Beatrice Pavasini - Yoga Per Gli Occhi
January 25, 2017 | Author: Antonella Mazzariol | Category: N/A
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YOGA PER GLI
OCCHI
ISFY Milano, 1996-2000 di Beatrice Pavasini relatore Eros Selvanizza
a Giorgio Riberto , il mio MaestrodiYoga
Ringrazio Eros Selvanizza, che ho impropriamente citato come relatore, poiché ha approvato la scaletta e l’argomento della mia tesi, ma non ha avuto la possibilità di correggerla.
INDICE
0. COPERTINA, INDICE 1.IL MISTERO DELLA VISTA 2.SENSAZIONE E PERCEZIONE Sentire non é percepire La sensazione visiva La percezione visiva 3. IL PROCESSO PERCETTIVO SECONDO LA VISIONE VEDANTICA 4. LIMITAZIONI ALLA PERCEZIONE VISIVA CORRETTA Disturbi di accomodazione o rifrazione Atteggiamento posturale La malattia degli occhi influenza la mente, l’attitudine mentale condiziona la vista
5. PROFILI PSICOLOGICI E ATTITUDINALI DI CHI SOFFRE DI PROBLEMI VISIVI 6. OGNUNO VEDE IN MODO DIVERSO Come vede chi ha problemi alla vista 7. L’ ILLUSIONE DELLA PERCEZIONE VISIVA 8. VEDERE CON LA MENTE 9. VEDERE OLTRE LA MENTE 10.YOGA PER MIGLIORARE E POTENZIARE LA CAPACITA’ DI VEDERE Accettazione e distacco Rilassamento Esercizi per gli occhi L’ importanza del respiro Asana per migliorare e correggere la postura Dieta e digiuno Kriya Concentrazione Chakra e vista La meditazione 11. CONCLUSIONI Vedere creativamente La mia visione 12. BIBLIOGRAFIA
IL MISTERO DELLA VISTA
Freud sostenne che passando alla posizione eretta l’ uomo abbia affinato la vista a scapito di altri sensi quali l ‘olfatto e l’ udito, allontanandosi dagli altri mammiferi, “condannati” a strisciare sulla terra guidati soprattutto da percezioni odorose, per avvicinarci invece alle nostre meno vicine parentele celesti, gli uccelli, dalla vista acutissima e dall’immenso campo di sguardo. Questa supremazia della vista sugli altri sensi si riflette nella nostra vita psichica, in cui: -prevalgono simboli visivi -si pensa comunemente per immagini -si sogna e si fantastica per immagini -si osserva una più elevata sensibilità e vulnerabilità alle stimolazioni che offendono la vista -gli occhi comunicano, gli occhi sono lo specchio dell’anima.
Noi vediamo perché ogni oggetto riflette la luce nei nostri occhi e perché il cervello interpreta le sensazioni che gli giungono attraverso questi organi sensoriali. Occhi e cervello sono i due capisaldi del sistema percettivo a livello visuale. Il processo visivo/percettivo non è tuttavia una registrazione meccanica della realtà: vari fattori ausiliari, fisici psichici e fisiologici concorrono alla visione. Facciamo affidamento sugli occhi per una grande percentuale delle nostre informazioni concernenti il mondo esterno e la nostra comprensione della vita. Guardare è al tempo stesso un processo attivo e selettivo: il modo in cui una persona gira lo sguardo sul mondo dipende sia dalla sua conoscenza che dai suoi scopi, ossia dall’informazione che ricerca. Oggi l’uomo può vedere aspetti del mondo che fino a qualche anno fa erano sconosciuti, grazie soprattutto al progresso scientifico che ha messo a disposizione nuovi strumenti ampliando notevolmente le potenzialità esplorative, basti pensare alla possibilità di viaggiare nello spazio o d’ altro canto di osservare l’ immensamente piccolo attraverso microscopi. E’ stato dimostrato che popoli e culture lontane dalla nostra elaborino una percezione diversa del mondo, sulla base di questo dato si potrebbe supporre che ogni uomo costruisca con percezioni uguali oggetti e concetti diversi. Nel nostro tempo ciascuno di noi potrebbe vivere una sua personale realtà , creata dall’ elaborazione della propria mente dei segnali percettivi e sensoriali che gli giungono. La capacità dell’artista di essere in grado di esplicitare la propria personale visione potrebbe fornirci l’ intuizione di quanto sia ristretta la nostra finestra sul mondo . Allo stesso tempo é stato riferito dagli yogi che essi non hanno bisogno degli occhi per vedere, essendo capaci di conoscere nei dettagli, attraverso stati superiori di coscienza, eventi che avvengono a grande distanza dal loro corpo fisico. La vista é, in verità, una cosa misteriosa.
SENSAZIONE E PERCEZIONE
SENTIRE NON E’ PERCEPIRE Il meccanismo della percezione visiva si può scindere in due parti: sensazione e percezione. La sensazione si produce attraverso gli organi di senso, nel caso della vista gli occhi. Gli occhi sono comunque soltanto strumenti ottici, per fare un’ analogia con la macchina fotografica, essi raccolgono le radiazioni luminose riflesse dagli oggetti, e come l’ immagine latente su una pellicola , lasciano il compito al cervello di “sviluppare“ i dati impressionati nella retina per creare l’ immagine visiva degli oggetti stessi. Essendo strumenti programmati per lavorare in sincronia se esiste un’ alterazione in un occhio, o in entrambi, si produrrà una ricezione degli stimoli anomala , così come se esiste un problema che colpisce il cervello. Il cervello può essere considerato una sorta di elaboratore, è l’ organo che coordina , riceve ed elabora i dati che provengono dagli organi di senso trasformandoli in sensazioni.
La percezione é invece una funzione della mente. Le sensazioni prodotte dal sistema occhi / cervello, non sono percepite senza l’ intervento della memoria che le riferisce ad uno schema di simboli e immagini mentali già noti , i quali, a loro volta, costituiscono una base per elaborare nuove acquisizioni con l’ ausilio delle capacità interpretative e immaginative della mente stessa.
La facoltà di percepire è collegata alle esperienze accumulate dall’’ individuo, ovvero con la sua memoria. Una chiara visione è il prodotto di una sensazione precisa e di una percezione corretta. Sentire non è percepire: gli occhi e il sistema nervoso sono responsabili della sensazione, la mente della percezione.
LA SENSAZIONE VISIVA
Gli occhi sono organi di senso e lavorano in sincronia. L’ occhio é costituito dal bulbo e dal nervo ottico che lo collega al cervello. All’esterno il bulbo é rivestito da una tunica fibrosa chiamata sclera. Essa si apre sul retro per lasciar passare il nervo ottico e sul davanti dove si inserisce un tessuto trasparente detto cornea. La cornea lascia passare la luce nell’occhio. Sotto di essa l’iride é la membrana pigmentata, che svolge la funzione di diaframma per regolare l’apertura del foro al suo interno detto pupilla, in modo da regolare la quantità di luce che entra nell’occhio. Il cristallino é un tessuto trasparente posto immediatamente dietro l’iride che ha lo scopo di rifrangere o curvare la luce che entra nell’occhio, come una lente, per permettere la focalizzazione delle immagini. Il cristallino si modifica grazie ad alcune fibre sospensorie che partono dal corpo ciliare. L’interno dell’occhio é riempito con un fluido. La luce passa attraverso il cristallino e cade sulla parete interna posteriore dell’occhio, la retina, un’ estensione membranosa del nervo ottico. La retina possiede dei recettori sensoriali specializzati chiamati bastoncelli e coni che reagiscono all’ombreggiatura, al bianco e nero e al colore. Le immagini proiettate sulla retina passano attraverso il nervo ottico alla parte posteriore, occipitale, del cervello. La coroide o tunica vascolare dell’ occhio, é l’involucro posto tra la sclera, all’ esterno e la retina all’ interno, che nella parte anteriore diventa iride, costituita da vasi sanguigni che nutrono l’occhio. Accessori del bulbo oculare sono: il sopracciglio, le palpebre, le ciglia, la congiuntiva, la ghiandola lacrimale e sei muscoli estrinseci. Questi accessori proteggono l’ occhio e lo aiutano a funzionare. La congiuntiva é una membrana mucosa che ricopre la superficie anteriore del bulbo e la superficie interna della palpebre, inferiore e superiore. Essa secerne un liquido che agevola i movimenti sia delle palpebre che del bulbo stesso. La ghiandola lacrimale, situata nell’ angolo superiore interno del bulbo, produce le lacrime che aiutano il bulbo a muoversi con facilità, ad allontanare la polvere dalla sua superficie, e a disinfettare l’ occhio. I muscoli estrinseci servono a tenere insitu il bulbo e a regolarne i movimenti direzionali. Questi muscoli sono disposti ed innervati in modo tale che i due occhi possano muoversi insieme e non indipendentemente l’uno dall’ altro.
MECCANISMO DELLA VISTA La messa a fuoco é determinata dal muscolo ciliare che contraendosi modifica la forma del cristallino. Il muscolo ciliare, principale responsabile dell’ accomodazione, é costituito da due gruppi di fibre: un gruppo longitudinali (o a raggiera) e da un gruppo di fibre circolari ( o ad anello). Insieme queste fibre modificano la forma del cristallino rendendolo più o meno
convesso, in modo tale da permettergli di mettere a fuoco i raggi luminosi provenienti da lontano o da vicino, proiettando l’ immagine sulla retina, nella quale termina sfioccandosi il nervo ottico. Il cristallino é situato al centro dell’occhio ed é responsabile della curvatura dei raggi di luce che entrano così da farli convergere sulla retina e quindi stimolare le cellule nervose a produrre una chiara ed accurata rappresentazione dell’ immagine vista. Il processo di curvatura della luce é chiamato rifrazione. Guardando oggetti vicini si ha una contrazione dei muscoli ciliari, che causa un ispessimento del cristallino aumentando il suo potere. Guardando a distanza l’occhio normale sistema i muscoli ciliari in una frazione di secondo. Questo adeguamento (accomodazione) avviene con incredibile precisione per darci un’immagine costantemente nitida del mondo. Possiamo considerare gli occhi come dispositivi ottici, meccanismi che rispondono alle leggi della fisica e dell’ ottica.
L’ immagine focalizzata sulla retina arriva al cervello rovesciata, ma il cervello la sa interpretare per cui non nasce confusione. Il cervello integra le immagini provenienti da entrambi gli occhi. Avendo una visione binoculare, due occhi che focalizzano un oggetto, possiamo apprezzare profondità e distanza, dimensione e rapporti spaziali. La capacità di distinguere i particolari fini degli oggetti é massima nella piccola regione centrale della retina, la fovea, per cui gli occhi vengono ruotati in modo che l’immagine del centro di interesse si formi nella fovea di ciascun occhio. Quindi in ogni istante di una pausa di fissazione, solo una piccola regione intorno al punto in cui si fissa lo sguardo appare ben definita e ricca di particolari. Tutto il resto del quadro osservato rimane in quel momento meno chiaramente percepibile, perché la sua immagine si forma sulla retina periferica: qui la visione é più povera di dettagli, più indistinta. Di questo normalmente non ci si rende conto, poiché interviene il processo mnemonico a ricomporre le immagini acquisite durante le pause di fissazione. Ogni spostamento dello sguardo modifica la posizione sulla retina dell’ immagine della scena visiva, e tuttavia la scena ci appare sempre ferma.
L’ emisfero sinistro è linguistico, quello destro é più propriamente visivo. L’ emisfero destro ha un ruolo prevalente nel riconoscimento delle facce , figure e forme geometriche, nell’ orientamento nello spazio, nel riconoscimento di gesti ed espressioni mimiche. Si potrebbe dire che l’ emisfero sinistro è più analitico e lavora in maniera seriale, cioè analizza gli eventi così come si succedono nel tempo, mentre il destro é principalmente sintetico e gestaltico, e lavora secondo un procedimento in parallelo, analizza simultaneamente eventi dislocati spazialmente o pertinenti a modalità sensoriali diverse. L’ emisfero destro é anche prevalentemente responsabile delle risposte emotive. La specializzazione di un emisfero per l’ espressione figurativa e dell’ altro per il linguaggio non è un fatto culturale: é provato sperimentalmente che tale specializzazione é di natura biologica. Nella storia della specie umana il linguaggio figurativo della visione é certamente molto più antico di quello della parola: si potrebbe ipotizzare che il pensiero dell’ uomo prelinguistico fosse un pensiero per immagini.
LA PERCEZIONE VISIVA
L’ esperienza ha un ruolo fondamentale nello sviluppo del sistema nervoso; in particolare, l’ esperienza visiva è essenziale per lo sviluppo delle proprietà della visione. Bambini ciechi dalla nascita che acquistano la vista, dopo alcuni anni, in seguito ad un intervento chirurgico, cominciano a distinguere zone più chiare e più scure del campo visivo, ma sono incapaci di identificare gli oggetti. Vedere é innanzitutto un processo di riconoscimento delle forme o dei segni già noti, che vengono ricondotti anche alla loro codificazione verbale.* Se questo non avviene, guardando, per esempio una figura sconosciuta, che cioè non ha, nella nostra mente una denominazione e una connotazione visiva, interviene il meccanismo interpretativo. La mente interpreta la figura sconosciuta scomponendola in forme già note e codificandola come unione e relazione di queste parti. Solo quando questa figura finisce col divenire familiare cessa la necessità di scinderla in elementi noti per identificarla: essa allora sarà percepita direttamente e potrà essere utilizzata per descrivere altre figure, allargando così il repertorio mnemonico delle forme note.
* La disponibilità di parole e di denominazioni condiziona rigidamente il modo di affrontare un determinato problema. Una volta che le unità d’ informazione siano state orribilmente congelate dalle rispettive denominazioni, il massimo che si potrà fare sarà di combinare queste denominazioni tra loro in differenti schemi, operazione che spesso risulterà inadeguata. La rigidità della denominazione è collegata alla rigidità delle classificazioni che conduce a una impostazione obbligata del problema.
Perciò riusciamo a vedere le cose esclusivamente in relazione a categorie mentali stabilite in precedenza. La conclusione non è quindi una conoscenza obbiettiva dello stimolo, ma piuttosto la conferma di un’ idea preesistente. Ciò significa che, a livello percettivo, le nostre conclusioni avvengono prima dei fatti, con il risultato che ci si confronta con la realtà partendo da una quantità di nozioni preconcette. Queste pregiudizi percettivi rendono la vita più semplice. Se si dovesse infatti sempre cominciare da zero e si prestasse attenzione ad ogni stimolo, come se lo si ricevesse per la prima volta, non si arriverebbe mai ad alcuna conclusione. Il problema é che questa ‘preprogrammazione’ cerebrale é così concentrata sull’ evitare l’ ansia del non conoscere che risulta pressoché impossibile annullare il ‘programma’il a comando per vedere.
IL PROCESSO PERCETTIVO SECONDO LA VISIONE VEDANTICA
Jnanendriya , sono gli organi della percezione sensoriale che entrano in contatto con il mondo esterno e creano onde di pensiero, fluttuazioni, riflessioni, adattamenti, modificazioni. Essi ( vista, olfatto, udito, gusto e tatto ) insieme agli organi di azione ( apparato vocale, mani, piedi, organi di escrezione e di riproduzione )sono fondamentali per la formazione del nostro corpo interiore. Servono per acquisire conoscenza e comprensione e per coltivare l’ intelligenza e l’ io, nutrendo quindi il sé e il seme originario, l’ anima, che é la causa che comprende l’ essenza del tutto. La mente è la capacità di porre in una struttura organica di relazioni i dati di per sè eterogenei e scoordinati offerti dai canali sensoriali. E’ composta di materia sottile ed ha la caratteristica di modificare in continuazione sia la qualità che la quantità della sua attività: ciò le viene imposto dal principio supremo che la compenetra, l’ Antahkarana, che opera a due livelli: 1) Manas , é l’ organo mentale che registra e coordina i dati sensoriali, organizza la nostra esperienza di per se frammentaria conferendole l’ apparenza di un complesso organico. Manas funge da collegamento tra l’ attività percettiva e quella biomotoria, è il centro di raccolta di tutte le impressioni, coordina le attività biologiche e psichiche, in particolare quella del subconscio. Tra i sensi é legato elettivamente alla facoltà visiva . Costituisce il centro di registrazione e ricezione, accoglie e guida senza operare alcuna selezione tutto ciò che incontra e lo introduce alla BUDDHI. 2) Buddhi, è il centro di attività di indagine e discriminazione, fornisce un’ immagine articolata dell’ oggetto percepito, e si divide in: - Buddhi inferiore, discrimina e riconosce attraverso la deduzione e la logica (attività dell’ emisfero sinistro) - Buddhi superiore, ricettiva, risponde agli impulsi molto sottili, è il campo del potere della percezione, dell’ ispirazione e dell’ intuizione immediata (attività dell’ emisfero destro)
La differenza del tipo di attività tra la mente inferiore e quella superiore é dovuta a una diversità, della loro capacità di ricezione, vale a dire della percezione della luce divina, o conoscenza, che, sebbene permei entrambe, viene da ognuna di essa registrata in modo diverso. M. WATERHOUSE
JNANENDRIYA (organi di senso) MENTE (ANTAHKARANA)
MANAS (percezione sensoriale)
BUDDHI inferiore (deduzione e logica)
BUDDHI superiore (percezione intuizione ispirazione)
La ragione mette in moto la facoltà dell’ intuizione, poiché essa esplica la sua funzione nel mondo della dualità, il suo scopo di realizzare una sintesi fra ciò che é diverso. La facoltà dell’intuizione può, tuttavia, trascendere la ragione. Intelletto (buddhi), e mente(manas), non sono sinonimi. La mente é la facoltà propriamente umana dell’ intelligenza universale, il suo riflesso a livello individuale. Intelletto e mente sono rappresentati simbolicamente dal sole e dalla luna proprio per la caratteristica di quest’ultima di riflettere la luce del luminare maggiore. La sede della mente é il cervello, essendo l’ organo del pensiero razionale. La dimora dell’ intelletto (buddhi superiore) è il cuore, che è il centro dell’ essere umano da cui emana luce e calore.
LIMITAZIONI ALLA PERCEZIONE VISIVA CORRETTA
Per poter vedere bene é necessaria una continua mobilità degli occhi, a causa del fatto che vediamo correttamente solo nella parte centrale della retina, la fovea. Questo comporta che anche l’attenzione deve essere in continuo movimento. D’altra parte, però, l’ attenzione é anche associata all’ inibizione dei movimenti delle altre parti del corpo. Ogni movimento del corpo é accompagnato da una sensazione più o meno vaga e quando concentriamo la nostra attenzione su qualcosa, queste azioni agiscono come distraenti. Per eliminare tali distrazioni, noi cerchiamo di impedire al nostro corpo di muoversi, o perlomeno di eliminare tutti i movimenti che non sono strettamente necessari alla nostra attività. Di pari passo con l’inibizione dei movimenti coscienti procede l’inibizione delle attività inconsce: nell’attenzione visiva la respirazione diminuisce per profondità, mentre il ritmo a volte accelera e a volte rallenta. Una respirazione ridotta produce un rallentamento del battito cardiaco, soprattutto nei primi momenti dell’attenzione. Questo rallentamento é meglio spiegato da un’inibizione del respiro che da un influsso diretto dell’ attenzione (continui movimenti degli occhi, inibizione delle altre parti del corpo) Se l’inibizione interessa gli occhi, si entra in una condizione anormale, poiché essi, come già detto, per loro natura devono essere sempre in movimento. Questa inibizione dei movimenti oculari, dei quali non siamo generalmente consapevoli, é originata da un’eccessiva bramosia di vedere. Nell’ impazienza di vedere noi immobilizziamo inconsciamente gli occhi, così come abbiamo immobilizzato altre parti del corpo, col risultato che cominciamo a guardare in modo fisso quella parte del campo sensoriale che stiamo cercando di percepire. Purtroppo però uno sguardo fisso distrugge il proprio scopo, perché immobilizzando il proprio apparato sensorio, e l’attenzione ad esso correlata, invece di vedere di più si indebolisce automaticamente la capacità visiva, che dipende dalla ininterrotta mobilità degli occhi che colgono la sensazione e insieme della mente che concentra attenzione, seleziona e percepisce. Lo sguardo fisso, poi, é accompagnato sempre da una prolungata ed eccessiva tensione, che produce inevitabilmente tensione psicologica. In questo stato di tensione la circolazione rallenta, i tessuti perdono resistenza e capacità di recupero. Per vincere gli effetti dell’indebolimento funzionale, la vittima delle cattive abitudini visive accentua ulteriormente la fissità dello sguardo, innescando un circolo vizioso per cui vede sempre meno e si stanca sempre di più. Per vedere bene e non perdere la concentrazione mentre si focalizza un oggetto ci si può concentrare in due modi: senza la partecipazione della coscienza, -in tal caso si vede senza badare a ciò che si vede-, é un modo di vedere che non stanca; con la partecipazione della coscienza: si vede facendo attenzione a ciò che si vede,come quando si osserva un quadro cercando di apprezzarne tutte le caratteristiche, questo modo di vedere affatica.
Per la vista é salutare e necessario vedere in tutti e due i modi: automaticamente ed intenzionalmente. L’ allenamento della vista e gli esercizi di irrobustimento degli occhi utilizzano entrambi i modi.
Per potersi concentrare é necessario rilassare la parte superiore del corpo: si vede bene ciò che si é abituati a vedere perché in quel caso la mente é rilassata. Le persone che hanno la vista difettosa sono tese già in partenza. Quando vengono confrontate con una situazione, un luogo, un attività o una persona che non conoscono, entrano in tensione come quelle con una vista perfetta, con la differenza che la nuova tensione si somma a quella già esistente e impedisce loro di concentrarsi. Infine non riescono a vedere distintamente proprio perché non sono rilassate. La tensione mentale e quindi la tensione della parte superiore del corpo, oltre la capacità di concentrazione e la vista, compromettono anche la memoria. Quando siamo tesi, cioè, non siamo capaci di vedere con la memoria, ossia visualizzare ciò che abbiamo già visto nella realtà. Ne consegue che per stimolare la memoria dobbiamo chiudere gli occhi e rilassarci. Lo sforzo inibisce la visione. Esistono due modi per rilassare il corpo e la mente, uno attivo che richiede esercizio, movimento e il massimo dispendio di energia, ed uno passivo o statico che presuppone riposo come quando si ascolta della musica. Per equilibrare tra loro la mente e il corpo é necessario adottarli entrambi.
DISTURBI DI ACCOMODAZIONE O RIFRAZIONE Se il cristallino non riesce a focalizzare la luce esattamente sulla retina, la rappresentazione é confusa: questo é chiamato errore di rifrazione. Ciò può verificarsi anche perché la forma dell’occhio, da una sfera quasi perfetta, si altera allungandosi o accorciandosi. I più comuni errori di rifrazione sono: miopia, ipermetropia e presbiopia, astigmatismo. I difetti di rifrazione vanno attribuiti fondamentalmente ad uno stato di tensione mentale e fisica abituale. Nella miopia i muscoli ciliari sono costantemente contratti, in spasmo, ed impediscono al cristallino di adattarsi a focalizzare oggetti lontani. Lo spasmo é causato dallo sforzo per vedere. Lo sforzo per vedere é spesso accompagnato dalla contrazione degli altri muscoli facciali, la fronte, le tempie, le mascelle e anche il collo e le spalle. Spesso questo sforzo é enfatizzato dalla dimenticanza di sbattere le palpebre. La miopia e gli altri difetti degli occhi ricadono nella categoria delle tensioni generali mentali ed emotive e possono essere considerati disturbi psicosomatici. esistono tre tipi di miopia: pseudomiopia é uno stato transitorio dovuto a tensione del muscolo ciliare, derivante dalla tendenza a fissare per lungo tempo oggetti vicini senza mai guardare lontano: le fibre circolari del muscolo ciliare si accorciano, mentre le fibre verticali si indeboliscono per l’
uso insufficiente. Si ha pseudomiopia quando il muscolo ciliare é stanco. Può essere eliminata guardando lontano, cioè alternando la focalizzazione degli oggetti vicini a quella degli oggetti lontani; occorre far rilassare le fibre del muscolo ciliare in modo naturale mediante l’ uso equilibrato dei due gruppi di fibre. secondo tipo di miopia é una forma di sclerosi da tensione persistente nel muscolo ciliare con conseguente riduzione o scomparsa delle fibre circolari dello stesso, per cui il muscolo ciliare non riesce a modificare la forma del cristallino quanto serve per per mettere a fuoco gli oggetti lontani. miopia vera e propria, dovuto a sclerosi cronica , ossia quando il cristallino é tenuto permanentemente in stato di convessità nell’ occhio ha luogo una stasi o congestione ematica. Data l’ incapacità del cristallino di modificare la propria forma, si modifica la forma dell’ occhio che diventa ellittico. Questa deformazione da luogo ad una rifrazione della luce difettosa, per cui i raggi luminosi paralleli vengono focalizzati non sulla retina ma davanti ad essa. L’ aggravarsi di questa deformazione del bulbo oculare porta ad avere un’ eccessiva distanza tra la retina e i vasi sanguigni della coroide che l’ alimentano, con la possibile conseguenza del distacco della retina. La presbiopia é il più comune errore di rifrazione degli anziani. Invecchiando i muscoli si indeboliscono e diviene difficile per i muscoli ciliari contrarsi sufficientemente per permettere al cristallino di adattarsi agli oggetti vicini. Se subentra la sclerosi viene compromesso lo stesso bulbo che si deforma diventando più corto. Di conseguenza l’ immagine degli oggetti vicini va a cadere dietro la retina. E’ abbastanza comune che per un certo tempo gli occhi miopi diventano normali prima che sopraggiunga la presbiopia. Molte persone si trovano nella condizione di essere incapaci di focalizzare oggetti sia vicini che lontani e utilizzano normalmente lenti bifocali, la lente superiore per vedere lontano e quella inferiore per leggere. L’ ipermetropia é l’ incapacità di vedere bene o gli oggetti vicini o quelli lontani. E’ il difetto ottico contrario alla miopia. Il globo oculare é più corto, e i raggi luminosi si rifrangono dietro la retina. L’ipermetrope vede meglio da lontano che da vicino, sebbene non sia da confondere con il presbite, dato che le cause dei due disturbi sono molto diverse. Nell’occhio ipermetrope l’immagine si forma dietro la retina, fenomeno dovuto a due ragioni: una sproporzione della capacità di rifrazione nel sistema ottico, o una diminuzione della lunghezza assiale del globo oculare. L’ipermetrope giovane può riuscire ad avere un’immagine nitida nella visione da lontano, e relativamente buona durante la lettura grazie alla sua grande capacità di accomodazione, ma lo sforzo permanentemente svolto per l’accomodazione da vicino fa si che il muscolo ciliare si ipertrofizzi. Questa capacità di accomodazione diminuisce con l’invecchiamento, e se non si correggono le cause diventa sempre più difficile intervenire. L’ astigmatismo é dovuto ad una condizione per cui la curvatura della cornea non é completamente sferica, per cui ha luogo una deformazione del fascio di raggi, che incidono parallelamente senza unirsi in un punto. L’ immagine che si forma nella retina é sfocata e distorta, sia nel senso orizzontale che in quello verticale. L’astigmatico non vede nulla chiaramente, né da lontano, né da vicino. L’ astigmatismo può essere dovuto ad una deformazione irreversibile della cornea o all’eccessiva contrazione di un muscolo motore esterno, che tira ad un lato dell’ orbita deformando la cornea. Quest’ ultimo caso é il più frequente.
PATOLOGIE DEGLI OCCHI La causa principale delle malattie degenerative dell’ occhio, come il glaucoma e la cataratta é l’ impurità del sangue che si accompagna ad un rallentamento della circolazione. A questo contribuisce un’alimentazione squilibrata che favorisce l’ accumulo di tossine e rende più difficile l’ossigenazione delle cellule in tutto il corpo. Patologie come il diabete, ipertensione, arteriosclerosi o nefrite possono causare comuni disturbi alla vista.
ATTEGGIAMENTO POSTURALE La postura influenza in forte misura la disposizione della mente e quella del corpo, occhi compresi. Nelle persone che hanno l’ abitudine di tenere il collo flesso il sangue ristagna a livello del capo e la pressione endoculare aumenta. I bulbi si dilatano (si allungano) e fanno perdere elasticità ai muscoli ciliari, ne deriva una pseudomiopia. Quando la postura é notevolmente sbilanciata, cioè quando vi sono differenze palesi fra la parte destra e la sinistra del corpo, possono instaurarsi astigmatismo e presbiopia. La vista é collegata al sistema nervoso, al sistema circolatorio e con determinati organi interni, in particolare il fegato e i reni; una cattiva posizione può influenzare negativamente la vista. Ma oltre che con gli organi interni, il funzionamento degli occhi é legato all’uso delle braccia, delle gambe e del collo. La qualità della vista dipende dall’equilibrio della colonna vertebrale. La maggior parte degli innumerevoli riflessi mediante i quali l’organismo funziona é controllata dal sistema neurovegetativo, cioè dai nervi che partono dai gangli (centri nervosi) disseminati lungo la colonna vertebrale, all’esterno dello scheletro. Per cui, se la colonna é fuori asse, se una delle vertebre non é perfettamente allineata con quelle adiacenti, l’organo, o la parte del corpo innervata dalle fibre neurovegetative che si originano dai gangli che si trovano in corrispondenza di questa deformazione, risente dello squilibrio. La sofferenza della colonna si riflette sul funzionamento dell’organo, ma, a sua volta un’alterazione dell’organo provocherà o aggraverà una deformazione della colonna. E quando funziona male un organo, funzionano male anche tutti gli altri, perché attraverso il sistema nervoso vegetativo essi sono tutti collegati tra di loro. Quando il fegato e i reni, e in particolar lo stomaco, si indeboliscono la postura si altera. La posizione delle scapole non é più simmetrica, e poiché i nervi che controllano i muscoli ciliari nascono a livello della prima vertebra toracica, la vista ne soffre. Quando le scapole non sono perfettamente in linea, le spalle e il collo si irrigidiscono e bloccano le fibre del sistema neurovegetativo, per cui l’afflusso del sangue destinato ad alimentare gli occhi diminuisce.
Occhi e sistema nervoso Benché la medicina ufficiale attribuisca la responsabilità della vista corretta principalmente ai muscoli oculari, lo yoga ci insegna che in realtà ne é responsabile ogni parte del corpo. Poiché il bulbo oculare é collegato al cervello, controlla la vista tutto il sistema nervoso. E’ necessario tener presente che la visione perfetta dipende dalla azione sinergica della psiche e del corpo, specialmente della parte superiore del corpo,e non solo dall’azione dei muscoli oculari. Poiché innerva tutti gli organi interni, il sistema neurovegetativo, o autonomo, naturalmente ne regola il funzionamento. Esso a sua volta é collegato col sistema nervoso
centrale. Quindi, anche il nervo ottico attraverso il sistema nervoso centrale é controllato dal sistema neurovegetativo. Il sistema nervoso autonomo innerva tutta la muscolatura liscia del corpo, il cuore e le ghiandole e reagisce allo stress indotto dai sentimenti e dalle emozioni. Il sistema neurovegetativo si divide in sistema nervoso (orto)simpatico e sistema nervoso parasimpatico, le cui funzioni sono antitetiche e complementari. La maggior parte delle fibre é innervata sia da fibre del sistema simpatico che del parasimpatico. Il modo in cui gli organi reagiscono dipende dalla prevalenza dell’attività dell’un sistema sull’altro. Per esempio quando prevale l’attività del simpatico il cuore pulsa più in fretta, le pupille si dilatano, la pressione arteriosa aumenta, i movimenti peristaltici rallentano. L’atropina (un alcaloide talvolta somministrato ai miopi) paralizza in parte il parasimpatico favorendo l’azione del simpatico. Quando prevale l’attività del parasimpatico si manifestano i fenomeni opposti: il cuore pulsa più lentamente, le pupille si restringono. Gli occhi che non si muovono di continuo sono ammalati, anormali o stanchi. Gli occhi inattivi rivelano uno squilibrio di base del sistema nervoso, che può essere definito stato di tensione fisica e mentale abituale. La nozione, storicamente provata, di una correlazione fra rilassamento della muscolatura oculare e vista perfetta é tuttora valida. I miopi tendono a tenere gli occhi fermi, a fissare lo sguardo su un solo punto vicino. Invece dovrebbero muoverli, usarli in altro modo. Il fattore che consente la creazione di un equilibrio fra tensione e rilassamento é il movimento. Occhi e reni I reni hanno il compito di filtrare il sangue circolante per liberarlo delle impurità. Quando non funzionano a dovere la pressione arteriosa aumenta con conseguente tendenza alla degenerazione cardiovascolare e all’ indurimento delle arterie. Aumenta anche la pressione endoculare, potenziale causa di un glaucoma.La miopia può essere associata a un’insufficienza renale. Quando il sangue viene purificato, i reni non vengono sovraccaricati di lavoro e aumenta l’afflusso di ossigeno e di sostanze nutritizie agli occhi. I reni concorrono anche a regolare la secrezione ormonale e quindi controllano l’energia vitale del corpo e sono estremamente sensibili agli stress. Il loro compito consiste nel segnalarli, però gli stress prolungati ne danneggiano sicuramente il funzionamento, per cui la tensione psichica persiste e può causare miopia. Secondo il pensiero orientale i reni immagazzinano la vitalità che ereditiamo dai nostri progenitori. I reni influenzano la capacità della pupilla di dilatarsi e restringersi. La fisionomica orientale diagnostica la presenza o meno di una disfunzione osservando il volto del paziente, e in particolare gli occhi. Quando le funzioni renali sono alterate, gli occhi appaiono cerchiati di nero o tumefatti. Occhi e fegato Il fegato opera in concerto con i reni per disintossicare il sangue e mantenere costante il livello energetico necessario per agire. Si suppone che il fegato elimini tutte le sostanze nocive presenti nel sangue che partendo dagli intestini e dallo stomaco raggiungono il cuore. Se viene sovraccaricato, in particolare da una dieta tossica o eccessiva, il fegato si indebolisce e il sangue non viene depurato a sufficienza. La circolazione del sangue rallenta, influenzando la circolazione sanguigna negli occhi, possono instaurarsi debolezza della vista o una malattia degenerativa degli occhi. Il fegato costituisce un “deposito” di enzimi,vitamine minerali e ormoni. alterandosi diminuisce la riserva di vitamine A e D, entrambe indispensabili alla vista. Nella fisionomica orientale l’alterato funzionamento del fegato viene diagnosticato osservando la sclera, che perde la sua lucentezza e diviene giallastra o rossastra. La conseguente disfunzione produce rigidità a livello delle articolazionie della muscolatura e fissità nello sguardo.
Tra le altre cose, danneggia il fegato anche l’instabilità emozionale, perché altera la circolazione del sangue. Per equilibrare la sfera emozionale é bene praticare la respirazione profonda, il rilassamento fisico e mentale, la meditazione, e procurarsi stimoli che inducano gioia e appagamento. Occhi e stomaco. Sullo stomaco le emozioni agiscono direttamente. Occhi e stomaco operano di concerto: quando il soggetto ha fame i suoi occhi acquistano una particolare lucentezza, quando é troppo sazio appaiono opachi e offuscati. Gli squilibri dell’appetito o di una dieta caotica si riflettono sugli occhi al punto che chi li subisce tende a diventare miope. Occhi, intestino e organi riproduttivi. Alterano la qualità del sangue che irrora il bacino tanto la stitichezza quanto le malattie degli organi sessuali.E quando la parte inferiore dell’addome perde il suo vigore, può diventare sede principale dell’energia vitale la parte superiore del corpo, che allora si congestiona e altera la vista. Se a causa di una frustrazione sessuale il bacino é in tensione, si congestionano anche la parte superiore del naso e gli occhi. Negli adolescenti i difetti della vista dipendono spesso da tensione sessuale o da stitichezza, nei fanciulli da cattivo funzionamento dell’apparato digerente.
LA MALATTIA DEGLI OCCHI INFLUENZA LA MENTE L’ATTITUDINE MENTALE CONDIZIONA LA VISTA
Quando la psiche é sovraeccitata a causa di un’intensa attività mentale o per altri motivi, gli occhi riflettono lo stress cui é sottoposto il cervello, si arrossano e si gonfiano, si stancano facilmente. Per vedere bene é necessario avere la mente calma ed equilibrata. La vista normale é un fenomeno imperfetto. La capacità di vedere bene non dipende soltanto dall’ elasticità dei muscoli oculari o dalla fluidità del sangue circolante, non é un fenomeno esclusivamente fisiologico. La capacità di vedere bene é legata alle condizioni, del momento o abituali, della mente ed é in diretto rapporto con il rilassamento mentale. La condizione naturale della mente é uno stato di rilassamento, non di tensione. Ma quando l’ individuo si propone di raggiungere un obiettivo o di capire bene qualcosa, la sua mente entra in tensione. E quando é tesa la psiche, é teso anche il corpo, e, in particolare, la sua parte superiore: il collo, le spalle, le braccia e gli occhi. L’ interpretazione mentale delle immagini può essere influenzata da altre cause psicologiche, le quali a loro volta, avranno conseguenze sugli occhi come apparati sensoriali, dato che corpo e mente sono strettamente uniti e un’alterazione psicologica modifica il funzionamento dell’organismo. Disfunzioni della memoria e incapacità di immaginazione indeboliscono l’attività interpretatrice della mente, indispensabile alla percezione visiva . Fra i fattori psicologici che più frequentemente possono alterare la visione corretta si trovano le emozioni negative, angoscia, paura, dolore, spirito di competizione, che possono modificarla sia direttamente, ossia contraendo i muscoli oculari e rendendo difficile l’accomodazione, sia indirettamente alterando la chimica corporea, che a sua volta modificherà anche la funzionalità degli organi e dei processi mentali. Anche l’ansia di vedere fa si che lo sguardo si fissi nel tentativo di captare le immagini con maggiore precisione, con conseguenze completamente diverse dai risultati sperati.
La mente dirige il funzionamento dell’organismo, i desideri inconsci la programmano. Distinguere fra ciò che si crede di desiderare, a livello cosciente, e i desideri profondi, generalmente inconsci, può significare la differenza, in molti casi, fra salute e malattia. Le alterazioni della vista possono presentarsi quando la tensione emotiva sopportata é molto forte e dura a lungo, o nei momenti di trasformazione biologica, come l’adolescenza, quando nell’organismo si verifica uno scompenso che fa affiorare antichi conflitti. Anche la sessualità fa paura e origina un’ infinità di tensioni a causa di informazioni sbagliate o insufficienti. Se i processi mentali influiscono sul funzionamento dell’ organismo, anche ciò che succede nel corpo avrà ripercussioni sulla mente; le persone che vedono male a causa di una malattia, di fattori ereditari o di una qualche alterazione organica, o che perdono la vista, subiscono alterazioni nei loro processi mentali e la loro personalità viene condizionata dalla loro deficienza fisica. Quando la mente e gli occhi non operano sinergicamente la vista é poco efficiente. La mente dei nevrotici é quasi sempre del tutto separata dai loro occhi. Essi tendono a fantasticare, a sognare ad occhi aperti; alcuni ammiccano in continuazione. Per vedere bene non si devono sforzare gli occhi, ma concentrarsi su ciò che osserva. La concentrazione migliora la vista.
PROFILI PSICOLOGICI E ATTITUDINALI DI CHI SOFFRE DI PROBLEMI VISIVI
PERSONALITA’ DEL MIOPE Ha tendenza ad assumere posture estremamente dannose, il difetto visivo incoraggia l’ingobbirsi delle spalle e la posizione abbassata della testa; tende alla chiusura così come succede nel suo campo visivo e si presenta contratto, con il collo e le spalle tesi come a proteggersi costantemente dal mondo circostante. I tratti facciali come quelli corporei esprimono tensione interiore, spesso inconscia: sguardo attonito, a volte quasi allucinato quando l’ imprecisione delle immagini che riceve é molto grande, mandibola inferiore spinta all’ indietro, spalle incassate come per raccogliersi maggiormente in se stesso. Timido, introverso, meticoloso, vuole sempre essere all’ altezza, vuole arrivare a tutti i costi. Ha una mente analitica che ama spendere il proprio tempo nelle attività speculative come leggere, studiare, apprendere. Se nel gruppo fa lo spaccone é per mascherare la propria timidezza, a volte invece se ne sta isolato in un angolo. Spesso si tratta di un insicuro, che nonostante i successi ottenuti nella vita conserva dentro di sè una sensazione fallimentare. Tende a nascondersi per non essere troppo osservato e giudicato. E’ poco espansivo ed é portato ad evitare il contatto fisico con i suoi interlocutori. Il miope é svantaggiato nelle attività di gruppo, perché non riesce a scorgere bene i visi delle persone, se non a breve distanza, egli trova noiose lo sport e la vita sociale e tale noia influisce negativamente sul suo difetto. Il sentimento che lo domina é la paura, che lo conduce a chiudersi e a non manifestare facilmente le proprie emozioni. E’ portato a tener dentro le proprie emozioni. Il miope é solitamente una persona, centrata in se stessa, che trova difficile rapportarsi agli altri dei quali teme il rifiuto. Attua un costante distacco da ogni impatto emotivo.
PERSONALITA’ DEL PRESBITE Il presbite ha il viso contratto, ma in modo diverso da quello del miope; egli accumula la tensione nella nuca a causa della sua tendenza inconscia a portare indietro la testa, aggrotta le sopracciglia e talvolta le labbra nel tentativo di compilare le parole che fa fatica a leggere. Viceversa, il suo viso si rilassa quando guarda lontano. La presbiopia é legata al tempo che passa, poiché é l’ espressione fisiologica dell’ irrigidimento del cristallino. Gli occhi perdono l’ elasticità di accomodare per mettere a fuoco ciò che é vicino; allo stesso modo la personalità del presbite si fa sempre più intollerante verso una realtà che non lo trova più disponibile come un tempo. Quel gesto così tipico dei presbiti di allontanare l’ oggetto da mettere a fuoco esprime bene la ricerca di un modo nuovo di porsi in relazione con il mondo: racconta la necessità di posizionare tutte le cose più in là di quanto non lo fossero un tempo.
Quando questo comportamento emerge in tarda età , può essere ricondotto ad un naturale processo di invecchiamento: non vedere bene da vicino significa acquisire un certo distacco dalla vita, essere portati ad una visione più neutra e obiettiva. Guardare le cose da una certa distanza ci consente maggiore equilibrio nella valutazione. Quando la presbiopia si presenta in età precoce testimonia che i vissuti dell’ anziano sono stati drasticamente anticipati, insorge una sorta d’incapacità a prendere le giuste misure del presente e un certo timore per ciò che riserva il futuro. A volte una presbiopia precoce può essere la reazione a un momento di difficoltà in cui vengono meno le naturali capacità reattive. Vivendo costantemente in atteggiamento difensivo é strutturalmente rigido, ha i muscoli del collo contratti e complessivamente risulta poco elastico. E’ composto e controllato, Spesso è dominato da sentimenti di sfiducia e di rinuncia, intreccia con difficoltà relazioni nuove per restare ben ancorato a un passato più rassicurante. Evita emozioni e coinvolgimenti passionali quando teme che possano prendere il sopravvento e dominarlo. Finisce così per strutturare una decisa corazza nei confronti dell’ emotività e ogni manifestazione affettiva é trattenuta per la paura di incorrere in ulteriori delusioni e frustrazioni.
PERSONALITÀ’ DELL’ IPERMETROPE Qualcuno ritiene che l’ ipermetropia sia legata a disturbi alimentari nei primi mesi di vita e che queto difetto ottico sia il segno di uno sviluppo visivo incompleto dato che quello normale passa per un’ ipermetropia iniziale fino al raggiungimento dell’equilibrio ottico. Psicologicamente, l’ ipermetrope é una persona desiderosa di sapere, impaziente quando deve passare per molti dettagli prima di poter percepire l’ insieme delle cose. Vuole vedere tutto d’un colpo solo. Per esempio, guarda e pensa immediatamente ‘un albero’ senza fermarsi a guardare i rami o le foglie che lo compongono. Fra di loro non sono molto frequenti gli stati di tensione e angoscia, per migliorare la loro vista sarà sufficiente che seguano l’esercizio fisico, il rilassamento e l’alimentazione per migliorare e mantenere un buono stato di salute. Trova faticoso leggere e noiosa ogni attività che richieda una continua visione ravvicinata, questa noia accrescerà il difetto che lo rende ipermetrope. Deve sviluppare la capacità di concentrazione ed esercitarsi a scoprire i particolari delle cose, per indicare via via al cervello come deve vedere.
PERSONALITÀ’ DELL’ ASTIGMATICO L'espressione del viso di un astigmatico indica il disturbo di cui soffre. A seconda dei contorni principali degli oggetti osservati, verticali in alcuni casi e obliqui in altri, strizza gli occhi a turno e muove la testa a piccole scosse. La bocca inoltre accompagna spesso lo sforzo dell’accomodazione, corrugandosi. Il suo disturbo appare spesso contraddittorio: a volte fa vedere molto male, in altri momenti la vista é perfettamente chiara. Questa sorta di mutevolezza della vista é il tema dominante che si ritrova nella dimensione esistenziale dell’astigmatico. Come la realtà ha più facce, così si presenta questo individuo: mutevole, inafferrabile, ambiguo, ma anche adattabile, nel senso che riesce a calarsi in situazioni diverse, a coglierne le sfumature, le atmosfere, i significati da diversi punti di vista. Spesso, é proprio per proteggersi da questa sua eccessiva plasticità che chi soffre di questo disturbo assume una innaturale rigidità, finisce per darsi regole ferree che non gli appartengono. Tende ad apparire imperturbabile e quindi ha una postura molto composta e controllata, ma la rabbia talvolta sfugge così come sfuggono gesti e atteggiamenti aggressivi.
Sa adeguarsi a chi gli sta intorno. La sua molteplicità di punti di vista é pari alla sua indecisione e ambiguità, proprio perché per lui una stessa immagine ha più facce. E’ molto volubile negli affetti; privo di un unico punto di fuoco, é incapace di trovare il suo centro, quindi é pervaso da un continuo stato di tensione. Si presenta spesso come una persona equilibrata, cauta e capace di comprendere le ragione dell’ altra parte. Ma questo equilibrio esterno viene pagato con una sensazione di instabilità interna, di confusione e di mancanza di chiarezza. Nel tentativo di cogliere tutte le sfumature di un’immagine e tutti i risvolti possibili, rischia di disorientarsi, e di perdere il nocciolo della questione.La scelta diviene una fonte di tensione, una rabbia che però fatica ad esprimersi. L’astigmatismo é spesso collegato ad uno stato di aggressività repressa, può ridursi o addirittura sparire quando questa condizione viene riconosciuta, accettata e agita.
PERSONALITÀ’ DELLO STRABICO Lo strabismo non é un disturbo di accomodazione, é un difetto della visione binoculare. Fino a tre mesi il bambino non ha né una visione nitida né binoculare. Così come succede al coordinamento dei movimenti degli arti, acquisisce entrambe le capacità con la crescita e con l’ esercizio: per questo é stabilito un parallelismo fra il coordinamento dei due lati del corpo e il coordinamento degli occhi. Osservando un bambino strabico si nota spesso che la sua postura generale ha un curioso rapporto con i segni dello strabismo: la schiena é curva e i piedi hanno le punte rivolte all’ interno. Ciò ha fatto pensare che rieducare la postura corporea del bambino e la coordinazione dei due lati del suo corpo potrebbe ridurre, o far sparire lo strabismo. Non bisogna poi dimenticare che i fattori psicologici svolgono un ruolo molto importante nell’apparizione di questo strabismo. Lo strabico é incapace di fondere le immagini percepite dai due occhi. Per evitare di vedere male, preferisce sopprimere inconsciamente una delle due immagini ricevute: quindi vede con un occhio solo. Questo disturbo della visione binoculare ha come conseguenza la deviazione degli occhi e assume diversi nomi, a seconda della deviazione stessa. In seguito ad una forte tensione nervosa, alcuni muscoli si contraggono e si accorciano eccessivamente, fenomeno che può originare uno strabismo occasionale nel bambino, soprattutto nei momenti in cui é sottoposto a una tensione emotiva o sta attraversando dei cambiamenti biologici. Se il momento di difficoltà dura poco, può risolversi senza problemi, al contrario, può arrivare a creare una falsa macula (il punto di maggior visione al centro della retina), dato che qualsiasi parte della retina può sviluppare una sensibilità se viene esercitata, cosicché lo strabico riuscirà a vedere perfettamente un oggetto anche se i suoi occhi guardano in un’altra direzione. Con la rieducazione oculare la vera macula recupera la sua capacità di funzionamento, e la pratica degli esercizi farà si che l’ immagine si formi sempre sullo stesso punto della retina, migliorandone la sensibilità e riuscendo a far fondere le immagini dei due occhi in una sola. Nei casi di strabismo c ‘é spesso coincidenza fra debolezza organica e conflitti d’ origine psichica; secondo l’interpretazione psicologica, una persona predisposta che veda qualcosa che considera sconveniente può reagire con uno strabismo per impedire a se stessa di rivederla bene. I casi di strabismo di coloro che hanno vissuto un dramma affettivo o emotivo sono numerosi. Lo strabico é di solito una persona ipersensibile ed il suo sistema nervoso si altera con molta facilità.
OGNUNO VEDE IN MODO DIVERSO
COME VEDE CHI HA PROBLEMI ALLA VISTA Il miope vede la realtà in maniera imprecisa, oltre il suo ristretto campo visivo tutto gli appare sfocato, diffuso fino a diventare un insieme di macchie colorate talmente poco leggibili da renderlo timoroso e riportarlo verso sè stesso, nello spazio più prossimo a lui, dove la realtà gli appare nitida e rassicurante. Il presbite al contrario vede in modo rilassato tutto ciò che è lontano, per questo motivo si sforza nell’ atteggiamento di portare indietro la testa, nel tentativo di creare una distanza tra lui ed il suo mondo percepito. La dimensione visiva in cui vive l’astigmatico é multipla e distorta, un po' come le immagini degli specchi deformanti. E’ talmente variabile da essere a volte perfetta e a volte molteplice, gli appare con più facce tutte di uguale valore, turbandolo e confondendolo, tanto da indurlo a crearsi un’immagine apparentemente rigida per nascondere la suo disagio interiore. Chi é affetto da strabismo vede in modo diverso dai due occhi, a volte sopprime inconsciamente una delle due immagini .Guarda di sbieco perché ci sono cose che non bisogna vedere o che bisogna vedere solo con la coda dell’occhio, o con un occhio solo. Nella sua percezione spesso risulta alterata la posizione nello spazio delle figure. Esistono malattie neurologiche prevalentemente dovute ad alterazioni circolatorie in seguito alle quali il comportamento motorio e la percezione visiva divengono notevolmente asimmetrici. Visivamente, chi ha subito lesioni nell’ emisfero destro ignora tutto ciò che sta a sinistra e viceversa: può succedere che mangi solo ciò che sta a sinistra del piatto o come accadde al pittore Otto Dix (1891- 1969), colpito da tale sindrome, dipinga trascurando completamente la parte sinistra della scena e del quadro. Malattie mentali come la schizofrenia creano un realtà grottesca ed inquietante:lo schizofrenico vede facce che cambiano repentinamente espressione con pupille dilatate, nasi grandi, bocche aperte e denti sporgenti. Una sorta di mondo popolato da mostri. Interessante é anche la realtà vista dai daltonici, nei casi più comuni la gamma delle tinte percepite é ridotta al giallo e al blu, ma ci possono essere casi più gravi di completo acromatismo in cui tutto é visto in bianco e nero, e diventa impossibile anche immaginare un mondo a colori.
L’ ILLUSIONE DELLA PERCEZIONE VISIVA L’uomo é sempre stato convinto che ciò che cade sotto i suoi occhi sia la realtà oggettiva, eppure é facile rendersi conto dei limiti dei nostri sensi. Noi vediamo in quanto gli oggetti riflettono una radiazione luminosa nei nostri occhi, ma solo un ottavo dello spettro delle radiazioni elettromagnetiche, di cui le luminose fanno parte, stimola la retina. Tutto ciò che vediamo é compreso tra le lunghezze d’onda che vanno da circa 4000 a circa 7000 amstrong circa, tutte le altre lunghezze d’ onda non sollecitano la retina dell’ occhio e quindi non trasmettono impulsi al cervello. Sappiamo comunque che esistono raggi infrarossi e ultravioletti, così come un’ enorme quantità di radiazioni e lunghezze d’ onda esterne all’ intervallo del visibile. Come ci apparirebbe la realtà se la nostra retina fosse più sensibile? Sicuramente completamente diversa. C’ é poi la grande illusione della materia concreta e compatta, composta da corpi e oggetti ben delimitati nello spazio. Eppure sappiamo dalla scienza che l’ atomo é pressoché completamente vuoto, formato da un nucleo centrale di protoni e neutroni intorno al quale, a distanza enorme rispetto al nucleo stesso, ruotano gli elettroni. La fisica più recente propone la teoria secondo la quale non esistono particelle ferme o in rotazione, i mattoni costituenti la materia secondo il luogo comune, ma solo situazioni ondulatorie localizzate, ossia onde in vibrazione. A livello di microcosmo la materia é costituita da onde, così come da onde é costituita ciò che definiamo energia. Materia ed energia sono perciò due aspetti di un’ unica essenza che é vibrazione; due aspetti che ci appaiono distinti ed opposti soltanto a causa delle nostre limitazioni sensoriali e delle conseguenti limitazioni mentali che le accompagnano. Anche il tempo é un’ illusione: noi vediamo sempre ciò che é già passato, a causa dell’ intervallo non trascurabile impiegato dai messaggi nervosi a raggiungere i centri cerebrali. Le percezioni visive possono essere considerate sostanzialmente ipotesi, in quanto le immagini retiniche sono aperte ad una infinità di interpretazioni elaborate dalle nostre menti, delle quali conosciamo la capacità di creare realtà diverse e sfaccettate per ogni individuo. In base a queste considerazioni, possiamo renderci conto di quanta realtà ci risulta pressoché sconosciuta, in quanto siamo praticamente ciechi di fronte ad essa. Ciò che vediamo non solo é limitato, é anche non veritiero, poiché frutto di costruzioni mentali. Vedere é un fenomeno soggettivo, ed é mutevole in ogni individuo. E’ il risultato dello stato del nostro apparato sensorio, della nostra conoscenza ed esperienza, del nostro stato emotivo, del nostro modo di rapportarci con noi stessi e con il mondo esterno. E tutti noi, combinando questi fattori, creiamo la nostra personale ed effimera realtà, talmente mutevole da apparirci completamente diversa anche solo in seguito ad un evento che può aver influenzato il nostro stato d’ animo. Possiamo , quindi, considerarci tutti in qualche modo vittime di aberrazioni visive. Chi soffre di problemi visivi, interpone qualche alterazione in più alla sua realtà. In quest’ ottica, le limitazioni a quella che é considerata la visione corretta, possono esser considerate delle possibilità di cogliere la realtà da punti di vista diversi, con un atteggiamento creativo di accettazione del proprio modo di vedere e di spunto per migliorare se stessi. Il problema piuttosto é che spesso i problemi visivi sono sintomi di problemi più gravi agli organi interni, oppure possono essere il risultato di una postura scorretta o la manifestazione di un atteggiamento mentale sofferente. Viceversa, un errato modo di
usare gli occhi può influenzare la postura o causare tensioni muscolari nel corpo. ‘Vedere male’ può creare sofferenze nella sfera emotiva e condizionare il carattere. Negli occhi spesso si concentrano le paure, le tensioni, i blocchi che impediscono all’ uomo di espandersi. L’ uomo non é consapevole che le proprie percezioni fisiche sono operazioni mentali: quando sente, vede, percepisce, l’ organismo umano opera delle scelte. L’ uomo non é consapevole di questa attività della mente che già di per sé crea la realtà. La mente é il velo che nasconde al corpo e a se stessa la visione della vera realtà, compresa la visione di cosa sia l’ uomo nella realtà.
VEDERE CON LA MENTE
Esiste un modo di vedere che non presuppone l’ uso degli occhi. Qualche anno fa rimasi colpita dalla dichiarazione che fece una donna cieca in una trasmissione televisiva. Frequentava un corso di vela e disse: “ Quando tocco una cosa il mio cervello me ne trasmette l’ immagine perciò io vedo quella cosa. Per questo noi non siamo non vedenti, ma solo ciechi.” L’ esperienza tattile ha un ruolo importante nell’ elaborazione della immagine mentale. Allo stesso modo conferisce alla visione la capacità di interpretare le immagini come oggetti. Basta chiudere gli occhi per osservare immagini che scorrono nello schermo della nostra mente. E’ sufficiente pensare alla nostra facoltà di sognare per sperimentare la nostra capacità di vedere senza l’ uso degli organi sensoriali preposti alla vista. E tutti ci siamo abbandonati alla possibilità di creare una ‘realtà’ immaginata che ci ha fatto perdere, per un po' di tempo, la cognizione del nostro stato. E’ stato provato che nei casi di isolamento psicosensoriale le persone immerse nell’ oscurità assoluta manifestano abitualmente fenomeni allucinatori nel giro di un breve periodo di tempo, variabile a seconda dell’ individuo. Gli esperimenti effettuati con volontari dimostrano che i fenomeni allucinatori che si presentano più spesso sono di tipo visivo. Queste allucinazioni possono essere creazioni della mente che si difende dall’ impressione di vuoto sensoriale. La mente inventa situazioni e personaggi o ricorda fatti passati modificandoli di solito in modo piacevole, idealizzandoli, come talvolta facciamo con i ricordi.
VEDERE OLTRE LA MENTE
C’ é un modo di vedere che unisce sensazione, percezione ed intuizione. E’ un modo di cogliere la realtà che trascende i sensi. E’ una percezione diretta, senza l’ interferenza dell’interpretazione mentale. Da sempre l’ uomo ricerca questa possibilità con ogni mezzo, dall’ assunzione di droghe alla pratica di discipline mistiche. Egli é consapevole che i suoi sensi sono limitati, o forse che c’é una parte di se stesso che non sa usare, come se la sua mente avesse potenzialità alle quali gli é impossibile accedere. Questo modo di vedere presuppone il lasciare emergere l’ intuizione, facoltà dell’emisfero destro del cervello o della buddhi superiore, la cui sede é stabilita essere nello spazio del cuore. Per farlo é necessario disporsi alla percezione con estrema apertura e disponibilità a lasciarsi permeare dalle sensazioni.
Se le porte della percezione fossero spalancate, ogni cosa apparirebbe all’ uomo così come é: infinita. WILLIAM BLAKE Adolf Huxley, studioso dei problemi della visione e della percezione, propone la teoria che le droghe possano agire sul cervello estendendone la funzionalità, che normalmente si autoriduce nell’applicarsi ad una determinata funzione. Così descrive la propria esperienza dopo aver assunto un allucinogeno chiamato mescalina: “il tempo non aveva più limiti, come un eterno presente, lo spazio non sembrava più vincolato dalle leggi della profondità e prospettiva, gli oggetti noti apparivano privi di una terza dimensione”
Le opere e le intuizioni di grandi artisti aprono la possibilità di scorgere diversi modi di vedere:
“So bene da me che solamente in lievi attimi mi è concesso dimenticare me stesso nel mio lavoro.... Il pittore poeta sente che la sua essenza vera, immutabile parte dall’ invisibile che gli offre un’ immagine dell’ eterno reale... Sento che non sono io nel tempo, ma che è il tempo in me. Posso anche sapere che codesto arcano dell’ arte non mi è dato risolverlo in maniera assoluta, tuttavia mi vien quasi fatto di credere che sto per mettere le mani sulla divinità.”
CARLO CARRA’ “L’ arte è una forma sottilissima di consapevolezza....un’ unione totale; è la condizione in cui si è tutt’ uno con l’ oggetto...Il quadro deve venire totalmente da dentro l’ artista...E’ l’ immagine che vive nella coscienza: essa è viva come una visione, ma è sconosciuta.” D. L. LAWRENCE Paramahansa Yogananda, nella Autobiografia di uno Yogi descrive la sua esperienza di coscienza cosmica: “Anima e mente perdettero all’istante i loro vincoli fisici e uscirono come un’ondata di fluida e penetrantissima luce da ogni mio poro;Il mio senso d’identità non era più limitato al solo corpo, ma abbracciava tutti gli atomi circostanti. La gente, in strade lontane sembrava si muovesse dolcemente nella mia remota periferia. Le radici delle piante e degli alberi mi apparivano attraverso un’opaca trasparenza del suolo; distinguevo il fluire della loro linfa. Tutto quello che mi era vicino era nudo davanti a me. La mia abituale visione frontale s’era mutata in una vasta vista sferica che percepiva tutto simultaneamente. Attraverso la parte posteriore della mia testa, vedevo le persone camminare lontano e mi accorsi anche di una mucca bianca che si avvicinava lentamente; quando giunse sullo spiazzo dinanzi al cancello aperto dell’ashram, la osservai come con i miei occhi fisici. Quando passò dietro il muro di mattoni del cortile, la vidi ancora con perfetta chiarezza. Tutti gli oggetti nel raggio della mia visuale panoramica tremolavano e vibravano come figure sullo schermo. Il mio corpo, quello del Maestro, il cortile dai pilastri, i mobili e il pavimento, gli alberi e i raggi del sole a volte si agitavano con violenza sino a che tutto si fondeva in un mare luminoso, come cristalli di zucchero messi in un bicchiere d’acqua si sciolgono dopo essere stati agitati. La luce unificatrice si alternava con le materializzazioni delle forme, e le metamorfosi rivelavano la legge di causa ed effetto presente nella creazione. L’intero cosmo dolcemente luminoso, simile a una città che si scorga lontana nella notte, scintillava nell’infinità del mio essere. L’abbagliante luce al di là dei profili sferici acutamente incisi si attenuava un poco agli estremi limiti, dove potevo scorgere una radiazione che non diminuiva mai. La divina diffusione di raggi scaturiva da un’Eterna Sorgente che fiammeggiava in galassie, trasfigurate da aure ineffabili. Incessantemente vedevo i raggi creatori condensarsi in costellazioni e poi risolversi in lembi di trasparente fiamma; con ritmica inversione, miriadi di mondi si tramutavano in diafana luminescenza; poi il fuoco divenne firmamento. Conobbi il centro dell’empireo quale punto di percezione intuitiva nel mio cuore. Uno splendore irradiante sorgeva dal mio nucleo e si distendeva su ogni parte della struttura universale. A un tratto l’aria ritornò nei miei polmoni e respirai di nuovo. Con una delusione quasi insostenibile, capii di aver perduto la mia immensità infinita. Di nuovo ero costretto nella umiliante gabbia di un corpo che difficilmente si adatta allo spirito.”
Per quanto mi riguarda, io so che le mie fotografie migliori sono quelle che non vedo. Devo entrare in uno stato in cui sento la macchina fotografica come un prolungamento del mio
occhio e del mio cervello. Non aspetto di scattare quando razionalmente vedo l’immagine crearsi nello spazio del mirino, ma mi lascio andare ad una sorta di gioco tra me e ciò che voglio riprendere. Scatto ogni volta che l’impulso arriva direttamente da non so dove al l’indice destro, spesso prima ancora di aver visto l’ immagine. In qualche modo prevedo inconsciamente, intuisco senza rendermene conto ciò che si produrrà nel quadrato del mio mirino nell’istante in cui scatto. Non mi considero un’artista, però posso affermare di aver spesso provato questa sorta di trasporto durante una creazione. Ad un certo punto giunge un’ intuizione estremamente lucida e perfetta. Ho la sensazione di non pensare, la mente gestisce da sola il corpo e lo fa agire secondo un determinato schema con assoluta precisione e decisione.
YOGA PER MIGLIORARE E
POTENZIARE LA CAPACITA’ DI VEDERE
Non esiste un metodo prodigioso che assicuri una vista perfetta, é necessario perciò utilizzare tutti i metodi che si propongono di migliorare non solo la vista, ma anche il funzionamento di tutto il corpo e di integrare il corpo e la psiche. Lo yoga é una disciplina che considera l’ essere umano nella sua globalità. Da sempre sostiene l’ importanza degli stati emotivi e la loro influenza sul buon funzionamento di tutto il corpo.
Tutti gli esercizi e le pratiche dello Yoga hanno lo scopo di produrre complessivamente una condizione equilibrata del corpo, armonia e tranquillità nella mente. Le pratiche dello yoga producono prima un controllo della mente in uno stato di equilibrio e poi un vuoto, da intendersi non come una condizione di vacuità, ma come uno stato che non si identifica con le varie influenze a cui va soggetto e dalle quali non viene disturbato. Ciò fa si che i poteri d’ ispirazione e d’ intuizione della buddhi superiore si manifestino e guidino l’ attività sia della mente inferiore che di quella superiore. E’ in questa calma mentale, determinata dai poteri più elevati della buddhi, che si verificano le trasformazioni dello Yoga.
ACCETTAZIONE E DISTACCO
La capacità di vedere in modo naturale e normale si acquisisce inconsciamente durante l’infanzia. Poi, a causa di una malattia fisica o più spesso di tensione mentale, queste buone abitudini vanno perdute e al funzionamento naturale e normale si sostituisce un funzionamento anormale e innaturale. La mente perde la sua efficienza interpretativa, la conformazione fisica dell’occhio si altera e ne risulta una vista indebolita. Nella maggior parte dei casi, allora, sorge uno stato di apprensione cronica. A chi soffre di problemi visivi può non piacere l’ ambiente che lo circonda, o magari qualche aspetto personale che va scoprendo, e decide allora di non vedere, di non guardare verso l’ esterno, caratteristica principale dei timidi, degli introversi e degli insicuri che, come é noto, abbondano tra le persone che hanno problemi visivi. Nel vedere, come nelle altre attività della mente e del complesso psicofisico, é essenziale, se si vuole svolgere un lavoro in modo soddisfacente, coltivare un atteggiamento misto di
accettazione e distacco. Accettare il proprio modo di vedere significa prendere coscienza del proprio limite, ed utilizzarlo come stimolo per evolversi. Vedere non significa sfruttare un’ attività sensoriale a scopi pratici, ma godere di uno dei mezzi principali di relazione con il mondo. Per vedere bene, ossia per conservare con il mondo esterno un rapporto naturale, é necessario combinare la visione esterna con la visione interna. Bisogna guardare con distacco. A forza di esercitarsi a guardare con distacco, senza sforzarsi, si riesce a vedere senza strizzare gli occhi e si impara a conservare questo potere. Essere distaccati vuol dire essere aperti a nuove esperienze, essere disposti a ricevere stimoli nuovi, a cambiare per migliorare.
Tutta la vita potrebbe essere vista come un grande gioco di identificazione con il proprio personaggio, spesso senza rendersene consapevoli. La liberazione comporta la presa di coscienza delle dimensioni universali di questo gioco, per la quale ci vogliono intelligenza e senso dell’ umorismo. La cosa più semplice che possiamo mettere in pratica di fronte agli alti e bassi della vita e di pensare che “anche questo decadrà” applicando il più possibile lo yoga del sorriso, semplicemente allentando i muscoli facciali sollevando gli angoli della bocca. F. PELLICONI
RILASSAMENTO Qualunque sia l’ arte che si vuole apprendere, un buon maestro suggerirà sempre di combinare la distensione con l’ attività, di fare sempre senza sforzo, di lavorare con impegno ma mai in uno stato di tensione. Secondo lo yoga, per poter guarire bisogna essere capaci di rilassarsi e di conservare la calma in ogni momento, in ogni luogo e in ogni circostanza. Noi siamo tanto più sani quanto più siamo capaci di raggiungere l’ equilibrio reagendo a stimoli nuovi senza perdere la stabilità (rimanendo psichicamente normali). Il corpo e la mente sono così strettamente collegati tra loro che ogni tensione fisica si riflette anche in un blocco di pensiero e viceversa. Lo yoga insiste sul rilassamento anche nella terapia oculare perché una mente ricettiva e serena assicura l’ equilibrio. Quando si impareranno ad usare gli occhi senza sforzarli e a rilassare la mente il corpo ritroverà l’ equilibrio. Il rilassamento é una premessa fondamentale per attivare le funzioni della mente, molte delle quali sono utilizzate nel processo percettivo, come per esempio la capacità mnemonica. Tra le caratteristiche più significative del processo del ricordare è da considerare che la memoria non opera bene sotto sforzo, anzi lavora al meglio in uno stato di distensione dinamica. La condizione del lasciarsi andare é la più favorevole alla buona memoria. Il semplice atto di ricordare qualcosa chiaramente e distintamente porta un immediato miglioramento della visione.
In stretta relazione con la memoria é l’immaginazione, che é il potere di combinare i ricordi in modi nuovi, così da farne costruzioni mentali diverse da ogni concreta esperienza passata. Una mente rilassata é in grado di visualizzare e immaginare con un’atteggiamento più positivo.
YOGA NIDRA Yoga Nidra é uno dei metodi di rilassamento più scientifici finora concepiti.Agisce ai livelli più profondi del nostro essere, riducendo quelle tensioni che causano la maggior parte delle malattie e dei problemi della nostra vita. Trattando direttamente i problemi degli occhi si può dedicare più tempo lavorando sugli occhi e sulla struttura facciale durante la rotazione della coscienza nel corpo. Nella fase di consapevolezza del respiro, il suo movimento dovrebbe essere percepito nella regione facciale o come se entrasse e uscisse da ajna chakra, muovendosi su di una linea retta da bhrumadhya, il centro tra le sopracciglia, al retro della testa. E’ anche molto utile il movimento del respiro nelle narici, che sale fino ad unirsi al centro tra le sopracciglia e scende attraverso i due passaggi conici delle narici.
ESERCIZI PER GLI OCCHI
Il dott. William Bates era un oftalmologo vissuto all’inizio del secolo e presentò un metodo rivoluzionario nella rieducazione visiva. Non credeva che gli occhiali fossero l’unica risposta ai problemi della vista. In quarant’anni di ricerche elaborò una tecnica raffinata che si é dimostrata efficace in molti casi. Egli sviluppò la teoria che una visione deficitaria fosse il risultato dello sforzo di vedere a causa di stress emotivi e mentali. Per primo ipotizzò che l’ accomodazione, ossia la capacità di spostare la messa a fuoco da vicino e da lontano, dipendesse non solo dal cristallino, ma anche dai muscoli estrinseci, cioé esterni al globo oculare: le alterazioni psicologiche e le emozioni, agendo sul funzionamento dell’organismo, creano una contrazione dei muscoli, e nel caso dei muscoli estrinseci, il contrarsi degli uni più degli altri porta a deformare il globo oculare rendendo difficile l’accomodazione. Su questa base concluse che se questi muscoli vengono allenati con esercizi oculari adeguati e si eliminano le tensioni che li contraggono, essi riprendono la loro capacità di funzionare adeguatamente. Ideò dei metodi la scansione visiva, degli esercizi e un metodo di rilassamento simile allo yoga nidra. Attraverso le sue tecniche si verificano sprazzi di visione che aumentano in chiarezza e durata nel corso del tempo, finché la nitidezza sostituisce l’immagine sfocata. ll metodo Bates mira a ristabilire nell’occhio e nella mente la mobilità senza la quale non possono esserci sensazioni e percezioni normali.
Per correggere la tensione e la debolezza dei muscoli rifrattivi degli occhi, Bates propone di lavorare con esercizi che consentano inizialmente di rilassare e quindi rafforzare non solo i muscoli stessi, ma anche il controllo su tali muscoli. Allo stesso tempo é utile lavorare sulle tensioni generali del corpo. Questo approccio appare più sensato che non immobilizzare il difetto dell’occhio, impedendogli il ritorno ad una condizione di normalità, attraverso l’uso degli occhiali. La combinazione dello yoga e del metodo Bates costituisce un rimedio efficace per correggere i difetti visivi, portando a migliorare la capacità percettiva, fino ad eliminare gli errori di rifrazione.
TECNICHE Sguardo analitico: guardare gli oggetti spostando rapidamente l’attenzione da un punto all’altro, seguendo i contorni e contando i tratti principali di ciò che state guardando. Chiudere poi gli occhi, lasciarsi andare ed evocare quanto più possibile l’immagine mnemonica di quanto si ha appena visto. Riaprire gli occhi e confrontare l’immagine con la realtà, ripetere tutto questo procedimento alcune volte. Si constaterà un miglioramento in chiarezza e precisione sia dell’immagine mnemonica sia nell’immagine visiva registrata ad occhi aperti. E’ utile cominciare tale pratica con oggetti familiari. Se ne trarranno tre benefici: -si spezza l’abitudine alla fissità oculare incoraggiando la fissazione centrale -si costringe la mente a porsi in uno stato di vigile passività, di distensione dinamica che induce alla precisa rievocazione e alla chiara visione - si aumenta la conoscenza che la mente possiede degli oggetti che deve vedere più spesso e la familiarità con essi, facilitandone la visione. -questo procedimento insegna una giusta coordinazione tra la mente e l’apparato sensorio. Molto spesso la dissociazione della mente dagli occhi é causa importante di indebolimento visivo, soprattutto quando una persona se ne sta ad occhi aperti, con lo sguardo fisso in un punto, senza mai battere le palpebre.Volendosi abbandonare al fantasticare, sarebbe meglio chiudere gli occhi e seguire coscientemente con la vista interna i suggestivi episodi costruiti dall’immaginazione. Palming: rilassamento passivo: coprire gli occhi con le mani dopo averle strofinate é un esercizio rilassante, che produce onde alfa, in cui il calore generato dallo sfregamento dei palmi é utilizzato per calmare gli occhi. Contemporaneamente si fissi l’infinito spazio scuro di chidakasha, creando la sensazione che gli occhi si abbandonino e rilassino ogni tensione. Per rieducare i muscoli: porre un cartoncino con un numero o un simbolo scritto sopra a circa 30 cm di fronte al viso. Mentre si hanno gli occhi coperti, visualizzare mentalmente il simbolo, in modo chiaro. Dopo alcuni minuti spostare le mani, aprire gli occhi e fissare delicatamente il simbolo che dovrebbe apparire abbastanza chiaramente per alcuni secondi prima che le vecchie abitudini muscolari si riaffermino. Coprire gli occhi con i palmi delle mani, appoggiando la parte inferiore dei palmi sugli zigomi e le dita sulla fronte. Si esegue al meglio con i gomiti appoggiati su di un tavolo oppure su un cuscino appoggiato sulle ginocchia. Quando gli occhi sono chiusi e la luce schermata dalle mani, il campo sensoriale appare agli organi della vista così rilassati di un nero uniforme. Chi ha problemi visivi anziché nero vede grigie nubi in movimento, un’ oscurità striata di luci, macchie colorate, in una varietà infinita di combinazioni e mutazioni.
Una volta raggiunto il rilassamento passivo degli occhi, e insieme ad essi della mente, questi movimenti illusori, questa luce e questi colori tendono a scomparire, sostituiti da un’oscurità uniforme. E’ consigliabile, durante il palming, visualizzare immagini piacevoli e ricordi del passato, da farcire con un po’ di fantasia, che siano però scene in movimento per evitare la fissità visiva, fino a quando attenuandosi la tensione, il campo visualizzato diviene nero. Lavorando con la fantasia per creare visualizzazioni in movimento in cui nulla é fermo o rigido, non ci sarà alcun rischio di immobilizzare l’ occhio interiore in uno sguardo fisso. E dove l’ occhio interiore può muoversi senza ostacoli, anche l’occhio esteriore, quello fisico, si troverà a godere della stessa libertà. Servendosi della memoria e dell’immaginazione é possibile così combinare con un semplice palming, i vantaggi insieme del rilassamento passivo e di quello dinamico, del riposo e del funzionamento naturale. Questa forma di rilassamento dinamico risulta più appropriata per gli organi della vista piuttosto che qualsiasi tipo di rilassamento totale: quando le attività della memoria e dell’immaginazione sono completamente inibite, lo stato di rilassamento che ne consegue può portare, dopo un certo tempo, a una perdita di tono e ad un allentamento delle palpebre e dello stesso globo oculare. Tale condizione é molto lontana dallo stato normale degli occhi e il conseguirla giova ben poco o nulla al miglioramento della vista. Il palming, unito alla visualizzazione creativa, pur riposando gli occhi, mantiene le facoltà mentali dell’attenzione e della percezione in attività, nel modo libero e naturale che é loro proprio. Nel processo di visualizzazione creativa si realizza un lasciarsi andare cosciente degli occhi, un allentamento psicologico che si ripercuote sui tessuti tesi e affaticati.
Ammiccamento: ha due funzioni: lubrificare e ripulire gli occhi con le lacrime e riposarli schermandoli dalla luce. Battere le palpebre é vitale per mantenere gli occhi umidi e sani, per proteggerli dalla polvere. La secchezza predispone gli occhi all’infiammazione ed é spesso associata ad un’alterazione della visione. Di qui la necessità di una continua lubrificazione, vale a dire un ammiccamento continuo, che produce anche una buona circolazione sanguigna intorno all’occhio. Allo stesso tempo questo semplice movimento riposa momentaneamente gli occhi. Sforzandosi di vedere, anche il meccanismo dell’ammiccamento ne soffre. Nei momenti di tensione, infatti, l’ inibizione del movimento viene esteso anche alle palpebre, e finché le palpebre sono tese ed immobili sono tesi ed immobili anche gli occhi. Insieme all’ammiccamento può essere utile, di tanto in tanto chiudere gli occhi con energia, rinforzando l’azione delle palpebre con quella degli altri muscoli facciali. Un esercizio interessante é sedersi e ammiccare consapevolmente alcune volte per sperimentare il suo effetto sullo stato di tensione all’interno degli occhi.
Gli occhi compiono meglio il loro lavoro se possono alternare il buio fitto alla luce viva e viceversa.
Oscillazione: fermi con i piedi divaricati si faccia oscillare il corpo regolarmente e senza fatica da destra a sinistra e viceversa, spostano il il peso alternativamente su un piede e poi sull’altro, osservando due oggetti posti su due piani di distanza diversi (uno vicino e uno lontano)
Questo esercizio produce molti vantaggi: rende la mente consapevole del movimento e le fa prendere confidenza con esso, contribuisce a spezzare la cattiva abitudine di guardare con l’occhio fisso; produce automaticamente lo spostamento dell’attenzione e della fovea centralis, tutte cose che concorrono direttamente al rilassamento dinamico degli organi della vista. Non si deve cercare di prestare attenzione ad alcuna cosa che cada nel campo visivo mobile. L’atteggiamento mentale deve essere di assoluta passività e indifferenza: ci si lasci passare davanti il mondo, senza fare il minimo tentativo di percepire che cosa si sta muovendo. La selezione e la percezione della mente sono inattive: si diventa esseri puramente sensitivi, puri organismi fisiologici che abbandonano per un po’ l’io cosciente. In genere é l’io cosciente il responsabile dei disturbi visivi, sia accogliendo emozioni negative, sia mal dirigendo l’attenzione, sia contravvenendo in qualche altro modo alle leggi naturali del normale funzionamento visivo. La sua temporanea inibizione attraverso l’oscillazione, per esempio, contribuisce a far abbandonare abitudini improprie e ricreare le condizioni per l’instaurarsi di quelle giuste.
Flashing: serve a promuovere la mobilità e la capacità percettive ed interpretative della mente. Consiste nel gettare una rapida occhiata all’oggetto, poi si chiudono gli occhi e si ricrea l’immagine solo mentale dell’oggetto stesso. Si giunge così all’interessante scoperta che l’apparato sensorio coglie molto di più di quanto la mente percettiva abbia coscienza, specie quando questa abbia assunto abitudini negative di sforzo e tensione. L’ esercizio vince la resistenza ad osservare le cose con fissità ( tipica di chi ha la vista difettosa) ed instaura l’abitudine a gettare occhiate rapide alle cose, per poi rievocare le sensazioni avute.
Fissazione centrale: una forma modificata o adattata di trataka é chiamata fissazione centrale. L’occhio normale forma immagini intorno ad un punto centrale della retina chiamato macula lutea o “macchia di luce”. Il resto del campo visivo é vago e meno definito. Si può rendersi consapevoli di questo processo soprattutto scrivendo o leggendo. Si cerchi di mantenere la vista proprio sotto la riga che si sa leggendo. Mentre gli occhi si spostano da una parte all’altra si cerchi di essere consapevoli che la parola più vicina al punto di fissazione centrale appare più distinta delle altre. Mentre si scrive rendersi consapevoli della punta della penna dove la chiarezza é maggiore, e, allo stesso tempo avere coscienza del resto della pagina. Questo tende ad espandere il campo visivo, così da poter accogliere non solo l’area centrale, ma anche gli spazi esterni meno definiti. Si genera il rilassamento.
Sunning: lo stesso effetto rilassante del palming lo si può ottenere sedendosi ad occhi chiusi di fronte al sole che sorge o che tramonta. Si sentiranno i raggi del sole penetrare profondamente negli occhi percependo una sensazione molto piacevole. Evitare ogni concentrazione, guardare fisso e permettere alle sensazioni di emergere.
L’ IMPORTANZA DEL RESPIRO
La capacità di vedere bene dipende in forte misura dalla capacità di respirare bene. Se l’inspirazione é superficiale e l’ espirazione é breve, l’eliminazione delle tossine gassose presenti nel sangue é sicuramente incompleta ed il sangue risulta impuro. Di conseguenza il sistema nervoso si indebolisce, indebolendo a sua volta il nervo ottico. I muscoli oculari possono bloccarsi. Per contro, l’assunzione di una cospicua quantità di ossigeno e l’ eliminazione di tutta l’ anidride carbonica, realizzati attraverso una respirazione profonda, rinforza il sistema nervoso e purifica il sangue. L’ ossigeno consente ai muscoli di rilassarsi ed alle sostanze nutritizie di trasformarsi in energia. La funzione principale della respirazione é quella di aumentare l’ apporto di ossigeno alle cellule e di eliminare gli scarti gassosi dal sangue. Inoltre fa affluire più sangue alla zona toracica e dell’ addome, stimolando così il cuore e favorendo gli interscambi nutritivi di tutte le cellule del corpo. La visione dipende in gran parte da una buona circolazione sanguigna, come tutti gli altri organi, infatti, gli occhi hanno bisogno degli alimenti portati dal sangue per mantenersi in vita e rigenerarsi. La quantità di sangue circolante deve essere sufficiente e la sua qualità buona. Se la mente é alterata e i muscoli sono contratti a causa della tensione nervosa, il passaggio del sangue diventa difficile e il suo flusso diminuisce. Si modifica anche la qualità del sangue poiché gli stati nervosi alterati causano dei cambiamenti nella respirazione impedendo al sangue di ossigenarsi adeguatamente. Allo stesso modo, l’ attenzione ansiosa per vedere qualcosa che interessa molto modifica la respirazione, che tende a farsi superficiale, o addirittura interrompersi per qualche secondo. Ma appena cessa il respiro , cessano di muoversi anche gli occhi. Se questa situazione dura a lungo, gli occhi diventano fissi quasi permanentemente. Dal punto di vista psicologico, la respirazione rappresenta la relazione che l’ individuo instaura con l’ ambiente circostante, con il quale mantiene un interscambio vitale costante. Considerando la stretta relazione che intercorre tra stato emotivo e modo di respirare, sappiamo che una respirazione profonda indica una situazione di equilibrio in cui l’individuo si relaziona al mondo esterno senza paure o angosce. Se ci sono tensioni emotive represse, esse si manifestano spesso sotto forma di contratture muscolari, abbinate ad un respiro accorciato. Senza una buona respirazione é impossibile rilassarsi. Respirando profondamente si evita di cedere alla collera o al panico, dato che i movimenti lenti e profondi dei muscoli che partecipano alla respirazione svolgono un’azione calmante e favoriscono la concentrazione mentale.
Una pratica graduale di asana e pranayama per il miglioramento del respiro e l’attivazione dell’ energia può svilupparsi secondo questi punti: 1. rendere efficace la espirazione, al fine di purificare il sangue, portando fuori una maggior quantità di anidride carbonica. - pratica fisica incentrata sulla presa di coscienza e il rafforzamento dell’ addome - posizioni di chiusura - espirazioni attraverso la bocca ; kapalabhati 2. miglioramento dell’ inspirazione, agendo sulla mobilizzazione del diaframma, sullo sblocco delle contrazioni che interessano la gabbia toracica, scioglimento delle spalle, collo, viso. - posizioni di estensione e di apertura, - lavoro dinamico sul collo, nuca e viso 3. controllo del respiro completo, capacità di ricondursi autonomamente a questa forma ampia del respiro 4. tecniche di pranayama coadiuvate da mudra e bandha per equilibrare ed attivare l’ energia del corpo in generale.
ASANA PER MIGLIORARE E CORREGGERE LA POSTURA
Un modo naturale per rimettere in linea la colonna vertebrale e correggere gli errori posturali é costituito dagli asana. Praticando gli asana si conduce il corpo all’equilibrio, sciogliendo le tensioni muscolari e articolari e armonizzando le funzioni fisiologiche del corpo. Alcuni asana, che consistono posizioni di apertura, estensione e torsione, influenzano la vista direttamente: il lavoro sulla colonna vertebrale e sui muscoli delle braccia e delle gambe attiva il sistema nervoso, e corregge gli squilibri della colonna, delle spalle e degli arti. Una sequenza tipo di una seduta di yoga per il miglioramento della capacità visiva può essere così strutturata: 1. esercizi per gli occhi, tecniche specifiche per agire direttamente sulla muscolatura oculare: - spostamenti degli occhi in senso orizzontale e verticale - rotazione degli occhi in senso orario e antiorario - osservare un oggetto vicino e uno lontano di seguito al termine di ogni esercizio chiudere gli occhi e riposarli. 2. Suryanamaskara, per flessibilizzare, sciogliere le tensioni, accrescere l’energia nel corpo e generare la vischiosità muscolare necessaria per affrontare gli asana; massaggia gli organi interni e stimola gli apparati fisiologici.
3. Trikonasana, migliora la flessibilità dei muscoli del torace e dell’ addome, estende la colonna vertebrale e migliora la postura 4. Bujangasana, irrobustisce la colonna vertebrale, stimola la regione pelvica 5. Salabasana, irrobustisce la parte inferiore del dorso, la pelvi e l’ addome estende i muscoli della parte superiore del dorso, delle spalle e delle braccia. Favorisce l’afflusso di sangue al torace, giova al cuore, fegato e polmoni. 6. Sarvangasana, tonifica la colonna vertebrale, le gambe, l’addome. Favorisce l’elasticizzazione del diaframma. Stimola la tiroide, migliora l’equilibrio dei sistemi circolatorio, digerente, nervoso. Apporta una ricca quantità di sangue al cervello. 7. Matsyasana, espande il torace e stimola i polmoni. Favorisce l’afflusso di sangue alla zona cervicale. 8. Halasana, stira la colonna vertebrale e i muscoli del dorso, favorisce l’afflusso di sangue all’ addome e alle gambe. 9. Dhanurasana, stira i muscoli addominali, massaggia gli organi interni e stimolare tutte le vertebre. 10. Chakrasana, stira i muscoli delle gambe, delle anche, delle spalle e delle braccia, migliora il funzionamento del cuore e del fegato 11. Pascimottanasana, stira tutta la parte posteriore del corpo, rinforza reni, fegato e pancreas, favorisce l’afflusso di sangue agi organi addominali 12. Sardhulasana, (movimento del gatto) per migliorare la flessibilità della colonna vertebrale ed equilibrare le scapole 13. Sirsasana, la migliore di tutte le asana poiché rivitalizza totalmente la mente e il corpo. Purifica e tonifica il flusso del sangue nelle cellule del cervello, aumenta la capacità di pensare e chiarificare i pensieri. Sviluppa il corpo, disciplina la mente e amplia le possibilità dello spirito. Dona l’equilibrio e la fiducia in sé. 14. Savasana, rilassa tutto il sistema psico-fisico.
DIETA E DIGIUNO
Per curare la miopia é necessario cambiare regime di vita. La maggior parte delle persone sono legate ad un determinato numero di schemi, un solo modo di pensare, un solo modo di mangiare, un solo modo di usare gli occhi. Tutto ciò influenza la vista e alcuni possono creare tensione mentale e fisica che provocano la miopia. Una dieta troppo acida o troppo abbondante, per esempio, altera l’ equilibrio acido/ basico del sangue compromettendone la purezza e alterandone la circolazione, generale e oculare. Di conseguenza funzionano male sia il sistema nervoso sia gli occhi.
Può essere necessario purificare il sangue con un periodo di digiuno. Il valore del digiuno non é soltanto fisiologico, ma influenza la mente e lo spirito.
KRIYA Neti kriya agisce direttamente sui sistemi olfattivo e oculare, influenzando tutte le strutture del viso attraverso l’attività nervosa riflessa. E’ una pratica particolarmente calmante e piacevole ed enormemente utile. Jala neti (pulizia dei seni nasali con acqua salata) é utile in tutte le patologie oculari, per il mal di testa, i disturbi neurologici. Esso agisce su Ajna Chakra e risveglia il prana nell’area facciale, riducendo in tal modo le tensioni in tutta la muscolatura facciale così come nell’intero complesso corpo/ mente. Sutra neti (pulizia del setto nasale attraverso un sondino) stimola direttamente il nervo ottico e la lacrimazione. Dall’ Hatha Yoga Pradipika: Si introduca un cordoncino lungo un vitasti (unità di misura) e ben lubrificato in una narice e lo si faccia uscire dalla bocca: questa é chiamata neti dai siddha. La neti purifica il capo, offre vista divina ed elimina rapidamente la quantità di malattie che si manifestano dalle spalle in su. - La vista, o visione divina é un potere soprannaturale che consente di vedere le cose “sottili”, che sono al di là del piano ordinato e che sfuggono alla normale percezione. Dalla Gheranda Samhita : Si introduca nella narice una corda sottile lunga una spanna e la si estragga dalla bocca. Questa operazione é detta neti. Con la pratica della neti si ottiene la perfezione nella levitazione (khecari-siddhi), le affezioni connesse con il flegma sono debellate e si acquista una vista straordinaria.
Trataka, o tratak o tratakam, é un kriya yogico molto potente che é utile specialmente per la miopia. Se la vostra visione migliora quando socchiudete gli occhi, o quando guardate attraverso un piccolo buco ottenuto piegando le prime due dita della mano, allora trataka su una macchia nera produrrà un immenso beneficio. Trataka é il modo migliore per sradicare l’abitudine di sforzarsi e sbarrare gli occhi, sostituendola con l’abitudine ad un delicato e controllato fissare. Esso agisce sull’intero sistema ottico e stabilizza il turbolento e vagante fluire della mente nevrotica e ansiosa. Nell’ansietà e nella tensione mentale gli occhi vagano e sono instabili. In alcuni casi l’individuo non può guardare dritto negli occhi la persona con cui sta parlando. Le tensioni mentali sono la causa di base di molti disturbi agli occhi, agiscono sulla muscolatura sia interna che esterna dell’occhio. Stabilizzando lo sguardo si riducono le tensioni e l’irrequietezza della mente e della muscolatura. La pratica di trataka ha un’influenza molto potente su molti livelli della personalità.
La pratica del trataka consiste nel portare e mantenere lo sguardo su di un oggetto senza alcun movimento delle palpebre. Questo stimola la lacrimazione, esercitando una purificazione e lubrificazione dei condotti lacrimali e degli occhi stessi. Nell’ Hatha Yoga é annoverato tra i Satkarma, pratiche di purificazione corporale.
CONCENTRAZIONE
Nel Raja Yoga ,Trataka é considerato un esercizio basilare per acquisire la concentrazione e controllare le onde mentali. A. Van Lysebeth cita a tal proposito Rammurti Mishra “Per calmare le turbolenze mentali uno sguardo forte é assolutamente indispensabile.” L’ Hatha Yoga Pradipika, nel Cap. II. Il trataka: Si fissi con occhi immobili e spirito ben concentrato un piccolo oggetto finché non fluiscono le lacrime: questo é chiamato trataka dai maestri. Il trataka é la liberazione dalle malattie oculari e la porta sbarrata per l’indolenza e via dicendo: perciò deve essere mantenuto segreto con ogni sforzo, come un forziere d’oro. Trataka induce un rilassamento del corpo, durante la pratica si perde la coscienza del corpo e si ottiene la pace interiore. La volontà viene molto rinforzata, migliorano la memoria e la concentrazione. Si ottiene calma e fiducia in se stessi. Anche se ha poca importanza l’oggetto su cui posare lo sguardo, si possono usare: - un cartoncino bianco tipo biglietto da visita piegato in modo tale che possa reggersi da solo con disegnato sopra un cerchio di circa 5 mm. di diametro, colorato di rosso o nero. -una piccola biglia di acciaio o vetro da 3 o 5 mm di diametro illuminata su uno sfondo prevalentemente nero. - la punta di una fiamma di candela. L’altezza tra l’oggetto prescelto e gli occhi deve essere circa 10 cm sopra il livello degli occhi, per mantenere la testa in equilibrio sull’ultima vertebra cervicale ed evitare che si inclini in avanti. La distanza deve essere almeno 1 metro e mezzo. Oltre questa distanza infatti gli assi ottici diventano paralleli, e provocano un rilassamento dei muscoli interni ai globi oculari, che invece devono mantenere una certa tensione per rendere efficace l’esercizio. Si inizia posando lo sguardo sull’oggetto scelto senza battere le palpebre. Gli occhi devono essere spalancati. All’inizio mantenere la fissazione per un minuto resistendo alla tentazione di chiudere le palpebre anche se gli occhi bruciano, lasciare scendere le lacrime e poi riposare gli occhi chiudendoli ed evocando l’immagine mentale dell’oggetto osservato. Poi ripetere una seconda volta. All’inizio limitare la durata della pratica a soli 5 minuti, per poi prolungarla di circa 1 minuto ogni settimana. Quando si riuscirà ad eseguire un perfetto trataka della durata di almeno 10 minuti, é possibile vedere delle macchie di luce dorata apparire verso il limite esterno del campo visivo: a questo punto non bisogna muovere gli occhi, non provare a fissare queste luci
perché sparirebbero subito. Continuando la pratica ad un certo punto, afferma André Van Lysebeth, la luce occuperà tutto il campo visivo e con gli occhi aperti non si vedrà più l’oggetto del trataka, resterà solo questa luce irreale. Da questo momento, e con l’aiuto di un maestro si potrà progredire. Dalla Gheranda Samhita, Trataka: Fissare un oggetto sottile senza sbattere le palpebre, finché non scorrano le lacrime, é detto dai sapienti trataka. In conseguenza di questa pratica, si realizzerà certamente la sambhavi mudra, guariranno le malattie oculari e si acquisterà una vista straordinaria. Quando si é arrivati al punto di dominare il trataka ordinario ci si può avvicinare alle forme più evolute che consistono nella fissazione di un punto sulla superficie del corpo. Bruhmadya Drishti o Sambhavi Mudra é il trataka diretto sul punto tra le sopracciglia, per focalizzare insieme sguardo e attenzione su Ajna Chakra. Gli occhi sono rivolti verso l’alto e convergono. La palpebra inferiore é chiusa, quella superiore semiaperta, ma é possibile ugualmente chiudere gli occhi. Dopo una lunga pratica si arriva a percepire una luce celeste. HathaYoga Pradipika: Il dirigere l’attenzione verso il bersaglio interno, mentre lo sguardo esterno é esente dal battito delle palpebre e non vede: questa é la sambhavi mudra, tenuta segreta nei Veda e negli Sastra. Dopo aver diretto le pupille verso la luce, si sollevino un po’ le sopracciglia e si concentri lo spirito come nella precedente mudra: ciò provoca istantaneamente l’ unmani (stato al di là della mente, sinonimo di samadhi) - La luce che esiste sotto forma di punto luminoso tra le sopracciglia, che é una forma del Brahaman che irradia Sat, Cit e Ananda, cioé Essere, Coscienza e Beatitudine.La Gheranda Samhita: Si fissi lo sguardo tra gli occhi e si contempli la beatitudine del sé: questa é la sambhavi mudra, ben custodita in ogni Tantra. - Sambhavi, colei che appartiene a Sambhu, ossia al dio Siva ( di cui Sambhu, il benefico é uno degli appellativi é anche uno dei nomi di Parvati, la compagna del dio, e della susumna nadi, poiché é questo il percorso seguito da kundalini sakti nell’ascesa al sahasrara chakra. Chi conosce la mudra sambhavi, quegli é Adinatha, é lo stesso Narayana, é Brahma il creatore. - Le tre divinità menzionate corrispondono nell’ordine a Siva, Visnu e Brahma, ciascuna con una precisa funzione cosmica: Brahma crea il mondo, Visnu lo mantiene in esistenza e Siva lo distrugge al termine di ogni ciclo cosmico. L’identificazione dello yogin con queste tre figure suggerisce la sua sublimazione a livello cosmico.Cap. VII Eseguita la mudra sambhavi si raggiunge l’esperienza del Sé (atman). Dopo aver contemplato il Brahman in forma di bindu vi si unisca la mente (manas). Si porti il Sé nel vuoto e il vuoto nel sé. avendo contemplato il Sé sostanziato di vuoto, null’altro si avverte. Compenetrato di eterna beatitudine, l’uomo risiede nel samadhi. - I riferimenti contenuti nel testo rimandano all’ajna chakra ( la sambhavi si esegue infetti fissando lo sguardo tra gli occhi), nel quale hanno appunto sede la mente (manas) e il sé (atman). Il bindu che si trova in questo chakra é quello dell’om, cioé il punto grafico
sovrapposto alla lettera sanscrita o che ne esprime la nasalizzazione. La sillaba om ha qui un’esplicita valenza cosmogonica: essa rappresenta la vibrazione originaria da cui scaturisce l’universo e in quanto tale coincide sia con il vuoto, cioé la prima modalità dell’essere al di là di ogni differenziazione. E’ in questo vuoto che il Sé si dissolve durante il samadhi.Nasarga Drishti consiste nel fissare la punta del naso: gli occhi socchiusi, le palpebre superiori abbassate, lo sguardo converge sul naso. Si consiglia di eseguire questo esercizio con l’aiuto di un maestro, comunque sia si può provare anche da soli per la durata di non più di uno o due minuti senza rischi. All’inizio può insorgere un leggero mal di testa o una leggera vertigine che comunque sparirà in breve tempo. Con gli occhi semichiusi, lo spirito stabile, lo sguardo diretto alla punta del naso, colui che perviene al riassorbimento della Luna e del Sole (cioé di Ida e Pingala), per mezzo dello stato di immobilità fisica e mentale, raggiunge questo luogo sostanziato di luce, seme di ogni cosa, che é il tutto, é risplendente, é l’eccelsa realtà, la suprema essenza. Quando lo yogin sta con la mente e il prana assorbiti nel bersaglio interno e quando, pur guardando con lo sguardo dalle pupille immobili verso l’esterno e in basso, non vede affatto, questa é invero la sambhavi mudra; allorché essa é ottenuta per grazia del maestro, si manifesta questa Realtà che é lo stato di Sambhu (Siva), la quale non può essere descritta né come vuoto, né come non vuoto. (Hatha Yoga Pradipika) Nasarga drishti agisce sui centri olfattivi e ottico stimolando tutto il sistema nervoso centrale e autonomo attraverso molteplici associazioni di fibre nervose del naso, degli occhi, del viso e del collo. E’ proprio per questa azione sul sistema nervoso che é richiesto di usare prudenza e moderazione. Con questa pratica si arriva a percepire dei profumi piacevoli e sconosciuti. Ci sono altri punti del corpo che possono diventare supporti per la pratica del trataka. L’ombelico per esempio. Si può meditare sull’ombelico, punto di unione con la propria madre e risalire al concetto degli innumerevoli cordoni ombelicali che si sono susseguiti in milioni di anni; Questa meditazione ci può far prendere coscienza della madre cosmica e della sua manifestazione più vicina a noi, cioé nostra madre. La posizione dei globi oculari é strettamente legata al centro di comando del sonno, da lì la sua grande importanza. Durante il sonno normale, il centro di comando blocca la corteccia cerebrale, spegne la coscienza e abolisce la volontà. Parallelamente i gangli di base ordinano il rilassamento dei muscoli e quello di alcuni organi interni. In alcuni casi é possibile dissociare il sonno dalla coscienza e dal corpo e i fenomeni di letargia, di catalessi e di sonnambulismo che si verificano durante l’ipnosi sono dei casi particolari di questa dissociazione. Durante il sonno normale gli occhi hanno una posizione particolare, cioé sono rivolti verso l’alto. Praticando il trataka su un oggetto ad 1 metro e mezzo di distanza, gli effetti fisiologici sono solamente quelli prodotti dalla fissazione dell’apparato visuale e del controllo del riflesso cigliare, mentre nella pratica di Nasarga Drishti e Bruhmadya Drishti c’è l’aggiunta della particolare posizione degli occhi: il corpo si addormenta ma la coscienza rimane sveglia. Per questo motivo Nasarga Drishti e Bruhmadya Drishti sono considerate tecniche avanzate da affrontare solo dopo aver dominato Trataka.
A coloro che sono liberi dal sonno a causa di questa assidua pratica (asana e pranayama) e hanno la mente bloccata grazie al samadhi, sambhavi e le altre mudra accordano l’eccelsa perfezione. (Hatha Yoga Pradipika) Tutte le tecniche agiscono a livello fisico per potenziare la muscolatura oculare, stimolare le capacità sensoriali e a livello mentale per raffinare la percezione migliorare la concentrazione, la memoria. Nei testi antichi non esiste un confine netto tra la vista perfetta e la capacità di vedere realtà sottili e luminose che trascendono la capacità sensoriale.
CHAKRA E VISTA
La concentrazione su Ajna Chakra porta ad uno stato di comunicazione con la coscienza più elevata e più profonda. Le energie e le potenzialità di questo chakra si manifestano in due diverse direzioni: comunicazione con il proprio Sé interiore, comunicazione con il mondo esteriore. Ajna chakra esiste ad un livello molto sottile, a livello fisiologico corrisponde alla ghiandola pineale, nel cervello, alla sommità della colonna vertebrale. Poichè la concentrazione diretta su Ajna é molto difficile, nel Tantra e nello Yoga si usa concentrarsi nella proiezione di questo centro nel punto tra le sopracciglia, conosciuto come Bhrumadhya. Il Bhrumadhya é collegato ad Ajna attraverso Maha Nadi, una nadi molto importante. Il Bhrumadhya può essere contattato con varie tecniche. Una di queste é Shambhavi Mudra: consiste nel portare le pupille verso il centro in modo che siano rivolte verso l’alto, e mantenere lo sguardo fisso tra le sopracciglia. Le palpebre possono essere aperte o a “ mezz’asta”. All’inizio questa pratica può creare un certo sforzo, per facilitare la concentrazione si può applicare un un unguento o un balsamo di tigre nel punto fra le sopracciglia. Oppure può essere utile appoggiare una monetina e tenercela finché non rimanga incollata. Con la pratica la pressione della concentrazione in questo punto aumenterà gradualmente e le sensazioni si trasferiranno alla ghiandola pineale, ad Ajna Chakra e questo porterà un risveglio nella forma di visioni e di esperienze interiori. Contattare e stimolare Ajna Chakra é possibile attraverso la recitazione del bija mantra Om, che rappresenta il suono di Ajna Chakra. Muladhara Chakra é direttamente collegato ad Ajna. Per questo motivo é utile la pratica di aswini mudra e mula bandha per attivare Muladhara e scoprire Ajna Chakra. Manipura Chakra é collocato dietro l’ombelico, nella parete interna della colonna vertebrale, nella zona del plesso solare, il centro del corpo. In questa parte del corpo, si incontrano prana e apana, le energie che sottendono rispettivamente alla funzione di captazione e escrezione. L’unione di prana e apana produce una forza che é condotta verso Manipura e che lo risveglia. Pertanto nelle pratiche per l’attivazione di Manipura si utilizzano Uddhyana Bandha, Agnisara Dhauti, Nauli.
In tutte le tradizioni tantriche e buddiste Manipura Chakra é ritenuto molto importante per il risveglio di tutti i meravigliosi poteri psichici. Secondo l’Hatha yoga la pratica di trataka é utile per il risveglio di Manipura Chakra, perché questo centro é direttamente collegato agli occhi. Tra i poteri che si acquisiscono con il risveglio di Manipura chakra si ha la conoscenza del proprio corpo,la liberazione dalle malattie e la capacità di dirigere l’energia a Sahasrara .
Anahata Chakra é conosciuto come centro del cuore anche se non va identificato con il cuore biologico. E’ un centro molto delicato poiché é collegato a quella particolare parte del cervello responsabile di tutti i tipi di arte raffinata come pittura, musica ecc. L’atto di respirare e di sentire il respiro é solo la base per la consapevolezza dello spazio del cuore. Il passo successivo é di rendersi consapevoli del proprio respiro naturale, e accompagnarlo dal So - Ham. Se la consapevolezza dello spazio del cuore é costante sentendo l’espansione e la contrazione, dopo qualche tempo si visualizzeranno molte altre cose; non bisogna creare una visione, non bisogna immaginare, la visione viene da sola. Il senso collegato a questo chakra é il tatto o l’organo di senso le mani.
LA MEDITAZIONE
La meditazione consente di integrare la visione interna con la visione esterna e di esaltarle entrambe. E’ una tecnica per purificare gli strumenti psicologici della conoscenza e per svilupparne la facoltà di intuizione spirituale. Il livello più alto di meditazione si riferisce a quella che comprende la visione che afferra il mondo visibile e quello invisibile. Praticare questa meditazione significa vedere e combinare all’ istante passato, presente e futuro dei mondi visibile ed invisibile. Significa unificare mente, corpo, spirito, cioé conferire al meditante il massimo grado di stabilità umana. Attraverso la meditazione e un acuto desiderio di conoscere l’ adepto di yoga impara a trascendere i suoi poteri mentali e a far entrare in funzione altre facoltà. Queste facoltà sensoriali possono essere dei prolungamenti della capacità di discriminazione che ha sede nella buddhi, o mente superiore. La mente é una grande forza creativa, e la sua creatività diviene operante in una condizione di perfetto silenzio: l’ accumulo di energia conduce alla creazione. Quando sediamo in meditazione, sospendiamo il funzionamento dei nostri sensi e una grande quantità di energia mentale viene immagazzinata nella regione psichica. Forze invisibili entrano in gioco, scaturisce l’ ispirazione, e l’ immaginazione si perfeziona nelle sue funzioni. La mente, una volta placata diviene creativa.
CONCLUSIONI
VEDERE CREATIVAMENTE Imparare a vedere é un percorso di consapevolezza. Vuol dire volgere lo sguardo sul mondo con grande apertura e ricettività. Significa spogliarsi di tutti i preconcetti e le simbologie che abbiamo acquisito e che corrispondono alla nostra realtà, e porci con occhi nuovi e mente aperta a raccogliere gli stimoli e le sensazioni che ci offre la vita, la Natura. Dobbiamo renderci consapevoli di tutto ciò che il nostro apparato visivo non riesce a vedere. Impariamo ad usare gli occhi correttamente: Il nostro sguardo dovrebbe posarsi sulle cose, dovrebbe allargarsi per cogliere il mondo intorno a noi. Dovremmo poter considerare il nostro sguardo soffice e carezzevole. Imparare a vedere é una sorta di risveglio. Il risveglio dell’ uomo é la sua liberazione dalla visione mentale della realtà, da tutto ciò che egli pensa essere il reale e il suo stesso essere. Il risveglio, non é un processo che si compie attraverso la mente, ma oltre questa, é il trascendere ogni forma di interpretazione mentale del reale. Proviamo a resettare la nostra idea della realtà per porci difronte al mondo con una coscienza nuova , aprendoci alle percezioni come se scoprissimo il mondo circostante in ogni momento. L’ atteggiamento del qui ed ora, mutuato dallo Yoga, del vivere pienamente ogni sensazione nel preciso luogo ed istante come se fosse la prima e l’unica volta, é quello da mantenere nella continua scoperta del mondo. Potremo così scoprire, la magia delle forme, degli accostamenti, la Bellezza insita in ogni aspetto del creato. Se è vero che la realtà è un prodotto della mente, è altrettanto vero che la fantasia può sovvertire le leggi della realtà mentale. La fantasia ha il potere di sovvertire le leggi della realtà mentale fino a svelare che la realtà mentale per prima é sogno e illusione. Perciò la mente teme la fantasia e per propria difesa la imprigiona colpevolizzandola. La fantasia è potere di immaginazione e di visualizzazione che diviene potere di creazione. Liberare la fantasia sarebbe una pratica molto utile al potenziamento delle capacità creative, per consentire all’ uomo di creare la propria realtà. Lo studio delle opere dei grandi artisti, che rappresentano condensati di intuizione, ci apre la possibilità di scorgere modi nuovi di vedere, di percepire la bellezza della realtà, di cogliere nuove prospettive.
Ad un atteggiamento di apertura segue un arricchimento delle proprie percezioni, e gradualmente l’ attivazione della propria creatività: si trovano nuove prospettive da cui osservare i problemi, si correggono i vecchi errori di visione, si spoglia la realtà degli stereotipi che la offuscano e che impediscono di vederla chiaramente. Lo scopo è di arricchire la propria vita, divenire più ricettivi e permeabili agli stimoli e alle sensazioni per vedere di più e soprattutto migliorare la qualità della nostra visione.
“Il mondo l’hai tutto dentro di te, e se sai guardare e imparare, allora la porta è là e la chiave è nelle tue mani. Nessuno al mondo può darti la chiave, nè la porta da aprire: soltanto tu lo puoi.” J. KRISHNAMURTI
LA MIA VISIONE
Dal lavoro di fotografa deriva il mio interesse per tutto ciò che riguarda la percezione visiva. Le immagini, intese come proposte di visione, la modalità di percezione e le sensazioni che producono sono il fondamento della mia attività. Abituata all’uso “corretto” dei miei occhi, ho scoperto con stupore, in seguito ad alcune letture ed alla frequentazione di un seminario, che spesso i problemi della vista sono dovuti ad un errato modo di guardare, ossia di usare gli occhi. L’ idea che gli occhi possano essere strumenti esattamente come può esserlo una macchina fotografica e similmente a quest’ultima possano “catturare” immagini diverse secondo il loro grado di funzionalità mi ha aperto un mondo : dunque un miope vede una realtà diversa da un astigmatico piuttosto che da un presbite, ed anche da me. Credo che prima di allora non avessi mai capito perché vedevo apprezzate certe mie fotografie che ritenevo assolutamente banali perché troppo rispondenti alla mia normale percezione della realtà. Per il vero quelle foto rappresentavano la mia visione, il mio punto di vista. Il mio, completamente diverso da quello di chi apprezzava quelle immagini e che in quelle scorgeva qualcosa di nuovo. E questo non perché io sia un genio, ma semplicemente perché ciascuno di noi percepisce una sua immagine della realtà, io ho solo imparato ad usare uno strumento per mostrare la mia. Cominciavo a comprendere il significato delle parole del mio insegnante di yoga : l’ esistenza così come la viviamo é un’ illusione, é un sogno. La realizzazione dello yoga porta a svelare questa illusione, a vedere la vera realtà. Instillando l’ attitudine ad aprirsi per accogliere ed accettare senza giudicare, disponendo a captare le sensazioni non solo attraverso i sensi ma attraverso tutto il proprio essere, la pratica dello yoga ha molto contribuito alla formazione di me stessa, affinando la mia sensibilità e la mia capacità percettiva. Sicuramente ha migliorato la qualità della mia visione.
Un ulteriore cambiamento del mio modo di vedere e percepire l’ ho notato dopo aver partecipato ad un incontro di ‘educazione visiva’ incentrato a guidare chi ha problemi di vista ad abbandonare l’uso degli occhiali per ritrovare le potenzialità del proprio apparato percettivo. Due giorni pratiche di rilassamento dinamico e movimento rilassato ed esercizi per gli occhi che, dall’ alto dei miei dieci decimi, mi risultavano per lo più noiosi, mi hanno fatto scoprire, dopo qualche tempo, che utilizzavo più consapevolmente un modo di vedere ‘allargato’, che comprende la percezione di tutto il campo visivo pur mantenendo l’ attenzione a ciò che si sta osservando. Riuscivo inoltre a cogliere molti più particolari che mi facevano intuire degli aspetti nuovi in ciò che guardavo. Credo che il recupero delle capacità visive sia un percorso di crescita e di consapevolezza. La possibilità di osservare, vedere in modo diverso stimola il pensiero e porta inevitabilmente a relazionarsi con se stessi e con il mondo in modo creativo. Per migliorare noi stessi possiamo partire dai nostri occhi.
“Per trasformare il mondo, dobbiamo iniziare da noi stessi, e nell’ iniziare da noi stessi ciò che più conta è l’ intenzione. L’ intenzione deve essere di comprendere noi stessi e non demandare agli altri il compito di trasformarsi..... Questa è la nostra responsabilità, vostra e mia; perchè, per quanto piccolo possa essere il mondo in cui viviamo, se siamo in grado di introdurre nella nostra vita quotidiana un punto di vista radicalmente diverso, allora forse potremo influire sul mondo nel suo complesso.” J. KRISHNAMURTI
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