Appunti Esegesi Del NT

July 4, 2022 | Author: Anonymous | Category: N/A
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ESEGESI DEL NT corso di Filippo Alma Esegesi significa ‘tirare fuori’, in greco exsegheoma exsegheomai.i. L’esegesi è lo strumento, esso non è lo scopo, e tali strumenti esegetici ci aiutano a vedere oltre le finestre bibliche e ad aprirle. L’esegesi è come un archeologo, che scava in profondità, a volte col piccone, scoprendo in modo grossolano, altre volte col lo spazzolino, andando con precisione e minuziosità. Un altro esempio, è come le immagini stereografiche, ti sforzi di vedere in profondità ciò che c’è nell’apparenza della confusione dei colori. Il testo è Re, l’esegeta è al servizio del testo. Leggendolo così com’è, senza cadere nella presunzione che abbiamo capito già tutto, bisogna sempre andare in profondità. (libro, (consigliato) Richard Erickson, Guida introduttiva all’esegesi del Nuovo Testamento, oppure W. Hegger, Metodologia del Nuovo Testamento Testamento). Esegesi: definizione e ruolo per la teologia

Εξήγησis, radice del verbo eks-egheomai, la radice ek, significa ‘moto da luogo’ (da, a partire da), il verbo dopo è ago, che significa ‘condurre’, dunque significa portare fuori da. Nel Nt troviamo questa parola 6 volte. Il verbo eksegheomai ha due significati: ‘esporre, raccontare, narrare’. I testi sono questi:  Lc 24:35, Atti 10:8, Atti 15:12,14, Atti 21:19

C’è un rapporto che viene a partire da, un racconto, una narrazione.  ‘far conoscere pienamente’ o ‘rivelare’, e si trova in Gv 1:18  egli è la più piena conoscenza conoscenza di Dio Immaginiamo come preposizione Eis- «in, dentro», Eisegesi, il senso cambia completamente,  perchè si specificherebbe specificherebbe di vo volere lere andare dentro dentro.. La tentazione ddell’esegesi ell’esegesi è avere avere delle idee e  proiettarle, inserirle all’interno all’interno del testo. Quando Quando invece dovrem dovremmo mo portare fuori, da Ek-. L’esegesi è portare fuori dal testo, l’eisegesi è manipolare il testo. Che cos’è allora esegesi? A. Essa è l’applicazione di un insie insieme me di principi ermeneutici ermeneutici con lo scopo di: spiegare, analizzare, interpretare, comprendere (capire). Spiegare significa ‘togliere le pieghe’, spiegare un foglio accartocciato, togliere le pieghe per poterne leggere il messaggio, per rendere agevole e piana la lettura del testo. L’esegesi si fa a partire dai testi originali, dalla lingua originale (Anche coi libri di Ellen White, o qualsiasi altro testo tradotto). Esegesi significa porre due domande al testo, circa allo scopo e le intenzioni. Qual è l’intentio auctori, intenzione dell’autore? Qual è l’intenzione del testo? B. L’esegesi può essere definita ancora con l’entrare in un dialogo critico con il testo, l’esegesi è un’investigazionee che va dal generale al particolare. Hanz J. Garramer, ermeneuta tedesco dice un’investigazion «Ogni comprensione del singolo elemento è condizionato dalla comprensione del tutto. Ogni spiegazione del singolo elemento presuppone la comprensione del tutto». Questo vuol dire prima di andare al dettaglio della lettura, devo fare una lettura generale, poi posso andare in profondità. Avendo una visione d’insieme, e dopo del particolare. C. Esegesi come «lettura scientifica» dei testi, leggere i testi rispettando la distanza e le condizioni che ci separano dal Sitz Im Leben, dal 21° secolo a quello del testo. È un tentativo di essere oggettivi ai testi. Posso avere una lettura corretta e non corretta, tra queste due opposizioni, in mezzo ci sono altre molteplici comprension comprensioni. i. Lo scopo nostro è quello di avvicinarci al più possibile a quella corretta. David Banon ha scritto un libro L’interpretazione infinita, un rabbino.

 

Tema interessante: Cos’è il concetto di verità? Non tutti hanno lo stesso concetto… e siamo davvero davve ro sicuri quale sia il concetto di verità nella Bibbia? Io sono la Via, Via, la Verità e la Vita, Verità sta in mezzo a questi due nomi, come se essa divarichi e traballi al fine di portarci alla Vita. Son 3 parole messe in sequenza dinamica.

La nostra capacità di lettura è influenzata da vari fattori: 1. L’int L’intensi ensità tà de della lla llettur ettura, a, le lentez ntezza za e atten attenzion zionee 2. Con Conosc oscenz enzaa e padrona padronanza nza ddell ellaa ling lingua ua 3. La prop propria ria esp esperien erienza za di vita vita,, chi è Dio pe perr la tua vita vita,, un medico medico o un arbitro? arbitro? Colui Colui che che ti lenisce le ferite o che ti dice cosa è giusto o sbagliato? 4. Non sol soloo la nostra eesperi sperienza enza di vi vita, ta, ma anc anche he il partic particolare olare stato stato d’animo d’animo del lettore lettore ha effetto sulla comprensione del testo. Lo stesso testo riletto in diversi stati emotivi ci fa comprendere o non comprendere come si dovrebbe. Lettura scientifica del testo significa, dice K. Weimar, linguista tedesco del 20° sec.,  Metodologia del NT , p. 12 «Interrogare, interrogare ed interrogare», cioè per sfuggire all’illusione di leggere velocemente e pensare di capire all’instante ciò che si è letto, bisogna soffermarsi e porsi delle domande. L’aspetto del dilettante è quello di interrogarsi, più sei bravo a porre delle domande al testo, più provi a dischiudere la profondità del testo.  D. La natura scientifica dell’esegesi - L’esegesi, in relazione alla traduzione tr aduzione e alla ricostruzione di un testo, è una scienza. - L’esegesi in relazione alla complessità del linguaggio e della comunicazione è un’arte. Perché ha  bisogno di sensibilità, sensibilità, intuizione, è uun’esperienza n’esperienza ccreativa. reativa. Anche l‘e l‘esegesi segesi ha biso bisogno gno di una sensibilità spirituale - L’esegesi è un work in progress, un cantiere mai concluso. - L’esegesi è un prodotto commerciale, ha un grosso valore. Un commentario cos’è? Un prodotto d’esegesi, che si vende.  E. Il ruolo dell’esegesi per la teologia del NT L’esegesi è ciò che crea la base, sulla quale costruire la teologia. Ha un ruolo di critica, fornisce il quadro del materiale attorno al quale costruire una teologia. L’esegesi è riconoscere che c’è una sensibilità, ma bisogna scavare nella complessità. Black dice «Noi ci svegliamo la mattina, pigiamo un pulsante e la macchina va. Ma sappiamo come funziona la macchina? Eppure la usiamo ogni giorno». Noi cristiani, ogni giorno leggiamo, siamo gli specialisti della Bibbia, ma sappiamo da dove viene questa Parola? Dobbiamo sapere come funziona il motore che sta dietro.

Metodo induttivo come prima lettura dei testi  Nell’ambito della teologia teologia si parla di 2 me metodi: todi: 1. Induttivo: metodo di prepa preparazione, razione, uno studio studio del testo. Esso è l’unico che è avvicinabile al metodo esegetico, parte dalle questioni generali per andare verso le questioni del testo, per  porre più attenzioni attenzioni nel testo. Questo metodo è chiamato chiamato metodo d’analisi, d’analisi, analitico, di studio. Si potrebbe rappresentare come il primo approccio alla Bibbia, portandomi in ascolto del messaggio del testo per giungere al cuore del testo che è il senso. Tutto il resto è funzionale (testo, storia, contesto) ad esso. J. Souvagnà ha usato l’immagine di un frutto. In  particolar modo una una castagna. Non Non si può man mangiare giare subito, bisogn bisognaa togliere il guscio spinoso fuori, poi la cozza del frutto dentro e alla fine si arriva al frutto in sè, al cuore. Un’altra è l’immagine di una spirale, che piano piano ci porta, sempre più concisamente, verso il centro. Per quanto riguarda la prima immagina possiamo trovare diversi livelli: 1. Questioni attinenti al contesto storico, sociale e culturale; 2. Questioni legate al testo in sé, tra vocabolario, sintassi, struttura testo, il contesto letterario, le ripetizioni, tensioni varie parole, opposizioni di del termini; 3. Livello delle idee, temi e motivi principali;

 

4. Nel cuore del testo, c’è il significato del testo, il senso, il nocciolo, l’intenzione del testo e del suo autore. L’etimologia della ‘parola’, viene dal latino  Paraula e dal greco Parabola, qualcosa dunque che racconta. Cioè che dietro una parola c’è un racconto, una storia. Una parola racconta un racconto che strato dopo strato, va al centro e si sintetizza in una sola parola. Questo ci fa capire la ricchezza delle parole. Ognuna ha un mondo dentro. L’osservazione L’osservazio ne è alla base. Una ripetizione, un chiasmo lo scrittore può farla intenzionalmente intenzionalme nte o non intenzionalmente intenzionalmente.. Se c’è o non c’è un chiasmo, poco importa. Isaia  potrebbe averlo averlo fatto apposto o nno, o, idem Paolo. L L’osservazione ’osservazione è un’immaginazione, un’immaginazione, andare oltre le apparenze. 2. Deduttivo: o approccio deduttivo. deduttivo. Esso è ppiù iù vicino alla catechesi catechesi o dogmatica. dogmatica. È un metodo opposto a quello induttivo. Dunque un metodo sintetico, dove si cerca la sintesi, non il cuore. Qui abbiamo un’immagine di un puzzle, dunque abbiamo già un’immagine unitaria alla base. Sappiamo già il senso, l’immagine finale, la questione di cui vogliamo parlare, ma abbiamo tanti piccoli pezzetti da mettere insieme per formare questa immagine. Un metodo espositivo. Siti di ricerca libri online

Circle adventist – sito ufficiale della bibliografia del mondo avventista Adventist theological society – rivista inglese  New Testament Testament Gateway – miniera miniera di pdf di libri avventisti Biblical research institute Journal for the study of NT– sito non avventista Academia.edu Come scegliere un libro Vedere: - Quanto ccoostano, - più recenti, - piu voluminosi, Una bibliografia si sceglie: - cercando cercando nella lingu linguaa mad madre, re, e soprat soprattutto tutto iinn Ing Inglese lese o qualsias qualsiasii altra altra lingua lingua si conos conosca ca - cercare cercare il meglio meglio dei li libri, bri, le migli migliori ori co collezi llezioni, oni, ccomme ommentari ntari (no introdu introduzioni zioni,, perché perché non non sono esegesi). Es: se devo fare un’esegesi di Matteo, vado a cercare anche Mc e Giovanni. Si parla di miracoli? Andiamo a cercare un libro sui miracoli (‘Compendio dei miracoli di Gesù’). Cercare la parola chiave sia al singolare che plurale. Un’altra buona opera è di J. Mayer, 4 voll enormi, ha qualcosa sui miracoli. Dobbiamo dunque cercare una/due parole chiavi Teoria del Testo: fotocopia

 

Metodologia esegetica

«Ricostruzione» del testo del NT 1. Lettura molteplice molteplice del Nt: Ovvero si intente che la lettura de della lla bibbia non sia mai fatta singolarmente o in solitario, bisogna considerare altri metodi e approcci, dunque come comunità interpretante, dice P. Ricoeur. È nel conflitto dei pensieri che nasce l’esegesi. Cosa metodos, all’interno del quale troviamo vuol dire metodologia? Viene dalla parola greca meta-odos , ovvero «seguire una via», «andare dietro ad una via», letteralmente il modo, il

come si ricerca, si investiga, il modo per perseguire, raggiungere, andare dietro allo scopo, l’obbiettivo. Cioè non si fa ricerca biblica, esegesi a caso, ma ce segui una metodologia, per fare i giusti passi. 2. Metodi e approcci approcci: Più che metodo, metodo, esso è un aapproccio, pproccio, che tie tiene ne conto di alcuni alcuni relazioni

3. Sincronia e diacronia diacr onia: approccio si sincronico ncronico ha a che fare con la fo forma rma finale, co conn il fermo immagine del testo in se. Mentre quello diacronico faceva utilizzo di tutti i dati precedenti alla stillazione finale, ovvero il Sitz im Leben  interessati al movimento dell’immagine. Matteo, Marco e Luca sono i responsabili della ricezione e rielaborazione. ,

………….T  sincronico 

T

diacronico

1 Cor 15:1ss: ogni autora scrive quello che scrive perché ha trovato le sue fonti. Approcci in prospettiva sincronica: - Semantica - Sinta intatt ttic icoo sstr trut uttu tura rale le - analisi narrativa - an anali alisi si re retor torica ica,, tenta tentativ tivoo del del te testo sto di conv convinc incert ertii - analisi pr pragmatica ica  prospettiva diacronica: diacronica: --

ccrriittiiccaa ddeellllee ffoorme nrm ti e esemp es empii del del pol poloo dell dellaa sstor toria, ia, co conte ntesto sto storic storicoo critic criticaa stor storica ica,, ricos ricostru truzio zione ne del delaa fatt fattoo sstor torico ico metodo metodo ccompa omparativ rativo, o, op opportu portunità nità di co confron nfrontare tare (es. scritti scritti di Qumran Qumran o altri altri scritti) scritti) conte co ntestu stuali ali,, le legat gatii al alla la tteol eologi ogiaa della della lib libera erazio zione ne lega legati ti all allaa sc scie ienz nzaa um uman anis isti tica ca psicologica

Questione di carattere introduttivo

Ricostruzione del testo del NT: 1Cor 2:1 nella NR dice ‘testimonianza’, ovvero marturia, mentre nell’originale greco dice letteralmente ‘mistero’, misterios. Altro esempio di traduzione 1 Cor 1:18 dice ‘messaggio della croce’, kerygma, ma dice logos, quindi ‘parola della croce’. Definizione: la critica testuale si occupa di collazionare (confrontare, catalogare, comparare, valutare) i manoscritti a disposizione nel tentativo di ricostruire il testo originario o comunque quello più vicino ad esso. (continua con la fotocopia)

 

Critica testuale è una ricerca r icerca scientifica, legata al reperimento dei manoscritti antichi, metterli insieme e capirne le differenze, chiamate ‘varianti testuali’. Sia i testi biblici, sia i testi filosofici sono giunti a noi come copie delle copie. Quindi entrambi hanno probabilmente errori all’interno. La Bibbia però è stato il documento più preservato e conservato rispetto tutti gli altri testi ‘pagani’ giunti a noi. Ehrman Bart D., Gesù non l’ha mai detto. Millecinquecento anni di errori e manipolazioni nella traduzione dei Vangeli, Mondadori Ma anche Platone, Aristotele, Dante… non l’hanno mai detto. Non ha molto senso.

Appunti in più, ottimi gli appunti di Filippo. (fotocopia e powerpoint) Ancora oggi il textus receptus r eceptus (ND, KJV) è usato. È un testo piu conservatore, soprattutto riguardo al tema della divinità di Gesù. Traduce da Erasmo, gli altri testi o versioni. Per questo la Diodati ha ancora alcuni limiti oggi, perché è ripresa da un manoscritto molto antico. 1 Tim 3:16 Dopo il textus receptus sono arrivate le prime edizioni critiche. Delimitazione della struttura testo

Struttura della lettera ai Romani: Pre Presc scritt ritto o episto epistolar lare, e, ca capp. pp. 11:1:1-17 17 Qui1.abbiamo 3 pericopi: a. Vv. 11-7, 7, ha a cche he far faree coi sa saluti, luti, nnotizi otiziee e le cr creden edenziali ziali di di Paolo, Paolo,  b. Vv. 8-15, ‘il deside desiderio rio di Paolo di recarsi recarsi a Roma’ per conoscerli conoscerli e scambia scambiarsi rsi doni spirituali c. Vv. 16 16-17, -17, sscopo copo e tesi ddella ella le lettera ttera (il (il giust giustoo vivrà per fede) fede) 2. Co Corp rpo, o, ccap app. p. 11:1 :188-15 15:1 :133 Questo blocco è suddivisibile in 2 macro-sezioni: a. Capp Capp.. 1:18-11 1:18-11:36, :36, ‘Il vang vangelo elo dell dellaa salvez salvezza za in Cristo’, ch chee costituisce costituisce l’‘indicat l’‘indicativo ivo della fede’, la buona notizia della salvezza in Cristo. Qui troviamo come Dio ci salva. In questa parte ci sono altre 3 parti: i. Pa Pass ssat ato, o, leg legat atoo al ccon once cett ttoo di ppas assa sato to,, gi gius usti tifi fica cazi zion onee per per fede fede (ca (capp pp.. 1:18 1:18-4 -4:2 :25) 5) ii. ii. Pr Pres esen ente te,, gli eeff ffet etti ti de dell llaa gi gius usti tifi fica cazi zion onee pe perr fede fede e la vit vitaa nuov nuovaa nell nelloo spir spirit itoo (capp. 5:1-8:39, praticamente, praticamente, tutti e trè!!) iii. iii. Futuro Futuro,, ccosa osa ne sar saràà di Isr Israel aelee alla alla luce luce della della fed fede, e, ovve ovvero ro ilil rappo rapporto rto tra Israel Israelee ed il vangelo (capp. 9:1-11:36)  b. Capp. 12:1-15:13 12:1-15:13,, ‘la risposta del cre credente dente al vange vangelo’, lo’, l’’imperativo della fede’. fede’. Qui ci dice cosa dobbiamo fare alla luce della volontà di Dio, è dunque la parte esortativa. Suddivisibile in: i. Capp Capp.. 12 12:1 :1-2 -2,, ‘f ‘fon onda dame ment ntoo de dell ll’e ’etic ticaa cr cris isti tian ana’ a’,, siam siamoo cchi hiam amat atii tutt tuttaa la no nost stra ra vita ad offrirci come sacrificio vivente ii. ii. Ca Capp pp.. 12 12:3 :3-1 -13: 3:14 14,, ‘a ‘amo more re den dentr troo e fu fuor orii dell dellaa comu comuni nità tà e all all’e ’est ster erno no del della la comunità’. - Amo Amore re all’in all’inter terno no del della la com comuni unità, tà, cap cap.. 112:3 2:3-21 -21 - Amore all’e all’estern sternoo ddella ella comu comunità nità (rispetto (rispetto delle delle autori autorità tà civili civili,, buoni buoni comportamenti alle leggi dello stato), cap. 13:1-7 - Amo Amore re ccome ome sin sintes tesii e co compi mpimen mento to ddell ellaa legge legge,, 13:813:8-14 14 iii. iii. Ca Capp. pp. 14: 14:1-1 1-15:1 5:13, 3, ‘Amore ‘Amore com comee aacco ccogli glienz enzaa tra tra fo forti rti e debo deboli li nell nellaa dive diversi rsità’ tà’ 3. Pos Post-s t-scri critto tto,, ca capp. pp. 15: 15:1414-16 16:27 :27

 

a. La miss missione ione di Pao Paolo lo ed i suoi prog progetti etti di via viaggio ggio futuri futuri (Gerusalem (Gerusalemme, me, Roma e Spagna) Spagna),, capp. 15:14-23  b. Capp. 16:1-23, ra raccomandaz ccomandazioni ioni e saluti finali (saluta 26 persone) c. Chi Chiusu usura ra do dosso ssolog logica ica,, capp. capp. 16: 16:24 24-27 -27 Per l’esame Filippo vuole sapere a memoria le sezioni principali, queste all’interno sono meno importanti. L’utilità di segmentare i testi, o meglio, costruire delle unità minori, ridurre il testo nelle più piccole unità letterarie, ovvero le pericopi. Bisogna dunque scomporre scomporre le varie parti per capire i vari temi. Segmentare, secondo B. Corsani, significa che le principali componenti del testo possono essere scomposte in altre componenti, lui le suddivide in 4 parti: 1. Unità lette letterarie rarie o pparag aragradi radi di bbase ase (o peric pericopi) opi) da dall greco peri-kopto. La pericope è il più  piccolo brano dotato dotato di senso ccompiuto, ompiuto, una un unità ità dunque sign significativa. ificativa. Es: ‘la moltiplicazione dei pani e dei pesci’, o potrebbe essere anche una parabola, o semplicemente un cambiamento di tema è indice di piccole pericopi. 2. Sezio Sezioni ni (g (grup ruppi pi di uunit nitàà le lette tterar rarie) ie) 3. Parti Parti,, (ovv (ovvero ero pi piùù sez sezioni ioni che che comp compongo ongono no que queste ste pa parti) rti) 4. Scrit Scritto to (part (partii che com compong pongono ono lo sc scritto ritto,, es: van vangelo gelo,, epistola, epistola, etc…) etc…)

Quali sono gli indizi testuali per segmentare il testo? Sono 4: 1. Camb Cambiamen iamento to di te tema ma (in magg maggioran ioranza za nelle nelle ep epistol istole) e) 2. In dica cazi zion oni ddii temp luog luogooo (ma 3. Indi Indic Indicazio azioni nii di tempo (maggior ggiormente mente nei Vang Vangeli) eli) La suddivisione in capitoli dal 13° sec., quello dei versetti dal 16° sec. e come hanno fatto? Proprio sulla base di questi indizi. I vv. ed i capitoli non sono stati messi da chi ha scritto, vi sono dunque dei paratesti in essi, ovvero dei titoletti per le frammentazioni. 4. Camb Cambiamen iamento to di gener generee lettera letterario, rio, sia ne neii vange vangeli li che nell nellee lettere. lettere. (es: Mt 12, miracoli miracoli in sequenza,, mentre nel 13, inizia a raccontare una serie di parabole)  cambiamento di sequenza genere letterario. Per esempio Atti 5, se si inizia a leggere dal v. 1 non ha senso, si devono leggere i vv. prima di quello. Dunque si, bisogna dividere i testi, in piccole pericopi, ma bisogna considerare e riflettere sul contesto che lo circonda.  Nella Greek New Testament Testament il v. 21 di Ef. 5 è collegato collegato al v. 22 e ss. ss.,, mentre nella ND il 21 è separato dal 22. Dunque sta a noi capire il contesto. Nella GNT non sta il verbo nel v. 22, per questo si prende in considerazione il verbo del v. 21, anzi, ha bisogno di prendere quel v. 21. Per questo li collega. Questo ci fa capire quanto sarebbe pericoloso considerare considerare da sole le varie pericopi. Bisogna delineare i diversi contesti letterari in cui si trova la nostra pericope.

 

Ci sono diversi contesti letterari, quali sono? a. Cont Contesto esto imm immediat ediato, o, che son sonoo i vv. che precedon precedonoo e seguo seguono no la pericope pericope in question questione, e, al centro.  b. Contesto più ampio, ampio, per esemp esempio io la cornice letteraria, ovvero ovvero quella sezione sezione entro la quale quale è inserita la nostra pericope. Es. Mt 13, qui abbiamo una serie di parabole, che dipendono dalle altre pure. Il contesto è simile. c. Cont Contesto esto lar largo go o dell’i dell’intero ntero sc scritto, ritto, es es.. Nicode Nicodemo mo (Gv 3) che sc scompa ompare, re, non si sa che che fine fa. Poi ricompare al cap. 19. Dunque è un contesto molto più grande. Esercitazione in classe: Matteo 5:1-35  pericope 1 vv. vv. 1-12  Le beatitudini (1-3, cornice letteraria)  pericope 2 vv. vv. 13-16  Sale della terra e luce del mondo  pericope 3 vv. vv. 17-19  valore eterno della legge di Dio Pericope 4 vv. 20-48  le 6 antitesi sulla legge di Gesù: ‘vi fu detto che’, si ripete spesso v. 28, 43, e altri prima, questo designa un nuovo tema che ha sempre inizio. Traduzione provvisoria del testo

Tradurre i testi antichi è un’arte davvero difficile, Antonie B. dice «tradurre è sia abitare nella lingua straniero, sia dare Launa lingua si evolveperfetta, col tempo, anche traduzioni devonodello andarci appresso. Non ospitalità». esiste dunque traduzione sonodunque tutte utili, malenessuna è indispensabile.. Ogni nuova traduzione non esaurisce mai il senso profondo e la ricchezza semantico indispensabile del testo in lingua originale. Es: Matteo 5:48, c’è una diversa traduzione ‘siate perfetti’, ‘sarete perfetti’. In fase preparatoria all’esegesi di un testo si deve distinguere la traduzione personale e provvisoria, da quella finale. Ci sono 2 importanti obbiettivi al fine di una buona traduzione: traduzione: a. fedeltà all’originale, ovvero non aggiungere nulla, ne sfumature di lingua che possa venire a cambiare il senso o l’enfasi. b. comprensibilità per i nuovi temi. Non si può lasciare comunque neanche troppo letterali, perché nella lingua in cui è stata tradotta non ha un senso molto forte - La tra tradu duzzion ione in in 2 fasi fasi:: a. La com comprens prensione ione del del testo: ccapire apire m meglio eglio possi possibile bile il tes testo to a partire partire dalla dalla lingua originale o di partenza  b. La ricostruzione lin linguistica: guistica: il traduttore deve potere riprodurre un te testo sto con la piu alta equivalenza possibile fra lingua di partenza e la lingua d’arrivo. Domande essenziali essenziali per ogni traduttore:

Esistono due tipi di traduzione:

 

a. Per equ equivale ivalenza nza forma formale, le, è il tenta tentativo tivo idea ideale, le, di tradu tradurre rre i testi in conside considerazio razione ne della forma forma letterale e sintattica del testo originale. È orientata principalmente sull’autore del testo e sulla struttura del testo di partenza. È dunque la traduzione tr aduzione più fedele.  b. Per equivalenze equivalenze dinamiche dinamiche,, il testo tradotto deve es esercitare ercitare sul lettore di ooggi ggi lo stesso effetto del testo originale sul lettore dell’epoca. È orientata principalmente sul lettore contemporaneo. Mc 1:15  differenza tra kairos, che è il tempo qualificato, specifico di qualcosa in particolare, di grande contenuto, mentre kronos è dedito allo scorrere del tempo. Qualcosa si è compiuto, ciò che doveva succedere succedere è accaduto, è giunto a termine. Inoltre troviamo due verbi interessanti, metanoeite e pisteuo, convertitevi e credete. La CEI rispetta molto la giusta traduzione, mentre la TILC traduce con ‘cambiate vita’. Mentre nella CEI traduce ‘il tempo è compiuto’ e nella TILC ‘il tempo della salvezza è venuto’, è una forzatura aggiungere ‘salvezza’, perché nel testo originale non c’è. Si può  pensare dunque dunque che facc faccia ia riferimento alla venuta ddel el Messia. Rom 10:4  per telos, si intende ‘raggiungere lo scopo’, o semplicemente ‘la fine’. Oltre ciò il verbo essere qui è sottinteso. Traduzione letterale: «Lo scopo della legge è Cristo, per la giustificazione di ognuno che crede». La CEI traduce ‘il termine della legge’, si sofferma sul tempo come ‘la fine’. Mentre la TILC traduce ‘Cristo è lo scopo e la fine della legge di Mosè’, è molto più definita, esce fuori dalla bolla del testo greco. Inoltre nel testo greco si dice dicaiosunev, ovvero giustizia, inteso come giudizio. Mentre la TILC traduce ‘è posto nella giusta relazione con Dio’. La giustizia di cui ci parla Paolo è inteso come fu per il profeta Isaia, che significa salvezza salvezza,, Dio che ci rendela egiusta dichiara giusti. con Cristo è lo scopoalla della di essendo Mosè, affinchè crede posto con relazione Dio, grazie fedelegge in lui, in pace chiunque e riconciliati convenga lui. Questa definizione della TILC va molto bene. La NVB traduce molto bene la prima parte, anche la ND ha un’ottima traduzione. Mentre la NR usa un plurale più elegante ‘tutti coloro che credono’. Analisi strutturale

Approccio sincronico dell’analisi strutturale: L’analisi strutturale significa in sintesi ‘passare ‘ passare i testi ai raggi X’, facciamo dunque una radiografia, attraverso la quale possiamo vederne ‘l’architettura del testo’, dunque è come osservare un muro di  pietra. Immaginiamo di osservare un ddii pietra. Da lotano il mu muro ro appare formidab formidabil, il, una barriera compatta. Da vicino vediamo che non è soltanto un muro di pietra, è anche un muro fatto di pietra, di diverse dimesioni, forma e composizione. I testi non sono diversi dai muri, i testi vengono costruiti a partire da parti distinte, messe insieme secondo schemi particolari per trasmettere un messaggio particolare. Questi testi sono messi insieme mediante congiunzioni, pronomi, ripetizioni e cambiamenti. Obbiettivi dell’analisi: 1. Reperire Reperire e descrivere descrivere l’articola l’articolazione zione del del testo testo (approccio (approccio descrittivo), descrittivo), ovvero che prova

a vedere come è articolato il testo 2. Illu Illumi minar naree il sen senso so del del tes testo to, facendo luce sull’idea, o per capire quali sono le idee  principali o secondarie. secondarie. Elementi di metodo: a. Less Lessic ico o e stat statis isti tich chee

Gv 18:38  cos’è la verità? In Mt il concetto di verità si trova solo una volta, in Mc 3, così come in luca, ma in Gv 20 volte. Dunque se cerchiamo la verità ( aletheia) sappiamo che in Gv troveremo la risposta.

 

Per quanto riguarda invece la dikaiosune, ovvero la giustizia, troviamo una ricorrenza di tale  parola in tutto il Nt come come 92 volte, ma è in stra-gran maggio maggioranza ranza nel Corpus Paolinum, con 35 ricorrenze in Romani. La parola kriticos, che significa ‘capace di giudicare, valutare’. Essa ricorre in tutta la Bibbia, soltanto nell’epistola agli ebrei (4:12). È dunque un apax allegomen (in the whole  bible) Un altro termine raro nel Nt, che ricorre solo due volte, In ebrei, e nel corpus paolinum, In Rom 3:25, ilasterion, ‘sacrificio propiziatorio’. Nell’AT il propiziatorio era il coperchio dell’arca (un contenitore), dove sopra vi erano gli angeli. Interessante come Paolo usa questo termine. Il Signore definisce il personaggio con questo termine figurato, lo fa diventare il coperchio dell’arca. Ebrei 9:5, qui si descrivono gli oggetti materiali, mentre in Rom lo si attribuisce a Cristo il  propiziatorio, c’è quindi quindi invece una sfumatura teolog teologica. ica. b. Forme Forme e funz funzion ionii gramm grammatic aticali ali

Che sono: i. Tempi verbali ii. Modi verbali iii. Verbi iv. iv. Part Partic icel elle le di coll colleg egam amen ento to:: pre prepo posi sizi zion onii e co cong ngiu iunz nzio ioni ni v. Sostantivi e nomi vi. Aggettivi vii.

A vverbi in particolar modo sottolineare i verbi d’azione! Bisogna

c. Prop Propri rietà età stil stilist istic iche he e retor retorich ichee

Figure stilistiche e figure retoriche d. Strutt Struttura ura ed arti articola colazion zionee del testo testo

Come è fondamentale per chi scrive organizzare il proprio materiale, cosi è fondamentale  per chi legge e vuole capire un testo, scoprire la ssua ua specifica cchiave hiave d’organizzazione d’organizzazione (in macro la struttura di uno scritto, ed in micro la struttura di un brao). Taxis, ‘ strutturare’ strutturare’ letteralmente. Dev’essere uno schema, con una mappa concettuale

Ripetizioni significative: Mt 28:18-20, si ripete (si itera),  panta, che significa ‘tutto’. Questo sottolinea la missione della chiesa: 1. ‘Ogni pote potere’, re’, oovver vvero, o, tu tutto tto è poss possibile ibile in Gesù Gesù 2. ‘tutti i po popoli’, poli’, ovve ovvero, ro, iill van vangelo gelo non ha bbarrie arriere re

 

3. ‘tutte qu quante ante le co cose se che vi ho co comand mandato’, ato’, ov ovvero, vero, in insegn segnare are tutta tutta la volontà volontà di Dio 4. ‘tutti i giorn giorni’, i’, ovve ovvero, ro, la pres presenz enzaa di Gesù al nos nostro tro fianc fiancoo è una certezza certezza,, non siamo soli.  Non a caso il numero 4 nella Bibbia, Bibbia, rappresenta la completezza. completezza. Mt 23:8, si ripete ‘guai a voi…’ in greco uai de umin. Si ripete 7 volte, al v. 13, 14, 15, 16, 23, 25, 27, 29. Anche In Mt 5:21-48, ci sono 6 antitesi, ‘voi avete udito che fu detto … ma io vi dico’ Rom 14:1-15:7, ‘accogliere l’altro poiché è come Dio accoglie’ Questa giunzione rappresenta una cornice letteraria. La ripetizione fa da cornice del racconto, perché si trova sia all’inizio che alla fine, in Rom 14 e 15. È dunque un’inclusione. un’inclusione. Si ripete proslambanomai, due volte pima proslambaveste e poi proselabeto. Quando si ritrova un verbo che apre una pericope e la chiude, significa che il discorso è unitario. Rom 5:1-11 «giustificati-riconciliati per mezzo di Gesù Cristo», qui si trova il verbo  Kaucomai, che significa ‘vantarsi’, in entrambi i vv. Inoltre si ripete la parola ‘riconciliati, sia al 5 che all’11. L’inclusione più ampia e più complessa da cogliere, sottolinea come una ripetizione sottolinea tale riconciliazione con Cristo. I parallelismi sono strutture ripetitive, spesso ripetendo un concetto con parole diverse, es: (1) AB//A’B’, questo è sinonimico. Questi parallelismi li usiamo anche nel nostro parlare odierno, es: «Tale tale figlio». Dunque chiunque può fare tali ripetizioni, non si deve essere chissà qualepadre, linguista.  Nel NT un esempio esempio di tale paralle parallelismo lismo è in 1 Cor 10:21 «non potete bere bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni», questa è una chiara ripetizione, chiamata isocolon¸ che è una figura retorica che consiste nella perfetta corrispondenza fra due o piu membri di un periodo, per numero e disposizione di parole. Seguendo tale struttura e disposizione (AB//A’B’), stessa posizione del verbo e del sostantivo. Un altro parallelismo è (2) AB//A’B’ antitetico, ovvero una ripetizione con una contrapposizione. contrapposiz ione. Lc 10:2 «Il raccolto è grande, ma gli operai sono pochi». Un’altra costruzione particolare particolare è (3) il Chiasmo, AB//B’A’. C’è un detto popolare che dice denti,, chi ha denti denti  non ha pane pane»» «Chi ha pane  pane non ha denti Luca 23:35 «Altri «Altri ha salvato, salvi se stesso», stesso», un altro esempio di chiasmo.

Strutture concentriche: A A’   B B’   C Dove C è il punto centrale. Es: Rom 5:1-11, qui c’è tale costruzione. A: «Giustificazione per fede, pace con Dio attraverso Cristo» (vv.1-2a)   B: «Speranza della gloria di Dio» (vv.2b-5a)   C: «Morte di Cristo, manifestazione dell’amore di Dio» (vv.5b-8)   B’: «Speranza della salvezza futura» (vv.9-10) A’: «Riconciliazione con Dio attraverso Cristo» (v.11) L’apice di questo brano è nella morte di Cristo.

 

Un’ultima costruzione è la struttura a sandwich (o panino): A A’   B - Es: Mc 5:21-24   A: la richiesta di guarigione della figlia di Iaro (5:21-24)   B: Incontro e guarigione della donna dal flusso di sangue (5:25-34) A’: resurrezione della figlia di Iaro (5:35-43) ANALISI SEMANTICA

Essa si occupa dei contenuti, dei significati, delle parole, delle parabole, dei discorsi e dunque dei testi, cercando di capirne iìla valenza di significato dei singoli lessemi (la piccola unità del lessico). Quali domande si pone la semantica: Che cosa significa tale termine? Cosa voleva dire l’autore con tale parola/espressione? parola/espressione? Siamo sicuri che quando traduciamo tale parola, sia una buona traduzione? Cosa vuo dire questo testo/brano? Es: «Gli esseri umani perdono di vista Dio», «Di fronte al perdono di Dio, gli esseri umani devono scegliere…» La semantica è la scienza che si occupa del significato di segni e di combinazioni di segni linguistici, ossia della relazione fra fora e contenuto, tra significante e significato, e ciò nelle parole, nelle frasi e nei testi. Essa ci serve per approfondire il senso del testo. La semantica si divide in due parti: a. Del les lessico sico,, ogni sing singolo olo less lessema ema è portatore portatore di pol polisem isemia, ia, ovvero ovvero molteplici molteplici signific significati. ati. Il senso di un lessema è definito, precisato, dalla concatenazione concatenazione (ovvero relazioni sintagmatiche o paradigmtiche) con altri lessemi che formano il contesto di riferimento. - Rela Relazioni zioni sinta sintagmat gmatiche, iche, hann hannoo a cche he veder vederee con con la disposizio disposizione, ne, l’ordi l’ordine ne delle parole, una parola detta prima di un’altra può indurci ad un significato. Es: «In principio la terra creò Dio»… «ma in che senso…?» - Rela Relazioni zioni para paradigm digmatich atiche, e, ha hanno nno a ch chee vedere vedere col cambi cambiare are una una parola parola,, es: «In principio Dio creò il cielo e la terra»  «Nel principio Dio creò l’universo», cambia la parola, ma non il senso, perche la parola appartiene allo stesso paradigma o modello semantico della parola prima. Sono le frasi e non le parole che formano l’essenza del discorso, così coe le equazioni e le funzioni, e non i numeri in sé, formano il contenuto reale della matematica. Metodo e fasi dell’analisi semantica:   A. De Dell less lessic ico: o: 1. 2. 3. 4. 5. 6.

Elen Elencare care in man maniera iera esa esaustiv ustivaa tutti i passi in cu cuii ricorre il les lessema sema in question questionee Defin Definire ire i dive diversi rsi cconte ontesti sti in cui il les lessema sema appa appare re Ra Raggr ggrupp uppare are i te testi sti pper er ge gene neri ri le lette tterar rarii Indiv Individua iduare re le loc locuzio uzioni-es ni-espress pressioni ioni in ccui ui il les lessema sema aappare ppare Delin Delineare eare il cam campo po sema semantico ntico de dell lesse lessema ma (sfum (sfumature ature di se senso, nso, sinoni sinonimi mi e contrari) contrari) Conf Confronto ronto del delle le acce accezion zionii semanti semantiche che con l’us l’usoo dello stes stesso so lessema lessema in altre lette letterature rature giudeo-ellenistiche

7. Scegliere o stab stabilire ilire quale parola, in italiano italiano, , esprime la miglio migliore re equivalenza equivalenza semantica semantica del del lessema greco, in base al suo contesto letterario e teologico

 

Alcuni strumenti per fare tutto questo sono:

 Parousia, si usa in 1

Cor 16:17 anche nel senso di ‘venuta’, ‘arrivo’ della persona, ma non in senso spirituale o di escatologia.  Exsousia, usata nel Nt ha due significati, ‘autorità’, o ‘potere’. Mt 28:18 «Ogni potere…» sarebbe stato meglio usare ‘autorità’, più che potere.  Psiuke, nel Nt significa tante cose, ‘animo’, ‘vita’, ‘(l’intera) persona’ in At 2 (qui dice che si convertirono 3000 psiukai, persone, anime)  Afesis, che significa perdono, è un termine che si riavvicina al verbo affiemi, ovvero

 perdonare. Afesis Afesis è sempre usato usato con un’acc un’accezione ezione spirituale, ccome ome la preghiera del del padre  Nostro. Mt 13:36, qui qui si trova il verbo affiemi, qui abbiamo un altro senso del verbo, è usato in senso letterale, ovvero di ‘lasciare scorrere’, ovvero abbattere i muri, lasciar fluire la relazione tra Dio ed il popolo, dare vita. Dio non perdonò la folla, ma la lasciò andare, la lasciò scorrere, la lasciò congedare. congedare. Mc 2:5-7, Mt 18:27 e 32. C’è un aspetto materiale del termine affiemi. B. Del te testo Metodo – fasi dell’analisi semantica di un testo, scoprendo i singolarismi e pluralismi: 1. Cre Creare are un iinv nvent entari arioo se seman mantic tico: o: a. Delin Delineand eando, o, appun appuntarsi tarsi alc alcune une poss possibili ibili line lineee di significato significato affine, affine, come sinonimi, sinonimi, trama, tema, filo, conduttore. Es: Rm 5:12-21  b. Delineare le eve eventuali ntuali opposizioni semantiche, semantiche, contrari, contrapposizioni, contrapposizioni, antitesi antitesi di termini e di significato. Es: Vita/morte  contrapposizione, contrario c. Evid Evidenzia enziare re la line lineaa di sign significa ificato to preva prevalente lente,, una centrale centrale o princi principale. pale.

 

2. Verif Verifica ica de dell’ide ll’ideaa che ci si è fatti fatti del ssenso enso di un testo: testo: a. Riscr Riscrivere ivere il tes testo to per clas classi si gram grammatic maticali ali in colon colonne ne separate, separate, per per soggetti, soggetti, predicat predicati,i, oggetti, circostanze.  b. Elaborare una so sorta rta di indice o di sommario sommario dei conten contenuti. uti. Es Mt 5*, parla di  preghiera, preoccupazioni, preoccupazioni, Dio Mammona. Mammona. Questo m metodo etodo aiuta a imp impadronirsi adronirsi del tema, facendosi l’inventario dei contenuti. c. Cogli Cogliere ere il verse versetto, tto, l’af l’afferma fermazione zione,, l’enfasi l’enfasi più import importante ante e/o central centralee del testo. testo. Sottolineare con un evidenziatore la cosa centrale, tra le cose importanti che ci sono nel testo, ce n’è sempre qualcuna di più importante. *Es: Rom 5:12-21, è molto articolato, ci sono diversi temi da intendere, bisogna leggere e rileggere Ha una struttura binaria, morte e vita, peccato e giustizia.

Sinonimi e contrari. Mancano 15 minuti di spiegazione 2Tm 4:1, si trova l’espressione to mellontos, colui che deve venire Cosa possiamo cogliere da questo parallelo di essere in Adamo e in Cristo. Paolo qui ci vuole convincere di essere nel peccato, in quanto esso è universale. Rom 6:23, Paolo dice quale sia la causa del peccato, esso ti ricompensa con la morte, dunque l’universalità del peccato sottolinea l’universalità della morte. Dunque la prima umanità in Adamo ha come eredità la morte. Invece la l’umanità in Cristo è promessa a vita eterna.

 

Cap. 6:23, la ricompensa di Adamo sarà la morte. Qui Paolo utilizza il dono di Dio, il carisma di Dio, la grazia di Dio, è offerta da Dio per la vita eterna. Infatti al v. 15-16 di Rm appare la parola ‘carisma’ In 1 Cor 15:22 c’è un parallelismo, con Adamo=morte e Cristo=vita. Ciò che Paolo voleva tesstimoniare è l’evidenza che noi tutti passiamo dalla morte alla vita. Dunque per quanto riguarda la semantica, il senso dei singoli vocaboli incide sul senso generale del testo, tes to, co così sì com comee il sen senso so ge gener nerale ale del del tes testo to ori orient entaa il se senso nso co conte ntestu stuale ale dei vocabo vocaboli. li. Ogni Ogni comprensione del singolo elemento è condizionato dalla comprensione del tutto. Ogni spiegazione del singolo elemento presuppone la comprensione del tutto. Si va dunque dal testo al dettaglio L’INTERTESTUALITA’ È un approccio sincronico alla Bibbia. Ovvero prendere dei collegamenti con da un libro all’altro, es: genesi con l’Apocalisse. Collegare versetti con altri versetti. Quanto può essere forzato o quanto applicabile? Il termine intertestualità è recente e si fa risalire a Julia Kristeva (1967), secondo la quale ogni testo si costruisce come mosaico di citazioni, ogni testo è assorbimento e trasformazione di un altro testo. Leggendo e scrivendo, in un modo o nell’altro, siamo continuamente in dialogo con altri teste. A ogni libro, dalla Bibbia in giù, sono associate idee e altri libri; Ogni scrittura porta con sé altre scritture. Definizione d’intertestualità:

Cosa si intende per enciclopedia? Ogni umano ha un’enciclopedia personale, nel proprio gruppo di famigl fam iglia, ia, es: nella nella fam famigl iglia ia Alm Alma, a, c’è l’e l’enci nciclo cloped pedia ia per person sonale ale,, gli ‘almin ‘almini’ i’ o il ‘cuppe ‘cuppel’, l’, il computer. Nell’enciclopedia personale potremmo dire una parola che tutti gli altri invece non capiranno perché non conoscono. Secondo G. Genette ogni testo porta con sé un intertesto, che consiste in citazioni implicite o esplicite, allusioni, imitazioni. Rom 1:17 è una citazione implicita, perché paolo lo sottolinea che ‘sta scritto’. Ap 21:24-25 e Is 60:11 Un testo prta sempre ad un altro testo, ma porta con sé un intertesto, consistente in citazioni implicite implicite o esplicite, allusioni e imitazioni, tracce, eco e rinvii. Es: Ap 21 contiene tante citazioni

 

L’intertestualità è un approccio sincronico, tuttavia, la linea del tempo resta un criterio significativo  per determinare quale testo (o autore) può verosimilmente averne influenzato o ispirato un altro. Che sia stato scritto ovviamente prima del testo. Dunque intertestualità significa consultare testi che lo precedono, perché è un testo su cui si è basato. Leggendo Isaia ovviamen ovviamente te non posso considerare l’Apocalisse perché è sicuro che lui non abbia preso spunto da quello, in quanto successivo ad Isaia, li non potranno mai esseri citazioni riprese o copiate. Per questo è un approccio sincronico. Es: Gv 8:58 «Prima che Abrahamo fosse nato, io sono» qui la linea del tempo non è rispettata, invece di scrivere ‘io ero’, scrive ‘io sono’, dal punto di vista di grammatica è scritto pure male. In Es 3:14 si ripete la stessa parola ego eimi. (ho perso l’argomentazione) Seconda argomentazione: Ricercando dal greco tale espressione ego eimi, nel NT troveremo svariati testi, in quanto è usato molte volte senza però un senso stretto ma un semplice ’io sono Cristina, io sono Mario ecc’. Ma non troveremo tanta carica teologica, come la troviamo in Gv, e qui troviamo 7 metafore di ego eimi, con senso teologico 1. Gv 6:3 6:35, 5, seg seguito uito ddaa un no nomina minativo, tivo, ««io io son sonoo il pa pane ne della della vita» vita» 2. Gv 88:12 :12,, «io «io sono sono llaa luce luce ddel el m mond ondo» o» 3. Gv 10 10:7 :7 e 9, «i «ioo son sonoo la po porta rta ddell ellee pec pecore ore»» 4. Gv 110:1 0:111 e 14, 14, «i «ioo sono sono il buon buon past pastore ore»» 5. Gv 111:25 1:25 «io sono la resurre resurrezion zionee e la vita» vita» 6. Gv 114:6 4:6 ««io io sono sono la via via,, la vveri erità tà e llaa via via»» 7. Gv 115:1 5:1,, 5 «io «io ssono ono la vvera era vit vite» e» Terza Te rza arg argome omenta ntazio zione: ne: In Gv, dun dunque que Gesù Gesù ripete ripete ‘io sono’, sono’, anche anche la notte, notte, qua quand ndoo viene viene sequestrato tradito da Giuda. Gv Perchéuna cadono a terra?delForse avviene qualcosa di ego 18:4-6. eimi, esprime straordinario,e la sua espressione rivelazione divino, del vero Dio, una teofania. È dunque lo stesso Dio di Esodo. Isaia 53:4, questo è il canto del servitore dell’Eterno. Nell’ebraico la parola halaienu, che significa ‘le nostre malattie’. Nel greco (nella septuaginta) invece hanno slittato il senso letterale, cioè ‘i nostri peccati’. È stato capito, riletto, e ricevuto male. In mt 8:17, c’è una citazione esplicita di Isaia, viene proprio nominato, e viene detto quanto segue «affinchè si adempisse ciò che fu detto dal  profeta Isaia ‘Egli ha preso le nostre infermità e ha portato le nostre malattie». Matteo sta utilizzando ciò che ha scritto Isaia, e lo ha scritto bene, lo ha tradotto con quello che era il senso nell’ebraico, ovvero ‘malattie’. 1 Pt 2:24, qui si disc discosta osta di nuov nuovo, o, cita dalla septu septuagin aginta ta (LXX), (LXX), perc perché hé traduce amartias, ovvero  peccati. In Is e Mt si preferisce parlare di dolore e sofferenza, sofferenza, mentre nella LXX (Isaia) ed in 1 Pt si  preferisce l’interpretazione di peccato. Hanno usato sfumature diverse, perché non cambia il senso di ciò che dice. Genette, un critico francese, ci dice dunque che il testo, porta con sè: 1. Un inte intertest rtesto, o, con cita citazion zionii implicit implicitee o esplic esplicite, ite, allu allusioni sioni ed imitazi imitazioni oni 2. Un parat paratesto, esto, che con consiste siste in titolo titolo,, sottotito sottotitolo, lo, prefaz prefazione, ione, avverten avvertenza, za, note, illustrazi illustrazioni, oni, che richiamano un altro testo. Cos’è il paratesto? Teoricamente non esiste, eppure anche i manoscritti, ovvero le copie dei manoscritti più antichi, contengono ai lati delle scritte, dei riferimenti, quelli son chiamati paratesti. Nella Bibbia moderna sono tutti quesi riferimenti  biblici in basso a destra di un versetto, che si richiaano, da un punto di vista teologico, letterale o di senso. 3. Un me metates tatesto,ov to,ovvero vero un testo cche he ha pper er argo argoment mentoo un altro altro testo testo 4. Un ipert ipertesto esto,, ossia ogni te testo sto deriv derivato ato per tras trasforma formazione zione da un testo testo anteriore, anteriore, un esempio esempio è un commentario. 5. Un arch archites itesto, to, cons consiste iste in tut tutto to ciò che, in ma maniera niera implic implicita ita o esplicita, esplicita, rinvia rinvia allo statuto statuto del genere letterario a cui appartiene. Quale gioco di intertestualità è possibile scorgere in Giosuè 7:20-21?

 

Si scorge una similitudine a Gn 3:6 con il v. 21, coi verbi ‘ho visto’, ‘ho desiderato’, ‘ho preso’. Questa è la confessione di Acan, una confessione della trasgressione, che ci ricollega al peccato di Adamo ed Eva. Al v. 20 Acan dice infatti «è vero, ho PECCATO, contro il Signore». La riflessione qui è che il peccato di Acan è lo stesso peccato dei primi uomini, ha lo stesso sviluppo, con la stessa sequenza dei verbi.

In ebraico infatti sono esattamente le stesse basi verbali, nella stessa sequenza. In realtà non sappiamo se lo scrittore di Giosuè lo abbia fatto intenzionalmente. Ciò che accomuna questi  personaggi è la mancanza di fidu fiducia. cia. Il loro pecca peccato to in fondo è il pec peccato cato di ogni essere essere umano. Luca 4:16-19, questa profezia si trova in Is 61, ma vediamo che in Luca Gesù legge fino ad un cero punto, non legge tutto ciò che è scritto in Is 61. Forse il volto del Messia che annuncia Dio è troppo forte nella profezia lucana, per questo lo diminuisce. Mette sotto silenzio il v.2 di Isaia 61, cioè del giorno di vendetta e di giudizio. Mostrando quindi in Luca un Messia di salvezza. salvezza. ANALISI PRAGMATICA Approccio utilizzato per qualunque genere letterario, con la linguistica quindi, con il modo di comunicare. L’analisi pragmatica si può fare sulla base di tale premessa: colui che parla e che scrive, colui che comunica, ha sempre un obbiettivo, un’intenzione, la volontà d’influenzare l’uditore o il lettore ad assumere un atteggiamento un’azione. Dunque scrive, scrive con l’intento di influenzare chi legge,o sia compiere vuole comunicare una gioia, chi un’emozione, chesempre possa  provocare un’azione, un movimento da parte dell’altro. Essa dunque si chiede perché e per  quale scopo è stato scritto un testo? L’analisi pragmatica distingue tra CONTENUTO di messaggio (proposizione), SCOPO da raggiungere (funzione) ed EFFETTO di un testo. Esempi biblici sulla complessità del messaggio: all’interno di una frase nella comunicazione plurale o scritto c’è sempre un non detto ed un detto, cose che non si dicono ma che si lasciano intendere. Es: Gv 4:23-24, dal punto di vista storico, e del non detto potremmo dire che in quel momento non sono le sinagoghe che fanno capire chi è credente o meno. Quello che è sottinteso è la  brutta relazione tra giudei e samaritani samaritani o dove bisogna adorare. adorare. Gesù sta dic dicendo endo ‘Basta conflitti tra giudei e samaritani, basta battaglie’. Questa è l’intenzione pragmatica di questo testo.

 

Es: Mc 2:23-28, qui si coglie pure un’intenzione che va oltre il pranzo di sabato tra i discepoli. Ci dice qualcosa in rapporto al nostro rapporto col sabato. «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato», non c’è un’esortazione a l’azione, bensì c’è un criterio, ovvero che la legge di Dio è data per il bene dell’uomo, la legge non ci deve tappare le ali, anzi. Marco qui ci da qualcosa che si può applicare nel corso della nostra vita. Quello che vuole dirci, è che Dio è  buono e che dobbiamo amarlo al disopra della legge, non dobbiamo amare la legge, ma colui che l’ha creata. Secondo Roman Jakobson, la comunicazione verbale che si può riassumere in 6 funzioni del linguaggio, che si puo inserire in tutto il linguagigo umano. La funzione del linguggio dunque è differenziale.

ANALISI RETORICA È anche detta l’arte della persuasione. La retorica nasce intorno al 5to secolo a.C., nel senso che nasce in modo consapevole, prima la si usava senza farci caso. Perchè tutti usano la retorica spontaneamente. spontaneam ente. In Sicilia ci sono stati due sovrani, tiranni, Gelone e Girone, che con nell’uso della forza hanno sottratto le terre ai contadini (485 a.C). I contadini si ribellano e si fanno difendere nelle aree di tribunale, da uomini che cercano di convincere con l’uso delle parole. Diffusori di questa disciplina furono Empedocle, Torace e Pisia. Ora come giustificare l’applicazione di tale retorica nella Bibbia? Alcuni testi biblici, hanno scoperto, che avevano una retorica simile ad alcuni testi antichi. Nella cultura dell’oralità del I sec. e soprattutto in diaspora, la retorica antica era molto diffusa. Gli scritti del NT, nati per contribuire allo sviluppo della Chiesa e della predicazione, rivestono caratteristiche e forme siili ai discorsi  persuasivi dell’arte retorica greco-romana. Paolo era uno di quelli che usava molta retorica, addirittura già Agostino e Calvino si resero conto di tale sua retorica. Che rassomigliava molto alla retorica antica greco romana (classica). Oggi la retorica è un metodo sincronico storico-critico, oltre l’analisi narrativa. L’approccio retorico ha a che fare solo coi testi discorsivi. Il pioniere nel 20esimo sec. fu Hanz Diter Betz, che scrive un articolo molto buono sulla retorica antica, da lui nasce una nuova consapevolezza della retorica. Egli si rende conto che il modo in cui è organizzata la lettera ai Galati, ha la struttura di un discorso retorico dell’antichità. Nella retorica antia non c’era la ‘parenesi’, ovvero una parte del discorso in cui si esortava. Cosa fa dunque Hanz? Inventa la parola exortatio, di cui ne parla nel suo capitolo sull’esortazione. Viene considerato però esagerato. Da lui ha la sua illuminazione Kennedy, il quale avrà un approccio più equilibrato. Lui si occupa della lettera ai Romani. Hanz e Kennedy concepiscono l’approccio retorico considerando le lettere di Paolo. Ma esse non si capisce se sia discorsi o semplici lettere, perché secondo oro aveva anche funzione di discorso persuasivo (e hanno ragione, perché è così). A partire invece da Joanne Noel Aletti, biblista Neotestamentario francese, afferma che leggere tutt ala lettere ai Romani con la griglia retorica è troppo esagerato. Paolo ha usato cn grande libertà la retorica, retor ica, non ha usato tutto il tempo tempo ques questo to meto metodo. do. Joanne dunque dice che Paolo Paolo trasgredi trasgrediva va le regole stesse della retorica, dunque consigliava di scomporre l’intera lettera (qualsiasi di Paolo) in

 

 piccole parti, in modo da rendere parti di una unità discorsiva. Questa sua scoperte mette a frutto l’attenzione dei suoi allievi, uno dei quali è Antonio Pitta, il quale utilizza tale metodo e lo usa per  la lettera ai Galati. Dove essa deve seguire due generi letterari differenti. Scopo dell’analisi retorica Scrive Jean-Jacques Robrieux: È scoprendo com’è composto un messaggio, dal punto di vista dello stile, degli argomenti e delle strutture, che si coglie veramente il suo significato oltre le apparenze. Questo tipo di analisi non è facile perché bisogna comporre e leggere un messaggio tenendo conto contemporaneamente del suo contenuto, del suo stile, della sua struttura e del modo in cui viene pronunciato, se si tratta di u messaggio orale. L’art dunque è la tecnica della persuasione, convincere l’altro con la parola. Cicerone scrisse «Non c’è nulla di più nobile che riuscire a catturare l’attenzione delle persone con la parola […]» I retori dell’antichità greco romana sono: Aristotele (384-322 a.C), Cicerone (106-43 a.C.) e Quintiliano (30/40-96 d.C.). Tutti i discorsi dell’antichità erano racchiusi in 3 generi. Ci sono tre tipi di retorica, e tutti e tre i retori lo confermano e condividono. Lo scopo della retorica deliberativa è di esortare o di dissuadere. Lo scopo della retorica forense è di accusare o difendere. Lo scopo di quella epidittica e di lodare o di biasimare. Il primo tipo di discorso è proprio delle assemblee cittadine imperiali, nelle quali gli uditori devono poi decidere circa il futuro; il secondo è proprio dei tribunali, dove gli uditori devono giudicare del passato; è infine proprio del mercato o dell’anfiteatro dove, come spettatori, devono giudicare circailleterzo capacità artistiche dell’oratore.

Dal libro di Roland Barthes, La retorica antica, Bompiani, Milano 2011, p. 84. Un esempio nella lettera dei Galati, All’inizio abbiamo un discorso forense, dove dal v. 11 Paolo si difende, dicendo che il vangelo che proclama non è il suo, ma di Dio. Antonio Pitta dice invece che c’è un discorso epidittico, non è un discorso accusatorio ne difensivo. Bensì che Paolo vuole centrarsi sul tema della libertà. Joanne Noel lo chiama il genere di discorso dominante, che appartiene a uno dei tre. Cos’è un discorso?

È l’insieme di 3 fattori, e se ne manca uno non è un discorso. E sono: 1. Or Orat ator ore: e: ccol olui ui cche he ppar arla la 2. Ogg Oggett ettoo del ddisc iscors orso: o: ci ciòò di ccui ui si pparl arlaa 3. Udi Uditor torio: io: colui colui a cu cuii si par parla la

 

Qualità essenziali del discorso retorico sono: a. Etho Ethos, s, che corri corrispon sponde de all’oratore all’oratore,, con qualità co come me credi credibilità bilità e affidabilità affidabilità dell’ora dell’oratore tore  b. Pathos, ha a che che fare con l’uditorio, ed hhaa la capacità di ssuscitare uscitare passioni ed ed emozioni in chi ascolta c. Logo Logos, s, ha a che fare co coll disco discorso, rso, ch chee deve avere avere logic logicaa e ragionevol ragionevolezza ezza del del discorso. discorso. Quando ne Quando nell’ ll’ant antich ichità ità dov doveva evano no ins inseg egnar naree ai pro propri pri all alliev ievii come come str strutt uttura urare re un discor discorso, so, gli insegnavano 5 tappe:

*oltre elocutio, si può dire anche ornatus, che letteralmente significa ‘ornamento’. Questa è la fase del ‘come lo dico? Con quali parole?’. Taxis-Dispositio-Disposizione:

Il discorso persuasivo hadio, generalmente una strutturaletteraria fissa,l’ud in 5itorio parti:con 1. Exor Exordium dium - esor esordio, ovv ovvero ero il tent tentativo ativo di me mettere ttere ins insieme ieme l’uditorio con l’oratore l’oratore 2. Narra Narratio tio - l’esposiz l’esposizione ione de deii fatti, br breve, eve, co concis ncisaa e chiar chiaraa e verosimile verosimile 3. Pro Propos positi itioo – enu enunci nciaz azion ionee della della te tesi si 4. Pro Probat batio io – es espos posizi izione one dell dellee arg argome omenta ntazio zioni, ni, ovver ovveroo una conferm confermaa positi positiva va ed un rif rifiut iutoo negativo 5. Pero Peroratio ratio – con conclus clusione ione e app appello ello ai sen sentimen timenti, ti, qui si dava un unaa cura profonda profonda ai ai dettagli. dettagli. L’esordio della conclusione conclusione è il volo, la probatio la stasi in volo e la peroratio è l’atterraggio. Ben fatto sia alla fine e all’inizio, se fai un buon viaggio, ma l’atterraggio fa schifo o ti schianti, non hai convinto nessuno, è un disastro. Secondo Aristotele l’essenza di ogni discorso, ovvero le parti necessarie, è costituita da solo due  parti: 1. Pro Propos positi itioo – enu enunci nciaz azion ionee della della te tesi si 2. Prob Probatio atio – esposizion esposizionee delle argom argomenta entazioni zioni,, con delle ragion ragioni,i, delle tesi, altr altriment imentii meglio non aprire bocca.

 

Lexis-Elocutio-Stile, Eloquenza:

Tecniche e figure per ornare o abbellire il discorso, in modo da conferirgli efficacia comunicativa, intensità, vivacità e gradevolezz gradevolezza. a. 1. Figu Figure re di paro parola, la, a tutt tuttii piace ssentir entiree belle pa parole, role, a tu tutti tti piace piace il bello 2. Figu Figure re di senso o tropi. Che so sono: no: la metafo metafora, ra, alleg allegoria, oria, parabola parabola,, metonimia, metonimia, antonoma antonomasia, sia, litote, ironia, sinestesia (un salto sensoriale, Paolo si volto e vide la voce, come?), etc… 3. Fig Figure ure di ord ordine ine o di co costr struzi uzione one,, ovv ovvero ero il par parall alleli elismo smo,, chi chiasm asmo, o, str strutt uttura ura concen concentric trica, a, inclusione, etc… 4. Figu Figure re di pensie pensiero, ro, come il para paragone gone,, ossimo ossimoro, ro, parad paradosso osso,, iperbole, iperbole, aforisma aforisma (Rm 14:23, 14:23, «quello che non viene dalla fede è peccato», o.o pazzesco!), etc… Suggerimenti metodologici

Premessa: se non abbiamo mai fatto retorica, usare testi ed imparare dai manuali di retorica antica Metodi quando si legge un testo (es: Rm 14) 1. Disp Dispositi ositio: o: capir capiree quale sia la pr propos opositio itio e le argomenta argomentazioni zioni che seguo seguono no 2. Dete Determina rminare re se esis esiste te una so sola la tesi, o se i so sono no più tes tesii e sottotesi. sottotesi. E se ci sono sono c’è per forza forza un’argomentazione un’argomenta zione alla tesi e sottotesi. 3. Iden Identifica tificare re quali sono le argoment argomentazion azionii utilizzate, utilizzate, alcu alcune ne volte a favore, favore, altre a sfavore di Paolo. 4. Dete Determina rminare re in modo preva prevalente lente,, l’argom l’argomentaz entazione ione che Pao Paolo lo sta tenendo tenendo in quel dato testo, testo, e ca capir piree se ap appar partie tiene nesono a qua quale le gener genereealdipassato dis disco corso rso (foren (forense, se, delibe deliberati rativo vo o ep epidi iditti ttico co). ). Controllando i verbi se al presente, o al futuro, questi fanno capire tanto 5. Indiv Individua iduare re le 3 parole parole:: ethos, pa pathos, thos, lo logos. gos. Su qu quale ale di que questi sti mette mette più accento accento Paolo? Paolo? 6. Es: Es: Ga Gall 1:11 1:11,, qu quii c’è c’è un unaa ma magg ggio iora ranz nzaa de dell ll’e ’eth thos os,, st staa da dand ndoo le su suee gi gius usti tifi fica cazi zion onii e credenziali personali. Gal 4:17-20, qui c’è il pathos, sta toccando i sentimenti di chi lo sta ascoltando. Bisogna sempre osservare le relazioni che Paolo annuncia nel suo inizio del capitolo e nella sua conclusione, per vedere se è stato coerente. Questo significa provare a valutarne la coerenza del discorso. 7. Digre Digression ssione, e, ovve ovvero ro stavi pa parland rlandoo di una cosa, cosa, poi per fare un es esempi empio, o, fai una parente parentesi si L’analisi retorica ha il merito di aiutare il lettore a capire che cosa nel testo ha valore di più importante delle cose importanti, ciò che è davvero importante tra tutte le cose importanti, con un aneddoto, un paragone, ecc… che ci fanno capire meglio il punto della tesi.

ROMANI 1:1-17 Ci troviamo nell’esordio del capitolo. Romani è il testo più maturo sulla teologi paolina A. Contesto Contesto let lettera terario, rio, trovi troviamo amo ele elementi menti int introdu roduttivi ttivi B. Str trut uttu tura ra 1. Autop Autoprese resentaz ntazione ione dell’A dell’Apost postolo olo delle delle na nazion zionii (1:1 (1:1-7) -7) 2. Rend Rendimen imento to di gra grazie zie a Di Dioo e con contatto tatto con con i cre credent dentii di Roma Roma (1:8-15) (1:8-15) 3. Annu Annuncio ncio del della la tesi: la giust giustifica ificazion zionee per fede (1_16 (1_16-17), -17), qui c’è la prop proposit ositio io centra centrale le di tutta la lettera. C. Analis Analisii del tes testo to e ccomm omment entoo Prima parte 1:1-7

 

 En Rome,

al v. 7, manca in alcuni manoscritti, dunque abbiamo già un problema. Ma nella Greek   New Testament si considera più che certo che certo che sia giusto considerarlo, perché la maggior   parte dei manoscritti manoscritti ha presente que questa sta scritta.

Ritornando al testo in greco, la prima parola con cui Paolo apre la lettera, è proprio il suo nome, Paolo. Citandosi come schiavo, servo di Dio, con umiltà sincera e profonda. Non usò diaocno di Dio, ma intenzionalmente sceglie doulos. Perché scelse questa parola? Perché voleva sottolineare la sua forte appartenenza, servitore, il suo timore per Dio. Lo dice anche in Galati 2:20, Cor 6:20, l’espressione che usa qui, è proprio ‘essere comprato a caro prezzo’, sottolineando il mercato e la sua appartenenza al venditore. Anche in Gn 26.24, ebed Yahwe, Nm 12:7-8, con Mosè, 2 Sam 27:5, con Davide, anche Giacomo 1:1, si presenta come doulos, anche nella lettera di 1Pietro.  Apostolos, che significa significa letteralm letteralmente ente ‘appar ‘appartato’ tato’,, dunq dunque ue ‘messo da part parte’, e’, e un altro parola parola euanghelion, ovvero messaggero, quindi con lo scopo di portare il messaggio di Dio. Dunque è uno schiavo, messo da parte per parlare del vangelo di Dio. Mc 1:1 qui troviamo, il vangelo di Gesù Cristo, non di Dio.inPoi in 2Tes 1:8,prima, qui dice nuovo evangelo di vangelo, Cristo. Perché c’è questo contrasto? Paolo Rmancora 1:2 dice che già Diodi ha annunciato tale ma dove nel passato, nelle Sacre Scritture si trova? Secondo Giuseppe Barbaglio, si ritrova questo pre vangelo in Gn 15:6, qui Dio promette ad Abrahamo una discendenza lunghissima ed enorme. Ed Abrahamo credette. In Rm 4:3 troviamo una sorta di proof text della giustificazione per fede di Dio, citando Abramo. È la stessa citazione di Gn 15:6, Abramo credette alla giustizia, dicaiosune. Paolo riscrive il vangelo in rapporto di continuità con le scritture dell’AT, continuando quella stessa promessa. Ai vv. 3-4 c’è un condensato di cristologia, perché riguarda la discendenza di Cristo, che è di Davide, secondo la carne, ma da Dio secondo lo spirito. Qui Paolo sta descrivendo l’umanità del Figlio di Dio. Cosa di dice questo kata sarka? Cioè che è venuto nella carne, Dio si è incarnato, dunque è pienamente umano ma anche pienamente Dio. Gv 7:42, 2Sam 7:12, Gr 23:5, riguardo la discendenza regale, del re Davide, del Messia. In Rm Paolo insiste sulla divinità del Figlio di Dio,  perché dice che fu ‘costituito’ Figlio di Dio, questa volta dice, kat kata a pneuma pneuma,, secondo lo spirito. Mettendo in relazione ciò alla sua morte e resurrezione. Se nel v. 3 si sottolineava tutta la sua umanità, qui si sottolinea sia la sua umanità, ma anche la sua divinità per la resurrezione. Alla fine attribuisce il titolo di kirios, ovvero Signore, attribuito anche a Yahwe, Adonai, è lo stesso titolo.

 

Paolo qui sta fac Paolo facend endoo una forte dich dichiar iaraz azion ione. e. I rom roman anii a quei quei tempi tempi kirios  veniva usato per  attribuire divinità al loro imperatore, in quel tempo Cesare. v.5, qui troviamo il termine karis, che significa grazia. Nel Nt si trova 155 volte tale parola, ma solo nei 13 scritti di Paolo si trova 96 volte, i Romani 24 volte. Ovvio che Paolo da molta importanza alla grazia di Dio che riceviamo come dono per eccellenza da Dio. Al v. 7 mentre questo termine grazia, è usato per definire un saluto, dire grazia e pace, era un saluto tipico che si davano le  persone. Qui troviamo il termine di saluto in greco karis, e quello in ebraico eirene, ovvero shalom.  Nel v. 5 sottolinea sia grazia che apostolato. Fantastico il collegamento che fa, perché prima Paolo  parla di sé, poi di Dio/Cristo, e poi di ‘noi’, di tutti coloro che fanno apostolato del vangelo. Paolo sottolinea che tutti noi siamo apostoli, non siamo solo graziati, a chiamati alla missione, abbiamo tutti la capacità apostolica. Siamo tutti noi come Paolo chiamati alla vocazione missionaria. Così come dice infatti al v. 5, «abbiamo ricevuto grazia ed apostolato, per l’ubbidienza della fede», abbiamo non solo la grazia, ma abbiamo anche la responsabilità di fare apostolato fra tutte le nazioni. E Paolo qui al v. 6 sta coinvolgendo anche la chiesa di Roma, dicendo «anche voi siete chiamati». Al v. 7 Paolo fa un captatio benevolentia, sottolinea il fatto che i romani siano ‘diletti di Dio’, amati di Dio. Poi dice «chiamati ad essere santi», ovvero aghios, santi, messi da parte. Mancano i primi 3 punti (rivedere la registrazione) 4. Il vvang angelo elo rig riguar uarda da G Gesù esù,, v. v.3-5 3-5 5. Georg Georgee Knight sott sottoline olineaa l’import l’importanza anza del della la fede, Paol Paoloo mette insieme insieme l’obbedienz l’obbedienzaa alla fede. 6. L a Paolo ci parta in profondità alla fede, v. 5. I vv. 1-2, ci sottolineano che il nuovo testamento non cambia la rivelazione dell’AT, soltanto lo attua, ma parla della stessa rivelazione dell’AT. Rom 1:8-15: Qui Paolo fa focus sul suo desiderio di andare a trovare i fratelli a Roma. Rom 1:15 con Rom 15:15,  prima dice che è pronto ad evangelizz evangelizzare, are, ma loro conosceva conoscevano no già il vangelo e credono, allora  perché lo dice? La sua intenzione intenzione era quella di fortificare la loro fede e mettere mettere i puntini sulle ì, così come infatti infatti dice in 15:15. Vorre Vorrebbe bbe esse essere re così vicino a loro da incora incoraggiarl ggiarli.i. Nel v. 8 c’è una captatio benevolentia, perché inizia col ringraziare, eucaristo. Inoltre Paolo sottolinea chi ringrazia, ovvero, il «mio Dio». Sottolinea non un Dio qualunque, ma il suo, lo specifica.  Nel v. 10 c’è il termine en to teleuomai tou teou, ovvero ‘per la volontà di Dio’. Qualsiasi cosa la fa SE è nella volontà di Dio. Ricorda un concetto chiave della fede ebraica, e della tradizione ebraicacristiana, come Gesù in Mt 26:36ss, nel Getsemani. E anche in Giacomo 4:13-17. Chiede la volontà di Dio.Verbo metado e sko, che sono introdotti  da ina, che sottolinea ‘affinchè’, sko, possa ottenere tra voi qualche frutto spirituale. Paolo qui ha la convinzione di poter donare alla comunità qualche dono spirituale affinchè essa possa svolgere la sua missione. L’idea ai vv. 11-13, ovvero di dare qualcosa di spirituale e riceve un frutto è una bella immagine, un pastore capace di dare e di ricevere. Hanno lo stesso scopo, al v. 11 e 13, ina ti uctado uctado e ina tina karpon. Al v. 14 invece abbiamo un parallelismo perfetto chiamata ‘isokolon’. Dove Ellesin corrisponde a sofois, te/te, kai/kai, barbarois/ofeiletes. Al v. 15 Paolo si dichiara pronto ad evangelizzare. In questi vv. troviamo un ‘pastore’ che prega per i suoi membri di chiesa, un pastore pienamente coinvolto nella chiesa, un pastore che sente un legame forte con i membri, che si preoccupa, che si  prende cura. Paolo Paolo qui è al serv servizio izio del vange vangelo. lo.

 

vv.16-17, questa è la propositio generalis.

Paolo non si vergogna, Paolo usa questo verbo perchè, dicono alcuni: Paolo non si vergogna del vangelo perché il vangelo gli ha cambiato la prospettiva. Lui sarebbe pronto a morire sulla croce, così come fece Gesù, il vangelo e la sua promessa ti porta a questo, a non vergognarti di fare qualcosa del genere. Paolo dice che tale vangelo è dinamite di Dio, perché tra virgolette esso crea un’esplosione nella vita di chi intende il significato del vangelo. Per quale scopo? La salvezza, che è lo scopo principale principale del vangelo vangelo.. Per chi? Per chiunq chiunque ue crede, dal verbo  pisteuonti. Qui il tema  principale è proprio questo, questo, credere. Ma cos’è proton? Deut 7:7 «tu sei un popolo consacrato. Dio ti ha scelto per essere un tesoro», qui c’è la promessa fatta già da prima. In questo ‘prima’ bisogna richiamare la promessa fatta in Abramo in Gn 12:1-3, dove tutte le famiglie saranno benedette. Ecco cosa esprime il v. 16 alla fine «prima il giudeo, e poi il greco». Qui c’è una netta separazione tra i due popoli, bianco e nero. Rom 10:12-13, qui riprende lo stesso concetto. Al v. 17 invece cita un proof text, ovvero «il giusto vivrà per fede», citata da Abacuc 2:4b Paolo sta fondando il principio della salvezza per fede, e dice Paolo che sta riaffermando ciò che sta nell’AT, dunque dun que ques questo to co conce ncetto tto c’è già dal dall’A l’AT. T. Cosa Cosa si int intend endee pe però rò pe perr dikaiosune? Essa non è una giustizia contabile, retributiva o distributiva, non è ricompensa dovuta al merito, ma è giustizia redentiva, ovvero azione salvifica di Dio che ristabilisce l’uomo nella giusta relazione con lui. La giustizia dunque è un atto di misericordia, Lutero quando scopre questo si allieva, perché prima era terrorizza terro rizzato to da tale affer affermazi mazione. one. Lute Lutero ro pres presee questo questo intendimen intendimento to dalla dalla tradizion tradizionee giudaica. giudaica. Secondo Lutero la giustizia di Dio è l’atto e la volontà di Dio attraverso cui Dio dichiara giusto (giustifica) il credente, riconducendolo a sé. Dunque Dio non giudica con la bilancia.  Dikaiosune, Isaia 51:5-6, «La mia giustizia è vicina […]»

 

Ritornando ad Abacuc 2:4b, troviamo la definizione al versetto 17 dove dice «poiché in esso la giustizia di Dio è rivelato da ‘fede’ a ‘fede’, com’è scritto: il giusto vivrà per ‘fede’», in greco  pistis, fede, fiducia, fedeltà o affidabilità, in ebraico emunah. In questo versettto si ripete 3 volte la  parla pistis. Cos’è la fede? Il concetto fondamentale è quello di un’aderenza che fa incollare, come la corteccia dell’albero, il credente all’essere e alla volontà di Yaweh. L’espressione «da fede a fede» viene interpretata diversamente da diversi padri della chiesa apostolica. Agostino scrive ‘dalla fede per predicatore alla fede di colui che riceve il vangelo’. Lutero invece, la interpreta da colui che è già maturo nella fede, a colui che è ancora immaturo di fede. Carl Bart, dalla fedeltà di Dio alla fede dell’uomo. Per paolo che scrisse questa situazione, voleva forse dire che il punto d’inizio è sia punto d’inizio che punto di fine, tutta l’esperienza di un credente ruota intorno alla fede. Ma perché Paolo scomoda Abacuc 2:4b? Cos’è? Una citazione autorevole ovviamente. In Abacuc Paolo trovò la citazione perfetta da prendere, la sceglie perché? La Mishna Makkoth 24a scrive questo:

Galati 3:11, il giusto per fede vivrà, anche qui c’è la stessa identica citazione, lo scrive dunque anche credenti dellainGalazia. Del testo di dice Abacuc ebraico TM,Qui testoè massoretico) dice ‘per  la sua ai fede’, mentre greco (nella LXX) ‘perinfede mia,(nel vivrà’. cambiato qualcosa di importante. Nel TM l’accento è messo sulla fede del giusto, c’è un accento antropologico, sul fare dell’uomo, mentre nella LXX l’accento è sull’opera, sul fare di Dio. Dunque gli ebrei che hanno riscritto la LXX hanno reinterpretato gli scritti, la sfumatura è evidentemente cambiata. Paolo quando scrive la lettera ai Romani, ha citato quindi dal TM o dalla LXX? Paolo è stato ancora più originale, lui non sceglie nessuna delle due citazioni, bens’ omette sia ‘sua’, sia ‘mia’, e lascia in mani ma nier eraa am ambi bigu gua, a, mo molt ltii la chia chiama mano no ‘fig ‘figur uraa reto retori rica ca’, ’, ch chia iama mata ta ‘a ‘anf nfib ibol olog ogia ia’. ’. Cos’ Cos’è? è? È un’ambiguità sintattica voluta. Ma perché è voluto restare così ambiguo? Paolo preferisce una santa ambiguità, cioè noi sappiamo che i lettori di Paolo leggevano a partire dal greco della LXX, ma altri avevano accesso anche al TM, in greco, dunque Paolo intenzionalmente non ha usato nessuna delle due letteralmente. Roberto Barenas, un pastore di teologia ha commentato questa cosa: galati 5:6 «in cristo non ha valore … ciò che vale è la fede che opera per mezzo dell’amore», Paolo lascia questo messaggio, non ha importanza l’agire, ma la fede. La salvezza viene da un Dio fedele,  perché la fede sia nostra che la fedeltà di Dio ci portano portano alla salvezza. salvezza. Ma in Ebrei 10:38, 10:38, Paolo dice «il mio giusto, per fede vivrà», dove la citazione è ancora più diversa. La vita di ogni essere umano è legata legata alla  pistis, ognuno crede in qualcuno, la fede cristiana ci accoglie e ci fa credere nella

 

veridicità delle promesse salvifiche di Dio. Ma ogni credente sa che anche Dio ha una sua  pistis, nel senso che è fedele, ha a che fare con la stabilità, promette e compie, non se lo rimangia, la sua  pistis non è perché Dio crede in qualcos altro, non in quel senso, ma per la sua coerenza e stabilità. Vocabolario essenziale della soteriologia paolina Genesi 15:6, salvezza, grazia, riconciliazione, giustificazione, son tutti termini che definiscono l’escatologia. Paolo trova questi termini in Abramo. In Gen Dio contò l’atto di fede di Abramo, come giustizia. La sua fede lo salva, in base alla giustizia di Dio. In Rom 4:3 Paolo fa lo stesso «infatti la scrittura dice»

Paolo usufruiva ovviamente anche del TM in ebraico. Qui c’è tutto il materiale teologico che aiuta a  parlare della salvezza salvezza secondo secondo gli scritti paolini. UN ALTRO TESTO

Rm 3:21-31, approf rofondimento teologico della tesi che è in Rm 1:16-17 (t (tiitolo dell’approfondimento: dell’approfondime nto: Il dono della grazia) A. Cont Contes esto to letter letterari ario o

Alcune premesse, se la tesi che Paolo esprime in 1:16-17, possono essere il fondamento dello slogan sola fide (dei 4 sola), ovvero il giusto solo per fede vivrà, invece al cap 3, si ritrovano ritrov ano altri slog slogan, an, ovvero  sola grazia, e  solus Cristus. In termini retorici Jean Noel lo chiama Sub propositio, cioè 3:21-31 è una sottotesi della tesi, Paolo dunque rilancia il tema della tesi e la approfondisce. In che contesto letterario ci troviamo? Rom 1:18-3:20, questa  parentesi in mezzo alla tesi e la sottotesi, questa sezione tratta un’amara riflessione, Paolo dice qui tutti gli esseri umani sono nel peccato. Ma chi sono TUTTI gli esseri umani? Che si  può suddividere suddividere in 3. 1. Pecc Peccato ato dei dei non gi giudei udei,, dei gr greci, eci, oovver vveroo i paga pagani ni 1:18 1:18-2:16 -2:16.. 2. Peccato ddei ei giudei che pe peccano ccano anc anche he loro, anche ssee seguono la legge, anche loro si sono staccati 2:17-3:8

 

3. Cara Carattere ttere unive universale rsale ddel el pec peccato cato,, di tutti tutti gli es esseri seri um umani ani 3:9-20 3:9-20 Mediante la legge si conosce il peccato, è questo ciò che si dice negli ultimi vv. quindi sia chi ha la legge, sia chi non ce l’ha, non viene giustificato per la legge. B. Str tru utt ttu ura

1. La gi giust ustizi iziaa (sal (salvif vifica ica)) di Dio (3:21(3:21-24 24)) Qui troviamo il sostantivo dikai dikaiosune osune ed il verbo dikaiou. Da qui dunque il titolo. Si tratta di un condensato sul tema soteriologico, della salvezza, ecco il significato della giustifica gius tificazion zionee per fede.  Nuni, è così che si apre il versetto 21, tale congiunzione si traduce con un ‘ma’, ed ha un valore avversativo. Iniziare una frase con ‘ma ora’ richiama tutto il contesto precedente. Paolo dice proprio questo, che nessuno viene giustificato per le opere, dunque ora si sta giustificando, spiegando ciò che intendeva ‘ma ora, ma adesso’. Adesso quando? Quando avviene la svolta? Questa espressione temporale fa riferimento al vangelo, all’opera di Cristo, al kerygma. La giustizia di Dio è stata testimoniata dalla legge e profeti, espressione che si ritrova più e più volte nell’AT. Rappresenta la rivelazione di Dio. Paolo usa questa espressione ‘legge e profeti’ per… v. 22 la giustizia di Dio ha il suo scopo per tutti quelli che credono, riferendosi ai giudei, ebrei e ai pagani. Perché tutti hanno peccato e tutti allo stesso modo possono essere salvati. Tutti i peccatori sono privi della gloria di Dio (v. 23), è questa la causa di chi non crede, e non fa distinzione per nessuno. Al v. 24 dice che saranno giustificati gratuitamente, l’avverbio dorean, significa proprio questo, GRATIS, per dono, per grazia di lui. E ripete, per la sua grazia, qui c’è una tautologia, una ripetizione, perché c’è già l’avverbio ‘gratuitamente’, si specifica già li che è per grazia. Siamo salvati per sua grazia attraverso la liberazione/redenzione, apolutroseos. Ma liberazione da che cosa? Ovviamente dal peccato. Rm 6.14 dice ‘infatti il peccato non avrà piu potere su di voi’, prima ha potere, ma in cristo Gesù non avrà più potere, perché ci ha liberati, dominus, dalla base si usa potere. Che significa Signore, non è signore il potere. Al v. 12 troviamo invece un’immagine ‘non regni il vostro peccato’, dal verbo basileuo, significa che non sarà Re, il peccato non regnerà.

Mc 10:45, qui viene usata la stessa immagine, la parola per ‘liberare’ è iutron, ovvero letteralmente liberare dalla schiavitù. 2. La ce central ntralità ità del dell’ope l’opera ra di Gesù Gesù Crist Cristoo per la salve salvezza zza (3:25-2 (3:25-26) 6)

 

Qui troviamo la centralità dell’opera di Gesù, qui Paolo utilizza altre immagini per   parlarci dell’importanza dell’opera salvifica, prima ce ne parlava come liberazione dalla schi schiav avit itùù de dell pecc peccat ato, o, me ment ntre re qui qui ne pa parl rlaa da dall ll’a ’amb mbit itoo sa sacr crif ific ical ale, e, da dall ll’a ’amb mbit itoo cerimoniale. Rom 3:25-26 «Dio lo ha stabilito» ‘lo’, ovvero ‘lui’, ma lui chi? Cristo! Dio ha stabilito per essere sacrificio propiziatorio, ilasterion. Dio offre la vita di suo figlio, che è praticamente la sua, per la salvezza dell’uomo. L’ilasterion cos’è? È il coperchio dell’arca dell’alleanza. In tale coperchiò si ritrova la presenza spirituale di Dio. SI andava lì il giorno dello Yom Kippur, dell’espiazione, veniva sperso il sangue per bene 7 volte, una volta l’anno, sopra il propiziatorio, ovvero il coperchio. Cosa ci dice Mosè riguardo ciò? Es 25:17-22, il propiziatorio era il luogo di incontro tra Dio e l’uomo, in quel caso col sacerdote, che era Aaronne. Anche in Nm 7:89, Mosè sentiva la voce che proveniva dal propiziatorio. Era davvero quello il luogo dove ci si incontra con Dio. Allo stesso modo Cristo che è morto, che è stato il propiziatorio, lui è il luogo di incontro inco ntro tra le creature ed il creatore. creatore. Lui è il luog luogoo del perdono, perdono, per mezzo della fede nel sangue di Cristo. Il sangue evoca il santuario, la croce, quel luogo in cui si compie la nostra salvezza. Eis endeixis , questa ultima parola si trova 2 volte in questi due versetti,  poi altre volte in Filippesi 1:28 e 1 Cor. Dunque Dunque 4 volte nel corpo paolino. Questa paro parola la sign signifi ifica ca ‘evi ‘evide denz nza’ a’,, pe perr dire dire ‘dim ‘dimos ostra trazi zion one’ e’,, ‘p ‘pro rova va’. ’. Dunq Dunque ue Gesù Gesù Cr Cris isto to  propiziatorio, la sua morte è come dimostrazione dimostrazione,, come prova dell’amore di Dio. Tutto questo nel tempo della pazienza di Dio, per lo scopo di essere, Dio, ( auton, quando troviamo una frase greca dove il verbo essere è all’infinito, il soggetto lo troveremo non al nominativo, ma all’accusativo, dunque Dio è il soggetto) giusto e giustificante, tramite la fede di Gesù. 3. Dio ddii tutt tutti,i, pe perr la salve salvezza zza di tu tutti tti (3:27-31 (3:27-31)) Qui Paolo usa la tecnica della diatriba, il mastro poneva della domanda e lui stesso rispondeva. Ma nel porre la domanda dava da riflettere ai discepoli. Paolo poneva domande per coinvolgerli nel discorso. Rispondendo alle domande retoriche dice che ‘noi siamo convinti che siamo giustificati una volta per tutte, per fede, senza le opere della legge’. Paolo riprende di nuovo questa espressione al v. 29, Dio è di tutti, dei giudei, degli ebrei, dei pagani, è per la salvezza di tutti. Al v. 30 letteralmente sta dicendo ‘circoncisione’, peritomen. Al v. 31 sta la domanda clue del discorso di Paolo. «Dunqu «Du nquee noi can cance celli lliamo amo la leg legge ge pe perr me mezzo zzo della della fede? fede?», », un unaa domand domandaa chiave chiave,, importante. Quindi se siamo salvati per grazia la legge si cancella?  Me ghenoito, così non sia. Al contrario si stabilisce la legge, si fa stare in piedi la legge. Rom 3:20. Rm 6:1-23, Vivere in novità di vita. Esso è un inno in armonia, coerente con la grazia, da vivere nella vita biblica. Qui la grazia è a buon mercato. A. Contesto letterario, con un accento teo-cristoce teo-cristocentrico. ntrico. Questo accento non si riferisce a 1. Rm 6, ma a Rm 4, che è il proof-text, ovvero la dimostrazione della fede. Paolo qui cita due personaggi biblici, illustri della storia d’Israele: a. Abramo (Rm 4:1-3, Gn 15:6), Padre dei Giudei (Gv 8:39), ma pure degli incirconcisi (Rm 4:10-11) b.

Davide (Rm 4:6-8, Sal 32:1-2), il re dei Giudei, dalla cui discendenza sarebbe sorto il Messia (Rm 1:3, Mt 1:1, Gv 7:42, At 13:22)

 

Qui Paolo sta facendo eco al fatto che è sempre lo stesso vangelo, per dire che Dio ha sempre fatto grazia. In Rm 1:1-2, il vangelo di Dio già promesso nelle sante scritture. Rm 1:17, il giusto er fede vivrà. Rm 3:21, la giustizia/giustificazione di Dio è testimoniata dalla legge e dai profeti. 2. Romani 5, un meraviglioso affresco dell’amore di Dio a. Vv. 11-11, -11, un aamore more inco incondiz ndiziona ionato to pe perr noi peccatori peccatori  b. Vv. 12-21, morti in Ada Adamo, mo, vivi in Gesù cristo v.20 «La legge poi è intervenuta a moltiplciare la trasgressione; ma dove il  peccato è abbondato, abbondato, la gra grazia zia è sovrabbo sovrabbondata» ndata» Paolo scrive rm 5 proprio per sottolineare questo , il peccato è abbondato, ma la grazia è sovrabbondata. Questo è il vangelo di Rm 5, la buona notizia. Paul Ricoeur disse «La logica del vangelo è la ‘dismisura del bene’», cioè il bene supera di gran lunga il peccato dell’umanità. B.Struttura, Come vivere nella prospettiva della grazia di Dio? Paul Althaus dice «Non tu devi… ma tu sei» 1. Morti al peccato, viventi per Dio (6:1-11), si sottolinea lo scopo, la resurrezione è intrinseca. 2. Chi regna nella tua vita? (6:12-14), chi il peccato è un signore, Liberi Libe ri da… e sopra soprattutt ttuttoo liber liberii per… (6:15-2 (6:15-23), 3), questo è il paradoss paradosso, o, libei, ma schiavi di Cristo. 1. 6.1 6.1-11 -11.. Paolo Paolo apr apree dic dicen endo do ‘co ‘cosa sa du dunqu nque’, e’, sta co concl nclude udendo ndo il ragion ragioname amento nto iniziato iniziato  precedentemente. Iniziando con una domanda retorica, e rispondendo con un me  precedentemente.  ghenoito. Ovviamente chi vive nel peccato disconosce la grazia. Abbiamo la forza di vincere il peccato, ma continuiamo a perdere sempre. In questa pericope la parola amartia, la troviamo 6 volte in 11 vv. Questa parole è un aparola chiave del c. 6. In tutto il cap. 6 ricorre 16 volte in 23 vv., in Rm 7 si trova 14. A questa categoria si ricollega Rm 6, dove il peccato è colui che ci da una ricompensa che è la morte. Infatti thanatos (morte)  si trova 4 volte in questi vv. A proposito Elle White scrive «Non è possibile spiegare l’origine dl peccat, ne fornire una ragione che ne giustifichi la sua esistenza. Il  peccato, perciò è un intruso, della cui presenza non può essere fornita nessuna ragione; esso è misterioso e inspiegabile. Scusarlo significherebbe difenderlo. Se si potesse trovare una scusa o una causa per la sua esistenza, esso cesserebbe di essere peccato». Peccando noi manchiamo il bersaglio. In questi vv. Paolo prlerà di battesimo al v. 3 e al v. 4. Al v. 5 cambia immagine, dice che noi siamo ‘piantati’. E al v. 6 usa un’altra immagine a proposito del vecchio uomo. Ci sono 3 metafore o llustrazioni della vita cristiana. a. Met Metafo afora ra del battesim battesimo, o, Rm 6:3-4, qu quii ci dice dice che la vita vita cristian cristianaa signific significaa essere essere immersi totalmente nella morte di Cristo, ciò che significa infatti ‘battesimo’. Per  esse essere re resu resusc scit itat atii alla alla vita vita nu nuov ovaa ed et eter erna na.. Dunq Dunque ue il ke kery rygm gm ad adii Cr Cris isto to è simboleggiato dal nostro battesimo. Morte e resurrezione in Cristo. Anche in Gal 3:27 troviamo questo tema dell’immersione.  b. La metafora dell’innesto, Rm 6:5  sumsutoi, complantati  (latino), innestati. Così come un albero può cambiare innestando un altro seme, allo stesso modo noi,  possiamo cambiare. Mt 15:13 qui troviamo sia il verbo ‘piantare’, sia il sostantivo ‘piant ‘pi anta’. a’. Inn Innest estati ati dun dunque que nel nella la mor morte te e res resurr urrez ezion ionee di Cristo Cristo.. Tale Tale unione unione è indissolubile, Paolo usa il verbo sumsutoi, con base sutoi, e aggiunta di sun, che significa ‘con, insimee’. c. Me Meta tafo fora ra dell dellaa croc rocifis ifisis ison onee, Rm 6:6 6:6, con il ve verb rboo  sustauroo, ovv ovvero ero ‘esser ‘esseree crocifissi croc ifissi con’. Il verbo stauro è croci crocifigge figgere, re, anche anche qui si trova dunque dunque il prefisso prefisso sun. Se il vecchio uomo è crocifisso, un re o un padrone può regnare nella nostra

 

vita? Su Dio ovvio. E se il nostro vecchio io morirà nella crocifissione, quel nostro vecchio uomo non ci sarà più, è morto nella croce di Cristo. Al v. 10 c’è o de ze, ze to teo , ora egli vive, egli vive per Dio. Si tratta di Gesù Cristo. È un’anadiplosi, si conclude con una parola e si riinizia con la stessa. Si sottolinea la vita in Gesù. Tu per chi vuoi vivere? Io voglio vivere per Dio. 2. Rm 6:1 6:12-14, 2-14, Chi re regna gna ne nella lla tua vita? Chi è il ttuo uo re e chi chi è il tuo tuo signore? signore? Se portiamo a morire il nostro vecchio uomo, moriremo nella carne. Dunque è Dio che vuole regnare nella tua vita, tu vorresti che fosse il peccato il signore della tua vita? Dobbiamo sapere che noi abbiamo un difensore che ci difende dal peccato, ed il risultato sarà positivo, perché abbiamo con lui la grazia. Al v. 13 c’è una figura retorica, un ossimoro (es. corri piano, o silenzio assordante), ‘morti viventi’, ecco cosa dice Paolo.  Noi siamo morti viventi, questa è la definizione di credenti per Paolo. Morti per il  peccato, viventi viventi per la grazia di Dio. 3. 6:1 6:15-2 5-23, 3, Libe Liberi ri da e liber liberii pe per. r. Al ser serviz vizio io dell dellaa giustizi giustiziaa di Dio. Dio. Al v. 22 Paolo dice, dice, «ma ora liberati dal peccato, siamo schiavi di Dio, avete come frutto la santificazione». Lutero parlando della lettera ai Romani, dice dei credenti «Noi siamo similmente giusti e  peccatori». Non deve regnare il peccto nella nostra vita, ma Gesù, e noi siamo dati a  prestare le nostre membra, o come li chiama Paolo ‘arm ‘armi’, i’, per la giustizia di Dio. Per l’esame, la trduzione vale 20/100 punti, non analisi parola per parola, Rm 1:1-17, Rm 3, Rm 6:1-14. Si devono tradurre solo 4 vv. di questi testi.

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