February 4, 2017 | Author: Davide Marrè | Category: N/A
Athame è la prima rivista italiana dedicata alla Wicca. Pubblicata dall'Associazione Circolo dei Trivi....
Editoriale La stagione invernale volge al termine e con il giungere della primavera cominciamo a prepararci alle iniziative che ci vedranno coinvolti fino all’autunno prossimo, ad aprile cominceremo con la seconda edizione del seminario introduttivo alle tecniche della Wicca che durerà con cadenza bisettimanale fino all’estate, inoltre vi proponiamo per la prima settimana di agosto la partecipazione al Witchcamp continentale 2004 a cui parteciperà anche Starhawk, un evento a cui il nostro Circolo non mancherà. Tutte le informazioni all’interno. Sempre quest’estate invece prenderemo parte all’organizzazione di un Workshop intensivo di una settimana promosso dal gruppo del Pagan Pride Day di cui potrete conoscere tutti i dettagli e le modalità di iscrizione sul nostro sito e su queste pagine nel prossimo numero, e già si profilano le attività autunnali con la terza edizione del Convegno Wicca 2004 a cura del Branco dell’Antica Quercia, ma non andiamo troppo in là… Gli impegni si moltiplicano, ma cerchiamo di farvi fronte a testa alta, soprattutto perché desideriamo cercare di tenervi informati e aggiornati sulle principali iniziative che si svolgono in Italia e anche in giro per l’Europa e potervi far “sentire” sempre le mille voci della Wicca, Tra le altre cose in questo numero vi portiamo niente meno che la “voce” di Phyllis Curott e quella di Laura Rangoni, ad entrambe queste autrici vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per la loro preziosissima collaborazione. Anche questo numero ci è costato una grande fatica, ma malgrado tutte le nostre traversie siamo ancora qui. Essere wiccan in questo mondo non è cosa facile, richiede una capacità di confronto e una maturità che spesso pochi possiedono, richiede la forza di conoscere i propri abissi e le proprie altezze, un compito difficilissimo. Andare d’accordo tra di noi non è facile, cento persone e cento idee diverse, siamo estrosi e creativi, ma possiamo essere anche individualisti e infantili. Ognuno di noi attraversa vette impervie e mari oscuri e tuttavia qualcosa ci spinge avanti, sempre più avanti, qualcosa ci impedisce di mollare di fronte alle difficoltà, e allora eccoci ancora qui… Il mio augurio per tutti voi è che la primavera che giunge possa regalarvi tanti sogni realizzati e tanti progetti da realizzare, sognare è importante, così come è importante vedere che qualcuno di questi sogni si trasforma in realtà. Buona lettura Cronos
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Indice
Athame Anno III - n° 6 II/2004
Direttore editoriale
La Strega buona Pag 3
Davide Marrè (Cronos)
Redazione
Gabrio Andena (Gabriel) Daniele Tronco (Elaphe)
Quattro donne in auto… e al Tor Pag 7
Hanno collaborato
Phyllis Curott Falco Mnemosyne (Rosalba di Milano) Laura Rangoni Taliesin (Mario Zausa) Tal Nutag (Roberto Salituro) Upui
Divinità della natura Pag 13 Maghi da televisione Pag 16
Disegno in copertina:
Upui
Informazioni Tel : 340 1282118
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Athame è un bollettino interno non a scopo di lucro La distribuzione è riservata a soci e simpatizzanti Athame non si occupa nè di raccolta, nè di commento e di elaborazione critica di notizie attuali, nè è caratterizzato dalla tempestività di informazione diretta a sollecitare i cittadini, non ha periodicità definita, nè è diretto al pubblico, ma a soci e simpatizzanti dell’Associazione, pertanto secondo l’insegnamento costante della Corte di Cassazione e ai sensi della legge sull’editoria 47/1948 e seguenti, non può essere conside-
Il respiro di Gaia nel grembo di Gea Pag 18 La biblioteca della strega Pag 21 Il senso degli Dei e il nulla Pag 28 La piccola Dea Pag 30 WitchWeb Pag 32 Per un monachesimo pagano Pag 34 Scoprirsi Strega Pag 37 INTERNATIONAL LORELEY-WITCHCAMP IN EUROPE
(Loreley - Campo internazionale delle Streghe
in Europa) Una settimana di magia, trasformazione, rituali e comunità nella Tradizione Reclaiming
Dal 29 luglio al 5 agosto 2004 a Getelo, Germania del Nord con la straordinaria partecipazione di
Starhawk
rato testata soggetta a registrazione.
autrice de “La danza a spirale” Tutte le informazioni a pagina 21 2
La Strega buona di Phyllis W. Curott, H. Ps., J.D.
La nuova eroina dei media moderni La strega cattiva è morta! E la notizia si sta diffondendo nella cultura di massa. Oggi, alcuni dei più popolari shows televisivi, films e libri nel mondo sono sulle streghe buone. Per secoli la cultura dominante ha dipinto le streghe come cattive. Ma benché questo stereotipo negativo resista, l’odioso vecchio stereotipo viene bandito dalla cultura di massa. Perchè? La risposta è che il contemporaneo revival della stregoneria, comunemente nota come Wicca – attualmente una delle sue particolari e più diffuse forme – è la pratica spirituale che in America, Inghilterra, Canada e Australia sta crescendo più velocemente. E la cultura popolare va dove può trovare ascolto. L’industria dell’intrattenimento è molto sensibile agli interessi dei suoi consumatori. E quando la vera Strega appare nel mondo reale, immagini della Strega buona appaiono presto nella cultura popolare – televisione, film e libri. L’America e il resto del mondo, stanno scoprendo che dietro la maschera della strega cattiva c’è l’affascinante volto della Dea. A dispetto dell’originaria influenza delle tradizioni della magia cerimoniale, la Wicca attualmente si sta evolvendo come una forma di moderno shamanismo, la rinascita contemporanea della antica spiritualità pre-cristiana della Dea, anche nota come la Vecchia Religione. La parola Witch, cioè strega in inglese, viene dalla parola anglosassone wicce, che significa saggia. In Italiano Streghe probabilmente deriva dalla parola strighe (a sua volta derivata dal latino strix,strigis. NdT), che indicava un tipo di civetta che era l’antico simbolo della Dea della saggezza, Athena.
Sfortunatamente, la parola evoca anche l’immagine di una vecchiaccia dalla faccia verdognola che cavalca una scopa e prepara pozioni venefiche, uno stereotipo negativo che ha dominato a lungo nella cultura popolare. Le scompigliate megere nel Macbeath sono infami, e le incisioni di Durer catturano la personificazione
Phyllis Curott della strega malvagia. Fu portata in vita in modo vivido sia nel famoso film hollywoodiano “Il mago di Oz” dall’attrice Margaret Hamilton, sia da Bette Midler nel film “Hocus Pocus”, e nel recente “Blair Witch Project”. Questo stereotipo di base ci conduce alle origini dell’idea di streghe cattive e della loro persistente presenza nella cultura popolare. Ma da dove viene questa visione distorta? C’è una ragione storica molto specifica. L’immagine della brutta Strega dal grande naso e adoratrice 3
di Satana era una diretta conseguenza dell’Inquisizione della Chiesa Cattolica contro gli Ebrei che dominò nell’Europa del 1400. Le accuse di relazioni sessuali e di adorazione del demonio, di sacrificare i bambini cristiani, di avere zoccoli e corna, un “marchio del diavolo”, e forse il più interessante dettaglio – un grosso naso ad uncino, erano tutte accuse precedentemente usate contro gli ebrei durante l’Inquisizione. Il successo di quella campagna diffamatoria, che continua anche ai nostri giorni, incoraggiò la Chiesa a continuare il suo assalto alle altre religioni in un continuo sforzo per accumulare ricchezza, egemonia religiosa e potere politico, accanto alla soppressione dei diritti delle donne. Nel tardo ‘400, la Vecchia Religione, e il culto della Dea, fu definita satanica dalla Chiesa Cattolica. Non esiste alcun diavolo nella Vecchia Religione e le Streghe non lo adorano, ma centinaia di migliaia furono torturate e uccise. Quasi il 90% di queste vittime erano donne e quelle donne che sopravvissero persero quasi tutti i loro diritti legali, divennero “oggetti”, fu loro proibito di possedere o ereditare proprietà, ricevere un’educazione, praticare medicina o lo sciamanismo dell’Europa pre-cristiana. Questo prolungato periodo di persecuzione, conosciuto come “Witchcraze” (Ossessione delle streghe, ndT), e l’Olocausto delle donne, assicurò la supremazia dello stereotipo della Strega cattiva. Col passare dei secoli, la megera divenne personificazione dell’ombra della cultura, paura della cultura del-
Fiona Horne le donne, il loro potere di donare la vita, la loro sessualità, e spiritualità. Fiabe, rappresentazioni teatrali, immagini, film e sermoni – la cultura popolare di ogni generazione – perpetuarono questa concezione. Ma i tempi stanno cambiando e la Dea sta tornando. La realtà della Strega buona è rimasta nella memoria della nostra cultura. Negli ultimi quarant’anni, l’industria della televisione e quella cinematografica hanno fornito almeno una Strega buona ogni decade: Glinda, la Strega Buona del Nord nel “Mago di Oz”,
Veronika Lake in “Ho sposato una strega”, Kim Novak in “Una strega in paradiso”, ed Elizabeth Montgomery nella famosa serie televisiva degli anni sessanta “Vita da strega”. Oggi, le Streghe buone sono ovunque, con Hollywood alla testa di una svolta radicale della percezione pubblica, ritratte in modo positivo in “Sabrina”, in “Streghe”, nel personaggio di Willow in “Buffy l’ammazzavampiri”, nel film “Amori e incantesimi” che è stato numero uno di incassi, e naturalmente nel successo da record dei libri e film di Harry Potter. Personaggi Wiccan (negli USA, ndT) ora compaiono in ogni genere di spettacoli televisivi, spesso descritti come individui normali. Tuttavia molte di queste nuove descrizioni contengono ancora stereotipi e caratteristiche da favola che si trascinano: per esempio, che solo le donne sono Streghe, che le Streghe hanno poteri soprannaturali, che la Magia è soprannaturale, e la nuova immagine popolare che le Streghe sono bellissime. Il fatto che la cultura popolare non descriva le Streghe e la religione effettiva in modo realistico è visto da molti praticanti di questa bellissima religione come degradante e quindi molto angoscioso. Naturalmente ciò è comprensi-
bile. Essendo stata una pubblica professionista, un avvocato dichiarato in favore dei diritti delle Streghe in tribunale e un’attivista nei media per quasi vent’anni, ho un punto di vista un po’ diverso che vorrei condividere con voi. Sono d’accordo che i nuovi stereotipi sono riprovevoli, ma credo che debbano essere visti in un contesto storico di cambiamento, che ci dovrebbe rendere più pazienti, realistici e ottimisti circa il nostro futuro dentro e fuori la cultura popolare. Credo che ciò che è più importante riguardo alle rappresentazioni attuali delle Streghe, sia che quasi tutte queste immagini sono POSITIVE. Le Streghe sono eroine, e nel caso di Harry Potter anche eroi, che sono sempre buoni. Essi rappresentano il carattere morale, lo strumento di misura di ciò che è buono, corretto, giusto, ed equo. Inoltre spiegano sempre che la Stregoneria non ha niente a che fare con il Satanaismo, e solo questo è già un grande passo avanti. La rappresenta-
Il nostro giornale è uno spazio aperto pertanto siamo sempre alla ricerca di persone che abbiamo qualcosa da dire sulla Wicca. Se sei interessato a dire la tua contattaci!
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zione delle Streghe come eroiche e buone è un cambiamento storico significativo e radicale – è un’inversione a 180° di un’oscura immagine durata troppo a lungo. E a tutte queste qualità positive si può aggiungere che le descrizioni sono accurate. È molto significativo che questi ritratti positivi di Streghe arrivino da fonti della cultura di massa e quindi dall’interno della cultura dominante, che fino ad ora aveva, tranne rare eccezioni, raffigurato la Strega come malvagia. Ed è importante ricordare che la cultura di massa è un mezzo per raccontare storie. È la versione moderna della fiaba e del mito. Riconoscendo sia la sua origine nella cultura dominante, che la sua funzione quale moderna creatrice di miti, possiamo comprendere alcune sue limitazioni come il bisogno di mitizzare la Strega con poteri soprannaturali e moderni effetti speciali. Ma ora la Strega viene mitizzata come buona, e questa è una profonda trasformazione storica, sociologica e spirituale che emerge dall’interno della cultura dominante. È una straordinaria e meritata innovazione, che non dovrebbe mai essere sottovalutata. Nicole Kidman e Sandra Bullock interpretarono due sorelle Streghe nel film “Amori e incantesimi”, basato sul libro di Alice Hoffman, che
conquistò il primo posto al botteghino quando uscì. Quando Sandra spiega che “non c’è alcun male nell’Arte”, e che “la magia è più di incantesimi e pozioni”, milioni di persone sentirono importanti messaggi che avrebbero aiutato le vere Streghe a praticare la loro religione in pace e sicurezza e con una più vasta approvazione pubblica. Molti dei programmi televisivi p i ù f am o si, “S a br ina” , “Buff y l’ammazzavampiri” e “Streghe”, presentano giovani donne forti, indipendenti e attraenti, che sono Streghe; uno dei personaggi principali di una soap opera che va in onda nel pomeriggio negli USA, esclama “Oh mia Dea! “ regolarmente e svolge graziosi rituali alla Dea come parte della trama. Il famoso telefilm “Friends” dedicò un intero episodio alla scoperta della Dea interiore da parte dei personaggi femminili; e in una delle serie televisive più di successo e di tendenza, cioè “Sex and the city”, si ritrae la protagonista principale, Carrie, mentre dice al suo ragazzo che va a passare la serata con le 5
sue amiche , “a fare quella cosa Wicca così di moda adesso”. Così molti altri show televisivi famosi mostrano Streghe come personaggi comprensivi e realistici che praticano una religione seria. E non devo sprecare tempo per ricordare ai lettori che i libri di Harry Potter sono tra i più venduti nel mondo, e i film riscuotono un enorme successo. Personalmente, prevedo una notevole affluenza nella Wicca di giovani uomini e donne entro una decina d’anni. Ogni immagine positiva di una Strega nella cultura di massa, con o senza effetti speciali, allontana lo stereotipo negativo e rende la realtà della Stregoneria più accettabile. Questo è importante e inestimabile. In relazione alla lunghezza di tempo della permanenza dello stereotipo negativo, questa trasformazione sta avvenendo molto, molto rapidamente – ed è una delle benedizioni dell’informazione globale. È anche solo un passo in un lungo processo di trasformazione storica. E, come Streghe, dobbiamo guardare avanti, essere pazienti con il processo di cambiamento della nostra immagine nella cultura di massa. La Wicca è una religione della terra. La Magia lavora con la Natura e i cambiamenti in Natura richiedono tempo. è un processo organico. Non puoi far crescere le piante più velocemente tirandole. Ma le puoi aiutare togliendo le erbacce, annaffiando e fertilizzando, e soprattutto facendo l’amore nei campi
e nelle foreste. Puoi aiutare il processo di trasformazione osservando, leggendo, ascoltando e rispondendo alle immagini negative quando appaiono nei media. Le Streghe Americane sono diventate sempre più conosciute, e questo è il motivo per cui ci sono famosi programmi, film e libri favorevoli ed esse sono sempre più esplicite nel reagire ai ritratti negativi. In entrambi i modi stanno avendo un impatto importante e crescente sulle rappresentazioni da parte dei media. Con l’avvento dei reality shows le Streghe stanno per avere l’opportunità di vedersi ritrarre con grande accuratezza. L’autrice e Strega Fiona Horne è anche una nota cantante e pop-star in Australia che, come ho fatto io, ha messo la sua reputazione professionale in pericolo ed ha usato la sua celebrità per mostrarsi in pubblico come Strega. Ha appena terminato di girare tredici settimane di un reality show in cui verrà rappresentata la sua vita di Strega praticante. E’ impossibile sapere che tipo di montaggio subirà il programma, ma Fiona ha un grande coraggio e ha corso un enorme rischio personale mettendosi in prima linea per mostrare chi siamo realmente, in cosa crediamo veramente e come pratichiamo di fatto la nostra religione. La Stregoneria sta anche ricevendo un’attenzione sempre maggiore da parte di trasmissioni più “impegnate”. Durante gli ultimi anni, la publicazione
de “Il sentiero della Dea” e “L’arte della magia”, la crescita della Wicca e la sua maggiore visibilità, la presenza di Streghe tra i militari, e le numerose battaglie legali per assicurare la libertà religiosa delle Streghe, hanno promosso la pubblicazione di storie reali e rispettose sui principali quotidiani e su innumerevoli giornali locali, su riviste famose, e come argomento di discussione nei più importanti shows televisivi negli Stati Uniti e all’estero. La protesta Wiccan contro “The Blair Witch Project” ha ottenuto una buona copertura dai notiziari. Secondo il New York Times, la Wicca è anche il tema in più veloce crescita e più redditizio in campo editoriale. In questo momento, la Magia, sta subendo una enorme trasformazione – storie sulle Streghe sono sempre più spesso scritte da Streghe. Non più confinate nel ripostiglio delle scope, le Streghe sono più pubbliche e fiduciose nell’esercizio dei loro diritti di esprimere se stesse e la verità sulla loro religione. La Strega sta ancora una volta recuperando il suo ruolo di sciamano della cultura, colui/colei che racconta i miti che sono i nostri sogni collettivi. Sta di nuovo raccontando storie sacre che riportano e ispirano il nostro incontro con la Divinità. Come Strega, la storia che racconto ne “Il sentiero della Dea” è un viaggio spirituale per scoprire la Dea interiore. È una storia di 6
magia vera e fu un best seller in Italia e Australia con un impressionante continuità di vendite in America. E nel 2005 sarà pubblicato il seguito: “L’incantesimo d’amore”. Sappiamo che i poteri coltivati da una Strega non sono soprannaturali; essi sono completamente naturali, doni divini latenti in ciascuno di noi. Dalle nostre pratiche spirituali, noi Streghe sappiamo che la magia è la co-creazione della propria vita con il Divino e che la vera magia fluisce dalla nostra connessione con quella divinità. Possiamo lavorare insieme per bandire le menzogne e per invocare la bellezza e il potere della verità. Piaccia che sia così. ### La Gran Sacerdotessa Phyllis Curott è un avvocato, insegnante ed autore dei best-sellers internazionali “Il sentiero della Dea” e L’arte della magia, e autrice de “L’incantesimo d’amore” che verrà pubblicato da Gotham Books negli USA nel Gennaio 2005. E’ la fondatrice del Tempio di Ara e insegna e tiene conferenze a livello internazionale. Tornerà in Italia per workshop e seminari nell’autunno 2004. Visitate i suoi siti: www.phylliscurott.com e www.templeofara.com
Traduzione di Stregatta e Cronos
Quattro donne in auto… e al Tor di Mnemosyne
Cronaca di un pellegriviaggio a Glastonbury "Le esperienze della Dea avvengono attraverso singoli individui che, con la propria espressione creativa, danno vita alla riemergente coscienza della Dea." (Jean Shinoda Bolen) In questo numero interrompo la trattazione dei “sensi wiccani”, iniziata nel numero scorso con “la Vista” e che riprenderà con la prossima uscita di “Athame”, per condurvi con me in un viaggio davvero speciale. Questa è la cronaca del “pellegriviaggio” che io e tre sorelle abbiamo effettuato lo scorso mese di novembre da Londra a Glastonbury, via Stonehenge.
La dea Mnemosyne, invece, dona le cartine stradali accuratamente evidenziate nottetempo in giallo fosforescente perché, va bene la Magia, ma per andare in giro ci vuole anche la testa… Necessariamente memore (eheh!) del suo motto, che ripete allo sfinimento a tutte le Muse, che mente e cuore devono camminare a braccetto.
Reduci dai festeggiamenti del Witchfest in quel di Londra [a questo proposito vi ricordo che potrete leggerne una cronaca completa nel n. 5, Samhain 2003], ancora ebbre dell’atmosfera spumeggiante vissuta in quel giorno particolare e delle danze sfrenate ballate al ritmo degli Inkubus Sukkubus, le quattro-sorellepellegrine-quattro decidono dunque di continuare il proprio viaggio...
La strada si snoda lineare, l’auto procede sicura e, dentro l’auto, le quattro-sorelle-pellegrine-quattro riempiono lo spazio di parole e di complicità. In vista di Stonehenge, l’energia è profondamente diversa. Un qualsiasi mezzo di trasporto ripieno di streghe “giuste” si trasforma in breve tempo in un luogo incantato. E senza bisogno di alcun incantesimo. C’è una magia particolare nell’allegria irriverente e complice delle confidenze al femminile. La sfoderiamo in tutto il suo splendore durante il viaggio, prima di perdere le parole di fronte alla potenza delle pietre di Stonehenge.
Appuntamento a Croydon, di fronte alle Fairfield Halls. Ci siamo noi, il nostro entusiasmo, i bagagli, alcune copie del testo fondamentale di Jean Shinoda Bolen “Pellegrinaggio ad Avalon” (ed. Piemme), che sarà la nostra preziosa guida, borse ricolme di cristalli e carte divinatorie ed una fiammante auto con la guida a destra ed il cambio automatico che abbiamo faticosamente noleggiato. “Faticosamente” per il semplice motivo che le signorine dell’autonoleggio non si convincevano del fatto che quattro streghe con il loro indispensabile bagaglio NON potessero starci in una Mercedes Classe “A” (avete presente, quella piccola con il bagagliaio inesistente?! Appunto…). Sfoderato tutto il nostro Oxford English
(con parolacce in milanese e cagliaritano, tanto per vivacizzare un po’ la conversazione) ed un micro incantesimo di annichilimento, che là per là ci sembrava potesse essere utile, otteniamo finalmente l’auto che desideriamo. Al prezzo pattuito. Ecccchecazzzzzzzo. E comunque la prossima volta prendiamo la scopa (broom, in inglese). E’ deciso!
STONEHENGE - L’INCUBAZIONE Condizioni meteo super propizie. Si parte! La dea di Britannia ci dona giornate magnifiche, immagini luminose della campagna ruggine e gialla del Somerset (contrazione – non a caso! – di termini che significano “terra dell’estate”), evanescenti rare foschie in lontananza, tramonti corallo ed indaco… Una meraviglia!
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Per chi non lo sapesse (credo davvero pochi, tra i lettori di questa rivista), Stonehenge è senz’altro il sito megalitico più noto e più visitato del nostro emisfero. Il dizionario di Esonet.org ci dice che: “…É senza dubbio il luogo misterioso più conosciuto d'Europa. In una della prime opere dedicate a Re Artù, la Vita Merlini (circa 1140) di Geoffrey di Monmouth, si
parla di un complesso circolare composto da enormi pietre, la Chorea Gigantum (Danza dei giganti) che si trovava in Africa, poi era stato portato in Irlanda da un popolo di giganti. Qui era stato sistemato sul Monte Killarus, come monumento funebre per quattrocentosessanta nobili soldati di Aurelio Ambrosius, uccisi dai Sassoni. Re Uther Pendragon tentò di trasportarlo in Inghilterra, ma l'impresa era superiore alle sue forze, così dovette rivolgersi al mago Merlino. Questi, con l'aiuto degli angeli, lo trasferì nella piana di Salisbury, presso Amesbury (Wiltshire), dove esiste tuttora con il nome di Stonehenge. Ai giorni nostri il primo impatto con Stonehenge è quantomeno deludente, in quanto forse eccessivamente organizzata per il turismo di massa. Infatti la zona è circondata da una specie di fiera da strapaese, con venditori di souvenir, bibite e cartoline; ma è sufficiente riuscire ad estraniarsi da quella gran bagarre per trovarsi avvolti dal fascino misterioso che permea l'intero ambiente. Massi oblunghi simili a colonne spesso sormontati da architravi del peso di parecchie tonnellate si levano tutt'intorno distribuiti in cerchi concentrici; l'effetto generale è quello di una magica arena in cui non è difficile
immaginare antichi sacerdoti Druidi intenti a misteriose evocazioni. Dopo un'occhiata panoramica a 360 gradi, al visitatore non rimane che alzare gli occhi al cielo: è forse lì che si trova la risposta ai molti interrogativi sollevati dalla disposizione dei Megaliti. E difatti pare che sia così. Abbandonata l'iniziale ipotesi che il complesso fosse una sorta di cattedrale elevata dai Druidi su un terreno magico e destinata ai sacrifici umani, la probabile funzione di Stonehenge è stata forse identificata all'inizio di questo nostro secolo. Gli studi dell'astronomo e scienziato Sir Norman Lockyer hanno portato alla datazione delle varie fasi del complesso. I megaliti sono stati eretti attorno al 2800 a.C., parzialmente distrutti, risistemati nel 1560 a.C. e successivamente di nuovo abbattuti. Nel corso dei secoli Stonehenge ha subìto vari attacchi, non ultimo quello dei sacerdoti cristiani che vi vedevano una sorta di tempio del demonio. Gli archi che compongono i vari cerchi concentrici sono rivolti verso il Sole e le costellazioni. Secondo il Lockyer, lo scopo sarebbe stato di poter studiare gli spostamenti di questi astri, in base alle ombre proiettate dalle pietre e a certi allineamenti tra il Sole e gli archi che si verificano in alcuni giorni dell'anno. Secondo Gerald Hawkins, 8
astronomo americano, Stonehenge altro non è che un gigantesco computer di pietra, che consente di effettuare complicati calcoli sul sorgere e tramontare del Sole, sui movimenti della Luna e sulle eclissi. Euan Mac Kie, direttore del museo di Glasgow, sostiene che esisteva una sorta di scuola nei dintorni di Durington Walls, ove i discepoli venivano iniziati ad antiche misteriose discipline. Intanto, incuranti delle conclusioni scientifiche e della sorveglianza della Polizia di Sua Maestà, ancor oggi membri del United Ancient Order of Druids , una setta fondata nel 1883, continuano ad utilizzare quella che loro ritengono la Cattedrale dei Druidi per compiervi riti misteriosi. Nel 1986 è stata loro vietata la celebrazione del tradizionale Festival di mezza estate, dopo violenti scontri tra la polizia e i partecipanti.” [da: http://www.esonet.org/dizionario/s 09.htm]. Io vi dico che, superato l’impatto della strada che passa a poca distanza dal sito, tagliando innaturalmente il regolare colore della campagna circostante, e la presenza del negozietto di souvenir (non ho visto fenomeni di fiera da strapaese, davvero! Solo un’ordinata, molto british gestione turistica. Con ingresso a pagamento), la visione di quelle pietre e la permanenza in quel luogo NON possono lasciarvi indifferenti. Ma non vi chiedo di crederlo. Sperimentatelo! Potrei raccontarvi di come sono precipitata nel tempo del mito, di quanto mi sia sentita nell’utero della terra (osservate con attenzione le piantine del sito che illustrano questo articolo) raggomitolata all’inizio dei mondi, della qualità del respiro che ha preso un andamento circolare facendomi fluire tra cielo e terra in un moto incessante… E tutto questo senza aver fumato un bel niente, se non le mie solite sigarette. Di solo tabacco. Ve lo assicuro.
Tant’è che, al termine di questa esperienza, ho potuto tranquillamente riprendere la guida del veicolo fino a Glastonbury. E le mie compagne di viaggio non hanno lamentato alcuna incertezza, né pericolo nello stile di conduzione dell’automobile… Almeno credo, eheh! Il fatto è che ogni luogo ha una sua magia. Ma alcuni molta di più. E sta a noi percepirla e renderla manifesta. Non possiamo sostituirci a nessuno nella specifica, personale esperienza. Io non posso narrarvi ciò che hanno provato le mie compagne di pellegriviaggio. Ma anche le parole per descrivere il mio personale sentire non sono che una pallida fotocopia dell’emozione. E l’emozione ha una sola modalità per essere compresa: occorre provarla. GLASTONBURY - LA RINASCITA Procediamo lungo il nostro percorso, e sulla scia di un tramonto che scioglie i colori del giorno in un cielo fiammeggiante, giungiamo col buio a Glastonbury. Raggiungiamo il nostro delizioso bed and breakfast, l’Apple Tree House, particolare poiché ogni stanza porta il nome di una dea. Carino, vero?! La nostra camera è dedicata a Gaia, è lilla, profuma di lavanda e c’è una bellissima statuetta di una divinità femminile. Poi, più tardi, profumerà anche di zenzero, la tisana serale dolce-piccante che la mia compagna di stanza mi invita a
bere ogni sera, da quando dividiamo la camera a Londra… “La tisana di zenzero aiuta a dire di no”, mi dice. Ma sento che non avrò bisogno di negare nulla, in questi giorni. Naturalmente l’Apple Tree House ha un grande albero di mele che troneggia in un bel giardino dove abita una deliziosa King Charles Spaniel con due sue cuccioline adorabili di sole nove settimane che si infilano vivaci tra le nostre gambe. In fondo al giardino, dietro l’albero di mele, un altarino di specchi, luci di candele ed incenso, dove un Green Man occhieggia sornione, ricordandoci che l’energia femminile è potenza e creazione, ma è quella maschile che la trasforma in azione… E c’è anche un cerchietto di pietre, piccoli spazi magici per trasformare un qualsiasi giardino in un luogo sacro dell’anima. La luna ci osserva immensa e luminosissima. Il Tor incombe alle nostre spalle. Sebbene la padrona di casa ci racconti di aver lasciato la religione della Dea per tornare al cristianesimo, è evidente che la dea continua ad essere presente nel suo quotidiano. Quanto ci dice la padrona di casa non è inusuale a Glastonbury. Glastonbury è tradizionalmente identificata con Ynys-Witrin, l’isola di cristallo, il luogo sulla Terra dove i veli tra i mondi diventano sottilissimi e dove si può giungere ad Avalon per unirsi alle sacerdotesse della Dea. Ma è anche il posto dove, si dice, approdò Giuseppe di Arimatea con il Sacro Graal. E da queste parti è piuttosto condivisa la teoria che il santo Graal fosse proprio il “sang raal”, ossia il “sangue reale”, la discendenza regale di stirpe divina del Cristo, portata nel ventre dalla Maddalena. Che a Glastonbury è molto conosciuta e venerata e viene rappresentata con una presenza fisica che sconfina nel divino più di ispirazione tantrica che di estasi mistica. Trattandosi di un luogo eminentemente sacro alla Dea, e prima che i cristiani decidessero di scalzarne il culto con i loro sistemi non propriamente ortodossi, pare che per un certo periodo di tempo i due culti abbiano potuto 9
convivere, sovrapponendosi in un curioso sincretismo su un territorio che emanava sacralità da ogni zolla di terra [sul sincretismo potete anche leggere o ri-leggere l’articolo presente sul n. 3, Beltane 2003, pag. 24]. Forse non esistono prove storiche sufficienti per poter affermare questo con la sicurezza degli studiosi, però posso dirvi che, per quanto è a mia conoscenza, Glastonbury è veramente unica nel suo genere. Pullula di chiese e chiesette (molte dedicate alla Maddalena) aperte e disponibili per chiunque. Nulla di strano che nella stessa chiesa, dove le sedie sono disposte a cerchio, alle 19 ci sia un incontro di cristiani che pregano la Vergine e, dopo un’oretta, le medesime sedie accolgano i seguaci della Dea che cantano di fronte al medesimo altare la gioia e le meraviglie di Our Lady of Avalon, la Grande Madre… Ho trovato questa cosa decisamente straordinaria. E significativa. In ogni modo, per quanto grata delle ottime condizioni meteo, vorrei poter salire sul Tor, il giorno dopo, con la nebbia. E’ quanto desidero da quando sono partita da Milano. Santi Numi, non si può salire sul Tor con il sole. E le nebbie di Avalon?! Detto fatto. Evidentemente abbiamo chiesto alla Dea giusta, eheh! Il giorno dopo, difatti, la giornata è grigia, il cielo nuvoloso ed il Tor è avvolto da una nebbia clamorosa che cela allo sguardo la Torre di S. Michele arcangelo, ultimo resto di una chiesa cristiana che era stata costruita sulla sua sommità. Fantastico! Così dev’essere il Tor. [Inutile dirvi che il giorno successivo non ci sarà più traccia alcuna di nebbia e potremo proseguire la nostra visita verso Aquae Sulis nuovamente accompagnate da un delizioso sole autunnale, amichevole e corroborante.] Ma prima di recarci sul Tor, decidiamo di visitare l’Abbazia di Glastonbury. Ed accade l’inimmaginabile…
L’Abbazia di Glastonbury (o, meglio, ciò che ne rimane) è una costruzione immensa il cui nucleo originario risale addirittura al VII sec., ad opera dei Sassoni cristianizzati, e che raggiunge il suo massimo splendore nel XIV sec., per poi essere pressocchè completamente distrutta tra il 1536 ed il 1541 ad opera del re Enrico VIII. I resti sono adagiati su un tappeto erboso verdissimo e sono davvero splendidi. Archi slanciati verso il cielo, sospesi nel nulla, ancora più belli nella rappresentazione dell’assenza che li circonda. E’ come se la Natura si fosse ripresa lo spazio che le spetta, lasciando i ruderi di quanto creato dall’uomo per ricordarci che non si può celebrare il divino all’interno di un tempio costruito da mano umana. La percezione del sacro è talmente vivida ed intensa che un architetto contemporaneo, Cristopher Verdesi, si è ispirato proprio a questi luoghi per il suo progetto di un memorial da edificare in luogo delle Twin Towers distrutte (se siete curiosi, potete vederlo nel sito indicato in calce a questo articolo). Il primo luogo che visitiamo è la cappella di Our Lady (Nostra Signora o Mary Chapel). Tra tutti gli edifici è uno dei meglio conservati. Vi si distingue bene la grotta della cripta, al cui interno appare un altare. Sono sola quando lo vedo. Stiamo visitando lo spazio dell’Abbazia ognuna per proprio conto, per poter assaporare in silenzio ed in concentrazione individuale le infinite sensazioni che promanano da questo luogo. Qualche anno fa, durante una meditazione nell’ambito di un seminario intensivo di yoga, avevo avuto una visione. Un flash: una grotta, tipo chiesa bizantina. Un altare al suo centro, coperto da una semplice tovaglia bianca. Due lampade ad olio che scendevano parallele dal soffitto. Null’altro. Veloce com’era apparsa, la visione era svanita al mio occhio interiore. Ma il
ricordo è sempre stato così presente che, anche senza volerlo, se mi capitava di entrare in un qualsiasi luogo sacro, o presunto tale, finivo per cercare quell’immagine. Ed ora, nella cappella di Our Lady, mi pare di riconoscere proprio “quel” posto. Curioso… Mi avvicino alle altre sorelle. Continuiamo il nostro giro insieme, ora. La visita alle cucine (l’unico edificio completamente integro del complesso), e subito dietro l’omphalos, una pietra ovale piuttosto grande con una “pozzetta” sul lato superiore. Si dice che l’omphalos appartenesse ai culti precedenti e che vi si accoccolassero sopra le sacerdotesse della Dea, durante il periodo mestruale, per raccogliere nella pozzetta il sangue della luna ed utilizzarlo per riti successivi… Vediamo la presunta tomba di Re Artù (credo si tratti di un piccolo artificio “turistico”, ma in tutta questa meraviglia penso proprio glielo si possa perdonare…) ed identifichiamo un punto protetto, tra gli archi di quello che doveva essere il corpo principale dell’Abbazia, presumibilmente il luogo dove si trovava l’altare principale. Lì facciamo un piccolo cerchio, per aiutare a far rivivere alla coscienza universale il ricordo del culto che ha reso sacri questi luoghi prima di qualunque altro… Propongo, poi, di tornare alla cappella di Our Lady per poter scattare qualche foto. Ma ora la cripta è occupata da un gruppo di persone che stanno meditando sulla Dea. Non vorrei avvicinarmi, temo di disturbare… E qui due delle mie compagne di percorso mi danno una delle “lezioni” più significative, tra le tante che ho appreso durante questo viaggio straordinario: “Non stare nell’ottica del “disturbare”. Noi non disturbiamo. Noi ci integriamo. Entra nella vivencia dell’integrazione. Fluisci…”. E procedono spedite verso la cripta che ho indicato loro. Hanno ragione. E’ sempre così: quando pensiamo di aver superato alcune “resistenze” interiori, ecco che piccoli, insignificanti episodi ci rivestono immediatamente con il vecchio mantello nel quale usavamo avvolgerci. 10
Fortunatamente, lungo la strada, incontriamo persone speciali che, talvolta, ci aiutano a sollevare prontamente il “cappuccio” nel quale nascondiamo il viso per non vedere la trasformazione che sta avvenendo, dentro e fuori di noi… Ogni giorno sono grata per queste Magie. Nel gruppo di persone subito una ci colpisce. E’ una donna molto bella, lunare nella sua florida rotondità, i capelli lunghissimi color argento, gli occhi scuri brillanti di spezie d’oltremare. Il gruppo ha concluso la meditazione e si allontana. Lei resta. Ci sorride. Comincia a parlare con noi. Ci mostra due pietre particolarissime, apparentemente semplici sassi raccolti su una spiaggia, ma preziosi e caldi, vibrano di energia e trasmettono la pulsazione del cuore morbido e bollente della Terra alle nostre mani. E poi tutti i suoi cristalli. Ci chiede di accompagnarla in un punto speciale sul prato dell’Abbazia dove intende effettuare una loro purificazione. La seguiamo. Non c’è altro da aggiungere. Nulla da spiegare. Nel punto prescelto tutte ribaltano le borse che svelano i loro contenuti di cristalli colorati e luminosi. Un tappeto di ametiste lilla e viola, quarzi e rodocrositi rosa, acquamarine, topazi azzurri e gialli, tormaline blu, diaspri rossi, opali e labradoriti luminescenti, occhi di tigre cangianti che spiccano
Omphalos di Glastonbury
sull’erba verde ed umida in un cerchio di magia della Terra e degli Elementi che ben presto ci risucchia nel suo vortice energetico. E non siamo più lì, ma trasportate in un tempo senza tempo, ogni confine diluito e poi cancellato. Mi pare di udire le armonie dei senza tempo che ancora permeano del loro spirito i nostri mondi. E canti antichi, voci perdute negli spazi siderali… La nostra nuova compagna, d’un tratto, intona un canto. E’ un canto libero, un inno di gioia alla Dea. E lei ha una voce davvero meravigliosa, calda ed intensa, ricorda le cantanti di gospels. E canta quanto sia felice di cantare la sua gioia alla Dea. Scopriremo successivamente che lei canta di mestiere. O almeno così ci dice. Di padre indiano e madre portoghese, si trova a Glastonbury con il suo gruppo, e semplicemente le faceva piacere percorrere questo breve tratto di strada con noi. Avrà tempo e modo di riunirsi al gruppo con il quale l’avevamo incontrata. Ci invita ancora a seguirla nella chiesa della Maddalena per cantare nuovamente alla Dea. Sebbene il Tor ci attenda, sappiamo che l’incontro con questa persona speciale non è casuale. E scegliamo di cogliere l’occasione. La seguiamo ancora e di nuovo ci incontriamo con il divino della sua voce. Siamo noi cinque ed un ragazzo che si unisce a noi nella “chiesa” in meditazione, così come normalmente accade in questi posti. Con naturalezza e fluendo nell’infinito abbraccio dell’integrazione, che è unione e riconoscimento di fratellanza e sorellanza. Terminato il canto, ci saluta. Merry meet, merry part and merry meet again. Ci sorridiamo, ci abbracciamo. Noi ci dirigiamo verso il Tor, lei... chissà! Glastonbury è molto piccola e ci è capitato di rincontrare molto spesso alcune persone, incrociando i nostri sguardi, un cenno del capo tra pellegrini complici, ognuno alla ricerca del proprio personale “divino”. Lei no. Non la vedremo più.
Questo breve incontro tra anime ci aveva già abbondantemente appagato. Ed eravamo tutte colme dello stupore magico che ci pervade quando entriamo in contatto con le sincronicità dell’Universo che, per quanto ovvie o banali, comportano comunque uno spiraglio di comprensione verso quei disegni energetici più ampi che tutto contengono e tutto spiegano… forse! Eppure il meglio doveva ancora arrivare. Finalmente il Tor. Consapevole della mia scarsa propensione all’attività fisica, arrivata ai piedi del Tor e non vedendone la sommità (anche grazie alla provvidenziale e desiderata nebbia), comincio a dubitare della mia capacità di arrivare fino in cima… Fortuna che le mie preziose amiche e sorelle pensano bene di incoraggiarmi con un dolce e suadente: “Ti ci portiamo su a calci nel sedere. Non fare storie!”. Ritemprata da cotanta delicata sorellanza, mi avvio con il mio ritmo. Andamento lento. Ma deciso ed inesorabile. E saliamo, saliamo… Il Tor è spazzato, come sempre, da un vento pazzesco. Ed il vento trascina lembi di nebbia che si insinuano lungo la nostra strada in una danza muta. Witchcraft at work. Cominciamo a percepire la Dea. Finalmente in cima. Dalla nebbia appare la torre di S. Michele e non sembra un simbolo cristiano. Proprio no. E siamo completamente sole, sebbene l’orario sia centrale e normalmente il Tor sia un luogo molto frequentato. Ci aggiriamo sulla sommità del Tor, intorno alla torre, nei pressi di una rosa dei venti che indica le direzioni. Invochiamo gli Elementi, rivolgiamo ognuna un pensiero a qualcosa cui il nostro cuore anela. Nutrimento per l’anima. Come sempre quando mi trovo al cospetto della sacralità espressa così potentemente nella Natura, provo un senso di estensione immensa e vorrei che tutte le persone che amo fossero lì con me in 11
quel preciso momento per poter condividere con loro la grandezza dell’Universo che sento irrompere dentro di me. Tutto dura un istante. Ma è un istante che ha le caratteristiche dell’infinito. D’un tratto, mentre siamo lì sempre spazzate dal vento ed abbracciate dalle lingua di nebbia, una musica. Possibile??!! Già stavo pensando al prossimo articolo per Athame dedicato all’ascolto e, per la Dea!, mi toccano pure le allucinazioni uditive?! Non ci posso credere!! Forse ho esagerato. Cosa c’era nella tisana di zenzero ieri sera? La musica sembra provenire dal ventre cavo del Tor. E’ un effetto veramente magico. Da film! Il mistero è ben presto risolto. Nella Torre sono entrati altri quattro pellegrini, due donne e due uomini. Un lui suona uno strano flauto doppio, una lei una curiosa valigetta di legno che apre e chiude con una mano come una fisarmonica, un’altra una campana tibetana, il quarto intona un canto armonico. Noi fuori seguiamo quest’armonia celestiale. In un attimo appaiono chiarissime a noi tutte le parole che Phyllis Curott ha pronunciato qualche giorno prima durante il suo intervento al Witchfest: “Il Divino è dentro di voi ed è presente dappertutto nel mondo naturale. E tutto quanto è collegato da questa energia sacra. Questo è il principio della divinità immanente al centro della nostra spiritualità. Non è qualcosa in cui crediamo, è qualcosa "che noi sappiamo perché la proviamo" con l'uso delle nostre pratiche e attraverso il nostro rapporto con la Natura. Le streghe non hanno fede nel Divino, esse hanno esperienza del Divino.” Appunto. L’esperienza del Divino. Se anche fossi una scrittrice straordinaria, non potrei mai rendere con la pochezza delle parole il senso della manifestazione del Divino. E dunque non posso far altro che augurarvi di provare una simile esperienza, o di
richiamarla alla memoria se avete avuto l’opportunità di sperimentarla… Scendendo dal Tor, l’ultimo piccologrande prodigio: avanziamo lungo il sentiero e le nebbie si aprono ai nostri piedi. I contorni nitidi della Windmill Hill e della Chalice Hill si mostrano al nostro sguardo come palcoscenici mitici finalmente liberi dalle tende di un sipario. Ed i personaggi del mito cominciano a giocare i propri ruoli sotto i nostri occhi affascinati… CHALICE WELL - LA CONDENSAZIONE Il giorno successivo ad un’esperienza come quella vissuta sul Tor, saremmo potute andare ovunque… E chi ci fermava più?! Scartati viaggi siderali ed esplorazioni spaziali, optiamo per una tranquilla passeggiata… sulle acque! Raggiungiamo quindi Bath, l’antica Aquae Sulis, che si trova a poche miglia da Glastonbury. Quando i Romani conquistarono la Britannia, trovarono questo posto magico e meraviglioso, dove dal terreno scaturivano acque calde e medicamentose, sacro alla Dea celtica Sulis. Lo apprezzarono e, com’era nel loro stile, decisero non solo di utilizzarlo quale fonte termale per ritemprare le proprie legioni ma, in ossequio e con rispetto per il culto celtico che vi si teneva, pensarono bene di erigervi un tempio “termale” straordinariamente grande e ricco dedicato, naturalmente, a Sulis, che già regnava su quelle terre, ed alla Dea Minerva, le cui caratteristiche parevano a loro avviso assai simili a quelle delle Dea autoctona. In nome del sincretismo che loro praticavano abitualmente nei confronti delle popolazioni conquistate, Minerva aggiunse il nome di Sulis al proprio e ad Aquae Sulis si venerava la “Dea” Sulis-Minerva. Visitando gli antichi bagni romani (che in realtà erano parte integrante del tempio, ed ancora al giorno
d’oggi vi sono alcune zone - la vasca del cuore sacro - fortunatamente interdette ai turisti), le quattrosorelle-pellegrinequattro cominciano a fluire al ritmo dello sgorgare delle sorgenti. Sorgenti che continuano a zampillare acque calde ferrose le quali, scorrendo costantemente nei letti loro consentiti, lasciano una traccia aranciorossa, memoria del minerale trasportato dall’acqua e prodigio della divinità per gli antichi popoli. Che, per analogia, attribuirono a quell’impronta rossa il valore ed il simbolo del sangue mestruale. E se la Terra è una divinità femminile, dunque quelle acque dovevano essere il suo ciclo… Pertanto ancora più magiche e medicamentose di quanto non potessero essere per le loro proprie qualità organolettiche… Seguendo questa traccia mitica e mitologica, ritorniamo verso Glastonbury, dove ci attende ancora il Chalice Well. Ossia il Pozzo del Calice chiamato così perché, secondo l’esoterista e filosofo inglese Wellesley Tudor Pole, Giuseppe d’Arimatea vi aveva nascosto il Santo Graal al suo approdo in Britannia. ******* Di certo non avrei avuto simili esperienze senza la vicinanza delle tre sorelle “pellegrine” che qui, in conclusione, ho il piacere ed il privilegio di ringraziare ancora pubblicamente per la loro insostituibile e preziosa presenza. Per ognuna di Voi: Tu sei la Dea! ******* Per chi desidera approfondire: In rete: http://mysite.verizon.net/verdesi/index .html Mists of Avalon A World Trade Center Memorial Inspired by Glastonbury Abbey 12
Vescica Piscis and Modern Day Knights on Fire Stairs by Christopher Verdesi, Ossining, N.Y. (In inglese)
http://www.kathyjones.co.uk/local/hpages/kathyj/ap-goddess.html La Dea a Glastonbury - di Kathy Jones (interessantissimo! In inglese)
http://www.esoteria.org/documenti/ misteri/graal/artuilsantograal.htm Il Santo Graal - a cura di Alfredo Castelli
http://web.infinito.it/utenti/g/gianlui gi27/geos/geos.htm Geometria sacra e la Vesica Piscis
In libreria: Marion Zimmer Bradley - “Le nebbie di Avalon” (TEA) Jean Shinoda Bolen - “Passaggio ad Avalon” (Piemme) Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln - “The Holy Blood and the Holy Grail “ (Il Santo Graal, Oscar Mondadori ) Alfredo Castelli - “L'Enciclopedia dei Misteri” (Oscar Mondadori)
Divinità della natura di Laura Rangoni
Storia e culto degli Dei della Terra Nel mondo classico erano numerose le comunità che riconoscevano la manifestazione sotto forma animale di determinate divinità. Una figura che possiamo fare derivare dalle comunità di cacciatori nomadi della preistoria è senz'altro il Signore o la Signora degli animali. Se vogliamo cercare una definizione di questa figura possiamo ricorrere agli studi di Angelo Brelich (Introduzione alla storia delle religioni, pag. 19-20): "colui che manda o concede la selvaggina al cacciatore, ma può anche trattenerla e nasconderla; può far riuscire e fallire l'impresa del cacciatore; e la fa fallire soprattutto se questi non rispetta le norme tribali, tra cui quelle riguardanti la caccia (...) si crede, in generale, che il Signore degli animali viva insieme con gli animali della foresta e ne porti anche le sembianze (...). La caratteristica forma del culto del Signore degli animali è l'offerta primiziale: della selvaggina abbattuta o del miele trovato nel bosco si lascia una parte sul posto, invitando il Signore degli animali a prenderla". Una delle più belle raffigurazioni del Signore degli animali è probabilmente la figura ibrida della grotta dei Troi-Fréres che si trova nell'Ariége, nel sud della Francia. Questo personaggio ha il viso si presuppone coperto da una maschera, presenta orecchi di lupo, artigli di orso, grandi corna di cervo o di renna e una lunga coda di cavallo. Egli si muove come se danzasse. Figure simili si trovano in parecchie pitture rupestri, ad esempio in una del monte Bego in Liguria, e diversi "sacerdoti" della Valcamonica, raffigurati assieme a cacciatori e a un animale solitamente preso in trappo-
la. Alcuni studiosi ipotizzano che la figura di Cernunnos compaia nelle nostre regioni del nord Italia verso il IV secolo a.C. Sappiamo per certo che questa divinità era venerata in tutte le zone europee dove si fece sentire l'influenza celtica e il più bell’esemplare che abbiamo ritrovato è raffigurato nel famoso calderone di Gundestrup, databile al I secolo a.C. Sono senz'altro da notare in questa figura le corna: Cernunnos infatti significa cornuto. Questa caratteristica è strettamente connessa alla fertilità della natura, degli animali e degli uomini. Molto simile al celtico Cernunnos è l'italico Faunus, adorato anche con il nome di Silvanus. Il primo è una divinità che ha templi e culto pubblico, mentre il secondo non ha luoghi di culto particolari, ma è sempre presente nelle iscrizioni che i privati gli dedicano. Secondo alcuni studiosi Silvanus era il nome che il dio assumeva nel culto privato, mentre Faunus quello con il quale era adorato in forma pubblica. Ambedue queste figure sono la rappresentazione dell'antico Signore degli animali, personaggio a tratti ambiguo, il cui incontro è causa di incertezza, quando non di vera e propria paura o di timore. Dionigi di Alicarnasso (V, 16, 3) sostiene che "i romani infatti attribuiscono a questa divinità il timor panico; e dicono che siano opera di questo dio tutte le apparizioni che si possono presentare alla vita degli uomini, ora in una forma ed ora in un'altra, ispiranti terrore, e tutte le voci soprannaturali che possono risuonare paurosamente alle loro orecchie". Anche se veniva descritto come una 13
presenza inquietante, questo dio veniva considerato buono e propizio. Ad esempio nell'Eneide il re Latino si corica sulle pelli delle pecore che ha sacrificato presso la fonte Albunea e attende di incontrare il dio Fauno che viene chiamato “fatidico genitore”. Essendo divinità fortemente legate alla sessualità come forma di fertilità, il loro culto era rigorosamente vietato alle donne, come ci descrive Catone nel De Agricultura. Esiste anche una versione femminile della divinità latina Fauno, chiamata Fauna, dea che viveva nei boschi ed era spesso invocata semplicemente con l’appellativo di Bona Dea. Il culto tributato a questa figura era segreto e faceva parte delle religioni misteriche. Infatti partecipavano ai rituali officiati per conto dello stato solamente le Vestali e le più importanti madri di famiglia romane. Questa antica dea italica è molto simile alla Signora degli animali greca, chiamata pothnia draconton, Signora dei serpenti, stupendamente raffigurata in parecchi reperti soprattutto della civiltà cretese. Anche la dea dei Marsi Angitia è una figura simile. Le sacerdotesse di queste divinità femminili venivano istruite nei segreti delle virtù delle erbe, le raccoglievano e gestivano all'interno dei templi un erbario, una sorta di farmacia dei semplici, alla quale potevano accedere soprattutto le donne. A queste dee della natura e in particolare alla Signora degli animali bisogna assimilare anche Diana e Circe, che viene chiamata “dominatrice di belve” nell’Eneide di Virgilio. La potenza di Circe è tanta che persino Ulisse, l’eroe per eccellenza, deve ricorrere a una droga vegetale costi-
tuita dalla mitica erba moly, che secondo alcuni autori altro non è che la mandragora officinalis, per resistere alla maga e non farsi trasformare in animale. Alcuni studiosi ritengono che Circe sia il nome di un'antica potnia italica, chiamata Marìca, nome che probabilmente prende origine da mara, che significa palude o acquitrinio, e che i primi navigatori greci vollero identificare la figlia del sole Circe con questa divinità locale. Sempre nei pressi del Circeo, luogo che si dice fosse la residenza della Maga Circe, nel territorio paludoso di Terracina, era adorata un'altra dea della natura, chiamata Feronia. La sua natura ci viene rivelata dal suo stesso nome: infatti ferus significa non coltivato, indomito, silvestre. Questa era considerata madre del mitico re della città di Preneste, Erulus. Livio ci riporta la notizia che i soldati di Annibale fecero scempio di un antico tempio dedicato alla dea Feronia che sorgeva vicino al monte Soratte, meta di pellegrinaggi da parte di persone che portavano offerte in primizie e in oro. Questa dea era intermediatrice tra le potenze selvagge della natura e l'uomo, mettendo a disposizione dei propri fedeli gli animali e i vegetali necessari alla loro sopravvivenza in cambio di un culto in luoghi solitari e lontani dalle città. Sempre in Italia troviamo tracce di una dea simile ad Artemide, che viveva in un bosco sacro nei pressi del fiume Timavo. All'interno di questo bosco gli animali erano tutti domestici e vivevano accanto senza sbranarsi: cervi, lupi, uccelli, eccetera. Si tratta probabilmente della dea Reitia, adorata dai Reti, che derivarono da lei il loro nome, ed era protettrice sia degli animali selvatici, sia delle donne in quanto portatrice di fertilità. Secondo alcuni studiosi il santuario di sant’Antonio di Padova, protettore delle zitelle, è stato costruito su un tempio dedicato alla dea, come si evince dalla cosiddetta paletta votiva di Padova, un reperto trovato nel 1899 durante alcuni lavori di restauro della basilica,
nel quale una donna offre un tributo all'antica Madre. Tra gli attributi di queste dee vi è la triplicità: essa infatti governano la creazione, la conservazione e la distruzione, come la greca Ecate dai tre volti e altre dee del pantheon celtico. Ma la più famosa Signora degli animali delle mitologie latina e italica è senza dubbio Diana, alla quale è consacrato il più antico centro cultuale sul colle di Corne, nei pressi di Tuscolo. Le fonti ci riportano attestati di devozione alla Diana nemorense, alla quale era consacrato un bosco sacro, e che viene spesso rappresentata armata di arco e frecce mentre corre nella foresta. Compagni animali della dea erano un’oca selvatica e una cerva bianca. È evidente che il culto di questa dea era essenzialmente silvestre, Diana viene invocata come signora delle selve e dei monti ed era strettamente legata alla Luna, tanto da avere l'appellativo di Lucina, che solitamente è attribuito a Giunone. Questa dea era a volte accompagnata da Silvano, e quando era adorata nelle città non veniva rappresentata, vi era solamente uno spazio sacro dedicato alla divinità quale ad esempio quello che troviamo raffigurato in un rilievo della Porta Maggiore a Roma: un recinto sacro nel quale vi erano una colonna molto alta sormontata da un vaso e tutto attorno vi era un albero che si arrampicava attorno alla colonna. Tra le offerte vi erano le pigne, palchi di corna di cervo, alberi di alloro. La dea non era rappresentata antropomorficamente: tuttavia la sua presenza era viva ed era evocata da questi simboli e soprattutto dalla figura del cervo. Alcuni studiosi sono propensi a pensare che le corna del cervo, associate alla dea latina italica degli animali, possano far risalire al concetto di dea come elargitrice di sovranità. Fin dalla preistoria abbiamo trovato abbondanti esempi di corna sacre, ad esempio nei villaggi neolitici, le corna sono state spesso scolpite su pietre sacre come in certi dolmen bretoni o nelle incisioni della Valcamonica o del monte Bego. Appare quindi abbastanza probabile che le 14
corna siano il simbolo dell'acquisizione della potenza divina dovuta alla stretta comunione con la divinità e vengano considerate un simbolo della funzione regale. Una caratteristica di queste dee femminili della Natura è la presenza di una divinità maschile con una chiara funzione subordinata, con il quale la divinità si accompagna senza alcun vincolo coniugale. Queste potnie infatti sono definite virgo, che non significa vergine in senso fisico, ma priva di vincoli coniugali. Tra tutti gli antichi dèi della Natura, quello che apparentemente è stato ai nostri giorni dimenticato e che più è stato demonizzato dalla Chiesa è sicuramente Priapo, antico dio della fertilità e della procreazione simboleggiato dal fallo eretto. Eppure ancora negli ultimi anni del 1700, soprattutto nel sud Italia, vi erano ex voto che rappresentavano l'organo virile eretto lasciati in prossimità dei crocicchi o negli angoli dei campi. Questo è evidentemente un residuo ben preciso del culto di Priapo. Questi, che era un dio dei giardini, favoriva la fecondità di tutta la natura e in particolare del genere umano e proteggeva dal malocchio. Il suo nome deriva dal greco priepos che potrebbe significare colui che è dotato di un grosso organo sessuale. Probabilmente questo dio proviene dal nord dell'Asia minore dove era una divinità fallica posta a guardia degli orti e dei giardini. Alcune fonti lo ritengono figlio di Dioniso e di Afrodite, altre di Giove e di Afrodite, altre ancora della ninfa Naide e di Dioniso. Il suo luogo di origine è una città dell'Ellesponto, Lampsaco, dalla quale è partito il culto che si è esteso a tutta la Grecia. E i suoi natali sono significativi: la madre, Afrodite, è sicuramente il simbolo della forza generatrice dell'acqua (non dimentichiamo che la dea dell'amore è nata dal membro virile di Urano evirato dal figlio Crono, caduto in mare) e Dioniso è strettamente legato sia alla produzione agricola e sia all'orgia
rituale. Dei genitori il dio eredita la capacità di fecondare della madre e la caratteristica di essere un dio della vegetazione, soprattutto quella che cresce sugli alberi, dal padre. Un'altra leggenda sostiene che questo dio sia stato concepito da Afrodite per merito di Giove, che Era, gelosa, abbia toccato il ventre della Dea quando era incinta e per questo motivo il giovane dio sia nato particolarmente brutto e deforme, con un enorme fallo. La madre lo abbandonò su un monte, dove fu trovato e allevato da un pastore e in seguito trovò proprio tra i pastori i suoi primi adoratori. Le effigi di questo dio venivano intagliate rozzamente negli alberi: un tronco che recava in cima una testa ed era caratterizzato dalla presenza di un enorme fallo veniva posto a guardia della campagna, degli orti, delle vigne. Attaccati a questo tronco vi erano offerte ed ex voto: grappoli d'uva fatti di cera, mele e altri frutti. Egli proteggeva anche le capre e le api ed era adorato dai pastori e dagli allevatori. La sua funzione era soprattutto quella di proteggere le coltivazioni dal malocchio e dall'invidia di chi passava di là. Ben presto questo dio giunse in Italia e incontrò un notevole favore, che è testimoniato da molti monumenti, medaglie, monete, cammei ed epigrafi dedicatorie che auspicano la fecondità e sotto alle quali a volte venivano lasciate offerte di latte e miele. È sicuramente da notare che questo dio era adorato soprattutto dalla plebe, da quella cultura di contadini e allevatori che vedeva nella fecondazione vegetale e animale una condizione necessaria alla propria sopravvivenza e nella tutela contro il malocchio una sicurezza dai rischi di perdere tutto ciò che si possedeva. Ovviamente la Chiesa lo ha considerato una divinità oscena ed ha cercato in tutti i modi di demonizzare il culto, che però è rimasto per lungo tempo, clandestino, inossidabile agli anatemi dei cristiani. Per costoro le
cerimonie in onore di Priapo erano contrarie ai principali dettami morali della società e alla decenza e all'ordine, e spesso si legge nei loro scritti che la raffigurazione di questa divinità era più adatta a essere adorata nei bordelli che altrove. Al seguito di Priapo vi erano altre divinità che erano emanazioni del potere creativo della natura: satiri, fauni e ninfe che probabilmente, secondo alcuni studiosi, simboleggiavano la materia organizzata dal principio creatore fecondante. Nel mondo romano ad esempio i sileni erano rappresentati come creature brutte, grasse, quasi informi, poiché simboleggiavano la materia bruta e inerte, mentre il dio Pan, le cui forme erano fuse con quelle del capro, era la metafora del potere creativo che ha fecondato la materia. Gli scrittori antichi parlano spesso di templi dedicati al dio della fertilità, costituiti solamente da piccoli recinti al centro dei quali vi era un rozzo e disadorno altare di pietra sul quale a volte era acceso un fuoco sacro e venivano poste le offerte. Un dio molto amato dai pastori, originario dell’Arcadia, che non salì mai sull'Olimpo è Pan. Alcuni sostengono che sia figlio di Hermes e della ninfa Driope e per molti tratti egli assomiglia a Priapo, con il quale finisce per sovrapporsi. Anche Pan infatti appena nato era così brutto, dotato di corna, barba, gambe e coda di capro che la madre rimase terrorizzata e lo abbandonò. Hermes prese il piccolo e lo portò sull'Olimpo per far divertire gli altri dèi con la sua mostruosità. Pan non si trovava bene in mezzo alle divinità e tornò quindi nella sua Arcadia, dove viveva pascolando le greggi e allevando le api, giocando come le ninfe e aiutando i cacciatori a trovare le loro prede. Una caratteristica di questo dio era la sua passione per il riposo pomeridiano: nelle prime ore dopo il pranzo Pan si appisolava e il suo sonno era sacro, infatti chi per caso lo disturbava e lo svegliava di soprassalto udiva un grido terrificante in grado di terrorizzare
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chiunque. Da questo aspetto del mito deriva il concetto di panico come paura di qualcosa che non si può vedere. Un'altra caratteristica del dio Pan era il fatto di essere particolarmente sensibile al fascino femminile, al punto tale che, quando non riusciva a conquistare la sua preda, la violentava. Egli sedusse parecchie ninfe, dalle quali ebbe molti figli, ma sono rimaste celebri alcune fanciulle che, terrorizzate dall’aspetto del dio, gli hanno resistito. È il caso ad esempio di Piti che pregò gli dèi di salvarla e fu trasformata in un albero di fico, con il quale Pan si fece una sorta di scapolare, per non separarsi mai dalla sua amata. Oppure è il caso di Siringa, che fu seguita dal dio attraverso valli e monti fino a quando ella giunse, stremata, sulla riva del fiume Ladone, dove fu trasformata in un giunco. Pan l'amava e non voleva lasciarla, ma non riusciva più a distinguerla dalle altre canne che crescevano in quel luogo, quindi le tagliò tutte e si costruì uno zufolo dal quale non si separava mai. Un giorno però, mentre il dio era addormentato, Hermes glie lo rubò e lo copiò, poi si vantò di averlo inventato e lo vendette ad Apollo, rimasto incantato dalla dolce melodia che si poteva ottenere da quel rozzo strumento. Un marinaio egiziano di nome Tamo stava navigando in direzione dell'Italia quando udì una voce divina proveniente dal di là del mare gridare che il dio Pan era morto. Questa storia fu udita e riportata da Plutarco durante la seconda metà del I secolo a.C.. In realtà non è vero, in quanto Pausania ci racconta che durante il suo viaggio in Grecia, all'incirca nella seconda metà del I secolo d.C., scoprì che i santuari, gli altari e tutte le grotte dedicate al dio Pan erano ancora oggetto di culto. ### Laura Rangoni, scrittrice e saggista, ha pubblicato per la Xenia edizioni, La Wicca, Manuale della Strega Buona.
Maghi da televisione
di Taliesin
Cronaca ordinaria di TV spazzatura Venerdì 03/01/2004 è una data da dimenticare. Chiunque, occultista o profano, abbia assistito alla puntata del Maurizio Costanzo Show ha visto uno spettacolo a dir poco indecente. Costanzo, becero come sempre, lampante esempio di come NON si conduce una trasmissione televisiva, ha dato del suo peggio, e io posso dire di aver visto il “cavaliere del piccolo popolo”, o meglio l’alfiere del popolino, fin dai suoi esordi con “bontà loro” negli anni ’70: l’impressione fin da allora era di avere di fronte un omuncolo che confezionava programmucoli per un pubblico di livello ultrapopolare e semianalfabeta, dando il calcio d’inizio a quel gioco perverso che ha finito per trasformare l’italico teleschermo in un immondezzaio di programmi spazzatura Costanzo ha paura dei maghi, di quelli veri, non dell’Otelma di turno, e si sente spalleggiato dal “suo” pubblico, omuncoli e donnuncole come lui, quando li attacca dal palco del Parioli o li bacchetta a tu per tu accusandoli di prendere soldi ai creduloni, lui che percepisce uno stipendio a cinque zeri da Mediaset, che rastrella questi soldi grazie alla pubblicità che poi grava, come è noto, sul prezzo finale del prodotto e quindi sul consumatore… Cosa è accaduto venerdi 03/01/2004? Un certo Piero Mura, giovane occultista genovese molto noto negli ambienti esoterici della mia città, si è presentato al MCS nella sua veste di co-fondatore e coresponsabile della A.D.A.M., l’accademia delle arti magiche comparsa da qualche tempo sul
web, e che si presenta come un “gioco di ruolo di Harry Potter” anche se poi nel corso delle lezioni si parla SERIAMENTE di magia, specie Cerimoniale e Cabalistica… Non condivido tali iniziative: la Magia è una cosa seria e mettere la sovraccopertina di Harry Potter su Il Dogma dell’Alta Magia di Eliphas Levi non avvicina chi cerca la vera conoscenza occulta e delude chi cerca come far volare la scopa nel cortile di Hogwarts! Cavalcare l’onda del maghetto della Rowlings è una pura operazione di marketing per vendere corsi di … babbanologia a chi non sa cosa sia davvero la Magia ma con noi veri occultisti non ha a che fare nulla di nulla!!! Conosco Piero Mura da circa un decennio, so che possiede una vastissima cultura magica e una considerevole esperienza “sul campo” nonostante
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la giovane età: manca però della necessaria saggezza nell’usare le sue conoscenze e della prudenza di evitare trappole mediatiche come quelle tesegli da quel vecchio volpone di Costanzo! Improprio il linguaggio adottato “per far accettare la magia alle persone normali” e che invece ha dato l’impressione di non avere nulla di serio da dire, come se la magia fosse solo un gioco da bambini, errata l’impostazione di parlare dalla platea, inaccettabile ghettizzazione da parte di chi sul palco del teatro Parioli ha fatto salire cani & porci… Le ragazze che sono state intervistate, anch’esse mie conoscenze, di cui conosco la serietà e conosco l’impegno nel perseguire la conoscenza magica, portate lì e offerte al pubblico ludibrio dallo stesso imprudente Mura, nei confronti del quale (purtroppo per loro) nutrono una incondizionata fiducia, hanno certamente detto molto più di ciò che si è visto e sentito in TV, e sarebbe stato il caso di porre precise condizioni alla messa in onda del filmato: montaggio va bene, ma con rispetto di chi ha parlato e di quello che di serio e importante è stato detto, invece l’impressione è stata quella di tre eccentriche ragazze che giocavano a Maga Magò! Il giornalista che ha provato a fare il filtro, impropriamente definito pozione, ha se non altro dimostrato che maghi e streghe non ci si improvvisa: certo è sbagliato rivolgersi alla fattucchiera del piano di sotto o alla vicina della casa di campagna della nonna per farsi fare un filtro d’amore ma pasticciare per
conto proprio senza avere le basi e le idee chiare può sortire ben più deleteri effetti! La magia non è per chiunque, bisogna crederci e lavorare sodo altro che cappelli a punta… Allora perché non si è maggiormente tutelato dai suoi prevedibili attacchi andando a vele spiegate dritto nelle fauci di uno dei peggiori nemeci di chi pratica la Magia? La Sindrome di Peter Pan è il nome scientifico di quello che il lessico popolare definisce rimbambimento, e questa è l’impressione che Piero Mura e la sua Accademia Delle Arti Magiche hanno dato di noi: adulti che non vogliono affrontare la vita reale e si rifugiano in un mondo tutto loro, dove immaginano di poter raddrizzare i torti a colpi di bacchetta magica, proprio come il maghetto di Hogwarts…. Per esempio perché quando Costanzo ha detto che lui “parla degli gnomi
ma non si fa pagare per farlo” nessuno gli ha risposto che lui è profumatamente pagato da Berlusca per parlare di cio che vuole in TV? Perché quando ha ironizzato pesantemente sui “genitori che portano i figli alla scuola di magia “ nessuno ha ribattuto che le famiglie che portano i figli al catechismo fanno qualcosa di simile? Certo, sarebbe scoppiato un putiferio, ma a quel punto… invece si è arrivati a permettergli toni apertamente minacciosi in chiusura, (“ guardi che la tengo d’occhio ho la registrazione” “ non si allarghi” ecc.) per di più con chi lo aveva omaggiato di un immeritato (quanto infondato) riconoscimento! Non è questa la strada per farsi conoscere dalle persone estranee al mondo della Stregoneria, così ci rendiamo solo ridicoli! Io mi dissocio completamente da tali iniziative, non potrei fare altrimenti, nutro un grande amore, un pro-
fondo rispetto e una devozione immensa per la Magia in generale e la Stregoneria in particolare e non posso vederla divenire lo zimbello di Maurizio Costanzo e dei suoi prediletti giornalisti presenti sul palco del Parioli! Spero che questo rimanga un episodio isolato ma temo che gli strascici non si faranno attendere… Purtroppo la televisione è una macchina tritatutto e chi ne tiene le leve gioca con la faccia degli altri come gli pare e piace, grave errore quello di andarsi a ficcare nelle fauci di uno dei nostri peggiori detrattori, così oltre che dei ladri ora potrà darci anche dei buffoni! Complimenti al maghetto di Genova!
DOMENICA 18 APRILE 2004 Ore 16.30 Il
“Circolo dei Trivi” Presso:
Libreria Alternativa Via dei Transiti 25 Milano www.libreriaalternativa.it
Presenta:
LE VIE DELLA WICCA L’evoluzione della spiritualità wiccan dagli esordi ad oggi Nel corso dell’incontro verranno toccati i principali aspetti teorico-pratici della Wicca attraverso un approccio evolutivo e tramite l’analisi dei simboli e dei miti che questa via di saggezza riporta in vita. Relatori:
Cronos (Presidente del “Circolo dei Trivi” e direttore dei quaderni di Wicca e stregoneria “Athame”) e i redattori e collaboratori di “Athame”
Ingresso Libero 17
Il respiro di Gaia nel grembo di Gea di Elaphe Considerazioni sparse su un’ipotesi minimalista Che il sapere porti con sé solo un’(altra) infinita serie di domande è cosa nota. La struttura della realtà che tutti noi diamo per scontata ed acquisita, la filigrana fattuale ed oggettiva che è binario dei nostri cammini è, come ogni scienziato concorderebbe, nulla più che un rado intreccio di comprensione sospeso sulle profondità oscure della nostra ignoranza. Vi sono certezze scritte nelle ossa, è chiaro: che il sole sorgerà domani e le stagioni faranno il loro corso, che gli Dei esistono e sono in noi. Ma nei nostri sensi si annidano anche vere e proprie illusioni di stabilità: necessità della nostra mente razionale di aggrapparsi ad un qualunque substrato di logica “scientifica”. È umano aggrapparsi al razionale ed accettare le convenzioni che l’ambiente in cui viviamo porta con sé, che siano basate sulla vox populi, sui detti della nonna o sulla fisica subnucleare…sarebbe superfluo, e vano, addentrarsi in una disamina di quanto spesso le teorie scientifiche (dovremmo dire “del sapere”) siano state snaturate nel tramutarle in strumento per propugnare o affermare un’idea; sarebbe oltretutto piuttosto triste. È mia personale impressione che ciò sia accaduto nel momento in cui da foriere di domande ulteriori le teorie sono divenute fonte di risposte, o di risposta ultima. Nel momento in cui ci si lascia andare alle ipotesi e queste divengono una lente attraverso cui osservare ogni aspetto della nostra realtà, ecco che nascono gli assiomi, i postulati su cui
costruire una nuova realtà, o meglio un nuovo modello interiore a cui far riferimento per comprendere il mondo in cui viviamo. Va da sé che vista la componente emotiva coinvolta in questo processo con esso si superino i limiti della scienza, e quindi un’ipotesi (onesta) debba cambiarsi in una metafora, una linea guida, perdendo il
suo valore oggettivo se mai ne ha avuto uno ed acquisendo valenze strettamente personali ed intime. Così anche la cosiddetta “Ipotesi Gaia”: elegante, interessante, coinvolgente e foriera di sviluppi inarrestabili. Ma procediamo con un minimo di ordine: James Lovelock, biochimico, pubblica, nel 1979, Gaia: a New Look at Life on Earth (1), un saggio in cui sviluppa una serie di teorie su cui andava lavorando da una quindicina d’anni. L’ipotesi di base è che la biosfera, quella sottile buccia vivente di cui il nostro pianeta è ricoperto: suolo, mari, strati più bassi dell’atmosfera, sia un organismo “cibernetico” 18
(termine su cui converrà tornare) in grado di autoregolarsi ed autosostenersi, ferme restando le inesorabili leggi della termodinamica secondo cui la vita non è che scivolare lentamente su di un raggio di Sole verso la notte eterna. Questo organismo, con l’ipotesi che lo presuppone, viene battezzato Gaia su suggerimento dello scrittore William Golding (Lovelock ammette candidamente le sue lacune Classiche). La necessità, per ogni specie vivente, di raggiungere l’immortalità ha portato tutti noi che zampettiamo, galleggiamo o fotosintetizziamo su questo pianeta ad adottare la caleidoscopica varietà adattativa di cui costantemente ci meravigliamo. Questa molteplicità è risultato primariamente dell’adattamento continuo all’ambiente circostante: infatti, il ventaglio delle condizioni ambientali compatibili con la vita è ampissimo. Tuttavia, l’adattamento di ogni singola specie al proprio ambiente è talmente stretto da non permettere che delle variazioni minime nelle condizioni climatiche; la stragrande maggioranza delle specie viventi oltretutto risiede e si è sviluppata in una fascia geografica molto stretta. La capacità di organismi viventi di colonizzare microambienti anche estremi è sempre stata ed è presente (del resto è grazie a questa se abbiamo dei polmoni) ma molto limitata dal fatto che non può essere, almeno su scala planetaria, autosufficiente. Siamo, e lo siamo sempre stati, estremamente vulnerabili (anche come specie) ad una qualun-
que fluttuazione della temperatura terrestre o composizione dell’atmosfera. Ciò che rende veramente sconcertante il perdurare della delicata situazione di equilibrio in cui ci troviamo è che tale equilibrio è dinamico: come l’atmosfera si è adattata, anche drasticamente, nel corso dei miliardi di anni dalla comparsa della vita ad oggi, così essa continua a fare tuttora. Un adattamento che ha come effetto - o come scopo - la preservazione della vita e nel quale la vita stessa svolge un ruolo essenziale. Il concetto di “Vita”, come giustamente riporta Lovelock, “fino ad oggi ha resistito a tutti i tentativi di definizione fisica formale”. Ancora più difficile, forse, definirlo quando come qui viene inteso in una scala che va ben oltre l’individuo o anche la singola specie, abbracciando nell’accezione interi e complessi ecosistemi. Lovelock appare chiaramente in difficoltà nel dare una collocazione sistematica a Gaia (e come non potrebbe…). L’ipotesi Gaia si basa, l’abbiamo visto, sulla visione dell’intera biosfera terrestre come un sistema cibernetico. La cibernetica, sempre secondo Lovelock, da cui in questo campo mi faccio fiduciosamente guidare, è la “branca di studi connessa ai sistemi di comunicazione e di regolazione negli organismi viventi o nelle macchine”. Così esposta, la definizione lascia ovviamente aperta la
questione che più potrebbe premerci in questa sede, ossia se sia possibile o pensabile dimostrare che in Gaia vi sia una coscienza ed un proposito. Ciò è esplicitamente negato da Lovelock, che vede la “sua” Gaia dotata di quella stessa intelligenza che presiede agli scambi intercellulari: un organismo in grado di sopravvivere ma non di vivere, potremmo dire. In chiusura di libro, tuttavia, il linguaggio dell’autore abbandona la scientificità per esplodere in una selva di interessanti “e se?” che possono facilmente sciogliere qualunque briglia ci si sia posti all’immaginazione. Le implicazioni, in più di un senso fantastiche, di questo modello, se se ne potesse verificare la correttezza, scuoterebbero parecchi paradigmi. Fatto è che Gaia, per ora, dal punto di vista strettamente scientifico rimane null’altro che un’ipotesi. Fatto è anche che non si vive di sola scienza, come chi scrive e probabilmente chi legge sostiene. Raggruppare ogni singolo paramecio, porcino, calendula o commercialista in un unico insieme, e sostenere che le pure funzioni vitali di tale insieme siano in grado di tendere armonicamente ed in massima parte inconsapevolmente ad un unico scopo è ardita impresa. Che poi Lovelock, ad esempio, riporti fra le attività regolatrici delle concentrazioni atmosferiche dei gas le emissioni intestinali di metano non contribuisce a rendere meno incredibile, ad un senso della realtà meno allenato, l’intera ipotesi. Sappiamo però che ben pochi di coloro abbiano scoperto l’esistenza di una simile teoria non ne siano rimasti quantomeno affascinati: non per quanto è stato scritto in merito (né del resto la 19
maggioranza dei filogaiani ha mai letto le divulgazioni di Lovelock) ma proprio per quei vibranti sottintesi e possibilità che si possono scorgere fra le maglie degli equilibri gassosi. Come Ronald Hutton fa notare(2), punto chiave nell’accoglimento da parte del grande pubblico di un assioma così ardito risiede nella situazione culturale di una fascia piuttosto larga della popolazione europea e nordamericana al momento della pubblicazione dei primi lavori. Le foto scattate nello spazio al nostro pianeta, la prima visione della Terra come una gemma verde-azzurra, e la necessità di un contatto “reale” con Essa hanno cambiato le aspettative e la ricettività del pubblico. Il 1979 è anche l’anno in cui The Spiral Dance di Starhawk viene pubblicato negli Stati Uniti. La certezza che il Divino, come lo si voglia definire, è immanente nel nostro pianeta si apre ad una dimensione coraggiosamente panteistica (un panteismo cosmico più che planetario, indubbiamente). La sinergia che queste due opere accendono va ben oltre le scientificità Lovelockiane. A viaggiare ed a diffondersi in ogni strato della società non saranno, del resto, le formule di bilanciamento chimico ed energetico, ma le selvagge potenzialità che queste incorniciano. Ed il misticismo cosmico che a loro volta queste potenzialità suscitano. Lovelock è quasi infantile nel suo tentare di mantenersi strettamente nei ranghi del rigore scientifico, quando tutti noi ci rendiamo conto che il suo testo non di scienza parla ma di religione. Certo, ce ne accorgiamo perché per gran parte della nostra vita siamo stati in qualche modo consapevoli che il nostro pianeta possa costituire un’unità: forse nel 1979 saremmo stati meno permeabili all’idea. Lo scienziato vorrebbe mantenere (“Per quanto?” ci si potrebbe chiedere, e le sue successive pubblicazioni non risolveranno il problema) il suo agnostico distacco, e la sua mano trema nell’avvicinarsi a concetti reali e facilmente riscontrabili (la Vita,
l’Intelligenza) ma così difficili a definirsi. Sarà proprio questo non-detto ad infiltrarsi nelle nostre vite. Sarà la certezza di quell’intelligenza planetaria che Lovelock non riconosce. Il sognatore-scienziato vorrebbe poter credere, né ce lo nasconde, ad una Gaia in cui l’Uomo si è integrato (ha una certa, dubbiosa fiducia in merito, più o meno ribadita nelle pubblicazioni successive): la specie umana, forse non da sola, come “sistema nervoso” di un organismo planetario. L’alternativa alla perdita dell’individualità, avverte, è la totale presa di responsabilità della conservazione degli equilibri ecologici da parte della nostra specie: l’uomo pilota della “astronave Terra”, un mondo in cui il sistema di automantenimento non è più attivo e Gaia si è “ritirata fra i fanghi”. Commovente nel proprio antropocentrismo, è una possibilità coerente con le ipotesi proposte. E ovviamente, vista con occhi di Strega, è una possibilità molto limitante. La nostra esperienza del Divino, assieme alla certezza che la vita su ed in questo pianeta si spinge molto oltre i confini del visibile, ci permette di volare molto più in alto con i nostri sogni. Per esseri così fieramente individualisti ed assieme così certi della vibrazione magica esistente in questo pianeta, l’annullamento mistico è una via possibile ma non esclusiva. Noi non abbiamo bisogno che ci venga dimostrato qualcosa che già sappiamo: per molti di noi la personalità di Gaia è reale e strutturata (tanto da dover considerare il singolare
riduttivo), oltre che dotata di intelligenza. Se fusione deve essere, ebbene, sia: ma avvenga come partecipazione di questa intelligenza collettiva e con il mantenimento delle personalità che ci contraddistinguono. Lovelock vide qualcosa di più che una struttura coloniale nella sua ricerca di una soluzione alle dicotomie TerraUomo: noi possiamo vedere molto oltre. Ma, alla fin fine, ammettendo che Gaia sia: è (Una? La?) Dea? Panteismo, oggi, non significa più la stessa cosa di un secolo, ma neppure di trent’anni fa. Dietro alle immagini ed alle manifestazioni divine che la maggioranza di noi percepisce su un piano di certezza si staglia la cibernetica dei gas di un controverso biochimico inglese. Gea è Gaia, nel senso che è anche, ovviamente, in essa…ma questo non La esaurisce certo. Gaia è stata ed è tuttora un affascinante giocattolo per le nostre menti, oltre che un’idea ormai saldamente radicata nella nostra cultura. Un grimal-
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dello della Dea, potrebbe dire qualcuno, per introdursi nella nostra coscienza. E nei nostri computer, grazie all’onnipresente Microsoft. Ora un piccolo pianeta Terra (guarda caso chiamato Gaia) occhieggia dal mio foglio di Word, e non solo sul mio. Pochi, se mai, lo trovano stupido. Nel mio intimo, parallelamente, riconosco un battito comune negli uomini e nelle altre forme di vita; lo stesso sentire che molti fra coloro che non saprebbero riconoscere una cutrettola da un cardellino avvertono loro malgrado. Prima che uno strano scienziato inglese mettesse per iscritto le sue estreme conclusioni non sarebbe accaduto nulla di ciò. E per una teoria strampalata non mi sembra un risultato da poco. Ed. It. J. Lovelock Gaia – Nuove idee sull’ecologia, Bollati Boringhieri 1981 R. Hutton The Triumph of the Moon, Oxford University Press 1999
Rubrica a cura di Mnemosyne
La biblioteca della strega Eccoci al secondo appuntamento con la rubrica periodica di “recensioni” letterarie. Senza alcuna velleità da critico, si tratta semplicemente della segnalazione di testi a mio avviso particolarmente interessanti e…da tenere sott’occhio. Non si tratterà sempre e solo di testi esclusivamente wiccan. Questo perché, come ho avuto modo di sostenere in molteplici occasioni, vivere wiccan significa per me estendere i propri confini ed acquisire una consapevolezza, una cultura, una sensibilità che vadano ben al di là di quanto ci viene quotidianamente propinato dai mezzi di informazione. Le buone letture possono essere un canale per spaziare con l’animo e con l’intelletto, decidendo di trascorrere una piacevole serata in compagnia di pensatori sensibili, piuttosto che sobillati dal povero (di spirito!) conduttore televisivo di turno. Chi mi legge su “lemusenellarete” , http://it.groups.yahoo.com/group/lemusen ellarete/, potrà, talvolta, trovare qualche segnalazione che ho già inserito in Mailing List. Poco male. Repetita iuvant! In ogni caso si tratterà di recensioni brevi, che intendono stimolare la curiosità ed il desiderio di entrare in libreria per guardarsi il libro con i propri occhi. Un suggerimento amichevole, per incuriosire e stimolare, come sempre, la discussione e la libera espressione del proprio giudizio. Aggiungo che si tratta di testi scelti liberamente, esclusivamente sulla base dei miei gusti e sensibilità personali. Non rispecchiano tendenze redazionali né, tanto meno, provengono da segnalazioni di case editrici. In questo numero i libri parlano di Inquisizione e Stregoneria.
Bambini al rogo! Comincio col suggerirVi un testo decisamente molto interessante e ricco di spunti di riflessione (tristissimi, ma indispensabili lungo il nostro percorso…). Scritto da Eveline Hasler si intitola "LA STREGA BAMBINA" edito da TEA Prezzo: 7,80 Euro Silvia Giacomoni, de “La Repubblica” ha scritto: “Pensavamo di sapere tutto sulle streghe, ma questo romanzo ci rivela che ignoriamo il peggio.” In effetti l’Autrice, svolgendo un attento ed accurato lavoro su fonti documentali, in questa storia romanzata ci descrive quanto accadeva in Svizzera ed in Alta Svevia, nella seconda metà del XVII sec., quando la caccia alle streghe imperversava in tutta Europa. Sull’onda di tale “isterismo” collettivo, furono bruciati anche dei bambini (femminucce e maschietti) accusati di stregoneria. Il libro è crudo, a tratti poetico, e merita senz’altro una lettura. E’ bello ed appassionante. La narrazione è vivace e condotta con ritmo impeccabile. Ineccepibile dal punto di vista della ricerca storiografica e delle fonti (in calce al testo vengono riportati gli atti originali dei rispettivi processi), ci racconta con disarmante semplicità e chiarezza le vicende di Katharina Schmidlin, giustiziata il 16 novembre 1652, all’età di 11 anni, poiché si vantava di saper fare uccellini di fango che diventavano vivi, e dei fratellini Isau e Maria Lehner, rispettivamente di 12 e 15 anni, uccisi il 27 novembre 1662 con l’accusa di stregoneria, devozione al demonio e libidinoso incesto…non credo siano necessari ulteriori commenti. I fatti sono di per sé ingiustificabili, secondo i parametri attuali di “giusto” e “sbagliato”. Tuttavia il racconto reca in sé una modernità “inquietante”, il passato ci aiuta a comprendere ed a spiegare taluni fenomeni contemporanei. La crudeltà e l’insensatezza non sono esclusivo patrimonio dei secoli passati, ma un’ombra che accompagna il nostro vivere presente e della quale dobbiamo essere consapevoli per riuscire ad andare “oltre”… Eveline Hasler è nata a Glarus (Svizzera) e vive nel Canton Ticino. I suoi romanzi, largamente apprezzati dal pubblico e dalla critica, sono stati tradotti in numerosi Paesi europei e negli Stati Uniti.
Buona lettura! 21
Una strega padana Sebastiano Vassalli “La Chimera” Einaudi Prezzo: 9,00 Euro Libro molto noto e bellissimo. Un vero piacere per lo spirito e per la mente. Per commentarlo userò alcune delle parole perfette di G.L. Beccaria, pubblicate su “L’Indice” 1990, n. 5, e che condivido totalmente: “ […] Ne "La chimera", Vassalli ci porta sulle rive del Sesia, dove nel sec. XVII esisteva Zardino. Ne ha ricostruito l'ambiente e le pietre attraverso tracce della storia d'una giovane, Antonia, la strega di Zardino, processata e arsa viva a Novara nel 1610. È lei il personaggio principale. La sua figura prende corpo non perché l'autore ne stagli il tutto tondo, ne sbalzi e approfondisca pensieri, psicologia: prende corpo piuttosto, come in un formicolante bassorilievo, da quello che c'è intorno. Notevole il modo con cui, passo passo, Antonia incolpevole diventa 'strega', sulla base della 'voce', di voci, pettegolezzi, intrighi, calunnie e assurdità di comari, dei loro livori, dalle loro ossessioni, un delirio verbale che finisce per sovrapporsi alla realtà fino a diventare esso stesso la realtà. Antonia viene accusata di stregoneria unicamente perché si innamora di un vagabondo, un "camminante"; e ancor prima un pittore vagabondo l'aveva fatta posare per dare il volto alla Madonna di un pilone, e poi ancora aveva fatto cosa sconveniente a lasciarsi trascinare una sera a un ballo in piazza coi Lanzichenecchi. […] “Il tempo si è chiuso su quelle storie spietate. Nella bassa tutto passa in fretta, nulla o quasi lascia un segno di sé, né della strega bruciata, né di Zardino resta memoria, soltanto pallide tracce: la memoria non incide solchi, "al contrario di quanto accade nelle valli alpine, dove il ricordo e la leggenda di un fatto possono conservarsi da un millennio all'altro; la pianura è un mare dove le onde del tempo si succedono e si annullano, evento dopo evento, secolo dopo secolo: migrazioni, invasioni, epidemie, carestie, guerre vengono oggi ricordate soltanto perché sono scritte nei libri; se non ci fosse la scrittura, non ne resterebbe traccia". Le nostre valli alpine sono ricche di leggende: l'uomo selvatico, il 'servan', e folletti, diavoli. Qui nulla. Vassalli rievoca appena una dimenticata, mitica 'fierabestia', segnalata nella bassa ancora alla fine del secolo scorso e all'inizio del nostro, una sorta di torello o di grosso cane con testa di cinghiale, o di 'porcocane', come dicevano. Questa storia, come la storia di Antonia, è una di quelle di cui si parlò per secoli nelle veglie, nelle stalle, poi tutto scomparve; non solo i miti, le superstizioni, il porcocane, ma anche le cose vere in carne e ossa, le pietre, la casa della strega, Zardino, in un giorno imprecisato, e anche quelle chiacchiere, cessarono di esistere. Vassalli ne ha dato una grandiosa ricostruzione. Ormai ha deciso che nel presente non c'è niente che meriti di essere raccontato. Scrive però con l'intento di narrare il passato come segnale del futuro, del nostro tempo (numerose nel romanzo le sottolineature esplicite in questo senso). Io non credo però che la riuscita del libro risieda nell'aver indicato le radici lontane del malessere contemporaneo. A mio avviso sta innanzitutto nella capacità di ricostruire un mondo, ambienti, realtà. Il romanzo 'storico' di Vassalli è certo simbolico: nell'atto di descrivere superstizioni, atrocità e corruzioni dell'età della Controriforma e dell'Inquisizione Vassalli si interroga sul senso, sul perché delle cose di ieri e di oggi. Come già nell'"Oro del mondo", così nella "chimera" cerca di agguantare in qualche modo il 'carattere nazionale' […] “
Per chi fosse interessato ad approfondire, segnalo un testo dedicato a questo libro: La Chimera. Storia e fortuna del romanzo di Sebastiano Vassalli
Prezzo € 12,00 128 p. (a cura di Roberto Cicala e G.Tesio) Anno 2003 Edizioni Interlinea
"La chimera" di Sebastiano Vassalli, uno dei romanzi più letti e ristampati negli ultimi dieci anni: studi, interviste, bibliogra-
fia delle edizioni italiane e straniere, lettere ed inediti raccolti nel segno della storia e sulla fortuna anche all'estero di un romanzo celebre e sempre più letto nelle scuole. Sebastiano Vassalli è nato a Genova nel 1941, ma ha vissuto a Novara fin dall’infanzia. Tra gli anni ’60 e ’70, nei quali ha svolto attività di insegnante (è laureato in Lettere con una tesi sull’arte contemporanea e la psicanalisi), ha partecipato, anche come pittore e fondando riviste quali “Ant. End.” e “Pianura”, alle vicende della cosiddetta neoavanguardia – nell’ambito del Gruppo ’63 – con alcune prose sperimentali (Narcisso è del 1968, cui seguono Tempo di màssacro e L’arrivo della lozione) e con plaquette poetiche (Il millennio che muore è del 1972), travasando nella pagina, attraverso un furore linguistico, le inquietudini politico-sociali di quegli anni. Rispetto a queste esperienze giovanili, Abitare il vento del 1980 segna un distacco ed una svolta. Il protagonista, come nel successivo Mareblù, si sente incapace di cambiare il mondo con metodi trasgressivi e rivoluzionari (e poi si chiede: contro chi?). Vassalli cerca quindi nuovi personaggi o, meglio, una letteratura pura (in questo senso è per lui emblematico il poeta Dino Campana, riproposto nella Notte della cometa) e una dimensione esistenziale anch’essa pura, come la fanciullezza, che è al centro della ricerca delle origini della società odierna nel romanzo L’oro del mondo, ambientato nel dopoguerra. Intanto Vassalli non smette di indagare il mondo con eclettismo intellettuale (si pensi ai pamphlet Sangue e suolo e Il neoitaliano). L’investigazione letteraria delle radici e dei segni di un passato che illumini l’inquietudine del presente e ricostruisca il carattere nazionale degli italiani è quindi approdata prima al Seicento con La chimera, un
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successo editoriale del 1990, poi al Settecento di Marco e Mattio, uscito l’anno dopo, quindi all’Ottocento e agli inizi del Novecento prima con Il Cigno nel 1993 e (dopo la parentesi quasi fantascientifica, inquietante e satirica, di 3012) successivamente con Cuore di
pietra, ricreando un’epopea della storia democratica dell’unità d’Italia fissando come protagonista una grande casa di Novara. Vassalli attualmente è anche opinionista del “Corriere della Sera”. Recensione a cura di Cronos Stregonerie italiane… Sheanan — ArdathLili Il Sabba italiano Prezzo 20 € Stampato in proprio Anno 2003 E’ sicuramente un testo di piacevole lettura, ricco di spunti e di elementi creativi, tuttavia parte da un gigantesco equivoco, nel testo si afferma infatti che: “L’attuale Wicca in particolare, con la quale la Stregheria viene spesso accomunata, poggia le sue basi sull’emancipazione odierna femminile all’interno del culto relgioso e fondamentalmente indirizza i propri ideali basandosi su leggi promulgate dal “Concilio delle Streghe”, una sorta di decalogo dettato dalla sacerdotessa Doreen Valiente nel 1974, in cui trovano spazio teorie a nostro avviso prive di senso come la Legge del Tre” E’ curiosa innanzitutto la scarsezza e scorrettezza di informazioni rispetto alla Wicca. Con i tredici postulati del Concilio delle Streghe americane del 1974, l’inglese Doreen Valiente non ebbe alcun ruolo, ma lo stesso Concilio venne organizzato dalla Llewellyn Press, una casa editrice sotto la guida di Carl Weschcke. Nei principi non si fa cenno né al Rede e nemmeno alla legge del tre di cui tra l’altro proprio Doreen Valiente fu una delle prime accanite contestatrici, si veda l’interevento alla Pagan Federation del 1999, legge che da molti Wiccan non è nemmeno presa in considerazione. Il discorso sarebbe lungo, ma ad ogni modo tornando al testo si tenta per la Stregheria italiana esattamente lo stesso procedimento che aveva tentato Gardner, cioè ricostruire un culto da pochissimi elementi: un libro che, pur sputando nel piatto in cui mangia, la Wicca, è ad ogni modo “perfettamente” Wiccan almeno nella “concezione”. Una delle fonti principali è “Aradia: il Vangelo delle Streghe”, oltre ad “Etruscan Roman remains”, di C. G. Leland, ricordiamo che Gardner, oltre a conoscere questi testi, faceva parte della sua stessa associazione che si occupava di folklore. Anche negli elementi formali del testo ci ritroviamo col pentacolo, le invocazioni ai quattro elementi, l’Athame diventato Roncola, il Libro delle Ombre e persino gli otto sabba, e se per quanto riguarda gli elementi possiamo sforzarci di pensare che siano un retaggio della stregherai italiana, altrettanto non possiamo fare per il pentacolo e soprattutto per gli otto sabba. Nella stregheria italiana, si veda Ginzburg e altri, compaiono piuttosto le quattro tempora! Inoltre invocazioni come questa che cito dal libro: “Madre Diana, […] Aiutami ad innalzare il più antico degli altari, Che in passato ogni strega ha adorato. […] Il Pugnale che serro tra le mani Diventi simbolo del maschio e della tenebra E che la coppa che attende il suo Cornuto Signore Sia femmina e Luce Essi insieme congiunti portino la benedizione […] che a te chiedo. E sia così” Somigliano un po’ troppo al più classico Grande Rito della Wicca nella versione alexandriana: “Assistimi per erigere il sacro altare, che tutti adoravano nei giorni passati; […]” E alla formula canonica: “Come l’Athame è il maschile, così la coppa è il femminile E congiunti portano la loro benedizione” E con tanto di “So Mote it be!”
In sostanza si tenta un esperimento già tentato negli stati Uniti da Raven Grimassi con il suo libro “Italian Witchcraft” che come tanti altri ha dichiarato che la sua tradizione era più vera e più originaria della Wicca (errore gravissimo visto le conseguenze e le smentite) finendo poi col creare una delle tante tradizioni della Wicca stessa, viste anche le similitudini, similitudini che, come abbiamo visto, non possiamo fare a meno di non notare anche in questo contesto. Fatte queste dovute premesse è un libro che integra alcuni elementi della cultura popolare nostrana con la Wicca operandone una profonda revisione e strutturando quella che potremmo definire una nuova, e sottolineo nuova, tradizione italica. Tenendo presenti questi concetti è sicuramente un libro da leggere e da cui trarre ispirazione!
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Loreley Witchcamp Reclaiming Europeo 29 Luglio – 5 Agosto 2004 Germania occidentale
Con Starhawk, David, Brook, Moira, Morgaine ed Ewa
Dimentica il tempo e lo spazio per una settimana e sii parte della comunità che noi chiamiamo witchcamp. Persone da diverse nazioni, uomini e donne, giovani e anziani, si incontrano per far muovere le cose e farsi smuovere. Meditiamo, cantiamo, danziamo, suoniamo il tamburo e celebriamo il nostro potere, la nostra unità e le nostre differenze. Con gli strumenti della magia e del rituale, impariamo ad entrare in contatto con la nostra conoscenza interiore, a lasciar andare il vecchio e dare il benvenuto al nuovo, che vuole (ri)nascere. Scopriremo come possiamo esaudire i desideri dei nostri cuori e creare la connessione che cerchiamo – magari addirittura creare un mondo nuovo…di sicuro vi garantiamo che la vostra prospettiva inizierò a cambiare e forse anche la vostra vita! Che Sentiero scegli? Scegli il sentiero che è giusto per te. Forse vuoi finalmente congiungere il tuo lavoro spirituale con le azioni politiche e sociali o fare esperienza di qualcosa che alimenti il tuo impegno, se sei un’attivista. Forse ti senti portato verso il Sentiero della trasformazione interiore e della guarigione, dove puoi imparare a conoscere i tuoi talenti, le tue risorse e i tuoi alleati e imparare a creare relazioni, una vita e una comunità in accordo col tuo sé autentico. O forse vuoi imparare a connetterti con le tue sorgenti di potere e a portare la magia nella tua vita quotidiana, in modo che ti aiuti a raggiungere i tuoi obiettivi personali. Questo è il posto per imparare tutto questo. Nella mattina svolgerai in gruppo il lavoro per il Sentiero da te scelto. Nel pomeriggio avrai occasione di approfondire le esperienze della mattina, un momento per conoscere meglio tutti gli altri partecipanti oppure seguire uno dei seminari offerti dai tuoi compagni di campo. Dopo cena l’intera campo si riunisce per il rituale serale attorno al fuoco per lavorare con la nostra storia, cantare e celebrare. Reclaiming Il Reclaiming è una rete di persone che combinano attivismo politico con la spiritualità della Terra e la guarigione. Il Reclaiming propone in molte nazioni diverse seminari, rituali pubblici, corsi intensivi e corsi di addestramento nella tradizione della Dea e nell’attivismo magico. Come branca della moderna religione Pagana, le comunità Reclaiming di tutto il mondo riconoscono il valore dei tre piedi del calderone di crescita delle streghe: la Magia, la guarigione personale e l’attivismo politico ed ecologico.
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Reclaiming su Internet Loreley-Camp (Febbraio 2004): www.reclaimingloreley.org Reclaiming International: www.reclaiming.org Reclaiming nei Paesi Bassi: www.reclaiming.nl REA (Reclaiming-Earth-Activists-Network): www.linien-und-wege.de (link: REA) Witchcamp di Avalon in Inghilterra: www.reclaim.demon.co.uk/avalon/camp.htm Witchcamp in Germania: www.witchcamp.de Centro di ritiro Staremo in quella che era una vecchia fattoria, in una zona piacevole e tranquilla della Germania vicino al confine Olandese. Gli insegnanti Siamo orgogliosi e felici di presentarvi il nostro splendido team di insegnanti. Per chi ha già sentito questi nomi, fin d’ora il Loreley apparirà irresistibile.
Starhawk ed Ewa insegneranno il Sentiero dell’Attivismo Magico Starhawk: - Ero presente alla nascita del Reclaiming e ho continuato a lavorare in ogni parte del mondo con la comunità Reclaiming. In molti libri ho riportato la saggezza venuta dal Reclaiming e dalla pratica personale. La mia attenzione è rivolta al lavoro all’interno del movimento per la giustizia globale, addestrando i partecipanti e prendendo parte in molte delle azioni dirette più importanti. Sto anche lavorando con la permacultura come esempio di come la sostenibilità può essere praticamente realizzata e ho sviluppato dei seminari intensivi che combinano progetti di permacultura, organizzazione e attivismo politico, e spiritualità della Terra, conosciuti come EAT, Earth Activist Training. www.starhawk.org. Ewa: - Sono nata in Polonia, cresciuta in Germania, mi sono trasferita negli Stati Uniti nell’89 e ora San Francisco è la mia casa. Nella vita quotidiana sono la madre single di due magici gemelli, un’ipnoterapista e una strega. Negli ultimi 5 anni sono stata un membro attivo nella comunità Reclaiming della Bay Area, organizzando e celebrando rituali pubblici e altri eventi, oltre che manifestando per la pace e la giustizia nelle strade di SF. Fluiscono nel mio lavoro e nella mia magia un impegno per la guarigione profonda, la speranza ed il desiderio di trasformare le zone d’ombra individuali e collettive.
David e Moira insegneranno il Sentiero della Trasformazione Interiore e della Guarigione David: - La mia danza attraverso la vita mi ha portato ad essere un autore, un cantante, una strega, un cantastorie, un pacifista, un insegnante di workshop, un padre ed un nonno. Faccio parte del collettivo di streghe Reclaiming a San Francisco. Per oltre dodici anni ho tenuto corsi riguardanti il Reclaming, la tradizione Wicca femminista, negli Stati Uniti, in Canada ed in Europa, con la mia compagna Starhawk, con altri sacerdoti e sacerdotesse Reclaiming o da solo. Tengo corsi e conferenze sulla spiritualità femminista e sul pacifismo, oltre a cantare con il mio gruppo, ‘David Miller and the old Europe Band’. In Germania ho adorato le acque della vita ad Amersee in Baviera, mi sono purificato in solitario presso al Caverna della Leonessa vicino ad Ulm, ho parlato con Schoene Lau alla Blautopf di Blaubeuren, e presto canterò sul Reno con Loreley. www.honkytonkwitch.com Moira: Mi occupo di scienze sociali ed ho lavorato in qualità di insegnante e counsellor per 12 anni. Visto il mio coinvolgimento nella Tradizione Reclaiming fin dal 1995, amo accostare diversi strumenti che possono aiutarci a trovare le speciali qualità individuali ed imparare a far buon uso di esse nel creare vita e lavoro in 25
armonia col proprio sé più autentico. I miei studi successivi di terapia sistemica nell’ambito della selezione mi sono molto utili in tale processo. Ho collaborato per anni a festival stagionali pubblici ed altri rituali, oltre ad istruire singoli e gruppi, in Germania ed in tutta Europa, alla creazione di rituali e di attività energetiche e di transe. Sono inoltre fra i fondatori del REA, Reclaiming Earth Activists Network in Europe. Spero si riesca a creare una frazione di quell’”altro mondo possibile” durante questo camp e portare con me questa esperienza per alimentare “comunità di gioia, equilibrio e bellezza” (Donald Engstrom). www.limien-und-wege.de
Brook e Morgaine insegneranno il Sentiero degli Elementi e dei Tamburi Rituali Brook: Lavoro con la comunità Reclaiming di San Francisco fin dal 1982. Nello stesso periodo studiavo e lavoravo per la visibilità ed i workshop in tutti gli Stati Uniti. Ho condotto il mio primo workshop di Stregoneria nel 1990. Il mio cuore canta mentre aiuto la gente a trovare la propria crescita interiore tramite la Stregoneria, l’azione politica e dinamiche interpersonali e di gruppo. Ecco alcuni dei mie strumenti: Tarocchi, tamburi, i diversi aspetti dei misteri maschili e la Ruota dell’Anno. Trovo che il miracolo della vita che si dipana giorno per giorno sia la più profonda delle magie. www.reclaiming.org (nella lista dei contatti) Morgaine: - Mi occupo di medicina e guarigione naturali in un piccolo centro dove vivo coi miei figli, nelle vicinanze di Madrid in Spagna. Sono tedesca. Ho cominciato nel 2002 a presentare dei workshop di stampo Reclaiming in Spagna. La mia specialità è favorire il contatto con gli spiriti delle piante e delle pietre, oltre che il lavoro quotidiano che ci permette di rimanere in contatto con il dio e la dea dentro di noi. Uno dei miei metodi favoriti per smuovere le energie è la danza del ventre! Sono affascinata dalla magia che si può creare nel momento in cui culture differenti entrano in contatto, ecco perché non vedo l’ora di vivere questo witchcamp Europeo come una meravigliosa opportunità per noi tutti di cominciare ad intessere una società nuova e più integra compiendo assieme del lavoro spirituale. www.circulosagrado.org
Prezzi (comprendono: alloggio, iscrizione, tre pasti al giorno): Campeggio: Saldo entro il 31 Marzo 2004: 500 Euro. Successivamente: 550 Euro Dormitorio: Saldo entro il 31 Marzo 2004: 600 Euro. Successivamente: 650 Euro Partecipazioni agevolate: Informazioni disponibili a richiesta Una caparra di 100 Euro è dovuta all’iscrizione. L’importo rimanente dev’essere già sul nostro conto per il 1 Luglio 2004 Possibilità di vitto vegetariano o vegan. Nel campo non sono ammessi alcol e droghe Per alter informazioni contattare Petra:
[email protected], Phone: 0031-6215-64111 Qualora venga raggiunto un numero sufficiente di partecipanti il Circolo dei Trivi si occuperà di organizzare il viaggio per il Witchcamp dall’Italia. Verrà inoltre offerta un’assistenza per la traduzione simultanea a tutti coloro che non hanno familiarità con l’inglese. Per informazioni e prenotazioni contattare il Circolo presso
[email protected] . 26
Modulo di iscrizione per il Loreley-Witchcamp Please send to / Inviare a: Petra Schotman, F.Bolstraat 14, 6717 PE Ede, The Netherlands Name / Nome: ________________________________________ Address / Indirizzo: ________________________________________ ________________________________________ T e l e p h o n e N u m b e r / N u m e r o d i t e l e f o n o : ________________________________________ E-mail address / Indirizzo e-mail: ________________________________________ Number of persons / Numero di persone: ______ I apply for / Mi iscrivo per: ( ) Dormroom, number of people / Dormitorio, numero di persone: __________ ( ) Camping, number of tents / Campeggio, numero tende: __________ Dietary needs (allergy, vegan etc) / Necessità alimentari (allergie, vegan, ecc.): ________________________________________________________ Payment / Pagamento ( ) I have paid / Ho pagato ( ) Full amount of / L’intera somma di _________ Euro ( ) The deposit / La caparra di _________ Euro for / per _____ person(s) / persona/e to the following bank-account / sul seguente conto corrente bancario: BIC: ABNANL2A IBAN: NL28ABNA503307351 Bank account: 503307351 a.t. Loreley-Camp, L. Bindels, Nonnenkuil 1, 5111CP Baarle Nassau, Holland.
IMPORTANTE: E’ necessario citare i codici BIC bonifico.
ed IBAN per evitare costi aggiuntivi di
( ) I am applying for a concessionary place so I didn't pay anything yet / Richiedo una partecipa-
zione agevolata, quindi non ho ancora effettuato alcun pagamento.
I add a letter with an explanation, why I need a concessionary place / Allego una lettera con la
motivazione della mia richiesta.
Acknowledgement / Certificazione: With this form I apply for Loreley witchcamp. I know it is an alcohol- and drugfree camp and take full responsibility for my own behaviour. I know that I can be asked to leave camp, if I behave inappropriately. / Con questo modulo mi iscrivo al witch-
camp di Loreley. So che è un camp in cui sono proibiti alcool e droghe e mi prendo la piena responsabilità per il mio comportamento. So che mi può essere richiesto di lasciare il campo, se mi comportassi in modo inappropriato.
Signed / Firma (se il modulo viene usato per più di una persona, tutte le firme sono richieste):
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Il senso degli Dei e il nulla
di Cronos
Esperienza del limite e comunione con il divino La notte porta con sé un’esperienza mistica - gli incontri della notte, in qualsiasi modo si dispieghino, sono estatici, le cose perdono il loro contorno, i confini non sono più netti, si allargano, lasciano intravedere l’infinito; ma per alcuni da questo infinito fa capolino l’uomo nero, l’ombra più cupa che testimonia della possibilità dell’”assenza”. Ricordiamoci che la nostra mente tende a personalizzare tutto: già da bambini, come ha ben dimostrato la Klein, una delle più grandi psicanaliste dopo Freud, l’assenza della madre è colta come presenza di qualcos’altro, di qualcosa di divorante, come la strega cattiva che mangia i bambini e che riemerge nelle favole. Quando non riusciamo a dare un volto a ciò che ci circonda, sia esso il volto della strega divoratrice (in termini psicologici altrettanto essenziale rispetto alla strega buona o alla fata delle fiabe), siamo inermi, perché la minaccia a cui diamo un volto è “affrontabile”, ma la minaccia impersonale non è invece possibile affrontarla. Quando all’inizio dell’era Comune, questa in cui viviamo da duemila anni, gli Dei hanno cominciato a “lasciare” il mondo - o forse è più corretto dire: quando all’inizio di questa era l’uomo è fuggito dagli Dei - le forze “caotiche” hanno cominciato a perdere il loro volto ed il cristianesimo ha portato avanti un’idea di male che è
fondamentalmente “assenza”, la privatio boni, un nulla che pur personificato dal demonio e manifesto nel peccato, ha sempre di più perso le sue connotazioni specifiche per diventare una “mancanza” assoluta, un male assoluto e totale. Le riforme del pensiero cristiano, quelle protestanti, con l’abolizione delle immagini e la rivoluzione scientifica, hanno fatto il resto. L’invenzione della luce elettrica che ha illuminato il nostro secolo non è altro che il sintomo crescente della paura del nulla che la nostra società
manifesta, l’oblio in cui è caduta la morte non è altro che il pallido tentativo dell’umanità per esorcizzarla. La medicina stessa ha ormai lanciato l’ultima sfida alla morte, ma il luogo dove è stata relegata, sempre presente nelle profondità del nostro essere, l’ha anche liberata su un piano più alto e più assoluto, nei termini di quella distruzione totale di cui l’umanità si è resa capace con la scoperta della bomba atomica. Nella mia esperienza la possibilità di questa assenza, di questo varco, è quell’ansia che sale all’avvicinarsi del 28
crepuscolo, è l’ansia di un sonno non voluto e di un oblio non cercato, è la schiavitù ad un’immensa lucidità che non può cedere all’incoscienza, l’unica liberazione possibile è il “sacrificio” agli Dei. Non che la Dea richieda sacrifici, essi non sono necessari agli Dei, ma agli uomini, per riconoscere di nuovo il potere degli Dei dentro di noi e fuori di noi. Sacrificio non significa solamente sgozzare un animale su un’ara e lasciarlo lì, cosa che un tempo voleva dire privazione da un cibo che non era certo abbondante come oggi, sacrificio significa rinuncia a qualcosa che abbia i caratteri dell’”essenzialità”; il risvolto deve essere sempre interiore, la capacità a rinunciare per qualcosa di più alto, una delle più alte forme di venerazione nei confronti degli Dei. Attenzione, qui non si sta parlando di rinuncia in termini cristiani, rinuncia e privazione come mezzo di umiliazione, al contrario! Il sacrificio in questi termini deve essere un modo per rafforzarsi in se stessi e solo in questo modo è possibile riconoscere la potenza del divino interiore. E’ come dare uno sguardo nel buio, tra i confini e le sfumature dell’oscurità, e in questo senso si può avvertire che il giorno può essere perso, nella sua finitezza, con la sua vitalità spesso assolutamente vana, con l’affaccendarsi domestico e il dovere sociale: niente altro che sogni. C’è poca “verità” in tutto questo, nessuna realtà nel perseguire uno scopo
durante il giorno o nel non perseguirlo schiavi della quotidianità. Siamo fatti per altro, per qualcosa d’altro, per esperire in noi la prova del nulla, perché è proprio attraverso di noi che l’essere, manifestandosi nella consapevolezza, subisce anche uno scacco, si apre una breccia, un tomento talora inspiegabile, è la ferita sull’essere che si fa sentire, l’assenza che si manifesta perché essendo individui coscienti il nostro essere viene limitato dalla nostra stessa consapevolezza che è consapevolezza del limite innanzi tutto. Dietro questa si apre l’abisso, la possibilità dell’inconsapevole, il varco che si apre e lascia passare qualcosa d’altro, il vuoto e il vacuo che possiamo percepire talvolta dentro di noi. L’affaccendarsi quotidiano ci ripara da queste percezioni fin tanto che non ci interroghiamo sul senso di questo affaccendarci, allora di nuovo la breccia si apre, allora di nuovo il sacrificio diventa “senso”: quando sacrificando il nostro “quotidiano”, qualcosa che ci sembra vitale e non lo è, usciamo per un attimo dai nostri limiti e quell’assenza priva di senso si trasforma, la rinuncia, ben lungi dal significare umiliazione, diventa apertura e forza interiore. Nel suo estremo manifestarsi nella presenza attraverso l’uomo, l’essere, giunto al suo apogeo, deve cedere il passo, confrontarsi con un altrove che solo la consapevolezza, la coscienza rende tale, un “altro” oltre i confini del percepito e del percipiente, un
inconoscibile che è appunto, in quanto inconoscibile, nulla. Niente vale quanto questa sensazione, il nulla, in quanto non ente, non può essere misurato se non nel sentimento di assenza, in quella sensazione di vuoto che sta dentro ogni confine; e se il vuoto è già qualcosa sotto un profilo logico razionale, dobbiamo dire che il vuoto che si esperisce sprofondando in certi stati d’animo, è un vuoto senza confini e quindi un non vuoto, il terrore, come sentimento primordiale dell’essere umano, ha per oggetto l’infinito, che è come dire che si ha terrore quando si sperimenta la possibilità di entrare nei confini, di annullarli, perderli e sprofondare nell’infinito. Gli Dei dimorano qui in questa dimensione che dischiude il limite nell’infinito, averli persi significa che l’infinito è diventato nulla. In questi secoli si è fatta una terribile confusione con il concetto di infinito, che è così ingannevole. Noi pensiamo ad un ente che possa esperire l’infinità, ma l’ente in quanto tale non può esprimere la non finitezza, e non mi riferisco qui ai termini temporali, ma in particolare ai termini esperienziali: tutto ciò che è, tutto ciò che manifesta la sua presenza e cioè tutto ciò che noi possiamo cogliere, compresi noi stessi, lo cogliamo proprio attraverso i suoi limiti, il metro dell’essere è infatti il limite, la finitezza, la compiutezza, paradossalmente tutto ciò che è, è in quanto limitato. Non si da una presenza senza la coscienza del limite e anche considerando l’uomo presente a se stesso, tralasciando per un attimo il mondo, la consapevolezza si realizza in questa intima distinzione tra un nucleo personale e i prodotti, cioè i pensieri di questo nucleo che sono altro da lui. E’ proprio la percezione di que-
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sto limite tra ciò che produco come pensiero o immaginazione e il soggetto di questo pensiero che stabilisce la presenza, ma una presenza, un esserci, deve essere conoscenza del limite prima ancora del dispiegamento al mondo. In questo modo il mondo che si rappresenta nella nostra percezione come struttura e pensiero del mondo ci conferma nella presenza allo stesso modo in cui noi testimoniamo della sua presenza attraverso una distinzione che è il limite stesso. Tuttavia nel medesimo tempo questi due termini fanno parte di un’unica unità e in questo senso noi siamo una cosa sola con il cosmo intorno a noi, perché entrambi questi termini sono essenziali. Questo limite tra noi e il cosmo questo varco da cui nasce la possibilità del nulla o dell’infinito, in questo varco stanno tutti gli Dei, che sono mediatori e testimoni dell’essere e che ripristinano una continuità nella discontinuità. Una spiritualità oggi è possibile solo se consideriamo le divinità come termini unificanti, dentro di noi e dentro il Cosmo, custodi del limite e volti dell’infinito: è solo attraverso i sensi, cioè attraverso una percezione che significa sensazione, che noi ristabiliamo il nostro rapporto con il Cosmo, perché ci conferma nell’essere, come altro da noi, ma che allo stesso modo partecipa della nostra stessa natura che è divina. Ecco che nel crepuscolo, confine tra il giorno e la notte, possiamo udire la voce della Dea e il sospiro del Dio, uniti e al contempo divisi, vivere di questa dimensione significa avere dato un senso al proprio mistero, è aver compreso la natura della finitezza della cose e al contempo partecipare dell’infinito che ha il volto degli Dei.
La piccola Dea
di Tal Nutag
LA RELIGIONE DEL FEMMINILE NELLA MUSICA MEDIEVALE Nel medioevo la tradizione classica, il paganesimo tardo-antico e i culti dei popoli cosiddetti barbarici concorrono a creare una base fertilissima per la fondazione dell’humus culturale del periodo. La progressiva rielaborazione di questo enorme e spesso eterogeneo patrimonio, alla luce della nuova religione, finì col produrre le basi della cultura europea come noi la conosciamo, proprio nel senso di un’ambigua convivenza tra elementi religiosi differentissimi, gli uni soggiogati agli altri, traslati dal loro significato originario. Il cristianesimo, all’inizio dell’epoca, lungi dall’essere la religione maggioritaria, non poté che acquisire dunque e reinterpretare parte di questi culti e motivi pagani per attirare in maniera non traumatica le masse ancora legate alle vecchie religioni. I culti dei santi e della Madonna soprattutto, attirano motivi religiosi del tutto paganeggianti; la Madonna riceve titoli onorifici che erano già propri di Iside nella tarda-antichità: “Stella del mare”, “Trono”, eccetera. Alcune tematiche della cultura musicale del medioevo ci offrono un interessante spaccato, in tal senso, se la si guarda da una prospettiva di ricerca antropologica, sulle sopravvivenze del paganesimo in seno alla società medievale…naturalmente non consce, ma inequivocabili. La musica medievale, da un punto strettamente tecnico e teorico è in realtà spesso più debitrice a quella orientale o medio-orientale che non a quella tardo-antica, dalla quale in
pratica eredita la teoria dei modi e alcune riflessioni estetiche ed organologiche – passate attraverso l’opera di Boezio. La musica sacra – dai canti primitivi, mozarabico, gallicano, ambrosiano, eccetera – fino al gregoriano e poi alla polifonia, sorta sperimentalmente in Francia nel XIII secolo, è solo in parte responsabile dello sviluppo della musica profana, cui è legata non tanto da un rapporto di
Apollo suona la lira filiazione, quanto da un rapporto di influenza spesso non del tutto afferrabile. Quale che sia l’origine della musica profana, cui probabilmente ha concorso anche l’influsso delle musiche popolari dei popoli “barbarici”, ha caratteristiche e tematiche piuttosto dissimili da quelle della musica sacra. Una delle più originali manifestazioni della cultura musicale profana si originò in Provenza, nell’ambito di quella particolare società nota come “società cortese” (tra il XII e il XIV secolo) . Questa struttura, intimamente informata dal feudalesimo, sua estrema evoluzione, che ha appunto acquisito in Provenza delle caratteristiche del tutto d’avanguardia, prevedeva al suo centro il signore del castello, che ospitava a corte tutta una serie di personaggi che gli si legavano secon30
do un patto implicito di fedeltà, cui il signore doveva rispondere con liberalità di doni. La piccola nobiltà senza feudo, quella che non poteva più ricevere, come accadeva in epoca carolingia, terre come pagamento di prestazioni, affollava la corte del signore del castello, in totale dipendenza economica dalla sua generosità. In questo ambiente si era formata una classe particolarissima, quella dei trovatori (trobador, trouvère, minnesaenger), musici e poeti al contempo, cantori dell’amore – in ultima analisi l’intero motore della società cortese. Non si vuole di certo controbattere alle teorie validissime di chi ha spiegato la lirica in voga nella presso la civiltà cortese dal punto di vista socio-economico o solo poetico, in senso stretto. Si potrebbe, invece, aggiungere una nuova prospettiva: la lirica provenzale, nel senso di poesia e melodia, era lo strumento principe dei trovatori, la dama del castello, Midons “La mia Signora” era l’oggetto del loro culto…l’amore che li legava a lei, non sempre del tutto casto, aveva una chiara connotazione religiosa e, soprattutto, una grande visibilità sociale. L’adulterio, consumato praticamente o meno, non solo era tollerato in seno a questo genere di schema sociale, ma quasi obbligato, come tappa nell’educazione di un giovane cavaliere, che riceveva dal favore della Dama Castellana un grande riconoscimento sociale. La donna – spesso la Donna, come Eterno Femminile – era la causa di
una trasformazione personale, spingeva colla sua sola presenza all’autotrasformazione, al miglioramento di chi poneva la suo servizio. Antesignane della Beatrice dantesca, le dame provenzali attiravano un’adorazione che le poneva in maniera assai evidente in una posizione “divina” o “semidivina”. Se da un lato è possibile che la peculiarità della cultura cortese derivi dalla posizione giuridicamente migliore delle donne provenzali, e che il legame dama-cavalier servente sia stato una traslazione del legame signore-vassallo, particolarmente sentito in Provenza, è pur vero che la sua specificità, di prendere la donna o, meglio, il femminile, come oggetto di adorazione che diventa palesemente divino, ci suggerisce rimandi ai culti pagani materni. L’associazione donna-divino si palesa anche nel titolo spesso dato alla Dama, cioè Midons, dal latino Meus dominus, cioè il Mio Signore, il mio Dio. Il passaggio dalla tematica amorosa della letteratura cortese a quella religiosa era inevitabile: la donna divina diventava la Donna Divina per eccellenza, cioè la Madonna. Molti trovatori si posero al servizio della Vergine con lo stesso fervore con cui si sarebbero messi al servizio della loro Dama. Il passaggio avvenne, ad esempio, alla corte di Alfonso X il Saggio (1221-1284), re della Galizia – terra di lontane origini celtiche e per pochi anni Imperatore del Sacro Romano Impero, che aveva invitato i suoi trovatori a comporre, secondo la metrica provenzale e in lingua gallega, alcune centinaia di lodi nei confronti della Madonna. La raccolta, la più ampia di melodie medievali, è nota come “As cantigas de Santa Maria” (in verità a lui personalmente attribuite). Le liriche possono essere di lode, appunto, nei confronti delle molte virtù della Vergine, oppure raccontare i miracoli che compie. Se ne ricava un quadro religioso in cui il culto mariano, che proprio in quel periodo tende-
va a imporsi in occidente, diventava il fulcro della vita cristiana. Amministratrice di virtù divine, salvatrice degli oppressi, addirittura guerriera, la Madonna presentata nelle Cantigas assurgeva di diritto allo stato di divinità vera e propria del tutto autonoma. E’ vero che non venivano mai persi i riferimenti al Cristo o al Dio Padre, ma è pur vero che la specificità mariana risaltava con grande evidenza. Maria guarisce i malati, aiuta i poveri nelle loro difficoltà quotidiane, ad esempio dona la parola a una pecora che era stata rubata da un guardiano imbroglione perché la sua padrona possa ritrovarla, oppure salva un pellegrino dagli attacchi di un drago. Maria è, in una delle più note liriche (“Rosa das Rosas”), paragonata a un fiore, sviluppando una tendenza già presente nei culti pre-cristiani e, in generale, se parliamo di archetipi, è spesso vero che il fiore è associato alla donna e ai suoi organi genitali: essa è “rosa tra le rose e fiore tra i fiori”. La rosa è il fiore della trasformazione, dell’ascesa spirituale: come nell’Asino d’oro, dove provoca la trasformazione del protagonista da asino a essere umano, secondo i suggerimenti di Iside. La rosa, uno dei cardini dell’estetica floreale del medioevo, simbolo ambivalente dell’amore sacro e profano, della sensualità e della mistica, si associa inevitabilmente a Maria. Anche in questo erede delle Dee dell’antichità, in cui l’amore sessuale e quello spirituale non erano separabili, Maria riceve dai trovatori di Re Alfonso delle dichiarazioni di amore che non sono prive di sensualità: “Donna di bellezza d’apparire / e fiore d’allegria di piacere”. Erede anche delle Midons provenzali ella è “donna tra le donne e Signora tra le Signore” e anche in questo doppiamente collegata a elementi antropologici e culturali che non hanno del tutto a che vedere col cristianesimo. Lo stesso culto delle Dame provenzali ha, infine, saputo mescolare saggiamente la carne e lo spirito: soprattutto agli albori della cultura cortese, nelle 31
opere, ad esempio, del primo trovatore Guglielmo IX, è ben chiara che l’adorazione per la Dama avrà il suo esito naturale in una sana sessualità. Se alla fine dell’epoca cortese, in seguito alla decadenza della regione dovuta alla crociata contro gli Albigesi, il culto della Dama diventa sempre più etereo e il soddisfacimento dei sensi viene alle volte surclassato dal piacere puramente morale di entrare al servizio di Midons, tuttavia non viene mai persa la prospettiva del tutto realistica dell’attrazione erotica per la Signora e della speranza di riceverne i favori un giorno. Il culto del femminile, quindi, nella musica profana medievale ha un posto peculiare. Potremmo, senza cadere in esagerazione, parlare di una nemmeno troppo sotterranea religione del femminile, bizzarramente tollerata dal patriarcato cristiano. In fondo, la Chiesa era sempre riuscita a ricondurre i culti non del tutto ortodossi al suo servizio; culti tollerati proprio perché attiravano energie spirituali che il culto cristiano non poteva assorbire se non declinandosi al di là delle apparenze verso sottili concessioni al paganesimo. Riconducendo a sé queste energie latenti, la Chiesa è riuscita a monopolizzare per i suoi fini politici le esigenze inconsce e collettive degli uomini medievali. Come Dama e come Madonna, come Piccola Dea, in fondo, la Donna è lodata in molte composizioni sacre e profane: la cultura cortese elevando la Donna agli altari, ha di certo anche tratto linfa dai culti della femminilità pre-cristiani, come il culto della Madonna ha tratto per la maggior parte ispirazione da quello isiaco della tarda antichità. Allo stesso tempo, proiettandosi nel futuro, la Dama provenzale diventerà in breve la Donna stilnovistica, la Beata Beatrix, il Femminile fonte di ispirazione, per arrivare senza soluzione di continuità all’epoca romantica e all’idea goethiana dell’Eterno Femminino.
Rubrica a cura di Falco
WitchWeb Inizia con questo articolo una nuova rubrica di Athame, andremo ad ogni numero a fare le “pulci” ad un paio di siti del panorama pagano italiano. È oramai qualche annetto che giro per la rete e negli ultimi due o tre anni i siti sulla Stregoneria e sulla Wicca si sono moltiplicati. Ricordo ancora quando, tre anni fa, se si digitava Wicca su un qualsiasi motore di ricerca forse si trovavano un paio di pagine con qualche sito sull’argomento, mentre ora non si finisce più di guardarli. Ma sono tutti “buoni” questi siti? Beh, ovviamente una recensione, che sia di un libro o di un sito internet, presuppone che si tratti dell’opinione personale di chi scrive, dunque ogni qualsivoglia giudizio è un parere individuale. Spero di non offendere alcuno con i miei giudizi, che non vogliono né esaltare né mettere in ridicolo il lavoro degli altri. Siate benedetti.
Luce di strega Andiamo quindi ad analizzare e recensire il sito Luce di Strega che si trova all’indirizzo www.lucedistrega.net, una grafica accattivante cattura il lettore, ottima l’idea di fare una versione solo testuale più facile da navigare anche per chi ha una risoluzione inferiore rispetto a quella richiesta dal sito stesso. Si tratta del sito personale di Lae Stormwind: non è un sito wiccan, è più incentrato sulla Stregoneria e sul Paganesimo, nel manifesto l’autrice spiega chiaramente cosa riporta in questo sito e limpidamente avverte che si tratta di opinioni personali legati in prevalenza ad una stregoneria tradizionale italiana. Il sito è fatto decisamente bene anche nei contenuti, varie sono le sezioni e le sottosezioni che compongono il sito, è presente una pagina in cui viene spiegato il modo migliore per leggere le informazioni contenute. Nella sezione “Documenti” sono presenti vari articoli, molto interessanti, sulla storia di antiche popolazioni, sulla storia del paganesimo europeo, alcune curiose leggende sulle streghe e altri articoli riguardanti stregoneria moderna e antica. Nella sezione “Pratica” Lae Stormwind ha inserito un notevole numero di brani, tabelle e corrispondenze sulla pratica della magia popolare, da non perdere per chi si trova alle prime armi e a bisogno di un aiuto per iniziare. Un’elevata quantità di indicazioni librarie sono poste nella biblioteca del sito, non è comune nei siti internet italiani, salvo pochi, trovare delle indicazioni così precise. Pochi invece sono i siti segnalati tra i link, questo può anche voler dire che l’autrice ha scelto la qualità alla quantità, poiché molti sono i siti internet, ma pochi quelli ben fatti ed interessanti. Notevole la sezione “Rassegna Stampa”, in cui vengono riportati articoli di curiosità sulle streghe e sul paganesimo, oltre a molti altri più tecnici, trovati sulla stampa. Il sito fornisce anche ai lettori un servizio di Forum, ben moderato, e una chat aperta al pubblico, in modo da permettere, a chi lo desidera, uno scambio di idee e di esperienze. Tirando le somme posso affermare che si tratta, sicuramente, di un sito da non perdere, insomma uno di quelli da inserire nei preferiti e andare a rivedere, anche spesso, dato che ha aggiornamenti molto frequenti e sostanziali. Se dovessi dare le stelline, o meglio i pentagrammini d’oro, su una scala di cinque ne metterei cinque.
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Non solo Wicca Dopo un sito sul Paganesimo e sulla Stregoneria tradizionale, cercherò di recensire un sito di Wicca: per l’occasione ho scovato il sito di Sothis riesumandolo dai miei preferiti. Non è un sito di riferimento, anzi tutt’altro, la grafica è carina e semplice, alcuni effetti sono interessanti, i contenuti storici sono ricercati anche se in parte errati: si parla di non meno di 500 mila uccisioni di streghe o forse un milione, quando ormai sappiamo che il numero varia da 60 mila a 100 mila, ma questo è un errore comune di molti siti e libri. Nella sezione sulla Wicca gli argomenti sono i soliti, a parte un curioso articolo su “una dieta equilibrata”; le altre sezioni parlano di un po’ di tutto, dagli elementali ai chakra fino al Feng shui, passando per celti ed egizi, forse un miscuglio che può confondere, ma comunque argomenti non trattati con approfondimenti specifici. Certo il nome del sito da un po’ di libertà in più a chi scrive, infatti si trova all’indirizzo www.nonsolowicca.it, il sito non è poi male, certo non dà molti spunti di riflessione, almeno dal mio punto di vista, però non è dei peggiori che io abbia mai visto: direi che un paio di pentagrammini e mezzo se li merita, anche per lo humor
Il Circolo dei Trivi in collaborazione con AFD organizza:
TEORIA E PRATICA DELLA WICCA Scopo del Corso è quello di fornire una visione e una padronanza completa completa delle tecniche fondamentali della Wicca.
Martedì 20 aprile 2004 ore 21.00 I Incontro ingresso libero Presso:
AFD Via Zuretti 50 Milano Insegnanti: Cronos (Davide Marrè): Presidente del Circolo dei Trivi e direttore della rivista di Wicca e Stregoneria “Athame”. Si occupa da anni di Wicca e di esoterismo, cultore della tradizione alexandriana e praticante delle tecniche sciamaniche, ha seguito inoltre i seminari di Phyllis Curott in Italia e il primo mini-witchcamp reclaiming italiano. Relatore sulla stroia della Wicca al II Convegno di Wicca e Stregoneria. E’ socio della International Pagan Federation ed è inoltre membro dell’Associazione Delphi per lo studio della psicologia, affiliata alla SICO (Società Italiana Counceling). Maurizia Merati: abbraccia la tradizione del Tempio di Ara. E’ stata organizzatrice e traduttrice per i seminari e i corsi tenuti da Phyllis Curott in Italia. Ha seguito i corsi di Lorena Menegoni sul Core Shamanism ed è praticante di Reiki di secondo livello. E’ un artista e nei suoi lavori trasfonde le sue esperienze nel cammino della Vecchia Religione, utilizzando i colori e le forme, come porte per comunicare con gli Dei e la Natura e come mezzo di guarigione spirituale. Gabriel: segretario e socio fondatore del Circolo dei Trivi e redattore di Athame. Si dedica allo studio della magia, delle religioni comparate e della mitologia, interessandosi in particolari agli aspetti filosofici e teorici dei vari sistemi magici ed iniziatici, sia orientali che occidentali. Da alcuni anni segue la via della Wicca, riferendosi in particolare alla tradizione alexandriana, ma sperimentando anche altre tradizioni. Elaphe: (Daniele Tronco): socio fondatore dell’Associazione Circolo de Trivi, redattore della rivista di Wicca e Stregoneria Athame. Si occupa attivamente di neopaganesimo, dal punto di vista storico e della pratica, da alcuni anni. E’ socio della Pagan Federation International, ha partecipato ai seminari di Phyllis Curott e al primo mini-witchcamp italiano (di tradizione Reclaiming). Si è interessato al Core Shamanis di Michael Harner. E’ un esperto astrologo e cartomante. Programma: I incontro 20 aprile (ingresso libero) (a cura di Cronos, Gabriel, Elaphe, Maurizia): Introduzione alla Wicca: la via degli Dei II incontro 4 maggio (a cura di Cronos e Maurizia): Dalla concentrazione alla divinazione III incontro 18 maggio (a cura di Maurizia e Gabrio): La dimensione magica IV incontro 8 giugno (a cura di Maurizia e Gabrio): Costruire il tempio (I parte): Strumenti rituali e magia degli elementi V incontro 22 giugno(a cura di Cronos ed Elaphe): Costruire il tempio (II parte): Il cerchio e lo spazio sacro VI incontro 6 luglio(a cura di Cronos ed Elaphe): Il rituale VII incontro data eventuale da stabilire (facoltativo): Celebrazione collettiva
per informazioni ed iscrizioni chiamare: AFD — Assistenza Formazione Didattica Tel 02-67490342 Oppure scrivere a
[email protected]
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Per un monachesimo pagano di Gabriel La Wicca fra apollineo e dionisiaco “Le differenze nell’orientazione dell’altare fra la Wicca e il Cristianesimo riflettono le tendenze, rispettivamente, Dionisiache e Apollinee: la religione della notte e la religione del giorno, dell’inconscio contrapposto al conscio.” Wicca, V. Crowley, pag. 44 Friedrich Nietzsche in una delle sue prime opere, La Nascita della Tragedia, nel tentativo di comprendere l’arte greca e, in specifico, la genesi della tragedia, adopera due categorie interpretative che molto fortuna avranno nell’estetica successiva: l’apollineo ed il dionisiaco. Frantumando l’immagine neoclassica e romantica della Grecia antica come paradiso di perfezione formale e bellezza, regno incontrastato di Apollo, Nietzsche fiuta le tracce di un’oscura angoscia senza nome, di un timore serpeggiante, e riscopre al fondo dell’anima greca il selvaggio fremito di Dioniso. Ho sop ra riportato la citazione di una ben nota autrice Wiccan, Vivianne Crowley, esponente di punta della Tradizione Alexandriana. La sua Tradizione spicca, accanto a quella Gardneriana cui è molto simile, come una delle più “formali”, in un certo senso, all’interno dell’ampio panorama delle Tradizioni della Wicca, avendo incorporato svariati elementi di magia rituale. I nostri lettori senza dubbio ricorderanno qualcosa del suo intervento alla Witchfest, di cui abbiamo riportato un sunto nello scorso numero. Eppure, nonostante il “formalismo” alexandriano, la Crowley, dopo averci spiegato che per molti popoli pagani il Nord era la direzione sacra, lo associa all’oscurità, alla notte e all’inconscio, affermando recisamente che, all’opposto dell’altare cristiano,
orientato a Est, verso il Sole nascente, l’altare wiccan ha come asse di riferimento le tenebre e la fusione dell’inconscio – Dioniso e non Apollo, come per i cristiani. Un’affermazione per me stuzzicante, che mi ha dato parecchio da pensare. Appena letta mi ha riportato alla mente un’identica posizione, sostenuta da alcuni amici, Streghe e Stregoni, ad una certa cena in pizze-
ria: la Wicca, si disse in quell’occasione, è ebbrezza dionisiaca, è una religione dei sensi, orgiastica, estatica. Ecco, rimango sempre un poco assorto e titubante, qualcosa non mi convince nell’esaltazione del dionisiaco a spese dell’apollineo. Prima di spiegarvi i miei motivi – mi rendo conto: strettamente personali - è bene però spendere qualche parola in più cercando di tratteggiare queste due opposte polarità. Due piccoli chiarimenti preliminari. Le successive caratterizzazioni sono in parte tratte da Nietzsche e bisogna tener presente che gli attributi da lui associati ai due Dei, Apollo e Dioniso, vanno ben al di là delle caratterizzazioni che ci riporta la mitologia. Inoltre preciso che a Nietzsche non interessa un’analisi storica o filologica, 34
ma gli interessa intuire, afferrare, cogliere quei principi, da intendersi come impulsi quasi biologici, e non come norme guida, che portano alla misteriosa nascita della tragedia, la più compiuta fra le opere d’arte, secondo lui. Apollo è un Dio solare, luminoso, chiaro. Ci viene presentato dalla statuaria come un Dio bello, giovane, atletico – il suo corpo ben modellato segue sempre linee armoniose, composte. Il richiamo alla statuaria non è casuale: Nietzsche ritiene che, fra le varie forme d’arte, quella in cui l’apollineo si manifesta con più trasparenza sia proprio la scultura – l’arte apollinea è un’arte di forme, in cui non c’è nessun mistero, nessun angolo buio, tutto è lì, in superficie, in un perfetto universo di equilibrio formale. Febo è il Dio di Delfi, del famoso oracolo che indicò in Socrate l’uomo più saggio, in Socrate, uno dei padri della filosofia. Questo elemento è importante per capire il contrasto fra apollineo e dionisiaco. Apollo è il Dio che colpisce da lontano, con l’arco dorato del Sole, è un Dio che non perde mai la bella parvenza, anche nel momento dell’ira, che non perde mai l’equilibrio, un Dio di moderazione e misura. Ecco il vero contrasto con l’ebbrezza dionisiaca: Apollo tiene tutto distinto, tutto è superficie, non c’è alcuna segreta connessione, tutto è equilibrio di parti
che, per mantenere la loro bellezza, rimangono ben distinte, ordinate. Apollo che colpisce a distanza, tiene anche a distanza, guarda con occhio distaccato, solare ma implacabile – lui, dice Nietzsche, è il Dio del principium individuationis, quel principio filosofico per cui ogni cosa è quel che è, si mantiene distinta e separata dalle altre nella sua individualità. Il figlio di Latona è nemico di tutto quanto è scomposto, passionale, eccessivo. Dioniso, all’estremo opposto, nasce quando il principium individuationis vien meno. Laddove l’orrore e l’estasi si inseguono, dove le cose e gli essere viventi scivolano uno nell’altro, ecco che compare Dioniso, Dio dell’ebbrezza. Direi che una delle più affascinanti presentazioni di questo Dio, con buona pace di Nietzsche, sta proprio in un tragediografo da lui odiato, Euripide, che nel suo Le Baccanti, mostra Dioniso come Dio della follia, del teatro, della molteplicità, della falsità e dell’inganno, delle grida animalesche e del silenzio più profondo, un Dio che sfugge ad ogni categoria e logica umana, un Dio del Mistero; a differenza di Apollo, che è la fonte di ogni misura e ragione. Con Dioniso l’uomo, la natura, gli animali, le piante e persino le pietre si riconciliano, tutto diventa vivo, danzante, si fonde in una mistica unità in cui ognuno perde se stesso per ritrovarsi nell’unione indifferenziata della Natura. Un nume frenetico, dunque, selvaggio, che ci fa immergere nei piaceri dei sensi fino all’estremo, senza limiti, fino a farci superare il confine dell’umano. L’arte dionisiaca suprema è la musica, in cui nulla è apparenza, ma solo un flusso poderoso e travolgente di sentire e passione, un’arte che si abbatte su chi la ascolta e lo avvolge, annullando ogni distanza. Veniamo ora alla Wicca e cerchiamo di inquadrarla fra apollineo e dionisiaco. L’elemento dionisiaco nella Wicca è forte. In primis c’è l’immanenza: la fusione e la comunione fra tutte le
cose e gli esseri è una buona caratterizzazione di immanenza, tratto distintivo del neopaganesimo in generale. Inoltre questa immanenza è specificamente radicata nella natura, nel mondo vegetale e animale, ben più che nelle creazioni dell’uomo. Sempre in questa linea di pensieri, ricordiamo quali sono i Volti che assumono il Dio e la Dea nella Stregoneria: il Dio Bicorne e la Grande Madre – la Wicca nasce e fiorisce come religione di fecondità, il suo perno è un simbolismo sessuale, di unione fra maschile e femminile. Il Dio Bicorne è Signore dei Boschi, della danza, delle creature selvagge, è il Dio Cervo – difficile non avvicinarlo a Dioniso o non notare lo sguardo di sbieco che il raffinato Apollo lancia al nostro Kernunnos. La Grande Madre poi è Dea della nascita, della vita rigogliosa – ma ha anche un lato oscuro e tenebroso, come Dea della fusione primigenia, la Madre come simbolo della fusione indifferenziata dell’utero, Madre che non vuole lasciare andare il suo Figlio. A questo si aggiunga il valore che la Wicca attribuisce ai sensi e ai piaceri. Ogni buona celebrazione si conclude con un bel banchetto! Ben nota è anche la massima: gli Dei provano piacere quando noi proviamo piacere. La sessualità viene vissuta come elemento naturale, a volte persino sacro, sano, gioioso, in qualunque forma o modo si manifesti. La danza è parte integrante di molti Sabbat e molti Esbat, così come i viaggi sciamanici, le estasi, le trance, gli stati alterati di coscienza, il vino – insomma, la liturgia e la pratica sono tutte tempestate di connotati notturni e dionisiaci. Legittima domanda, a questo punto: c’è spazio ancora per Apollo? Ovvia la risposta, per chi ha letto qualcuno dei miei articoli: certo che sì! Innanzitutto la Wicca, pur essendo sorta come culto della fertilità, si è man mano trasformata, pur conservando il simbolismo sessuale, giustamente, come suo fondamento. Nel percorrere i sentieri degli antichi miti sono state incontrate molti, troppi Dei che è impossibile 35
ricondurre ad una matrice dionisiaca. Li si lascia ad altri neopagani? Ma come non riconoscere la portata di queste forze modellatrici e spesso civilizzatrici? Che, diciamolo pure, Dioniso non è un campione della civiltà, che nasce nel distacco dalla Natura. Dioniso è essenziale per non dimenticare il nostro legame con la natura, ma se si vuole essere uomini, bisogna staccarsi da lui – l’uomo è tale perché non è immerso completamente nell’ambiente circostante, ma, in qualche misura, lo trascende e lo può plasmare: unico fra tutti gli animali, l’uomo crea il suo ambiente. Già la considerazione che gli Dei si danno in molti Volti, che mai esauriscono la loro ricchezza, è un ben preciso richiamo alla loro trascendenza, al distacco che c’è fra gli Dei e noi mortali – un limite, una misura che diviene anche massima morale: non dimentichiamoci il nostro posto, i nostri confini, non pecchiamo di tracotanza, di hybris. Il mondo sono gli Dei, ma gli Dei non sono il mondo, essi vanno ben al di là. Vogliamo anche accennare all’etica degli antichi, in particolare del paganesimo classico? Un’etica tutta umana, improntata al dominio delle passioni, alla compostezza, alla moderazione, alla verità, all’onestà, alla giustizia. Inoltre la Wicca non è solo una religione di estasi mistica: come neoStregoneria è anche – e secondo il sottoscritto, soprattutto – una religione magica. Gli incantesimi, le tecniche, le visualizzazioni, la capacità di concentrazione di manipolazione delle energie: personalmente, probabilmente per formazione personale da magista, sento in tutto ciò un forte spirito apollineo. Per la magia è senz’altro essenziale lo stato alterato di coscienza e un certo trasporto passionale, ma perché il potere non ci sfugga di mano e venga debitamente indirizzato serve anche polso fermo, volontà d’acciaio, controllo dei pensieri. Qui mi scopro: mi considero un Wiccan, comprendo il valore dell’abbandonarsi, della sensualità,
del rapimento estatico – ma in me agisce sempre anche un’altra tendenza, il residuo di un’antica vocazione monastica. Rimango incantato di fronte alla disciplina ferrea, all’autocontrollo, al rigorismo etico, all’ascesi, studio con passione la magia rituale e il mio amore per la filosofia non può di certo ricondursi sotto l’egida di Dioniso, non per il mio modo di fare filosofia. Questo articolo in fondo non vuole essere altro che uno schizzo paesaggistico, un breve diario di viaggio di una ricerca personale di conciliazione fra apollineo e dionisiaco, un’avventura per me non ancora conclusa. Ho definito prima le due polarità come opposte, e Nietzsche stesso segue questa strada…ma sono opposti che si escludono o c’è una possibilità
di conciliazione? Anche il Dio e la Dea sono opposti, ma opposti complementari, che nella loro tensione dinamica sono fonte di creatività, di nascita. E Apollo e Dioniso? Nietzsche che ci dice? Facciamo dunque un passo avanti e arriviamo alla conclusione dell’articolo. Il buon Friedrich, non dimentichiamolo, ha tirato fuori i due Dei per render conto di quel che secondo lui è un affascinante enigma: il mistero della nascita della tragedia attica. La sua risoluzione? La tragedia attica, somma forma d’arte, nasce proprio quando, per un miracolo della volontà ellenica, apollineo e dionisiaco si fondono, mantenendo vivo però il loro contrasto: ed è sul filo dell’energia che si sprigiona da questo incredibile connubio, il distaccato e solare Apollo e l’ebbro e notturno Dioniso fianco a fianco, che la gemma
dell’arte, la più alta fra le creazioni umane, viene alla luce. Non so dirvi se sia possibile ancora oggi seguire la stessa strada, né dove essa conduca, né se vada bene per tutti o solo per alcuni. Insomma, per una volta non so dirvi granché. Ma questa è una via che ho intenzione di battere sino in fondo, la via dell’equilibrio dinamico degli opposti, alla ricerca di un monachesimo pagano, dionisiaco, per quanto ciò possa apparire contraddittorio. Se è un paradosso, probabilmente è vero, diceva un autore di qualche trattato di magia. Speriamo!
Giornate di Magia per Bambini/e e Ragazzi/e dai 7 ai 14 Anni Sono disponibile ad organizzare giornate o week-end a contatto con la natura, con gruppi di bambini/e e ragazzi/e (con o senza la presenza dei rispettivi genitori) in cui praticare insieme la magia attraverso: - piccoli rituali; - attività di relazione con le 5 direzioni/elementi (est, aria – sud, fuoco – ovest, acqua – nord, terra – centro) e con la Madre Terra.
Il posto e le date sono da concordare con chi è interessato, comunque in primavera o durante l’estate. I costi saranno da definire in relazione alla consistenza numerica del gruppo, della durata e dell’agriturismo prescelto. Sono Annamaria (Colei che cammina nella notte); sono diplomata ISEF e in PSICOMOTRICITA’; insegno dal 1981 attività pratiche sul corpo e con il corpo in situazioni espressive e/o ginniche; attualmente insegno principalmente (ma non solo) nella scuola media inferiore. Seguo dal 1997 la tradizione Reclaiming; nel 2003 ho partecipato allo staff organizzativo del primo MINI-WITCHCAMP italiano (trad. Reclaiming) con ZOE RED BEAR e ho collaborato con lei nell’insegnamento. Se sei interessato puoi contattarmi lasciando un recapito telefonico: C.I. AH7572928 FERMO POSTA – 23805 ROSSINO (LC).
Le Muse nella rete MailingList
http://it.groups.yahoo.com/group/lemusenellarete/ Le Muse, che hanno l’onore e l’orgoglio di accogliere tra i propri membri la grande Phyllis Curott, dialogano di Cultura, magia, Benessere e Gioia di vivere. Bene accetti articoli sulla Wicca, recensioni di film, opere teatrali, libri, di argomento esoterico e non, che arricchiscano il nostro “bagaglio” di viaggiatori sui percorsi magici. 36
Scoprirsi strega
di Upui
La pratica dell’Arte Non esiste bibbia e non esiste vangelo , che possa sostituirsi al Nostro accostarci al Divino e alla Natura , poiché siamo Noi STREGHE il Tempio in cui dobbiamo riuscire a identificare e a saper leggere il Nostro Vangelo ! Introduzione La vita di tutti i giorni è caotica , e i ritmi che questa ci impone alle volte ci procurano una certa insoddisfazione interiore . Svegliarsi tutte le mattine per andare al lavoro , e magari una volta che siamo arrivati in ufficio arrabbiarsi con il collega di turno perché qualcosa va sempre per come non dovrebbe andare . Insomma a questo si è ridotta la nostra quotidianità . Alle volte ci chiediamo se sia tutto qui ! Insomma ci deve essere qualcosa che vada oltre , e che ci possa anche procurare quella pace interiore che cerchiamo E’ sulla strada del ritorno a casa che ci accorgiamo che qualcosa riesce a darci quell’emozione Vera di cui abbiamo bisogno . Guardiamo gli alberi e le montagne , oppure ci lasciamo “trasportare” guardando i fiumi e i ruscelli , qualcosa di ancestrale ci lega a tutto ciò . Nei giorni liberi cerchiamo di andare in quei posti che ci possano fare dono di intense Emozioni , rimaniamo affascinati dai paesaggi e dalla Natura in genere . Nel Nostro animo torna a farsi viva quell’insoddisfazione quotidiana che si confronta con ciò che in quel momento stiamo provando, quasi come se una voce di natura spirituale ci chiedesse, che cosa è meglio per Noi? Certo , ad ogni modo non possiamo completamente abbandonare la vita in società , perché ormai siamo abi-
tuati a vivere secondo certi ritmi da cui difficilmente possiamo staccarci . Siamo così dipendenti da questo “sistema di cose” , ognuno di noi ha la “sua droga” dalla quale sembra impossibile venir fuori ( possiamo definirci come una sorta di tossicodipendenti , solo che noi siamo dei “sistema
di cose-dipendenti” ) . Ma dopo tutto questo , rimane il fatto che Noi sentiamo nel Nostro interiore il richiamo della Natura , un certo risveglio che ci induce alla riflessione ! Come già detto , si tratta di qualcosa di ancestrale qualcosa che è così intimamente legato a noi che pur continuando a vivere in questo “sistema di cose” non possiamo rinunciarci . In questo articolo , ovviamente tutto il 37
discorso è sviluppato dai presupposti della Stregoneria , e dunque e a questa che si vuol ricondurre quella certa insoddisfazione interiore . Ma che cosa è Stregoneria ? O meglio, come cominciare il proprio percorso verso questo tipo di Religiosità ? Ci tengo a precisare , che ad ogni modo tutto ciò è profondamente legato al sentire individuale , e dunque ogni tipo di argomentazione che potrei suggerire deve per forza passare sotto il filtro della propria sensibilità . In nessun libro possiamo trovare spiegato esattamente come cominciare , perché questo tipo di pratica deve essere sviluppato da Noi e dunque non vedo come io potrei suggerire a un altro come accostarsi al Divino o alla Natura. Almeno questo è quello che io penso . In ogni sito internet e in ogni libro possiamo al massimo farci un’idea di come certe ritualità vengono a crearsi , ma siamo poi noi attraverso la Nostra pratica che dobbiamo eseguire un Rituale che sia consono al Nostro sentire . Non esiste bibbia e non esiste vangelo che possa sostituirsi al Nostro accostarci al Divino e alla Natura , poiché siamo Noi il Tempio in cui dobbiamo riuscire a identificare e a saper leggere il Nostro Vangelo ! Nei prossimi passi ho cercato di spiegare come iniziare e ho parlato anche di questioni fortemente legate alla Strega stessa . Il tutto è affrontato , partendo da quelle che sono le
mie pratiche . Come ? Quale libro posso leggere per conoscere e imparare la Stregoneria ? E’ questa la domanda che mi sento spesso rivolgere da quanti mi scrivono. Naturalmente, senza togliere nulla a nessuno, io penso che la “Stregoneria” non risieda in nessun libro, poiché si tratta di un qualcosa che riguarda l’individuo singolarmente e dunque è nel Nostro animo che dobbiamo ricercare le basi della Stregoneria che ci interessa . Ma non fraintendetemi! Non sto dicendo che ogni ricerca che possiamo fare intorno le varie tradizioni stregonesche , sia una ricerca vana e che non porti a nulla di costruttivo . Ritengo che sia importante cercare di acquisire informazioni dalle esperienze di coloro che ci hanno preceduto su questo percorso , al fine anche di poterle concretizzare o addirittura di cercare di eccellere sugli “insuccessi” di coloro che per l’appunto ci hanno preceduto . Ma sono sempre dell’opinione che la migliore pratica della Stregoneria sia quella che ci riguarda direttamente . E’ all’interno di Noi stessi che dobbiamo ricercare tutte le possibili informazioni . Come? Dobbiamo cominciare a lasciarci “trasportare” dalle Nostre Emozioni . Possiamo cominciare a cercare una guida nella Natura che ci circonda , mi riferisco al contatto con gli “Spiriti Verdi” . Per fare questo ovviamente dobbiamo recarci nel Bosco e cercare di entrare in armonia con l’ambiente che ci circonda . Sia chiaro , io non sto dicendo che questo sia un percorso breve oppure che basti recarsi nei boschi per una settimana per entrare in contatto con le “Entità” . Certamente sulla base dei presupposti che “illustrerò” più avanti , mi sento anche in grado di garantirvi che anche in una mezza
giornata riuscirete a fare questo. Tanto per essere chiaro , in questa sede non ho certamente la presunzione di insegnarVi che cosa sia la Stregoneria . Anche perché in questo campo è importante la componente soggettiva dell’individuo che si accosta alla Pratica . Dunque non si scappa , la Stregoneria risiede nel Nostro interiore . Se in questo campo non si è veramente portati è inutile cercare di andare avanti . Si tratta di una sorta di vocazione . Ma ad ogni modo se non si prova come possiamo scoprirlo ? Io ritengo che la “metodologia stregonesca” sia un qualcosa anche di oggettivo , nel senso che la soggettività dell’individuo arriva fino a un certo punto e che oltre , la “ Pratica Stregonesca” diventa riproducibile anche da terzi e con successo . Ritengo che tutto ciò possa servire come spunto di riflessione , e non ho la pretesa di esporre qualcosa di esaustivo sull’argomento Stregoneria o Iniziazione .
Praticare l’ARTE ( Stregoneria )! Tralasciando tutto l’aspetto teorico e storico per quanto riguarda Stregoneria , viene il momento in cui dobbiamo mettere in pratica ciò che sentiamo! I Rituali di una Strega sono l’aspetto concreto della Sua operatività , ma giustamente ci si può chiedere il motivo di questo aspetto pratico: perché “praticare l’ARTE” ? Ho diviso il Rituale in tre “categorie” ( le tre “D” ) , elaborando delle definizioni allo scopo anche di voler chiarire i presupposti con cui iniziare . I Rituali si dividono in tre diverse categorie : Rituale di , Devozione , Divinazione , Destinazione , 38
RITUALE DI DEVOZIONE ( o di Adorazione ) : Per i Rituali di “Devozione” esistono in commercio tutta una serie di testi , che arrivano a spiegare come eseguire i Rituali descrivendo l’impiego dei vari strumenti . Possiamo trovare in questi testi delle dettagliate descrizioni delle varie festività e di come celebrarle sulla base del loro significato più profondo .Per coloro che si accostano per la prima volta alla pratica , tutto ciò può rappresentare un modello di Rituale a cui rifarsi. Ma per una “elaborazione” più profonda del senso che ci dovrebbe essere in un Rituale, dal mio punto di vista ritengo che tali descrizioni siano superflue ( datemi il tempo di spiegare ) . E’ sicuramente importante tenere bene a mente il significato intrinseco di Yule o di Samhain e delle festività in genere e non perdere di vista il ruolo che il Divino gioca in queste celebrazioni . Ma nel pensare che tutte le descrizioni dei Rituali siano superflue intendevo semplicemente dire che dal punto di vista della Nostra Spiritualità soggettiva qualsiasi influenza e pratica esterna non sono affatto necessarie. Nel Nostro rapporto con il Divino non dovrebbe contare poi molto qualsiasi influenza esterna . Le preghiere e le invocazioni sono una questione che ci riguarda direttamente e dunque nulla deve interferire in quella “possibilità” spirituale che ci fornisce l’energia giusta per poter elaborare da Noi i Rituali e le preghiere . In molti testi si consiglia di disporre l’altare in un certo modo o con particolari strumenti consacrati e disposti ora a nord e ora a ovest! Ma perché tutto questo ? Perché in un Rituale personale che riguarda in particolare la mia “devozione” al Divino non posso mettere quel particolare attrezzo a est ? Attenzione, io credo che l’affermazione “ è questo il modo di
seguendo il calendario e in questo modo cercare il contatto con il Divino , ma esistono anche dei Rituali attraverso cui il praticante può raggiungere una completa comprensione di ciò che alla fin fine lo lega appunto alla Stregoneria (questa intesa come pratica della Magia). Dal mio punto di vista forse si tende a fare troppa confusione su ciò che è Paganesimo e ciò che è Stregoneria , ma queste sono considerazioni che necessiterebbero di un chiarimento una procedere “ non dovrebbe esistere in un Rituale personale . Nessuno può dettare regole nel mio rapporto con gli Dei e sono libero di praticare ed esercitare nella maniera che mi è più consona ! Dopo questo discorso ci tengo a sottolineare che non è mia intenzione “demonizzare” gli scritti che riguardano l’esecuzione dei Rituali , se qualche lettore ritiene che nella sua pratica personale si vuol rifare a spiegazioni di terzi è liberissimo di farlo . In questo capitolo sto semplicemente dicendo che vige la più totale libertà per quanto riguarda l’esecuzione dei Rituali .
RITUALE DI DIVINAZIONE : Qui entriamo in una sfera soggettiva e per quanto riguarda il Rituale di Divinazione, il praticante è libero di esercitare sulla base dello scopo finale del rituale che si propone di eseguire ! La pratica della Stregoneria non è solamente celebrare i vari sabba
volta per tutte . Ovviamente in questo momento sto parlando dal punto di vista di quello che mi compete in prima persona. Nei miei Rituali di Divinazione per esempio sto cercando di ricostruire sempre più la mia precedente reincarnazione, utilizzando per questo scopo il mio personale “Cerchio Sacro” . In questo spazio riesco, attraverso delle specifiche metodologie di rilassamento e concentrazione, a oltrepassare la “nebula del tempo“! In questo momento il lettore si chiederà certamente di che cosa io stia esattamente parlando e anche che cosa io intenda dire con l’espressione “nebula del tempo” . In questa pratica mi interessa oltrepassare la barriera temporale per ricostruire la mia vita precedente , e in questa “operazione” sono coinvolti gli Spiriti con cui io opero . Il Rituale di Divinazione in pratica è scollegato dal Rituale che ho descritto sopra , poiché l’oggetto principale dello scopo di questo Rituale non è la Divinità , ma riguarda la Nostra vita oppure la vita di quelle persone che possono rivolgersi a Noi (intendo anche per un 39
probabile consulto). RITUALE DI DESTINAZIONE : Questi Rituali che io definisco di destinazione, riguardano quelle pratiche che sono connesse all’utilizzo di energie aventi lo scopo di proteggere o di difendersi da “realtà ostili”! Utilizzare specifiche “energie” da destinare al mittente… Ovviamente l’etica con cui muoversi in queste realtà è sempre connessa alla coscienza di chi riesce a smuoverle. Anche per quanto riguarda queste pratiche esistono tutta una serie di libri e documentazione che arrivano a spiegare fin nei minimi dettagli le pratiche . Come ho fatto finora per i punti che ho esposto anche per questo tipo di Ritualità ci si dovrebbe rifare al proprio sentire . La Strega o l’individuo che si accosta alla Magia possiede in se tutte quelle facoltà che gli permettono di entrare in sintonia con “energie” e “Spiriti” . Personalmente ho già avuto modo di attuare dei diversi tipi di “Rituale di Destinazione”! In diversi frangenti e insieme con un mio Fratello, siamo riusciti a sprigionare delle particolari energie che dovevano difendere un luogo alberato dall’imminente distruzione . Abbiamo anche avuto modo di constatare direttamente l’efficacia di tale Rituale perché improvvisamente una certa mano invisibile si è adoperata in soccorso di tale luogo alberato (tutt’ora il luogo è protetto e nessuno si può avvicinare ad esso). In un altro caso ho attuato un preciso Rituale di Destinazione per respingere le energie negative che percepivo provenire da un “luogo” ben definito . E’ stato durante un mio viaggio a Triora che ho pensato di attuare questo Rituale e in questo modo proteggermi da questa Situazione . Ragione e Istintività Diversità di approccio alla pratica della Stregoneria
Viviamo in una società materialista e dove tutto appare schematizzato . Per certi versi è uno stile di vita che ci porta travisare la realtà fino a farci credere che non vi possa essere alcuno spazio per nessun tipo di Religiosità . A tutto deve esserci una spiegazione scientifica (cioè materialista), e l’essere umano sembra aver dimenticato quello strumento indispensabile che gli può consentire un approccio diverso alla realtà che lo circonda : il fattore istintivo e soggettivo! In questo contesto di “materialismo scientifico”, tematiche importanti come reincarnazione o magia vengono evase in maniera frettolosa o relegate nell’ambito della fantasia e della superstizione. Tutto il tentativo spirituale dell’uomo di emergere dalla sua storia sembra un’utopia quando si osserva lo stile di vita della società che si è costruita da questa storia . Anche la religione delle Streghe il più delle volte è affrontata sotto un aspetto tipicamente folkrostico o culturale . Gli studi storici e antropologici ci spiegano che la Stregoneria non è altro che il risultato di secoli di intolleranza e persecuzioni in cui la Donna essendo il “soggetto più debole” è finita con il fare la parte della Strega ! Per certi versi si tende ad far diventare la Strega come il “prodotto” di secoli di incomprensione o di ignoranza , e dunque proprio per il fatto che sia nata come conseguenza di questa intolleranza secolare , tutto quello che è la Stregoneria come “pratica della Magia” viene relegato in ambito di fideismo medievale . La magia non esiste è solo superstizione popolare, come mi sono sentito rispondere da qualcuno . Analizzando gli scritti di questi studiosi mi sono sempre accorto di come in queste loro analisi si dimentichino sempre di considerare la Realtà del ruolo che certe energie naturali esercitano nell’operato di una Strega (o
di chiunque si accosti a questo tipo di pratica). A mio avviso bisognerebbe saper fare una distinzione tra la Stregoneria come conseguenza dell’intolleranza della chiesa nei confronti della Donna e la pratica della Stregoneria come utilizzo di determinate energie naturali a cui l’essere umano (uomo o donna) è in grado di pervenire accostandosi alla Natura e al Divino che in questa si rispecchia . Tutta la moderna erboristeria esiste grazie alle pratiche di Stregoneria che hanno portato degli individui ad accostarsi all’utilizzo delle erbe come proprietà curativa. Allo stesso modo la moderna chimica deve molto alle pratiche di alchimia che miravano alla creazione della pietra filosofale. Mi interessa sottolineare il fatto che, malgrado la nostra ragione ormai si sia fatta influenzare da una certa tendenza a razionalizzare l’approccio alle varie questioni, non si dovrebbe scartare la possibilità reale che la soggettività umana possa realmente percepire mondi non verificabili con altre metodologie. La nostra ragione tende sempre a porci un freno in pratiche che nel mondo di oggi si continua a definire come frutto di ignoranza e superstizione. Alle volte non si riesce proprio perché la nostra ragione ci dice che è impossibile riuscire, è impossibile percepire l’essenza profonda di un albero perché il solo suo utilizzo è finalizzato alla costruzione di un comodino . Ho cominciato il mio percorso decidendo di non ascoltare la ragione che mi porta a scartare la presenza di realtà profonde. Forse il mio passato nell’ambito della cristianità mi ha molto aiutato in questo, proprio perché provengo già da un contesto di fede. Ho sempre ascoltato quella Voce che è possibile percepire nel nostro interiore. Sulla base di questa istintività ho cominciato a vivere tutta una serie di esperienze fidandomi ciecamente di quella voce che mi accompagnava in tutto ciò. Un “Viaggio Astrale” è stato fondamen40
tale ai fini del mio “risveglio interiore” e già parlare di questo e quindi accettarne l’eventualità per me rappresenta una conquista non indifferente . Ho cominciato a percepire in un modo gradualmente sempre più completo delle “Entità di Natura” che mi spiegavano molte cose e mi ispiravano nelle mie varie creazioni artistiche . Mi sono affidato completamente a tutte quelle sensazioni del momento che stavo vivendo. Tutto ciò era interessante, comprendevo che solamente attraverso quell’approccio istintivo sarei potuto giungere alla padronanza di tutto ciò che mi riguardava . Comprendevo l’importanza di quello “strumento” che avevo a disposizione poiché vi era da un lato la ragione che mi diceva che tutto ciò non poteva verificarsi e dall’altra la Realtà che grazie a questa istintività avevo modo di provare e analizzare. Provare e riprovare, uno “strumento” che funzionava…. Ho capito che la ragione serve solo a farmi capire che quando vado a comprare del cibo, è giusto pagare per quanto mi viene richiesto di pagare, ma per tutto quello che riguarda il mio approccio al Divino e alla Magia preferisco seguire il mio istinto . Mi lascio trasportare dalle mie sensazioni del momento perché ho avuto modo di realizzare concretamente la mia pratica in espressione Artistica e perché attraverso ciò ho sempre potuto percepire il Divino. Per terminare queste mie considerazioni relative alla pratica dell’ARTE , ribadisco l’opinabilità delle mie riflessioni e mi metto a disposizione del lettore che intenda comunicarmi una sua precisa metodologia .
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