December 14, 2016 | Author: mattia_biacchi | Category: N/A
BUSINESS WWW.BUSINESSPEOPLE.IT
PEOPLE
SPECIALE HI TECH IMPRESE SEMPRE PIÙ SMART(PHONE)
MANAGER
MANUALE PER DIGITAL LEADER
ECONOMIA • SOCIETÀ • MANAGEMENT • PASSIONI
MULTIMEDIA EDITION
PASSIONI
LA BOXE NON GETTA LA SPUGNA
N. 5 - MAGGIO 2015 - MENSILE
BANCHE
SOCIETÀ
AZIENDE IN OVERDOSE
BON TON DEL BUSINESSMAN
L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE
COMUNICAZIONE
TECNOLOGIA CHI HA PAURA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE?
OROLOGI
IL POLSO SULLE NOVITÀ
INSEGUENDO I MILLENNIALS
Classe ‘63, dal 2013 di nuovo al Chelsea, è tra gli allenatori di calcio più vincenti e, al contempo, più controversi, al mondo
ANNIVERSARI CHARLIE BROWN
È DIVENTATO GRANDE
Protagonisti
Enrico Casati Jacopo Sebastio Pierluigi Monteverdi Robert Rasmussen Fabio Cannavale
DAL CHELSEA ALL’INTER PASSANDO PER REAL MADRID E PORTO, LO “SPECIAL ONE” JOSÉ MOURINHO SI MOSTRA IN UNA VERSIONE INEDITA, COME ALLENATORE DI UOMINI E COLTIVATORE DI TALENTI
SHOP AT TRUSSARDI.COM
Editoriale
+ BENE COMUNE - INTERESSI PARTICOLARI
N
on so a voi, ma a me la parola associazionismo piace. Anche se è un “ismo”, ovvero un termine legato alle ideologie e alle teorie che richiama riferimenti funesti. Mi piace perché è un’espressione densa di significati, e sono d’accordo con Italo Calvino quando, ne Il barone rampante, scriveva che «le associazioni rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone, e
danno la gioia che raramente s’ha restando per proprio conto, di vedere quanta gente c’è onesta e brava e capace e per cui vale la pena di volere cose buone». L’associazionismo nasce, quindi, a tutela del bene comune di una categoria o di un obiettivo generale. Tuttavia, non sempre mantiene quanto promesso. Vedi certe organizzazioni di categoria, economiche piuttosto che culturali, professionali e quant’altro, che in Italia hanno via via assunto dimensioni abnormi, non tanto per numero di iscritti quanto per la numerosità delle stesse che vengono fondate sempre più spesso a salvaguardia dei più disparati interessi particolari. In special modo di chi le crea, per dotarsi di un proprio centro di potere e influenza personale. Non a caso i partiti politici sono in assoluto una delle primarie forme di associazionismo. Così come lo sono i sindacati piuttosto che associazioni di rappresentanza come Confindustria, Confcommercio, Federconsumatori, tanto per citare degli esempi più macroscopici. Tant’è che oggi c’è chi
L’associazionismo può fare ancora molto se riuscirà a farsi portatore di richieste che vanno a vantaggio dell’intera società
si spinge a obiettare che l’associazionismo (beninteso, solo quello prevaricante) sia una delle cause del declino italiano, a ragione dei veti incrociati corporativi ed elettorali che riesce a innescare sulle attività di governo. Per intenderci, avete mai provato a contare la congerie di associazioni che si mette in moto ogni volta che si prova a prendere una minima decisione sulla scuola o la sanità, sulle liberalizzazioni (dai taxi alle farmacie) piuttosto che sulla riforma degli enti locali o del fisco? Diciamocelo pure, le associazioni sono corpi intermedi fondamentali per consentire al cittadino di fare arrivare le proprie istanze negli ambiti dei contesti decisionali, ma occorre che esse non disperdano il loro patrimonio di credibilità nei mille rivoli delle pretese corporative. Ecco perché oggi più che mai necessitano di una spinta federativa che proponga una sintesi positiva e soluzioni condivise per i singoli problemi del Paese. Ma per fare ciò è indispensabile anche che chi le rappresenta abbia una competenza e un’autorevolezza tali da moltiplicare il peso e il prestigio delle istanze ai tavoli istituzionali (basta con i presidenti improvvisati e interessati!). Così come occorre individuare poche e sane battaglie e combatterle fino in fondo. Insomma, l’associazionismo può fare ancora molto se riuscirà a farsi portatore sano di richieste che alla fine non vanno a vantaggio solo di un singolo settore, ma dell’intera comunità. Ma deve avere il coraggio di volare più in alto e smetterla di difendere i propri interessi organizzati senza aver prima verificato quale reale compatibilità esse abbiano con le sorti dell’intero Paese. Vito Sinopoli
5
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
DISEGNATA PER MERAVIGLIARE.
MAZDA6 2015 Mazda6 2015. Sorprendente da ogni punto di vista. Dentro e fuori. Armoniosa nella sua struttura perché riprogettata per dare dinamicità alle forme e eleganza agli interni. Vicina all’ambiente perché dotata di tecnologia SKYACTIV che unisce alle elevate prestazioni dei motori Euro6 i bassi consumi di carburante (3.9L/100 km*) e le emissioni di CO2 di soli 104 g/km. Design, innovazione e piacere di guida esprimono tutta la sua personalità. Decisa e sicura in ogni movimento per garantire il massimo dell’affidabilità grazie alla nuova trazione integrale AWD e al sistema i-Activsense che include radar, telecamere, sensori di parcheggio anteriori e posteriori, il sistema intelligente di frenata in città ed esclusivi fari Full LED Adattivi. Valutata con 5 stelle nel test di sicurezza Euro NCAP, oltre alla tecnologia più sensibile, offre praticità e comfort assoluto grazie alle dotazioni di serie come il navigatore, il cruise control, i sensori di parcheggio e i comandi audio al volante per non rinunciare al piacere di guida anche nei viaggi di lavoro. MAZDA. DEFY CONVENTION. *Consumi riferiti a versione berlina 2.2L diesel da 150 CV con cambio manuale.
MAZDAITALIA WWW.MAZDA.IT
Discanto
I BUROCRATI UCCIDONO OGNI SPERANZA
A
lzi la mano chi non ha nutrito speranze che un giorno, possibilmente vicino, avremmo potuto avere un Paese che sa tagliare gli sprechi e risparmiare il giusto. Al pari di una normale famiglia in cui si supera il budget a disposizione solo per le cose importanti, mentre per le spese correnti si tiene a bada il portafogli in modo da avere risorse adeguate in occasione delle immancabili emergenze. Una famiglia in cui un membro non si approfitta dell’altro, ma ognuno fa del proprio meglio per non gravare senza che ce ne sia un reale bisogno. Qualcuno dirà che uno Stato è ben più di una famiglia,
che ha una complessità di poteri e competenze tali da non renderlo paragonabile a un nucleo di poche unità di persone. Eppure – senza fare della facile sociologia – si può senz’altro affermare che un Paese è la somma delle comunità che lo abita, in ognuna delle quali la logica del “buon padre di famiglia”, alla quale si rifà appunto lo spirito di molte nostre leggi, può essere applicata. Tutto ciò per arrivare a dire che in molti avevamo affidato le nostre speranze di cittadini che pagano le tasse, ma si vedono perennemente gabbati dai politici che spendono e spandono denaro pubblico prima per il proprio tornaconto e poi per amici e conoscenti, ai tagli che il fu commissario Carlo Cottarelli avrebbe dovuto praticare ai bilanci di ministeri ed enti statali. Le cronache ci dicono che abbiamo sperato invano, perché la sua spending review si è risolta in un nulla di fatto, in parte delegittimata dallo stesso premier. Che dopo appena un anno di lavoro ha pensato bene di fare a meno dell’aiuto del nostro rispedendolo di fatto al Fondo monetario internazionale. I resoconti ufficiali, pubblicati nelle ultime settimane sul Web dal governo, a un anno esatto dalla consegna da parte dei venti gruppi di lavoro che collaboravano col commissario, hanno
I maggiori oppositori all’attività di Cottarelli sono stati i capi di gabinetto del governo e i capi degli uffici legislativi
risolto la questione in una relazione riassuntiva lacunosa e parziale. Il lavoro non è stato completato. Probabilmente perché in corso d’opera ci si è resi conto che ciò che il punto di vista tecnico suggerisce in un quadro di sviluppo lineare, quasi meccanico, spesso ha poco a che vedere con la visione politica che un amministratore, un governante, può avere per il Paese che gli è stato affidato. Ammesso e non concesso che tale visione esista… Eppure, la documentazione prodotta ci indica probabilmente che un’azione sarebbe possibile, ma che la sua applicazione è allo stato dei fatti improbabile. Le ragioni di questa catastrofica convinzione si riassumono nelle dichiarazioni rilasciate dallo stesso Cottarelli al Corriere della Sera alla vigilia del suo rientro al Fmi, quando sosteneva che i maggiori oppositori alla sua attività sono stati i capi di gabinetto del governo e i capi degli uffici legislativi: «Si conoscono tutti tra loro, parlano tutti lo stesso linguaggio. Hanno in mano tutto e scrivono leggi lunghissime, difficilmente leggibili. Costituiscono un gruppo omogeneo, in cui è difficile entrare, con cui è difficile interagire. Spesso molti documenti non mi venivano dati. Non per cattiva intenzione, ma perché non facevo parte della struttura. Dopo una, due, tre settimane venivo a sapere le cose. Questa è stata un’enorme difficoltà». Ecco una plastica dimostrazione, un fulgido esempio di come noi, tutti noi, compresi i politici, siamo in mano alla casta dei burocrati di Stato, ai mandarini delle leggi e delle disposizioni. Già, perché i ministri passano ma i burocrati restano, accrescendo i personali giri di potere e di influenze, il proprio sistema di clientele. Una casta a cui conviene che tutto rimanga immobile per continuare a tramare e la cui arroganza è cresciuta negli anni con la calata nei palazzi romani di una classe politica sempre più improvvisata, impreparata a tutto tranne che al proprio tornaconto. Linda Parrinello
7
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
SOMMARIO © Foto in cover di Philip Sinden/Telegraph ST Men Magazine/The Interview People
28
maggio 2015
INSIDER e idee dal mondo che cambia 13 Fatti Expo 2015 - Senza rete - Progetto manager - Lavoro - People - Luxury - Self empowerment - Social Planet - Verba (non) volant
COVER STORY in Dio e nel gioco di squadra 28 Credo Intervista a José Mourinho ECONOMIA all’overdose bancaria 36 Stop L’Europa mira a creare un mercato unico dei capitali per ovviare all’eccessiva dipendenza delle aziende dagli istituti di credito. Anche se...
sotto assedio 40 Sportelli Le banche, così come le conosciamo, sono destinate a scomparire. A meno che non si rinnovino, in fretta, per rispondere ai mutamenti in corso
HI TECH ha paura dell’intelligenza artificiale? 44 Chi I grandi della tecnologia iniziano a manifestare preoccupazione per i progressi incontrollati dell’AI, ma continuano a investirci milioni di dollari
57 In azienda vince lo smartphone
Emerge questo e molto altro dalla ricerca commissionata da Manageritalia ad AstraRicerche per Business People
61
Multiformi e funzionali
Come due dei principali brand sul mercato, Samsung e Hp, rispondono alle esigenze delle imprese
a colori 114 Musica Qualità audio e tinte vivaci, per dare un tono al look (oltre che ai vostri brani preferiti)
COMUNICAZIONE caccia di Millennials 50 A Cresciuta tra gli agi ma divenuta adulta in piena crisi, tecnologica ma senza esserne nativa: una nuova generazione di clienti si presenta sul mercato. Ecco come conquistarla
(eventi) in uno 68 Tre Forum della Comunicazione, dell’Innovazione sostenibile e dell’Event
SPECIAL ONE José Mourinho, classe ‘63, allena il Chelsea dal 2013
Industry insieme. Ed è World Communication Forum
MANAGEMENT digital leadership in otto punti 64 La I nuovi media stanno rivoluzionando il mondo del lavoro, spingendo le aziende a rivedere paradigmi consolidati. Ecco attitudini e competenze da sviluppare
70 SOCIETÀ Galateo internazionale
Qualche dritta per evitare brutte figure con gli stranieri
44
ANNIVERSARI fenomeno, Charlie Brown! 74 Che Nel 1950 debuttavano le strisce dei Peanuts, divenuto il fumetto più popolare di sempre
PASSIONI boxe non getta la spugna 80 La Grazie all’incontro più pagato della storia, la nobile arte mira a riconquistare il titolo di sport più amato del mondo
74
116 8
superstar 98 Murillo A poco meno di 30 anni l’artista ha già conquistato fama internazionale e quotazioni da centinaia di migliaia di dollari
week end in buca 116 52 Perché l’Italia potrebbe diventare la Mecca del golf
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Un Patek Philippe non si possiede mai completamente. Semplicemente, si custodisce. E si tramanda.
Ogni tradizione ha un suo inizio.
Cronografo Ref. 5170G
126 Spettacoli
Gli appuntamenti da non perdere tra cinema, musica e teatro
128
Direttore responsabile Vito Sinopoli
Da Hollywood alle librerie
Direttore editoriale Linda Parrinello
I migliori libri firmati dalle star del cinema
STILE Generation 86 Next Le ultime tendenze dal mondo dell’orologeria
Direttore creativo Elisa Lasagni
gusto deciso di Marsala 102 Quel Viaggio alla scoperta del colore dell’anno, una tonalità versatile ed elegante
106
Lunghissima durata
Largo ai segnatempo con riserva di carica quasi infinita
ECCELLENZE business corre sul Web 90 IlEnrico Casati e Jacopo Sebastio raccontano la loro Velasca
Redazione Cecilia Lulli (
[email protected]) Matteo T. Mombelli (
[email protected]) Francesco Perugini (
[email protected])
102 108
Redazione grafica Alda Pedrazzini (caposervizio) Luca Negri Hanno collaborato a questo numero Alessio Artemi, Nicole Berti da Carimate, Christian Benna, Giovanni Bucchi, Guido Carella, Marco Cobianchi, Gianluca Colantoni, Francesca D'Angelo, Pietro Della Lucia, Dario Donadoni, Andrea Gori, Alessio Mariani, Bianca Martinelli, Michele Mengoli, Andrea Nicoletti, Cristina Penco, Massimo Picca, Letizia Redaelli, Andrea Telara, Lucio Torri, Marcel Vulpis
NON PROFIT casa lontano da casa 92 Una Da oltre 40 anni la Fondazione per l’infanzia Ronald McDonald
Coordinamento tecnico Alessandra Bernocchi Mariella Pagliari
offre dimore accoglienti alle famiglie con bambini ricoverati in ospedali distanti dal luogo di residenza
Il responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche dati di uso redazionale è il direttore responsabile a cui, presso il Servizio Abbonamenti, Via Donatello 5/b - 20131 Milano, Tel. 02.277961, fax 02.27796300 ci si può rivolgere per i diritti previsti dal D.Lgs 196/03
PROTAGONISTI Giocare è una cosa seria 94 Robert Rasmussen, tra i suoi principali sviluppatori,
Traffico Antonella Barisone - Tel. 02.27796408 (
[email protected]) Paola Lorusso - Tel. 02.27796401 (
[email protected])
racconta il metodo Lego Serious Play
servono idee rivoluzionarie 96 Non È la convinzione di Fabio Cannavale, fondatore di eDreams
Pubblicazione mensile 12 numeri l’anno. Prezzo di una copia 4,50 euro. Arretrati 10,00 euro + spese postali. Reg.Trib. di Milano n. 238 del 10/04/2006. Iscrizione nel Registro Nazionale della Stampa n. 9380 del 11/04/2001 ROC n.6794
e Volagratis, oltre che giudice del talent Shark Tank
MOTORI a rischio d’estinzione 108 Analogico È arrivato il Tft, un cuore hi tech adattabile di volta in volta ai desideri di chi è alla guida
111
Sì, viaggiare
Kawasaki Versys 650 e Suzuki V-Strom 650 Xt Abs: due ruote per chi vuole godersi ogni centimetro di strada
GUSTO artigiano ai fornelli 120 Un A colloquio con Cristiano Tomei, chef de L’imbuto, a Lucca:
Fotolito: Target Color, Via Cassano d’Adda 13, 20139 Milano Stampa: NIIAG, Bergamo Per l’Italia: distribuzione SO.DI.P. ”Angelo Patuzzi” SpA, Via Bettola 18, 20092 Cinisello Balsamo(MI) - Tel.02660301 Fax 0266030320
120 126
Informativa ex D. Lgs. n. 196/03 - Editoriale Duesse S.p.A. Titolare del trattamento tratta i dati personali liberamente conferiti per fornire i servizi indicati. Per i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. n. 196/03 e per l’elenco di tutti i Responsabili del trattamento rivolgersi al Responsabile del trattamento, che è il Responsabile Abbonamenti presso Editoriale Duesse S.p.A. Via Donatello 5/b - 20131 Milano. I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all’amministrazione e potranno essere comunicati e a società esterne per le spedizione della rivista e per l’invio di materiale promozionale.
personaggio Tv e ambasciatore della Toscana a Expo
Copyright Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte della rivista può essere riprodotta in qualsiasi forma o rielaborata con l’uso di sistemi elettronici, o riprodotta, o diffusa, senza l’autorizzazione scritta dell’editore. Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. La redazione si è curata di ottenere il copyright delle immagini pubblicate, nel caso in cui ciò non sia stato possibile, l’editore è a disposizione degli aventi diritto per regolare eventuali spettanze.
122 Bere d’anticipo
Ultima tranche di vendita en primeur per i Bordeaux della vendemmia 2013: dove investire per solleticare il palato senza spendere (inutilmente) una fortuna
VIDEO
LINK
GALLERY
EXTRA
CI SONO TANTI MODI PER LEGGERE BUSINESS PEOPLE. SCEGLI IL TUO
Business People è anche in versione digitale. Si può scaricare per leggerlo comodamente su Pc o Mac oppure avere il piacere di sfogliarlo in versione multimediale sui device Apple, Android e Windows. La lettura diventa così un viaggio interattivo tra clip, video, photogallery e link. E per essere sempre puntualmente informati basta andare sul sito www.businesspeople.it FREE SU APP STORE, GOOGLE PLAY E WINDOWS STORE
SEGUICI ANCHE SU FACEBOOK, TWITTER E GOOGLE PLUS
EDITORIALE DUESSE S.p.A. Via Donatello 5/B - 20131 Milano Tel. 02.277961 Fax 02.27796300 www.e-duesse.it Presidente Vito Sinopoli Amministratore Delegato Massimo Salmini Marketing Director Rita Giussani Numero chiuso in redazione il 22/04/2015
ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA PERIODICA SPECIALIZZATA
ASSOCIATA AL SISTEMA CONFINDUSTRIA
Scopri tutte le offerte di abbonamento su http://abbonamenti.e-duesse.it Per info: Ufficio Abbonamenti Tel. 02.27796223 Mail:
[email protected] STAMPATO SU CARTA PRODOTTA CON CELLULOSE SENZA CLORO GAS PROVENIENTI DA FORESTE CONTROLLATE E CERTIFICATE, NEL RISPETTO DELLE NORMATIVE ECOLOGICHE VIGENTI
10
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
INSIDER
I PALAZZI STORICI APERTI AI VISITATORI
FATTI E IDEE DAL MONDO CHE CAMBIA
TUFFO NEL PASSATO Il Castello di Marchierù a Villafranca Piemonte è tra le dimore visitabili in occasione delle Giornate nazionali Adsi
APPUNTAMENTO CON LA STORIA
A
vvicinare il grande pubblico alla realtà delle dimore storiche e accrescere la consapevolezza del ruolo fondamentale dei beni culturali di proprietà privata all’interno del patrimonio storicoarchitettonico italiano. Con questo obiettivo tornano, il 23 e il 24 maggio, le Giornate nazionali Adsi, che apriranno oltre 200 dimore usualmente chiuse ai visitatori. Oltre a mettere a disposizione gratuitamente cortili, palazzi, ville e giardini, in occasione di Expo i proprietari guideranno i turisti in residenze di campagna, sedi di aziende agricole e di cantine di prestigio, per riscoprire la grande tradizione enogastronomica tricolore. In linea con l’edizione 2014, avranno un ruolo chiave anche i maestri artigiani impegnati nella manutenzione delle dimore storiche: restauratori, corniciai, vetrai, ceramisti, marmisti, bronzisti, argentieri, orologiai, mosaicisti e pittori, mostreranno le loro realizzazioni e daranno dimostrazioni delle loro attività. Su base regionale il programma si arricchirà inoltre di numerosi eventi culturali. www.adsi.it
20 FINALMENTE EXPO DOPO ANNI D’ATTESA L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE HA PRESO IL VIA. VI RACCONTIAMO CHI È IL SUO VISITATORE TIPO E IL MONDO DEI PADIGLIONI CORPORATE CHE CONTRIBUISCONO AD ANIMARE QUESTA EDIZIONE COSÌ IMPORTANTE PER L’IMMAGINE DELL’ITALIA
CURRICULUM, IL RITOCCO È AL RIBASSO PER IL TIMORE DI ESSERE SCARTATI IN CORSO DI SELEZIONE PERCHÉ TROPPO QUALIFICATI, SEMPRE PIÙ CANDIDATI MODIFICANO IL PROPRIO CV RIDIMENSIONANDO COMPETENZE ED ESPERIENZE. EMERGE DA UNO STUDIO DI BPSEC
13
IL DESIGN FA RICCA LA MODA
IL SUCCESSO IN 20 MOSSE
COMMERCIALMENTE PIÙ IMPORTANTE DELLE FASHION WEEK E DELLA SETTIMANA CHE PRECEDE IL NATALE, IL SALONE INTERNAZIONALE DEL MOBILE PORTA AL SETTORE UN INDOTTO DI OLTRE 20 MILIONI DI EURO. I MARCHI PIÙ AVVANTAGGIATI? QUELLI MASCHILI
ECCELLERE SIGNIFICA FARE LE COSE DI CUI GLI ALTRI HANNO PAURA, E DISTINGUERSI. COME? ECCO I CONSIGLI DEL BUSINESS STRATEGIST DAN WALDSCHMIDT, AUTORE DI UNO DEI SETTE BLOG PIÙ INFLUENTI AL MONDO SECONDO IL WALL STREET JOURNAL
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Expo 2015
I PADIGLIONI DELLE IMPRESE
UNA CASA PER 400 IMPRESE IL PADIGLIONE DI INTESA SANPAOLO COME VETRINA PER CENTINAIA DI ECCELLENZE IMPRENDITORIALI ITALIANE, ESEMPI DI FORZA, VITALITÀ ED ENERGIA CREATIVA DEL PAESE
A
ccanto ai 20 milioni di turisti attesi, saranno migliaia le imprese presenti a Expo Milano 2015; di queste ben 400 hanno una casa in comune, quella realizzata da Intesa Sanpaolo. Nel corso dei sei mesi dell’Esposizione universale diverse eccellenze imprenditoriali italiane, divise per filiera produttiva, e start up innovative avranno l’opportunità di una vetrina internazionale come quella di Expo per raccontare la propria storia o condividere un progetto di successo. Come? Attraverso una Live Area aperta al pubblico o all’interno di una Networking Area del padiglione, dove poter condividere con ospiti e clienti la propria strategia di crescita. «Vogliamo offrire alle aziende di piccole e
medie dimensioni, che rappresentano il fiore all’occhiello dell’imprenditoria italiana, l’opportunità di utilizzare le risorse della banca per aprire una propria vetrina in Expo», ha commentato il Ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina. Le 400 realtà protagoniste a Expo sono state selezionate attraverso Candida la tua impresa, iniziativa promossa dall’istituto e conclusasi con oltre mille iscrizioni, di cui il 60% giunte come candidature spontanee e il 40% come proposte provenienti dalle strutture territoriali della banca. Storie, calendario e profilo delle aziende saranno condivisi sulla piattaforma social di Intesa Sanpaolo e sul sito dedicato: www.unmondopossibile.com.
DI STAND IN STAND
EXPO.IT
Coca-Cola
New Holland
JooMoo
Federalimentare
Legno, vetro e acqua, tutti materiali ecosostenibili per il padiglione di Coca-Cola, la cornice in cui l’azienda racconta in maniera esperienziale il proprio modello di sostenibilità, basato sulla promozione di stili di vita attivi e un’alimentazione equilibrata, l’innovazione di prodotto e la protezione dell’ambiente. Il Padiglione è stato concepito per trasformarsi in un campo da basket. Al termine verrà smontato e ricostruito per diventare uno spazio coperto dove praticare attività fisica e sportiva, a beneficio della comunità locale.
Attraverso installazioni video, realtà aumentata ed esposizione di trattori e macchine da raccolta il padiglione di New Holland presenta la visione dell’azienda sul presente e futuro dell’agricoltura; un futuro sostenibile ed equo, nel quale la produzione di cibo di qualità, energia pulita e alto reddito faranno parte di un unico circolo virtuoso, basato sull’impiego di risorse rinnovabili, sul rispetto della terra e dell’ambiente e sull’eliminazione degli sprechi.
Si ispira al tema dell’acqua il padiglione “Stupefacente Asia” nel quale il gruppo cinese JooMoo vuole far riflettere i visitatori su alcuni sottotemi di Expo Milano 2015: la tutela dell’ambiente e delle risorse naturali. All’interno della struttura saranno presentati gli aspetti multiculturali e i diversi stili di vita dei popoli dell’Est, sotto la prospettiva asiatica. Nel corso dei sei mesi di Esposizione saranno organizzate sessioni di musica, artigianato, design, film, cartoni e videogiochi oltre a stage performance, laboratori di educazione sull’arte, sul turismo e sulla tecnologia.
Un’esposizione collettiva, che alterna prodotti ed esperienza. Un luogo per valorizzare l’immagine dell’industria alimentare italiana e delle sue eccellenze. È il concept del padiglione di Federalimentare, progetto che permette di fornire a buyer e visitatori stranieri una panoramica esaustiva del cibo made in Italy. Quello di Federalimentare sarà anche l’unico a cambiare continuamente look delle facciate esterne attraverso il lavoro di 13 street artist di fama internazionale, che realizzeranno opere sul tema del cibo, della nutrizione e del convivio.
14
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
© Nemesis Partners (1)
THE WATERSTONE Realizzato dall’architetto Michele De Lucchi, lo spazio espositivo di Intesa Sanpaolo sorge su una superficie di oltre 1000 mq ed è realizzato con materiali ecologici e riciclabili
© Tim Pannell/Fuse/Thinkstock
PER CHI NON AMA L’ALBERGO Se i visitatori di Expo preferiranno, in larga parte, hotel a quattro stelle per il proprio soggiorno, molti alloggerebbero piuttosto in casa, anche se solo per qualche giorno. Per rispondere a questa esigenza è stato lanciato Milanoexpocasa.it, sito vetrina per l’accomodation in appartamenti privati durante l’esposizione. L’iniziativa, promossa da un gruppo di professionisti milanesi in collaborazione con Fiaip Milano (sede locale della Federazione italiana agenti immobiliari professionali), mette a disposizione gratuitamente spazio per l’inserimento di annunci e i suoi costi sono coperti dalla partecipazione alle normali commissioni di intermediazione, percepite a seguito dei contratti effettivamente stipulati. Il tipo di accomodation offerto è analogo a quello di un residence: l’appartamento deve essere arredato e corredato. Elementi preferenziali sono il servizio di cambio biancheria settimanale, le pulizie e il collegamento wi-fi a banda larga.
IDENTIKIT DEL TURISTA DA ESPOSIZIONE
A SORPRESA, GLI STATUNITENSI SI MOSTRANO I PIÙ INTERESSATI. E SE MALPENSA È L’AEROPORTO PIÙ GETTONATO, GLI HOTEL PREFERITI SONO QUELLI A QUATTRO STELLE
S
tati Uniti, Germania, la stessa Italia, Spagna e Regno Unito. Sono questi i Paesi i cui cittadini si dimostrano più interessati a partecipare all’Esposizione universale appena iniziata a Milano. Almeno è quanto emerge dalla ricerca condotta dal motore di ricerca dedicato al viaggio Kayak.it, che ha analizzato le ricerche effettuate dai suoi utenti di tutto il mondo per fare il punto sull’effettivo interesse generato dall’Expo in termini di flussi turistici sul capoluogo lombardo. In particolare, è curioso notare che a questa top five facciano capo oltre l’80% delle ricerche di voli per Milano. Primi indiscussi sono gli Stati Uniti d’America – ben il 56% – seguiti a distanza dalla Germania e dall’Italia (entrambi intorno al 9%). Gli spagnoli sarebbero però i più fortunati, perché viaggiando a Milano a maggio riescono a spendere meno di tutti, in media solo 90 euro. Dallo studio emergono altri dati interessanti. Innanzitutto, rispetto al 2014, quest’anno le ricerche di hotel a Milano per l’intero mese di maggio sono aumentate del 55%. Per quanto riguarda gli aeroporti di arrivo, il visitatore tipo dell’Esposizione Universale atterrerà a Malpensa (77%), mentre Linate e Orio al Serio (Bg) vengono scelti rispettivamente dal 13% e dal 10% dei turisti. Per il soggiorno, dalla durata media di tre-quattro giorni, le strutture preferite sono gli hotel a quattro stelle (53,4%), mentre le zone della città più ambite risultano: Porta Romana, Porta Venezia, Centrale o SOLO PER QUESTO MESE LE RICHIESTE Malpensa. Dall’analisi dei dati emerge, DI ALLOGGIO SONO AUMENTATE inoltre, che il turista-Expo non viaggia da solo, ma è solitamente accompagnato da DEL 55% RISPETTO AL 2014 altre due persone.
15
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Senza rete
MARCO COBIANCHI
UN SUCCESSO NONOSTANTE TUTTO Giornalista economico, Cobianchi è autore dei libri Bluff, Mani bucate e Nati corrotti. È stato autore e conduttore su Rai 2 del programma Num3r1
I
conti, ovviamente, si faranno il 31 ottobre. So che non è prudente fare previsioni, ma resto convinto che l’Expo di Milano, che ha aperto il primo maggio, sarà un successo. Nonostante noi. Sì, nonostante noi italiani. Mi spiego. In otto anni l’Italia non è riuscita a organizzare la manifestazione in modo che il primo di maggio tutto fosse pronto. Ha leggi sui grandi
appalti che sono palesemente criminogene. Ha una struttura di comando politico totalmente inadeguata. Ha una struttura burocratica che incentiva il pagamento delle tangenti. Eppure… Eppure ci siamo riusciti e, ripeto, l’Expo sarà un successo. E, se non lo sarà, basterà paragonarlo con quello di Hannover 2000 quando, rispetto ai 40 milioni di visitatori attesi, se ne presentarono
È EVIDENTE CHE L’ITALIA NON È UN PAESE IN GRADO DI ORGANIZZARE GRANDI EVENTI INTERNAZIONALI IL SITO DELL’ESPOSIZIONE In questa immagine, un rendering del progetto dell’area Expo vista dall’alto
16
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
solo 18 e la manifestazione accusò un buco di 1,1 miliardi di euro. Ecco, basterà confrontare il nostro Expo con quello tedesco per mettersi l’anima in pace. Ma resta evidente che l’Italia non è un Paese in grado di organizzare grandi eventi internazionali. Lo era, lo è stato in passato, ma ora non lo è più. Ora non ci si può più affidare alla creatività, all’inventiva o al “fattore c…”. Non si può più sperare che nel mese precedente l’inaugurazione non piova sennò i lavori rallentano e non si riesce a finire in tempo. Ora, se vogliamo essere un Paese normale, dobbiamo cambiare. Cambiare la legge sugli appalti, cambiare il criterio di scelta dei civil servants (basta con le appartenenze politiche), bisogna cambiare la burocrazia. Tutte cose che Matteo Renzi aveva promesso di fare più di un anno fa e che non ha ancora iniziato a fare. Non sto dicendo che è colpa di Renzi se la preparazione dell’Expo è stata quella che è stata (evito gli aggettivi per evitare querele); sto dicendo che è colpa del governo Renzi, e di molti suoi ministri, se in questo anno l’Italia non è cambiata di un solo millimetro. I danni di questo mancato cambiamento non si riverberano sull’Expo (i cui guai sono stati combinati dai suoi predecessori), ma si vedranno la prossima volta che l’Italia avrà l’opportunità di candidarsi a organizzare qualche appuntamento mondiale: Olimpiadi o Mondiali di calcio. Non fa bene al morale del Paese (io credo che esista davvero “il morale del Paese”) sapere che con questi politici, con questi funzionari pubblici ma anche, diciamolo, con queste imprese abituate a pagare tangenti o a lucrare sulle varianti in corso d’opera, non si va da nessuna parte.
©2015 TUMI, INC.
Tumi Store Milano . Via Verri, 3 . +39 02 76004830 Tumi Store Roma . Via del Babuino 57 . +39 06 3235346 Also available at La Rinascente
Progetto manager
GUIDO CARELLA
ISTITUIAMO LA FESTA DEL NUOVO LAVORO
Carella è presidente di Manageritalia, la federazione nazionale dei dirigenti, quadri e professional di commercio, trasporti, turismo, servizi e terziario avanzato. L’associazione rappresenta in tutto il Paese circa 35.500 professionisti
© Istockphoto.com/Zurijeta
M
anageritalia e AstraRicerche, in occasione del primo maggio, hanno misurato con un’indagine il rapporto degli italiani con il lavoro. Detto che due terzi sono “abbastanza” soddisfatti e solo il 39% è positivo guardando al futuro, esce un quadro fatto di luci e ombre. Ci sono però un buon numero di italiani mentalmente già proiettati verso quel nuovo modello di lavoro che servirebbe oggi per mettere insieme produttività e benessere di persone, aziende e sistema, ma che in Italia latita parecchio. Insomma, il Paese sul lavoro è più avanti di quello che si pensi. Di fatto è diviso quasi equamente in tre parti: i propugnatori del nuovo lavoro che avanza, i tiepidi e i contrari. È il nuovo lavoro quello che serve oggi alle persone, alle aziende e al sistema per competere e crescere veramente dal punto di vista economico e sociale. Quello già realtà in tante aziende, alcune anche italiane, e in buona parte delle nazioni più avanzate e profondamente diverso da quello che abbiamo oggi in Italia. Fatto di valorizzazione delle persone, di collaborazione a tutti i livelli fuori e dentro l’azienda, formazione continua e sviluppo di una forte capacità di imparare a imparare, perché le competenze cambiano spesso e sempre di più. Fatto di gestione delle persone in base agli obiettivi e non sul tempo passato al lavoro, di una flessibilità sana che destruttura gli orari classici a favore delle esigenze aziendali, economiche e dei singoli. Basta trovare il punto d’incontro, che c’è, perché oggi si lavora in ogni dove (in azienda/ufficio, ma sempre più anche in modo itinerante e non solo da casa) e in ogni tempo e modo (orario o modalità). Proprio il lavoro moderno può offrirci oggi la più concreta possibilità di conciliare al meglio impegni professionali e vita privata. Un concetto che trova la sua sintesi nella reale possibilità di massimizzare la produttività e il benessere delle persone e delle aziende. Ma per farlo occorre cambiare tanto e
NON NASCONDIAMOCI SEMPRE DIETRO LE ISTITUZIONI, MANAGER E IMPRENDITORI DEVONO ESSERE ATTORI PRINCIPALI DEL CAMBIAMENTO qui le responsabilità sono plurime: la politica e le istituzioni devono offrire un quadro normativo certo, semplice ed efficace. Ma non nascondiamoci sempre e solo dietro alle istituzioni. Imprenditori e manager devono essere attori principali di un cambiamento nei luoghi di lavoro, dove all’organizzazione aziendale serve più managerialità (pochissima in un Paese di imprese padronali), dove si deve valorizzare e dare spazio a tutti secondo il loro valore e la loro voglia di mettersi in gioco. Non è per nulla un discorso buonista, ma è quello che oggi a noi manca e ci frena, anzi ci sta facendo retrocedere in tutte le classifiche di produttività e benessere economico e sociale. Anche i sindacati hanno un ruolo, che va assunto presto cambiando prima di tutto le logiche di pensiero e d’azione, perché in questo nuovo lavoro il loro ruolo è ancora più importante. In questo senso mi hanno colpito nell’indagine la schiacciante maggioranza di chi identifica la “tutela
18
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
del lavoratore” con la possibilità di crescere sempre professionalmente (77%), la voglia di prendersi responsabilità e sfide (73%), la ricerca di collaborazione e retribuzione non solo monetaria (69%) e l’avventura all’estero non come una fuga, ma come un’opportunità da cogliere per crescere come individui e professionisti (67%) e far così crescere anche il Paese. Insomma, serve non solo più lavoro, ma più lavoro di qualità e più qualità nel lavoro. Per questo Manageritalia, insieme ai suoi manager, vuole coinvolgere tutti gli italiani nella grande iniziativa, nel movimento, che lanciamo proprio in occasione del primo maggio. Cambia il lavoro con produttività & benessere vuole fare informazione e cultura, ma soprattutto vuole agire nel quotidiano, in azienda e fuori, impegnandoci tutti perché il lavoro in Italia cambi davvero e in meglio. Basta volerlo e farlo tutti insieme, o comunque essere in tanti.
© GettyImages
Lavoro
IL CURRICULUM? UN CANDIDATO SU TRE LO MODIFICA AL RIBASSO RIDIMENSIONARE IL PROPRIO CV È DIVENTATA UNA PRASSI ORMAI COMUNE, SOPRATTUTTO TRA I DIRIGENTI. ECCO PERCHÉ
È
finita l’era dei curricula gonfiati. Oggi il segreto per fare colpo non è aggiungere titoli di studio ed esperienze lavorative, ma volare basso: un cv altisonante tende sempre più a spaventare le aziende. I motivi? Il timore maggiore (interessa il 68% dei lavoratori) è che, di fronte a un profilo troppo qualificato, ci sia un’aspettativa elevata di salario; segue la preoccupazione di perdere il lavoratore non appena gli sarà offerta una proposta migliore (52%); e l’idea che i candidati selezionati per incarichi di livello inferiore rispetto al proprio profilo possano presto annoiarsi e non essere felici (43%). Secondo uno studio condotto da BpSec, società specializzata nel settore delle consulenze e dei servizi formativi, nel 35% dei casi gli aspiranti lavoratori – più le donne che gli uomini – modificano il proprio curriculum al ribasso; un fenomeno più diffuso nel Nord Italia (61%) che al Centro-Sud (39%), dove c’è meno concentrazione di forza lavoro. Tra le posizioni più colpite da questo trend c’è quella dei dirigenti d’azienda (23%), che ridimensionano le loro competenze; seguiti dai consulenti aziendali (17%), che sfoltiscono il proprio bagaglio di
collaborazioni; e dalle segretarie d’azienda (15%), ma anche tecnici e operai specializzati (13%). Secondo il fondatore di BpSec, Daniele Barbone, la carriera universitaria è il primo elemento che viene tagliato
(38% dei candidati), al secondo posto si riducono gli anni di esperienza lavorativa (33%) e il numero di aziende per le quali si è lavorato (31%), segue una modifica delle competenze e delle abilità (28%).
SI TEME CHE LE AZIENDE PREVEDANO L’ASPETTATIVA DI UN SALARIO ELEVATO DA PARTE DI UNA RISORSA TROPPO QUALIFICATA
LA TOP 10 DELLE PERDITE DI TEMPO IN UFFICIO AI SOCIAL NETWORK SI AFFIANCANO LA NECESSITÀ DI RIMEDIARE AGLI ERRORI ALTRUI E IL FISSARE APPUNTAMENTI. MA C’È ANCHE CHI CERCA UN ALTRO IMPIEGO...
“V
oglia di lavorare saltami addosso”. Perché in ufficio non mancano le distrazioni ed è fin troppo facile perdere tempo. Ma quali sono le attività che ci rubano più attenzione? Yast, specializzato nell’incremento della produttività, ha provato a stilare una classifica sulla base delle risposte dei lavoratori. In questa classifica non potevano ovviamente mancare i social network. Il 77% di chi ha un profilo, lo consulta dal lavoro e ci passa fino a due ore (41% Facebook, 37% LinkedIn, 31% Yahoo!, 28% Google+, 8% Twitter, 4% Pinterest). Per il 37% dei dipendenti, però, la principale occupazione extralavorativa quotidiana è riparare agli errori altrui. Ben 74 minuti al giorno vengono impiegati per contattare colleghi o
19
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
clienti per questa ragione. Anche partecipare alle riunioni sembra una perdita di tempo: il 47% degli utenti lo ritiene tale, e circa 33 minuti al giorno vengono spesi solo per fissarle. In classifica anche la navigazione su Internet, risposta del 45% degli intervistati (da segnalare che il 69% cerca un altro posto di lavoro), e i problemi con il pc, primo disturbo per il 27% dei lavoratori. Il 23% dei lavoratori pensa poi che socializzare con i colleghi sia la distrazione più frequente in ufficio. Da segnalare anche le questioni personali (6%), i sogni a occhi aperti (4%), le commissioni fuori sede (3%) e, infine, le telefonate personali (2%) e la pianificazione di impegni privati (1%).
People
LANCI AL VERTICE DI LENOVO CRESCE GIANFRANCO LANCI IN LENOVO CON LA NOMINA A CORPORATE PRESIDENT. AGGIUNGE LA RESPONSABILITÀ DELL’ENTERPRISE BUSINESS GROUP AL SUO RUOLO DI CAPO DEL PC GROUP. IN AZIENDA DAL 2012, HA 30 ANNI DI ESPERIENZA NEI PC, CON NUMEROSI RUOLI DI LEADERSHIP RICOPERTI PRESSO TEXAS INSTRUMENTS E ACER.
CARIPARMA
HUGHES BRASSEUR Direttore generale vicario Il cda di Cariparma Crédit Agricole nomina Hughes Brasseur direttore generale vicario. Il manager, già condirettore generale dal 2012, è nato nel 1965 e, dopo gli studi all’Università di Lille II, ha conseguito un master in Finanza e fiscalità internazionale e una specialializzazione in revisione dei conti. Nel gruppo dal 2000, prima di Cariparma, è stato vice direttore generale della Caisse Régionale de l’Anjou et du Maine.
UNILEVER
AMPLIFON
CARLA SANGIORGIO Head of Corporate Communications Carla Sangiorgio è il nuovo Head of Corporate Communications di Unilever Italia. Classe 1981, nata a Matera, la manager vive da 15 anni a Roma dove ha conseguito la laurea in Scienze della comunicazione alla Lumsa e il diploma di Master in Marketing Management in Gema. Sposata con un figlio, è in Unilever dal 2007 dopo l’ingresso nel team di 4 Salti in padella.
ENRICO VITA Direttore generale Amplifon ha un nuovo direttore generale (Coo): si tratta di Enrico Vita, 46 anni, laureato in Ingegneria meccanica, il manager è entrato nel gruppo nel marzo del 2014 dopo una carriera in Indesit, dove in 20 anni ha ricoperto posizioni di responsabilità in Italia e all’estero, fino ad assumere il ruolo di Chief Operating Officer Sales and Marketing. A Vita riporteranno le tre region – Emea, America e Asia Pacific – e le funzioni It, marketing e supply chain.
SACE
FABIO RESCALLI Responsabile marketing Il nuovo responsabile della divisione marketing di Sace è Fabio Giovanni Rescalli. Il manager dovrà promuovere l’evoluzione dell’approccio commerciale di Sace e delle sue controllate. Già Chief Marketing Officer di Ge Capital e responsabile della Direzione marketing imprese e corporate di Cariparma Crédit Agricole, ha fatto esperienza in Accenture e McKinsey al servizio di numerose banche e assicurazioni europee.
LO BIANCO SALE SU VOLVO TRUCKS VOLVO TRUCKS SALES NOMINA VICE PRESIDENTE GIOVANNI LO BIANCO. GESTIRÀ DUNQUE RENAULT TRUCKS ITALIA E VOLVO TRUCKS ITALIA. IL MANAGER, 52 ANNI, È ENTRATO A FAR PARTE DEL GRUPPO NEL 1996. TRA I PRINCIPALI RUOLI RICOPERTI QUELLO DI RETAIL DIRECTOR PRESSO LA VOLVO DO BRASIL, E POI D.G. DI UN VOLVO TRUCK CENTER IN FRANCIA.
NUOVO VERTICE PER ASSALCO ANTONELLA BAGGINI È IL NUOVO SEGRETARIO GENERALE DI ASSALCO, L’ASSOCIAZIONE TRA LE IMPRESE PER L’ALIMENTAZIONE E LA CURA DEGLI ANIMALI DA COMPAGNIA. CON UN MASTER IN DIREZIONE DI AZIENDE COMMERCIALI, LA MANAGER ENTRA NEL 1990 NELL’AMERICANA DOLMA. DAL 2000 AL 2015 È STATA RESPONSABILE PER LE RELAZIONI ESTERNE E IL CORPORATE AFFAIRS DI MARS ITALIA.
TIMBERLAND
SG CIB
NEXIVE
PAOLO GAJO Country Sales Director
DIEGO COLLARO Responsabile Corporate Finance
Timberland annuncia la promozione di Paolo Gajo a Country Sales Director Italia e Grecia. Dopo aver lavorato in Northway e successivamente per Oberalp, il manager ha iniziato la sua carriera in VF Italia tre anni fa come Area manager Timberland per l’Italia e più recentemente come Direttore Wholesale Timberland Italia. Durante questo periodo, Gajo è riuscito a dare un forte impulso al mercato.
GIro di nomine in Societe Generale Corporate & Investment Banking (Sg Cib). Diego Collaro diventa responsabile del Corporate Finance in Italia. Prima di entrare nel dipartimento Ecm di Societe Generale nel 2008, Collaro ha lavorato in Banca Intesa nella divisione Equity Origination, per passare successivamente in Banca Imi e, infine, nel team italiano di Investment Banking di Citi.
20
MARIA LAURA CANTARELLI Communication Director Maria Laura Cantarelli è la nuova Public Affairs & Corporate Communication Director di Nexive. Già Head of Public Affairs dell’azienda, la manager vanta un’esperienza decennale in ambito istituzionale. Ha lavorato per la presidenza del Consiglio nei gabinetti del ministero per i Rapporti con il Parlamento e di quello per le Politiche europee e commercio internazionale.
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
CONTENT INTERFACE
UMBERTO PARDI Direttore Sales and Marketing Nuovo direttore Sales and Marketing per Content Interface Italia, innovativa digital company italiana di sistemi hi tech e soluzioni multimediali interattive per i settori del lusso, moda e turismo: è Umberto Pardi, 30 anni, laurea in marketing all’Università San Raffaele, in precedenza Account Manager presso Information Technology Group. Dal 2011 è stato Business Development Manager di Content Interface Italia.
FEDERLEGNO
ERNST & YOUNG
HAIER EUROPE
LAURA MAINI Direttore ufficio stampa
ANDREA PALIANI Responsabile consulenza
YANNICK FIERLING Amministratore delegato
Laura Maini entra in FederlegnoArredo Eventi spa con il ruolo di direttore ufficio stampa e comunicazione. Laureata in Architettura al Politecnico di Milano, proviene da Ketchum Italia dove – dopo gli inizi in Report Porter Novelli – ha maturato una profonda esperienza nel campo della consulenza e della comunicazione integrata per i brand, ricoprendo anche la carica di direttore generale.
Ernst & Young nomina Andrea Paliani responsabile della consulenza (Advisory Services) per l’area mediterranea (Italia, Spagna e Portogallo). Il manager, 46 anni, entra in EY nel 1996 dopo un’esperienza nel FashionRetail. Ricopre nel tempo diversi ruoli: leader per il settore Telecom, Media e Tecnologia per l’ Europa occidentale e responsabile Advisory Services del settore Energia a livello globale.
Haier Europe ha un nuovo amministratore delegato. Di nazionalità francese, Yannick Fierling vanta 18 anni di esperienza internazionale nel settore degli equipaggiamenti per auto e negli elettrodomestici. Si unisce ad Haier dopo 15 anni in Whirlpool. Il suo curriculum accademico comprende due master in Ingegneria in Nord America e in Europa e una laurea in Finanza per dirigenti all’Insead.
AMBRA BANIJAY
FILIPPO CIPRIANO Managing Director Marco Bassetti, Ceo di Banijay Group, annuncia la promozione di Filippo Cipriano da Chief Creative Officer al ruolo di Managing Director di Ambra Banijay Italy. Fondata nel 2012, dopo un anno Ambra è diventata parte di Banijay Group e ha recentemente prodotto la versione italiana del talent/celebrity show Si può fare! condotto da Carlo Conti. Suo anche Senza parole, emotainment show presentato da Antonella Clerici sulle reti Rai.
UVET PUNTA SU PEZZANI IL GRUPPO UVET NOMINA ALFREDO PEZZANI CHIEF OPERATING & SERVICE DELIVERY OFFICER. IL MANAGER, CON UN BACKGROUND CONSOLIDATO NEL BUSINESS DEVELOPMENT DEI VIAGGI D’AFFARI, PROVIENE DA CISALPINA TOURS DOVE ERA D.G. IL SUO INCARICO PRECEDENTE ERA IN HOGG ROBINSON ITALIA.
ILLYCAFFÈ SCEGLIE GREGORI GIOVANNA GREGORI È IL NUOVO DIRETTORE RELAZIONI ESTERNE DI ILLYCAFFÈ. VALORIZZERÀ LE INIZIATIVE DEL BRAND A COMINCIARE DA EXPO MILANO 2015. LA MANAGER, 48 ANNI E DUE FIGLI, LAUREATA IN FILOSOFIA HA RIVESTITO IL RUOLO DI DIRECTOR OF COMMUNICATIONS AND B2B DEL GRUPPO MCARTHURGLEN E HA LAVORATO IN LOUIS VUITTON ITALIA E SALVATORE FERRAGAMO.
CAYENNE
GE CAPITAL
MASSIMO POSSE Business Digital Manager
DARIO CASIRAGHI Commercial Leader divisione Fleet
Importante acquisto per Cayenne. Si tratta di Massimo Posse, 46 anni, che entra in azienda in qualità di Business Digital Manager. Da 15 anni nel mondo della comunicazione, il manager inizia la sua carriera come Sales Manager. Lavora poi in importanti agenzie di pubblicità e comunicazione - tra le quali Armando Testa e Brand Portal - ricoprendo incarichi manageriali
Dario Casiraghi è il nuovo Commercial Leader della divisione Fleet di Ge Capital Italy, uno dei maggiori operatori in Europa attivo nel mercato del noleggio a lungo termine e nella gestione delle flotte aziendali. Il manager è arrivato in azienda nel 2004 come Customer Service Manager ricoprendo posizioni con crescenti responsabilità, da ultimo quello di Operations & Asset Management Leader per il Leasing di Ge Capital.
GRUPPO VÉGÉ
TNT ITALY
FRANCESCA REPOSSI Responsabile marketing
CHRISTOPHE BOUSTOULLER Amministratore delegato
Gruppo VéGé, prima organizzazione della grande distribuzione associata, annuncia l’ingresso di Francesca Repossi, cui viene affidato l’incarico di responsabile marketing. La manager 43enne, laureata in Economia con Executive Master Mba alla Bocconi, proviene da Shell Italia dove ha ricoperto l’incarico di Loyalty & Partnership & B2C Payment Manager.
Christophe Boustouller è il nuovo amministratore delegato di Tnt Italy. Il manager francese di madre italiana, 49 anni, vanta 25 anni di esperienza nel settore del trasporto e della logistica. Ha lavorato in Dhl e in Tnt France. Dal 2002 ha ricoperto il ruolo di direttore generale in diverse aziende di medie e grandi dimensioni. Il suo ultimo incarico è stato alla Cryo Express (Gruppo Air Liquide).
21
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
CAMBIO NEL BUSINESS DI MOTUL MASSIMO PADOVAN ENTRA A FAR PARTE DI MOTUL ITALIA IN QUALITÀ DI BUSINESS DEVELOPMENT MANAGER DELLA DIVISIONE MOTUL TECH. LAUREATO IN SOCIOLOGIA A URBINO, INIZIA LA SUA LUNGA ESPERIENZA NEL SETTORE DEI LUBRIFICANTI INDUSTRIALI LAVORANDO IN GRANDI AZIENDE MULTINAZIONALI DEL SETTORE COME FUCHS E CASTROL (25 ANNI).
Luxury
IL DESIGN FA BENE ALLA MODA
OLTRE 20 MILIONI L’INDOTTO DEL SALONE INTERNAZIONALE DEL MOBILE PER IL MONDO DEL FASHION. COSÌ LA MANIFESTAZIONE DIVENTA PIÙ RICCA DEL NATALE
N
on solo design. Il Salone internazionale lo scorso anno la fiera è valsa 30 milioni di del mobile fa bene anche alla moda (e euro, cifra confermata e in crescita nel 2015. al turismo). La Camera di commercio A riscuotere maggiore successo sarebbero in di Monza ha lavorato per quantificare il valore particolare i marchi dell’abbigliamento e degli dell’indotto della manifestazione tenutasi dal accessori al maschile, ma tutti beneficiano di 14 al 19 aprile: quest’anno avrebbe raggiunto i un aumento dello scontrino medio fino al 20%. 221,5 milioni di euro – 161,5 per la sola Milano In alcuni casi si registra anche un incremento –, in crescita del 7,2% rispetto al 2014. E di delle vendite del 40%-50%. A guardare questi questo budget poco meno di 20,5 sarebbero dati, la Design Week finisce per superare, per stati destinati allo shopping, mentre circa 19 importanza commerciale, persino le fashion sarebbero stati spesi in cene e aperitivi. week o la settimana che precede il Natale. Stime che si fanno ancora più rosee a L’ASSOCIAZIONE DI VIA MONTENAPOLEONE sentire l’Associazione di via Montenapoleone, PARLA DI UN AUMENTO DELLO SCONTRINO secondo la quale, per i MEDIO FINO AL 20% suoi 150 commercianti,
22
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
ARREDAMENTO VINCENTE ARCHIVIATO IN CRESCITA IL 2014, LE 15 PRINCIPALI AZIENDE ITALIANE DI CASA & DESIGN, SECONDO UNO STUDIO DI PAMBIANCO STRATEGIE DI IMPRESA, POSSONO GUARDARE AL FUTURO CON SERENITÀ: I LORO RICAVI SONO CRESCIUTI IN MEDIA DEL 3,2%, SALENDO DA QUOTA 2,77 MILIARDI A 2,86. UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO REGISTRATO DALL’INTERO SETTORE CHE, SECONDO I DATI DI FEDERLEGNOARREDO, NEL 2015 RIPRENDERÀ A CRESCERE DELL’1,5% (MERITO DELLE ESPORTAZIONI), DOPO AVER CHIUSO IL 2014 ANCORA IN CALO IN TERMINI DI FATTURATO.
© GettyImages (11), Gyenes _ Fonds Gyenes _ Biblioteca Nacional de Espana (1)
FIERA DEL BELLO Principale appuntamento del settore a livello europeo, nel 2015 ha registrato la cifra record di operatori partecipanti, circa 300 mila, cui si vanno ad aggiungere i 40 mila privati presenti nel weekend
COIN VENDE A EXPO
SARANNO EXCELSIOR MILANO E OVS GLI OFFICIAL RETAILER DELL’ESPOSIZIONE UNIVERSALE MENEGHINA. COINVOLTO ANCHE ELIO FIORUCCI
CALAIS CELEBRA BALENCIAGA Lo stilista Cristòbal Balenciaga e le sue creazioni saranno, fino al 31 agosto, protagonisti a La cité de la dentelle et de la mode di Calais, uno dei centri mondiali del pizzo, amatissimo dal creativo spagnolo. Non a caso l’esposizione è intitolata Balenciaga, magicien de la dentelle, ossia Balenciaga, genio del pizzo. In mostra 75 abiti, accessori (tra guanti, cappelli e calzature), fotografie e disegni realizzati con tessuti finemente lavorati.
I BRAND USA CONTRO ALIBABA
D
ue negozi da circa 200 metri quadrati ciascuno all’interno del sito espositivo, lungo il Decumano, uno più sofisticato ed esclusivo firmato Excelsior Milano, uno più “democratico” di Ovs. Apertura prevista 18 maggio. È il frutto della partnership siglata tra Expo e il gruppo Coin, pensata per soddisfare le esigenze di acquisto dei visitatori. In quanto official retailer i due marchi si faranno interpreti del Tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita” e dei valori di Expo Milano 2015 non solo realizzando gli oggetti “simbolo” di questo evento memorabile, ma anche dando un’opportunità alle generazioni future: gli studenti dell’Istituto Marangoni, sotto la tutorship di Elio Fiorucci, disegneranno le grafiche per una collezione di t-shirt biocotton dedicata ai temi di Expo Milano 2015. In particolare, il brand Excelsior Milano, proporrà un susseguirsi di suggestioni e idee: capsule collection, accessori e tecnogadget realizzati in esclusiva da giovani designer che offriranno un punto di vista che privilegia la ricerca, lo stile e la creatività italiana e internazionale. Il percorso creativo di Ovs partirà invece dal recupero delle grafiche dell’Esposizione Universale del 1906 per creare un fil rouge tra l’arte e la creatività di quel periodo e l’attuale; proseguirà con il Cantico delle creature che Elio Fiorucci riproporrà attraverso alcune interpretazioni delle immagini di San Francesco, trasformando il messaggio di amore per la natura in un appello al rispetto per l’ambiente e alla tolleranza.
L’American Apparel & Footwear Association (Aafa), che riunisce oltre mille marchi statunitensi, ha riportato con forza l’attenzione alla necessità di una regolamentazione dell’ecommerce per combattere la contraffazione. Lo ha fatto chiedendo il supporto del rappresentante per il commercio degli Usa, in particolare per prendere provvedimenti contro Taobao, piattaforma del colosso cinese (ma quotato a New York) Alibaba. Benché infatti Taobao non compaia più dal 2012 nella Special 301 Notorius Market List (quella che elenca i marketplace sospettati di vendere merce contraffatta) della United States Trade Representative, vi si venderebbero quotidianamente innumerevoli copie.
FINANCE
DOLCE&GABBANA OLTRE IL MILIARDO Crescita del 7% rispetto all’anno precedente per Dolce & Gabbana nell’esercizio fiscale chiuso il 31 marzo scorso: la griffe è così salita a quota 1.030 miliardi preliminari contro i 961,4 dei 12 mesi precedenti. E, non pago delle 50 aperture di quest’anno, il gruppo ha già annunciato nuovi investimenti. I nuovi opening in programma sono una quarantina, soprattutto tra Cina e Usa, 26 dei quali gestiti direttamente.
EURO DEBOLE, LVMH FORTE Il gigante francese del lusso ha chiuso il primo trimestre con 8,3 miliardi di euro di ricavi, facendo così registrare, grazie all’indebolimento dell’euro, un +16% (+3% su base omogenea) rispetto allo stesso periodo del 2014. In particolare, l’area Mode & Maroquinerie vanta un +13%, la distribuzione selettiva un +20%, profumi e cosmetici un +16%, gioielli e orologi un +19%. In calo invece il business di vini e liquori (-1%).
23
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
ON STAGE CAPASA SUCCEDE A BOSELLI
SARÀ L’IMPRENDITORE DI ORIGINE PUGLIESE CARLO CAPASA, FONDATORE CON IL FRATELLO ENNIO DI COSTUME NATIONAL, IL NUOVO PRESIDENTE DELLA CAMERA NAZIONALE DELLA MODA ITALIANA. MARIO BOSELLI, DA OLTRE 15 ANNI ALLA GUIDA, VERRÀ NOMINATO PRESIDENTE ONORARIO NEL CORSO DELL’ASSEMBLEA DEL 14 MAGGIO. CONFERMATA ANCHE L’USCITA, DOPO IL 30 GIUGNO, DELL’ATTUALE CEO, JANE REEVE.
GUIDOTTI SALUTA YOOX
L’ASSEMBLEA DI APPROVAZIONE DI BILANCIO DEL 30 APRILE HA RECEPITO LE DIMISSIONI DI FRANCESCO GUIDOTTI DA CHIEF FINANCIAL OFFICER DI YOOX. PER CINQUE ANNI A CAPO DELLA DIVISIONE FINANZIARIA DEL GRUPPO, GUIDOTTI LASCIA RIMANENDO PROPRIETARIO DI 121.212 AZIONI DI YOOX, PER UN VALORE DI CIRCA 3,5 MILIONI EURO.
Self empowerment
IL SEGRETO DEL SUCCESSO IN 20 MOSSE I CONSIGLI DI DAN WALDSCHMIDT, IL BUSINESS STRATEGIST INVENTORE DELLE EDGY CONVERSATIONS, AD AZIENDE E ASPIRANTI IMPRENDITORI PER CAPIRE CHE ECCELLERE VUOL DIRE FARE LE COSE DI CUI TUTTI GLI ALTRI - ANCHE I PIÙ BRAVI - HANNO PAURA
P
er raggiungere il successo, non dovete per forza diventare un runner estremo come Dan Waldschmidt. Potete limitarvi a seguire i consigli di questo business strategist che sta conquistando popolarità grazie al suo blog – uno dei sette più influenti al mondo per il Wall Street Journal
– divenuto un libro pluripremiato: Edgy Conversations: come le persone normali possono ottenere grandi successi. Il segreto per eccellere è tutto nella testa, sostiene Waldschmidt, che ha studiato il comportamento di mille persone di fronte agli ostacoli in diversi campi, e ha raccontato come 150 tra
di esse siano riuscite a primeggiare: «I vincitori non fanno cose diverse, ma guardano al mondo da una prospettiva differente», è il suo pensiero. Ma come avere successo? Bisogna cambiare stile di vita, considerare diverse filosofie e trovare in questo set di 20 consigli gli strumenti per distinguersi.
1
2
3
4
5
Fai la telefonata che temi di fare
Alzati prima di quando vorresti
Preoccupati degli altri più di quanto loro facciano con te
Lotta anche quando sei già ferito, sanguinante e dolorante
Dai più di quanto ricevi
10
9
8
7
Porta risultati quando avresti la possibilità di accampare scuse
Cerca dettagli quando è più facile trascurarli
Non temere di sembrare uno sciocco mentre cerchi risposte che non hai
Investi su te stesso anche se nessun altro lo fa
11 Cerca le tue spiegazioni ai fatti anche quando ti si dice di accettarli così
20
6 Conduci quando nessun altro ancora ti segue
12
13
14
15
Fai errori e sembra un idiota
Prova, fallisci, e prova di nuovo
Corri più veloce anche se non hai più fiato
Sii gentile con chi è stato crudele con te
19
Insomma agisci Fai le cose più difficili, in modo da fare quelle che nessun altro la differenza tra vivere fa, che spaventano una vita mediocre o un e fanno domandare esagerato successo per quanto puoi ancora sopportare
24
18
17
Dirigiti verso dove vuoi andare, non importa cosa ti trovi davanti
Sentiti responsabile delle tue azioni anche quando le cose vanno male
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
16 Stabilisci scadenze assurde e ottieni risultati impareggiabili
Social planet
MARCEL VULPIS, DIRETTORE AGENZIA SPORTECONOMY.IT ED ESPERTO DI NEW MEDIA E SOCIAL NETWORK
TRA PUBBLICO E PRIVATO IL MONDO DIGITALE SFORNA A RITMO INARRESTABILE APP PENSATE PER LA CONDIVISIONE DEI CONTENUTI, COSÌ COME STRUMENTI UTILI PER GESTIRE LE ATTIVITÀ PERSONALI. PERCHÉ LA VITA DI CIASCUNO È SEMPRE PIÙ CONNESSA
L’
©Tatsianama/Istock/Thinkstock
app del momento è Periscope, che consente di seguire, in diretta, su Twitter, programmi Tv o di diventare broadcaster per un giorno (un’evoluzione del cosiddetto “citizen journalism”). Omnifocus e Tandem, invece, sono applicazioni nate per modificare lo stile di vita di chi intende utilizzarle. La prima è dedicata alla gestione del
PUNTATE AD ARRICCHIRE IL VOSTRO BAGAGLIO CULTURALE O A ORGANIZZARE MEGLIO LA GIORNATA? proprio tempo, un’agenda digitale che sfrutta al meglio la geolocalizzazione e la visualizzazione su mappe. La seconda modifica l’approccio alla conoscenza di una lingua straniera, attraverso chat e condivisioni di esperienze con utenti presenti in ogni parte del mondo. Un modo rapido per conoscere nuovi amici e arricchire il proprio bagaglio culturale.
PERISCOPE.IT
OMNIFOCUS.COM
TANDEM
IL MONDO IN DIRETTA
PERCHÉ IL TEMPO È DENARO
IMPARARE LE LINGUE IN CHAT
Diventare broadcaster per un giorno (o anche di più) è il sogno dei “fan” delle novità multimediali. Da poche settimane è realtà, grazie al lancio mondiale di Periscope, l’app di Twitter che consente di fare streaming in diretta di testate giornalistiche o di produrre video su qualsiasi tema di cronaca. Facendo click sul pulsante “Start Broadcast” il mondo diventa live. Periscope permette di trasmettere i propri video in diretta, gratis (per il momento solo su iPhone) e pubblicamente. Nella prima settimana di lancio si sono collegati in onda oltre 20 mila utenti. Perché se un’immagine può valere più di mille parole, un video può portarci in un’altra realtà e farcela vivere attraverso gli occhi di chi lo sta girando.
Il tempo è una risorsa da sfruttare al meglio, con l’obiettivo primario di ottimizzare la vita quotidiana. Per farlo è approdata su App store, Omnifocus 2, applicazione pensata per tutti coloro che intendono gestire i propri impegni, il lavoro o lo studio. È possibile coordinare appuntamenti, impegni lavorativi e personali, oltre a una serie di altre molteplici attività. Attraverso l’utilizzo di questa app è possibile tenere traccia degli impegni per progetto, luogo, persona o data. Di fatto viene creato un unico elenco o una serie di diversi livelli di cartelle o progetti. Il tutto, poi, passa per la geolicalizzazione o la visualizzazione per mappa, in modo da ottimizzare la gestione della giornata tipo. La versione “pro” è gratuita per gli utenti che hanno acquistato la versione 1, altrimenti il costo è di 39,99 euro.
Un’app per iOS, dal nome semplice e intuitivo (Tandem) è la risposta concreta a chi intende imparare qualsiasi lingua straniera. Il tutto in modo divertente e facendo pratica con una community di studenti e potenziali amici presenti in ogni angolo del mondo. Tandem permette, infatti, di entrare in contatto con persone di nazionalità e lingua diverse, abbinandole sulla base delle conoscenze e degli interessi comuni. Così l’uno potrà agevolmente imparare la lingua dell’altro. Innovativa la presenza di chat di testo e di video-chat gratuite. Tandem è operativa, principalmente, per inglese, spagnolo, francese, portoghese, tedesco, italiano, cinese, polacco e russo.
26
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Verba (non) volant a cura di Matteo T. Mombelli
ENRICO MENTANA
JULIAN NIDA-RÜMELIN
Il vero nemico del giornalismo è il corridoio. L’antro in cui ci si lamenta e si parla male del collega per noia o frustrazione. Io li mandavo in onda dalle 6 di mattina alle 9 di sera. L’occupazione è un ottimo antidoto alla cattiveria gratuita sussurrata di fronte alla macchinetta del caffè.
Queste aziende (tecnologiche, ndr) stanno fissando le regole del gioco. Se l’Europa cede e accetta di giocare secondo le loro regole, perde tutto. Stiamo lasciando fare a loro le infrastrutture mondiali. Ciò non è ammissibile. Non è compito di un’azienda stabilire le regole e noi non dobbiamo lasciarglielo fare. L’alternativa è definire le nostre regole. Sviluppare, per esempio, un progetto per un Google europeo, come ha fatto la Cina.
Giornalista, direttore del Tg La7
Filosofo politico tedesco
EUGENIO CARMI ROBERTO COTRONEO
Dicono che questa è una crisi economica. Ma non è vero. La crisi è spirituale, è stata e sarà sempre spirituale. L’arte in Italia è in crisi perché è in crisi la cultura. Gli artisti vivono senza vendere opere perché chi le vuole le compra all’asta. Lotto coi falsi dei miei quadri, diffusi per quattro soldi. Il Paese non fa nulla per i suoi artisti, è incosciente delle proprie ricchezze.
Gli startupper sono i geni del presente. Ma non inventano teorie della fisica, non sono chimici che scoprono una nuova proteina, sono persone che senza competenze scientifiche vedono quello che gli altri non vedono. Capiscono cose che nessuno saprebbe capire. Come? Nel romantico mondo globale facendo una sola cosa: immaginando.
Giornalista e scrittore
Pittore, tra i maggiori esponenti dell’astrattismo italiano
VINT CERF Nel nostro zelo, presi dall’entusiasmo per la digitalizzazione, convertiamo in digitale le nostre fotografie pensando che così le faremo durare più a lungo, ma in realtà potrebbe venir fuori che ci sbagliavamo. Il mio consiglio è: se ci sono foto a cui davvero tenete, createne delle copie fisiche. Stampatele.
Vicepresidente di Google, tra i padri di Internet
ABBIGLIAMENTO ORIGINALE
27
CONTRO I pantaloni e la camicia sono diventati per me una sorta di promemoria quotidiano: ora ho il controllo. Non voglio prendere decisioni su cosa indossare perché ho troppe altre decisioni importanti da prendere. Non solo sto bene con il mio look, ma non ci penso nemmeno più. Ed è una cosa ottima. MATILDA KAHL, Art Director di Saatchi & Saatchi, indossa lo stesso outfit da lavoro da ormai tre anni
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
© GettyImages (3)
PRO Essere originali è fondamentale: per le tecniche di stile direi che gli accessori offrono quel tocco di unicità che i vestiti non riescono a dare completamente. Tuttavia il focus è la personalità. Infatti essere riconosciuti, distinti è frutto di dialettica, carattere e attitudine. CARLA GOZZI, style coach e conduttrice televisiva
Cover story
JOSÉ MOURINHO
DAL CHELSEA ALL’INTER PASSANDO PER REAL MADRID E PORTO, LO “SPECIAL ONE” JOSÉ MOURINHO SI MOSTRA IN UNA VERSIONE INEDITA, COME ALLENATORE DI UOMINI E COLTIVATORE DI TALENTI, CHE DEVONO METTERSI A SERVIZIO DEL BENE COMUNE DI MICK BROWN* SERVIZIO FOTOGRAFICO DI PHILIP SINDEN TELEGRAPH ST MEN MAGAZINE THE INTERVIEW PEOPLE
28
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
«P
enso di avere un problema», afferma l’allenatore del Chelsea, José Mourinho, «sto migliorando in ogni aspetto del mio lavoro da quando ho iniziato. Si è verificata un’evoluzione sotto diversi aspetti: il modo in cui leggo il gioco, il modo in cui preparo le partite, il mio modo di allenare, la metodologia… Miglioro in continuazione. Ma c’è un aspetto sotto il quale non posso cambiare: quando affronto i media, non sono mai ipocrita». Statisticamente parlando, Mourinho è l’allenatore di club di maggior successo del mondo del calcio. Ha vinto il campionato in ciascuno dei quattro Paesi in cui ha allenato: Portogallo, suo Paese natale, Italia, Spagna e Inghilterra. E ha vinto la Champions League due volte. Ma questo, ovviamente, è solo una parte del tutto. Mourinho è, verosimilmente, il più controverso allenatore di calcio. Non ci sono mister che più di lui accendono le ire dei tifosi avversari, le schermaglie con gli arbitri e la Football Association (FA), le uscite dai gangheri durante le conferenze stampa, i bronci a bordo campo: non importa la partita, guardare Mourinho per gli spettatori è quasi uno spettacolo a sé stante. Mourinho ha passato la mattinata al campo di allenamento del Chelsea a Cobham, nel Surrey. Il rituale è sempre lo stesso. Arriva ogni giorno intorno alle 7.30 del mattino, va nel suo ufficio, chiude la porta e rimane lì per le due ore successive. «Ho bisogno di tempo per stare solo», spiega. «Nel mondo del calcio non sono così vecchio. A 52 anni potrei avere davanti a me ancora 20 anni per allenare. Ma mi sento come… potrei dire una “vecchia volpe”. Niente mi spaventa, niente mi assilla; sembra che niente di nuovo possa accadere per quanto mi riguarda. Sono molto bravo nel controllare le emozioni, ma ho bisogno del mio tempo per pensare. Non mi sveglio nel mezzo della notte preoccupato per l’infortunio di qualcuno per la tattica della partita. Ho bisogno di riflettere, ho bisogno di provare ad anticipare i problemi. Ho bisogno del mio tempo». Il padre di Mourinho – il suo nome è sempre José – era un portiere e ha fatto una comparsata nella nazionale portoghese prima di diventare allenatore. Il giovane José lo accompagnava alle partite, a volte fino a bordo campo, riferendo le istruzioni di suo padre ai giocatori. Poi è divenuto anch’egli un calciatore, ma dopo una breve e anonima carriera come difensore nella seconda categoria della lega portoghese, ha deciso di intraprendere la strada del coaching, iscrivendosi alla Technical University di Lisbona per studiare Scienze dello sport e poi diventare un insegnante. Il suo primo lavoro è stato insegnare a bambini con sindrome di Down e severe disabilità mentali. «È stata una grande sfida», ammette. «Tecnicamente non ero pronto ad aiutare quei ragazzi. E se ho avuto successo è stato solo per una ragione, la relazione emozionale che ho stabilito con loro. Ho ottenuto dei piccoli miracoli solo grazie a questo legame. Affetto, contatto, empatia, solo per quello. C’era un bambino che da sempre si rifiutava di salire le scale, un altro che non riusciva a coordinare i movimenti più semplici, tutti problemi di questo genere, e abbiamo avuto dei risultati in molti di questi casi solo basandoci sull’empatia. Dopodiché, ho allenato ragazzi di 16 anni. E ora alleno i migliori giocatori del mondo, e la cosa più importante non è essere preparati dal punto di vista tecnico, ma è la relazione che stabilisci con le persone. Certo, hai bisogno di preparazione, della capacità di analizzare le cose, ma al centro di tutto ci sono il rapporto e l’empatia, non solo con gli individui, ma all’interno del team. E per raggiungere quel livello di empatia in squadra dobbiamo tutti rinunciare a qualcosa. Non si tratta di stabilire la relazione perfetta tra me e te, ma di stabilire la relazione perfetta con il gruppo, perché è il gruppo – non i singoli – a conquistare le vittorie». Gruppo. È questa la parola che ritorna costantemente nella conversazione con Mourinho. Come imbrigliare il talento individuale al fine collettivo; come motivare i giocatori che, prima ancora del loro 21esimo compleanno hanno spesso stipendi che vanno molto oltre i più folli sogni dei loro sostenitori. «È vero!», il tono di voce di Mourinho s’impenna. «Una volta i calciatori giocavano aspettandosi di essere ricchi al momento del ritiro. Ora pretendono di esserlo prima ancora di
29
aver disputato la loro prima partita!» Nel calcio, così come in ogni altro ambito, il culto della celebrità, dell’individuo, dilaga incontrollato, e in nessun’altra occasione ciò è più evidente che in occasione del Pallone d’oro della Fifa, premio al calciatore internazionale dell’anno, dove i migliori giocatori del mondo sono esaltati con una teatralità degna degli Oscar. Come Mourinho riconosce, non c’è molto su cui lui e l’allenatore dell’Arsenal, Arsène Wenger, concordano (Mourinho si riferisce a lui semplicemente come “Wenger”, quasi strozzandosi con la parola stessa). «Ma penso che Wenger abbia detto qualcosa di interessante; lui è contro il Pallone d’oro e penso che abbia ragione, perché in questo momento il calcio sta perdendo il concetto di squadra per concentrarsi sull’individuo. Guardiamo in continuazione alle performance dei singoli, alle statistiche individuali, al giocatore che corre di più. Se tu corri 11 km in una partita e io 9 significa che hai fatto un lavoro migliore del mio? Forse no! Forse i miei 9 km sono stati più importanti dei tuoi 11», ride. «Per me il calcio è un’attività collettiva. Come singolo sei benvenuto, se vuoi rendere migliore il nostro gruppo. Ma devi lavorare per noi, non siamo noi a dover lavorare per te. Quando un top player arriva, la squadra è già lì. Lui non arriva a scoprire la squadra come Colombo ha scoperto l’America. No, tu ora arrivi per renderci migliori. E come allenatore devi far passare questo messaggio ogni giorno, e non con prediche o parole. Si tratta di quello che i giocatori osservano in relazione al tuo comportamento e ai tuoi feedback, al mondo in cui rispondi a questo e a quel calciatore, l’empatia nei confronti dell’uno e dell’altro». «L’unica cosa che non puoi dare a un giocatore è il talento. Ma puoi lavorare sul talento nel modo giusto affinché egli comprenda i bisogni della squadra? Lui è un ragazzo intelligente e aperto che aspetta il tuo aiuto per migliorare? Oppure è un cane sciolto, un ragazzo egoista, e allora è molto più difficile convincerlo del fatto che la squadra sia molto più importante di lui. Ho incontrato tutti questi tipi di personalità in ogni club in cui ho lavorato. Il gruppo perfetto non esiste da nessuna parte, ma se mi chiedi qual è la cosa più importante per un calciatore, dico che è il talento». È motivo di costante frustrazione e confusione per i fan, dico io, quando i giovani calciatori hanno l’opportunità che ogni sostenitore sogna solo per sprecarla. «Lo so», annuisce Mourinho. «Ma ricorda, loro sono il prodotto finale di qualcosa. Per esempio, mi è capitato un calciatore, non farò nomi, cui ho dato la chance di giocare in prima squadra. Un paio di settimane dopo suo padre e sua madre hanno lasciato il lavoro; vivevano con lui, vivevano la sua vita, prendendo decisioni per lui. È molto difficile». E cosa è accaduto a quel calciatore? La sua alzata di spalle suggerisce una carriera finita rapidamente in declino. «Quello è un esempio su mille. Devono essere fortunati con i genitori, così come devono essere fortunati con gli agenti. Hanno bisogno di essere educati. Una volta un giocatore è venuto da me con una macchina nuova e io gli ho detto “Un’altra? Perché? Ce l’hai una casa?”. No. “Hai un sacco di soldi in banca?”. No. Mi disse “Questa macchina non l’ho comprata; mio padre l’ha avuta gratis in lea-
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Cover story
sing e io ho solo firmato i documenti”. Allora gli faccio “Sai cos’è il leasing?”. E lui “È gratis!”. No! Siediti qui che ti spiego cos’è il leasing. Lui non lo sapeva, perché nessuno glielo aveva mai spiegato» «Quando ho avuto sul serio dei soldi – veramente tanti soldi – ero al mio secondo ingaggio con il Porto nel 2003, avevo poco più di trent’anni. Ero sposato. Ero pronto. Questi ragazzi hanno 16,17, 19, 20 anni. Non sanno come reagire, cosa fare. Al Chelsea abbiamo una fantastica divisione che chiamiamo Supporto e benessere dei giocatori, che li aiuta in qualsiasi cosa. Hanno delle persone in banca per spiegargli quanto concerne il denaro. Vuoi comprare una casa? Si assicurano che tu abbia a che fare con l’interlocutore giusto e che stia concludendo un accordo equo. I giovani calciatori che arrivano in prima squadra non comprano un’auto, noi abbiamo Audi come sponsor e loro provvedono a fornire le auto per i giocatori. È di questo che hanno bisogno. Il nostro è un mondo complicato». E come si trova nel ruolo di figura paterna? «È il mio lavoro!». Mourinho e sua moglie, Matilde, si sono innamorati da adolescenti, crescendo dall’altro lato della strada l’uno dall’altra nella città costiera di Setúbal. Sono sposati da 26 anni e hanno due figli teenager, Matilde e José. Per Mourinho il primo lavoro da allenatore è arrivato nel 2000 quando è stato assunto dal Benfica, dopo aver lavorato come traduttore e poi come assistente sotto Bobby Robson allo Sporting Lisbona, al Porto e al Barcellona. La sua carriera al Benfica è durata solo tre mesi prima che si dimettesse dopo un diverbio con il presidente del club. Così si è trasferito all’União de Leiria e poi al Porto, dove ha vinto la prima serie portoghese due volte, la coppa Uefa e, nel 2004, la Champions League. Questo lo ha condotto al suo primo periodo al Chelsea, dove ha vinto la Premier League per due stagioni consecutive (2004/05 e 2005/06), la FA Cup e la League Cup, anche in questo caso due volte. Come allenatore dell’Inter ha vinto due volte il campionato di Serie A e la Champions League per la seconda volta. Nel 2010 si è trasferito al Real Madrid, dove si è aggiudicato la Copa del Rey e La Liga in stagioni consecutive. Dopodiché, nel giugno 2013, è tornato al Chelsea. Il suo amico più caro, dice lui, è Rui Faria, che è divenuto il suo assistente il suo primo giorno da allenatore al Benfica, e che da allora lo ha seguito in ogni club in cui ha lavorato. «Rui era solito dire “Quella dell’allenatore vincente è la vita migliore del mondo”». Mourinho ride. «È un dato di fatto e noi ci proviamo. Ma in questo Paese abbiamo così tante partite che non puoi permetterti di emozionarti. Perdo 5-3 e il giorno dopo ho una sessione di allenamento, e nel giro di due o tre giorni c’è un’altra partita. Vinco 3-0 o 4-0 e il giorno dopo ho una sessione di allenamento, e nel giro di due o tre giorni c’è un’altra partita. Devo cercare di nascondere le mie emozioni. Devo vivere sia con la vittoria che con la sconfitta». «L’allenatore non è la persona più importante nel club, certamente non lo è. Continuo a dire che la persona più importante in un club (in una squadra) prima di tutto sono i tifosi, al secondo posto c’è il proprietario, al terzo i giocatori e poi arrivo io. Ma è all’allenatore che tutti guardano. I giocatori ti osservano, ti studiano; vogliono scoprire la tua reazione, percepire il tuo equilibrio. Anche i membri dello staff guardano a te e reagiscono di conseguenza in modo positivo o negativo.
30
Pure i tifosi non ti perdono di vista. Vogliono sentire che dopo la grande sconfitta sei pronto per il giorno successivo; che dopo la grande vittoria non sei sulla Luna, ma con i piedi per terra. E credo di essere bravo a controllare queste situazioni e così come nel cercare di mantenere in equilibrio le persone nel bene e nel male. A casa non sono bravo, perché mi conoscono troppo bene. Non posso nascondermi. Mi vedono per quello che sono». Mourinho è un uomo cortese e colto. È un grande ammiratore di Fernando Pessoa, il poeta più amato del Portogallo. (C’è una frase del Libro dell’inquietudine che potrebbe essere stata scritta per lui: «Ho sempre rifiutato di essere capito. Essere capito è prostituirsi. Preferisco essere preso sul serio per quello che non sono, restare umanamente sconosciuto, con naturalezza e rispetto»). Parlando è riflessivo, premuroso ed espansivo – niente a che vedere con le brusche mezze parole delle conferenze stampa post partita. È un uomo di buone maniere. A un certo punto della conversazione si lascia sfuggire un’espressione colloquiale – una abbastanza innocua – che mi chiede però di non riportare. Quando gli chiedo quale sia la cosa più interessante in cui si sia imbattuto al di là del calcio negli ultimi tempi, risponde la visita in Costa d’Avorio come Ambasciatore contro la fame per l’Unicef. «È stata un’esperienza fantastica per me, che ho condiviso con mia moglie e i miei figli», dice. «Sappiamo che esiste la povertà, ma venire direttamente in contatto con quella realtà è stato meraviglioso: negativo e positivo allo stesso tempo, qualcosa di difficile con cui avere a che fare, ma allo stesso tempo si prova una sensazione di straordinario orgoglio nell’esservi associato, nel promuovere il loro lavoro». Lui e sua moglie sostengono inoltre un programma sull’alimentazione della Chiesa Cattolica di Setúbal. «Ma seguiamo il principio di non farlo per le persone che conosciamo o per promuoverci. Lo facciamo perché possiamo e vogliamo che i nostri figli capiscano quanto siamo privilegiati e che altre persone hanno bisogno di aiuto». È un uomo religioso, nel senso che, spiega, «credo totalmente, con decisione. Ogni giorno prego; ogni giorno parlo con Lui. Non vado in chiesa tutti i giorni, nemmeno ogni settimana. Ci vado quando ne sento il bisogno. E quando sono in Portogallo ci vado sempre». Per cosa prega? «Per la mia famiglia! Per i miei figli, mia moglie, i miei genitori, per la felicità e una buona vita in famiglia. Posso dire che la realtà è che non vado mai in chiesa per parlare con Lui di calcio. Mai!». Si descriverebbe come una brava persona? «Credo di sì. Cerco di esserlo. E penso di esserlo. Non ho problemi con la famiglia o gli amici. Sono un buon padre di famiglia; un buon amico. Cerco di sostenere persone che nemmeno conosco. Commetto degli errori? Certo. Il mio settore non è solo molto competitivo, è competitivo ed emotivo e devi spingere le persone a comportarsi in un certo modo. Ma la vita professionale rappresenta solo un aspetto di me; io sono molto più di quello che appaio». Fa il suo meglio, dice, per separare la sua vita professionale da quella privata. Non parla mai di calcio con sua moglie. «Non è il suo mondo. Trovarmi in una squadra che mi piace, essere in un luogo in cui mi diverto, lavorare con persone che apprezzo: questo è fondamentalmente il suo consiglio, perché quando ciò accade la vita, in casa, è migliore per tutti. Ma è difficile. Anche se posso separare le cose, a volte loro non ci riescono. Se perdo una partita importante, cerco di tornare a casa con un viso sereno, domani è un altro giorno, è solo una partita di calcio e così via. Ma quando arrivo, loro hanno certe facce scure!». Ride. «Sono tristi per me!». I calciatori – e gli allenatori – tendono a essere abitudinari. Gravitano intorno a grandi case con il vialetto bianco e dall’aspetto semi-campagnolo. Potresti gettare una rete sui prosperi sobborghi di Alderley Edge nel Cheshire e catturare metà del Manchester United, compreso il loro allenatore. L’area che circonda la rigogliosa cittadina di Cobham, nel Surrey, dove il Chelsea ha il suo campo per gli allenamenti, è densamente popolata dai giocatori della squadra. Dice qualcosa di
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Dopo una breve carriera da difensore nella seconda categoria della Liga portoghese, ha studiato Scienze dello sport ed è divenuto un educatore. Il suo primo contratto da allenatore è arrivato nel 2000 al Benfica,dove è rimasto appena tre mesi a causa di uno screzio con il presidente del club
31
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
SION S A P LE
I DI
INHO
OROLOGIO
Hublot King Power “Special One” L’ho disegnato io e l’azienda l’ha realizzato secondo le mie esigenze. È del colore che preferisco, del materiale che preferisco, della giusta grandezza e del peso ideale. L’ho messo a punto con l’azienda: è il mio orologio.
JOSÉ
R MOU
AUTOMOBILE
Jaguar F-Type Ho guidato diverse auto con performance elevate e dal design raffinato, ma niente è come una Jaguar. Il rumore dell’F-Type e la velocità… non esiste niente di simile.
TELEFONO
Blackberry Mi piace, è così semplice. Fa tutto quello che mi serve.
VACANZE
Portogallo È sempre bello tornare a casa. Casa tua è sempre casa tua, e non ci vado mai abbastanza per colpa degli impegni calcistici.
RISTORANTE
Casa mia In famiglia mangiamo sempre insieme e, anche se ci piacciono molti ristoranti a Londra, ci divertiamo di più se ceniamo in casa tutti riuniti.
32
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
33
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
© GettyImages (5)
José Mourinho “sul campo” in diversi momenti della sua carriera da allenatore. All’Inter (in alto a sx e a destra), al Chelsea (in basso a sx e qui sotto), e al Real Madrid
interessante su Mourinho, il fatto che lui abbia invece scelto vivere a Belgravia (distretto della Central London nella City di Westminster, ndt). La sua famiglia lo preferisce, dice, «e anche io». Diversamente da Madrid o Milano, a Londra, racconta, può vivere «una vita quasi normale». Può camminare per strada e «in cinque minuti» trovare un tifoso del Chelsea, del Tottenham, dell’Arsenal, «anche del Liverpool o dello United. E mi piace. In altri posti in cui ho lavorato camminavi sempre in mezzo ai tifosi della tua squadra. A Milano il 50% erano interisti e il 50% milanisti. A Madrid circa il 70% erano fan del Real e il 30% dell’Atlético. A Porto il 100%. Se qualcuno mi avvicina, mi piace ascoltarlo. Ma non se vuole darmi lezioni di calcio!». «Credo che le persone a Londra capiscano cosa dia fastidio e cosa no. Sanno che le persone hanno bisogno di spazio, che meritano rispetto. Se mi disturbano, si tratta sempre di non inglesi. Certo, anche gli inglesi se mi incontrano al ristorante chiedono un autografo o di fare un selfie, ma almeno aspettano che abbia finito la cena. Se sono in un negozio, aspettano, non entrano mentre mi sto scegliendo le calze. E camminando per la strada ho la stessa sensazione. È impossibile che a Londra qualcuno ti venga a importunare per un risultato negativo mentre sei a spasso con la tua famiglia. Impossibile! A Madrid e a Milano sempre». Ogni tifoso, dice scuotendo stancamente la testa, è un allenatore; ma il fatto centrale è che le persone prendono il calcio troppo seriamente. «Anch’io sono un appassionato di calcio, naturalmente. Ma se per un professionista del calcio, il calcio significa tutto, vuol dire che ha un problema; e per i tifosi è lo stesso. In Portogallo si dice che puoi cambiare tutto tranne tua madre e la tua squadra del cuore. Mi rendo conto di quanto il calcio sia potente a livello sociale, politico e culturale. Ma come fa un calciatore a essere nella top 100 delle persone più influenti al mondo secondo Forbes?». In realtà sono due. L’anno scorso Cristiano Ronaldo era alla 30esima posizione, Lionel Messi alla numero 45. «Questo è assurdo! Non salviamo vite! Lo so che c’è gente che si butta dal quinto pianto se la sua squadra perde una partita, ma quella persona ha dei problemi! Come si fa a paragonare un
calciatore, o un allenatore, con uno scienziato, o un dottore? Non si può». Mourinho dice di non avere amici intimi nel mondo del calcio inglese. «Con alcuni ci stimiamo a vicenda e siamo in contatto, ma non parlerei di amicizia». Ma c’è un uomo verso cui nutre un’ammirazione sconfinata: Sir Alex Ferguson. I due si sono incontrati la prima volta da allenatori nel 2004, quando il Porto ha eliminato dalla Champions League il Manchester United. «In quell’occasione ho percepito i due lati di quest’uomo eccezionale», racconta Mourinho. «Una “faccia” era quella dell’avversario, dell’uomo che fa di tutto per vincere. Dopo ho visto che c’era anche l’uomo con dei princìpi, che nutre rispetto per l’altro, che gioca pulito. In quell’occasione ho visto entrambi questi aspetti, ed è stato molto importante per me». «Nel mio mondo, nella cultura portoghese e in quella latina, non conosciamo questo modo di essere, questo “secondo volto”; siamo nel calcio per vincere e se non vinciamo, il più delle volte non c’è nient’altro. Ma quando abbiamo battuto lo United in Champions, ho visto quel bel volto che è quello dell’allenatore che cerco sempre di essere. Cerco…». C’è poi da dire che questo sforzo non è forse sempre compreso. L’aggettivo con cui il più delle volte Mourinho viene definito è “machiavellico”. «Io non mi vedo così». Ha letto Machiavelli? «Conosco Machiavelli, certo, ed è vero che a volte, in alcune mie dichiarazioni, c’è qualcosa di lui, ma niente di più. Decisamente no». Ogni allenatore è nell’intimo una persona lagnosa – decisione diabolica; era rigore netto o nettamente non lo era; siamo stati sfortunati – ma Mourinho ha elevato il lamento a un’arte raffinata. Non sono soltanto gli arbitri a essere contro di lui, tutto il mondo è contro di lui, un punto di vista che sembra fatto apposta per instillare una mentalità da sfavoriti nella sua squadra, ma anche un modo per “mettere le mani avanti”. Nelle conferenze stampa, un territorio dove regna sovrano, le sue risposte più “soft” possono dare l’impressione di voler sminuire il proprio interlocutore: avversari, autorità del mondo del calcio, giornalisti. Persino i suoi complimenti difficilmente vengono presi sul serio. «È il fattore Ferguson», mi aveva detto un vecchio giornalista sportivo. «Quando José inizia a essere gentile con una persona, è perché smette di vederla come una minaccia». Mourinho sembra prendersela parecchio quando gli dico questa cosa. «No! Mi piace elogiare le persone, quando se lo meritano. Altri allenatori, calciatori… Amo dire che un arbitro è fantastico, specialmente dopo una sconfitta». Mi colpisce, devo dire, che sia così incompreso; visto che in realtà è un personaggio assolutamente impassibile. Mourinho mi guarda e non dice nulla. Poi, molto lentamente, gli affiora sul volto un enorme sorriso. P *(Intervista da St Men / The Interview People, traduzione di E. Corti, C. Lulli, E. Melideo)
34
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Economia
STOP all’overdose bancaria LE AZIENDE DEL VECCHIO CONTINENTE, QUELLE ITALIANE PIÙ DI TUTTE,
DIPENDONO TROPPO DAGLI ISTITUTI DI CREDITO. PER OVVIARE AL PROBLEMA L’UE MIRA A CREARE UN MERCATO UNICO DEI CAPITALI PER TUTTI GLI STATI MEMBRI. ANCHE SE… DI ANDREA TELARA
LE ALTERNATIVE AI PRESTITI DELLE FILIALI
MINI-BOND
EQUITY CROWDFUNDING
PEER TO PEER LENDING
Sono prestiti obbligazionari emessi da società di capitali (per esempio una spa) non quotate in Borsa, con almeno due anni di attività alle spalle. I titoli obbligazionari collocati dalle imprese (per lo più da pmi) vengono acquistati da investitori qualificati ma poi possono essere negoziati sul mercato di Piazza Affari nel segmento ExtraMotPro.
È una modalità di raccolta fondi via Internet. Un’azienda in fase di avviamento (start up) pubblica sul Web la sua idea imprenditoriale e cerca i fondi per realizzarla attraverso la rete. Gli internauti che versano i soldi diventano azionisti della società.
È una forma di finanziamento via Internet in cui un soggetto chiede soldi in prestito sulla rete, ad altri utenti del Web. In questo modo, viene completamente bypassato il canale bancario poiché a erogare il finanziamento sono privati cittadini, che concordano con il debitore anche il tasso d’interesse.
36
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
J
onathan Hill, commissario Ue per la stabilità finanziaria, lo ha detto chiaro e tondo: «Le imprese europee, soprattutto quelle piccole e medie, dipendono troppo dalle banche». Per questo, alla fine del gennaio scorso, Hill ha presentato un Libro Verde, cioè un programma di riforme che hanno un obiettivo ambizioso: creare, entro il 2019, un mercato unico dei capitali per tutti i 28 Stati membri dell’Unione, dalla Gran Bretagna fino a Cipro, dal Portogallo sino alla Polonia. Lo scopo è far sì che le aziende europee trovino dei serbatoi di risorse alternativi ai tradizionali prestiti bancari che, attualmente, sono invece la loro principale fonte di finanziamento. Questa necessità di allentare il legame troppo stretto tra banche e imprese si è fatta sempre più urgente negli ultimi anni, cioè da quando molti istituti di credito del Vecchio Continente sono diventati assai restii a dare soldi in prestito alle aziende, essendo sottoposti a regole molto severe sul controllo del rischio.
P
LA LEZIONE AMERICANA oco importa se da qualche mese è arrivato il quantitative easing di Mario
Draghi, cioè il massiccio piano di acquisti di titoli di Stato di Eurolandia, ideato dal presidente della Banca Centrale Europea (Bce) per far ripartire gli ingranaggi del credito. Queste misure, è bene ricordarlo, sono infatti dei provvedimenti straordinari che potrebbero esaurirsi nel giro di appena un anno e mezzo, se l’economia dell’Eurozona darà finalmente nuovi segni di vitalità. I problemi messi in evidenza da Hill, invece, sono strutturali e vengono da lontano. Per rendersene conto, basta guardare i dati pubblicati dalla stessa Bce e riguardanti il funding mix delle imprese europee, cioè la ripartizione delle loro fonti di finanziamento. Oltre il 31% delle risorse raccolte dalle aziende è rappresentato proprio dai prestiti bancari, con punte del 35-40% in alcuni Paesi come l’Italia e la Spagna. Si tratta di percentuali pari a più del doppio rispetto a quelle registrate negli Stati Uniti (14%), dove invece il sistema economico può contare su un altro polmone finanziario: un ricco e dinamico mercato dei capitali, fatto di fondi di private equity, società di venture capital, business angel e altri investitori istituzionali pronti a sostenere le aziende più promettenti. «Se un giovane ha una buona idea imprenditoriale nella Silicon Valley», ha
detto Hill, «non ha difficoltà a trovare un venture capitalist di New York disposto a sostenerlo». Dunque, afferma in sostanza il commissario Ue, perché non proviamo a creare anche in Europa lo stesso ambiente che c’è dall’altra parte dell’oceano? Perché non consentire a un grande investitore istituzionale con sede a Londra o a Francoforte di investire facilmente in qualche start up o in qualche piccola e media azienda che sta a Cipro, nel Sud Italia, in Grecia o in Portogallo? Raggiungere questo obiettivo, purtroppo, non sarà un’impresa semplice. Oggi, infatti, i 28 Stati membri dell’Ue si presentano come un mosaico assai variegato, con differenti regole fiscali, societarie e finanziarie. Senza contare, poi, l’esistenza di notevoli barriere culturali e linguistiche che impediscono ancora agli investitori e agli imprenditori europei residenti in Paesi diversi di dialogare fra loro e fare affari con la stessa semplicità degli americani.
L
15 ANNI DI RIFORME
e riforme necessarie a creare il mercato unico europeo dei capitali sono ancora tutte da scrivere, poiché il Libro Verde di Hill prevede inizial-
BISOGNA TENERE CONTO CHE IL QUANTITATIVE EASING DELLA BCE È UN PROVVEDIMENTO STRAORDINARIO CHE POTREBBE ESAURIRSI NEL GIRO DI UN ANNO E MEZZO
PRIVATE EQUITY
VENTURE CAPITAL
FONDI UE
È un’attività finanziaria mediante la quale un investitore istituzionale rileva quote di una società, con l’obiettivo di finanziarne i piani di sviluppo. In genere, i fondi di private equity si indirizzano su aziende di media dimensione non quotate in borsa che, dopo qualche anno, vengono rivendute o collocate sul listino.
È un’attività simile al private equity, che si indirizza però verso le start up, cioè le società in fase di avviamento che hanno un elevato potenziale di crescita. Anche il sostegno del venture capital, come quello del private equity, rappresenta per le aziende un’opportunità per trovare risorse finanziarie senza ricorrere ai prestiti bancari.
Anche molti dei soldi stanziati ogni anno dall’Unione Europea vanno a beneficio delle imprese e possono rappresentare un’alternativa ai prestiti bancari. In particolare, le aziende sono beneficiarie delle risorse del Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale).
37
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
COMPOSIZIONE DEL FUNDING MIX DELLE AZIENDE
mente una fase di consultazione di tre mesi, in cui saranno raccolte varie proposte degli addetti ai lavori. Di sicuro, le riforme prossime venture comporteranno in Italia alcune modifiche alla legge Draghi, il testo unico della finanza (Tuf) approvato nel 1998, quando l’attuale presidente della Bce era direttore generale del Tesoro. Tra i provvedimenti ipotizzati, per esempio, ci sono alcune semplificazioni normative per le quotazioni in Borsa delle piccole imprese e la creazione di un prospetto uguale in tutti gli Stati Ue per le operazioni di collocamento di titoli sul mercato. A ben guardare, tuttavia, in Italia abbiamo già avuto alcune importanti modifiche legislative che hanno aperto la strada a nuove forme di finanziamento per le imprese, alternative a quelle bancarie. Giancarlo Giudici, docente di Finanza aziendale al Politecnico di Milano, cita innanzitutto l’introduzione dei mini-bond, che ha permesso anche alle piccole e medie aziende non quotate in Borsa di emettere prestiti obbligazionari (che oggi, anche per le pmi, sono equiparati per legge al credito bancario, sia dal punto di vista fiscale che sotto il profilo della deducibilità dei costi). «Tra il 2013 e la fine del 2014, le imprese che hanno collocato mini-bond in Italia sono state in totale 86, di cui 34 sono identificabili come pmi», dice Giudici, che di-
COME SI FINANZIANO LE IMPRESE ITALIANE E STRANIERE DEBITI COMMERCIALI E ALTRE PASSIVITÀ
CAPITALE AZIONARIO
EMISSIONE DI OBBLIGAZIONI
PRESTITI BANCARI
21% 14% 24% 14% 15% 5% 16%
41% 57% 44% 45% 50% 55% 55%
3% 7% 3% 1% 4% 12% 15%
35% 23% 29% 40% 31% 27% 14%
ITALIA FRANCIA GERMANIA SPAGNA AREA EURO GRAN BRETAGNA STATI UNITI
Fonte: Osservatorio Mini-bond del Politecnico di Milano
QUANTO VALGONO I CANALI ALTERNATIVI ALLA BANCA (VALORE DEI FLUSSI DI FINANZIAMENTO)
MINI-BOND
858
MILIONI DI EURO TRA GLI INIZI DEL 2013 E LA FINE DEL 2014
EQUITY CROWDFUNDING
1,3
MILIONI DI EURO IN PIÙ DI DUE ANNI
3,5
VENTURE CAPITAL E PRIVATE EQUITY
rige anche un osservatorio creato dalla School of Management del Politecnico su queste nuove forme di emissioni obbligazionarie, il cui valore complessivo è stato finora di 858 milioni di euro. Certo, si tratta ancora di piccole cifre se messe a confrontate alle decine e deci-
MILIARDI DI EURO NEL 2014
ne di miliardi di euro di prestiti concessi ogni anno dalle banche alle imprese, tuttavia all’orizzonte si intravedono dei segnali molto incoraggianti. «Il 2015 è partito molto bene», dice infatti Giudici, «e ci sono state già diverse emissioni nei primi mesi dell’anno». Con que-
IL SERBATOIO DEI FONDI EUROPEI
Intervista a Irene Picciano, partner studio legale De Berti Jacchia Franchini Forlani
«I
fondi strutturali europei possono rappresentare indubbiamente un’ importante fonte di finanziamento per le imprese. Da soli, però, non possono certo risolvere il problema dell’eccessiva dipendenza delle aziende italiane dal sistema bancario». Parola di Irene Picciano, autrice di numerose pubblicazioni sul diritto dell’Ue. Dunque, i soldi di Bruxelles sono utili ma non bastano? Innanzitutto, direi che occorre precisare un aspetto importante: le risorse stanziate dall’Ue e destinate alle aziende sono per forza di cose soggette ad alcuni vincoli.
Quali? I finanziamenti devono servire alla realizzazione di progetti di coesione sociale o a promuovere lo sviluppo economico e imprenditoriale in certe aree geografiche, con ricadute positive anche per l’occupazione. Inoltre, non va dimenticato che i fondi Ue sono comunque legati a un’attività di programmazione e alla pubblicazione di bandi, in cui sono coinvolti gli enti e le autorità pubbliche. E qui, purtroppo, iniziano i problemi... In effetti, a volte c’è un problema di scarsa competenza del personale pubblico che
38
ha il compito di occuparsi della gestione dei fondi Ue e della predisposizione dei bandi. Ma le difficoltà non si limitano soltanto a quest’ambito. Cos’altro c’è che non va? Spesso, l’assegnazione dei fondi si basa anche su regole assai complesse e su procedure che hanno dei tempi di conclusione molto lunghi. Il risultato è che le imprese, non di rado, si trovano spiazzate di fronte a un eccesso di burocrazia. In che senso? Intendo dire che diverse aziende, quando vedono delle procedure un po’ troppo complesse, preferiscono rinunciare a candidarsi ad avere i fondi. Altre, invece, sono poco o per nulla informate su tutte le opportunità di finanziamento offerte dall’Ue. E così, parecchie aziende si ritrovano inevitabilmente a chiedere soldi alle banche. Ma cosa si può fare per convincerle a trovare altre fonti di finanziamento, compresi i fondi europei? Gli sforzi vanno inseriti in una strategia più ampia, come quella esposta nel Libro Verde da poco pubblicato dall’Ue, con l’obiettivo di creare un mercato unico europeo dei capitali in grado di sostenere in maniera più efficace il sistema imprenditoriale, rimuovendo le barriere che ancora ostacolano gli investimenti transfrontalieri.
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
DA EVITARE L’ERRORE COMMESSO DALL’ITALIA, OSSIA INTRODURRE TROPPI VINCOLI, PERCHÉ RENDEREBBERO INUTILI ANCHE LE MISURE MIGLIORI ste premesse, secondo il professore del Politecnico, ci son buone probabilità che i mini-bond si rafforzino ancora in futuro e si affermino come nuovo canale di raccolta dei capitali, anche grazie alla nascita di fondi chiusi specializzati nell’investimento in questo tipo di obbligazioni (i cosiddetti fondi di private debt).
© GettyImages (2)
L’
LA STRADA IN SALITA DEL CROWDFUNDING
analisi ottimistica di Giudici sul futuro dei mini-bond è invece difficilmente estendibile ad altre forme di finanziamento per le imprese che oggi stentano a decollare. Nel nostro Paese, un ruolo importante è svolto senza dubbio dai fondi di private equity e di venture capital che tuttavia, con 3,5 miliardi di investimenti effettuati in Italia nel 2014, non possono certo candidarsi a rimpiazzare da soli il ruolo svolto dal credito bancario. Stesso discorso per l’Aim, il mercato azionario creato nel 2012 da Borsa Italiana e riservato esclusivamente alle piccole e medie imprese. Nel 2014, c’è stata una forte crescita delle quotazioni su questo listino, ma i numeri sono ancora mode-
sti, vista la presenza di appena una sessantina di aziende, che hanno raccolto nel complesso poco più di 450 milioni di euro di capitali. Un vero e proprio cammino a singhiozzo, invece, si registra in Italia per la forma di finanziamento più innovativa in questo momento. Si tratta dell’equity crowdfunding, una raccolta di fondi su Internet con cui un’azienda mette in vetrina sul Web un progetto imprenditoriale, chiedendo a tutti gli internauti di sostenerlo economicamente e di diventare azionisti della società con il versamento di una somma di denaro, anche di piccolo importo. L’Italia è stata tra i primi Paesi ad approvare meritoriamente un’apposita normativa che regola tutte le operazioni di questo tipo lanciate sul territorio nazionale, in modo da evitare e prevenire truffe o sollecitazioni abusive del pubblico risparmio. Le regole stabilite però, si sono rivelate finora un po’ troppo stringenti: secondo la legge, per esempio, almeno il 5% dei fondi rastrellati sul Web con il crowdfunding deve provenire (per ogni singolo progetto imprenditoriale) da investitori qualificati, come le banche, le sim o dai fondi specializzati nel sostegno alle start up. E così, intrappolato nella ma-
glie di questa normativa, l’equity crowdfunding made in Italy è stato finora un fiasco, con appena cinque progetti finanziati, per un totale di 1,3 milioni di euro raccolti. Si tratta di numeri letteralmente ridicoli se confrontati a quelli degli Stati Uniti, dove il crowdfunding valeva più di 5 miliardi di dollari già alla fine de 2013. Nel processo di creazione del mercato unico dei capitali, dunque, il commissario europeo Hill dovrà probabilmente far tesoro degli insegnamenti che arrivano dall’altra sponda dell’Atlantico ed evitare invece gli errori già commessi in Italia, cioè la tendenza a voler introdurre troppi vincoli e troppe regole, che finiscono poi per rendere inutili anche le misure attuate con le migliori intenzioni. Tagliare il cordone ombelicale che lega oggi le imprese alle banche è già di per sé un’impresa difficile. Meglio dunque non complicarla ancora di più. P
Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, quando era direttore generale del Tesoro, nel 1998, ha promosso il Testo unico sulla finanza (Tuf)
DIROTTIAMO IL RISPARMIO VERSO LE PMI Intervista a Graziano Tarantini, presidente di Banca Akros
S
pingere i risparmi delle famiglie italiane, che sono tanti, verso gli investimenti nelle piccole e medie aziende, in modo da creare un’importante fonte di finanziamento alternativa ai prestiti bancari. È l’idea che arriva da Graziano Tarantini, avvocato e docente di Corporate governance alla facoltà di Scienze bancarie dell’Università Cattolica di Milano. In cosa consiste, di preciso, la sua proposta? Innanzitutto, direi che è importante partire da una constatazione. Da sempre, i punti di forza del Sistema-Italia sono principalmente due: la forte propensione al risparmio delle famiglie e la grande dinamicità delle piccole e medie imprese, che sono la spina dorsale del nostro sistema produttivo. Dunque? Finora, purtroppo, queste due importanti qualità del sistema Italia non hanno mai trovato un vero punto di incontro. I risparmi delle famiglie, infatti, si sono indirizzati molto spesso verso strumenti finanziari a reddito fisso, capaci di garantire una rendita sicura, oppure verso gli immobili. Le piccole e medie imprese, dal canto
39
loro, hanno invece mostrato sempre una forte dipendenza dai finanziamenti bancari e hanno evidenziato non poche difficoltà nel compiere quel salto dimensionale che consentirebbe loro di avere una struttura più robusta. Sì, ma come si fa a far incontrare il risparmio delle famiglie e le pmi italiane? La mia idea è di creare e di agevolare nuovi strumenti finanziari che siano specializzati nel sostenere le piccole imprese e abbiano un obiettivo di rendimento nel lungo termine. L’interesse tra i risparmiatori privati per questi prodotti potrebbe essere notevole. Per quale ragione? Io credo che qualunque genitore mostrerebbe grande attenzione per un prodotto finanziario che coniuga assieme due caratteristiche: serve per sostenere l’economia italiana e, nello stesso tempo, dà la possibilità di costruire un capitale nel lungo periodo da lasciare in eredità ai figli, che magari può servire per pagare l’università o comprare una casa. Come giudica gli sforzi compiuti sinora per liberare le imprese dalla loro eccessiva dipendenza dalle banche? Negli ultimi anni, si sono viste indubbiamente alcune novità significative, come per esempio la creazione dei mini-bond. C’è però ancora molto lavoro da fare.
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Sviluppo
SPORTELLI SOTTO ASSEDIO
TRA NUOVI METODI DI PAGAMENTO, MONETA ELETTRONICA E CONCORRENTI DI ULTIMA GENERAZIONE, LE
BANCHE, COSÌ COME LE CONOSCIAMO, SONO DESTINATE A SCOMPARIRE. A MENO CHE NON SI RINNOVINO, IN FRETTA, PER RISPONDERE AI MUTAMENTI IN CORSO DI ANDREA TELARA
© ThinkStock/Photodisc/Keith Brofsky
L
a tedesca Fidor Bank, che ha sede a Monaco di Baviera e migliaia di clienti in tutta la Germania, è una banca on line che non ha sportelli sul territorio. Rispetto agli altri istituti che operano su Internet, però, Fidor presenta una caratteristica in più: è una banca quasi completamente “social”, dove i clienti possono utilizzare Facebook e Twitter per scambiarsi consigli sui prodotti finanziari, ma anche per eseguire trasferimenti di denaro e persino per prestarsi soldi a vicenda. Proprio per queste sue peculiarità, l’istituto bavarese è stato citato da Accenture, la nota multinazionale della consulenza, quale esempio concreto del cambiamento oggi in atto nel sistema bancario dei maggiori Paesi industrializzati. Si tratta di un mutamento profondo, che vede sotto assedio il modello tradizionale
delle banche “generaliste”, cioè quelle dotate di una fitta rete di filiali sparse sul territorio che un tempo erano il punto di riferimento dei risparmiatori e delle imprese, per qualsiasi operazione finanziaria e creditizia. Prelievi, pagamenti, investimenti, prestiti o mutui: tutto, fino a qualche decennio fa, ruotava attorno al centro di gravità permanente della filiale bancaria. Poi, con l’avvento di Internet, delle reti telematiche e delle nuove tecnologie di telecomunicazione mobile, è iniziata una vera e propria rivoluzione copernicana. Per le operazioni più semplici e automatizzate come i trasferimenti di denaro, la banca generalista ha cominciato a subire l’arrembaggio degli istituti di pagamento extra-bancari, che oggi dispongono di circuiti telematici molto efficienti, in grado di gestire qualsiasi tipo di transazione.
40
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
DENARO VIRTUALE E COMPETITOR INEDITI
M
oney transfer, catene della grande distribuzione, produttori di carburante, società di giochi e scommesse o compagnie telefoniche: sono soltanto alcuni degli oltre 500 istituti di pagamento extrabancari che oggi, in tutta Europa, offrono alla propria clientela strumenti come le carte ricaricabili, capaci di bypassare quasi del tutto il canale degli istituti di credito. Senza dimenticare, poi, il recente ingresso nel business dei pagamenti digitali dei big statunitensi di Internet e dell’hi tech, come Google, Amazon, Apple e persino del social network Facebook. Le banche tradizionali e generaliste, insomma, sono oggi sotto assedio. E lo sono anche su altri fronti, oltre a quello dei pagamenti e dei trasferimenti di denaro. Pure nella ven-
D
AGENZIE 2.0
i fronte all’avanzata di tali fenomeni, che ne sarà dunque delle vecchie e care banche tradizionali, con le loro numerose filiali e le loro strutture spesso elefantiache? «Non credo che le agenzie siano destinate a scomparire, poiché molti istituti hanno ancora un vantaggio competitivo nel mantenere una presenza e una certa visibilità sul territorio», dice Salvatore Stefanelli, direttore generale di Cedacri, società specializzata nella fornitura di soluzioni in outsourcing al sistema bancario. Piuttosto, secondo Stefanelli, assieme a una riduzione del numero di filiali vi sarà una ridefinizione del loro ruolo sul mercato. Per tagliare i costi di gestione, infatti, le banche cercheranno di automatizzare il più possibile le operazioni a basso valore aggiunto come i pagamenti, i prelievi e i versamenti di denaro, che già oggi possono essere svolti con il fai-da-te senza recarsi allo sportello. Oltre ai conti on line, si sono fatti strada nel sistema anche gli atm evoluti, cioè gli sportelli bancomat che permettono di eseguire 24 ore su 24 un’ampia gamma di operazioni, dal versamento dei soldi ai bonifici, dal pagamento delle tasse a quello dei bollettini postali. Anche chi non usa Internet, dun-
IL CROLLO DELLA REDDITIVITÀ. ANDAMENTO DEL ROE (RETURN ON EQUITY, RAPPORTO TRA UTILI E CAPITALE PROPRIO)
2002
2003
2004
2005
6
7,5
9,8
10,1
2006
2007
2008
2009
11,9
9,8
5,1
3,9
%
%
%
%
%
%
%
%
2010
2011
2012
3,7
1,8
0,5
%
%
%
Fonte: analisi PwC su dati European Central Bank 2012 e su dati Banca d’Italia
INSIEME ALLA RIDUZIONE DEL NUMERO DI FILIALI VI SARÀ UNA RIDEFINIZIONE DEL LORO RUOLO SUL MERCATO que, oggi può usufruire di certi tipi di servizi senza mai varcare le soglie dell’agenzia e utilizzando appunto gli atm di nuova generazione (che in Italia sono ormai il 95% del totale). Contemporaneamente, secondo Stefanelli, vi sarà la tendenza a concentrare negli sportelli tutte le attività a elevato valore aggiunto, cioè quelle in cui in cui vi è un’alta componente di consulenza e assistenza al cliente da parte della stessa banca. «Le filiali dovranno rappresentare sempre meno un centro di costo e diventare sempre di più una preziosa risorsa», dice Carlo Milani, economista del Centro Europa Ricerche (Cer) ed editorialista del sito LaVoce.info. Anche Milani, come Stefanelli, ritiene che le agenzie bancarie non scompariranno affatto dal
41
territorio visto che, per certi tipi di attività come quella creditizia, il contatto diretto con la clientela resterà sempre importantissimo. Tuttavia, per sopravvivere ai cambiamenti in atto, gli istituti tradizionali dovranno appunto snellire le proprie reti e cambiare il Dna agli sportelli (come stanno già facendo) utilizzandoli per acquisire il maggior numero di informazioni sulla clientela, per anticiparne i bisogni e per legarla a sé con più forza. Dunque, se un tempo le filiali erano soprattutto un mezzo per acquisire nuovi clienti grazie al loro posizionamento strategico sul territorio e alla vicinanza ai potenziali bacini di utenza, per Milani oggi assistiamo a un ribaltamento dei ruoli. Sempre più spesso, infatti, l’acquisizione di un nuo-
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Fonte: Analisi PwC su dati European Central Bank, 2012
dita di prodotti e servizi complessi come i mutui, i prestiti e gli strumenti d’investimento, da tempo si sono fatti strada operatori specializzati che conquistano nuove quote di mercato. Banche attive esclusivamente on line che puntano sui risparmiatori dediti agli investimenti faida-te, società di credito al consumo che offrono prestiti a buon mercato o broker finanziari che intercettano il popolo dei trader super-esperti di finanza: ecco, in sintesi, alcuni dei soggetti che oggi stanno mangiando pezzi di clientela alla banca tradizionale. A questi, si aggiungono altri intermediari che offrono soluzioni innovative come le piattaforme di social lending, in cui i risparmiatori privati si prestano denaro reciprocamente. Nel mondo anglosassone, i servizi di questo tipo hanno già conquistato una bella fetta di mercato mentre in Italia stanno ancora muovendo i primi passi con Smartika e Prestiamoci.
2002
NUMERO DI SPORTELLI OGNI 100 MILA ABITANTI Il nostro Paese si è distinto per una disponibilità superiore rispetto alla media europea. La cifra massima è stata raggiunta nel 2008
2007 ITALIA
51,6
56
EUROPA
42,9
ITALIA
52,5 2008
EUROPA
43,4
44,1
ITALIA
2003
EUROPA
42,9
ITALIA
2009
EUROPA
57,1
EUROPA
42,3
ITALIA
56,5
SEMPRE PIÙ SPESSO L’ACQUISIZIONE DI UN NUOVO CLIENTE AVVIENE TRAMITE INTERNET O IN SEGUITO A QUALCHE CAMPAGNA PROMOZIONALE BEN RIUSCITA vo cliente bancario avviene attraverso altri canali, in particolare su Internet o con qualche campagna promozionale ben riuscita. Successivamente, però, la filiale può svolgere un ruolo importantissimo per fidelizzare i correntisti dell’istituto, fornendo loro una consulenza di alto livello su prodotti e servizi particolarmente complessi come i mutuicasa o la gestione dell’intero patrimonio familiare. Per questo, secondo Milani, nei prossimi decenni è probabile che si assista a un duplice fenomeno: oltre a un processo di aggregazione tra diversi istituti che hanno bisogno di aumentare le proprie dimensioni e rag-
giungere un più alto livello di efficienza, vi saranno anche alcuni gruppi creditizi che cercheranno di specializzarsi maggiormente in alcuni segmenti di mercato.
PORTE APERTE ALLE PMI
U
na delle fasce di clientela dove esistono grandi spazi per innovare l’offerta bancaria è rappresentata, per esempio, dalle piccole e medie imprese (pmi). In questo segmento di mercato, «è necessario che molte banche vadano oltre la semplice attività di intermediazione creditizia», dice Davide Baldini, principal della società di con-
sulenza Oliver Wyman, «poiché esiste la possibilità di erogare un’ampia gamma di servizi che, per le piccole e medie aziende, hanno indubbiamente un elevato valore aggiunto». In particolare, uno studio di Oliver Wyman ha individuato gli ambiti in cui l’offerta destinata alle pmi può essere arricchita e potenziata se non completamente reinventata. La banca, per esempio, può svolgere per le piccole aziende il ruolo di “tesoriere in affitto”, aiutandole a gestire al meglio i propri flussi di cassa e il capitale circolante. Può erogare un servizio di rating/debt advisory, cioè di consulenza alle imprese che vogliono accrescere il proprio meri-
DAVIDE BALDINI
CARLO MILANI
SALVATORE STEFANELLI
LEA ZICCHINO
Le banche hanno la possibilità di erogare un’ampia gamma di servizi che, per le pmi, hanno indubbiamente un elevato valore aggiunto
Oltre a un processo di aggregazione tra istituti differenti, i gruppi creditizi cercheranno di specializzarsi in alcuni segmenti di mercato
Vi sarà la tendenza a concentrare negli sportelli solo le attivà che richiedono un’alta componente di consulenza e assistenza al cliente
Bisogna adeguare i servizi ai cambiamenti demografici in corso, proponendosi come validi interlocutori di una popolazione che sta invecchiando
42
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
2004
42,1
ITALIA
53,1
41,8
ITALIA
41,2
55,5
EUROPA
43
ITALIA
55,2 2011
EUROPA
2006
EUROPA
53,8 2010
ITALIA
2005
EUROPA
41
ITALIA
2012
EUROPA
55
EUROPA
41
ITALIA
53,9 Fonte: Analisi PwC su dati European Central Bank, 2012
to di credito grazie a una migliore struttura patrimoniale e finanziaria. Per ottenere questo risultato, ogni pmi dovrebbe ricevere dalle banche anche un efficace servizio di benchmarking, cioè un’analisi comparativa con le aziende che hanno le stesse dimensioni e operano nel medesimo settore. Infine, per Oliver Wyman, l’offerta degli istituti di credito destinata alle piccole e medie imprese può estendersi anche alle attività di intermediazione nel recupero dei crediti e alla supply chain financing, un’espressione con cui gli addetti ai lavoro definiscono l’insieme di flussi finanziari che ruotano attorno alla filiera produttiva tra fornitori e clienti, in cui la banca può svolgere un importante ruolo di supporto nella gestione ottimale della liquidità. Soluzioni di questo tipo sono già utilizzate a livello europeo da istituzioni finanziarie del calibro di Ing, Barclays, Deutsche Bank, Rbs e Unicredit. Tuttavia il loro utilizzo è ancora abbastanza limitato e per questo, secondo i consulenti di Oliver Wyman, ci sono notevoli margini di crescita in futuro. La banca tradizionale, dunque, può reinventare la propria offerta proponendosi come interlocutore privilegiato delle piccole e medie imprese che, aggiunge Baldini, «oggi rappresentano un po’ una terra di mezzo tra clienti privati e grandi aziende». Se, infatti, le imprese di maggiori dimensioni hanno una struttura adeguata per gestire in autonomia i propri flussi finanziari e i piccoli risparmiatori fanno ricorso a prodotti bancari sempre più standardizzati, le pmi hanno ancora forte bisogno di soluzioni molto personalizzate e tagliate su misura.
EVOLUZIONE DEI BANCOMAT IN ITALIA 2008 2009 2010 2011 2012
NUMERO SPORTELLI OGNI 100 MILA ABITANTI
TRADIZIONALI (SOLO PRELIEVI)
EVOLUTI (PRELIEVI, DEPOSITI E ALTRE FUNZIONI)
87,3 90,3 84,9 85,3 83,4
19% 7% 9% 9% 5%
81% 93% 91% 91% 95% Fonte: Analisi PwC su dati European Central Bank, 2012
NUOVA ORGANIZZAZIONE
P
er Lea Zicchino, partner e responsabile della divisione banche e intermediari finanziari di Prometeia, c’è poi un’altra sfida che si profila all’orizzonte per gli istituti di credito, almeno per quelli dei Paesi occidentali. Le banche, secondo Zicchino, devono adeguare la propria offerta ai cambiamenti demografici in corso, proponendosi come interlocutori di una popolazione sempre più anziana. Se l’avvento delle nuove tecnologie impone di dialogare con i giovani attraverso i canali digitali come i social network, non va trascurata la necessità di adeguare l’offerta di prodotti finanziari anche alla fascia di popolazione più matura, che necessita di strumenti previdenziali adeguati in vista della terza età e di servizi per la gestione della ricchezza e del patrimonio durante l’intero ciclo di vita. Tecnologie e demografia, insomma, sono due tra i principali fattori che, secondo l’esperta di Prometeia, governeranno i prossimi cambiamenti in atto nel sistema finanziario e creditizio. A que-
43
sti elementi, però, se ne aggiunge un terzo che riguarda l’organizzazione interna. «Negli ultimi anni», ricorda Zicchino, «i processi di vigilanza sono stati in gran parte accentrati e unificati a livello europeo, mentre sono state introdotte regole sempre più stringenti per quanto riguarda il controllo del rischio e la compliance (la conformità legale dei prodotti e servizi offerti ndr)». Di fronte a questi cambiamenti, dunque, è chiaro che i maggiori gruppi bancari debbano ripensare la propria organizzazione, dotandosi anche di risorse umane in grado di confrontarsi con un contesto internazionale più ampio, dove i regolatori parlano una lingua straniera. “Cambiare per sopravvivere” è l’imperativo categorico che i tradizionali istituti di credito hanno oggi di fronte a sé ed è anche il titolo scelto dai consulenti PricewaterhouseCoopers (PwC), per uno studio realizzato negli anni scorsi sui nuovi trend del settore bancario. Gli istituti che non riusciranno ad adeguarsi ai mutamenti in corso, secondo gli esperti di PwC, rischiano, infatti, di tirare le cuoia. P
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Tecnologia
CHI HA PAURA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE?
RIVOLUZIONE In Io Robot, Will Smith è il detective Del Spooner, impegnato a combattere contro un cervello positronico che vuole governare sugli umani
44
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
DA BILL GATES A ELON MUSK, I GRANDI DELL’ HIGH TECH INIZIANO A MANIFESTARE PREOCCUPAZIONE PER I PROGRESSI INCONTROLLATI DELL’AI, MA CONTINUANO A INVESTIRCI MILIONI DI DOLLARI. TRA RISCHI, MINACCE E OPPORTUNITÀ, ABBIAMO INTERPELLATO FILOSOFI E SCIENZIATI DI ANDREA NICOLETTI
I
l primo monito è stato lanciato da Elon Musk, creatore di Paypal: l’intelligenza artificiale è più pericolosa del demonio (ma intanto lui ha investito 40 milioni assieme a Mark Zuckerberg in una macchina che replica il cervello umano). Poi è arrivato Stephen Hawking, secondo cui «le macchine ci soppianteranno», mentre Bill Gates si dichiara «preoccupato per i progressi incontrollati» dell’AI ma continua a puntarci: la “sua” Microsoft investe un quarto delle risorse proprio in questo campo. Che sta succedendo? Lo abbiamo chiesto a filosofi e scienziati. In sintesi: Intelligenza artificiale sì, ma con delle regole. Che ancora non esistono e vanno create al più presto, altrimenti il rischio – per ora solo teorico – diventerà concreto. Facciamo subito un esempio. «Quando le macchine saranno in grado di prendere decisioni autonome dal loro creatore», prova a immaginare il filosofo Marcello Frixione dell’Università di Genova, «di chi sarà la responsabilità in caso di errore, del cervellone o dell’ingegnere che lo ha costruito? Penso, per esempio, alle applicazioni militari, ai futuri robot-soldati, ma anche alle macchine intelligenti che si occuperanno di assistenza e cura alle persone malate». Un rischio che oggi è sopravvalutato, precisa il filosofo, perché siamo ancora molto lontani dal giorno in cui le macchine ragioneranno come la nostra mente, «e forse questo non sarà mai possibile», ma nel frattempo bisogna disegnare tutti gli scenari possibili e le eventuali contromisure, prima che le macchine prendano il sopravvento.
IL FILM IO ROBOT
La realtà di oggi A nostra insaputa, già oggi la maggior parte dei bollettini finanziari con l’andamento delle azioni e la chiusura dei mercati è scritto automaticamente da un computer. Teoricamente, anche l’articolo che state leggendo potrebbe essere stato generato da un software. «E chi vi garantisce che la voce al telefono sia la mia?», è la provocazione lanciata
CI SI CHIEDE DI CHI SARÀ LA RESPONSABILITÀ IN CASO DI ERRORE QUANDO LE MACCHINE SARANNO IN GRADO DI PRENDERE DECISIONI
45
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Tecnologia
da Marco Piastra, professore a contratto di Intelligenza artificiale all’Università di Pavia, «e non quella di un sintetizzatore vocale? Il vero problema è proprio questo: non esiste una normativa che obblighi a dichiarare l’uso di intelligenza artificiale nelle interazioni con gli esseri umani, col risultato che non sa-
SUL GRANDE SCHERMO 1927 Il primo automa “recita” in Metropolis di Fritz Lang
1968 In 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick compare Hal 9000, il più inquietante
1973 Yul Brynner è il protagonista di Il mondo dei robot diretto da Michael Crichton (1973)
1977-2005 C3-PO e il compagno R2-D2 di Star Wars sono tra i robot più amati del grande schermo
1982 Blade Runner lancia gli androidi Roy Batty e Pris
1984 Arnold Schwarzenegger veste i panni del cyborg Terminator nel film di James Cameron
1986 Corto Circuito di John Badham narra la storia del robot Numero 5
1987 Ha successo il poliziotto-robot di RoboCop, diretto da Paul Verhoeven nel 1987
1987-1994 Il serial Star Trek Next Generation vanta tra i suoi personaggi il sottoufficiale Data
1999 Robin Williams interpreta L’uomo bicentenario di Chris Columbus
2001 Tra i più teneri c’è il prototipo David di A.I. - Intelligenza Artificiale di Spielberg
2004 Io Robot di Isaac Asimov approda al cinema, diretto da Alex Projas. È dello stesso anno anche La donna perfetta di Frank Oz
premo mai, quando interagiamo attraverso un computer, chi ci sia veramente dall’altra parte». Insomma, la preoccupazione c’è e lo dimostra il recente manifesto, sottoscritto da 400 scienziati di tutto il mondo, che mette in guardia sui potenziali rischi legati all’Intelligenza artificiale. Perché tante cassandre proprio oggi? Perché siamo alla vigilia di una svolta epocale. «Dopo un periodo di grande interesse sull’argomento, tra gli anni ‘70 e ‘80, quando molte aziende, penso all’Eni e all’Enel, avevano un dipartimento interno di AI», continua il professor Piastra, «l’entusiasmo si è raffreddato, tra il ‘90 e il 2000, perché le ricerche non davano nessun risultato straordinario e soprattutto nessun ritorno sugli investimenti nell’immediato. Poi la corsa è ricominciata, complici alcuni colossi mondiali, come Google e la macchina che si guida da sola, e oggi si cominciano a vedere dimostrazioni spettacolari». Insomma, sono lontani i tempi in cui ci stupivamo quando Deep Blue sconfiggeva a scacchi Kasparov grazie alla capacità di calcolare 100 milioni di posizioni al secondo, perché oggi ci riesce una qualunque applicazione per smartphone. E fanno sorridere i primi tentativi di costruire robot veri, come il cagnolino Aibo di Sony nel 1999 o il piccolo astronauta della Honda, Asimo, che parla, corre e balla ma durante una dimostrazione nel 2006 inciampa mentre sale un semplice gradino. In pochi anni, la tecnologia ha fatto passi da gigante. E la macchina è ripartita, anche in Italia. Del resto noi siamo il sesto mercato mondiale dei dispositivi robotici e tra i primi dieci produttori, «anche se la crisi si è fatta sentire», precisa Frixione, «rallentando la produzione, mentre i pochi finanziamenti vanno di prevalenza a chi garantisce Roi nel breve periodo e applicazioni pratiche dall’oggi al domani, il che lascia fuori molta della ricerca di base, che ha tempi più lunghi».
I vanti italiani Rimaniamo comunque ai primi posti e i nostri centri di ricerca in robotica sono poli di eccellenza a livello mondiale: è qui che si studiano i robot domestici, quelli medici o veicoli senza pilota. Sfogliando il Libro bianco della robotica
46
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
LA CADUTA DI ASIMO DURANTE LA PRESENTAZIONE in Italia, compilato dall’Enea – l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – scopriamo un Belpaese dei robot che lavora, progetta e disegna il futuro. È in Liguria, per esempio, all’Istituto italiano di tecnologia, che è nato il robot umanoide iCub, grazie alle ricerche di Giorgio Metta, Roberto Cingolani e Giulio Sandini. Si fa ricerca applicata nell’area torinese, sperimentando l’integrazione tra università e industria (Comau, Prima) e in Toscana, alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, dove il professor Paolo Dario, direttore dell’Istituto di BioRobotica, è titolare di circa 50 brevetti internazionali e assieme alla professoressa Cecilia Laschi lavora a numerosi progetti nel campo della biorobotica. C’è Antonio Bicchi, alla guida del gruppo di Robotica del Centro interdipartimentale di ricerca E. Piaggio, che studia l’intelligenza “del fare”, forse quella più difficile per i robot di oggi, tanto potenti ma privi di abilità manuali, e lo stesso fa a Napoli il professor Bruno Siciliano, una vera autorità in materia e alla guida numerosi progetti, tra i quali il RoDyMan, un robot con braccia, mani e testa che dovrebbe superare tuti gli attuali limiti di abilità di un “braccio meccanico”. Poi ancora, in ordine sparso: siamo all’avanguardia nello studio della visio-
IERI E OGGI Alcuni esempi di applicazioni dell’AI: in alto, la Google Car, che si guida da sola; a lato il cagnolino Aibo di Sony (1999); nella pagina accanto, il robot Asimo, della Honda (2006). Durante una dimostrazione inciampò su un semplice gradino
AIBO ALL’OPERA
L’AI NON È SOLO QUELLA CHE SI STUDIA NEI LABORATORI DI RICERCA, È GIÀ QUI TRA NOI. E QUESTO SUSCITA PERPLESSITÀ SUL SUO USO NON REGOLAMENTATO ne artificiale grazie al professor Alberto Broggi del VisLab di Parma, nella applicazioni di chirurgia assistita da robot con il laboratorio di ricerca Altair del professor Paolo Fiorini all’Università di Verona e nell’ispezione vulcanica robotizzata all’Università di Catania, mentre al Politecnico di Milano Andrea Bonari-
ni si occupa dell’aspetto ludico e formativo, con robot che sanno fare edutainment, giocare e aiutare.
Nella vita quotidiana Ma attenzione: l’intelligenza artificiale non è solo quella che si studia nei laboratori di ricerca, anzi. È già qui tra noi
COSIMO PALMISANO Vicepresidente Decisyon
MARCELLO FRIXIONE Professore di filosofia all’Università di Genova
e, forse, questo suscita tante perplessità sul suo utilizzo incontrollato e non regolamentato. «Ormai chiunque con pochi spiccioli può programmare gli oggetti più personali affinché si attivino in concomitanza di certi eventi sportivi», dice Cosimo Palmisano, vicepresidente di Decisyon, «oppure possiamo far twittare la nostra auto da sola quando supera un determinato luogo. Fra pochi anni sono previsti miliardi di oggetti collegati a Internet e fra di loro. Immaginate device elettronici che si auto-diagnosticano un problema, lo mandano via so-
MACCHINE INTELLIGENTI Actroid
iCub
Curi
Pepper
Google Car
Progettato dall’Università di Osaka, viene presentato alla International Robot Exhibition di Tokyo nel 2003: di aspetto femminile, respira, sbatte le palpebre, sa riconoscere il parlato e risponde a tono, anche con espressioni facciali.
È tutto italiano il primo robot bambino realizzato nel 2013 dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e adottato da 20 laboratori nel mondo. Vede, sente, ha il senso del tatto ed è in grado di riconoscere ed esprimere emozioni. Mosso da 53 motori, è l’ultima frontiera dell’integrazione fra biologia, neuroscienze e algoritmi matematici.
Sviluppato dal Centro di ricerca Georgia Tech di Atlanta (Usa) nel 2014, è un robot studente che impara interagendo con noi esseri umani, osservando quello che facciamo. Le sue orecchie luminose lo rendono simpatico, ma dentro è un concentrato di tecnologia d’avanguardia.
È già al lavoro come commesso in alcuni negozi il robot umanoide della giapponese SoftBank. Lo usa Nestlè per dare spiegazioni ai clienti sui prodotti in vendita, ma può servire anche come aiutante domestico, badante per gli anziani o insegnante per i bambini. Costo: 2 mila euro più abbonamento mensile, in vendita dal 2015.
Combina le informazioni di Google Maps con la scansione video e laser di ciò che avviene in strada, poi traduce tutto in istruzioni di guida. Ci sta provando anche Mercedes con la conceptcar F 015. Data prevista di vendita: 2018.
47
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Tecnologia
MARK ZUCKERBERG
BILL GATES
STEPHEN HAWKING
ELON MUSK
cial network alla casa madre e l’utente si ritrova a casa il pezzo da cambiare. A livello industriale questo si chiama Internet of Everything, perché collega non solo le macchine ma anche le persone e i processi aziendali. Cisco e Salesforce stanno promuovendo queste soluzioni e anche noi. A dimostrazione che il mondo delle macchine sta prendendo vita», continua Palmisano, «c’è l’annuncio di Facebook: sono riusciti a collegare le macchine ai social e fra qualche anno la mia auto chiederà l’amicizia all’auto di mia moglie su Facebook oppure saprò quante volte sono andato a cena con la stessa giacca e cravatta, e la stessa persona».
Anche in ufficio le cose stanno cambiando. L’intelligenza artificiale permette, infatti, di ottimizzare processi aziendali che diversamente sarebbero incontrollabili, ed è in grado di prendere decisioni utilizzando l’enorme volume di dati oggi disponibile su qualsiasi argomento. A un livello più basso, la realtà virtuale potrebbe sostituire il front office, i robot prendere il posto del customer service o dell’ helpdesk, gli ologrammi sfrattare le segretarie dalla scrivania. È questo l’ufficio del futuro, almeno secondo quello che i dipendenti di molte aziende credono, e forse temono. Secondo una ricerca commissionata da Ricoh Europe a Coleman Parkes, infatti, la realtà aumentata assieme agli occhiali intelligenti potrebbe portare a
LA REALTÀ VIRTUALE POTREBBE SOSTITUIRE I FRONT OFFICE, I ROBOT PRENDERE IL POSTO DEI CUSTOMER SERVICE, GLI OLOGRAMMI SFRATTARE LE SEGRETARIE DALLE SCRIVANIE nuovi scenari, come immagini 3D e ologrammi. Domani? No, già oggi. L’esperimento, costato 12 mila sterline, è stato fatto dal Brent Council di Londra: Shanice è un’assistente virtuale “proiettata” dietro una scrivania, lavora 24 ore su 24 e sette giorni su sette e non chie-
de straordinari. Peccato non abbia sentimenti, lavorerebbe meglio, perché “le emozioni”, ci insegna il professor Piastra che le applica ai robot, «sono una risorsa, non una limitazione: quando si devono prendere decisioni importanti serve anche il cuore». P
MACCHINE INTELLIGENTI Knightscope K5
Kiva
Dr Google
Dr Microsoft
Come pesciolini
Il robot-poliziotto messo a punto da Microsoft. Non ha pistole ma altoparlanti, microfoni, telecamere e sensori laser. Gli servono per perlustrare in giro, memorizzare targhe sospette (300 al minuto), individuare fonti di calore e odori insoliti oppure agenti tossici nell’aria. E quando succede qualcosa, invia le immagini video alla centrale della polizia.
Il robot-magazziniere di Amazon, sposta fino a 350 Kg di merce senza lamentarsi e ammalarsi mai. Ce ne sono 15 mila al lavoro, per un risparmio sui costi di logistica che arriva a 500 milioni di dollari. E in futuro anche i pacchi verranno consegnati ai clienti da “postini” volanti e automatici, i droni.
Non esiste ancora, ma ci stanno lavorando. Dopo l’auto che si guida da sola, la società californiana ha stretto un accordo con Johnson & Johnson per sviluppare un robot in grado di curarci, affiancando (sostituendo?) i medici in carne e ossa.
Grazie alla tecnologia Kinect, in sala operatoria il chirurgo vede le immagini e i dati del paziente a video senza dover usare le mani per “cliccare”: basta un movimento della testa o dello sguardo per far scorrere le pagine.
Hanno la forma di piccoli pesci i chip “flessibili” messi a punto dagli scienziati del Mit di Cambridge. Sono fatti di silicone e gas liquidi e serviranno per costruire robot “morbidi” che si muovono in modo flessuoso e non a scatti, più sicuri da usare in casa.
48
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
© GettyImages (7), 20th Century Fox (4), Warner Bros. (2), Universal Pictures (1)
L’ufficio del futuro
HP consiglia Windows.
Il notebook professionale più sottile e leggero al mondo. HP EliteBook Folio 1020 Special Edition. Il più sicuro, robusto, e sottile. Leggero ed elegante, realizzato con struttura in lega di magnesio-litio super resistente, il nuovo, sorprendente HP EliteBook Folio 1020 offre fino a 9 ore di autonomia della batteria.1 Straordinariamente sicuro, grazie al software HP di sicurezza e le funzioni integrate per la protezione del dispositivo, dei dati e dell’identità. In più, le unità solid state (SSD) e i processori Intel® Core™ con tecnologia opzionale Intel® vPro™ assicurano la potenza e le prestazioni necessarie per svolgere al meglio il tuo lavoro. Trova il tuo su: hp.com/it/elite
HP EliteBook Folio 1020 Special Edition
- Windows 8 Pro - Sottile solo 15,7 mm e leggero solo 1 kg -S chermo Quad HD da 12,5" di diagonale2 - Processore Intel® Core™ M
© 2015 Hewlett-Packard Development Company, L.P. Basato su notebook di livello professionale (classe business) a tutto il 9 gennaio 2015, con vendite annuali superiori a 1 milione di unità, con crittografia, autenticazione, protezione da malware preinstallate e protezione a livello BIOS, che abbiano superato i test MIL STD 810G, con docking opzionale che incorpori l’alimentazione. 1 L’autonomia della batteria MM12 in Windows 8 dipende da vari fattori tra cui il modello, la configurazione, le applicazioni caricate, le dotazioni, l’uso, la funzionalità wireless e le impostazioni per il risparmio dell’energia. La capacità massima della batteria diminuisce con il tempo e l’utilizzo. Consulta bapco.com per maggiori dettagli. 2 Disponibile solo su alcune configurazioni. Intel, il logo Intel, Intel Inside, Intel Core e Core Inside sono marchi registrati di Intel Corporation negli Stati Uniti e/o in altre nazioni. Non tutte funzioni sono disponibili in tutte le edizioni o versioni di Windows. I sistemi potrebbero richiedere l’aggiornamento e/o l’acquisto a parte di hardware, driver e/o software per sfruttare pienamente le funzionalità di Windows. Visitare il sito Web all’indirizzo http://www.microsoft.com.
Comunicazione
a CACCIA di
MILLENNIALS CRESCIUTA TRA GLI AGI MA DIVENTATA ADULTA IN PIENA CRISI, TECNOLOGICA MA SENZA ESSERNE NATIVA: UNA NUOVA GENERAZIONE DI CONSUMATORI SI PRESENTA SUL MERCATO. COME CONQUISTARLA? NON BASTA PUNTARE SUL DIGITALE SE SI SMARRISCONO LE RELAZIONI UMANE DI LUCIO TORRI
50
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
S
ono oltre due miliardi i Millennials, la cosiddetta Generazione Y, i nati tra gli anni ’80 del secondo scorso e gli inizi del nuovo Millennio. Cresciuti nell’era dell’ottimismo dei Baby Boomers e della Generazione X, dove tutto era dovuto e il futuro non dava adito a preoccupazioni, hanno dovuto di recente fare i conti con una situazione sociale che mai avrebbero pensato di dover affrontare: crisi economica, alti tassi di disoccupazione e, soprattutto, un futuro tutto da costruire per se stessi e per i propri discendenti. I Millennials crescono insieme allo sviluppo della Rete, di cui ne accompagnano la genesi e le rapide evoluzioni degli ultimi vent’anni. A differenza dei nativi digitali, la cosiddetta Generazione Z, i nati dal 2005 in poi, i Millennials, soprattutto i più grandi d’età tra di loro, maturano il rapporto con i new media soprattut-
to per esigenze professionali, per poi trasferirne la conoscenza anche nell’ambito privato. A detta dei teorici del marketing e dei responsabili della comunicazione delle aziende, il digitale (siti, blog, social network e piattaforme mobile) rappresenta certo la piattaforma privilegiata per entrare in contatto con loro. Ma sarebbe errato dimenticare l’importanza degli spazi fisici, che i Millennials continuano ad apprezzare e presidiare. La regola aurea, in fondo, sia che si tratti di new media, sia di mezzi off line, rimane la stessa: perché l’approccio di una marca sia fruttuoso, il contatto deve essere diretto, one-to-one, pena la sua dispersione. È questo in fondo il tratto distintivo che differenzia questa generazione dalle precedenti e che la rende unica.
N
Web e territorio
e è convinto Roberto Pietrantonio, Communications Director di Mazda Motor Italia, per il quale il digitale e un nuovo modo di comunicare più orientato alla capacità di emozionare rappresentano gli asset che permettono a un marchio di parlare con successo ai Millennials. Un target presidiato solo in parte dal brand giapponese. Anche perché questo pubblico è in genere trascurato dal settore automotive: è in fondo proprio tra i Millennials che la cosiddetta sharing economy ha preso di più piede, che il concetto di proprietà delle quattro ruote ha perso appeal, a vantaggio del car sharing e di servizi di condivisione dell’auto come BlaBlaCar. «In Italia sarebbe prioritario cercare di diffondere tra le nuove generazioni una passione, quella dell’auto, che si sta perdendo», spiega Pietrantonio. «Lo si potrebbe fare ad esempio tornando a organizzare saloni dell’auto non solo pensati per l’esposizione: più prove su strada, più spazio alle auto da corsa e rally, al merchandising, solo così i costruttori possono pensare di emozionare il pubblico e soprattutto le generazioni più giovani». Per uscire dai binari dell’omologazione, ragiona Pietrantonio, la comunicazione del settore deve dunque percorrere nuove vie. «Il digitale, a cui Mazda riserva più della metà del suo budget pubblicitario, è di certo il medium che oggi non si può non presidiare. Il brand ha deciso però di puntare molto anche sul terri-
51
torio, sempre nel tentativo di far appassionare gli automobilisti». Per il lancio della Mazda2, ad esempio, solo per citare l’ultima di una serie di iniziative finalizzate a far conoscere dal vivo le sue auto, il gruppo ha organizzato il “Mazda2 Connection Tour”, un evento in dieci tappe che ha visto la piccola ammiraglia immersa in un ambiente tipicamente nipponico.
A
Oltre l’informazione
nche per Gianluca Buzzegoli, Marketing Communication Manager del Gruppo Sant’Anna Fonti di Vinadio, l’arrivo dei Millennials e il boom del digitale sono fenomeni strettamente collegati. «Li conosciamo, sia dal punto di vista dei comportamenti di consumo, sia dal punto di vista socioeconomico. Ci rivolgiamo a loro con progetti specifici, veicolati in massima parte sui canali digitali, tenendo sempre a mente che non è più concepibile limitarsi a “informare”, ma bisogna andare oltre, cercando dialogo, offrendo ascolto e attenzione, intercettando le loro voci attraverso un panorama sempre più esteso di touch point», spiega Buzzegoli. Nonostante questo, anche per Gruppo Sant’Anna Fonti di Vinadio la comunicazione deve coinvolgere sempre le piattaforme off line con efficaci campagne integrate. «L’off line costituisce un complesso di touch point per noi importanti: pensiamo alle promozioni in-store, alle sponsorizzazioni sportive e cinematografiche, alla comunicazione sul prodotto, alla televisione, alla radio, alla stampa. Ciascun touch point non digitale rimanda ai touch point digitali. E viceversa». La società ha avuto l’intuizione di investire sui new media fin dai loro albori. «La nostra comunicazione si è evoluta, sia in termini di linguaggi sia in termini di scelta dei canali più appropriati, sostanzialmente sin dal primo apparire del Web. Basti pensare che il primo sito Internet di Sant’Anna risale alla fine degli anni ‘90, un portale 2.0 con cui il marchio ha potuto mettere in atto po-
Internet È UNA PIATTAFORMA privilegiata per entrare IN CONTATTO CON LORO, ma il segreto PER COINVOLGERLI è puntare sulle ESPERIENZE EMOZIONALI
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Comunicazione
A destra, due immagini della comunicazione firmata Mazda. Nella pagina accanto: in alto a sinistra, una delle creatività messe a punto da Assobirra per la campagna indirizzata alle donne Millennials “Birra, io t’adoro”; in basso a destra, uno scatto dal backstage dell’adv Unipol; due immagini delle iniziative a target organizzate da Feltrinelli
LO SPOT DELLA MAZDA 2
litiche di lead generation, stabilire un primo contatto con i nostri clienti con attività di email marketing sì, ma in ingresso. Nel corso del tempo siamo riusciti così a costruire un database composto da consumatori fedeli, ai quali abbiamo poi rivolto le tipiche attività off line, come le promozioni e le raccolte punti, integrandole con operazioni on line». Negli anni più recenti Gruppo Sant’Anna Fonti di Vinadio ha dato sempre più peso ai social network in linea con i trend del mercato, con la volontà di mantenere un filo diretto con i Millennials. «Oggi possiamo contare su una comunità di fan e follower assai nutrita, in particolare su Facebook e YouTube. E da quest’anno potenzieremo ulteriormente altri canali molto popolari, come Twitter e Instagram. E non è tutto perché, con la volontà di confermare la nostra anima pionieristica, guardiamo sempre con attenzione a quei nuovi social oggi ancora non molto frequentati ma che un domani potrebbero affermarsi sul mercato».
Il ritorno della bionda
A
ssobirra, l’associazione dei produttori di bionde, ha puntato tutto sui Millennials; anzi, per essere precisi, sulle Millennials, quando qualche mese fa ha deciso di tornare a comunicare con una nuova campagna di spot, a tanti anni di distanza dai celebri filmati pubblicitari che avevano per protagonista Renzo Arbore. Il target della nuova campagna a sostegno del consumo della birra, già partita e destinata a proseguire nei prossimi anni, spiega il direttore Filippo Terzaghi, «sono le quasi 7 milioni di donne nate tra il 1980 e il 1996, con un’età dunque che va dai 18 ai 35 anni». Le giovani adulte italiane, ha messo in luce Doxa in una ricerca commissionata proprio da Assobirra, sono in maggioranza laureate o diplomate, e sono impegnate professionalmente, in percentuale molto di più rispetto alle loro mamme. L’amicizia, la socialità, la cultura e la realizzazione nel lavoro sono ai vertici delle loro priorità. Il matrimonio e la maternità invece sono scelte che tendono a rimandare. Spesso sono ambiziose, vogliono fare esperienza all’estero, sia per motivi di studio sia di lavoro. Web e soprattutto i social network sono gli strumenti at-
traverso cui l’associazione vuole presidiare questo target. «“Birra, io t’adoro”, questo il titolo della campagna, partita in tv, su stampa, cartellonistica e sul digitale», continua Terzaghi. «Ma è quest’ultimo canale, al quale abbiamo destinato il 20% del budget pubblicitario, quello su cui intendiamo investire sempre di più nei mesi a venire, sia con il blog, Birraiotadoro.it
52
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
sia con i profili social aperti su Facebook, Twitter, YouTube, Pinterest e Instagram».
I
Leggere il futuro
Millennials contribuiscono anche alla composizione del business di Feltrinelli, pur non costituendo il core target del gruppo. Eppure, sottolinea Silvia Granata, la responsabile Marketing & Innovation
LA CAMPAGNA “BIRRA IO T’ADORO”
LA REGOLA aurea perché L’APPROCCIO (non importa se ON LINE od OFF LINE) sia fruttuoso è che il CONTATTO SIA DIRETTO, one-to-one, PENA LA SUA DISPERSIONE
del Gruppo, il loro peso è destinato ad aumentare. «Il luogo dove più ci confrontiamo è di certo il nostro sito di e-commerce, soprattutto la fascia più giovane di questo target», spiega. «La sua natura digitale si confà difatti a questi consumatori, ai quali comunichiamo, e non potrebbe essere altrimenti, attraverso i new media, dall’affiliation alle piattaforme social sino alla pubblicità sui siti internet frequentati dagli studenti universitari». Detto questo, prosegue il direttore marketing, se è vero che il digitale è il canale principe con cui parlare ai Millennials, «a loro intendiamo offrire risposte an-
53
Da sinistra: Gianfranco Battisti, direttore divisione passeggeri Long Haul di Trenitalia; Filippo Terzaghi, direttore Assobirra; Gianluca Buzzegoli, Marketing Communication Manager Gruppo Sant’Anna Fonti di Vinadio; Alberto Federici, direttore comuncazione Gruppo Unipol; Silvia Granata, responsabile Marketing & Innovation Gruppo Feltrinelli; Roberto Pierantonio, Communication Director Mazda Motor Italia
Comunicazione
che nel mondo fisico. Già lo facciamo con il servizio Prenota e ritira, che permette di ritirare negli store un prodotto acquistato in Rete. Presto lo faremo con servizi sempre più innovativi, offrendo ad esempio soluzioni di mobile payment, per evitare di fare la coda alle casse, e con l’attivazione di punti digitali di accesso alle informazioni sempre più evoluti». Per colpirli la comunicazione deve stabilire con loro una relazione costante, duratura, alimentata di continuo. «Per questo intendiamo investire molto sul customer relationship management, tenendo conto del milione di carte fedeltà attive di cui disponiamo». Il 30% dei possessori della nostra Carta Più Feltrinelli, tra l’altro, sono Millennials. «Tra di loro, soprattutto tra i più giovani, si è affermato un consumo casalingo del mondo Feltrinelli: amano leggere, studiare nei nostri store. Questi ragazzi coniugano però una frequentazione molto assidua a una bassa attitudine alla spesa. Non è dunque il profilo del consumatore più interessante dal punto di vista del business, ma è un pubblico per noi interessante: li consideriamo i lettori di domani e, dunque, siamo felici di stimolare in loro il piacere della lettura. Di recente, oltretutto, tra gli young adults, la fascia più giovane della generazione, abbiamo
O
Personalizzazione ad alta velocità
fferte e servizi sempre più personalizzati. Una comunicazione targetizzata e diretta. Anche Trenitalia non sfugge alle nuove regole del marketing, soprattutto se il target è rappresentato dai Millennials. «È già qualche anno che la comunicazione si è orientata ai nuovi media e, di conseguenza, a questa generazione. Negli ultimi anni, infatti, seguendo i trend di mercato, abbiamo progressivamente modificato il nostro approccio, e dunque il nostro media mix di comunicazione, concentrandoci in maniera decisa sui canali digitali investendo su sito Web, newsletter, banner advertising e social network», racconta Gianfranco Battisti, direttore della divisione passeggeri Long Haul di Trenitalia. «I new media sono uno strumento fondamentale per approcciare il target dei Millennials, così come d’altronde per parlare ai nativi digitali. L’utilizzo della comunicazione digitale ci consente di raggiungere i nostri clienti proponendo offerte e servizi il più possibile personalizzati. Per questo la quota di investimenti sui new media è cresciuta sensibilmente fino a essere rilevante. Nel futuro prossimo svilupperemo ancor di più l’approccio digitale, per dialogare e coinvolgere i nativi digitali, ma senza dimenticare il
54
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
ruolo dei media off line, ancora oggi indispensabili per realizzare una strategia di comunicazione adatta anche alla cosiddetta X Generation e ai Baby Boomers». I Millennials rappresentano anche per Trenitalia dunque un importante target di riferimento. «Esprimono una quota interessante del nostro business», conferma Battisti. «Certo, questo target ha una spiccata propensione all’utilizzo dei canali digitali, ma non dimentichiamo che sa apprezzare anche i canali tradizionali». Per questo Trenitalia ha sviluppato una strategia che potesse intercettare queste due attitudini. Come? «Con il rinnovamento del sito Web, l’introduzione di nuove applicazioni e servizi, allo scopo di migliorare la relazione della marca con il consumatore anche in mobilità, e l’ingresso nei social, garantendo al contempo una piena integrazione con i canali fisici».
G
Clienti assicurati
ruppo Unipol guarda con attenzione ai Millennials, così come d’altronde ai nativi digitali. E lo fa soprattutto in prospettiva, tenendo conto dell’evoluzione in atto delle modalità di fruizione delle assicurazioni, sempre più orientate all’on line. «Le nuove tecnologie sono entrate da tempo all’interno del mondo Unipol, sia per migliorar il servizio offerto ai nostri clienti storici, sia per acquisirne di nuovi, ma anche per migliorare i processi interni della nostra organizzazione. Questa politica ci garantisce benefici in termini di efficienza, dell’immagine e dell’ottimizzazione dei costi», spiega Alberto Federici, direttore comunicazione del Gruppo Unipol. Il business di Unipol rimane a oggi fisico (alla società fa capo tra l’altro il marchio Linear, attivo nelle assicurazioni on line e via telefono). «Sul Web però investiamo molto, circa il 25% del nostro intero budget di comunicazione», come avvenuto ad esempio da febbraio con il varo della campagna “Incredibile, ma vero”, legata al lancio della polizza auto a rate mensili a tasso zero. «Gli spazi on line rappresentano per noi un veicolo fondamentale per portare traffico nelle nostre 300 agenzie presenti in tutta Italia. È così che oggi parliamo ai Millennials, con la consapevolezza che il settore è destinato a continuare a evolvere anche in relazione a quelle che sono le loro modalità di P consumo».
© ThinkStock/iStock/Urs Siedentop (1); nyul (1)
I Millennials maturano IL LORO RAPPORTO CON I NEW MEDIA soprattutto per esigenze professionali, per poi TRASFERIRNE LA CONOSCENZA all’ambito privato
iniziato a notare un forte aumento delle vendite sul canale». I Millennials fanno parte di quel nuovo consumatore allargato che il gruppo vuole far sempre più suo. Lo scorso anno la società ha infatti inaugurato una nuova strategia di marketing. «Feltrinelli è una delle più importanti publishing company italiane. Con i nostri media, gli store, la televisione, l’ecommerce, i ristoranti vogliamo individuare il consumatore tipo e comunicargli il valore aggiunto del nostro marchio, il suo posizionamento unico. Stiamo dunque lavorando ad una campagna legata al mondo Feltrinelli e non più a comunicazioni legate ai singoli tasselli che lo compongono, considerando anche che nel 2015 cade il 60esimo compleanno del gruppo».
#PowerITA
axn.it
DAL PRODUTTORE ESECUTIVO CURTIS “50 CENT“ JACKSON
Nuovo, imperdibile, in esclusiva per i clienti Sky.
DA MARTEDÌ 26 MAGGIO H. 21 PRIMA ASSOLUTA AXN HD | CANALE 122
Speciale hi tech
IN AZIENDA VINCE LO SMART PHONE Per nove manager italiani su dieci il cellulare è diventato, più di Pc e tablet, uno strumento indispensabile sul lavoro, così come nel tempo libero. E se l’iPhone è ancora il dispositivo che più spesso viene messo nelle mani di dirigenti e quadri, dall’indagine commissionata da Manageritalia ad AstraRicerche per Business People, emerge un gran movimento alle spalle di Apple… a cura di Matteo T. Mombelli
57
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Speciale hi tech
1
POSSIEDI UNO O PIÙ DISPOSITIVI PORTATILI AZIENDALI? No
5,5
2
DOVE SALVI I TUOI FILE DI LAVORO?* Hard disk Pc Hard disk esterno Cloud (Dropbox, Google Drive, OneDrive, etc…)
Chiavette Usb
72,5% 42,0% 26,4% 18,5%
3
QUANTO TEMPO TRASCORRI MEDIAMENTE IN UN GIORNO UTILIZZANDO I TUOI DISPOSITIVI? Meno di tre ore Da tre a sei ore Da sei a otto ore Da otto a 12 ore Oltre 12 ore
Sì
94,5 CHE DISPOSITIVI AZIENDALI PORTATILI POSSIEDI?* iPhone iPad Smartphone Samsung Laptop Hp Laptop Dell Laptop Lenovo Smartphone Blackberry Laptop Apple Smartphone Nokia (Microsoft) Tablet Samsung Altro
43,1% 31,0% 26,8% 21,8% 20,5% 16,9% 15,0% 6,8% 6,7% 6,6% 29,4%
13,4% 36,7% 26,8% 19,7% 3,4%
Un manager su tre utilizza
i propri device dalle tre alle sei ore al giorno; oltre il 20 per cento ne passa almeno otto davanti allo schermo; sono pochi quelli che li adoperano meno di tre ore
LE IMPRESE PUNTANO SULLA MOBILITÀ La possibilità di garantire il lavoro in mobilità è diventata ormai essenziale per le aziende. Lo confermano i circa 2 mila manager italiani che hanno partecipato all’indagine commissionata da Manageritalia ad AstraRicerche per Business People; ormai oltre nove dirigenti su dieci hanno in dotazione almeno un dispositivo portatile (vedi domanda n. 1). Tra questi i più gettonati sono i prodotti Apple, seguiti dagli smartphone Samsung: un manager su quattro ne possiede uno fornito dal datore di lavoro. IPad a parte, al tablet aziendale viene più spesso preferito un Pc portatile: in questo settore Hp, Dell e Lenovo sono i marchi di riferimento. Interessante notare come già un manager su quattro si affidi ai servizi di cloud computing per salvare i propri lavori, preferendo la “nuvola” alle chiavette Usb (domanda n. 3).
58
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
4
POSSIEDI UNO O PIÙ DISPOSITIVI PORTATILI PERSONALI? No
24,5
7
OGNI QUANTO TEMPO RITIENI NECESSARIO CAMBIARE I TUOI DISPOSITIVI DI LAVORO? Ogni anno Ogni 2-3 anni Ogni 4 anni o più Quando ci sono rilevanti novità tecnologiche
2,2% 73,3% 12,2% 12,4%
8
QUAL È L’ACCESSORIO CHE RITIENI INDISPENSABILE PER IL TUO DEVICE?* Batterie supplementari Cuffie Auricolari Bluetooth Cover Pellicola salvaschermo
38,8% 33,7% 25,8% 20,8% 13,7%
* Risposta multipla
AL MANAGER SERVE LA (RI)CARICA Sì
75,6 CHE DISPOSITIVI PERSONALI PORTATILI POSSIEDI?* iPad iPhone Smartphone Samsung Laptop Apple Tablet Samsung Laptop Hp Laptop Acer Laptop Asus Smartphone Nokia (Microsoft) Smartphone Blackberry Altro
53,8% 31,3% 17,4% 16,6% 11,9% 11,1% 8,8% 6,0% 5,3% 4,4% 36,8%
Anche sul fronte dei dispositivi personali – meno utilizzati rispetto a quelli aziendali (confronta domande n. 1 e 4) –, Apple e Samsung si dividono le prime cinque posizioni della classifica. Gli smartphone BlackBerry confermano il loro declino: solo il 4,4% dei manager ne possiede uno personale. Se sul lavoro (domanda n. 5) il tablet viene considerato più importante del computer desktop, nel tempo libero (domanda n. 6) tra i dispositivi che non possono mancare la macchina fotografica digitale ha ancora un ruolo di primo piano. Per quanto riguarda gli accessori, più di un professionista su tre ritiene indispensabile avere a disposizione una batteria supplementare per il proprio dispositivo (domanda n. 8), mentre cover e pellicola salvaschermo non vengono considerate essenziali. Molto importante è, invece, il ricambio dei dispositivi di lavoro: per tre manager su quattro è necessario aggiornarli almeno ogni due-tre anni.
Tra dirigenti e quadri l’uso del tablet
viene preferito a quello del desktop. E nel tempo libero la macchina fotografica digitale ha ancora un ruolo importante
5
QUALI SONO, SECONDO TE, LE TECNOLOGIE CHE NON POSSONO MANCARE SUL LAVORO?* Smartphone Laptop Tablet Pc fisso Phablet
6
88,7% 76,6% 34,4% 25,0% 2,8%
...E NEL TEMPO LIBERO?* Smartphone Tablet Macchina fotografica digitale Laptop Pc fisso Videocamera Console per videogame Phablet Smartwatch
80,1% 65,1% 36,6% 31,6% 13,2% 7,3% 5,3% 2,7% 2,1%
59
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Speciale hi tech
LA PASSIONE PER LA CARTA NON MUORE MAI
QUALE DISPOSITIVO USI PER LEGGERE LIBRI? Preferisco la versione cartacea Tablet eReader (Kobo, Kindle, etc.) Smartphone Non leggo libri
10
67,7% 22,8% 21,9% 2,2% 3,5%
L’APP CHE NON PUÒ MANCARE PER IL TUO LAVORO
IL CAMPIONE PRESO IN ESAME Elaborazione dati a cura della redazione – Fonte: indagine commissionata da Manageritalia ad AstraRicerche in esclusiva per Business People, condotta nel mese di marzo 2015 su un campione di 1.970 manager.
eMail Nessuna in particolare Pacchetto Office WhatsApp Mappe App aziendali Calendario LinkedIn Meteo
18,0% 13,3% 11,5% 8,0% 4,4% 3,9% 2,4% 2,3% 2,0%
GENERE
STATUS
Maschio
89,8
Rispetto a un’analoga indagine pubblicata sul numero di gennaio 2014, l’email si conferma l’applicazione più utilizzata dai manager (domanda n.10); sul lavoro molti dirigenti segnalano come indispensabili le applicazioni del pacchetto Office (soprattutto Excel e Word), ma è ancora più alta la percentuale di coloro che non usano app in particolare a livello professionale. Tra le applicazioni più utilizzate cresce l’utilizzo di WhatsApp (dal 5,8% del 2014 all’8% di quest’anno) e delle previsioni meteo; mentre registrano un leggero calo applicazioni come LinkedIn e le mappe. Nonostante l’elevata diffusione dei tablet, quando si tratta di leggere un libro la maggior parte dei manager preferisce ancora il formato cartaceo (domanda n. 9). Ma, considerando l’età media del campione preso in esame da AstraRicerche (vedi dati a fondo pagina), è interessante notare come oggi già più del 20% degli over 50 punti sul formato digitale, sfruttando la possibilità di leggere eBook su tablet ed eReader. C’è addirittura chi non rinuncia alla lettura affidandosi al display dello smartphone.
TIPOLOGIA AZIENDA
Dirigente
ETÀ
Multinazionale italiana
90,2
AREA
Fino a 50 anni
8,6
Nord-ovest
46,7
61,5
Nazionale
38,5
Femmina
10,2
Quadro
9,8
Multinazionale estera
52,8
60
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
51-55enni
>55enni
24,2
29,1
Nord-est
Centro/sud
17,9
20,6
© ThinkStock/iStock/kieferpix (1); /baloon111 (1); /-goldy- (1); /AndreyPopov (1)
9
Speciale hi tech
MULTIFORMI E FUNZIONALI
C’È CHI PUNTA SU DISPOSITIVI IN GRADO DI RISPONDERE
NON SOLO ALLA SFERA LAVORATIVA, MA ANCHE A QUELLA PRIVATA DEI PROFESSIONISTI, E CHI A UN’OFFERTA CREATA AD HOC PER UN USO SPECIFICO. ECCO COME SAMSUNG E HP, DUE DEI PRINCIPALI BRAND PRESENTI SUL MERCATO, RISPONDONO ALLE ESIGENZE DELLE AZIENDE, CON DEVICE SEMPRE PIÙ INNOVATIVI E, SOPRATTUTTO, MOBILE DI ALESSIO MARIANI
61
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Speciale hi tech
L’ TINO CANEGRATI Vice President e General Manager Printing and Personal Systems Hp Italiana
RICCARDO DE FRANCHIS Portfolio Marketing Manager divisione telefonia di Samsung Electronics Italia
enterprise mobility? Una priorità per il 70% delle aziende europee, che vedono nello sviluppo di una strategia mobile vincente un’occasione per crescere in produttività, opportunità ed efficienza. Ma tra il dire e il fare… In base a una recente indagine di Idc, che ha coinvolto un migliaio tra Cio e It manager europei, a differenza delle realtà nordamericane, molte organizzazioni del Vecchio Continente stanno procedendo ancora a rilento con l’implementazione tecnologica. Diverse aziende sono ancora nel pieno della fase organizzativa e ferme su questioni come la reingegnerizzazione dei processi, la data privacy, la compliance e la sicurezza. Il 2015, però, sarà l’anno della svolta. Anche perché, sempre secondo Idc, sono le stesse aziende che prevedono di rendere mobile, entro la fine dell’anno, il 40% della forza lavoro. Si verificherà un’accelerazione dei processi e, di conseguenza, il superamento dello stadio organizzativo già nei prossimi mesi. Sulla base di queste premesse, il 2015 sarà un anno decisivo per quei produttori che, attraverso la loro ampia offerta di device, contribuiranno a far maturare aziende e professionisti nel lavoro in mobilità. Tra queste c’è Samsung che, raggiunte quote di leadership e penetrazione molto alte nel mercato consumer, nel B2B vede ambi margini di crescita e opportunità commerciali.
STESSO BUSINESS, DIVERSE STRATEGIE
«P
er noi l’offerta alle aziende assume un ruolo essenziale, strategico», conferma Riccardo De Franchis, Portfolio Marketing Manager divisione telefonia di Samsung Electronics Italia, che spiega i punti di forza dell’offerta business della sua azienda. «La nostra gamma di dispositivi offre soluzioni alle più varie esigenze del mondo enterprise: dai tablet ai mobile device più avanzati, diversi formati e fasce di prezzo». Molto importante per Samsung è anche il lavoro svolto con i partner Mdm (Mobile Device Management, ndr) «per fare in modo che», spiega De Franchis, «a partire dal Galaxy S6, i nostri clienti B2B non debbano spendere in costi di adattamento particolari per poter far funzionare Knox, la nostra piattaforma mobile, con i propri client di Mdm. Knox è molto importante anche sul fronte dei dati aziendali: grazie a questa soluzione abbiamo reso il sistema operativo Android inviolabile». La piattaforma di sicurezza Samsung non svolge solo un ruolo di protezione, ma permette anche un doppio uso del dispositivo: uno dedicato al lavoratore – un’area business dove le aziende possono installare applicazioni, programmi e, nel caso intervenire con aggiornamenti – e uno totalmente privato, inaccessibile al datore di lavoro. La tendenza di molti brand, infatti, è quella di offrire un device che possa rispondere sia alle esigenze delle aziende che accompagnare le persone nel tempo libero. «Samsung
ANCORA PIÙ PERFORMANTE E SICURO
N
uovo design e funzionalità, ma anche un miglioramento nelle performance e della batteria. Il nuovo Galaxy S6 – disponibile anche nella versione “edge”, con doppia curvatura dello schermo – è dotato di una Ram da 3 Gb e integra il primo processore mobile al mondo con tecnologia 14 nm da 64 bit, che garantisce prestazioni più elevate e minor consumo energetico di una batteria resa ancora più efficiente e veloce a caricarsi, anche in modalità wireless. Oltre al lettore di impronte digitali, all’interno del Galaxy S6 il potenziato sistema di protezione Knox e il Mobile Device Management, rende il dispositivo idoneo per un utilizzo aziendale, consentendo una più sicura e protetta gestione dei dati sensibili.
62
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
è pronta a fornire dispositivi a imprese con esigenze particolari, come nel caso della serie di prodotti che noi chiamiamo “ruggedised” (gamma Xcover e Active), che possono assorbire urti e assolvere alle proprio funzioni in condizioni climatiche estreme; ma sostanzialmente è vero», conferma De Franchis, «oggi il prodotto deve parlare alla persona sia in quanto privato cittadino che professionista. Siamo tutti consumer e business allo stesso tempo». Diverso, invece, è l’approccio di Hp, ancora oggi un punto di riferimento per le aziende italiane: in base al sondaggio di AstraRicerche (vedi pagg. 57-60) i laptop della multinazionale statunitense sono i più utilizzati dai manager italiani. «Abbiamo scelto di adottare un approccio modulare, caratterizzato da dispositivi sicuri e appositamente progettati per specifici usi o ambienti», afferma Tino Canegrati, Vice President e General Manager Printing and Personal System di Hp Italiana, che sottolinea i buoni risultati del 2014 per la divisione Pc, cresciuta sia nel segmento consumer che in quello B2B. «I fattori che hanno
DA TABLET A ULTRABOOK
I
l nuovo Elite x2 1011 G1 è un Pc convertibile 2in1 elegante e leggero, con display da 11,6 pollici, basato su Windows 8 Pro e può essere facilmente convertito da tablet a notebook, con la possibilità di scegliere tra varie configurazioni Ultrabook. È un prodotto testato in base alle specifiche militari per garantire la massima resistenza ed è personalizzabile con ecosistema di accessori opzionali. Tra questi una leggera tastiera da viaggio, una penna Wacom opzionale e l’adattatore per monitor wireless, che consente di condividere contenuti con l’intera sala riunioni mediante l’invio a uno schermo o proiettore esterno.
maggiormente influenzato l’incremento sono stati diversi. In particolare l’aver riportato innovazione sul mercato ci ha permesso di differenziare ulteriormente la nostra offerta. Molto apprezzati sono stati i nuovi 2in1 ultrasottili, i notebook convertibili e, più in generale, tutta la gamma di notebook, per la quale è stato completamente rivisto il design e la tipologia di materiali utilizzati. Inoltre, riteniamo che il mercato ci riconosca una superiore qualità nei prodotti e servizi ad alto valore aggiunto, senza dimenticare le caratteristiche intrinseche di sicurezza, affidabilità e gestibilità».
© iStock/Thinkstock/BernardaSv(1); LuminaStock (1)
COSA CHIEDONO LE AZIENDE
M
a in ambito professionale quali sono le caratteristiche più richieste al momento della scelta di un dispositivo portatile? «Sicuramente le performance della batte-
ria, soprattutto per gli smartphone», risponde Riccardo De Franchis, che sottolinea l’impegno di Samsung su questo tema. «Già dai modelli precedenti, non solo con il più recente Galaxy S6, abbiamo lavorato enormemente, ampliando capacità e riducendo lo spessore della batteria; sono state perfezionate le prestazioni e, attraverso il miglioramento dei processori, è stato ottimizzato il consumo energetico dei dispositivi». Oltre all’autonomia, aggiunge il manager Samsung, c’è una forte richiesta di firma grafometrica – «siamo forse gli unici a fornire su smartphone e tablet questa tecnologia» – e protezione, quest’ultima una caratteristica riscontrata anche da Tino Canegrati. «Un ecosistema di accessori e nuove relazioni strategiche permettono alla nostra azienda di razionalizzare e semplificare le operazioni di aziende e professionisti, offrendo allo stesso tempo la certezza di poter gestire le attività in tutta sicurezza: protezione dell’identità dell’utente, dei dati e del dispositivo per lavorare in assoluta tranquillità, senza mai penalizzare i processi produttivi». Per il manager Hp altra caratteristica da non sottovalutare è la qualità dei materiali, «che devono assicurare resistenza e durabilità», e il design: «Non si tratta solo di una richiesta di valori estetici, ma di caratteristiche funzionali quali ergonomicità, leggerezza e mobilità. Inoltre», spiega Canegra-
LE ESIGENZE PIÙ SENTITE? LUNGA DURATA DELLA BATTERIA, FIRMA GRAFOMETRICA, PROTEZIONE, MA ANCHE QUALITÀ DEI MATERIALI E DESIGN
63
ti, «c’è grande attenzione alla riduzione dei costi e per questo studiamo prodotti che offrano economie nelle spese di gestione, dei consumi energetici e anche degli impatti ambientali: la certificazione di basso consumo energetico “Energy Star” è presente in tutti i nostri prodotti lanciati negli ultimi anni».
IL FUTURO DEL LAVORO IN MOBILITÀ
O
ggi i professionisti vedono in smartphone e laptop due dispositivi insostituibili sul lavoro. Sarà ancora così fra cinque anni? Per Hp il futuro sarà caratterizzato dalla Nuvola: l’azienda, anticipa Tino Canegrati, offrirà «nuove categorie di prodotto, come ad esempio Pc per accedere al cloud, per applicazioni specifiche o come Sprout, un software che permette di trasportare il mondo reale in quello digitale. Nel mondo printing, invece, assistiamo all’intergrazione delle stampanti come elementi del sistema informativo e documentale di un’azienda». Non si esclude, poi, un futuro dove i device wearable sul lavoro saranno preferiti a quelli “tradizionali”. «Come azienda votata all’innovazione, posso dire che questo scenario potrebbe non essere così lontano», conclude Riccardo De Franchis. «Molto, però, dipenderà dalla risposta del mercato e degli utenti. Noi stiamo lavorando già da qualche anno, migliorando anno dopo anno quello che sono prestazioni, ingombri e funzionalità, ascoltando le esigenze consumer, ma anche business. Non escludo che ci possano essere grandi innovazioni in queP sto senso».
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Management
LA DIGITAL LEADERSHIP
IN OTTO PUNTI
L’AFFERMARSI DEI NUOVI MEDIA E DELLE MULTINAZIONALI A ESSI COLLEGATE STA RIVOLUZIONANDO IL MONDO DEL LAVORO, SPINGENDO ANCHE LE AZIENDE “TRADIZIONALI” A RIVEDERE DIVERSI PARADIGMI CONSOLIDATI. ECCO QUALI SONO ATTITUDINI E COMPETENZE CHE ANDRANNO SVILUPPATE DI MASSIMO PICCA*
1
OLTRE I SOLITI PARAMETRI Come sempre, non basta l’abito per fare il monaco, non è sufficiente coniare una job title in stile Silicon Valley per innescare un reale processo di cambiamento. Per poter cogliere in modo efficace le opportunità insite nell’era digitale è, infatti, necessario che il management esprima approcci, competenze e attitudini che, in parte, differiscono rispetto ai parametri tradizionali, e che delineano pertanto un nuovo modello di leadership che le aziende, la funzione Hr in primis, avranno il compito di ricercare e sviluppare. Vediamo quali.
PENSIERO 2.0 LE TRADIZIONALI CAPACITÀ DI VISIONE E PENSIERO STRATEGICO DOVRANNO NECESSARIAMENTE DECLINARSI IN CHIAVE DIGITALE, OSSIA BISOGNERÀ SAPER COGLIERE LE IMPLICAZIONI E LE POTENZIALITÀ CHE IL DIGITALE POTREBBE PORTARE A UN BUSINESS IN CHIAVE DI VANTAGGIO COMPETITIVO, E ATTIVARE LE AZIONI PER TRADURRE IN VALORE AGGIUNTO QUESTE POSSIBILITÀ.
64
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
2
INNOVAZIONE & CREATIVITÀ COME GIÀ ANTICIPATO, IL MONDO DIGITALE VIVE L’INNOVAZIONE COME ASPETTO CONTINUO ED IMPRESCINDIBILE. NON È PIÙ UNA CAPACITÀ CHE SERVE A FAR FARE UN SALTO DI QUALITÀ O GENERARE DISCONTINUITÀ QUANDO UNA FASE AZIENDALE SI È CONCLUSA E SE NE APRE UN’ALTRA, BENSÌ UNA FORMA MENTIS CHE ESPLORA IN MODO CONTINUO NUOVE OPPORTUNITÀ, SOLUZIONI, COSE DA FARE O MODI INNOVATIVI DI FARE LE COSE, E CHE INTERPRETA QUALUNQUE PUNTO DI ARRIVO COME UN NUOVO PUNTO DI PARTENZA.
L
a rivoluzione digitale in atto sta entrando in una fase matura, iniziando a coinvolgere anche aziende dal business e dalla cultura più tradizionali, modificando molti paradigmi consolidati e avviandosi a cambiare profondamente il mondo del lavoro. Una fase embrionale era già partita in occasione della prima ondata di inizio millennio, allora denominata new economy, in cui molti manager avevano deciso di “togliersi la cravatta” e abbandonare aziende blasonate per lanciarsi in una singolare riedizione della febbre dell’oro, dando vita a un proliferare di start up. Ma erano presto arrivati l’esplosione della bolla speculativa e gli attentati del 2001 a imporre a tutti un brusco stop e un veloce rientro nei ranghi. Poi sono arrivate realtà quali Google, Apple, Twitter, YouTube, Facebook, Amazon (ma anche la più nostrana Yoox) che, sviluppando modelli di business completamente digitali, oltre a cambiare in modo irreversibile il nostro modo di vivere hanno anche iniziato a rivolu-
3
4
DECIDERE NELL’INCERTEZZA
IL DIRITTO-DOVERE DI SBAGLIARE
NEL MONDO DIGITALE LE UNICHE CERTEZZE RIGUARDANO IL PRESENTE, NON IL FUTURO, CHE È IL REGNO DELLE POSSIBILITÀ. LA QUANTITÀ DELLE INFORMAZIONI DISPONIBILI, AUMENTATA ESPONENZIALMENTE GRAZIE AI BIG DATA, RENDE INDISPENSABILE LA CAPACITÀ DI SCEGLIERE QUALI SIANO DAVVERO RILEVANTI. NON È PERTANTO POSSIBILE PRENDERE DECISIONI CERTE SULLA BASE DI SCHEMI DEFINITI, DI MODELLI DI SUCCESSO, DI STRADE SICURE DA SEGUIRE. È ESSENZIALE LA CAPACITÀ DI SPERIMENTARE IN BASE ALLE PROPRIE CONOSCENZE, ESPERIENZE E INTUIZIONI, DI TESTARNE L’EFFICACIA RIVEDENDO IN MODO CONTINUO LE PROPRIE DECISIONI.
QUESTO È FORSE L’ASPETTO IN CUI LA CULTURA MANAGERIALE TRADIZIONALE SI DISCOSTA DI PIÙ DA QUELLA DIGITALE, CHE CONSIDERA L’ERRORE, IL FALLIMENTO, COME LA STRADA INEVITABILE PER ARRIVARE AL SUCCESSO. INFATTI, SOLO ATTRAVERSO DIVERSI TENTATIVI, INVESTENDO RISORSE PREZIOSE IN DIREZIONI CHE POTREBBERO RIVELARSI ERRATE, È POSSIBILE GENERARE VERA INNOVAZIONE. NELLE AZIENDE DI CULTURA DIGITALE IL DIRITTO A SBAGLIARE, NON A CASO, È UNO DEI CARDINI SU CUI SI FONDA TUTTA L’ORGANIZZAZIONE, E SIN DALLE FASI DI SELEZIONE LA CAPACITÀ DI OSARE E APPRENDERE DAI PROPRI ERRORI VIENE ACCURATAMENTE VALUTATA.
65
zionare il modo di lavorare. Queste aziende, infatti, cresciute sempre sotto la guida di un leader geniale e carismatico, inizialmente sono state una sorta di universo parallelo, senza reali punti di contatto con la business community tradizionale, ma molto rapidamente sono diventate vere e proprie multinazionali, che stanno cambiando “le regole del gioco” del mondo del lavoro sotto almeno due aspetti. Il primo, dando una spettacolare quanto tangibile dimostrazione di come oggi, grazie alla tecnologia, una buona idea possa alterare molto rapidamente equilibri che apparivano immutabili, creando dal nulla business di dimensioni colossali in grado di modificare lo stile di vita di miliardi di persone. E questo conferisce un’enfasi eccezionale a un aspetto che le aziende più tradizionali avevano sempre guardato in modo più moderato e, paradossalmente, conservativo: la capacità di innovazione. Il secondo, perché stanno generando e diffondendo una cultura del lavoro completamente diversa, nella quale i concetti tradizionali di gerarchia, ruoli, struttura organizzativa, di tempo e luogo di lavoro (se non addirittura il concetto stesso di lavoro), appaiono completamente rivisitati in base agli stessi paradigmi che hanno saputo generare modelli di business completamen-
5
FLESSIBILITÀ & MULTITASKING SAPER AFFRONTARE CONTEMPORANEAMENTE PIÙ PROBLEMATICHE, GESTIRE IN PARALLELO UNA PLURALITÀ DI PROGETTI, RIVEDERE CONTINUAMENTE LE PRIORITÀ E LE RISORSE DA ALLOCARE SONO ASPETTI ESSENZIALI IN ORGANIZZAZIONI IN CUI IL LAVORO AVVIENE IN MODO FLUIDO, MOLTO PIÙ PER PROGETTI CHE ATTRAVERSO I PROCESSI TRADIZIONALI.
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
te innovativi. In conseguenza di ciò si apre ora una nuova fase, che riguarda qualsiasi azienda indipendentemente dal settore di attività, per la quale si prospetta uno scenario in cui grandi opportunità e altrettanti rischi si fronteggiano; e insieme a ciò nasce la consapevolezza che se non sarà in grado di rilanciare la propria capacità di innovazione e cogliere le opportunità offerte dalla rivo-
6
NETWORKING UN ALTRO CARDINE DELLA CULTURA DIGITALE È IL NETWORK, INTESO COME SISTEMA DI RELAZIONI INTERNE ED ESTERNE ALL’AZIENDA ATTRAVERSO CUI IDENTIFICARE E ATTIVARE LE RISORSE O LE CONOSCENZE NECESSARIE PER AFFRONTARE UN DETERMINATO PROBLEMA. UNO SCAMBIOCONDIVISIONE DI RISORSE NON FONDATO SULLA GERARCHIA BENSÌ SULLA RECIPROCA CONVENIENZA.
luzione digitale, per quanto possa essere consolidata e radicata la propria leadership, questa potrà essere seriamente messa in discussione. Si è quindi rapidamente innescato un fenomeno, trasversale a tutti i settori, di progressivo ripensamento in chiave digitale della propria mission, strategia e
7
DIFFONDERE LA CULTURA DIGITALE QUANDO UN’AZIENDA INSERISCE NEI PROPRI RANGHI UN DIRIGENTE PROVENIENTE DA AZIENDE O ESPERIENZE DIGITALI, UNO DEI CONTRIBUTI ATTESI È ANCHE UN SIGNIFICATIVO CAMBIAMENTO CULTURALE, UNA SORTA DI EVANGELIZZAZIONE ATTRAVERSO LO STIMOLO COSTANTE ALL’INTERNO DEL MANAGEMENT TEAM A PENSARE IN MODO DIVERSO, A CONCEPIRE SOLUZIONI INNOVATIVE, A UTILIZZARE LE TECNOLOGIE DISPONIBILI O LAVORARE IN MANIERA DIFFERENTE.
66
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
8
APPRENDIMENTO CONTINUO IMPRESCINDIBILE È ANCHE LA CURIOSITÀ, LA TENSIONE COSTANTE VERSO L’APPRENDIMENTO DI NUOVE CONOSCENZE, TECNOLOGIE O ESPERIENZE, LA CAPACITÀ DI RIMETTERSI SEMPRE IN DISCUSSIONE E RIPARTIRE, CON LA CONSAPEVOLEZZA CHE QUALUNQUE CONOSCENZA, PER QUANTO AVANZATA, NON TARDERÀ A DIVENTARE OBSOLETA.
© ThinkStock/iStock/enotmaks (2)
GESTIRE CON INTELLIGENZA LA COESISTENZA DI RISORSE DI DIVERSE GENERAZIONI SARÀ DETERMINANTE PER IL FUTURO DELLE AZIENDE
organizzazione a 360°. Non c’è oggi un Ceo o un imprenditore che non abbia questo tra le priorità della propria agenda: la tipologia di prodotti e i servizi offerti, i canali distributivi utilizzati, il dialogo costante con i propri consumatori e gli stakeholder, la propria immagine e reputazione presso la società in cui si opera sono tutti ambiti che si apprestano a essere trasformati attraverso il digitale. Molte aziende hanno già iniziato a esplorare queste possibilità, inserendo figure dedicate reclutate sul mercato o designando risorse già operanti in azienda che avessero particolari competenze e sensibilità in materia. Negli organigrammi aziendali iniziano ad apparire neologismi organizzativi quali Chief Digital Officer, Digital Strategist, Social Media Manager, Ecommerce Director, Search Engine Optimizator, che rappresentano le prime avvisaglie di un fenomeno destinato ad allargarsi rapidamente a tutte le funzioni aziendali. Questo diverso profilo di leadership sarà sempre più diffuso nei prossimi anni di transizione, in cui le aziende dovranno quindi gestire con sensibilità e intelligenza la coesistenza di risorse appartenenti a generazioni con cultura e modelli manageriali molto diversi tra loro e il cui livello di integrazione e interazione efficace potrà determinarne il successo negli anni a venire. P *Partner Eric Salmon & Partners
Appuntamenti
IN EVOLUZIONE In queste pagine, alcune immagini delle edizioni 2014 del Forum della Comunicazione e del Forum della Sostenibilità, da quest’anno riuniti in un’unica grande kermesse articolata in tre diversi momenti. Il filo conduttore sarà: “Torniamo a immaginare”
Tre (eventi) in uno DAL 3 AL 5 GIUGNO CINECITTÀ OSPITERÀ IL WORLD COMMUNICATION FORUM, NELLA CUI CORNICE SARANNO RIUNITI IL FORUM DELLA COMUNICAZIONE, IL FORUM EVENT INDUSTRY E IL FORUM DELL’INNOVAZIONE SOSTENIBILE DI ANNAMARIA ALESE
WORLD COMMUNICATION FORUM
T
re giorni per tre appuntamenti diversi, ma uniti da un unico filo conduttore: “Torniamo a immaginare”. Il World Communication Forum, storico evento organizzato da Comunicazione Italiana - il primo social business italiano, che unisce oltre 57 mila top manager e professionisti del settore – sarà ospitato da Cinecittà dal 3 al 5 giugno e si presenta completamente rinnovato, articolandosi in eventi differenti tra loro collegati da modalità di svolgimento e finalità: il 3 giugno sarà il giorno del Forum della Comunicazione, il 4 seguirà il Forum Event Industry, mentre il 5 chiuderà la manifestazione il Forum dell’Innovazione sostenibile. Perché cambiare la (vincente) formula tradizionale e riunire tre appuntamenti fino a oggi distinti in un’unica
cornice? «Ciò che è avvenuto negli ultimi anni ha cambiato i paradigmi del sistema economico mondiale», spiega Fabrizio Cataldi, fondatore di Comunicazione Italiana. «Sono nate nuove ti-
pologie di attività e conseguentemente nuove aziende che hanno registrato importanti crescite. In questo scenario mutato e che si evolve con ritmi molto più rapidi rispetto al passa-
IL COMITATO D’INDIRIZZO A oggi fanno parte della commissione: Marco Barbieri, direttore ufficio stampa e comunicazione Inps Giuseppe Coccon, direttore comunicazione Poste Italiane Clemente Senni, direttore comunicazione e relazioni esterne Alitalia Piero Dominici, professore aggregato di Comunicazione pubblica presso il dipartimento di Scienze politiche dell’Università degli studi di Perugia Gennaro Iasevoli, Chief of Department Communication, Education and Psychology - University Lumsa Vittorio Cino, direttore Public Affairs & Communications Coca Cola Italia Cesare Salvini, direttore marketing Mercedes-Benz Simona Panseri, direttore comunicazione e Public Affairs Google
68
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
IL PROGRAMMA GIORNO 1 Come da tradizione, il Forum della Comunicazione metterà nuovamente al centro del dibattito il ruolo strategico che la comunicazione nelle sue diverse declinazioni ha, in parte anche a prescindere dai canali che utilizza. Dopo anni in cui la scelta dei mezzi sembrava predominare e prescindere dagli obiettivi, manager e professionisti del settore torneranno a discutere e confrontarsi su temi reali e su come riappropriarsi delle visioni strategiche del futuro.
GIORNO 2
GIORNO 3
Fabrizio Cataldi ABBIAMO DECISO DI OFFRIRE UNO STRUMENTO NUOVO E ADATTO ALLE ESIGENZE DI CONOSCENZA E NETWORKING DELLE IMPRESE ITALIANE
scita di un Comitato d’indirizzo attraverso il quale è stata individuata una soluzione ideale per raggiungere diversi obiettivi, in primis quello del confronto tra manager in un ambiente costruttivo, selezionato e professionale. Tra i benefici conseguenti anche quello di poter selezionare per i Forum gli argomenti più importanti e sentiti e di avere i migliori contributi in termini di idee e visioni. Infine, la cornice di Cinecittà offri-
69
Il Forum dell’Innovazione sostenibile non è altro che la naturale evoluzione di quello della Sostenibilità: oggi qualsiasi attività dev’essere sostenibile, anche dal punto di vista economico, e per esserlo competitività e ricerca sono le parole chiave. Il Forum si presenta come un’occasione unica di confronto su strategie, novità, tendenze del panorama italiano dell’innovazione declinata in tutti gli ambiti d’interesse del mondo delle aziende: dalla business intelligence all’Internet delle cose e delle persone, fino alle città intelligenti.
rà, nei tre giorni, un’occasione unica e affascinante di svago e divertimento. Il classico Galà si terrà la sera del 4 giugno in una location d’eccezione: il set dell’antica Roma degli studios della “fabbrica dei sogni”. Nelle serate del 3 e del 5 sono invece in programma le Forum night e a ospitarle sarà l’altrettanto mitico Caffè di Cinecittà, dove respirare l’aria dei set e dei teatri di posa più grandi e fascinoP si d’Europa.
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
© ThinkStock/iStock/iArt101 (1)
to, anche Comunicazione Italiana ha deciso di offrire uno strumento nuovo e adatto alle esigenze di conoscenza e networking delle imprese italiane. Oggi che le parole d’ordine per la crescita delle aziende sono competitività, innovazione e coinvolgimento, la comunicazione è più che mai il centro nevralgico dello sviluppo». Per questo anche la struttura dei Forum quest’anno sarà più ampia e differenziata. Ciascun appuntamento darà spazio a presentazioni pubbliche di progetti e case history di successo, ma anche a confronti aperti fra manager, platee di professionisti e stakeholder, e poi a tavole rotonde e incontri operativi con pubblici selezionati e invitati anche in collaborazione con le aziende partecipanti all’evento. «Uno dei grandi vantaggi che abbiamo deciso di mettere al servizio delle aziende con questa nuova formula», racconta Fabrizio Cataldi, «è il rapporto diretto di Comunicazione Italiana con la più ampia business community tricolore che da anni ci segue e ha trovato in noi un modo concreto, serio e professionale di aprire nuovi contatti e nuove prospettive di crescita attraverso lo scambio e le relazioni che nascono ai nostri eventi». Altra importante innovazione, la na-
In apparente controtendenza, con il Forum Event Industry Comunicazione Italiana riporta sotto i riflettori un ambito dapprima considerato una “commodity”, poi una moda e ora in crisi d’identità. Eppure il cosiddetto “engagement” oggi è al centro delle attenzioni di tutti i player e l’Italia si distingue per un patrimonio di risorse strutturali e professionali riconosciuto a livello mondiale. Ciò che manca è, spesso, la capacità o la volontà di fare sistema: sarà proprio questo il tema portante del Forum, nel quale i principali protagonisti del settore si confronteranno e proporranno soluzioni e visioni per lo sviluppo futuro.
Società
GALATEO
internazionale
MERCATI GLOBALIZZATI, VIAGGI DI LAVORO TRANSCONTINENTALI E IL MONDO IN ARRIVO A MILANO PER EXPO. PER VOI QUALCHE DRITTA PER EVITARE BRUTTE FIGURE CON GLI STRANIERI. E DIVENTARE BUSINESSMEN E TURISTI PIÙ ATTENTI DI FRANCESCO PERUGINI
70
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
e una volta era il turista faida-te a rischiare disavventure in giro per il mondo, oggi è il businessmen a confrontarsi con popoli sempre più lontani e a dover schivare trappole culturali dietro ogni angolo. La vecchia ventiquattrore è diventata prima un minitrolley e poi una valigia per viaggi transcontinentali. I mercati si sono globalizzati e le aree da coprire per i manager si sono allargate a dismisura: l’Italia è diventata Europa, poi Emea e chissà fin dove arriveranno le responsabilità dei singoli businessmen nei prossimi anni. Ma, in fondo, anche dei normali cittadini milanesi, che per sei mesi dovranno confrontarsi con mezzo pianeta in arrivo in città con usi e costumi totalmente diversi dai nostri per i sei mesi di
Expo. Come si saluta un turista cinese per fare una buona impressione? Quali sono gli accorgimenti per fare buona impressione su un facoltoso russo? E soprattutto come ci si comporta con un arabo che arriva all’appuntamento con quattro mogli e un seguito sterminato di servitù? Non si può prescindere da qualche dritta di bon ton culturale per evitare figuracce anche nelle vesti di semplici visitatori sulle nuove rotte del turismo, da Mosca a Dubai, da Shanghai a Sidney.
I MANAGER ODIERNI SONO CHIAMATI A GESTIRE REGIONI SEMPRE PIÙ GRANDI E CULTURALMENTE VARIEGATE
Appunti di viaggio
ARABI Non fanno affari di venerdì e possibilmente non nel mese del Ramadan (nel caso solo nelle prime ore del giorno). Non usano la mano sinistra per i contatti fisici – è riservata alle abluzioni – e non gradiscono che ci si rivolga alle loro donne. Se doveste ospitarli in albergo, fate sì che non trovino la Bibbia in camera e piuttosto un tappeto per la preghiera nel caso l’abbiano dimenticato.
CINA Come in molte culture orientali, i cinesi hanno l’abitudine di bere molte bevande calde. Non rifiutate mai un tè e leggete con attenzione il biglietto da visita dopo averlo preso con due mani. Il posto più vicino alla porta è riservato alla persona più importante. Evitate qualunque riferimento al numero quattro, la cui pronuncia è la stessa della parola “morte”.
71
GIAPPONE
USA
I giapponesi non entrano in casa con le scarpe. A tavola pulitevi sempre le mani con l’asciugamano che vi verrà fornito prima di mangiare.
Gli statunitensi amano trovare ovunque la bandiera a stelle e strisce. Rispettate sempre il loro patriottismo. E fate molta attenzione a non esagerare con i regali, le aziende hanno di solito codici di comportamento rigidissimi in proposito.
RUSSIA Proibito offrire in dono dei fiori recisi, segno di malaugurio. Preferite un cesto di prodotti tipici. Non si lavora assolutamente in pausa pranzo, tanto che non si risponde nemmeno al telefono.
BRASILE Strette di mano vigorose e prolungate, pacche sulle spalle e perfino abbracci, non c’è limite all’espansività dei brasiliani. Così come al loro tono di voce: portate pazienza.
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
GERMANIA Non si fa alla romana al ristorante, ognuno paga solo quello che ha mangiato. Rigida anche la giornata in ufficio: non si lavora fuori orario, nel weekend o in vacanza perché è segno di inefficienza. Quindi, non telefonate oltre una certa ora.
INDONESIA Non si parla durante i pasti. E non si toccano le persone sulla testa, che è considerata la sede dell’anima.
Società
P
artiamo dalle basi. Se troppo a lungo una vigorosa stretta di mano è stata considerata il segreto universale di un buon affare, oggi non ci si può affidare alle vecchie abitudini occidentali. Anzi, in un mercato lontano azzardare un contatto fisico di troppo potrebbe vanificare una missione dall’altra parte del mondo. Gli indiani, ad esempio, si limitano a un rispettoso namasté a distanza, ma guai a tendere loro la mano. In particolare alle donne. Il linguaggio del corpo è molto importante nella loro cultura, ma riserva delle sorprese: i cenni del capo per dire sì e no hanno il significato esattamente opposto al nostro. Attenzione. Per rompere il ghiaccio è sempre meglio portare con sé dei doni da offrire al momento delle presentazioni: al fine di evitare qualsiasi tipo di gaffe, basta puntare su prodotti tipici italiani, sempre ben accetti. Il discorso non vale tuttavia con gli americani, che normalmente hanno regole molto stringenti su qualunque tipo di regalo aziendale. In generale, dovunque ci si trovi è meglio evitare i fiori recisi, considerati in molti Paesi un malaugurio, dalla Russia all’Oriente (ma non in Ucraina, dove è abitudine graditissima). A proposito di Mosca e dintorni: non provate a disturbare il vostro referente in pausa pranzo – che tra l’altro dura due ore e mezza – non vi risponderà in alcun caso.
P
ersino il biglietto da visita potrebbe rivelarsi una trappola in Cina: i manager asiatici sono molto attenti alla business card che va presa con due mani e letta con attenzione, non archiviata in fretta tra mille altre. I cinesi tra l’altro sono molto scaramantici: sempre meglio omettere riferimenti allo sfortunato numero quattro, preferendo il fortunato otto. Le Olimpiadi di Pechino vennero inaugurate alle 8.08 di sera dell’8/8/2008, per capire il peso della scaramanzia da quelle parti. Nella società e negli affari la gerarchia
EVITATE LA GESTUALITÀ OCCIDENTALE: ALCUNI SEGNI POSSONO RISULTARE OFFENSIVI IN ALTRE CULTURE
è molto importante: mostratevi rispettosi anche voi, in particolare riservando alla persona più importante la sedia vicino alla porta. A tavola poi bisogna evitare formaggi, carne cruda e il vino bianco: solo rosso. Senza dimenticare che un Ni Hao (“buongiorno”) di benvenuto può fare la differenza per la prima impressione.
M
eglio andare con i piedi di piombo invece con i giapponesi, più riservati e attenti all’igiene. Non spaventatevi se al ristorante vi porgeranno un asciugamano caldo, è una buona abitudine della loro cultura per pulirsi le mani. Che non si entri nei luoghi privati con le scarpe è cosa nota (forse non lo è
72
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
il fatto che questa abitudine esista anche in Romania). Non insistete troppo invece sugli inchini: vinceranno sempre loro per quanto vi sforziate di onorarli con un simile gesto. In Estremo Oriente abbondano invece le trappole “culinarie”: in Indonesia è vietato parlare durante i pasti, in Corea del Sud non si può toccare alcun cibo con le mani. Stesso discorso per i contatti fisici: la testa è considerata la sede dell’anima e non va toccata per nessun motivo. Potrete lasciarvi andare invece con i brasiliani che, popolo caloroso per natura, amano essere accolti anche con una lunga stretta di mano o pacche sulle spalle (i messicani arriveranno addirittura ad abbracciarvi dopo il primo incontro). E preparatevi al loro tono di voce
Visti da qui: Expo, il mondo a Milano
M
ilano è pronta ad accogliere i visitatori di Expo, di ogni cultura e provenienza. Lo assicura Matteo Colleoni, sociologo urbano dell’Università di Milano Bicocca perché «non tutti sanno che è una città dalla fortissima offerta ricettiva, la seconda in Italia per numero di camere disponibili dopo Roma. Meglio di Firenze, Venezia e altre città che hanno la nomea di capitali del turismo». Anche se il viaggiatore meneghino è tradizionalmente improntato al business, e ha una disponibilità economica più alta del visitatore-tipo di Expo, il tessuto imprenditoriale si sta adeguando avendo compreso l’importanza dell’evento, ormai percepita anche da larghe fasce della popolazione. «Parliamo dell’unica città globale italiana, è abbastanza aperta per affrontare il confronto con il resto del mondo», continua Colleoni, «i giovani lo hanno capito, soprattutto quelli che studiano nelle facoltà scientifiche ed economiche. Ma Milano è anche una classica città italiana, dove gli abitanti
© GettyImages (1), Thinkstock/iSock/SoberP (1), /Emir Simsek (1), /AIMSTOCK (1), Monkey Business Images/Monkey Business/Thinkstock (1)
S molto alto. Non siate distaccati nemmeno con gli spagnoli, che tra l’altro proprio con i sudamericani condividono l’abitudine di mangiare continuamente e soprattutto a tarda ora (tutto il contrario degli austriaci, a tavola ancor prima dei milanesi più tradizionalisti). Se dovete organizzare una riunione, regolatevi di conseguenza. E fate in modo di non arrivare affamati. Diffidate invece dell’affabilità degli australiani: sanno ridere anche in situazioni di affari, usano subito il nome di battesimo per rivolgersi a voi, ma potrebbero urtarsi e non poco se doveste iniziare a vantare la storia millenaria italiana o il rango della vostra famiglia. Normale per un popolo nato 200 anni fa da coloni inglesi tutt’altro che nobili.
edersi al ristorante con una comitiva araba, invece, potrebbe essere quanto di più spiazzante vi sia mai capitato. Fanno rumore masticando, e tanto. E lo fanno apposta quando gradiscono il cibo. Non badateci e sorridete pensando alla loro soddisfazione. Se non riuscite a chiudere il contratto a pranzo, riprovate nel pomeriggio: condividere un tè con il proprio interlocutore è un vero toccasana per gli affari. Che non si conducono venerdì e, quando possibile, non nel mese del Ramadan. Badate inoltre a usare sempre la mano destra, l’altra è “riservata” alle abluzioni. A proposito di mani e gestualità, bisogna sempre cercare di limitare la nostra “italianità”: il pollice alto è offensivo per i musulmani e il nostro ok è una volgarità in Brasile. E se sono norme di normale bon ton in tutto il mondo non rifiutare mai una bevanda che vi viene offerta né tenere le mani in tasca, un discorso a parte merità la puntualità: rispettatela sempre, ma armatevi di molta pazienza se vi trovate in un Paese dove è
73
cambiano mentalità da una via all’altra». Chi dovrà presentarsi compatto è invece il tessuto ricettivo, dai grandi ristoranti stellati al bar di periferia. Ma come si sono preparati i negozianti milanesi? «Tutti ci mettiamo la faccia, compresi i pubblici esercizi: solo così Expo sarà un successo», racconta Lino Stoppani, presidente di Epam e Fipe nonché consigliere di Confcommercio, «abbiamo rafforzato l’impegno formativo, soprattutto per quanto riguarda le lingue, fornendo anche agli iscritti un’app che consente la traduzione simultanea in cinque lingue: arabo, russo, cinese, spagnolo oltre all’inglese. Poi abbiamo puntato sulla country friendly accomodation: una sorta di marketing antropologico per far capire come si gestiscono le nuove tipologie di turisti, diverse dai soliti americani, europei o giapponesi. E infine c’è Expo Friends, il gagliardetto con il marchio Confcommercio che garantirà ai visitatori accoglienza, la possibilità di avere informazioni e l’apertura ad agosto».
considerata un’abitudine trascurabile. Ma almeno nell’Europa dell’euro non ci saranno rischi. Nient’affatto, perché proprio sui soldi si gioca spesso la partita. Se l’Olanda vieta o quasi i conti separati, scordatevi di “fare alla romana” in Germania: a casa Merkel ognuno paga solo quello che ha mangiato. Proprio come accade nella Grecia di questi tempi. Lo stesso rigore si applica alla giornata in ufficio: lavorare fuori orario, nel weekend o in vacanza non è considerato un merito, anzi. Quindi non provate a disturbare i teutonici oltre una certa ora. Probabilmente, però, tirando le somme a creare i maggiori problemi potrebbero essere gli scandinavi, proprio i civilissimi popoli in testa a tutte le classifiche di qualità della vita. Ebbene sì, perché ad esempio i danesi hanno alla base della loro dieta patate e maiale: non proprio l’ideale nel periodo estivo. Ma almeno il pranzo si può smaltire in sauna? Non se ci sono finlandesi nei paraggi. Loro che la sauna l’hanno inventata, la fanno tutti nudi. P
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
© Courtesy of Jean Schulz and the Charles M. Schulz Museum and Research Center. Photographer Tom Vano
Anniversari
CHE FENOMENO, CHARLIE BROWN! Il 2 ottobre 1950 debuttavano su alcuni quotidiani americani le mitiche vignette dei Peanuts. Nate dalla matita di Charles Monroe Schulz, hanno fatto il giro del mondo (e una circumnavigazione lunare...) diventando il fumetto più popolare di sempre di Cristina Penco
74
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
ALL’OPERA Charles Monroe Schulz esamina con aria soddisfatta una striscia dei Peanuts. La foto risale al 1969, quasi 20 anni dopo il debutto editoriale
uando nel 1969, durante la missione Apollo 10, gli astronauti americani ribattezzarono il modulo di comando della loro navicella Charlie Brown e il modulo lunare Snoopy, erano passati quasi 20 anni dalla pubblicazione della prima striscia dei Peanuts. Un tempo sufficiente perché Charlie Brown e i suoi amici di scuola e di vicinato entrassero definitivamente a far parte dell’immaginario collettivo a partire dagli Stati Uniti, per poi diffondersi su e giù per il globo, superando persino i confini terrestri. E se non fosse bastato un simile omaggio “spaziale” per indicare un successo di portata interplanetaria, nel 1984 la storica comic strip a stelle e strisce fu inserita nel Guinness Book of Records come fumetto più popolare di sempre. Nessuno stupore, se si pensa che le irresistibili “Noccioline” sono state pubblicate su 2.200 giornali – in Italia, sul mensile Linus, dal 1965, e, più tardi, on line sul quotidiano ilPost.it –; lette da 355 milioni di lettori, tradotte in 21 lingue e diffuse in oltre 75 Paesi. Quanto sembrano leggere ed effimere quelle nuvolette, affidatarie di battute intrise di delicata ironia, tanto solido e strutturato è, per contro, il business che hanno generato: stiamo parlando, infatti, di una franchise che fattura oltre un miliardo di dollari l’anno; solo in Giappone le vendite hanno raggiunto i 550 milioni di dollari nel 1997. Per non parlare dei 65 programmi d’animazione, e due dal vivo, per il piccolo schermo; quattro film per il cinema – a novembre, nel 65esimo anniversario dell’esordio editoriale, uscirà il nuovo, atteso lungometraggio in 3D e in computer grafica Snoopy & Friends, realizzato dallo studio Blue Sky, quello della fortunata saga L’era glaciale – ; e poi ancora 22 spettacoli sul ghiaccio e 1.400 titoli di libri in 26 lingue. E vogliamo forse dimenticare il musical teatrale di Broadway, che debuttò nel 1967, rimanendo in cartellone per quattro anni e ripreso nel 1999 in una nuova produzione? Nel corso del tempo, l’influenza culturale dei Peanuts è stata tale da estendersi anche alla sfera linguistica: in gergo medico-psichiatrico, e non solo, l’espressione “security blanket”, “la coperta di Linus” (dal personaggio di Linus Van Pelt),
75
ha finito per indicare l’oggetto transizionale a cui, spesso, si affezionano i piccoli e da cui fanno fatica a separarsi. Eppure, dietro una simile opera monumentale a fumetti, che ha preso forma, balloon dopo balloon, nell’arco di mezzo secolo, si cela la mente creativa di un’unica persona, per la verità piuttosto riservata, schiva e timida durante la sua esistenza: quella di Charles Monroe Schulz. Figlio di un barbiere tedesco e di una casalinga di origini norvegesi, il papà di Charlie Brown nasce nel 1922 in Minnesota. Il suo sembra un destino segnato fin dall’inizio: è ancora in tenera età quando uno zio lo soprannomina “Sparky”, abbreviazione di Sparkplug, il ronzino di Barney Google, striscia allora popolarissima negli Usa; così lo apostrofano i suoi amici e con questo nickname firmerà, più
PEANUTS.COM
«Se mi fosse possibile fare un regalo alle prossime generazioni, darei a ogni individuo la capacita di ridere di se stesso» tardi, alcuni suoi lavori. Notando il suo innato talento per il disegno, una maestra d’asilo profetizza: «Un giorno, Charles, sarai un artista». Il cagnolino Spike, amato pointer bianco e nero della sua infanzia, è uno dei suoi primi soggetti ritratti e, molto probabilmente, sarà ispiratore, negli anni a venire, della figura di Snoopy, bracchetto pigro e fantasioso (diversi commentatori fanno notare inoltre che, in norvegese, “snupi” vuol dire “tenerezza”). Ma andiamo con ordine. Alla fine del servizio militare, “Sparky” trova lavoro come letterista in una pubblicazione
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Anniversari
religiosa a fumetti, insegna tecnica del disegno animato presso l’Art Instruction Inc. e incomincia a pubblicare vignette sul Saturday Evening Post e su altre riviste. A fine anni ‘40 crea una striscia incentrata su dei bambini, Li’l Folks. Pare sia stato un collega a incoraggiarlo a proseguire sulla scia di questi disegni e di tali intuizioni. Tanto che, dopo qualche rifiuto, le strip vengono acquistate dallo United Feature Syndicate che, per evitare problemi di copyright – il titolo era molto simile a quello di un paio di altre serie
allora in circolazione – le ribattezza Peanuts: letteralmente “noccioline”, ma anche “sciocchezzuole”, “quisquilie”. Un nome che non ha mai convinto il loro creatore, anche se, in qualche modo, ha contribuito a renderle celebri in tutto il mondo. L’esordio editoriale avviene il 2 ottobre 1950 su sette quotidiani statunitensi. È solo l’inizio di un’appassionante storia di lungo corso. Per 50 anni, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 17, “Sparky”, armato solo di fogli, tavo-
le, matite e pennini a china, realizza circa 18 mila strisce in cui prendono forma i sogni della sua infanzia, come dichiara lui stesso in alcune interviste, riscontrando un consenso via via crescente, e ottenendo una serie di illustri premi nazionali e internazionali. Qualche esempio? La National Cartoonists Society gli conferisce il suo prestigioso Premio Reuben per ben due volte, nel 1955 e nel 1964. Nel 1958 l’Università di Yale lo nomina cartoonist dell’anno. Nel 1990, in occasione di una gran-
Linus
Schroeder
Piccolo genio musicale che nutre una profonda ammirazione per Beethoven, è oggetto dell’amore non corrisposto di Lucy
UNA VITA PER I FUMETTI
Migliore amico di Charlie Brown, benché molto giovane è anche molto saggio (a volte anche ingenuo), ed è di fatto il filosofo e teologo del fumetto
Patty
Tra i personaggi principali fino agli anni ‘60, è poi passata in secondo piano. È la migliore amica di Violet, con la quale spesso deride Charlie Brown
1922
Charles Monroe Schulz nasce il 26 novembre
Lucy
Sorella maggiore di Linus, è una bambina di otto anni bisbetica e cinica, che si dimostra particolarmente antipatica soprattutto nei confronti di suo fratello e Charlie Brown
1937
1943
Pubblica il suo primo disegno sul magazine Belive It or Not: è Spike, il suo cane
Studente di lettering a Minneapolis, viene chiamato alle armi e inviato in Francia
76
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Violet
Specialista nella preparazione di torte e zuppe di fango, all’esordio è schiva, ma presto inizia a prendere in giro Charlie Brown con Patty
1965 1950
Il 2 ottobre esce la prima striscia dei Peanuts
Le “Noccioline” debuttano in Tv con il loro primo film e compaiono sulla copertina di Time
de mostra organizzata al Louvre, il padre di Charlie Brown e dei suoi amici riceve a Parigi la “Cravatte de commandeur des arts et lettres”, uno dei massimi riconoscimenti culturali francesi. Simona Bassano di Tufillo, conosciuta nel mondo dei fumetti come Sbadituf, autrice del primo saggio monografico sull’opera completa del disegnatore di Minneapolis (Piccola storia dei Peanuts, Donzelli, 2010), spiega a Business People la portata innovativa di Schulz: «Fino alla comparsa dei Peanuts nel 1950, la tra-
Charlie Brown
Personaggio principale del fumetto, è un perdente, ma capace di infinita determinazione e testardaggine. Nonostante questo, ha tanti amici, a cominciare da Linus
dizione dei comics americani era composta di spassose e poco impegnative avventure di marmocchi pestiferi. Invece, nella vita di Charlie Brown non succede niente di speciale: questa è stata una rivoluzione sia rispetto al genere eroico sia comico. Nei Peanuts, le stagioni scorrono tra scuola, vacanze, Tv, compiti, giochi e chiacchiere. Su questo riconoscibile substrato comune a tutti noi, Schulz innesta la sorpresa, il guizzo geniale del banchetto della limonata trasformato in quello di “aiuto psichiatrico” da Lucy, della tuttologia di Linus, dei concerti di Beethoven suonati su un piano giocattolo dal compassato Shroeder, delle mille avventure di Snoopy, tutte rigorosamen-
te immaginarie». “Sparky” offre solo scorci, pezzetti di sfondo, siano essi un praticello, la casetta di un cane, un insetto che vola nell’aria, un campo da gioco: al lettore il compito di completarli con la sua immaginazione, entrando così a pieno titolo nella creazione dell’opera. Ma cosa rende questo fumetto un evergreen, tanto amato ancora oggi? «Quella comunità infantile, sempre sull’orlo di una crisi di nervi, ci somiglia: incomprensioni, beghe e oziosità sono all’ordine del giorno. Eppure, in quest’ambiente ostico, Schulz lascia crescere piccoli semi di solidarietà, altruismo, fratellanza. Sono la convivenza e la reiterazio-
Pigpen
Shermy
È sua l’unica battuta della prima striscia pubblicata ed era uno dei personaggi principali dei primi anni, ma il suo ruolo era più che altro quello di spalla di Charlie Brown
Sempre accompagnato dalla sua nuvola di sporco, si dice che su di lui potrebbe anche esserci “la polvere delle antiche civiltà”. Quando cerca di pulirsi combina solo guai
Snoopy
© Marka
Cane di Charlie Brown, con il tempo divenne uno dei personaggi più dinamici delle strisce, oltre che uno dei più amati del mondo dei fumetti
1973
1969 L’Apollo 10 decolla con il modulo di comando chiamato Charlie Brown e il modulo lunare Snoopy
1970 La “coperta di sicurezza” di Linus viene inserita nel Webster’s Dictionary
2000
Dopo Joyce Halverson, da cui ha cinque figli, Schulz sposa in seconde nozze Jean Forsyth Clyde
77
1984 Il Guinness Book of Records dichiara i Peanuts il fumetto più popolare del mondo
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Schulz, affaticato dalla malattia, muore il 12 febbraio in California; il giorno dopo viene pubblicata la sua ultima striscia
Anniversari
«LA MECCA PER I FAN DI SNOOPY & CO.» Così Jean Schulz, vedova del cartoonist, definisce lo Charles M. Schulz Museum and Research Center, inaugurato nel 2002 a Santa Rosa, in California, e da lei presieduto. La struttura ospita alcune delle strisce originali dei Peanuts e altri lavori dell’artista. Scopo primario dell’ente è difendere l’eredità umana e artistica del mitico “Sparky”. Numerose le mostre in programma durante tutto l’anno. Ecco un paio delle prossime: PEANUTS IN THE PENALTY BOX Fino al 16 agosto
Un piccolo omaggio a uno sport molto amato da Charles Schutz, l’hockey sul ghiaccio, da lui praticato fin da piccolo in Minnesota e ricordato in molte delle sue strip. ANIMATING COMICS Fino al 25 ottobre
Photo by Rick Samuels courtesy of the Charles M. Schulz Museum and Research Center
Photo by Rick Samuels courtesy of the Charles M. Schulz Museum and Research Center
Una panoramica dei fumetti animati nel 50esimo anniversario del primo speciale Tv A Charlie Brown Christmas (1965). ☞ schulzmuseum.org
L’esterno (a destra) e l’atrio (in alto) del Charles M. Shulz Museum and Research Center, inagurato nel 2002 a Santa Rosa, in California
ne infinita dell’ordinario a creare opportunità straordinarie di conoscenza, col conseguente arricchimento della comunità». Sarà stato anche per questo che il fumettista americano Bill Mauldin (19212003), vincitore di due Premi Pulitzer, considerava il celebre padre dei Peanuts alla stregua del Mahatma Gandhi: «Tutti e due recano lo stesso messaggio: ama il tuo prossimo, anche quando ti fa male». Per Fernanda Pivano quei bambini «esprimevano pensieri onesti, di speranza e di fiducia». «Di loro apprezzo il profondo senso di gratitudine sconosciuto ai tanti corvi di oggi», confidò invece Giulio Andreotti a Gianni De Michelis all’inaugu-
razione di una imponente mostra tematica a Roma, nell’ottobre 1992; per l’occasione, tra l’altro, Schulz fu insignito dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dall’allora ministro Margherita Boniver, che nei suoi anni trascorsi all’estero non si perdeva un’uscita sulle pagine dell’Herald Tribune. E ancora, ha commentato il semiologo Umberto Eco, uno dei primi intellettuali italiani a sdoganare l’arte del fumetto, negli anni ‘60, elevandola a forma di cultura alta: «Se “poesia” vuole dire capacità di portare tenerezza, pietà, cattiveria a momenti di estrema trasparenza, come se vi passasse attraverso una luce e non si sapesse più di che pasta sian fatte le cose, allora Schulz è un poeta (…) Se “poesia” è far scaturire da eventi di ogni giorno, che siamo abituati a identificare con la superficie delle cose, una rivelazione che delle cose ci faccia toccare il fondo, allora, una volta ogni tanto, Schulz è poeta». Nelle vignette di quest’ultimo, inoltre, emerge spesso una complessa dialettica individualismo vs collettività, tema peculiare della cultura americana. Scrive Sbadituf: «Il rapporto tra il singolo e la comunità è il fulcro di quella che, nel mio testo, ho definito “poetica dei fiocchi di neve”, ispirata alle infinite nevicate disegnate da Schulz, i cui fiocchi sono descritti dagli stessi protagonisti come ognuno diverso dall’altro, eppure coesi, ciascuno portatore del suo sé inalienabile alla perfezione dell’insieme». Sottolinea Bassano di Tufillo: «I bambini di Schulz non sono una metafora del mondo adulto – come riteneva Eco negli anni ‘60 – quanto, piuttosto, un’astrazione che l’autore mette in atto per mantenere una distanza dal reale, producendo piccoli shock cognitivi e rivelatori di portata universale. La striscia è, per Schulz, un po’ come la “livella” della nota poesia di Totò: basta pagliacciate, la Terra è un sistema chiuso governato da un equilibrio sottile che ci vede tutti coinvolti alle stesse condizioni: umani, cani, foglie, sassi… tutti. Questo è lo straordinario risvolto eco-consapevole del fumetto, estremamente attuale».
Il papà dei Peanuts si spegne il 12 febbraio 2000 in California, durante il sonno, a causa di complicazioni dovute a un tumore al colon di cui da tempo soffriva. Il giorno successivo viene pubblicata la sua ultima vignetta, in cui è Snoopy a prendere congedo dai lettori; per espressa volontà dell’autore e dei suoi eredi, quelle creature non saranno mai più disegnate da altri. Il 7 giugno 2001, i familiari di “Sparky” ricevono la medaglia d’oro del Congresso per il suo contributo artistico, tributo prestigiosissimo riservato, dal 1776, a nomi illustri quali George Washington, Giovanni Paolo II, Rosa Parks e Madre Teresa di Calcutta. «Se mi fosse possibile fare un regalo alle prossime generazioni, darei a ogni indi-
Le strisce dei Peanuts sono state lette da 355 milioni di lettori, in 26 lingue, in oltre 75 Paesi
78
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
viduo la capacità di ridere di se stesso», affermò Schulz. Sicuramente il suo mondo fatto di leggiadre nuvolette e icone sempreverdi ci ricorda spesso, ancora oggi, l’importanza dell’(auto)ironia, saggia e lieve, mai irriverente o dissacrante. E, in parallelo, mette in evidenza la gioia e il valore delle piccole cose, come «stare a letto mentre fuori piove; passeggiare sull’erba a piedi nudi; il singhiozzo, dopo che è passato», per citare alcune delle frasi più famose. Senza dimenticare la nota vignetta premiata nel 1960 come migliore strip umoristica dell’anno, in cui Lucy abbraccia Snoopy, e conclude che, in fondo, «Happiness is a warm puppy» P («La felicità è un cucciolo caldo»).
Passioni
LA BOXE NON GETTA LA SPUGNA GRAZIE ALL’INCONTRO PIÙ PAGATO DELLA STORIA, SI RIACCENDONO I RIFLETTORI SULLA NOBILE ARTE, CHE MIRA A RICONQUISTARE IL TITOLO DI SPORT PIÙ AMATO DEL MONDO DI CHRISTIAN BENNA
L
a boxe torna sul ring. All’angolo destro c’è Manny Pacquiao, detto Pacman, perché piccolo di statura ma velocissimo a colpire; filippino, 37 anni, 57 vittorie, cinque sconfitte e due pari all’attivo, è il primo pugile a vincere dieci titoli mondiali in otto diverse categorie. A quello sinistro scalda i muscoli Floyd Mayweather Jr, detto “Money”, perché è l’atleta più pagato del mondo, 37 anni, americano, figlio d’arte, 47 incontri combattuti e zero sconfitte. Il “match del secolo” appena tenutosi a Las Vegas (il 2 maggio) vale 400 milioni di dollari tra sponsor, diritti Tv e incassi. Ma soprattutto è l’evento sportivo che riaccende le luci sul quadrato della nobile arte. Perché questo incontro, tanto atteso tra i campionissimi dei pesi welter, è anche una sfida per il futuro della boxe. Per riacciuffare il tito-
80
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
lo di sport più amato del mondo. Negli ultimi 40 anni il pugilato ha preso botte da orbi e ha rischiato più volte di finire K.O.. Scandali di corruzione, moltiplicazione esponenziale di categorie di peso (oggi ce ne sono 17) e di numero di federazioni (ben quattro), in un vortice autolesionista da far invidia alla parabola discendente di Toro Scatenato, quel Jake LaMotta che ha ispirato il monumentale film di Martin Scorsese. Non a caso, la storia del cinema ha pescato a più riprese tra le corde del ring: guardando ai campioni mancati o dimenticati del passato (Rubin Carter in Hurricane, James Carter in Cinderella Man), alle stelle intramontabili (Alì di Micheal Mann), o inventandosene di nuovi (la saga di Rocky Balboa interpretata da Sylvester Stallone o il recente lungometraggio The Fighter). Il grande schermo, dai tempi di Charlot Boxeur di Charlie Chaplin fino alle imprese spavalde di Micky Rourke che esce dal cinema per tornare a combattere, in un incontro dimostrativo a Mosca, a sessant’anni suonati, è sempre stato affascinato da questo sport estremo. Incantato di fronte alle vite di atleti spesso tormentati, messi a nudo nel quadrato del combattimento dove le possibilità di riscatto e fallimento rimangono in bilico per una manciata di riprese. Eppure, la popolarità dei guantoni, così forte al cinema, si è sgonfiata nel tempo e nelle palestre. Probabilmente la data da fissare per l’inizio del declino è il 1963, quando nasce la
LEGGENDARIO Nato Cassius Clay jr, nel 1964 cambiò legalmente nome in Muhammad Ali. In apertura, Floyd Mayweather Jr (a sinistra) e Manny Pacquiao, protagonisti del match più pagato della storia, tenutosi il 2 maggio
L’INCONTRO TRA GEORGE FOREMAN E MUHAMMAD ALI
«È come essere innamorati di una donna. Può essere infedele, meschina, crudele, ma non importa. Se la ami, la vuoi, anche se può farti ogni genere di male. E lo stesso per me è il pugilato. Può farmi ogni genere di male, ma io lo amo»
IN LIBRERIA Rino Tommasi ha dedicato il suo ultimo libro a Muhammad Ali
Cassius Clay Wbc (World Boxing Council), la prima delle tre (le altre sono Ibf e Wbo) federazioni spuntate a far concorrenza alla storica World Boxing Association. E da quest’anno se ne aggiunge una quinta: l’Aiba
Pro Boxing, la sigla direttamente creata e gestita dall’International Boxing Association, un circuito che permette ai pugili di salire sul ring in ambito professionistico senza perdere lo status di dilettan-
È UN SECOLO POVERO DI PUGNI/ Intervista a Rino Tommasi
C
i sono uomini dello sport che non gettano mai la spugna. È il caso di Rino Tommasi, 81 anni compiuti da poco, storico telecronista sportivo, massimo esperto di tennis e pugilato, che ha appena dato alle stampe, per le edizioni Gargoyle, la sua ultima fatica: Muhammad Ali. L’ultimo campione, il più grande?. Lo disturbiamo mentre segue in Tv gli ultimi colpi del match tennistico degli Open di Miami tra la svizzera Belinda Bencic e l’americana Sloane Stephens. La sfida tra Manny Pacquiao e Floyd Mayweather è davvero il nuovo match del secolo? Ne faranno almeno altri cinque di match del secolo (ride). Ma in verità questo epiteto vale solo per l’epopea sportiva di Muhammad Ali, nella trilogia di incontri con Joe Frazier, o per l’incontro con George Foreman a Kinshasa. In mancanza d’altro, e di pesi massimi degni di questo nome, ci dobbiamo accontentare della rivalità per il titolo dei pesi welter. Resta comunque l’incontro più pagato della storia… Naturalmente l’evento raccoglie molte attenzioni. E questo perché purtroppo siamo entrati in un secolo povero di boxe. Ci sono talmente poche occasioni per assistere a del pugilato di livello che quando si presenta un incontro come
81
quello di Las Vegas è normale che piovano i soldi degli sponsor. Ma questo non ci consola. I ragazzi oggi non hanno più voglia di sporcarsi i guantoni e prendere pugni in faccia per provare a scalare le classifiche di questo sport, affascinante ma molto duro. Purtroppo siamo in una fase di declino generazionale del pugilato. E difficilmente riusciremo a riportare le lancette indietro. Mancano personaggi di rilievo? In parte sì, ma non del tutto. Pensiamo a Manny Pacquiao, che è un grande pugile e anche un personaggio anomalo e non solo perché proviene da un Paese, le Filippine, che non ha mai avuto una grande storia pugilistica. È uno sportivo e insieme un uomo indubbiamente interessante. Ci sono Paesi che hanno tolto il bando al pugilato professionistico. Si allarga il bacino di sportivo: è un preludio alla rinascita? Temo di no. La nota positiva è che il benessere si è diffuso a tal punto che il pugilato non è più una palestra dove coltivare il riscatto sociale. Quella negativa è che uno sport di grande tradizione sta morendo. Il pugilato è relegato nelle gabbie della Tv pay per view. E i tempi di questo sport, con un massimo di duetre incontri per pugile ogni anno, mal si accordano con la rapidità di consumo sportivo della contemporaneità.
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Passioni
GLI INCONTRI PIÙ RICCHI
1 Floyd Mayweather Jr. vs Saul Alvarez 14/09/2013
$150 mil
2 Oscar De La Hoya vs. Floyd Mayweather Jr.
05/05/2007
$136 mil
3 Lennox Lewis vs. Mike Tyson
08/06/2002
$112 mil
4 Mike Tyson vs. Evander Holyfield
28/06/1997
$100,2 mil
5 Mike Tyson vs. Peter McNeeley
19/08/1995
$96 mil
te, in cui è entrato a far parte il campione italiano Clemente Russo (tra i nostri migliori pugili del momento insieme al peso supermassimo Roberto Cammarelle). Insomma, difficile orientarsi in questo mare di sigle. I ragazzini di oggi, che conoscono a memoria le giocate dell’attaccante portoghese Cristiano Ronaldo, faticano invece a ricordare il nome dei grandi pugili contemporanei. Probabilmente l’ultima star nota ai più è stata Mike Tyson, poi qualche lampo ma sempre più lontano dalle luci della ribalta. La nobile arte è uscita dal ring dalla fama. Le palestre si svuotano di campioni in erba. E le arti marziali orientali conquistano i più giovani. Chiusa dentro i confini della pay per view, perché le immagini in chiaro degli incontri sono giudicate troppo violente da molti, oggi il pugilato prova a tornare in scena per vincere l’incontro più importante: quello della sopravvivenza. CAMPIONI Partendo da sinistra, in senso orario: Jake LaMotta, soprannominato Toro scatenato; il due volte campione del mondo dei pesi massimi George Foreman; gli italiani Clemente Russo e Nino Benvenuti; Mike Tyson, detto Iron Mike; Sugar Ray Robinson (a sinistra) va a segno contro il tedesco Hans Stretz nel dicembre 1950
LA PALESTRA DELLA NOBILE ARTE Cazzotti scommesse e riscatto sociale. La storia della boxe è millenaria. La leggenda vuole che sia stato il re di Atene, Teseo, a inventare la nobile arte. Si combatteva nudi e da seduti, solo le mani erano rivestite di lacci di cuoio. Vinceva chi non stramazzava al suolo. Le regole del pugilato moderno sono state poi codificate a più riprese in Inghilterra a cavallo tra ‘800 e ‘900. È in Gran Bretagna che nasce la noble arte of self defence con la rivestitura di guanti imbottiti, la divisione dei combattimenti in “assalti” da
tre minuti e il knock out, per poi trovare applicazione e fama negli Stati Uniti, la vera grande arena della boxe mondiale. Il pugilato è lo sport degli emigrati. Di quegli uomini che riempivano i piroscafi per andare a cercare una vita migliore sull’altra riva dell’Atlantico. Negli anni ‘20 del secolo scorso, un armadio ambulante come Primo Carnera, un tizio che tirava a campare nei circhi fran-
cesi come fenomeno da baraccone per via della stazza e della smisurata altezza (oltre i due metri), stendeva gli avversari avendo bene in mente la miseria nera della sua famiglia di origine, in Friuli. E poi Jack LaMotta, Rocky Marciano. Dentro al ring, non ci sono classi sociali, solo grinta e voglia di emergere. Sono gli anni della grande boxe degli italo-americani. Gli Stati Uniti del dopoguerra andavano
IL RING NELLA STORIA 688 a.C I GRECI INTRODUCONO LA PIGMACHIA (ANTICO PUGILATO) NEI PRIMI GIOCHI OLIMPICI. GLI ATLETI INDOSSANO SOLO FASCETTE IN CUOIO AVVOLTE ATTORNO ALLE MANI
384 d.C. IL PUGLIATO È PRATICATO A ROMA, MA I GIOCHI GRECI SONO AVVERSATI DALLE ÉLITE ROMANE. L’IMPERATORE TEODOSIO I VIETA L’ORGANIZZAZIONE DI NUOVE OLIMPIADI
1719
1743
NASCE A LONDRA LA PRIMA SCUOLA MODERNA DI PUGILATO. JAMES FIGG SI AUTOPROCLAMA CAMPIONE DI BOXE DOPO AVER VINTO 15 COMBATTIMENTI
82
JACK BROUGHTON PROPONE UN CODICE DI REGOLE: RING DELIMITATO DA CORDE, DUE SECONDI PER ASSISTERE IL PUGILE, ARBITRI PER IL GIUDIZIO E IL TEMPO
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
1825 PRIMO INCONTRO TRA UN CAMPIONE BRITANNICO, SAYER, E UN CAMPIONE USA, HEENAN. DOPO 42 RIPRESE FINISCE CON UN’INVASIONE DI CAMPO DELLA FOLLA
1846 JOHN SHOLTO DOUGLAS SCRIVE IL CODICE DELLA BOXE: USO DEI GUANTONI, INCONTRO DIVISO IN ROUND, K.O. DOPO DIECI SECONDI A TERRA, CATEGORIE DI PESO
CON LA PENNA TRA I GUANTONI
I
grandi scrittori amano la boxe. Alcuni hanno dedicato pagine memorabili a colpi bassi, a ganci risolutori e ai rapidi montanti del ring. È il caso del romanziere Norman Mailer che prese spunto dal Rumble in the Jungle, la rissa nella giungla, lo storico incontro del ’72 tra Muhammad Ali e George Foreman, nel libro The Fight, descrivendo gli eventi e contestualizzandoli poi nella sua visione della società afroamericana. Ma il connubio tra arte e pugilato arriva da lontano. Lord Byron e John Keats si professavano grandi ammiratori della nobile arte. George Bernard Shaw ne parla infatti in un racconto, Cashel Byron Profession’s del 1883. Arthur Conan Doyle non solo fece di Sherlock Holmes un provetto pugile amatore, ma scrisse anche una dozzina di racconti nel libro pubblicato nel 1910 The Croxley Master and Other Tales of the Ring and Camp. Ernst Hemingway era un grande appassionato di pugilato e da giovane aveva tirato anche qualche colpo sul ring. Cinquanta bigliettoni è il racconto che ha dedicato a un pugile fallito. Il miglior romanzo sulla boxe, secondo lo stesso Hemingway, è Il professionista, di W. C. Heinz, che racconta le vicende di Eddie Brown, atleta dalla lunga e mediocre carriera, messo finalmente di fronte alla possibilità di combattere per il titolo della sua vita. Per Jack London il ring era la massima aspirazione. Diceva: «Preferirei di gran lunga essere campione del mondo dei pesi massimi – cosa impossibile – che re d’Inghilterra o presidente degli Stati Uniti o kaiser di Germania». Osvaldo Soriano in Quartiere d’inverno intreccia le storie di libertà che andavano a sbattere contro il muro della dittatura argentina con quelle di Tony Rocha, pugile suonato, la faccia triste e il «braccio lungo come una pompa da incendio». Un altro romanzo in cui il pugilato diventa uno strumento di lotta per la libertà è Il campione di Luis Sepulveda.
matti per questi tipi, duri che non si arrendevano mai. Negli anni ‘50 e ‘60 arriva l’età d’oro del pugilato, che coincide con l’ascesa degli atleti di colore: da
Sugar Ray Robinson fino a Cassius Clay, diventato Muhammad Ali, la farfalla che faceva imbufalire gli avversari schivando i colpi con passi leggiadri per poi colpire veloce e letale come un’ape. Dal ring Ali fa politica, contesta la guerra in Vietnam, rinuncia al titolo mondiale pur di non arruolarsi e servire la leva obbligatoria. E sceglie di disputare l’incontro del secolo in Zaire, confrontandosi con l’altro campionissimo, George Foreman. Sono anche gli anni del nostro Nino Benvenu-
LEGGENDA VUOLE CHE SIA STATO IL RE DI ATENE, TESEO, A INVENTARE QUESTO SPORT. LE REGOLE MODERNE SONO POI STATE CODIFICATE TRA ‘800 E ‘900
1900 CREAZIONE DI ALTRE CATEGORIE E, PER LIMITARE LA DURATA DEGLI INCONTRI, SI PONE IL LIMITE DI 20 RIPRESE (15 PER EUROPEI E MONDIALI, 12 PER TITOLI NAZIONALI)
1916 NASCE A SANREMO LA FEDERAZIONE PUGILISTICA ITALIANA. SARÀ AFFILIATA AL CONI NEL 1927. IL SUO PRIMO CAMPIONE EUROPEO FU EMILIO SPALLA NEL ‘23
1933
ti, campione olimpico nel 1960, vincitore del prestigioso premio di Fighter of the year nel 1968 e incluso dalla International Boxing Hall of Fame e dalla World Boxing Hall of Fame fra i più grandi pugili di ogni tempo. Poi è venuto il tempo dei duri alla Mike Tyson e dei macigni dell’Est europeo, come i fratelli ucraini Vitalij (oggi sindaco di Kiev) e Volodymir Klycko. Per l’Italia è l’epoca di Patrizio Oliva che, dopo una brillante carriera da dilettante culminata con la conquista dell’Oro olimpico a Mosca nel 1980 nella categoria superleggeri, passa alla boxe professionistica conquistando in sequenza il titolo italiano, quello europeo e il titolo di campione del mondo di catego-
1964
COMPARE SULLA RIBALTA MONDIALE L’ITALIANO PRIMO CARNERA. ALTO OLTRE 2 METRI PER 120 CHILI, ERA FAMOSO PER LA SUA STAZZA IMPONENTE
83
IL TITOLO DI CAMPIONE DEL MONDO DEI PESI MASSIMI È VINTO DAL VENTIDUENNE CASSIUS CLAY, CHE PRENDERÀ IL NOME DI MUHAMMAD ALI
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
1986 MIKE TYSON CONQUISTA TRE TITOLI DI CAMPIONE DEL MONDO DEI PESI MASSIMI IN TRE ORGANIZZAZIONI: WBC, WBA E IBF
1990 CAUSA INCIDENTI MORTALI SUL RING, LE ASSOCIAZIONI DECIDONO DI DIMINUIRE LA DURATA DEGLI INCONTRI VALIDI PER IL TITOLO DA 15 A 12 RIPRESE
AL CINEMA In senso orario, partendo dal basso a sinistra: Robert De Niro e Joe Pesci in Toro Scatenato; un frame da The Fighter; Denzel Washington nel ruolo di Rubin “Hurricane”; Russell Crowe in una scena di Cinderella Man; Sylvester Stallone nei panni di Rocky Balboa
LA BOXE MAL SI ADDICE ALL’EPOCA DEL REAL TIME, VISTO CHE I CAMPIONI COMBATTONO DUE, MASSIMO TRE VOLTE ALL’ANNO
ria. Per poi riuscire a conquistare il titolo di campione d’Europa anche nella welter. Ma le palestre si svuotano. Le sacche di povertà dei Paesi avanzati diminuiscono. È difficile trovare ragazzi disposti a prendere cazzotti per salire sull’ascensore sociale della boxe. La violenza intrinseca allo sport, sebbene per praticarlo occorra un passo da ballerino e un cervello da scacchista, e i numerosi incidenti scuotono l’opinione pubblica, che sembra non volerne più sapere. Dopo la morte del 23enne Braydon Smith, anche l’Australia oggi si interroga se continuare con il pugilato professio-
nistico. E poi nell’epoca del real time, degli eventi sportivi a ciclo continuo, la vecchia boxe mal si addice ai tempi moderni, visto che i campioni combattono due, massimo tre volte l’anno. In America i New York Yankees giocano 162 partite di baseball solo nella regular season. Il mondo sportivo è in balìa delle frequenze della Tv. E il pugilato finisce fuori dal ring.
FINO ALL’ULTIMO ROUND (IN ROSA) Nel 2004 Clint Eastwood dedica le sue energie a un film sulla boxe. L’attore e
84
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
regista ha un armadio pieno di ricordi e memorie, perché fa parte di quella generazione americana che ha vissuto appieno l’età dell’oro del pugilato, quei favolosi anni ‘60 e ‘70 che hanno consacrato campioni come Muhammad Ali, George Foreman, Joe Frazer. Eppure sceglie di girare il suo dramma melò di pugni e psicologia attorno alle gesta di una donna pugile, interpretata da Hillary Swank in Million Dollar Baby (vincitore di quattro premi Oscar nel 2005). E forse non è un caso che oggi, nel pieno della crisi della boxe, l’emblema del ritorno al combattimento abbia un volto femminile. Quest’anno, infatti, la Norvegia ha tolto il bando al pugilato professionistico, messo fuori dal ring per lungo tempo perché il combattimento senza casco protettivo, appunto quello dei professionisti, è giudicato troppo pericoloso. La decisione dello stato nordico segue quella di Svezia e di Cuba che hanno di nuovo autorizzato i combattimenti dei pro. L’emblema del ritorno al pugilato norvegese è quello di Cecilia Braekhus, la ragazza nata in Colombia 33 anni fa, e adottata da piccola da una famiglia di Oslo, che è l’unica donna a detenere il titolo mondiale dei pesi welter in tre federazioni diverse. Una supercampionessa al passo con i tempi. Giovane, colta e seducente, ospite dei programmi televisivi in Germania, dove da qualche tempo risiede. Alle Olimpiadi di Londra 2012 è stato inserito nelle discipline in gara, per la prima volta nella storia dei Giochi, il pugilato femminile. I vecchi maestri e gli esperti scuotono la testa. Molti pugili dichiarano apertamente la propria avversione alla boxe in rosa. Ma è indubbio che le palestre disertate dalle giovani generazioni di pugili si stiano popolando di ragazze. Perché oggi la boxe è uno sport diverso dal passato, meno celebrato ma più praticato. Beninteso, a livello amatoriale. Dal 2001, da quando lo consente la legge, a oggi in Italia si sono tesserate più di 500 donne. L’anno scorso agli Europei giovanili le ragazze italiane hanno vinto ben quattro medaglie d’oro. Chissà, domani il futuro Rocky Balboa potrebbe esP sere un’atleta in gonnella.
© GettyImage (7), tulpahn/IStock/Thinkstock (6), Twentieth Century Fox (2), Eagle Pictures (1), Buena Vista (1), WALT DISNEY STUDIO HOME ENTERTAINMENT(1)
Passioni
Questione di stile
NEXT GENERATION SALONE DI RIFERIMENTO CHE RIUNISCE I PLAYER DEL SETTORE (ESCLUSO IL GRUPPO RICHEMONT), BASELWORLD È UN APPUNTAMENTO IMPERDIBILE PER SCOPRIRE LE ULTIME TENDENZE DAL MONDO DELL’OROLOGERIA DI MICHELE MENGOLI
B
aselworld è il più importante salone di tendenza dell’industria mondiale dell’orologeria. Si tiene a Basilea dal 1917 ed è l’unica manifestazione fieristica in grado di raggruppare tutti i player del settore, tranne i marchi del Gruppo Richemont che invece espongono – solo su invito – alla fine di gennaio al SIHH di Ginevra. L’ultima edizione (19 al 26 marzo) ha contato dati da capogiro: 1.500 marchi in rappresentanza di 40 Paesi, con 150 mila partecipanti – di cui 4 mila giornalisti – su una superficie di 141 mila metri quadrati. Per una rassegna delle novità più significative partiamo dal Superocean, uno dei punti di riferimento dell’orologeria subacquea fin dal 1957, anno del suo lancio, e Breitling, nei decenni, non ha mai smesso di ottimizzare questo iconico modello sotto l’aspetto tecnico-funzionale. Oggi il Superocean II viene proposto con il quadrante e la lunetta ridisegnati, il profilo assottigliato, un nuovo formato di 36 mm (con quadrante nero oppure bianco) – che si aggiunge alle taglie 42 e 44 mm (con quadrante nero e blu) – e un nuovo cinturino di caucciù denominato Ocean Ra-
cer, riconoscibile per la fila di fori circondati da un rilievo circolare (ma è disponibile anche il bracciale metallico Professional). L’impermeabilità, in base alle tre circonferenze, va dai 200 ai 1.000 metri di profondità. E il movimento che anima le tre versioni è sempre certificato cronometro dal Cosc.
ANNIVERSARI PREZIOSI
B
ulgari festeggia il quarantesimo compleanno della linea Bulgari Bulgari – una delle più vendute e rappresentative sia per il pubblico maschile sia per quello femminile della casa romana, ora sotto l’egida del colosso Lvmh – con una nuova versione di quadrante blu zaffiro per il “solo tempo” con cassa in acciaio di 41 mm. Mentre le nuove declinazioni al femminile giocano sull’unione tra acciaio e diamanti su due diversi diametri: 26 e 33 mm. Per la cassa più grande da 41 mm l’abbinamento può essere con bracciale in acciaio oppure con un elegante cinturino in alligatore blu, per un segnatempo adatto a tutte le occasioni. Il movimento automatico è di manifattura e offre l’indicazione di ora, minuti e secondi, con finestrella della data a ore 3. Importante anniversario, il sessantesimo, anche per Co-
IL TREND NON È PARTICOLARMENTE PREOCCUPANTE, MA ALCUNI MERCATI
86
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
INAFFONDABILE
ICONICO
VOLANTE
ULTRAPIATTO
I nuovi Superocean II sono proposti in tre misure e altrettanti gradi di impermeabilità. La cassa da 36 mm è impermeabile fino a 200 metri. Quella da 42 mm (in foto) arriva a 500 metri di profondità. Mentre la cassa da 44 mm raggiunge i 1.000 metri di tenuta stagna (cassa in acciaio Ø 42 mm).
Quarantesimo compleanno della iconica linea Bulgari Bulgari, festeggiato con un nuovo quadrante blu e bracciale ma acquistabile anche con cinturino in alligatore dello stesso colore (cassa in acciaio Ø 41 mm).
Per celebrare i sessant’anni del marchio, Corum, con l’Admiral’s Legend 42 Flying Tourbillon, propone un esemplare di altissima gamma abbinando in un movimento automatico il tourbillon volante con la data retrograda (cassa in oro rosa Ø 42 mm).
Perfetto esercizio di stile per il “solo tempo” Slim di Hermès animato dal movimento ultrapiatto di manifattura con microrotore che permette al calibro automatico H1950 uno spessore di soli 2,6 mm (cassa in acciaio Ø 39,5 mm).
www.breitling.com
www.bulgari.com
www.corum.ch
www.hermes.com
rum. Per festeggiarlo propone l’Admiral’s Cup Legend 42 Flying Tourbillon, con il raro abbinamento del movimento automatico con micro-rotore, la data retrograda e il tourbillon volante. Il quadrante è in vetro zaffiro grigio fumo. Il giro delle ore e le 12 bandiere nautiche si rifanno agli stilemi tradizionali della linea Admiral’s Cup. Le estremità del ponte e della platina – classicamente in ottone – si trovano alle ore 4 e ore 8 di ciascun lato del movimento. Il tourbillon è legato a quest’ultimo da due sottili “barre” in acciaio, fissate solidamente alla gabbia. Il datario a forma di ventaglio è a ore 12 ed è centrato su una camma a chiocciola che controlla la funzione retrograda, con la lancetta della data che una volta raggiunto il 31esimo giorno, torna istantaneamente all’inizio del mese.
DA HERMÈS A OMEGA
È
un classicissimo “solo tempo” di grande impatto – sia estetico sia per i suoi contenuti tecnici – il nuovo Slim di Hermès. Per quanto riguarda il design siamo di fronte a una cassa “senza tempo” da 39,5 mm di diametro dalle linee sobrie ma rivisitate nel dettaglio a effetto delle anse che riproducono un angolo retto. E
con l’aggiuntivo tocco di classe sul quadrante argenté opalino, dettato dall’originale font tipografico di Philippe Apeloig sui numeri arabi che indicano le ore. Ma anche il movimento di manifattura che alimenta lo Slim ha un suo perché, grazie allo spessore ultrapiatto di soli 2,6 mm ottenuto anche grazie al micro-rotore che permette di assottigliare notevolmente questo calibro automatico con riserva di carica di 42 ore. Le versioni sono due: in oro rosa e acciaio. Tante le novità presentate a Basilea da Omega – compresa la nuova linea elegante denominata Globemaster – e diverse di queste sono animate dal movimento certificato Master Co-Axial, che si differenzia dal predecessore Co-Axial per la resistenza ai campi magnetici fino a 15.000 gauss. Oltre alla certificazione cronometrica del Cosc e alla garanzia estesa a quattro anni. Come nel caso del Seamaster Aqua Terra James Bond, che omaggia Spectre, il 24esimo capitolo della saga di 007 in uscita nel prossimo novembre, in una edizione limitata di 15.007 esemplari con richiami del logo di Spectre sul quadrante blu e sulla lancetta gialla dei se-
Alcune immagini degli stand di Baselworld 2015. In senso orario: Eberhard con la sua collezione dedicata a Tazio Nuvolari, dei modelli Jaguar e la “cassaforte” di Emporio Armani
condi centrali. La cassa, del diametro di 41,5 mm, è in acciaio.
NOVITÀ DA PATEK PHILIPPE, ROLEX E TAG HEUER
U
no dei segnatempo più ammirati (ed esclusivi, il prezzo a listino è abbondantemente sopra i 200 mila euro) presentati a Baselworld è sicuramente il
DI RIFERIMENTO NON FANNO DORMIRE SONNI TRANQUILLISSIMI
87
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Questione di stile
Patek Philippe Referenza 5370. Si tratta di un cronografo à rattrapante – in italiano lo chiamiamo anche “sdoppiante” – che permette la misurazione di tempi intermedi senza interrompere il cronometraggio globale, per una complicazione che vanta una lunga tradizione per i modelli della maison ginevrina, tutti veri e propri best seller alle aste internazionali. Per esempio, il primo cronografo da polso della manifattura, lanciato nel 1923, era uno sdoppiante. E da allora questa meccanica sofisticata (con carica manuale, due ruote a colonne, innesto classico e con sette nuove innovazioni brevettate) ha sempre fatto parte del repertorio di orologi da polso di Patek Philippe. Ulteriori “ciliegine sulla torta” sono il quadrante in autentico smalto nero e la cassa in platino. Nuova generazione del suo modello più prestigioso per Rolex. L’Oyster Perpetual Day-Date, soprannominato anche l’“orologio dei presidenti”, si rifà il “trucco” sia dentro che fuori. Adesso, infatti, viene proposto con una nuova cassa di 40 mm, come sempre disponibile esclusivamente in metalli preziosi – platino e tre colorazioni dell’oro: giallo, bianco ed Everose – e con un nuovo movimento meccanico, il Calibro 3255, che ridefi-
nisce i già altissimi standard cronometrici della casa coronata attraverso i suoi quattordici nuovi brevetti – comprendenti anche un nuovo scappamento denominato Chronergy che garantisce contemporaneamente un alto rendimento energetico e un’estrema sicurezza di funzionamento – che oltre a un superiore livello di precisione, vanno a migliorare l’autonomia, la resistenza agli urti e al magnetismo e l’affidabilità. Come di consueto sarà disponibile per i clienti un’ampia scelta di quadranti elaborati. Molte novità nelle vetrine di Tag Heuer. Di stampo vintage il nuovo Carrera Cal. 18 Telemeter, cronografo modulare a carica automatica con due contatori neri su fondo argento dal look che richiama l’originale Carrera creato da Jack Heuer negli anni ‘60 e ancora apprezzato dai collezionisti. Il contatore cronografico è a ore 9 mentre quello dei secondi si trova a ore 3. La peculiarità di questo segnatempo è legata al réhaut personalizzato con la scala telemetrica, che misura la distanza tra l’utilizzatore
e qualsiasi punto del campo visivo sulla base della velocità del suono. La cassa ha un diametro di 39 mm e il cinturino è in pelle nera traforata. In Italia sarà in vendita dal prossimo luglio al prezzo di 4.900 euro.
LA RISPOSTA DEI PRODUTTORI DI ALTA GAMMA ALLE DIFFICOLTÀ DEL MOMENTO
DA VERI 007
FUORISERIE
GIOIELLO
Il Seamaster Aqua Terra James Bond omaggia Spectre, il 24esimo capitolo di 007 in uscita nel prossimo novembre, dotando i 15.007 esemplari dell’edizione limitata con il movimento Master CoAxial certificato dal Cosc (cassa in acciaio Ø 41,5 mm).
Una delle “fuoriserie” di Baselworld 2015 è la Referenza 5370, “targa” che contraddistingue questo cronografo sdoppiante a carica manuale, con quadrante in smalto nero e “protetto” dal metallo più prezioso (cassa in platino Ø 41 mm).
Il nuovo Oyster Perpetual Day-Date, come sempre, è disponibile esclusivamente in metalli preziosi – platino 950 e in oro giallo, bianco ed Everose – con la consueta ampia scelta di quadranti elaborati (cassa in platino Ø 40 mm).
www.omegawatches.com
www.patek.com
www.rolex.com
Altri scorci dell’allestimento realizzato per il Salone di quest’anno. In alto, il sontuoso spazio di Chopard; a sinistra, l’esposizione firmata Tag Heuer (in alto) e l’inconfondibile marchio di Omega (in basso)
E
LE PROPOSTE ULYSSE NARDIN E ZENITH
sclusiva edizione limitata di 18 esemplari in oro rosa e 18 esemplari in oro bianco per l’Ulysse Anchor Tourbillon di
Ulysse Nardin, con sontuoso movimento manuale di manifattura con una riserva di carica minima di sette giorni, grazie al doppio bariletto. Veniamo alle particolarità di questo importante segnatempo. La più rilevante è rappresentata dallo scappamento costante Ulysse Anchor – otto anni per progettarlo, completamente in silicio e con una architettura inedita basata sul principio dei meccanismi flessibili, che utilizza l’elasticità delle molle a balestra, con l’ancora che, libera dal perno di rotazione, si muove senza alcun attrito – che sposta un tourbillon 60 secondi la cui gabbia fatta da 35 componenti pesa solo 0,4 grammi. Il quadrante bianco è in smalto grand feu e a ore 6, sopra al tourbillon, vi è l’indicazione della riserva di carica su un arco di 140°. L’Anchor Tourbillon sarà disponibile nei negozi dal mese di maggio. Infine, con il modello El Primero Sport, Zenith arricchisce la sua celeberrima collezione di un nuovo crono declinato in tre varianti con cassa in acciaio del diametro di 45 mm e con all’interno uno dei movimenti più famosi dell’intero panorama mondiale: il calibro automatico El Primero 400 B che batte a una frequenza di 36 mila alternanze/ora, ultima evoluzione del leggendario El Primero lancia-
to nel 1969. La versione Sport viene proposta in due tonalità di quadranti – argentato e ardesia lamé (in foto) – e tre diversi cinturini abbinabili: cinturino in pelle di alligatore marrone scuro, bracciale in acciaio con maglie centrali satinate e maglie esterne lucide e cinturino in caucciù color carbone.
SULLA STRADA DELLA QUALITÀ
A
Baselworld, vale la pena ricordarlo, si registra tra l’80 e il 90% del fatturato annuale dell’orologeria mondiale. Allora che aria si è respirata nell’ultima edizione? Il trend tra gli addetti ai lavori non è particolarmente preoccupante però alcuni mercati di riferimento – crisi russa in primis, Asia che non tira più come in passato e mercato nostrano in calma piatta – non fanno dormire sonni tranquillissimi. E la risposta complessiva dei produttori di alta gamma – soprattutto quella delle “tirature” industriali – procede sulla strada della crescita qualitativa senza voli pindarici. Con l’esempio oggettivo di sempre più movimenti di manifattura nei cataloghi, spesso con caratteristiche inimmaginabili anP che soltanto un decennio fa.
È IL CONTINUO MIGLIORAMENTO DEL PRODOTTO
SUPERSONICO
ESCLUSIVO
STORICO
Due contatori neri su fondo argento per il cronografo Carrera Cal. 18 Telemeter con scala telemetrica sul réhaut per misurare la distanza tra l’utilizzatore e un punto del campo visivo sulla base della velocità del suono (cassa in acciaio Ø 39 mm).
Il raffinatissimo Ulysse Anchor Tourbillon monta un esclusivo scappamento completamente in silicio di manifattura e la riserva di marcia del movimento manuale arriva a sette giorni (cassa in oro bianco Ø 44 mm).
Nuova veste per uno dei movimenti cronografici che hanno fatto la storia dell’orologeria moderna per l’El Primero Sport con quadrante ardesia lamé. Disponibile anche con cinturino in alligatore o caucciù (cassa in acciaio Ø 45 mm).
www.tagheuer.com
www.ulysse-nardin.com
www.zenith-watches.ch
Eccellenze
VELASCA
IL BUSINESS CORRE SUL WEB VENDERE SCARPE ITALIANE DI QUALITÀ A PREZZI RAGIONEVOLI IN ITALIA, MA SOPRATTUTTO ALL’ESTERO, SFRUTTANDO LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DALL’ECOMMERCE. È L’IDEA VINCENTE DI DUE GIOVANI MILANESI: ENRICO CASATI E JACOPO SEBASTIO DI GIOVANNI BUCCHI
90
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
I
n principio fu il bisogno di un buon paio di scarpe, italiane e a prezzi accessibili, esigenza difficile da soddisfare a Singapore. Se però puoi contare su un fratello e un amico disposti ad acquistare i mocassini a Milano e poi farsi 14 mila chilometri per portarteli, ecco che le cose cambiano. E ti si accende pure una lampadina. Già, perché se un giovane fresco di laurea alla Bocconi e assunto alla Hsbc Private Bank vuole delle scarpe made in Italy, ma nel cuore del Sud-Est asiatico non sa dove trovarle senza svuotarsi il portafogli, quante altre persone si troveranno nella sua stessa situazione? E perché non trovare il modo di fargliele avere senza doversi imbarcare su un aereo e portargliele di persona? In fondo la storia di Velasca, primo brand italiano di calzature nato on line, è iniziata così. Da un viaggio, quello fatto nell’estate del 2012 da tre ragazzi di Milano tra la Thailandia e l’Indonesia, e dalla richiesta di un favore: «Mi porti un bel paio di mocassini che qua non ne trovo?». Enrico Casati, 27 anni, è il dipendente della Hsbc e oggi, dopo quasi tre anni, ricopre l’incarico di Ceo di Velasca, marchio che punta ad avvicinare le calzature artigianali made in Italy al mondo dell’ecommerce. Jacopo Sebastio, 33, bocconiano pure lui, è invece l’amico del fratello di Enrico, quello – per intenderci – che lo ha accompagnato a Singapore e ha finito per diventare co-founder di Velasca dopo aver abbandonato il suo lavoro (sicuro) da consulente manageriale. Nel vostro inizio c’è quella voglia di costruire propria dei giovani con grandi aspirazioni. Da qui a creare un’azienda però di strada ce n’è parecchia. Voi come l’avete percorsa? Jacopo: Come in tutte le vacanze tra amici, la nostra dell’estate 2012 nel Sud-Est asiatico è stata piena di idee. Ci siamo detti: perché non vendere in Asia tramite un sito di ecommerce le calzature della boutique di Milano dove ab-
biamo acquistato le scarpe per Enrico? Così, una volta rientrati in Italia, siamo subito andati a proporglielo, ma ci hanno detto di no. Mai fermarsi davanti a una porta chiusa… Enrico: Esatto. Nel tempo si è chiarita la nostra idea imprenditoriale. Così, invece che andare a bussare ai negozi, abbiamo pensato di rivolgerci direttamente agli artigiani, spiegando loro il nostro progetto: proporre un brand di alta qualità e made in Italy ma a prezzi accessibili. Come tenere insieme alta qualità e prezzi ragionevoli? E: Le scarpe vengono prodotte dagli artigiani di Montegranaro, borgo in provincia di Fermo nel distretto calzaturiero marchigiano, e la vendita principalmente on line, sia in Italia che all’estero, permette di abbattere i costi di distribuzione e intermediazione oltre che di evitare il markup dei rivenditori. In questo modo possiamo offrire un prodotto di lusso accessibile, pezzi di ottima qualità che però costano la metà di quelli dei grandi brand. Quali tappe avete percorso? J: Il sito è partito nel maggio 2013, l’azienda nel settembre successivo con una gamma molto limitata di calzature maschili. A marzo 2014 sono entrati in Velasca i primi due investitori: il business developer di un importante operatore logistico al quale abbiamo esternalizzato il servizio logistico, appunto, ma anche packaging ed esposizione, quindi un digital marketer italiano che lavora a San Francisco per Yahoo!. A settembre 2014 ci hanno inoltre sostenuto un incubatore di imprese e un fondo di investimento. Dopodiché abbiamo lanciato l’esperienza dei temporary store. Quindi siete passati all’off line? J: La nostra strategia consiste nell’abbinare al negozio ecommerce una presenza fisica fatta di temporary store, per avvicinare e fidelizzare quei clienti che diversamente non acquisterebbero
91
MILAN L’È UN GRAN MILAN Da Capètt a Umbrelèe fino al Cicialardòn e alla Sciura, i nomi delle scarpe Velasca si rifanno tutti al dialetto milanese. E la stessa denominazione dell’azienda ricorda la torre degli anni ‘50 all’uscita dalla fermata Missori della metropolitana. «Vogliamo portare in tutto il mondo la qualità dei nostri artigiani marchigiani senza rinunciare alla creatività milanese», spiegano Enrico e Jacopo. I prodotti Velasca si rivolgono perlopiù a un pubblico maschile, anche se non mancano collezioni da donna. Scarpe eleganti, modelli classici di alta qualità, ma che si possono trovare anche ai piedi di ragazzi. «Abbiamo due principali fasce di target», continuano Enrico e Jacopo, «una dai 25 ai 34 anni pensata per chi necessita di una calzatura elegante da primo lavoro e magari non ha ancora molte risorse economiche, e una per i 35-45 di qualità e prezzo più elevati».
LA STRATEGIA CONSISTE NELL’ABBINARE AL NEGOZIO ON LINE UNA PRESENZA FISICA FATTA DI TEMPORARY STORE subito dal Web ma dopo un’esperienza off line sì. E questo senza la pesantezza dei costi fissi di una rete di distribuzione classica, ma lavorando solo sul monomarca. E: La prima esperienza di temporary store l’abbiamo fatta dal 22 novembre al 24 dicembre scorsi con un negozio in via Tortona, in zona Porta Genova a Milano. È andata molto bene, in un mese abbiamo venduto oltre 500 paia di scarpe, è stato il frutto di un lavoro di marketing fatto nei mesi precedenti e ci ha dato soddisfazioni nelle vendite on line di gennaio e febbraio. Abbiamo deciso di continuare su questa strada, così a inizio aprile abbiamo aperto un nuovo negozio Velasca della durata di sei mesi in piazza Sempione. Pensate di aprire temporary store anche all’estero? E: Attualmente il 30-40% del nostro fatturato riguarda i mercati esteri, quindi lì vogliamo investire. Vendiamo molto bene sia in Nord America che in Germania, ma vorremmo espanderci meglio anche in Inghilterra. J: Per questo a giugno e luglio apriremo un temporary store a Londra, e dopo l’estate vorremmo farlo anche in P due città tedesche.
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
VELASCA.COM
COPPIA VINCENTE In apertura: Jacopo Sebastio (a sinistra) ed Enrico Casati. In basso, alcuni modelli Velasca. Da sinistra: Alegher, Aristocratic, Bel Om, Capètt, Pacìfich, Sciura e Umbrelèe
Non profit
UNA CASA LONTANO DA CASA
DA OLTRE 40 ANNI LA FONDAZIONE PER L’INFANZIA RONALD MCDONALD OFFRE DIMORE ACCOGLIENTI ALLE FAMIGLIE CON BAMBINI RICOVERATI IN OSPEDALI DISTANTI DAL LUOGO DI RESIDENZA. PER SOSTENERLE IN UN MOMENTO CRITICO E RESTITUIRE ALLA SOCIETÀ UNA PARTE DI QUANTO L’OMONIMA MULTINAZIONALE RICEVE DI GIOVANNI BUCCHI
FONDAZIONERONALD.IT
uando si addenta un Big Mac, si ha un chiodo fisso nella mente: godersi un bel panino. Eppure in quell’istante si sta pure facendo un’opera di bene. Magari inconsapevolmente, ma lo si sta facendo. Non tutti i clienti di McDonald’s sanno, infatti, che una percentuale della loro spesa viene de-
stinata al sostegno di bambini meno fortunati. Non lo sbandierano troppo, almeno non è questa l’intenzione del gruppo fondato negli anni ‘50 da Ray Kroc in California; però ogni giorno lo 0,1% delle vendite generate nel nostro Paese dalla catena finisce alla Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald Italia, nata per ricreare “una casa lontano da casa” per famiglie con figli ricoverati in un ospedale molto
92
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
distante dalla propria abitazione. Fatti due conti, si tratta di circa un milione di euro all’anno, cifra che garantisce il 40% del sostentamento all’attività benefica. Per spiegare meglio di cosa si parla, occorre però fare un passo indietro di 41 anni. È nel 1974 in Pennsylvania (Usa) che il progetto ha inizio. Quando Fred Hill, giocatore di football dei Philadelphia Eagles, si trova a dover fare i conti con la leucemia
I NUMERI IN ITALIA In oltre 15 anni la Fondazione ha finanziato progetti di supporto a strutture ospedaliere e assistenziali e ospitato nelle Case Ronald e Family quasi 30 mila persone per oltre 120 mila notti in totale.
LA CATENA DI FAST FOOD, NELLA PENISOLA, DEVOLVE OGNI ANNO CIRCA UN MILIONE DI EURO, COPRENDO IL 40% DELLE SPESE DI SOSTENTAMENTO di Kim, la sua bimba di tre anni. Per lui e sua moglie inizia un calvario nelle corsie degli ospedali per stare accanto alla piccola, tra pasti consumati al distributore automatico e sale d’attesa dove trascorrere infinite ore. Come loro, altre famiglie vivono la stessa situazione. Da qui l’idea di creare un luogo che li ospitasse tutti, idea subito appoggiata da McDonald’s che in quel momento aveva Hill sotto contratto. «Il progetto è nato per rispondere a un bisogno vero», spiega Pierluigi Monteverdi, licenziatario McDonald’s in Calabria e presidente della Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald Italia. Così nel 1974, vicino all’ospedale pediatrico di Philadelphia, nasce la prima Casa Ronald. Quattro anni dopo sono già diventate dieci in tutti gli Stati Uniti e oggi se ne contano 345 in 37 diversi Paesi. Tutte accomunate dallo stesso obiettivo, «creare luoghi accoglienti dove essere famiglia in un momento critico come quello dell’ospedalizzazione del proprio bimbo», aggiunge Monteverdi, «e questo a partire dal sogno di Kroc: ridare alla società una parte
di quello che essa ci porta, restituire qualcosa al territorio che ci ospita». La Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald in Italia è arrivata 25 anni dopo, nel 1999, mentre la prima casa è stata inaugurata nel 2008 a Brescia, vicino agli Spedali Civili, per accogliere le famiglie e i bambini ricoverati al Centro di oncoematologia pediatrica e trapianto di midollo osseo pediatrico. Quello stesso anno c’è stato anche il debutto a Roma con la Casa Ronald Palidoro, grazie a un accordo con l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù; nel 2011 è poi arrivata la Casa Ronald Bellosguardo, sempre a Roma, e due anni dopo l’ultima a Firenze. L’attività della Fondazione non si è fermata qui. Prima, nel 2008, all’Ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, poi nel 2012 in quello di Alessandria, sono state aperte le Family Room, veri appartamenti all’interno dei reparti pediatrici per quelle famiglie che non se la sentono di lasciare i propri bambini date le gravi condizioni in cui versano. «Al momento», continua Monteverdi, «non abbiamo in programma nuove aper-
93
2,2
12
6.300
I milioni di euro risparmiati dalle famiglie nel 2014
Milioni di euro. Il risparmio stimato dal 2008
Le ore donate l’anno scorso dai 58 volontari
ture di Case Ronald, l’impegno richiesto per seguire le quattro aperte è molto elevato; probabilmente in futuro ci concentreremo maggiormente proprio sulle Family Room. Tutte le strutture sono seguite da operatori professionali della Fondazione e da volontari che accompagnano le famiglie, per ogni Casa c’è un House Manager e tre o quattro operatori. Ogni nucleo», aggiunge «ha una sua area riservata per il pernottamento e spazi comuni». Tutto pensato «per favorire l’integrazione e la socializzazione». L’accesso alle strutture messe a disposizione dalla Fondazione è gratuito, le famiglie sono soltanto invitate a offrire un contributo volontario di 10 euro a notte. A indicare chi ospitare sono gli ospedali di riferimento, secondo criteri che vanno dalla lontananza dal proprio paese di origine alla gravità della malattia del bambino, oltre al reddito familiare. Solo nel 2014, sono state 4.900 le persone ospitate nelle 70 camere della Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald Italia (64 nelle Case e sei nelle Family Room), chi per qualche giorno appena, chi per alcuni mesi. Per tenere in piedi un’opera del genere non basta però il sostegno garantito dai ristoranti McDonald’s. Serve anche altro. «Con le urne per raccogliere le offerte dei clienti all’interno dei ristoranti raccogliamo circa 600 mila euro all’anno», precisa Monteverdi, «ai quali va aggiunta l’attività di fundraising dei ristoratori con eventi ad hoc, oltre al sostegno di partner, fornitori e semplici cittadini donatori, fino alla destinazione del 5x1000». In questo modo nel 2014 i circa 2,1 milioni di costi di gestione di tutte le strutture sono stati ampiamente coperti, visto che i proventi delle varie attività sono stati di 2,5 milioni. P
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
INTEGRAZIONE E SOCIALIZZAZIONE In questa pagina, in senso orario, partendo dall’alto a sinistra: la casa di Roma, due immagini di quella di Firenze e la prima struttura tricolore, quella di Brescia (anche in apertura). Nel tondo, Pierluigi Monteverdi, presidente della Fondazione in Italia
Protagonisti
ROBERT RASMUSSEN
E GIOCsaAseRria è una co
SFRUTTARE I CELEBRI MATTONCINI DANESI PER RENDERE LE RIUNIONI PIÙ VELOCI ED EFFICACI. È L’IDEA ALLA BASE DEL METODO LEGO SERIOUS PLAY, DI CUI BUSINESS PEOPLE HA INCONTRATO IL PRINCIPALE SVILUPPATORE DI CECILIA LULLI
«U
no strumento per manager coraggiosi e questioni complesse». Così Robert Rasmussen definisce il metodo Lego Serious Play, cui ha lavorato fin dal suo sviluppo, anno dopo anno, rendendolo efficace e affidabile. Perché coraggiosi? Perché la premessa su cui si basa è che in ogni azienda ciascuno è prezioso e può contribuire al successo dell’impresa e, quindi, più i dipendenti sono coinvolti meglio è per gli affari. Senza contare che gli stessi collaboratori saranno più motivati. Solo che, per lasciare spazio agli altri, i top manager devono avere il coraggio di mettersi in gioco e abbandonare una logica strettamente gerarchica. Ma in cosa consiste questo nuovo metodo? «È davvero difficile spiegarlo a parole, si tratta principalmente di uno strumento da sperimentare, da vivere», osserva Rasmussen. «E il paradosso è che per risolvere problemi e far emergere nuove idee utilizzare i Lego è molto più efficace che parlare, ma al contrario, di primo acchito, la gente ha l’errata impressione che questo tipo di approccio richieda più tempo». Possiamo almeno provare a darne una definizione? Certo, è una tecnica che aiuta i team a risolvere problemi. Tipicamente, quando nelle aziende si organizzano meeting per superare delle difficoltà o elaborare nuove idee, ciò che accade è che il 20% dei partecipanti utilizzano la maggior parte del tempo a
94
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
disposizione per parlare di cose che tutti già sanno. Così il problema è che l’80% dei presenti non ha davvero l’opportunità di dire la sua, anche se molti di loro avrebbero le proposte migliori. L’obiettivo di Lego Serious Play è coinvolgere tutti, perché più idee emergono durante la riunione, migliori sono le soluzioni individuate e più felici sono i dipendenti. Insomma, si tratta di una tecnica per ottenere il massimo dai meeting. Come funziona? Qualsiasi sia la domanda in questione – da come migliorare l’azienda a un nuovo prodotto fino a una value proposition –, questo metodo prevede che per i primi cinque-dieci minuti della riunione ciascuno costruisca, letteralmente, con i mattoncini Lego, la sua risposta. Dopodiché, a turno, ognuno dovrà mostrare la propria creazione agli altri e spiegarla. Questo metodo permette di evitare il cosiddetto “pensiero di gruppo”, perché se in un incontro con 20 persone il primo inizia spiegando il suo punto di vista, inevitabilmente condizionerà gli altri, i cui interventi finiranno per essere uno “spin-off” dei precedenti. In questo modo non emergeranno altre idee. Inoltre, alla fine tutti comprenderanno veramente quanto detto e ricorderanno meglio le varie proposte, perché avranno avuto la possibilità di vederle concretamente. Non le capita mai di scontrarsi con un certo scetticismo? All’inizio dei workshop ci sono sempre alcune persone scettiche. Le ragioni in genere sono due: o hanno paura di non essere brave nel costruire con i Lego oppure si rendono conto che potrebbero perdere potere, perché spesso i più dubbiosi sono coloro che erano soliti dominare le riunioni. In genere, però, non solo ci vuole al massimo un’ora perché si convincano dell’efficacia del metodo, ma il più delle volte chi era più scettico alla fine diventa il sostenitore più entu-
BISOGNA INIZIARE CON UN LAVORO INDIVIDUALE PER EVITARE IL “PENSIERO DI GRUPPO”
95
siasta di Lego Serious Play. Come è nata l’dea? È stata un’intuizione del proprietario della Lego. Era stanco dei meeting in cui si parlava di costruire un business, costruire una mission, costruire il futuro dell’azienda fissando un foglio bianco, perciò ha pensato che avere la possibilità di costruire realmente qualcosa con le proprie mani avrebbe stimolato di più l’immaginazione. E così è stato. Immagino che da questa prima intuizione all’elaborazione di un vero e proprio metodo ci sia voluto del tempo e parecchio lavoro… È vero. È stato necessario strutturare un processo di apprendimento e il momento cruciale è stato quello in cui abbiamo capito che era necessario iniziare sempre con un lavoro individuale: mettere a disposizione i mattoncini e chiedere di costruire tutti insieme un’unica cosa non risolveva la criticità del “pensiero di gruppo”. Coloro che sono soliti dominare le riunioni tradizionali lo facevano anche nel processo di costruzione. Perché condividere con altre aziende, magari anche concorrenti, Lego Serious Play? È una scelta in linea con i valori dell’azienda, perché la proprietà è sempre stata convinta che i Lego siano molto più di un semplice gioco. Può fare qualche esempio di aziende che hanno utilizzato questo metodo? Google, Deloitte, Hitachi, Microsoft, Unicredit… Credo sia da segnalare che, al di là delle difficoltà legate alla lingua, questo nostro metodo abbia riscontrato in Italia, Spagna e in generale nei Paesi latini molto interesse, a volte anche più che in altri Stati dell’Europa Occidentale. Secondo lei questo metodo può funzionare anche con altri giochi o i mattoncini Lego sono imprescindibili? Probabilmente si potrebbero sfruttare altri materiali, come l’argilla per esempio, ma richiederebbe tempi più lunghi e una particolare manualità. Il bello dei Lego è che tutti i pezzi si possono collegare tra loro e che tutti sono in grado di utilizzarli per costruire velocemente qualcosa di riconoscibile. Un’alternativa sarebbe disegnare, ma non tutti hanno senso artistico e questo potrebbe creare imbarazzi P e scontento.
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
IN LIBRERIA «NON È POSSIBILE IMPARARE IL MIO METODO LEGGENDO UN LIBRO», SPIEGA RASMUSSEN A PROPOSITO DEL TESTO SCRITTO CON PER KRISTIANSEN E APPENA USCITO IN ITALIA PER FRANCOANGELI (IL METODO LEGO SERIOUS PLAY PER IL BUSINESS, NDR), «MA ABBIAMO PENSATO DI SCRIVERNE UNO PER RACCONTARE QUALCOSA IN PIÙ A PROPOSITO DELLA SUA STORIA, DELLE BASI SCIENTIFICHE SU CUI SI REGGE E OFFRIRE QUALCHE CASE HISTORY CHE NE ESEMPLIFICHI LE POTENZIALITÀ». INSOMMA, QUESTE PAGINE POSSONO AIUTARE A COMPRENDERE MEGLIO DI COSA SI TRATTA E, PERCHÉ NO, CONVINCERE IL PROPRIO CAPO A SFRUTTARLO IN AZIENDA.
ACQUISTA IL LIBRO
Protagonisti
FABIO CANNAVALE DALLA CONSULENZA ALL’IMPRENDITORIA Fabio Cannavale, 48 anni, ha tre grandi passioni: la barca a vela, i viaggi e la partecipazione attiva nei settori emergenti. Dopo un esordio lavorativo nel mondo della consulenza, ha trasformato il suo amore per il viaggio in un lavoro
Non servono idee
RIVOLUZIONARIE
MEGLIO SEGUIRE LA STRADA DELLE IMPLEMENTAZIONI. È LA CONVINZIONE DEL FONDATORE DI EDREAMS E VOLAGRATIS, CHE HA APPENA DEBUTTATO IN TV COME GIUDICE DI SHARK TANK, IL PRIMO TALENT A MISURA DI START UP, E MIRA A TRASFORMARE IL SUO GRUPPO NELLA APPLE DEL TURISMO DI FRANCESCA D’ANGELO
96
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
L
a maggior parte dei curriculum vitae finiscono per essere una successione di impieghi lavorativi, parentesi professionali e riconoscimenti scolastici. Poi ci si imbatte in personalità come Fabio Cannavale e, di colpo, quel didascalico documento diventa la più affascinante sintesi del carisma di un imprenditore. Cannavale ha conseguito la Laurea in Ingegneria al Politecnico di Milano e un master in Business Admnistration presso l’Insead, per poi fare tutt’altro, ossia consulenza. Per tre anni ha lavorato in ATKearney, poi è passato alla McKinsey&Co. Dopodiché ha pensato bene di prendersi una pausa sabbatica: nel 1996 ha preso il largo – letteralmente – recandosi dall’Italia ai Caraibi in barca, insieme alla moglie. Un viaggio monstre che ha ispirato il suo attuale business: una unconventional company di traveling on line. Cannavale è, infatti, il papà di eDreams.it e del motore di ricerca Volagratis.it. da cui è poi nato il gruppo Bravofly, che ha recentemente comprato la società lastminute.com. E ora al cv di Cannavale si aggiunge una nuova nota di colore, che la dice lunga sulla sua apertura verso tutto ciò che è creatività e innovazione: da maggio è uno dei cinque giudici-imprenditori del nuovo talent di Italia1, Shark Tank. Un format nato per premiare le start up più interessanti: in studio cinque “squali”, tra cui appunto Cannavale, decidono se investire o meno i (propri) soldi nell’idea di volta in volta esposta dai concorrenti. «Parte del mio mestiere consiste proprio nel valutare le start up. Shark Tank mi permette di vederne una settantina nel giro di 15 giorni, quindi ho accettato», spiega Cannavale. Tuttavia si tratta pur sempre di un programma d’intrattenimento: non temeva che le regole della tv potessero falsare la bontà dello scouting? Non le nascondo che, sulle prime, ero un po’ scettico sulla qualità delle aziende. Invece devo ammettere che la maggior parte sono state interessanti. Almeno l’80% del mio tempo è stato ben speso. Cosa vuol dire, oggi, innovare? Personalmente credo che la strada da seguire sia quella delle implementazioni, piuttosto che delle idee rivoluziona-
rie. È inutile inventare la ruota: è molto meglio farla girare bene. Noi stessi con Volagratis non abbiamo ideato niente: abbiamo portato in Europa qualcosa che in Usa esisteva già. Però l’abbiamo implementata a regola d’arte. Quali sono i principali ostacoli all’innovazione? La difficoltà non sta tanto nell’avviare una nuova azienda. Anzi. Per chi vuole raccogliere soldi, in questo momento in Italia ci sono tantissime opportunità. Quello che è difficile è far crescere la start up e trasformarla in una multinazionale. Il primo ostacolo è tutto italiano e attiene alla preparazione culturale: non a caso tutte le start up italiane quotate in Borsa hanno a capo degli imprenditori con un master all’estero. Esisterebbe, quindi, un problema di preparazione scolastica? Sì, tendenzialmente le start up tradiscono una preparazione molto bassa. Il secondo ostacolo è di natura burocratica. Se dovessimo inventare un modo per complicare il lavoro dell’imprenditore, in Italia troveremmo già tutto, tra diritto del lavoro, fisco, permessi. Il terzo ostacolo è invece comune sia all’Italia che all’Europa e consiste nella mancanza di investitori forti. In Usa, quando le start up fanno il salto raccolgono cifre superiori a 100 milioni. Da noi non è così. A voler dar retta al suo cv, sembra che lei per innovare abbia preferito industrializzare i propri interessi anziché seguire le indagini di mercato… Esatto: è la passione che fa la differenza. Per innovare, serve il cuore. Senza contare che, tra l’altro, i primi clienti siamo noi. Per esempio, per capire il mondo del travel non bastano gli studi sulla user experience: occorre aver viaggiato, aver provato quel volo o quell’albergo. Le stesse ricerche di mercato non servono a innovare perché sono indagini che guardano al passato. Come Steve
È LA PASSIONE CHE FA LA DIFFERENZA. PER INNOVARE CI VUOLE CUORE. E I PRIMI CLIENTI SIAMO NOI
97
Jobs, credo sia inutile chiedere a un consumatore cosa voglia, perché non lo sa. Sei tu che devi scoprire i suoi bisogni e desideri futuri. I viaggi sono stati uno dei settori più penalizzati dalla recessione. Lei come è riuscito a tenere la barra dritta? Non mi sono fossilizzato sull’Italia: il Belpaese al momento rappresenta il 15% del mio fatturato. Purtroppo vedo molti colleghi concentrarsi troppo sull’Italia, ma quando si crea un’impresa non si può non tener conto che il Paese rappresenta meno dell’1% del pil del mondo. Tant’è vero che le imprese tricolori che vanno bene sono quelle che esportano almeno il 90%. Per questo ha anche fatto velocemente i bagagli dall’Italia? Ho fondato l’azienda qui ma poi, già nel 2008, ci siamo trasferiti in Svizzera: come dicevo, in Italia ci sono troppi ostacoli per la crescita di una start up. La Svizzera invece risulta al primo posto di tutte le classifiche sui Paesi dove è più facile fare business. Con l’ingresso di lastminute.com, quali prospettive si aprono per il gruppo? La mia ambizione è diventare un unconventional leader del travel mondiale: se Booking.com è paragonabile, come potenza, a Microsoft, noi vogliamo essere gli Apple del settore travel, ossia una realtà più piccola ma con una leadership distintiva. Comprando lastminute. com, abbiamo potuto raddoppiare il nostro fatturato e, al contempo, abbiamo preso il brand più riconosciuto a livello europeo, essendo lastminute più vecchio di Booking ed Expedia. Infine, Lastminute vanta una competenza molto forte su tutto quello che è la vendita degli alberghi grazie a “top secret hotel”. So che lei sceglie con particolare cura i manager. Che caratteristiche devono avere per lavorare con lei? Non devono essere degli yes man. Premio molto l’imprenditorialità, la capacità di confronto, la personalità e la creatività. In una parola, la leadership. Avendo io un carattere molto forte, non temo di essere oscurato da altre personalità ma, anzi, le incoraggio e mi circondo di leader. Anche perché solo avendo a fianco persone di questa caratura, è possibile delegare e portare così avanti più attività. P
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
I NUMERI DI BRAVOFLY CON SEDE IN SVIZZERA, BRAVOFLY RUMBO GROUP È ATTIVO IN 35 PAESI. IL PRINCIPALE MERCATO DI RIFERIMENTO È IL REGNO UNITO, MENTRE SONO IN FORTE CRESCITA FRANCIA E GERMANIA: QUESTI TRE, INSIEME A ITALIA E SPAGNA, RAPPRESENTANO
L’80% DELLE VENDITE DELLA SOCIETÀ. TRA I
MERCATI DEL FUTURO, SPICCANO ASIA E SUD AMERICA. PER IL 2015
L’OBIETTIVO DI FATTURATO È DI 2,5 MILIARDI: NELLA STIMA È CONSIDERATO IL CONSOLIDAMENTO DI LASTMINUTE, AVVENUTO A MARZO (QUINDI APPLICATO SOLO SU DIECI MESI).
© Courtesy of Sotheby’s
Arte
MURILLO SUPERSTAR A POCO MENO DI 30 ANNI, L’ARTISTA COLOMBIANO HA GIÀ RAGGIUNTO FAMA INTERNAZIONALE E QUOTAZIONI DA CENTINAIA DI MIGLIAIA DI DOLLARI. E SEMBRA SOLO L’INIZIO DI BIANCA MARTINELLI
T
rentotto lotti venduti all’asta in diciotto mesi, 246.807 euro la miglior aggiudicazione, per un totale di quasi 4 milioni di euro di ricavato (3.876.867, per la precisione) raggiunti solo tra il 2013 e il 2014. Il tutto, a poco meno di 30 anni. Ha decisamente i numeri, Oscar Murillo.Classe 1986, passaporto colombiano e residenza londinese (dettaglio non indifferente, quest’ultimo, su cui torneremo a breve), negli ultimi tempi il giovane artista è stato autore e protagonista di una scalata tanto incredibile quanto repentina delle aste d’arte contemporanea di tutto il globo, in grado di portarlo in pochi anni a divenire l’artista contemporaneo under 30 più quotato al mondo.
98
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
I dati fanno impressione, e la domanda sorge spontanea: cosa gli ha permesso di venire alla ribalta e di affermarsi tanto rapidamente e (parrebbe) saldamente in un settore altalenante e difficile come quello del mercato internazionale dell’arte contemporanea? Da semi-sconosciuto ad artista di levatura internazionale, il percorso di Murillo ha preso il via nel dicembre 2011 alla Nada Miami Art Fair, dove il gallerista di Los Angeles François Ghebaly propose una quindicina di suoi lavori. Le cifre di allora, comprensibilmente modiche rispetto a quelle eccezionali di oggi, si aggiravano tra 2.500 e 8.500 dollari, e il lavoro di Murillo incontrò subito il gusto del pubblico, registrando il suo primo sold out.
© Courtesy David Zwirner Gallery Londra/New York e Oscar Murillo © Courtesy David Zwirner Gallery Londra/New York e Oscar Murillo
© Courtesy David Zwirner Gallery Londra/New York e Oscar Murillo
© Courtesy David Zwirner Gallery Londra/New York e Oscar Murillo
© Courtesy David Zwirner Gallery Londra/New York e Oscar Murillo
© Courtesy of Sotheby’s © Courtesy of Sotheby’s
IL SUO PERCORSO HA PRESO IL VIA NEL DICEMBRE 2011 ALLA NADA MIAMI ART FAIR, REGISTRANDO IL PRIMO SOLD OUT
D
a un punto di vista stilistico, i dipinti di grandi dimensioni dell’artista si riallacciano alla vasta tradizione dell’Informale materico: sulle superfici di supporto grezzo, come tele frammentate e cucite, sono accostati colore, vernice spray, stralci di testo, detriti, polvere e cemento, distribuiti spesso secondo una logica performativa e casuale. Contestualmente, nei lavori a video e nelle performance si colgono nozioni come quelle di appartenenza e comunità, nonché l’approccio multiculturale dell’artista che, originario della Colombia, vive e lavora in un contesto brulicante e multietnico come quello londinese, in grado di fornire innumerevoli stimoli e influenze. Ed è forse proprio questa sua propensione all’internazionalità e l’apertura a
un sincretismo di culture che diviene ricchezza, a denotare la sua arte, costituendo la grande differenza rispetto ad altri giovani artisti suoi coetanei. Nel 2012 è la volta della celeberrima Serpentine Gallery di Londra, dove
l’artista ha esposto su invito di uno dei direttori artistici e semidio della curatela, Hans-Ulrich Obrist. Gli effetti non si sono fatti attendere: accostato a uno dei critici più autorevoli su scala mondiale, per Murillo si
UN SUCCESSO INARRESTABILE IL PRIMO TRIMESTRE DEL 2015 SEMBRA CONFERMARE IL SUCCESSO MERCANTILE DI MURILLO. L’11 E IL 12 FEBBRAIO, DA CHRISTIE’S A LONDRA, SONO STATE AGGIUDICATE LE OPERE UNTITLED (2011) E UNTITLED-YOGA/YOGA (2012). LA PRIMA, STIMATA 100-150 MILA STERLINE, HA RAGGIUNTO UN’AGGIUDICAZIONE DI 218.500, MENTRE LA SECONDA, DA UN VALORE DI 12-18 MILA STERLINE, È STATA BATTUTA PER 22.500. SEMPRE IL 12 FEBBRAIO A LONDRA, MA DA PHILLIPS, LA TELA BINGO (2012), VALUTATA 120-180 MILA STERLINE, HA RAGGIUNTO QUOTA 206.500, MENTRE IL 6 MARZO DA CHRISTIE’S A NEW YORK, FRIED (2012) HA PIÙ CHE RADDOPPIATO LA PROPRIA STIMA, INDIVIDUATA TRA GLI 80 MILA E I 120 MILA DOLLARI, CON UN’AGGIUDICAZIONE DI 269 MILA.
99
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
VENDUTI Nella fila in alto, da sinistra: Work! #9; The problem of digesting something that’s bigger than you can handle? #1 e Tilapia. Nella fila in basso: due Untitled, una del 2011 e una del 2012; Untitled (la era de la sinceridad) e Untitled (2). In apertura Work!
DAVID ZWIRNER GALLERY PER OSCAR MURILLO
Contemporary Curated Sotheby’s, New York Sam Francis Untitled, 1966
Venduto per 131.250 $ Sol Lewitt Black And White Horizontal Lines On Color, 2005
Venduto per 200.000 $
First Open Christie’s, Londra Lee Ufan From Line No. 780231, 1978
Venduto per 230.500 £ (342.754 $) Fredrik Værslev Untitled (Canopy), 2012
Venduto per 110.500 £ (164.314 $)
Tell Me What You Want (What You Really, Really Want) Bonhams, Los Angeles
Abraham Palatnik Untitled (Prototype For Kinechromatic Device), 1955 Circa
Venduto per 425.000 $ Richard Anuszkiewicz Green And Others, 1970
Venduto per 60.000 $
I
l resto è cronaca recente: Murillo entra a far parte a pieno titolo del rutilante sistema dell’arte contemporanea di caratura mondiale, tutte le principali case d’asta del globo iniziano a trattarne il lavoro con continuità, mentre da maggio a dicembre del 2013 le aggiudicazioni si succedono con una frequenza altissima: 25 lavori venduti all’asta in poco più di sei mesi, con offerte oscillanti tra i 19 mila e i 247 mila euro. Zero, manco a dirlo, è il numero dei lotti rimasti invenduti. Nel frattempo, a settembre dello stesso anno, Murillo entra a far parte della scuderia di David Zwirner, galleria con sede a Londra e New York. Anche in questo caso le conseguenze sono immediate: il 19 dello stesso mese l’opera Untitled (Drawing of the wall) viene battuta da Phillips a New York per 330 mila dollari (pari a 247 mila euro, 300 mila con le commissioni), stabilendo il record d’asta dell’autore che all’epoca, a soli 27 anni, poteva già contare ben cinque aggiudicazioni oltre i 200 mila euro.
A
nche nel 2014 i suoi risultati alle aste non hanno lasciato adito a dubbi: il 10 febbraio, nella sede londinese di Phillips, l’opera Untitled (2011) ha fruttato la “modica” cifra di 98.500 sterline lorde, il 12 febbraio, da Sotheby’s, Work! #9 (2012) viene battuta per 146.500 sterline diritti compresi, raddoppiando, secondo quella che ormai pare essere una consuetudine invalsa all’artista, l’iniziale stima di 60-80 mila sterline. Sulla scia di tutto ciò, anche le esposizioni si moltiplicano: nella primavera del 2014 Murillo è in mostra da David Zwirner con una persona-
DAL 2011 A OGGI Altre opere di Murillo. A sinistra, Yuka chips, olio, polvere di cemento colorato, grafite e detriti su tela. In basso, da sinistra verso destra: Perla de oro (del 2013), Let me be (del 2011) e Quantifying an ad campaign #6, opera realizzata lo scorso anno © Courtesy David Zwirner Gallery Londra/New York e Oscar Murillo
Venduto per 322.000 $
© Courtesy David Zwirner Gallery Londra/New York e Oscar Murillo
CHRISTO
The gates, 2003
sono spalancate le porte d’importanti collezioni e istituzioni. Un esempio di questa tendenza è la mostra promossa dall’influente Rubell Family Collection, tenutasi nella sede dell’omonima Fondazione in occasione di Art Basel Miami 2012, dove i 50 lavori esposti erano il frutto di cinque mesi di residenza sponsorizzati dagli importanti collezionisti Don e Mera Rubell.
© Courtesy David Zwirner Gallery Londra/New York e Oscar Murillo
LE ASTE DEL MESE
© Courtesy David Zwirner Gallery Londra/New York e Oscar Murillo
© Courtesy Sotheby’s, New York
Arte
A SOLI 27 ANNI, POTEVA GIÀ VANTARE CINQUE AGGIUDICAZIONI OLTRE I 200 MILA EURO
TOP 10 ARTISTI CONTEMPORANEI CON MENO DI 30 ANNI 1° OSCAR MURILLO (1986) Colombia
6° PARKER ITO (1986) Stati Uniti
2° LUCIEN SMITH (1989) Stati Uniti
7° RYAN SULLIVAN (1983) Stati Uniti
3° JACOB KASSAY (1984) Stati Uniti
8° HUGH DOUGLAS-SCOTT (1988) Uk
4° QIAOMING MI (1986) Cina
9° JIGGER CRUZ (1984) Filippine
5° LIANG HAO (1983) Cina
10° CHENGWEI CHEN (1984) Cina
Fonte: Artprice
le dall’eloquente titolo A Mercantile Novel, prima di approdare in altre prestigiose sedi private come la Marian Goodman Gallery di New York o la Saatchi Gallery di Londra. E così, mostra dopo mostra, asta dopo
100
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
asta, la carriera e l’arte di Oscar Murillo hanno conosciuto la loro definitiva consacrazione nell’Olimpo dell’arte, guadagnandosi un posto d’onore nel panorama della giovane arte contemporanea under 30. P
ALD PERMUTA
MOLTO PIÙ CHE CAMBIARE AUTO.
È scegliere una nuova idea di mobilità che ti semplifica la vita, a partire dalla garanzia del giusto prezzo per liberarti del tuo usato, perché ALD acquista la tua auto valutandola secondo i parametri di . La soluzione ideale per chi vuole passare a una nuova auto e avere i vantaggi del noleggio a lungo termine. Scopri di più su mobilitysolutions.aldautomotive.it
Moda
1
3 2
4 8
9 6 5
7
102
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
QUEL DECISO GUSTO DI
Marsala È STATO DECRETATO COLORE DELL’ANNO 2015, ORA SPOPOLA NELLE CREAZIONI DI STILISTI E DESIGNER: TUTTE LE DECLINAZIONI DI UNA TONALITÀ VERSATILE ED ELEGANTE di Letizia Redaelli
n coda alla cassa in una famosa libreria del centro di Milano, un uomo mi chiede se lavoro nel campo dell’arte. Il motivo della sua curiosità è il libro che ho in mano: Pantone, storia del XX secolo a colori di Leatrice Eiseman e Keith Recker. L’uomo, che poco più tardi si rivela essere un esperto di marketing del fashion, inizia una breve discettazione sul vero significato della moda, non come comunemente inteso. Insieme (e sicuramente non per primi) raggiungiamo la soluzione del quesito. In statistica la moda – o norma – è il valore che compare più frequentemente, come dire ciò che è più comune. La nostra chiacchierata non solo verte su questo argomento, ma spazia a un altro limitrofo e collaterale: un colore può essere di moda? Pantone Llc è nato più di quarantacinque anni fa e, nel tempo, è diventato la massima autorità nel campo del colore. Ispirazione di designer e creativi di tutto il mondo, offre servizi e tecnologie per dare sfogo al proprio estro attraverso il colore. Il fondatore Lawrence Herbert, nel 1963, ideò il Pantone Color Matching System: un catalogo di tinte standard sotto forma di palette. Si trattava di una vera e propria rivoluzione volta a risolvere i problemi legati all’identificazione delle tonalità nel settore delle arti grafiche. Pantone, da allora, ha am-
pliato la propria attività ad altri settori come il digitale, la moda, la casa, le plastiche, l’architettura, il design d’interni e la pittura.
Trend
trasversale
O
gni anno i professionisti dell’Istituto Pantone, tra cui il suo direttore esecutivo e guru del colore Leatrice Eiseman, comunicano al mondo quale sarà il colore dell’anno. Ovviamente non si tratta di una decisione arbitraria, ma del risultato di un’attenta analisi dei trend e della società, sia in termini culturali sia di condizione umana: a tale conclusione si giunge tramite lo studio dei colori più comuni nelle collezioni di moda e design e solo dopo l’osservazione dello stato emotivo del mondo. La tinta onorata di tale titolo nel 2014 è stata Radiant Orchid, un punto di viola ottenuto dall’unione tra il fucsia, il viola intenso e diverse sfumature di rosa. Una sinfonia capace di emanare gioia e amore, una magica tinta che colpisce
lo sguardo e intriga l’immaginazione. Ma il colore dell’anno 2015, protagonista di molte linee di moda sia maschili che femminili, è il marsala. «Mentre il Pantone 18-3224 Radiant Orchid», commenta Eiseman, «incoraggiava la creatività e l’innovazione, il marsala arricchisce la nostra mente, il nostro corpo e la nostra anima emanando sicurezza e stabilità». Un colore che, verrebbe da dire, simboleggia i desideri contemporanei dell’uomo. In un mondo in cui il caos regna sovrano, in cui tutto è sovraesposto, l’equilibrio è diventato un desiderio più che una costante. La cultura occidentale, iperconnessa, fa del multitasking la sua delizia e la sua croce: tante cose realizzate nello stesso momento, ma quante al massimo delle proprie possibilità? In un articolo pubblicato su The Guardian, il neuroscienziato Daniel J. Levitin, direttore del Laboratory for Music, Cognition and Expertise alla McGill University, ha dichiarato che essere contemporaneamente attivi su più fronti riduce l’efficienza e porta a un esaurimento delle funzioni cerebrali. Ciò che sostengono Levitin e altri studiosi è che il multitasking, in realtà, altro non è che passare velocemente da un compito all’altro.
«ARRICCHISCE LA NOSTRA MENTE, IL NOSTRO CORPO E LA NOSTRA ANIMA EMANANDO SICUREZZA E STABILITÀ» Leatrice Eiseman, direttore esecutivo Pantone Llc
103
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Com’era prevedibile, il marsala quest’anno ha colorato quasi tutte le passerelle, comprese quelle di Burberry Prorsum (4), Robert Geller (8), Andrea Pompilio (9) e Antonio Marras (3). Lo stilista italiano si è anch’esso presentato, a fine sfilata, interamente vestito della tinta dell’anno (2). Anche le star hanno subito fatto propria la tendenza del 2015, come dimostrano gli scatti a Taylor Lautner (1), reso celebre dalla saga di Twilight, i suoi colleghi Ryan Gosling (5) e David Oyelowo (6), e il cantante Sam Smith (7)
Moda
Petronius Fa tendenza questa cravatta in tricot di seta, realizzata a mano su antichi telai
Brunello Cucinelli In jersey piquet, la camicia dello stilista umbro presenta un interessante effetto denim
Angelico Stampa floreale sui toni del blu per questa pochette in cotone Oxford
L’idea che questo approccio permetta di raggiungere massimi obiettivi nel minor tempo possibile sarebbe, quindi, un’illusione. Il marsala, in questo panorama, è il tassello mancante. Un colore in controtendenza rispetto all’umore culturale e, per questo, necessario. Vi si legano pensieri di placida serenità, piacevoli e appaganti come un bicchiere dell’omonimo vino. Ha dell’intoccabile, rassicurante e solido come le sue sfumature rosso-marroni, figlie delle sfumature della terra: osservarlo dona pace e tranquillità, è come entrare in una bolla in cui è vietato l’accesso agli eccessivi stimoli esterni. Si tratta di una tonalità trasversale, adattabile alle creazioni di moda, ai prodotti di bellezza, all’industrial design e all’arredamento.
Dal total look al
particolare distintivo
A
Davide Albertario Portafoglio verticale in vitello palmellato bordeaux con sei porta carte di credito
Tagliatore Jacob Cohën Questo punto di azzurro si sposa perfettamente con il colore dell’anno
Monopetto sfoderato a due bottoni con tasche a toppa in jersey bicolore melange, che esalta i toni del marsala
Fratelli Rossetti Mocassino con fascetta in morbido vitello, è di una tonalità tra il marsala e il viola
104
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
ppropriato sia all’uomo che alla donna, è stato visto in diverse collezioni della primavera-estate 2015, utilizzato per i total look o come un accenno di colore in accordo con tinte più neutre. Grazie ai sottotoni bruciati, il marsala si sposa con il giallo dorato, con il ventaglio dei verdi e con le sfumature del blu: il risultato è, in ogni caso, una combinazione di sofisticata eleganza. Andrea Pompilio, designer prodigio della moda italiana, rende questo colore uno dei protagonisti della sua primavera maschile: lo spalma su pantaloni e capispalla, senza dimenticarsi di utilizzarlo per esaltare i dettagli. La maison Boglioli, invece, sceglie di accostarlo a una palette variegata: il verde pastello è esaltato dal marsala e viceversa, così come accade anche per il giallo intenso. Ma è interessante come il brand lo utilizzi anche per dar vita a una stampa geometrica: rombi sovrapposti su fondo bianco in un alternarsi di giallo ocra, carta da zucchero, rosso in-
TRA GLI ACCOSTAMENTI POSSIBILI SI CONTANO IL TURCHESE, I ROSA, I VERDI E IL CORALLO. MA È IL COLORE DEL MARE A RENDERLO ANCORA PIÙ SOFISTICATO
Perfetto
I
con il blu
l marsala vede diversi accostamenti possibili: il turchese, i rosa, i verdi e, addirittura, il corallo. Le sfumature dei blu, tuttavia, rendono questa tinta ancora più sofisticata, senza scadere in eccessi. Tagliatore propone una giacca totalmente sfoderata e destrutturata che fa di questo accordo cromatico la sua forza: il tessuto è un jersey bicolore melange che esalta i toni del marsala. Il monopetto è a due bottoni ed è caratterizzato da tasche a toppa, sottocollo in contrasto in jersey, spalla insellata, maniche a camicia, dettagli sartoriali e bottoni in metallo satinato-ramato. La tinta di questo capospalla si sposa perfettamente con i colori della pochette di Angelico e della camicia di Brunello Cucinelli. La pochette bianca, realizzata in cotone Oxford, è decorata con una stampa floreale sui toni del blu mentre la camicia, in jersey piquet, ha un effetto denim interessante. I pantaloni di Jacob Cohen, invece, sono di un punto di azzurro che trova un accordo armonioso con la tinta dell’anno. Gli accessori si dimostrano poi essere un terreno fertile per il marsala: lo si trova riproposto nelle calzature, nella pelletteria, nelle cravatte. Petronius presenta una cravatta tricot in seta realizzata a mano su antichi
telai, mentre è di Davide Albertario il portafoglio verticale in vitello palmellato bordeaux con sei porta carte di credito (entrambi disponibili su cardanoclub.it). Fratelli Rossetti, invece, ha ideato un mocassino con fascetta in morbido vitello in una tonalità in bilico tra il marsala e il viola.
Oltre
il fashion
M
a, come si accennava in precedenza, non è solo la moda a rendere onore al marsala: il suo utilizzo nel beauty è una prova di quanto sia duttile. Adattabile ai più svariati toni di pelle, può essere mixato con il rosa pesca o con i colori dorati ed è nella palette di ombretti, blush e rossetti. Si può dire che nel primo decennio del ‘900 un antenato del marsala fece capolino sulle labbra di moltissime donne. È American Beauty, un colore in bilico tra il rosso e il bordeaux, differente dal marsala perché mancante delle sfumature terrigne, ma simile per l’impatto visivo. In quel periodo, com’è noto, il sesso femminile era all’inizio della propria rivalsa e, nel lungo processo che portò all’acquisizione di pari diritti, trovò modo di essere protagonista anche nelle attività sportive. Charlotte Cooper, durante le seconde Olimpiadi organizzate in occasione dell’Esposizione Uni-
Contaminazione
continua
P
uò, quindi, un colore essere di moda? Se si guarda al marsala viene da dire di sì. È la trasposizione visiva del significato contemporaneo di trend: un flusso continuo tra le varie discipline che travolge il design, la moda, l’arte e l’arredamento in un processo di contaminazione continua. Un settore ispira l’altro per la scelta di un colore, in questo caso, ma, più generalmente, anche per forme e texture creando un’unica, sfaccettata visione del mondo. La tendenza, oggi, è intesa come prendere la stessa direzione dell’agire verso la costruzione di un comune senso estetico, al di là dei limiti predefiniti. P
Indirizzi Angelico www.angelico.it
Davide Albertario www.davidealbertariomilano.com
Petronius www.petronius1926.it
Brunello Cucinelli www.brunellocucinelli.com
Fratelli Rossetti www.fratellirossetti.com
Tagliatore www.tagliatore.com
Jacob Cohën Jacobcohen.it
105
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
© GettyImages (7), Universal (1)
tenso e marsala, ça va sans dire. C’è chi, come Robert Geller, ama sfruttarlo come una lieve pennellata per ravvivare un nero profondo e chi, invece, non ne risparmia l’uso: è questo il caso di Antonio Marras e Burberry Prorsum, due brand agli antipodi per caratteristiche stilistiche, che trovano una visione comune nella scelta di questo colore.
versale, diventò la prima campionessa olimpica guadagnandosi la vittoria nel tennis. A seguire, nel 1910, la baronessa Raymonde de la Roche fu la prima donna a conseguire un brevetto di volo e la spericolata Annie Taylor si gettò dalle cascate del Niagara dentro un barile. La nuova consapevolezza corporea femminile portò a una radicale mutazione della società il cui immaginario, prontamente, ne restò toccato. I colori della vita sportiva di inizio ‘900 sono più che altro tonalità neutre, dall’antracite al beige, passando per il bianco avana. Ma ciò che è interessante è come la palette di allora esaltò l’ingresso femminile nello sport: il rosso American Beauty, utilizzato in diverse campagne pubblicitarie dell’epoca in accordo con il verde scisto e il rosa cipria, è un chiaro rimando a una femminilità frizzante e potente.
Orologi
a cura di Michele Mengoli
L U N G H I S S I M A
© Rocky89/iStock/Thinkstock
DURATA VERSO LA SOLUZIONE DI UN PROBLEMA Caricare ogni giorno l’orologio manuale attraverso la corona consuma guarnizioni, lubrificanti e relativa tenuta stagna ben più di una carica settimanale. Così, per fare un celebre esempio, Panerai nei suoi orologi storici da polso per la Regia Marina Militare Italiana aveva incassato l’Angelus, un movimento da tasca con riserva di carica di ben otto giorni. Oggi, con l’evoluzione dei materiali, la problematica relativa all’usura di guarnizioni e lubrificanti è ridimensionata, ma il valore aggiunto di una lunga riserva di marcia è rimasto intatto, anche perché influisce sulla precisione dell’ora (a fine carica l’orologio è meno puntuale). In generale, la riserva di carica “allungata” si ottiene con un doppio bariletto che utilizza gradualmente l’energia immagazzinata dalla carica della corona o della massa oscillante nei movimenti automatici.
I
l piacere di guidare una utilitaria o il lussuoso sfizio di spingere l’acceleratore di una fuoriserie è condizionato – anche – dalla frequenza con cui è necessario “sostare ai box” per rifornirsi di carburante, perché in entrambi i casi non è mai piacevole avere una scarsa autonomia di marcia. In questo caso l’orologeria assomiglia al settore automobilistico. Nei segnatempo da polso la riserva di marcia tradizionale va indicativamente dalle 30 alle 50 ore e, per questo motivo, è consigliabile per tale categoria ricaricare l’orologio a carica manuale una volta al giorno. Allo stesso tempo anche quelli a carica automatica necessitano di una giusta dose di energia data dal movimento del polso altrimenti – come magari capita quando andiamo al mare e non lo indossiamo per molte ore della giornata – dopo un paio di giorni li troviamo scarichi o indietro rispetto all’ora corretta. Questo tipo di problematiche si assottigliano di fronte a riserve di carica che raddoppiano o triplicano l’autonomia consueta quando non vanno ancora decisamente oltre. Nella rassegna di questo mese presentiamo il meglio del mercato mondiale della “lunga durata”, con la vetta rappresentata dal Lange 31 di A. Lange & Söhne (box a destra), che raggiunge lo stratosferico dato
VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEI SEGNATEMPO CON RISERVA DI CARICA QUASI INFINITA
di un mese senza bisogno di nessuna ricarica manuale. Se guardiamo ai “semplici”, ore, minuti e secondi (al centro o “piccoli”, a ore 6), datario (a ore 3 o al 6) e riserva di carica di otto giorni sono la scelta in “purezza” di Blancpain, con il Villeret in oro rosso
dal quadrante bombato in smalto bianco grand feu (che opta per la carica automatica), e di Iwc, con il Portoghese in acciaio che invece preferisce la più classica carica manuale. Sul fronte dei “complicati”, Panerai, con il Radiomir 1940 Equation Of Time in ac-
Audemars Piguet audemarspiguet.com IL MILLENARY QUADRIENNIUM È UN CALENDARIO COMPLICATO CHE CONSENTE DI REIMPOSTARE L’ORA UNA SOLA VOLTA NEGLI ANNI BISESTILI ED È A RICARICA MANUALE (CASSA IN ORO ROSA Ø 32,90 X 37,90 MM; RISERVA DI CARICA DI SETTE GIORNI).
Blancpain IL VILLERET 8 JOURS CON SECONDI AL CENTRO E DATARIO A ORE 3 HA IL QUADRANTE BOMBATO IN SMALTO BIANCO GRAND FEU E LA CARICA È AUTOMATICA (CASSA IN ORO ROSSO Ø 42 MM; RISERVA DI CARICA DI OTTO GIORNI).
106
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
ciaio, abbina otto giorni di autonomia con l’“equazione del tempo” – che registra la differenza in minuti tra tempo solare e tempo medio – attraverso un movimento a carica manuale che indica anche il mese oltre alla data. Altri due sublimi calendari a carica manuale, entrambi con sette giorni di riserva di carica, per Audemars Piguet, con il Millenary Quadriennium in oro rosa, che consente di reimpostare l’ora una sola volta ne-
gli anni bisestili, e per H. Moser & Cie., con l’Endeavour Black Golden Edition, un perpetuo con grande datario e visualizzatore della riserva di carica in edizioni limitata a dieci esemplari. In una rassegna simile non poteva poi mancare una riserva di carica di (addirittura) 14 giorni in abbinamento al tourbillon, nel “trionfo” di scheletrature e incisioni artigianali del Vacheron Constantin Métiers d’Art Mécaniques Gravées. P
H. Moser & Cie. h-moser.com L’ENDEAVOUR BLACK GOLDEN EDITION È UN CALENDARIO PERPETUO MANUALE CON GRAN DATA E VISUALIZZATORE DELLA RISERVA DI CARICA IN EDIZIONI LIMITATA A DIECI ESEMPLARI (CASSA IN TITANIO CON TRATTAMENTO DLC Ø 40,8 MM; RISERVA DI CARICA DI SETTE GIORNI).
Iwc iwc.com IL PORTOGHESE OTTO GIORNI CON PICCOLI SECONDI AL 6 E DATA AL 3 È UNO DEI SUPER CLASSICI DELLA “LUNGA CARICA” CON VERSIONI IN ACCIAIO (IN FOTO) E ORO ROSSO E CINTURINI FIRMATI DA SANTONI. LA CARICA È MANUALE (CASSA IN ACCIAIO Ø 42 MM; RISERVA DI CARICA DI OTTO GIORNI).
Panerai panerai.com UNO DEI RADIOMIR PIÙ PREZIOSI È IL 1940 EQUATION OF TIME A CARICA MANUALE CON PICCOLI SECONDI A ORE 9, INDICATORI DI MESE E DATA AL 3 ED EQUAZIONE DEL TEMPO AL 6 (CASSA IN ACCIAIO Ø 48 MM; RISERVA DI CARICA DI OTTO GIORNI).
Va c h e r o n Constantin vacheron-constantin.com IL TOURBILLON MÉTIERS D’ART MÉCANIQUES GRAVÉES È UNO STREPITOSO ESERCIZIO DI STILE ACQUISTABILE SOLO NELLE BOUTIQUE MONOMARCA. IL MOVIMENTO MANUALE SI FREGIA DEL PUNZONE DI GINEVRA (CASSA IN PLATINO Ø 41 MM; RISERVA DI CARICA DI 14 GIORNI).
107
NESSUNO MEGLIO DI LUI IL RECORD DEL LANGE 31: UN MESE SENZA PENSIERI
A
guardarlo in foto il Lange 31 di A. Lange & Söhne sembra “semplicemente” un magnifico orologio di altissima manifattura, con la sua tanto sontuosa quanto discreta cassa in platino di grandi dimensioni e quadrante in argento massiccio rigorosamente essenziale, dove spicca il datario a due finestrelle – vero e proprio “must” della manifattura di Glashütte – a ore 10 e il “quadrantino” al 6 dei piccoli secondi. Ma è il contatore sovradimensionato IL SUO DOPPIO a ore 3 con il numero BARILETTO 31 a “fine corsa” che fa sobbalzare l’appassionato OCCUPA 3/4 di orologeria meccanica di DEL MOVIMENTO qualità, perché è riferito alla durata massima della riserva di carica dell’eccezionale movimento manuale che anima questo segnatempo unico sul mercato mondiale. Per poter accumulare l’energia necessaria all’autonomia di un intero mese, il Lange 31 è dotato di due bariletti sovrapposti. E fin qui siamo nella normalità degli orologi dalla carica allungata. L’eccezionalità sta nel diametro interno di 25 millimetri e con il doppio bariletto che occupa i tre quarti della superficie del movimento. Mentre le due FANTASCIENTIFICO molle di carica hanno una Oltre che per la lunghezza di 18,50 centimetri riserva da record, ciascuna, ossia da cinque a si distingue per una caratteristica dieci volte maggiore rispetto unica: la ricarica ai movimenti degli orologi da da una fessura sul fondello polso convenzionali a carica a ore 10 con manuale! caricamento a Insomma, lo avete capito, chiavetta stiamo parlando di numeri da fantascienza orologiera. Il movimento del Lange 31, per ricaricare il doppio bariletto a tre quarti, ha un’altra caratteristica unica nel panorama orologiero degli orologi da polso. L’orologio non si ricarica dalla corona – che ovviamente serve per sincronizzare ora, minuti e secondi – ma da una “fessura” sul fondello a ore 10 con caricamento a chiavetta. La vista sul fondo cassa include inoltre un panorama consueto per A. Lange & Söhne fatto di platine e ponti in alpacca naturale, ponte del bilanciere inciso a mano e quattro castoni d’oro avvitati e regolazione micrometrica brevettata con molla a collo di cigno. Tornando sul lato quadrante, il pulsante a ore 10 serve invece per l’avanzamento del grande datario (cassa in platino Ø 45,9 mm; riserva di carica di 31 giorni). www.alange-soehne.com
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Motori
ANALOGICO a
DITE ADDIO A LANCETTE E CONTAGIRI CROMATI, È ARRIVATO IL TFT, IL QUADRO DI BORDO ELETTRONICO. UN CUORE HI TECH ADATTABILE DI VOLTA IN VOLTA AI DESIDERI DI CHI È ALLA GUIDA DI A.P. ARTEMI
AUDI L’ultima TT sfoggia un display da 12,3 pollici
108
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
P
rovate a vagare per Internet alla ricerca della definizione di che cosa sia la tecnologia Tft, acronimo di Thin film transistor ovvero, in italiano, Transistor a pellicola sottile: la spiegazione più stringata, targata Wikipedia, impiega circa 500 parole per lasciare in chi non ha una laurea in ingegneria elettronica una serie di dubbi lunga come la Parigi-Pechino. Provate, allora, a chiedere a un concessionario Audi di accendervi l’ultima TT, la coupé dalla linea mozzafiato fiore all’occhiello della casa tedesca. La soluzione dell’inghippo sarà proprio lì, davanti ai vostri occhi e dietro al volante, sotto forma di un display da 12,3 pollici comandato da superprocessori capaci di gestire e visualizzare una mole impressionante di dati e informazioni al ritmo di 60 fotogrammi al secondo. Iniziamo scegliendo la configurazione “classica” e tutto sembra normale, con il tachimetro e il contagiri che la fanno da padroni. Basta poco, però, per capire che le lancette non oscillano, ma indicano con precisione assoluta la velocità e il regime di rotazione del motore garantendo, tra l’altro, un’ideale resi-
stenza passiva ai vari congegni che cercano di multarci per eccesso di zelo sul pedale del gas. Ma la vera rivoluzione appare se si opta per la modalità “infotainment”, con cui si sceglie se avere come protagonista il navigatore oppure il telefono o, ancora, la grafica dei sistemi di assistenza, le immagini della telecamera che assiste la retromarcia… Insomma: ognuno può farsi il cruscotto su misura, un’ebrezza tecnologica provata per la prima volta dai privilegiati acquirenti de LaFerrari, un Cavallino rampante ibrido da 963 cavalli. Loro, i 499 fortunati, di sicuro ci sono rimasti un po’ male quando hanno scoperto che i cruscotti Tft erano sbarcati sulle macchine delle persone dal rango economico quasi normale. Ma tant’è, l’hi tech è fatto per allargare le sue platee e così è passato dalla Ferrari che vale come un Van Gogh alla TT da 41 mila euro e, da qualche tempo, ha sdoganato il Tft anche su una city car come l’Abarth 595, o la Fiat 500 che nella versione Vintage ‘57 monta a sua volta il super display. È da sette pollici, è vero, ma non si può avere tutto a partire da 16.500 euro. Comunque, una volta che ci si è accomodati sui sedili realizzati da Poltrona
IL CRUSCOTTO “SU MISURA” HA DEBUTTATO SULLA ROSSA, MA È ORMAI SBARCATO ANCHE SU ALCUNE CITY CAR
ABARTH Anche una piccola come la 595 vanta un quadro hi tech
109
Frau, si possono configurare le info secondo le esigenze del momento scegliendo, per esempio, tra consumo istantaneo, percorrenza e autonomia, mentre il sistema consente di vedere gli avvisi del navigatore e di gestire al meglio media player, telefono e trip computer. Se, poi, quei sette pollici continuano a far insorgere un complesso d’inferiorità, non pensate ai facoltosi clienti dell’ultima Mercedes Classe S, una supercar cui è negato l’accesso a chi non può staccare un bonifico stellare: anche qui il teutonico display è da 12,3 ed è, noblesse oblige, ad alta definizione e full color. Quando si siede al posto di guida, il pilota è accolto dalla silhouette della vettura. Nel menù principale si trovano le indicazioni più utili per il viaggio, dal navigatore all’autonomia, dalla velocità di crociera alla distanza programmata per la frenata assistita. Poi la finestra sul futuro, sotto forma di tablet al centro della plancia (vale ulteriori 12,3 pollici), che si governa con il mouse posto davanti alla leva del cambio e che collega in tempo reale con il mondo intero. Non potete permettervi una Classe S e neppure una C, l’altra Mercedes che ostenta il suo bel Tft? Nessun problema, la Fiat 500 non è la sola auto abbordabile a montare il cyber cruscotto: c’è anche la Hyundai Tucson. Chi la vede da fuori
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
FERRARI I suoi privilegiati acquirenti sono stati i primi a provarlo
Motori
MERCEDES La Classe S di display ne ha addirittura due (da 12,3 pollici)
apprezza soprattutto il nuovo design delle luci posteriori, ma quello che più conta è che dentro si impostano le informazioni come si vuole, alla faccia di chi si ostina a guidare una Getz e si deve accontentare di immutabili informazioni formato 1.0. Se qualcuno, a questo punto, magari per un’incontenibile nostalgia dei tempi che furono, avesse ancora dei dubbi, ecco l’ar-
DAL NAVIGATORE AL TELEFONO, FINO ALLA TELECAMERA PER LA RETROMARCIA: TUTTO È PROPRIO SOTTO I NOSTRI OCCHI gomento definitivo a favore dei Tft. Avete presente gli inglesi, quelli che si fanno ancora un vanto del cruscotto della vecchia Mini, sì proprio quello con il grande tachimetro ovale e centrale, il livello benzina a destra, la pressione dell’olio a sinistra, qualche spia e nient’altro? È stato per de-
PARLEREMO CON LE NOSTRE AUTO OLANDESE, 50 ANNI, ADRIAN VAN HOOYDONK HA INIZIATO LA CARRIERA ALLA GENERAL ELECTRIC PRIMA DI ESSERE FOLGORATO, NEL 1989, DALLA PASSIONE PER LA PROGETTAZIONE AUTOMOBILISTICA. DAL ‘92 LAVORA IN BMW, DOVE HA RAGGIUNTO, SEI ANNI FA, L’AMBITA POSIZIONE DI DIRETTORE DEL DESIGN. Come immagina le novità che affiancheranno sulle auto di tutti i giorni il Tft? L’interazione tra il guidatore e la strumentazione a bordo dei veicoli sarà sempre più orientata verso un tipo di interfaccia touchscreen abbinata ai comandi vocali. Poter parlare con la propria macchina sarà il fattore determinante? Sì, ma in abbinamento con la tecnologia head-up display, il sistema che proietta le informazioni direttamente sul parabrezza o su un apposito pannello trasparente sistemato all’altezza del cruscotto, affinché i dati siano facilmente raggiunti dallo sguardo del conducente senza obbligarlo a distogliere l’attenzione dalla strada. Queste nuove tecnologie oggi tagliano fuori milioni di automobilisti… La connettività è un lusso che tutti prima o poi potranno permettersi. Ma perché ciò accada è indispensabile che le case che, come Bmw, hanno l’innovazione nel Dna facciano da apripista. Prendete la nuova Serie 5 Touring: la pellicola che sta alla base della tecnologia Tft contribuisce a un’esperienza di guida unica. Il passato, quindi, è tutto da buttare? No. L’imperativo è prendere quello che di meglio ha da offrirci. Quando ha lanciato la Mini 2.0 la Bmw ha mantenuto, rimodernandola, l’idea del cruscotto originario, un vero capolavoro del minimalismo messo al servizio degli automobilisti. Che cosa direbbe il progettista della vecchia Mini, se salisse su quella di oggi? Credo che andrebbe fiero del fatto che la sua idea di auto è ancora viva e vegeta. Poi, dato che era un ingegnere e non un designer, andrebbe pazzo per quelle soluzioni che lui non poteva vedere neanche nei sogni più sfrenati.
110
cenni il massimo del minimalismo applicato all’automobile, vanto dell’Union Jack come la minigonna di Mary Quant e i Beatles. Ma adesso anche il marchio più british che ci sia, la Jaguar (il fatto che il proprietario sia l’indiana Tata è un incidente di percorso), si è adeguato e nel corso del
COME CRONOGRAFI DI LUSSO IL CRUSCOTTO PIÙ BELLO DI SEMPRE? EMANUELE BEDETTI, DIRETTORE OPERATIVO EUROPA DI SHOKOSHA AUTOMOTIVE, SOCIETÀ GIAPPONESE LEADER NELLA PRODUZIONE DI QUADRANTI ANALOGICI, NON HA DUBBI. «È QUELLO DELLA JAGUAR E-TYPE, DI IMMEDIATA LETTURA CON UN SEMPLICE COLPO D’OCCHIO, UN PICCOLO CAPOLAVORO DI MECCANICA DI PRECISIONE DI CHIARA ISPIRAZIONE AERONAUTICA…». Un altro esempio? I puristi inglesi rimpiangono ancora la formula Mini, con il grande tachimetro al centro della plancia. Lo promuovo ancora a pieni voti, anche se oggi lo integrerei con un display Hud per gestire infinite ulteriori informazioni indirizzate al guidatore. Con l’avvento dei cruscotti Tft le lancette sono diventate giurassiche? No. Pensate agli orologi di alta gamma: quelli digitali sono pochissimi perché non sono imitabili, per esempio, le nostre finiture a raggio di sole o la polverizzazione catodica di metalli quali titanio o alluminio per le rifiniture... Tutte lavorazioni che accomunano il cruscotto dell’auto di lusso ai più esclusivi cronografi. Diciamolo con chiarezza: i Tft non sono che “buchi neri” sulla plancia, mentre i cruscotti analogici vengono ammirati e apprezzati come opere di alta orologeria. A proposito di strumenti tradizionali, perché quelli tondi sono sopravvissuti a tutti i tentativi d’innovazione degli ultimi quarant’anni? La forma circolare ispira completezza, ordine e purezza, mentre l’evidente richiamo al mondo della meccanica di precisione di orologi e cronometri aggiunge prestigio ed evoca l’abilità manuale. Una lancetta che si muove al progredire di velocità e numero di giri è parte dell’immaginario collettivo e della tradizione, permette un controllo immediato dell’avvicinarsi del limite. Niente che possa essere paragonato al semplice progredire di un numero o di un’immagine.
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
JAGUAR La versione 2016 della XF è dotata di Tft di ultima generazione
recente New York Auto Show ha presentato la versione 2016 della XF, da scegliere rigorosamente con il propulsore V6 tre litri sovralimentato da 380 cavalli. La trasmissione è automatica e con un’overdose di rapporti, addirittura otto, ma mentre lei cambia per voi potete concentrarvi sul Tft di ultimissima generazione e divertirvi a giocare con le informazioni come fa vostro figlio con la sua PlayStation. A proposito di vostro figlio, quello impallinato per le due ruote, neppure lui può essere immune al fascino della strumentazione più moderna che ci sia. A patto naturalmente, che abbia la fortuna di cavalcare una Ducati 1299 Panigale: sulla superbike da 205 cavalli che romba emiliano (con in tasca il passaporto tedesco), infatti, la configurazione del display a colori è variabile e si adatta automaticamente in base ai cambiamenti della luce ambientale e alla modalità selezionata. Se si sceglie Road e Wet la velocità diventa protagonista assoluta e viene visualizzata a cifre ingrandite in una posizione centrale, mentre i due riquadri di informazioni supplementari sottostanti offrono, rispettivamente, indicazioni sul chilometraggio totale e sulla temperatura del liquido di raffreddamento del motore. In configurazione Race, invece, il display sposta l’indicazione della velocità in basso a sinistra, facendo spazio per l’ultimo tempo sul giro, visualizzato a grandi cifre in posizione centrale. P (ha collaborato Nicole Berti di Carimate)
SÌ, VIAGGIARE ANDARE IN MOTO NON SIGNIFICA SOLO SFIDARE LA VELOCITÀ DEL VENTO, A VOLTE PIÙ CHE LA DESTINAZIONE CONTANO IL PERCORSO, IL PANORAMA, IL COMFORT. PER CHI VUOLE GODERSI TUTTO QUESTO, CI SONO LA KAWASAKI VERSYS 650 E LA SUZUKI V-STROM 650 XT ABS DI PIETRO DELLA LUCIA
T
roppe volte noi appassionati di moto - giornalisti in primis - ci azzuffiamo su quale moto sia più performante, tecnologicamente avanzata, evoluta rispetto al modello precedente. Discussioni fatte di numeri, dati oggettivi (e pareri spesso meno oggettivi) che tendono sempre ad alzare l’asticella di quello che ci pare necessario perché una moto sia quella giusta per noi. Compriamo le gomme più morbide, sostituiamo le sospensioni, cambiamo i rapporti, modifichiamo la centralina, lo scarico e tutto quello che il portafoglio ci consente per poter andare più forte del week end precedente, in una perenne rincorsa della prestazione che ci soddisfi appieno. Poi un giorno sali su una Kawasaki Versys 650 o su una Suzuki V-Strom 650
111
XT Abs, trotterelli a 70 km/h e capisci che andare in moto è anche un’altra cosa. Andare in moto è dimenticarsi il nome delle gomme montate, dimenticarsi quanti cavalli ha il motore, o quanti Nm sprigiona; andare in moto è invitare la fidanzata a salire e vedere nei suoi occhi la gioia per la promessa di un viaggio in comodità e non il terrore del sellino ridottissimo senza appigli per contrastare le furiose accelerazioni. Andare in moto – con certe moto – è ricordarsi ogni metro di strada percorsa e non arrivare a destinazione prima di qualcun altro.
IL BELLO È RICORDARSI OGNI METRO DI STRADA, NON ARRIVARE ALLA META PRIMA DEGLI ALTRI
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Motori
KAWASAKI VERSYS 650 2015
Motore bicilindrico in linea da 649 cc Potenza massima 51 kW (69 cv) a 8.500 giri Coppia massima 64 Nm a 7.000 giri Peso 216 kg ODM Capacità serbatoio: 21 litri Altezza sella 840 mm
Se state cercando di guidare senza pensieri assillanti, con solo il gusto delle gomme sulla strada queste due moto sono la vostra scelta. Contenute per cilindrata, prezzo e costi di gestione, non lesinano quanto a comfort, qualità costruttiva e prestazioni. I motori bicilindrici da 650 cc sono una scelta equilibrata. Hanno carattere ai bassi e medi regimi – come ogni bicilindrico che si rispetti – ma sanno macinare chilometri senza battere ciglio anche a velocità sostenute. È proprio nella versatilità che queste due giapponesi danno il loro meglio. Sono moto facili da guidare e si prestano bene a chi è agli inizi o nell’uso cittadino, dove gli spazi sono contenuti. Suzuki in questi frangenti fa valere il peso moderato - grazie al telaio in alluminio – oltre a un cambio e una frizione morbidissimi. Quando però arriva il momento di montare le borse laterali (integrate con sistema onekey per la Kawasaki) e puntare a strade più aperte, lontane dalla vita di tutti i giorni, V-Strom e Versys meraviglia-
SUZUKI V-STROM 650 XT
Motore bicilindrico a V di 90° da 645 cc Potenza massima 50,5 kW (69 cv) a 8.800 giri Coppia massima 60 Nm a 6.400 giri Peso 215 kg Capacità serbatoio: 20 litri Altezza sella 835 mm
no. La posizione in sella – rivista sulla moto di Akashi – è naturale e confortevole per pilota e passeggero. L’imbottitura della sella, la protezione aerodinamica (Kawasaki ha il cupolino regolabile) e la pressoché assenza di vibrazioni fa il resto: vorreste non arrivare mai. La Kawasaki poi da quest’anno monta un serbatoio da 21 litri (20 per la Suzuki) che garantisce grande autonomia. Tra le curve hanno guide differenti. Più svelta e stradale la nuova Versys, che adotta il cerchio anteriore da 17”, più macchinosa ma di grande stabilità la VStrom con la classica soluzione del cerchio anteriore da 19” e posteriore da 17”. Soluzione che le permette di affrontare con più serenità qualche dolce sterrato (attenzione però all’abs non disinseribile). La Kawasaki ha ora, grazie al nuovo impianto sospensioni, un equilibrio tra sostegno e confort senza pari nella categoria. Le sospensioni sono inoltre regolabili e permettono di ovviare a un assetto un po’ seduto quando si viaggia con il passeg-
È NELLA VERSATILITÀ CHE DANNO IL LORO MEGLIO. FACILI DA GUIDARE, SI PRESTANO ANCHE ALL’USO CITTADINO
112
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
gero o le borse. Sono moto fantastiche e il mercato in questi anni – pur nella crisi generale – lo ha dimostrato. Finora però erano considerate moto di sostanza, ma con gravi carenze stilistiche. Le grandi doti dinamiche suggerivano di tapparsi il naso e non specchiarsi nelle vetrine ma non tutti ci riuscivano. Molti lasciavano stare optando per modelli meno tutto fare ma più gradevoli all’occhio. Da quest’anno non è più così. I gusti sono gusti, ma certo le linee della V-Strom, che strizzano l’occhio all’off-road, e quelle spigolose della Versys, non sono più banali o sgraziate. Hanno personalità, hanno armonia (forse di più la Kawasaki) e la cura costruttiva (a eccezione di qualche dettaglio sulla Versys) è da moto di categoria – e prezzo – superiore. Già, perché con meno di 9 mila euro (anche meno per le versioni base) ve le portate a casa ben equipaggiate, anche se poi la lista degli accessori è lunga e ricca di chicche interessanti. Queste due giapponesi pacate e ragionevoli ci hanno ricordato che andare in moto significa anche sorridere quando si viene superati a 200 km/h da un centauro bardato da gran premio e pensare che non si è accorto che lì, sulla destra, tra gli alberi, si vedeva l’azzurro del mare. P
Hi tech
a cura di Matteo T. Mombelli
MUSICA A COLORI
QUALITÀ AUDIO ABBINATA A COLORI VIVACI IN VISTA DELL’ESTATE. PER DARE UN TONO NON SOLO AI VOSTRI BRANI PREFERITI, MA ANCHE AL VOSTRO LOOK
URBAN STYLE
Audio di qualità, bassi profondi e stile urbano. La linea Urbanite XL di Sennheiser è pensata per gli amanti della musica, che non rinunciano a curare la propria immagine. Disponibili nei colori black, denim, plum, olive, sand e nation, queste cuffie non passano inosservate per i materiali con cui sono realizzate: cerniere in acciaio inossidabile e archetto rivestito in tessuto. Comode in caso di utilizzo prolungato grazie a morbidi cuscinetti, che consentono anche un buon isolamento dai rumori esterni, le Urbanite XL sono dotate di comandi con microfono integrato su cavo per gestire musica e chiamate anche su tablet e smartphone Apple o Samsung Galaxy.
Prezzo: 229 euro www.sennheiser.com
SUONO ESPANDIBILE
ULTRA-PORTATILE
Piccolo, robusto e disponibile in quattro colorazioni: verde lime e nero; bianco e nero; rosso e nero; e blu e verde. Il nuovo altoparlante tascabile FL3X di Woox permette di portare i propri brani sempre con sé ed è facilmente collegabile ai dispositivi mobili attraverso una connessione Bluetooth o tramite una porta Audio-In. Per ottenere bassi più pieni e una migliore esperienza audio è possibile espandere l’altoparlante facendone scorrere i lati verso l’esterno; la funzione anti-clipping evita le distorsioni del volume elevato, dando la possibilità di ascoltare musica praticamente ovunque.
Lo speaker wireless di Neomi si rinnova con la serie Neo2Go G2, una cassa audio di alta qualità, utilizzabile anche come vivavoce per lo smartphone grazie a un microfono integrato e a una connessione senza fili, via Bluetooth o attraverso la tecnologia Nfc. Disponibile in sei colori, il dispositivo è dotato di una tastiera di controllo per una gestione intuitiva e veloce di musica e chiamate; inoltre, un solido cordino e una ventosa removibile garantiscono al Neo2Go G2 un’ampia libertà di utilizzo: può essere agganciato facilmente a uno zaino, al box doccia o al vetro dell’auto.
Prezzo: 39,99 euro www.woox.com
Prezzo: 89,99 euro neoproducts.ch
PER LO SPORTIVO
Il grande vantaggio per chi acquista la serie WS610 di Sony è quella di non comprare solo delle cuffie comode e leggere (solo 37 g) sia per l’attività fisica che per le nuotate in piscina, ma di indossare un vero e proprio lettore di file audio. Oltre a riprodurre la musica in arrivo da smartphone o altri dispositivi collegabili via Bluetooth, il Walkman NWZ-WS610 è dotato, infatti, di una memoria interna (da 4 o 16 GB) per caricare le proprie playlist. Compreso con le cuffie - di colore verde, blu o nero - anche un pratico telecomando ad anello (non utilizzabile in acqua) per il controllo della riproduzione dei brani e che permette di accettare le chiamate quando si è in movimento.
Prezzo: 159,95 euro www.bose.it
Prezzo: da 179 euro www.sony.it
114
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
© RKaulitzki/iStock/Thinkstock
WALKMAN SUBACQUEO
Sono progettati specificatamente per l’esercizio fisico i Bose SoundSport in-ear, auricolari che, oltre a essere caratterizzati da colori vivaci, offrono una maggiore resistenza a sudore e acqua rispetto ai modelli precedenti. Per chi ama allenarsi con la musica preferita, i SoundSport garantiscono un suono pieno e bilanciato; inoltre, particolari inserti proprietari di Bose assicurano una distribuzione uniforme del contatto degli auricolari alle orecchie e un’aderenza salda e comoda anche per un utilizzo prolungato. Pulsanti e microfono si integrano perfettamente con le versioni più recenti di Phone e iPad – oltre che per gli ultimi tablet e smartphone della linea Samsung Galaxy – per la gestione di chiamate, regolazione di volume o selezione del brano.
Fino a
3 ANNI di garanzia*
MB5350
MB5050
MB2350
MB2050
MAXIFY your business.
iB4050
*regolamento su canon.it/promozioni Promozione valida dal 1 aprile al 31 agosto 2015.
Per i piccoli uffici e gli uffici domestici, il tempo non è solo denaro. Il tempo è tutto. La nuova serie di stampanti business inkjet MAXIFY è studiata specificamente per le tue esigenze lavorative. Offre vassoi di alimentazione carta di grandi dimensioni, stampa e scansione da/a servizi cloud grazie a MAXIFY Cloud Link, stampa wireless, basso consumo energetico, inchiostro DRHD a lunga durata e uscita della prima stampa in soli 7 secondi: lavorando in modo più intelligente, godrai di più tempo a disposizione.
canon.it/maxify
Golf
52 WEEK END in BUCA
OVVERO PERCHÉ L’ITALIA POTREBBE DIVENTARE LA MECCA DEL GREEN. CLIMA IDEALE, RICCHEZZE CULTURALI ED ENOLOGICHE SONO SOLO ALCUNE DELLE RAGIONI CHE LA RENDONO UNA DESTINAZIONE PERFETTA
È
difficile immaginare qualcuno che, avendo un anno da dedicare al golf, non sceglierebbe l’Italia come meta ideale. Il nostro Paese, anche se i dati non sempre sono lì a confermarlo, sembra fatto apposta per chi ama il green. Da un lato, si presenta lungo e stretto, garantendo condizioni climatiche adatte in ognuna delle quattro stagioni dell’anno, ma con la non trascurabile caratteristica di essere nel contempo percorribile da una parte all’altra nell’arco della stessa giornata: idealmente, basta infatti muoversi lungo la penisola, se-
SONO LE COPPIE O VERI E PROPRI GRUPPI A VIAGGIARE VERSO NUOVI CAMPI E LE ZONE CHE LI OSPITANO
DI DARIO DONADONI guendo le previsioni meteo, per trovare sempre il luogo con il clima ideale. Dall’altro esprime, grazie alla storia e alla cultura in tutte le loro forme, un mix impareggiabile di interessi e motivi per visitarlo presentandosi, con la sua morfologia capace di allineare su una direttrice continua i tanti campi da golf, quale destinazione perfetta per gli appassionati e come opportunità per il suo stesso territorio. Ed è proprio da quest’ultimo concetto che intendiamo partire per riaffermare il significato, sempre più centrale, di golf destination.
C’È TURISTA E TURISTA Una delle caratteristiche riconosciute del giocatore di golf è che, spesso, veste anche il ruolo di turista e come tale diventa particolarmente interessante per i luoghi dove decide di praticare il suo sport. La spesa media giornaliera di questo
116
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
“esemplare” di viaggiatore si eleva, infatti, di molto rispetto a quella di un turista tradizionale. Molte indagini al riguardo hanno certificato che l’attitudine a fruire di quanto la location prescelta sia in grado di offrire è decisamente sviluppata nel golfista in viaggio, distribuendosi nelle più diverse occasioni, pre e post green, siano esse legate all’ambito culturale e quindi alle possibilità di conoscere i luoghi che hanno fatto la storia o i lasciti degli artisti più famosi; o, perché no, a un’altra forma di cultura, quale è quella legata ai gusti e ai sapori della tradizione enogastronomica che, dopo le fatidiche 18 buche, spesso rappresenta la migliore ricompensa.
MEGLIO SOLI… O ACCOMPAGNATI? Ma tutto ciò risulta ancora più interessante se si pensa che il golfista, quando deci-
de di muoversi, difficilmente lo fa in solitaria. Molto più frequentemente, infatti, sono le coppie, per non dire veri e propri gruppi, a scegliere di condividere golf e tempo libero, muovendo verso nuovi campi e le zone che li accolgono. In questa prospettiva la possibilità di rinvenire, nelle vicinanze dei golf club, o negli itinerari che li annoverano, altri e differenziati spunti di interesse per trascorrere i giorni che intervallano le fatiche sui green diventa un elemento che può orientare la scelta della destinazione. Non tutti i componenti delle coppie sono golfisti, non tutti i giocatori sono appassionati con la stessa intensità, non tutti antepongono il lato sportivo nella distribuzione del tempo libero. In ognuna di queste diverse combinazioni si trova facilmente l’opportunità che un Paese come l’Italia è in grado di proporre, in virtù della capacità di offrire una così vasta varietà di
alternative da abbinare al golf. E se per alcuni il pensiero corre a ciò che spesso fa da cornice a green e fairway, quali le strutture di wellness, spa e simili, le nostre regioni riescono a esprimere molto altro anche in termini di eventi che a livello locale caratterizzano, da sempre, la vita, la tradizione e le abitudini di molti paesi e luoghi lungo la penisola.
SIAMO TUTTI METEOROLOGI Ma partiamo dal meteo. La stagione è forse quella che meglio si presta per il golf con tutti i percorsi aperti e condizioni ideali quasi ovunque. I campi posti alle più elevate altitudini possono presentare temperature ancora non per tutti confortevoli, ma sono quelli che a breve si faranno apprezzare allorché l’estate farà il suo esordio. Nei tre mesi centrali, tra giugno e agosto, se il golfista che sceglierà il mare avrà innumerevoli alternative da se-
117
lezionare, al contempo non potrà evitare di fare i conti con le temperature che avvolgono lidi e spiagge. L’opzione montana, a quel punto, rappresenterà una possibilità di gioco con condizioni ideali fatte di temperature moderate, brezze
DOUBLE FACE: QUATTRO STAGIONI Regione /zona
36 buche
27 buche
18 buche
9 buche
LIGURIA
-
-
4
4
LAGO DI GARDA
1
3
4
2
TOSCANA (SUL MARE)
-
-
6
4
PUGLIA
-
-
4
1
SICILIA
2
-
3
1
SARDEGNA
-
-
4
2
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Golf
18 buche 9 buche
VALLE D’AOSTA 1 4 PIEMONTE 1 2 LOMBARDIA 3 VENETO 2 2 FRIULI VENEZIA GIULIA 1 TRENTINO ALTO ADIGE 5 6
piacevoli, fairway e green normalmente eccellenti. E, dettaglio per molti non secondario, palline che, in presenza di aria rarefatta volano molto di più, consentendo di coprire distanze che regalano grande soddisfazione. L’altro momento in cui il meteo gioca un ruolo decisivo è il periodo invernale, che per molti significa inesorabilmente letargo sportivo. Ma per chi decide di combattere la pigrizia con una gita “fuori porta”, le alternative sono molte, alcune raggiungibili per via di terra, altre necessariamente per via aerea. Liguria, Toscana, Puglia, Sicilia e Sardegna o un’area come quella del Lago di Garda sono ideali per giocare con condizioni eccellenti, circondati dalle bellezze in cui sono incastonati i tanti splendidi campi da golf presenti in queste regioni. Senza, particolare non da poco, doversi preoccupare di passaporti o altri elementi necessari per viaggi all’estero. E se invece che il clima a guidare le scelte fosse altro, ecco un binomio che definire vincente è forse riduttivo: cinema e vino.
FILM CHE PASSIONE In quella stagione dell’anno che ci avvia a rallentare la parte sportivamente più intensa, alcuni eventi vengono a proposito per rappresentare motivi, per molti irresistibili, per tracciare itinerari non solo golfistici. Una delle patrie della settima arte, qual è l’Italia, presenta infatti a ridosso del periodo post vacanziero e fino all’autunno alcuni appuntamenti irrinunciabili per gli appassionati. A partire dalla Mostra del Cinema di Venezia (2-12 settembre 2015) per continuare con la Festa del Cinema di Roma (16-23 ottobre) e concludere con il Torino Film Festival (20-28 novembre 2015). Questi momenti delineano tre tappe che appaiono spunti ideali non solo per un soggiorno nelle rispettive città, tra le più affascinanti e cariche di storia e cultura, ma anche per visitare i circoli che con i loro percorsi raccontano la migliore tradizione del golf italiano E conoscendo la passione di molte star
CINEMA E VINO PROPONGONO EVENTI VALIDI PER ITINERARI NON SOLO SPORTIVI
per il gioco del golf, non ci sarebbe da stupirsi se, tra una proiezione e una premiazione, ci si imbattesse in qualche mito della ormai ex celluloide alla ricerca della propria pallina nei rough o nei laghetti del Gc Venezia, del Circolo Golf Torino o del Gc Acquasanta (solo per ricordarne alcuni).
ROSSI, BIANCHI &… La vendemmia è da sempre uno dei momenti più rappresentativi delle nostre terre che, da Nord a Sud, vantano il meglio di quanto la produzione enologica è in grado di offrire. E, non a caso, sin dall’antichità, questa così particolare fase del mondo contadino è sinonimo di tradizione anche festosa, per il significato che l’uva ricopre come prodotto alimentare a 360°. Ecco spiegato l’incredibile pullulare di eventi, sagre e occasioni di assaggio in genere, a salutare in ogni regione la raccolta di questo prezioso frutto e per farne conoscere i molteplici utilizzi. Tra i quali il vino, ovviamente, ricopre il ruolo di protagonista. Molte sono le occasioni
UN TURISTA CHE PESA I giocatori di golf sono oltre 50 milioni nel mondo, e oltre un quarto di essi pianifica almeno una vacanza all’anno in funzione della presenza di campi su cui trascorrere parte del tempo. Il turista dei green spende oltre il 100% in più di un viaggiatore normale e, stando ai dati divulgati in occasione dell’ultimo Igtm di Villa Erba, meno di altri ha subito gli effetti della crisi.
118
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
a partire dal mese di settembre, organizzate dalle stesse aziende e dai consorzi, secondo calendari che variano nelle diverse regioni, per andare a conoscere le fasi della vendemmia, della selezione e lavorazione dell’uva, fino al lavoro (anche partecipando) negli stessi vigneti. Quale migliore richiamo, fatto di profumi e sapori, per ricompensare le “fatiche” sui green e fornire la “scusa” per andare, in loco, a scoprire uno dei prodotti più tipici e apprezzati delle nostre terre? Alba e Monferrato, Chianti, Valtellina e Franciacorta, Valpolicella e Termeno, Salento e Marsala, Pantelleria e Gallura sono solo alcuni dei nomi che possono venire in mente nel parlare di vino nostrano. Ma la cosa, forse non per tutti altrettanto facile da riconoscere, è che in ognuna di queste zone (come in tutte le altre qui non ricordate ma parimenti uniche per le rispettive produzioni e qualità vitivinicole) sono incastonati splendidi percorsi e circoli di golf che rappresentano il miglior connubio per chi, a un ottimo vino, voglia accompagnare le altrettanto entusiasmanti sensazioni che 18 buche sono in grado di garantire. Molti sono i riferimenti e le fonti cui rifarsi per individuare i tanti appuntamenti e affiancare al calendario “green” quello “eno”. Ad esempio, winenews.it, movimentoturismovino.it risultano utili per riferimenti, appuntamenti e date. P
© michalzak/Istock/Thinkstock (1), Malcolm Boyd/Istock/Thinkstock (1)
PER L’ESTATE: GREEN DI MONTAGNA
Intervista
Luciano Nicchiarelli
POSSIAMO FARE ANCORA DI PIÙ LA PAROLA AL PRESIDENTE DEL GOLF CLUB TOSCANO PUNTA ALA, NEL GROSSETANO
I
l 2015 sarà l’anno della ripresa? A dire il vero, già il 2014 ci ha visti nuovamente in attivo, dal punto di vista dei conti, a conferma di una gestione oculata e insieme dinamica e attenta a proporre un’offerta interessante per i nostri soci e ospiti, con il campo e il club in ottima forma. Gli effetti della situazione generale difficile si sono sentiti soprattutto nel 2013 e l’anno che stiamo vivendo è piuttosto buono, con il clima che gioca sempre un ruolo importante. Ora siamo alle porte del periodo più intenso per il nostro circolo e per tutta la zona di Punta Ala, che ha in questi mesi la vera stagione alta e di grande attività. Parliamo un po’ di numeri? Il nostro è un club che, seppur con una presenza di soci abbastanza stabile, vede la maggior parte delle entrate provenire da green fee e altri servizi. Solo il 2025% del conto economico è dato dalle quote dei soci. La nostra storia (lo scorso anno abbiamo festeggiato i 50 anni) nasce con una forte presenza di proprietari di ville provenienti da altre regioni italiane, che in quegli anni scelsero questa splendida zona per il tempo libero. Da un altro punto di vista, sono le gare, 102-104 all’anno, a farla da protagoniste: in alcuni periodi, come luglio e agosto, il calendario è praticamente giornaliero. Da notare che siamo meta di molte clinic, spesso organizzate da professionisti esteri che ci scelgono per le loro ini-
ziative Quali i motivi per scegliere Punta Ala? Innanzitutto, è utile sapere che siamo aperti tutto l’anno con un clima ideale e molto da visitare nei dintorni. Poi il campo, splendido, con una morfologia piuttosto mossa che lo rende impegnativo anche sul piano degli spostamenti (opportuno dotarsi di cart) e un disegno divertente e stimolante per i giocatori di ogni livello. Le buche sono suggestive, con viste eccezionali anche sull’Isola d’Elba e fino a Capraia, con la macchia mediterranea e la presenza di alberi importanti a modellarle, rendendole tecnicamente molto valide e di grande piacevolezza per chi voglia gustarle anche solo per la parte puramente estetica. Le molte competizioni, anche internazionali e federali, confermano l’apprezzamento di giocatori e organizzatori. La presenza di un ottimo ristorante, capace di proporre i gusti e i sapori enogastronomici della zona, uniti a un panorama stupendo, è un’ulteriore caratteristica Sappiamo che vi è un elemento forse unico nel vostro club…
Il dissalatore, uno strumento che ha cambiato e risolto in modo decisivo uno dei problemi che affliggeva il nostro campo, la mancanza d’acqua. Una soluzione, tra l’altro, che con vero spirito ecologico ci consente la totale autonomia per quanto riguarda le risorse idriche e di mantenere il campo in condizioni eccellenti. Un progetto complesso, che ha fatto i conti con non poche difficoltà, anche burocratiche, nato sotto la mia presidenza, primo in Italia, che oggi è capace di fornire supporto idrico anche alla comunità di Punta Ala, non solo al campo da golf. Un risultato notevole con un impatto decisamente ridotto sui soci, che ci sta ripagando il tutto. Golf e turismo, obiettivo o realtà? La valenza turistica della zona, incontaminata, è molto forte e costituisce un elemento peculiare della nostra offerta. La vicinanza di luoghi storici e culturalmente di livello assoluto quali Siena, Pisa, San Gimignano – per dire solo di alcuni – la marina per chi apprezza lo sport in mare o le escursioni lungo le splendide coste, l’eccezionale offerta di gusti e sapori enogastronomici rappresentano un mix impareggiabile. Dal punto di vista strettamente golfistico, abbiamo poi definito alcuni accordi con circoli vicini (Argentario e Toscana) per consentire un’offerta varia in grado di attrarre chi cerchi una combinazione per più giorni. E, in questo, i molti ospiti non solo italiani confermano che Punta Ala è una meta di grande attrazione. Unico neo, su cui varrebbe la pena intervenire, è la scelta di gran parte delle strutture ricettive della zona di mantenere la chiusura per il periodo invernale, riducendo la capacità di accogliere i visitatori e di sviluppare una proposta per attrarre lungo l’intero anno il turista-golfista di tutto il mondo. Un’opportunità che potrebbe aumentare gli introiti non solo per il golf. Se pensiamo a quanto hanno realizzato alcuni Paesi europei, la mia considerazione è che abbiamo ancora grandissime opportunità da cogliere e in questo la collaborazione con Federazione e strutture locali è determinante, come la presenza agli eventi promozionali golfistici internazionali che ci vede attivi per diffondere la notorietà del nostro circolo e di tutta l’area di Punta Ala. P
STIMOLANTE Il campo (in alto) ha una morfologia mossa, che lo rende impegnativo. In basso, il presidente Luciano Nicchiarelli
GOLFPUNTAALA.IT
Cucina
a cura di Andrea Gori
Un artigiano
ai fornelli AMBASCIATORE DELLA TOSCANA A EXPO, PERSONAGGIO TV, TRA I MIGLIORI CHEF ITALIANI PER LA GUIDA MICHELIN, EPPURE QUESTO VIAREGGINO DOC NON SI È MONTATO LA TESTA E AL SUO RISTORANTE NEL LUCCA CENTER OF CONTEMPORARY ART RIFUGGE LE ECCESSIVE SOFISTICAZIONI
C
uoco simbolo della Toscana al prossimo Expo, nominato di fresco dalla Guida Michelin tra i più talentuosi chef italiani, personaggio televisivo (I re della griglia su DMax), un viareggino schietto e verace che non le manda certo a dire, da bravo toscano legatissimo alla sua regione, all’olio extra vergine di oliva e al mare. Di recente Cristiano Tomei si è trasferito a Lucca e il suo ristorante L’imbuto si trova al piano terra del Lucca Center of Contemporary Art, spazio espositivo di innegabile fascino. Una scelta che regala molti punti di riflessione su cosa vuol dire essere un cuoco oggi. Perché è diventato uno chef e cosa la spinge a continuare su questa strada? Mi ha guidato la passione per lo star bene, per il godimento puro del cibo. Senza troppa filosofia, considero il cibo l’elemento più significativo per l’essere umano: a tavola in fondo si discute, si litiga anche, però poi si fa sempre la pace ed eventualmente anche qualcos’altro… Il cibo è nostro compagno di vita e, quindi, la mia posizione di cuoco è privilegiata, perché riesco a donare felicità a qualcuno facendolo godere a tavola. La cucina italiana è una cucina di prodotto, dicono… Non sono del tutto d’accordo che la nostra sia una cucina di prodotto, il cuoco ci vuole eccome! I prodotti da soli non si vendono, né si mangiano, né spesso si apprezzano: il nostro fine è esaltare la materia prima e non basta dividere uno scampo a metà... Il nostro è un lavoro che ci rende dipendenti dalla materia prima, dunque esorto tanti cuochi a tornare a usare prodotti locali e non solo quelli provenienti dalla distribuzione: con tutto il rispetto per i loro prodotti, ottimi, questo genera un’eccessiva uniformità di sapori.
120
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
LA RICETTA DEL PICCIONE APPESO
TUTTI I COLORI DEL GUSTO In alto, la sala de L’imbuto nel Lucca Center of Contemporary Art. A destra, il celebre Piccione appeso di Tomei
Qual è il suo attrezzo preferito? Nonostante abbia tutti gli apparecchi oggi quasi obbligatori, dal Roner al Pacojet, in realtà mi piace scoprire sempre qualcosa di nuovo. Sono un curioso di natura, ogni giorno cerco una nuova esperienza che non si riduca a un mero esercizio di stile. A volte benedico il fatto di non essermi mai potuto permettere strumenti costosi o ingombranti, sono sempre stato costretto a usare quello che avevo a disposizione: uno stimolo incredibile per la mente e le mani. Inoltre molte tecniche spesso sono davvero invadenti. Prendiamo++ la mania della cottura sottovuoto: non è sempre preferibile; se la spalla è buona lessa, allora mettiamola in acqua senza troppe sofisticazioni. Una delle sue ultime proposte presta grande attenzione al “pesce povero”, non è un controsenso nella sua cucina “stellata”? Solo in apparenza, soprattutto perché il pesce povero ormai non esiste più,
il pesce costa tutto! Anche perché pure laddove la materia prima ha un costo basso, richiede un lavoro enorme per esaltarne il sapore. Pensiamo ad aringhe e acciughe, ingredienti base di una mia zuppa molto complessa da realizzare anche se semplice nel sapore, o ai gamberi rossi che unisco a fegatini di gallina e Campari: il pesce in queste preparazioni è multiforme, divertente, duttile. Insomma, può essere povero di partenza, ma il suo sapore abbinato ad altri ingredienti si esalta a dismisura: la forza della cucina sta proprio nel mettere insieme questi elementi. Poi, in fondo, non esiste povero o ricco, ma solo una cucina buona o cattiva. Sarà tra gli chef simbolo della Toscana per Expo 2015, perché pensa che l’abbiano scelta? Cosa proporrà per valorizzare la sua regione? Non so perché, è possibile che ogni tanto azzecchi un piatto davvero buono (ride). Spero che mi abbiano scelto perché dico e faccio quello che penso: viviamo un momento in cui bisogna capire come si comunica la cucina e perché lo si fa. Vista questa mia voglia irre-
I FORNITORI DI FIDUCIA
Faccio la spesa in tanti posti, ho contadini (veri) per le verdure di stagione, macellai come il Masoni a Viareggio, le barche che conosco al porto, tanta gente con cui ho contatto continuo. Se c’è il piccione lo faccio e lo rifarò quando “ci ri-è”.
121
frenabile di aprirmi agli altri, forse pensano di risparmiare! Arte contemporanea e cucina, quali sono gli elementi in comune e quelli che invece fanno fatica ad armonizzarsi? Ci tengo sempre a dire che l’arte è arte, mentre la cucina è artigianato. Gli artigiani possono anche evolvere in artisti, e magari un giorno potrei realizzare un’opera d’arte, ma non sarebbe più un piatto. Un piatto non dovrebbe richiedere di essere spiegato, l’approccio al cibo dovrebbe essere più istintivo. L’approccio alla cucina deve essere meno artistico e più artigianale, soprattutto oggi. Ultimamente è stato molto attivo anche in Tv, cosa funziona e cosa non va per quanto riguarda i cuochi sul piccolo schermo? Le critiche non mancano... Premetto che in Italia si è perso il senso critico rispetto a quello che accade. Al di là del fatto che se non ci piace la Tv possiamo anche non guardarla, bisogna sempre ricordare che quanto accade fuori dallo schermo ha molta più importanza. Devo dire che, purtroppo, lì la cucina spesso non solo è brutta, ma peggio ancora non spinge gli spettatori a mettersi in gioco ai fornelli. Non parliamo poi dei moralisti e del qualunquismo italico che critica Cracco per la pubblicità delle patatine senza pensare a quanta fatica abbia fatto per arrivare dov’è adesso… Cucinare al mare e in città, cambiano i piatti ma anche i clienti? Di certo cambia atmosfera, ma di poco in realtà, perché la distanza è davvero minima nel mio caso. Rispetto al paesone che è Viareggio, Lucca è comunque una città relativamente grande e stimolante. Il mare mi è rimasto dentro, ma la città porta con sé altre fonti di ispirazione grazie al contatto con persone di culture diverse. D’altra parte Lucca non è così grande da rendere più complicato andare dal contadino per raccogliere gli ortaggi senza avere per forza l’orto a chilometro zero dietro la cucina. P L’imbuto Via della Fratta 36, Lucca Tel. 329 0843180 www.limbuto.it
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
A CENA CON L’ARTE Non mancano i ristoranti che, come L’imbuto, associano gusto e bellezza. Ve ne proponiamo alcuni
GALLERIA ARTÉ AL LAGO Piazza Emilio Bossi 7 Lugano (Ch) Tel. +41 91 9734800 www.villacastagnola.com Veduta suggestiva sulla città di Lugano e un originale avvicendarsi di opere d’arte di scultori internazionali contraddistinguono questo ristorante che vede in cucina lo chef Frank Oerthle e si fregia di una stella Michelin.
LARTE Via Manzoni 5 Milano Tel. 02 89096950 www.lartemilano.com Progetto ispirato da Fondazione Altagamma, Larte è la casa delle eccellenze italiane, dove ristorazione e ospitalità convivono in un connubio perfetto con le arti, il design e la moda. La cucina è dello chef Gennaro Immobile.
LA PIOLA Piazza Risorgimento 4 Alba (Cn) Tel. 0173 442800 www. lapiola-alba.it Ispirandosi alla tradizione del Piatto del buon ricordo, a decorare i tavoli di La Piola sono le opere di alcuni artisti di fama internazionale. Il progetto di ristorazione è della famiglia Ceretto e dello chef Enrico Crippa.
Enomania
a cura di Andrea Gori
Bere D’ANTICIPO L’ANNATA 2013 DEI BORDEAUX È GIUNTA ALL’ULTIMA TRANCHE DI VENDITA EN PRIMEUR. ECCO SU QUALI VINI INVESTIRE PER SOLLETICARE IL PALATO SENZA SPENDERE (INUTILMENTE) UNA FORTUNA
122
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
D
a secoli, il riferimento per i grandi rossi da invecchiamento sono i vini di Bordeaux e in special modo quelli che, nella grande Esposizione universale del 1855 (seconda Expo mondiale della storia), furono classificati “Cru Classée”. Ogni anno si ripete il rito degli assaggi in anteprima per capire su quali vini puntare per arricchire la propria cantina con nettari destinati (quasi sempre) a migliorare nel tempo e anche ad apprezzarsi in valore. L’annata 2013, giudicata agli inizi ancora più negativamente di 2011 e 2012, è oggi all’ultima tranche di vendita en primeur e non c’è più tempo per rimandare i verdetti: investimento o ennesima vendemmia di transizione? Come spesso accade nelle annate non eccezionali, si parla di “winemaker’s year”,
co, rosmarino e fragole, bocca piacevole e succosa, lunga e fresca – Château La Tour Carnet (20,15 euro) – dalla bocca soave e croccante – e Château Cantemerle (19,90 euro), che ha un bel sottobosco, balsamico, bocca puntuale e sapida, finale intrigante con tannino ben colto. A Pessac-Léognan il mito è Château La Mission Haut-Brion (137 euro) – ricco e floreale, incenso e resine, carrube e amarene, tannino centrato e succoso con finale arioso e balsamico –, ma ci sono piaciuti anche Château Carbonnieux (20,50 euro), e Domaine de Chevalier (32 euro), nonché Château Olivier (18,40 euro) e due grandissimi come Château Pape Clément (57,50 euro) e Château Smith Haut Lafitte (44 euro), esempi di rossi croccanti, balsamici e mediterranei. A Margaux non molte gioie, ma vanno almeno sottolineate le grandi prove di Château Rauzan-Ségla (38,50 euro), con cassis, rafano e bocca centrata, Château Rauzan-Gassies (27 euro), Château Lascombes (41,50 euro), molto ricco e muscolare, Château Giscours (28,50 euro), Château Cantenac Brown (27,50 euro) e Château Prieuré-Lichine (24 euro), con note di caramello, noci e albicocche e bocca piacevole e ritmata. Ottima prova, dicevamo, a Saint-Julien dove spiccano: Château Léoville Barton (49 euro, bocca succosa e tannino superbo), Château Lagrange (26,50 euro), Château Talbot (30,90 euro), Château Branaire-Ducru (29 euro) e Château Beychevelle (44,50 euro). Nella zona in genere più affidabile, ovvero Pauillac, troviamo due leader come
Château Pichon Baron (60 euro) e Château Pichon-Longuevil le Comtesse de Lalande, irraggiungibile con le sue dolcezze di frutto, oltre a lunghezza e tannino ottimi, ma lo seguono a breve distanza Château Grand-Puy-Lacoste (36 euro), Château Lynch-Bages (58 euro), distinto e mentolato, con sentore di carrube e pepe, fragole e amarena, e Château La Fleur Peyrabon (14,25 euro), floreale e invitante. A Saint-Estèphe sono sempre eccelsi Château Cos d’Estournel (92 euro), con frutto nitido e sontuoso, Château Montrose (65 euro) dalla bocca croccante e fruttata con tannino maestoso e promettente con finale lunghissimo, Château Calon-Ségur (43 euro), pulito, netto e distinto, grande amarena confetto e balsamico, Château Lafon-Rochet (24,25 euro) e Château Cos Labory (20,50 euro), senza dimenticare anche Château Phélan Ségur (23,55 euro). Nella zona forse migliore, ovvero SaintEmilion, abbiamo Château Figeac (55 euro) – pepato con mallo di noce, ribes rosso e pesca, tannino grande e polposo – Clos Fourtet (51,60 euro) – incantevole e signorile – Château Troplong Mondot (63,40 euro) – con rovere e mirtillo, alloro e lentisco, bocca però bellissima per ritmo tra frutto tannino e sapidità. Ottimi anche Château Fombrauge (16,15 euro) e Château Laroze (15,50 euro). Infine, buoni prodotti anche a Pomerol, il regno del Merlot, con Château La Conseillante (65 euro) – sontuoso e regale, profumatissimo di frutta rossa, nera e rose, sandalo e bergamotto, tannino fine e abbondante –, Château l’Evangile (115 euro) – succoso e concentrato –, Château La Fleur de Gay (57 euro) – con peperoni e succo di mirtillo – e Château Le Gay (55 euro) – incantevole e profumatissimo, floreale e fragola, agrumi e menta, che in realtà in bocca appare più semplice ma conferma il buon estratto. P
DI BOTTIGLIA IN BOTTIGLIA Da sinistra: Château Beychevelle, Château La Conseillante, Domaine de Chevalier, Château Figeac, Château Lynch-Bages, Château Pape Clément, Château Rauzan-Ségla, Château Talbot e Château Troplong Mondot
INIZIATIVE DI PRIMAVERA
BRINDISI E CULTURA Arte, letteratura, musica, filosofia e... Prosecco. Sono gli ingredienti di Vino in villa, che quest’anno sarà una vera e propria rassegna culturale che toccherà Conegliano, Pieve di Soligo e Valdobbiadene dal 14 al 17 maggio, per concludersi al Castello di San Salvatore di Susegana. www.prosecco.it
A TUTTO PESCE Torna dal 14 al 17 maggio, al Porto antico di Genova, Slow fish, la manifestazione che unisce il piacere del buon cibo alle tematiche ambientali della tutela dei mari e delle specie ittiche, tra laboratori, lezioni di cucina, appuntamenti a tavola con chef, nazionali e internazionali, street food e mercati. www.slowfood.it
© RossHelen/iStock/Thinkstock (1)
ovvero un periodo in cui ha potuto ottenere buoni risultati solo chi ha operato una selezione feroce. E da questo punto di vista ci siamo, visto che si è avuto un calo generalizzato della produzione del 30%. Si distingue soprattutto chi ha saputo sfruttare al meglio il proprio terroir non forzando viti e produttività. Nei nostri assaggi ci sono sembrati particolarmente in forma i vini della Rive Droite, ovvero Pomerol e St. Emilion su tutti, e più in affanno Margaux e Pauillac, anche se nessuno dei grandi nomi ha fatto grossi errori. Particolarmente piacevoli i vini di St Julien, che si confermano uno dei territori su cui puntare per il rapporto qualità-prezzo. Gli Chateau più cari, e in genere oggetto di investimento, non lasciano invece intravedere grandi opportunità. A titolo di curiosità, citiamo i punteggi ottenuti da: Chateau Ausone, 93-95; Chateau Pavie, 9294; Mouton Rothschild sui 91-93; HautBrion, 90-92; Latour, 88-90, Margaux, 8890 e, addirittura, Lafite con 87-89 (il più basso mai ricevuto in 20 anni…), Pétrus a 90-93, Cheval Blanc con 89-91, Pontet-Canet su 90-92. Quasi tutti in linea con i migliori secondo il nostro palato (di cui parliamo a seguire), che vantano però prezzi molto inferiori. Se smettiamo di vedere queste bottiglie come un investimento e iniziamo a intenderli come vini da bere nel breve periodo, c’è invece da godere parecchio. Quanto ai prezzi che riportiamo, sono “franco cantina Millesima” ma comprensivi di Iva: valgono per minimo sei bottiglie per tipo e consegne a partire da settembre. Sulla riva sinistra, la più famosa e storica ma non la migliore nell’annata di riferimento, abbiamo Château Chasse-Spleen Moulis (19,25 euro) – verde e aromati-
SI DISTINGUE SOPRATTUTTO CHI NON HA FORZATO VITI E PRODUTTIVITÀ
LA NUOVA COLLEZIONE DI PICCOLI ELETTRODOMESTICI IN ALTA DEFINIZIONE.
HD LINE è la nuova linea di piccoli elettrodomestici in alta definizione che ti offre risultati sempre eccellenti, con il minor consumo di tempo e di risorse. Estremamente affidabili e multifunzionali, assicurano performance superiori nel tempo. L’inconfondibile design elegante e tecnologico crea uno stile coordinato che arreda la tua casa. Benvenuto nel mondo dei piccoli elettrodomestici Hotpoint. hotpoint.it
Spettacoli
a cura di Gianluca Colantoni
Cinema
IL TRAILER
TOMORROWLAND di Brad Bird con George Clooney, Britt Robertson, Judy Greer, Kathryn Hahn, Hugh Laurie AL CINEMA DAL 21 MAGGIO Da Walt Disney il viaggio in un luogo misterioso e avventuroso, nascosto da qualche parte nel tempo e nello spazio, chiamato Tomorrowland, dove ogni azione e ogni decisione ha delle conseguenze sulla Terra e sui suoi abitanti. Una volta trovato l’ingresso, tocca a Casey (Britt Robertson), una ragazza sveglia e appassionata di scienze, andare con Frank (George Clooney), l’ex bambino prodigio diventato un geniale inventore ma ormai preda della disillusione, ad affrontare l’antagonista David Nix (Hugh Laurie) e salvare il futuro.
American Sniper
IL TRAILER
Formato: Dvd e Blu-Ray Casa di distribuzione: Warner Home Video
MAD MAX FURY ROAD
di GEORGE MILLER con TOM HARDY, CHARLIZE THERON, TERESA PALMER, JAY BARUCHEL, NICHOLAS HOULT, ZOË KRAVITZ AL CINEMA DAL 14 MAGGIO
S
pettacolare e fuori di testa, il quarto film di Mad Max – che arriva a 30 anni di distanza dall’ultimo Mad Max Oltre la sfera del tuono, diretto sempre da George Miller - ruota intorno alla figura di due ribelli in fuga dalla guerra, Max che ha perso moglie e figlio, e Furiosa che sta cercando le sue radici. Soltanto loro hanno il potere di salvare il mondo, ma dovranno affrontare un paesaggio desertico e desolato sull’orlo dell’apocalisse: azione, fuoco e sangue, cyberpunk fin nei minimi dettagli. Anche in 3D.
.it
PER SAPERE COSA FAR VEDERE AL TUO BAMBINO UNO SGUARDO DIVERSO SUI FILM PER I PIÙ PICCOLI. SOPRATTUTTO UNA GUIDA AL CINEMA PER RAGAZZI RIVOLTA A TUTTI I GENITORI, RICCA DI NEWS, RECENSIONI, OPINIONI... SCOPRILE TUTTE SU WWW.MOVIEFORKIDS.IT E, NATURALMENTE, SU FACEBOOK E TWITTER
IL LIBRO DELLA VITA Una commedia d’animazione squisitamente messicana, colorata, divertente e in 3D, prodotta da Guillermo del Toro e diretta da Jorge Gutierrez, sul modo di affrontare le proprie paure e di prendere delle decisioni per il futuro. Manolo è figlio di un torero ma, invece di seguire le orme del padre, vuole fare il musicista e, come se non bastasse, a complicare le cose ci si mettono gli affari di cuore. Il suo viaggio inizia qui e lo porterà ad affrontare tre mondi fantastici, compreso l’Aldilà, per capire le sue radici, i suoi limiti e la strada giusta da percorrere. Al cinema dal 28 maggio
IL TRAILER
126
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
Basato sull’autobiografia di Chris Kyle, un tiratore scelto che narra l’orrore e l’assurdità della guerra, il nuovo film di Clint Eastwood racconta l’uomo di oggi, le cui forza e coerenza sono spesso in conflitto con il peso delle proprie scelte e delle proprie responsabilità. Tornato in patria, il reduce dall’Iraq farà i conti con l’esperienza vissuta sul campo, con la vita da eroe e con gli altri soldati che come lui vivono intrappolati nel passato.
TERZA EDIZIONE PER IT FESTIVAL Torna per il terzo anno IT Independent Theatre Festival, innovativa e vivace rassegna di teatro indipendente che anche quest’anno – dal 15 al 17 maggio – occuperà ben dieci spazi performativi nei suggestivi luoghi della Fabbrica del Vapore a Milano. Oltre 500 artisti dell’underground milanese per scoprire i fermenti del teatro di domani, un evento di musica, arte, performance, incontri e approfondimenti.
MUSICA
IL BEHIND THE SCENES DI CAN’T FORGET : A SOUVENIR OF THE GRAND TOUR
THE VACCINES - HANDSOME
THE VACCINES, IRONIA E ROCK Nato nel 2010, il quartetto indie inglese The Vaccines è giunto a una svolta rock con il nuovo album English Graffiti, che uscirà per Columbia il 26 maggio. Un album eclettico ma orientato al rock puro, anticipato dal singolo Handsome. Il disco in edizione digitale conterrà 11 tracce, ma sarà disponibile anche una versione deluxe con tre brani e quattro remix in più (segno dei tempi: il formato fisico sarà solo deluxe).
INTIMO
IN TOUR A MAGGIO
L’album propone momenti dell’Old Ideas World Tour del 2012
GIANNA NANNINI 15 Assago (Mi) 17 Torino 20 Conegliano (Tv) 21 Padova 23 Bologna 24 Montichiari (Bs)
CAN’T FORGET: A SOUVENIR OF THE GRAND TOUR, UN LIVE CON DUE COVER E DUE INEDITI PER IL CANTAUTORE CANADESE
U
scirà il 12 maggio un album live molto particolare di Leonard Cohen: una raccolta di momenti rari e inediti dell’Old Ideas World Tour del 2012. Can’t Forget: A Souvenir of the Grand Tour offre una visione intima del mon-
do di Cohen, tra prove, arrangiamenti per lo spettacolo, pezzi del soundcheck e brani usati come riscaldamento prima del concerto. In più ci sono due inediti – Never Gave Nobody Trouble e Got a Little Secret – e due cover mai incise dall’artista prima d’ora: Choices di George Jones e La Manic di Georges Dor.
MARIO BIONDI 15 Mantova 16 Cesena 18 Bologna 20 Roma 24 Palermo 25 Catania
MARCO MENGONI 16 Napoli 19 Bari 21 Bologna 23 Conegliano (Tv) JACKSON BROWNE 24 Roma 25 Bologna 27 Como 28 Torino
IN SCENA LASCIATEVI STUPIRE DAI MUMMENSCHANZ Fondato nel 1972, il gruppo svizzero dei Mummenschanz mette in scena oggetti, materiali di tutti i tipi, maschere, costumi surreali che giocano con la fantasia a 360 gradi in maniera raffinata e divertente, creando uno spettacolo adatto anche ai bambini. In scena al Teatro Olimpico di Roma dal 9 al 17 maggio per il Festival Internazionale della Danza 2015.
127
UNA NUOVA CARMEN NAPOLETANA Prodotta dal Teatro Stabile di Torino e dal Teatro di Roma, va in scena dal 6 al 17 maggio a Milano, al Piccolo Teatro, la riscrittura della Carmen a opera di Enzo Moscato, la voce più lirica del teatro italiano del nostro tempo. Una favola mediterranea diretta da Mario Martone, interpretata da Iaia Forte e accompagnata dalle musiche dell’Orchestra di Piazza Vittorio e la direzione musicale di Mario Tronco, in cui sono evocati sia il libretto di Bizet sia il racconto di Mérimée, in uno spettacolo originale ed equilibrato, in cui Napoli si pone come centro di un mondo latino fatto di nomadismi, dalla Spagna alla Francia e, via via trasmigrando, fino a Tunisi.
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
© Warner Bros. (1), Walt Disney Company (1), Reel FX Creative Studios/Twentieth Century Fox/Chatrone (1), Mario Spada (1), Rama (1)
LA RACCOLTA PERSONALE DI LEONARD COHEN
PLACEBO 20 Verona
Libri
SCARICA IL LIBRO
a cura di Cecilia Lulli
EDITORIA PER RAGAZZI/1: 2014 A GONFIE VELE È ancora boom dell’editoria per ragazzi nel 2014: l’anno si è chiuso, infatti, per il segmento, secondo i dati Nielsen, con un segno positivo nei canali trade (librerie, librerie on line), sia a fatturato (+5,7%), sia per copie vendute (+2,7%). Una performance ancor più significativa se la si inquadra nell’andamento più generale del settore del libro che ha registrato nel 2014 ancora un segno meno (-3,8% a valore, -6,5% a copie, dati Nielsen). EDITORIA PER RAGAZZI/2: L’ITALIA PIACE ALL’ESTERO Ottime notizie dall’osservatorio Aie che da cinque anni monitora l’import/ export dei diritti di libri per bambini: nel 2014 sono stati venduti 2.167 diritti di edizione con un trend di crescita (+6,8%) migliore rispetto alla media dell’ultimo periodo (+5,2% in media annua dal 2011). Parallelamente rallenta l’approvvigionamento di titoli acquistati da altri Paesi (sono stati 840 nell’ultimo anno), che fanno segnare un calo del -4,4%. IRRESISTIBILE CARTA Quali aromi rendono così piacevole l’odore dei libri di carta? Il chimico inglese Andy Brunning ne attribuisce il merito alla cellulosa e alla lignina che, con il passare del tempo, degradano rilasciando composti organici. Da qui il profumo tanto amato dai lettori, le cui componenti sarebbero: vaniglia, benzaldeide (che aggiunge un profumo di mandorla), odori dolci prodotti dall’etilbenzene e il contributo floreale dell’etilesanolo.
da
HOLLYWOOD alle librerie
Tra le stelle del cinema statunitense sembra essersi diffuso il virus della scrittura. E se, in ultimo, il racconto di Tom Hanks Alan Bean Plus Four è stato stroncato dalla critica dopo la sua apparizione sul New Yorker, molti altri volti noti hanno raccolto consensi sia tra il pubblico che tra gli esperti del settore. È il caso di James Franco e Steve Martin e, più di recente, di David Duchovny. Mentre la sua partner in X-Files, Gillian Anderson, ha proseguito sulla strada del paranormale dando il via a una vera e propria saga.
HOLY COW Headline «La maggior parte delle persone pensa che le mucche non possano pensare. Ciao. Lasciate che riformuli, la maggior parte delle persone pensa che le mucche non possano pensare e non abbiano sentimenti. Ciao di nuovo. Io sono una mucca, il mio nome è Elsie. Si, lo so. E non è una cavolata. Vedete? Noi sappiamo pensare, sentire e scherzare, o almeno lo sa fare la maggior parte di noi. La mia prozia Elsie, da cui ho preso il nome, non aveva senso dell’umorismo. Per niente. Voglio dire, proprio zero. Non le piacevano nemmeno le barzellette in cui gli umani fanno cose stupide».
SCARICA IL LIBRO STEVE MARTIN
OGGETTI DI BELLEZZA Isbn edizioni
«Sono stanco, stanco morto di pensare a Lacey Yeager, ma temo che finché non scriverò la sua storia e non vedrò il manoscritto rilegato a dovere sul mio scaffale, non riuscirò a scrivere di nient’altro. Il mio cognome è Franks. Una volta, al college, Lacey mi strappò di mano il portafoglio e lesse ad alta voce ciò che era scritto sulla patente, scoprendo che il mio nome di battesimo è Daniel Chester French, proprio come lo scultore che realizzò il memoriale di Abraham Lincoln. (…) Una volta Lacey mi rivelò che anche lei aveva l’arte nel sangue, ma non mi raccontò tutta la storia».
GILLIAN ANDERSON CON JEFF ROVIN
A VISION OF FIRE Simon & Schuster
SCARICA IL LIBRO JAMES FRANCO
IN STATO DI EBBREZZA Minimum fax «Non c’è stato il tempo di evitare la sagoma nera in piedi in mezzo alla strada. La macchina è andata a sbatterci contro. S’è sentito un botto e la figura è scomparsa sotto la macchina. Mi sono reso conto che stavo già frenando solo quando la macchina s’è fermata, una decina di metri più in là. Ho tirato il freno a mano, ho premuto il pulsante del finestrino automatico e mi sono affacciato per guardare dietro. La sagoma era sdraiata a pancia in giù sulla strada. In giro non c’era nessuno. (…) Chiunque fosse la sagoma, non poteva avere visto che macchina era quella che l’aveva investita. Ne ho approfittato e sono scappato prima che iniziasse a muoversi».
128
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
«La stimata psicologa infantile Caitlin O’Hara è una mamma single che cerca di conciliare il suo lavoro, suo figlio e una scialba vita sociale. Il suo mondo viene improvvisamente capovolto quando Maanik, la figlia dell’ambasciatore dell’India alle Nazioni Unite inizia a parlare diverse lingue e ad avere violente visioni. Caitlin è sicura che questi attacchi siano collegati al recente attentato subìto da suo padre, ma quando altri adolescenti iniziano ad avere attacchi simili in tutto il mondo, Caitlin inizia a pensare che una forza più sinistra sia al lavoro».
SCARICA IL LIBRO
© GettyImages (4)
BLOCK NOTES
DAVID DUCHOVNY
Razione K
NAPOLEON HILL re (Pound, 26 ottob ina, rol Ca uth So 83 18 ) 70 19 re 8 novemb ta Scrittore e saggis mi è stato uno dei pri rno de mo l de i tor au genere letterario dei manuali motivazionali. Il suo Pensa sso e arricchisci te ste è uno dei libri più pi venduti di tutti i tem
«C deve esse
hiunque voglia riu
scire
a vincere
in un’impresa, iare re disposto a bruc
così sui suoi passi. Solo urare facendo si può assic
ato mentale di mantenere lo st erio di farcela”, di “ardente desid r il successo». che è essenziale pe Napoleon Hill
130
WWW.BUSINESSPEOPLE.IT MAGGIO 2015
© iStockphoto.com/Ivan Bajic (1), Library of Congress’s Prints and Photographs (1)
re i ponti le sue navi e taglia rnare per impedirsi di to
cellini date
L’OROLOGIO CLASSICO SECONDO ROLEX
— ROLEX
PRESENTA
LA NUOVA COLLEZIONE CELLINI, CONTEMPORANEA CELEBRAZIONE DEL CLASSICISMO
E DELL’ETERNA ELEGANZA DEI SEGNATEMPO TRADIZIONALI. LA COLLEZIONE SI COMPONE DI DODICI MODELLI D’ISPIRAZIONE CLASSICA E ABBINA IL MEGLIO DELL’ESPERIENZA E DEI CRITERI DI PERFEZIONE DI ROLEX CON UN APPROCCIO CHE VALORIZZA L’EREDITÀ OROLOGIERA NELLA SUA FORMA PIÙ INTRAMONTABILE.