Come costruire una ghironda.
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Con cassa a guscio di noce....
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NASCITA DI UNA GHIRONDA
TUTORIAL TRATTO DALLE PAGINE WEB DEL LIUTAIO BELGA Johan KAYAERT http://www.sons-et-couleurs.eu/vielfrna.html
Indice: 0. Presentazioni 1. Assemblaggio del guscio 2. Finitura del guscio 3. Le catene 4. Costruzione della ruota 5. Rifinitura delle ruota 6. Primo montaggio della ruota 7. Preparazione della tavola armonica 8. Montaggio dei microfoni interni 9. Incollatura della tavola armonica 10. Decorazioni e filettatura 11. Realizzazione del cavigliere 12. Realizzazione della cassa per i tangenti 13. Montaggio della scatola per i tangenti 14. Albero, manovella ed impugnatura 15. Il coperchio della cassa per i tangenti 16. Il copri ruota 17. La cordiera 18. I tangenti ed i tasti 19. Calafataggio, verniciatura e politura 20. Montaggio e regolazione della ghironda 1 21. Montaggio e regolazione della ghironda 2 22. Il risultato finale 23. Misure per i tangenti 24. Tabella delle frequenze
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0. Presentazione La costruzione di una ghironda è come una gravidanza. Occorrerà del tempo per fare uno strumento che non assomiglierà a nessun altro perché decorato singolarmente dal liutaio. Per comprendere la costruzione di una ghironda, il liutaio e ghirondaio Johan Kayaert (Hoeilaart – Belgio), mette a disposizione delle foto con le principali tappe della costruzione di una ghironda, richieste da un altro ghirondaio Marc Vrebos (Vilvoorde – Belgio). Ambedue sono usciti dalla scuola per ghironda di Ruprecht Niepold, che si tenne tra il 1999 ed il 2005 a Bruxelles. Questo corso debuttò riunendo degli allievi appassionati dallo strumento ma che non avevano mai avuto alcuna conoscenza dello strumento. Johan, che aveva seguito dei corsi di liuteria per chitarrai (chitarre che continua a costruire), intraprese la fabbricazione di una prima ghironda per poter disporre di quello strumento. Marc aveva comperato una ghironda di Kurt Reichmann (Germania) su sua spontanea decisione, ma che aveva poi lasciato sopra uno scaffale per oltre 20 anni, prima di mettersi seriamente ad impararla seriamente nel 1999. Il corso ha permesso loro di apprenderne le tecniche musicali esecutive e di confrontarsi con diverse situazioni di prestazioni. L’immagine qui sotto mostra i due protagonisti alla Zinneke Parade di Bruxelles nel 2000. In centro a sinistra Marc ed in centro sulla destra Johan.
Durante il corso di ghironda, gli allievi imparano anche la regolazione dello strumento, ma ciò costituisce una difficoltà in quanto il funzionamento e la costruzione interna dello strumento sono tutt’altro che evidenti. Come durante il Rinascimento, in concomitanza con le prime dissezioni pubbliche del corpo umano che permisero di comprenderne l’anatomia, gettando le base della medicina moderna, in materia di ghironda, siamo ridotti ai minimi termini, come avvenuto coi disegni pubblicati ben più tardi sull’enciclopedia di Didier D’Alembert (1751 – 1777).
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Lo scopo del presente tutorial è quello di far comprendere l’anatomia interna della ghironda. Johan ha costruito una decina di ghironde, tanto che Marc ad un certo punto s’è deciso di comperarne una per disporre di un secondo strumento (in Re), ma anche per assistere, questa volta, coscienziosamente, alla costruzione dello strumento. Nata da questa sinergia, questo tutorial vi invita a seguire la nascita di questa ghironda, dalle sue origini al suo primo grido.
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1. Assemblaggio del guscio
All’origine c’era il legno…. Si tratta di trasformarlo per ottenere il corpo della ghironda. Le forme del corpo (cassa) possono avere innumerevoli varianti di forma, a seconda dell’origine dello strumento che vogliamo copiare oppure a seconda dell’origine individuale o moderna che vorremo conferirgli. In questo tutorial, lo scopo è quello di costruire una cassa a “battello”, ovvero a forma di guscio di liuto. Questo tipo di forma si iniziò a costruirlo a partire dal XVII° secolo. L’apogeo della costruzione di ghironde a cassa di liuto si colloca tra il XVIII° ed il XIX° secolo, di pari passo con la liuteria di Jenzat, vicino a Vichy, in Francia, da parte di famiglie di fabbricanti di ghironde di generazione in generazione (Nigout, Texier, Pajot, Caillanthe, ecc.).
La difficoltà per costruire questa forma, sta nel fatto che bisognerà assemblare degli spicchi, chiamati anche doghe (in immagine alternando acero e noce), con uno spessore variabile tra i 2 ed i 3 mm. Per ottenere la forma desiderata, si utilizza una contro forma alla quale vengono montati due zocchetti in legno bianco (pioppo, acero, tiglio, ecc.), alle due estremità della contro forma, dove verranno fissate le estremità delle doghe, come mostrato nelle due immagini (quella sopra e questa a lato) e che fungeranno da rinforzo della cassa della futura ghironda. Le doghe vengono ritagliate in modo da sposare perfettamente la contro forma. Segue quindi l’incollatura tra di esse delle doghe, con l’aggiunta di un filetto scuro (qui in palissandro) tra ogni doga, per delle ragioni puramente decorative.
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Si inizia incollando le tre doghe al centro della contro forma. Intanto che la colla secca, vengono assicurate con del nastro adesivo e con l’aiuto di corde. Aggiungeremo quindi in successione le altre, fissandole allo stesso modo, nove in totale. La cagnolina che ha assunto quale sue domicilio l’atelier di Johan, non è molto emozionata da ciò che si sta facendo, poiché ha visto la costruzione di diversi altri strumenti. Una volta che tutte le doghe della cassa saranno incollate, il corpo della nostra ghironda sarà pronto per le operazioni successive.
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2. Finitura del guscio. In immagine il guscio appena separato dalla contro forma e non ancora rifinito. In effetti questo guscio è molto leggero. Ma allo stesso tempo è molto rigido, poiché le doghe piegate ed incollate le une alle altre, formano una struttura tridimensionale che resiste alle deformazioni in ogni direzione. In più, i due zocchetti, rinforzano ulteriormente dall’interno la struttura; sulla fondo il blocco (zocchetto) più grande (sula quale sono ancora visibili i fori delle viti che lo assicuravano alla contro forma) e che dovrà sostenere poi l’alberino che muove la ruota e che dovrà sopportare l’ancoraggio delle corde (sette in tutto che sviluppano una tensione non indifferente) e dove verrà poi fissata anche la cordiera. L’altro blocco, sarà quello che ospiterà il cavigliere e sarà quindi rinforzato come segue.
Il rinforzo di questo zocchetto, una volta incollato, sarà perfettamente adattato alla forma della cassa. Si passerà quindi all’uniformatura esterna ed interna della cassa, levando le irregolarità con una rasiera ed eliminando le incrostazioni di colla presenti all’interno del guscio. La cassa dello strumento è ora pronta per le operazioni successive.
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3. Le catene. La cassa della ghironda sarà equipaggiata con tre “ponti” chiamati catene. Il loro ruolo è molteplice. Da un lato servono a rinforzare lateralmente la struttura della cassa, dall’altro contribuiscono alla propagazione delle vibrazioni su tutta la cassa dello strumento. La catena di mezzo (nell’immagine qui a lato) è destinata ad ospitare il punto d’appoggio dell’alberino della ruota, come mostra la foto. Ogni liutaio ha le sue conoscenze per questa articolazione: semplice blocco di legno, materie plastiche diverse o cuscinetti a sfera. In questo caso un supporto per rotazione in plexiglas (PVC trasparente) è avvitato direttamente alla catena. La prima catena dal fondo cassa è forata per permettere il passaggio dell’alberino e la sua rotazione senza ostacolarlo, ed è corredata da un’anima in legno, cilindrica, come avviene nei violini, che serve ad accoppiare le vibrazioni della tavola con quelle della cassa trasmettendole. Come si nota dall’immagine, anche la catena centrale dispone di un’anima. Sul discorso delle anime, le opinioni dei due autori non concordano. Per Johan, l’anima rivestirebbe unicamente una funzione di supporto meccanico, mentre per l’autore del tutorial (N.d.R.: in realtà è un sito internet e non un tutorial vero e proprio), concorda sull’essenzialità e l’importanza delle anime, per mettere in risonanza la tavola armonica col resto dello strumento (cassa) 1. Ed è per questo motivo che generalmente un’anima è prevista solo sotto la prima catena, su cui poggerà il ponticello delle corde melodiche dello strumento. Ovviamente è sempre il liutaio che valuta e decide secondo esperienza. Da notare poi che le catene sono arcuate al centro, questo per conferire un pre-tensionatura alla tavola armonica che avrà funzione di rinforzo del suono emesso. Vediamo inoltre che all’interno della cassa, le giunte delle doghe vengono ricoperte con una fettuccia di cotone incollata. Se da un lato ciò tenderebbe a smorzare lievemente il suono, dall’altro, questa operazione funge da rinforzo della struttura e soprattutto dell’incollatura delle doghe tra esse. E’ ora giunto il momento di costruire la ruota della nostra ghironda. 1
L’importanza delle anime é indubbia di certo. Secondo il mio modesto parere, anche la terza catena ne dovrebbe recare una. Le vibrazioni si estendono su tutta la lunghezza della tavola armonica, quindi anche al di sotto della cassa dei tangenti. Quanto più metteremo in relazione diretta le varie parti dello strumento, quanto più si dovrebbe ottenere un’omogeneità del suono prodotto.
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4. Costruzione della ruota. La ruota della ghironda è uno degli elementi più critici da costruirsi. In effetti è sulla sua superficie che sfregheranno le corde. Per ottenere un suono continuo e senza vibrazioni sul perimetro della ruota, è necessario che il profilo esterno della stessa sia perfettamente concentrico rispetto al suo asse (alberino) di rotazione e che la ruota stessa sia perfettamente perpendicolare al suo asse di rotazione. Bisognerà poi fare in modo che la superficie esterna (profilo) sia liscia e che accetti la colofonia in modo regolare.
Ritagliare una ruota da un pezzo di legno massello non è raccomandabile, benché alcune ghironde antiche si presentino con ruote in legno massello. Il rischio che la ruota si deformi e s’imbarchi è molto grande. Una ruota imbarcata è la causa della variazione di tonalità di una nota ed è da evitare ad ogni costo. In questa immagine viene mostrata la costruzione da parte del liutaio che inizia ad incollare una decina di strati di legno uno sull’altro, curando particolarmente l’orientamento delle fibre che ad ogni strato devono essere poste a 90° tra di loro. In questo modo, se più tardi uno di questi strati dovesse lavorare, avverrebbe in un senso diverso dagli strati laterali ad esso, ciò che non permetterebbe nessuna deformazione. Una volta formato l’asse multi stratificato, viene avvitata una boccola in ottone direttamente in centro e si passerà alla foratura perpendicolare della ruota (trapano a colonna), cioè dove passerà l’alberino. Si passerà quindi al ritaglio e alla sgrossatura della ruota, prendendo come riferimento l’asse centrale. La nostra ruota grezza sarà così pronta per essere rifinita.
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5. Rifinitura delle ruota. Per la rifinitura della ruota della ghironda, il liutaio utilizza una sega circolare da banco modificata. Su una tavola speciale, tre elementi simulano esattamente la funzione e la disposizione delle due catene nella cassa e ricevono la ruota sbozzata montata sul suo relativo alberino. Il terzo elemento (in immagine quello su cui poggia il manico rosso dello scalpello), riveste la parte del blocchetto di fondo cassa e dove andrebbe avvitata la manovella. Infine una barra d’appoggio è fissata perpendicolarmente (esattamente parallela alla superficie della ruota) ai tre elementi appena citati e che fungerà d’appoggio per lo scalpello. Quest’appoggio, verrà fissato il più vicino possibile alla superficie esterna della ruota. Con l’ausilio di uno scalpello per legno (ben affilato) tenuto a mano, si uguaglierà il profilo esterno della ruota in modo che risulto esattamente concentrico in rapporto all’albero (asse) della ruota. Poi le superfici laterali della ruota vengono assottigliate a scalare dal centro verso il bordo in modo che si vedranno poi i vari strati di legno che compongono la ruota (vedi immagine qui sotto).
(La freccia rossa indica la cinghia di trasmissione dal motore della circolare all’albero.) Adesso le superfici della ruota sono finalmente a posto. Come si potrà notare dalla prossima immagine, la superficie del perimetro risulterà essere assai frastagliata ed acuminata, cosa che avrebbe un impatto decisamente eccessivo sulle corde della ghironda e sul suono prodotto. Visto che le fibre dei vari strati sono tagliati in modo diseguale, la superficie della ruota si presenterà rugosa. Esistono alcune vecchie ghironde che si presentano così, ma ci vorrebbe un’enormità di tempo prima 9
che la superficie rimanga ben impregnata di colofonia, in modo da permetterne un suono dolce, armonioso e continuo. (La freccia rossa indica la cinghia di trasmissione dal motore della circolare all’albero.) Per questo motivo la maggior parte delle ghironde contemporanee, vengono rivestite sulla loro superficie perimetrale con uno strato di alcuni mm di legno incollato agli strati che compongono la ruota. Questo permetterà di ovviare all’eccessiva porosità, evitando gli spiacevoli effetti appena descritti, con il vantaggio di ottenere un profilo liscio ed omogeneo su tutto il profilo della ruota e che sia tangenziale alle venature dei vari strati componenti la ruota. Nell’immagine a lato vediamo l’incollatura della superficie perimetrale descritta sopra. Ovviamente la giunta dovrà essere sovrapposta e cuneiforme e non formare un taglio netto che interferirebbe sul suono ad ogni passaggio di detta giunta sotto le corde. Una volta incollata, la ruota andrà rimontata sul tornio o la sega circolare modificata per essere rifinita e levigata come si conviene.
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6. Primo montaggio della ruota. Per montare la ruota della ghironda, occorre ancora realizzare il punto d’appoggio esterno (blocchetto di fondo) dell’asse che sarà particolarmente sollecitato dalla tecnica detta “del colpo di manovella”. Come viene mostrato in immagine, qui il liutaio ha scelto di inserire un cuscinetto a sfera. Possiamo anche osservare che, nella parte terminale della cassa, esternamente, è stato aggiunto un rinforzo (in immagine bordato con del palissandro) che, oltre fungere da rinforzo come detto, ha anche la funzione di nascondere la parte terminale delle giunte delle doghe a fondo cassa. Visto che si tratta di dimensioni esigue in questo punto e che finisco a zero, sarebbe pressoché impossibile ottenere una qualità di lavoro tale da permettere che rimanga a vista. Inoltre quest’aggiunta aumenterà ulteriormente anche la superficie di incollaggio della tavola armonica. La prossima tappa sarà la preparazione della tavola armonica.
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7. Preparazione della tavola armonica.
Scelta del legno.
Ricavo delle giunta con la pialla.
La preparazione della tavola della ghironda dovrà essere particolarmente curata, visto che sarà essa a determinarne la qualità e la quantità del suono finale. Tutto inizia con il taglio radiale da uno stesso blocco di legno (nell’immagine dell’acero 2) all’origine. Il legno dovrà essere quanto più stagionato possibile. Successivamente queste due parti dovranno essere giuntate l’una all’altra in modo preciso ed ottimale, utilizzando una pialla ben affilata ed un supporto (vedi immagine a lato) che permetta la piallatura a 90°. Non solo, ma anche sulla lunghezza, si dovrà fare in modo che ogni parte dello spessori combaci perfettamente all’altra parte ed evitare che rimangano delle fessure anche minime. Per evitare tali fessure, si farà in modo che al centro vi rimanga un’aria leggermente Ricavo delle giunta con la pialla.
concava (non più di 5 decimi di mm) che verrà unita aumentando la pressione dei cunei centrali come indicato nell’immagine successiva dalle freccette rosse. Com’è visibile nella stessa immagine appena citata, la tavola per essere giuntata, andrà collocata su una sorta di contro forma che dovrà essere auto costruita. Sarà composta di un piano in multistrato di almeno 20 mm di spessore ed abbastanza grande da ospitare la tavola giuntata stessa, sia in senso trasversale quanto longitudinale ed in più, in senso trasversale, dovrà ospitare una serie di 5 cilindretti in legno duro (faggio o bosso) aventi almeno 8 – 10 mm di diametro e che dovranno affiorare dalla superficie per almeno 16 – 20 mm. Questi cilindretti si troveranno su ambo i lati del piano (contro forma) e dovranno essere posti indicativamente a circa 10 mm dai due lembi esterni della tavola armonica, in modo da potervi inserire i cunei tensionatori che andranno a chiudere la nostra giunta in modo ottimale. 2
Va anche però considerato che il miglior legno di risonanza é l’abete rosso, anche se l’acero presenta anch’esso buone qualità acustiche. La scelta dell’acero, oltre che filologica, potrebbe essere dovuta ad una maggiore resistenza e robustezza rispetto all’abete rosso.
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Per mantenere aderente la tavola alla contro forma si utilizzeranno degli elementi (uno per le due parti che costituiranno la tavola) che verranno morsettati alla contro forma stessa. Altra cosa importante da non scordare, è che andrà aggiunta una lista di carta da forno, tra la tavola e la contro forma, direttamente sotto la giunta. Infatti uscirà della colla, colla che farà aderire la tavola giuntata al piano sottostante e che sarebbe difficile da staccare senza danneggiare il lavoro di giunzione appena effettuato o senza rovinare la tavola stessa. La pressione dei 3 cunei centrali (su ambo i lati) dovrà essere se possibile, abbastanza forte al centro, mediamente forte per i due cunei adiacenti a quello centrale e debolmente forte per i due estremi, come sempre su ambo i lati.
a. La giunta incollata rimane quasi invisibile.
b. La tavola portata a spessore con la pialla.
Nell’immagine a., si vede la giunta appena effettuata che rimane praticamente invisibile all’occhio. Usando l’acero fiammato, la giunta permetterà di avere le stesse caratteristiche della marezzatura specularmente su ambo i lati e nel caso si utilizzi legno di abete rosso con taglio radiale (normalmente il legno per liuteria è preparato con questo taglio di già), il decalare delle fibre sarà identico da ambo i lati, lasciando le fibre più strette verso il centro della tavola in corrispondenza della giunta. Si passa quindi a piallare la tavola su ambo le superfici con lo scopo primo di c. Verifica dello spessore con lo spessimetro.
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i segni della segagione, ed in seconda analisi, di dare gli spessori corretti finali. Nella ghironda è importante dare degli spessori omogenei. La nostra tavola è ora pronta per essere ritagliata secondo il modello della nostra ghironda.
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8. Montaggio dei microfoni interni.
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Prima di passare al ritaglio della tavola armonica, è possibile dover collocare all’interno della cassa delle parti elettroniche. Il cliente, in questo caso Marc, di tanto in tanto suona in contesti nei quali si rende necessaria un’amplificazione del suono, da cui la richiesta di collocare dei microfoni interni. Non ci si scandalizzi perciò. Non si tratta di costruire uno strumento elettro-acustico, dove dei captatori capterebbero ciascuno il suono proveniente dalla propria corda, ma semplicemente di collocare all’interno della cassa due microfoni piezoelettrici che cattureranno il suono naturale prodotto dalla ghironda. Essi verranno fissati sulla prima catena in modo equidistante dall’asse della ruota passante e circa a metà della distanza esistente tra il ponticello delle corde melodiche ed i due ponticelli laterali che portano i bordoni, la mouche e le troumpettes. I microfoni vengono dapprima incollati direttamente alla catena e quindi messi in tensione, per una migliore e completa captazione del segnale di questo tipo di microfono, con l’aiuto di una piastrina metallica avvitata dai due lati del microfono. (Nell’immagine qui a destra, contrassegnato dalla freccia verde, si noti il cuneo di legno incollato in quella posizione. La sua funzione la vedremo più avanti ma è davvero importante notarlo!!!) Si tratterà poi di collegare i due microfoni, usando del cavetto coassiale, per evitare che un semplice cavo a due poli faccia da antenna, captando eventuali radio-frequenze presenti attorno (evitare che telefonini ed altri apparecchi GSM siano accesi attorno o nelle vicinanze se si vogliono evitare stridii e rumoracci), ed infine si collegherà il cavetto coassiale ad uno spinotto (jack) che sarà situato sotto il cavigliere come verrà mostrato nella prossima immagine.
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Il jack sotto il cavigliere.
Il collegamento al preamplificatore.
Nelle immagini qui sopra, a sinistra il jack d’uscita situato sotto il cavigliere, che è in effetti l’unico collocazione possibile senza dover andare a disturbare in alcun modo il suonare lo strumento; l’immagine di destra mostra l’attacco dei microfoni al preamplificatore per un test di routine che s’impone. Sarebbe assurdo chiudere la cassa con dei microfoni guasti e che una volta incollata la tavola armonica sarebbero irraggiungibili senza stablare la ghironda. Una volta effettuati i test elettronici ed essersi assicurati che tutto funziona come deve, si potrà quindi passare al ritaglio della tavola armonica e alle operazioni successive.
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9. Incollatura della tavola armonica. Prima di incollare la tavola, tutti gli intagli devono essere eseguiti, come per esempio l’apertura per la ruota, la cui posizione e dimensioni devono essere perfettamente adattate, in rapporto alla posizione e dimensioni della ruota stessa. In questo caso, il liutaio, utilizza un modello (1) da ricalcare ritagliato sul modello del corpo della ghironda, lasciandolo ben abbondante in ogni sua parte. Il modello è già munito di un’apertura per la ruota, tracciata in precedenza e calcolata secondo le dimensioni della ruota appena creata. Si dispone quindi della cassa a guscio verso il basso e con già la ruota premontata e si colloca il modello (qui in immagine costituito da un foglio di truciolato da 6 mm di spessore), provvisto di mezzaria longitudinale - 2 - , delle linee corrispondenti al taglio della ruota - 3 - ed una ulteriore linea che passa direttamente in centro allo spessore della terza catena - 4 -. Si passa quindi a definire la posizione esatta del modello praticando due fori sulla mezzaria - 5 -, uno in corrispondenza del blocchetto di fondo e l’altro in centro alla terza catena. Una volta praticati i fori, il modello può essere fissato alla cassa con l’inserimento di due chiodini di legno per poter essere rifinito debitamente. Siccome la futura tavola sarà leggermente bombata, si passerà quindi a fissare il modello sulla cassa usando delle corde forzandolo affinché lo stesso appoggi completamente sulle doghe in ogni sua parte. Una volta terminato il fissaggio a secco del modello, si verificherà la rotazione della ruota, in modo che non vi siano attriti di sorta. Bisognerà anche fare attenzione affinché il modello rimanga sporgente per almeno 5 – 7 mm tutt’attorno alla cassa. Possiamo ora togliere il modello dalla cassa e riporlo sopra la tavola giuntata, preparata in precedenza. Passeremo quindi a tracciare con una matita il perimetro esterno della tavola, la buca per la ruota e i due punti di fissaggio.
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Una volta riportata la traccia a matita, inizieremo col ritagliare sommariamente la buca per la ruota e che rifiniremo con delle lime per legno. Nell’immagine qui a lato si nota la buca in esecuzione e i due punti di fissaggio. Come si può notare, solo il fissaggio sulla terza catena rimane in asse, mentre quello a fondo cassa rimane decentrato di circa 10 mm perché sotto la giunta, si trova il foro dove passa l’albero che deve rimanere libero ed intatto.
Passeremo quindi al ritaglio del profilo esterno con una sega a nastro, lasciando il taglio abbondante, poiché verrà messo a pari solo una volta che la tavola sarà definitivamente incollata.
Le altre aperture andranno eseguite prima di incollare la tavola. Gli intagli acustici, che determineranno in una certa misura la potenza del suono della ghironda 3. Si distingue anche un altro ritaglio quadrato in prossimità della ruota che servirà ad interagire col cuscinetto o la meccanica sottostante la tavola per eventuali future necessità di smontaggio, rimontaggio e fissaggio della ruota. La prossima tappa sarà l’incollaggio della tavola armonica. 3
In un modello di ghironda francese visto in un mercato delle pulci a Parigi, era presente anche un foro tondo posto in prossimità della terza catena e che quindi rimaneva circa a metà della lunghezza della cassetta dei tangenti, direttamente sull’asse della tavola, cioè la mezzaria, avente un diametro di un paio di mm per parte inferiore alla larghezza della cassetta stessa.
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Questa operazione è un passaggio importante nella fabbricazione di una ghironda, poiché dopo questo momento, non sarà più possibile accedere all’interno della cassa. D’altra parte, numerosi fattori spingono affinché prima della chiusura della cassa, venga incollata all’interno, sottostante ai fori acustici, un’etichetta recante il nome del costruttore, la data ed eventualmente il numero di serie di fabbricazione. L’unico modo per togliere l’etichetta sarà di graffiarla via o di scollarla una volta riaperta la cassa. Ciò eviterà falsificazioni e garantirà la genuinità del prodotto. […4] Il liutaio non mi ha rivelato quale colla ha utilizzato per la chiusura della cassa. Mi è stato insegnato da parte mia che delle colle naturali (ad esempio a base di pelle di pesce – colla di pesce) sono raccomandate poiché permettono, nel caso di riparazioni che necessitino di interventi all’interno della cassa, di poter scollare la tavola facendo rinvenire la colla con del vapore 5. Ma prima di parlare di stabaltura, ci sono già abbastanza problemi nell’incollare la tavola. In effetti essendo montata sotto sforzo per via dell’inarcatura, bisogna mantenere la tavola ben pressata sui bordi della cassa. La tecnica consiste nell’usare dei tensori elastici in gomma o simili, che verranno fissati a dei chiodi inseriti alla base della contro forma, come presentato nell’immagine in cima alla pagina. Per coloro che sanno osservare, si noterà nell’immagine, come dietro alla confezione di colla si trovi il cavigliere già sbozzato e previsto dei fori per i piroli. Nell’immagine di dettaglio qui sopra, si può osservare il chiodino di legno che serve a mantenere in posizione la tavola durante l sua incollatura e come i bordi non rifinite della tavola fuori escano dal profilo della cassa. Essi verranno piallati e messi a misura una volta che l’incollatura è terminata. Prima di passare alla tappa successiva, lasciamo quindi seccare per bene la colla, ricordando che la colla animale (a dipendenza di temperatura ed umidità) impiega almeno 6 – 8 ore per seccare correttamente.
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Sulle pagine web da cui ho tratto questo tuorial, si trova un passaggio che ometto qui, poiché pare trattarsi di una battuta più che di un dato tecnico certo ed affidabile, sostenendo che lo strumento avrebbe solo due periodi in cui suonerebbe bene: l’anniversario della sua costruzione e sei mesi dopo la costruzione. La posso unicamente interpretare come battuta, visto che qualsiasi strumento a corda, in realtà, abbisogna di almeno un anno di assestamento prima di dare il massimo di se a dipendenza di quale strumento si tratti. 5
Secondo la mia esperienza personale, la colla di pesce ha poca resistenza nel tempo e all’umidità rispetto alla colla animale di pelle ed ossa o della più raffinata Lapin. Sconsiglio pertanto fortemente di usare colla di pesce per la chiusura di casse, soprattutto in casi come questo, dove la tavola viene inarcata per la pre-tensionatura.
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10. Decorazioni e filettatura. Un capitolo “Decorazione della ghironda”: difficile fare una scelta. Qui la ghironda “battello” è come una citazione storica, dunque ricorda le decorazioni in voga all’epoca sui bordi della tavola, sui lati del cavigliere ,della cassetta dei tangenti, del coperchio della stessa e del copri ruota. Le varianti di queste decorazioni sono innumerevoli. La foto mostra i decori sui bordi della tavola quasi terminati. In ogni caso, come dice il liutaio in questo frangente, molto lavoro e molto tempo d’essiccamento. Già questo ci permette di capire come il prezzo di una ghironda Immagine 1 aumenti significativamente in base alla difficoltà e alla quantità dei decori eseguiti. Ma quali sono le tappe per raggiungere questo risultato?
1. Preparazione di una lamella a tre strati accostati (3 mm palissandro + 1mm acero + 1 mm nero che può essere ebano o pero tinto a nero). Questo filetto sarà incollato lungo il bordo della cassa, come mostrato nell’immagine 2, qui a lato. Per evitare che il filetto si spezzi durante il suo incollaggio nella sua sede, ci serviremo di un ferro a caldo per la sua piegatura, come viene mostrato nell’immagine numero 3 qui sotto.
Immagine 2
2. (Immagine 2) Ritaglio di una sede sui bordi della tavola per collocarci la filettatuta, qui in immagine ricavata con una fresatrice verticale, prendendo appoggio sul profilo della cassa, affinché lo scavo rimanga parallelo al bordo e con una profondità costante. In realtà, un liutaio effettua questa operazione usando scalpelli, pialletti e lime.
Immagine 3
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3. Incollatura delle lamelle, una dopo l’altra, assicurandole durante l’essiccamento della colla con dei chiodi o con degli spilli da sarto, per sposare bene la forma dell’incavo effettuato ed affinché non rimangano spazi vuoti da nessuna parte. In questo decoro alla fine ci saranno (in successione) 1 lamella nera, una lamella bianca, una lamella nera, sei lamelle rosse (palissandro o altra essenza rossa come paduka), poi nuovamente una lamella nera, una lamella bianca e una lamella nera ancora, per un totale di 12 lamelle complessive. Ogni strato viene incollato singolarmente all’altro, poiché un filetto così largo preconfezionato sarebbe impossibile da piegare a caldo senza danni. Vanno debitamente calcolati i singoli spessori (attorno al millimetro cad’uno), in modo che Immagine 4 alla fine avremo una larghezza di circa 12 mm in totale a cui vanno sommati almeno altri 5 mm per il decoro esterno come vedremo.
Immagine 5
Immagine 6
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Una volta incollate le dodici lamelle, le si eguaglierà con una piallata ed una passata di lima sottile.
Immagine 7 6
Immagine 8
4. La filettatura esterna a losanghe, prevede la preparazione di segmenti da incollare. Segmenti chiari e scuri alternati, ognuno dei quali affiancato da nero, bianco, nero. Ne serviranno diversi, sia bianchi che neri, e che soprattutto potranno servirci in futuro nuovamente per altre ghironde o altri strumenti che ne usano, verrà mostrato come comporre dei blocchetti da cui ritagliare le strisce per ricavarne losanghe successivamente.
Immagine 9
Si inizia con il piallare due blocchi di legno uno scuro (in immagine dell’ebano), ed uno chiaro (acero), rettificandoli e portandoli ad uno spessore di circa 10 – 12 mm a dipendenza di quanto vorremo larghe le losanghe da ottenere. Va precisato che il blocchetto nero avrà uno spessore maggiore di 2 mm rispetto al bianco per il fatto che i 2 mm aggiunti compenseranno la lamella nera interna che sarà invece presente nel blocchetto bianco, in modo che alla fine i due preparati abbiano spessore identico. Al blocchetto nero verranno incollati delle strisce di placcatura bianche dallo spessore di 1 mm Immagine 10 da ambo i lati e sopra di esse delle placcature da 1 mm nere da ambo i lati, procedendo all’incollatura come mostrato nell’immagine 8 ed avendo infine cura di collocare il pacchetto tra due assicelle 6
In realtà si dovrebbe fare in modo che il foro acustico rimanga distante almeno 5 – 6 mm dal filetto decorativo e non aderente come è mostrato nell’immagine numero 7.
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per l’essiccamento della colla (per questo lavoro andrà benissimo della colla bianca come il Vinavil o alifatica come la Titebond). Per il blocchetto bianco, inizieremo con l’incollare uno strato nero, uno bianco ed ancora uno nero, per un totale di circa 3 mm per parte. Alla fine dovremo ottenere uno spessore indicativo compreso tra i 16 ed i 18 mm. Una volta essiccato per bene, si procederà piallando alla rettifica di uno dei due lati con la pialla (immagine 9) e, successivamente si taglieranno delle strisce a tutta lunghezza di uno spessore leggermente più Immagine 11 abbondante dell’incavo praticato sui bordi della tavola. Si passerà quindi al ritaglio delle losanghe, ritaglio che dovrà essere effettuato a 45° o meno a dipendenza dell’inclinazione che vorremo imprimere loro. Siccome lo spazio rima mentente nell’incavo sarà grosso modo di 5 mm o più, dovremo fare in modo che le losanghe sporgano di almeno 1 – 2 mm dal bordo della tavola, poi passeremo al loro incollaggio, partendo da fondo cassa e risalendo da ambo i lati fino a raggiungere la zona del cavigliere. Come indicato nell’immagine 10, le losanghe vengono incollate con della colla animale a caldo ed assicurate con del nastro adesivo da carrozziere fino ad essiccamento della colla. Ecco che il lavoro di decorazione per quanto riguarda cassa e tavola armonica è concluso e come si può notare, in prossimità del cavigliere, viene inserito un filetto di ebano per terminare le losanghe e la decorazione laterale. Sullo sfondo dell’immagine si nota pura la ruota in attesa della sua collocazione finale. Da ultimo va detto, che in queste fasi di decoro, il liutaio ha proceduto alla vecchia maniera producendo da se tutti gli elementi, ma attualmente si trovano in commercio delle ditte specializzate che offrono un vasto Immagine 12 ventaglio di filetti di ogni dimensione e foggia già precostituiti. La differenza è che questi ultimi seguiranno dei modelli standard, mentre la produzione a mano consente della varianti che conferisco ulteriore particolarità ed unicità alla nostra ghironda.
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11. Realizzazione del cavigliere.
Immagine 1
Immagine 2
Il cavigliere di una ghironda è un lavoro da scultore ma anche di precisione. Si ritaglia da un ciocco (immagine 1) un pezzo grosso modo della dimensione del cavigliere compresa la testa da scolpire (immagine 2). L’immagine del fisarmonicista sullo sfondo è una provocazione, visto che la ghironda e la fisarmonica spesso non s’incontrano per via delle scale Sol maggiore / La minore incompatibili sui due strumenti, ma questa è un’altra storia. Il blocco ritagliato dovrà essere squadrato e rifinito a misure esatte esternamente, riportando angolo ed inclinazioni appropriate e si passerà quindi alla foratura (immagine 3) degli 8 fori che ospiteranno gli 8 piroli necessari alla nostra ghironda. Con l’aiuto di una fresatrice verticale, passeremo a svuotare la parte interiore del
Immagine 3
Cavigliere. Tale operazione è fattibile anche con strumenti più classici come la punta di un trapano a mano per alleggerire ed infine con scalpelli e sgorbie per la svuotamento del blocco. La parte sottostante rimarrà aperta per poter accedere all’inserimento alla sostituzione delle corde. Immagine 4
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Per i piroli di questa ghironda, si sono utilizzati dei piroli americani che incorporano un meccanismo de demoltiplicazione (1:4) e che hanno esteriormente l’aspetto di un normalissimo pirolo classico. Va considerato che alla fine il blocco del cavigliere verrà incollato ed ancorato al corpo della ghironda.
Immagine 5
Sarà quindi fondamentale controllare e regolare perfettamente l’inclinazione di ogni singolo pirolo in modo di non avere problemi successivamente di tensioni irregolari o di sovraccarico che scompenserebbe la struttura col tempo. Come si può osservare, la parte superiore del pirolo, rimarrà incollata ai fori superiori, lasciando libera di ruotare la parte sottostante. Anche se meno complessi di questi, ci sono in commercio dei piroli (Patent Schaller presso Götz o la GEWA) che sono simili, avendo anch’esse la parte adiacente alla manopola da incollare nella ganascia. Immagine 6
Vi è poi una vite passante centrale che permette il variare della tensionatura. Sono utilizzabili anche dei semplici e classici piroli a patto di lasciare nella loro sede uno spessore tale da garantirne la tenuta in sede (frecce rosse nell’immagine numero 6) Sempre nell’immagine 6, si possono vedere delle tracce a matita che danno un’idea di come agire sull’inclinazione dei piroli Immagine 7
Passiamo ora alla scultura della testa.
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Immagine 8
Con una sega a nastro, si inizierà ad abbozzare il profilo del viso, profilo che avrà un suo orientamento ben stabilito. Come possiamo notare nell’immagine 8, il profilo poggia sulla linea verde (puramente immaginaria nella realtà oppure tracciata a matita) che è perpendicolare alla linea rossa, e cioè la parte del cavigliere che verrà fissata alla cassa. Sullo sfondo dell’immagine intanto vediamo in attesa il corpo della ghironda, la ruota e altri tre caviglieri in attesa di esser ultimati o scolpiti. Si passerà poi a delineare il contorno del viso visto di fronte.
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Immagine 10
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Si passerà via via scolpendo sempre più in profondità (immagini da 9 a 12) fino a ché il viso apparirà e nel contempo si inizieranno a sbozzare e rifinire la sommità del capo, i capelli e le altre parti. Tutti questi intagli verranno fatto con scalpelli da incisore, scalpelli da legno e sgorbie piccole che permettano il ricavo della sagoma del viso. La rifinitura verrà effettuata con rasiere sagomate e carta vetrata. Si passa poi alla decorazione della curvatura del cavigliere e delle sue parte laterali con un disegno tipico dell’epoca o altro motivo di vostra fantasia. Infine si adatteranno con un alesatore i fori che ospiteranno i piroli. Si dovrà fare in modo che la parte superiore dei piroli che varrà successivamente incollata sporga leggermente al di dentro della cassetta dei piroli e che le chiavette non sporgano eccessivamente in rapporto alla testa, in modo da rendere armonico il tutto. Indicativamente. Come si può osservare nell’immagine numero 15, il centro delle chiavette dei piroli rimane all’altezza del centro dell’occhio della testa. L’incollatura verrà effettuata solo dopo aver incollato il cavigliere alla cassa e verniciato lo strumento.
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12. Realizzazione della cassa per i tangenti. Questa parte della ghironda è d’importanza capitale poiché è la parte che ospiterà i tangenti della stessa. Si tratta dunque di un elemento assai critico, poiché dalla precisione meticolosa di questa parte, dipenderà il la sintonia del suono che uscirà. E’ dunque fondamentale che questa parte sia eseguita il più precisamente possibile per evitare stonature sulle note ottenute. Esistono diversi fogli di calcolo sul web e sui libri che indicano il sistema per la suddivisione del diapason al fine di ottenere le varie porzioni di corda che decreteranno l’ubicazione dei martelletti dei nostri tangenti. Per facilitare la cosa, inserisco in allegato il foglio di calcolo utilizzato per calcolare i tangenti di questa ghironda su 3 ottave (ne basteranno una e mezza o due al massimo), sapendo che la lunghezza delle corda vibrante scelta per questo modello è di 350 mm. Ciò che dall’immagine appare subito evidente, è la disposizione dei tangenti su due linee diverse. La linea più interna alla tavoletta ospiterà le note DIATONICHE, mentre la linea più esterna verso il bordo ospiterà i tangenti CROMATICI, cioè i mezzi toni delle ottave presenti nella ghironda. Alla fine otterremo quindi la stessa dinamica che si trova su altri strumenti a tastiera come la fisarmonica oppure un pianoforte, dove i tasti bianchi operano sui toni, mentre i tasti neri operano sui mezzi toni. Gioco-forza le due parti laterali della scatola dei tangenti dovranno essere perfettamente simmetrici ed assolutamente perpendicolari rispetto alle corde che vi si collocheranno. Nell’immagine 1 a lato, il liutaio inizia a comporre un blocco in 3 parti che, successivamente tagliato alla lunga, ci darà i due laterali. Per la composizione del blocco si inizierà col ricavare una parte che avrà Immagine 1 un’altezza che va dalla base della scatola dei tangenti alla parte superiore dei tangenti diatonici (1). Si ricaveranno quindi le rispettive mortase secondo lo schema di calcolo. Il foglio restituisce L’ASSE CENTRALE del tangente, si dovrà quindi calcolare la sua larghezza e ripartirla equamente da ambo le parti dell’asse centrale stesso ed aumentare il tutto di 1 mm, per creare quel piccolo gioco necessario affinché il tangente possa scorrervi senza bloccarsi. V’è da considerare che il legno dovrà essere il più stagionato possibile se no vi sarà il non remoto problema di una sua eventuale deformazione e rigonfiamento per l’umidità. Lo scavo delle mortase si potrà effettuare a mano, con l’aiuto di una fresatrice verticale oppure con una sega circolare a banco ben regolata. Una volta ricavate le mortase diatoniche, si procederà ad incollare uno strato superiore (2) che arriverà fino al limite superiore dei tangenti cromatici. Si scaveranno le relative mortase, procedendo come per le precedenti e si completerà il blocco incollando uno strato successivo (3) che andrà a completare il blocco, calcolando che una volta montati i laterali, sopra dovrà trovare spazio anche il coperchio della scatola dei tangenti.
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Come accennato sopra, dal blocco precostituito andremo ora a ricavare le due parti laterali della cassetta dei tangenti, tagliando con una sega a nastro o con una sega circolare il blocco sulla sua lunghezza. Come si nota dall’immagine 2 qui a lato, il blocco precostituito risulta abbondante nella sua lunghezza, infatti le due estremità verranno tagliate a misura solo successivamente il taglio delle due parti in quanto dal lato del cavigliere, dovrà avanzare una porzione che permetterà ai laterali di ancorarsi al cavigliere stesso andando a creare Immagine 2 così quella sorta di “manico” da applicare successivamente alla cassa, come vedremo nelle immagini successive.
Come si nota nell’immagine 3, la lunghezza esatta della scatola dei tangenti, in questo stadio della montatura, ancora non è esattamente definibile in quanto si necessità di ritagliare la parte terminale (verso la ruota) che sarà sagomata, ed inoltre, non essendo ancora montato il ponticello mobile, non è possibile dare sin d’ora un orientamento finale esatto. Per ora abbiamo quale riferimento, unicamente le mortase dei laterali che avranno una collocazione approssimativa, per ora. Immagine 3 Dalla parte del cavigliere si devono prevedere dei capotasti laterali (fissi) che potranno variare la loro collocazione di più o meno un centimetro rispetto ai capotasti mobili che si troveranno all’interno della cassa dei tangenti. Questo permetterà un maggiore agio nella collocazione e nel fissaggio dei ponticelli fissi delle troumpettes, dei bordoni e delle mouches.
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Immagine 4
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La cassetta per tangenti viene ora montata ed incollata, usando dei blocchetti intermedi che ne determineranno esattamente la larghezza interiore. Da notare i due blocchetti di sinistra e destra: quello sinistro, sarà il blocchetto che ci fornirà anche il piano sul quale incollare il cavigliere, mentre il blocchetto destro, come si osserva, è già pre-sagomato, in modo che dopo l’incollatura sarà solo da rifinire. Si procede ad una prova a secco e quindi si passerà all’incollatura vera e propria con la messa in sicurezza per mezzo di vari morsetti. Ancora in immagine 4, si nota come il blocchetto di sinistra contrassegnato con linee blu, debba rientrare all’interno del cavigliere (linea nera tratteggiata nell’immagine) per poter fissare il cavigliere alla cassetta dei tangenti. Una volta montata ed incollata la cassetta, si passerà quindi ad incollare il cavigliere alla cassetta stessa. Incollandolo sulla parte del blocchetto fuoriuscente dalla cassetta. In una delle immagini successive, osserveremo come, per dare maggiore stabilità, verranno inseriti dei chiodini di legno passanti. Immagine 6
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Immagine 7
Immagine 8
Nell’immagine 7 si nota il chiodino di fissaggio menzionato poco sopra, mentre nell’immagine 8 si notano le decorazioni riportate sulle pareti laterali della cassa dei tangenti, che ricalcano lo stile di quelle presenti sul cavigliere dando quindi una continuità al decoro e allo stile scelto. Nell’immagine 8, si noterà anche lo spazio abbondante che c’è tra il cavigliere e l’inizio della serie di mortase dei tangenti. In questo spazio troveranno spazio i capotasti mobili interni. Nell’immagine 9 viene mostrata la collocazione laterale di uno dei capotasti fissi. Si può anche notare come sopra il laterale sinistro, rimanga spazio sufficiente per collocarvi il coperchio della scatola.
Immagine 9
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13. Montaggio della scatola per i tangenti. Come già preannunciato nel capitolo precedente, questa fase del montaggio, implica una notevole precisione ed un perfetto posizionamento dei tangenti rispetto alla lunghezza dei cantini a vuoto che vi si alloggeranno (questo modello di ghironda prevede 3 cantini; 2 accordati all’unisono ed uno all’ottava più in basso). La lunghezza della corda vibrante o diapason, è costituita dalla parte di corda compresa tra il ponticello centrale e i “ponticelli” mobili integrati nella cassetta per tangenti e chiamati capotasti. Per poter stabilire ciò, è necessario quindi Immagine 1 avere un ponticello, ponticello che può essere comperato in negozi specializzati, adattandone uno per cello o viola da gamba, oppure come in questo caso, direttamente ritagliato e costruito dal liutaio. Nell’immagine 1 un ponticello sgrossato e ritagliato da un pezzo di acero dallo spessore di circa 1 cm e che verrà poi adattato alle necessità.
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Il ponticello ritagliato sommariamente, viene poi rifinito ed accomodato, infine troverà la sua collocazione finale direttamente sopra la prima catena della ghironda, la prima catena partendo da fondo cassa. Il lato del ponticello rivolto verso la tastiere è perpendicolare alla superficie d’appoggio dei piedini, mentre l’altra faccia è ricurva e leggermente bombata.
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Il posizionamento esatto della scatola dei tangenti si effettua con una riga preconfezionata che riporta il diapason (350 mm) e la metà del diapason (175 mm in questo caso) che si troverà in corrispondenza della asse del 12esimo tangente, cioè in corrispondenza della metà esatta del diapason. La scatola dei tangenti sarà fissata con delle viti passanti: una in corrispondenza del blocchetto di fondo (quello sagomato) che si troverà direttamente sopra alla catena di mezzo, mentre la seconda vite passante si troverà sul primo blocchetto di sinistra e si fisserà direttamente allo zocchetto di testa della ghironda. Per evitare di trasmettere eccessive vibrazioni alla tavola, la cassa dei tangenti poggerà su 4 piedini di sughero ben sottili di sughero o panno morbido.
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14. Albero, manovella ed impugnatura. Iniziamo con l’impugnatura eseguita con un tornio. Nella foto a lato ne vediamo alcuni modelli eseguiti con legno di bosso. Ci sono interminabili discussioni a riguardo delle forma per impugnatura più appropriata. Alcuni propendono per la forma e le dimensioni dell’impugnatura del tipo “Jenzat” (dalle famiglie di liutai che ebbero le loro atelier per generazioni non lontano dalla città di Vichy), altri preferiscono impugnature più grosse. E’ chiaro che la forma e le dimensioni dell’impugnatura influenzino il modo di esercitare il colpo di manovella, ma, siccome non esistono due mani Immagine 1 identiche, i suggerimenti variano anche di molto. Ciò che pare faccia l’unanimità sono le caratteristiche del materiale con il quale le impugnature devono essere fatte, visto che devono scivolare bene nella mano. Le essenze dure come l’ebano e il bosso, si sono di gran lunga rivelate le migliori, poiché con l’uso, il materiale tende ad auto-lisciarsi sempre più, per contro le impugnature fatte con essenze verniciate, tendono ad essere sconsigliate poiché la vernice tende a farle incollare alla mano, così come pure la impugnature in porcella, sono altrettanto sconsigliate, anche se esteticamente belle ed ineccepibili, si rivelano davvero poco pratiche. Continuiamo con la manovella. In assenza di informazioni, si spera che il liutaio non abbia comperato una manovella da stock, ma di averla ritagliata e modellata partendo da un foglio di ottone e debitamente martella prima di aver proceduto alla foratura e relativa filettatura. Si giunge così al montaggio dell’impugnatura alla manovella: sulle vecchie ghironde non ci si preoccupava più di tanto dei dettagli, si faceva scivolare una vite dal foro della manovella che si avvitava direttamente nell’impugnatura. L’impugnatura aveva una foratura leggermente Immagine 2 inferiore al diametro esterno del cilindro, e la si forzava li sopra. Questo garantiva dei risultati soddisfacenti solo inizialmente, ma con l’usura (e Dio sa quanti colpi prende la manovella!!), questo tipo di costruzione tendeva a soffrire di un gioco sempre più evidente dovuto allo sfregamento della vite sulle pareti del foro cilindrico. A poco a poco questo gioco tende a creare delle difficoltà per riprodurre i colpi di manovella necessari all’esecuzione di brani in modo preciso. Per evitare tale problema e meglio che il liutaio monti l’impugnatura su un perno che sarà tenuto in sede con due cuscinetti a sfera (visibili a sinistra nell’immagine numero 2), il primo di 4 mm di diametro interno ed il secondo (al centro nella foto) di 6 mm di diametro interno. Il perno è eseguito con una 34
sbarretta filettata (M6) sulla cui sommità viene eseguita una riduzione del diametro per poterci installare il cuscinetto da 4 mm di diametro, mentre il
cuscinetto più largo verrà mantenuto in sede con dei fissaggi (rondelle autobloccanti). Ovviamente i due cuscinetti vengono alloggiati nelle rispettive mortase ricavate all’interno dell’impugnatura come mostrato nello schema qui sopra. Il fissaggio del perno filettato viene mantenuto in sede con una semplice vite da legno, mentre la parte finale dello stesso viene prolungata verso l’esterno per poter essere avvitata alla manovella. La parte finale che viene avvitata alla manovella, presenterà un intaglio sulla sua testata in modo da poter usare un cacciavite per il suo fissaggio. Quest’ultima immagine mostra infine tutti gli elementi della meccanica, cioè l’asse porta ruota, la ruota ed i due cuscinetti a sfera relativi e gli elementi che compongono la parte della manovella.
Immagine 3
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15. Coperchio della scatola dei tangenti. Il coperchio della scatola dei tangenti, come i bordi decorati della tavola e la testa scolpita dello strumento, fa parte delle parti estetiche dello strumento. Per ciò che concerne la sua funzionalità, l’unica caratteristica essenziale è quella della sua superficie che deve essere perfettamente liscia per permetterne lo scorrimento della mano. Va anche osservato che però spesso questa parte è finemente decorata con intarsi o disegni vari. Come d’abitudine, il nostro liutaio non sceglierà la soluzione più semplice. Prenderà come base un foglio di ebano di Immagine 1 qualche mm di spessore e bordandola con le stesse losanghe usate per fare i filetti della tavola, come mostrato nell’immagine numero 1, qui sopra. Il tutto viene debitamente incollato sopra un foglio di acero, fissando preventivamente le parti in ebano con del nastro adesivo da carrozziere (vedi immagine numero 1). Una volta incollato 7, il coperchio sarà pronto per ricevere l’intarsio.
Immagine 2
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Nelle immagini qui sopra, il motivo floreale scelto da una vecchia spilla è riportato per ricalco sul coperchio che è stato nel frattempo ricoperto parzialmente di nastro da carrozziere per ricevere il disegno e, allo stesso modo, lo stesso disegno, viene riportato sulla piastrina di madreperla che verrà ritagliate, madreperla che si consiglia avere uno spessore di 1 7
E’ bene indicare che si può procedere all’intarsio della madreperla nell’ebano prima che la lastronatura sia incollata sul supporto di acero. Inoltre, il disegno da ritagliare ed intarsiare, si fissa sull’ebano usando della colla di pesce o amido, in modo da farla rinvenire e così poter staccare i residui di carta rimasti dopo il ritaglio. Il ritaglio (a traforo e con rifiniture a limette sagomate se del caso) si può eseguire a mo’ di sandwich, cioè ritagliando contemporaneamente dal disegno sia la lastrine di madreperla che la lastra di ebano sottostante, che ritagliando ambo le parte in due fasi distinte e poi adattate una all’altra. Il fissaggio della madreperla nella sua sede avviene con una punta rovente e mettendo nel solco delle scaglie di gomma lacca che si farà fondere con la punta rovente. Questo sistema di fissaggio ha un notevole vantaggio rispetto all’uso di collanti vari: se fosse necessario sostituire la madreperla poiché rotta o scagliata, sarà sufficiente riscaldare la parte punta rovente e togliere la parte rotta e/o scagliata e quindi sostituirla con una nuova.
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decimo di mm maggiore a quello della lastronatura di ebano. Una volta proceduto all’intaglio della parte in madreperla, si passerà a praticare lo scavo sulla placcatura di ebano, sulla quale era già stato riportato lo stesso motivo appena ritagliato nella madreperla. Per praticare lo scasso (immagine numero 5) viene usata una fresetta verticale (tipo Dremmel) con una punta sottile abbastanza da ospitare l’intarsio a madreperla.
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Una volta inserito l’intarsio di madreperla nella sua sede, si passa alla sua levigatura portandolo allo stesso spessore della lastra di ebano (immagine numero 6) ed avremo quindi il risultato finale (immagine numero 7).
Immagine 8
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L’immagine numero 8 mostra l’applicazione dei bordi laterali del coperchio eseguiti con listarelle di acero, mentre nell’immagine numero 9 viene mostrato il fissaggio di chiusura del 37
coperchio con una sferetta a molla applicata nella parte terminale della testa come evidenziato nell’immagine stessa in arancione e la parte ricevente incavata che è parte della bordatura del coperchio. L’immagine numero 10 qui a lato mostra invece le fase di avanzamento della ghironda con tutti i pezzi finora ricavati posti al loro posto.
Immagine 10
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16. Il copri ruota. Il copri ruota non ha alcuna funzione musicale, ma serve per proteggere la parte più delicata dello strumento e cioè la superficie della ruota. D’altra parte, quest’ultima, deve poter essere raggiungibile facilmente per le operazioni di impeciatura della ruota e quindi il copri ruota deve essere amovibile. Generalmente è composto di una fascia di legno ricurva e tenuta in sede con due fissaggi esterni incollati sulla tavola armonica. L’apertura del copri ruota è maggiore rispetto al diametro della ruota, poiché sotto lo stesso dovranno passarci sia i bordoni che le corde Immagine 1 simpatiche, inoltre, per mantenere in posizione il copri ruota, si sfrutterà l’elasticità del legno, piegandolo in modo che risulti di un’arcuatura più ampia rispetto ai suoi fissaggi sulla tavola. Ciò che è altrettanto importante
Immagine 2
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Per la costruzione del copri ruota non solo la sua dimensione ma pure una certa rigidità che permetterà una maggiore stabilità nel tempo, sia in conseguenza all’usura che alle deformazioni per l’umidità. Infatti se lo si costruisse con un solo strato sottile, con l’umidità e l’usura, si deformerebbe rendendolo instabile e traballante. Così lo faremo formato con due strati di legno, il ché garantirà comunque una sua elasticità ma anche la sua stabilità nel tempo e soprattutto all’umidità. Inoltre va considerato che anche il copri ruota è uno degli elementi esposti della ghironda e perciò spesso è anch’esso decorato o intarsiato. La prima difficoltà da affrontare sarà quella di trovare la misura ideale del copri ruota. In questo caso il liutaio usa una striscia di plexiglas (immagine numero 1) che sarà poi utilizzabile come sagoma da riportare sul legno successivamente. Essendo un materiale estremamente flessibile, si presterà bene allo scopo potendolo tagliare e sagomare ed anche facendolo ritornare alla posizione piana. Allo stesso modo, una volta ricavata la sagoma, la stessa sarà utilizzabile per posizionare anche i fissaggi del copri ruota sulla tavola. In poche parole è un’operazione essenzialmente necessaria ai fini della costruzione di questa parte dello strumento. 39
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Nell’immagine numero 2, viene mostrato il riporto della sagoma sulla lastrina di ebano e che verrà pure riportata sulla lastrina di acero sottostante quella di ebano. Nell’immagine numero 3, il liutaio ha scelto la decorazione del copri ruota con un semplice filetto di acero inserito per mezzo di uno scasso nella parte in ebano. Le immagini 3 e 4, mostrano la piegatura a caldo delle parti e della loro incollatura e mantenimento della posizione con dei morsetti su un pezzo di legno (supporto) semi-circolare che, come detto, dovrà avare un diametro maggiore rispetto ai due fissaggi laterali posti sulla tavola del copriruota. Ed infine (immagine numero 6) ecco il nostro copri ruota messo in posizione sulla ghironda.
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17. La cordiera.
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La cordiera ha come funzione quella di consentire il fissaggio dei cantini. Infatti la cordiera è fissata al copro dello strumento proprio in corrispondenza dello zocchetto di fondo che ne garantisce la stabilità, proprio al di sopra dell’uscita dell’asse che, mediante la manovella, aziona la ruota e punta direttamente verso la sommità del ponticello centrale. Infatti la trazione esercitata sulla cordiera dai 3 cantini previsti è considerevole, quindi la cordiera dovrà essere in grado di supportarla, inoltre alla cordiera si aggiungono anche le chiavi che fungeranno da tiranti per il mantenimento in posizione del ponticello principale e del blocco della troumpette, che si ottengono per mezzo di spezzoni di corda di budello, poste perpendicolarmente alla troumpette (o alle troumpettes, visto che in alcuni casi possono essere più di una sola) che inibiscono da un lato le vibrazione del cane della troumpette o permetteno di regolarne l’intensità d’esercizio, mentre dall’altro, inibiscono lo scivolamento del ponticello durante l’accordatura dello strumento. Nell’immagine qui a lato le operazioni di rifinitura della cordiera dopo il suo ritaglio, essendo che la stessa, alla fine avrà una forma trapezoidale. In questo caso, il liutaio (immagine numero 1) per riprodurre la sagoma della cordiera, ha usato il ritaglio di una cordiera di uno strumento precedente e conservata come sagoma. La sagoma viene riportata sul blocco da ritagliare sul quale è incollata una placcatura di ebano di egual spessore come nelle altre parti dello strumento che ne usano. Sempre nella prima immagine, la parte a destra sarà la parte che verrà Immagine 3 fissata alla cassa, mentre a sinistra si nota il rinforzo ad ugiva che servirà per rinforzo e per poterci fissare le corde per mezzo di un cappio. Si riporta la sagoma su di u lato del blocco e lo si ritaglia con la sega a nastro, a squadra, grossolanamente per poi rifinirlo con raspa, lime e carta vetrata.
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Per fissare la cordiera per bene alla tavola, occorrerà che il piede sia perfettamente adattato alla curvatura delle tavola armonica. Il suo fissaggio alla tavola avverrà per incollaggio e il tutto assicurato con due viti da legno passanti oppure due perni in legno anch’essi incollati. Affinché i fori risultino perpendicolari alla tavola, è bene praticarli prima di praticare la curvatura che aderirà alla tavola. Operazione che verrà svolta con un trapano a colonnina, dopo aver opportunamente segnato l’ubicazione dei due fori con una punta da segno. Fori che comunque dovranno rimanere distanti almeno un 5 mm dall’asse meccanico. Per la foratura basterà una punta da 3 mm con foro passante mentre con una punta da 7 mm si praticherà sulla superficie esterna della cordiera una sede per ricevere la parte terminale della vite che rimarrà così incassata. Nelle immagini 4 e 5 si vedono le operazioni di incurvatura della base della cordiera che dovrà essere fissata alla tavola armonica.
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La cordiera è poi ritagliata lateralmente per ottenere una forma trapezoidale (immagine numero 6); infine si passa ai decori inserendo dei filetti bianco-nero-bianco (immagine numero 7) e quindi alla sua rifinitura e lisciatura (immagine numero 8). Prima di montare la cordiera (che non sarà incollata ma solo fissata con le viti), sarà necessario praticare i fori per le viti passanti di fissaggio (qual’ora non vi si fosse ancora provveduto) ed a praticare i due fori per le chiavette di regolazione dei cani delle troumpettes. I fori per le chiavette saranno aperti con una punta da trapano e poi alesati con un apposito alesatore per piroli da liuteria. L’adattamento dei rispettivi due piroli andrà fatto in questa sede, poiché una volta montata la cordiera sarà impossibile ogni rettifica senza staccarla nuovamente dalla tavola armonica (immagine numero 9).
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Le immagini 10 e 11, mostrano la cordiera già fissata sulla ghironda. Si noterà come il ponticello maggiore ancora non è fissato. Infatti questo ponticello non sarà incollato alla tavola ma mantenuto in posizione dalla stessa tensione dei cantini che vi poggeranno sopra. Per evitare che il ponticello si sposti dalla sua posizione ottimale, inclinandosi verso la ruota durante l’impressione di una maggiore tensione delle corde (che ne accorcerebbe pure il diapason rendendo scordati i tangenti), lo si assicurerà con una piccola sbarretta metallica filettata di un capo sarà fissato alla cordiera mentre l’altro, passante per la parte superiore del ponticello, sarà assicurato con un bulloncino che permetterà anche di mantenerne la posizione esatta sulla quale il ponticello si assesterà.
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18. Tasti e tangenti. Una ghironda classica comporta due livelli di tangenti e relativi tasti: i tasti diatonici, che corrispondono ai tasti bianchi sul pianoforte ed i tasti cromatici, che corrispondono ai tasti neri sul pianoforte. Nella ghironda le due colorazioni sono però invertite essendo così i tasti diatonici neri e quelli cromatici bianchi, o meglio, con la sommità ricoperta in osso, quindi di colore chiaro. Ogni tasto corrisponde ad un tangente che attraversa la cassetta che li contiene. I tasti cromatici, che sono in numero minore rispetto ai diatonici, finiscono con una sorta di perno (immagine numero 2), ricavato dallo stesso legno del tangente che si fissa in una placchetta di osso incollata in modo perpendicolare la tangente Immagine 2 stesso. Il liutaio inizia a ritagliare i tangenti (immagine numero 1), ricavandole da una placca di ebano. Questo legno possiede infatti le caratteristiche autolubrificanti, permettendo uno Immagine 1 scorrimento senza sfregamenti nelle rispettive aperture della cassetta per tangenti. D’altro canto, a condizione di usare un foglio di ebano ben stagionato, il rischio di deformazione del tangente per torsione è ben ridotto, ciò che consente di evitare l’eventuale bloccaggio dei tangenti. I tangenti vengono adattati affinché si integrino perfettamente alle loro sedi: occorrerà quindi prestare molta attenzione affinché il loro movimento sia quanto più libero possibile, lasciando al contempo quanto meno agio possibile. Nell’immagine numero 3, qui a lato, si vede il posizionamento nella cassetta di ogni singola tangente cromatica che è numerata (nell’immagine partendo da sinistra verso destra, cioè dalla più grave alla più acuta), poiché ognuna andrà adattata singolarmente alla propria sede, non perfettamente identica alle Immagine 3 altre. Dopo averle adattate singolarmente tutte quante, si dovrà ricavare il perno descritto sopra, ritagliando a traforo la parte terminale del tangente, lasciando una parte rettangolare che avrà la stessa larghezza dello spessore del tangente. Per arrotondarne la parte, si smusseranno gli spigoli con una limetta e si forzerà la parte in una placca di ottone o ferro forata debitamente 8. 8
Ad esempio, se il tangente avrà uno spessore di 4 mm, la larghezza del rettangolino sulla sua testata sarà anch’esso di 4 mm. Come detto, si smusseranno gli spigoli con una limetta e si rifiniranno sforzandoli nella placca di ferro o ottone che avrà un foro del diametro appena inferiore, ossia di 3,5 - 3 mm.
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Immagine 4
Immagine 5
Si procederà quindi ad ottenere delle placchette di osso (immagini numero 4 e 5), sulle quali verranno riportati i centri corrispondenti ai relativi perni e quindi si foreranno le placchette con la stessa punta usata per forare l’attrezzo metallico in modo che i fori siano perfettamente adattati ad ospitare i tangenti. Per fare ciò si dovrà quindi preventivamente procedere a mettere nelle rispettive sedi tutti i tangenti in modo che i relativi fori siano tracciabili nella loro esatta posizione (immagine numero 5). Una volta collocate ed incollate alle loro giuste sedi, le placchette di osso verranno tagliate e rifinite, lasciando circa 1 mm di spazio tra un tasto e l’altro adiacente, come mostrato nell’immagine numero 6 qui a sinistra.
Immagine 6
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Per i tangenti diatonici, il discorso cambia, complicandosi un poco. Infatti i tasti saranno ricavati dallo stesso legno dei tangenti e modellati secondo uno schema pre-tracciato. Infatti essendo in numero maggiore rispetto ai tasti cromatici e a dipendenza dell’estensione che lo strumento avrà, quanto più avanzeremo verso i toni acuti, tanto
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più i loro interassi si restringeranno, gioco forza restringendo anche le larghezze dei rispettivi tasti (immagine numero 7). I tangenti vengono in seguito ritagliati sommariamente (immagine numero 8) seguendo il disegno (lasciandoli ovviamente abbondanti), ed in seguito le parti dei
Immagine 9
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tangenti che rimarranno nella cassetta, saranno rettificate dapprima con una fresa verticale (immagine numero 9) e successivamente adattate a lima una ad una. L’immagine numero 10 mostra le immagini della rifinitura a lima e, logicamente, ogni tangente viene inserito in maniera opposta al suo successivo, in quanto i tasti andranno sagomati, operazione che in questa immagine ancora non è stata effettuata. Si tratta, come per le tangenti cromatiche di adattarne gli spigoli affinché scorrano nelle loro rispettive sedi senza sforzo ne frizioni. Le immagini 9 e 10, mostrano anche dei fori di fissaggio (con una vite) per poterli lavorare senza problemi, fori che vengono praticati su parti che successivamente verranno tagliate ed eliminate, quindi ogni tangente grezza avrà una lunghezza maggiore di circa 10 – 12 mm
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rispetto alla misura finita. Ovviamente anche questi tangenti saranno debitamente numerati uno ad uno, in modo che ognuno corrisponda alla sua giusta sede (immagine numero 11, cerchio rosso). I tasti verranno quindi ritagliati 9 e rifiniti secondo lo schema (immagine numero 11, cerchio verde) e quindi verranno messi a dimora nella cassetta dei tangenti per una visione d’insieme. L’immagine numero 12 mostra le tangente al loro posto, ancora prive dei saltarelli che verranno montati alla fine come vedremo. 9
Per questo ritaglio dei tasti, ogni ghirondista avrà le sue preferenze personali, fermo restando che i tasti dovranno essere leggermente arrotondati per garantire l’ottimo scorrimento della mano, ma nemmeno eccessivamente, poiché un arrotondamento pronunciato causerà altrettanti problemi, non permettendo lo giusto scorrimento del tangente nelle sue sedi. Un tasto poco arrotondato causerebbe impiccio alle dita nel glissare tra un tasto e l’altro, quindi mediamente un raggio di curvatura compreso tra i 3 mm ed il millimetro e mezzo (per i tasti più piccoli), potrebbe essere una misura utile allo scopo. Ma come detto, dipende anche dal gusto personale di ogni strumentista.
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19. Levigatura, verniciatura e lucidatura. Ecco ora una tappa poco documentata da fotografie ma che comporta molto lavoro: la levigatura, la verniciatura e la lucidatura dello strumento. Di primo acchito queste operazioni toccano l’estetica dello strumento, ma vi sono anche delle ragioni funzionali importanti: ci tratta cioè di proteggere le superfici esterne dalle azioni atmosferiche (umidità, essudazioni, ecc.), isolando il legno ma lasciandolo respirare al contempo. Senza dimenticare infine, che la verniciatura influenzerà il suono e la timbrica dello strumento. Immagine 1
La levigatura ha quale scopo quella di rendere liscia ed omogenea la superficie dello strumento e si effettua con della carta vetrata sottile fatta aderire ad un tampone di sughero leggermente incavato. Dopo una prima levigatura si renderà necessaria la chiusura dei pori del legno con una sostanza appropriata detta turapori. A questo scopo si trovano moltissime ricette, ma se si vorrà restare il più filologici possibile, sarà bene cercare delle preparazioni che si consoce erano usate anche all’epoca, tra tutte quelle a base di albumina (il decantato di una chiara d’uovo sbattuta a neve e lasciata riposare per 2 o 3 ore, applicata con uno straccio), oppure anche la preparazione di Sacconi, anche conosciuta come Vernice Bianca 10. In ogni caso, dopo l’applicazione Immagine 2 d’albumina o della vernice bianca di Sacconi, NON levigare ulteriormente lo strumento e/o le parti trattate. Allo stesso modo, non applicare il turapori alle superfici colorate, come la scultura della testa sul cavigliere che sarà tinteggiata in alcune sue parti con colori a tempera oppure auto fabbricati con delle terre, dei pigmenti e della gomma mischiati alla gomma arabica sciolta in acqua con un rapporto di 2:1, cioè due parti di gomma arabica e 1 di acqua a cui s’inglobano i pigmenti (o le terre) e si applicano alle relative parti (nell’immagine che seguirà sul cappello è applicata una tinta rossa, mentre sui capelli della tinta marrone). Si passa quindi ad applicare una vernice (a base 10
Vernice bianca di Sacconi: In 200 CC di acqua messa a scaldare a bagno-maria con una temperatura non superiore ai 70° C., sciogliere: 25 gr di gomma arabica, 5 gr di zucchero candito e 5 gr di miele. Filtrare a soluzione ancora calda. Lasciare raffreddare il tutto a temperatura ambiente e lentamente. A parte, in un vasetto di vetro con chiusura, sbattere a neve ferma la chiara di 1 uovo e lasciare decantare a vasetto chiuso per almeno 2 o 3 ore. Il decantato sarà la quantità di albumina giusta da aggiungere A FREDDO alla preparazione. La preparazione si applica con uno straccio sfregando a fondo la superficie affinché penetri ben bene nei pori. Lasciare seccare completamente per almeno 48 ore e NON levigare dopo l’applicazione. Formerà uno strato ottimale per l’ancoraggio della vernice.
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d’alcool) applicata a tampone, formante uno strato uniforme. Si lascerà seccare per bene e si passerà alla levigatura con una carta vetrata sottile (600 - 800 di grana) a cui si applicano alcune gocce di olio di paraffina per migliorare lo scorrimento della mano durante la levigatura.
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Si procederà quindi nuovamente a collocare un ulteriore strato di vernice e così via finché il risultato sarà soddisfacente, cioè dopo aver applicato 8 – 10 strati di vernice, sempre avendo cura di levigare ogni superficie tra uno strato ed il suo successivo.
Come mostrato nelle immagini numeri 1, 3 e 4, le parti meccaniche (albero, ruota, manovella, tangenti, ecc.) vengono debitamente smontate per poter procedere in modo ottimale alla verniciatura di ogni singola parte dello strumento che lo necessiti. L’immagine numero 5 qui a sinistra, mostra le parti tinteggiate della testa intagliata al cavigliere. Alla fine dell’applicazione delle mani di vernice, si dovrà passare alla lucidatura delle superfici. Immagine 5
Qui ogni liutaio ha le sue “ricette” personali: chi usa dei preparati a base di cera, chi usa dei polish e chi invece lucida lo strumento usando un tampone ad alcool con qualche goccia di olio di paraffina per agevolare lo scorrimento del tampone.
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Immagine 6
Immagine 7
Le immagini numero 6 e numero 7 qui sopra, mostrano il risultato finale della verniciatura e, come si può notare, tutte le parti che compongono lo strumento, eccezion fatta per la ruota, sono verniciate e lucidate a dovere.
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20. Montatura e regolazione della ghironda 1. Giungiamo infine alla montatura finale della nostra ghironda ed alla regolazione finale degli elementi, fase che comprende una moltitudine di piccoli lavoretti d’aggiustamento che richiederanno una sacco di tempo e di pazienza.
Immagine 1
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Aggiustamento finale della ruota. Una volta montata la ruota, dovremo rifinire lo spigolo della stessa e la sua superficie di sfregamento, operazione che avviene con la rasiera ben affilata, appoggiata su un supporto di sughero per non rovinare la superficie verniciata della tavola armonica.
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Incollatura dei capotasti per i bordoni e le troumpettes. Onde garantire un incollaggio solido, dovremo procedere alla rimozione della vernice nelle parti dove andranno montati i capotasti. Si ricopre generosamente con del nastro adesivo da carrozziere la parte da lavorare e si riporteranno le misure della base del capotasto e si ritaglierà la parte che lo ospiterà. Si passerà quindi a raschiare la vernice nella parte appropriata usando uno scalpello ben affilato (immagini numero 3 e numero 4). Nelle immagini si può vedere il foro che ospiterà un perno di legno per rendere più stabile e forte il capotasto, fori che potrebbero essere 2 in modo da garantire una maggiore stabilità e durata nel tempo.
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Immagine 6
Si passa quindi ad applicare la colla nella parte raschiata e ripulita, all’interno dei fori, sui perni e sulla base del capotasto e si passerà quindi al fissaggio con dei morsetti finché la colla non sarà essiccata per bene e passeremo quindi alla messa in posa del capotasto sull’altro lato del cavigliere. Fissaggio della cordiera. Anche qui la medesima procedura usta per l’incollatura dei capotasti appena indicata, in più in quest’occasione, si useranno due viti per legno passanti che si fisseranno nello zocchetto di fondo presente in quel punto sotto la tavola armonica. Ovviamente non ci accontenteremo di mettere due semplici viti, ma le stesse le faremo scomparire sotto un abbellimento in madreperla. Inizieremo col praticare dei fori passanti sulla cordiera, che avranno lo stesso diametro del corpo della vite. I due fori passanti dovranno Immagine 7 essere distanti tra loro quel tanto che basta da non interferire con il cuscinetto dell’albero sottostante ne con l’albero stesso a dipendenza della loro posizione. Una volta praticati i fori passanti, passeremo a creare gli incavi che ospiteranno le teste delle due viti usando una punta di diametro maggiore. Di solito se il foro passante misura 3 mm di diametro, le teste delle viti da 3 mm avranno un diametro pari a 8 – 9 mm, quindi useremo una punta dal diametro di mezzo millimetro maggiore per l’incavo e che avrà una profondità di circa 1 – 1.5 mm in più dell’altezza della testa della vite. Metteremo della colla sulla base della cordiera e sul piano raschiato e quindi collocheremo in sede la cordiera avvitandola sul posto. Nel frattempo che la colla si secchi, prepareremo dei cerchietti di madreperla dallo spessore di circa 2 mm e dallo stesso diametro del foro più grande e quindi le metteremo in sede fissandole con delle scaglie di gomma lacca che faremo fondere con una punta rovente. Ovviamente per non doverci trovare e riverniciare e ritoccare questa parte del lavoro, si dovrà avere cura di fare i fori passanti, le rispettive mortase e gli inserti di madreperla prima di passare alla verniciatura della cordiera. 51
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Montatura della scatola dei tangenti e del cavigliere. Partiremo con questa parte del montaggio assicurando il cavigliere al corpo della ghironda incollandolo e fissandolo con 3 viti passanti che si ancoreranno nello zocchetto di testa ma non prima di aver rifinito le pareti della cassetta dei tangenti incollandovi dei piccoli cuscinetti in gomma tenera che erviranno ad assorbire le vibrazioni da un lato e, dall’altro, a far si che le pareti della cassetta non appoggino direttamente sulla tavola armonica (immagine numero 8). Allo stesso modo, applicheremo dei nastri dello stesso materiale all’interno della parte della cassetta dei tangenti, in modo che i saltarelli ritornando alla loro posizione originale non facciano rumore battendo sulla parete stessa, rumore che verrebbe decuplicato nel caso si usasse lo strumento in forma elettrifica ed amplificata.
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Montatura del ponticello principale 11. Infine giungiamo al montaggio del ponticello maggiore e qui il liutaio riprenderà quel righello in plexiglas costruito all’inizio per il posizionamento della cassetta dei tangenti e procederà all’incollaggio dei piedini del ponticello allo stesso modo usato per la cordiera ed i capotasti. Il ponticello principale sarà sottomesso a delle notevoli tensioni non appena i cantini saranno messi in posizione ed accordati, tensione che rischierà di incurvare il ponticello (se non fosse di giusto spessore) e di farlo inclinare verso la ruota durante le operazioni di tensione delle corde per la loro accordatura. Per questa ragione si garantirà un ulteriore fissaggio del ponticello usando un tensore in nylon duro filettato ad un capo e dall’altro fissato alla cordiera 11
In questa fase, il tutorial indica una procedura che prevede l’incollaggio dei piedini del ponticello principale alla tavola armonica, procedendo allo stesso modo come per i capotasti e la cordiera. Tuttavia ritengo sia più confacente il solo “fissaggio” per pressione delle stesse corde, eventualmente incollando a dimora dei piccoli supporti a cornice, questi si incollati sulla tavola armonica, che inibiscano lo spostamento dei piedini verso la ruota (immagine numero 10, freccia rossa).
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(immagini numero 11 e numero 12). Questi tensori già filettati si trovano in commercio nei negozi specializzati per la liuteria e che sono normalmente usati per il fissaggio delle cordiere da violino. Si tratterà quindi di procurarsene uno e di adattarlo allo scopo, come mostrato in immagine. Una volta messo a dimora, il tensore sarà affinato agendo sulla vite che lo metterà in tensione ed in posizione.
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Capotasti mobili dei cantini. Questi capotasti sono mobili e permettendo così di definire il diapason (corda vibrante) dei cantini in rapporto al claviere (cioè l’assieme dei tangenti nella relativa scatola). I capotasti sono montati su dei pattini in plexiglas o legno con intagliata una sagoma oblunga che ne permette la singola regolazione ed il fissaggio tramite una coppia di viti per ogni capotasto. Infine si nota molto bene la biglia in acciaio con molla posteriore che serve da blocco al coperchio della scatole dei tangenti. Nello schema successivo possiamo vedere come avviene il suo montaggio.
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Montaggio dei saltarelli. Tradizionalmente, per molto tempo, i saltarelli erano ritagliati a coltello da un pezzo di legno la cui sommità veniva arrotondata con una forma cilindrica, lievemente conica e quindi inserite a pressione nei tangenti e successivamente orientati, girandoli di un poco sul loro asse per essere intonati. Ma tale sistema evidenzia degli inconvenienti. I perni col tempo si usurano e sono soggetti all’igroscopicità ambientale che li restringe o allarga facendoli inclinare e quindi non più ad esattamente perpendicolari alla corda ed al tangente. Nel caso ciò accadesse, essendo che il tangente montava una serie di due o tre saltarelli, uno o più di uno, essendosi deformati, non toccavano più la corda nemmeno esercitando pressioni molto accentuate con le dita sul tasto. Oltremodo possibili e frequenti anche diversi effetti vibratori e l’impossibilità di raggiungere una nota stabile se avvengono tali deformazioni. Per tutte le ragioni elencate, oggi, il liutaio, preferisce scegliere soluzioni più innovative per la fabbricazione dei saltarelli (immagine numero 14). Primo miglioramento è la possibilità di fissare il saltarello sul tangente con delle viti. Seconda miglioria è il piedino del saltarello, dotato di una sede oblunga che non solo permette il suo fissaggio con la vite ma anche di modificare o correggere la sua orientazione e la sua distanza rispetto alla corda. Il sistema qui mostrato, é stato scelto dal liutaio importando i saltarelli dagli Stati Uniti e vengono visualizzati alcuni tipi, il cui piedino è costituito da una sorta di forchetta in ottone con un perno metallico montato perpendicolarmente. Quest’ultimo avrà diverse lunghezze a seconda del caso (i saltarelli delle note cromatiche avranno un perno più lungo rispetto alle altre poiché i rispettivi tangenti si trovano ad un livello inferiore). I perni vengono poi rivestiti con della gomma tagliata da un tubicino. Ciò permette di eliminare il ronzio che si formerebbe qual’ora i perni ne fossero sprovvisti e che, toccando la corda ed essendo di un materiale duro e rigido, farebbero emettere una sorta di ronzio poco simpatico. Per il fissaggio dei saltarelli, dopo aver riportate le esatte misure, si passa a forare (immagine numero 15) il tangente con un trapano a colonnina, inserendo nel foro un dado filettato che accoglierà la vite del saltarello. E’ tuttavia possibile agire semplicemente forando il tangente ed usando una vite per legno direttamente avvitata al tangente stesso.
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Nelle immagini numeri 16 e 17, distinguiamo i saltarelli in fase di montaggio, la maggior parte dei tangenti cromatici sono già praticamente giunte a fine montaggio. I tangenti diatonici per tanto, sono al momento solo provviste delle rispettive vite ed attendono la messa a dimora dei rispettivi saltarelli. In seguito, per poter aggiustare le distanze dei singoli saltarelli rispetto al o ai cantini, si procederà a tendere un semplice filo di nylon dallo spessore di almeno 1 mm, prima di passare all’incordatura vera e propria dello strumento. L’intonazione dei singoli saltarelli, modificandone l’orientamento assiale, avverrà solo dopo aver montato le corde vere ed aver accordato lo strumento. Ma il montaggio dello strumento ancora non è termonato.
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21. Montatura e regolazione della ghironda 2.
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Montatura dei ponticelli per bordoni, mouche e trompettes. Prima d’incollare questi ponticelli, bisognerà determinarne la posizione. A questo scopo, per ogni ponticello e a titolo provvisorio, montiamo delle cordicelle che dovranno passare sui rispettivi appoggi dei ponticelli. Si tarerà il diapason (lunghezza della corda vibrante) sulla sommità del ponticello (linea e freccia rosse, immagine numero 2) secondo la giusta misura. Da notare che gli appoggi dei ponticelli devono sporgere di almeno 8 – 10 mm dalla superficie della ruota, poiché dovranno ospitare una tacca ulteriore che permetta il disinserimento delle corde sulle sommità del ponticello e, nel ponticello per i bordoni (immagine numero 1), lo stesso discorso varrà anche per il bordone che poggia più in basso rispetto al precedente. Da considerare poi che per il ponticello che ospiterà i cani delle trompettes, la posizione di questo ponticello, determinerà quindi anche le dimensioni dei cani stessi. Dopo avere segnato e rifinito i ponticelli, si procederà alla raschiatura della vernice, come avvenuto per i capotasti e la cordiera nel capitolo sul montaggio 1 della ghironda a pagina 50.
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Fabbricazione dei cani. Si tratta di una fase tra le più delicate del lavoro e richiede una elevata precisione ed una buona esperienza per capire quali sono le caratteristiche che fanno si che un cane produca o no l’effetto che deve riprodurre. La maestria di alcuni liutai permette di creare dei cani che restituiscono un suono “grasso” oppure “secco”. Una cane che “suona” è una parte preziosa concepita per durare e che presume perciò una cura regolare. E’ il caso tipico dei ghirondisti che si portano appresso il timore di perdere questo piccolo pezzo di legno che dona così tanto carattere allo strumento, consci del fatto che un buon cane non si sostituisce facilmente e richiede quindi i servizi di un esperto o di avere personalmente le capacità necessarie per la riproduzione in proprio, contando su numerose prove prima di ottenere dei risultati tangibili. Ancora una volta il nostro liutaio, preferisce partire dal legno grezzo, là dove gli altri preferirebbero partire da un pezzo di legno semi lavorato comperato in un negozio. Nell’immagine numero 5, il liutaio ricava u profilo triangolare da un pezzo di acero piallandolo; ricaverà di seguito il pattino (perfettamente in asse longitudinale) che troverà sede nella fenditura verticale centrale del ponticello che ospiterà i pattini dei cani (immagini numero 5 e 6), come si nota nell’immagine numero 6, il cane superiore batte su un supporto collocato in sede orizzontale, fatto con una placchetta di legno di acero, che verrà poi stabilizzata come vedremo tra poco nelle immagini successive.
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Le immagini numero 7 e 8, mostrano rispettivamente la tracciatura del cane ed il suo ritaglio. Ovviamente, anche per il secondo cane, si procederà nello stesso identico modo. Le immagini numero 9 e 10 mostrano i cani messi a dimora nelle loro rispettive sedi. Il cane in basso (trompette di DO), batte direttamente sulla tavola armonica, mentre quello superiore (trompette in SOL) rimane in appoggio sulla sua rispettiva piattaforma, eseguita con una strisciolina di legno di acero inserita orizzontalmente nel corpo del ponticello. Se dovessimo lasciare la piattaforma cosò com’è, il suono della trompette in SOL si rivelerebbe troppo debole e la struttura forse un poco instabile, per tale ragione la si rinforzerà (immagine numero 11) con un cilindretto di legno tra la placchetta e la tavola armonica che ne irrigidirà la struttura. 58
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Corde simpatiche o di risonanza. Queste corde non suonano per sfregamento della ruota ma per risonanza appunto, cioè per un “accoppiamento acustico” con la frequenza emessa dai cantini. Le corde simpatiche hanno lo scopo di arricchire maggiormente il suono della nostra ghironda a condizione che siano perfettamente intonate ai o al cantino di riferimento. Un blocchetto di acero viene predisposto e fissato al lato della cassa e che serve ad ospitare le chiavi di accordatura per le corde simpatiche che saranno 4 in totale. Questo blocco esterno gode del rinforzo posto all’interno della cassa durante la fase di chiusura della stessa (Cap. 8, pag. 15), poiché il solo spessore della doga, non permetterebbe di garantire la rigidità necessaria per supportare la tensione generata dalle corde metalliche di risonanza. Come si vede nell’immagine numero 12, il blocchetto viene messo in posizione su del nastro adesivo da carrozziere per riportarne la sagoma, visto che poi si dovrà raschiare la vernice sottostante, ma tale operazione l’abbiamo già vista ed effettuata per i capotasti laterali, la cordiera ed i ponticelli fissi. Quindi nulla di nuovo al momento. Il blocchetto viene rinforzato con due spinotti di legno passanti che vengono incollati assieme al blocchetto stesso. Durante l’incollaggio, il blocchetto viene tenuto in posizione strettamente con un morsetto (immagine numero 13). I piroli ad incasso sono messi in posizione nei loro rispettivi 4 fori. Si dovrà anche acquistare una chiave per l’accordatura, essendo la loro testa a sezione quadrata. Va però detto che questo tipo di pirolo mal si presta per una accordatura di precisione ed è per questo motivo che è previsto un’ulteriore dispositivo per l’accordatura di precisione che vedremo tra breve. Questo tipo di pirolo si trova in commercio essenzialmente in due varianti: il primo (qui nella foto accanto) reca un abbozzo di filettatura che ne permette il fissaggio; si trova pure una variante Immagine 14 leggermente conica e che deve essere infisso martellando leggermente lo stesso affinché penetri quanto deve. Ad assicurarlo alla sua sede sarà quella stessa lieve conicità. 59
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Fabbricazione e montatura delle corde di risonanza. Le corde di risonanza sono preparate partendo da un filo di acciaio armonico dal diametro di 0.40 mm. Nelle immagini numero 15 e 16, il liutaio, assicurando un capo del filo ben stretto in una morsa da fabbro, ricava degli occhielli sull’altro capo che si affrancherà sui chiodini fissi a fondo cassa che serviranno al loro fissaggio in posizione.
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Nell’immagine numero 17, si nota la messa in posizione di un tipo di tira cantino che serve per l’accordatura di precisione delle corde simpatiche, tira cantino che si adagerà su un pezzo di pelle morbida in modo che non graffi la vernice. La pelle potrebbe anche essere incollata in posizione in modo che non si muova o vada persa durante la sostituzione delle corde simpatiche. L’acciaio armonico, a contatto con gli agenti atmosferici, si deteriora in alcune settimane e va quindi sostituito abbastanza di frequente se si vuole mantenere una qualità di suono impeccabile.
Lo schema qui a sinistra mostra la sezione ingrandita in scala 10:1 del modello di tira cantino scelto in questo caso. Allo stesso livello orizzontale dei ponticelli fissi, verrà incollato sulla tavola un piccolo ponticello in osso che ospiterà e manterrà in posizione le 4 corde di risonanza.
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Fissaggio del copri ruota. Si può usare il resto di una corda in nylon per affrancare il copri ruota. Il suo fissaggio avviene forando il lato del copri ruota e una delle due punte del ponticello, fissando la cordicella con dei semplici nodi.
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Meccanismi per staccare i cantini. La ghironda è equipaggiata di tre cantini. Per poterli accordare individualmente, ci vuole un meccanismo che permetta di staccare momentaneamente gli altri cantini dalla superficie di sfregamento della ruota. Il liutaio ha in questo caso previsto 3 meccanismi che permettono il distacco di ogni corda separatamente. Per il primo cantino (lato dei tasti) è previsto un semplice gancio metallico con una parte rivestita di gomma, in modo da non danneggiare la 61
corda mentre viene sollevata dalla ruota (immagine numero 20), mentre gli altri due cantini prevedono dei meccanismi in legno, posizionati alla fine dei tasti (evidenzia tura in rosso e verde, immagine 21 ed immagine numero 22 senza evidenziatura).
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Le immagini numero 23 e numero 24, mostrano ulteriori dettagli dei citati meccanismi, eseguiti con legno di ebano 12.
Incordatura. Ci si sarà resi conto che nel frattempo, durante queste ultime operazioni, le corde posticce sono via via state sostituite dalle corde vere e proprie. Ecco uno specchietto riassuntivo delle corde usate per questo modello di ghironda con accordatura SOL – DO. CORDA NOTA DIAMETRO MATERIALE Corde simpatiche 4 X SOL2 0.40 mm Acciaio armonico Cantini 1 e 2 2 X SOL2 ~ 0.95 mm Budello naturale Cantino 3 (ottava) 1 X SOL 1 Sol medio per violino Grosso bordone 1 X SOL 0 BFA 1232 di Savarez Piccolo bordone 1 X DO 1 BFA 532 di Savarez Trompette SOL 1 X SOL 1 Nylon, SI da chitarra Trompette DO 1 x DO 3 Nylon, SOL da chitarra Rammentiamo che il diapason (lunghezza della corda vibrante) dei cantini è di 350 mm mentre per bordoni e trompettes il dipason sarà compreso tra i 370 ed i 380 mm.
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Si tratta solo di una delle diverse varianti possibili per tali meccanismi. Personalmente, il meccanismo in immagine lo trovo un tantino “pericoloso” essendo molto confondibile con i tasti, a meno che non venga usato un legno diverso per colore, ad esempio del legno di bosso.
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22. Il rislutato finale. Le immagini parlano da sole.
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23. Misure per i tangenti.
Le misure sono espresse TUTTE in mm!!!
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24. Tabella delle frequenze.
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Traduzione e note a pié di pagina:
M.o Liutaio Boris Cavadini
Schemi e disegni su ArchiCAD:
M.o Liutaio Boris Cavadini
Traduzione finita il:
05 ottobre 2010 67
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