciamo. Perciò, se vogliamo più fluidità nella nostra esistenza, o diventiamo davvero impermeabili al loro giudizio, e smettiamo di affidarci e chiedere loro consigli. Se vuoi frequentarlo ancora - Se decidi di continuare a frequentarlo, è necessario che tu non ti esponga più come prima: non raccontare troppo di te, non affidare le tue scelte ai suoi consigli, non darti in pasto ai pettegolezzi. E non sperare che cambi. Se vuoi smettere di vederlo - Se decidi di allontanarti, non parlarne con lui per dare spiegazioni: non capirebbe e finireste per lasciarvi male. Lascialo andare, allentando velocemente la frequentazione. Attento al buonismo e all’ipocrisia - “Ma se mi allontano da una vecchia amicizia perché la sento ormai esaurita, non mi comporto in modo egoista?”. La domanda va ribaltata: “E se, per non sentirmi cattivo, tengo in vita relazioni che non sento più, sarò più buono o più falso?”. Ricordiamo che la qualità delle relazioni influisce sulla salute e, soprattutto, che una vera amicizia è quella che mette le ali, non quella che le taglia. Allontanarsi non è segno di “cattiveria”; semplicemente tutto si evolve. 67
GLI ANTIPATICI “A PELLE” Svelano i lati di noi più profondi e oscuri Ci sono persone che “a pelle” proprio non sopportiamo e la cui presenza ci procura reazioni del tutto smisurate. Spesso il loro modo di essere tocca un nervo scoperto, qualcosa di sepolto in noi, che possiamo far emergere. Diventarne consapevoli ci aiuta a vivere meglio
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ensiamo solo al fastidio che ci suscitano gli antipatici “a pelle”. E ci fermiamo lì, all’idiosincrasia e all’irritazione. Quasi mai ci viene in mente che potremmo “sfruttare” la loro presenza per conoscerci di più e per evolvere. “Quelli che proprio non sopportiamo”, quelli che ci basta sentirne parlare o anche solo pensarli, per farci vistosamente innervosire, possono inconsapevolmente darci un grande aiuto. Se da un lato, infatti, dobbiamo rispettare l’avversione che proviamo per loro, dall’altro dobbiamo riconoscere che è smisurata rispetto al necessario. Smisurata perché ci sono al mondo tante cose che non ci piacciono ma che non ci fanno reagire così, che non ci mandano “il sangue alla testa” in tre secondi: le critichiamo, le comprendiamo, teniamo le giuste distanze e la cosa finisce lì, senza emozioni particolari. Con “gli insopportabili” invece, una parte emotiva profonda di noi si smuove 68
all’istante, evidentemente stimolata, toccata sul vivo. Ciò significa che sono in qualche modo in analogia con degli aspetti della nostra personalità che presentano dei problemi ancora aperti. Riconoscere ciò significa accedere a una parte di noi che ristagna in modo problematico e poterla finalmente integrare e risolvere. Così, se vissuti nel modo giusto, gli insopportabili possono svelarsi per ognuno di noi una fonte sorprendente per il nostro sviluppo.
L’identikit dell’insopportabile al primo sguardo Se una persona che non ci ha fatto niente ci risulta insostenibilmente antipatica, se ci smuove rabbia o astio, tensione o “prurito alle mani”, ciò può indicare che ci mette davanti a un lato di noi stessi che non vogliamo vedere perché non ci piace (e dunque lo combattiamo nell’altroinvececheinnoistessi)oevocaunanostrapartevitale che non riusciamo a vivere con serenità (e dunque non sopportiamo di vederla vivere da un altro, magari in modoesibito).Eccocomericonoscerle. •Sonoquellepersoneche,soloaguardarle,ciirritanoeci danno fastidio. •Basta niente, per farci reagire in maniera esagerata e sproporzionata. •Anchelalorosolapresenzaciinnervosisce.
Uno specchio che parla di noi Tutte le emozioni che ci abitano sono importanti. Anche quelle che a volte cerchiamo di non vedere. Spesso 69
ci irrita nell’altro qualcosa che, sotto sotto, non vogliamo vedere in noi stessi. Ecco come agiscono le antipatie nel nostro interno.
•Cisvelanoalcuninostriproblemiirrisolti. •Cifannocapiresesiamoinvidiosi,arrabbiati,frustrati. •Cimettonoincontattoconinostrilatioscuri. •Ciobbliganoaunamaggioredialetticaconlarealtà. •Ciinsegnanoarispettarelanaturadeglialtri.
I consigli: impara a usarli a tuo vantaggio È più forte di noi, anche se non ci hanno fatto niente non riusciamo a rapportarci con loro in modo calmo. Ci spazientiamo, ci arrabbiamo e finiamo per evitarli. Cosa fare? Non è necessario farceli piacere. Piuttosto possiamo usare le nostre reazioni come guida verso la nostra interiorità. Questo ci aiuterà a integrare meglio alcune parti “oscure” di noi stessi, ad accettarle e infine a trasformarle in energia positiva.
Non combatterli - Combattendo i cosiddetti “antipatici a pelle”(parlandonemaleoevitandoliaognioccasione)si rischia solo di apparire strani, invidiosi, infantili e inopportuni agli occhi degli astanti. Impara invece a relazionarti meglio con loro, a stabilire ugualmente, nei limiti del possibile, un dialogo. Questo ti aiuterà a integrare meglio alcune parti “oscure” di te stesso. Analizza la tua avversione - Per isolare meglio le caratteristiche per te insopportabili, gioca a stilare un elenco di 70
cinque o dieci personaggi famosi che ti risultano insopportabili.Vicinoaognunoscrivichecosanonsopportidi loro e poi osserva nell’insieme: vedrai che ci saranno una o due caratteristiche che si ripetono. Ecco: sono queste che “dicono” qualcosa anche su di te. Individua le caratteristiche irritanti - Individuate le caratteristiche irritanti sui “famosi”, prova a vedere se sono simili aquelledellepersonecheconoscietendiaevitare.Troverai sicuramente una certa corrispondenza e a quel punto potrai, giorno per giorno, provare a riconoscerle in te, nei tuoi gesti della vita quotidiana. Possono essere lati di te che vorresti vivere ma ti senti frenato nel farlo, o che consideri disdicevoli e cerchi di non guardare. Affrontali senza drammi, con un po’ di autoironia. Lentamente potrai prendere meno sul serio le tue antipatie e far spazio a quei lati di te con divertito distacco.
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GLI SFORTUNATI CRONICI Chi nasce Calimero e diventa tiranno Sentirsi bersaglio costante di sfortune e ingiustizie è un alibi. Avere a che fare con chi fa sempre la vittima può essere pesante. Ecco come uscirne
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molti sarà capitato, e non solo da piccoli, di sentirsi vittima, cioè bersaglio finale di comportamenti aggressivi, di circostanze negative, di intenti manipolatori, e di aver sentito un profondo senso di ingiustizia e di prevaricazione. Qualcosa o qualcuno ci ha spinti nell’angolo, almeno per un po po’, e ci ha fatto dire: “Perché proprio a me?”. È un’esperienza così diffusa e connaturata all’uomo che negli anni ’70 decretò, e decreta ancor oggi, l’enorme successo di un cartone animato, nato senza grandi pretese: Calimero, il pulcino “piccolo e nero” con un guscio per cappello, che alla fine di ogni avventura si ritrova solo e sconsolato, incompreso, bersaglio di sfortune e ingiustizie. C’è però anche chi si sente perennemente una vittima e lo fa pesare agli altri lamentandosi continuamente e facendo sentire chi gli sta vicino sempre in colpa o in difetto. Il vittimismo esprime un modo immaturo, per lo più inconscio, di vivere le relazioni e di affrontare la realtà. Esso si innesca quando la persona sente di non poter sostenere il confronto in modo paritario. Proclamandosi 72
vittima invece può ottenere molti vantaggi: indulgenza, ascolto, affetto, protezione. E se l’altro è uno che si sente facilmente in colpa, il vittimista può dominarne ne le scelte e tenerlo letteralmente sotto scacco, anche per una vita. È così che la vittima a volte diventa il vero tiranno. In tutti i casi il vittimismo non paga e va superato: non si può stare nella vita adulta con i meccanismi tipici della prima infanzia.
L’identikit di chi ha la sindrome del perseguitato La sindrome di Calimero è sinonimo di vittimismo, cioè quell’atteggiamento psichico per il quale la persona si sente vittima delle trame avverse degli altri e del destino. Ecco alcune caratteristiche di questa personalità.
• Si sente sempre il più sfortunato, un bersaglio per le frecce del destino: proprio un Calimero! •Nonfachelamentarsicontutti,gettandoaddossoachi lo ascolta tutte le sue sfortune e un pessimismo contagioso. Dopo aver parlato con la vittima, l’interlocutore si sente di cattivo umore. •“Tutte a me capitano; sempre io ci vado di mezzo; lo sapevo che alla fine era colpa mia; pago sempre io per tutti”: ecco le sue frasi tipiche. •Avoltebastaunacriticasuunpuntofragile,unabattuta ironica che colpisce nel segno, alcune avversità ravvicinate, o anche solo un malinteso e subito il vittimista si sente ferito, tradito, non amato, ma anche colpevole, responsabile, inadeguato, sfortunato. •Seglisidice“nonfarelavittima”,lafaancoradipiù. 73
Le cause di chi è affetto da vittimismo Questa modalità di comportamento può avere cause diverse, alcune delle quali affondano le radici nell’infanzia e nell’educazione affettiva ricevuta da piccoli. •Modalitàvittimisticheappresedaungenitore. •Aversubitoviolenzapsicologicadapiccolieavervissuto in un clima domestico poco sereno. •Esserestatitrascuratidallafamigliadiorigine. •Esserecresciutinell’agio,viziatiesenzacritiche. •Aversviluppatoscarsaabitudineaiconfrontidiretti. •Mostrareuneccessodiaspettativedapartedeglialtri,il cosiddetto perfezionismo.
I rischi: quando diventa una strategia La vittima fa sentire gli altri sempre in colpa e così può ottenere da loro ascolto, indulgenza, protezione, arrivando perfino a tiranneggiarli. Ecco a quali rischi la vittima va incontro. •Relazioninonspontaneeedibrevedurata. •Rabbiarepressaedifficoltàaperseguireprogetti. •Difficoltàareagireneimomentidifficili. •Deresponsabilizzazione.
I consigli: prendi coscienza della situazione Ecco qualche consiglio per chi è affetto da “vittimismo” cronico e per chi sta vicino al vittimista. 74
Per chi subisce il vittimismo Elimina il senso di colpa - Il vittimismo altrui può agire su di te solo perché ti senti subito in colpa o ti immedesimi troppo, forse in seguito a un vissuto sofferto. Prendi coscienza del perché sei così sensibile al tema dei “più deboli”. Aiuta la vittima a crescere - Se vuoi davvero bene a chi sta facendo la vittima, non accondiscendere. Offrigli un comportamento fermo e adulto, che sappia estrarre da lui modalità di relazione più mature e complesse.
Per chi fa la vittima Affronta l’insicurezza - Non permettere che la tua storia ti beffi due volte. Osservati: comprendi che il personaggio della vittima a tutt’oggi non ti ha mai reso felice e che nonpotràfartisuperareilvecchio(eventuale)trauma. Sperimenta l’adulto in te - Fai una prova. Quando sta per innescarsi il bimbo-vittima, fingi di fare l’adulto, di essere sicuro di te. Prendi coscienza delle tue responsabilità. Non puoi imputarle sempre agli altri o al destino.
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IL PARTNER “NEGATIVO” Quando lui tira fuori il peggio che è in te Certi suoi comportamenti ti fanno imbestialire e non sai perché? Significa che lui tocca un punto di te che di solito è nascosto. Osservarlo ti farà crescere
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lcuni rapporti possono funzionare come alchimisti: estraggono da noi ciò che, di solito, non si vede. A volte, se sono sani e costruttivi, tirano fuori la nostra parte migliore, la nostra essenza buona, ma altre volte, se sono morbosi e controversi, ci inducono a manifestare il peggio di noi, trascinandoci, contro il nostro volere, in situazioni estreme. Situazioni nelle quali la nostra personalità cosciente viene sopraffatta da un “personaggio alterato” che, nei momenti in cui siamo a contatto con quella specifica persona, prende il timone del nostro agire e fa danni. Sono momenti nei quali siamo quasi irriconoscibili a noi stessi, come se diventassimo “un altro”, qualcuno che non vorremmo mai essere: iracondi, ossessivi, vendicativi, irrazionali, dipendenti. E proviamo emozioni e sentimenti che mai avremmo pensato di poter provare. Per quanto sia fastidioso ammetterlo, quel personaggio viene proprio da noi, da quella parte dell’inconscio che la letteratura e la cinematografia chiamano Lato Oscuro, e che la psicologia del profondo chiama Ombra, un luogo 76
della psiche in cui risiedono istinti, pensieri ed emozioni a tinte forti che la coscienza ritiene inaccettabili. Il rapporto che tira fuori il peggio dunque, al di là della sofferenza che produce, può diventare, se ben compreso, una grande opportunità di conoscenza di sé. Ciò non significa ovviamente che, se l’altra persona ad esempio ci manca di rispetto e noi ci inalberiamo urlando e strepitando, il suo gesto non sia da condannare, ma che la nostra reazione abnorme rivela che, sul tema dell’essere rispettati, abbiamo ancora un grosso problema non compreso e, quindi, non risolto. Reagendo così, non potremo né farci rispettare né risolvere la nostra questione interiore. tar È per questo che dobbiamo osservare in modo comprensivo le nostre reazioni abnormi: questo ci aiuterà a integrarle nella nostra coscienza e toglierà loro molto del carattere distruttivo accumulato, diventando un modo per stare meglio nelle relazioni.
L’identikit del partner litigioso Quali sono i tratti essenziali del partner che tira fuori il peggio da noi, mettendoci senza pietà davanti ai nostri lati oscuri? Ecco le sue caratteristiche principali. •Timancadirispetto. •Nonriconosceiltuovaloreeituoisforzi. •Agiscesempreperunsecondofine. •Ticriticadicontinuo. •Èaggressivo. •Tivuolemanipolare. •Aparoleèaffettuoso,maifatti… 77
I rischi: non sai più chi sei Un rapporto molto conflittuale può essere un’occasione per conoscersi a partire dalle proprie reazioni inspiegabili, ma se diventa distruttivo può essere molto rischioso. Anche senza scivolare nella violenza vera e propria, si può uscirne molto provati, delusi, con l’autostima a pezzi, molta diffidenza verso le proprie capacità di amare e verso l’altro sesso. •Perdiilcontrollodelleemozioni. •Avanzicontinuerichiestediconferma. •Viviinunostatodicompletadipendenza. •Haipensieriautolesiviepocaautostima. •Coltividesideridivendettaediviolenza.
I consigli: cambia prospettiva Superare o saper affrontare un rapporto conflittuale aiuta a vivere meglio con se stessi. Ilrapportoconilpartnerèundisastro?Usalopervedere in faccia i tuoi lati oscuri e prepararti a un nuovo rapporto, meno distruttivo. Grazie a lui conosci te stesso - Da soli è difficile individuare le cause delle proprie reazioni abnormi. Occorre confrontarsi con chi non è coinvolto. La psicoterapia è un ottimo “luogo” in cui dapprima capire la nostra parte Ombra, poi ritirarne le proiezioni sul “rapporto incandescente” e in seguito, grazie a ciò, convogliarla nella realtà in modo più sano e integrato. 78
Esci dal solito personaggio - A contatto con quella specifica persona, calato in quel rapporto, diventi quel personaggio alterato che ormai conosci. Ora che lo sai, prova a cambiare reazioni. Non farti prendere alla sprovvista: prepara prima dell’incontro una o due nuove opzioni di comportamento e poi spezza finalmente lo schema. Prova a frequentare persone “distanti da te” - Se la relazione “esplosiva” continua a risultare problematica, laddove è possibile, è meglio sottrarsi: le cose non cambieranno. Dove è impossibile (genitori, parenti), è bene allentare i contatti e controbilanciare con frequentazioni rasserenanti, che ti suscitano belle emozioni e ti fanno sentire una piacevole sintonia. Se l’aria si fa troppo tesa, fai così - In certi momenti devi capire che è controproducente discutere, quindi meglio allontanarsi. Dedica più tempo a un’attività creativa che ti piace. Occupati dei tuoi progetti, cerca di “staccare” la testa dalla coppia.
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SECONDA PARTE
TRASFORMA I TUOI DIFETTI IN RISORSE Lamenti eccessivi, disordine, mania di perfezionismo... Invece di negare o nascondere le parti del nostro carattere che giudichiamo negative, impariamo a riconoscerle e a trasformarle in punti di forza. Così possono migliorare la nostra vita e il rapporto con gli altri
I DISORDINATI ECCESSIVI Nel caos perdono pezzi di se stessi Assodato che creatività e fantasia sono incompatibili con regole e schemi di vita troppo rigidi, altrettanto reale è il danno che deriva a chi varca i limiti del buon disordine, sparpagliando ovunque tracce di sé
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n casa, in auto, in ufficio, ovunque lasciano dietro di sé una scia inconfondibile del loro passaggio, una sarabanda di oggetti sparpagliati qua e là alla rinfusa. Se è vero che dal caos nasce la vita, che la creatività si associa, nell’immaginario collettivo, al genio disordinato e che la fantasia si esprime al meglio in un contesto dinamico e libero da condizionamenti troppo rigidi, è anche vero che oltrepassare i limiti di un disordine accettabile influenza negativamente la vita individuale e rischia di compromettere una sana e armoniosa convivenza con chi condivide lo spazio vitale. Se senti anche tu il tuo disordine come un problema, ecco alcuni consigli utili.
L’identikit dei caotici esagerati Quali sono i segnali che indicano che si sono oltrepassati i limiti del disordine “salutare” e si è passati al caos dannoso? E quali le conseguenze? Ecco qualche indicazione. 82
•Cartedialimentidisseminateincasaeinauto. •Vestitismessiaccumulatiastratiovunqueincasa,nel corso delle settimane. •Oggettilasciatiperterra. •Scrivanieetavolipienizeppidicose,senzaneancheun centimetro libero. •Smarrimentodibolletteedocumentiimportanti. •Lettoperennementesfatto. •Cibiscadutidamesinelfrigoriferooindispensa.
I rischi: si diventa pigri e smemorati Quali sono i pericoli che corre chi vive perennemente nel caos più totale? Eccone alcuni. •Provocarel’irritazionedichiviveaccantoaldisordinato. •Difficoltàatrovarelecose. •Rischiodidimenticarescadenze,pagamentieappuntamenti importanti. •Disordinementaleedifficoltàprogettuale. •Immaginesocialeditrascuratezzaesciatteria. •Pigrizia,distrazione,inerziaestanchezzacronica. •Difficoltàadarchiviareeventiescarsadecisionalità. •Falsaideadicreatività.
Le cause: una falsa ribellione Cisonoduetipididisordine:quellodichièconfusionario in ogni aspetto della sua vita e quello di chi è assolutamente preciso e disciplinato in un ambito, ad esempio quello lavorativo, ma gli costa così tanto che recupera al83
trove, di solito in casa, con un caos assoluto. In genere, dietro al disordine patologico si celano difficoltà psicologichepiùampieecomplesse.Vediamole. Superficialità - Il disordine mette in scena come la personasicomportanellavita:disseminasestessainmille azioni, è dispersiva, intraprende mille cose senza mai andare veramente fino in fondo. Fuga dalle regole - Queste persone in genere attribuiscono alle regole e al rigore pratico un senso negativo, come se fossero una gabbia. Spesso il disordinato è un eterno adolescente e il suo caos una falsa ribellione. Difficoltà di elaborazione - Ladifficoltàdimettereinordine evidenzia la difficoltà di archiviare il vissuto che non serve più (relazioni finite, lavori non in sintonia, comportamentisbagliati):una“difficoltànelchiudere”. Dipendenza infantile - Nel disordine eccessivo c’è una deresponsabilizzazione tipica del bambino e una silenziosa richiesta a chi è vicino: “Occupati della mia parte non sociale, della mia stanzetta e dei miei vestiti”.
I consigli: ritrova l’essenzialità Disolitoildisordinatosidifendecosì:“Ionelmiodisordine trovo tutto”. Ma un disordine così esagerato è sempresegnochequalcosanonva“amonte”.Perciòvalutase ci sono sbilanciamenti eccessivi nella tua vita e correggili ritrovando l’equilibrio. 84
Crea un ambiente funzionale - Se hai un’indole caotica, prendine atto in modo pratico, creando in casa (e sul lavoro per quanto è possibile) un ambiente funzionale, fatto di cose essenziali e di spazi dove gli oggetti, pur restando al loro posto, siano a portata di mano immediata (scaffali o mobili aperti, e poche superfici libere per avere meno spazio di disseminazione). Concentra il caos in un punto - Ritagliaun’arealimitata,in casa,nellaqualeiltuodisordinepossa“regnare”:uncassetto, un armadio, un angolo. Appendi anche una lavagna o un pannello su cui disegnare e scrivere qualsiasi cosa tivengainmente.Visualizzailcaoseleformecheesso assume col passare del tempo. Non sottovalutare il problema - C’èunpuntosuperatoil quale il disordine si “automantiene” come in un circolo vizioso:mettereapostosaràun’impresacosìtitanicada scoraggiarti subito, facendo accumulare altro disordine. A quel punto il cervello va in affanno perché, qualsiasi cosa faccia nel presente, c’è una sua parte che deve ricordarsi diciòchediimportanteèdispersoinqueldisordine(ad esempio bollette in scadenza). Smetti di delegare a “mamma” - Chiediachiticirconda dinonaiutartipiùamettereinordineciòchespettaate. Tocca con mano le conseguenze del tuo disordine e comprendi quanto in realtà esso sia una forma di dipendenza dagli altri. Se chiedi una “mamma” che ti metta a posto le cose, non lamentarti poi se la tua partner fa la mamma anche in tutto il resto. 85
CHI HA LA MANIA DELL’ORDINE Troppa perfezione rende “rigida” la vita Il rapporto con la casa è il sintomo di un atteggiamento più generale. Volerla sempre in ordine ci parla di una difficoltà a farsi “invadere”, e dunque coinvolgere dalle emozioni. Ecco come rimediare
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verelacasasempreinordine.Permoltedonne,ma anche per alcuni uomini, è un imperativo interiore cui si deve assolutamente obbedire. Il significato psicologicodiquestoperfezionismodomesticoèchiaro:si estende alla propria casa un’ansia da ipercontrollo, per la quale tutto deve essere superpulito e superordinato. Quali sono gli effetti di questo atteggiamento nel rapporto con gli altri? Il modo in cui si tratta e si vive la propria casa è in profonda analogia con il modo di essere, inteso in sensopiùampio.Ciòsignificacheseunapersonahail problema di non poter accogliere qualcuno nel proprio appartamento, se non viene avvertita diversi giorni prima, e se per lei è comunque un problema il fatto di avere un ospite in casa, anche per pochi minuti, perché ha la sensazionecheciòlealteril’ordinecheavevacosìmeticolosamente creato, questa difficoltà sarà presente anche nei rapportiumani.Lapersonavivràun’analogadifficoltànel 86
caso in cui ci sia da cambiare programma all’improvviso, o ad accogliere il disagio o i problemi oblemi di un altr altro, o ancora a far sentire il calore dell’amicizia. È come se la fatica e l’intima opposizione a ospitare nella propria casa fossero lo specchio di una più grande difficoltà a essere disponibili con gli altri, ma in fondo innanzitutto con se stessi e con le proprie vere esigenze. Infatti queste persone, così come non possono usare la propria casa in modo plastico eadattabileallevarienecessità(datocheciòchedominaè l’ordine assoluto), allo stesso modo non possono attingere ad alcune parti importanti di sé per la paura inconscia di creare un disordine interiore, che sentono come fortemente per perturbante. È un atteggiamento che mette anche gli altri nella condizione difficile di non sapere mai se chiedere o non chiedere,sechiamareononchiamare.Perfortunasipuò rovesciarelasituazione:seunapersonavuoleesserepiù “morbida”neirapportimanonriesceafarlo,puòprovare a diventare più flessibile innanzitutto con la propria casa, “perdonando” ad esempio un po’ di disordine.
I rischi: una freddezza che congela L’eccesso di controllo imprigiona l’energia e crea ansia. Ecco i rischi che si corrono. •L’eccessodiordinedàun’immaginefredda,inospitale, scostante, a volte noiosa. •Rendedifficilevivereleemozionielasciarsiandare. •Tifaperderecontattoconlatuadimensioneinteriore. •Riducedinumero,qualitàeprofonditàlerelazioni. 87
I consigli: un po’ di caos ti mette allegria Lacasaesprimesimbolicamenteilrapportoconnoistessi econciòchesiamo.Troppoordinepuòessereindicedi una personalità un po’ rigida, perfezionista e chiusa. Ecco qualche consiglio. Scopri altri interessi - Se dedichi così tanta attenzione all’ordine domestico, vuol dire che stai sfogando in quel modo “alternativo” una gran quantità di energia vitale che non trova forma e spazio in aspetti più autentici e creativi. Faiilpossibileperriscoprireinteressiepassioni,cosein grado di mettere al centro della tua psiche elementi reali rispetto a questo ordine esagerato e ossessivo. Fai “vivere” la casa - Quando la tua casa diventa un museo da spolverare, vuol dire che stai bloccando te stesso in una forma rigida e vecchia, incapace di accogliere realmente tuttoquantotiaccadeoggi.Faiviverelatuaabitazione, falla essere un posto in cui “avvengono le cose”, un centro pienodivita.Organizzaanchesolopiccoliritrovi:valorizzala, e ti sentirai meglio anche tu. Ritrova il tuo gusto - L’ossessione per l’ordine sopraffà i gusti personali e li blocca. È più importante che tutto sia a posto rispetto al fatto che casa tua ti piaccia e sia adatta aibisognituoiedellafamiglia.Cambiamentalità:disponi le cose innanzitutto come ti piacciono davvero, non come “devono essere”. Abbiamo bisogno di una casa che corrisponda alla nostra anima, non alle nostre nevrosi.
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I DISTRATTI PATOLOGICI Hanno sempre la testa altrove La mente li fa continuamente scappare dal mondo e da una realtà che, in fondo, non sopportano
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on vedono gli oggetti, sbattono contro gli stipiti, inciampano, cadono, si chiudono le dita nei cassetti, perdono continuamente il filo del discorso. Oppure dimenticano tutto: appuntamenti, cose, pensieri, parole, nomi,scadenzefiscali.C’èaddiritturachi,sitrattadicasi particolarmente estremi e rari per fortuna, si è dimenticato anche il figlio all’asilo o ai giardinetti. Tale atteggiamento, se da una parte può irritare chi sta intorno e creare danni e anche pericoli a se stessi e agli altri, dall’altra comunica sempre che qualcosa non va a livello psicologico. Dopoaveraccertato,cosaimportante,chenonsitrattadi una patologia neurologica, cerchiamo di fare qualcosa per porvirimedio.Facciamoattenzioneperchéinquestocaso stiamo parlando di una forma di distrazione cronica che puòcreareparecchifastidieprobleminellavitaquotidiana; non ci stiamo riferendo a chi semplicemente perde ogni tanto la concentrazione. In quest’ultimo caso infatti la distrazione è creativa e ha la funzione di allontanare la mente dalla realtà e di aiutarla a trovare soluzioni nuove a vecchi problemi. 89
L’identikit di chi è un po’ troppo sulle nuvole Alla base di una distrazione esagerata c’è spesso il bisogno di cercare vie di fuga da una realtà che non piace o crea troppe costrizioni. Ecco i segnali di chi cerca sempre rifugio “fra le nuvole”. •Perde puntualmente le sue cose o non le trova e si fa prendere dall’ansia mettendosi a cercare l’oggetto smarrito nel nulla come un forsennato. •Dimenticasempredate,appuntamenti,incontri.Sicaccia spesso in situazioni spiacevoli e imbarazzanti. •Viveperennementesottostress;haunavitapienazeppa di impegni e non si ferma mai. •Dàpocospazioaipiacerietroppoaidoveri. •Inalcunicasicercadiesseremultitaskingovverodifare tante cose contemporaneamente. •Sisentespessostancoesenzaforze.
Le cause del cervello “altrove” La mente del distratto non è mai tutta lì con lui. Una parte è altrove. Ma dove? Non si sa. par È un atto involontario e segnala il bisogno di uscire dalla propriarealtà.Unbisognoche,senonrisolto,diventauna cronica evasione. Sonoquattroleragionidiuncervellodistratto.Vediamole una per una. Situazioni inaccettabili - Lesituazionitipichediinsoddisfazione del distratto patologico sono per esempio i rapporti di coppia ormai logori, senza più eros né curiosità, 90
in cui non c’è la forza di uscirne né un’alternativa. Lo stesso vale per lo studio o un lavoro che non piace e non dà più alcuna gratificazione. Troppi impegni - Si è innescata la fretta, la mente non si ferma veramente più su nulla e non è mai nel presente. Conladistrazioneilcervellodicebastaesidistraedalla risoluzione di ogni problema. Aspetta che sia la disattenzione a portare un’altra visione delle cose perché la nostra ormai è troppo ristretta. Depressione latente - Molte depressioni sono il frutto di grandi e drammatiche “distrazioni”: anche nel caso di questo disturbo manca il “gancio” con l’esistenza, proprio come nelle distrazioni quotidiane. Idealismo e fantasie - Alcuni, idealisti e idealizzanti, vivono per una “felicità a venire” e, proiettati in un futuro che non arriva mai, si disinteressano del presente, vissuto sempre con frustrazione.
I consigli: ristabilire le priorità Per evitare di sovraffollare la mente di cose e pensieri, bisogna imparare a selezionare azioni e relazioni che contanodavvero.Sipuòperesempiostabilireunagerarchia delle cose da fare, dalla più importante alla più futile, e se si è impegnati a lungo con una che sta in cima alla lista, sospenderla assolutamente e per un po’ dedicarsi a una che sta in fondo, che sia giocare a un videogioco, fare una passeggiata, telefonare a un amico solo per il piacere di 91
farlo. Nell’agenda l’impegno ’impegno numero uno è pr prioritario? Proviamo a rimandarlo per un’ora. È matematicamente certo che, quando si tornerà “sul pezzo”, lo si vedrà in modo del tutto diverso, ci si accorgerà di carenze che non erano state notate e si potrà correggerle introducendo variantidecisamentemigliori.Lavarietàdiattività,l’alternanza di pieni e di vuoti, di tempo libero e occupato sono fondamentali non solo per la salute ma anche per migliorare l’efficienza. Un’agenda per le priorità - Riduciildispendioenergetico. Compraun’agendaescrivicitutto,anchelecosepiùbanali,cheseicertodiricordare:ilcervellosaràpiùlibero. Daiunaprioritàaituoiimpegni,stabilendociòcheèdavvero necessario ed evitando, almeno per un po’, il resto. Intuire e comprendere - Non subire passivamente la distrazione. Cerca di comprendere da cosa vuoi sottrarti, cosa non ti appartiene, cosa non ti va nella tua vita. Se mentre sei distratto ti arrivano delle immagini spontanee (luoghi, modi di essere, intuizioni), scrivile: ti possono orientare verso una dimensione che ti sarà più congeniale. Distrazione volontaria - In psicoterapia si chiama “prescrizione del sintomo”. Se la distrazione cronica è una fuga silenziosa, crea tuoi spazi personali in cui fuggire di tanto in tanto e che ti fanno stare bene; scegli tu a quale attività dedicarti e che cosa ti fa più piacere.
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I PERMALOSI Quelli che se la prendono per ogni cosa Basta poco per deluderli e farli stare male. La realtà è sempre al di sotto delle loro aspettative, in genere troppo rigide verso il mondo e gli altri
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ermalosi, ipersensibili e candidi: tre aggettivi molto adatti a definire il tratto psicologico principale di “quelli che ci restano male”, di quelli che si offendono un po’ troppo facilmente, una schiera decisamente ampia di persone che, con estrema facilità, va incontro a continue delusioni e frequenti stupori dalla tonalità sempre negativa. I permalosi si offendono per tutto; gli ipersensibili si feriscono per un nonnulla, i candidi vedono ogni volta distrutta una fiducia costruita non si capisce bene su cosa. In tutti e tre i casi c’è un atteggiamento comune che crea un frequente sconforto: porsi nei confronti della realtà con un’aspettativa intransigente. Seppure con sfumature differenti, tutti e tre si aspettano infatti che la vita vada come vogliono loro o, al limite, che non contenga aspetti conflittuali, divergenze, caratteristiche inaspettate. Si aspettano una realtà “su misura” per i propri bisogni, fragilitàenevrosi.Chisiaccorgechesonoveramentetroppelecosechelopossonoferire,puòcambiarelapropria situazione, a patto che decida “un’inversione di rotta” nel 93
mododicollocarsinellarealtà.Vannocioèabbandonati gli atteggiamenti fondati sia sul vittimismo (di matrice infantile) sia sull’idealizzazione positiva (di origine adolescenziale), a favore di una vera presa di coscienza di come è la vita, cioè un insieme continuamente variabile di aspetti positivi e negativi, favorevoli e sfavorevoli.
I tre identikit di chi ingigantisce piccole sfortune Ecco le caratteristiche di coloro che ci restano male. Il permaloso - Sembra sempre pronto ad aspettare che qualcun altro lo colpisca nel vivo, per fare l’offeso e tenere alla fine il muso. L’ipersensibile - Si sente ferito da eventi e situazioni (una critica, un rimprovero, un diverbio) che agli altri non causano problemi. Il candido - Reagisce sempre come fosse la prima volta, come se non avesse memoria degli scogli e delle sorprese negative del passato.
I consigli: impara a goderti varietà e imprevisti Perabbandonarequestoatteggiamentochefastaremale va innanzitutto eliminata la teoria per la quale “le cose non vanno mai come si crede perché la vita è crudele e gli altri sono cattivi”, sostituendola con una visione più realistica, secondo la quale la vita semplicemente accade, nel suo essere variegata e multiforme e si disinteressa 94
delle nostre aspettative. Il male è spesso presente, anzi è necessario alla vita, ne è parte integrante, e non possiamo aspettare che non ci sia, per poter stare bene. Togliamo piuttosto le nostre assurde aspettative, e quel che accade di negativo potrà addirittura, a volte, trasformarsi nel suo opposto ovvero in una fantastica sorpresa. Per il permaloso: risolvi il bisogno d’affetto - Inconsciamente attribuisci al fatto che le persone agiscano come vuoi tu una sorta di “prova d’amore”, e se non lo fanno e le cose non vanno come avevi in mente tu, senti che ti hanno tradito, che non ti amano. Quindi ti allontani e assumi un atteggiamento difensivo e di chiusura. È uno schema radicato,chepuòessererisoltosoloconlaconsapevolezza.Moltoutilepuòrivelarsiunapsicoterapiamirata. Per l’ipersensibile: rinforza l’autostima - Restarcimaledi continuo e sentirsi feriti con troppa frequenza svela un’insicurezza marcata. Hai bisogno di ritrovare una percezione più stabile di te, di sentire di avere a disposizione più forze e più strumenti per affrontare la realtà. Non aspettarti che siano gli altri a “proteggerti”. Per il candido: rinuncia alla “fiaba” - Volervederegliaspetti positivi della realtà è un bene, ma aspettarsi che quelli negativinoncisianoèundanno.Occorreusciredaun’infanzia idealizzata ed entrare nella vita adulta. È meglio star male per cose vere (quando accadono), che restare male di continuo per cose normali.
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GLI ETERNI NOSTALGICI Il passato che non passa ti esclude dalla felicità Vedere nel passato il meglio della propria esistenza non è prerogativa della terza età. Oggi, molti si ancorano a un periodo felice appena vissuto, negandosi presente e futuro. Una rinuncia che può preludere alla depressione
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piùanzianispessodicono:“Sistavameglioquandosi stava peggio”, ma in realtà la nostalgia per un passato perduto oggi non è più caratteristica solo della terza età. Già a partire da dopo i 20 anni non sono poche le persone che fissano nella mente un periodo della loro vita in cui sono stati felici, o meno infelici, oppure un incontro, un amore, un’amicizia carichi di un’atmosfera positiva, e vivono “in memoria” di esso, come se il presente e il futuro ormai non potessero offrire mai più nulla di simile. Tale nostalgia,chepuòrovinarelavita,nonèunsintomosolo delle depressioni più gravi, ma anche di molti disagi più subdoli e mascherati.
L’identikit di chi non si gode mai il presente Si diventa nostalgici quando la fine di un periodo felice viene considerata non come un normale, seppur doloroso, 96
evento di vita, ma come una perdita irreversibile. A chi lo vive, tutto questo sembra un incubo senza uscita, ma a volte basta solo un po’ di disponibilità per spazzare via i fantasmi e lasciare entrare nuovi rigeneranti eventi. Ecco come si comporta chi non è mai nel presente. •Nonriesceagodersiilquieora. •Èsempreproiettatoversoqualcosadibellocheperòora non c’è più. •Vivediricordi. •Èinsoddisfattodellasuavitamanonfanientepercambiarla e migliorarla. •Silamentaenonagisce.
I rischi: uno spreco di risorse Depressione,rimuginioepensieriossessivi,sensodisconfitta, isolamento e solitudine, talento imbrigliato e scarsa intraprendenza, malattie psicosomatiche, sono questi i principali effetti deleteri di una vita “al passato”, mai affacciatasulpresente.Vediamolineldettaglio. Blocco della crescita - Lavitanonricominciamaiveramente, perché si cerca di ripristinare atmosfere o condizioni irripetibili, quantomeno in quella forma. I pensieri non fluiscono più e si smette di crescere. Memoria faziosa - I nostalgici hanno un tratto depressivo spiccato, magari ben nascosto, e la loro memoria seleziona, in modo acritico, solo i ricordi piacevoli, annullando gli eventuali conflitti presenti nell’evento idealizzato. 97
Aumenta la chiusura - Confrontatodicontinuocolpassato, il presente viene così vissuto in modo parziale e mai soddisfacente, cosa che aumenta la nostalgia. Il che, a sua volta, peggiora il presente e rende il futuro come un nemico che mette sempre più distanza fra la persona e l’idealeperduto.Unclassicocircolovizioso.
I consigli: la formula per riaprirsi al nuovo Viverel’istanteèilsegretoperassicurarsilaverafelicità. Chinonlofaocomunquenonciriescerischiadivivere con il freno a mano, creando da solo limiti e ostacoli al proprio benessere. I ricordi sono i pensieri nemici che ci trascinano lontano dalla realtà. La soluzione? Lasciar fluire i sentimenti e concentrarsi sul presente e sulle nuove occasioni per rinascere. Ecco qualche consiglio. Nuove foto, nuovo sguardo - Faidellefotoachiticirconda, all’ambiente. Ma non le solite foto: cerca un nuovo sguardo sulla realtà, nuove angolazioni. Sii autore, non solo esecutore. Poifaidellefotoconituoiamiciefattidaloro“immortalare” in modi nuovi, sia seri sia scherzosi. Il cervello acquisirà nuove immagini e archivierà, automaticamente, quelle vecchie. Incontra il “fantasma” - Recatiinunluogodelpassatoche hai amato o ricontatta quella persona che non vedi da tempo, se è possibile. Più volte. Hai bisogno di vedere i cambiamenti per renderti conto che stai idolatrando 98
qualcosa che non esiste più. Il cervello annullerà in pochi giorni la “funzione nostalgia” e si volgerà spontaneamente verso il nuovo. Fai un viaggio da solo - Se l’incontro col fantasma evoca troppo dolore, opta per un viaggio, di almeno una settimana, in un luogo totalmente sconosciuto, da fare senza nessuna persona conosciuta. Meglio una comitiva di persone tutte nuove, e un’assenza totale dei consueti punti di riferimento. Trova la chiave segreta - Se ti sei legato a quel particolare momento, vuol dire che conteneva qualcosa di tuo, che nonsaispiegare.Unapsicoterapiabrevetipuòaiutarea ritrovareiltesoroperduto:lachiavenonperriviverequel preciso evento, ma per favorire le condizioni per viverti in modoautentico.Daquipuoidavveroripartire.
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GLI INCOSTANTI Sempre in partenza ma non arrivano mai Facili agli entusiasmi e alla resa rischiano il naufragio se non trovano la rotta giusta
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ecine di corsi iniziati e poi interrotti a metà e nessun diploma raggiunto, libri iniziati e mai finiti, amori appassionati ma incompiuti, lavori lasciati poco prima della riuscita, amicizie esaltanti finite all’improvviso, quasi sempre senza un perché. È il curriculum di chi soffre di incostanza, un problema diffusissimo che non rientra nelle patologie psichiatriche ma che ostacola molte esistenze e fa fallire molti validi talenti, procurando alla fine frustrazione e infelicità. Gliincostantivivonocosì:curiosievivaci,mapervasida una strana inquietudine, si entusiasmano facilmente, contagiando tutti, ma mollando poi con altrettanta facilità, senza rimpianti ma con una profonda malinconia. Se anche tu soffri della sindrome dell’incostante, ecco qualche consiglio utile.
L’identikit di chi lascia tutto a metà L’incostantenonriesceatrovareun’attivitàcheloentusiasmi davvero o nessun passatempo che lo mantenga impegnato per più di due settimane. 100
Fa fatica a portare a termine qualsiasi cosa e questo gli lascia una sensazione di perenne insoddisfazione. Ecco le caratteristiche principali di queste persone. •Qualunqueattività,hobbymaancherelazioned’amore o percorso di studio, intrapreso all’inizio con entusiasmo, viene poi abbandonato. •L’incostantenonsiappassionamaiveramenteanullae lui stesso, alla fine, non sa cosa gli piace veramente. •Nonriescemaiamettereafruttoisuoitalentiehapaura di sbagliare. •Alleprimedifficoltà,questapersonasiarrende,sispaventa e arretra. È assalito spesso da una sensazione di vuoto e inadeguatezza. •Questocontinuotiraemollagliprocuraspessomoltissima frustrazione. •Nellavorospessosiavverteuncalodelladeterminazione e del rendimento professionale.
I rischi: un senso di fallimento e inadeguatezza L’incostantepiantailsemenellaterrasenzariusciremaia vedere la nascita della pianta. Questo cambio di rotta continuo che non porta mai alla meta è causa di malessere. Ecco i rischi. •Depressionenonriconosciuta. •Perditadicredibilità. •Talentoinespressoesprecato. •Assenzadirisultaticoncreti. •Relazioniaffettiveproblematicheeinstabili. 101
Le cause: scelte contrarie alla propria natura Gli incostanti fondamentalmente conoscono poco se stessi e per questo “adottano” passioni e progetti degli altri, nei quali si buttano a capofitto. Lasceltaperònonèrealmentesentita,èspessoun’identificazione, un’imitazione, e quando l’entusiasmo iniziale finisce e si spegne, di colpo queste persone mollano la presa perché questa scelta la sentono fondamentalmente estranea. Ecco le principali cause di questo atteggiamento che porta a lasciare tutto incompiuto. Agire per reazione - Spesso queste persone intraprendono nuoveiniziative,invariambiti,masolo“reattivamente”: ad esempio per dimenticare una storia d’amore, per uscire dalla depressione, per non restare soli, per dimostrare qualcosa a qualcuno ecc. Avversione allo sforzo - Findapiccolinonhannosviluppato la capacità di “tenere duro” quando cala l’entusiasmo o subentra una difficoltà. Non separano il momento di crisi dalla bontà del progetto.Confondonoladifficoltàcolfallimento.Sonotenaci nell’iniziare ma non nel portare avanti. Paura di riuscire - In gergo sportivo si chiama “paura di vincere”:ladifficoltàafarel’ultimopunto,ilmatch-point, quello fondamentale per chiudere la partita insomma e portarsi a casa il risultato. Comesel’affermazionediséevocasselapauradidover poimantenerequelrisultatocuicisisenteperòintimamente inadeguati. 102
I consigli: ricomincia senza paura di sbagliare Tentare la via della costanza e dello sforzo a tutti i costi produrràsolo“l’ennesimofallimento”.Civuoleunastrategia morbida. Ecco cosa fare. Risparmia energia - L’altalena di entusiasmi e delusioni ti crea un grande dispendio di forze, con in più la sottile frustrazionedel“solito”insuccesso.Faiunavitapiùregolare,conoraricostantielegiusteoredisonno.L’energia risparmiata ti servirà a restare lucido nei momenti di difficoltà, in cui ti verrà voglia di mollare. Non cercare sfide impossibili - Non intraprendere azioni al di sopra delle tue capacità attuali. Se cerchi una riuscita che sia anche un risarcimento dei “fallimenti” passati, non tiriuscirà.Lavorasulpresenteconunocchioalprogetto globale, ricordando che i momenti “down” ci saranno sempre. E anzi il fatto di affrontarli affinerà il tuo progetto e ti regalerà grande soddisfazione. Usa la gradualità - Partidapiccole“imprese”,cherichiedano uno svolgimento limitato nel tempo, da qualche settimana a pochi mesi al massimo, senza annunciare la cosa al mondo intero. Se si creano aspettative la paura di sbagliare e di deludere potrà indurti ad abbandonare tutto. Esercitati con uno sport - Attraverso un uso consapevole del corpo, il tuo cervello può apprendere una maggiore costanza. Scegli un’attività sportiva che ti piace e che richiedaunosforzoregolare.Ponitiobiettividapprimapiccoli poi gradualmente sempre più grandi. Senza fretta. 103
GLI IPERSOSPETTOSI Troppa diffidenza può rovinare la vita Guardingo, preoccupato, diffidente e spesso anche inacidito. È il quadro di chi vede un complotto ovunque, dietro ogni sguardo. Rendendo così l’esistenza impossibile a sé e agli altri
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ella sua forma più grave è un vero e proprio disturbo psichiatrico denominato “disturbo paranoide della personalità”. Nella sua forma più sfumata e quotidiana si chiama invece sospetto. Ed è più diffuso di quel che sembra. Chi è molto sospettoso ha la mente spesso disturbata dall’idea che la realtà che lo circonda stia sempre tramando qualcosa contro di lui. Un’ideachepuòinquinarefortementelerelazionicongli altri, sia intime, sia amicali, sia sociali, fino a renderle soffertissime e talora impossibili, in uno strano miscuglio di frustrazione e di compiacimento. Se senti di avere questo problema, qualcosa puoi fare per risolverlo. Ti suggeriamo qualche strategia per stare meglio.
L’identikit di chi non si fida di nessuno L’eccessodisospettonascequasisempredaunagrandee profonda insicurezza in se stessi, di cui la persona non è 104
consapevole. Tale inconsapevolezza la porta a vedere negli altri la sua stessa fragilità, e a pensare che essi vogliano raggirarla pur di ottenere i propri scopi. Il fatto di credersi attaccata dal mondo la fa sentire in qualche modo protagonista, in un’affannosa ricerca d’amore e di identità. •Vedesempreilmaleovunque. •Èprofondamenteinsicuraeproiettasuglialtrileproprie fragilità. •Credecheglialtrivogliano“fregarla”eparlinosempre male di lei. •Hadifficoltàastabiliredelleamicizieprofondeedurature.Primaopoisiallontana. •Sisenteperseguitatadaglialtrienell’occhiodelciclone. •Assume con gli altri atteggiamenti rigidi e distaccati perché li ritiene dei “nemici”. •Nellasuamentesicostruiscedeifilminesistenti.
Le sue frasi tipiche Il sospettoso ha un ricco repertorio di frasi classiche di cui si serve per gettare ombre a destra e a manca. Ecco le più tipiche. •“Secondomemistaiingannando”. •“Dov’èlafregatura?”;“Cosac’èsotto?”. •“Comevolevasidimostrare”. •“Tufaicosìperottenerequalcos’altro”. •“Losistemoioprimachelofaccialuiame”. •“Nonmiespongomaiseno...mifregano”. •“Cel’hannoconme”. 105
I consigli: tre mosse per aprirsi agli altri Spesso affidarsi agli altri è una necessità, oltre che una strategia per semplificarsi e alleggerirsi la vita. Imparare a farlo, vincendo i propri limiti, è possibile. Ecco come. Accetta i tuoi sospetti - Se pensi che alcune persone che conosci stiano in qualche modo tramando alle tue spalle, smetti di agire come se credessi in loro, di essere disponibile, perché tanto intimamente lo fai con l’aspettativa “per non dire la certezza” di essere raggirato o ingannato. Siionestoconteeconglialtri:smettidialimentarele situazioni nelle quali sai già che ti sentirai vittima di un complotto. Astieniti. Scoprirai, con un po’ di delusione, che il mondo va avanti anche senza di te e che non eri al centro dei pensieri altrui. Avrai la sorpresa di vedere che alcuni possono amarti e cercarti gratuitamente, senza bisogno che tu faccia nulla. Altri invece no, esattamente come fai tu. E va bene così. Scrivili su un foglio e affronta gli altri - Scrivi su un foglio diviso in due da una parte tutte le aspettative e dall’altra tutti i sospetti che nutri sugli altri (lavoro, amore, amicizie)epoinonguardarloperduegiorni.Poirileggiloe osserva quanto sei vulnerabile se vivi te stesso e i rapporti conglialtriinquestomodo:guardaquantesonolecose che ti possono ferire. Invece di rimuginare, se te la senti, vai a verificare i tuoi sospetticonchiarezzaelealtà.Confrontatiserenamente con chi ti ha deluso. Se non lo fai, vuol dire che intimamente cerchi quella delusione, che ti serve, e che vuoi che 106
si ripresenti. Se non riesci a farlo butta via l’elenco e fai altro. Questo esercizio ti permette di osservarti in modo globale e di uscire per un po’ dai soliti automatismi. Chissàquantevoltenonseistatoingannatoenontene sei neppure accorto! Coltiva un seme - Dopoiprimiduepuntièpossibileche tu ti senta un po’ solo. È il momento per una semplice ma importanteesperienza:compraunsemediunapiantache tipiace,acuitisentivicino.Prendiinmanoilseme,osservaloedagliiltuonome.Quelsemeseitu.Orapiantalo e accompagnane la crescita nel tempo, semplicemente bagnandolo ed esponendolo alla luce. Ti fa comprendere che la vita, per crescere e dispiegarsi, ha bisogno di pochissimo (acqua, luce e tempo), e che dentro di te, cioè nel seme che tu sei, c’è già tutto. La percezione della tua consistenza, cioè, arriva da te stesso, non dagli altri. Il progetto è spontaneo. Non serve l’interpretazione continua dei gesti altrui.
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I LAMENTOSI Quelli che giocano a fare le vittime Petulanti e aggressivi, si allontanano da tutto e tutti. Si piangono addosso ma rifiutano gli aiuti. Allergici al vero dialogo, ostacolano la propria crescita e restano sempre allo stesso punto
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ccorgersi della tendenza tipica di alcune persone a piangersiaddossoèfacile:ognivoltachelisentiamo o li incontriamo ci annoiano con i racconti dettagliati delle loro sfortune e dei loro continui malanni, ci trascinano in un’atmosfera negativa, ci chiedono mille consigli senza ascoltare neanche le risposte. Avviluppati nella loro sequela di lamenti, si lanciano in monologhi di pessimismo esasperato. Un’operazionepetulanteeinfondoaggressiva,tantoche appenasipuò,questepersonevengonoevitatedaglialtri erestanodasole.Piùdifficileèinvececapirlodisestessi: chi si lamenta continuamente, infatti, parla sempre di sé, ma non vede se stesso, perso nei suoi racconti e nelle sue litanie. Se qualcuno te lo fa notare e la cosa ti dà fastidio, vuol dire che forse sei un lamentoso anche tu. Prendialloraalbalzol’occasioneeleggiinostriconsigli, perché il lamento è una delle cose che più blocca la crescita e allontana dagli altri. 108
L’identikit di chi ne ha sempre una Il lamentoso vive identificandosi con la propria storia, e continuacosìariprodurlainunfilminfinito.Unelenco direcriminazionicontrotuttoetutti:èilsuoargomento preferitoefrequente.Sembracheciòchegliaccade,capitisoloalui:inrealtàgiocailruolodellavittimaevuole che gli altri siano sempre comprensivi. Ecco alcuni suoi tratti tipici da conoscere. •Nehasempreuna:vatuttostorto. •Èsempredicattivoumoreelotrasmetteancheaglialtri che gli stanno vicino. •Sipiangeaddossomarifiutagliaiuti. •Provapiacerealamentarsiebasta.Perluièancheun modo per attirare l’attenzione degli altri. •Inassenzadiproblemièluistessoacrearne,giustoper il gusto di lamentarsi. •Nonfanullapermigliorarelasuasituazione.Silamenta e basta; non cerca soluzioni.
La classifica dei lamenti ricorrenti Cisonoalcuniargomentiricorrentichediventanomotivo di lamento. Ecco i temi preferiti. •Lasalute. •Ilpartnereifigli. •Isoldichenonbastanomai. •Illavoroeicolleghi. •Ilgeneroelanuora. •Igenitorieifratelli. 109
I rischi: crei un’atmosfera pesante che ti isola Chisilamentaincontinuazionecercasempreunmotivo disofferenza,acostodiinventarselo.Perchéinrealtàèlui chenonvuolestarebene:starebene,infatti,vorrebbedire mettersi in gioco senza alibi. Invece fingendo sofferenza halascusaperstareabordocampo.“Finchésoffrosono giustificato”. La persona agisce insomma come il bambino che non ha fatto i compiti e dice di stare male per non andare a scuola. E ha bisogno di alibi per non agire, perché ad agire si rischia di fallire, di incontrare la propria mediocrità. Non accetta di arrivare secondo e quindi non corre. Ma così, le sue malattie immaginarie prima o poi diventeranno reali, a cominciare dalla depressione. Senza contare che il suo atteggiamento crea un’atmosfera pesante intorno a lui, bruciando i rapporti e le relazioni. Ma infondoèprevisto:ognifallimentoènuovabenzinaperi lamenti.Eccol’identikitdellamentoso. •Vieneconsideratodaglialtrinoiosoefastidioso. •Portaconséatmosferenegative,nonsiafferma. •Perdeleamicizieefaallontanarelepersonecare. •Raccoglieingirounafintapietà. •Vieneconsideratopococredibile.
Le cause: insicurezza e presunzione Il lamento è un fenomeno che assume talvolta l’aspetto di un vero e proprio stile comunicativo, ma in questo caso fuorvianteperchémossodaesigenzeegoistiche.Ungrovigliopsicologicochesoffocailcervello.Fenomenodiffusissimo al punto da diventare a volte un vero e proprio 110
stile comunicativo, è espressione di alcune problematiche interiori.Vediamoleinsieme. Ansia - Attraverso il lamento la persona butta fuori un po’ della tensione interna, dell’ansia di cui non prende atto o che magari non riesce a convogliare in altro modo, e in tal modo riesce a rimanere in equilibrio psichico, per quanto molto precario. Dipendenza - Illamentosoinsostanzafaquesto:prendeil malloppo non elaborato delle sue conflittualità e lo consegnaperinteronellamanidell’altro.Larichiestainconscia è:“Tieni:digeriscilotuperme,sopportaalmenounpo’”. Egocentrismo - Mettere al centro i propri problemi è un modo per mettere se stessi al centro dell’attenzione e ottenere considerazione. È minima la capacità di immedesimarsi nei problemi altrui. Scarsa autostima - Comeunbambinoconlamamma,il lamentoso cerca una dose di consolazione (affetto e accettazione) per sentire una legittimazione al proprio malessere che lui non si sa dare da solo. Senso di colpa - Lo strano groviglio psicologico del lamentoso prevede spesso anche il senso di colpa (“Se dico che sto bene offendo chi sta peggio”), la scaramanzia (“Se dico che va tutto bene poi mi cade qualche tegola in testa”),l’alibi(“Parloparloparlo,manonmimettoingioco”). Il risultato finale è, innanzitutto, un danno per il cervello:illamentoinfattiricreaunassettochimicocere111
brale passivo e riverberante, incapace di uscire da se stesso e di trasformarsi in sintonia con la vita.
I consigli: prendine coscienza grazie agli altri Chiediaqualcunochetivuolebeneseseilamentoso.Informati sulle cose di cui ti lamenti di più e, se è un amico scherzoso, chiedigli di farti una tua bonaria imitazione. Nel frattempo cerca di comprendere se c’è qualcosa in particolarecheattivaillamento.Osservarecomeseinoioso e fastidioso quando ti lamenti ti aiuterà a prenderne coscienza; a ridimensionare i problemi e ad avere una visione più lucida della realtà. Concediti una pausa - Stai una settimana senza esprimere emozioni negative. È molto utile per renderti conto di quanto ti lamenti e di quanto sia difficile non farlo, e per concentrare dentro di te la sofferenza e il disagio che invece il lamento “svende” a chiunque. Sfogati tutto in un colpo - Dopounasettimana,illamento concentrato diventa disagio vero, che sfogherai con un vero e sano pianto liberatorio (e non il solito frignare inutile).Oppurequalcosascatteràautomaticamentenelcervello e ti darà una percezione diversa di te stesso. Fingi benessere e osserva l’effetto che produce - Il lamento spesso è un alibi per non affrontare la realtà in modo diretto.Chidàun’immaginevincentedisédeveaffrontareinemici,mentrechisimostraferitopuòchiederepietà. Di’chestaibeneeosservacosaaccade. 112
I RITARDATARI PATOLOGICI Fuori tempo anche nella vita Chi soffre di una cronica allergia alla puntualità segnala un caos mentale che gli rende difficile portare a termine i suoi progetti. Ecco le tipologie di ritardatari più comuni e i consigli pratici per arrivare a rispettare gli orari
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rrivareinritardopuòcapitareatutti:uningorgo,un imprevisto, una strada sbagliata, un equivoco sull’orario dell’appuntamento possono far accadere la spiacevole ma comprensibile evenienza di non essere puntuali a un appuntamento con gli amici, col fidanzato, sul lavoro, a una visita medica. Tuttavia c’è chi fa del ritardo un vero e proprio stile di vita. Sono i ritardatari cronici, quelli che arrivano dopo mezz’ora e più quando avevano tutto il tempo a disposizione, che riescono a mancare di puntualità anche in situazioni importanti e programmate. Il loro ritardo è così “puntuale” da essere quasi prevedibile, per chi li conosce bene, eppure essi trovano sempre il modo di sorprendere e soprattutto di irritare chi li aspetta anche per ore. Se ti senti anche tu così, se ti riconosci in queste caratteristiche ecco cosa fare. 113
L’identikit di chi è allergico alla puntualità Cisonotretipiprincipalidiritardatari:ildisorganizzato, l’irriguardoso e il ribelle. Tutti e tre non sono mai del tutto nel presente, né mai del tutto altrove; sono disordinati, sia nel tempo che nello spazio e portano difficilmente a termine un progetto. Ecco nel dettaglio i tre caratteri. Il disorganizzato - Ha una percezione irrealistica del tempo, che gli appare sempre illimitato. Per lui c’è sempre tempo! Programma troppe cose, non prevede la possibilità di imprevisti, e mentre si prepara si distrae, perde tempo.Poisistupisceesiscusa,manonneprendeassolutamenteatto.Dietroilcaoticoeottimistasognatore,si nasconde la difficoltà a stare in “quel” presente. L’irriguardoso - Se il ritardo serve ai suoi bisogni, non esistealtroproblema.Pensadigoderediunacertaimmunità, riscattandosi con qualche battuta e non prendendo sul serio l’irritazione altrui. Anzi il ritardo lo fa sentire “protagonista”. Egocentrismo, narcisismo irrisolto e disinteresse per gli altri fanno da base a un personaggio che alla lunga logora anche gli amici più cari. Il ribelle - Rifiutaqualsiasiregolaperprincipio.È aggressivoversotuttociòcheè“stabilito”eimponeipropriritmi a ogni occasione, perdendo a volte anche opportunità importanti, e non si scusa. Anzi, le critiche lo irritano. Ed è così anche nelle relazioni, dove la sua falsa autonomia si manifesta con richieste rigide e un essere fuori dalle regole senza avere una “regola interna”. 114
I consigli: così recuperi il benessere All’origine del ritardo costante c’è la necessità di disobbedire a qualcuno che si vive come un’autorità oppure di sfidare e mettere alla prova la persona con cui si ha appuntamento. Ecco qualche consiglio per rientrare nei ranghi. Per i disorganizzati: aiutati con una sveglia -Anchesepuò sembrarti buffo o umiliante, in vista di un appuntamento punta un timer che suoni ogni mezz’ora, in modo da scandire il tempo che hai ancora a disposizione e agganciartimaggiormenteaesso.Puntalodueoreprima.Allo stesso modo, per alcune settimane, datti un tempo definito, stabilito da te, per le cose da fare in casa. Per gli irriguardosi: un aiuto dagli amici - Il bonus della simpatianonpuòdurarealungo,esullavoropuòanche creare un’immagine di non professionalità. Fatti aiutare dagliamici,dicendoloro:“Setardopiùdiunquartod’ora,andate.Fateloperme”. Cosìsentiraisuditeleconseguenzedeltuostessoproblema.Verraiapprezzatoe,pocodopo,ilritardosvanirà. Per i ribelli: un lavoro su se stessi - Il tuo problema è anticoeprofondo:riguardailrapportoconleaspettativeele istanzenormativepaternee,piùingenerale,conciòche è autorità e istituzione. Non è col tempo tuo o degli altri che devi combattere, ma con questioni interiori, altrimenti il rischio è di restare tagliatofuoriedinoncrescere.Puòessereutileunpercorso psicoterapeutico del profondo, attraverso la guida di un terapeuta, da cui arrivare puntuali... 115
I CONFIDENZIALI SENZA LIMITI “Svendono” il mistero al primo che passa Questo bisogno continuo di raccontare tutto di sé, anche agli sconosciuti, questo proiettarsi costantemente verso l’esterno alla ricerca di conferme, svela una profonda insicurezza e la difficoltà a entrare in sintonia con l’interno, con la propria anima
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on fai in tempo a presentarti che già ti hanno raccontatometàdellalorovitaedeiloroproblemi:crisi di coppia, problemi di salute, pezzi della loro infanzia, lamentele sui parenti, sfiducia in se stessi, delusioni e frammenti della propria interiorità, con commenti sparsi qua e là. E tutto senza che tu gli abbia chiesto niente. Sono i “confidenziali”, quelle persone che non riescono a tenere dentrodiséneancheunabricioladisestessi:vivonoin esposizione totale e continua della propria vita, cercando con l’interlocutore un feeling immediato su un piano di complice profondità d’anima. Sono spesso persone acute eintelligenti,cheperòhannoenormibisognidiconferme edicondivisione.Purtroppolecercanoinunmodochesi rivela perlopiù fallimentare e dannoso. 116
L’identikit di chi parla troppo di sé Chiraccontatuttodiséèingenereunapersonadotata di capacità introspettiva, che tenta di stabilire fin da subito un rapporto basato sulla condivisione di confidenze intime del proprio vissuto, di solito ricchissimo ma anche irrisolto.Eccol’identikit. •Racconta tutto: pensieri, emozioni, paure, giudizi, sogni, grane legali, condizione economica, eventi privati e privatissimi, non solo di se stessi ma anche di genitori, partner e figli, che considera come parti di sé. •Parla a prescindere da chi ha davanti: un parente, un amico,unconoscente;esenzavalutareseildiscorsopuò interessare né se l’interlocutore può servirsi in modo malevolodelleinformazioniricevute.Un’ingenuitàdisarmante ma anche impositiva. Implicitamente infatti chiedono all’altro di fare altrettanto, benché poi non sappiano ascoltarlo e ritornino in breve a parlare di sé.
Le cause: perché tante chiacchiere inutili I motivi che spingono queste persone a raccontare tutto di sé, spesso senza filtri, possono essere diversi. Insicurezza profonda con ricerca di condivisione e di contatto affettivo. •Carenzadifigureconcuiconfrontarsi(genitori,partner,amici),perciòlalorointrospezionevienedissipata qua e là. •Bisognodisentirechelapropriastoriaèdegnadiessere 117
raccontata.Dapiccole,questepersoneforsenonsono state ascoltate dai genitori, se c’erano. •Mancanzadisensodiprivacyedimistero,tipicodichi da bambino è stato condizionato da figure di genitori troppo invadenti. •Bisogno di accettazione incondizionata e insicurezza: “Io ti racconto tutto, anche il peggio. Vediamo se mi accetti anche così”. •Sipensache,senonsioffrequalcosadisestessi,glialtri potrebbero offendersi perché tagliati fuori dalla nostra vita privata. •Si sente il bisogno di“esibirsi” per poter primeggiare sugli altri.
I rischi: esporsi al giudizio altrui Il confidenziale si espone completamente al giudizio altrui, un giudizio che tuttavia teme tantissimo, e se viene colpito, racconta ancora di più, giustificandosi masochisticamente in un circolo vizioso che sfinisce sia lui che l’altro. Ecco i rischi di questo atteggiamento. •Soffrirequandosivienemalgiudicati. •Pentirsi di aver raccontato troppo di sé agli altri, che usano le nostre debolezze come armi. •Dareun’ideadiséparzialeefaziosa. •Passareperesibizionisti. •Subirelafrustrazionedellanoncorrispondenza. •Mancanzadicrescitapsicologica. •Arrabbiarsiconglialtriquandocifannodelledomande intimeeprivatesullabasediciòcheabbiamodettoloro. 118
I consigli: il seme dei progetti cresce sottoterra Riduci drasticamente la quantità di confidenze. Non esporre nei dettagli i tuoi progetti o problemi personali. Piuttosto impara ad ascoltare di più, interessati e fai parlare anche gli altri. Scegli pochi interlocutori per confrontarti con misura. E non fare resoconti telefonici quotidiani della giornata. Ecco in sintesi alcuni consigli per ricentrarsi su se stessi e stare bene. Mettiti “a dieta” di confidenze - Hai bisogno di regolamentareilflussocontinuodelletueconfidenze.Daquestomomento, scegli degli argomenti di te di cui assolutamente non parlare più per qualche tempo e altri invece di libera espressione.Poidecidiancheachipuoifareconfidenzee a chi no. Se ti serve fai un elenco scritto, e rispettalo. Difendi l’intimità: è sacra - Stila un elenco di confidenze, dividendole in categorie di valore, dalle più preziose a quelle più “alla portata”, scrivendo vicino alla categoria un valore monetario. Adesempiolepiùpreziose:5.000euro,poicisonoquelle da3.000ecosìascendere.Larappresentazionesimbolica aiuta il cervello a valorizzare il tuo vissuto. Quando ne parlerai, potrai calcolare “con un po’ di ironia” quanto stai svendendo di te. Osserva di più gli altri - Quando vai a un ritrovo o a una festa, stai per un po’ in secondo piano e osserva gli altri che parlano fra loro. Se c’è qualcuno come te, guarda bene il suo interlocutore, la noia che lo assale, il suo disinteresse malcelato.Leriflessionitiverrannospontanee. 119
I SUPEREFFICIENTI Troppo utili e poco dilettevoli Fanno solo ciò che è utile e aboliscono dal quotidiano tutte le azioni che non combaciano con la loro idea di efficienza, di pragmatismo e di funzionalità. Ecco cosa fare in questo caso
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cosiddetti super efficienti o funzionali sono persone animate da un irreprensibile senso pratico e da un nobile senso del dovere. Iperattivi, queste personalità sono tipiche di chi non sta mai un attimo fermo, ha sempre qualcosa da fare e un obiettivo da raggiungere (anche nel tempo libero). E se l’obiettivo non c’è, l’efficiente piuttosto se lo cerca. Altempostesso,però,gliindividuiconquestecaratteristiche caratteriali trascurano nella sfera individuale, familiareesocialeaspettiessenzialidellanaturaumana:la poesia della vita, l’eros “non programmato”, l’incanto, il tempo perso, il gioco, le coccole e il romanticismo, l’arte, le azioni senza finalità. E li trascurano al punto che alla lunga, pur avendo fatto tutto il “necessario”, secondo la loro visione della vita, ottengono risultati opposti, ben lontanidaquellidesiderati:depressione,crisidicoppia, figli affettivamente lontani, sensazione di vuoto, isolamentosociale.Vediamolecaratteristichediquestepersone e i consigli a loro utili, per smettere “di funzionare” e tornare a vivere. 120
L’identikit di chi non si ferma mai Ecco i tratti principali di chi non lascia mai nulla al caso. •Nonsiritagliamaimomentiperséoperglialtriche non abbiano un’utilità. •Usailtempoliberoperfarelecoserimasteindietroo per “portarsi avanti”. •Sefaunacosasenzasensonéscoposisenteincolpao gli viene fretta. •Legge solo libri per imparare qualcosa (per esempio manuali) e per farsi una cultura. •Faoperedibeneficenzasolopersentirsidirecheèbuono e altruista. •Sefaunregalodev’esserequalcosache“serve”.
Le cause: una vita intesa solo come un dovere Il problema delle personalità iperefficienti nasce da una clamorosa “svista sulla realtà” appresa direttamente dai genitori o instauratasi nel tempo con l’adesione a un modellosocialmenteaccettato:quellodella“personache funziona”.Unasvistacheintendelavitacomeuninsieme di doveri e di compiti da assolvere, messi come priorità assolute, e che valuta come utile all’esistenza solo cose e azioni di concretezza immediata: per esempio mandare avanti la casa, il lavoro e il relativo guadagno, gli impegni sociali, assicurare ai figli una posizione, un’istruzione e un sostentamento ecc. Cosefondamentali,certo,manonsufficientineltempo asestessi,allacoppiaeallafamiglia.Perchéancheseil 121
funzionale “ci mette l’anima”, in realtà l’anima resta fuori, dalla vita e dal listino delle priorità. •Senso del dovere abnorme per sentirsi a posto con la coscienza. •Paurainconsciadiaffrontareiproblemidell’anima. •Esigenzadifuggirel’intimitàcolpartnereconifigli. •Bisognodidimostrarediessereall’altezzadelruolo. •Tentativodinonsbagliaremaiediessereirreprensibile. •Forteperfezionismoerazionalitàaccentuata. •Bisognodicontrollareogniaspettodellavita.
I rischi: aridità e depressione Fasolociòcheèutileeaboliscedallasuaesistenzatuttele azioni che non combaciano con la sua idea di efficienza, dipragmatismo,difunzionalità.Vediamoquidiseguitoi tratti salienti dell’efficiente a tutti i costi. •Consestessi:perditadelladimensioneprofonda,poetica e creativa, forte limitazione della veduta di realtà, che diviene quasi irrealistica. •Incoppia:perditadieros,romanticismo,allegria,autoironia e humor. •Con i figli: rapporto poco profondo e formale, poco tempo per dialogo e coccole. •Congliamici:mancanzadispontaneità,disorpresee d’improvvisazione. •Nellavoro(unicoambitodellavitaabeneficiarne):elevata efficienza, professionalità, grande senso del dovere ed estrema affidabilità. 122
I consigli: abbandonati alla sana improvvisazione “Funzionare” senza vivere provoca, a lungo andare, la comparsa di alcuni sintomi tipici, come stanchezza cronica, cali improvvisi di umore, malinconie frequenti, cefalea, dolori ossei, muscolari e articolari. Sono tutti segnali che le azioni non sono agganciate all’anima. Ecco qualche consiglio pratico per riportare un po’ di incanto e di improvvisazione nella propria vita. Uno spicchio di non senso - Scegli un ambito della tua vita, anchepiccolo,incuisperimentartiinmodonuovo:cioè senza darti scopi e senza essere utile a niente e nessuno. Partidacosesemplici:unapausanellagiornata,unapasseggiata senza meta, una coccola “fuori tempo massimo”. Fai una scala delle priorità - Scrivi una lista delle tue priorità attuali basandoti esclusivamente sul tempo che dedichiaognunadiesse.Siilealeedettagliato.Poiosservala. Ti stupirai a osservare che vengono prima lo stendere i panni o le cene di lavoro al tempo per te stesso. Chiedi agli altri come ti vedono - Chiediaituoifamiliari e amici del modo in cui trasmetti loro il tuo affetto. Gli arrivatuttoquellochepensididare?Chetipodipersona vedono?Consorpresavedraichemoltodiciòchedaie fai “non passa”, e che quindi devi trovare un modo più sfumato e sottile di metterti in relazione con gli altri.
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GLI INGENUI Vivono in favole senza lupi Esprimere comprensione e positività verso il prossimo a oltranza è una forma narcisistica della bontà che inquina il carattere: ecco le contromisure più efficaci da mettere in atto
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a quella persona non me lo sarei mai aspettato”, “Non capisco, eravamo grandi amici”, “Ci sono rimasto malissimo”. Sono frasi che esprimono molto bene la frustrazione di chi affronta la vita e le relazioni con un eccesso di buona fede e con uno sguardo sempre troppo positivo. Sono gli ingenui, persone perlopiù animate da intenti bonari, da curiosità e da generosità senza secondi fini, ma anche incastrati in “nodi” psicologici che impediscono lorodiguardarelarealtàpercomeèveramente:unacompresenzadiaspettibuoniecattivi.Perciòsonoimpreparati agli eventi negativi ed esposti a saccheggi affettivi ed energetici che li fanno vivere male, e sentire sconfitti e incompresi.Vediamocosasipuòfare.
Gli errori principali Il mondo non è un luogo incantato, e l’ingenuo sembra nonvolerneprendereatto.Daquipossononascereisuoi principali errori. 124
Proiezione - Attribuisce a chiunque altro la sua stessa buona fede, sincerità o disponibilità. Assenza di difesa - Si espone senza filtri e senza difese, mostrando i propri punti deboli e alcuni punti di forza che dovrebbero restare nascosti. Dissipazione - Offretuttosestessosenzatenerecontodei propri limiti fisici ed energetici, fino a diventare sintomatico e a esaurirsi. Scarsa intuitività - Va avanti nella vita senza prevedere mai eventuali “sgambetti” (problemi di salute, incidenti, debacle e crisi varie). Nessun apprendimento -Ognivoltacherimanedeluso,ci resta male per un po’, ma poi riprende a fare come sempre. Non fissa il ricordo dell’evento.
I tre identikit di chi si lascia troppo abbagliare L’ingenuo, in genere, ha un’istintiva positività verso il prossimo, che spesso si traduce in empatia e in capacità di immedesimazione. Mette l’altro a proprio agio, offre disponibilità all’ascolto e aiuto concreto. Nei rapporti affettivi non si risparmia e coglie in chi lo vive da vicino qualitàsconosciuteeleaiutaavenirefuori.Findasubito offre fiducia, mostrando la propria sfera privata, incurante di future critiche o invidie. In sostanza, è una persona poetica, vitale e capace di stupirsi; in un mondo ideale, vivrebbe bene ma nella realtà è a rischio. Ecco i tre iden125
tikitpossibilidell’ingenuo,irischicuièespostonellavita quotidiana e i consigli. L’infantile - Viveuncandidostuporesganciatodallarealtà, che gli appare sempre come una favola, qualsiasi cosa accada. E, come un bambino, è impreparato ad affrontare e a elaborare anche i piccoli drammi quotidiani della vita. I rischi:ilrischioèdirestarecosì,soffrendosenzacapire il perché e senza imparare dai continui errori di valutazione e di lettura della realtà che lo circonda. Il consiglio:forsepuoipermettertidiesserecosìperché c’è chi si è assunto per te le tue responsabilità. Riprendiinmanolatuavitaeassumitiresponsabilitàdirette.Oforsec’èqualcunochehainteressecheturimanga così, per usarti come vuole? Il nevrotico - Forseacausaditraumiinfantilisubiti,questa personalità ha un totale bisogno di vedere il mondo come unluogo“buonoepositivo”.Perciònontolleraconflittie atmosfere di tensione. Fadapaciere,sdrammatizzaefaun’immensafaticaadiscutere e a esprimere contrarietà. I rischi:ilpericoloèdinonaffermarsimai,dinonriuscire a esprimere se stesso, di non farsi conoscere. In pratica, di vivere una vita di compromesso. Il consiglio:impara“epresto!”adirequellochepensiea impararecheanchesediscutinonsuccedeniente.Anzi: dopo andrà meglio. Il convinto - Anche se vede il negativo della vita, privilegia sempre e solo gli aspetti positivi, valorizzando chiunque, 126
proiettandogli addosso la propria bonarietà ed esponendosi in modo pericoloso. Si fa del male, ci resta male, si logora, si sente solo. I rischi:ilrischioèdiperdersiinrapportisbilanciatieper lui dannosi, di circondarsi di parassiti che ne approfittano e di disperdere le sue migliori energie. Il consiglio:puòessereutileinquesticasiancheunpercorso di psicoterapia per capire perché hai così bisogno di vedere e di “gonfiare” gli aspetti positivi degli altri e di giustificare sempre e a tutti i costi i torti subiti, rischiando il cedimento.
Un consiglio per tutti: rileggere bene le favole... Findapiccoli,purtroppo,scopriamocheilmondoreale nasconde insidie. Nelle favole da Fedro ed Esopo ai Fratelli Grimm da sempre c’è il monito a guardarsi dal Lupo Cattivo, dal ParenteInfido,dall’AmicoTraditore;aintuirechedietro l’apparenzabuonapuòesserciun’essenzacattiva,comela vecchinadiHanseleGretel.Rilegginebenealcune.Scoprirai che anche l’ingenuo “mondo delle favole” contiene glioppostiecheèmeglioriuscireavederli.IlLupoesiste, fuori e dentro di noi.
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I RASSEGNATI Chi eccede in filtri e rifiuti Rassegnarsi alle situazioni che non ci soddisfano per paura di cambiare può portare a sofferenze e depressione; ecco come rompere il circolo vizioso
L
a rassegnazione è un sentimento ambivalente. Questo atteggiamento verso la vita, se vissuto bene e nei momenti giusti, può aiutare a ripartire dopo una crisi; quando diventa, però, un abito mentale a tutto campo puòtagliarelegambepersinoallesituazionipiùpromettenti. In particolare, la rassegnazione eccessiva diventa negativa quando è preventiva, cioè quando è presente già prima di affrontare qualcosa, o quando è immediata, cioè subentra alla prima difficoltà di un percorso o progetto. Difficoltàcheperaltro,perleggedinatura,nonpuònon manifestarsi.Lapersona“noncicrede”enonhafiducia in un miglioramento della situazione. È un pregiudizio su se stessi e sulla realtà che si estende a tutti gli ambiti del vivere: quando si inizia una storia d’amore, quando si intraprende un nuovo lavoro, quando un amico ci delude un po’, quando il figlio non va bene a scuola, insomma tutte le volte che ci si trova di fronte a un problema o le cose non vanno proprio così come ce le saremmo aspettate. Lesuefrasitipichesono:“Tantosocheandràmale”;“Sapevo che sarebbe andata così”. Ecco cosa fare. 128
L’identikit di chi si difende con la resa Questo “tipo” di rassegnazione toglie l’entusiasmo iniziale fondamentale per intraprendere qualunque azione. Nonsolo:privadiobiettività,noncifavederelepossibilità reali insite spesso nei momenti di difficoltà. Inpraticanonpermettemaidisfruttarelacrisi,eciòimpedisce alla persona di poter evolvere, crescere, trasformarsi. Anche perché il rassegnato, che non ha fiducia in niente,nonsimettemaial100%inunasituazione:viveal risparmio nel tentativo maldestro di proteggersi dall’ennesima delusione che, proprio per questo, arriva puntuale.
I rischi: tristezza e apatia Ladifficoltàdimettersiingiocoelatendenzaadarretrare al primo ostacolo possono soffocare i nostri istinti e mettere a tacere la parte più vera di noi, provocando nel tempo sofferenze, depressione e apatia. Ecco i rischi. •Incapacitàdiperseguiredegliobiettivi. •Pauradiaffrontarelesituazionidifficilidellavita. •Invidiaversochicelafa. •Fugadallesofferenze. •Sbalzidiumoreimprovvisi. •Disinteresseeapatia. •Sensazionedimancanzadiprospettivefuture. •Scarsaconoscenzadellerisorseinteriori. •Crisidicoppia. •Isolamentoesolitudine. •Famadiportaresfortuna. •Attesadiuninterventochesblocchilasituazione. 129
Gli effetti a livello fisico Ci sono alcuni segnali cui occorre prestare attenzione. Ecco i principali sintomi di natura fisica e psicosomatica. •Depressionedimediaintensità,madilungadurata. •Pensieroossessivo. •Cefaleefrontali. •Digestionelaboriosa. •Insonnia. •Infezionirecidivanti. •Alopeciadivariotipo.
I consigli: libera il meglio di te “Le cose stanno così, me ne faccio una ragione perché tanto non posso fare nulla per cambiarle”, questa è la frase tipicadelrassegnato.Chiragionainquestomodofinisce per scegliere più o meno consapevolmente la strada della frustrazione, dell’impotenza, della tristezza, dello svuotamento, dell’osservazione della vita con occhi incolori. Cambiarerottaèpossibile,eccoqualcheconsiglio. Accetta l’imprevedibilità della vita - Se dovessimo sintetizzare lo stile del rassegnato in un motto, questo potrebbe essere:“Vorreimanonposso!”.Idesiderieglislancinon mancano a questa persona, tuttavia nella maggior parte dei casi essa finisce per trasformarli in sogni impossibili o in inutili rimpianti. Se è vero che avere la consapevolezza dei propri limiti aiuta, è altrettanto vero che i limiti troppo rigidi che il rassegnato si pone finiscono per soffocare la gioia di vive130
re.Ciòchelobloccaèl’insicurezza,lapauradicambiare, di essere diverso dagli altri o da come lui stesso è abituato. Il suo pessimismo e la sua diffidenza lo difendono dal desiderio di lasciarsi andare, dall’impulso del momento chelotenta.Ilrassegnatodovrebbeprovareacedere:scopriràcheciòchestaevitandoèproprio…lapossibilitàdi vivere meglio! Comincia a dare se vuoi ricevere - L’atteggiamentotipico del rassegnato in amore è quello di arroccarsi nella sua posizione in maniera critica e rinunciataria: si lamenta che nessuno lo cerca e che nessuno è veramente alla sua altezza.Risultato:nonmuoveunpassoesilasciascappare ogni buona occasione, salvo poi sentirsi frustrato. Il consiglio, in questo caso, è di scendere dal piedistallo e di cominciare a dare lui stesso agli altri aprendosi al mondo esterno, indipendente dalle sue aspettative di ricevere. Solo così le situazioni possono mettersi finalmente in moto e sbloccarsi. Impara ad ascoltare - Invece di chiedere consigli a tutti e lamentarti sempre, senza poi modificare nulla della tua vita e soprattutto senza muovere mai un dito, ascolta davverochitistaparlando:escidaltuomonotonodialogo interiore fatto, dei soliti pensieri pessimistici, e apriti finalmente al mondo. Trattieni le solite frasi - “L’ennesima fregatura”;“Non ce lafaròmai”;“C’eradaaspettarselo”;“Chimelofafare?”; “Vabbè…”; “Tanto non mi importava”. Esci da queste identificazioni deleterie e comincia a riempire la mente di 131
frasipositive:“Celapossofare!”,“Provoevediamocome vaquestavolta!”,“Sevoglio,ciriesco”… Individua la speranza - Tutti noi abbiamo un ambito, anche piccolo, in cui “non molliamo”, in cui intimamente crediamo. Individualo. In esso c’è l’energia che ti serve per agire anche su altri piani. Impara da lì. Esci dai soliti ruoli - Laconvinzionedi“Nonpotercambiare le cose” è come tenere in vita un fiore ormai appassito.Avoltebastatagliarlopervederlorinascere.Faicosì ancheconituoicomportamentiautomatici:tagliali! Peresempio,setisentitroppocostrettonelruolodiconiuge o di genitore, ogni tanto dai un calcio a tutti i cliché legati al ruolo che occupi in famiglia senza avere paura di perdere la rispettabilità o l’orgoglio. Scoprirai che, essendo semplicemente te stesso, il clima familiare sarà più vivibile per tutti e i tuoi cari si rivolgeranno a te con aspettative più consone alla tua vera natura.
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I PESSIMISTI PATOLOGICI L’atteggiamento mentale può cambiare la realtà in peggio Tutto gira storto, la sfortuna sembra accanirsi. Siamo incappati in un “periodo nero”. Succede a tutti. Ma ci sono atteggiamenti che ci possono aiutare a non uscirne con le ossa rotte
C
i sono nella vita dei periodi nei quali tutto va storto:unaconcomitanzadisituazioniavverse,malattie, difficoltà e colpi di sfortuna che nell’insieme danno a chi li vive la sensazione di essere dentro un tunnel da cui non si vede l’uscita. Sono i cosiddetti periodi neri. Quel che è certo è che, per legge di natura, prima o poi, terminano. Ma se, mentre li si vive, si sviluppa un atteggiamento sbagliato, possono durare molto più a lungo. Il rischio principale, in questi casi, è che ci si cucia addossounpersonaggio:“quellocheèneltunnel”,losfortunato cuinonnevabeneuna.Unarecitainparteinconsapevole che, inesorabilmente, fa andare male anche le cose che potrebbero funzionare. Pernoncadereinquestatrappolaèbenesviluppareuno sguardo diverso su ciò che ci sta accadendo. Cambiare sguardo ha il potere di modificare le cose o almeno il modo di affrontarle. 133
L’identikit di chi vede tutto nero Lavitadelpessimistacronicoèpienadi“momentino”. Il suo sguardo è talmente offuscato che vede tutto nero e il groviglio di pensieri negativi, alla fine, lo paralizza e gli impedisce di evolvere e di uscire da una situazione sfavorevole. Ecco i suoi tratti caratteristici. •Si considera una vittima della sfortuna: non va bene niente nella sua vita. •Nonriesceagodersimainiente.Trovasempreunpretesto per essere insoddisfatto. •Silamentaincontinuazionepertutto. •Rendecroniciglierrori. •Soffre di manie di persecuzione: “Ce l’hanno sempre tutti con me...”.
I consigli: approfitta della crisi per rinascere Cosafare?Innanzituttobisognaresistereallatentazione del “pensiero magico”, cioè non dobbiamo attribuire la concatenazione di eventi sfavorevoli a malocchi di varia natura ed evitare una lettura troppo emotiva della situazione:sbagliato,adesempio,èpensarechesitrattidiuna punizione divina o di un conto da pagare alla sorte. Se infatti interpretiamo così la realtà non potremo mai affrontarla nel modo giusto, perché l’ansia paralizzerà le nostrerisorse.Dobbiamoalcontrariotrovaremomentidi raccoglimento interiore e chiarire a noi stessi se il periodo nero è figlio di una pura coincidenza di situazioni negative - cosa del tutto possibile - ognuna delle quali esiste in se stessa e non è collegata all’altra se non dalla nostra 134
mente; oppure se siamo di fronte a una sorta di “venuta al pettine” di alcuni nodi esistenziali, o all’esito di una serie di atteggiamenti e di relazioni sbagliate che è giunto il momento di cambiare. Bisogna far sì, insomma, che il periodo nero non sia solo “pura resistenza” ma anche un “banco di lavoro” su cui forgiare la personalità. Non dobbiamo uscirne come dei reduci, ma con la sensazione di essere ancora di più noi stessi. Ecco qualche consiglio. I lamenti? Mai a voce alta - Ogni evento fa storia a sé; pensare che sia collegato in una catena agli altri non rispecchia la realtà e in più potenzia la sensazione di essere sottopostiaunaimpietosa“morsadeldestino”.Bisogna quindi evitare i lamenti e le frasi pessimistiche tipiche di questi periodi. Magari a volte è impossibile non pensarle, ma è possibile non esprimerle. Ed è già molto. Fai un rituale simbolico - Spesso, per interrompere la sensazione di fatica, può essere utile compiere un’azione dall’elevatovaloresimbolico.Puòessereditutto:unpiccolo viaggio, il cambio di un’abitudine, un acquisto speciale,unavisitainsolitaecc.L’importanteècheperteabbia valore di interruzione, purificazione o rinnovamento. Sfrutta bene la circostanza - Se ti sembra che il periodo nero esprima, pur facendoti soffrire, la necessità di una trasformazione interiore, è bene seguire l’intuizione e approfondire la cosa. Un supporto psicologico può essere utile,cosìcometuttociòche(letture,film,corsi)stimola la nascita di nuove idee. Spesso i periodi neri, ben sfruttati, preludono a belle rinascite. 135
GLI ETERNI INSODDISFATTI Soffrono di una sindrome che spegne le migliori energie Ti pare che alla tua felicità manchi sempre qualcosa? Scopri perché accade e come ritrovare la capacità di gioire per davvero
A
lcunivivonocosì:senzamaidavverogioirenésentirsi appagati. E questo anche se magari hanno una vitariccadiavvenimentierisultati.Perloroc’èsempre qualcosachemanca:nonriesconoproprioaesserefelici. Alla radice di questo atteggiamento ci possono essere vari fattori:ilperfezionismo,l’abitudineaconsiderarelafelicità come qualcosa che “deve ancora arrivare”, la difficoltà a vivere le emozioni in modo diretto e lineare, la paura di esserefelici.C’ècomunqueundenominatorecomune:un senso di superiorità implicito, non dichiarato, nascosto. La persona cioè, nel suo definire inappagante la realtà presente, sembra avere in mente “ben altro” rispetto a quel che c’è adesso, e considera questo “ben altro” proporzionale al proprio “ovvio e scontato altissimo valore”. Unosnobismonascostoquindi. Chi sta accanto a questi insoddisfatti cronici a poco a poco, inizia a provare un indefinito fastidio, fino a quando sichiede:“Machisicredediessere,perritenereirisultati 136
degni della sua gioia solo quando solo stratosferici?”. E in seguitosidomanda:“Maalloradime,chegioiscoperla mia ‘misera’ realtà quotidiana, penserà che sono un mediocre”. E in effetti la risposta potrebbe essere in alcuni casi:sì.Vediamocomeusciredaquestaspirale.
L’identikit di chi non è mai contento L’eterno insoddisfatto svaluta sempre il presente: non è mai come l’aveva sognato. •Viveconlasensazionecheglimanchisemprequalcosa. •Haunascarsaautostima:Lafrasechesiceladietrol’eternainsoddisfazioneè:“Segioiscodipiccolecosevuol dire che mi bastano, e quindi che anche io potrei essere ‘piccolo’ e limitato”. •Il dubbio di non valere impedisce di gustarsi a fondo ogni situazione della vita. •Hadifficoltàavivereleemozioniinmodospontaneo.
Le cause: scarsa autostima L’insoddisfatto ha un atteggiamento snobistico, per il qualeluipuòsentirsiappagatosolodaqualcosadispeciale, mentre gli altri, non essendo speciali, possono accontentarsi anche del “poco” che il quotidiano offre. Alcontempoperò,equestoèilpunto,nonèpernulla sicuro del proprio valore. Anzi:nonsase“valeono”equell’eternainsoddisfazione è un modo per sfuggire a un incontro reale con la propria traballante autostima. 137
I consigli: gustare le piccole gioie Tagliare l’intrico di pensieri nefasti è il primo, fondamentale passo per chi vuole uscire dal senso di onnipotenza e iniziareagoderelavitacomeuncomunemortale.Limitato, forse, ma felice. Celebra le cose belle che ti capitano - Prova a vivere in modo diverso un risultato o un evento positivo: invece di darlo per scontato passando a rincorrerne un altro, celebraquantoèsuccesso,dasolooconaltri.Fermaticioè a sancire la bontà di quanto accaduto attraverso un momento rituale, che gli dia valore e dia reale soddisfazione. E soltanto dopo riparti. Impara dai bambini - L’eternoscontentoaffrontalarealtà in un modo troppo mentale e distorto. Stare di più con i bambini, se possibile giocare con loro e partecipare al loro mondo di fantasia è un grande aiuto per imparare a godersiquellocheilpresentepuòoffrire,senzaingabbiarlo in continue valutazioni. Stai di più nella natura - Entrare in contatto con la natura aiuta a percepire quanto l’interiorità sia ricca e appagante, e di conseguenza insegna a vivere meglio anche la realtà esterna. Il contatto con la natura è più proficuo se non si basa su sfida e competizione, ma sulla contemplazione.
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GLI IPERINSICURI Si sentono inferiori quando si misurano con gli altri Sono i giudici più spietati di se stessi, ma dipendere dai “bravo” degli altri li rende fragili. Ecco come uscire da questa trappola
“N
on devo fare i soliti errori, stavolta non devo mostrarmi debole, devo tenere duro, devo dare di più. Sì, devo convincermi che posso farcela!”. C’èchiviveconungiudiceinflessibilenellamente:non va mai bene niente di quello che fa e appena fa qualcosa si dice che la poteva fare meglio, che così non va bene. E poi gli altri sono più preparati, più belli, più brillanti più tuttoinsommarispettoalui.Confrontiatuttospiano,e c’è sempre qualcosa da correggere, da migliorare, per colmare un vuoto che questa persona sente dentro e che solo dall’esterno,ognitanto,vieneriempito:quandoarrivaun “bravo” infatti si esalta, tocca il cielo con un dito, si sente un dio, ma presto l’effetto passa e deve ricominciare la sua gara immaginaria, all’infinito, sempre “appeso” al giudizio che dà di se stesso. Bastacomunqueunabattutad’arresto,unbravochetarda ad arrivare per buttarlo a terra:“Mollo tutto, non ce la posso fare!”. Vediamo qualche suggerimento per correggere il tiro e vivere meglio. 139
L’identikit di chi non si sente mai all’altezza In genere chi non si sente mai all’altezza tratta se stesso come farebbe un severo censore, si sente sempre “mancante”esiimponedicontinuodimigliorare.Ognicosa viene vissuta come una gara, anche quando non ce ne sarebbemotivo.Peresempio,invecedigodersilacompagnia di persone spiritose, l’insicuro inizia una battaglia immaginaria che si svolge tutta dentro se stesso, e precisamente contro le parti di sé che giudica sbagliate, magari non abbastanza brillanti e non all’altezza della situazione. Se la sua autostima dipende totalmente dai riscontri che arrivano dall’esterno ed egli non trova mai una base solida dentro di sé, è evidente che ogni piccolo o grande fallimento mette in crisi le fondamenta stesse del suo essere e lodevasta.Allorascattail“giudiceinterno”chedice:“Sei un incapace!”. Ecco le caratteristiche dell’iperinsicuro. •Èsempreincompetizioneesisenteinferioreaglialtri. •Lasuaautostimaèbassaedipendetotalmentedalgiudizio esterno degli altri. •Bastaunaparolasbagliataperfarlosentireunperdente o un incapace. •Sottosottocovainvidiaperchièmiglioreopiùfortunato di lui secondo i suoi canoni.
I consigli: così puoi nutrire l’autostima Cercaresempreall’esternounagratificazione,farecontinui paragoni, sentirsi sempre sotto processo, vivere tutto come una prova decisiva è segno di un’autostima troppo condizionata dai risultati. Si vive in uno stato simile a 140
quellodelbambinocheaspettadalpapàlafrase:“Seistatobravo”.Lagratificazionefasentireaposto,maquanti “bravo” devono arrivare per spegnere questa fame di conferme? Non basteranno mai. Mancherà sempre il “bravo” decisivo. Ecco qualche consiglio. Autostima non è dirsi “sono forte” - Autostima significa esplorare tutte le proprie qualità, tutte le proprie emozioniesmetteredigiudicarlegiusteosbagliate.L’erroredi chi dipende sempre dal giudizio altrui è infatti l’unilateralità:ritenerechecisiaunsolomododiessereedifare le cose, un solo modello cui cercare di somigliare. Questo costringe a tagliare via tanti aspetti del proprio carattere e comportamento, spesso i più originali e interessanti, perché non rientrano nei parametri standard. No, non devi scegliere un lato solo di te. Accogli tutte le tue diverse sfaccettature, smetti di lottare contro te stesso e prova a dirti:“E sia, questo sono io, non devo fare nulla di più che essere questo, non c’è niente di sbagliato in me”. È così che disinneschi la spasmodica ricerca di approvazione, spegni l’ansia che ti porta a sbagliare e fai emergere capacità prima non prese in considerazione. Cedi e ti sentirai subito meglio - Provaadirti:“Siaquelche sia”,smettidilottarecontroituoidifetti,cedi.Vedraiche arriverà una gioia inaspettata, l’ansia calerà e le prove da affrontare non ti spaventeranno più. Le parole giuste da dirti - “Non ho niente che non va; non devo dimostrare niente, tantomeno a me stesso. Cedo, cedo e mi rilasso; e la smetto di misurarmi con tutti”. 141
GLI INFLUENZABILI Quelli che ascoltano il “primo che passa” L’attenzione eccessiva a quello che dicono gli altri può ridurci a banderuole sempre in balìa del vento. Ecco come mettere basi solide all’autostima e andare dritti per la propria strada
“G
li altri dicono che”; “Tutti pensano che io”; “Nessuno è d’accordo con me”. Sono tre indizi che di solito alludono a confusione mentale e a conflitti interiori, i quali a loro volta sfociano in scelte sbagliate e frustrazioni. Eppure molti vi fanno ricorso quasi di continuo, tuttiorientatisuciòcheglialtripensanoedicono,come se fossero l’oracolo, i portatori della verità, il parametro di ciòcheèbuonoegiusto. “Se lo dicono gli altri, vuol dire che è vero” è la frase che sanciscequestoatteggiamento:“Setuttipensanocheio… ci sarà un motivo”. Queste persone non pensano neanche per un istante che magariglialtristianosbagliando:litrattanocomeunoracolo, un totem cui dare retta acriticamente. Magari non condividonociòche“iltotem”diceespessononcercano neanchedicapireselelorovalutazionisonoobiettive:se ne fanno invadere emotivamente, con la soggezione che unbambinopuòavereperl’autorità. 142
L’identikit di chi ascolta gli altri e mai se stesso Se in certi casi è opportuno confrontarsi con gli altri, in questi è evidente che non si tratta di un confronto ma di una delega assoluta, di uno sbilanciamento del dialogo. E ciòpuòcreareproblemi. Innanzitutto la persona ha il pensiero continuamente disturbato dai giudizi che giungono “da fuori”. Giudizi che peraltro non sono solo quelli espressi volutamente dagli altri, ma anche quelli che la persona capta, intuisce o crede di intuire. In pratica, sia che il giudizio arrivi sia che non arrivi, lei comunque “lo sente” perché è orientata non sul proprio pensiero ma su quello altrui. In tal modo la persona, prestando ascolto agli altri, perde l’ascolto di sé, che invece è la cosa più preziosa per muoverci nella realtà di ogni giorno. Gli altri sono chiunque esprima o faccia percepire un giudizio, o parli con decisione di una propria scelta. Gli altri cui dà retta non sono dunque individui più stimati di altri, ma un’entità impersonale, incarnata di volta in volta dal “primo che passa”. Ecco come agisce chi è troppo influenzabile. •Chiedesempreilpareredeglialtriprimadifarequalsiasi cosa o prendere qualunque decisione. •Habisognodicondivideretuttoconglialtri. •Quellochediconoglialtrièlegge.Silasciainfluenzare enormemente dall’esterno e non segue mai fino in fondo il proprio istinto. •Ha una bassa autostima e una fortissima insicurezza che gli impediscono di prendere per davvero il timone della sua vita. 143
I rischi: allontanarsi da ciò che fa stare bene Dauncertopuntoinpoiquestoatteggiamentodiventa una sorta di abitudine di cui ci si ritrova schiavi senza accorgersene.Lapersona,divenutaadulta,vorrebbeavere le sue idee ma continua a considerare in modo eccessivo quelle degli altri. È ormai abituata a considerare troppo gli altri e poco se stessa. Ecco cosa si rischia. •Aumentanol’insicurezzaelasfiduciainsestessi. •Sisviluppanoatteggiamentididipendenzadaglialtri. •Sièmanipolatieindottiacompiereazioninonsentite. •Sidannoaglialtriresponsabilitàcheessinonvogliono. •Sirisultapesantiagliocchideglialtri.
I consigli: riporta te stesso in primo piano Molti pensano che bisogna fare chissà che cosa per riuscire a sentire la propria “voce” interiore, ma in realtà si tratta solo di concedere a se stessi un’attenzione più diretta, meno mediata dalla continua consultazione del mondo intornoanoi.Persaperesesièsullastradagiusta,ogni tanto basta osservare cosa accade quando “gli altri” non sonod’accordoconnoi,rispettoaunanostradecisione: se la cosa non ci influenza e, al limite, ci fa solo riflettere un po’ di più, allora abbiamo il baricentro, altrimenti no. Ritrova il silenzio - Ma come è possibile ridurre una considerazione eccessiva per le parole altrui senza cadere nell’atteggiamento opposto, caratterizzato dalla chiusura, dal non ascoltare più nessuno e dal chiudersi al dialogo conl’esterno?Bisognaritrovareunpo’disilenzio.Cosa 144
che all’inizio, per chi è abituato a lasciar entrare la voce di chiunque, è impegnativo. Ma è un impegno speso bene, perchésolocosìsipuòevitaredifarsitroppoinfluenzare. Senza un po’ di silenzio non possiamo far emergere quella parte di noi stessi che ci dice cosa ci piace veramente, di conseguenza i nostri non sono dialoghi ma monologhi in cuinoirecitiamolapartedel“discepolomuto”.Perimparare a fare la nostra parte, occorre insomma smettere di recitare quella che ci hanno assegnato gli altri. Tieni per te i segreti - Laprimaregolaperdiventaremeno influenzabili è esporsi di meno, raccontare poco di sé, così da non ricevere continui pareri e consigli che distraggono daciòchesipensaveramente. Tenere diversi “fatti tuoi” solo per te, avere dei segreti, fa sì che tu possa dedicarti a essi in modo molto più autentico e costruttivo. Prova nuove esperienze - Per diventare più autonomi è necessario sperimentarsi al di fuori dei soliti contesti. Ad esempio fare anche solo un breve viaggio da solo potrebbe metterti più in contatto con te stesso, senza bisogno dicontinueconfermeesterne.Lostessovalepertuttele esperienze nelle quali puoi “sentirti” in modo nuovo. Rispetta le giuste pause - Lafrenesiadelquotidianoeuna routine molto intensa ti allontana da te stesso rendendoti più influenzabile. Non sacrificare i momenti di pausa, di silenzio e di meditazione a un’efficienza esasperata. Questi momenti sono aspetti fondamentali per l’equilibrio psichico:laloropresenzatifortificaetirendepiùsicuro. 145
GLI IPERCOMPETITIVI Arrivare sempre primi comporta grande stress Non c’è niente di male nell’avere ambizioni, anzi. È piuttosto l’eccesso di competizione che può causare dei problemi. Voler sempre primeggiare e gareggiare con il mondo intero allontana dai propri reali interessi e alla fine stanca
È
un confine sottile quello fra ambizione e competizione,tantochespessoidueconcettisisovrappongono: chi ambisce a qualcosa di importante finisce a un certo punto per vivere in modo competitivo anche tutto il resto, portando molto stress nella propria vita. Sempre più spesso in psicoterapia le persone parlano della vita come di una continua sfida in cui sentono il riflesso istintivo di primeggiare. C’è un gruppo di amici che si racconta le proprie esperienze? Bisogna raccontare qualcosa di più “forte” degli altri. L’amico ha ricevuto una promozione sul lavoro? Il competitivo si mette subito in moto per ottenerne una anche lui. Ci sono donne, lo svelano solo in terapia, che sentono l’esigenza di avere un figlio in più delle amiche; uomini che devono arrivare a guadagnare più di tutti i conoscenti, anche se guadagnano già abbastanza. Appartamenti, automobili, vacanze, stato sociale, numero di amanti, di 146
figli,dicomplimenti:tuttopuòessereusatodachi“deve” primeggiare, per spuntarla e sentirsi “il primo”. Anche se non conta, anche se nessuno sta davvero gareggiando. Alla radice di questo atteggiamento c’è un problema di identità.
L’identikit del superambizioso Si sente la continua necessità di stabilire una classifica che confermiquantosivale:tantesfide,persentirediesistere e valere. In questo modo, però, non si potrà mai essere felici, perché vivendo un’esistenza comparativa, in cui l’attenzione è tutta sugli altri e non su se stessi, qualsiasi risultato si raggiunga non sedimenterà mai in una sensazionestabiledivalore.Civorràsempreun’ulterioresfida, un’altra effimera vittoria, all’infinito. Ecco le caratteristiche degli ambiziosi. •Habisognodimettersisempreinmostraediesibirele “medaglie”inogniambitodellasuavita:figliefamiglia, lavoro, sport ecc. •Raggiuntountraguardo,habisognodifissarnesubito un altro. È estremamente insicuro. •Soffrediunavelatainvidiaversochigli“ruba”ilpodio.
I rischi: trasformare la vita in una gara logorante Quest’ansia di primeggiare in tutto, di emergere sempre nel gruppo di amici come sul lavoro o in famiglia è faticosa e porta ad accumulare grande stress, facendo perdere di vista aspirazioni e piaceri. 147
•Nonsirilassamaienonriescemaiagodereciòcheha. •Èconcentratosolosustesso.Perquestomotivoappare egoista e presuntuoso. •Nel confronto continuo con gli altri, perde di vista il proprio reale valore. •Rischia di apparire prevaricante e di compromettere tutte le proprie amicizie. •Puòrisultaretalvoltainopportunoedeccessivo. •Èvittimadelperfezionismo.
I consigli: impara l’arte di realizzare te stesso Le vere soddisfazioni non derivano dal confronto con glialtrimadall’espressioneautenticadisé.Peruscireda questo circolo vizioso bisogna recuperare il vero significato dell’ambizione. Ambire non significa primeggiare, ma innanzitutto avere un desiderio di realizzazione e di compimento, volere dare forma ai propri talenti e giungere quindi a un risultato concreto. E implica il fatto di dare il meglio di sé. Se poiallafine,avendoperseguitotuttociò,cisiritrovaaeccellere, tanto meglio, ammesso che conti qualcosa. Ecco qualche consiglio. Riconosci la tua vera ambizione - Avere delle ambizioni è giustoesano.Delrestoilvolerprimeggiaredicontinuo puòesprimere,seppurinmodosbagliato,ildesideriodi fare le cose bene, di essere individui completi. Se è così, fai un salto di qualità, perseguendo questa meta in modo più concreto, senza perderti in continui confronti:guardadipiùtestesso,leclassifichetidistraggono. 148
Stabilisci dei limiti - Se togli di mezzo la competizione, cosarimanediciòchestaifacendo?Tipiacelostesso?Ti appaga? Ti rende felice? Sono tutte domande cui è bene provare a rispondere, per vedere quanto il continuo spirito competitivo stia debordando dai suoi limiti arrivando ad allontanarci da una vita autentica. Se primeggiare diventa lo scopo di tutto, lo stress è dietro l’angolo. Impara dagli altri - Trasforma il voler primeggiare in un modopiùcostruttivodiconfrontarti:invecedivoleressere “il primo”, osserva quel che gli altrii hanno sviluppato meglio di te, i loro segreti per raggiungerlo. È fondamentale nella vita sapersi porre, a volte, come curiosi apprendisti. Se si pensa solo a vincere s’impara molto meno, a volte addirittura niente.
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I REMISSIVI ESAGERATI Una vita a testa bassa Chi agisce così ha paura di perdere l’affetto di qualcuno e fa buon viso a tutto per non procurare dispiaceri a nessuno, ma il rischio è di caricarsi di risentimento e frustrazione. Ecco cosa fare
C
i sono persone che di fronte a un comportamento aggressivo, dominante o ipercritico ripiegano invece che contrattaccare, pur avendo un’idea diversa. Sono i remissivi. Qualcosa dal profondo impedisce loro di affermare con vigore le proprie idee e la loro contrarietà se il campononèpiùchelibero.Ciòpuòavereoriginimolto diverse. La più frequente è la paura di perdere l’affetto della persona: contraddirla può offenderla e ciò è emotivamente insostenibile, perciò “piuttosto che perderla, subisco”. Spesso si accompagna al bisogno di mantenere un’immagine “buona” di sé, che impedisce di dire dei sacrosanti “No” a richieste non condivise, o a un antico sensodiinadeguatezza,chefapensare:“Sel’altromiattacca avrà ragioni che io non vedo, forse sono io che non vado bene”. A volte invece egli teme l’“aggressione” (basta un’alzata di voce), a causa di un vissuto infantile traumatico, anche solo a livello psicologico; o un’educazione bigotta gli ha inculcato che reagire significa mancare di rispetto.Ilrisultatoèsemprelostesso:siaccumulanorisentimentieincomprensioni.Cambiareèpossibile. 150
L’identikit di chi subisce immobile e muto L’eccessiva remissività è spesso un modo per non deludere gli altri. Queste persone quando vengono coinvolte in una discussione si sentono a disagio; in loro esiste un conflitto fra la propria volontà e il proprio censore interno (il Super Io) molto rigido e poco malleabile che invece impone di assecondare la volontà dell’altro stando zitti. •Hanno un rapporto di eccessivo timore nei confronti dell’autorità (genitori, capoufficio, ma anche il partner o amici “dominanti”). Subiscono le sfuriate degli altri. •Nonriesconoaesprimereilpropriodissenso.Preferiscono tacere piuttosto che affrontare una discussione. •Rimuginanoalungosuciòcheavrebberopotutodireo fare, in un misto di rabbia e frustrazione. •Hannospessopaureprofondeirrisolte.
I rischi: gli altri spesso ne approfittano Ingoiarebocconiamarisenzabattercigliopuòcomportare rischi, uno su tutti quello di incontrare persone che ne approfittano per imporre le proprie idee o per sfruttarti. Ecco i rischi che corrono. •Sicaricanodirabbiaesbottanonelmodoenelmomento meno opportuno. •Stannomaleanchefisicamente(tensione,gastrite,cefalea, mal di fegato). •Nascondonounaparteimportantedisestessi. •Subisconocondizionamentinellepropriescelte. 151
I consigli: scopri il terreno su cui ti senti forte Prendereconsapevolezzadelleragionidiquestocomportamento verso gli altri è senz’altro un primo passo che consente di essere più autentici nelle relazioni. Ecco qualche consiglio. Impara a non subire passivamente -Primadifarel’esperienza dell’affermarsi, il tuo cervello deve fare quella del nonsubire.Nonimportasehaipauraodubbi:impegnati a prendere tempo, a non rispondere subito di sì o ad acconsentire:“Vediamo”o“Cipensosu”,sonoleparolegiuste.Poi,inseguito,cominciaadirefrasicome:“Lapenso diversamente” o “Non sono d’accordo”, in tono pacato. E osserva cosa accade. Agisci una volta per tutte - Non essere “remissivo” con la tuaremissività:cercadicomprendernelecause,evalutare i suoi effetti negativi. Serve un percorso di conoscenza di te stesso, per imparare anche come legittimare la tua capacità assertiva. Fai una prova su un terreno sicuro - Individua l’ambito in cui riesci a non essere remissivo, in cui affermi te stesso senzapaure.Nonimportaseèpiccolo.Ciòchecontaè sapere che il tuo cervello possiede questa capacità e che, se c’è consapevolezza, non ti resta che applicarla ad altri settori della vita. Quando vorresti reagire fai mentalmente riferimento a quell’ambito e trova lì la forza.
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I PERFEZIONISTI INCONTENTABILI Non va mai bene niente! Non riescono a godersi mai niente e trovano sempre un motivo di preoccupazione e di insoddisfazione. Soffrono di un eccesso di aspettative e di perfezionismo. Questo atteggiamento si può superare cambiando abito mentale
“C
osavuolequestoqui?Quand’èchelosentiròdire che è contento? ”. Sono i pensieri spontanei che vengono quando si vive vicino a un incontentabile, cioè una persona che, anche di fronte alle situazioni più favorevoli, si mostra infastidita. Manca sempre qualcosa, le situazioni non sono come dovrebbero essere, la fregatura è sempre dietro l’angolo. Gli incontentabili non sono pochi. Anzi, in almeno un periodo della nostra vita tutti siamo stati così. Ma per qualcunoèlaregola.Perchéunapersonafinisceperviverelecoseinquestomodo?Ecosasipuòfareperuscire da questa visione inappagante della realtà? Ne va anche della qualità e della durata delle sue relazioni, perché un atteggiamento sempre insoddisfatto produce disagio in chistaintorno:olocontagiadellastessascontentezza,o gli induce frustrazione e senso di inadeguatezza, o gli fa venire voglia di allontanarsi. 153
A volte “l’imprinting” deriva dall’esempio dei genitori: “Potrestifaredipiù!”èlafrasetipicasentitadachi,fin da bambino, si è sempre visto svilire i propri “prodotti” in nome di un “di più” del tutto teorico, e ha quindi appreso che il presente, anche quando è bello e favorevole, non basta mai. In questi casi il problema è la sensazione radicata che la situazione realmente appagante sia altrove, in un futuro o in un’alternativa da raggiungere. Ma quando si raggiungerà, le si applicherà lo stesso schema. E così via all’infinito, in una sostanziale, rabbiosa, scontentezza.
L’identikit dell’eterno scontento L’eterna scontentezza risiede in genere in un problema “tecnico”, cioè nel tipo di richiesta che si fa alla realtà. In pratica, l’incontentabile chiede una perfezione che non è in grado di godere. Il suo sguardo sulle cose è in realtà un pregiudizio che “già sa” che le cose non saranno come dovrebbero essere e, qualora anche lo siano, potrebbero essere comunque migliorate, anche se non si sa bene come, o saranno di breve durata, o produrranno costi più alti dei benefici, e via di questo passo. Tale pregiudizio quindi “pregiudica” il risultato, nel senso che lo compromette, perché gli toglie in ogni caso il suo valore. Peraltriinveceilproblemanonnascedalfattochelarealtà, anche quella più positiva, non basta, ma, paradossalmente,dalcontrario:ètroppo.Sidifendonodallafelicità, dalla brillantezza di un risultato, dal fatto che le cose vannobene.Hannopauradellapienezzaedellariuscita.La 154
cercano,masentonodinonriuscireasostenerla,perciò la boicottano attraverso la scontentezza. Qualcuno teme di essere travolto dalle emozioni, altri non sanno proprio come stare in situazioni in cui non ci sono problemi o conflitti (sono quasi in imbarazzo), altri non possono credere che le cose vadano bene perché sono abituati a sfortune di vario tipo, e altri non vogliono assumersi la responsabilità che deriva da un buon risultato: doverlo confermare in futuro. Non è che la realtà non basta, ma “sono io che non basto alla realtà”. Ecco alcune caratteristiche di questa personalità. •Anchenelpresentepiùbelloefavorevolesentechegli manca sempre qualcosa. •L’incontentabileèsempreproiettatonelfuturoallaricerca della felicità. •È incapace di godere delle cose belle della vita. •Covadentrodisérabbiaerancore. •Nonhaunavisioneobiettivadellavita.
I rischi: depressione e auto-sabotaggio Quali sono i rischi che corre chi vive in base al principio che l’erba del vicino è sempre più verde? Eccoli in sintesi. •Fasentirefrustrateeimpotentilepersonecheglistanno accanto. •Èsempreirritabileearischiodepressione. •Faandaremalelecoseanchequandoinvecepotrebbero andare bene. •Siconcentrasulleminuzieeperdedivistal’insieme. 155
I consigli: così la vita diventa più leggera Guardando in profondità, quello cui occorre rinunciare è unacosasola:ilperfezionismo.L’incontentabileèschiavo di un’immagine ideale di come dovrebbe essere la realtà, odicomedovrebbeessereluistesso.C’èungrandegiudizio che pesa come un macigno sulla libertà di vivere e di esprimersi. Non è necessaria una psicoterapia per superarelasuainfluenzanefasta:spessorendersidisponibile, in modo consapevole, a nuove esperienze, in questo casounmodopiùgioiosodiaccoglierelecosebelle,può modificare l’atteggiamento mentale e di conseguenza lo stesso assetto del sistema nervoso, aprendolo finalmente alla sensazione di essere appagati. Ecco qualche consiglio. Accetta le cose così come si presentano - Provaperuna volta, in un ambito per te importante, a non tentare di migliorare le cose ma ad accettarle così come si presentano. Se “in automatico” ti viene da formulare giudizi prova asospenderli:ciòchetiaccadenonèbuonoocattivo,“è”, e basta. Osserva come ti senti. Dopo un primo spaesamento, vedrai che ti sentirai alleggerito. Smetti di esibire le tue critiche - Tutti ormai si aspettano che noi siamo così, ipercritici e insoddisfatti, e anche anoidiriflessovienedaesserlo.Comeseindossassimo sempreocchialichefannovederetuttonero.Dobbiamo cambiare quest’abitudine che nutre le relazioni in modo distorto. Il primo passo: l’insoddisfazione non deve più essere argomento di conversazione e soprattutto non deve essere esibita in “pubblico”. Esci da questo personaggio elasciapostoadaltrimodidiessere.C’èsolodaguada156
gnarci.Dietrolacontinuainsoddisfazionepotrebbenascondersi il fatto che, senza accorgertene, cerchi di appagare bisogni che non ti appartengono, indotti dai media e dall’ambiente in cui vivi, che ti suggeriscono cosa devi desiderare.Cercadisentiremegliocosaètuoecosanon lo è, e stai attento alle tue emozioni profonde, prima di proclamarti insoddisfatto. Identifica il cuore del problema - A volte c’è un solo ambito nel quale siamo insoddisfatti (ad esempio sentimenti o lavoro), ma è così importante o ci pesa così tanto che l’insoddisfazione si dilata in automatico a tutto. Allora diventa fondamentale riconoscere il vero problema e risolvere quella frustrazione, altrimenti niente potrà superare la barriera di cinismo che abbiamo alzato. Ritrova la tua essenza felice - Guarda le foto di quando eri bambino.Prendineunaincuierifeliceeosservalabene. Quelloseitu,ancheadesso.Ciòchetifrenaèunamaggiore maturità o non, piuttosto, il timore di toglierti una corazza?Portacontequellafotoeognitantoguardala; se senti nascere un sorriso non reprimerlo: le emozioni devono tornare a scorrere.
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