[Arte] Alexandre Farnoux - Cnosso e l'Arte Minoica
March 9, 2017 | Author: Bruno Thieme | Category: N/A
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SOMMARIO 13 I. TERRA INCOGNITA 23 II. I PIONIERI DELLA RISCOPERTA 35 III. NEL PAESE DEL GRIFONE 61
IV . I L MAGO D I CNOSSO
95 V. STILE MINOICO O MODERN STYLE?
1 13 TESTIMONIANZE E DOCUMENTI L'isola dei miti Ritratto di un popolo Scritture cretesi Artisti cretesi nel regno dei faraoni Gli scavi della Scuola italiana La "villa di Arianna" per Sir Arthur La nuova valle di Cnosso Visita al Museo di Iraklion
150 APPARATI Cronologia Indice delle illustrazioni Indice dei nomi Bibliografia
CNOSSO E
CJ 3'i. t8 Fil t0
LA CIVILTÀ MINOICA Alexandre Farnoux
UNIVERSALE ELECTA/GALLIMARD STORIA E CIVILTÀ
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I. TERRA INCOGNITA "
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erché Creta, nel quadro che ci dipingono le storie generali delle
diverse fortune della razza greca e delle differenti forme che il suo genio ha via via assunto, compare solo come luogo della memoria?" Georges Perrot, L'Ile de Crète, 1867
A secolo, le potenze ll'inizio del XIX
occidentali hanno dimenticato Creta. L'attenzione che la Repubblica di Venezia ha dedicato a quest'isola è ormai solo un lontano ricordo. Fino ad allora, non esisteva una valida cartina dell'isola. A fronte, veduta di Candia nel 1 483 ; a fianco, carta di Buondelmonti, 1442.
14 TERRA INCOGNITA
L'isola dimenticata Nel XIX secolo Creta è quasi dimenticata dagli europei. Pochi viaggiatori vi si sono avventurati: il fiorentino Cristoforo Buondelmonti nel XV secolo, il francese Pierre Belon nel XVI secolo, inviato in Oriente da re Francesco I e, nel XVIII secolo, l'inglese Richard Pococke e il francese Claude Savary. Di fatto il mondo moderno conosce l'isola solo attraverso i resoconti degli autori antichi. L'immagine che ne emerge è ambigua: Creta è l'isola dove è cresciuto Zeus, ma anche quella dove si trova il toro contro cui Eracle
TESEO E IL MINOTAURO
prima e Teseo poi, hanno combattuto ; patria delle leggi e delle arti, ma anche dei pirati e dei mentitori; patria della giustizia, ma anche della forza trionfante e della violenza. Questa ambivalenza si riassume bene nella figura mitica di Minosse, figlio di Zeus e di Europa: re volubile e crudele, potente sui mari ; re che impone agli ateniesi di consegnare sette giovani e sette fanciulle al terribile Minotauro rinchiuso nel labirinto; ma anche re saggio, legislatore che impronta le proprie leggi a quelle di Zeus, con il quale conversa. Infine, in ragione del suo spirito di equità, Minosse è uno dei giudici degli Inferi. Quanto ai cretesi, l'opinione più diffusa nell'Antichità è tutt'altro che sfumata. Basti pensare a quanto scrive nel IV secolo a.C. il poeta cretese Epimenide: " Eterni bugiardi, sudici e bestie, ventri pigri ! " .
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in dall'Antichità, Creta è terra di leggende. La potenza di Minasse non ha lasciato buoni ricordi, e il Minotauro è il simbolo dell'ingiustizia e della crudeltà della legge del più forte, che l'eroe ateniese Teseo viene a combattere nel labirinto.
I approdano nei porti primi viaggiatori
o nelle baie di Creta ma non si addentrano molto nel paese. Sotto a destra, baia di Zakros; al centro, costa della Messara; a fronte, l'altopiano di Lassithi.
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TERRA INCOGNITA
Una meta poco apprezzata Una tale reputazione spiega indubbiamente perché Creta resti una meta poco attraente per i ricchi europei che visitano la Grecia continentale all'inizio dell'Ottocento. Per loro l'isola è spesso un semplice punto di riferimento sulla via che da Atene porta in Oriente. Così scrive il poeta De Lamartine nel Voyage en Orient: "Ecco le vette lontane dell'isola di Creta, che si levano alla nostra destra ; ecco l'Ida innevato, che da qui appare come l'alta vela di un vascello sul mare". Non mancano tuttavia i viaggiatori che a Creta soggiornarono. È il caso del botanico tedesco Sieber nel 1 8 17, dell'inglese Robert Pashley, del Trinity College di Cambridge, nel l 834, dei francesi Georges Perrot e
Psi è creduto che
er molto tempo,
il labirinto nel quale era stato rinchiuso il Minotauro fosse in una cava vicino a G6rtyna (sotto, acquerello di Lear ) . Le tradizioni popolari avevano mescolato leggende orientali e miti greci. I contadini credevano che all'interno di questo labirinto si trovasse un'iscrizione incisa su una porta. A colui che fosse stato in grado di leggerla, avrebbe svelato immensi tesori.
L'ANTICHITÀ MISTERIOSA
Léon Thenon, della Scuola francese di Atene, nel l 857. E ancora: del poeta e acquarellista inglese Edward Lear nel l 864 e dell'ammiraglio inglese Spratt nel l 865, per citare i più famosi. Che cosa ricordano del loro viaggio? L'isola non possiede rovine notevoli, a eccezione della romana G6rtyna o della veneziana Candia (divenuta Megalo Kastro e poi, dopo l'indipendenza, Iraklion). I viaggiatori raccolgono monete, frammenti di statue o di iscrizioni. Identificano alcune rovine in base ai testi dei geografi antichi, osservano la sopravvivenza di antiche leggende cui hanno dato corpo le credenze popolari, come il labirinto dove era rinchiuso il Minotauro o la tomba di Zeus sul monte Juktas.
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e monete raccolte dai viaggiatori illustrano spesso celebri leggende cretesi: ne è un esempio questa (sotto, incisione di Pashley), coniata nell'antica città di Cnosso, che rappresenta il Minotauro e il labirinto.
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TERRA INCOGNITA
Si interessano soprattutto alle antichità classiche, greche e romane, ma col rischio di restame delusi. Perrot, a Cnosso nel l 857, scrive: "Non restano rovine della città più antica dell'antica Creta, Cnosso, che esercitò un incontestato predominio fino alla conquista romana. Sulle alture che dominano a sud-est la piccola piana dove sorge Candia, il nome di un misero villaggio, Makritiho o Muro Lungo, suggerisce all'antiquario che un tempo vi si trovavano delle grandi costruzioni. Oggi, però, vi si scorgono al massimo resti di basamenti in mattoni" . Davanti a tanta desolazione, alcuni non esitano a ricollegare a Creta reperti trovati altrove. Spratt attribuisce a un'ipotetica scuola cretese la Venere rinvenuta a Mil6s nel l 820, col pretesto che Creta era, per gli antichi, la culla della scultura greca.
Sulla via dell'Oriente In compenso, l'isola offre numerose meraviglie naturali: grotte profonde, montagne inaccessibili, fauna e flora originali, come platani sempreverdi o capre selvatiche. Una caratteristica che nel 1 845 suscita l'interesse del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi, che invia in esplorazione Victor Raulin, docente alla facoltà di scienze di Bordeaux e futuro autore di una "Descrizione fisica dell'isola di Creta" . Anche l'aspetto pittoresco ha u n suo interesse: le città dove si mescolano musulmani e cristiani ortodossi, i costumi degli abitanti o i mestieri
L popolare appassiona 'artigianato
alcuni viaggiatori, che ne fanno brevi descrizioni o disegni; è il caso di questi pescatori di spugne nella parte orientale dell'isola, visti da Spratt (a fianco).
L'ISOLA CHE DISORIENTA
esotici affascinano gli stranieri. Pashley raccoglie con cura le canzoni popolari con cui infiora il suo racconto di viaggio. La società cretese-ottomana trasmette una prima sensazione di spaesamento al viaggiatore, un saggio dell'Oriente: "Vedendo quelle case bianche e basse, quasi senza finestre - scrive Perrot - quei tetti piatti coperti di fogliame secco, quelle donne musulmane, arabe o nubiane, sedute senza velo sulla soglia di casa mentre altre, di ritorno dalla fonte, portano sul capo un grande orcio di argilla rossa sostenendolo con le braccia, che si direbbero prese in prestito da una bella statua di bronzo, ci si potrebbe credere sulla spiaggia del Delta, nei dintorni di Damietta o di Alessandria".
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XIX secolo,
N a Megal.o Kastro el
(la Candia veneziana, la Rhabdh-el-Khandak araba, la Chandax bizantina, nonché l'odierna Iraklion), sotto l'aspetto orientale della città si colgono tracce delle precedenti occupazioni: qui, la fontana turca .di piazza Cornaro e a,ccf!nto, un po' arretrata, la fontana del13enl.bo del XIV secdlo, realizzata con antichi reperti di recupero.
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TERRA INCOGNITA
Terra di contrasti Ma questo Oriente sconcerta. I cristiani ortodossi convertiti all'Islàm non capiscono né il turco né l'arabo, bevono vino in abbondanza, a volte hanno persino ricevuto in segreto battesimo e nome greci. All'inizio del secolo, un viaggiatore scrive: "Si ha la sensazione che questo paese prometta spettacoli molto diversi: il palazzo di Minosse e i bastioni veneziani, il Cristianesimo e l'Islàm, la questione fenicia e la questione d'Oriente, arte, religione, politica, storia: tutto si mescola e incita lo spirito a confuse fantasticherie". n popolo cretese, ridotto alla miseria e all'oppressione, suscita ben presto la compassione degli stranieri, che fanno a gara per denunciare le atrocità dei turchi. n viaggio riserva spesso brutte sorprese e resta un'avventura rischiosa per quasi tutto il secolo: la malaria è endemica in alcune regioni, le strade sono poco sicure e maltenute. Ancora nel 1 907 occorrono undici ore e mezzo a cavallo per compiere il tragitto da Candia a Festo. Per non parlare delle autorità ottomane capricciose e imprevedibili, della popolazione cretese selvaggia e spesso diffidente. Un'isola in fermento La mancanza di interesse dei viaggiatori occidentali per questa regione si spiega soprattutto con l'instabilità politica locale nel corso dell'Ottocento. Mentre la Grecia è indipendente dal 1 830, Creta resta ancora parte dell'Impero otton;tano, nonostante i disordini e le insurrezioni che si susseguono dal 1821 al 1 898, anno dell'autonomia. La repressione sanguinosa, seguita alla rivolta dei cretesi contro il potere della Sublime Porta, strappa un grido a Victor Hugo, che nel 1 867 pubblica questo appello sul giornale belga "L'Orient": "Perché
LIBERTÀ O MORTE
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el novembre dell866 il monastero di Arkidi !nella parte occidentale dell'isola), luogo di raduno del Comitato rivoluzionario e rifugio per gli abitanti della regione, fu teatro dell'episodio più sanguinoso dell'insurrezione. L'esercito ottomano, forte di 15.000 uomini, prese d'assedio il monastero: restarono solo 600 donne e bambini e 300 palikares l eroi dell'esercito cretese), i quali opposero una resistenza disperata. Sotto la guida dell'egùmeno !abate) Gabriel, e al grido di "Viva la libertà" fecero saltare in �ria l'edificio dov'erano trincerati piuttosto che arrendersi. A fianco e sotto, combattenti cretesi e le loro armi.
Creta s i è ribellata? Perché Dio n e aveva fatto il più bel paese del mondo, e i turchi il più miserabile; perché ha i prodotti ma non il commercio, le città ma non le strade, i villaggi ma non i sentieri, i porti ma non gli scali, i fiumi ma non i ponti, i bambini ma non le scuole, i diritti ma non le leggi, il sole ma non la luce( . . . ]; perché un padrone che biascica la barbarie nel paese di Etearco e Minosse è insostenibile ! " .
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II. I PIONIERI DELLA RISCOPERTA "
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roprio come il nome di Minasse evoca, nell'epoca più antica, l'importanza
politica di Creta, quello di Dedalo ne simboleggia il ruolo nella storia dell'arte. Creta appariva (all'epoca dell'Odissea) come il centro commerciale e intellettuale del mondo greco, il centro delle leggende e delle idee religiose di cui l'arte primitiva greca è espressione." A. Milchhofer "Le origini dell'arte in Grecia", 1883
A secolo Creta
lla fine del XIX
suscita un grande interesse sia politico che scientifico: le grandi potenze seguono con attenzione le imprese dei palikares, mentre gli archeologi cercano febbrilmente le tracce del re Minosse.
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I PIONIERI DELLA RISCOPERTA
Le fonti e i primi indizi I fermenti politici non impediscono agli archeologi, nell'ultimo trentennio dell'Ottocento, di interessarsi all'isola. In effetti il contrasto fra i testi antichi, che dipingono Creta come una delle culle della
L G6rtyna, una 'iscrizione di
delle più lunghe conservatesi fino a oggi, venne scoperta nel 1884 da Federico Halbherr, della Missione italiana. È suddivisa in dodici colonne e seicento righe l circa 500 metri di testo) e contiene il codice di leggi più antico d'Europa (inizio del V secolo a.C.) relativo ai diritti civili e alla
civiltà greca, e i primi resoconti di viaggio, che insistono sulla povertà delle rovine visibili e sulla necessità di scavi approfonditi, non può che suscitare curiosità. D'altra parte alcune scoperte isolate fanno presumere che il passato di quest'isola sia stato indubbiamente più complesso di quello del continente. Così, quando Spratt visita Palékastro, nell'estremità orientale, gli abitanti del vicino villaggio di Aganthia gli mostrano una tomba portata alla luce poco tempo prima del suo arrivo: "Ho visto i frammenti [di un sarcofago] aperto di recente; aveva spesse
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a grotta sul monte Ida, considerata nell'Antichità il luogo di nascita di Zeus, fu oggetto di culto a partire dall'epoca minoica. Esplorata nell885, rivelò al
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vasi, monete
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anche questo di bronzo !sopra) raffigurante Zeus bambino protetto dai cureti, i cui balli e canti dovevano coprire le grida del piccolo e sottrarlo all'appetito del padre Crono. L'oggetto, di chiara influenza orientale, indusse gli archeologi a ipotizzare che l'isola avesse subito, nel corso della storia, una forte influenza fenicia.
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I PIONIERI DELLA RISCOPERTA
pareti di terracotta grossolanamente decorata. Altri frammenti sembrano indicare che in questa città i sarcofagi o le sepolture erano realizzati con tale materiale. In uno di essi è stata rinvenuta una statuina di terracotta dall'aspetto inconsueto, acquistata dal pope di un villaggio vicino. Sembrerebbe di origine fenicia e parrebbe indicare l'esistenza di una città fenicia o di uno scalo utilizzato dai fenici nei loro legami commerciali tra il mondo orientale e quello occidentale " . È una delle prime volte che viene menzionato il ritrovamento di un reperto non ellenico a Creta. I primi colpi di piccone Intorno al 1 880 gli archeologi che visitano l'isola, sia a titolo personale sia per conto di istituzioni scientifiche, sono sempre più numerosi. In effetti, nella seconda ariani (a fianco, in metà dell'Ottocento, più di una costume cretese) è uno degli archeologi potenza occidentale ha fondato pionieri che esplorano istituti di ricerca con sede sistematicamente ad Atene: nel 1 846 nasce Creta sia a piedi che a dorso di mulo. Nel la Scuola francese, nel 1 882 189 5 pubblica un lungo quella americana, nel 1 885 è e dotto resoconto sulle la volta di quella inglese e nel città antiche da lui localizzate grazie alle 1 898 della Missione italiana. indicazioni dei Come altre regioni greche, Creta contadini e degli antichi geografi. è una terra ambita e gli europei vogliono acquisire rapidamente i diritti di sfruttamento dei siti più promettenti. Tra gli esploratori di questo periodo ci sono gli italiani Halbherr, Taramelli e Mariani i i francesi Haussoulier, Joubin e Demargnei gli inglesi Myres ed Evans i i tedeschi Fabricius e Schliemann. Cretesi quali Minos Kalokairinos o Joseph Hazzidakis non sono da meno. Il secondo, medico ed erudito, fonda addirittura un'associazione culturale (Syllogos,
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LA BRAMA DEGLI ARCHEOLOGI
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LaCoea loratiol) Fui") d. Evans a caccia di finanziamenti
Finanziare un'impresa di questa portata non è cosa da poco: Evans non riceve aiuti dal governo britannico e i fondi investiti sono interamente privati. Nel l 899 egli lancia tramite i giornali una sottoscrizione per il Cretan Exploration Fund. Sarà più fruttuoso l'appello successivo, quello del l 907, quando gli scavi saranno
degli scavi nel palazzo di Cnosso non impediscono agli archeologi di tenere dei resoconti precisi - in particolare a Mackenzie, durante gli scavi della Casa ovest (nel 1 9 08).
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NEL PAESE DEL GRIFONE
più conosciuti. La parte essenziale dei finanziamenti è assicurata dal patrimonio personale di Evans. John Evans, padre di Arthur, si è abituato a ricevere telegrammi dall'incorreggibile figlio, che gli annuncia scoperte straordinarie e gli chiede il denaro per proseguire le ricerche. Questo privilegio suscita l'irritazione di molti, tra i quali Hogarth, il direttore della Scuola britannica di Atene. Senza quel patrimonio, Evans non avrebbe potuto intraprendere lavori di una tale portata, completamente autonomi dalle istituzioni. D'altra parte, già nel novembre del 1900 in una lettera al padre, lo stesso Evans dichiara: "Il palazzo di Cnosso è una mia idea, una mia opera [ . . . ]. Sono fermamente deciso a non dividere la cosa con altri, e questo per più ragioni, ma soprattutto perché solo io devo avere il controllo di ciò che intraprendo[ . . . ]. Forse non è il modo migliore di lavorare, ma è l'unico di cui sono capace" . "C'è un tocco di Ercolano o di Pompei" (Evans) Per il visitatore, a un prima impressione, il sito non ha niente di particolare. Nel l 902 Edmond Pottier lo descrive così: "L'arrivo al cantiere è una sorpresa: nessuna acropoli, nessuna elevazione, nulla che indichi al primo colpo d'occhio un sito tanto illustre. Su un vasto terreno al di sotto del piano
"UNA LUCE CHE ILLUMINA LA stradale, di fronte a brulle colline che, coperte qua e là da sparuti cespugli, precipitano bruscamente in fondo a un burrone dove scorre un piccolo fiume, si scorgono il candore dei blocchi scavati e le sagome degli operai che si agitano tra una fitta polvere. È il palazzo di Minosse". Già ai primi colpi di piccone, nel marzo del l 900, Evans scopre la sala del trono, decorata con affreschi raffiguranti grifoni incoronati di piume e fiori di papiro stilizzati. Vedendo il trono, non riesce a stabilire se vi si sedesse un re o una regina. Gli piacerebbe tanto farvi sedere Arianna ma, prendendo spunto dal carattere maschile delle maschere di Micene, finisce per optare per un re, con un consiglio di venti membri disposti sui sedili tutt'intorno. Nei primi giorni di scavo scopre anche quello che era venuto a cercare a Creta: centinaia di tavolette di argilla incise con una scrittura che, in seguito, chiamerà "lineare B". Si aggiungono poi numerosi documenti in scrittura geroglifica e "lineare A". Secondo Evans si tratterebbe degli archivi del regno:
L scoperta nel 1903
a Dea dei Serpenti,
insieme agli arredi di culto di un'intera cappella rninoica, è un buon esempio dell'importanza delle scoperte avvenute sulla collina di Kefl\la. Provenendo da un deposito nascosto nel sottosuolo del palazzo, essa confermava l'ipotesi che il sito celasse una ricchezza immensa e al contempo offriva una documentazione inattesa sulla religione
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NEL PAESE DEL GRIFONE
raccolte di leggi, corrispondenze, contratti, sentenze o inventari. Gli scavi portano inoltre alla luce i diciotto magazzini del palazzo, alcuni dei quali presentano ancora i vasi di stoccaggio. Nel l901 Evans porta alla luce l'elemento più spettacolare e difficile: la grande scalinata dell'ala est,
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ell'ala ovest del palazzo si trovavano magazzini che si aprivano su un lungo corridoio e che conservavano derrate, prodotti agricoli e artigianali l sotto). In alcuni vasi Evans ritrovò persino dei fagioli.
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I MAGAZZINI
conservata su tre rampe sovrapposte. Fortunatamente può disporre di operai minatori, giunti da Livrion, che in otto giorni scavano una galleria, puntellandola via via con dei pali. Lo stesso anno disseppellisce, con non poche difficoltà, un tavolo da
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NEL PAESE DEL GRIFONE
N momento della el l901, al
sua scoperta nell'ala est del palazzo, l'affresco della tauromachia fu paragonato ai giochi romani, al sacrificio dei giovani ateniesi offerti al Minotauro e alle corride spagnole.
gioco in stucco, incrostato di avorio, oro e cristallo. Nello stesso settore, nel l 902 scopre alcuni pezzi di ceramica raffiguranti case a più piani con finestre, alberi e animali, appartenenti a una composizione che Evans accosta, senza esitare, a quella dello Scudo di Achille. Nel 1903 scava nell'ala ovest due fossati, in cui trova molti materiali preziosi: oro, avorio, cristallo e, soprattutto, la celebre Dea dei Serpenti, nella quale egli riconosce la dea minoica. Vengono alla luce anche parecchi frammenti di affreschi e, ogni anno, centinaia di vasi. Si potrebbero moltiplicare gli esempi di scoperte, dato che Cnosso è stato ed è uno dei siti più fecondi del secolo. Evans e tutti coloro che hanno visitato il cantiere non hanno potuto fare a meno di paragonarlo a Pompei. In effetti, esso sembrerebbe inesauribile e i reperti portati alla luce sono in un ottimo stato di conservazione. L'importanza storica di alcune scoperte suscita una vasta eco, come testimoniano la dichiarazione di Edmond Pottier apparsa sulla "Revue d'art ancien e d'art moderne" : "È facile ricostruire una scena [america] nella sala di Minasse, ed è una
LA POMPEI CRETESE
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I Evans è composto
l diario degli scavi di
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fondamentalmente da descrizioni di oggetti con la dicitura della loro provenienza e da numerosi disegni. Fu Mackenzie ad annotare con precisione l'avanzamento dei lavori e i dettagli della stratigrafia.
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drammatica evocazione quella del vecchio re, che la leggenda ha dipinto come una sorta di mago crudele ma che in realtà fu il primo legislatore dell'Europa barbarica. Egli venne a sedersi su questo trono, pose i suoi piedi su questa lastra, la sua voce risuonò in questa camera: qui si percepisce nel profondo tutto ciò che l'archeologia reca in sé quanto a realtà commoventi e poetiche. Pochi colpi di piccone hanno trasformato la leggenda in storia e, a sua volta, la storia è entrata nel mondo moderno" .
L frammenti
a scoperta di
di maioliche rappresentanti facciate di case jqui sotto) ha profondamente colpito l'archeologo: era la prova che a Creta erano esistite, in epoca preistorica, delle città con case a più piani, molto simili a quelle moderne.
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NEL PAESE DEL GRIFONE
Creta diventa un grande cantiere
G Tilissos furono li scavi di
intrapresi da Joseph Nella Creta dei primi del Novecento si compiono Hazzidakis fra il 1902 e il l913. Furono anche altre scoperte. Gli italiani Halbherr, Pernier, portate alla luce tre Savignoni e Roberto Paribeni intraprendono nella piana grandi case con ricco di Messara lo scavo di un palazzo a Festa e di una arredo costituito da vasi di terracotta e grande villa ad Aghfa Triada. Gli americani Boyd, Hall di bronzo. Il resoconto e Seager scavano nella zona est: Kavousi, Gurnia, fu pubblicato con il Vassilikf, Psira e M6chlos, dove viene dissotterrata sostegno della scuola francese di Atene. un'intera città e la sua necropoli. Gli inglesi Hogarth, Dawkins e Bosanquet esplorano la grotta di Psichr6, dove fu allevato Zeus, il santuario sulla vetta del Petsofas, le città di Cnosso, Palékastro e Zakros. I cretesi Hazzidakis e Xanthoudidis portano alla luce grandi dimore a Tilissos, una villa
ELDORADO ARCHEOLOGICO
a Nfru Chani, alcune tombe a Kumassa e Mouliana. Infine i francesi, entrati in gara dopo lo scacco di Cnosso e un tentativo infruttuoso a Goulas (l'attuale Lat6), si dedicano al sito di Malia, la cui esplorazione è stata iniziata da Hazzidakis nel ' 1 9 1 5. La ricerca archeologica a Creta si specializza nella preistoria. Solo gli italiani, � 1 scavando G6rtyna, mantengono un'attività archeologica classica - romana - e redigeranno un primo inventario veneziane dell'isola. delle
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a giovane americana Harriet Boyd la fianco) stupì gli archeologi, tutti uomini, scavando in condizioni difficili il sito di Gurnia, nella zona orientale di Creta. Tra ill90l e il 1904 portò alla luce un'intera città minoica.
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NEL PAESE DEL GRIFONE
Il gusto dell'avventura L'archeologia cretese pullula di personaggi eccentrici e coloriti come l'italiano Halbherr che percorre Creta su un cavallo, bianco o nero a seconda della leggenda, o l'americana Harriet Boyd che, con le due connazionali Blanche E. Williams
P archeologi Creta er i primi
è una terra piena di sorprese, come il palmeto di V ai esplorato da Gerola (sotto, nella fotografia). Alla fine del soggiorno sull'isola, Marthe Oulié e Hermine de Saussure evocano con queste parole la loro avventura cretese: "Lasciavamo con rimpianto la chiassosa e polverosa Creta, i cui minareti e coste sfumavano
IL TEMPO DEGLI AVVENTURIERI
e Edith H. Hall, dissotterrò la città minoica di Gurnia. Gli archeologi francesi avranno la sorpresa di veder sbarcare nella baia di Malia, dal piccolo veliero La Perlette, due giovani donne: Marthe Oulié e Herrnine de Saussure che, un po' per sfida e un po' per curiosità, solcano il Mediterraneo e visitano le isole greche. Le due donne ottengono il permesso di scavare un quartiere della città minoica, e resteranno nella leggenda come "le giovanette di Malia" . Questa passione per l a terra cretese non è del tutto immune da considerazioni strategiche, soprattutto da parte inglese: John Pendelbury, per esempio, nel l 929 assiste Evans nei suoi ultimi scavi a Creta e durante la seconda guerra mondiale mette al servizio dell'esercito inglese le sue conoscenze del territorio, svolgendo un ruolo decisivo nei combattimenti della resistenza cretese contro l'invasore tedesco nel l 94 1 .
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in lontananza, in mezzo ad alte montagne violette illuminate dal sole radente. In due mesi, alternando frequenti escursioni nei siti minoici della Messara, dell'est e degli altipiani del centro, avevamo dissotterrato una parte della città preellenica di Malia; il giorno nel cantiere, sotto un sole torrido, e la notte in riva al mare, sotto una capanna di rami".
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IV. IL MAGO DI CNOSSO "
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li scavi di Evans sono un avvenimento capitale della storia
dell'archeologia: ci rivelano una civiltà ancora più ricca e progredita di quella che ci era stata svelata dalle scoperte di Schliemann e danno il colpo di grazia a tutte le teorie che attribuiscono ai fenici un ruolo predominante tra le antichissime civiltà dell'Arcipelago."
E un inventore:
vans fu davvero
scoprì un mondo sconosciuto e ne fece l'analisi storica. Aiutandosi con le immagini scoperte a Cnosso e in altri siti di Creta (per esempio il sarcofago di Aghia Trùida, a fianco), seppe animare le rovine portate alla luce dagli archeologi nell'isola. E non esitò a "fabbricare11 i pezzi mancanti, come nel caso del Principe dei Gigli (a fronte).
Salomon Reinach, 1902
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IL MAGO DI CNOSSO
Un sogno a occhi aperti Dedicandosi a Cnosso, Evans pensava di portare alla luce un palazzo miceneo e di contribuire in tal modo alla conoscenza della Creta america: "I: età d'oro di Creta fu quella di cui troviamo ancora eco nei poemi omerici" ("The Academy", 20 giugno 1 896). Nei suoi resoconti degli scavi del 1 900 e 1 901 egli evoca il mégaron (appartamento reale) del palazzo, crede di ritrovare un ingresso fortificato a nord e stabilisce frequenti paragoni con i palazzi del continente portati alla luce da Schliemann qualche anno prima. Evans si basa su Omero anche per far rivivere le rovine che disseppellisce. Quando scaverà la spianata ovest, dirà per esempio: "Non è necessario fare un grosso sforzo d'immaginazione per vedere qui, in epoca micenea, il Consiglio degli Anziani riunito in una seduta e il re sul trono di Giustizia, accanto alla porta del Palazzo". Questa illusione è ampiamente condivisa dagli studiosi: Creta appare come il centro della "Micenia". Un'altra civiltà Ma ben presto Evans deve ricredersi. Ciò che porta alla luce non corrisponde a quello che si sa dei micenei: il palazzo non è fortificato; tra le centinaia di oggetti figurati trovati negli scavi ben pochi recano immagini di guerrieri o militari ; la ceramica, nella maggior parte dei casi, presenta caratteristiche diverse da quella trovata sul continente. A poco a poco Evans comincia a dubitare che fossero i micenei gli antichi abitanti di questo palazzo-labirinto, a meno che ciò fosse accaduto in epoca tarda. È allora che intuisce di trovarsi di fronte a un'altra civiltà. Inizialmente pensa a una variante
L a Creta, in
a ceramica scoperta
particolare nella grotta di Kamares nel l890, presentava caratteristiche diversissime da quella del continente (sopra, una ciotola scoperta a Cnosso nel l 903). Inizialmente, Evans suppose che i soldati micenei (come questo, con il famoso elmo a denti di cinghiale), invadendo l'isola, avessero trovato una cultura locale e l'avessero assimilata. Solo in seguito si convinse dell'anteriorità e dell'indipendenza di tali produzioni.
"
Nadoratori di
oi non siamo
reliquie [ ... ]. Il nostro fine è la storia: la storia della nascita e poi dello sviluppo delle arti, delle istituzioni e delle religioni." Così si esprimeva Evans nel 1 884, assumendo l'incarico di conservatore all'Ashmolean Museum.
UN PALAZZO MICENEO?
regionale di quella micenea, poi a una cultura autoctona (i famosi eteocretesi), rapidamente vinta dai micenei. Ma, davanti all'abbondanza di elementi senza paralleli continentali noti, finisce per concludere che si tratta di una civiltà indipendente da quella micenea e, soprattutto, precedente. Per sottolineare che le sue scoperte superano \
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L Cnosso, nel 1900, a scoperta di
diede a Evans (sotto) l'opportunità di raggiungere l'obiettivo che si era prefisso quando divenuto conservatore dell'Ashmolean Museum.
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d'importanza quelle di Schliemann, in occasione del XIII Congresso Nazionale di Antropologia e Archeologia Preistoriche del 1905 Evans dichiara: "I micenei non sono che un tardo virgulto dei minoici". Si tratta di un progresso considerevole nello studio della più remota antichità. Dopo le scoperte di Schliemann, era infatti sorta la questione dell'origine della civiltà minoica. Evans sconcerta
in tal modo sia i partigiani di un'origine nordeuropea sia i sostenitori di un'origine vicino-orientale, scoprendo un mondo sconosciuto e più antico. Tra mito e archeologia: le origini Una volta riconosciuta l'originalità di questa cultura, non restava che descriverla. Per fare il suo resoconto della civiltà micenea, Schliemann aveva avuto l'opportunità di attingere da Omero e dalle fonti antiche. Evans invece non dispone di fonti antiche: quel mondo ha lasciato nella memoria degli uomini pochissime tracce e così alterate, così mescolate alle leggende da essere difficilmente utilizzabili. Evans si trova nella situazione di un esploratore che scopre un nuovo continente. Già nel l 866, quando casualmente dalle ceneri del vulcano Théra erano
UNA CITTÀ SOTTO LE CENERI
state riportate alla luce le rovine di una città preistorica, gli archeologi si erano trovati in grande imbarazzo. Ulteriori scavi avevano confermato che ci si trovava in presenza di una città antichissima, sicuramente anteriore a quelle micenee, ma che era difficile stabilire una datazione precisa, dal momento che il materiale scoperto non assomigliava a nulla di noto. La geologia aveva fornito una data a stento credibile: 2000 a.C. Se alcuni avevano prudentemente concluso: "Ecco una Pompei barbara e preistorica di cui non si sospettava l'esistenza", altri vollero riconoscervi la leggendaria Atlantide. Inoltre tra il l 896 e il l 899 gli inglesi avevano scavato a Phylakopi, sull'isola di Mil6s, i resti di un'altra città preistorica verosimilmente
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D vulcano dell'isola al l SOO a.C. il
di Santorini, o Théra (a fronte in basso, l'isola disegnata da Buondelmonti) non ha cessato l'attività. L'eruzione del 1866 fu una delle più spettacolari (sopra). A partire dal l967, sul sito di Théra è stata portata alla luce la città preistorica meglio conservata d'Europa: finora si è scavato su un'estensione di oltre 10.000 metri quadrati la fronte, sopra).
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contemporanea alle rovine di Théra. Dopo tanti anni c'è quindi un numero crescente di indizi a favore di una civiltà premicenea propria del Mediterraneo e indipendente dalle grandi civiltà di Egitto e Asia. Nel 1 893 l'egittologo Flinders Petrie annuncia la scoperta a Kahun, nel Fayum, di oggetti provenienti dall'Egeo, contemporanei della xn dinastia egizia: è la conferma dell'antichità di Théra e di Mil6s. Tra il 1900 e il 1 905 la moltiplicazione delle scoperte a Creta, e in particolare gli scavi simultanei dei palazzi di Cnosso e Festo, è decisiva: nasce la preistoria egea. Il mondo di Minosse
L 1908, del disco a scoperta, nel
di Festo (a fianco) confermava agli occhi degli studiosi l'ipotesi che Creta fosse stata la culla di una civiltà originale. L'iscrizione, costituita da 242 segni impressi nell'argilla fresca, ha sempre suscitato un notevole interesse. A distanza di quasi un secolo, il disco costituisce ancora un enigma e sfida tutti i tentativi di decifrazione.
I archeologici reperti
(a fronte, vasellame di pietra proveniente dall'ala ovest del palazzo di Cnosso) svelarono oggetti quotidiani di un regno giunto a un grado di civiltà inaspettato per un'epoca così remota.
ll primo problema che si pone a Evans è quello del nome. Come chiamare questa civiltà? Bisogna definirla "cnossiana" oppure " cretese-micenea"? Evans opta per un termine derivato da Minasse: "minoica" . Secondo la tradizione classica, era questo il nome del più antico e prestigioso re di Creta. Quanto alla descrizione della civiltà minoica, l'archeologo dispone dell'abbondante materiale scoperto durante gli scavi. Ma occorre mettere in ordine tutta quella cianfrusaglia e trarne una visione coerente. Evans condurrà t;' vans associò i reali a buon fine quest'opera .y mmmc1 a un certo nnmero di attributi, e "inventerà" la tra cui la corona civiltà minoica. Phlil(i'tf\)':;'� di gigli (a fianco). Oltre ai resoconti degli scavi eseguiti fino al 1 935, tra il 1 92 1
NASCITA DEI MINOICI
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e una monumentale sintesi in sei volumi, Palace of Minos at Knossos, che resta un modello di rapidità di stesura. Nell'opera egli tratta della cronologia come dell'abbigliamento minoico, dell'architettura come degli affreschi, delle iscrizioni come degli oggetti d'arte o dei semplici vasi di terracotta, dei terremoti come dei prodotti dell'agricoltura cretese e ogni volta con notevolissima erudizione. Evans non solo pubblica il materiale tratto dagli scavi, ma segnala e utilizza per i propri fini le scoperte di rilievo fatte negli altri cantieri di Creta, come le armi da parata di Malia. Cita scoperte in Egitto, a Malta, in Italia. I volumi, illustrati da un ricchissimo apparato di disegni, schizzi, acquarelli, piante e fotografie, costituiscono una vera e propria enciclopedia della civiltà minoica. Oggi l'ampiezza del progetto stupisce: è l'opera di un pioniere che poteva ancora abbracciare tutta la documentazione disponibile. Evans ha gettato le basi dell'archeologia minoica,
he Paiace of
T Minos at Knossos
è una pubblicazione erudita molto particolare. Intitolata inizialmente Nine Minoan Periods, l'opera è una vera e
propria saga scientifica. Rappresenta anche un notevole sforzo editoriale: Evans era un autore difficile, che riscriveva intere sezioni quando si era già in fase di bozze ed esigeva numerose illustrazioni nel testo. Il costo delle correzioni superò quello della composizione. A fianco, la pianta dei magazzini del palazzo.
IL PALAZZO DI MINOSSE
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L di
e illustrazioni
The Palace of Minos at Knossos
hanno lo scopo di far conoscere il materiale scoperto, ma anche di resuscitare una civiltà scomparsa: a partire dai dati osservati durante gli scavi, Evans mette in scena episodi della vita di corte la fianco, il re nei suoi appartamenti privati in una sera invernale). Queste immagini, numerose e ben distribuite, hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo considerevole nella percezione moderna del mondo minoico.
e sotto molti aspetti la sua opera non è ancora stata superata. Ma, privilegiando la civiltà minoica e riducendo quella micenea al ruolo di una semplice " colonia", egli blocca dall'alto della sua sua autorità tutto un settore di studi della preistoria egea, in particolare il deciframento degli archivi in lineare B. La stratigrafia architettonica In assenza di testi, per resuscitare il mondo minoico Evans dispone solo dei dati degli scavi e dei reperti. È proprio questa circostanza a incoraggiarlo a condurre gli scavi in modo moderno, preoccupandosi del contesto della scoperta. La presenza sul campo di un architetto a tempo pieno, una novità per l'epoca, permette di completare le osservazioni dei quaderni con disegni e schizzi precisi. Evans pratica quella che allora viene chiamata "stratigrafia architettonica", della quale egli è un pioniere. Tale tecnica gli permette di stabilire fin dall'inizio la cronologia delle fasi successive del palazzo: distingue così· "l'epoca del
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primo palazzo" e "l'epoca del secondo palazzo", riducendo l'occupazione micenea a un periodo brevissimo, che precede di poco l'abbandono definitivo. In seguito fa compiere alcuni sondaggi, stabilendo delle stratigrafie nelle quali il materiale di ogni strato serve a definire una fase stilistica. Infine, la scoperta di oggetti egizi nel palazzo gli permette di collegare il mondo minoico all'antico Egitto. Questo procedimento lo autorizza a stabilire, a partire dal 1 905, una cronologia relativa e assoluta, valida per tutta la Creta minoica e divisa in tre grandi periodi - minoico antico, medio e recente ognuno ripartito in tre sottoperiodi. Il suo lavoro è molto influenzato dalla teoria evoluzionistica di Darwin. Nel 1 923 Gustave Glotz noterà nella Civilisation egéenne: "È evidente che Evans combina i dati della stratificazione con le leggi universali dell'evoluzione e le esigenze dello spirito umano" . Nelle linee generali, la sua cronologia è ancora oggi utilizzata.
Gdel
li scavi
palazzo di Cnosso furono una vera impresa: non solo certi quartieri erano conservati su due livelli, ma bisognava anche distinguere le diverse fasi di uno stesso livello. Le sezioni arrivano fino a una profondità di 12 metri. La presenza di oggetti importati, come il coperchio del XVI secolo a.C. recante il cartiglio di Khyan, faraone degli hyksos la fronte, sotto) ha fornito delle date sicure.
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COME DESCRIVERE UNA CIVILTÀ SCONOSCIUTA
La storia dell'arte soccorre gli archeologi
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a qualità estetica degli oggetti minoici infiammò lo spirito degli storici dell'arte, in particolare quello di Reinach: Nello studio "Affreschi che evocano il naturalismo delle dei reperti, pitture giapponesi, Evans comincia rilievi in stucco riconducendo l'ignoto dipinto d'insuperato realismo, pietre dure al noto, secondo un e gemme, avorio e principio costante in steatite cesellati con archeologia. Utilizza una finezza ritrovabile solo nel Rinascimento, frequenti paragoni vasellame in cui tutti la cui varietà è del tutto i nostri amatori di rivelatrice: sono citati ceramiche colorate a fuoco e di maioliche di volta in volta l'Egitto, rare potrebbero trovare la Siria, gli etruschi, dei modelli, gioielli i romani, ma anche con elementi floreali, ornati di smalti e il Giappone, l'arte gemme, oggi a stento rinascimentale e eguagliati dai nostri medievale. Tali paragoni Lalique: tali sono i capolavori con cui i gli permettono di descrivere minoici hanno ornato per approssimazione i tratti le loro dimore per circa un migliaio di anni". di questo nuovo mondo: A fianco il rhyton per esempio, scoprendo nel (boccale da libagione) 1 903 gli idoli di ceramica dei pugili, da Aghia Triada. scrive: "La fabbrica di ceramica installata nel palazzo reale è la lontana antenata di quelle di Vincennes o di Sèvres, della Firenze dei Medici, di Urbino o di Capodimonte, di Meissen e di molte altre fabbriche reali o principesche dello stesso genere". Questo comparativismo è frequente fino agli anni Trenta in tutti i testi specialistici che trattano della civiltà minoica e tradisce l'imbarazzo degli archeologi davanti a una civiltà che sembra non aver nulla in comune con l'Antichità
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classica. Evans va a cercare elementi di paragone fino in India, cosa peraltro non sorprendente per un inglese. Paragona la pianta delle rovine da lui disseppellite a quella di un campo romano, l'alzato a quella di un palazzo del Rinascimento italiano. Ogni oggetto scoperto nello scavo evoca, nello stile, il mobilio di epoche più recenti. n trono di Minosse, per esempio, di cui Evans ha fatto fare alcune riproduzioni in legno per arredare la casa di Oxford e per fare regali agli amici, gli suggerisce questa riflessione: "In questo schienale dalla bordura esterna ondulata, nell'ornamento ogivale posto sotto il sedile, in questa versione in pietra una sedia di legno si potrebbe riconoscere un inginocchiatoio gotico piuttosto che un mobile preellenico" . Sotto la penna di alcuni studiosi entusiasti, l'arte minoica diventa addirittura un compendio della storia dell'arte ! Evans etnoarcheologo ante litteram Per scoprire le funzioni degli oggetti che trova, Evans ricorre a ricerche etnologiche. È convinto che alcune tradizioni, per esempio di Creta o dell'Europa centrale, permettano di spiegare i costumi antichi di cui egli ritrova le tracce, in particolare nel campo delle credenze. Dietro questo approccio c'è un'idea allora molto diffusa, cui Evans aderisce sin dai tempi dei viaggi in Bosnia e delle discussioni con il padre. Così non esita ad accostare un culto preislamico della Macedonia settentrionale, culto cui era stato iniziato nel corso di
g
uando Evans scoprì il trono, ampiezza del sedile dedusse che fosse servito a una donna piuttosto che a un uomo. Perciò in un primo tempo lo chiamò il trono di Arianna, la figlia di Minosse e Pasifae. A fianco, una riproduzione in legno del trono.
L'ETNOARCHEOLOGIA
A Ventesimo
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ll'inizio del
uno dei suoi viaggi, a quello che gli sembra uno degli elementi fondamentali della religione minoica: il culto del pilastro. Allo stesso modo, studia le danze tradizionali cretesi e le paragona alla danza della gru di Teseo o a una determinata immagine minoica. Si interessa poi agli artigiani vasai cretesi, che producono ancora dei pithoi identici a quelli trovati nei magazzini del palazzo. L'etnoarcheologia era stata inventata! Un libro di immagini senza testo Se Evans non ha testi antichi sui cui basarsi, dispone tuttavia di un'abbondante iconografia. Enuncia ben presto il principio secondo il quale
secolo Creta conserva tradizioni molto vive, soprattutto nelle danze e nella musica. Evans coglie alcune somiglianze tra le danze eseguite dai suoi operai e quella rappresentata da un gruppo di statuine scoperte a Palékastro (sotto). Thtto questo gli ricorda anche Omero che, a proposito di Cnosso, parlava di giovani e di fanciulle che danzavano tenendosi per i polsi. Il poeta descrive giovani donne con indosso abiti di tela fine e ragazzi con tuniche di buona fattura che avanzavano gli uni verso gli altri volteggiando con grande disinvoltura.
P suoi successori, er Evans e i
i temi più ricorrenti dell'iconografia minoica sono quelli religiosi: su questa impronta rinvenuta a Cnosso !sotto) gli affreschi di Cnosso hanno valenza storica. Utilizza compaiono anche, quindi le immagini trovate negli scavi per descrivere la da sinistra a destra, società minoica e i fasti della vita di corte. Il sarcofago la facciata di un santuario, la dea di Aghia Triada, scoperto dagli italiani nel l 903, come madre circondata da fiere che custodiscono pure le immagini dei numerosissimi sigilli e marchi, la montagna sacra e · · · gl.1 formscono g1·1 e1ement1· per ncostrmre · · 1a re11gwne una figura di adorante. minoica e i suoi culti: la figura centrale della dea � --.. madre, dea della fecondità e signora delle fiere, � e del suo giovane paredro, di cui Minasse /· ' è il rappresentante sulla terra. Evans fa dunque del r� minoi�o un re sacerdote, prendendo a , prestitO certi tratti dal faraone d'��ltto � ?al .., papato medievale. Crede anche di Identificare 'o_ j . · � i ritratti del re e di un giovane principe. Li vede ,l \1 regnare, grazie a una flotta potente, su gran parte , ! dell'Egeo, su Mil6s e sul continente rniceneo.
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