Che Cos'è La Linguistica Aquisizionale - Riassunto

February 14, 2017 | Author: gliaglia | Category: N/A
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Che cos’è la linguistica acquisizionale? M. Chini, 2005

Linguistica acquisizionale --> studia l’acquisizione (o l’apprendimento) di una lingua non materna, che sia L2, L3, etc, e oltre a descrivere questo processo si occupa di spiegarlo e di evidenziare i fattori che lo condizionano; ha quindi ambizioni teorico-esplicative, pur essendo sostanzialmente pratico-applicata. Chiarimenti terminologici: • L1 vs. L2: la L1 (o le L1 nei bilingui) contribuisce allo sviluppo cognitivo e sociale, mentre invece la L2 si impara in un secondo momento, quando le facoltà mentali sono già sviluppate: spesso la L2 non viene imparata a livello dei nativi e rimangono errori, imprecisioni e influenze: queste ultime sono molto frequenti perché la L2 non è ancorata nell’apprendente tanto quanto la L1. • Acquisizione di L2 vs. acquisizione bilingue: L2 è una lingua appresa cronologicamente in sequenza dopo un’altra (o altre), l’acquisizione bilingue avviene simultaneamente nei primi 3-4 anni di vita. • Acquisizione spontanea di L2 vs. acquisizione guidata di L2: sono entrambi fattori esterni all’apprendente, ma nel primo caso l’acquisizione avviene in contesto naturale, nel secondo in contesto istituzionale. • Acquisizione di L2 vs. apprendimento di L2: in termini krasheniani, si tratta di un’appropriazione inconscia di L2 (acquisizione) vs. uno studio conscio della stessa (apprendimento). Sono fattori interni all’apprendente. • L2 vs. LS: L2 è appresa in un contesto dove viene usata come lingua di comunicazione dai nativi, LS è appresa in un paese dove non viene parlata come lingua materna o LN • L2 vs. pidgin, creoli e varietà semplificate: la grammatica della L2 progressivamente si complessifica e si avvicina alla lingua target, mentre le altre varietà tendono alla fossilizzazione. • L2 vs. lingua target: L2 indica il sistema della lingua che parla l’apprendente, caratterizzata da deviazioni transitorie e sempre in movimento verso quella che viene definità lingua target, cioè la varietà di lingua parlata dai nativi, a cui acquisendo/apprendendo si tende. Collocazione scientifica della disciplina: La linguistica acquisizionale prende vita da: • Linguistica generale (es. analisi dell’interlingua) • Tipologia linguistica (es. universali tipologici) • Sociolinguistica (es. il condizionamento dell’appropriazione di una L2 delle variabili sociali, la varietà, l’interferenza, etc.) • Linguistica applicata (es. strumenti di analisi automatizzata e computazionale) • Psicologia cognitiva (es. strategie, processi, problem solving, etc.) • Psicologia sociale (es. fattori sociali tra apprendente e parlanti L2) • Neurolinguistica (es. basi biologiche dell’acquisizione/apprendimento) Si tratta quindi di fattori principalmente linguistici, ma anche extra-linguistici. Storia della disciplina: Basi in due filoni di studio: • Lingue in contatto (Weinreich --> concetto di interferenza, a diversi livelli della lingua) • Insegnamento delle lingue (Lado --> analisi contrastiva tra L1 e L2, il fine della quale era delineare tutti i punti similari e divergente tra L1 e L2 per capire cosa fosse più facile e cosa meno facile da acquisire.) • In polemica col comportamentismo, che era alla base delle teorie precedente, Chomsky propone il modello del LAD (Language Acquisition Device) innato nell’uomo: l’acquisizione non è più vista come processo imitativo (comportamentismo, Stimolo, Risposta, Rinforzo, come ipotizzava anche Lado), bensì come creazione; il LAD elabora i dati linguistici che provengono dall’esterno e li rielabora in un numero potenzialmente infinito di frasi. • Con Chomsky si comincia a considerare gli errori non più come deviazioni, bensì come esito di grammatiche in sviluppo nell’apprendente: il principale teorico dell’analisi degli errori sarà • Pit Corder, che per primo vedrà la lingua degli apprendenti come una costante evoluzione e con tappe di acquisizione fisse. A proposito di analisi degli errori distingue poi tra error, causato da non competenza e mistake, causato da un problema di esecuzione. • Selinker definisce l’interlingua come il sistema parlato dall’apprendente, e prefigura la nascita di una scienza che se ne occupi: nasce ufficiosamente, nel 1972, la linguistica acquisizionale.

Che cos’è la linguistica acquisizionale? M. Chini, 2005

Negli anni più recenti la linguistica acquisizionale ha raggiunto una certa autonomia, concentrandosi sullo studio dell’interlingua, dell’interparola (intertalk) e dell’elaborazione di modelli teorici. Interlingua: Proposto da Selinker nel 1972, viene usato sia per descrivere il sistema che che possiede l’apprendente in modo sincronico, sia per indicare il suo sviluppo in modo diacronico-evolutivo, presente in quanto sistema dinamico, che va studiato nelle sue regolarità e nei suoi vari stadi. L’americano distingue l’interlingua sia dalla L1 che dalla L2, e dice che presenta elementi sia di una che dell’altra, dacché si muove verso la L2 partendo dalla base della L1; il motivo per cui è difficile raggiungere una competenza nativa in L2 è causato dalla fossilizzazione, data da cause personali o sociali. L’interlingua ha inoltre come caratteristica la variabilità, come già detto. Anche Pit Corder contribuisce a questi studi, ma preferisce etichettare l’intelingua come “competenza transitoria”, in termini chomskyani, una dimensione interiorizzata in evoluzione: il dispositivo di acquisizione esterno, secondo lui, viene attivato dall’input, che è la quantità di informazioni che arrivano al system-builder, però non tutto viene interiorizzato dall’apprendente: ciò che impara viene chiamato intake. Così, come Chomsky ha influenzati questi studiosi, l’idea di una Grammatica Universale, che ha un po’ sostituito l’idea del LAD, influenza nuovi modelli teorici di tipo innatista, tra cui il più famoso è il modello del monitor di Krashen. Questo modello, applicato in didattica nel cosiddetto “approccio naturale”, riconduce l’appropriazione di una L2 all’operato di tre operatori mentali distinti: • Il filtro affettivo, che filtra l’input proveniente dall’esterno, ed è alla del passaggio dell’intake • L’organizzatore che, similmente al LAD, organizza il sistema dell’interlingua • Il monitor, che elabora e controlla le produzioni linguistiche, se vi è coscienza della regola. Il suo modello funziona tramite queste cinque ipotesi: • Ipotesi dell’acquisizione/apprendimento: sono due processi separati: il primo è subconscio e opera dell’organizzatore, il secondo è conscio e opera del monitor • Ipotesi del monitor: quanto appreso consciamente viene applicato a quanto acquisito inconsciamente, in modo da applicare le regole apprese • Ipotesi dell’ordine naturale: le regole della L2, così come quelle della L1, vengono apprese con un ordine uguale per tutti, indipendentemente dall’insegnamento. • Ipotesi dell’input: l’input deve essere comprensibile e poco più complesso rispetto al livello di interlingua dell’apprendente: deve essere un input +1, né di più, né di meno. • Ipotesi del filtro affettivo: la quantità di input che si trasforma in intake è data dall’abbassamento o innalzamento del filtro: se è innalzato l’esposizione alla L2 tende ad essere infruttuosa, se è abbassato, invece, avviene l’acquisizione/apprendimento. Modelli molto più recenti invece puntano sulla pragmaticità dell’interlingua, soprattutto in fase iniziale, e guardano ai bisogni comunicativi dell’apprendente: il modello più famoso è nato in ambito del Progetto ESF, e confermato dal Progetto di Pavia, ed è quello della varietà di apprendimento. • Nel corso dell’apprendimento gli apprendenti passano attraverso una serie di varietà di apprendimento, con passaggi sistematici da una all’altra • In ogni varietà vi sono principi organizzativi di diverso tipo in interazione fra loro • Le varietà non sono imperfezioni della lingua di partenza o di arrivo, bensì sistemi autonomi, manifestazione della facoltà umana del linguaggio. Fattori linguistici che incidono sull’acquisizione di L2: Universali linguistici --> Alcuni studiosi pensano che la dotazione linguistica innata di ogni parlante sia data da una Grammatica Universale che condiziona l’acquisizione di ogni lingua ed è valida in ogni apprendente per ogni lingua Marcatezza --> Sono marcate quelle parti della grammatica (di ogni ambito di essa) più periferiche, al contrario delle non marcate, che fanno parte della core grammar di una lingua. Le regole marcate sono più difficili da apprendere e possono generare confusione ed errori nell’apprendente. Gli universali precedentemente ipotizzati, sono sostanzialmente non marcati, mentre invece, ad esempio, l’uso del congiuntivo in italiano*, è fortemente marcato. Naturalezza --> Ciò che è più naturale si apprende più in fretta e si scorda più difficilmente.

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*Questo tipo di marcatezza è interno al sistema: possono esistere sia marche all’interno che all’esterno di una data lingua. La maggiore o minore marcatezza è comunque un fatto personale, può diminuire, ad esempio, se si è in presenza di un apprendimento e aumentare in presenza di un’acquisizione, soprattutto nel caso di forme irregolari. Ruolo della L1 --> Il ruolo della L1 nell’apprendimento della L2 è molto discusso, e gli viene data più o meno importanza a fasi alterne: comunque l’esistenza di transfer (positivi o negativi) da L1 (ma anche da altre LS conosciute - infatti si parla più propriamente di influsso interlinguistico) è una realtà da considerare. In linea di massima l’influsso della L1 è presente soprattutto a livello fonologico e prosodico, nelle prime fasi anche a livello lessicale, più tardi invece a livello morfologico, e raramente succede per elementi marcati. Sono inoltre molto poco comuni i transfer di metafore o modi di dire. E’ molto più comune il transfer se le lingue sono tipologicamente e/o genealogicamente vicine. In ogni caso, il transfer, positivo o negativo, non altera le tappe di apprendimento, solamente le accelera o rallenta. Fattori extralinguistici che incidono sull’acquisizione di L2: Individuali: Età --> Chi apprende in età adulta spesso mantiene più tratti della L1 rispetto all’apprendente in età scolare; la causa è neurobiologica, collegata alla maturazione del cervello (periodo critico - fino a 12-15 anni). Gli adulti però sono più propensi alle operazioni formali, mentre i giovani sono più aperti alla comunicatività - e hanno un filtro affettivo più abbassato; sono diverse inoltre le motivazioni che portano all’apprendimento di una L2. Attitudine linguistica --> Il “talento per le lingue”, si compone in varie abilità, fonetiche, grammaticali, di memoria e di induzione; dipende dal livello in cui ognuna di queste è sviluppata. Giocano un ruolo importante anche l’intelligenza, soprattutto in mancanza di insegnamento, e lo stile

cognitivo/stile di apprendimento. Personalità --> Poca ansia, tolleranza, apertura, sicurezza, aiutano a mettersi in gioco e favoriscono l’appropriazione di L2 Empatia --> La capacità di partecipare a sentimenti altrui potrebbe essere un aiuto per l’acquisizione, ma non è verificato. Motivazione --> Si apprende più facilmente se facendolo si soddisfano dei desideri, o dei bisogni comunicativi: si compone però sia di aspetti affettivi, che di aspetti cognitivi; la motivazione infatti non è solo causa di apprendimento ma anche esito, un buon risultato può alimentare ulteriormente la motivazione per ulteriori progressi in L2. Sociali: Distanza sociale --> I rapporti sociali tra il gruppo sociale dell’apprendente L2 e quello dei parlanti L1: se ci sono disparità, dominanze, apertura o chiusura, congruenza culturale, etc. l’apprendimento ne viene naturalmente influenzato. Distanza psicologica --> Influenza i rapporti con i nativi, perché in caso di shock linguistico, culturale, basso livello di motivazione e scarsa permeabilità dell’ego, insomma, quando la distanza psicologica è alta, l’apprendimento viene frenato. Età --> In età adolescenziale è forte l’influenza dei pari, in età adulta è più forte quella esterna. Sesso --> Uomini e donne hanno stili di apprendimento diversi, e le donne usano più strategie di cooperazione, mentre gli uomini preferiscono l’analisi e l’uso di forme non standard. Classe sociale --> Produce condizioni che potrebbero favorire o sfavorire l’acquisizione. Identità etnica --> Il discorso si rifà in parte alla distanza sociale, ma è correlato anche ad altri fattori che rendono difficile trovare dei confini precisi. In ogni caso un atteggiamento positivo aumenta la motivazione e quindi l’apprendimento, il contrario invece frena. Contesto immediato dell’apprendimento --> Un contesto informale (magari amicale o famigliare) agisce soprattutto sull’acquisizione spontanea, che difficilmente può avvenire in un contesto invece formale, poiché la L2 è il mezzo tramite il quale l’apprendente stabilisce relazioni negli specifici contesti. Input --> La quantità di input ricevuta influisce sulla velocità di apprendimento se la motivazione è alta; la qualità dell’input incide sulle varietà dell’apprendente (acquisizione --> spesso solo varietà informale) e sull’esito dell’acquisizione, perché se è comprensibile (ma corretto!) diventa facilmente intake - soprattutto se guadagnato tramite l’interazione con nativi. L’interazione è fatta anche di:

Che cos’è la linguistica acquisizionale? M. Chini, 2005

Output --> L’apprendente deve essere invogliato a produrre in L2: un feedback positivo o negativo possono aiutarlo a migliorare nel suo apprendimento. Percorsi e strategie di apprendimento: Fasi di sviluppo della L2 --> grazie al Progetto ESF e al Progetto di Pavia abbiamo potuto constatare che esistono sequenze fisse implicative per l’apprendimento delle diverse parti della grammatica: le interlingue sono state così classificate in varietà d’apprendimento: • All’inizio vi è sempre una più o meno lunga fase di silenzio, in cui l’apprendente assimila l’input che arriva dall’esterno, e ne scinde le sue parti più salienti, memorizzandole. Quando comincia a produrre output possiamo riconoscere tre fasi, o giustappunto varietà. • (Fase o) Varietà prebasica: enunciati brevi e nominali, in cui non vengono distinte le classi di parole, bensì la comunicazione avviene attorno a parole chiave e comunicazione non verbale. L’esito della comunicazione è affidato all’inferenza dell’ascoltatore, e gli enunciati sono estremamente legati al contesto. Il verbo è sostanzialmente assente, così come gli elementi funzionali o la preoccupazione per la morfosintassi. Il lessico è di sopravvivenza e c’è il ricorso a formule standard, prefabbricate. Principi di tipo pragmatico. • (Fase o) Varietà basica: la classe di parole comincia ad essere riconosciuta almeno nei suoi elementi principali, il nome e il verbo, attorno al quale si distribuisce l’enunciato, anche se spesso lo stesso non è flesso, bensì si presenta in una forma standard, solitamente infinito o presente non coniugato; la sintassi comincia ad avvicinarsi a quella dei nativi, mentre alla morfologia, che pur si arricchisce, e agli elementi funzionali viene data scarsa rilevanza. Le subordinate sono rare, è più frequente la giustapposizione di enunciati; il lessico tende ad ampliarsi ma a rimanere sovraesteso o sottoesteso, cioè usato in modo differente, e percepito come tale, da un nativo.Principi di tipo semantico. • (Fasi o) Varietà postbasiche: è meglio usare il plurale perché si passa da stadi intermedi, a varietà avanzate, fino a varietà quasi native. La morfologia comincia ad essere usata coscientemente, e le deviazioni cominciano ad esserci solo negli elementi più marcati del sistema linguistico: in varietà più avanzate, si può notare un livello quasi nativo, con solo alcune intuizioni grammaticali che si discostano dal ragionamento tipico dei nativi. Queste tre varietà sono sistemi internamente coerenti, orientati verso la L2 e governate da proprio principi: in essi la L1 può giocare un ruolo facilitante o ritardante, soprattutto all’inizio: la progressione passa per forza entro queste fasi, ma non è detto che tutti raggiungano una variante quasi nativa: si ha, per demotivazione, difficoltà, o fattori extralinguistici, spesso una fossilizzazione. Il Progetto di Pavia ha studiato queste varietà applicate agli apprendenti italiano L2: ecco com’è stato descritto il loro percorso evolutivo. Pronomi clitici --> sono morfologicamente marcati e hanno bassa salienza fonica: ecco perché vengono acquisiti lentamente e solo in varietà avanzate. Il primo ad essere appreso è “ci”. Temporalità --> Quando il verbo comincia ad essere flesso, viene appreso sempre in questa sequenza implicazione dall’apprendente: presente (e infinito), (ausiliare +) passato prossimo, imperfetto, futuro, condizionale, congiuntivo (il passato remoto non mostra tracce nel nord Italia). Man mano che queste forme vengono acquisite, la loro funzione si restringe e si specifica, mentre all’inizio si tende a sovraestendere l’uso delle prime acquisite, soprattutto le prime due, che formano la prima opposizione di aspetto (perfettivo - imperfettivo). Anche le categorie del verbo vengono apprese in sequenza, e in particolare: aspetto, tempo, modo. Modalità --> inizialmente viene espressa con elementi prosodici e lessicali, dopodiché i modali vengono appresi nella sequenza: volere, potere, dovere. Persona --> Dapprima espressa lessicamente, solo in varietà postbasiche viene curata, a volte con sovraestensioni. Morfologia nominale (genere e numero) --> all’inizio vengono omesse entrambe, poi compare prima il numero e poi il genere: la flessione e soprattutto l’accordo sono forme più marcate, e compaiono solo in varietà postbasiche avanzate; se la L1 è tipologicamente vicina all’italiano e forma l’accordo, gli apprendenti con tale L1 sono avvantaggiati e l’apprenderanno più facilmente. Anche lo sviluppo delle categorie nominali segue la sequenza: fase pragmatica, fase lessicale, fase morfosintattica.

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Connessione interproporzionale --> Inizialmente vi è semplice giustapposizione, poi cominciano ad apparire le coordinate, (introdotte soprattutto da e, poi, mai) e successivamente le subordinate, prima di tipo avverbiale e poi a seguire le altre, nell’ordine: causali, temporali, finali, ipotetiche, concessive. Le relative sono apprese in un momento ulteriormente avanzato. Un mezzo molto usato, in alternativa, per la realizzazione di connessione interfrasale e coerenza testuale è l’anafora, intesa come riferimento e ripetizione di concetti già espressi precedentemente. Ordini sintattici marcati --> Gli ordini diversi da SVO, tipico dell’italiano, sono più difficili da apprendere, perché vengono usati dai nativi in contesti particolari, con diverse funzioni pragmatiche. Problema della variabilità: Non è facile esaminare praticamente l’interlingua perché dinamica e continua a variare, sia in diacronia che in sincronia e comunque non è mai uguale tra i diversi apprendenti: lo studioso deve inoltre distinguere tra una variazione libera, derivata da un lapsus o da una regola non ben chiara, e una variazione sistematica, da correggere con l’intervento pratico. Strategie di apprendimento: Le strategie di apprendimento soggiacciono sia all’acquisizione, sia all’apprendimento, e sono le procedure che gli apprendenti formulano ragionando sulla struttura della L2, e ciò va a influenzare la loro interlingua. Le più comuni sono: • Ricorso al modello di L1 (transfer) • Strategia delle parole-chiave (routines linguistiche e costrutti, soprattutto in fase prebasica) • Strategie lessicali (desinenze sostituite da lessemi pieni - soprattutto in fase basica) • Strategie isolanti (lessemi trattati come invariabili - fasi prebasica e basica) • Strategie agglutinanti (flessione aggiunta alle basi, con sovraestensione di regolarità - fasi postbasiche) • Strategie analitiche (produzione analitica di concetti che nella varietà di arrivo sarebbero espressi sinteticamente) • Strategie flessive (applicazione di morfemi flessivi alle basi variabili di L2 - fasi postbasiche) • Analogia (sovraestensioni analogiche o regolarizzazioni) • Semplificazione (omissione di forme marcate) • Strategia di evitamento (l’apprendente evita certe forme, di solito marcate, finché non è certo di elaborarle in modo più sicuro. Approcci all’acquisizione di L2 in classe: Le tappe acquisizionali sono le stesse dell’acquisizione naturale: il ruolo dell’insegnamento è quello di facilitare e velocizzare queste sequenze naturali. Le differenze tra apprendimento spontaneo (AS) e guidato (AG) sono comunque rilevanti: • Tempo di esposizione e quantità di input in L2 --> ridotto in AG, a parte i casi di CLIL, abbondante in AS. • Qualità dell’input --> graduale in AG, non adattato all’interlingua dell’apprendente in AS; varietà standard insegnata in AG, mentre AS espone a deviazioni sociali, geografiche e colloquiali; tipologia dei discorsi limitata in AG, variegata e reale in AS. • Obiettivi prioritari (focalizzazione) --> Nell’AG il fine è apprendere L2, nell’AS il fine è comunicare e socializzare. Un punto di incontro sono i suddetti CLIL. • Soggetti coinvolti --> Il solo AG è spesso fornito in età scolare, il solo AS viene di solito invece in età adulta e bambini in età prescolare; esistono comunque integrazioni di AG e AS nella realtà. • Tipo di comunicazione --> l’interazione nell’AG è asimmetrica (diversi ruoli istituzionali e diversa competenza), mentre in AS, a parte la competenza, i ruoli sociali sono più fluidi. Nell’AG sono inoltre frequenti le riflessioni metalinguistiche, in AS quasi mai. • Pressione verso la produzione in L2 --> L’AG preme per una produzione precoce e corretta, nell’AS si notano più strategie di silenzio e riferimento a L1. Negli ultimi anni sono state avanzate proposte per avvicinare questi due “mondi”: ne è un esempio il natural approach di Krashen e l’approccio CLIL, che mira ad insegnare le discipline scolastiche direttamente in L2, acquisendo così anche il lessico tecnico-specialistico della materia. Gli interventi che l’AG può fornire all’AS ad esempio la correzione sistematica degli errori, il feedback sulle produzioni, etc. Bisogna offrire un insegnamento equilibrato al livello di interlingua dell’apprendente.

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