Calzecchi Onesti Leggo Marco e imparo greco.pdf
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PREFAZIONE
Copertina: Studio Aemme Illustrazione di copertina: Marco scrive il Vangelo (da un manoscritto miniato del sec. XIII del Monastero diPatmos)·
I edizione 1993
© 1993 EDIZIONI FIEMME S.p.A. . ·
15033 Casale Monferrato (AL) : Via del Carmine 5 Tel. 0142/3361 - Fax 0142/74223
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Questa proposta di lavoro è ambiziosa nella sua modestia: promette a chi l'accetterà di {(leggere" direttamente il greco di Marco al più presto! Intendiamoci bene, ual più presto" non vuol dire ud'un colpo", che sarebbé effetto di inagia, non di studio. Ci vorrà senza dubbio la pazienza di entrare in possesso degli indispensabili rudimenti iniziali per poter matt:rialmente leggere il greco e poi converrà lasciarsi accompagnare, quasi per mano, a decifrarlo. Ma il ulettore" si accorgerà che, acquistando via via sempre nuovi elementi di conoscenza, diventerà proporzionalmente sempre più autonomo e àvrà ben presto la soddisfazione di anticipare sulle note d'aiuto la sua diretta comprensione del testo: invece di aiuto, le note a questo punto gli daranno la conferma che ha ca'pito bene. 'E verrà il momento che non avrà neppure più bisogno della conferma. So per prova che per questa strada è possibile arrivare in un tempo ragioneoolmente breve - diciamo un anno di lavoro attento e costante - a un grado di conoscenza della lingua tale, da potere, senza obiettive difficoltà, servir. si per conto proprio di tutti gli strumenti disponibili (grammatiche avanzate, . dizionar; testi appositamente preparati eccetera) per approfondire e ampliare le proprie conoscenze linguistiche e affrontare non solo gli altri testi neotestamentari e biblici e patristic; ma anche i classici. Non si tratta, infatt; di una capricciosa improvvisazione, ma del /rutto di una lunga e meditata esperienza - nel ginnasio superiore per lunghi ann; e poi nella Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale e per un periodo anche nel Seminario di Saronno. La riuscità di molti alunni adult; che non avevano mai fatto studi classit:; mi ha incoraggiato a passare dalle dispense, più e più volte sperimentate e rielaborate, alla stampa~ Il corso è costituito da venticinque Unità di Lavoro. Le prime tre intendono dare gli strumenti materiali della lettura. Nomi propr; parole isolate, semplici frasette che tutti conoscono (come «Kyrie, eleison») sono il punto di partenza per apprenderea riconoscere, via via, tutte le lettere dell'alfabeto e tutti gli altri segni necessari: ecco il contenuto della Unità di Lavoro n. l. Nella n. 2 e 3 un testo semplicissimo, perché ripetitivo -la Genealogia di Gesù Cristo secondo Matteo (Mt l, 1-11)- accompaf!.na riconoscere le parti del discorso (le stesse dell'italiano) e a scoprire che cambia la finale delle parole per indicarne la funzione nella /rase.
18 le unità in cui è distribuito il testo dei primi dodici capitoli di Marco: il primo da solo se ne prende cinque (l'avvio di ogni percorso è necessariamente lento!)j il secondo e il terzo ne occupano due dascunoj poi ogni esaurisce un capitolo. Il testo è offerto per pericopz; dascuna con il proprio titolo.: sotto il titolo è _data l'indicazione dei passi paralleli degli altri evangelisti, che si prestano molto bene a utili esercitazioni personali. Quattro unità, la 9, la 16, la 21 e la 25 offrono una guida utzle a sistemàre · .- __ cirganicamen~e e a fissare nella memoria l'appreso: sono come fermate, offerte _.._: a chi studia per diventare consapevole delle conoscenze e degli strumenti di • cui è man mano entrato in possesso. -Come si vede, il metodo è quello della valorizzazione delle capadtà intui- · tive, che vengono eserdtate sul diretto banco di prova dei test~ non senza il supporto del ragionamento. In secondo tempo subentra la sistemazione delle - · - -·conoscenze, che diventano così possesso consapevole. · In· appendice sono offerte le preghiere e gli im'Ji contenuti nei vangeli: il Padre nostro, la prima parte dell'Ave Maria, il Magni/icat, il Benedictus, il · •Nunc dimittis e il biblico Canto dei tre giovani (Daniele 3, 52-56),. inoltre -il Credo e varie preghiere tolte dalla Liturgia di san Giovanni Crisostomo, come è in uso nel Monastero di Grotta/errata (Roma). ·. . Tutto questo materiale è offerto con traduzione materiale interlineata, come invito a servirsene subito per pregare. È bello che il greco; la lingua in cui hanno pregato i primi cristiani nel vasto impero di Roma, divenga anche per ·.- noi lingua di preghiera. Ce lo /a sentire {(nostro", d motiva ad apprenderlo. _ --Alla fine, senza più bisogno di '~stampelle", gusteremo il nostro pregare in greco. Quanto agli ultimi quattro capitoli del Vangelo di Marco, è inutile dire che chi ha letto, con la guida che gli è stata offerta, i primi dodici è certamente in :grado di leggerli senza altro aiuto, sul proprio testo del Nuovo Testamento, .magari paragonando la propria diretta comprensione con varie traduzion~ latino, in italiano, nelle lingue moderne che conosce. · Il testo consigliato è NESTLE- Ar.AND, Novum Testamentum, Graece et Deutsche Bibelgesellscha/t, Stuttgart 1991. Si tratta dell'edizione critica più recente, condotta - dopo una amplissima revisione di tutti i codid antichi - da un gruppo di studiosi di varie con/es· - siòni cristiane: tra quest~ il nostro Cardinale Carlo Maria Martini.
LA LINGUA -DEL NUOVO TESTAMENTO
_La lingua in cui fu scritto il Nuovo Testamento è il greco corrente- koi= iÀ.tn:1toç BÙp't'OÀ.OJ.Latoç
n
I NOMI
COME SI LEGGONO
aÀ.ùia. 1t8pt0'1tffij.!ÉV1'j. -Come le parole italiane, così le parole greche possono essere monosillabe, bisillabe, trisillabe, o avere quattro, cinque, forse fino a sei sillabe. Ma agli effetti dell'accento, per il greco, importano solo le ultime tre: in italiano, invece, sono interessate all'accento le. ultime quattro; poiché abbiamo parole .con l'accento sulla quartultima, semplici come "còniuganc(; o composte come "dàteglielo", "rendétemelo". Secondo l'accento, noi chiamiamo le parole tronche, piane, sdrucciole, bisdrucciole. · · · greco ha due serie di denotazioni, riguardanti rispettivamente l' accento acuto e il circonflesso. L'accento grave dovrebbe essere segnato su tutte le sillabe dove non c'è né acuto. né circonflesso: queste sillabe sono dette baritone, cioè pronun.ciate con tono basso. Diventa grave l'acuto delle parole "ossitone" (v. sotto), seguite da altra parola senza interpunzione: ui6ç figlio, ma uiòç à.ya.myc6ç /iglz'o amato.
..... n
. Ma vecllamo con una serie di esempi le condizioni d'uso dell'accento acuto e le denotazioni delle parole che lo portano. l. Ecco cinque parole con accento acuto sull'ultima sillaba, ossia cinque parole ossitone: una è monosillaba, due sono bisillabe, una trisillaba, una quadrisillaba. .
croç' tuo àpxi] · principio 606ç strada . ùtùa.xi] insegnamento à.ya.1t1'j't6ç diletto Due .di queste parole finiscono con sillaba lunga (1'j), tre con ve (o): questo dimostra che una parola ossitona può indifferentemente re l'ultima sillaba lunga o breve.
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UNITÀ DI LAVORO n. l
2. E queste sono quattro parole parossitone, che hanno, cioè,l'accento acuto sulla penultina sillaba: evidentemente hannd tutte due o più sillabe: ~f.l.Épa
giorno
npocprJ1:1]ç . pro/eta iiv9oç fiore 'Iroavv11ç Giovanni Notiamo che tre finiscono con sillaba lunga (a lungo o 11) e ~a con sillaba breve (o): ciò vuoi dire che la lunghezza dell'ultima sillaba è indif·ferente perché l'accento possa stare sulla penultima. Anche la lunghezza della sillaba che porta l'accento, la penultima, è - come si vede - indifferente. . 3. Terzo caso, dimostrato da quattro parole, evidentemente di non meno di tre sillabe. Di fatto la prima ha tre sillabe, la seconda e la terza ne hanno quattro, la quarta ne ha cinque. Queste parole hanno l'accento sulla terzultima sillaba, sono proparossitone: TtVEUf.l.U't'Oç dello spirito ànocr"CoA.oç apostolo f.l.e'tavota conversione aòrwyéA.tov evangelo (buon annunc,io) Notiamo che la sillaba che porta l'accento è lunga nella prima parola, breve nelle altre: dunque è indifferente la sua lunghezza. Ma notiamo che in tutte e quattro l'ultima sillaba è breve: e questa è condizione neces.saria perché l'accento possa stare sulla terzultima. Dovesse cambiare la lunghezza dell'ultima, cambierebbe anche la sede dell'accento .. E ora veniamo alla casistica dell'accento circonflesso, che è più semplice. Si danno solo due sedi, l'ultima e la penultima sillaba: condizione perché siano sede dell'accento è che siano lunghe (la definizione stessa di accènto circonflesso lo chiede); condizione perché stia sulla penultima, è che l'ultima sia breve. . 4. Ecco quattro parole perispomene, cioè con l'accento circonflesso sul~ l'ultima sillaba: y~
terra 'Cpeì'ç tre àpx~ç del principio 'YPUf.l.f.l.U'CEÌç scribi Due di queste parole sono monosillabe, una bisillaba, una trisillaba, ma il numero delle sillabe è indifferente. La condizione è che sia lunga l'ultima
sillaba (condizione necessaria, anche se non tutte le parole che '-"wuv -~·'"'" sillaba lunga accentata sono perispomene: ne abbiamo appena · ossitone).
5. Ed ecco tre parole properispomene, cioè con accento circonflesso sulla
;,< ''.:W
penultima sillaba: ~fjA.oç
zelo, gelosia
notet'Ce voi /ate (o fate voi!) dJ 'lepocroÀÙf.l.t'Ca o Gerosolimitano! Le -tre parole rispondono alla condizione che l'ultima sillaba sia breve e la penultima lunga. Se l'ultima sillaba dovesse diventare lunga nella flessio- . ne, cambierebbe la natura dell'accento.
·b) Quando variano le condizz'oni Abbiamo già capito che la sede dell'accento non è stabile, ma varia se· variano. le condizioni che permettono o vogliono una data collocazione. E non solo la sede dell'accento può variare, ma anche la sua natura. Vediamo meglio con qualche esempio: iiv9pronoç uomo è proparossitona al nominativo, ma al genitivo cambia la lunghezza dell'ultima sillaba e cambia la sede dell'accento: àvepronou è parossitona. nveUf.l.U · spirito è bisillaba e properispomena al nominativo, accusativo e vocativo singolare; ma al genitivo cambia numero delle sillabe e cambia non la sede, ma la natura dell'accento: nv~~fla~oç, trisillaba, è proparossitona. · ~.
c) Accento e spirito sui dittonghi · L'accento, e nel caso di dittongo iniziale anche lo spirito, vengono scritti sulla seconda vocale e pronunciati sulla· prima: non importa se si tratta di accento acuto o circonflesso: · A\yun"Coç Egitto (al genitivo Aìyumou) nveuJ..IV oè ÈyÉVVT)Q'EV tÒV B6eç ÈK tfjç 'Paxa~, B6eç oè ÈyÉVVTJO"EV tÒV 'Ico~i]o ÈK tfjç 'Poue, 'Ico~i]o oè ÈyÉVVTJO"EV tÒV 'Iecrcrai, 6 'Iecrcraì oè èyÉVVTJO"EV tòv Aauìo tÒV ~acrtA.f.a. Aauìo oè ÈyÉVVTJO"EV tÒV I:oAOJ.I.OOVa ÈK tfjç "COO Oùpiou. 2 'A~paàl!
OBIETTIVO
- Consolidare il possesso dell'alfabeto: capacità di leggere e scrivere · - Riconoscere le parti del discorso in italiano e in greco - Intuire l'esistenza e la funzione dei casi ITINERARIO
-Lavorare come indicato sui testi preparati (Matteo l, 1-6) -Preparare e lavorare testi nuovi (Matteo l, 7-10) ·-Raccogliere nell'apposita tabella le parole incontrate secondo la loro natura di "parti del discorso" -Conoscere le proclitiche e le enclitiche (v. Informazione e Grammatica) DA FARE
- Eseguire le indicazioni via via fornite e memorizzare sempre le parole nuove. INFORMAZIONE
- Le parti del discorso -Approfondimenti su "vocali", ·"dittonghi", "accenti" - Le proclitiche e le enclitiche
Avvertenza. Per abituarci a leggere e scrivere il greco e a capirne direttamente il significato, scegliamo un testo facilissimo, la "Genealogia di Gesù", secondo Matteo. ll testo è costituito di brevissime e assai semplici frasi, continuamente ripetute, che descrivono il passaggio delle generazioni di padre in figlio, da Abramo a Gesù. Ne consideriamo qui una prima parte e studieremo la seconda nella prossima Unità di lavoro.
LAVORO DA FARE Per ogni versetto: a) leggere ad alta voce, rispettando gli accenti; b) scrivere la decifrazione materiale interlineata (parola italiana sotto parola greca) seguendo le istruzioni; c) trascrivere le parole greche in maiuscolo (senza accenti e spiriti). n primo versetto è interamente elaborato come.modello. Bi~A.oç
yevécrecoç
'!TJO"OO
libro
dz'scendenza
Gesù
Crz'sto
BIBAOI:
rENEI:EQI:
IHI:OY
XPII:TOY
uioo
Aa1,lìo
uioo
'A~paall
figlio
Davide
figlio
Abramo
YIOY
AAYIA
YIOY
ABPAAM
Bi~A.oç libro (cfr. Bibbia) yevécrecoç discendenza (genesi = origine) 'ITJcroo Xptcrtoo Gesù Cristo (cfr. Ud.L n. l) uioo figlio (idem) · Aauio Davide (intuibile!) uioo figlio (v. sopra) 'A~paaJ.L Abramo (intuibile!)
Xptcrtoo
..
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UNITÀ DI LAVORO n: 2
OSSERVAZIONE
Lette una dopo l'altra, le parole italiane hanno poco senso, ma se aggiungiamo l'indicatore di specificazione di, otteniamo una frase chiarissima:
Libro di discendenza di Gesù Cristo figlio di Davide figlio di Abramo. E meglio ancora se a apwaiot Y'f10''CEUOY't"Eç. Kaì spxoY'tat Kaì MyoucrtY atnq>" ~tà 'Ci oi. J.lUEl'f1mÌ 'Jroavvou Kaì oi. J.lUEl'f1'taì 'CWY (f>aptcrairoY Y'f10''CEUOUcrtY, oi OB O'OÌ J.lUEl'f1'tUÌ OÒ Y'f10''CEUOUcrtv; 19 Kaì dnEY aÒ'toiç o'l11crouç- M~ ouYaY'tat oi. ui.oì 'tou YUJ.l o VUJ.lcpioç J.lE't' aÒ'CWY BO''CtY Y'f10''tEUEtY; OO'OY XPOYOY EXOUO'tY 'CÒY YUJ.l apxovn 't"IDV OatJ..lOVirov SK~UAAEt 't"Ù OUtJ..lOVta. . 23 Kaì npocrKaA.r::craJ..lr::voç; aÙ't"oùç; sv napa~oA,aiç; eA.r::yr::v aòwiç II&ç . OUVa't"at LU't"avaç; 1:a't"avav SK~UAAEtV; 24 KaÌ Sàv ~acnA.eia scp' Éaunìv J.!Eptcr9iJ, où Mva't"at ma9fjvat ft ~acnA.eia SKEtVl]' 2.5 Kaì Sàv oiKia scp' ÉaU't"~V J..lepicrOiJ, oò ouv~crE't"at ft oiKia SKEtVl] cr't"a9fjvat. 26 KaÌ d 6 La't"avaç; ÙVScr't"l] scp' sau't"ÒV KaÌ SJ..lepicr9l], où ouva't"at cr't"fjvat àA.A.à 't"BA.oç; EXEt. 27 àA,A,' où ouva't"at oùOeìç; dç; -~v oiKiav 't"OU icrxupou EtcreA.9ò:w 't"Ù crKEUl] aÒ't"OU otapnacrat sàv Il~ np&'t"OV. 't"ÒV l.crxupòv o~cr1J, KaÌ 't"O't"E ·~v oiKiav UU't"OU otapnacrr::t. 2s'AJ..LÌ]V Aéyro UJ..llV on 1tUV't"a àcpr::e~cre't"at wtç; uiotç 't"IDV àv9pomrov, 't"Ù UJ..lUP't'~J..la't"a KaÌ ai ~A.acrcpl]J..ltat ocra sàv ~Aacrcpl]J..l~crrocrtV' 29 oç;. o' av ~A.acrcpl]J..l~cr1J r::iç; 't'Ò 1tVEUJ..la 't'Ò aywv OUK EXEt acpr::crtv eiç; tòvai&va, àA.A.à Évoxoç; scrnv al.roviou UJ..lap't"~J..latoç; 30 on EAEYOV IlVEUJ..la àKa9apwv sxr::t. Forme verbali non note Kpa-rijcrat inf. aor. att. Kpa-réro SSÉ ox;À.q> omcr9sv f]\jfa'to 'tOU i!la'ttOU aÙ'tOU' 28 SÀ.eysv yàp on 'Eàv U\jfffi!J.Ut KUV 'téOV i!J.a'tirov aùwu crro9~crO!J.at. 29 KaÌ sùeùç èçl)pavf)~ TJ 1t11Y~ 'tOU at!J.a'toç aÙ'tfjç, KaÌ eyvro 't0 crm!J.an on ta'tat à.nò 'tfjç !J.Ucrnyoç. 30 Kaì sùeùç 6 'Incrof5ç Èmyvoùç Èv éau't0 't~V èç aÙ'tou ouva!J.tv èçsJ....9of5crav Èntcr'tpacpeìç èv ·'t0 ox;J....q> sJ....sysv· Tiç !J.OU f]\jfa'to 'téOV t!J.a'tirov; 31 Kaì SÀ.~yov aù't0 o,i !J.a91l'taÌ aÙ'tOU' BA.énstç 'tÒV ox;J....ov cruv9J....iPov't6. crs, Kaì J....éystç- Tiç !J.OU f]\jfaw; 32 Kaì nsptsPJ....énsw iùsì'v 't~V 'tOU'to not~cracrav. 33 T) ùè yuv~ cpoP118sì'cra Kaì 'tPÉ!J.oucra, siùuì'a oyéyovsv aÙ'tij, ilJ....Ssv Kaì npocrénacrav aÙ't0 Kaì dnsv aÙ't0 niì.crav 't~ V à.J....~9stav. 34 ùè eìnsv aÙ'tij · ®uya't'llp, TJ rticrnç crou crécrroKÉV crs· unays eÌç SÌp~V'IlV, KaÌ tcrflt uyt~ç à.nò 'tfjç !J.Ucrnyoç crou.
o
o
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21 Due proposizioni coordinate, cruv~xe11 ... Kaì ilv: nella prima un . genitivo assoluto. · La descrizione, con l'aoristo del gen. ass. e della prima coordin., gravita verso lo spettacolo della gran folla lungo il lago, descritto dall'imperf. ilv. 22-2Ja Tre coordinate, di cui la seconda circostanziata da un part. aor. pred. del soggetto, tutte e tre con presente storico. Da notare il valore forte del predicativo aor. ìùrov, che segna l'attimo in cui ·il padre angosciato vede colui che cercava. Da notare l'uso (frequentissimo) di esplicitare con il part. presente di J....éyro, un verbo che implica parlare: qui, napaKaA.aì'... A.éyrov; stessa espressione, solo al plurale, al v. 12. Cfr. 3, 11 e~pa~ov J....éyov'taç eccetera.
23h La supplica di Giairo, introdotta da on recitativo: una reggente ··dichiarativa, la preghiera introdotta direttamente da iva (che tu venga; .. ), una finale con doppio predicato. Da notare ècrx;a'troç ex;st è agli ultimi: abbiamo già visto espressioni di questo genere (1, 32; 2, 17). 24 Versetto narrativo, di passaggio. Due periodi, il primo costituito da un sola proposizione autonoma semplice. n secondo presenta due coordinate all'imperfetto, che costruiscono il quadro in cui avviene la guarigione dell'emorroissa: Gesù cammina stretto dalla folla, che quasi lo schiaccia. 25-27 Una lunga proposizione autonoma, il cui predicato verbale, f]\jfa'tO, si trova quasi alla fine del V. 27. n sogg., yuv~, posto all'inizio del V. 25, ·è connotato da cinque part. predicativi, coordinati fra loro: oucra ... KaL. naeoucra ... Kaì ùartav~cracra ... Kai... ID ai )la81'j'taì m'nou. 2 Kaì ysvo)lévou crappa-cou ilpl;a-co òtùacrKstv Èv -cij cruvayroyij· Kaì noÀ.À.oÌ àK:m)ov-csç èl;snì..i}crcrov-co Myov-csç- IT68sv -co6-cq> -cau-ca, Kaì -ciç i] crocpia i] òo8stcra 't'OU'tq> KUÌ ÒUVU).l.Stç 't'OtUU't'Ut Òtà 't'cDV XStp&v at'nou ')'tVO)lSVat; 3 OÙX ou-coç acrnv o -céK't'rov, o uiòç 't'fjç Mapiaç Kaì àòsì..cpòç 'laKroPou Kaì 'Irocrfj't'oç Kaì 'Iouòa Kaì l:i)lrovoç;; Kaì oÙK sicrìv ai àòsì..cpaì aùwu ffiòs 1tpÒç; i])lffç; KUÌ EO'KUVÒUÀ.tSOV't'O ÈV aÙ't'é!>. 4 KUÌ EÀ.S')'SV aÙ't'Otç O 'I'J'jcrouç on OÙK ecrnv npocpi}-c'J'jç lht)loç si !llJ Èv -cij na-cpiòt aÙ't'ou Kaì èv 't'otç; crunsvsucrtv aù-cou Kaì èv -cij aid~ aù-cou. 5 Kai oÙK Muvaw ÈKst notfjcrat oùOs)liav ouva)ltv, si !llJ òì..iyotç; àpprocr't'otç èm8sìç -càç XStpaç; ÈSspansucrsv· 6 KaÌ ÈSUU).l.USSV otà 'tlJV cl1ttO''ttUV aÙ-crov.
Da notare l'imperfetto, che descrive il serpeggiare dell'atteggiamento negativo. Da notare Èv aù-cé!>, quasi stato in luogo, che suggerisce di tradurre il verbo per il suo significato proprio, (ossia, si scandalizzavano). 4 Una breve proposizione di passaggio introduce la risposta diretta di Gesù, preceduta da on recitativo: un proverbio evidentemente rioto. · Da notare l'imperfetto: anche Gesù éì..sys, cioè «ripete» la sua risposta, senza ottenere l'effetto sperato. 5 Versetto descrittivo della situazione, con l'imperfetto, èòUva't'O nella reggente, mentre nella eccettuativa l'aoristo dice l'eccezionalità delle poche . guarigioni. 6a E di nuovo l'imperfetto sottolinea l'addolorata meraviglia di Gesù.
LA MISSIONE DEI DODICI (Matteo 10, 5-15; Luca 9, 1-6)
·Forme verbali oo9sicra. aor. pass. oioroJ.I.t OSSERVAZIONI
1 Passaggio narrativo, con tre propos. coordinate, le azioni sono ind. aor., pres. storico, pres. storico, tutte sullo stesso piano narrativo. 2 Due brevi periodi, ciascuno di una sola propos., separati da punto in alto. Nel primo un gen. ass. costituisce indicazione di tempo determinato. Anche noi: 1tOÀ.À.oÙç; àpprocm)uç KaÌ e8spU1tSUOV.
Forme verbali ùnooso&J.I.évouç; perf. medio passivo {mo-oéro OSSERVAZIONI Un brano prevalentemente narrativo, ricco di imperfetti, indicanti il ripedi situazioni o azioni nel passato: comandi o raccomandazioni sono per lo più espresse con imperativi presenti, salvo casi di evidente momentaneità.
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MARCO 6; 14-20
UNITÀ DI LAVORO n. 17
6b Una proposizione autonoma narrativa, eli passaggio, con l'imperfetto. Da notare KUKAq> in çerchio, dativo avverbiale. Noi diremmo «all'ingiro>>: naturalmente otò6.0'KCOV è presente: «Se ne andava ... insegnando». 7 Un periodo di tre coordinate, dove è bene fare attenzione al gioco dei tempi; un presente storico, un aoristo, un imperfetto, non casuali. Sappiamo il valore dd presente storico nelle narrazioni. L'aoristo indica- come del resto il significato stesso del verbo - il primo inizio della missione. L'imperfetto dice che il potere sui demoni (-rrov 7tVeUJ.La:tcov) è dato ogni volta, o dato esplicitamente ad ogni coppia che parte. Da notare l'infinito presente &.nocr-réÀ.Aetv: dopo la prima volta, gli invii si ripetono. Da notare l'uso della formula numerale distributiva 06o 06o, il nostro a due a due.
8 e 9 Un periodo di tre proposizioni, reggente, dipendente volitiva, introdotta da tva, imperativo aoristo. La struttura presenta qualche irregolarità: le raccomandazioni iniziano in forma indiretta (tva J.LYJOÈV atprocrtv... che nulla prendessero su ... , dove il cong. pres. dice il ripetersi dei preparativi a ogni partenza, ma anche il continuare a valere del comando), mà poi bruscaménte diventano dirette, J.L~ sv06cr1'jcr9a non vestite (aoristo, perché è uno solo il chitone da vestire all'atto della partenza). E coSì resta sintatticamente un assurdo (ancora più che un anacoluto) l'ace. unooaoeJ.Lévouç cravoaA.ta, interpretabile come predicativo del soggetto di una infinitiva, rimasta interrotta.
10 e 11 Due versetti occupati da due strutture parallele eli natura ipotetico eventuale, in cui le due apodosi hanno l'imperativo. Le formule indefinite, 01t0U sàv e oç av -r6noç, suggeriscono eli rendere con il nostro relativo/indefmito: «dovunque entriate in una casa, rimanete li, fino a che ne usciate», «qualunque luogo non vi accolga ... scuotete la polvere ... ». Da notare J.Léva-ra, presente, ÈKnva{,a-ra aoristo, per la natura dd tutto eliversa delle due azioni.
12 e 13 Un unico periodo conclusivo: una reggente con predicativo del soggetto e predicato verbale in aoristo, una dipendente dichiarativa'· con tva e il cong. presente, tre coordinate alla reggente che narrano lo svilupparsi della missione nelle sue ricorrenti manifestazioni: tempi, modi, qualità dell'azione esprimono l'atto singolo della partenza, il messaggio durevole ddla conversione, il ripetersi degli effetti ddla parola.
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MORTE DI GIOVANNI BATTISTA (l) (Matteo 14, 1-12; Luca 9, 7-9)
(6) 14 Kaì flKoucrav 6 ~acrtA.aùç 'Hpc[>oYJç, cpavapòv yàp èyéva-ro -rò OVOJ.t.U atnou, KaÌ eÀ.ayov on 'Icoavv1'jç 6 ~amiçcov èyiJyap-rat SK VeKprov, KUÌ otà 'tOU'tO EVepyoucrtV ai ÒUVUJ.Letç SV at>'tql. 15 aÀ.À.ot oà eÀ.ayov on 'HÀ.iaç scr-riv· aÀ.À.ot oà eÀ.ayOv o-et npocpiJ-rYJç ffiç elç -rrov 7tpOCj)1'J'tOOV. 16 &.Ko6craç. oà 6 'Hpc[>o1'jç BÀ.eyav· "Ov èycb U1teKeq>UAtO'a 'IcoavvYJv, où-roç 'JÌyép9YJ. 17 Aù-ròç yàp 6 'Hpc[>oYJç &.nocr-raiÀ.aç sKpa-rYJcrav -ròv 'IcoavvYJv Kaì BOYJO'eV aù-ròv èv cpuÀ.aKij otà 'Hpq>otaoa 't~V yuvaì'Ka otaooc; Kaì òpxTJcraf.!ÉVT)c;, ijpecrev •CI> 'Hpcpou Kaì wì'c; cruva- · vaKetf.!ÉVotc;. eìnev 6 ~acrtl.eùc; •CI> KopacriqY Ah11cr6v f.!S o f:àv 9éi.1Jc;, iaì OcOCl'Ò) Cl'Ot' 23 KaÌ ffif.!OO'SV aÒ'tfj [nol./.,6;]"'0 n Mv f.!S ahiJcruc; orocrro Cl'Ot eroe; TJf.ltCl'OUç 1:fiç ~acrtl.eiac; ~OU. 24 KaÌ f:çel.flof5cra SÌ1tSV 'tfj f.!Tj1:pÌ aÙ•fiç Ti ahijcrrof.!at; li oè etnev· T'JÌv Ke KaÌ À.ayst. "Yrr,ays onicrco !-lOU, 'Latavii, O'tt oÒ q>povstç 'tÙ tOU 9eoi3 aÀ.À.Ù tÙ tiDV av9pc01tCOV. 34 Kaì rr,pocrKaÀ.scrci!-lsvoç tòv ox"A,ov crùv wtç !-lU9TJtatç aòtoi3 dnsv autotç Et nç eaÀ.et ònicrco !-lOU UKOÀ.ouestv, anapVTJO'cicreco éau'tÒV Kaì apci'tCO tÒV crtaupòv aÒ't'OU Kaì UKOÀ.ouesitco !-lOt. 35 oç yàp Sàv eaÀ.lJ :t'IÌV 'lfUX'JÌV aòwo cr&crat U1tOÀ.SO'et aòti]v· oç o' liv à.noMcret t'JÌV 'lfUX'JÌV aòtoo evsKsv È!-loi3 Kaì wu sòayys"A,iou crfficrst aòti]v. 36 ti yàp ÒJ, 3a sing. cong. aor. fortissimo.
9,1 Dopo una prop. introduttiva semplice con imperfetto (8/..,sysv) un . breve discorso diretto, introdotto da U!-li]V in verità vi dico, che con on dichiarativo introduce una oggettiva, sicrtv, da cui dipende una relativa, otnvsç oò l-l'lÌ ysucrcovtat, che a sua volta regge una temporale, che intende un evento,.ecoç liv tocomv: di qui dipende una oggettiva participiale, di percezione diretta, con participio perfetto, «fino a che non vedano il regno di Dio già venuto in potenza». ·
MARCO 9, 2-13
UNITÀ DI LAVORO n. 20
LA TRASFIGURAZIONE
(Marco 9, 2-50)
(Matteo 17, 1-13; Luca 9,28-36)
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OBIETTIVO
- Portare a buon punto la capacità eli cogliere il valore espressivo dei temi aspettivi ITINERARIO
-Leggere ogni pericope per intero, rendendosi globalmente conto del gioco dei temi aspettivi · - Rileggere ciascun versetto analiticamente - Confronta~;si con le osservazioni e quindi rifare una lettura globale per assaporare gli effetti rilevati
DA FARE - Studiare la formazione e la coniugazione del perfetto, debole, attivo e medio-passivo: approfondire il valore aspettivo del perfetto usando le Informazioni e la Grammatica
(9) 2 Kaì J.lE'tÙ TJJ.!Épaç el; 1tapaÀ.aJ.l~UVBt 6 'lTJO'OUç 'tÒV IlÉ'tpOV KaÌ 'tÒV 'IaKCO~OV KaÌ 'tÒV 'IcoaVVTJV, lCUÌ àvacpépst aÙ'toÙç Eiç o poi; U'lfTJÀÒV Ka-r' ioiav J.16vouç. Kaì J.lE'tEJ.lopcpm9TJ BJ.l7tpocr9sv a\n&v 3 Kaì -rà. ÌJ.lana aÙ'tOU syÉVE'tO O''tiÀ~OV'tU À.EUlCÙ Àiav, ota yvacpsùç S1tÌ Tfjç yfjç où ouva-rat oihcoç À.EUKiivat. 4 KaÌ rocp9TJ aÙ-roìç 'H)..,iaç crùv Mcoucreì, KaÌ ficrav cruÀ.À.aÀ.ouv-raç -réi) 'ITJcrou. 5 Kaì Ù7to1Cpt9sìç 6 IIÉ-rpoç A.éyst -réi) 'ITJcrou· 'Pa~~i, KaA.Ov scrnv fJJ.tiiç &os eìvat, Kaì 7toti)crcoJ.leV -rpsìç O"KTJV>. L'incl. aoristo Èyévov'to, in questa sequenza di imperfetto, presente storico e aoristo, corrisponde al nostro trapassato remoto.
. ((Scende~dò dal monte" Nei vv. 9-10 un genitivo assoluto con part. presente, Ka.'ta~a.tvov'tCOV a.ùt&v ÈK 'tOU opouç, crea il tempo per i discorsi: le raccomandazioni di Gesù (v. 9), in cui ricompare la predizione della risurrezione, e l'obbedienza dei tre (v. 10), «che si domandavano (crus'll'tOUV'tSç ... ) che cosa fosse il risorgere dai morti» (ma non lo chiedevano, cfr. più avanti al v. 32). Da notare: ~al v. 9l'espressione si J.l~ (ha.v ... àva.cr'tij se non quando ... fosse risorto; -al v. 10 il significato di Kpa.'téco nell'espressione EKpa't'llcra.v rcpòç éa.u'touç tennero per sé quel discorso. Nei vv. 11-13 l'imperfetto con part. pres. predicativo del sogg. dice l'insistenza con cui i tre "ponevano domande" - sia pure indirette - sulla recente visione, domande che il narratore sintetizza in: «perché gli scribi dicono che deve venire prima Elia?» e la pàzienza con cui Gesù "risponde. va". Nella risposta Gesù ripete la sentenza degli scribi, ma i'osta l'attenzione sulla profezia di Isaia, da loro trascurata, circa l'umiliazione del Figlio dell'uomo, e sul fatto che «Elia è già venuto» e lo hanno trattato «come volevano», e tuttavia secondo ciò che di lui «sta scritto». Da notare: - al v. 11 la cong. on usata due volte, la prima con valore interrogativo («perché ... ?»), la seconda come "recitativo", che introduce la citazione; -i perfetti (v. 12 yéypa.ma.t, ~. 13 ÈA.i}A.uesv, yéypa.rc'ta.t) e il loro chiaro valore di azione già tutta compiuta nel passato, ma da cui deriva un effetto tuttora permanente. Nelle profezie «sta scritto», l'Elia preannunziato «è venuto» e il fatto non si cancella, anche se V KOÀÀU~tO''tÒ>V KUÌ 'tÙg Ka9ÉÒpçlç; 'tÒ>V n:mÀoUV'tffiV 'tàç; n:sptcr'tspà:ç; KU'tÉO''tpe'lfeV, 16 Kaì oÒK ftcptsv t va nç; òtsvéyK1J O'KSÙoç; òtà. toù ispoù. 17 KaÌ èòiòacrKSV KUÌ eÀsysv aòwtç Oò yéypan:'tat (ht 'O ollc6ç pov ollwç npoersvxfjç KA1J0fters-caz naerzv -rofç sOvserzv; UJ.lstç; ÒÈ n:sn:ot~Ka'ts aÒ'tÒV ernftA,azov At]CJ-rmv. 18 Kaì ftKoucrav oi à.pxtspstç; Kaì oi ypaJlJla'tstç;, Kaì ès~•ouv n:&ç; aÒ'tÒV Ù1tOÀÉO'ffiO'tv' ÈÙtav&v iva aÙ't'ÒV àypsucrrocrtv Myq>. 14 KaÌ eìi.96v't'eç ìi.syooow . aÙ't'éi)· .1\tMcrKaìi.s, otùaj.teV on àìi.119'JÌç d Kq,Ì où j.tBÀ.et crot n:spì oò0sv6ç, OÙ yàp ~ìi.Sn:eiç eiç n:pÒcrron:OV àv9pdmrov, àA,A,' en:' ÙÀ.119eiaç 't''JÌV Oùòv 't'OU eeou ùtM.crKetç' sl;scrnv ùouvat Kfjvcrov Kaicrapt il ou; . 8&j.teV il !l'lÌ ù&j.tev; 15 6 ùè siùcòç aÙ't'rov 't''JÌV 6n:6Kptcrtv dn:sv aÙ't'o'ìç . Ti !le n:stpaçs't's;
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