Appunti Di Un Opera Ermetica

February 2, 2017 | Author: Associazione NewTone | Category: N/A
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Appunti di un Opera Ermetica MAN OSCRITTO AN ONIMO PUBBLIC ATO POS TUMO F I N I T O D I S C R I V E R E I N F E R R A R A I L 21 D I C E M B R E 19 6 3

Prefazione dell’Autore Dopo aver fatto per oltre quarant’anni delle indagini e delle ricerche nel campo della Scienza alchemica e dopo aver ottenuto in tale contesto dei risultati che hanno indubbiamente premiato il mio lavoro, ho deciso di mettere per iscritto alcune delle mie esperienze, nella speranza che esse possano essere utili in futuro a chi vorrà dedicarsi a questo genere di studi. Dato che in questo genere di cose si deve a mio avviso rispettare la regola del segreto, così come hanno sempre fatto i seguaci della Scienza di Ermete, cercherò di fare in modo che questi miei scritti non vengano conosciuti da altre persone prima di vent’anni dopo che la mia anima si sarà separata dal corpo. Inoltre tali scritti, anche quando potranno essere letti da coloro che potrebbero essere interessati al loro contenuto, non dovranno essere mai riferibili al loro autore, e quindi non dovranno portare il mio nome, ma essere anonimi. Al fine di mantenere tale segreto e tale anonimato, essi saranno consegnati ad una persona di mia fiducia, in modo che questa mia volontà venga rispettata. Forse coloro che leggeranno questo mio manoscritto, quando ciò potrà avvenire, potrebbero chiedersi il motivo per il quale esso è stato scritto in modo speculare, come faceva Leonardo da Vinci. Il fatto è che i miei familiari ed i miei domestici, che sono sempre stati moderatamente curiosi e quindi potenzialmente capaci di leggere i miei appunti, quando non erano chiusi a chiave nella scrivania, avrebbero di certo avuto delle difficoltà a capire a prima vista cosa vi fosse scritto, nei rari momenti in cui avrebbero potuto darvi una breve occhiata. Di conseguenza ho pensato di mantenere in questo modo la più assoluta riservatezza a proposito di ciò che è stato per me di primaria importanza nel corso della mia vita. 1

Questo espediente mi è cioè servito a far ritenere, a chi non doveva sapere ciò che io andavo scrivendo, che io mi stessi semplicemente dilettando a scrivere in modo incomprensibile e bislacco. Forse per questo mio comportamento in effetti nessuno tra i miei familiari ed i miei conoscenti ha mai ritenuto che io abbia dedicato la mia vita sopratutto allo studio teorico e pratico dell’antica Scienza di Ermete. Essi hanno sempre creduto invece che i miei interessi ed i miei ideali fossero abbastanza simili a quelli delle persone normali. In effetti a loro, come alla quasi totalità delle persone che ho conosciuto nel corso della mia vita, ho sempre mostrato una maschera di normalità, facendo finta di condividerne comportamenti, interessi ed opinioni. Se mi fossi comportato diversamente non solo avrei infranto la regola del segreto, che deve contraddistinguere coloro che veramente seguono l’antica tradizione di Ermete, ma avrei certamente suscitato delle curiosità e delle maldicenze che avrebbero potuto nuocermi sia su un piano professionale sia anche forse personale. Sarei stato cioè giudicato un matto, un originale od uno stravagante del quale è meglio non fidarsi e dal quale è meglio stare alla larga. Inoltre nessuno di coloro che avrebbe potuto curiosare tra i miei scritti e forse venire in questo modo a conoscenza dei veri obiettivi della mia esistenza, era neppur lontanamente degno di avvicinarsi alla conoscenza ermetica, che certamente non solo non avrebbe inteso, ma sicuramente frainteso, come sempre accade a coloro che si interessano a questo genere di sapere senza essere adatti a ciò. In effetti credo che la Scienza Ermetica possa essere realmente conosciuta da pochi privilegiati che in questi tempi mi sembrano sempre più rari e che forse lo diventeranno ancora di più nei tempi che verranno. Anche coloro che avessero una mente aperta, delle buone capacità intuitive, un animo giusto ed equilibrato, una volontà ferrea che permettesse loro di studiare in modo approfondito i numerosi libri della vasta letteratura ermetica, un potere di attenzione e di concentrazione che potrebbe potenzialmente permettere loro di passare da uno studio teorico ad una prassi operativa, senza farsi distrarre o devia2

re dalle cose importanti nella vita dell’Uomo moderno, non necessariamente potrebbero ottenere dei risultati. Infatti per ottenere dei risultati pratici, ovvero per conoscere veramente la Scienza di Ermete, una conoscenza teorica anche perfetta non ha di per sé alcun valore e non provoca alcun vero cambiamento interiore. Ed anche il fatto di passare dalla teoria alla pratica, spesso non permette di ottenere alcun vero risultato, anche se alcuni potrebbero illudersi di averne ottenuti, mentre in realtà sono ancora al punto di partenza. Credo che per poter sperare che qualcosa veramente succeda, sia necessario poter disporre di una Materia Prima adatta ad essere lavorata secondo le regole e le tecniche tramandate dai veri Sapienti. E necessario, in altre parole, una particolarissima e rara predisposizione a questo genere di studi, che è molto difficile acquisire nel corso della vita individuale con la semplice forza di volontà. Una predisposizione che si potrebbe ritenere potenzialmente presente nell’individuo già al momento della nascita, così come in certe persone esistono sin dalla più giovane età le capacità di intendere la musica, di suonare questo o quello strumento, ovvero di parlare dopo un rapido e facilissimo apprendimento certe lingue straniere, o di disegnare e dipingere sin da piccoli in modo egregio, quasi come se queste cose fossero già state fatte e conosciute in una vita precedente dalla parte animica dell’individuo stesso. Spero quindi che questi scritti possano essere letti solamente da coloro ai quali sono destinati, ovvero da coloro ai quali predisposti dalla nascita a questo genere di cose, e per scoraggiare dalla lettura di questi appunti a coloro che non li meritano, ho pensato di esprimermi in un modo arzigogolato, contorto e noioso, ripetendo spesso certi concetti in modo del tutto contrario alle regole del buon scrivere. Spero così di provocare tedio e fastidio in chi manca della necessaria predisposizione alla pratica ermetica, in modo che si astenga dal perdere tempo in noiose ed inutili letture e si dedichi a cose per lui più congeniali. A costoro inoltre ribadisco che tutto ciò che è scritto nelle seguenti pagine è falso, impossibile ed illusorio, dato che la Scienza Ermetica è in effetti una irrealizza3

bile utopia, che può essere ricercata solamente da individui che hanno perso il normale buon senso umano. Ai pochi che invece potrebbero ancora ritenere che la Tradizione Ermetica fosse un insegnamento privilegiato, tutelato particolarmente da quelle Entità luminose che furono da certi autori chiamati gli Ermeti, ovvero da coloro che si trasformarono interiormente fino a rendersi del tutto simili alla mitica figura di quell’Ermete Trismegisto che in tempi antichissimi diede origine a tale Tradizione, vorrei dire che è invece possibile trasformare il Piombo in Oro, ovvero la Materia volgare in Materia nobile. Ma perché ciò possa succedere, è necessario possedere una predisposizione animica che avrebbe il senso di una scelta, di una vocazione, da parte delle Entità che il sovrintendono da dimensioni luminose ed ultraterrene, alla trasmissione del Segreto ermetico. Si potrebbe cioè forse dire che tali Ermeti siano in grado, dalla loro dimensione luminosa e trascendente, di influenzare il destino di alcuni individui, facendo in modo che essi si avvicinino ai Misteri di questa Scienza di trasformazione, magari facendogli avere delle esperienze, che potrebbero essere anche traumatiche o dolorose, che potrebbero determinare l’intuizione dell’esistenza di una realtà trascendente, posta al di là del mondo fenomenico. In certi rarissimi casi alcuni fortunati potrebbero anche incontrare qualche Ermete incarnato e ricevere da Lui, anche se tale ipotesi è certamente rarissima, l’insegnamento. Potrebbe cioè forse esistere ancora, in gran segreto, nel mondo occidentale di oggi, una trasmissione iniziatica di tipo ermetico, da Maestro a discepolo, e certamente il riuscire a diventare il discepolo di uno di tali Maestri sarebbe il modo migliore per iniziare a conoscere la Scienza degli Alchimisti. Tale ipotesi non esclude quella precedentemente enunciata, ovvero il fatto che alcuni rarissimi individui posseggano un’innata predisposizione nei confronti di questo genere di studi, al punto che essi forse potrebbero in certi casi intenderla senza l’aiuto di un Maestro in carne ed ossa. 4

Ciò potrebbe accadere per il motivo che l’Opera Ermetica potrebbe avere dei tempi di esecuzione molto lunghi, forse in molti casi più lunghi di una o più vite umane. Se così fosse si potrebbe ritenere che chi veramente inizia l’Opera abbia già compiuto tali lavori in precedenti vite, ovvero sia stato, anche se lui fosse di ciò inconsapevole come probabilmente a volte inizialmente accade, scelto per fare ciò da certe misteriose Entità, che hanno il potere di influenzare il destino delle anime che si sono incarnate. E ovvio che tale scelta, se le cose stessero in questi termini, sarebbe indirizzata verso chi avesse delle caratteristiche animiche positive e cioè verso chi possedesse delle doti innate o stabilmente acquisite di armonia e di luminosità interiore e non certo verso quegli individui che, essendo preda di vita in vita di stati d’animo oscuri, od avendo agito e vissuto in modo sgradevole per gli esseri luminosi dei quali gli Ermeti fanno parte, di tale scelta si sono resi indegni. Purtroppo in questi tempi è probabilmente molto difficile fare delle scelte di vita ed avere delle concezioni filosofiche, morali e religiose che possano essere gradite a tali Entità luminose. Occorre infatti ricordare che la via di Ermete potrebbe essere percorribile solamente da un uomo avente delle caratteristiche di interiore luminosità paragonabili a quelle di un uomo primordiale, ovvero esso dovrebbe possedere quelle virtù e quelle positive caratteristiche animiche che erano considerate indispensabili tre o quattromila anni fa, per essere ammesso ai Misteri del Dio tre volte grande. E non è sicuramente detto che le virtù che tre o quattromila anni fa erano considerate tali lo siano ancora adesso, dato che in molti casi è successo che ciò che veniva ritenuto una virtù sia oggi ritenuto un difetto, ciò che un tempo era sacro sia oggi ritenuto profano, ciò che un tempo era chiaro sia oggi ritenuto oscuro, e ciò che un tempo si pensava fosse scuro sia oggi ritenuto chiaro. E evidente che c’è stata una grande trasformazione nelle concezioni del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto, del positivo e del negativo e sicuramente alcuni potrebbero pensare che le cose che erano valide e vere nei tempi arcaici debbano 5

subire una trasformazione, per essere rese adatte al modo d’essere dell’uomo moderno. Ma ciò non è sicuramente vero, per il motivo che la dimensione trascendente è stata, è e sarà sempre eguale a se stessa ed i modi per accedervi saranno quindi sempre uguali, indipendentemente dalle trasformazioni che sono avvenute o potranno avvenire nel mondo storico. Di conseguenza la vera Iniziazione, ovvero l’inizio del cammino verso la dimensione dell’Essere, non può subire cambiamenti ed adattamenti, dato che ciò che è Essere deve rimanere sempre eguale a se stesso. In caso contrario esso non sarebbe più tale, ma sarebbe esso stesso parte del divenire, ovvero di quella dimensione in continua evoluzione e cambiamento che caratterizza il mondo contemporaneo. Tale stato di continua trasformazione è evidentemente in netta contrapposizione agli obiettivi di stabile armonia che dovrebbero riproporsi i seguaci della Scienza di Ermete, sopratutto perché tale trasformazione è indirizzata verso un progressivo oscuramento, sempre più distante dalla luce primordiale alla quale si può far risalire l’inizio dell’insegnamento. Ne consegue che tutti coloro che trovano il loro senso nei vari aspetti realizzativi e nelle varie finalità esistenziali che vigono attualmente, sono quasi sicuramente, a meno di cambiamenti radicali delle proprie concezioni e del proprio modo d’essere, del tutto inadatti ad interessarsi di questo sapere. In questo contesto infatti non possono esistere vie di mezzo e compromessi, dato che il successo nell’Opera potrà arridere solamente a chi ha, od ha riacquisito, lo stesso modo d’essere degli antichi iniziati di quattro o cinquemila anni fa. Per un individuo di questo genere il giudizio dei miti, delle filosofie, delle mode e delle concezioni politiche, etiche, religiose odierne dovrebbe essere inappellabilmente negativo, ed egli dovrebbe essere ben consapevole del fatto che l’era moderna, che i più ritengono un’era felice, evoluta e piena di libertà è in realtà un periodo oscuro dal punto di vista spirituale, dato che l’umanità vive solo in funzione di ciò che è materiale, banale, falso ed apparente, avendo smesso di riferire il senso 6

della vita sia su un piano personale sia su un piano collettivo, ad una dimensione trascendente. A questo proposito si rimanda alle previsioni del Trismegisto, contenute nella famosa lettera ad Asclepio, nella quale il futuro dell’umanità viene visto come un oscuramento sempre più accentuato, concordando in ciò con analoghe previsioni contenute in antichi libri sapienziali indiani e di altri popoli tradizionali. Pertanto solo chi potrà realmente considerare la civiltà moderna in tutti i suoi aspetti, ivi comprendendo le sue stesse religioni, una manifestazione di vuoto e di oscurità spirituale terrificante, potrà forse avere la fortuna di incontrare l’insegnamento di Ermete. Agli altri si lasciano le meraviglie della scienza, della tecnica, i progressi sociali ed economici attuali, sicuri che ciò basterà loro. E se proprio costoro volessero dedicarsi a delle attività di tipo spirituale, potrebbero cercare quegli pseudo insegnamenti adatti al modo d’essere degli uomini moderni e quindi inadatti alla presa di contatto con la dimensione trascendente, ai quali tutti possono accedere a pagamento, la qual cosa sarebbe stata in altri tempi considerata certamente un abominio ed un sacrilegio. Quegli pseudo insegnamenti che si vanno sempre più diffondendo ad opera di pseudo maestri, ma in molti casi sarebbe meglio dire ad opera di sfruttatori della dabbenaggine della gente, provenendo sopratutto dall’Oriente e dall’estremo Oriente, che hanno fatto la fortuna di individui senza scrupoli, dotati di vaghe infarinature di concezioni tradizionali che vendono senza vergogna. Od anche potrebbero più semplicemente dedicarsi alle religioni vigenti, che sono del tutto adatte al modo d’essere della gran maggioranza degli uomini moderni. Ma certamente questo libro non è stato scritto per loro.

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CAPITOLO 1

L’Alchimia Il fatto che oggi la maggior parte delle persone creda che l’Alchimia sia stata, sopratutto in riferimento al periodo medioevale, una specie di chimica ante litteram, ovvero una chimica rozza ed infantile, oppur ancora un insieme di tentativi basati su presupposti magici, aventi lo scopo di trasformare dei metalli facilmente reperibili e di scarso costo in metalli nobili e preziosi come l’oro e l’argento, dà il senso di quanto le persone siano ignoranti a proposito delle faccende che prescindono dal razionalismo e dallo scientismo oggi dominanti. E se pur anche certi alchimisti medioevali effettivamente affermarono che lo scopo dei loro lavori e delle loro ricerche era appunto quello di ottenere l’oro o l’argento partendo dal piombo, o magari di realizzare una pietra miracolosa che permettesse di guarire tutte le malattie e tutte le infermità dalle quali gli uomini sono affetti, è evidente che tali affermazioni avevano un carattere simbolico e non andavano interpretate alla lettera come invece avvenne. Queste affermazioni avevano lo scopo di nascondere una verità e la causa di tale occultamento può essere spiegata essenzialmente in due modi. In primo luogo si deve ricordare che, come già si è detto nella prefazione, questo tipo di studi non è adatto a tutti, ma solo a pochi privilegiati a ciò predisposti dal loro particolarissimo destino ed è quindi logico e giusto che gli altri non conoscano la realtà delle cose riguardanti tale argomento, ma ne abbiano un’idea falsa e distorta. Occorre inoltre tenere presente anche che la trasmissione ermetica, nella forma sapienziale che caratterizzò il periodo egizio ed il periodo greco-alessandrino, 8

divenne ad un certo punto impossibile, dato che con l’avvento della religione cristiana ogni altra forma di tradizione mistica fu perseguitata. La tradizione ermetica si perpetuò invece mascherandosi in siffatto modo e riuscendo così a superare gli eventuali sospetti di inquisitori ignoranti e poco intelligenti che ritennero che il vero obiettivo degli alchimisti fosse quello di arricchirsi e che essi non avessero alcuno scopo trascendente o magico. Ma basterebbe riflettere sul senso della stessa parola Alchimia, per rendersi conto che le cose a questo riguardo sono molto diverse da come vengono credute dalle normali persone di oggi. Tale parola deriva infatti dall’arabo al-kimià che deriva a sua volta dall’antico egizio kemè, termine che designava la terra dell’Egitto che era stata resa fertile dal fango del Nilo nel corso delle sue periodiche inondazioni. Kemè designava quindi la terra nera e fertile, differenziata dalla terra rossa e sabbiosa del resto dell’Egitto, che era invece del tutto inadatta a qualsivoglia forma di agricoltura. In questa terra nera veniva seminato il grano che ricopriva di spighe giallo oro i campi coltivati dagli antichi egizi. Il fatto che ciò avvenisse dette il senso alla parola Alchimia, per mezzo della quale si ritiene di ottenere un prezioso raccolto, simile alle spighe di grano maturo, da un fango nero e maleodorante qual è il limo del Nilo. Il fango nero e maleodorante rappresenta l’individuo prima della trasformazione alchemica, mentre le spighe di grano rappresentano l’Iniziato, così come accadeva anche nei Misteri di Eleusi nella Grecia antica. Ma naturalmente perché ciò possa avvenire è necessario un lungo e difficile lavoro, che non tutti sono in grado di compiere, dato che esso richiede un impegno ed una dedizione assoluta. Tale lavoro potrebbe apparire adatto solamente alle persone serie, attente e meticolose. Ed in effetti così è, ma oltre ad avere tali caratteristiche è indispensabile avere all’interno di se stessi l’ani-mo di un fanciullo, ovvero quelle doti di sponta-

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neità, di gioia, di naturalezza, di bellezza e di ingenuità, che in genere gli uomini adulti perdono. Infatti l’Alchimia fu definita dai Seguaci di Ermete un Gioco di Bambini e con ciò ovviamente non si intendeva che essa fosse facilmente praticabile e comprensibile, ma bensì che, per poter sperare di avvicinarsi ai suoi misteri, fosse appunto necessario avere la purezza e la spontaneità di un bambino. Ma oltre a ciò è necessario il poter disporre di una terra fertile, ovvero di un modo d’essere adatto a tale tipo di trasformazione, qual era appunto la terra resa fertile dalle periodiche inondazioni del fiume egizio, che era considerato un fiume sacro ed una divinità esso stesso. Le periodiche inondazioni erano infatti ritenute quasi una consacrazione delle terre egizie da parte del Nilo stesso. Con queste parole si intenda quindi anche che, senza un apporto od una trasmissione iniziatica della scintilla divina, simboleggiata appunto dalle periodiche inondazioni del sacro fiume egizio, ovvero senza la presenza di una parte divina all’interno dell’individuo, acquisita per meriti prenatali, che determini una vocazione a delle pratiche finalizzate al superamento dello stato umano, non avrebbe alcun senso dedicarsi a ciò di cui si parla in queste righe. Come si è detto, questa terra nera, proprio per via della sua potenziale fecondità, era un fango dal cattivo odore, sgradevole a vedersi ed a toccarsi. Pertanto si potrebbe affermare che solo chi si sente simile a tale fango, ovvero chi non è contento del normale stato umano qual è di solito inteso, che percepisce come un modo d’essere sgradevole e fangoso, può entrare nell’ordine di idee di cercare di operare una trasformazione radicale su se stesso. È evidente quindi che coloro che sono appagati dal loro modo di essere o trovano un senso compiuto nelle normali prospettive realizzative della società odierna, nel lavoro, nella famiglia, nell’arricchimento, negli affetti, nelle religioni moderne, negli impegni sociali e politici, non potranno mai trovare in loro stessi quella pulsione insopprimibile di trasformazione, derivante da una totale scontentezza dello stato normale delle cose, che è necessaria per pensare di cambiare il proprio modo d’essere. 10

Questo potrebbe essere, da un punto di vista alchemico, una delle necessitanti caratteristiche che deve avere la Materia Prima per poter essere lavorata secondo le regole e le prassi ermetiche. Disponendo di tale Materia potrà essere inteso il vero senso dell’Alchimia, ovvero potrà essere inteso che essa non è una chimica ante litteram, ovvero un operare in cantine fumose arroventando, distillando, filtrando e separando dei composti minerali. Coloro che operavano in questo modo non erano i veri Alchimisti, e furono definiti, dai seguaci di Ermete, dei volgari bruciatori di carbone e su di essi i veri esperti dell’Arte ironizzavano, dicendo che non carboni ardenti, accesi faggi, per l’alchemica Pietra, usano i Saggi. E neppure l’Alchimia deve essere considerata un’utopia magica, né un insieme di elucubrazioni filosofeggianti che riguardano solamente la parte pensante dell’individuo. L’Alchimia è invece una antichissima tecnica di trasformazione interiore che, partendo dalla consapevolezza del fatto che il normale modo umano d’essere è limitato, volgare e caduco, cerca di realizzare uno stato d’essere superiore che si avvicini ad un’armoniosa e luminosa imperturbabilità che non sarà più semplicemente umana, ma avrà delle caratteristiche divine. In altri termini l’Alchimia è una coltivazione, ovvero un culto nel senso etimologico del termine, del divino in se stessi, avente lo scopo di rendere tale ipotetica parte divina interiore dominante in modo assoluto e stabile sulla parte caduca e miserabile che caratterizza il normale modo d’essere degli uomini. Come già si è detto tale tentativo non solo è difficilissimo, ma è potenzialmente possibile solo ove si disponesse di una Materia Prima adatta a tale tipo di operazione. Una Materia Prima nella quale sia individuabile un modo d’essere differenziato e quasi regale, che non accetterà mai i limiti esistenziali che invece sono sufficienti alle persone comuni.

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Purtroppo è evidente che nell’umanità odierna, abbagliata da innumerevoli obiettivi esistenziali artificiali che non hanno alcun riferimento trascendente e che hanno annichilito od addirittura allontanato la presenza divina nelle singole persone, tale tipo di Materia Prima si va facendo sempre più rara fino quasi a scomparire. Ed in effetti per coloro che sono in questo modo caratterizzati, l’Alchimia è del tutto inadatta e per loro sono più convenienti, come già si è detto, i miti odierni e le religioni odierne nelle quali la dimensione divina è concepita come un qualche cosa di lontano, di difficilmente raggiungibile e di aprioristicamente separato dalla parte umana, che può essere solamente pregata, invocata o venerata, ma nella quale non è certamente possibile identificarsi. Ben farebbero quelli così caratterizzati a prendere atto della loro nullità di fronte alla dimensione divina, ritrovando in se stessi l’assoluta umiltà che deve possedere chi è un seguace delle moderne religioni, dato che da costoro la divinità è appunto lontanissima e può essere intuita solo con un atteggiamento basato sulla devozione assoluta. Questa insuperabile crasi tra il divino e l’umano, che caratterizza le attuali concezioni religiose, è quindi adatta alle moltitudini che non hanno in sé più alcuna divina potenzialità, né sono in grado di riceverla per mezzo di una trasmissione di tipo iniziatico, che oggi dovrebbe essere considerata del resto talmente rara e talmente difficile da dare, vista la decadenza spirituale dell’umanità moderna, da potersi dire virtualmente impossibile. E’ quindi evidente che i seguaci delle moderne religioni, non possedendo quasi mai quella Materia Prima necessitante al fine di tentare un’Opera di trasformazione ermetica, o per seguire delle reali Vie iniziatiche di tipo arcaico, bene fanno a darsi alle loro pratiche devozionali, né avrebbe alcun senso il cercare di convertirli ad un qualcosa che è per loro inadatto. Se costoro del resto leggessero un testo alchemico, rimarrebbero sicuramente infastiditi dal fatto che in esso si afferma che certi individui potrebbero diventare potenzialmente un Dio, così come i cultori della logica tradizionale potrebbero cri-

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ticare la mancanza di coerenza che in genere caratterizza gli scritti degli autori ermetici. Ed anche i cultori della logica tradizionale, del modernismo, del progresso, dell’eguaglianza e della pseudo libertà moderna, bene fanno a credere ed a dedicarsi a tali cose, dato che le concezioni iniziatiche arcaiche sono del tutto inadatte a loro e sicuramente per essi il presente scritto, così come gli antichi scritti alchemici, è del tutto privo di senso. Però forse tali scritti non furono mai destinati ai seguaci delle moderne religioni, né ai cultori del pensiero razionale e logico, ma a coloro che posseggono un alcunché di celato e nascosto nella Materia Prima, che potrebbe intendere ciò che per il pensiero razionale è inintelligibile e privo di senso e che potrebbe anche non scandalizzarsi dell’ipotesi che alcuni rari individui potrebbero diventare talmente luminosi da rendersi simili agli antichi Dei. E dato che il presente scritto non è destinato, come già si è detto, a quelli che basano la loro capacità di conoscenza sulla logica della mente né ai seguaci dei culti oggi di moda, si è pensato di descrivere le varie fasi dell’Opera Ermetica in modo classico, ovvero nello stesso criterio in cui furono scritti anticamente i libri che trattavano di tale argomento. In questo modo coloro ai quali tali scritti non sono destinati si scandalizzeranno o si annoieranno ben presto nel leggerli, mentre invece forse quei pochi ai quali questo libro è destinato potranno trovare in esso un senso ed una logica che non sono il senso e la logica delle persone normali. Vorrei anche aggiungere che nelle pagine seguenti molte cose sono state dette in modo estremamente chiaro, ovvero in un modo che non sarebbe stato possibile usare qualche secolo fa, dato che certi argomenti trattati avrebbero certamente suscitato i sospetti e le ire di qualche zelante inquisitore, con tutte le nefaste conseguenze che ne sarebbero potute derivare. E pur tuttavia, malgrado l’evidenza di quello che sarà svelato nelle prossime pagine, sono più che sicuro del fatto che quasi nessuno potrà o vorrà intendere il facile messaggio che in esse è scritto, dato che le persone stanno diventando sempre più incapaci di capire ciò che era evidente per gli uomini antichi, dai quali il 13

problema della trascendenza era certamente più percepibile e risolvibile che dalle persone contemporanee, che sono diventate quasi tutte di ciò incapaci. Del motivo per cui questo è successo si accennerà nel capitolo terzo, ove si tratterà appunto del potere ottenebrante per mezzo del quale una misteriosa oscura Entità domina le menti degli uomini moderni, senza che essi siano di ciò consapevoli.

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CAPITOLO 2

La Materia Prima La Materia Prima, della quale si è precedentemente parlato, potrà quindi essere considerata tale, ovvero adatta all’Opera Alchemica, quando nell’individuo vi sarà quel necessitante stato d’essere caratterizzato da una tensione verso la trascendenza insopprimibile, unita ad un senso di limitatezza nei confronti di qualsiasi obiettivo esistenziale normale. Oltre a ciò naturalmente deve essere contenuto nella Materia Prima un principio regale, aristocratico, armonioso e forte che è la manifestazione dell’immanenza divina in essa. Certi autori di Alchimia hanno affermato che per trovare la Materia Prima necessaria alle operazioni alchemiche, si debbano compiere lunghi viaggi, fino a trovare delle profonde e misteriose miniere nelle quali tale Materia si cela. E evidente che tali affermazioni sottintendono appunto la rarità di tale Materia e l’impossibilità di trovarla per le persone che non sono a ciò destinate, ovvero che si debba fare un difficile viaggio nell’interiorità di se stessi per poterla rinvenire, ammesso che essa possa essere ritrovata. Altri autori affermano invece che essa sia vicinissima, quasi a portata di mano. Costoro si riferiscono evidentemente ai pochi privilegiati che di tale Materia posso no disporre. Viene anche detto che, perché tale Materia sia adatta all’Opera Ermetica, è necessario che essa contenga un Nucleo d’Oro, dato che è stato affermato che senza l’Oro non può essere fatto l’Oro.

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In tali parole vi è l’evidente riferimento ad un latente stato d’essere divino, simboleggiato appunto dall’Oro, che deve essere presente nella Materia che si vuole lavorare. I fortunati che possedessero tale rarissimo Nucleo all’interno della loro Materia non dovrebbero avere molte difficoltà, ad accorgersene, dato che essi non potranno non prendere prima o poi coscienza di essere completamente diversi dalle persone che li circondano, dai loro parenti, dai loro figli, dai loro amici, dai loro conoscenti, e predisposti a destini ed obiettivi che costoro non potrebbero neppure immaginare. E certamente sarebbe un gravissimo ed imperdonabile errore rinunciare alla possibilità di realizzare l’Opera per rimanere vicini a situazioni ed affetti che con il passare del tempo si rivelerebbero caduchi e perituri, così come sono sempre le cose umane. Un comportamento di questo genere sarebbe da intendere come un gravissimo tradimento operato nei confronti della parte nascosta e regale di se stessi. Se però tale parte in effetti non esistesse, sarebbe invece ovviamente più che logico e giusto comportarsi in siffatto modo, dato che in questo caso si rinuncerebbe ad impegnarsi in un lavoro che non potrebbe mai portare ad alcun concreto risultato. Ma ai rarissimi individui che potrebbero celare all’interno di loro stessi una scintilla divina, che non può scendere a compromessi con il normale modo di vivere, e che quindi sentono una differenza sostanziale tra il loro modo d’essere e quello delle persone che li circondano, consigliamo di darsi agli studi ermetici in gran segreto e senza dirlo a nessuno. È infatti opportuno comportarsi con tutti nel modo più normale, dato che la diversità dei seguaci di Ermete dovrà essere il più possibile celata, per il motivo che l’Opera deve essere fatta in segreto. Gli Alchimisti non hanno bisogno di mostrarsi o di vantarsi, dato che tutti questi comportamenti sarebbero manifestazioni di un compiacimento egoico, vanitoso ed in fondo miserabile, di una superbia, di un orgoglio e di una presunzione che 16

caratterizzano il normale modo d’essere di molti uomini, ma non certo di coloro che, disponendo della rara e preziosa Materia Prima che permette di ottenere l’Oro Filosofale, hanno per loro natura dei comportamenti del tutto differenti. Sono pertanto risibili coloro che affermano pubblicamente di essere Alchimisti, magari per il motivo che hanno letto dei libri di autori ermetici credendo che basti ciò per diventarlo, senza la Materia Prima necessitante. A nulla servirebbe anche il fatto di imparare a memoria tutti i libri scritti a questo proposito e comunque di certo chi affermasse di fronte a persone profane di essere un Operatore dell’Arte, per certo non lo è, mentre potrebbe esserlo forse, così come potrebbe non esserlo, chi non facesse tale affermazione. I seguaci di Ermete infatti hanno sempre amato mascherarsi, occultarsi e mostrarsi diversi da quello che realmente sono, come dei viaggiatori nella vita che indossano un mantello normalissimo od addirittura lacero e sporco, che nasconde però al suo interno un vestito regale d’Oro e di pietre preziose. Tale occultamento, impenetrabile alle curiosità di chi non deve intendere i modi segreti di operare di coloro che cercano di trasformare il Piombo in Oro, sarà veramente ottenibile quando si potrà disporre del Sigillo di Ermete, che possiede anche molte altre mirabili proprietà e del quale si parlerà nel capitolo quarto. Ma prima di parlare di esso è indispensabile accennare al maggior nemico dell’Opera degli Ermeti, ovvero è necessario parlare dell’oscuro Caos che ottenebra le menti degli uomini, rendendoli suoi schiavi senza che essi di ciò si rendano conto.

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CAPITOLO 3

Il Caos Ed in effetti coloro che posseggono un modo d’essere che certamente nei luminosi tempi arcaici sarebbe stato ritenuto un modo d’essere nobile ed ammirabile non possono assolutamente mostrarsi per quello che sono, dato che nei tempi odierni ciò che è nobile viene sempre distrutto od annichilito, mentre ciò che è ignobile domina e comanda nel mondo. Questo succede sia nel microcosmo sia nel macrocosmo, ovvero sia nella singola persona sia in tutto il mondo di oggi. È evidente che il microcosmo ed il macrocosmo odierni non sono in quello stato di armonioso equilibrio naturale, che li caratterizzava qualche migliaio di anni fa. Oggi il mondo, ovvero il macrocosmo, è sporco, oscuro, inquinato, involgarito da innumerevoli costruzioni di cemento prive di grazia e di armonia, percorso da energie artificiali come la corrente elettrica e gli impulsi radio, popolato da miliardi di uomini che iniziano a soffocarsi l’un l’altro, che predano il pianeta in innumerevoli modi e che probabilmente prima o poi andranno verso una immane e tremenda distruzione, come topi diventati talmente numerosi da divorarsi l’un l’altro o da essere il terreno fertile, per via del loro sovrannumero, per micidiali epidemie decimanti. E così come il mondo è stato involgarito ed abbruttito, ciò è successo anche ad ogni individuo, ovvero al microcosmo, che in esso vive, dato che per non riuscire a capire la tragica nefandezza di ciò che sta succedendo è necessario avere una men-

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te dominata da una oscurità, ma che magari invece ritiene di essere libera, saggia ed evoluta rispetto alla capacità di pensiero degli uomini arcaici. Il fatto è che oggi il mondo e le persone sono dominati dal Caos, ovvero da una forza oscura e tirannica composta di innumerevoli disarmonie, spesso apparentemente contrastanti nei modi e negli aspetti, delle quali sono portatori gli uomini di oggi. Costoro infatti continuamente manifestano e rendono operanti tali disarmonie, compiendo delle scelte e degli atti in se stessi, nei confronti delle persone che li circondano, nei confronti dell’ambiente in cui vivono, che sommate tra di loro per il grandissimo numero delle persone attualmente viventi sembrano appunto degli atti di un'entità malevola e disarmonica, che governa il mondo odierno senza essere conosciuta dai singoli. Si potrebbe quasi pensare che tale entità sia assimilabile a quegli Dei caotici che nell’antico Egitto rappresentavano appunto il lato oscuro e distruttivo dell’essere, come Seth ed Apep, che i sacerdoti egizi combattevano assiduamente con riti magici e cerimonie di abominio e che ad un certo punto furono violentemente espulsi dalla sacra terra bagnata dal Nilo assieme ai loro seguaci. Ma tale espulsione probabilmente non segnò la fine di tali Dei, anzi parrebbe che essi oggi dominino tutto il mondo e siano padroni delle menti, degli atti, delle concezioni, delle scelte, delle volontà, dei sentimenti e sopratutto delle anime della gran maggioranza degli uomini moderni. Potrebbe essere quindi giusto chiamare tale entità Caos, ovvero stato d’essere oscuro e nascosto che, pur erroneamente sembrando propulsore del progresso, dell’evoluzione, della scienza, della tecnica e della libertà delle genti, è in realtà il vero padrone dell’umanità moderna, sia su un piano individuale sia su un piano collettivo, che impone ad essa di vivere solo in funzione del profano, dell’artificiale e del materiale. Tale Caos è quindi il padrone dei tempi attuali, ovvero di quell’età che venne definita Era Oscura, durante la quale, secondo certe antiche previsioni, tutto ciò che è ignobile e volgare deve diventare dominante nel mondo. Il fatto di prendere veramente coscienza di essere schiavi di tale oscura entità, che è padrona delle 19

menti di tutti gli uomini, ed il capire che la libertà ed il progresso materiale che essa parrebbe concedere sono in realtà delle illusioni, come la catena di un cane che non può allungarsi più della sua misura, o come l’apparente idilliaco pascolo nei prati di montagna di mucche destinate al macello, è il primo necessitante passo per poter sperare di rendersi liberi. Il dominio di tale Caos va riconosciuto sia fuori da se stessi sia dentro se stessi. Contro tale oscura essenza ci si deve impegnare in una guerra ed in una resistenza che non può avere compromessi, tentennamenti od attimi di sosta. Se qualcuno cercherà di fuggire al suo dominio, tale invisibile tiranno cercherà in ogni modo di riportarlo nel gregge dei suoi schiavi. Potrebbe accadere ad esempio che chi entrasse nell’ordine di idee di seguire una via ermetica, sopratutto se avesse iniziato ad operare senza la necessaria riservatezza, si ritrovi improvvisamente a dover affrontare delle difficoltà storiche, dei problemi di salute, delle improvvise separazioni o perdite di situazioni affettive consolanti, che potrebbero avere appunto il senso di tentativi operati da parte di tale entità per annichilire chi cerca di ribellarsi al suo dominio. È opportuno quindi che tale tentativo di liberazione sia operato in segreto, in modo che l’entità oscura che domina le menti delle genti non venga a conoscenza di ciò che si sta tentando di fare, ed è sopratutto opportuno che non si abbia alcuna pietà nei confronti del Caos presente nella Materia Prima, ovvero dell’oscurità presente in se stessi. Tale oscurità va riconosciuta, pesata, ripesata ed infine totalmente vinta e dominata, anche se essa non deve essere espulsa da se stessi, dato che i seguaci di Ermete si ripropongono di trasformare le tenebre in Luce divina. Ma se tale trasformazione non riuscisse e se ci si illudesse invece di averla realizzata, si potrebbe correre il rischio di operare, anche senza accorgersene, in funzione dell’oscurità dominante. Basta infatti la presenza di una pur minima parte del Caos nella Materia Prima perché non si riesca ad ottenere alcuna trasformazione alchemica, ma si operi invece senza rendersene conto in funzione di esso. 20

Ciò potrebbe avvenire ad esempio in coloro che, in seguito a pratiche di tipo esoterico, potrebbero reputarsi da un certo punto in poi dei grandi maestri, creando delle false vie iniziatiche o delle pseudo religioni, che non portano da alcuna parte, ma che serviranno soltanto ad indirizzare in direzioni errate coloro che potrebbero un domani cercare di fuggire dal dominio dell’oscuro essere che regna sui tempi attuali. Per riconoscere tale oscurità in ogni suo aspetto, evidente e latente, sopratutto all’interno di se stessi, è indispensabile praticare l’Analisi degli Ermeti di cui si parlerà in uno dei capitoli che seguono. Ma è sopratutto necessario sapersi difendere da essa, rendendosi imprendibili dalle oscurità e dalle negatività che continuamente tale entità proietta nei cuori e nelle menti degli uomini. Ciò si potrà fare quando si potrà disporre del Sigillo di Ermete, del quale si parlerà nel capitolo che segue.

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CAPITOLO 4

Il Sigillo di Ermete Per poter lavorare sulla Materia Prima è necessario che essa risulti del tutto impenetrabile alle nefaste influenze che continuamente, per i motivi precedentemente spiegati, tentano di entrare in lei, ottenebrandone il cuore e la mente. In effetti il nostro lavoro può compiersi solamente se la Materia sarà purificata, e ciò potrà avvenire solamente se essa sarà quindi diventata non accessibile alle impurità che da fuori di essa potrebbero venire. Occorre quindi chiudere la Materia in un recipiente impenetrabile, che sarà il Vaso Filosofale, nel quale opereremo la trasformazione. Tale Vaso Filosofale è composto di tre parti: una superiore, una intermedia ed una inferiore. Ma di tali parti si dirà in seguito. Per ora invece diremo che tale Vaso tripartito dovrà essere ermeticamente chiuso, in modo che nulla entri in esso e nulla esca da esso prima del tempo. Tale chiusura si potrà appunto ottenere con il Sigillo di Ermete, ovvero con l’acquisizione dell’ammirabile potere di rendersi impenetrabile alle falsità, alle artificialità, alle lusinghe, alle erronee verità, alle attrazioni, agli interessi ed alle emozioni collettive che di norma coinvolgono tutti coloro che tale Sigillo non posseggono. In questo modo la Materia inizierà ad essere in quiete, non più eccessivamente turbabile e perturbabile dall’esterno e si potrà quindi operare su di essa con più distacco.

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Inoltre tale Sigillo ha il magico potere di rendere invisibili coloro che lo sanno usare nel giusto modo, e di conseguenza, come già si è detto, coloro che riusciranno ad ottenerlo non potranno essere riconosciuti dalla gente comune come studiosi della Scienza alchemica. E forse anche l’oscuro signore che domina le menti degli uomini moderni non riuscirà, se tale misterioso Sigillo sarà perfettamente realizzato, a riconoscere i seguaci degli antichi culti di Ermete. Ciò è molto importante, dato che se ciò avvenisse, il Caos cercherebbe in tutti i modi di distruggere chi pratica l’antica Arte, come già si è detto. Inoltre questo Sigillo terrà a freno quel terribile Drago che continuamente si morde la coda, desiderando con avidità innumerevoli cose che non potrà mai possedere, ma che invece lo possederanno e lo renderanno sempre più schiavo del desiderio che desidera se stesso, come accade a tutte le normali persone. Alcuni potranno credere che tale Drago non esista, eppure esso è in ogni uomo ed in ogni uomo rappresenta il Caos interiore. Esso è il Drago dei Filosofi, l’entità sulfurea che certamente ostacolerà in ogni modo possibile il progredire dell’Opera. Se però si riuscirà a tenerlo ben chiuso nel Vaso Filosofale, assieme all’altro Drago in esso contenuto, ovvero al Drago Bianco o Mercurio Volgare, impedendo ad essi di volgere i loro desideri, le loro ansie, le loro passioni, le loro concupiscenze ed i loro interessi verso l’esterno, come tutte le persone normali fanno, si potrà sperare di poter iniziare ad avere qualche risultato nell’Opera. Molti Filosofi consigliano poi di tagliare la testa al Drago Rosso, dato che in essa vi è l’origine delle concatenazioni mentali. Così facendo esso, da velenoso e pericoloso che era, potrà diventare utile all’Opera, ed anzi pare che il tagliare la testa al Drago e cuocerlo nel suo sangue sia una delle operazioni più importanti e misteriose della prassi ermetica, che permette di trasformare il Drago Rosso nello Zolfo dei Filosofi e di conseguenza il Drago Bianco nel Mercurio Igneo.

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Infatti quando il Drago Bianco sarà liberato dal soffocante abbraccio del Drago Rosso e reso quindi puro e trasparente, esso perderà tutte quelle caratteristiche di umorale passionalità che lo caratterizzano e diventerà la Sposa dei Filosofi, con la quale tutti i Figli di Ermete anelano di congiungersi. Ma per poter pensare di fare questo è appunto indispensabile la fabbricazione del Sigillo di Ermete, e sicuramente chi riuscirà a realizzarlo nel suo Vaso Filosofale, potrà mantenere il segreto sull’Opera alla quale egli pazientemente lavora, e sopratutto otterrà l’approvazione di quelle entità che guardano coloro che a tale scopo alacremente, in segreto e con grande impegno lavorano. Ed indubbiamente ottenere tale approvazione, difficilissima da conseguire, è indispensabile per poter avere dei risultati, dato che gli Ermeti disdegnano e disprezzano quelli che, avendo iniziato l’Opera senza aver inteso il senso del Sigillo di Ermete, si professano dei seguaci di questa Scienza, o come tali vengono riconosciuti dal volgo. E sicuramente l’essere disprezzato dagli Ermeti, che da luminosi mondi trascendenti osservano coloro che al loro sapere si avvicinano, giudicando ogni loro pensiero, ogni loro atto ed ogni loro azione ed aiutandoli o mettendoli alla prova a seconda delle necessità, è la cosa peggiore che possa accadere a chi ha iniziato questo tipo di studio. Pertanto si ribadisce che l’anonimato è una necessitante condizione per poter operare in questo contesto e coloro che non intendessero tale imperativo non solo non potrebbero essere definiti seguaci del Dio tre volte grande, ma sarebbero dei sacrileghi, dei profanatori che commettono la grave imprudenza di vantarsi di essere ciò che non potranno mai essere. Inoltre l’anonimato permetterà di non essere infastidito dalle persone volgari, e di poter quindi lavorare con tranquillità fino a poter riconoscere la presenza nella Materia di quel Nucleo d’Oro, che è la vera chiave dell’Opera nostra e del quale si parlerà nel capitolo che segue.

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CAPITOLO 5

Il Nucleo d’Oro Nell’antica Grecia si affermava che chi conosceva se stesso diventava un Dio e tale detto ben potrebbe spiegare questa fase dell’Opera Alchemica. Ovviamente qui non ci si riferisce alle moderne concezioni dell’analisi, ovvero alla psicoanalisi, alla psicologia ed alla psichiatria, dato che queste dovrebbero servire a cercare di riequilibrare su un piano semplicemente umano degli individui caratterizzati da turbe psichiche. L’Analisi ermetica è invece un procedimento che permette, tra le altre cose, di riconoscere il Nucleo d’Oro presente nella Materia Prima allo scopo di renderlo dominante in essa, sottoponendo alla sua giurisdizione tutte le altre parti della Materia, ovvero rendendola indipendente e libera dal Caos del quale si è parlato in un precedente capitolo. Si tratterebbe cioè di ritrovare un interiore Re nascosto, di restituirgli splendore e potenza e di fare in modo che esso possa riappropriarsi dello scettro di comando. A tale scopo è quindi indispensabile individuare la parte regale presente nella Materia. Si tratta cioè di riconoscere e rendere dominante quella parte di sé che da un lato non si fa mai minimamente coinvolgere nelle artificialità e nelle miserie che caratterizzano il normale modo di vivere degli uomini moderni e che nel contempo non trova un suo senso esistenziale in tale modo di vivere, arrivando conseguentemente anche a pensare che esso potrebbe essere rifiutato, morendo al mondo. Ma la possibilità di un'Opera Ermetica e l'accensione del Fuoco Filosofale, nonché le meraviglie e le armonie interiori, che chi compie questo genere di studi in 25

certi casi riesce a trovare, potrebbero dare un vero senso esistenziale a chi avesse tali caratteristiche. Potrebbero fargli intendere cioè che il viaggio verso il luminoso e divino Mondo dell'Essere, staccandosi interiormente in gran segreto dalle cose del mondo, ovvero morendo ad esso nel modo che in seguito verrà spiegato, è l'unico vero obiettivo che può dare un senso alla vita di coloro che dispongono di quella Materia Prima, che non permette di trovare un vero significato in null'altro. A costoro si consiglia quindi di cercare con tutte le loro forze e con la massima sincerità, senza cadere nell'errore della presunzione e dell’orgoglio, che potrebbe far ritenere Oro ciò che Oro non è, il Nucleo d’Oro nascosto nella Materia Prima. Ritrovato quindi il Nucleo d'Oro, esso dovrà essere analizzato e si dovrà intendere che è composto di due parti fuse l'una nell’altra e pur sempre distinte. Tali parti vengono denominate il Re e la Regina e dovranno essere in perfetta armonia, sintonia ed equilibrio fra di loro, dato che se così non fosse il Nucleo d'Oro non sarebbe tale e quindi nulla potrebbe essere ottenuto. Con ciò si vuol dire che la quantità di Oro presente nel composto deve corrispondere alla quantità d’Argento e l’una non deve eccedere sull’altra o viceversa. Se qualcuno si accorgesse che nella sua Materia tale equilibrio non fosse presente, dovrebbe realizzarlo al più presto dato che l’Uno originario e cioè il vero Nucleo d’Oro, è composto da due parti perfettamente in equilibrio tra di loro, e cioè dall’Oro e dall’Argento, ovvero anche dallo Zolfo dei Filosofi e dal Mercurio Igneo, che uniti tra di loro in assoluta armonia ed equilibrio formano il mirabile Cinabro. Se non vi fosse tale armonia e tale equilibrio tra le componenti del Nucleo d’Oro, esse non sarebbero il Re e la Regina, ovvero lo Zolfo dei Filosofi ed il Mercurio Igneo, ma bensì il maschio e la femmina volgari, ovvero lo Zolfo ed il Mercurio volgari, e cioè quel modo d’essere in continuo contrasto interiore ed esteriore che caratterizza le normali persone e che non è certo adatto per sintetizzare il divino Cinabro.

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Naturalmente il maschio e la femmina volgari sono presenti anche in chi possiede il Nucleo d’Oro, ma costoro potranno ben intendere la volgarità di tale modo d’essere, proprio per il motivo che posseggono un punto di riferimento e di consapevolezza differente dal normale punto di riferimento di tutte le comuni persone. I più perspicaci potranno quindi intendere, quando avranno ben preso consapevolezza del loro Nucleo d’Oro e dei suoi due componenti amorosamente avvinti, quale sia uno degli obiettivi che la Scienza ermetica si ripropone. Si tratta cioè di trasformare ciò che è volgare in nobile, ciò che è caduco in perenne, ciò che è preda di oscuri stati d’essere in armonioso ed equilibrato. Ma di come tale trasformazione può essere fatta si parlerà in seguito. Per ora occorre ribadire che solo chi troverà tale ineffabile Nucleo d’Oro nella sua Materia potrà forse riuscire a rendere tutto il resto della Materia Prima simile a tale Nucleo. Per capire cosa sia esattamente tale Nucleo bisogna pensare che esso è l’Uno originario che, pur apparendo indivisibile nella sua ineffabile armonia, è composto di due parti. Tali due parti sono rinchiuse in una Materia spessa e pesante, simile ad una prigione, che è anche chiamata Terra o Sale. La Terra delle Materie normali non contiene il Nucleo d’Oro e, invece del Re e della Regina, contiene solamente quello Zolfo e quel Mercurio volgari, dei quali si parlerà in seguito e che non possono, basandosi solamente sulle loro forze, trasformarsi in nulla di nobile, essendo quindi destinati a rimanere sempre prigionieri della Terra o Sale. L’Alchimia insegna come si possa imparare ad uscire da tale Materia, ovvero sciogliersi da essa e percepire la luminosa libertà di chi può uscire da una prigione corporea. Ma prima di poter fare questo è necessario intendere che la Materia può essere pervasa da diversi stati d’essere, che in certi casi sono stabili e definiti, ed in altri casi si trasformano l’uno nell’altro in un continuo divenire. 27

Il fatto di individuarli, di conoscerli e di riconoscerli nel loro comportamento è appunto l’obiettivo dell’Analisi della quale si parlerà nel capitolo seguente. L’Analisi ci permetterà di intendere che la Materia che sembra una è composta da due principi, che in realtà sono tre od anzi quattro. Ma in essa ben guardando si troveranno sette componenti, variamente suddivisi in tre Sfere nelle quali sono contenuti i quattro elementi della Materia stessa. Quali siano questi due, questi tre, questi quattro e questi sette potrà forse essere capito nella lettura ripetuta più volte dei presenti appunti. In effetti quanto è stato appena detto potrebbe apparire poco sensato e difficile da intendere. Però si deve sapere che ciò che potrebbe apparire scuro è invece chiaro e ciò che potrebbe apparire chiaro e facile da capire è invece scuro e magari nei punti che sono tali si celano i segreti difficili da capire. Il fatto è che queste righe non vanno intese semplicemente con le capacità di apprendimento dell’io pensante, dato che in questo modo poco o nulla potrà essere appreso. Solamente chi possedesse, in modo latente o manifesto un potere di conoscenza ben superiore a quello della normale ragione, potrà forse capire il vero senso che cela dietro alle parole di questo scritto.

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CAPITOLO 6

L’Analisi Guardando e riguardando, osservando e riosservando, valutando e rivalutando, pesando e ripesando la Materia nostra, essendo sempre distaccati dalle manifestazioni di essa, come si dirà meglio nel capitolo che parla dell’Attenzione degli Ermeti, potrà essere compiuta l’Analisi della quale si è precedentemente accennato. Per mezzo di essa potranno essere conosciuti i componenti della Materia, che come abbiamo detto sono numerosi. Qui si tratterà dei sette componenti metallici, e l’Operatore ermetico potrà intendere, quando li avrà conosciuti, che ciascuno di tali componenti ha un lato positivo, che è in genere molto raro nelle persone, ed un lato negativo, che è invece purtroppo molto frequente. Infatti come prima si è visto per il Re e la Regina, ovvero per l’Oro e l’Argento che sono difficilissimi da ritrovare, mentre invece è facile individuare nella Materia, detta anche Sale, i principi ad essi antitetici, ovvero il maschio volgare e la femmina volgare, detti anche Fuoco ed Acqua impuri, o Zolfo e Mercurio volgari, in modo analogo potranno essere riconosciuti gli altri cinque elementi nel loro duplice aspetto. Si potrà cioè vedere la signatura che tali elementi metallici determinano in positivo ed in negativo nel modo d’essere della Materia. Il Re infatti, o Sole, od Oro, o Spirito puro, determina piacevolezza, dignità, distacco, carisma e potenza. Il suo contrario invece fa sì che il potere regale si trasformi in volgare tirannia, nel compiacimento di asservire e plagiare gli altri, nel desiderio di avere sempre e

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comunque ragione su ogni cosa e su ogni argomento, anche quando si è in torto, come appunto fanno i tiranni. Per quanto riguarda invece la Regina, o Luna, od Argento, od Anima pura, quando essa è la componente di quel Nucleo d’aurea armonia di cui si è precedentemente parlato, ella è amabilissima, dolce, sensibile, pura e luminosa come la Luna. La parte a lei corrispondente nella volgarità è invece mutevole, instabile, fragile, debole, lamentosa e facile alle lacrime. Ma nella Materia Prima potrà essere individuato anche il rosso Ferro, ovvero Marte od il Guerriero. La parte nobile di tale componente si individua nella tenacia caratteriale, nel senso di disciplina, nel senso gerarchico, nel piacere di affrontare situazioni difficili e pericolose e quindi nel coraggio che di tale componente è la principale caratteristica. Il suo corrispondente verso il basso genererà invece modi d’essere caratterizzati dall’irascibilità, dalla predisposizione alla violenza, alla sopraffazione ed all’ira, sopratutto nei confronti dei più deboli. Per quanto riguarda poi il quarto componente, ovvero l’astuto Mercurio dai cangianti colori, conduttore di anime, esso darà, ai fortunati che lo posseggono, un’astuzia ed una capacità di affrontare le situazioni difficili, simile a quella che aveva il famoso Ulisse che godeva appunto dei favori del Dio Mercurio. E tale componente è forse indispensabile, sopratutto nei tempi odierni, dato che le difficoltà sono tali e tante che, senza un’astuzia ed una abilità estrema, ben poco può essere ottenuto. Ma se è fortunato chi possiede tale componente metallico, è di certo sfortunato chi avesse nella sua Materia del Mercurio volgare, ovvero chi fosse caratterizzato dalla predisposizione alla frode, all’imbroglio ed alla truffa, sopratutto per il motivo che chi così fosse, oltre ad imbrogliare gli altri per sua naturale predisposizione, finirebbe per imbrogliare se stesso.

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Un individuo così difficilmente riuscirà a fare un’Analisi esatta e quindi crederà di essere ciò che non è, di aver fatto ciò che non ha fatto, ed i suoi imbrogli si ritorcerebbero sempre prima o poi contro di lui. Infatti un’Analisi esatta è indispensabile per conoscere le caratteristiche della Materia sulla quale si dovrà lavorare e chi sbaglia l’Analisi non riuscirà ad ottenere alcun risultato, dato che ad ogni tipo di Materia corrispondono dei modi operativi differenti. Occorre parlare a questo punto delle caratteristiche del grigio Stagno o Giove, ovvero di quel metallo che, quando è nel suo aspetto positivo, dona alla Materia dell’Opera una particolare piacevolezza di carattere, un modo d’essere conciliante e benevolo, ovvero una giovialità bonaria che dona armonia a chi sta intorno. Lo Stagno volgare è invece generatore di pigrizia, di svogliatezza, di incapacità di concludere rettamente anche dei normali lavori. E’ evidente che chi fosse da esso caratterizzato, e fino a quando esso non fosse stato trasformato, non potrebbe mai neppur lontanamente sperare di concludere alcunché nel Lavoro ermetico, dato che esso richiede un impegno totale, infinitamente superiore all’impegno che potrebbero richiedere i più difficili e complicati normali lavori. Il sesto componente metallico è il Rame o Venere, che a volte è verde ed a volte rosso, anche se di un rosso differente da quello del Ferro, e che si riconosce per la bellezza e l’armonia che genera. Chi lo possiede entrerà facilmente in sintonia con l’Amore e ben si sa che chi si fa pervadere da Amore è vicino all’obiettivo dell’Opera, dato che tale obiettivo potrebbe essere appunto definito anche Amore. Ma sia ben chiaro che qui si parla di Amore Sacro e non invece dell’amor profano che tutti conoscono, che è quello ispirato dal Rame volgare. Chi è posseduto da tale amore profano e dalle conseguenze di esso, ovvero dalla gelosia, dal senso di possesso, dai desideri volgari e lussuriosi, certamente non sarà interessato alle pratiche di Ermete, dato che le sue energie saranno indirizzate a

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compiacersi, spesso soffrendo, degli amori profani che conoscerà e dei quali sarà preda. Il settimo ed ultimo componente metallico è il nero Saturno o Piombo. Esso potrebbe apparire oscuro e pesante, ma in effetti è dall’aspetto positivo di esso che proviene la capacità di rimanere saldo ed impassibile anche nelle situazioni più difficili e dolorose, come ad esempio durante il periodo della Morte Filosofale della quale più avanti si parlerà, così come è sempre da esso che deriva una tenacia ed un’inflessibilità nel continuare ad ogni costo, anche in situazioni di estrema difficoltà, l’Opera. Chi avesse invece la sfortuna di essere caratterizzato da una Materia in cui è presente il Piombo volgare, si ritroverebbe degli stati d’animo tristi, lugubri, vendicativi e perfidi, che sono certamente tra i meno adatti ad operare secondo i luminosi insegnamenti di Ermete. Quelli che sono stati ora brevemente tratteggiati sono i sette componenti metallici che potrebbero essere presenti nella Materia Prima. Tali sette metalli sono evidentemente derivati dai due componenti del nucleo originario, ovvero dallo Zolfo e dal Mercurio, ed in essi devono essere ricondotti quando l’Opera sarà finita, in modo che dopo aver scomposto la Materia essa venga ricomposta nell’Unità, ovvero nel divino Cinabro, che altro non è se non il Figlio dell’Arte. Ma prima di parlare di ciò bisogna imparare a distinguere i componenti l’uno dall’altro e ad individuarli nel loro modo di essere. Questo tipo di operazione viene appunto definita l’Analisi del composto di cui si dispone, secondo la prassi ermetica. E certamente tale pratica è molto difficile sopratutto perché tali componenti metallici spesso non sono tra loro equilibrati. A volte prevale l’uno ed a volte prevale l’altro, a volte i diversi componenti sono tra di loro così intimamente mescolati, sia nell’aspetto di scorie metalliche sia nella forma di metalli puri, da dare alla Materia degli aspetti caratteriali che non sono chiaramente riferibili alle classificazioni precedentemente elencate.

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Inoltre non si creda che dopo aver conosciuto in ogni loro aspetto, positivo e negativo, i sette componenti della Materia Prima dei quali si è appena parlato l’Analisi sia finita, dato che devono essere identificati anche i quattro Elementi che di essa fanno parte. Dovrà anche essere inteso il fatto che la Materia sulla quale operiamo è divisa in tre Sfere, ciascuna delle quali è differenziata per funzione e stati d’essere che la caratterizzano. Ma di ciò si parlerà in seguito. Per il momento occorre ribadire che è evidente che, per poter sperare di ottenere qualche risultato nel difficilissimo e complicato lavoro dell’Analisi, è necessario poter disporre di una grandissima attenzione. Non si parla qui però dell’attenzione che tutti conoscono, ma bensì dell’Attenzione dei seguaci di Ermete, ovvero di quell’Attenzione magica che verrà definita nel capitolo seguente.

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CAPITOLO 7

L’Attenzione degli Ermeti Molti Autori di Alchimia affermano che per ottenere dei risultati nell’Opera è necessario tagliare la testa ad un Drago, come già in precedenza si è detto. E dato che le operazioni ermetiche sono sempre da riferire al Corpo della Materia, ci si potrebbe chiedere come potrebbe tale Materia continuare a vivere senza testa, ma evidentemente tale taglio della testa del Drago è simbolico ed indica tra le altre cose il controllo dell’Io pensante, ovvero delle facoltà razionali e di attenzione che caratterizzano le persone normali e che in genere sono asservite all’oscurità dominante nei tempi attuali, che per mezzo di tale io pensante fa ritenere falso ciò che è vero, chiaro ciò che è oscuro e giusto ciò che è ingiusto. E necessario quindi che la funzione del pensiero sia sottratta al dominio di tale oscura entità e sottoposta al dominio del Nucleo d’Oro interiore, che tale funzione userà a suo piacere. Coloro che pensassero di essere in funzione del proprio pensiero commetterebbero quindi un gravissimo errore, che li renderebbe del tutto inadatti all’Opera e confermerebbe il fatto che essi sono degli schiavi inconsapevoli dell’oscuro Caos che domina il mondo, che ha posto appunto tra i falsi miti più seguiti dagli uomini moderni il fatto che il pensiero umano sia la facoltà più elevata dell’individuo. Ma con questo non si deve certamente disprezzare 1a facoltà pensante, dato che i seguaci di Ermete possegono tale potere al più alto grado. Ma tale potere è stato, come si è detto, asservito ad un principio divino interiore e quindi, da malefico che era, trasformato in benefico, come sanno fare i veri artefici dell’Arte. 34

Solo quando la facoltà di pensare sarà stata quindi modificata in questo modo, essa sarà utile all’Opera Ermetica. Ma si dovrà disporre anche di una capacità di Attenzione, che dovrà essere ben diversa dall’attenzione normalmente intesa, che è ritenuta di norma una facoltà dell’Io pensante. Tale Attenzione non dovrà essere infatti dentro la Materia, bensì staccata da essa. E come del resto potrebbe essere mai possibile operare su una qualsivoglia Materia, se non si disponesse di un punto di attenzione che sia da essa separato? Per ottenere questo risultato occorre disidentificarsi da ciò sul quale si sta operando, ovvero sentirsi estranei a se stessi ed a tutto ciò che ci succede. Questo potrà avvenire solamente se si disporrà del Nucleo d’Oro, che è composto dall’armoniosa unione del Re e della Regina di cui si è precedentemente parlato. Solo se esso sarà presente, tutta la restante Materia potrà essere considerata con distacco, come un qualche cosa non facente parte della vera essenza nascosta che può trasformare tutte le volgarità e le negatività della Materia che la circonda in qualcosa di puro e di nobile. Si deve anche dire che sarà facile fermare l’Attenzione sul Nucleo d’Oro, dato che esso emana una continua armonia nella quale è facile ed è piacevole identificarsi. Quanto più si procederà nell’Opera, tanto più tale armonia interiore diventerà sempre più manifesta e quindi costerà meno fatica concentrarsi su di essa, mentre le distrazioni che potrebbero venire dal mondo esterno diventeranno sempre meno potenti, e ad un certo punto anche le cose più seducenti, belle ed interessanti che il mondo potrebbe offrire diventeranno insignificanti di fronte alla gioia interiore che, coloro che veramente hanno iniziato l’Opera, proveranno. A questo punto è anche evidente che chi commettesse il gravissimo ed imperdonabile errore di credere di possedere un Nucleo d’Oro, senza in realtà possederlo, non solo non compirà alcun progresso nella Scienza degli Ermeti, dato che non riuscirà mai a trovare il potere di Attenzione che è indispensabile a tale scopo per i

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motivi sopra detti, ma verrà deriso dai Maestri segreti dell’Arte, che osservano e giudicano coloro che si dedicano all’Opera. Infatti ciò che essi massimamente disprezzano, come si è detto, sono proprio i falsi Ermeti, ovvero coloro che ritengono di essere maestri nell’Arte Filosofale e di avere le qualificazioni per poterlo essere, ma che in realtà tali qualificazioni non posseggono e di nulla sono maestri. Parrebbe impossibile commettere un errore tanto grave e pur tuttavia numerosi sono coloro che sono talmente accecati dall’orgoglio e dalla presunzione, ovvero dalle caratteristiche negative dell’Oro volgare, ovvero dello Zolfo, ovvero del Drago di cui si è precedente parlato, da compiere tale gravissimo sbaglio. Chi così erroneamente opera, cerca di porre un punto di riferimento, invece che nel divino Nucleo Regale, nella Materia caotica ed oscura, e più precisamente proprio nello Zolfo volgare, ovvero nell’Io pensante posto all’interno del composto e non all’esterno come deve essere fatto. In seguito a ciò nessuna vera trasformazione potrà essere ottenuta, dato che in questo caso sarà un tiranno e non un Re a comandare il composto ed a dirigere le operazioni, che porteranno ad un ulteriore e tremendo oscuramento della Materia stessa. Di certo la sensibilità della Regina, ovvero dell’Argento, ovvero dell’Anima purissima della Materia, potrebbe impedire che tale inaudito errore venga compiuto. Essa è infatti l’unica che può riconoscere il Re, dato che la donna volgare non è capace di ciò, mentre ella dispone della sensibilità necessaria e dato che, quando ella lo riconosce, di lui eternamente si innamora, stringendolo in un abbraccio perenne. Ma il maschio volgare, ovvero lo Zolfo volgare e cioè il tiranno, in genere maltratta ed offende la Regina, facendola morire alla sua luminosità e trasformandola in un Mercurio volgare, sporco e repellente, in un’anima triste, scura e non più luminosa qual è appunto il composto che si forma in seguito all’unione dell’Argento con lo Zolfo volgare.

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È chiaro che in questo caso si sarà fatto evidentemente il contrario di ciò che l’Opera si ripropone ed è molto triste il prendere atto del fatto che quasi tutti nei tempi odierni operano, in modo consapevole o inconsapevole, in siffatta abominevole maniera, maltrattando la Donna dei Filosofi, ovvero la bianca e sensibile Luna, precipitandosi sempre più in basso ed identificandosi sempre di più con il Caos dominante, invece di cercare di salire in alto. Solamente in presenza del Nucleo d’Oro ciò non avverrà, dato che il Re potrà, dopo una lunga e difficile guerra, sconfiggere l’oscuro e malvagio tiranno, ovvero lo Zolfo volgare, liberando la Regina che era di lui prigioniera e rendendola nuovamente bianca e luminosa da nera e scura che era. Ma del resto tale potere del Re non verrà solamente da lui stesso, dato che sarà proprio la Regina a donargli l’entusiasmo e la forza necessari a tale impresa. Dal saldissimo Amore tra il Re e la Regina, nascerà il Figlio dell’Arte, che pur vivendo nella Materia, alla Materia non appartiene, avendo natura luminosa e divina. Solo questo nobile Figlio potrà dirigere le operazioni ermetiche, dato che avrà per sua natura la necessaria abilità e l’indispensabile Attenzione occorrenti per portare a termine questo difficilissimo compito. La sua Attenzione infatti non sarà eguale all’attenzione che tutti conoscono, ovvero all’attenzione che viene usata per compiere i lavori di ogni giorno, ma sarà un’Attenzione che non dipenderà dal pensiero o dalla volontà, dato che essa sarà sufficiente a se stessa, e quindi in grado di permanere e di essere consapevole di sé anche in mancanza di quei pensieri e di quelle elucubrazioni, che caratterizzano l’attenzione normale. Essa non avrà inoltre sede nella testa, come l’attenzione normale, anche perché la testa del Drago sarà stata tagliata, ma dimorerà nel cuore o nel ventre del composto, dato che questi sono per essa le sedi più congeniali. Questa Attenzione non sarà altro quindi che la manifestazione della presenza del Nucleo d’Oro, che quanto più si ingrandirà e diventerà potente, tanto più si trasformerà in Figlio dell’Arte che sarà quindi in grado di dominare le varie componenti della Materia Prima, tramutandole in metalli perfetti a sua immagine e somiglianza. 37

La sua Attenzione a ciò che succede nella Materia sarà talmente forte che egli sarà sempre consapevole, pur con il dovuto distacco, di ciò che in essa avviene. Per spiegare meglio questo miracolo si potrebbe pensare che se la Materia Prima fosse paragonata ad un corpo umano, l’Attenzione del Nucleo d’Oro, che diventerà poi il Figlio dell’Arte, potrà sapere in ogni momento ciò che in tale corpo sta succedendo, pur non facendo parte di esso come già si è detto. Egli saprà quindi se tale corpo sarà fermo, ovvero in movimento, ovvero se starà seduto o sdraiato e se sarà caratterizzato da un piacevole o da uno spiacevole stato d’essere. Saprà cioè se sarà lieto o triste, se sarà preda di passioni o di buoni propositi, se sarà in quel momento luminoso od oscuro, senza mai in tali cangianti aspetti della Materia Prima identificarsi. Ma se lo volesse, essa potrebbe anche essere solamente attenta all’armonia che l’Amore del Re nei confronti della Regina continuamente genera, distaccandosi completamente da qualsiasi senso corporeo, da qualsivoglia facoltà mentale e da ogni sentimento emotivo, la qual cosa è certamente un grande Miracolo, che ben pochi riusciranno a credere od a capire. Tale tipo di Attenzione, che potrebbe quindi essere anche consapevole solamente dell’armonia e dell’Amore dei Filosofi, sarà inizialmente lieve, quasi impercettibile, ma poi se si riuscirà a rendere più forte e dominante il Nucleo d’Oro, fino a trasformarlo in Figlio dell’Arte, essa diventerà sempre più stabile e permanente. Il modo per cui da un piccolo e minuscolo Nucleo d’Oro, ovvero dalla divina scintilla celata nell’oscura Materia, si possa ottenere il Figlio dell’Arte, dotato di tali meravigliosi poteri, è uno dei più grandi segreti alchemici, e non è permesso parlare in modo troppo chiaro di tale mistero. Ma pur tuttavia per la gioia di coloro che anelano di conoscerlo, diremo che è necessario accendere un Fuoco Filosofico, che è appunto il mezzo con il quale tale trasformazione può essere ottenuta.

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Ma per accendere un Fuoco Filosofico è necessario conoscere l’elemento Fuoco, ma prima di lui si devono conoscere gli altri tre elementi della Materia, ovvero la Terra, l’Acqua e l’Aria. Di tali elementi si parlerà nel capitolo seguente.

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CAPITOLO 8

I Quattro Elementi Imparando ad osservare per mezzo dell’Attenzione filosofale la Materia Prima, si potrà notare che in essa, oltre ai sette componenti dei quali si è precedentemente parlato, vi sono quattro Elementi, che non solo interagiscono tra di loro, ma che a volte si cambiano l’uno nell’altro, come del resto in un certo qual modo fanno anche i metalli dei quali si è già sufficientemente detto. I sette componenti precedentemente elencati sono contenuti in tali Elementi, anche se a dire il vero alcuni di essi sono più affini ad alcuni Elementi che ad altri. Con tali parole si vuole dire che certi componenti si ritrovano più facilmente nella Terra, dato che il manifestarsi in essa è per loro più congeniale, altri nell’Acqua, altri nell’Aria ed altri nel Fuoco. Anche chi è dotato di poca Attenzione non potrà non prendere atto del fatto che la parte più evidente della Materia Prima è appunto la Terra, che si può riconoscere per il motivo che essa è pesante, scura e greve. Ma non per questo motivo essa va disprezzata, dato che è proprio nel profondo della Terra che si dovrà porre il Seme dell’Arte, ovvero il frutto dell’Amore del Re e della Regina, che poi, grazie alle opportune e necessitanti operazioni, si trasformerà nel Figlio dell’Arte stessa. Infatti il Sole e la Luna si uniscono amorosamente proprio nel più profondo della Materia, ovvero nel punto in cui si trova l’Umido Radicale, che è quella sostanza che dà vita e nutrimento a tutto il composto, ed è dal loro contemporaneamente caloroso ed umido Amore che tale Figlio dell’Arte prende origine.

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Chi conosce questo tipo di Amore, che dimora nell’interno della Materia, non ha più bisogno di cercare degli amori esterni, ovvero non ha più bisogno di donne fatte di Materia volgare, e quindi pervase dalle numerose negatività che per tale motivo le caratterizza, con le quali intrecciare delle relazioni affettive. Si potrebbe anzi affermare che chi fosse succube di amori profani non potrebbe certamente essere definito un seguace dell’Arte. Infatti i discepoli di Ermete disprezzano gli amori profani, che continuamente generano nella Materia tensioni, gelosie e sensi di possesso. I seguaci dell’Arte potranno amare solamente la Donna dei Filosofi che è appunto la Luna, ma che sarà tale e che ad essi si concederà solo se essi saranno riusciti ad essere il Sole, ovvero a ritrovare dell’Oro nella loro Materia. Tale Luna sarà in loro e fuori di loro, nella bellezza del mondo e del cosmo che li circonda, e di certo sarebbe risibile chi, avendo conosciuto tale meravigliosa Donna, rinunciasse ad essa per una donna normale. Chi non intende questo Mistero e non riesce a realizzarlo sul piano dell’interiorità della Materia, non potrà mai ottenere alcun risultato nell’Opera degli Ermeti ma solo provare e riprovare inutilmente spendendo tempo ed energie. E ciò del resto è comprensibile anche per il motivo che ben pochi oggi possono intendere quali siano le caratteristiche dell’Amore magico, necessario perché il Re e la Regina possano tra loro unirsi e concepire. La parola amore oggi infatti ha un senso volgare e profano che nulla ha in comune con l’Amore necessario per l’Opera Ermetica. Per tutti questi motivi si ricordi quindi di non disprezzare la Terra, dato che in essa segretamente s’incontreranno per congiungersi il Sole e la Luna e dato che in essa è inoltre anche contenuto Saturno che, pur avendo un aspetto terreo ed oscuro, è in effetti il custode del Fuoco nascosto, come dice appunto il suo nome Sat Urno. Ed in molti casi anche la stessa Venere, oltre ad ispirare l’amore del Maschio e della Femmina, plasma in modo armonioso e piacevole tale Terra ed in essa inol41

tre vi si possono ritrovare in forma di minerali anche lo Stagno, il Mercurio, il Ferro, l’Oro e l’Argento. Per tutti questi motivi chi disprezza la Terra, pensa di poter fare a meno della Terra, non capisce che essa è la base dell’Opera e conseguentemente non riuscirà mai ad ottenere dei veri risultati. Tale Terra, per essere fertile, ovvero per essere potenzialmente adatta ad essere l’utero del Figlio dell’Arte, deve essere irrorata da un’Acqua miracolosa che mantiene l’umidità feconda dell’Umido Radicale e che è molto diversa dall’acqua normale, che irrora le materie volgari colmandole di oscurità, di tensioni e di stati d’animo negativi. Tale Acqua si origina dall’aspetto migliore di Mercurio e della Luna e per questo motivo essa potrebbe essere chiamata Argento Vivo. L’Attenzione dei Filosofi permetterà di sentire l’Argento Vivo che circola nella Terra, rinfrescandola, purificandola e rendendola atta all’Opera di trasformazione. Con tale Argento Vivo potrà congiungersi l’Oro quando sarà stato trasformato, come più avanti si dirà, in Oro solubile e quindi in grado di essere consapevole di se stesso anche in stati d’essere non più solamente materiali come di norma sempre succede. Ma naturalmente perché ciò possa avvenire, si dovrà disporre di Argento vivo ovvero di Acqua Filosofale pura e limpida e non di acqua volgare, resa torbida dalle inquinanti passioni che affliggono tale tipo d’acqua, che è quella che di solito si può ritrovare nelle materie comuni non ancora trasformate o non adatte alla trasformazione. Per ottenere dell’Acqua pura recante in sé le meravigliose proprietà della Luna, di Mercurio ed anche degli altri componenti metallici, si dovrà farla decantare a lungo ed essa dovrà quindi essere filtrata a regola d’Arte. In questo modo si allontaneranno da essa gli oscuri sedimenti di cui si è precedentemente parlato, che sono certamente sgradevoli a vedersi ed impuri, ma non

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per questo dovranno essere gettati via, dato che l’Opera si propone appunto di trasformare ciò che è sgradevole in gradevole e ciò che è impuro in puro. Di trasformare cioè il vizio in virtù, la debolezza in forza, l’orgoglio in dignità, la fragilità in sensibilità, l’irascibilità in coraggio, la predisposizione alla truffa in astuzia, la pigrizia in giovialità, la lussuria in amore, lo spirito di vendetta in tenacia. Per ottenere ciò è assolutamente indispensabile purificare l’Acqua e renderla trasparente, dato che in questo modo essa diventerà un potenziale utilissimo strumento operativo, per mezzo del quale sarà possibile lavare e rilavare la Materia, estraendone i sette componenti metallici puri e per mezzo della quale sarà possibile inoltre, come già si è detto, renderla umida e ricettiva e quindi adatta a ricevere il Seme dell’Arte. Ma sopratutto l’Acqua pura permetterà di lavare e di rilavare lo Zolfo volgare, detergendolo da quelle oscurità e cattiverie che lo fanno apparire come il Drago Rosso, del quale si è precedentemente parlato, e trasformandolo nello Zolfo dei Filosofi che, quando potrà essere congiunto al Mercurio Igneo del quale si parlerà in seguito, permetterà di ottenere il mirabile e misterioso Cinabro, che è il più alto obiettivo dell’Arte ermetica. Ben si sa che l’Acqua per mezzo del calore si trasforma in aereo vapore, ovvero in quell’Aria che si dovrà riuscire a far scendere nella profondità della Terra, usando quel Mantice segreto del quale si parlerà nel capitolo seguente. L’Aria che a noi serve non è però un’aria puzzolente ed inquinata, come quella che spesso si origina dallo Zolfo volgare che genera nuvole di pensieri, di preoccupazioni e di tensioni che continuamente si rincorrono, ma bensì un’Aria pulitissima, limpida e dotata di una sua luminosità. Per poter ottenere tale Aria, al fine che essa possa circolare nella Materia, è necessario quindi che lo Zolfo volgare riduca la sua molesta e fastidiosa attività. Infatti lo Zolfo volgare, ovvero il Drago Rosso dei Filosofi che continuamente si morde la coda, dato che è lo schiavo dell’oscuro Caos, facilmente, come si è detto, si infiamma di ira, di avidità, di concupiscenza e di indomabili passioni, dando origine 43

ad un Fuoco volgare che è l’esatta antitesi del Fuoco Filosofale, che è il solo che può permettere il progresso dell’Opera e del quale si parlerà nei seguenti capitoli. Solo la dignità del Re, la fermezza di Marte e l’armonia di tutti gli altri Metalli potranno impedire che tale Drago, ovvero tale Fuoco maleodorante, pericoloso e distruttivo inquini l’Aria della Materia. E solamente quando l’Aria sarà tersa e pulita si potrà pensare di usare un magico strumento detto il Mantice dei Filosofi, che permetterà di accendere quel Fuoco Filosofale che è la vera chiave dell’Opera.

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CAPITOLO 9

Il Mantice dei Filosofi L’uso adeguato del Mantice dei Filosofi facilita la consapevolezza del Nucleo d’Oro, dato che il ritmico alternarsi della salita e della discesa dell’Aria placa l’attività della parte pensante della Materia, ovvero della testa del Drago, nella quale di norma gli uomini si identificano. Si potrà così ottenere una particolare quiete che viene chiamata l’Ozio od il Riposo dei Filosofi ed è certamente una piacevolissima sensazione il poter stare in pace, senza essere assillato dai continui pensieri, che come nugoli di mosche fastidiose continuamente turbinano nella testa di coloro che non conoscono tale riposo e che non sono difesi dalle negatività che potrebbero entrare nella Materia dal magico potere del Sigillo di Ermete. Ed in effetti coloro che saranno riusciti ad iniziare ad acquisire la consapevolezza del Nucleo d’Oro, staccando l’Attenzione dalle cose esterne, dai pensieri e dalle emozioni che continuamente si generano nelle Materie volgari, non potranno non guardare con pietà e compassione quelli che individuano appunto se stessi in tale continua, cangiante e contraddittoria attività emozionale e di pensiero. Quei pochi fortunati saranno ben consapevoli del fatto che tale identificazione è del tutto illusoria, dato che nei pensieri e nelle emozioni non vi è nulla di stabile e fisso, ma un continuo rincorrersi di stati emozionali e mentali dominati dal divenire, ovvero dall’oscuro signore del Caos. Come già si è detto solo coloro che dispongono di un Nucleo d’Oro latente, o che tale divina scintilla potrebbero ricevere per grazia degli Ermeti o di altre luminose Entità, meritandosi tale divino ed incomparabile dono con vite e vite di comportamento impeccabile e gradito ad Essi, potranno appunto sperare di uscire da 45

tale triste e deprimente circolo vizioso, nutrendo, rinforzando ed accrescendo il Nucleo segreto con l’Aria vivificante, che l’uso adeguato del Mantice dei Filosofi farà scendere nelle profondità della Materia ove tale Nucleo è celato. Infatti tale Aria potrà passare attraverso le tre Sfere delle quali è composta esteriormente la Materia, ovvero la Sfera superiore nella quale risiede il pensiero, la Sfera intermedia nella quale risiedono le emozioni e la Sfera inferiore nella quale risiedono le passioni. Passando e ripassando continuamente attraverso tali Sfere, i pensieri, le passioni e le emozioni si calmeranno e ciascuna delle tre Sfere smetterà di contenere negatività e diventerà invece sede di una Materia purificata ed adatta all’Opera. Ma sia ben chiaro che se per mezzo del Mantice non si riuscirà ad accendere il Fuoco degli Ermeti, tale lavoro di prolungata e consapevole areazione a nulla servirà dato che solo il Fuoco ha il potere di trasformare ciò che è volgare in nobile e di generare quindi il Figlio dell’Arte che, grazie al suo magistrale impiego, si renderà padrone e signore di una Materia resa nobile da volgare che era. Non si creda però che tale Fuoco si possa accendere in tempi brevi. Forse ci vorranno mesi, forse ci vorranno anni, forse ci vorranno vite, dato che perché il nobile Fuoco degli Ermeti possa manifestarsi, l’intera Materia Prima dovrà essere stata sufficientemente depurata, per il motivo che ciò che è nobile disdegna di manifestarsi in ciò che è turpe, volgare e continuamente mutabile. Si impari quindi ad usare il Mantice dei Filosofi in modo magistrale, essendo il più spesso possibile consapevoli del suo calmo e ritmato funzionamento e dominando nel contempo pensieri, fantasie, passioni ed emozioni varie, sia positivi che negativi, che sono appunto contenuti nelle tre Sfere di cui si è precedentemente parlato. E necessario imporre il Silenzio assoluto nella volgarissima accozzaglia di suoni e di parole sgradevoli che i sette componenti non nobili della Materia precedentemente descritti provocano, facendo un fastidioso baccano che nulla ha di nobile e che sicuramente impedisce l’accensione del Fuoco.

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Ma solamente il potere del Re unito alla sua amata Regina, che gli ispira la forza e la determinazione necessaria, ha il potere di imporre tale Silenzio nelle tre Sfere che compongono il Vaso Filosofale. E solamente quando si sarà ottenuto il Silenzio dei Filosofi, ovvero il magico vuoto pieno di armonia e di gioia che non hanno alcuna motivazione esterna, il vero Fuoco potrà essere acceso. Di quali siano le caratteristiche di tale Fuoco segreto si dirà nel capitolo seguente, anche se certamente solo coloro che lo conosceranno realmente potranno effettivamente intenderlo nel suo modo d’essere, mentre per gli altri le cose che si diranno nel prossimo capitolo, saranno vuote parole senza alcun senso.

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C A P I T O L O 10

Il Fuoco Filosofale Si parlerà qui del Fuoco Filosofale naturale, cioè di quello che è usato nella Via umida, che è il modo di operare qui descritto, ovvero del Fuoco dolce che è ovviamente ben diverso dal Fuoco volgare di cui si è parlato nel capitolo dei Quattro Elementi. Tale Fuoco è quello che dovrebbe essere usato preferenzialmente dai seguaci di Ermete, per il motivo che essi preferiscono operare in modo progressivo e controllato, provando e riprovando senza fretta fino ad ottenere l’effetto voluto, senza correre mai il rischio di compiere un errore irreparabile che potrebbe distruggere la Materia ed interrompere l’Opera in corso. In effetti alcuni autori parlano anche di altri tipi di Fuochi, ovvero di Fuochi violenti e contro natura, che sono quelli che si usano prevalentemente nella Via secca, e cioè di quel modo di operare che prescinde quasi completamente dall’armonia della Luna e dall’apporto vivificante ed umido del Mercurio purificato. In effetti anche nella Via umida si usano a volte dei Fuochi violenti, che provocano uno stato di crisi della Materia simile a quello che si ottiene con le Acque corrosive, ma essi sono sempre regolati dalla presenza del Mercurio Igneo, ovvero dell’Acqua Filosofale amorosamente riscaldata, che impedisce che il Fuoco violento evocato distrugga il composto. I Fuochi secchi, accesi senza la presenza mitigante dell’elemento Acqua, potrebbero portare rapidamente a compimento il lavoro di trasformazione, ma sono certamente pericolosi.

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Ma forse tali tecniche sono più adatte ad altri modi di cercare la Luce e vengono molto di rado usate dai seguaci di Ermete e vanno praticati sotto la guida di un Maestro veramente esperto in tali modi operativi. L’uso di tali Fuochi è riservato inoltre a coloro che dispongono di una Materia particolarmente forte, resistente e coraggiosa, o forse sarebbe meglio dire da una Materia nella quale il Nucleo d’Oro è presente in modo massivo, al punto che se anche essa si disgregasse, esso potrebbe permanere senza essere in alcun modo danneggiato. Disponendo di una siffatta Materia, che comunque ovviamente dovranno ottenere anche coloro che lavorano seguendo la prassi della Via umida, si potranno praticare le segrete e pericolose tecniche delle Acque corrosive, che come abbiamo detto, sono usate sia nella Via secca che nella Via umida, e che rapidamente annichiliscono tutto ciò che è impuro, ma che potrebbero distruggere appunto anche la Materia sulla quale si opera. Ma per via della pericolosità di tali Acque corrosive, che a volte potrebbero sembrare delle vere e proprie torture inflitte alla Materia, è forse preferibile non parlarne, e chi dovesse essere destinato a conoscerle potrà forse farsele insegnare da un vero Maestro di ciò esperto, che fatalmente e necessariamente prima o poi incontrerà nel corso delle sue vite. Si ribadisce quindi che esistono due tipi di Fuochi e cioè quello usato prevalentemente nella Via secca, che si origina solamente dallo Zolfo purificato, e quello usato nella Via umida che si origina dall’unione dello Zolfo e del Mercurio. Quest’ultimo è appunto il Fuoco dolce che non si accende con la violenza, con la privazione, con l’isolamento o la sofferenza della Materia, ma che ha diverse origini. Infatti si è detto che tale Fuoco si accende solo quando lo Zolfo dei Filosofi si congiunge con il Mercurio Igneo, che viene definito in questo modo proprio per il fatto di percepire il Fuoco, facendo in modo che esso sia intendbile come calore languido che si diffonde in tutta la Materia dall’Operatore. Evidentemente tale Fuoco è un Fuoco amoroso ed infatti deriva dall’intensissimo Amore che viene evocato dalla congiunzione sacra del Re e della Regina, ovvero dai due componenti del Nucleo d’Oro, che tra di loro uniti formano il divino Cinabro. 49

Di conseguenza solo coloro che potranno disporre di tali rarissimi componenti, e quindi potranno conoscere, intendere e realizzare il senso del loro languido e caloroso Amore, potranno capire di quale Fuoco qui si sta parlando. Coloro che invece non conosceranno l’Amore della Luna potranno solo tentare di usare l’arido e pericoloso Fuoco della Via secca, ma comunque potranno ottenere ben pochi risultati finché essi stessi non intenderanno che l’unione degli opposti è la vera chiave dell’Opera. Solo quando essi intenderanno questo Mistero in essi si verserà l’Acqua di Vita, che farà mirabilmente germogliare la loro terra secca ed assetata. Infatti quando gli opposti si congiungono si genera un Amore per mezzo del quale essi si integrano, si completano e si fondono l’uno nell’altro fino a diventare un solo nobilissimo Essere che nulla ha di caduco e di mortale e che riempie di indicibili bellezze la Materia, così come la primavera dona gioia ed armonia al mondo dopo il triste e rigido inverno. Questo Amore, che ha il potere di rianimare ciò che sembrava morto e di rendere nuovamente giovane e bello ciò che appariva vecchio e cadente, è l’Amore che genera le meraviglie del mondo e dell’universo, è quello che fa muovere e brillare il sole e le stelle, è quello che ricopre la terra di fiori, di foglie e che riempie di gioia tutti gli animali che nel mondo vivono. Esso non è quindi l’amore che normalmente conoscono gli uomini, limitato e perituro, ma è una potentissima energia creatrice, trasformatrice, generatrice ed armonizzatrice che nulla ha a che fare con l’amore volgare, che è solo un limitato e parziale eco di esso. E come ben si sa l’Amore, quando non è volgare, arde all’interno della Materia come un Fuoco dolcissimo, che trasforma il Mercurio volgare in Mercurio Igneo, che è il solo che potrà congiungersi con lo Zolfo dei Filosofi come già si è detto, e che permetterà di sentire una languida sensazione calorica all’interno della Materia a chi riuscirà, anche solo per brevi periodi, ad accenderlo. Come è stato precedentemente scritto, ma occorrerà ripeterlo perché molti crederanno di aver acceso un Fuoco senza invece nulla aver fatto, tale sensazione sarà chiaramente percepibile al centro della Materia, ovvero nella Sfera intermedia, ovvero nel cuo50

re, oppure, come affermano anche alcuni Maestri, ancora più in basso e cioè nel ventre di essa, ovvero nella Sfera inferiore. Si potrebbe dire che non è affatto errato, così come tali Alchimisti affermano, accenderlo nel punto più profondo possibile della Materia, dato che il Fuoco acceso in tale posizione facilmente riscalda e trasmuta tutto ciò che è posto al di sopra di lui. Esso è cioè in grado di purificare sia la zona centrale del composto, che è appunto la sede del cuore che domina tutto ciò che è relativo ai sentimenti ed agli affetti, sia la zona posta ancor più sopra, ovvero quella Materia bianca a forma di nuvola, ove prendono incessantemente origine quei pensieri e quelle elucubrazioni fastidiose che in molti casi cercano di distrarre l’Operatore ermetico dal suo vero Lavoro, facendogli credere che altre siano le cose importanti alle quali egli deve dedicarsi. Si deve però anche dire che la parte più profonda della Materia è quella in cui risiede la pulsione generativa, ovvero il desiderio di intimità amorosa che vi è tra il Maschio e la Femmina, che facilmente può dare origine al Fuoco, dato che a volte il Maschio arde d’Amore per la Femmina e viceversa. Ma perché questo possa succedere, la Materia profonda, ovvero quella contenuta nella più bassa Sfera Filosofale ove si trova l’Umido Radicale, deve essere purificata e resa totalmente diversa, fino a non essere più la sede di quei desideri passivi e di quelle vergognose passioni, che si trovano di norma in essa. Infatti purtroppo scavando nel profondo della quasi totalità delle materie volgari, ovvero nella Sfera inferiore di chi non è adatto all’Opera, si trova solamente una sostanza viscida, profana, volgare, che genera appunto desideri di intimità lascivi, vergognosi e pieni di sensi di colpa e di peccato, che continuamente proiettano l’attenzione verso l’esterno, infrangendo il Sigillo di Ermete e svuotando il Vaso Filosofale dei suoi contenuti. E dato che come si è detto nulla di ciò che è contenuto all’interno del Vaso Filosofale può essere proiettato nel mondo profano esterno, è evidente che chi possedesse tale sostanza repellente nella Sfera inferiore e non fosse in grado di purificar51

la, dovrebbe sapere che la sua Materia non potrà mai essere trasformata secondo la prassi ermetica. Ma sicuramente non è così per tutti ed in particolare non è certamente così per coloro che dispongono del Nucleo d’Oro, dato che l’Amore tra le due componenti di tale Nucleo è esclusivo e non si rivolge mai all’esterno. Inoltre esso è totalmente libero e purissimo, non condizionato da oscuri e limitanti pregiudizi, né da sensi di colpa, così come del resto erano coloro che vivevano nei tempi dell’Era dell’Oro, ove non vi era né colpa, né peccato, né vergogna. E del resto chi lavora secondo le regole di Ermete a tali antichissimi uomini si renderà sempre più simile, fino a ritrovare la loro libertà, la loro luminosità e il loro modo di concepire l’Amore. Tale Amore infatti è ispirato appunto dal Figlio di Venere, ovvero da Amore, che è capace di portare verso dimensioni luminose le anime di coloro che incondizionatamente, fedelmente e senza limiti a lui si aprono, amandolo ed in esso identificandosi fino a diventare Amore che ama Amore. Ed è proprio tale Amore totale, ovvero tale Eros, così come esso è anche chiamato, che potrebbe innescare quell’intimo e sublimante Fuoco amoroso, che si accende appunto nella parte più profonda della Materia e che facilmente porta l’Opera a compimento. Ma chi non fosse comunque adatto ad accenderlo in tale sede, provi pure ad accenderlo nella sede intermedia, come del resto tanti seguaci di Ermete hanno fatto inizialmente, soffiando e risoffiando in questo sito col Mantice dei Filosofi e riempiendo il cuore di Amore, dato che senza di esso nessun Fuoco potrà venire acceso. Ancor meglio però sarebbe che esso potesse divampare sia nella Sfera profonda sia nella Sfera intermedia dato che in questo modo le distrazioni dei pensieri e delle elucubrazioni che continuamente si generano nella Sfera superiore, difficilmente potrebbero soffocare od annichilire l’azione sublimante del Fuoco, e si potrebbe quindi conoscere sempre di più e sempre meglio l’Ozio dei Filosofi di cui si è già parlato. 52

Quando poi tale Fuoco, o tali Fuochi, saranno rimasti accesi abbastanza a lungo, si potranno iniziare ad osservare i colori dell’Opera, dei quali si parlerà in seguito, che proprio nella Sfera superiore possono essere visti, sia ad occhi aperti sia ad occhi chiusi. È quindi evidente che per mezzo di tale Fuoco si possono ottenere dei meravigliosi risultati. Però si deve dire che esso è, specialmente all’inizio dell’Opera, molto sensibile e delicato e può sicuramente accadere che possa spegnersi sia per le eccessive distrazioni che provengono dalla parte superiore della Materia, sia per le emotività che provengono dalla parte intermedia, sia per la presenza di eventuali volgari concupiscenze che si trovano nella parte più profonda. L’azione di tali impurezze, da qualsiasi parte provengano, è paragonabile a quella dell’acqua che spegne il fuoco. Naturalmente qui si parla di un’acqua impura e non dell’Acqua Filosofale, ovvero dell’Acqua dell’Eterna Giovinezza che proviene dalla Regina, di cui parleremo più avanti. Se dunque accadesse che tale acqua impura spegnesse il Fuoco che con tanta fatica è stato acceso, non ci si dovrebbe scoraggiare, né tanto meno pensare di abbandonare l’Opera iniziata, ma si dovrebbe piuttosto operare al fine di riaccenderlo al più presto possibile. Si dovrebbero cioè individuare le impurezze acquose che tale malaugurato spegnimento hanno provocato, renderle incapaci di annichilire il Fuoco segreto, dominandole e reprimendole e poi, praticando l’Attenzione degli Ermeti ed usando nuovamente in modo adeguato il Mantice dei Filosofi, soffiando e risoffiando dolcemente nel punto della Materia in cui si era riusciti ad accendere il Fuoco, fare in modo che la sua divina luce ed il suo magico calore nuovamente possano essere percepiti. Potrebbe anche succedere che qualche volta tale Fuoco si spenga, dato che l’oscurità che di esso è nemica non si troverà solamente all’interno della Materia, ma sopratutto all’esterno di essa, e se l’Operatore fosse distratto e si dimenticasse 53

di serrare a regola d’Arte il Sigillo di Ermete, ciò potrebbe sicuramente accadere. Questi sono infatti i tempi in cui l’oscurità domina tutto il mondo e tutta l’umanità, e cerca continuamente ed in ogni modo di imporre il suo potere ottenebrante, con innumerevoli, subdoli ed insinuanti sistemi, che molto spesso apparentemente sembrerebbero tra di loro in contrasto, a tutti e ad ogni cosa. Ma pur tuttavia chi non potrà mai arrendersi, dato che la sua natura è tale che il doversi adeguare ai voleri dell’oscurità dominante gli farebbe mancare il senso stesso del fatto di vivere, imparerà ad accendere ed a riaccendere anche numerose od innumerevoli volte tale Fuoco, perché solamente quando esso arderà soavemente in lui, egli veramente potrà trovare un senso compiuto nella sua esistenza. E se pur molte saranno le interruzioni, si deve ribadire che tale Fuoco, quando sarà stato riacceso grazie all’Amore magico dei Filosofi, sarà più forte, più piacevole, datore di un armonioso calore che facilmente permetterà all’Attenzione di rimanere fissa su di esso senza alcuna fatica, e conseguentemente in grado di resistere maggiormente alle molestie che gli vengono dal Caos del mondo esterno. E se anche fossero necessarie molte vite per intravedere le prime conseguenze del perdurare dell’accensione del Fuoco, ovvero il fatto che la Materia si sta effettivamente trasformando, che ciò che è scuro sta diventando chiaro, che ciò che è volgare sta diventando nobile, che ciò che è caduco sta diventando perenne, ciò non dovrebbe incidere sulla volontà e sulla tenacia dell’Operatore. Egli infatti ritroverebbe in sé di vita in vita la vocazione all’Opera degli Ermeti e di vita in vita, grazie ad incontri ed accadimenti solo apparentemente casuali, magari anche con i segreti e celati Maestri dell’Opera, potrà ritrovare il proprio vero destino, ovvero la propria Fortuna, che non sarà quella delle normali persone e che egli ben volentieri seguirà, dato che in essa ritroverà il senso dello scopo della sua esistenza. Cuocendo quindi con tale Fuoco mese dopo mese, anno dopo anno, e vita dopo vita, non potranno non iniziare ad apparire i segni del fatto che l’Opera si sta avviando a compimento. Essi sono vari e numerosi e potranno essere riconosciuti solamente quando si manifesteranno nella Materia. 54

In effetti il parlare di essi prima del tempo potrebbe non essere logico e pur tuttavia di alcuni si parlerà nei prossimi capitoli, iniziando dal segno più caratteristico dell’Opera Ermetica, che è la conoscenza di quella Pietra nascosta che permette la guarigione da ogni male e da ogni malattia, che è chiamata la Pietra Filosofale. Tale Pietra e gli altri segni di trasformazione saranno descritti nella segreta speranza che qualcuno dei futuri lettori possa gioire del fatto che li ha riconosciuti nella Materia sulla quale sta lavorando.

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La Pietra Filosofale Quando la Materia sarà stata trattata per il tempo necessario nei modi precedentemente descritti, si potrà iniziare a percepire la presenza di un qualche cosa che giace nel più profondo di essa, che di norma non è mai stimata per quello che è, ovvero non è considerata quel magnifico strumento di gioia e di potenza che ben conoscono i seguaci di Ermete. Ma del resto la gioia e la potenza che da essa possono sprigionarsi potranno essere conosciute solamente quando essa inizierà a palesarsi per quello che realmente è. Nella percezione del suo mirabile funzionamento potrà essere riconosciuto uno dei segni dell’Opera. Tale Pietra, che è chiamata anche Pietra sottile, Pietra sacra o Pietra originaria, si nasconde nei recessi più profondi, oscuri e segreti della Materia, proprio nel mezzo dell’Umido Radicale, e questo è sicuramente uno dei motivi per il quale essa è difficilissima da trovare. Inoltre la gente volgare ritiene stupidamente che tale parte della Materia sia disprezzabile e così non può neanche lontanamente sospettare che invece proprio in tale parte si nasconda uno dei più mirabili segreti dei seguaci di Ermete, come è del resto chiaramente affermato nella Tavola Smeraldina, ove si ingiunge di prendere consapevolezza del fatto che ciò che sta in alto è come ciò che sta in basso. Si potrà evidentemente a questo punto capire il motivo per il quale si è consigliato di accendere il Fuoco Filosofale nel punto più profondo della Materia.

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Infatti chi avrà così operato, otterrà più rapidamente la consapevolezza della Pietra, dato che la vicinanza del Fuoco la rende attiva nelle sue mirabili funzioni, per il motivo che il Fuoco posto vicino ad essa rapidamente trasforma le negatività e le oscurità presenti nella parte profonda della Materia, permettendo di ritrovare tale magica Pietra. Se l’Operatore imparerà ad usarla in modo adeguato, non potrà non stupirsi e compiacersi degli effetti che ella produce. Infatti sfregandola dolcemente, ovvero accarezzandola con il flusso dell’Aria fatta scendere fino ad essa con il Mantice dei Filosofi, od ancora riscaldandola lievemente con il Fuoco magico di Ermete, da essa scaturiranno due miracolosi flussi luminosi, l’uno bianco e l’altro rosso, che si abbracceranno tra di loro intorno ad una linea centrale, riproducendo il magico simbolo del Caduceo, che è uno dei segni della realizzazione del lavoro ermetico. Queste due miracolose forze permetteranno alla consapevolezza segreta dei seguaci di Ermete, ovvero all’Attenzione magica della quale si è in precedenza parlato, di salire lungo l’asse centrale sulla quale esse si intersecano, facendo conoscere tutti quei colori che sono a loro volta i segni del fatto che la diffìcile Opera segreta è giunta ad un buon punto. Chi sarà quindi dotato di un’Attenzione talmente forte da permettergli di mantenere la consapevolezza di ciò che sta succedendo, nel momento in cui tale miracolo avviene, potrà iniziare a conoscere lo stato meraviglioso dell’Essere, che prescinde dalla materia, dopo essersi in essa formato per mezzo di un lungo e difficile lavoro ermetico. Tali due energie sono infatti in grado di dare le ali al Figlio dell’Arte, che è il divino Cinabro, ovvero di rendere solubile od addirittura aereo tale purpureo composto, permettendogli di separarsi dalla Materia e di poter ritornare in essa a suo piacimento. Ma è forse opportuno, prima di praticare tale separazione che potrebbe essere in certi casi pericolosa, dato che se ci si separasse prematuramente dalla parte corporea si potrebbe non riuscire a ritornarvi, far salire l’energia transumanante lungo il segmento intorno al quale il Serpente Bianco ed il Serpente Rosso si interseca57

no e farla quindi scendere nuovamente nel profondo della Materia, riportandola nella Pietra nascosta dalla quale si era originata. I più sagaci e intuitivi intenderanno che tali due Serpenti altro non sono che il Drago Rosso ed il Drago Bianco, ovvero lo Zolfo volgare ed il Mercurio volgare, che sono stati trasformati dal lavoro assiduo dell'Artigiano. È evidente che ciò che prima era velenoso è stato trasformato in una Medicina assolutamente indispensabile per conoscere i misteri dell’Arte. Tali due Serpenti dovranno quindi essere ben conosciuti e fatti innumerevoli volte circolare all’interno dei tre Vasi, dato che ripetendo più e più volte questa operazione, si otterrà per distillazione, ovvero per mezzo della ripetuta circolazione dei Serpenti di cui si è detto, un’Essenza magica. Tale Essenza viene ad ogni nuova distillazione purificata e resa migliore, dato che ogni volta che i due Serpenti circolano amorosamente avvinti nel Vaso Filosofale, ovvero vengono distillati secondo l’Arte, essi amorosamente si congiungono sempre di più tra di loro, smettendo di contrapporsi e di ferirsi a vicenda come facevano prima che l’Opera fosse stata iniziata, formando quel composto che ha origine dalla fusione dello Zolfo dei Filosofi e del Mercurio Igneo. In questo modo si otterrà quella sublime Essenza volatile, detta Quintessenza, che è uno degli altri segni del fatto che il Lavoro è stato compiuto in modo adeguato. Tale Essenza volatile, che altro non è se non il Figlio dell’Arte alato, ovvero il Cinabro reso volatile, potrà permettere di iniziare a conoscere quelle dimensioni delle quali le normali persone non potranno mai essere consapevoli, per il motivo che esse sono poste al di là dei limiti della materia e della causalità, essendo stati d’essere che non fanno più parte della semplice sfera umana, ma partecipano dello stato d’Essere divino per via della Luce, dell’armonia, della perfezione e della gioia che le contraddistingue. Tale Luce potrà essere variamente colorata ed a seconda dei colori che la caratterizzeranno denoterà l’ottenimento di risultati sempre più avanzati. Tali colori sono denominati i Colori dell’Opera e di essi si parlerà nel capitolo che segue. 58

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I Colori dell’Opera Quando la Materia sarà stata lavorata a sufficienza, il vecchio tiranno e tutti i suoi miserabili accoliti, ovvero lo Zolfo volgare e le impurità metalliche precedentemente descritte con tutti i loro attaccamenti, passioni, pensieri, emotività, moriranno ed il signore del Caos, ovvero il grande Drago che domina il mondo, mordendosi incessantemente e dolorosamente la coda, non avrà più alcun potere di ostacolare i progressi dell’Arte. Tale morte, che per le persone normali sarebbe un fatto grave e doloroso, sarà invece vista con gioia dai seguaci di Ermete, sopratutto per il motivo che essa non potrà coinvolgerli totalmente. Infatti sarà solamente il modo d’essere umano, legato al divenire, soggetto al Caos ed in definitiva miserabile, a perire. La parte più importante, ovvero il Figlio dell’Arte, reso forte, stabile ed imperituro da anni e vite di costante e proficuo Lavoro, certamente non potrà perire. E dato che in esso principalmente i seguaci di Ermete si identificano, e non certamente nel resto della Materia, quando essa morirà non potranno che essere felici del fatto che in seguito a ciò avranno perso tutti quegli attaccamenti, quei legami e quelle dipendenze che sono tipici del normale modo d’essere delle materie comuni. Questa Morte Filosofale è chiamata l’Opera al Nero od anche Regime di Saturno. Ed in effetti il simbolo alchemico di Saturno, recante la falce sotto i quattro elementi, simboleggia oltre che il plumbeo metallo anche la Morte Filosofale.

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Si deve a questo punto dire che quanta più sarà la Materia da far perire e da far corrompere, ovvero quante più scorie e negatività fossero presenti, tanto più dovrà essere lungo tale regime. Esso potrebbe durare dei mesi, degli anni od addirittura delle vite. È quindi evidente che solo chi avrà dentro di sé un Nucleo d’Oro capace di resistere impassibilmente a questo periodo di lacerante e sofferta disgregazione, riuscirà a passare agevolmente attraverso lo stato di crisi e di sofferenza che lo caratterizza. Pertanto è necessario affermare che non è consigliabile affrontare il Regime di Saturno prima del tempo, sopratutto se non si è ben sicuri di possedere quel Nucleo d’Oro capace di sopportare tale prova tremenda, dato che si potrebbe rischiare di rovinare tutto il lavoro che è stato fatto. Sopratutto usando certe Acque corrosive, anche inconsapevolmente, si può provocare tale stato oscuro d’essere, ovvero tale Morte Filosofale, che però in questo caso potrebbe diventare morte reale, ovvero anche uno stato di profondissima crisi dal quale potrebbe essere molto diffìcile uscire. In questo caso sarebbe percepita, invece della gioia che deriva ai seguaci di Ermete dal fatto di essere morti al mondo, solamente quella sofferenza che si prova per il motivo di essere consapevoli di una lacerante disgregazione del composto che non darà alcun positivo risultato. Chi così avesse operato, invece di fare dei passi verso la Luce, avrebbe fatto dei passi verso il buio e non sarebbe certamente degno di essere chiamato un Figlio di Ermete. Al contrario i veri seguaci dell’Arte gioiranno, come già si è detto, della disgregazione della normale Materia, sopratutto per il motivo che alla fine di tale disgregazione essi potranno iniziare a vedere apparire quel vago bagliore, simile al chiarore che annuncia la luce dell’alba, che è chiamato il Regime di Giove. Tale chiarore, che appare sopratutto nella parte superiore del Vaso Filosofale, ma che potrà essere inteso anche nelle due Sfere inferiori, e che è la dimostrazione che l’Anima della Materia si sta facendo luminosa, brillando di luce divina e ren60

dendosi degna della perenne unione con lo Spirito assoluto, è l’annuncio della salvezza, dato che lo stato di caducità che prima caratterizzava la Materia è stato vinto, provocandone appunto la disgregazione, la morte e risorgendo quindi da essa. Se però tale chiarore non apparisse, vorrebbe dire che l’Opera al Nero non è stata completata, ovvero è stata parziale, nel senso che esistono ancora delle impurità nella Materia, che non sono state individuate e rettificate e che non permettono la percezione della luce di Giove. È evidente l’importanza del fatto che la Nigredo deve essere totale, coinvolgendo tutta la parte normalmente umana dell’Operatore, ivi comprese le cose, gli affetti e le situazioni alle quali egli è più attaccato. Tale Nigredo inoltre non dovrebbe essere provocata facendo soffrire la Materia o privando violentemente il composto dei suoi attaccamenti e dei suoi desideri, come potrebbe accadere per un uso errato delle Acque corrosive. In questo modo si potrebbero creare degli stati d’essere tristi ed oscuri, dei rimpianti e delle nostalgie, che potrebbero dare origine a nuove impurezze ed a nuovi patimenti animici, che renderebbero ancor più complicato l’ottenimento del regime di Giove. La Nigredo migliore e più naturale si otterrà solamente quando il dolce, meraviglioso ed armonioso Fuoco dei Filosofi avrà cotto a sufficienza la Materia dell’Opera, senza alcuna violenza ed imposizione. È evidente quindi quanto tale Fuoco sia importante, al punto che alcuni seguaci di Ermete arrivarono ad affermare che esso è la vera chiave dell’Opera, dicendo che per ottenere la trasformazione della Materia basta cuocere all’inizio, cuocere a metà e cuocere alla fine dell’Opera stessa. Al grigio e debolmente luminoso regime di Giove, che potrà essere ottenuto solo operando nel modo sopra detto, seguirà il biancore risplendente del Regime della Luna e per chi potrà arrivare a questo punto, sarà veramente di conforto il fatto di sapere di avere finalmente meritato ed ottenuto il potere di infondere nella Materia tale biancore, che sarà anche il colore che vedrà il Figlio dell’Arte ogni volta

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che da essa si staccherà, come si è già detto che potrebbe accadere e come più avanti meglio diremo. Dopo tale candore lunare nella Materia si potranno percepire altri colori: il verde primaverile di Venere, i colori cangianti di Mercurio, ed infine, quando essa inizierà ad avere l’aspetto ed il calore del Fuoco, si potrà vedere prima il rosso cupo di Marte e quindi il giallo spendente del Sole. Sia ben chiaro che la consapevolezza e la conoscenza di tali colori sono in relazione a quanto si è detto nel capitolo precedente, ovvero che esse sono una conseguenza dell’ascesa lungo il bastone, che si origina dalla Pietra Filosofale ed intorno al quale sono amorosamente intrecciati i Serpenti dell’Arte, detto anche Verga di Esculapio, del principio di individuazione degli Alchimisti, ovvero del Nucleo d’Oro. Ad ogni livello consolidato di ascesa, conosciuto e riconosciuto nel modo più completo possibile e ripetuto conseguentemente a tale scopo infinite volte, corrisponderà uno dei colori precedentemente enunciati. Quando il Principio di Individuazione ermetica avrà oltrepassato le sette porte, riuscendo a rimanere consapevole della sua assoluta armonia, indipendentemente da pensieri e da emozioni, anche nella parte superiore del composto, le nuvole ed i venti che sono nel cielo e che impediscono di vedere la Luce del Sole, smetteranno di esistere. Quando si sarà giunti a questo punto, il Nucleo d’Oro si sarà veramente totalmente trasformato nel Figlio dell’Arte, ovvero nel Cinabro, che potrà definirsi, senza temere di sbagliare per presunzione, Figlio del Sole e della Luna. Inoltre tutti i componenti della Materia a tale Nucleo si renderanno sempre più simili, fino a trasformarsi in lui quando l’Opera sarà totalmente compiuta. Quando si inizierà ad ottenere ciò, il Nucleo nobile della Materia sarà talmente forte e dominante nella Materia stessa, che esso potrà essere paragonato al Gallo di Esculapio, che ogni mattina annuncia l’arrivo dell’Astro luminoso, od anche all’Aquila regale e maestosa che lascia il suo nido e vola alta nel cielo.

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Ed infatti la purissima Anima della Materia, ovvero il Mercurio Igneo, ben congiunta con lo Spirito, ovvero con lo Zolfo dei Filosofi, per formare appunto il Figlio del Re e della Regina, potrà a questo punto lasciare, come una giovane Aquila, il nido nel quale l’Uovo Filosofale si è dischiuso. Tale Aquila, ovvero tale magica Quintessenza, potrà cioè volare in quelle dimensioni di Armonia poste al di là dello spazio e del tempo, ove è possibile arrivare solamente dopo aver superato verso l’alto, e non certo verso il basso, ogni limite umano, rendendosi simili agli Dei, così come cercavano di fare i saggi Iniziati dei tempi antichi, che disprezzavano invece il fatto di rimanere prigionieri del normale modo d’essere umano. La consapevolezza di poter volare viene paragonata dagli Ermeti al potere di uscire dalla prigione nella quale gli uomini sono rinchiusi, ovvero il potere di sciogliersi dall’oscuro regime di Materia che caratterizza le normali persone. Tale operazione, che i seguaci di Ermete ripetono più e più volte, uscendo e tornando nella Materia stessa, può essere ovviamente compiuta solo da coloro che sono arrivati ad una fase molto avanzata dell’Opera, avendo definitivamente superato le difficoltà e le prove che si devono affrontare per poter disporre di tale potere. Di questa pratica si parlerà nel seguente capitolo.

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Sciogliersi dalla Materia Di certo deve essere terribile rimanere per tutta la vita prigionieri in un oscuro ed angusto carcere. Nessuno vorrebbe vivere questa tremenda esperienza e pur tuttavia tutti la vivono anche se di ciò non si rendono conto. Le anime delle persone sono infatti prigioniere della Materia, ovvero della Terra, vincolate ad essa dalle scorie metalliche delle quali si è precedentemente parlato, e potrebbero forse liberarsi da essa solo quando tale Materia si decomporrà e si dissolverà, ovvero quando morirà, come di norma a tutti succede. Solo in quel momento potrebbero forse diventare consapevoli del fatto che hanno vissuto per tutta la vita in un’angusta prigione, ma molto spesso accade che neppure in tale circostanza essi intendano ciò. Per loro infatti tale prigionia è così consueta, che la giudicano un modo normale d’essere, e quando si liberano naturalmente dal corpo, giungendo alla fine della loro vita, cercano immediatamente di incarnarsi in un altro, senza avere alcuna consapevolezza di poter esistere fuori dalla prigione. Essi aspirano cioè ad avere al più presto possibile una nuova prigione per poter condurre una nuova miserabile e penosa vita rinchiusi nella Materia, credendo che essa sia l’unica realtà che esista e basando il loro senso dell’esistenza solamente sugli accadimenti ed i valori materiali. Ma certamente non sarà così per i segnaci di Ermete dato che loro potranno, dopo aver svolto in modo impeccabile tutte le operazioni precedentemente descritte, sciogliersi a loro volontà dalla Materia, conoscere stati d’Essere che sono posti 64

al di là di essa ed al di là del tempo e ritornare quindi nella Materia stessa, tutte le volte che lo vorranno. Per loro quindi la Materia non sarà una prigione, ma piuttosto uno strumento, un veicolo od un mezzo per muoversi nel mondo materiale, del quale faranno parte pur non facendone parte. Sciogliendosi dalla Materia ed in essa ritornando a loro piacimento, avranno la consapevolezza della vera realtà che può essere conosciuta dal Figlio dell’Arte, reso volatile dall’azione del Fuoco Dolce che ha permesso di dotarlo di ali invisibili, per mezzo delle quali egli può staccarsi a suo piacimento dal mondo. Di certo nessuno potrebbe credere che tale magico volo sia possibile e del resto esso è effettivamente impossibile per la quasi totalità delle persone. Di conseguenza non ha senso il parlarne, giacché non si sarebbe creduti, si verrebbe ritenuti dei folli o dei vanesi, ed inoltre chi si dedica alla Scienza di Ermete deve operare in segreto, come già più volte si è detto. Pertanto, chi riuscirà ad arrivare a possedere il magico potere di sapersi separare e ricongiungere alla Materia a suo piacimento, dovrà mettersi una maschera che lo farà apparire del tutto normale, in modo da muoversi tra gli uomini senza essere riconosciuto per quello che è, o piuttosto per quello che egli è diventato dopo anni e vite di lungo e difficile lavoro. Non dovrà far capire cioè che egli stesso, avendo realizzato il misterioso e divino Cinabro dei Filosofi, è ormai un Figlio di Ermete, un tre volte grande, un conoscitore della vera libertà, un portatore segreto di Luce divina ed un Figlio del magico Amore del Sole e della Luna. Un Figlio di Ermete che potrà, rinascendo di vita in vita, rappresentare, all’insaputa di chi non potrà, non vorrà o non saprà riconoscerlo, il Dio tre volte grande e trasmettere segretamente la sua Arte, datrice di libertà, di gioia e di luce divina, ai fortunati che ne saranno degni.

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