Catechesi Narrativa - Gruppo Tracce

November 12, 2018 | Author: Paolo M. Grossholz | Category: Narrative, Faith, Resurrection Of Jesus, Jesus, Bible
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NARRARE DIO AGLI UOMINI D’OGGI Catechesi narrativa e dintorni… Di Francesco Chiulli e Adriano Meucci (Gruppo sulle Tracce) 

C’è “Il “Il biglietto del concerto dove hai capito che la vita è bella ”  ”1 … ma anche quella Route dove la fatica di camminare e la gioia di essere arrivati ti sono sembrati una cosa sola. O ancora quella veglia alle stelle dove hai compreso che l’uomo è davvero poca cosa di fronte al creato intero… o l’immagine di quel bambino in ospedale che ti ha chiesto semplicemente di stare con lui, che ha aperto le porte della tua compassione. Ci sono momenti o eventi che sembrano poterci “spiegare” il senso della nostra esistenza. Anzi, diciamo di più, ognuno di noi ha un piccolo racconto della propria storia , una linea rossa che spiega ed unisce le esperienze vissute dandole senso. Sono le narrazioni della narrazioni  della nostra esistenza, sono le parole maestre che interpretano e chiariscono, che ci fanno comprendere e ci aiutano ad indirizzare la nostra vita. Ma le narrazioni  non sono semplici racconti di che cosa ci é accaduto, come talvolta ci accade nei bivacchi attorno al fuoco quando, con gli altri capi o con i ragazzi, raccontiamo di “quella “ quella volta  che ...”, descrivendo l’avventura vissuta e, spesso con più difficoltà, l’emozione vissuta. Le narrazioni  prendono spunto dalle avventure vissute, dalle emozioni provate, ma le rinforzano, in qualche modo le potenziano, perché al racconto dell’avventura, il narratore aggiunge il senso dell'esperienza che lui stesso ha scoperto quando si é trovato a vivere l’avventura che sta raccontando. Insomma se il raccon racconto to é la descri descrizio zione ne dell'a dell'avv vvent entura ura che abbiam abbiamo o vissut vissuto, o, la narraz narrazion ione e raccon racconta ta il senso senso dell'esperienza, narra quanto e come l'avventura vissuta sia importante per chi la narra. Le narrazioni  giocano un ruolo centrale proprio nel processo con cui si dà significato agli eventi: costituiscono il fondamento della percezione degli altri, di se stessi, del mondo esterno, consentono di dare voce contemporaneamente alla ragione, all’immaginazione e all’emozione e dunque di non scindere aspetti la cui unità e fecondazione reciproca è fondamentale.  Anche la tradizione di fede della comunità cristiana ha ben presente questo concetto: la narrazione del vissuto biblico si fa interpretazione delle esperienze, attraverso una Parola che “svela” il senso della storia, personale (quella degli uomini di fede) e collettiva (quella del popolo di Israele). Le esperienze storiche vissute - dall’uscita dall’Egitto all’arrivo alla terra promessa… dalla chiamata dei primi discepoli in Galilea alla scoperta della tomba vuota - vengono rilette ed interpretate come la storia di un Dio che si fa presente nella vicenda dell’uomo. C’è uno stile particolarissimo con cui sono narrati gli eventi evangelici e tutta la sacra scrittura: esso mira non a raccontare la cronaca dei fatti ma ad evidenziarne i contenuti per provocare la fede degli ascoltatori. L’esperienza narrata nella Bibbia non è, dunque, un insieme di “regole e precetti”, né semplicemente il racconto di eventi. Nell’esperienza di quel piccolo popolo d’Israele l’autore biblico “legge” l’intervento di Dio ed interpreta quella storia, alla luce della propria fede. Ecco allora che nella dinamica biblica lo storico (ciò storico  (ciò che è davvero avvenuto) ed il simbolico (la simbolico  (la sua rilettura e interpretazione), non sono in contrappos contrapposizio izione ne ma piuttosto piuttosto divengono segno della parola compresa e interpreta interpretata ta che narra l’esperienza vissuta. In quest’ottica “parlare “parlare di fede alla gente, parlare di fede a noi stessi, non significa “dimostrare”, ma  testimoniare, vivere, e dunque “raccontare” il modo misterioso come Dio entra nella nostra vita e  1

Jovanotti, Safari, Antidolorificomagnifico 1

cambia la nostra esistenza ”  ”2 . Da sempre la comunità cristiana ha proposto a coloro che volevano conoscere il Signore Gesù morto e risorto come il Salvatore e farne il riferimento per la propria vita, un itinerario fatto di passaggi cruciali, di momenti di sintesi del proprio vissuto, di situazioni in cui sperimentare l’azione di Dio nella propria vita e in cui accogliere e assumere per sé la volontà di segu seguir ire e il Sign Signor ore. e. E i vesc vescov ovii ital italia iani ni ci rico ricord rdan ano o che che “nella nella comunit comunità à cristi cristiana ana,, infatt infatti, i, la  testimonianza si fa racconto della speranza vissuta […] propone il dinamismo di memoria, presenza e  profezia, che attinge ogni giorno la speranza alla sorgente zampillante del Risorto ”  ”3 . Narrare significa porre attenzione alla realtà, significa avere uno sguardo particolare che cerca di andare in fondo alle cose, al loro significato profondo, cercandone l’essenza e l’essenzialità, nel senso dell’interpretazione (quali sono gli eventi fondamentali che ricostruiscono ciò che è accaduto?) e nel senso della comprensione (che cosa è davvero importante? dove riposa il senso di questa mia esperienza?). La narrazione si distingue dagli altri modelli comunicativi per: la forma in cui viene espressa la comunicazione : prevale un modello linguistico di tipo evocativo e performativo, ovvero capace di suscitare immagini e emozioni nell'interlocutore; il diverso rapporto con cui viene risolta la sequenza  temporale: l’evento narrato, anche se è un fatto del passato, risulta sempre contemporaneo all’atto narrativo; la ricerca di “espansione” del suo significato nella prassi quotidiana : quotidiana : la narrazione non è mai un semplice ricordo, ma è impegno a far emergere significati nuovi nel presente attraverso l’azione. 





Lo scautismo allora ci appare subito come un’opportunità straordinaria, in ordine all’esperienza di fede, proprio perché è un grande gioco in cui si condividono con i ragazzi le esperienze forti, ma anche le esperienze più semplici della vita e quindi si apprende un “codice” comune, che poi consente di interpretare anche la fede, oltre che la propria vita. Ciò pone le condizioni perché la narrazione  possa divenire a poco a poco un dialogo e costruire sempre più un ambiente educativo dove poter vivere, crescere ed accogliere il dono della fede. Tante sono le situazioni in cui i nostri ragazzi sono chiamati a fare questo: il gioco, l’impresa o la strada strada,, che chiedo chiedono no coinvo coinvolgi lgimen mento to person personale ale;; il raccon racconto, to, che chiede chiede di immede immedesim simars arsii e rielaborare; l’esperienza comunitaria, che chiede lo sforzo di comprendere gli altri e rende la gioia delle cose fatte assieme… Tutte queste dinamiche sono valide anche per l’esperienza di fede, fede , da giocare, raccontare, vivere assieme… Proprio perché è una cosa che non può essere spiegata, essa deve incarnarsi nella storia di ogni ragazzo, nei suoi ambiti vitali. Deve far leva sull’ambito emozionale (i racconti, l’uso di segni e simboli, le atmosfere…) come su quello razionale (conoscere la vicenda umana di Gesù, dei suoi testimoni, ricercare significati nella Parola condivisa…). Deve infine essere dentro e dentro  e non fuori dall’esperienza fuori dall’esperienza (scout) vissuta e condivisa, in modo da non essere percepita come una realtà lontana dalla vita concreta e dal vissuto di ciascuno. Per essere esperienza di incontro deve davvero entrare nel (ed usare il) linguaggio dei ragazzi, affinché dentro di essa possano maturare una loro sintesi personale e un senso unitario per la propria vita. Ecco allora che tra l’evento (Gesù) ed il suo messaggio (Parola) il ragazzo può trovare, attraverso l’esperienza scout (con il suo ricco bagaglio di linguaggi simbolici, di riti, di esperienza…), un luogo in cui fare esercizio di narrazione, uno spazio in cui la fede non è solo comunicata o insegnata ma riconosciuta come vissuta e incarnata nell’esistenza di ognuno e nello sguardo e nella testimonianza dei suoi compagni di viaggio.

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Rivista Presbyteri (42 - 2008) N. 4, p. 242 Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo, Comitato preparatorio del IV Convegno Ecclesiale Nazionale – VR 2006 2

BOX 1 Negli Negli artico articolili che seguir seguirann anno, o, attrav attravers erso o esempi esempi e consig consiglili pratic pratici, i, raccon racconter teremo emo come come fare fare  “catechesi narrativa” nelle unità, per offrire a tutti un ulteriore strumento per aiutare i nostri ragazzi ad incontrare Gesù nella loro vita. BOX 2 Glossario minimo del narratore Storia:  riguarda riguarda gli avvenimen avvenimenti, ti, non importa importa se reali o inventati, inventati, che sono la materia, materia, l’oggetto di un certo discorso; Racconto:  il discorso che serve a mettere in comune con altri la storia, in questo senso qualsiasi discorso orale, scritto, per immagini, ecc.; Narrazione:  l’atto attraverso il quale si racconta e dunque implica la relazione tra chi sta raccontando ed il pubblico, reale, virtuale, immaginario che sia. 





Bibliografia minima S.Giusti – F. Batini – G. Del Sarto, Narrazione e invenzione , Erickson, 2007 R. Tonelli – L.A. Gallo – M. Pollo, Narrare per aiutare a vivere , Editrice Elle Di Ci, 1991

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NARRARE DIO AGLI UOMINI D’OGGI Catechesi narrativa e dintorni… (seconda parte) Di Francesco Chiulli e Adriano Meucci (Gruppo sulle Tracce) 

 “Questa  “Questa è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con  Dio. Noè generò tre figli: Sem, Cam, e Iafet. Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di  violenza…” violenza…” (Gen 6,9-11) La Bibbia ha un modo tutto particolare di narrare le storie… un miscuglio inestricabile e affascinante di parole di uomini su Dio e di pensieri di Dio sugli uomini, compresi ed interpretati, di storie raccontate di padre in figlio delle meraviglie fatte da Dio per l’uomo… “Una “ Una generazione narra all’altra le tue ope-  re, annunzia le tue meraviglie ” (Sal 145,4). Se foss fosse e solo solo il reso resoco cont nto o di even eventi ti,, prob probab abililme ment nte, e, non non inte intere ress sser ereb ebbe be ness nessun uno! o! Non Non è, primariamente, l’evento in sé (cioè il contenuto della storia che sto ascoltando) ad interessarci bensì l’interazione con una storia che, andando a toccare i sentimenti, evochi le nostre esperienze o episodi della nostra vita. La dimensione che ci interessa, dunque, non è quella “nuda e cruda” dell’evento ma quel quella la del del sign signif ific icat ato: o: ciò ciò che che giud giudic ichi hiam amo o “ver “vero” o” non non è il fatt fatto o stor storic ico, o, ma la narr narraz azio ione ne di quell’esperienza, cioè il significato profondo della stessa. Con altre parole potremmo dire che “ i 

Vangeli e le testimonianze apostoliche non sono mai il resoconto materiale degli avvenimenti  della vita di Gesù di Nazareth, di cui i discepoli sono stati testimoni. Essi sono invece un  documento di fede e di amore ”  ”4 . Si tratta dunque della narrazione  di un annuncio capace di suscitare altre esperienze di fede. In una catechesi (annuncio) che voglia utilizzare la dinamica  narrativa si intrecciano sempre tre storie: storie: 





quella di Dio : Dio che si fa vicino, che condivide la vita dell’umanità. Ciò si può cogliere in pienezza nell’incarnazione del Figlio; quella del narratore : pienamente coinvolto perché quello che ha vissuto, ora lo condivide raccontandolo; quella di chi accoglie il racconto : le sue attese, le sue speranze, la libertà di lasciarsi coinvolgere, di sentire che quanto viene narrato riguarda direttamente la sua esperienza e la sua vita.

Tessendo assieme queste storie, sarà possibile seguire una traccia, scoprire un senso, dare un nome alle cose ed agli eventi della vita e riconoscere Dio nella nostra esistenza. Come fare allora una catechesi che abbia lo stile della comunicazione narrativa? Proviamo a dare di seguito alcuni suggerimenti5: 

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Conoscere e usare le storie della Bibbia - La Bibbia è la grande biblioteca della storia dell’uomo e della sua ricerca di Dio; usare i racconti ed il linguaggio biblico significa proporre ai ragazzi (e prima ancora a noi capi…) di entrare in confidenza con queste storie, di familiarizzare con esse e di apprezzare i suoi “meccanismi” ed il suo “filo” narrativo. Non si tratta di diventare tutti esperti biblisti! Piuttosto di avere la Bibbia nella nostra “cassetta degli attrezzi”, nel nostro

Tonelli Riccardo, La narrazione nella catechesi e nella pastorale giovanile, Ellenici, 2002, pag. 91 Si veda anche lo schema nel box allegato

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zaino, di scorrerla e di utilizzarla in staff e con i ragazzi facendola divenire per ognuno segno dell’amicizia di Dio per i suoi figli. 





Provare a fare interagire i ragazzi con una storia biblica/evangelica – solo così la Parola raccontata, vissuta, giocata con gli altri ragazzi nel grande gioco dello scautismo può, trasformata dall’ interpretazione  interpretazione  e dalla trasmissione  personale, personale, divenire fonte di ispirazio ispirazione ne per ogni ragazzo. La giusta interazione di tutti gli strumenti metodologici e delle esperienze scout possono aiutare a fare ciò. Interagire con una storia biblica significa entrare nel campo della  “condivisione delle esperienze”, come abbiamo detto prima: quella del narratore (i capi/lo staff  che guidano l’attività), quella espressa dal racconto biblico (un’esperienza che diventa racconto di speranza) e quella dei ragazzi (che ascoltano, condividono, interagiscono). Sfruttare la dinamica esperienza – simbolo (racconto) – concetto – è l’esperienza tipica dello scautismo, quella del “gesto interrotto ”  ”6  che invita il ragazzo a proseguire la ricerca di senso dentro di sé, a chiudere il cerchio che parte dall’esperienza, attraversa l’interpretazione e giunge alla sintesi. Per il ragazzo dunque, fare strada, vivere la natura e l’avventura, essere in comunità non sono solo “attività” da svolgere ma spazi da vivere e nei quali spendersi per un proprio cammino personale di ricerca. E’ per noi un “linguaggio” (nel senso più ampio del termine, comprendente cioè non solo le parole, ma anche i simboli e le esperienze) adatto al ragazzo, valido cioè per la comunicazione tra educatore ed educando7. La dimensione linguistica della della catech catechesi esi trova trova nello nello scouti scoutismo smo un’atte un’attenzi nzione one sponta spontanea nea,, col risult risultato ato di una felice felice combinazione tra il linguaggio scout – fatto di riferimenti al vissuto – e il linguaggio biblico, intessuto di esperienze concrete, simboli, parole cariche di risonanze esistenziali.  Avere attenzione alle dinamiche che permettono una rielaborazione narrativa essere accolti, ascoltare un racconto, reagire alle provocazioni del racconto, cercare assieme un signif significa icato. to. Perché Perché questo questo sia possib possibile ile occorr occorre e che l’espe l’esperie rienza nza di “vita “vita comunit comunitari aria” a” sia progettata dagli educatori in modo che i ragazzi sperimentino veramente l’accoglienza, l’ascolto, la solidarietà e che la comunità non sia un “semplice” stare insieme, ma sia uno “spazio” dove ognuno si giochi e sia consapevole di ciò che accade e di chi gli sta a fianco. In questo contesto parola, testo e comunità formano un’unità profonda, si appartengono reciprocamente: il testo, letto e ascoltato, ridiventa Parola, la quale genera identità e comunità. Attivare una rielaborazione narrativa significa anche dare spazi di riflessione e risonanza ai ragazzi affinché possano non solo partecipare  alle alle esperi esperienz enze e propos proposte te ma anche anche viverle , trov trovan ando do in esse esse moti motivo vo di auto auto-comprensione. Occorre, quindi, non solo proporre, attraverso le attività scout delle esperienze significative, ma occorre che il capo preveda dei momenti in cui le esperienza siano rilette dai ragazzi, utilizzando gli strumenti proporzionati all’età (tipici delle branche) che consentano al ragazz ragazzo o di riflet rifletter tere e su ciò che ha vissut vissuto o e decide decidere/ re/com compre prende ndere re se quanto quanto accadu accaduto to é significativo per la sua vita.

Fare catechesi narrativa non significa, quindi, banalizzare il racconto biblico/evangelico, trasformandolo in una favola edificante. E', invece, una modalità adatta ai ragazzi, che per loro natura sono alla ricerca del senso della vita ed hanno bisogno di confrontarsi con l’ad l’adul ulto to sul sul sens senso o de dell lle e loro loro espe esperi rien enze ze e prof profon onda dame ment nte e inse inseri rita ta ne nell ba baga gagl glio io di esperienze scout. scout.

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Espressione utilizzata per chiarire l’importanza di un’educazione capace di attendere dall’altro il completamento di una nostra azione (Cfr. F. Colombo, A. D’Aloia, V. Pranzini, Dagli 8 agli 11: una vita da bambino, Ed. Borla, 1990, pag.60)

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Cf E. Ripamonti, Lo Scoutismo, p. 84.

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Nei prossi prossimi mi numeri numeri di P.E. P.E. approf approfond ondire iremo mo il tema tema della della catec cateches hesii narrat narrativa iva riflet rifletten tendo do sulle sulle competenze che ogni capo deve possedere e presentando esperienze concrete di catechesi narrativa specifiche per ogni fascia di età, con la speranza di offrire a tutti i capi ulteriori strumenti per provare a rispondere meglio alle richieste di senso del mondo giovanile a cui rivolgiamo la nostra proposta educativa.

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Box 1 PER UNA CATECHESI NARRATIVA… DINAMICA NARRATIVA

 APPROCCIO SCOUT

Far interagire i ragazzi con una storia (biblica)

DINAMICA DELLA STORIA NARRATA

La storia “di Dio” 

esperienza

 Vivendo un’esperienza un’esperienza scout

simbolo

La storia del narratore

concetto  Attivando una rielaborazione narrativa

La mia storia

La mia fede: il racconto autentico della mia vita

Box 2 La narrazione si distingue dagli altri modelli comunicativi per: la forma in cui viene espressa la comunicazione : prevale un modello linguistico di tipo evocativo e performativo, ovvero capace di suscitare immagini e emozioni nell'interlocutore; il diverso rapporto con cui viene risolta la sequenza  temporale: l’evento narrato, anche se è un fatto del passato, risulta sempre contemporaneo all’atto narrativo; la ricerca di “espansione” del suo significato nella prassi quotidiana : la narrazione non è mai un semplice ricordo, ma è impegno a far emergere significati nuovi nel presente attraverso l’azione.

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