Castaneda Il Dono Dell Aquila

February 5, 2017 | Author: Salvatrice D'amico | Category: N/A
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Prologo

Bench6io sia un antropologo,questa non d, a rigor di termini, un'opera di antropologia;ciononostanteessaha le sue origini nell'antropologiaculturale in quanto ebbe inizio, anni fa, come una ricerca sul campo nell'ambito di questa disciplina. A quell'epocam'interessavalo studio dell'usodelle piante medicinali fra gli indios del Messicodel sudoveste del nord. Con gli anni la mia ricerca mutd direzione per effetto sia del suo stessoimpulso sia della mia evoluzionepersonale.Lo studio delle piante fu sostituito da quello di un sistemadi credenzeche mi sembravafacesseda ponte fra almeno due culture diverse. Il responsabile di questocambiamentod'interessifu un indio Yaqui del Messicosettentrionale, don Juan Matus, che pii tardi mi presentda don Genaro Flores, un indio mazatecodel Messico centrale.Entrambi esercitavanoun'arte ancestrale,nota ai nostri giorni come stregoneria,che si ritiene sia una forma primitiva di scienzamedica e psicologicama che di fatto t una tradizione di praticanti estremamenteautodisciplinatie di pratiche estremamente raffinate. I due uomini diventaronoper me maestri pii che informatori, ma io continuavo,procedendoa tentoni, a considerareil mio un compito da antropologo; passai anni a cercare di ricostruire la matrice culturale di questo sistema,perfezionandouna tassonomia, uno schemadi classificazioni, una ipotesisulla sua origine e sulla sua espansione.Furono tutti sforzi inutili, poich6 alla fine le pressanti forze immanenti in questo sistema sviarono i miei sforzi intellettuali e mi costrinseroa diventareun adepto. Sotto I'influenza di questedue potenti personaliti il mio lavoro si d trasformato in una autobiografia,nel sensoche, dal momento in cui si d operato questo cambiamento,mi sono sentito spinto a riferire tutto quanto mi stava accadendo.E una autobiografia particolare,poich6 in essanon descrivon6 i fatti giornalieri della mia esistenzadi uomo comune,n6 gli stati soggettivige-

nerati da questovivere giorno per giorno. Descrivopiuttostogli eventiche si snodanonella mia vita comerisultato dell'adozione di un insiemeconcatenato di idee e di pratiche aliene. In altre parole,il sistemadi credenzeche volevostudiaremi ha fagocitato, e per poter continuareIa mia ricercadevopagareogni giorno un prezzostraordinario,Ia mia vita di uomo di questomondo. Per tali ragioni devo affrontare il difficile problemadi spiegare qual i ora la mia attiviti. Mi sonomolto allontanatodalle mie radici di uomo comuneoccidentalee di antropologo,e devoprima di tutto ripetereche questonon d un raccontodi fantasia.Quello che sto per descrivered un mondo estraneoal nostro; sembra quindi irreale. Addentrandomisempredi pin nei meandri della stregoneria, quello che inizialmentesembravaun sistemadi credenzee di praticheprimitive,risulta ora un mondovastissimoe complicato. Per capire questomondo e per poterlo spiegareagli altri, devo usareme stessoin modo semprepii complesso e raffinato.Qualsiasi cosami succeda,non d piD qualcosadi prevedibilen6 assimilabile a cid che altri antropologiconoscono sui sistemidi credenzedegli indios del Messico.Mi trovo quindi in una difficile situazione:tutto quello che possofare in questecircostanze d raccontarecib che mi d successo cosi come mi 2 successo. Non posso fornire nessunagaranziadella mia buona fede se non riaffermando che non conducouna doppia vita e che mi sono impegnato a seguirei principi del sistemadi don Juan nella mia esistenza quotidiana. Dopo che don Juan Matus e don Genaro Flores,i due stregoni indiosi che mi iniziarono ai loro segreti,furono soddisfatti del sapereche mi avevanoinfuso,mi salutaronoe se ne andarono. Capii che da quel momentoera mio compitoportare avanti quello che da loro avevoappreso. Nell'adempimentodi questo compito ritornai in Messico e trovai che don Juan e don Genaroavevanoaltri noveapprendisti stregoni,cinque donne e quattro uomini. La donna pii anziana si chiamavaSoledad;veniva poi Maria Elena, soprannominata " la Gorda"; le altre tre, Lydia, Rosae Josefina,erano pir) giovani ed erano chiamateule sorelline,'.I quattro uomini erano, in ordine d'eti, Eligio, Benigno,Nestor e Pablito:gli ultimi tre erano chiamatiniGenaros" poichderanomoltointimi di don Genaro. Sapevogii che Nestor, Pablito ed Eligio, che non si vedeva llii in giro, eranoapprendisti,ma ero statoportatoa credereche l('(luattro ragazzelosserosorelledi Pablitoe Soledadla loro ma-

dre. In quegli anni frequentai poco Soledade la chiamai sempre "dofra Soledadn,in segnodi rispetto,poich6 era la piri vicina a don Juan per ete. Anche Lydia e Rosa mi erano state presentate, ma la nostra conoscenzaera stata troppo breve e casualeper permettermi di capire chi fosserorealmente. La Gorda e Josefina le conoscevosolo di nome. Avevo gii incontrato Benigno ma ignoravo completamentei suoi rapporti con don Juan e don Genaro. Per motivi che non riuscivo a capire sembravache tutte queste personefosserostatein attesadel mio ritorno in Messico.Mi disseroche si aspettavanoche io prendessiil postodi don Juan come loro capo, il loro Nagual 1. Mi informarono che don Juan e don Genaro erano spariti dalla faccia della Terra e altrettanto avevafatto Eligio. Sia gli uomini sia le donnecredevanoche nessuno dei tre fossemorto: erano solo passatiin un altro mondo, differentedal nostro solito, pur tuttavia non meno reale. Le donne - speciedofra Soledad- si scontraronoviolentemente con me fin dal nostro primo incontro.Tuttavia furono lo strumentodi una catarsiche si produssedentrodi me. Il contatto nella mia vita. Da con loro provocbuna misteriosaeffervescenza quando le conobbiil mio modo di pensaree di capire le cosesubi un drasticocambiamento. Tutto questonon accaddeperd a un livello di coscienza: anzi, dopo Ia mia prima visita, mi trovai pii confusoche mai e tuttavia nel mezzodi questocaosscopersiuna basemolto solida. Nell'impatto del nostro scontroscoprii in me stessocapaciti che non avevomai immaginato di possedere. La Gorda e le sorelline erano espertesognatrici;me ne diedero prova spontaneamentee mi mostrarono la loro abiliti. Don Juan mi aveva descritto I'arte del sognare come la capaciti di utilizzare i propri sogni ordinari e trasformarli in una consapeuolezza controllata in virtrl di una specialeforma di attenzioneche lui e don Genarochiamavanola secondaattenzione. a mostrarmi le Mi aspettavoche i tre Genarossi mettessero loro abiliti in un altro capitolo dell'insegnamentodi don Juan e r. Mi era statadescrittacomeun don Genaro,ul'arte d,ell'agguato a una persoinsiemedi pratichee di attitudini che permettevano na di ricavare il massimobeneficioda qualsiasi situazioneimmaginabile. Ma tutto quello che i Genaros mi disserosull'agguato non aveva n€ la forza ni la coerenzache mi ero aspettato.Con1 Nelle parole stessedi Castaneda:nAllo scopodi guidare verso quelpassaggio [verso la liberti] gli esseriviventi, I'Aquila ha creato il Nagual... E un essereduplice... un uovo luminoso diviso in quattro parti...n; aedi Parte terza, cap. 9, p. 147.[N.d.7-.1

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I lur I hc r,.r;rrrl l c l x ' r' s ()r)c n o n e ra n o affatto esperte i n quel l ' arte r lr r . r r r nl l r( r' n r(.n l (.rro rtv o l e v a n ori v e larmel a. ' l^r . r r r r 1 ' 1 ' r l ,r rrri ;r i n c l a g i n ep e rc h6 si senti sseroa l oro agi o r r . |l ||r ' ilr,r ri l i l i , rro rrri n ie d o n n e , s i erano rasserenativi sto cfi e n' t l. . . r ' \ r' l )ri r rl rrrr;rrrd ec, e rti c h e mi stessii nfi ne comportando r l, r \ . r gu, r l ( i r,rs c rrr)o l n i c h i e s eg u i d a e consi gl i o. l' r ' r r , x l rl rs l ,rrl il i ri < .rb b l i g u to i n i ri are uri compl eto ri esame di r r r r t , ' r lr r r ' l l ' rl r. rk l n J u a n e d o n Ge n aro mi avevano i nsesnato. lr { r lx ' nr ' t r,u (.i rn (.o rap i t a fo n d o n e l l ' a rte del l a streqoneri a.

PARTE PRIMA

Il proprio altro

1, La secondaattenzione

Era met) pomeriggioquandogiunsi all'abitazionedella Gorrta e delle sorelline.La Gorda era sedutafuori, vicino alla porta, t on lo sguardointento alle montagnelontane.Rimase parecchio sorpresavedendomi:mi spiegbche era statatotalmenteassortain un ricordo e per un istante era stata sul punto di rammentarsi qualcosadi molto vagoche riguardavame. Quella sera,pir) tardi, dopo cena,la Gorda, le sorelline,i tre Genarosed io ci sedemmosul pavimentodella sranzadella Gorda. Le donnesedetterovicine l'una all'altra. Per non so qual ragione,nonostanteavessifrequentatociascunodi loro allo stessomodo,avevoisolatola Gorda comeI'unico oggettodi ogni mio interesse.Era come se gli altri per me non esistessero. Immaginai che forse questodipendesse dal fatto che la Gorda a differenzadegli altri mi ricordavadon Juan. Da lei emanavauna sensazione di sereniti,una sensazione che non permeavatanto le sueazioni quantoi miei sentimentiversodi lei. Volevanosaperecosaavessifatto: dissi che ero appenastato nella citti di Tula, Hidalgo, doveavevovisitatoalcunerovine arEro rimastomolto colpitoda una fila di quattro stacheologiche. tue colossalidi pietra, a forma di colonna,chiamate. gli Atlantidi " e situatesulla cima piatta di una piramide. Ciascunadi questestatuequasi cilindriche,largheun metro e alte cinque,d compostada quattro pezzidi basaltoscolpitiin modo da rappresentare, secondogli archeologi,guerrieri toltechi in pieno assettodi guerra.A sei metri di distanzadietro ciascunadi questefigure frontali postesulla cima della piramide,c'd un'altra fila di quattro colonnerettangolaridelle stessedimensioni,anch'essecompostedi quattro pezzidi pietra. Il sensodi timore ispirato dall'aspettodi questi Atlantidi era rafforzaroda quanto mi aveva detto di loro un amico, accompagnandominella visita del posto.Mi avevaraccontatoche un custodedelle rovine gli aveva confidatodi aver sentito camminaIJ

tremava sottoi roropassi. ,;,,:l,l',1'(',o pensassero

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ridere. sembrava .,,r,j,x,i'*"L?,x',11: checi fosse i qualcosa "- di

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Per la Gotl3u disseNestor. ,,,-:':toTt oDt pochi' Il Nagual che d una resra lltl r."r".ilr:It,sa.Pere

Non potevo pii star sola. Di notte mi svegliavourlando e, dopo rrn paio di giorni, non ero pii capacedi dormire. Facevanoa turrrotutti a tenermicompagnia,giornoe notte.) .Quando il Nagual e Genaro tornarono," disse Nestor "il N:rgual mi mandb, con Genaro,a rimettere la pietra nel punto cslrttodove era stata sotterrata.Genaro lavorb tre giorni per indivi,e la descrisseio-e li conlsapevolezza cli cui abbiamo bisogno per percepire il nostro involucro luminoso e aeire come esseri luminosi. Disse che la secondaattenzione resta"in secondopiano per tutta la durata della nostra vita a meno che non sla tatta emergere con un eserciziodeliberato o per un trau_ ma accidentale, e che comprende la consapevole"ri drl nostro corpo luminoso. L'ultima parte, la maggioie, la chiamava ola terza attenzione,, una coscienzaincommensurabile che interessa )n

.rslrcttiindefinibilidella consapevolezza del corpofisicoe del cor1u'lurninos o. ( ili chiesise avevamai sperimentatola lerza attenzione.Mi tt\lx)seche vi era giunto vicino e che se mai fosseriuscitoa penerr,rlvi, I'avrei subito saputoperch6tutto il suo esseresarebbedi\('nl;rtoquello che lui era veramente,uno scoppiodi energia.Agr,.rur)se che il campo di battagliadei guerrieri era Ia secondaatr, rrzione,quasi un terreno per esercitarsiad arrivare alla terza .rll('nzione.Era uno stato piuttosto difficile da conquistare,ma rrr,'lto utile una voltaraggiunto. . Le piramidi sono pericolose continudPablito.u Specieper " ,rrt'goniindilesi come noi, e, in misura ancoramaggiore,per senzaforma comeIa Gorda. Il Nagual dicevache non 'iut'rrieri ,'r'r'unullz di pit pericolosodella maleficafissazionedella secon{l,rirttenzione. sul laQuando i guerrieri imparanoa concentrarsi r,, rleboledella secondaattenzione,nulla pub pii ostacolarli.Di\('ntanocacciatorid'uomini, vampiri. Anche se non sono pii in ril:r, possonoraggiungerela preda attraversoil tempo comefos\('l'ocomunquepresenti,in quel momento;poich6 prede noi dirt'ntiamo,se entriamo in una di quelle piramidi. Il Nagual le ) r lriamavatrappoledella secondaattenzione. ha detto che sarebbe successo, esattamente?" chieseia "Cosa ( iorda. " Il Nagual disse che lorse avremmo potuto sopportareuna risita alle piramidin spiegdPablito.nAlla secondasaremmostati presi da una strana depressione. Come un vento gelato che ci ;rvrebberesi svogliati e stanchi,di una stanchezzache sarebbediventata presto mala sorte. In men che non si dica saremmostati rutti affatturati, ci sarebbepotuto accaderedi tutto. Infatti il Naqual disseche le nostrecontinuesfortunedipendevanoda questo nostrodesideriodi visitarele rovine nonostantele sue raccoman ,tr r ,..r' rri c rrr' o< .h edon Juan aveva scel todi ri vel ar,l .rl ,rrrri rl i n o i e c erte ad al tri . N on ri usci vo a ri ,' ' t' rrrp i o , c h e d o n Juan mi avesse mai parl ato ilr lt r .1 r 1 r' ,,r.rl \,rq i , rl e l l a s e c o n daattenzi one.P oi narrai l oro cor r , lr rr r r,r rl | r1 o .r p ro p o s i to d el l a fi ssazi onedel l ' attenzi onei n \ r .r,r i rrs i s l i tos u l fa tto c h e t utte l e rovi ne archeol oei chedel \ lr ' ' . r r o , s ()l )l ' a ttu ttol e p i ra m i d i , e rano peri col oseper I' uomo mor l. nr r, l )i p i n s e l e p i ra mi d i c o m e espressi onial i ene di pensi ero e rlr ,rziorrt'.Disse che ogni oggetto,ogni disegno rappresentava uno r lr r lz o ta l c o l a to p e r re g i s tra re a s petti del l ' attenzi onea noi coml) l( ' t irrn e n tee s tra n e i . Pe r d o n J u an non erano sol o l e rovi ne di ( ulture passate a contenere in s6 elementi di pericolo: qualsiasi ('osafossestata oggetto di un'attenzione ossessivaaveva un potenziale nocivo. Una volta ne avevamo discussoa fondo. Era una reazione che Iui aveva avuto ad alcuni miei commenti sull'impossibiliti di trovare un posto dove tenere al sicuro le mie annotazioni. Provavo un gran sensodel possessoa questo proposito ed ero addirittura ossessionato all'idea che non fosseroal sicuro. nC o s a d o v re i l a re ? " e l i c h i e s i . . Ge n a ro ti h a g i i d a to l a sol uzi one una vol ta, ri spose. _ "Come sempre, tu pensavi che scherzasse.Non scherza mai, lui. T'i aveva detto che avresti dovuto scrivere con la punta di un diro invece che con la matita. Tu non eli hai dato retta. oer Don Juan mi aveva descritto il sognare in vari modi. Ora mi pare che il pir) oscuro di essi sia quello che lo definisce con maggiore efficacia. Egli diceva che il sognare d intrinsecamente il rutn-fare del sonno. E come tale il sognare permette a coloro che lo praticano I'uso di quella frazione di vita persa dormendo. E come se il sognatore non dorma pii e tuttavia non gliene derivi alcun disturbo. I sognatori non risentono della mancanza di sonno, ma I'effetto del sogno sembra un protrarsi della veglia, grazie all'uso di un presunto secondocorpo, 1l corpo sognante. Don Juan mi aveva spiegato che il corpo sognante d talora c hiam at o il " do p p i o " o " l ' a l tro > i n q u a n to d una perfetta repl i ca del corpo del sognatctre.E sostanzialmenteI'energia di un essere luminoso, una emanazione bianca, spettrale, che viene proiettata dalla fissazione della seconda attenzione in un'immagine tridimensionale del corpo. Don Juan mi spiegava che ll corlxt sognante non d un fantasma ma E reale come qualsiasi altra cosa di questo mondo. Dir:eva che la secondaattenzione d inevitabilmente attirata a concentrarsi sulla totaliti del nostro esserecome campo ') ,,1

,lr rrrcrqia e trasforma tale energia in qualsiasi cosa le serva. l ,lrit'rtivo piri facile d - logico - I'immagine della parte fisica ,l r' l r,s1xr, che noi conosciam ogii a f ondo dalla vit a di ogni gior ,' , (' (l ' rl l ' uso del l a pr im a at t enzione.Cid che incanala I 'ener gia ' l r l l .r total i t) del l ' esser ea pr odur r e qualsiasi ef f et t o nei lim it i del 1',,.silrilcd noto come uolontri. Don Juan non era in grado di pre, r' .rl t' qual i fosseroquest i lim it i; sapevasolo che al livello dell'es., rc luminoso il campo era tanto vasto che sarebbe stato futile , r' r(:u' c di stabi l i rne i lim it i - quindi I 'ener gia dell'esser elum irr,,rrr1)udesseretrasformata dalla uolonfu in qualsiasi cosa. " It Nagual diceva che il corpo sognante s'interessae s'attacca I rutto" di sse B eni gn o. "Non ha senso.M i disse che gli uom ini .rrrropii deboli delle donne perch6 il corpo sognante di un uomo , 1ri i rpossessi vo." [,e sorelline furono unanimemente d'accordo con un cenno del ,,rl )o.La Gorda mi gu ar db e sor r ise.

" Il Nagual mi ha detto che sei il re dei possessivi " mi disse. '.SccondoGenaro tu saluti persinoi tuoi stronzi prima di tirar .> 'liir lo sciacquone Le sorelline si piegavano in due dal gran ridere. I Genaros l;rtevano sforzi evidenti per trattenersi. Nestor, seduto accanto a rrrt:,mi di ede una pacca sulle ginocchia. . Il Nagual e Genaro ce ne raccontavanodelle belle su di te, rlisse..Per anni ci hanno divertito parlandoci di un tipo strano di lrrro conoscenza.Ora sappiamo che si trattava di te., Mi assali un'ondata d'imbarazzo. Era come se don Juan e rlon Genaro mi avesserotradito, ridendo di me davanti agli aplrrendisti. L' iml:,arazzofu sostituito dall'autocommiserazione.Corninciai a lamentarmi. Dissi chiaro e tondo che mi erano stati nressicontro, perch6 pensasseroche ero pazzo. n Non d vero disse Benigno. u Siamo contenti che tu sia con " noi . > " Ah si ? " saltb su Lydia. Si lanciarono tutti in un'accalorata discussione.Gli uomini non erano d'accordo con le donne. La Gorda non si uni a nessuno dei due gruppi. Se ne restava seduta al mio fianco, mentre gli al tri si erano al zati e vociavano. difficile " mi disse la Gorda "Stiamo attraversando un periodo a bassa voce. < Abbiamo fatto un gran sognare eppure non E sufficiente per i nostri bisogni." nQuali sono i vostri bisogni, Gorda?, chiesi. n che ce l'avresti detto " Non lo sappiamo " disse. Speravamo

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lU . l,e r,re llr lr r r I l. r ' [ . ilil\ ' , r . r r lc ilr . r ' o r l i n u O v O p e f a S C O l t a f e lh e rr l lt , r r . r r lr , r r r , l, , l. t ( iot r l, t . r ll|rlrr. lr . r . { t . , , llnr , , llx r . ( ( ) nt i n u b . sei il Nagual "Tu . r 1gr. l*r l|trr L 'tr rl { .n r,"{ { r r . r l. , ; x r r lr r ( ' nl, u( . r . t r )per f e t t o N a g u a l " d i s s e P a {rfll.

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\ r r ' ' r,rlrrri rl i s s ec h e i n g i o v e n tr)era un menagramo, prol. n, , , , ' nr , , ' , .,,l rrrt,P a b l i to . .Il s u o b e n e fattoregl i ai eva ordl nar , r lr r r r ' r nr ' u (' r' (' [)i e d etra q u e l l e p i ra mi di e propri o per questo lur r r r lr r , r r r,r (i v i v e v a fi n c h 6 n o n l o s cacci aronoun' i nfi ni td di l.rnt,rrtttt,,

l',rrrlcrrrcrnente nessunaltro conosceva la storia. Si feceroatrrnrr ,.I\lt. ne ero del tutto dimenticato"spiegdPablito.oM'd verrrrrrr irr nrentesoloadesso. Proprioidenticoa quel che d capitato ,rll;r(iorrla.Un giorno,dopoche il Nagual era finalmentedivent.rlo Lrnguerrierosenzaforma, le malignefissazionidi quei guerr icri che avevanopraticato il loro sognaree altri non-fare nelle llir:rmidi si misero sulle sue tracce.Lo trovaronomentre era al lavolo in un campo.Mi dissedi aver visto una mano sporgersi Durante i giorni che seguirono,privi di particolari avvenimenti, io mi fermai con loro, e risultd chiaro che le sorellinemi erano totalmenteostili. I Genarosmi tolleravanosenzafare storie. Solo la Gorda sembravastare dalla mia parte. Cominciai a chiedermiperch6.Lo domandaia lei prima di partire per Los Angeles. nNon so comequestosia possibile,ma mi sonoabituataa te>> mi rispose . " E comese noi due fossimoinsiemementrele sorelline e i Genarossi trovanoin un mondodiverso. '

2 Vedereinsieme

Per parecchiesettimanedopo il mio ritorno a Los Angeles l,r'ovaiun sensodi lieve disagioche cercaidi minimizzareattril,rrcndoloa capogirio a un'im-provvisa mancanzadi respirodovut,r allo sforzofisico.Questomio statotoccdla punta maisima una rrottequandomi svegliaiatterrito,incapacedi respirare.Il medico che consultaidiagnosticbil disturbo come iperventilazione,con rnoltaprobabiliti causatada eccessiva tensione.Mi prescrisse un tranquillantee mi suggeridi respirarein un sacchtttodi carta r;ualoral'attaccosi fosseripetuto. Decisi di tornare in Messicoper chiedereconsiglioalla Gorr[:r.Dopo che le ebbi riferito ia diagnosidei dottore,mi assicurd ( on tutta calma che non si trattavaaffatto d'una malattia,che finalmentestavoperdendole mie difesee che l'esperienzaattraverso cui stavopassandoera quella della perdita della mia forma " umanar^^edell'ingressoin un nuovo stato di separazionedagli umani affari. " Non cercaredi opporti" disse.n La nostrareazionenaturale t di lottare,e facendocosicreiamoostacoli.Dimenticala paura e segui passop€r passola perdita della tua forma umana.,,Aggiinse che nil r"b casola iisintegrazionedella forma era inizi& dall'utero,con lortissimi dolori Jun'insolita pressioneche lentamente le si spostavanoin due direzioni, gii per le gambee su per la gola. Mi disseancheche gli effetti si sentonosubito. Io volevoregistrareogni sfumatura della mia entrata nel nuovo stato. Mi preparai a scrivereun resocontoparticolareggiatodi tutto quel che sarebbesuccesso, ma con mio enorme dispiacere tutto fini li. Dopo alcuni giorni di infruttuosaattesarinunciai alle spiegazionidella Gorda e conclusiche il medicoavevadiagnosticatoesattamentela mia condizione.Potevospiegarmelabenissimo. Mi ero sobbarcatouna responsabiliti che generavauna tensione insostenibile.Avevo accettatola funzione di capo che gli apprendisti credevanomi appartenesse,ma non avevo alcuni idea di quel che dovessifare.

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tr lrrrrrrrlrrti, 1rr trtr.r lotttt,t ltt)t:ora pir) grave. \ t ,,r\,t r \ , r lr,l , 1, r .. t nr.tfi t t f i t .t.t r \l ', rl )l l l ioamente d a m e n t e cal c a l aanoo. ndo. lhr r.a r ll" l f' , .l

rb rrn ..h . r r.r\,, 1x' trl l tttl oi l mi o potere perso* rrl l e y fl 1 l r* rr er.. . l l r. , .rnrl rr' l ,r vi l l r. D on Juan mi aveva I rr..rr h ,.1 .'rrrt.r \r' r\' rl l xrtt:repersonal e,che i o i n{ } ,rl d ,r.$ ,"rr rr,, ,l r' l l (' \\(' t(' . trna rel azi one di ordi ne tra + { ,...,t. I r,' ,rn .r rr' l ,rzi orrcche non si pud i nfrangere rl l r tn ' rtl rl rl s()tl uctto.P oi chd non c' era nessun l5 t--1 .rn .... ..,. t., 0 ilrl d rf* k 1 r r ,,u rrl ri ;rt('questa si tuazi one,avevo concl uso .rl tr,rc l rt' l rt fi ne. La mi a sensazi oned' essere I b * ...r, ' l r,' r,.r h * n , r.rJ " r\ r rrr,rrrrl .l (' s ututte Ie furi e gl i apprendi sti . D eci si Jr rl l .,r,,r, rrr ,l .r l ,rl o u n p ai o di gi orni per fugare l a mi a tef lil b J *

l r a lf r r r r I L r l,,to l( ' l) slo lle .

l-lrr.rrrrhr ritornaili trovaiin piedi fuori del portonedellacasa rlrllr r.rrllirrt',quasi fosseroli ad attendermi.Nestorvennecorlrrro;rllamacchinae prima ancorache avessispentoil mo11'1111. r.rc si lrrctipitb a dirmi che Pablito era scappato.Era andatoa rrrolilt' nella citti di Tula, il luogo dei suoi antenati,disseNesr()r'.Ne fui atterrito.Mi sentivocolpevole. [,a Gorda non condividevale mie preoccupazioni.Era raggiante,trasudavasoddisfazione. vivremo "Quel ruffianello sta meglio da morto" disse."Ora tutti d'accordo,comesi dovrebbe.Il Nagual ci disseche tu avresti nella nostravita. Be', l'hai fatto. Pablito portatoun cambiamento non d piri qui a rompere.Te ne sei sbarazzato.Guarda comesiamo felici.Stiamomegliosenzadi lui., Mi sentivooffesodalla sua insensibiliti. Dichiarai in tono fermo che don Juan avevadato a tutti noi, con estrema coscienziosit), il modellodi vita del guerriero.Puntualizzaiche I'impeccabiliti del guerrierorichiedevache io non lasciassimorire Pablito in quel modo. .E cosapensidi fare?, chiesela Gorda. . Sceglierbuno di voi che vada a vivere con lui, " risposi " fino al giorno in cui tutti voi, inclusoPablito,potretelasciarequesto posto.> Mi risero in faccia,perfino Nestor e Benigno,che io ritenevofosseropir) vicini a Pablito. La Gorda rise pii a lungo degli altri, certoper slidarmi. Mi rivolsi a Nestore a Benigno,per trovareun aiuto morale. I due volserolo sguardoaltrove. Feci appello alla maggiore comprensionedella Gorda. La supplicai.Usai tutti gli argomentiche potei trovare.Lei mi guardava con profondodisprezzo. 30

.Su, muoviamoci>disseagli altri. ivli rivolseil pii vacuodei sorrisi.Si strinsenelle spallee invaga. , rcsllirappenale labbrain un'espressione disse( purch6 non il benvenuto,, sei noi, con venire S. u"oi " t.rrciu domandeo parli di quel ruffianello'" forma, me I'hai detto tu " Gorda, tu sei una guirriera senza \r('ssa> dissi.nPerch€,allora,giudichiPablito?" La Gorda non rispose,ma accusbil colpo'Si acciglibed evitd rl rniosguardo. .LiGorda d con noi!' urlb Josefinacon voceacutissima'Le attorno alla Gorda e la tirarono in casa. rrc sorellinesi raccolsero l,r' seguii.Anche Nestore Benignoentrarono. . dh. hui intenzionedi fare, prendereuno di noi con la forz,rlo chiesela Gorda. mio dovereaiutare Pablitoe Dichiarai a tutti che consideravo di loro' chiunque per stesso , he avrei fatto Io la Gorda, con occhi fiamchiese fircela?, nCredi proprio di rneggiantid'indignazione. "Voleuo urlari dalla rabbia, come avevofatto una volta in loro eranocambiate'Non potevofarlo' ma le circostanze l)resenza, n Prenderbcon me Josefinaudissi.u Io sonoil Nagual'u La Gorda abbraccible tre sorelline e fece loro scudo col suo ( orpo. Stavanoper prendersiper mano. Qualcosami diceva,che, ,. f'uu.rr..o fatto, la loro forza riunita sarebbestata tremenda,e inutili i miei sforzi per prendereJosefina.La mia unica possibiliti era di colpire p.i*u .h. pot.tt.ro stringersiin gruppo' Spinsi mandai barcollanteal cenJosefinacon il pilmo delle mani e la il tempo che avessero prima Rosa e Lydia Colpii iro della stanza. La il dolore' per due in pi.gu.ono 3i gruppo. il di riformare come Fu cosi. vista mai l'avevo Non furia. con Gorda mi assali I'attaccodi una bestiaselvaggia.Si concentrbtutta in un unico colpo inferto con il corpo. Si-mi avessepreso, sarei stato ucciso. Mi mancd di un paio^di centimetri il torace. La afferrai alle spalle abbrancandolacon una cintura anteriore e cademmoa terra. continuammo a rotolarci I'uno sull'altro finch6 non fummo esausti.Il corpo le si rilassd. Comincid ad accarezzarmiil dorso delle mani, an-corustrettamenteavvinghiatesul suo stomaco. Mi accorsiche Nestor e Benignostavanoin piedi vicino alla porta. Sembravanotutti e due suf punto di star male' La Gorda iorrise timidamente e mi sussurrb all'orecchioquanto fossecontenta che I'avessivinta. Portai Josefina da Pablito. Sapevoche era I'unica tra gli apJI

n t lf,ff lfrqrr, rft r1r,rl,11r, I ll(. si llrendesse cura di rla cr:, rtrt,l ,r l,,rlrlrro.l,,r

l, r ' t lr r s i r l rc i l s u o c o n s i g l i op e r m e n on aveva senso,i n quanr r r 11111; , r \ ' ( ' v ()(' o s c i e n z ad i e s s e rea tta c c atoa nul l a. Insi stetteche r r r , lr r , r lt lr < ' mo d od o v e v o s a p e re c h e mi stavo creando ostacol i al l) r ' ( ) ( ( ' s sper ( ) l a p e rd i ta d e l l a m i a fo rma u mana. . l,u nostra attenzione d esercitataa concentrarsi con tenacia, r..rrrinud. neuesto d il modo con cui sosteniamoil mondo. La no_ stril prima attenzione ha appreso a concentrarsi su qualcosa che e dcl tutto estraneoa me, ma molto familiare a te. > Le dissi che la mia mente vive fra le astrazioni astrazioni come la matematica, per esempio,ma piuttosto asserzioni di logica. "Oramai d tempo di lasciare andare ogni cosa, disse. oPer perdere la tua forma umana devi abbandonaretutta questa zavorra. Hai cosi paura di sbilanciarti che resti paralizzato." Non ero nell'umore giusto per discutere. Quello che lei chiamava perdere la forma umana era un concetto troppo vago perch6 io lo prendessi subito in considerazione.Mi preoccupava poi quello che avevamo trovato in quella cittd. La Gorda non ne volle parlare. o L'unica cosa che conti e che ti decida a concentrare la tua conoscenza>insistette. "Puoi farlo, se ne senti la necessitd,come quel giorno in cui Pablito fuggi via e noi due ce le siamo dare.u La Gorda disse che quanto era successoquel giorno era un esempio di come si pud . Senza esseredel tutto coscientedi quello che facevo, avevo compiuto delle complessemanovre che richiedevano di ueriere. nNon B c h e tu c i a b b i a a s s a l i to >d i s s e.oTu hai vi sto.> Aveva ragione, in un certo senso. In quell'occasioneera successoqualcosa di assolutamentestraordinario. L'avevo riesamina2,1

r, ;1fend6,confinandolotuttavia a considerazionipuramenteper.,,,rr:rli. Non ne avevotrovato una spiegazioneadeguata'salvo a ,lrlt't'he la caricaemotivadel momentoavevaavuto su di me un r'lI t'rto impensabile. di Quando, entrato in casa delle quattro donne, me le trovai di grado ero in che secondo di un frazione lr,,nti, mi accorsinella davanti vidi Mi ordinari. percezione di mezzi rnutrrrei miei (ruirttrobolle amorfe che emettevanouna intensissimaluce amlrr;rta.IJna di esseera pir) calda,pii cordiale'Le altre tre erano l,,rqlioriostili, freddi,biancastri.Il bagliorecaldoera la Gorda' E rrr cluel momentoi tre bagliori ostili stavanoprofilandosiminac, iosirmente su di lei. La bolla di luminositi bi4ncastrapit vicina a me, che era Jopo'sbilanciata.Era inclinata,cosi le diedi 'r'lina, si trovava un rrn;rspinta. Poi diedi un calcioalle altre due in una depressione ,lre ciascunaavevasul fiancodestro.Non avevouna idea coscientc che col piede dovessicolpire proprio li. Trovai solo che rltrell'incavomi andavabene - in qualche modo mi invitava a Lydia e Rosa rnettercidentro il piede.Il risultatofu devastante. \vennerodi colpo. Le avevocolpite alla cosciadestra.Non era un t lrlcio che potesserompere le ossa,mi ero limitato a spingeredavanti a me col piede le bolle di luce. Cionondimeno,fu come se :rvessiinferto loro un terribile colpo nella parte pii vulnerabile rlel corpo. di La Gorda avevaragione. Avevo richiamato una conoscenza concluuedere,la chiamava si Se questo t'ui non ero consapevole. sione logica per il mio intelletto sarebbestata I'affermazioneche il uerlered una conoscenzadel corPo' Il predominio del sensovidel corpo e la fa sembrarecolsivo influenza in noi la conoscenza legatacon la vista.Ma quello che avevosperimentatonon era del tuito visuale.Io uidi le bolle di luce con qualcosache stavaal di li dei miei occhi, poichi ero conscioche le quattro donne restarono nel mio campo visivo per tutto il tempo in cui ebbi a che fare a esse.Le sue secon loro. N€ le bolle di luce si sovrapponevano rie di immagini erano separate.Quello che mi complicavale cose era la questionedel tempo. Tutto era compressonello spaziodi pochi secondi.Se mi fossi spostatoda una scenaall'altra' questo iportu-.nto avrebbedovuto esserecosi rapido da non avere pir) senso,per cul possosolo ricordarmi di avernepercepito-due.conDopo che ebbipresoa calci le due bolle di lutemporaneame;te. la -Gorda - mi si avvicinb.Non si diresseverce, la pir) calda alla mia sinistra,man mano che si muovesi spostb so di me, ma 35

! ir . , ' r \ r , ' , rtr.rrl r.r,r(.\tt.' .tn i , (.o s i c c h dq uando l a bol l a mi sfi ord l, r . r llrr r . r r \l , rrrr(' (.rri ..;rv o a ro to l armi ci i nsi eme sul pavi t r r , r r , . ir nt n rl rr.rrrr s l ,rv rrl i rrtd e n d oi n essa. Questo [u l runi co lr t . . |. r r ht , ,r n rrl l l x ' l rt | o s c i t.l l z i ld e l l a C O nti nU i tidel tempO.TOrf f , f f f t f f f r r r lr rrrr.\. n r(' i l tt' (' l aGo rd a s ta v a accarezzandomii l dorr . ' r ll llr r r r , rrrr r s o re l l i n e e i o abbi amo i mparato a con_ - \ r . r r r ' s rri \,),q rril (. d i s s e l a Go rd a . { ilr r Lir ' r r ' lr . rrr;rrri " " S a ppi amo come creare un r nr r r , lr ' nt r . . (]rrt' l g i o rn o i l n o s tro p ro bl ema era che non aveva_ r ilr ' ilI . il lir t to q u e s to fu o ri d e l l a n o s tra camera. E cco perch6 mi r r , r \ ( , r , r ( , , , rl c n tro . Il tu o c o rp o s a p e v ache cosa si gni fi casseper lr.r ( onqiungere le mani. Se I'avessimofatto, io sarei stata sotto il l>

continub a parlare degli effettidebilitantidella vita sessuale. Mi sentivoa disagio.Cercai di sviarela conversazione da quell'argomento,ma lei sembravadeterminataa tornarvi sopra,malgradoil mio imbarazzo. "Andiamo insiemea Citti del Messico, proposiin predaalla disperazione. Pensavodi scandalizzarla. Non rispose.Strinsele labbrasocchiudendogli occhi.Contrassei muscolidel menro,spingendoil labbrosuperiorefinchd le sporsesotto il naso. Il viso le si contrassetanto da sorprendermi.Lei reagi alla mia sorpresae allentb i muscoli facciali. "Su, Gordaodissi."Andiamo a Citti del Messico., "Certo. Perch6no?odisse.uCosami serve?, Non mi aspettavoquesta reazione,e finii con il rimaneredi sassolo. uNulla" dissi. "Andiamocosicomesiamo., Se1z.aaggiungereparola si abbandonbsul sedile e partimmo verso Citti del Messico. Era ancora presto, non era neppure mezzogiorno.Le chiesi se avrebbeosatovenire a Los Angelis con me. Rimasesovrappensiero per un momento appena chiesto al mio corpoluminoso,,disse. "L'ho ha risposto?o "Cosa n Ha detto:"Solo se il poterete lo permette"., C'era una tale ricchezzadi sensazioninella sua voceche fermai la macchinae I'abbracciai.Il mio affettoper lei in quel momento era cosi profondoche ne fui spaventato.Non avevj nulla a 36

r lrc fare con il sesso,o il bisognodi un aiuto psicologico; era un rcntimento che trascendevatutto quello che conoscevo.L'abbracr io della Gorda mi riportd quell'impressioneche avevoavuto prirrur.Stava per venire a galla qualcosache era stato rinchiuso, r onfinato in angoli che io non potevoraggiungerecoscientemente. l',ro sul punto di scoprirecosafosse,ma lo persi quando tentai di ,rI ferrarlo. La Gorda e io arrivammo nella citti di Oaxaca nelle prime ,,r'edella sera. Parcheggiaila macchinain una via lateralee ci rlirigemmoa piedi versoil centro,versola plaza. Cercammola panchinadove erano soliti sedersidon Juan e don Genaro. Era vuota.Ci sedemmoin reverentesilenzio.Alla fine la Gbrda disse rli esserevenuta Ii parecchievolte con don Juan e anche con run'altrapersonache non riusciva a ricordare. Non era sicura che non fossesoltantoun sogno. "Che cosafacevicon don Juan su questapanchina?"le domandai. sedutiad aspettarel'autobus, " Nulla. Stavamosemplicemente o I'autocarrodel legnameche ci avrebbedato un passaggiofino in montagna" rispose. Le dissi che quando io mi sedevoli con don Juan parlavamo per ore e ore. Le riferii il grande amore che aveva per la poesia,e come io ero solito leggergli qualcosaquando non avevamonient'altro da fare. Ascoltava le poesie con il presuppostoche solo la prima strofa, o talvolta la seconda,valessela pena di essereletta; il resto lo consideravapuro compiacimentodel poeta.C'erano pochissimi componimenti, delle centinaia che devo avergli letto, che stettea sentireda capo a fondo.All'inizio gli leggevoquello che piacevaa me; le mii preferenzeandavanoallJ poesiaastratta, complessa,cerebrale.In seguitomi fece leggeree rileggerequello che piacevaa lui. Secondolui una poesiadovevaesserecompatta, possibilmentebreve.E dovevaesserecompostadi immagini precise e nitide di estremasempliciti. Nel tardo pomeriggio,seduti su quella panchinadi Oaxaca,una poesiadi Cesar Vallejo 3 sembrava assumereogni volta per lui un particolare sensodi nostal3 Cesar Vallejo (1892-1938),scrittoree poeta meticcio,nacque a Santiago de Chuco, minuscolovillaggio peruviano. Ebbe un disordinatoma intensocurriculum di studi, una vita cupa e inquieta. Conobbeil carceree la persecuzione politica, I'esilio e gli stenti. Rifugiatosi in Francia nel 7923, ne fu espulsonel '30 perch€comunistamilitante. Visse anchein Spagnae in Russia.Tornb poi a Parigi, ove mori. IN.d. Z.] J/

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Il ricordodi don .Juan era vivo in modo incredibile.Non era un ricordo a livello d"ei miei pensieryn6 a liveto dei miei sentimenti coscienti.Era

ot ricordo mi faceva piangere. Le lacrimeHlr:.'"".?:i:';:"rl,i: uance)mache non

mi portavanonessunaconsorazione L'ultima ora del pomeriggioavevasempre to specialeper don juun. Aieuo u...ttuio,l" avuto un significa_ ,; ;;;;i;;;;". per quest'ora,e la su-aconvinzion..h. ,. qr"ri"r"';ffi;;r_ tantedovesse succedermi, sarebbe ,*aaaro -"i ln quel momenti. I.a.Gordami posdil capo.*lt, ,p"lf". Io'appoggi;i'ii'_io ul suo. per un oo' i1 qr.ii, .Rimanemmo fisirion.. Mi sentivocalmo;.1'agitazione era statascacciata via. 'strunoche il semplicear_ di appoggiare ta

mia resra, lr.rr, ilitu co.Ju ;;;;il;r.r. 1o pace. tanta Volevoscherzare e dirre.t. uu..-.,iJ i"""iJi.-rir. assieme. Poicapiichemi.uur.n'.pr.* ,rf ,.rio."liri, ,#F"'f , scosso dallerisa,e mi resi.onro.he ,truo dorn.,.il;, ;;;;;;?._ y" slj g:.!i aperti;seI'avessi d""";;" ;;i;ro. avreiporuroatzarmi in piedi.Non volevomuovermi,cosime ne rimasili completa_ egRye addormenrato. Vedevot, ;r; .r-,.ortrr", ::,":: :::qtio e ct guardava stupita. ne importavaneinche po;.-bi \o".T. solito mi avrebbe'datolastidio .;r;;;";;rvato. Ma a""un tratro

tutte le personedinanzi a me si 38

-.,tu.o.ro

in enormi bolredi luce

lri;rnca.Per la prima volta in vita mia avevodi fronte uova lumrrrosein forma sostenuta!Don Juan mi avevadetto che gli esseri ,ruraniappaionoa chi uedecomeuova luminose.Avevogii pro\ ilto accennidi quella percezione, ma non avevomai concentrato l;r mia vista su di essicomestavofacendoquel giorno. All'inizio Ie bolle di luce erano piuttostoamorfecomese non lossiriuscitoa metterea fuocolo sguardo.Ma poi, all'improvviso,fu comese avessiregolatola vista,e le bolle di luce biancadivcnnerooblungheuova luminose.Ed eranodavverograndi, enorrni, alte forsedue metri e largheuno, se non di piir. A un certo punto mi accorsiche le uova non si muovevano piir. Vidi di fronte a me una densamassaluminosa.Le uova mi stavanoesaminando;torreggiavanopericolosamente sopra di me. Decisidi muovermie mi posi a sederecon la schienadritta. La ()orda dormivasodo,appoggiataalla mia spalla.Attorno a noi si cra formato un capannellodi ragazzi. Dovevanoaver pensatoche l'ossimoubriachi.Ci stavanoscimmiottando.Il pir) audacedi loro stava palpando il seno della Gorda. La scossi,svegliandola.Ci alzammo in fretta e ce ne andammo. Quelli ci seguironoschernendocie urlando osceniti.La presenzadi un poliziottoall'angolo li dissuasedal continuarea molestarci.Camminammoin completo silenzio d)lla pLaza al posto dove avevo parcheggiato.Era quasi buio. All'improvviso la Gorda mi afferrb il braccio. Aveva gli occhisbarrati,la boccaaperta. " Guarda! Guarda!" mi urlb. n Eccoil Nagual e Genaro!" Vidi due uomini che giravanoI'angolodi un lungo isolatodavanti a noi. La Gorda spiccduna rapida corsa.Correndoledietro le chiesise fossesicura.Era fuori di s€.Mi disseche quandoaveva alzatogli occhi, sia don Juan sia Genaro la stavanoguardando. Nel momentoin cui il suo sguardoavevaincontratoil loro, essisi eranomossi. Quando anche noi raggiungemmol'angolo, i due uomini erano ancora alla stessadistanza da noi. Non potevodistinguernei tratti del volto. Erano vestiticomecontadinimessicani.Portavano cappelli di paglia. fJno era ben piantato,comedon Juan, I'altro magro, come don Genaro. I due girarono un altro angolo, e noi di nuovoci mettemmoa inseguirlicorrendo.La stradanella quale avevano voltato era deserta, e conducevaverso la periferia. Curvava leggermentea sinistra. I due erano giusto sulla curva. Proprio allora accaddequalcosache mi lece ritenere possibilesi potessetrattare davverodi don Juan e don Genaro. Fu un gesto fatto dal pir) piccolo dei due. Si voltb di tre quarti versodi noi e chinb la testa, quasi per invitarci a seguirlo, un gesto che don 39

gia. La recitai alla Gorda a memoria, non tanto per beneficio suo quanto mio. Mi chiedocosastia facendoa ouest'ora la m ia dol c eR i ta d e l l eAn d e , dei cannetie dei cilieeiselvatici. Ora che questotedio mi soffocae il sanguemi si d assopito, pigra acquavitedel mio essere. Mi chiedocosastia facendocon quelle mani che,quasi in penitenza, eran solitestirareinamidaticandori, nei pomeriggi. Ora che questapioggiami porta via il desideriodi continuare. Mi chiedoche ne t della sua gonnacon gli smerli; dei suoi travagli;della sua andatura; del suo profumodi cannada zuccheroprimaverile,di li. Dev'essere sulla soglia, intentaa guardareuna nuvolaveloce. Un uccellodi macchiasui tegolidel tettomanda un richiamo; e con un brivido lei diri, alla fine: "Gesrf,che freddo! ". Il ricordo di don Juan era vivo in modo incredibile. Non era un ricordo a livello dei miei pensieri, n6 a livello dei miei sentimenti coscienti.Era uno sconosciutotipo di ricordo che mi faceva piangere. Le lacrime mi scorrevanosulle guance, ma non mi portavano nessunaconsolazione. L'ultima ora del pomeriggio aveva sempre avuto un significato speciale per don Juan. Avevo accettato la sua consideiazione per quest'ora, ela sua convinzione che se mai qualcosa di importante dovessesuccedermi,sarebbesuccessoin quei momenti. La Gorda mi posb il capo sulla spalla. Io-appoggiai il mio al suo. Rimanemmo per un po' in quella posizione. Mi sentivo calmo; l'agitazione era stata scacciata via. Strano che il semplice atto di appoggiare la mia testa a quella della Gorda mi apportasse tanta pace. Volevo scherzare e dirle che avremmo dovu[o legarle assieme. Poi capii che mi avrebbe preso sul serio. Il mio corfo fu scossodalle risa, e mi resi conto che stavo dormendo, eppure avevo gli occhi aperti; se I'avessi davvero voluto, avrei potuto alzarmi in piedi. Non volevo muovermi, cosi me ne rimasi li completamente sveglio eppure addormentato. Vedevo la gente che passava e ci guardava stupita. Non me ne importava neanche un po'. I)i solito mi avrebbe dato fastidio essere osservato. Ma a un tratro tutte le persone dinanzi a me si mutarono in enormi bolle di luce 38

bianca. Per la prima volta in vita mia avevodi fronte uova lumlnose in forma sostenuta!Don Juan mi avevadetto che gli esseri umani appaiono a chi uedecome uova luminose. Avevo gii provato accennidi quella percezione,ma non avevomai concentrato la mia vista su di essicomestavofacendoquel giorno. All'inizio le bolle di luce erano piuttostoamorfe comese non lossi riuscito a mettere a fuoco lo sguardo.Ma poi, all'improvviso,fu comese avessiregolatola vista,e le bolle di luce biancadivennerooblungheuova luminose.Ed erano davverograndi, enormi, alte forsedue metri e largheuno, se non di pir). A un certo punto mi accorsiche le uova non si muovevano pin. Vidi di fronte a me una densamassaluminosa.Le uova mi stavanoesaminando;torreggiavanopericolosamentesopra di me. Decisi di muovermi e mi posi a sederecon la schienadritta. La Gorda dormiva sodo,appoggiataalla mia spalla. Attorno a noi si era formato un capannellodi ragazzi. Dovevanoaver pensatoche fossimoubriachi.Ci stavanoscimmiottando.Il pii audacedi loro stava palpando il seno della Gorda. La scossi,svegliandola.Ci alzammo in fretta e ce ne andammo. Quelli ci seguironoschernendocie urlando oscenith.La presenzadi un poliziottoall'angolo li dissuasedal continuarea molestarci.Camminammoin completo silenzio dllla plaza al posto dove avevo parcheggiato.Era quasi buio. All'improvvisola Gorda mi afferrb il braccio.Aveva gli occhi sbarrati, Ia boccaaperta. o " Guarda! Guarda! mi urlb. " Eccoil Nagual e Genaro!" Vidi due uomini che giravanoI'angolodi un lungo isolatodavanti a noi. La Gorda spiccbuna rapida corsa.Correndoledietro Ie chiesi se fossesicura. Era fuori di s6. Mi disseche quando aveva alzatogli occhi, sia don Juan sia Genaro la stavanoguardando. Nel momento in cui il suo sguardo aveva incontrato il loro, essisi eranomossi. Quando anche noi raggiungemmoI'angolo,i due uomini erano ancora alla stessadistanzada noi. Non potevodistinguernei tratti del volto. Erano vestiti comecontadini messicani.Portavano cappelli di paglia. IJno era ben piantato,comedon Juan, I'altro magro, come don Genaro. I due girarono un altro angolo, e noi di nuovo ci mettemmoa inseguirli correndo.La strada nella quale avevano voltato era deserta, e conducevaverso la periferia. Curvava leggermentea sinistra. I due erano giusto sulla curva. Proprio allora accaddequalcosache mi fece ritenere possibilesi potessetrattare davverodi don Juan e don Genaro. Fu un gesto fatto dal pii piccolo dei due. Si voltd di tre quarti verso di noi e chinb la testa, quasi per invitarci a seguirlo, un gesto che don 39

Genaro usavacon me quando andavamoper boschi.Lui cammi_ nava sempre davanti a me,-baldanzoso,e mi incoraggiava con quel cennodellatestaa starsli dietro. La Gorda comincidu gr'.idu..con quanto fiato avevain gola: oNaguall GenarolAspettaie!". Mi passbavanti correndo. euelli camminavanofrettorosiverso alcune baraccheche si distin[.reuanoappena nella semioscuritd. Dovevanoessereentrati in una di esse,o aver preso per uno degli innumerevolisentieri:a un tratto sparironodaila uisia. La Gorda si fermb e si mise a urlare a perdifiato i loro nomi, senza,ritegno. La genteuscivaa vederechi iacessetutto quel baccano.La trattennifinchdsi calmd. Erano proprio davantia me> dicevapiangendo.. Non erano , " lontanl neppuretre metri. euando te li indicai gridandofurono di colpolontanitutto un isola-to., di tranquillizzarra. Era in uno stato di profondo ner.cercai vosismo.Mi si aggrappdtremando.per qualcheimperscrutabile ragioneero assolutamente sicuroche i due uomini non eranodon Juan e don Genaro. Quindi non potevocondivideret'ugiturion. della Gorda. Mi disseihe dovevamotornarea casa,chel potere non le 3yr9bb.epglmessodi venire con me a Los Angel., .'.r.un_ che a Citti del Messico.Non era ancoragiunto it T.rnpo p.. it suo viaggio. Era convinta che I'averli incontrati fosse'staio un presagio.Loro eranospariti versoest,versola sua citti. Non avevoalcunaobiezionea ripartire in quello stessoistan_ te. Dopo quanto ci era capitatoq.ril giorno avrei dovuto essere stancomorto. Ero invecetutto vibrantedi un incredibilevigore, chemi ricordavai tempi passaticon don Juan, quandoio mi"sen_ tivo quasi di abbatrere i muri a spallate. Ritornandoalla macchinafui di nuovosommersodal pir) ap_ p_rrr,i:nr:oaffetrop.erla Gorda. Non avrei mai potuto ,in{ruriur_ la abbastanza per il suo aiuto. pensavoche qualunqueTossela cosache avevafatto per aiutarmi a uederele uova luminose,c'era rlusclta. Era stata cos) coraggiosa, avevaaffrontatoir ridicolo e ancheun rischiofisico_sedendosi su quella panchina.Le espressi la mia riconoscenza. Mi guarddcomese fossimatto, poi ,i-Jn.tircd dalle risa. "PensavoIa stessacosadi te, disse.npensavoche tu l,avessi fatto proprio per me. Anch'io ho uistole uova luminose.Anche per me questad statala prima volta.Abbiamo ztisro ins.iamatcome facevanoil Nagual e Genaro., Mentre aprivo lo sportellodella macchinaalla Gorda, fui col_ . pito da tutto il significatodi queilo che avevamofatro. Fino a 40

quel momento ero rimasto intontito, c'era qualcosa in me che avevarallentato il passo.Ora la mia euforia era intensa cosi come lo era stata I'agitazionedella Gorda alcuni istanti prima. Volevo correre in strada e gridare. Ora toccavaalla Gorda trattenermi. Si acquattbe mi sfregbi polpacci.Stranamentemi calmai subito. Scopersiche mi era difficile parlare. I pensieri erano pir) vploci della mia capaciti di esprimerli. Non volevoriportare subito indietro la Gorda nella sua citti. Sembravache ci fosseancora tanto da fare. Poich6non riuscivo a spiegarecon chiarezzaquello che volevo,mi trascinai di nuovo una riluttante Gorda nella plaza, ma a quell'ora non c'erano pir) panchine vuote. Avevo fame, cosi la portai in un ristorante.Lei credevadi non riuscire a mangiare, ma quando fu servitoin tavola risultb che anchelei aveva fa.mecomeme. Il pranzo ci rilassbcompletamente. Ci sedemmosulla panchina pii tardi, quella sera. Mi ero trattenuto dal parlare di quello che ci era capitato finch€ non avessimoavuto la possibiliti di tornarci a sedere.In principio la Gorda non avevavoglia di dire nulla. La mia mente era in un particolare stato di euforia. Avevo provato momenti simili con don Juan, ma collegati,di solito,ai postumi delle piante allucinogene. Incominciai a descriverealla Gorda quello che avevo uisto. La particolaritd di quelle uova luminose che piri mi avevacolpito era il loro movimento.Non camminavano.Si muovevanocomese e tuttavia toccavanoil terreno. II modo con cui si galleggiassero, muovevanonon era gradevole.I movimentierano innaturali, legnosi, a scatti. Quando erano in moto tutta la forma delle uova saltareo sussuldiventavapir) piccolae pii rotonda;sembravano tare, o agitarsisu e gir) a gran velociti. Il risultatoera un tremolio nervosoche dava estremamentefastidio. Forse il modo pir) eflicace per descrivereil disagio fisico causatoda questo loro moto d dire che mi sentivocomese fosserostate acceleratele immagini su uno schermocinematografico. Un'altra cosache mi avevaincuriositoera che non riuscivoa scorgertraccia di gambe.Una volta avevovisto un balletto nel quale i ballerini imitavanoi movimentidei soldatisui pattini: per rendere questo effetto indossavanolarghe tuniche sciolte che rimanevanosemprea contattocon il terreno.Non era possibilevescivolandosul ghiacderne i piedi: da qui l'illusioneche stessero cio. Le uova luminoseche erano sfilate di fronte a me, davano I'impressione di scivolaresu una superficieirregolare.La loro luminositi ondeggiavaquasi impercettibilmentee comunquequel che bastavaper farmi quasi sentir male. Quando le uova stavano

ferme si allungavano.Alcune erano tanto lunghe e rigide da farmi venire in mentele icone di legno. Ma Ia caratteristicache mi turbava ancoradi pii era la mancanza di occhi. Non mi ero mai reso cosi conto di quanto siamo attirati dagli occhi degii esseriviventi. Le uova luminoseerano ben vive: mi osservavanocon grande curiositi. Potevo vederle muoversia scattisu e gii, chinandosia guardarmi,ma senzaocchi. Molte di quelle uova luminoseavevanodelle macchienere, delle grandi macchie,nella parte inferiore.Altre ne erano prive. La Gorda mi aveva detto che la riproduzione ha I'effetto di far apparire un buco sotto lo stomacosia nei corpi degli uomini sia in quelli delle donnei perd le macchiedi quelle uova luminose non mi sembravanobuchi. Erano aree opache ma prive di profonditi. Chi avevaquestemacchienere sembravamite, stanco;la parte superioredel loro profilo oblungo era vizza, sembravaopaca in confronto al resto del loro luccichio. Quelli senzamacchia erano invecedi uno splendoreaccecante.Mi immaginai che fosseropericolosi.Erano vibranti,pieni di energiae di candore. La Gorda mi disseche nell'istantein cui avevoappoggiatola testa sulla sua, anchelei era entrata in uno stato che sembrava quello del sogno.Era sveglia,eppure non poteva muoversi. Era consciache la genteci mulinava attorno.Poi Ii aide cambiarsiin bolle luminosee alla fine in creaturea lorma di uovo. Non sapeva che anch'io le ttedessi.Dapprima avevapensatoche io stessi badandoa lei, ma a un certopunto il pesodella mia testaera diventatotale da farle concludere,assailucidamente,che anch'io dovevostar uedendo.Solo quando mi raddrizzai e scorsiil ragazzotto che stava palpandolacredendoche dormisse,ebbi una vaga idea di quello che forsele stavasuccedendo. Le nostrevisionieranodiverseperch6lei riuscivaa distinguere gli uomini dalle donnedalla forma di certi filamenti che chiamava disseBenigno,parlandomolto adagioe con cautela." Dev-i esserestato una t1gre,e stai certamenteper tornare a esserlo'E quello che d capitatoal Nagual, prima lui era statoun corvo,e in questa vita tornb a esserlo., non esistepir) n disIl " problemad che quel tipo di tigre oggi se Nestor.n Non sappiamoche cosasuccedein un simile caso.> Volse intorno il capoper includerecon quel gestotutti loro. . Io so cosasuccede" dissela Gorda. u Ricordo che il Nagual Juan Matus lo chiamavail sognofantasma.Spiegbche nessuno di noi aveva mai fatto un sognoJantasma, perch€non siamo n€ violenti n€ distruttori. Neppure lui ne avevamai fatti. E disse che chiunquene facciad destinatodal fato ad avereaiutanti e alleati fantasmi., uChe vuol dire, Gorda?" le chiesi. ) solennemente' " Significache tu non sei comenoi rispose La Gorda sembravamolto agitata. Si alzb ed andd su e gir) per Ia stanzaquattro o cinque volte, poi si sedettedi nuovo accantoa me. Ci fu una pausa nella conversazione. Josefinamormord qualLa Gorda nervosissima. anche Sembrava cosa di inintelligibile. schiena. pacche sulla e dandole calmarla, abbracciandola cercbdi da raccontarcisu Eligio, mi dissela ha qualcosa "Josefina Gorda. 49

Tutti si volseroversoJosefina,senzadir parola, con una do_ mandanello sguardo. continud la Gorda od ancora.unodi noi. E Josefinagli parla sempre.> Gli altri divennerodi colpoattenti.Si guardaronoI'un I'iltro, e poi guardaronome. "Si incontranoin sogno" proseguila Gorda in tono dramma_ tico. Josefina emise un lungo sospiro, sembraval'incarnazione stessadel nervosismo. Era scossada un tremito convulso.pablito le si sdraib sop-ralsul pavimento,e incomincida respirareprofondamentecon il diaframma, spingendolodentro e fuori , iortundola a respirareall'unisonocon lui. u Cosasta facendo?"chiesialla Gorda. " Cosasta facendolMa non lo vedi?" mi risposebrusca. Le dissi a bassavoceche comprendevo il suo tentativodi calTu.l1,.Tu quel suo,modomi tornavanuovo.La Gorda mi spiegd che Pablitostavaridandoenergiaa Josefina,sovrapponendo'l,aI_ Oo^T.,dove gli uomini ne hanno in abbondanza,al'grembo di Josefina,dovele donne immagazzinanola proprla. si mise a sederee mi sorriie. Sembravaessersiper_ ^ Josefina fettamente calmata. ulncontrosempreEligio" disse.oLui mi aspettaogni gior_ nO.) uPerch6non ce I'hai mai detto?u le chiesepablito in tono stizzito. n L'ha detto a *9, lo interruppe la Gorda, e si addentrdpoi in u.nalunga spiegazione sull'importanzache avevaper noi il fatto che Eligio fosseancoraa nostradisposizione. Aggiunseche era stata_ad aspettareun mio cennoper rivelarele paroledi Eligio. uVeniamo al sodo,donna! scoppidpablito. n Riferisci " {uello che ha detto.> "Non E per te) gli urlb in facciala Gorda. " E per chi, allora?"chiesePablito. n E per il Nagual" gridb la Gorda,additandomi. La Gorda si scusdper aver alzato la voce. Disse che tutto quello che Eligio avevadetto era complicatoe misterioso,e lei non riuscivaa venirnea capo. " Stavosolo a sentirlo:era tutto quello che potevofare, ascol_ tarlo" continub. nVuoi dire cheanchetu vedi Eligio?, dissepablito,in un to_ no che era un misto di rabbiae di speranza. oCerto" risposela Gorda con un tilo di voce. disse. "E come un muro di nebbia.E ll che Eligio mi aspetta.lvli conduceartraverso il muro e mi mostradelle case,credo.Non so cosafacciamo,ma facciamoqualcosainsieme.Poi mi riporta al muro e mi lascia andare.E io torno indietroe dimenticotutto quello che ho visto.> oComed che sei andatacon la Gorda?" chiesi. " Eligio mi dissedi portarla" rispose.u L'aspettammotutti e due,e quandolei cominciba sognareIa ghermimmoe la tirammo al di li di quel muro. L'abbiamofatto due volte., "Come avetefattoa ghermirla?,chiesi. nNon lo so! risposeJosefina. Ma aspetterdanche te e " " quando slarai sognandoti ghermirb e allora lo saprai. " "Puoi ghermirechiunque?"le chiesi. nCerto" disse sorridendo..Ma non lo faccio perchd d uno spreco.Ho ghermitola Gorda perch6Eligio le volevadire qualcosavistoche lei ha molto pir) buon sensodi me. " uAllora Eligio deveaver detto anchea te le stessecose,Gorda" disseNestorin un tonofermo che non mi era familiare. La Gorda fecegesti insoliti: abbassbil capo socchiudendo la boccaagli angoli,si strinsenelle spallee alzb le braccia. nJosefinati ha appenadetto cosad successo,disse.oNon c'B modo di farmi ricordare.Eligio parla con una diversavelociti. Parla,ma il mio corponon riescea capirlo.No. No. Il mio corpo

Fedele al principio di aspettarea rivelare una scoperta,Ia Gorda non volle prenderein considerazionealcun accennoal noslro uedereinsieme di Oaxaca. Per interi giorni se ne rimase appartata e intenzionalmente disinteressata.Non voleva neppur parlare del mio malore. E neanchele altre donne. Don Juan era solito sottolineareI'impoi tanza di attendereil momentopiri adatto per liberarci di quello che avevamodentro di noi. Capivo la meccanicadel comportamentodella Gorda, anche se trovavo quel suo insistere nell'attesa piuttosto irritante e in contrastocon le nostre necessiti. Non potevo stare con loro troppo a lungo e quindi chiesi che ci riunissimo tutti, confidandociquello che sapevamo.Lei fu inflessibile. > Dobbiamo dare ai nostri " Dobbiamo aspettare insistette. " II nostro compito i soluzione. fornirci una corpi l'opportunith di Tutti lo inla mente. con con il corpo, non ricordare, quello di questo modo. in tendono " 53

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Mi lancid uno sguardointerrogativo.Sembravaaspettarsiun indizio che le rivelassecomeanch'ioavessicompresoquestocompito. Io ammisi di esserecompletamente confuso,in quanto mi sentivoestraneo.Ero solo, mentre loro avevanoI'uno l'appoggio dell'altro. n Questod il silenziodei guerrierio mi dissela Gorda ridendo, e poi aggiunsein tono conciliante:o Questosilenzionon significa che non possiamoparlare di qualcosad'altro. " u Potremmo forse riprendere quella vecchiadiscussionesul perderela forma umana" proposi. Negli occhi le passdun lampo di irritazione. Le spiegaia lungo che, soprattuttoquando si trattavadi concettinuovi, il significatodellecosemi dovevaessereripetutopii volte. o chiese. " Che cosavuoi saperecon esattezza? u Qualsiasicosatu vogliadirmi, risposi. u Il Nagual mi disseche perderela forma umana porta alla liberti. Io ci credo. Ma non ho ancora provato quella liberti. Non ancora." Vi fu un momentodi silenzio.Lei stavaovviamentevalutando la mia reazione. "Che speciedi liberti d, Gorda?ochiesi. n La liberti di ricordare se stessi disse. Il Naeual diceva " " che perderela forma umana d comeuna spirale.Ti d} la liberti di ricordare,e questoa sua volta ti rendeancorapir) libero., " Perchdnon hai ancoraprovatoquestaliberti? " chiesi. Schioccbla lingua e si strinsenelle spalle.Sembravaconfusa, o riluttantea proseguirela conversazione. " Sono legataa teu disse." Finch6 non perderaila tua forma umana per poter ricordare,non sarb in grado di saperecosasia questaliberti. Ma forsetu non sarai capacedi perderela forma umana se prima non saprai ricordare.Non dovremmocomunque tornarepii su questoargomento.Perch6non vai a parlare con i Genaros?, Sembravauna madre che mandasseil figlio fuori a giocare. Non me la presi affatto.Con qualcun altro, avrei senz'altrogiudicato quel modo di fare arrogante od oltraggioso.Mi piaceva starecon lei, e qui stavala differenza. In casadi Genarotrovai Pablito,Nestor e Benignointenti a uno stranogioco.Pablitopenzolavaappesoa circa un metro dal pavimentodentroqualcosache sembravauna imbracaturadi cuoio scuro,passataintorno al toracee sottole ascelle.L'imbracatura sembravaun pesantepanciottodi cuoio.Guardandomegliomi accorsiche in effetti Pablito avevai piedi infilati in grossestrisce 54

che penzolavanodall'imbracatura come delle staffe. Era appeso al centro della stanza, legato con due funi a un grossotrave rotondo trasversaleche sosteneva il tetto. Alle spalle di Pablito ogni fune era attaccataall'imbracatura,con un anellodi metallo. Nestor e Benigno reggevanouna fune per ciascuno.Stavano in piedi I'uno di fronte all'altro, e tenevanoPablito a mezz'aria tirando. Pablito si aggrappavacon tutte le sue forze a due lunghe e sottili aste piantate per terra e che potevatenere comodamente strette con Ie mani. Nestor era a sinistra di Pablito, Benigno a destra. Il gioco sembravauna prova di forza a tre, una violenta battaglia fra chi tirava e chi era sospeso. Quando entrai nella stanza,tutto cib che potevosentireera il pesante respiro di Nestor e Benigno. Avevano i muscoli delle bracciae del collo gonfi per lo sforzoche facevanoa tirare. Pablito li tenevad'occhioentrambi, concentrandosisu uno alla volta, con rapide occhiate.Erano tutti e tre cosi assortinel gioco che non notarono neppure la mia presenza,o se Io fecero,non poteronopermettersidi interrompere la concentrazioneper salutarmi. Nestor e Benigno si lissaronoa vicendaper dieci o quindici minuti nel pii profondosilenzio.Poi Nestor finse di mollare la sua fune: Benigno non gli credette,ma Pablito si. Strinse ancor pii la presadella sinistrae irrigidi i piedi sui sostegniper tenersi saldo. Benigno approfittd di quel momento per agire e diede un potente strattone nel preciso istante in cui Pablito allentava la presa. Lo strappo di Benigno colse di sorpresasia Pablito sia Nestor. Benigno tirb la fune con tutto il suo peso.Nestor fu preso alla sprovvista.Pablito lottb disperatamente per tenersiin equilibrio, ma fu inutile. Benignovinsela mano. Pablito si sbarazzddell'imbracaturae mi si avvicinb.Gli posi qualche domanda su quel gioco fuor dal comune. Sembravaalquanto riluttante a rispondere.Nestor e Benigno ci raggiunsero, dopo aver messovia tutti gli attrezzi.Nestor disseche l'aveva inventato Pablito, dopo avernetrovato lo schemain sogno,e l'aveva ricostruito comeun gioco.All'inizio era solo un mezzoper rafforzare contemporaneamente i muscoli di due di loro. Facevanoa turno a chi dovesseesseresollevato.In seguitoun sognodi Benigno avevadato lo spunto per una modifica, modifica in cui erano in tre a tendere i muscoli e ad affinare la capaciti visiva rimanendoin uno statodi all'erta,a volte per ore, "Benigno pensache ora stia aiutando i nostri corpi a ricorda55

re > continud Nestor. n La Gorda, per esempio, lo gioca in un suo modo bizzano. Vince ogni volta, qualsiasi parte abbia. Benigno crede che sia perchd il suo corpo ricorda. " Chiesi se anche loro osservavanoIa regola del silenzio. Risero. Pablito disse che la Gorda desiderava pin di ogni altra cosa diventare come il Nagual Juan Matus. Lo imitava di proposito, fin nei particolari pir) assurdi. o Vuoi dire che possiamo parlare di quello che d successol'altra notte?, chiesi, piuttosto sconcertato,poichd la Gorda era stata cosi categoricamentecontraria. oA noi non i mp o rta o d i s s e P a b l i to . " S e i t u i l N agual !, o Benigno ha ricordato qui qualcosa di tanto, ma tanto misteriosoo disse Nestor evitando di guardarmi. uIo penso che fosse un sogno confuso" disse Benigno. "Perb Nestor non la pensa cosi." Attesi con impazienza. Con un cenno del capo li incoraggiai a proseguire. ricordava che gli avevi insegnato a cercare " L'altro giorno impronte nel terriccio smosso, disse Nestor. . Deve esserestato un sogno, dissi. Mi venne da ridere a quella assurditd, ma tutti e tre mi guardavano con occhi supplichevoli. nE as s ur do" c o n ti n u a i . n Comunque ora d meglio che ti dica che anch'io ho un ricordo simile" disse Nestor. "Mi hai condotto vicino a certe rocce e mi hai insegnato a nascondermi. Il mio non era un sogno confuso. Ero sveglio. Un giorno stavo camminando con Benigno, in cerca di erbe, quando a un tratto mi ricordai quello che mi avevi insegnato, cosi mi nascosi come mi avevi detto e feci prendere uno spaventodell'accidenti a Benigno. " u Io insegnato a te? Come pud essere?E quando? " chiesi. Incominciavo a innervosirmi. Non mi sembrava che stessero scherzando. nQ uando? Qu e s to d i l p u n to o d i s s e N e s tor. uN on ri usci amo a immaginarci quando, ma Benigno e io sappiamo che eri tu. " Mi sentivo pesante,teso. Respiravo con difficolti. Avevo paura di star male di nuovo. Decisi subito di raccontare loro quello che la Gorda e io avevamo uisto insieme. Il parlarne mi calmd. Alla fine del mio raccontoavevo ripreso il controllo di me. Matus ci ha lasciati piuttosto aperti " disse " Il Nagual Juan Nestor. "Tutti noi possiamouedereun po'. Vediamo i buchi nelle persone che hanno avuto figli, e ztediamoanche, ogni tanto, una tenue luce addosso alla gente. Poich6 tu non uedi tn assoluto, 56

sembrache il Nagual ti abbialasciatocompletamente chiuso,in modoche tu possaaprirti da solodall'interno.Ora, tu hai aiutato la Gorda e, o lei aede dall'interno, o sta solo facendoaffidamento su di te., Dissi che quello che era successo a Oaxacaavrebbepotuto essereun colpodi fortuna. Pablitodisseche avremmodovuto andarealla rocciafavorita di Genaro,e sedervicisopra appoggiandole testel'una all'altra. Gli altri due trovarono l'idea brillante; io non avevoobiezioni. NIa per quanto rimanessimoseduti a lungo, non accaddenulla. Comunque,ci sentimmopoi molto sollevati. Mentre eravamoancora li seduti raccontaidei due uomini che la Gorda avevacredutofosserodon Juan e don Genaro.I tre si lasciaronoscivolaregii e mi portaronodi pesofino alla casa della Gorda. Nestor era il pii agitato.Quasi non connettevapii. Tutto quello che riuscii a sapereera che loro stavanoaspettando da tempoun segnodel genere. La Gorda ci aspettavasulla soglia. Capi quello che avevo raccontatoloro. oVolevo solo dar tempo al mio corpo> disse,prima che noi pronunciassimo una parola. n Dovevo essereassolutamente sicura, e ora Io sono.Erano il Nagual e Genaro., n Cosac'erain quellebaracche?,chieseNestor. "Non ci sonoentrati, Ioro, dissela Gorda. "Si allontanarono versoI'apertacampagna,a est.In direzionedi questacitti. n Sembravache cercasse di placarli. Li invitd a rimanere;loro non volevano.Si scusaronoe se ne andarono.Ero sicuro che si sentivanoa disagioin sua presenza.Lei mi sembravafuori di s6. Mi divertii quasi per la sua esplosione di collera,e questareazione era proprio contraria al mio normale modo di fare. Mi ero sempresentitoirritato in presenzadell'agitazionealtrui, con la misteriosaeccezione della Gorda

Nelle prime ore della seraci riunimmo in camerasua. Sembravanotutti preoccupati.Sedevanoin silenzio,con gli occhifissi Disse al pavimento.La Gorda cercddi avviarela conversazione. che non se ne era stata in ozio, che avevacollegatoun fatto accantoall'altro, e ne avevatratto qualcheconclusione. "Non d questionedi mettereun fatto accantoall'altro, disse Nestor. " Qui si tratta di ricordare con il corpo." A giudicaredai cenni di assensoche gli altri rivolgevanoa 3/

che ne avessero discussofra loro. QuestometteNcstor',scrrrlrnrva \',rnr('(' l;r (iorda da parte,quasicomeestranei. "Anche Lydia ricordaqualcosa,continubNestor..Credeva lirsscla sua stupiditi, ma dopo aver sentitoquel che mi sonoricordatoio, ci ha dettoche questoNagual qui la portd da un guaritore e ve la lascibperchdsi curassegli occhi.u La Gorda e io ci voltammo verso Lydia. Abbassbil capo, come se fosseimbarazzata.Mormorb qualcosa.II ricordo sembrava troppo dolorosoper lei. Disse che quando don Juan la trovb per la prima volta, lei avevauna infezioneagli occhi e non ci vedeva. Qualcuno la condusse,dopo un lungo viaggio in macchina,dal guaritore che la risand. Era semprestata convintafossestato don Juan, ma dopo aver sentito la mia voce si era resa conto che ero statoio a portarcela. L'incongruenzadi tali ricordi I'avevatormentatafin dal nostro primo incontro. u Le mie orecchienon mi mentono" aggiunseLydia, dopo un lungosilenzio."Sei statotu a portarmi.o u No! Impossibile! " urlai io. II mio corpo fu preso da un tremito incontrollabile.Forse quello che io chiamoil mio io razionale,incapacedi controllareil resto della mia persona,si stavalimitando a fare da spettatore. Una parte di me guardava,mentreun'altra tremava.

.4 Oltre i confini dell'affetto

nCosaci sta succedendo, Gorda?" chiesidopo che gli altri se ne eranoandati a casa. " I nostri corpi stannoricordando,ma non riescoa immaginare cosa) rispose. n Credi a quello che diconodi ricordareLydia, Nestor e Benigno?" nCerto. Sono personemolto serie.Non diconocosedi questo genereper sfottere." " Ma quello che affermanod impossibile.Tu mi credi,Gorda, non d vero?, "Credo che tu non ricordi,ma...> Non fini. Mi vennevicino e comincida bisbieliarmiall'orecchio. Mi disseche c'eraqualcosache il Nagualluan Matus le avevaflattoprometteredi tenere per sd fino a quando non fossero maturati i tempi; un assodi briscolada usarein situazionisenza via di uscita.Aggiunse,con un sussurrodrammatico,che il Nagual avevaprevistola loro nuova sistemazione, risultatadall'aver io portato Josefina a Tula perchd stessecon Pablito. Disse che avevamouna deboleprobabiliti di riuscire a formare un gruppo efficientese avessimoseguitoI'ordine naturaledi tale sistemazione. La Gorda spiegdche da quando eravamodivisi a coppieformavamoun organismovivente.Eravamoun serpente,un serpente a sonagli.Il serpenteavevaquattro sezionied era divisolongitudinalmentein due meti, maschioe femmina.Disse che lei e io formavamola prima sezionedel serpente,la testa.Era una testa fredda, calcolatrice.velenosa.La secondasezione.comnostada Nestor e Lydia, era il cuore saldo e leale del serpente.Lu t rtu era il ventre- un ventremutevole,lunatico,infido, costituitoda Pablitoe Josefina.E I'ultima sezione,la coda,dov'eranoi sonagli, era formata dalla coppiache anchenella vita reale potevafar risonareper ore il suo dialetrotzotzTl,Benignoe Rosa. La Gorda si raddrizzbdalla posizioneche avevaassuntoD€r 59

l)arlrrrmi all'orecchio.Mi sorrise e mi diede una pacca sulla schicrta. " Eligio pronunciduna parola che alia fine mi d tornata alla mente" continub.nAnche Josefinad d'accordoche Eligio pronuncib molte e molte volte la parola "pista". Stiamoper metterci in camminosu una pista!" Senzadarmi la possibilitidi farle domande,disseche andava u.n p9' a dormire e poi avrebberadunato tutti per metterci in vlagglo. Partimmo prima di mezzanotte,marciandosotto una brillante luce lunare. Gli altri all'inizio eranostati riluttanti, ma la Gorda con grande abiliti avevafatto loro la presuntadescrizionedel serpente di don Juan. Prima di partire, Lydia suggeridi portarci lungo. La Gordietro delle provviste,in casoil viaggiorisulta'sse da respinseil consiglioper il fatto che non avevamoalcunaidea sulla natura del viaggio.Riferi che il Nagual Juan Matus una volta le avevaindicatoI'inizio di un sentiero,e le avevadetto che al momento giusto avremmo dovuto recarci in quel posto ad aspettareche il poteredella pista ci si rivelasse.La Gorda aggiunseche non era un qualsiasisentierodi capre,ma una linea naturale della terra che, aveva affermato il Nagual, ci avrebbe dato forza e sapienzase avessimopotutoseguirlae immedesimarci con essa. Camminandoseguivamouna guida mista. La Gorda forniva a fondoquel terreno.Lei ci condusse I'impulso,Nestorconosceva in un luogo fra le montagne.Allora subentrbNestor, che individub un sentiero.La nostraformazioneera chiara: la testaprocesecondolo schemaanadeva per prima e gli altri si disponevano tomico del serpente:cuore, intestinoe coda.Gli uomini stavano alla destra delle donne. Ogni coppia seguivaa poco pii di un metro dalla precedente. Marciavamovelocie in silenzio,per quanto possibile.Per un e, man mano che salivamosulpo' ci furono cani che abbaiavano; le montagne,restdsoloil cantodei grilli. Camminammoper un bel pezzo.Improvvisamentela Gorda si fermd e mi afferrb un braccio.Indicd qualcosadavanti a noi. A venti o trenta metri, proprio nel mezzodella pista, c'era la massicciasagomadi un uomo enorme,alto quasi tre metri. Bloccava il nostrocammino.Ci riunimmo in gruppo serrato,con gli occhi fissi su quella lorma oscura.Quello non si mosse.Dopo un po' Nestor avanzdda solo per alcuni passiversodi lui. Soltantoallo60

ra la figura si mosse.Venne verso di noi. Gigantescocom'era, si muovevacon agiliti. Nestor tornd indietro di corsa.Nel momentoin cui ci raggiunse,l'uomo si fermb. La Gorda, coraggiosa, feceun passoverso di lui. L'uomo feceun passoversodi noi. Era evidenteche se avessimocontinuatoad avanzare,ci saremmoscontraticon il gigante.Non eravamoin gradodi affrontarlo,chiunquefosse.SJnza aspettaredi dimostrarlo,presi io l'iniziativa,spinsitutti indietro e li allontanaiin fretta da quel luogo. Prendemmola strada del ritorno, versola casadella Gorda, in assolutosilenzio.Impiegammoore ad arrivarci. Eravamoprofondamenteesausti.Quando ci fummo seduti al sicuro nella sua camera,Ia Gorda parlb. "Siamo condannati, mi disse.nTu non hai voluto che proseguissimo.Quella cosache abbiamovisto sulla pista d uno dei tuoi alleati,vero?Esconodai loro nascondigliquandotu li spingi fuori. , Non risposi.Non c'era sensoa protestare.Mi ricordavodelle innumerevolioccasioniin cui avevocredutoche don Juan e don Genaro fosseroin combuttafra di loro. Pensavoche mentre don per spaventarJuan mi parlavaal buio, don Genarosi travestisse mi, e don Juan insistevache losseun alleato.L'idea che esistesseroalleati o esseriin liberti che sfuggivanoalla nostranormale attenzioneera stata troppo inverosimileper me. Ma ora ero giunto al punto di scoprireche gli alleati delle descrizionidi don davvero;c'erano,come avevadetto,esseriin liJuan esistevano berti nel mondo. In uno scoppiodi autoritarismo,raro in me nella vita normale, mi alzai e dissi alla Gorda e a tutti gli altri che avevouna proposta da fare, che potevanoaccettareo respingere.Se erano pronti a partire da Ii, mi sareivolentieriassuntoia responsabiliti di condurli da qualchealtra parte. Se non erano pronti, mi sarei sentitolibero da ogni futuro impegnoversodi loro. Sentii un'ondata di ottimismoe di sicurezza.Nessunodisse una parola. Mi guardaronoin silenzio,come se ognuno stesse soppesando fra s6 e s6 la mia dichiarazione. Il silenzioche seguialla'suarivelazioneera opprimente.Avedi fare qualsiasidomanda. vo paura -u Non riescoa ricordareperch6diavolo lei sia mai andata l) dietro,o chi ti abbiariportatoa casa" continubJosefina." Che tu eri ammalatome lo ricordo, e che non mi riconoscevipit' Questa stupida Gorda giura che non ti conoscevaquando venisti per Ia prima volta in questacasaalcuni mesi fa. Io ti riconobbisubito. Mi ricordai che eri il Nagual che si era ammalato.Vuoi sapere una cosa?Credo che questedonnese la prendanocomoda.E anche gli uomini, soprattuttoquello stupidodi Pablito.Invecedevono ricordarsi,c'eranoancheloro, Ii. " oTi puoi ricordaredoveeravamo?"chiesi. il posto, u No, non ci riesco" disseJosefina." Ma riconoscerei

se mi ci portassi. Quando eravamo tutti li, ci chiamavano gli ubriaconi, perchd eravamotutti intontiti. Io ero la meno stordita, cosi mi ricordo abbastanzabene." .Chi ci chiamavaubriaconi?"chiesi. oNon te, solo noi" disseJosefina.nNon so chi. Il Nagual Juan Matus, penso.> Li fissai,e ciascunoevitbil mio sguardo. nStiamoarrivandoalla fine" mormordNestor,comeparlando disse Lydia. uMagari ci dici questo in modo che ti seguiamobuoni buoni. u .Ora, aspettate un attimo> disse la Gorda. "Questo Nagual pud essereastuto quanto volete, ma non farebbe mai una cosa simlle. >

Si rimiseroa vociaretutti insieme.Cercai di lare da pacieree dovettialzar la vocepii di loro per dire che non facevacomunque dilferenzaquelloche avevovisto. Nestor spiegdcon molta cortesiacomeGenaro avessedetto loro che quando fossegiunto il tempo di lasciarela vallata glielo avrebbefatto in qualchemodo saperecon un cennodel .upo. Si calmaronoquando dissi loro che se questoavevasegnatoil loro destino,avevasegnatoanche il mio; cosi,saremmoandati tutti a nord. Nestor allora ci condusse in un postoper sistemarci,una pensionedovescendeva quandodovevasbrigarequalcheaffare in cittd. Erano tutti pieni di entusiasmo,troppo per me. Perfino Lydia mi abbraccid,scusandosiper aver fatto la difficile. Mi spiegdche avevacredutoalla Gorda e quindi non si era preoccupatadi tagliare davveroogni suo legame.Josefinae Rosaeranoeuforichee continuavanoa darmi manate sulla schiena.Volevo parlare con la Gorda. Dovevodiscutereil corsodelle nostre azioni.Ma quella nottenon mi fu dato modo di rimaneresolocon lei. Nestor, Pablito e Benigno uscirono di primo mattino per commissioni.Anche Lydia, Rosae Josefinaandaronoa fare spese. La Gorda mi chiesedi aiutarla a comperarei suoi nuovi vestiti. Voleva che scegliessi un abito per lei, I'abito perfettoche le dessela sicurezzanecessariaper essereuna guerriera senzaforma. Le trovai non solo un abito, ma tutto il necessario, scarpe, calzee biancheria. La portai a fare un giro. Vagammo per il centro della citti come due turisti, fissandogli indios nei loro costumi regionali. Essendoun guerriero senzaforma, si trovava gii perfettamentea suo agio nell'abitoelegante.Era splendida.Come se non si fosse mai vestitain altro modo.Ero io che non riuscivoad abituarmici, Le domandeche volevo fare alla Gorda, e che avrebberodovuto sgorgarmi fuori, non riuscivo a fbrmularle. Non avevoidea di cosachiederle.Con assolutaserieti le dissi che il suo nuovo aspettoavevafatto colposu di me. Mi risposesemplicemente che quello che mi avevacolpitoera I'aversuperatoi confini. oNoi abbiamo passatocerti confini la notte scorsa, disse. 70

uSoledadmi avevadetto cosadovessiaspettarmi,cosi ero preparata.Ma tu non Io eri., Comincib a spiegarmi adagio e a bassavoceche la notte prima noi avevamooltrepassatocerti confini dell'affetto. Sillabava ogni parola, come se parlassea un bambino o a uno straniero. Ma non riuscivo a concentrarmi.Tornammo al nostro alloggio. Avevobisognodi riposo,eppurefinii con l'usciredi nuovo.Lydia, Rosa e Josefinanon erano riuscite a trovare nulla, e volevano qualcosadi simile al completodella Gorda. A meti pomeriggiotornai alla pensionead ammirare le sorelline. Rosa avevauna certa difflicolti a camminarecon i tacchi alti. Stavanoscherzando sui suoi piedi, quandola porta si spalancb e Nestor fece un ingresso drammatico. Indossavaun abito blu scurodi buon taglio, camiciarosa pallido e cravattablu. Aveva i capelliaccuratamente pettinatie un po' gonfi, comese glieli avesseroasciugaticon il phrin. Guardb le donne,e le donneguardarono lui. Entrb Pablitoseguitoda Benigno.Erano tutti e due molto azzimati. Avevano scarpe nuove di zeccae gli abiti sembravano fatti su misura. Non riuscivoa superarelo shockper cometutti s'eranoadattati agli abiti da citti. Mi ricordavanotanto don Juan. Ero forse altrettantocolpito dalla vista dei tre Genarosin abiti cittadini di quanto lo ero stato vedendodon Juan con un completoaddosso, tuttavia accettaiil loro cambiamento.D'altra parte, mentre non ero sorpresodalla trasformazionedelle donne, per una qualche ragionenon riuscivoad abituarmici. Pensaiche i Genaros dovesseroaver avuto un colpo di fortuna stregonescaper trovare delle misure cosi perfette.Risero sentendomi vaneggiaredi fortuna. Nestor disse che gli abiti erano stati confezionatida un sartomesi prima. o " Ognuno di noi ha un altro abito" mi disse. Abbiamo perfiche il nostro soggiornofra no delle valigie di cuoio. Sapevamo questemontagneera finito. Siamo pronti a partire! Perb devi prima dirci per dove. E anche per quanto tempo ancora dobbiamo starequi. " Mi disseche avevaancoradei vecchiconti in sospesoda chiudere, e gli occorrevatempo. La Gorda si fece avanti e dichiarb, con aria sicura e autoritaria, che saremmopartiti quella notte stessae saremmoandati lontano quanto l'avrebbepermessoil potere; quindi avevamotempo fino a sera per sistemaregli affari. Nestor e Pablito esitavanovicino alla porta. Mi guardarono,in attesadi una conferma.Pensaiche il minimo che potessifare era di essereonestocon loro, ma la Gorda mi interruppeper dire che

cro le mille miglia lontano dal sapere che cosa dovessimofare con ('s;tt tczza. .(li inr:ontreremoalla panchina del Nagual verso sera, disse. I)artiremo da li. Fino ad allora, laremo qualsiasi cosa che dob" biamo o vogliamo fare, sapendo che in questa vita non torneremo p i i qui . " Quando tutti furono usciti, la Gorda e io rimanemmo soli. Con un movimento brusco e maldestro mi si sedette sulle sinocchia. Era cosi leggera, che potevo farle vibrare il corpo iottile contraendo i muscoli dei polpacci. I suoi capelli avevano un particolare profumo. Dissi per scherzo che era un odore insopportabile. Stava ridendo e vibrando, quando mi assali improvvisa una sensazione ricordo? Tutto a un tratto tenevo un'altra Gorda sulle ginocchia, grassa,grassa due volte la Gorda che conoscevo. Aveva la faccia tonda, e io stavo scherzando sul profumo dei suoi capelli. Avevo l'impressione che stessicurandola. L'impatto di questo ingannevole ricordo mi fece balzare rn piedi. La Gorda cadde rumorosamente sul pavimento. Le descrissi quello che avevo n ricordato r. Le dissi che I'avevo vista srassa solo una volta, e per un tempo cosi breve che non mi ero- fatto un'idea della sua fisionomia, e tuttavia avevo appena avuto la visione del viso di quando era grassa. Non fece alcun commento. Si spoglib e indossddi nuovo i suoi vecchi abiti. n Non sono ancora pronta a indossarli, disse, indicando gli indumenti nuovi. nAbbiamo un'altra cosa ancora da fare prima di essere liberi. Secondo le istruzioni del Nagual Juan Matus, dobbiamo sederci tutti insieme in un luogo di potere di sua scelta. >

"Dov'd questoposto?" o Da qualcheparte sulle montagne,qui intorno. E comeuna porta. Il Nagual mi disseche c'era una spaccaturanaturale.Disse che alcuni luoghi di poteresonobuchi di questomondo;se uno d senzaforma, pud passarciattraversoed entrare nell'ignoto, in un altro mondo. Quel mondo,e questoin cui viviamo,sono su due Iinee parallele.E possibileche tutti noi prima o poi siamo stati portati attraversoquelle linee, ma non ce ne ricordiamo. Eligio d in quell'altro mondo.Alle volte ci arriviamo sognando. Naturalmentela migliore sognatricedi tutti noi d Josefina.Attraversale linee ogni giorno,ma e matta e questola rende indifferente,perfino stupida,quindi Eligio ha aiutatome a passarele lineepensandoche io fossipii intelligente,ma anch'iosonorisultata altrettanto stupida. Eligio vuole che ci ricordiamo il nostro 72

Iato sinistro.Soledadmi disseche il lato sinistrod Ia linea parallela a quella nella quale stiamovivendoora. Cosi se lui vuoleche lo ricordiamo,d perch€dobbiamoessercistati. E non in sogno. Ecco nerch6di tanto in tanto tutti ci ricordiamo cosebizzarre.> Viste Ie premessesu cui si basava,le sue erano conclusionilo' giche. Sapevodi cosaparlava; quei ricordi occasionalie spontanei lasciavanotrapelarela realtiLdella vita di ogni giorno e tuttavia non era possibileordinarli in una sequenzatemporale,o trovare loro. uno spazionelle nostrevite che si adattasse La Gorda si stesesul letto. Nei suoi occhi c'era uno sguardo preoccupato. n Quello che mi angosciad cometrovare quel luogo di potere" disse.nSenza,non c'd possibilitddi metterciin viaggio., " Quello che preoccupame, E scopriredove devo portarvi e cosa devofare di tutti voi" dissi. " Soledadmi disseche saremmoandati a nord fino al confine" disseIa Gorda. " Alcuni di noi forse ancora pir) a nord. Ma tu non farai tutto il viaggiocon noi. Tu hai un altro destino." La Gorda rimase per un po' soprappensiero.Corrugb la fronte per lo sforzoevidentedi mettereordine alle proprie idee. " Soledaddisseche tu mi porteraiad adempiereal mio destino, dissela Gorda. o Io sono l'unica del gruppo che ti sia stata affidata." lJna espressioneallarmata dovevaessermisidiffusa sul viso. Lei sorrise. " Soledadmi disseancheche tu sei tappato" continubla Gorda. " Ci sono tuttavia dei momenti in cui diventi un autentico Nagual. Per il resto,dice Soledad,sei comeun pazzo,che diventa lucido soloper alcuni istanti e poi torna indietro alla sua follia." Dofla Soledadavevatrovatoun'immagineadattaa descrivermi, un'immagineche riuscivoa comprendere.Dovevoaver avuto un momentodi luciditi per lei quando mi accorsidi aver passato le linee parallele. Quello stessomomento,secondoil mio normale modo di vedere,era stato il pir) assurdodi tutti. Dofra Soledade io eravamocertosu due diverselinee di pensiero. o Cosati ha dettoancora?o chiesi. o Che dovrei sforzarmi di ricordare" risposela Gorda. * Si sficercando ni di portare a galla la mia memoria; eccoperch6 non ha potutooccuparsidi te." La Gorda si alzb: era pronta a uscire.La portai a fare una passeggiata in citti. Sembravafelicissima.Andava da un posto all'altro osservandoogni cosa,beandosilo sguardodello spettacoIo del mondo. Questa immagine me I'avevafornita don Juan. Mi /J

dicevache un guerrierosa di esserein attesa,sa anchedi che cosa d in attesa,e mentre attendesi bea gli occhi con lo spettacolo del mondo.Secondolui la perfezionesupremaper un guerriero era la gioia. Quel giorno,a Oaxaca,la Gorda seguivaalla lettera I'insegnamento di don Juan. Nel tardo pomeriggio,prima del tramonto,ci sedemmosulla panchinadi don Juan. I primi ad arrivare furono Benigno,pablito_eJosefina.Pochi minuti dopo fummo raggiunti digli altri tre. Pablitosi sedettetra Josefinae Lydia cingendoleconIe braccia. S'eranorimessii vecchiabiti. La Gorda ii alza e incomincid a dir loro del luogodi potere. Nestor rise alle sue parolee gli altri lo imitarono. "Non ci farai mai pir) caderesotto la tua prepotenza,disse Nestor." ci siamoliberati di te. Abbiamopassaloi confini l'altra notte.> La Gorda rimase serena,ma gli altri erano irritati. Dovetti intervenire.Dissi ad alta voceche volevosaperedi pii sui conlini che avevanooltrepassatola notte prima. Nestor spiegbche era una.cosache riguardavasololoro. La Gorda non Iapensavacosi. Sembravanosul punto di litigare.Tirai da parte Neitor e gli ordinai di parlarmi dei confini. "I nostri sentimenticreanoconfini dovunqueodisse.*pii affetto proviamo,pii invalicabilediventaquestoconfine.In questo casonoi amavamola nostra dimora; prima di partire dovemmo sollevarei nostri sentimenti.L'affezioneper la nostracasasali fino alla cima dellemontagnea occidentedella valle. euella era la frontiera;e quandoabbiamoattraversatoil crinaledi quelle montagne,sapendoche non saremmopii tornati indietro, l,abbiamo infranto." uNIa anch'iosapevoche non sareipit tornatoindietro, dissi. . Tu non amaviquelle montagnecomenoi, risposeNestor. uRestaancorada vedere, osservdambiguamenie la Gorda. nEravamo sotto la sua influenza" disse Pablito,alzandosie indicandola Gorda. ci tenevaper Ia collottola.Mi accorgoora " di quanto siamostati stupidi per colpa sua. Non possiamopiangeresul latte versato,ma non ci cascheremo pii., Lydia e Josefina si unirono a Nestor e pablito. Benigno e Rosa stavanoa guardarecome se la disputa non li riguaitasse plu. Proprio allora ebbiun altro momentodi sicurezzae di autorita. Mi alzai e, senzauna decisionecosciente, annunciaiche avrei 74

preso io la direzione e che esoneravola Gorda da ogni ulteriore obbligo di fare commenti o di presentarele proprie idee come I'unica soluzione.Quando finii di parlare rimasi colpito dal mio coraggio.Tutti, compresaIa Gorda, ne furono contenti. La frase che sosteneva la mia esplosione era stata prima una sensazione fisica che le caviti frontali mi si stessero aprendo,poi la certezzadi aver capitocosaavessevolutodire don Juan, e dove fosseil postoche dovevamovisitareprima di essereliberi. Mentre mi si aprivanole caviti frontali, avevoavuto una visionedi quella casache tanto mi avevaaffascinato. Dissi loro dove dovevamoandare.Accettaronole mie indicazioni senzadiscutereo fare commenti.Pagammol'alloggioe andammo fuori a cena.Poi ce ne stemmo azonzo per la piazzafino alle undici circa. Portai li la macchina,vi si ammucchiaronorumorosamente,e partimmo. La Gorda rimase svegliaa tenermi compagnia,mentre gli altri si addormentarono; poi guidd Nestor e la Gorda e io dormimmo.

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5 IJn'ordadi stregoniinferociti

Giungemmoin cittA allo spuntaredell,alba.A questopunto presi io il volantee guidai fino alla casa.IJn paio di isolati prima, la Gorda mi chiesedi fermarmi. Scesedaila macchinae in_ comincida camminaresull'alto marciapiedi.Uno alla volta scesero tutti. Seguironola Gorda. Pablitomi si sedettea lato e mi disse di parcheggiarenellaplaza, che distavaun isolato.cosi feci. Quando vidi la Gorda girare I'angolo,mi accorsiche qualco_ sa non andava.Era straordinariamente pallida. Mi si avvicinde mi dissein un bisbiglioche sarebbeandata a sentire la prima messa.E cosi pure Lydia. Tutt'e due attraversarono la otiza ed entraronoin r.hiesa. Pablito,Nestor e Benignoerano cupi comenon li avevomai visti. Rosa era terrorizzata, con la boccaaperta, gli occhi fissi e sgranatiin direzionedella casa.SoloJosefinaeriraggiante. Mi diedeuna amichevolepaccasulla schiena. nCe I'hai fatta, cinaglia!u sssl2rnb. "Gli hai messoaddosso una strizzadella madonna,a questifigli di puttana!, Rise fino a rimaner senzafiato. u E qu.rto il posto,Josefina?ochiesi. . n La Gorda era semprein chiesa.A " Certo che si " rispose quel tempoera una verabigotta., "Ti.ricordi di quella casalaggir)?,chiesi,mostrandogliela. " E la casadi SilvioManuel, disse. Tutti sobbalzaronoa quel nome. Provai qualcosadi simile a una lievescossa elettricache mi passavaper le ginocchia.Il nome non mi era affattonoto,eppure udendoloil mio corpotrasali.Silvio Manuel era un nome cosi pococomun.; un ,rono cosi liqui_ do. I tre Genarose Rosaeranoaltrettantoturbati. Notai che era_ no pallidi. A giudicareda comemi sentivo,anch'io dovevoessere pallido comeloro. " Chi d Silvio Manuel?" riu5glia chiederea Josefina. /o

" Ora mi hai colta in fallo, disse." Non lo so., Insistettea dire che era matta e che non si dovevaprendere sul serio niente di quel che diceva.Nestor la implord di dirci qualunquecosasi ricordasse. Josefinacercddi pensarcisu, ma non era tipo da ragionare benesottopressione.Sapevoche sarebberiuscitamegliose nessuno le avessechiestonulla. Proposidi cercareuna panetteriao un postodovemangiare. nNon mi lasciavanofare molto in ouella casa.eccocid che ricordo, disseimprovvisaJosefina. Si gird come per cercarequalcosa,o come se tentassedi orientarsi. nQui manca qualcosal , esclamb."Non d proprio com'era prima!" Cercai di aiutarla ponendoledelle domande che ritenevo adatte;per esempio,se mancassero case,o fosserostateridipinte, o ne fosserostatecostruitedi nuove.Ma Josefinanon riuscivaa scoprirequale fossela differenza. Camminammofino dal panettieree comperammodelle ciambelle.Mentre tornavamoallaplaza per aspettareLydia e la Gorda, Josefinadi colposi batt6la fronte comese le fosseappenavenuta un'idea. n Ecco cosamanca! esclamd.n Quello stupido muro di neb" bia! Allora stavaqui. Ora non c'd pii., Parlammotutti in una volta, chiedendole del muro, ma Josefina continubil suo discorsosenzafar casoa noi, come se non fossimopresenti. "Era un muro di nebbiache si alzava fino al cielo, disse. u Era proprio li. Ogni volta che mi voltavoera li. Mi facevadiventarematta. E cosi,maledizione.Non ero affattosvitatafinchd non m'ha fattoimpazzirequel muro. Lo vedevosia che tenessigli occhichiusi o aperti. Pensavoche quel muro mi perseguitasse., Per un momentoJosefinapersela sua vivaciti naturale.IJno sguardodisperatole appanndgli occhi.Avevovisto quello sguardo in personein preda a psicosi.In fretta le suggeriidi mangiarsi la sua ciambella.Si calmbimmediatamentee cominciba mangiare. "Cosa pensidi tutto questo,Nestor?"chiesi. u Ho paura" risposea bassavoce. nTi ricordidi qualcosa?o gli domandai. Scossela testa in sensodi diniego:interrogaiPablito e Benigno con un movimentodelle sopracciglia.Anch'essimi risposero di no col capo. 77

(E tu, Rosa?ochiesi. Rosa sobbalzdquando senti che mi rivolgevoa lei. Sembrava aver persola parola.Tenevauna ciambellaii mano . r" .""1-_ plava comese losseindecisasu che cosafarne. n Certo che lei ricorda,, disse Josefinaridendouma d sDaven_ tata da morire. Non vedi che sta plsciandod"li.;;*;i;i;"-' Sembrava.che Josefinup..,ruir. che la rua ulti_a-f*r. forr. ., u della spiritosaggine. Si piegdin due dalle risatee Ia_ .massrmo sclocaderea (erra ra ciambeila.poi la raccolse, re tolsera porvere e sela maneib. . .nI matti mangianotutto> dichiard,dandomi una botta sulla schiena. e Benigno sembravanourtati dalle bizzarrie di N",rl9. losefi_ na. Pablitoinveceandavain sollucchero. Nei ,;;;;;iri ;;.i;;ro sguardodi ammirazione.Scossela restae schioccd l, ii;;;;;*. se non potesse crederea tanto eaudio. "1.ndi?-9 in quella casa, insisrette.fosefina. ,,LA,vi dird un mucchiodi altre cose.> Dissi che dovevamoaspettarela Gorda e Lydia; inoltre era ancoratroppo prestoper disturbarela gentile signorache vi abi_ tava' Pablito disseche quando facevaii .urp.ni.re era stato in citti e conosceva un portb dove una famiglia f..j;;"_ "u.inuuu n,lssaSgio. Josefina.non volevaurp"i,ur.; per lei o ,i unjuuu 11 !i rn quella casao a mangiare.scelsidi far colazione e dissia Rosa di andare in chiesaa p-renderela Gorda e Lyd,ia, _u g.r,ien; ,i qfl...l. galantementedi aspettarlee portarr.'a"pl';; ;;;.'il;r" dubbioanchelui conosceva il luoso. Pablito non ci conduss.e la sibito, ci fece lare invece,su mia richiesta,un.lungogiro. Alla periferiadella citti .'..u un ponte che mi interessava. "*.i,i" L'avevo visto dall'au,o-onir.'il';;"" in cui ero venutocon la Gorda. La struttura sembrava .p..io_ a.f do coloniale.Andammo sul ponte e ci termammo bruscamentea meti. Chiesi a un uomo che era li fermo se il ponte f"rr. _"fr" vecchio.Disseche l'avevasemprevisto li, . .t. i,ri uu;;;;;;r;r" i cinquant'anni.pensavoche ii ponreavesseun lascinop"i,i.;I"re.soloper me, ma scrurandogii altri dovetti .on.lrde.i lh";n_ ch'essine erano stati colpiti. I.i.rto. e Rosa ansimavano, sfiatati, Pablito.si.tenevaa Josefina,e lei a sua volta s,abbrancava a me. oTi ricordi qualcosa, Josefina?,chiesi. nQuel demoniodi Silvio Manuel d dall,altraparte clelponte> disse,additandomiI'estremitiopposta,tontrnu una decinadi me_ tri. Fissai Rosa negli occhi. Lei annui e sussurrd che una volta 78

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avevaattraversatoquel ponte con grande terrore e qualcosaI'aveva attesadall'altra parte per divorarla. I due uomini non erano di nessun aiuto. Mi guardavano sconcertati.Ciascuno dichiarb di aver paura, senzaragione. Ero d'accordocon loro. Sentivoche non avrei osatoattraversarequel pontedi notte per tutto l'oro del mondo.Ma non sapevoperch6. "Josefina,che ti ricordi ancora?"le chiesi. " Ora il mio corpo d molto spaventato.Non riescoa ricordare null'altro. Quel demoniodi Silvio Manuel sta semprenelle tenebre. Chiedia Rosa., Con un movimentodel capo invitai Rosa a parlare. Assenti tre o quattro volte,ma non riuscivaa emetterele parole.La tensioneche anch'ioprovavoera fuori luogo,eppure reale.Eravamo tutti li in piedi nel bel mezzodi quel ponte,incapacidi lare un solo passonella direzioneindicatada Josefina.Alla fine Josefina preseI'iniziativae fecedietrofront.Tornammo al centrodella cittd,.Allora Pablitoci guidb a un grandeedificio.La Gorda, Lydia e Benignostavanogii mangiando.Avevanoordinato anche per noi. Io non avevofame. Pablito,Nestor e Rosa erano comestorditi; Josefinainvecemangibdi buon appetito.Attorno alla tavola c'era un silenziodi malaugurio.Tutti evitaronoil mio sguardo quandocercaidi intavolareuna conversaz\one. Dopo colazioneci dirigemmo verso la casa. Nessuno disse una parola. Bussaie quandola signoravennealla porta le spiegai che volevomostrareIa sua casaai miei amici. Esitd per un momento.La Gorda le diededel denaroe si scusbper il disturbo che le arrecavamo. Josefinaci condussedirettamentesul retro. La prima volta non avevovisto quella parte della casa.C'era un cortilelastricato con una seriedi stanzedispostetutt'intorno e ingombrantiattrezzi agricoli depositatisotto il portico. Ebbi la sensazione di aver visto quel cortile senzatutto quel disordine.C'erano otto stanze, due per ognunodei quattro lati della corte.Nestor, Pablitoe Benigno sembravano sul punto di star male. La Gorda era tutta coperta di sudore.Si sedettecon Josefinain una nicchiaricavatain uno dei muri, mentre Lydia e Rosa entraronoin una delle stanze. Nestor sembrd preso da un improvviso desiderio di trovare qualcosae scomparvein un'altra stanza.Lo stessofecero Pablito e Benigno. Rimasi solo con la signora.Volevo parlarle, farle delle domande,saperese conosceva Silvio Manuel, ma non riuscii a radunare le forze per esprimermi.Avevo lo stomacocontratto.Le 79

/ mani sgocciolavano sudore.Quello che mi opprimeva era una vaga tristezza,una nostalgia per qualcosaimmateriale e indefinibile. Non riuscivo a sopportarlo.Stavo per salutarela signora e andarmenequando mi venne vicino la Gorda. Mi sussurrbche dovevamosederciin una grande stanzaal di li di una sala separata dal cortile. La potevamovedereda dove eravamo.Andammo fin li ed entrammo. Era una stanzavuota, molto vasta,buia ma ariosa;avevaun alto soffitto con travi a vista. La Gorda chiamb tutti gli altri in quella sranza.La signorasi Iimitd a guardare ma non entrb. Ciascuno sembrauataper. con precisionedovesedersi.I Genarossi sedetteroa destradella porta, su un lato della stanza,e la Gorda e le tre sorellinea sinistra, sull'altrolato. Si sedettero appoggiandosi al muro. Nonostantemi sarebbepiaciutostareaccantoalla Gorda, mi sedettiversoil centro della stanza.Il postosembravaadatto a me. Non sapevoperch6 ma un ordine lontano sembravaaver determinatoi nostri posti. Mentre ero seduto,fui sommersoda un'onda di sentimenti strani. Ero passivoe sereno.Mi immaginaisimile a uno schermo cinematografico su cui venivanoproiettatialtri sentimentidi tristezzae di nostalgia.Non c'era nulla che potessiidentificarecome-un preciso ricordo. Rimanemmo in quella stanzaper pii di un'ora. Verso la fine sentii che ero sul punto di scopriri I'origine di quella soprannaturaletristezza che mi provocavaun piinto quasi incontrollabile.Ma proprio allora, con la stessamancanza di intenzionaliti con cui ci eravamoseduti,ci alzammoe uscimmo. Non ringraziammoneppure Ia padronadi casa,n€ la salutammo. Ci ritrovammo nella plaza. La Gorda dichiard subito che, poichd era senza forma, si riteneva ancora il capo. Disse che prendevaquella posizionein seguitoalle conclusionia cui era giunta in casadi Silvio Manuel. Sembravain attesadi commenti. Il silenziodegli altri mi era intollerabile.Alla fine dovetti dire qualcosa. uA che conclusionisei giunta in quella casa, Gorda?, le chiesi. u Pensoche le conosciamo tutti > risposein tono arrogante. nNo, dissi.n Nessunoha ancoradettonulla. " nNon abbiamobisognodi parlare. Sappiamo,noi!" dissela Gorda. Insistetti dicendoche un fatto cos)importante non potevodarlo per scontato.Dovevamoparlare delle nostreimpressioni.Per 80

quanto mi riguardava, tutto quello che avevo ricavato da quella visita era un desolantesensodi tristezzae di disperazione. n II Nagual Juan Matus aveva ragione' disse la Gorda' oDovevamJsedeiciin quel luogo di potere per essereliberi. Io ora sono libera. Non so come d successo'ma appena mi sono seduta, qualcosami B stato levatodi dosso." Le'tre donne si trovarono d'accordocon lei. I tre uomini no' Nestor disseche era stato sul punto di ricordarsi di certe fisionomie, ma per quanto avessecercatodi decifrarele immagini, qualcosalo avevaostacolato.Tutto quello che avevaprovato era stato un sensodi nostalgiae di tristezzaal ritrovarsi ancorain questo mondo.Pablitoe Benignodisseropii o menole stessecose' nVedi cosavogliodire, Gorda?odissi' Sembrbcontrariata. Parlb con un disprezzoche non le avevo mai visto. O l'avevoinvecegii vista cosi da qualcheparte? Arringb il gruppo. Non riuscivo a far attenzionealle sue parole' Ero immirso-in .,.r ricordo, ancora indistinto, ma che riuscivo quasi ad afferrare. Per mantenerlovivo sembravache avessibisogno di un continuo contatto con la Gorda. Mi concentravosul iuono della sua voce,sulla sua indignazione.A un certo punto' quando lei stava cominciandoa placar-si,Ie gridai che.facevala pr.pot..tt.. Ne lu davvero sconvolta'La tenni d'occhio per un po'. Mi veniva in mente un'altra Gorda, in un'altra o,ccasione; una Gorda furibonda, grassa,che mi pestavai pugni nelle costole. Mi ricordavo di aver riso a vederlacosi infuriata, assecondandola comefosseun bambino. Il ricordo svani quando la vocedella Gorda tacque. Sembravache si fosseaccorta di quello che stavo facendo. Rivolgendomia tutti dissiche eravamoin una situazioneprecaria - qualcosadi ignoto incombevasu di noi. u Non sta incombendosu di noi u dissela Gorda secca'u Ci ha gi) colpiti. E credoche tu sappiacosasia'' " ., Io non lo so, e penso di poter parlare anche per il resto di noi uomini, dissi. I tre Genarosfeceroun cennodi assenso. . Noi siamovissutiin quella casaquandoeravamosul lato sinistroo spiegbIa Gorda. .Avevo I'abitudinedi sedermiin quella nicchia u pi^ng.r. perch6non riuscivoa capire quel che.dovevo fare. Credb chi se oggi avessipotuto restaresedutaun po'di.pin in quella stanza,miiarei ricordata di tutto' Ma qualcosami ha sDintofuori. Avevo anche I'abitudine di sedermiin quella stanza quando era piena di gente.Non riescoperb a ricordarmi le facce d^i ,r.rrrrpo. L'esserci oggi mi ha comunque chiarito altre cose' 81

Sono senzaforma. Mi tornano tante cose,buone e cattive.Ho ri_ trovato, per esempio,la mia arroganzadi una volta e il desiderio dr primeggiare.Ma ho ancheritrovatoaltre cose cosebuone., , nAnch'io, disseLydia con vocestridula. * Quali sonoquestecosebuone?, chiesi. o Credodi aver torto a detestarti,disseLydia. . euesto senti_ mento mi impedird di volare via. Me l'hanno detio in quella stanza,gli uomini e le donnechec'eranol, "Quali uomini e quali donne?, chieseNestor, in tono spa_ ventato. uC'ero io e c'eranoloro, eccotutto quello che soo disseLydia. u C'eravateanchevoi. C,eravamotutti. , nE.chierano-quegli uomini e quelledonne,Lydia?, chiesi. nC'ero io e c'erano.loro,eccotutto quello .i,. ,o, ripeG.-"E tu, Gorda?' chresr. " Ti ho gii dettoche non possoricordarminessunviso,o nessun altro particolare"disse..Ma so una cosa:qualsiasicosa abbiamofattoin quella casa,era sul lato sinistro.Abbiu-o attraversato, qualcunoci ha fatto attraversare,le linee parallele. .o Gli strani ricordi che ci colgonovengonoda quel tempo, da quel mondo.o senzaalcun accordoverbale,lasciammola , Spontaneamente, lllaza e ci dirigemmo verso il ponte. La Gorda e i,ydia ;i p;;".detterodi corsa.Le raggiungemmonel punto esattodove anche noi ci eravamofermati la prima volta. " silvio Manuel d la tenebra, mi sussurrdla Gorda, con gli occhifissi all'altra estremiti del ponte. Lydia stavatremando.Anchi lei cercddi parlarmi. Non riu_ scivoa capirequello che formulavanole sue labbra. Li trassi tutti indietro, lontano dal ponte. pensavoche forse se avessimopotuto ricomporre i framminti di cid che sapevamo su quel luogo,avremmoottenutoun mosaicoche ci avrebte aiutato a risolvereil nostro problema. Ci.sedemTop9r terra a pochimetri dal ponte.C,era un muc_ ,. chio di genteche ci mulinavi attorno,ma .reisrrnobadavaa noi. ,,Chi d SilvioManuel, Gorda?ochiesi. o Non avevo mai se.ntitoquesto nome fino a ora ) rispose. "Ngn ho mai visto quell'uomo,eppure lo conosco.euando sentii quel nome,mi venneroaddossocomedelle onde. Jo-sefiname lo ha menzionatoquandoeravamonella casa.Da que"l no cominciatia venirmi pensierie-parole,p.oprio come -o,'*to-roa na. Non credevoche sarei vissutafino a ritiovarmi simire Josefi_ u".yor.fina., 82

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u Perchdhai detto che Silvio Manuel i la tenebra?u chiesi. . Non ne ho idea" disse.u Eppure tutti noi sappiamo che € vero.) Sollecitble altre donne a parlare. Nessuna disse niente. Me la presi con Rosa. Per tre o quattro volte, era stata li li per dire qualcosa.L'accusaidi non dirci tutto quel che sapeva.Il suo corpo minuto trasali. uAbbiamo attraversatoil ponte, e Silvio Manuel ci attendeva sull'altra sponda, dissecon una voceappenaappenaudibile.. Io passaiper ultima. Quando lui divord gli altri io sentiile loro grida. Volevo scappare,ma quel demoniodi Silvio Manuel era da tutt'e due le parti del ponte.o Chiesi se si trattava La Gorda, Lydia e Josefinaassentirono. o di un reale ricordo, che avevano avuto, una impressione solo di attimo-per-attimo,o che altro. La Gorda disseche per lei era accaduto esattamentequello che aveva descritto Rosa, un ricordo attimo-per-attimo.Le altre due assentirono. della gente che Mi chiesi ad alta voceche cosafossesuccesso abitava vicino al ponte. Se le donne urlavano, come Rosa aveva detto, i passantidovevanoaverle sentite;le grida avrebberocausato un trambusto.Per un attimo ebbi I'impressioneche tutta la citti dovevaaver partecipatoalla congiura. Fui percorsoda un brivido. Mi rivolsi a Nestor e gli espressisenzareticenzetutte le mie paure. Nestor disseche il Nagual Juan Matus e Genaroeranoguerrieri di sommavirtir, e cometali esserisolitari. I loro contatti con la gentesi stabilivanosu basi individuali.Non c'era alcunapossibiliti che I'intera cittd:,o anchela genteche abitavavicino al ponte, fosse in collusione con loro. Perch6 cib si verificasse,disse, avrebberodovuto esseretutti guerrieri, cosaassaiimprobabile. Josefina cominciba girarmi attorno, squadrandomida capo a beffarda. piedi con espressione n disse." Fingi di non sapere Hai una bella sfacciataggine " nulla quando eri qui anchetu! Tu ci hai portati qui! Tu ci hai trascinatifino a questoponte!, Lo sguardodelle donne divenneminaccioso.Mi rivolsi per aiuto a Nestor. nNon mi ricordo nulla " disse.n Questo posto mi fa paura, d tutto quello che so.u Rivolgermi a Nestor fu una brillante manovra da parte mia, controdi lui. Le donnesi scatenarono o Ma certoche ti ricordi!, gli urlava in facciaJosefina.n Eravamotutti qui. Che razzadi stupidosomarosei!u 83

Per la mia indagineavevobisognodi un sensodi ordine. Li feci ailontanaredal ponte.Pensavoche, da quelle personeattive che erano,avrebberot-rovatopii rilassantepasseggiare mentre si confidavano,piuttosto che star seduti, comeinveceavrei preferito lo. Mentre camminavamo,la srizzadelle donne spari come era venuta.Lydia e Josefinadivenneroperfino pir) loquaci. Spiegarono fino alla noia la loro sensazioneche Silvio Manuel fosie tirrificante. Cid nonostante,nessunaricordava di aver subito un maie fisico; ricordavano solo di essersisentite paralizzate dalla paura. Rosanon pronunziavaparola,ma esprimevaa gestiil suo consenso a tutto quello che le altre dicevano.Chiesise fossenotre, quando avevanocercatodi attraversareil ponte. Sia Lydia sia Joselinadisseroche era giorno.Rosa si schiarila gola e sussurrd che era notte.La Gorda spiegbil disaccordo, dicendoche era stato ai primi chiarori dell'alba,o piri prestoancora. Giungemmoin fondoa una brevevia, e automaticamente tornammoindietro,versoil ponte. nE chiaro come il giornoo disse la Gorda, quasi che d'un tratto avesse capitotutto. ( Stavamoattraversando, o piuttostoSilvio Manuel ci facevaattraversare, le linee parallele.il ponted un luogodi potere,un bucoin questomondo,una porta veisoI'altro. Noi ci siamo passatiattraverso.Dobbiamoaver soflfertoin questo passaggio, poich6il mio corpod spaventato. Silvio Manuel ii stava aspettando dall'altra parte. Nessunodi noi ricorda la sua faccia, poich6 Silvio Manuel d tenebra,e non mostrerebbemai la faccia.Abbiamopotuto solovederegli occhi. " nUn occhioodisseRosapiano,e guardandoaltrove. " Qui, tutti, te compreso,sannoche la facciadi Silvio Manuel d nella tenebra"mi dissela Gorda. uSi pub solosentirnela voce. ' bassa,comeuna tossesoffocata. r, La Gorda racque,e comincida scrutarmiin un modo che mi mise a disagio.Aveva uno sguardoastuto,e mi dava I'impressione che mi stessecelandoqualcosache conosceva. Glielo chiesi. Negd,ma ammisedi avereuna infiniti di sensazioniimmotivate che non avevavoglia di spiegare.Io insistetti,poi chiesi che le donne facesserouno sforzo per ricordarsi cosa era successoloro dall'altro lato del ponte. Ognuna poteva ricordare solo di aver sentitole grida dellealtre. I tre Genarosrimaserofuori dalla discussione. Chiesi a Nestor se avessequalcheidea di quel che era successo. La sua triste rispostafu che tutto andavaoltre la sua capacitddi apprendere. Presi allora una rapida decisione.Mi sembrdche-l,unicavia 84

rimasta fossedi attraversarequel ponte. Li radunai per ritornare Ii e passarcisopra tutti in gruppo. Gli uomini furono subito d'accordo, le donne no. Dopo ivei esauritotutti i miei ar-gomenti,alla fine dovetti trascinaiea strattoni Lydia, Rosa e Josefina'La Gorda nicchiava,pur incuriosita dalla prospettiva'Mi seguiva senzadarmi una mano per le altre donne,e lo stessofeceroi Genaros; questi ridacchiavanonervosamenteai miei sforzi di tener testa alie sorelline, ma non muovevanoun dito per aiutarmi' camminammo fino al punto in cui ci eravamofermati I'altra volta. Li mi accorsiche iro diventatoall'improvvisotroppo debole per tenerele tre donne.Chiesi aiuto alla Gorda, con un urlo' Feie un tentativo poco convinto di afferrare Lydia, m-entreil gruppo si scioglievae ciascuno,tranne la Gorda, si affannava, t!ufiando e .i putto pesante,a porsi al sicurosulla strada'La Gorda e io ce ne restammo,come se fossimoincollati al ponte, incapaci di andareavanti e riluttanti a tornareindietro.La Gorda mi sussurrball'orecchioche non dovevoavere assolutamentepaura' perchdero io in realti colui che era statoad attenderlidall'altra parte del ponte. Aggiunse di esserecerta che io sapevodi essere i'aiutantedl SiluioManuel, ma non osavodirlo a nessuno' tutto. Sentivoche la Allora una furia incontrollabilemi scosse quelle osservazionio di di fare diritto alcun aveva Gorda non su feci_pir-oettare la e per i capelli L'afferrai pensieri. avere quei mie le Le feci fermai. e mi ripresi mi dell'ira colmo Nel se stessa. scusee I'abbracciai.Un pensieroiealistico mi vennein aiuto. Le dissi che la responsabiliddi essereil capomi rendevanervoso;la tensione diveniava sempre pir) forte man mano che andavamo avanti.Non fu d'accordo.on .n.. Insistdcon ostinazionenell'idea che Silvio Manuel e io avessimostrettissimilegami, e che avevo reagito cosi irosamenteperch6 mi 9r1 stato ricordato il mio padro"ne.Per fortuna Iei era stata affidata a me, disse, altrimenti I'avrei forse scaraventatagiri dal ponte. Tornammo indietro. Gli altri erano al sicuro lontani dal ponte, e ci fissavano con evidente terrore' Sembrava che fossimo piombati in una strana atmosferasenzatempo-'Non c'era anima viva intorno. Dovevamoessererimasti su quel ponte per cinque minuti buoni e nessunol'aveva attraversatoo almeno noi non avevamovisto nessuno.E di colpo ci fu gente attorno' come in ogni strada di passaggionelle ore di maggior traffico' Senza.rnu pu.oii"ritornammo nellaplaza. Eravamo pericolosamentedeboli. Avevo un vago desideriodi rimanere in cittd un altro po', tuttavia salimmoin macchinae ci dirigemmo^aest)verso Ia costaatlantica. A turno guidammo Nestor e io, fermandoci 85

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r solo a mangiare e a far benzina, finchd arrivammo a Veracruz. Questa citti era per noi terreno neutrale. Io c'ero stato solo una volta,e gli altri mai. La Gorda pensavache una citti sconosciuta sarebbestata il luogo adatto per abbandonarele loro vecchiespoglie. Scendemmo in un albergoe ld procedettero a ridurre a brandelli i vecchiabiti. L'eccitazioneper la citti nuova fece miracoli per il loro moralee diedeloro una sensazione di benessere. La tappa successiva fu Citt) del Messico.Ci fermammoa un albergovicino all'AlamedaPark, dove io ero gii stato una volta con don Juan. Per due giorni fummo turisti perfetti. Facemmo comperee visitammoil maggior numero possibiledi attrazioni. Le donneeranomeravigliose. Benignocomperduna macchinafotografica da un rigattiere. Fece quattrocentoventicinque scatti senzaaver messola pellicola.In un posto,dove stavamoammirando degli stupendimosaicimurali, una guardia mi chiesedi dov'eranoquelle splendidestraniere.Pensavache io fossi una guida turistica.Risposichevenivanoda Sri Lanka. Mi credettee si meraviglidche sembrassero quasi messicane. Il giornodopo,alle dieci del mattino,eravamoall'ufficio delle aviolineenel quale mi avevaspintouna volta don Juan. Quando mi aveva dato lo spintone,ero entrato da una parte e uscito dall'altra, ma non in strada,come mi sarei aspettato,ma in un mercatolontanoalmenoun miglio, doveero rimastoa contemplare l'attiviti della gentedel posto. Secondola Gorda l'ufficio delle aviolineeera anch'esso, come il ponte, una porta per passareda una linea parallela all'altra. Disse che senza dubbio il Nagual mi aveva spinto attraverso quell'aperturama che io ero rimastoa meti strada,fra le due linee; per questoero stato a guardareI'attivid del mercatosenza parteciparvi.Disseche il Nagual avevaintesofarmi passarecompletamentedall'altra parte, ma che la mia ostinazioneI'aveva ostacolatoed ero stato ributtato sulla linea da cui ero partito, questomondo. Andammo a piedi dall'ufficioal mercato,e di li all'Alameda Park dove don Juan e io ci eravamoandati a sederedopo l'avventura dell'ufficio.In quel parco ero stato molte volte con don Juan. Pensavofosseil postopiri adattoper stabilirei nostri programmi futuri. Avevo I'intenzionedi riepilogaretutto quello che avevamo fatto perch6il poteredi quel luogodecidesse lui quale dovesse esserela nostraprossimamossa.Dopo il nostrodeliberatotentativo 86

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di attraversareil ponte,avevocercatoinvano di escogitareun modo per guidare i miei compagni in gruppo. Ci sedemmosu dei gradini di pietra, e io iniziai a esporreI'idea che per me la conoscenzaera tutt'uno con la parola. Dissi che era mio fermo convincimentoche se un fatto o un'esperienzanon venivanoformulati come concetto,erano condannati a svanire; chiesi quindi di darmi ciascunoil proprio giudizio sulla nostrasituazione. Pablito fu il primo a parlare. Lo trovai strano, visto che era stato cosi silenzioso.Si scusbperch6 quello che voleva raccontare non era una sensazioneo un ricordo, ma una conclusionebasata su quanto gli era noto. Disse che non trovava alcuna difficolti a sul ponte.Secapirequello che, a dettadelle donne,era successo lato destro,il /oa passare dal condolui, erano stati solo costretti tutti spaventato che aveva nagual. nal, al lato sinistro,il Quello pasquesto a qualcuno che obbligava in potere di era il sentirsi che ero il fatto ad accettare difficolti neppure Non aveva saggio. stato io allora I'aiutante di Silvio Manuel. CorroboravaIa sua conclusionedicendoche solo due giorni prima mi avevavisto fare la stessacosa,quando avevospinto tutti sul ponte. Quella volta non avevoavuto nessunodall'altra parte, non c'era stato nessun Silvio Manuel a tirarli. Cercai di cambiare argomento,e cominciai a spiegareche il dimenticare le cose,come avevamofatto noi, si chiamava amnesia. Quel poco che sapevosull'amnesianon era sufficientea gettar luce sul nostro caso,ma bastavaa farci credereche non potevamo dimenticarequasi a comando.Dissi che qualcuno,magari don Juan, dovevaaverci fatto qualcosadi misterioso.Volevo scoprire di che cosasi trattava esattamente. di essere Pablitoinsistevasull'importanzache mi persuadessi stato in combuttacon Silvio Manuel. Fececapire poi che Lydia e Josefina gli avevanoparlato della parte da me avuta nell'obbligarle ad attraversarele linee parallele. Quel discorsomi mettevaa disagio.Feci notare che non avevo mai sentitonominare le linee parallelefino a quando ne avevo parlato con dofia Soledad;tuttavia non avevoesitatominimamente ad accettarneI'idea. Dissi che avevo compresoin un Iampo quello che lei volevadire. Fui perfino convintoche le avevoattraversateanch'io,quandocredettidi ricordarmelo.Tutti, tranne la Gorda, disseroche la prima volta che avevanosentitomenzionare le linee paralleleera statoquando I'avevofatto io. La Gorda disse che gliene avevaparlato per la prima volta dofra Soledad,giusto prima di me. Pablito fece per accennareai miei rapporti con Silvio Ma87

nuel. Lo interruppi. Dissi che quando stavamotutti cercandodi attraversareil ponte non mi ero reso conto che io, e presumibilmentetutti gli altri, fossientratoin uno statodi esistenza irreale. Mi accorsidel cambiamento soloquandovidi che non c'eranoaltre personesul ponte.C'eravamosolo noi otto. Era una giornata limpida ma a un tratto il cielosi era rannuvolatoe s'erafatto buio a metd mattina. Ero cosi immersonelle mie paure e nelle mie interpretazionipersonaliche mi era sfuggitoquello spaventoso fenomeno.Quando ci allontanammodal ponte percepii di nuovo il movimentodella genteattorno a noi. Ma cosane era stato di Ioro mentre noi stavamotentandodi attraversare? La Gorda e gli altri non avevanonotato nulla - in realti non si erano accortidi alcun cambiamentofinch6 non glielo avevo descrittoio. Tutti mi guardaronocon un misto di fastidioe di timore. Pablito prese di nuovo l'iniziativa e mi accusbdi volerli spingereversoqualcosache loro rifiutavano. Non specificddi cosa si trattasse,ma la sua eloquenzabastda fare passaretutti gli altri dalla sua parte.Di colpomi trovai controun'orda di stregoni inferociti. Faticai a lungo per far loro capire il bisogno che sentivodi esaminareda ogni punto di vista un'esperienzacosi strana comequella del ponte,che ci avevacompletamente annichiliti. Alla fine si calmarono,non tanto perchdfosseroconvinti, ma perchdI'emozioneli avevaspossati.Tutti, la Gorda inclusa, avevanosostenutocon calore la tesi di Pablito. Nestor suggeri un altro ragionamento.Disse che forse io messaggeroinconsapevole- non mi ero accorto del vero scopo delle mie azioni. Aggiunse di non poter credere,come invecefacevanogli altri, che fossiconsciodi aver ricevutoI'incaricodi ingannarli. Secondolui, io ignoravo davvero che li stavo portando alla perdizione,anchese era proprio quello che facevo.Riteneva che ci fosserodue modi di attraversarele linee parallele: uno con il poterealtrui e l'altro con il proprio. La sua conclusione finale era che Silvio Manuel li avevafatti attraversarespaventandolia un punto tale che alcuni non si ricordavanoneppure di averlo fatto. La missioneche restavaloro da compiereera di attraversare le linee con il proprio potere;la mia di ostacolarli. Poi parlb Benigno.A parer suo, l'ultima cosache don Juan avevafatto per noi apprendisti maschiera stato di aiutarci ad attraversarele linee saltandoin un abisso.Benignocredevache ormai possedessimo una profonda conoscenzadi questo attraversamento,ma non era ancorail momentodi compierlodi nuovo.Al ponte,eranostati incapacidi fare un passoin pii perch6non era il momento giusto. Avevano quindi ragione di credereche io 88

avessicercato di distruggerli forzandoli a passare.Pensavache avrebbesiattraversarele linee parallele in piena consapevolezza gnificato per tutti loro un passosenzaritorno, un passoda compiere solo quando fosserostati pronti a sparire da questaterra. Dopo toccba Lydia di affrontarmi. Non fecenessunavalutazione dei fatti, ma mi sfidb a ricordare come I'avevo attirata la prima volta sul ponte. Dichiarb sfacciatamenteche io non ero l'apprendistadel Nagual Juan Matus, ma di Silvio Manuel; e che Silvio Manuel e io ci eravamodivorati I'un I'altro. Ebbi un altro attaccodi rabbia, come con la Gorda sul ponte. Mi rattenni a tempo. Mi calmai con un pensierologico. Continuai a ripetermi che quello che mi interessavaera analizzarei problemi. Spiegai a Lydia che era inutile farsi beffe di me in quel modo. Non volle smettere.Urlb che Silvio Manuel era il mio padrone e che questo era il motivo per cui non facevo parte del loro gruppo. Rosa aggiunse che Silvio Manuel mi aveva dato tutto quello che ero. Chiesi a Rosa la ragionedi quel suo modo di esprimersi.Le dissi che avrebbedovuto dire che Silvio Manuel mi aveva dato tutto quello che avevo.Lei difesele parole usate:Silvio Manuel mi avevadato tutto quel che ero. Perfino la Gorda le diede ragione e disseche si ricordavauna volta in cui ero stato cosi male che non mi era rimasta piri forza, tutto in me si stava esaurendo;alIora era arrivato Silvio Manuel e mi avevainfuso in corpo nuova la mia vera vita. La Gorda disseche era molto meglio conoscessi origine invecedi andare avanti a credere,comeavevofatto fino a quel momento,che fossestatoil Nagual Juan Matus ad aiutarmi. Proseguiaffermando che mi ero fissatosul Nagual, causa la sua predilezioneper le parole.Silvio Manuel, invece,era la tenebra silenziosa.Mi spiegdche per seguirlo avrei dovuto attraversare le linee parallele.Per seguireil Nagual Juan Matus non dovevofare altro che parlare di lui. Questi discorsierano per me privi di senso.Stavoper dire cib che avrebbepotuto essereconclusivo,quando la mia linea di ragionamentoandb addirittura in frantumi. Non riuscivo a rimettere in sestole idee nonostanteun attimo prima tutto fossechiaro comeil giorno. Mi assaliinveceun ricordo curiosissimo.Non era ma un vero e proprio ricordo di un fatto. Mi toruna sensazione, nb in mente che una volta mi trovavo con don Juan e un altro di cui non ricordavo il viso. Stavamo parlando fra noi di qualcosa che io percepivocome una ciratteristica del mondo e si trovava a tre o quattro metri alla mia destra. Era un inimmaginabilebanco 89

di nebbiagiallastra,che, per quanto potevogiudicare,dividevail mondoin due. Andava da terra fino al cielo,all'infinito. Mentre parlavoai due uomini, la meti del mondoalla mia sinistrarimanevanitida, mentrequella alla mia destraera velatadalla nebbia. Ricordavoche mi ero orientatocon dei punti di riferimento,e avevodedottoche I'assedel bancodi nebbiaandavada est a ovest. Tutto quello che stavaa nord di quella linea era il mondo come lo conoscevo io. Mi ricordodi aver chiestoa don Juan che ne era statodel mondoa sud della linea. Don Juan mi avevafatto girare di pochi gradi alla mia destra,e avevovisto che ancheil muro di nebbiasi muoveva,mentre muovevoil capo.Il mondoera diviso in due a un livello che il mio intellettonon potevaafferrare. La divisionesembravareale ma il confine non stava su un piano fisico;dovevaesserein qualchemodoin me stesso. O forseno? C'era ancoraun altro aspettodi questoricordo.L'altro uomo disseche era una grande impresadividereil mondo in due, ma ancorapii grandese un guerrieroavevala calmae la capaciti di fermare la rotazione di quel muro. Disse che il muro non era dentrodi noi; era certamentefuori, nel mondo,a dividerloin due, e ruotando quando noi si muovevala testa, come se fossefissato alla tempia destra.La ammirevolecapaciti di impedire al muro di girare permettevaal guerrierodi porglisidi fiancoe gli dava il poteredi attraversarlo ogniqualvoltalo volesse. Quando riferii agli apprendistiquello che mi era appena tornato in mente,le donnesi convinseroche I'altro uomo era Silvio Manuel. Josefina, quale esperta del muro di nebbia, mi spiegd che il vantaggioche Eligio avevasu tutti gli altri era Ia capaciti di fermare il muro cosi da poterlo attraversarea suo piaceri. eSgiunle che d pii facile attraversareil muro di nebbia in sogno, perch6allora non si muove. La Gorda sembravaassalitada una serie di ricordi forse penosi. Continud a trasalire,finchd non esplosein un fiume di parole. Disse che non potevapii negareil fatto che io fossi I'aiutante di Silvio Manuel. Lo stessoNagual I'avevaavvertitache se non fossestata attenta l'avrei fatta di'ientare mia schiava.Perfino Soledadle avevadetto di guardarsida me, perchdil mio spirito catturava prigionieri e li teneva come servi, cosa che solo Silvio Manuel era solito fare. Lui mi avevareso schiavo,e io a mia volta avrei resoschiavochiunquemi fossevenutovicino.Dichiarb di esserevissutasottoil mio influssomaAneticofino al momentoin cui si era sedutain quella stanzanella .asa di Silvio Manuel, quando un pesole era stato all'improvvisotolto dalle spalle. Balzai in piedi e vacillai per I'impatto delle parole della Gor90

da. Avevo un vuoto allo stomaco.M'ero convintodi poter contare sul suo aiuto in ogni situazione.Ora mi sentivotradito. Pensai che sarebbestato opportuno far conoscereloro le mie sensazioni, ma un certo riserbome lo impedi. Cosi dissi loro di essergiunto alla spassionata conclusione, comeguerriero,che don Juan aveva cambiatoal meglio il corsodella mia vita. Avevo valutatomille volte quello che mi avevafatto, e la conclusioneera semprestata la stessa.Mi avevaportato la liberti. La liberti era tutto quello che conoscevo, tutto quello che potevodare a chiunquevolessevenire da me. Nestor mi fece un gestodi solidarieti. Esortb le donnc ad abbandonarela loro animositdnei miei riguardi. Mi guardavacon Io sguardo di chi non comprende perb vorrebbe comprendere. Disse che non appartenevoal loro gruppo, ma ero in realti un individuosolitario.Loro avevanoavutobisognodi me per un certo periodo,per infrangerele loro frontiere dell'affettoe dell'abitudine. Ora che erano liberi, il cielo era il loro ultimo limite. Rimanere con me sarebbestato per loro di certo piacevolema mortale. Sembravaprofondamentecommosso.Mi si avvicinbe mi pose una mano su una spalla. Disse che avevail presentimentoche non ci saremmovisti mai pii su questaterra. Era dispiaciutoche stessimoper separarcicomegenteda poco,litigando,contestando, pronti alle accuse.Mi disseche, parlandoa nome degli altri, ma non suo, stava per chiedermi di andarmenepoich6 non avevamo altre possibilitidi stare insieme.Aggiunseche avevariso quando la Gorda ci avevaparlato del serpenteche avevamoformato. Ora avevacambiatoidea e non trovava pii ridicola quell'immagine. Era stata la nostra ultima occasionedi riuscire a formare un gruppo. Don Juan mi avevainsegnatoad accettarecon umilti la mia sorte. n Il corsodel destinodi un guerrieroE immutabile, mi aveva detto una volta. " La sfida d fino dove pub arrivare entro quei rigidi confini, quanto pud essereimpeccabileentro quei rigidi confini. Se incontra ostacolisul suo cammino, il guerriero si batte in modo impeccabileper oltrepassarli.Se trova insopportabili difficoltd e sofferenzesul suo cammino, piange, ma tutte le sue lacrime messeinsiemenon potranno mutare di un filo il corsodel suo destino." La mia decisioneoriginaledi lasciareche il poteredel luogo decidesse la nostra mossasuccessiva era stata giusta. Mi alzai. Gli altri volserolo sguardo altrove. La Gorda mi venne vicina e 91

disse,come se nulla fosseaccaduto,che dovevoandarmenee lei mi avrebberaggiunto pir) tardi per venire con me. Volevo ribatterle che non vedevoalcun motivo per cui volessevenire con me. Aveva sceltodi stare con gli altri. Sembrbindovinare la mia sensazionedi esserestato tradito. Mi dissecon calma che dovevamo compiereil nostrodestinoinsiemeda guerrieri, e non da quella gentucolache eravamo.

PARTE SECONDA

L'arte di sognare

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6 La perditadella forma umana

Alcuni mesi pii tardi, dopo aver aiutato gli altri a stabilirsi ex novo in varie parti del Messico,la Gorda andb ad abitarein Arizona. Incominciammoallora a svolgerela parte pir) strana e pii impegnativadel nostroapprendistato.All'inizio i nostri rapporti furono alquanto tesi. Per me era assaidifficile dimenticare il modo in cui ci eravamoseparatinell'AlamedaPark. La Gorda, nonostantesapesse dovefosserogli altri, non me ne fecemai parola. Pensavache per me sarebbestato superfluo saperequel che facevano. In apparenzasembravache non ci fosseroproblemi fra la Gorda e me. Cid nonostanteprovavoun amaro risentimentoverso di lei, per essersischieratadalla parte degli altri controdi me. Non lo esprimevoma continuavoa provarlo.La aiutavoe facevo quel che le serviva,comese nulla fossesuccesso, ma questorientrava nel capitolodell'impeccabiliti.Era il mio dovere;per adempierlo, sareiandatoserenamente incontroalla morte. Di proposito mi dedicai con tutto me stessoa istruirla e a guidarla nei meandri della vita moderna in citti; stava perfino imparando I'inglese.Facevaprogressifenomenali. Passaronotre mesi senzache quasi me ne accorgessi. Ma un giorno,mentre stavoa Los Angeles,mi svegliaidi primo mattino con un insopportabilepeso alla testa. Non era un'emicrania; piuttostoera comeun'intensapressionenelle orecchie.La sentivo anchesulle palpebree controil palato.Mi parevadi avereIa [ebbre, ma il caloreera solodentrola mia testa.Feci un deboletentativo di mettermi a sedere.Mi balendil pensieroche mi stesse venendoun colpo.La prima reazionefu di chiedereaiuto, ma in qualchemodo riuscii a calmarmie cercaidi liberarmi dai miei timori. Dopo un po' la pressioneal capo cominciba diminuire, in compensosi spostballa gola. Mi mancavaI'aria e per un po' continuaia tossiree ad aver conati di vomito; poi la pressionesi 95

spostdlentamenteal petto, poi allo stomaco,all'inguine, alle gambe,ai piedi, prima di lasciaredefinitivamente il mio corpo. cosa fosse quello che mi era successo, si sviluppbin Qualsiasi due ore circa. Durante quelle snervantidue ore fu comese qualcosaall'internodel mio corposi stesseeffettivamente spostando in bassoper venir fuori. Immaginavoche si srotolasse comeun tappeto.Un'altra immaginemi vennein mente,quella di una bolla che si muoveva nella caviti del mio corpo. Le scartai a favore della prima poich6 avevola sensazionedi qualcosache fosseavvolto su se stesso.Proprio come un tappetoarrotolato,diventava pii pesantee quindi pir) doloroso,man mano che scendeva. Le due zone doveil dolore divenneacutissimofurono le ginocchiae i piedi, specieil destro,che rimasecaldissimoper trentacinqueminuti dopoche il doloree la pressioneeranoscomparsi.

La Gorda, udito il mio resoconto, disseche questavolta avevo di certo perso la forma umana, che avevo rinunciato a tutte le mie difese,o almeno alla maggior parte. Aveva ragione.Senza saperecome, e senza rendermi neppur conto di quello che era successo, mi ritrovai in una situazionedel tutto nuova.Mi sentivo distaccato, privo di pregiudizi.Non m'importavaquel che mi avessefatto la Gorda. Non che le avessiperdonatoil suo biasimevole comportamentonei miei riguardi; era piuttosto come se non ci fossemai stato un tradimento. Non c'era in me alcun rancore paleseo nascosto,n6 per la Gorda n6 per nessun altro. Quello che provavonon era n6 voluta indifferenza,n6 riluttanza all'azione; e non era neppurealienazione,n6 semplicedesideriodi solitudine. Era piuttostoun sentimentoestraneodi distacco,una capaciti di immergermi nel presentesenzaaver alcun altro pensiero. Il comportamentodella gente non mi toccavapii poich6 non mi aspettavonulla da nessuno.IJna strana paceera diventatala forza dominantedella mia esistenza.Sentivodi aver in qualche modo adottato uno dei principi di vita del guerriero: il distacco. La Gorda diceva che avevofatto di pir) che adottarlo, I'avevo in pratica fagocitato. Don Juan e io avevamoavuto lunghe discussionisulla possibiliti che un giorno o I'altro avrei proprio fatto questo. Aveva detto che il distacconon significava automaticamentesaggezza, ma che comunquerappresentavaun passoavanti perch6 permetteva al guerriero di darsi una tregua, di riesaminarela situazione, di riconsiderarela sua posizione.Ma per trarre il maggior

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profitto da questaoccasione,diceva,un guerriero dovevacombattere senzacedereper tutta una vita. Avevo dubitato di poter mai provare una tale sensazione.Per quanto avevopotuto rendermi conto,non era possibileprovocarla. Era statoinutile pensarealla sua utiliti, o arzigogolare sulle posDurante gli anni in cui avevofresibiliti della sua realizzazione. quentato dop Juan, avevo senza dubbio provato un progressivo allentarsi dei miei legami personalicon il mondo, ma questo era successosul piano intellettuale;nella mia vita di ogni giorno non avevosubito nessuncambiamento,fino a quando non avevoperso la forma umana. Consideravocon la Gorda che il concettodella perdita della forma umana si riferisce a una condizionefisica in cui cadel'aoprendista al raggiungimento di una certa soglia nel corso delle Comunquesia il risultato finale di questapersue esercitazioni. dita, per la Gorda e per me consistette,abbastanzastranamente, non solo nel sospiratoe desideratosensodi distacco,ma anche nel compimentodel nostro elusivo compito di ricordare. E anche in ouesto ^IJna casoI'intellettosvolseuna Dartedel tutto trascurabile. notte Gorda e io stavamodiscutendoun film. Era andata a vedereun film per adulti, e io ero impaziente di sentire la sua descrizione.Non Ie era piaciuto affatto. Sostenevache era una esperienzadebilitante,perch6essereun guerriero comportava una vita austerain assolutocelibato,come il Nagual Juan Matus. Le dissi che sapevoper certo che a don Juan le donne piacevano e che non era celibe,e trovavoIa cosasimpatica. " Sei matto!" esclambcon una punta di divertimentonella voce. n Il Nagual era un guerriero perfetto.Non caddemai nei tranelli della sensualitd. " Volle sapere perchd pensavoche don Juan non fossecelibe. in Arizona all'inizio del mio apLe narrai un incidente successo prendistato.Stavo riposandoin casadi don Juan dopo una giornata di spossantegirovagare.Don Juan sembravapiuttosto nervoso. Continuava ad alzarsi per andare a guardare fuori della porta. Parevaaspettarequalcuno. Poi, a un certo punto, mi disse che una macchinaera appenaapparsaalla curva della stradae si dirigeva versola casa.Disse che era una ragazza,una sua amica, e veniva a portargli delle coperte.Non avevomai visto don Juan imbarazzato,e mi sentivo molto triste vedendolocosi agitato da non saperecosafare. Pensaiche non volesseche io la conoscessi. Gli proposi di nascondermima nella stanza non c'era un luogo adatto, cosi mi fece sdraiare sul pavimento e mi copri con una

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97 4. Il dono deLL'Aqutla

stuoia di paglia. Sentii il rumore di un motore che veniva spento e poi, attraversogli spiragli della stuoia, vidi una ragazza ritta sulla soglia.Era alta, snellae giovanissima.Mi sembravabella. Don Juan le stavadicendoqualcosaa bassavoce,in un tono intimo. Poi si voltdadditandomi. n Carlos d nascostosotto la stuoiau disse alla ragazza,a voce alta e distinta.nSalutalo.n La ragazzami salutb agitandouna mano con un sorrisomolto amichevole.Mi sentii stupidoe me la presi con don Juan per avermi messo in quella situazione imbarazzante.Mi sembrava evidenteche stessecercandorimedio al suo nervosismoo, ancor peggio,che stessecercandodi pavoneggiarsicon me. Quando la ragazzase ne fu andata, gli chiesi irritato una spiegazione.Mi rispose candidamenteche era stato obbligato a farlo perchdmi si vedevanoi piedi e lui non sapevache cos'altro inventare.Questaspiegazione mi chiari tutta la sua manovra;si era fatto bello della sua amichettacon me. Non era possibileche mi si vedessero i piedi perch6li avevoripiegati sottole cosce.Risi con aria d'intesae don Juan si senti obbligatoa spiegarmiche gli piacevanole donne,soprattuttoquella ragazza. Non dimenticaimai quell'incidente.Don Juan non ci tornb pii.sopra. Ogni.qualvoltavi accennavo, mi interromp^eva. Continuai a pensarein modo ossessivo a quella ragazza.Speravoche un giorno potesse venirmi a trovare,dopo aver letto i miei libri. La Gorda s'eraagitatamolto. Mentre parlavocamminavasu e gii per la stanza..Stava per.piangere. I.mmaginaiche,potessero esserein gioco ogni sorta di intricate reti di rapporti. La Gorda era possessiva e stava reagendocome una donna minacciata da una rivale. " Sei per casogelosa,Gorda?, chiesi. oNon fare lo stupido, disse in tono irritato. "Io sono un guerrierosenzaforma. Non mi d rimasta alcuna invidia o geloSla. >)

Accennaia un fatto che mi avevanoriferito i Genaros,che la Gorda era la donnadel Nagual. La sua vocedivennea mala pena udibile. n Credodi si, disse,e si sedettesul letto,con uno sguardovago. n Ho questasensazione. Non so come,perb. In questavita il Nagual Matus d stato per me quello che d statoper te. Non era o un uomo.Era il Nagual. Non gli interessava il sesso. Le garantii che io avevosentitodon Juan dichiararela sua simpatiaper quella ragazza. nHa dettodi aver fatto I'amorecon lei?, chiesela Gorda. "No, non I'ha detto,ma si capivada comene parlava, dissi. 98

"Ti piacerebbeche il Nagual fossecome te, vero?' fece con un sogghigno.u Il Nagual era un guerrieroimpeccabile. " Credevo di aver ragione e di non aver bisogno di cambiare la Gorda dissi che forse quella raopinione.Solo per assecondare gazzae,raun'apprendistadi don Juan, se non I'amante. Segui una lunga pausa. Quello che avevodetto ebbeI'effetto di sconvolgermi.Fino a quel momento non avevopensatoa una simile eventualiti. Un pregiudiziomi avevamessoin un vicolo cieco,togliendomiIa possibilitidi rivederela mia opinione. La Gorda mi chiesedi descriverequella ragazza.Non potei farlo. In realti non avevobadato al suo aspetto.Ero stato troppo irritato. Anche lei era sembratatoccatada ouella situazioneimbarazzantee si era alfrettata ad andarsene. La Gorda disseche,senzauna ragioneapparente,sentivache quella donna dovevaessereuna figura chiavenella vita del Nagual. Queste parole ci portarono a parlare degli amici di don Per ore ci dibattemmonel tentativodi Juan che noi conoscevamo. mettereinsieme i frammenti di notizie che avevamosui suoi compagni. Le raccontaidelle diversevolte nelle quali don Juan mi aveva portato ad assisterea cerimonie del peyotl6.Le descrissi tutti quelli che avevovisto.Non ne riconobbenessuno.Mi resi alpii personelegatea don Juan di lora contoche forse io conoscevo quanto non ne conoscesse lei. Ma qualcosadi quel che avevodetto le fecescattareil ricordo di una volta in cui avevavisto una ragazza che portava il Nagual e Genaro in una vetturetta bianca. La donna lascibi due uomini sulla porta di casadella Gorda e. La Gorda pensavache prima di partire, la guardbattentam'ente. la ragazzaavessesoltantodato un passaggio al Nagual e a Genaro. Ricordai allora che io ero uscito da sotto la stuoia a casa di don Juan giusto in tempo per veder partire una Volkswagen bianca. Le ricordai un secondoepisodioriguardante un altro amico di don Juan, uno che un giorno,nel mercatodi una citti del Messico settentrionale,mi avevadato alcune piante di peyotl. Anche lui mi aveva ossessionatoper anni. Si chiamava Vicente. All'udirne il nome il corpo della Gorda reagi come se le avessero toccatoun nervo.La sua vocedivennestridula.Mi chiesedi ripetere quel nome e descriverequell'uomo.Di nuovo non riuscii a mettereinsiemeuna descrizione. L'avevovisto solouna volta, per pochi minuti, pir) di dieci anni prima. 6 Peyotl o peyote:(lophophora zuilliamsii)€ una piccola cactaceanon spinosae di forma cilindrica, copertadi lunghi peli biancastri.Pianta allucinogena e psicotropica,va raccoltae ingerita con un particolarerituale.

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La Gorda e io attraversammo un periodoquasi di rabbia,non I'uno versoI'altro, ma versoquella situazioneche ci tenevaprigionieri. L'episodiofinale che sollecitbil completamento dei nostri ricordi accaddeun giorno in cui avevo il raffreddore e la febbre molto alta. Ero rimasto a letto, semiassopito, con i pensieriche mi vagavanosenzameta nella mente. Per tutto il giorno avevo avuto nelle orecchiela melodiadi una vecchiacanzonemessicana. A un certo punto sognavoche qualcunola stavasuonandocon Ia chitarra. Mi lamentaidella sua monotonia,e la personacon cui stavoprotestandomi scaglibla chitarra contro lo stomaco.Balzai indietro per evitareil colpo, pestaila testa contro il muro e mi svegliai.Non era stato un sognochiaro, era solo la melodiache mi avevaossessionato. Non potevoliberarmi dal suonodella chitarra; continuavaa tornarmi in mente. Rimasi destoa meti, ad ascoltarla.Mi sembravadi star entrando nello stato di sognouna scenadi sognovivida e particolareggiatam'apparve dinanzi agli occhi.Nella scenac'era una ragazzasedutavicino a me. Potevo distinguerele sue fattezzein tutti i particolari. Non sapevo chi fosse,ma la sua vista mi colpi. Mi svegliaisubito.L'ansieti che mi provocavail suo viso era cosi profonda che mi alzai e cominciai a camminare come un automa avanti e indietro. Sudav rispose.u Sono sicura che se ci proviamo ci riusciamo, poich6non c'd gradualiti in quel che fa un guerriero.C'd solo il poterepersonale.E ormai noi lo abbiamo.Dovremmo iniziare il sognoda due posti differenti, il pir) lonranopossibilel'uno dall'altro. Quello che entra per primo nel sogno attende l'altro. Una volta che ci siamo ritrovati, ci prendiamo sotto braccio e avanziamopii a fondo insieme." Le dissiche non avevoidea di comeaspettarla,se fossientraLo nel sognoper primo. Anche lei non era in grado di spiegarmi comesi facesse,ma mi disseche aspettareI'altro sognatorecorrispondevaa quello che Josefinaavevachiamato> 116

All'inizio, proprio come la Gorda, io I'avevo fatto stando sdraiato supino, finch6 un giorno don Juan non mi aveva consigliato che per conseguireil miglior risultato dovevosedermi su una morbida stuoia sottile, con le piante dei piedi congiunte,e le coscea contatto della stuoia. Mi fece notare, poich6 avevo le giunture delle anche elastiche,che dovevoesercitarleal massimo, per cercaredi far ben aderire le coscealla stuoia.Aggiunseche se io fossientrato nel sognoin quella posizione,il mio corpo non sarebbe scivolatoo caduto n6 a sinistra n6 a destra, ma mi sarei piegato in avanti con il tronco e avrei appoggiatola fronte sui oiedi. Un altro argomentodi grande importanza riguardava I'ora in cui sognare.Don Juan ci disse che le ultime ore della notte e quelle del primo mattino erano di gran lunga le migliori. Il motivo per cui le preferiva era quel che lui chiamavauna rispose." E qualcunoche non sonomai riuscita a vedereme l'ha insegnatoin sogno.Era solouna voceche mi dicevaquel che dovevo fare. Il Nagual mi affidb il compito di imparare a volare in sognoe la voce mi insegnbcome fare. Mi sono poi occorsidegli anni per imparare a trasferirmi dal mio corpo normale, quello che si pud toccare,al corpo sognante.>> o Questome lo devi spiegare,Gorda, dissi. nTu stavi imparando a entrare nel tuo corpo sognantequando sognauidi usciredal tuo corpo) continublei. uMa, secondo me, il Nagual non ti ha impostonessuncompito specifico,cosi tu hai proseguitoa modo tuo comepotevi.A me inveceera stato impostodi usare il mio corpo sognante.Lo stessocompito era stato dato alle sorelline.Per quanto mi riguarda, una volta sognaidi volare comeun aquilone. Lo riferii al Nagual, perch6mi era piaciuta la sensazione di librarmi in aria. Presela cosamolto sul serio e la trasformdin un compito. Disse che non appenasi impara a sognareogni sognoche si ricorda non d pir) un mero sogno,ma un sognare. "Allora cominciai a cercare di volare in sogno. Ma non ci riuscivo; pii cercavodi intervenire sul mio sogno,pit diventava difficile. Alla fine il Nagual mi dissedi interrompere i miei tentativi e lasciareche la cosasuccedesse spontaneamente. Pocoalla volta cominciai a volare in sogno.Questo accaddequando una voce comincib a dirmi cosa dovevofare. Ho sempre avuto I'impressioneche fosseuna vocedi donna. ,.Quando ebbi appresoa volare bene, il Nagual mi disseche dovevoripetere da svegliaogni movimentodel volo che facevonel sogno.Ti d capitata la stessaoccasionequando lo smilodonteti insegnbcome dovevi respirare. Ma tu non ti sei mai trasformato in tigre ne| sogno,cosi non hai potuto cercaredi farlo nel modo giusto da sveglio.Io perd ho imparato a volare in sogno.Spostan718

do I'attenzionesul mio corpo sognante,riuscii a volare come un aquilone ancheda sveglia.Te l'ho mostratouna volta, perchdvolevo farti vedereche avevoimparato a usare il mio corpo sognano te, ma tu non hai capito cosastessesuccedendo. Si riferiva a quando mi avevaspaventatocon una azione per me incredibileballonzolandosu e gii per aria comeun aquilone. La cosaera cosi straordinaria per me, che non riuscivo neanchea trovareil bandolodi una spiegazione logica.Di solito,quandomi trovavo di fronte a cosedi questogenere,le cacciavoin una categoria informe di percezioni in condizione di tensioneacuta. In questi casi arguivo che Ia percezionepotevaessereprofondamente alteratadai sensi.Questaspiegazione in realti non spiegavanulla, ma sembravatranquillizzarela mia ragione. Dissi alla Gorda che in quello che lei avevadefinitoil trasferirsi nel suo corpo sognante,dovevaessercistato qualcosadi pit della sempliceripetizionedell'attodi volare. Ci pensbsu un poco prima di rispondere. " Pensoche il Nagual abbiadetto anche a te che I'importante in questo trasferimentod fissare la secondaattenzione" rispose. o Il Nagual dicevache d I'attenzioneche fa il mondo; senzaalcun dubbioavevaragione. Dovevaavere un valido motivo per dire cosi. Era maestrodell'attenzione,lui. Pensoche lui abbia lasciatoa me lo scoprireche, per trasferirmi nel corpo sognanle,dovevosolo focalizzarel'attenzionesul volo. Quello che importava era immagazzinareI'attenzioneneI sogno,osservaretutto quel che facevo quando volavo. Era I'unico modo per addestrarela mia seconda attenzione.Una volta consolidata,il solo concentrarlaun poco sui particolari e sulla sensazionedel volo mi procurava sempre pii sognzdi volo, finchd mi divenneabitualesognaredi veleggiare in aria. n Per quanto riguardava il volare, la mia secondaattenzione era dunque pronta. Quando il Nagual mi assegnbil compito di trasferirmi nel mio corpo sognante,per me volle dire dedicarmi alla secondaattenzioneda sveglia.Pensoche la cosafunzioni in questomodo: la prima attenzione,I'attenzioneche crea il mondo, non pud mai esseredel tutto sconfitta,ma soltantosottomessaper breve tempo e sostituita dalla secondaattenzione,purch6 il corpo ne abbia immagazzinata abbastanza.Sognare d naturalmente un modo per farlo. Credo quindi che per trasferirsi nel proprio corpo sognanteda sveglibisognaesercitarsia sognarefi4o a quando non ti escedalle orecchie., o Riesci a trasferirti nel corpo sognante ogni volta che lo vuoi?uchiesi. 119

(No, non d cosi facile, rispose. "Ho imparato a ripetere i movimentie le sensazioni del volo da sveglia,e tuttavianon posso volare ogni volta che lo voglio. C'd sempreuna barriera per accedere al corpo sognante.A volte sentoche questabarriera d aperta; allora il mio corpo d libero e riescoa volare comein sogno.>> Dissi alla Gorda che nel mio casodon Juan mi avevadato tre compiti per esercitarela secondaattenzione.Per primo dovevoritrovarele mie mani in sogno.Poi mi avevaraccomandato di scegliere un ambiente,concentraresu di essol'attenzione,e mettermi a sognnredi giorno per vederese riuscivoad andarci.Mi sugpreleribilmenteuna geri di metterciqualcunodi mia conoscenza, donna,con un duplice scopo:primo, controllarei sottili cambiamenti che indicassero che io ero presentein sogno;secondo, isolare quei particolari poco vistosi sui quali si sarebbefocalizzatala mia attenzione. Il problema piri serio per il sognatoresotlo questo punto di vista d la rigida fissazionedella secondaattenzionesu un particolare che passerebbe proprio inosservato all'attenzionedella vita di ogni giorno,creandoin tal modo un ostacoloinsormontabilealla verificadel risultato.Quello che si cercain sognonon d quello a cui si prestaattenzionenella vita quotidiana. Don Juan dicevache ci si sforzadi immobilizzarelaseconda attenzionesolo nel periodo dell'apprendimento.In seguitouno develottarecontrola spinta quasi invincibiledella secondaattenzione e lanciare solo sguardi frettolosi attorno a s6. Nel sogno ci si deve accontentare della possibilerapidissimavisionedi tutto. ci si concentrasu qualcosa,subitose ne perdeil controllpp.nu IO.

L'ultimo compitodi caratteregeneraleche mi diedefu quello di usciredal mio corpo.Ci ero quasi riuscitoe per tutto il tempo I'avevoritenuto il mio unico successo effettivonel sognare.Don nel sognola sensazioJuan se ne andb prima che io perfezionassi ne di poter condurretutti i miei soliti affari mentre stavosognando. La sua partenzainterruppequella che pensavosarebbedivenuta un'inevitabile sovrapposizionedel tempo del sogno con la mia vita di ogni giorno. Per spiegareil controllodella secondaattenzione,don Juan introdusseI'ideadella uolontd.Disseche Ia uoLontd nub esseredescritta come il pii stretto controllo della luminoiita d.l .orpo quale campodi energia;oppure comeun livello di abiliti, o uno statoesistenziale che piomba all'improvvisonella vita quotidiana di un guerriero.Lo si pub sentirecomeuna forza che irradia dal centrodel corpodopo un momentodi assolutosilenzio,o di pro120

fondoterrore,o di cupa malinconia;mai dopo un momentodi felicitd, poich6 la feliciti d troppo tumultuosa per permettereal rluerriero la concentrazionenecessariaa usare la luminositi del corpoe trasformarlain silenzio. n Il Nagual mi ha detto che la tristezzaper un essereumano d potente quanto il terrore, disse Ia Gorda. "La tristezza fa spargereal guerrierolacrimedi sangue.Tutt'e due possonoportare al momentodi silenzio.Oppure il silenzioarriva da s6, poit:h6il guerrierolo.cercaper tutta la vita.> " L'hai mai sentito,tu, questo momento di silenzio?, le chiesi. o Ma si, certo, solo che non mi ricordo a cosaassomigli" rispose.( Tu e io I'abbiamogii sentito,ma n6 tu nd io ce ne ricordiamo pii. Il Nagual dicevache d un momentodi oscuriti, un momentoancorapii silentedi quello in cui si interrompeil dialogo interno.Quell'oscuritd,quel silenzio,fanno sorgerel'intento di dirigerela secondaattenzione,di comandarla,di renderlaoperante. Eccoperchdsi chiamauolontd.L'intento e il suo effettosono la uolontri.Il Nagual dicevache sonoindissolubili.Mi raccontava tutto questoquando stavocercandodi imparare a volare in sogno.L'intento di volareproducel'effettodi volare." Le dissi che io avevoin pratica cancellatoogni possibiliti di soerimentare la uolontd. ' u Ce la faraio dissela Gorda. u Il guaio d che tu e io non siacuriosi di saperecosali sta capitando.Non senmo abbastanza tiamo la nostra uolontd perch6 pensiamo che dovrebbeessere qualcosache noi siamo perfettamentesicuri di fare o di sentire, come I'arrabbiarci,per esempio.La uolontdE invecesilenziosa, discreta.La uolontdappartieneal nostroaltro io." " Quale altro io, Gorda?" chiesi. . Sai di che sto parlandou risposebrusca." Noi siamonel nostro altro io quando sogniamo.Ormai siamo entrati nell'altro io un gran numerodi volte,ma non siamoancoracompleti.o Ci fu un lungo silenzio.Dovetti ammetterea me stessoche non eravamoancoracompleti.Capivo che volevadire che eravamo sempliciapprendistidi un'arte senzalimiti. Ma poi mi balend il pensieroche lei volesse dire qualcosadi diverso.Non era un pensierorazionale.Prima provai come un formicolio al plessosolare, poi mi venne l'idea che alludessea qualcos'altro.Sentii la rispostadopo.Mi venneaddossotutta d'un colpo,comeun masso. Compresi che era tutto li, prima alla punta dello sterno,e quindi nella mente. Il problemaera che non riuscivoa districare abbastanzain fretta quello che sapevoper poterlo esprimerea parole. t2l

La Gorda non interruppe il corsodei miei pensieri con ulteriori commentio gesti. Se ne stavatranquilla in attesa.Sembrava cosiunita a me dal di dentro che non c'era bisognodi dirci nulla. Resistemmoa questosentimentodi comunionetra di noi ancora per un po', poi ne fummo travolti. La Gorda e io ci calmammo poco alla volta. Alla fine cominciai a parlare. Non che sentissiil bisognodi ripetere quello che avevamosentito e conosciuto in comune,ma solo per ristabilire il nostro terreno di discussione, le dissi che sapevoin che sensoeravamoincompleti,solo che non potevoestrinsecarequestamia conoscenza. nCi sonotante e tante coseche sappiamo"mi disse.uE tuttavia non possiamotrarne vantaggiopoich6in realti non sappiamo come portarle fuori di noi. Tu hai appena cominciatoa sentire questoimpulso.Io I'ho avutoper anni. So e non so. Quando cerco di dire quello che so, il pir) delle volte m'impappinoda sola e u parlo comeun'imbecille. Capivo cosavolessedire, e la capivo a livello fisico. Sapevo qualcosadi assolutamentepratico ed evidente sulla uolontrl e su quello che la Gorda avevachiamatoI'altro io, eppure non potevo spiccicareuna sola parola su cib che sapevo,non perchdfossi reticenteo imbarazzato,ma perch6non sapevoda dove cominciare, o comeorganizzarele mie informazioni. "La uolontdrappresentaun controllodella secondaattenzione cosi completoda esserechiamatoil proprio altro, dissela Gorda dopo una lunga pausa.nNonostantetutto quello che abbiamofatto, conosciamosolo una minima parte del nostro altro. Il Nagual 'ha lasciatoa noi di completarela nostra educazione.Ecco il nostro compitodi ricordare.u Si batt6 la fronte con il palmo della mano, come se si fosse improvvisamentericordata di qualcosa. u Gesi Santo! Ci stiamo ricordando del nostro altro! escla" mb, con un tono di voceche rasentaval'isterismo.Poi si calmd, e nA quanto pare siamo gii continuba parlare in tono sommesso. stati la, e I'unico modo di ricordarcelo E quello che stiamo seguendo,scaricandoi nostricorpi sognanlimentresogniamoinsiemg. >>

oCosavuol dire scaricarei nostri corpi sognanll?,chiesi. ( Tu stessohai visto quando Genaro scaricavavia il suo corpo n riprese.uSi spiccavia comeun proiettilerallentato;di sognante fatto si attaccae si staccadal corpo fisico con un colpo secco.Il Nagual mi diceva che il corpo sognantedi Genaro potevafare la maggior parte delle coseche facciamonoi normalmente;era solito venire da te in quella forma per farti agitare. Ora so cosacerca122

vano il Nagual e Genaro. Volevano che tu potessiricordare, e a rluestoscopoGenaro facevacoseincredibili davanti a te, scaricanrloneil suocorposognante.Ma era inutile., nNon sapevoche fossenel suo corposognanle, dissi. nNon sapevi perch€non guardavi disse.nGenaro tentava di " {'artelocapire cercandodi fare delle cose che il corpo sognante non pud fare, comemangiare,bere, e cosi via. Il Nagual mi diceva che Genaro scherzavacon te dicendoche avrebbecacatoe fatto tremarele montagne., u Perch6non pub fare tutto questoil corpo sognante? chiesi. " u Perch6 rl corpo sognante non pub manovrare l'intento di mangiareo di bereu rispose. "Che vuoi dire, Gorda?"le chiesi. u La grande impresa di Genaro fu che nei suoi sogni imparb a conoscereI'intento del corpo" mi spiegb.n Portb a termine quello che tu avevi cominciato.Riusci a sognaretutto il suo corpo alla perfezione.Ma il corposognanteha un intento diversoda quello del corpo fisico. Per esempioil corpo sognantepub passareattraversoun uomo, perchdconosce I'intentodi dissolversinell'aria. Il corpofisico conosceI'intento di mangiare,ma non quello di sparire. Per il corpo fisico di Genaro il passareattraversoun muro sarebbestato altrettanto impossibilequanto il mangiare per il suo corposognante.>> La Gorda rimasein silenzioper un po', quasi per considerare quello che aveva appena detto. Volevo aspettareprima di porle altre domande. oGenaro avevapadroneggiatosolol'intento del corpo sognanle " dissea bassavoce. ( InveceSilvio Manuel era il padroneassoluto dell'enlento.Ora capiscoche il motivo per cui non riescoa ricordarmeneil visod che lui non assomigliava > a nessuno. .Cosa ti fa dire questo,Gorda?" le cf,iesi. Comincib a spiegarmiquel che intendeva,ma sembravaincapacedi parlare coerentemente. Di colpo sorrise.Le si illuminb lo sguardo. " Ci sono!" esclamd." Il Nagual mi disseche Silvio Manuel era padrone d,ell'intentoperchd era in permanenzanel proprio altro. Era lui il vero capo.C'era lui dietro ogni azionedel Nagual. In realti fu lui che costrinseil Nagual a prenderti sotto la sua tutela.> All'udire questeparoledella Gorda provai un intensodisagio fisico. Mi venne da vomitare e feci uno sforzo straordinario perch6 lei non se ne accorgesse. Le voltai le spalle e cominciai ad avere dei conati. Per un istante smise di parlare e poi continub 123

come se avessedecisodi ignorare le mie condizioni. Invece, comincib a inveirmi contro. Disse che era tempo che parlassimodei nostri rancori. Mi buttb in faccia il mio risentimentoper quello a Citti del Messico.Aggiunse che quel rancore che era successo non dipendevadal fatto che lei s'era schieratacon gli altri apprendisti contro di me, ma dall'aver partecipatoal mio smascheramento.Le spiegaiche non c'era pii alcuna traccia di quel sentimento. Fu irremovibile.Sostenneche se non lo avessiaffrontato, sarebberinato in un modo o nell'altro. Insistetteche il punto crucon Silvio Manuel. cialedella faccendaera la mia associazione Non riuscivo a credereai mutamenti di umore che mi Drovocaronoquelle parole. Mi sdoppiaiin due persone- uni furibonda con la bava alla bocca,I'altra calma, osservatrice.Ebbi un dolorosospasmofinale e diedi di stomaco.Ma non era la nausea che mi avevacausatoIo spasmo.Era piuttosto una collera incontrollabile. Quando alla fine mi calmai, ero imbarazzatolal.mio comportamento e mi preoccupaiall'idea che un simile incidente potesse capitarmi di nuovo in altre circostanze. " Appena accetteraila tua vera natura, sarai libero dalla collerau dissela Gorda in tono indifferente. Volevo discutere con lei, ma ne vidi I'inutiliti. lnoltre quell'attaccodi ira mi avevasvuotatodi energia.Mi venneda ridere all'idea che non avrei saputocosafare se lei avesseavuto ragione. Mi vennein mente allora che, se potevodimenticarmi della donna Nagual, potevaesserepossibiletutto. Avevo uno strano sensodi caldo o di irritazione alla gola, come se avessimangiato del cibo molto piccantee speziato.Ebbi un soprassaltodi paura, quasi che qualcunomi fossesgusciatoalle spalle,e in quel momento seppi qualcosache non avevoalcuna idea di sapereun attimo prima. La Gorda avevaragione.Silvio Manuel era davvero statoil mio protettore. La Gorda rise sonoramentequando glielo dissi. Dichiard che anchelei s'eraricordataqualcosadi Silvio Manuel. oNon Io ricordo come persona,come invece ricordo la donna Nagualn continub.nMa ricordo quello che mi dissedi lui il Nagual., uCosati disse?,chiesi. u Mi disseche quandoSilvio Manuel era su questaterra, assomigliavaa Eligio. Una volta spari senzalasciaretraccia e se ne andb nell'altro mondo.Stettelontano per anni, poi un giorno tornb. Il Nagual disseche Silvio Manuel non ricordava dove fosse stato o cosaavessefatto, ma il suo corpo era diverso.Era ritornato in questomondo,ma ci era tornato nel suo altro. " 124

"Che cosadisseancora,Gorda?, chiesi. * Non mi ricordo pir) rispose. . E co*e se guardassiattraver" so la nebbia." saremmoarrivati Sapevoche se ci fossimoslorzati abbaslanza, ;r scoprirein quel momentostessochi era Silvio Manuel. Glielo rli ssi. " Il Nagual dicevachel'intento d presentedappertutto"disse
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