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Antonella Randazzo
DITTATURE
La Storia Occultata
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INDICE
INTRODUZIONE ........................................................................ ........................................................................ 7
CAPITOLO I – Totalitarismi e dittature ...... ........... ........... ........... .......... ..... ……1 ……19 9 -Totalitarismo e sterminio -Capitalismo totalitario -Il potere delle banche -L’élite e i suoi club di potere -Il Bilderberg -La Commissione Trilaterale -Il potere dei media
CAPITOLO II - Ideologie e dittatori ................................. …105 -Massacri ideologici in Cina
........... ........... ........... ....... .. ..… ..…..19 ..195 5 CAPITOLO III – I Presidenti americani ...... -Guerre di aggressione e la filosofia del bombardamento -Altri crimini degli ultimi tre presidenti: -George Walker Herbert Bush -William Jefferson Clinton -George Walker Bush -La teoria della superiorità W.A.S.P.
.………….287 .287 CAPITOLO IV – Dittature in Europa .................. .………… -La truffa di Norimberga -Mussolini e altri mostri -I capi di governo inglesi -Benjamin Disraeli -George David Lloyd -Winston Leonard Spencer Churchill -Margaret Hilda Thatcher -Anthony Charles Lynton Blair -La Regina inglese -L’islamofobia e i crimini contro il popolo palestinese
CAPITOLO V – Gli umani contro i mostri ............................ 409 -Patrice Emeri Lumumba -Giacomo Matteotti
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-Enrico Mattei -Rigoberta Menchú Tum -Aung San Suu Kyi
CONCLUSIONI .................................................................... ...................................................................... .. 460 BIBLIOGRAFIA .................................................................... ...................................................................... .. 465
INTRODUZIONE
Pochi di noi si sorprenderebbero nell'apprendere che alcuni esseri umani sono capaci di commettere crimini. Dalle cronache, conosciamo l'esistenza di persone che commettono crimini terribili come l'omicidio, e ci aspettiamo che queste persone vengano smascherate e penalmente perseguite. Tuttavia, forse stentiamo a credere che possano esistere persone che uccidono a sangue freddo, che distruggono intere città e che costringono milioni di persone a soffrire la fame e a morire di stenti. Esseri che sparano sulla folla, uccidono bambini, donne e vecchi. Ingannano e manipolano le informazioni, affinché non si sappia la verità su di loro. Esseri che sperimentano armi capaci di provocare dolori atroci e di uccidere disintegrando i corpi. Esseri che commettono crimini con cinismo e pianificazione. Esseri che si ergono al di sopra delle leggi, come mostri onnipotenti. Eppure sappiamo che nel mondo esistono guerre, miseria e fame, ma siamo indotti a credere che tali crimini possano dipendere da eventi non controllabili, oppure da disgrazie senza precisi responsabili. La convinzione che i fatti storici siano quasi sempre imprevedibili perché soggetti ai capricci della natura umana appare oggi eccessivamente ingenua e semplicistica. Ritenere Ritenere che la la Storia sia frutto di eventi in gran parte immodificabili o giustificabili giust ificabili ci induce a credere che i crimini che in essa avvengono siano inevitabili. Come vedremo, non è così.
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Questo libro fa luce su insospettabili responsabili, che hanno potere di vita o di morte. Si tratta di un gruppo di persone capaci di nascondersi dietro ai mostri da loro stessi creati. Sono essi stessi "mostri", nel senso che agiscono in maniera disumana, provocando sofferenza e morte a milioni di persone. Ciò nonostante, non pagano affatto per i loro crimini. Non appaiono nemmeno come criminali, perché si nascondono grazie al potere mediatico, che permette loro di propagandare un'immagine positiva, di nascondere o sdrammatizzare i loro crimini, oppure di indurre a credere che siano inevitabili. Noi tutti siamo indotti a non vederli, anche perché abbiamo bisogno di aver fiducia nella bontà del mondo, e di pensare al crimine come ad una patologia rara e di pochi isolati individui. La Storia deve far luce sui fatti, sfidando paure e illusioni. Le nostre conoscenze sugli eventi storici aumentano col passare del tempo, e oggi sono emerse così tante contraddizioni con le vecchie interpretazioni della realtà storica che abbiamo soltanto due possibilità di scelta: o far finta di niente e cercare di non capire né pensare ai crimini che avvengono in molte parti del mondo, oppure possiamo chiederci il perché ci troviamo in un mondo in cui vengono commessi così tanti crimini. Se scegliamo la seconda strada dobbiamo andare a fondo e capire il vero significato delle guerre, della povertà e dei crimini: cioè capire chi trae vantaggio da tutto questo, chi sono le persone che possiedono il potere di determinare queste realtà. In altre parole, dobbiamo chiederci chi sono questi mostri fino ad oggi impuniti. Seguendo l'indicazione di Seneca è possibile trovare i mostri: "Chi ottiene il vantaggio più grande da un crimine è il maggiore indiziato". E noi abbiamo molto più che indizi. Questo libro nasce con l'intento di fare chiarezza, alla luce dei documenti emersi dagli archivi americani, russi, ed europei europei aperti da pochi anni, anni, su chi ha commesso crimini e genocidi, considerando il periodo storico che va dal primo dopoguerra ad oggi. A partire dagli anni Novanta è nata la "cultura del cambiamento", cioè una nuova storiografia, basata su nuovi documenti emersi dagli archivi, oppure su un cambio di prospettiva: da quella che privilegiava i potenti e proteggeva il loro operato, a quella qu ella che si appunta appu nta sulle questioni dei diritti umani e della legislazione internazionale a tutela di essi. Questo libro appartiene alla "cultura del cambiamento" poiché offre un nuovo modo di capire e intendere i fatti più atroci della Storia. Offre ricerche accuratamente documentate, e senza reticenze dona al lettore la possibilità
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di riflettere su contenuti storici che confutano alcuni assunti che eravamo abituati a non mettere in discussione. La cultura del cambiamento non accetta strumentalizzazioni della Storia e delle Scienze sociali. In altre parole, contrasta la tendenza a credere che i fatti così come sono stati raccontati dai vincitori debbano essere presi come dogmi di fede. Oggi molti storici sono sempre più convinti che è stata attuata una grave distorsione di molti fatti storici, al fine di occultare le responsabilità e i crimini dei vincitori e di coloro che dalle due grandi guerre mondiali hanno ricavato profitti e potere. La "Storia ufficiale", con le molte incongruenze, svela sempre di più le sue mistificazioni. Oggi la Storia non può più essere intesa come "interpretazione dei vincitori", ma come un canale dello scibile che può e deve permetterci di capire meglio la realtà del passato, e quella in cui viviamo oggi. Ad esempio, perché dovremmo credere che il genocidio degli ebrei sia stato il più grave della Storia, se sappiamo per certo che nella Storia moderna sono stati commessi molti altri genocidi? Dobbiamo forse credere che la vita degli ebrei valesse di più di quella degli africani o dei nativi americani? Oppure dobbiamo far finta di non sapere, per credere a quegli eminenti professori universitari che ancora sostengono che il più grave genocidio fu quello degli ebrei? Dovremmo forse credere che il valore delle vite distrutte dipenda dalla nazionalità, dalla religione o dal credo politico? Naturalmente ciò è assurdo. Eppure, quando gli storici accademici descrivono l'Olocausto come "un genocidio senza riscontro nella storia"1, ci stanno inducendo a fare questo. Questi storici sanno benissimo che non è così, che la Seconda guerra mondiale fu tutta intera un "Olocausto", e che molti altri genocidi erano già stati perpetrati in Africa, in Asia e in America. Seppure disposti a condividere l'indignazione e lo sgomento morale di fronte ai crimini nazisti, non siamo disposti a negare l'inquietante presenza mistificata di elementi nazisti nel sistema di potere di oggi. Anzi, proprio perché ci indignano i crimini, cerchiamo la verità su ognuno di essi, nessuno escluso. E' arrivato il tempo in cui la Storia non deve più essere a servizio dei vincitori. La ricerca storica è una questione troppo seria e importante perché la si possa pos sa far cadere in queste trappole. IIll modo in cui cu i percepiamo la Storia è determinante nelle valutazioni che diamo agli eventi di ieri e di 1 Kershaw Ian, Che cos'è il nazismo?, nazismo?, Bollati Bollati Bori Boringheri, ngheri, To Torino rino 2003, p. 20.
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oggi. La coscienza storica deve formarsi in piena libertà, senza imposizioni di alcuna autorità, se non quella autorevole della verità dei fatti. Nelle nuove prospettive storiche, i vecchi stereotipi e le vecchie dicotomie si stanno svelando sempre più retoriche. L'opposizione amico/nemico, occupante/liberatore non trova giustificazioni sufficienti nelle documentazioni di natura finanziaria e imprenditoriale, oltre che nei comportamenti delle autorità politiche. La vecchia retorica dello Stato che protegge e della guerra giusta lascia molte incongruenze. Rimane l'unica certezza dell'esistenza di vittime e di carnefici: di chi esercita potere in modo criminale e di chi è stato costretto a subire i crimini. La tendenza di molti è quella di difendere i luoghi comuni, anche quando viene svelata la loro inconsistenza. Non è mai facile cambiare la propria prospettiva. Eppure, studiando la "Storia ufficiale", molti di noi hanno capito che qualcosa non quadrava. Ad esempio, se la Germania era uscita dalla Prima guerra mondiale poverissima, come mai nel giro di pochi decenni diventò così potente? E se c'era il divieto (nei Trattati di Versailles) che si riarmasse, come mai ha potuto farlo? Chi l'ha aiutata? E come mai soltanto durante e dopo la guerra gli Alleati denunciarono il sistema tedesco come dittatura, mentre prima incontravano amichevolmente e senza problemi il dittatore? E Stalin? Come mai nell'immediato dopoguerra c'erano abbracci fra lui e gli Alleati, mentre soltanto pochi anni dopo sarebbe diventato nemico e dittatore? E Mussolini? Veniva celebrato proprio nei paesi emblemi delle grandi democrazie occidentali. Quando Matteotti denunciò i metodi antidemocratici del fascismo nessuno di questi paesi lo sostenne, e ci si limitò a dire, dopo la sua morte, che egli era "un affare interno". Chi ha vinto veramente la guerra? E, soprattutto, chi vuole le guerre? Gli eventi storici, per poter essere compresi nella loro realtà, occorre che siano liberati dai condizionamenti filo-occidentali, che mostrano il male sempre lontano dalla logiche dell'élite ricca al potere, e nascondono spesso le vere cause e le forze in gioco negli eventi principali. Questo libro distrugge molti luoghi comuni. I mostri di cui parla non sono persone disturbate e isolate, ma personaggi storici, alcuni dei quali hanno goduto di molta simpatia e popolarità. Gli archivi sono impietosi con loro, e non lasciano dubbi sulla loro "mostruosità". La Storia ufficiale ci ha spesso indicato dei personaggi da considerare come veri e propri "mostri": dittatori come Hitler, Mussolini, Stalin, Pol
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Pot ecc. Ma chi sono veramente questi dittatori? L'immagine del dittatore che possiede, da solo, un immenso potere è erronea. Ciò non è mai accaduto. Nessuna persona ha mai potuto, da sola, dominare un popolo: tutti i dittatori hanno avuto il sostegno economico, politico e militare dell'élite di potere, altrimenti non avrebbero potuto diventare tali. Le domande che il libro pone e a cui cerca di dare risposte sono: chi permette al dittatore di essere tale? Chi ha convenienza che il popolo venga sottomesso e dominato? Perché alcuni crimini rimangono impuniti? L'Occidente è davvero quel baluardo di democrazia che la propaganda sostiene? Il libro analizza il fenomeno del totalitarismo, per capire quali sono le strategie per accentrare il potere e per gestirlo e rafforzarlo calpestando i diritti umani. La parola 'totalitarismo', negli ultimi decenni, sembra aver assunto tutte le mostruosità della Storia. Tali mostruosità vengono intese dalla Storia ufficiale come commesse da singole persone reiette dalla stessa Storia. Al contrario, la parola 'Democrazia' sembra incarnare ogni pregio, a prescindere dall'accezione errata con cui spesso viene utilizzata. Come dice Arundathy Roy: "La democrazia è la Prostituta del cosiddetto Mondo libero, disposta a farsi violare, pronta a commettere e a far commettere qualsiasi tipo di crimine in suo nome". Roy allude all'uso retorico ed eufemistico con cui oggi viene utilizzata la parola: essa viene accostata alle strategie di potere imperiale ("portare la democrazia"), oppure alle riforme neoliberistiche (mercato, ristrutturazioni, crescita del potere dei capitalisti). Questo libro, più che un libro sui dittatori, è un libro sulle dittature e sui crimini commessi da quelle autorità che avrebbero dovuto impedirle. Il presupposto è che un solo uomo, senza l'appoggio l'ap poggio dell'élite ricca, non può né prendere il potere né gestirlo tirannicamente. Le dittature, quindi, sono sistemi in cui un'oligarchia è rappresentata da un personaggio che accentra nelle sue mani i poteri e governa in modo da avvantaggiare la parte sociale che lo ha finanziato e sostenuto. I "mostri" di cui questo libro tratta sono coloro che per difendere il potere, la ricchezza e i privilegi sono disposti a compiere crimini efferati. Non si tratta soltanto dei noti dittatori, ma anche dell'élite che li ha scelti e finanziati. Si tratta dei grandi banchieri e imprenditori americani ed europei, che con i loro finanziamenti hanno favorito guerre, colpi di Stato e dittature sanguinarie. Queste persone sono rimaste sconosciute, mentre conosciamo bene i mostri da loro posti in prima linea: Hitler, Mussolini,
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Pinochet, Ne Win, Stalin, ecc. Questo libro permette di capire chi sono queste persone, e come anche oggi operano in modo distruttivo per imporre il loro potere e per non perdere i loro privilegi. Nel libro chiameremo questo gruppo "élite", ma non dobbiamo dimenticare che si tratta di persone in carne ed ossa, di famiglie che si imparentano fra loro per non perdere i loro patrimoni, e che si prodigano da secoli a rafforzare il loro potere a discapito della gente comune. Queste famiglie sono i Rothschild, i Rockefeller, i Morgan, i Vanderbilt, i Windsor, i Dulles, gli Harriman, i Cavendish, i Bush, i Milner, i Warburg, i Roosevelt, gli House, i Clinton, i Baruch, gli Hoppenheimer, i Davison, i Walker-Bush, gli Hannover, gli Stimson, i Taft e pochi altri. Queste poche centinaia di persone hanno anche oggi potere di vita o di morte su miliardi di persone. Sono tutte famiglie discendenti da grandi banchieri o da dinastie regnanti in Europa. Sono in possesso di una quantità inestimabile di beni e di denaro, e, avendo il potere economico-finanziario, possono accrescere come vogliono la loro ricchezza e costringere parte degli abitanti del mondo a soffrire la miseria o a morire di fame. Come vedremo, queste persone hanno potere su tutti i settori chiave della realtà umana: banche, corporation, istruzione, media, università e ricerca scientifica, produzione dei beni alimentari e non, controllo delle risorse energetiche e dell'acqua, ecc. In altre parole, hanno un potere totalitario sulla realtà umana, e lo esercitano con l'inganno per evitare che i popoli si sollevino e abbattano il loro potere. Il libro tratta le dittature totalitarie all'interno del modello economico che le crea e le sostiene, e cerca di fare chiarezza sulle ideologie a cui i sistemi totalitari vengono comunemente associati. Inoltre, fa emergere la complessità del dominio del gruppo ricco sui popoli, e di come esso oggi abbia acquisito caratteristiche che mascherano il potere attraverso una fittizia "libertà". L'élite ricca elabora ideologie di vario genere, fra loro contrapposte, allo scopo di sottomettere e di creare scontri o guerre. Tende a far vedere la realtà come bipolare (sinistra/destra, democrazia/dittatura, con me/contro di me, ecc), per fomentare guerre e scontri, e per nascondere che la vera libertà è fatta di molte realtà e di molti punti di vista. Negli ultimi anni, addirittura, ha elaborato l'ideologia della fine delle ideologie (che viene contrapposta al "fanatismo", ovvero all'essere rimasti intrappolati in una ideologia). Si tratta di una furba propaganda che fa credere alla possibilità di affrancarsi da qualsiasi ideologia, associando ad essa soltanto caratteristiche negative. L'idea che oggi non esistano più
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"ideologie" è propagandistica e demagogica. Ogni persona - consapevole o meno - possiede un'ideologia, come un insieme di idee, idee, valori e opinioni. Una convinzione religiosa può costituire una forte ideologia, così come una concezione culturale, esistenziale o politica. Il credere di non avere alcuna ideologia espone pericolosamente all'ideologia propagandata dal potere dominante, in quanto q uanto si accetta di non essere consapevoli delle idee, ide e, dei valori o delle opinioni che ci plasmano. Di fatto l'élite cerca di imporre occultamente la propria ideologia, anche attraverso l'interpretazione manipolata della Storia. I dittatori più famosi della Storia ci sono stati raccontati all'interno della loro ideologia, come se essa potesse renderli disumani oppure trasformare chiunque in un brutale assassino. Era come se l'ideologia qualificasse il dittatore e i suoi adepti, e non potesse essere il contrario: che avessero elaborato (o utilizzato) un'ideologia per giustificare o commettere i crimini. In realtà, i dittatori, al di là dell'ideologia propagandata, realizzano lo stesso sistema: c'è sempre un nemico da combattere, tutti attuano massacri o stermini di civili attraverso guerre, c'è sempre l'imposizione di un'unica ideologia (in certi casi nascosta da due schieramenti simili), c'è sempre un potere vessatorio e tirannico rivolto contro la gente comune, c'è sempre il potere (economico, politico, militare e mediatico) concentrato nelle mani di poche persone. Nei secoli, il nazifascismo, il "comunismo" e tutte le altre ideologie hanno sempre realizzato sistemi con tali caratteristiche. Il XX secolo è stato il secolo della democrazia, delle rivendicazioni degli oppressi. Nel corso di questo secolo sono emerse nell'umanità sensibilità mai esistite prima. Si iniziò ad intendere il colonialismo come una crudeltà contro le culture e i popoli, e le guerre come mostruosità da evitare a tutti i costi. Iniziò ad attecchire l'idea che gli esseri umani sono eguali nell'essenza, e che ogni sistema socio-economico dovesse rispettare la libertà e la vita umana. La nuova sensibilità si esprimeva attraverso le nuove ideologie comuniste e socialiste. Alla luce di queste ideologie, risultava mostruoso chi non accettava di limitare il proprio potere in nome del benessere di tutti. Dal primo dopoguerra, contadini e operai, mossi da questi valori, lottarono con le armi della protesta e dello sciopero, ma vennero repressi nel sangue e persero le loro battaglie. In Italia e in Germania, Paesi dove la classe proletaria era molto forte e rafforzata da sindacati e partiti, l'élite egemone scelse la via dello scontro e della repressione per non scendere a compromessi con i lavoratori. Con l'aiuto
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finanziario degli imperi occidentali, nacquero due potenti dittature. Queste dittature godevano dell'appoggio dei sistemi liberisti (Usa, Gran Bretagna) che si autodefinivano "democratici". Si trattò di creare mostri per contrastare l'ascesa al potere delle classi più deboli. Il libro spiega come Hitler e Mussolini non furono gli unici mostri di quel periodo storico, e che anche oggi vengono creati mostri per uccidere o sottomettere gli esseri umani. Il sistema capitalistico non possiede regole certe a favore del popolo, né un sistema di difesa dei diritti umani. Persino i princìpi fondamentali su cui si basano le argomentazioni principali a sostegno del capitalismo (proprietà privata, liberismo economico e crescita della ricchezza), non son sono o mai stati applicati come validi per tutti, ma soltanto per una ristretta cerchia di persone. Infatti, il capitalismo industriale si è affermato attraverso processi di espropriazione dei contadini. Quindi, di fatto, il diritto alla proprietà privata non veniva riconosciuto a tutti, ma soltanto a coloro che appartenevano alle classi sociali privilegiate. Il libro analizza le strategie utilizzate dall'oligarchia ricca per arginare il potere dei popoli, per dominare e imporre i propri interessi. La dittature sono uno dei metodi utilizzati per sottomettere i popoli al potere di pochi. Il libro considera le diverse aree del mondo in cui i "mostri" hanno creato dittatori e governi sanguinari, seminando terrore, divisione, fomentando guerre e commettendo ogni sorta di crimine. La crudeltà dei mostri si accanisce soprattutto contro i popoli africani, asiatici e dell'America Latina. Ma essa è pericolosa per tutti gli esseri umani. Oggi più che mai le idee di democrazia e giustizia per i popoli vessati e saccheggiati sembrano utopistiche. Ma non è così. Oggi esistono movimenti indigeni e antimperiali, che stanno lottando efficacemente contro lo strapotere dell'élite. L'ultimo capitolo del libro è dedicato proprio a chi ha avversato o avversa le mostruosità e i mostri. E' un'importante testimonianza che esistono anche gli "esseri umani", che senza dubbio sono in numero di gran lunga maggiore rispetto ai "mostri". Occorre soltanto che essi prevalgano, per costruire un mondo in cui la democrazia sia una realtà e non una retorica per nascondere la propria mostruosità. Un mondo in cui non vi siano più guerre, in cui le risorse siano equamente distribuite, in cui ogni lavoratore abbia giusti diritti, e in cui le istituzioni siano a tutela dei diritti umani. Un mondo in cui tutte le nazioni rispettino il Diritto Internazionale. Un mondo senza mostri.
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ALCUNI DEGLI ARGOMENTI TRATTATI NEL LIBRO: - Terrorismo delle autorità occidentali nel Terzo mondo. - Controllo dell'informazione e della Storia. - Associazioni esclusive dei personaggi appartenenti al gruppo di potere. -- Ruolo Eventi dei storici riguardanti "comunismo reale" in Russia e in Cina. dittatori di ieri eil di oggi. - Il totalitarismo moderno. - La vera natura del sistema economico-finanziario attuale. - Le famiglie che hanno creato il sistema e che lo controllano. - Come opera il sistema di potere attuale per garantirsi la sopravvivenza. - Come alcune persone hanno lottato per un mondo migliore. Nuova edizione curata dall’ dall’Associazione Associazione d dii promozione Sociale e Culturale no no-profit -profit Espavo, Milano, 2009. Antonella Randazzo si è laureata in Filosofia all’Università di Pavia, città nella quale ha insegnato. Si occupa da tempo di Storia Moderna e Contemporanea, Scienze dell’Educazione e Diritti Umani. Ha vinto il Premio Ibiskos con il saggio Se il futuro è nero. L'Africa che nessuno racconta (di prossima pubblicazione), in cui analizza le caratteristiche più racconta significative del colonialismo e del neocolonialismo, nel tentativo di trarre una maggiore comprensione dei problemi dell'Africa di oggi. Nel 2006 ha scritto il libro Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943 1870-1943,, (Kaos Edizioni), e nel 2007 pubblica il volume La Nuova Democrazia. Illusioni di civiltà nell'era dell'egemonia Usa (Zambon Editore). Con l'editore Leone Verde pubblica il libro di pedagogia Bambini psico-programmati. Essere consapevoli dell'influenza della pubblicità, della TV, dei videogiochi videogiochi..
Da anni dei si occupa anche di giornalismo d'inchiesta, con particolare riferimento allealcuni violazioni diritti umani. Attualmente vive a Milano, dove continua la sua ricerca e cura il blog http://lanuovaenergia.blogspot.com/. COME ACQUISTARE IL LIBRO: Per acquistare il libro occorre scrivere all'indirizzo e-mail
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Antonella Randazzo
IL TRAVAGLIATO TRAVAGLIO Lo strano caso di un informatore disinformato
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INDICE
INTRODUZIONE ........................................................................5 CAPITOLO I - La scomparsa dei (suoi) fatti ..........................25
Par. I. 1 -
Querele Querele e denunce ..................................................... .....................................................34 34
Par. I. 2 -
Il maestro maestro.............................................................. ................................................................... ..... 63
CAPITOLO II - Quello Quello che non si può dire .............................73
Par. II. 1 - Chi crea la casta?..................................................... casta?..................................................... 157 Par. II. 2 - La questione questione d’Israele d’Israele ............................................. .............................................171 171 CAPITOLO III – Amici e nemici ............................................208
Par. III. 1 - Contro Contro cchi hi e a fa favore vore di chi chi?? ................................... ...................................211 211 Par. III. 2 - Come Berlusconi diventò il babau della sinist sinistra ra ................................................................. ................................................................................ ............... 244 BIBLIOGRAFIA ......................................................................267
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INTRODUZIONE
Qual è la differenza fra informazione e propaganda? La prima non può ignorare il terreno storico, politico o economico su cui si incentra la notizia, mentre la seconda trae forza dall’ignorarlo. Infatti, scopo della propaganda è quello di attrarre l’attenzione su questioni particolari o su informazioni parziali, prive del nucleo che consentirebbe una vera comprensione. Più cresce l’ignoranza verso la Storia, la politica e l’economia e maggiore efficacia ci sarà nella propaganda. Oggi molti confondono l’informazione con la propaganda, non avendo strumenti conoscitivi per distinguerle e riponendo la propria fiducia in personaggi che sulla propaganda hanno edificato la propria carriera, spacciandosi però per giornalisti seri e interessati a dare una vera informazione. La professione giornalistica, in un sistema basato sulla manipolazione mediatica delle opinioni, è senza dubbio assai importante. Per questo motivo, chi controlla i media si cura di non dare spazio a coloro che possono far emergere aspetti non n on lusinghieri del sistema, e anche a coloro che possono stimolare a pensare, a riflettere sul sistema politicoeconomico. Lo scopo principale dei mass media è quello di renderci “etero-diretti”, ovvero di fare in modo che tutti scelgano il proprio stile di vita, la propria alimentazione, l’abbigliamento e persino le idee politiche e le opinioni, sulla base del mondo mediatico. Far diventare le persone etero-dirette significa renderle fortemente condizionabili, senza che esse ne abbiano piena consapevolezza, poiché se ne avessero consapevolezza gli effetti sarebbero drasticamente ridotti. Significa creare una sorta di “pensiero collettivo” che tenderà ad uniformare menti, pensieri, opinioni e scelte, in modo tale che qualora apparisse un’idea inconsueta, fuori dal controllo del sistema, si sarebbe indotti a guardare in modo sospetto chi la produce, come se “cantare fuori dal coro” rappresentasse di per sé un pericolo. Da sempre in Italia sono messi in primo piano soprattutto giornalisti politicamente aggregati, che non toccano mai alcuni tasti “tabù” del
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sistema. Molti di questi giornalisti sono facilmente riconoscibili come asserviti ad una determinata area politica. In alcuni casi è più difficile capire chi li paga e chi li promuove, avendo la capacità di spacciarsi per “obiettivi” o addirittura per paladini degli interessi collettivi contro i potenti. A quest’ultima categoria appartiene Marco Travaglio. Travaglio è uno scrittore e giornalista che è riuscito ad avere molta popolarità e a suscitare molta fiducia. f iducia. Egli ha h a scritto scr itto diversi d iversi libri su s u Silvio Berlusconi e su altri personaggi che include nella “casta”. Per questo suo filone di cronaca giudiziaria con riferimento a fatti legati all’antimafia e alla corruzione, si è guadagnato molta simpatia, in un paese afflitto ormai da molto tempo dalla corruzione politica e dall’oppressione mafiosa. Ma andando oltre la facciata delle cronache giudiziarie fornite da Travaglio, si può tristemente scoprire un mondo assai lontano dal desiderio di onestà e di “pulizia” morale auspicato dai suoi fans. Si scopre un insospettabile mondo di opportunismo, faziosità e disinformazione, in cui le cronache giudiziarie assumono una funzione catartica e illusoria, impedendo una vera chiarezza informativa sul sistema, e i conseguenti passi per cambiarlo veramente. Si scopre una serie di tabù imposti ai giornalisti dei mass media, e si scoprono persino episodi in cui chi vorrebbe discutere tali temi, come lo strapotere delle banche, le vere motivazioni delle guerre, le mistificazioni dell’informazione ufficiale, il “terrorismo”, ecc. si trova ad essere ridicolizzato, etichettato o, nella migliore delle ipotesi, considerato irrazionale e credulone. Ovviamente non abbiamo nulla di personale contro un personaggio che nel complesso appare simpatico e divertente, ma occorre capire come egli incarna il tipo di giornalista in voga negli ultimi decenni, in un contesto attanagliato dall’assenza di una vera informazione. E’ chiaro che mettendo in evidenza i limiti dell’attuale sistema mediatico attraverso l’analisi dei metodi usati da Travaglio non si vuole affatto sminuire la gravità di molti reati da lui denunciati o prendere le parti dei personaggi da lui considerati. Si vuole semplicemente far emergere che la corruzione e la mafia hanno cause ben precise. Non ci possono essere i corrotti se non ci sono anche i corruttori. La mafia esiste in quanto c’è convenienza ad attuare traffici illeciti, e questi traffici illeciti sono possibili grazie a precise persone. Si dice che la mafia sia un “problema sociale” ma non è la società civile italiana a consentire la produzione di droga o a controllare il il traffico di armi. Come questo libro fa emergere, ci sono
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responsabilità che non appartengono al nostro Parlamento anche se le nostre istituzioni non operano efficacemente per impedire i traffici mafiosi e spesso appaiono corrotte. Come spiega il Procuratore aggiunto di Palermo Roberto Scarpinato: “Come mai parlamenti, consigli regionali e comunali, organi di governo e di sottogoverno sono affollati di pregiudicati o inquisiti per mafia, tanto da insinuare il dubbio che quel che combattiamo fuori di noi sia dentro di noi? Come mai, oggi come ieri, tra i capi organici della mafia vi è uno stuolo di famosi medici, avvocati, professionisti, imprenditori, molti dei quali già condannati con sentenze definitive? Come mai commercianti e imprenditori a Palermo, a Napoli, in Calabria continuano a pagare in massa il pizzo e, a differenza del fruitore medio, non si bevono la buona novella che la mafia è alle corde? Come mai i vertici di Confindustria lanciano tuoni e fulmini contro i piccoli commercianti che non hanno il coraggio di denunciare gli estorsori, minacciandoli di espellerli dall’organizzazione, ma vengono colti da improvvisa afasia quando si chiede loro perché intanto non comincino a prendere posizione nei confronti delle centinaia di imprenditori, inquisiti o già condannati, che hanno azzerato la libera concorrenza e costruito posizioni di oligopolio utilizzando il metodo mafioso? Ecco, quando a un fruitore medio ponete queste e altre domande, lo vedrete annaspare cercando vanamente possibili risposte nell’infinita massa di fotogrammi, immagini e battute stipate nelle sue sinapsi, dopo centinaia di ore trascorse a vedere fiction e film che raccontano le note storie di brutti sporchi e cattivi… Se, come diceva Hegel, il demonio si nasconde nel dettaglio, nel dettaglio di questa storia è leggibile il segreto dell’irredimibilità e della dimensione macropolitica del problema mafia, al di là delle imposture e dei depistaggi alimentati dal sapere ufficiale che lo spaccia come quella vicenda di bassa macelleria criminale di cui dicevo all’inizio. Di storie simili se ne potrebbero raccontare per mille e una notte. Sono tutte racchiuse in un enorme giacimento a cielo aperto a disposizione di chiunque: le pagine dei tanti processi che con un tributo altissimo di sangue s angue h hanno anno per la prima pr ima volta in Italia portato sul banco degli imputati non solo i soliti brutti sporchi e cattivi, i bravi di Don Rodrigo, ma anche il “Principe” di cui essi sono stati instrumentum regni e scoria, e senza la cui protezione e complicità sarebbero stati da tempo spazzati via”.2 2 http://cinema-tv.corriere.it/cinema/09_agosto_26/storia_rimozione_7da5b9b29244-11de-bb1e-00144f02aabc.shtml
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Travaglio particolarizza la situazione italiana, la riduce alle beghe politiche e ad un gruppo di corrotti e mafiosi, di cui denuncia le malefatte, convinto che altri paesi, persino l’Albania, siano migliori del nostro. Egli usa luoghi comuni, ad esempio dice “bisogna che ci sia un ricambio della classe politica” o “il cittadino deve essere attivo”, ma non spiega come mai da parecchi anni ann i si dicono queste stesse s tesse cose e la l a situazione rimane invariata. Per capire, occorrerebbe indagare su ciò che è davvero il sistema partitico e su chi crea la classe politica. Non tutto quello che non va e che intralcia la crescita del nostro paese è dovuto ad una classe politica incapace e disonesta. C’è a monte qualcosa di importante, che determina la situazione di debito pubblico, di sprechi, di corruzione e di degrado. Mettere il “mostro” in prima pagina può nascondere una tragica volontà di non far capire come stanno veramente le cose. Rimanere alla superficie dell’iceberg significa gridare allo scandalo “corruzione”, che certamente esiste davvero, ma si rischia di farlo per coprire i veri responsabili che stanno al vertice e i meccanismi che stanno alla base del sistema di potere attuale. Peraltro, ci sarebbe da chiedersi, come qualcuno ha fatto, come mai Travaglio sia in grado di argomentare le malefatte di Berlusconi e di trovare elementi di condanna e invece la magistratura no. E’ evidente che il sistema prevede che alcune persone siano al di sopra delle leggi. Non è dunque questione qu estione di dimostrare di mostrare che in Italia ci siano si ano molti mafiosi e politici corrotti, questa è una tragica realtà di cui tutti ormai siamo al corrente, il problema è capire le basi da cui origina tale situazione, che è diventata talmente involuta da bloccare lo sviluppo di un paese creativo e splendido come il nostro. Non è questione di paragonare l’Italia ad altri paesi esteri est eri per far emergere che il i l nostro n ostro paese ssarebbe arebbe peggio di tutti gli altri, questi sono luoghi comuni sterili e talvolta distruttivi. Occorre invece capire chi ha trascinato il nostro paese nella situazione attuale e come poterne uscire. Da alcuni anni Travaglio gira l’Italia per presentare i suoi libri o per accompagnare Beppe Grillo, e dal 2008 conduce Passaparola Passaparola,, una trasmissione in streaming sul blog di Beppe Grillo. In questi interventi, egli non va mai alla radice del male, limitandosi a dare ai suoi lettori il quadro del degrado.
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Negli ultimi tempi Travaglio si è avvicinato a Grillo e a Di Pietro, e ha dichiarato di votare per l’Italia dei Valori, influenzando così i suoi fans suoi fans.. Di fatto, Grillo non è soltanto un comico che fa spettacoli divertenti, e Travaglio non è soltanto una fonte giornalistica. Questi personaggi, come questo libro spiega, stanno svolgendo un ruolo ben preciso che è quello di operare una sorta di catarsi della rabbia e di alimentare illusioni per raccogliere adesioni politiche. Negli ultimi anni i veri giornalisti indipendenti e le testate davvero scomode hanno subito molte vessazioni: faticano a trovare inserzionisti per la pubblicità, non ricevono finanziamenti pubblici, sono marginalizzati nella distribuzione d istribuzione e nelle edicole. Sono come vasi di coccio fra vasi di ferro. I mass media non spiegano bene questa situazione e non si fa capire che i finanziamenti all’editoria vengono dati soprattutto alle testate più grandi e a quelle di partito, al contrario di ciò che dovrebbe essere, dato che dovrebbero servire ad aiutare i più piccoli per garantire il pluralismo. Questo libro prende a pretesto il caso di Travaglio per far emergere alcuni fenomeni fondamentali per comprendere il sistema mediatico e politico attuale. Si tratta, fra gli altri, del fenomeno dei gatekeepers, ovvero di controllo sull’informazione pubblica. Letteralmente il termine “gatekeeping” significa “la custodia al cancello”, ovvero la possibilità di esercitare un controllo attraverso criteri che favoriscono alcune notizie su altre. In termini professionali il gatekeeping comprenderebbe “tutte le forme di controllo dell’informazione che possono determinarsi nelle decisioni circa la codificazione dei messaggi, la diffusione, la programmazione, l’esclusione di tutto il messaggio o di sue componenti… le esigenze organizzativo-strutturali e le caratteristiche tecnico-espressive di ogni mezzo di comunicazione di massa (in quanto) elementi cruciali nel determinare la rappresentazione della realtà sociale fornita dai media”. 3 Generalizzando possiamo considerare gatekeepers tutti coloro che, pur parlando ad un pubblico ampio attraverso i media, si astengono dal dire alcune verità importanti.
3 Wolf Mauro, Teorie delle comunicazioni di massa, massa, Bompiani, Milano 1995, p. 152.
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I giornalisti gatekeepers usano fonti altisonanti, oppure dicono frasi convincenti come “questo è ormai risaputo”, o “se approfondisci capirai”, ma attraverso frasi rassicuranti e persuasive essi vestono di “abiti assoluti” punti di vista relativi, e bocciano come “leggende metropolitane” tutto quello che può contrastare le loro tesi, nascondendo dietro l’apparente “liberalità” il più dogmatico atteggiamento mentale. Essi segnalano una questione “morale” o pericoli di “attentati alla libertà di informazione” e nel far questo vogliono apparire obiettivi e democratici. Ma sono traditi dal comportamento che hanno verso chi non la pensa come loro. Infatti, oggi l’ambiente giornalistico, come questo libro documenta, è diventato un antro di litigiosità, in cui l’uno vuole mettersi in mostra più dell’altro. Per prevalere ci si assoggetta al padrone, curandosi di assecondar assecondarlo lo in qualsiasi modo, e facendosi beffe del diritto del cittadino ad una vera informazione. Si dice che il giornalismo attuale è come un "guardiano del potere", ovvero esso sostiene il potere nel non far trapelare verità scomode e utilizza tecniche per impedire una vera presa di coscienza dei cittadini sulla realtà finanziaria, politica, economica e mediatica. Si cerca persino di addolcire tutto questo facendo diventare l'informazione uno spettacolo attraente, emozionante oppure raccapricciante, ma comunque sempre emotivamente "forte" e quanto possibile stuzzicante. Gli obiettivi principali sarebbero la disinformazione, la distrazione e il condizionamento necessario per non mettere in pericolo il sistema. Spiega il giornalista Ignacio Ramonet: (Il telegiornale) "è strutturato per distrarre, non per informare... la successione di notizie brevi e frammentate ha un duplice effetto di sovrinformazione e di disinformazione: troppe notizie e troppo brevi... pensare di informarsi senza sforzo è un'illusione vicina al mito della pubblicità più che all'impegno civico". 4 Oltre ai giornalisti, possono assumere il ruolo di gatekeepers anche scrittori, opinionisti, intellettuali, scienziati, politici, po litici, ecc. I giornalisti accreditati dalle grandi testate non possono parlare di diversi argomenti, e nella maggior parte dei casi si autoregolano, ovvero sanno quello che possono dire e quello che non possono dire, senza bisogno che qualcuno glielo dica esplicitamente. Lo stesso Montanelli denunciava l'autocensura dei giornalisti. Negli anni Sessanta scriveva sull'Europeo sull'Europeo::
4 Cit. Morresi Enrico, Etica Enrico, Etica della no notizia tizia,, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2003, p. 182.
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"La maggior parte dei giornalisti, quando compongono un articolo, lo fanno interrogando la censura. Quale? Quella che hanno in corpo da secoli e di cui ormai non riescono a fare a meno”. 5 Montanelli tralasciava di dire che esistono anche giornalisti che non intendono autocensurarsi, chedivengono estromessi dai canali oppure messi nelle condizioni non nuocere. Ovviamente i ruoli ufficiali, migliori e di prestigio vengono dati a coloro che si autocensurano e che hanno l'abilità di non darlo a vedere. Oggi le tecniche mediatiche per suscitare consensi politici, o per vendere prodotti sono diventate sempre più sottili ed efficaci, ci vedono ignari di subirle, e pochi sospettano della loro esistenza. Ad esempio, una tecnica si basa su quello che è stato denominato effetto “Interazione Parasociale” (IPS), ovvero la creazione di personaggi che producono affezione e dunque agiscono da esche per catturare consenso o per vendere prodotti (commerciali o ideologici). L’effetto IPS è la tendenza psicologica a stabilire legami con personaggi dei media. E’ stato appurato che la presenza di un determinato personaggio può alzare gli indici di ascolto, così come il successo di un programma può dipendere dalla capacità del conduttore di stabilire un “legame” affettivo con il pubblico. L’effetto L ’effetto IPS agisce in modo da farci dimenticare dimen ticare che le persone person e che hanno ruoli mediatici non sono così empaticamente vicine come possono apparire. Si tratta di persone che ovviamente i cittadini conoscono soltanto come immagini mediatiche, ma ispirano fiducia per ciò che dicono e per lo spazio mediatico che viene loro riservato, e di conseguenza giungono ad avere potere di influenzare una certa quantità di persone. Il loro guadagno e la loro importanza mediatica saranno proporzionali al grado di fiducia suscitato e al conseguente potere di condizionare le persone. I personaggi più efficaci, nei periodi in cui i cittadini nutriranno poca fiducia nelle istituzioni, saranno quelli che si mostreranno come paladini della gente comune, ma al contempo saranno guidati da chi detiene il potere, curandosi di nascondere accuratamente la loro vicinanza verso ambienti da essi criticati a parole. L’effetto IPS farà in modo che le persone percepiscano il personaggio come positivo, e qualora si diventasse consapevoli dell’effetto, il potere 5 Cit. Murialdi Paolo, La Paolo, La stampa italiana dalla liberazione alla crisi di fine secolo secolo,, Laterza, Bari 2003, p. 154.
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condizionante sarebbe drasticamente ridotto. La caratteristica principale di questi “legami” affettivi è quella di non avere una vera conoscenza del personaggio, la cui personalità potrebbe essere completamente diversa rispetto all’immagine mediatica; e nemmeno potrà esistere una reciprocità, poiché i “fans” non avranno modo di avvicinare il personaggio per sviluppare un vero rapporto umano. La relazione rimarrà dunque sbilanciata e fittizia. Il fans potrebbe dire “Io so chi tu sei, conosco la tua immagine mediatica, ma tu non mi conosci, ed io rimango anonimo anche se nutro fiducia verso di te e baso la mia opinione sulle informazioni che tu mi dai”. Lo studioso Giuseppe Mininni parla di “fabbrica dei divi” e spiega: “I media sono rivelatori e insieme costruttori dello star dello star system. system. Non solo le posizioni di potere – economico, politico, simbolico – trovano visibilità nell’azione dei mass media, ma questi alimentano in modo possente la tendenza inerente a ogni istituzione sociale, cioè quella di operare per … i divi dello spettacolo, dall’attore… cantante o conduttore sono ammirati perché i media li fanno apparire vincenti e quindi li presentano come modelli di personalità capaci di 6 sottrarsi alle derive omologanti della società attuale”. Nella situazione mediatica attuale sembra che la professionalità, la serietà e la discrezione non contino più. Oggi abbiamo una situazione in cui sarà il “personaggio mediatico”, a diventare più importante di quello che dirà. Le sue notizie saranno considerate vere non in quanto verificate o verificabili ma in quanto date da lui. Paradossalmente, non sono i contenuti ad avere un ruolo primario ma è il personaggio a rendere “veri” i contenuti che esprime. Egli indirizza l’attenzione, pone priorità, decide chi è da considerare e chi no. Si erge a realtà potendo, in virtù della fiducia suscitata, decidere il significato da dare alla notizia. Negli ultimi anni, a causa della disaffezione dei cittadini alla politica corrotta degli attuali personaggi, hanno guadagnato spazio persone che informano su ciò che i media non dicono, come il comico Beppe Grillo. Il fattore IPS in questo caso ha agito formando gruppi di fans assai “fidelizzati”, a tal punto da trovare nel personaggio un punto di riferimento saldo per comprendere la realtà e cercare di fare qualcosa per contrastarne gli aspetti negativi. In questi casi vi può essere, secondo Mininni, un vero 6 Mininni Giuseppe, Psicologia Giuseppe, Psicologia e media media,, Laterza, Bari Bari 20 2004, 04, p. 27.
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e proprio culto della personalità: “Il fan non si rende conto di inserire l’oggetto della sua ammirazione in un vero e proprio culto della personalità perché la sua relazione di identificazione parasociale è ispirata a slanci idealistici. I fan… reinterpretano un certo materiale simbolico attraverso l’investimento totale delle proprie risorse – cognitive e affettive, di tempo e di denaro -, ritenendo naturalmente di trarne un vantaggio in termini di benessere o di soddisfazione personale”.7 In assenza della necessità di essere preparati e di dare una corretta informazione, viene creata una situazione in cui ogni giornalista vuole prevalere e diventare una “star” mediatica. I giornalisti accreditati diventano interessati, oltre al guadagno, anche all'apparire i migliori, i più forti e dunque i "vincitori" delle beghe mediatiche che essi stessi innescano. Le beghe sono alimentate dalla creazione di un "centro-destra" e di un "centro-sinistra", che permettono sempre nuove occasioni di scontro, facendo in modo che i reali interessi degli italiani cadano nel dimenticatoio o siano oggetto di contesa che risulterà sterile ma darà nuovi materiali per nuove beghe. Questi giornalisti diventano agitatori faziosi, talvolta arroganti e aggressivi, come se per informare si dovesse lottare gli uni contro gli altri e non basarsi sulle conoscenze e sui fatti. Si applica la legge del più forte anche ai media, e chi ostenta vanagloria, egocentrismo, cinismo, disinteresse assoluto verso i criteri dell'informazione corretta, diventa personaggio mediatico, promosso e divulgato come un prodotto funzionale al sistema, e dunqu dunquee "giusto". Al contrario, chi non ha mire egocentriche, e tiene fede ai vecchi valori dell'informazione, risulta non adattato alla nuova corrente e dunque destinato a raggiungere un pubblico esiguo, o a cambiare mestiere. Al giornalista accreditato da un gruppo politico viene concesso potere. Ovviamente non è il potere del politico di approvare le leggi, ma è potere di orientare l’attenzione, di creare opinioni, di creare consenso. Il giornalista di oggi non deve essere un intellettuale, deve sapere quanto basta. Deve essere un personaggio di spettacolo, un “animale da palcoscenico”, in modo tale da diventare dive ntare “uomo mediatico”. Il suo valore è misurato non in quanto persona che che può dare qualcosa perché ha preparazione ed esperienza, ma in quanto appare, diventa familiare, viene visto come “uno di noi” che ha a cuore il nostro interesse. Nel momento in cui il giornalista-personaggio fa la dichiarazione di voto, i suoi “fans” lo 7 Mininni Giuseppe, Psicologia Giuseppe, Psicologia e media media,, Laterza, Laterza, Bar Barii 2004, pp. 28-29.
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seguiranno. Egli dunque è prezioso nell’attrarre voti in una determinata formazione politica, che avrà interesse ad assoldarlo. Travaglio è trattato da personaggio mediatico persino nella trasmissione Annozero,, in cui ha un “palcoscenico” esteso, nel quale dietro di lui appare Annozero la sua foto ingrandita e davanti a lui c’è un grande tavolo sul quale appare ingrandita la sua firma. E’ evidente l’obiettivo di dare “lustro” al personaggio, esaltando la firma, che è simbolo di ciò che si produce in modo individuale, personale; che è proprio di quella persona e non di altre. Nel contesto attuale persino la manipolazione dell'informazione d ell'informazione può essere spacciata come "normale". Lo scrittore Bruno Ballardini osserva che addirittura nei settori specifici possono essere utilizzati termini come "disinformazione costruttiva" per indicare i metodi di manipolazione delle informazioni. Un manuale statunitense che tratta tali metodi prende il titolo: "Come manipolare i mass media: metodi di guerriglia per far 8 passare le vostre informazioni alla TV, alla Radio, nei giornali", facendo credere che l'informazione richieda, più che abilità giornalistiche, capacità aggressive e manipolatorie. Come osserva lo studioso Luciano Canfora, c'è il pericolo di "una vasta, capillare ed efficace diseducazione di massa, resa possibile nelle società cosiddette avanzate o complesse dalla potenza, oggi illimitata, degli 9 strumenti di comunicazione e manipolazione delle menti". In effetti, nel contesto in cui ci troviamo attualmente si potrebbe dire che l’informazione è “personalizzata”, come fosse un prodotto offerto come un oggetto, con un marchio e un “colore”. C’è chi esprime l’informazione a “marchio” ultraliberista” esaltando la presunta “competitività” e la necessità di “ordine” e “gerarchia”; c’è chi esprime un altro tipo di prodotto informativo, di più largo “consumo” che vede la denuncia di alcuni personaggi corrotti, oppure fa emergere qualche magagna del sistema, ma rimanendo sempre innocuo, ovvero senza smuovere nulla, pur denunciando “caste” e mafiosi.
8 Alexander D., How D., How You Can Manipulate the Med Media: ia: Guerrilla Methods to Get Your Story Covered by TV, Radio and Newspapers, Newspapers , Palad Paladin in Press , Boul Boulder, der, Colorado 1993, cit. Ballardini Bruno, Manuale Bruno, Manuale di disin disinformazione. formazione. I media come arma impropria: metodi, tecniche, strumenti per la distruzione della realtà, realtà , Castelvecchi, Roma 1995. Castelvecchi, 9 Canfora Luciano, Critica della retorica democratica, democratica, Laterza, Roma-Bari 2002, p. 68.
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Queste immagini parziali della realtà sono presentate come l’intera realtà, lasciando fuori quello che non è funzionale, che non è utile, o può essere dannoso, nel formare l’opinione pubblica che si vuole. Si lasciano fuori, ad esempio, i problemi dei lavoratori, la povertà di milioni di persone, il crescente degrado dei servizi pubblici, i problemi collegati al debito pubblico, il potere imperiale delle autorità egemoni, ecc. Il giornalista-uomo-mediatico non è mai a servizio dei cittadini, anche se in alcuni casi può sembrarlo. Più appare tale e più viene pagato, dato che egli risulterà utile ad attrarre milioni di persone in una determinata orbita politica. Da alcuni anni negli Usa e in Europa si parla di “left gatekeepers” ad intendere personaggi, scrittori, intellettuali e giornalisti anche di fama mondiale, che agirebbero per conto delle “sinistre” politiche, al fine di denunciare, in modo non pericoloso per il sistema, alcuni crimini delle corporations e di singoli personaggi, senza però andare a smascherare completamente il gruppo di potere. Si tratterebbe di persone che devono apparire degne di fiducia per assolvere il compito di canalizzare il malcontento o i sospetti dei cittadini in modo non nocivo all’assetto di potere. Questi gatekeepers possono essere riconosciuti dal fatto che non sollevano, ad esempio, il problema del potere della Federal Reserve o della Bce, e non condannano l’intero sistema. Di solito questi personaggi trattano i problemi come se si trattasse semplicemente di schierarsi (pro o contro, a destra o a sinistra), anziché capire a fondo la realtà. I “left gatekeepers” sarebbero indispensabili poiché è proprio il cittadino più critico a dover essere tenuto sotto controllo da personaggi che appaiono come lui, ma che di fatto propongono una percezione della realtà che non minaccia affatto l’assetto di potere. In altre parole, il sistema ha oggi bisogno di creare gli stessi dissidenti o intellettuali critici, affinché i cittadini più attenti non si rivolgano ai veri dissidenti, tenuti ai margini della realtà mediatica. Questi gatekeepers fungono da esche, per tenere ancorate al sistema persone che altrimenti se ne allontanerebbero pericolosamente. Alcuni left-gatekeepers potrebbero trattare argomenti scottanti in modo marginale, mistificato o addirittura dicendo menzogne, come ad esempio che gli eserciti occidentali fanno “missioni” di pace o che il sistema partitico basterebbe a proteggere la democrazia. Diversi left-gatekeepers possono trattare argomenti che preoccupano i cittadini, ma lo faranno in modo parziale. E’ il caso di uno dei maggiori
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bersagli dei left-gatekeers italiani, il personaggio inquietante e controverso Silvio Berlusconi. Questo personaggio si è posto in modo ambiguo e truffaldino, facendo credere di essersi arricchito perché capace nell’imprenditoria, mentre in realtà dietro la sua storia molti sanno che ci sono aspetti poco chiari, che lo vedono legato ad ambienti mafiosi e massonici. La sua storia è stata raccontata da Marco Travaglio e da altri, che però non hanno messo in luce l’ambiente politico, mafioso e massonico che gli ha permesso di diventare così ricco e potente. Moltissime cose su Berlusconi ancora oggi non si sanno. Di sicuro egli non si limitava a pagare mazzette per vendere i suoi palazzi ad enti pubblici, si occupava anche di altri affari illeciti. Spiega il giornalista e scrittore Mario Guarino: “La Edilnord (società di Berlusconi) produceva anche “fondi neri” di miliardi destinati al gruppo Fininvest: riserve di denaro illecito ottenute medianti frodi fiscali nelle compravendite, e 10 utilizzate proprio per pagare tangenti”. La “ragnatela berlusconiana” suggerisce un panorama ben più ampio di quello sviscerato da Travaglio. Oltre che i “colpevoli” occorre anche trovare i “mandanti”, e nel caso di Berlusconi, come in altri casi di crimini, i mandanti stanno molto in alto, sono coloro che hanno creato e controllano il sistema, curandosi di tenere sottomessi i popoli, anche attraverso la disinformazione. Travaglio appare fra i giornalisti più preparati. Tuttavia, c’è qualcosa che non quadra. Egli, tanto preciso e preparato su alcuni argomenti, specialmente sulle malefatte di Berlusconi e di altri politici, diventa improvvisamente vago e impreciso, se non addirittura impreparato, quando gli vengono rivolte domande su alcuni argomenti. Ad esempio, sulla questione d’Israele o sul potere delle banche. Egli appare talvolta reticente, in osservanza col diktat del sistema. La realtà di oggi è che tutti i giornalisti delle grandi testate nazionali, e quelli televisivi, per rimanere al loro posto o poter fare carriera non possono parlare di alcuni argomenti. Questa realtà non è presente soltanto nel nostro paese. Ad esempio, l’Associazione spagnola indipendente “La Prosperidad”, ha messo a punto un progetto educativo e sociale con lo scopo di accrescere la conoscenza dei metodi ingannevoli dei mass media. I risultati della ricerca sono stati pubblicati in un manualetto dal titolo 10 Guarino Mario, Fratello Mario, Fratello P2 1816. L’epopea p piduista iduista di Silv Silvio io Berlusconi, Berlusconi, Kaos Edizioni, Milano 2001, p. 96.
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Tecniche di disinformazione.11 disinformazione.11 La ricerca ha messo in luce che l'informazione in molti paesi non è veramente tale, in quanto chi controlla i media è portatore di interessi di vario genere (politici, economici, sociali, ecc.): “In una società che voglia essere considerata democratica è necessario che l’informazione sembri libera… il risultato è un sistema ampio e sottile di manipolazione… Ci sono banche che finanziano i mezzi di comunicazione, le imprese che ne sono proprietarie o che ne posseggono le azioni… sull’orientamento dell’informazione influisce l’ideologia dei giornalisti e dei redattori… la loro fedeltà all’impresa ed anche una certa tendenza all’autocensura… Il contesto di una notizia, quello passato e quello presente, è fondamentale per una comprensione ed un’analisi reale. Solo così è possibile valutare seriamente un avvenimento e formarsene un’opinione. Ma quando al lettore mancano gli elementi base di un fatto, è assai difficile che riesca a farsene un’opinione. Ragion per cui… al giornale risulta più facile imporre la sua. La decontestualizzazione può essere di due tipi: Decontestualizzazione storica… (e) notizie-puzzle: cioè la dispersione e la frammentazione delle cause/effetto di un fatto che ne impediscono, o quanto meno ne complicano, la visione d’insieme e le possibili conseguenze… In tutti i paesi c’è una lista di “questioni riservate”, censurate e chiuse a tutta l’informazione… La conoscenza (di queste questioni) è proibita per decisione politica… L’informazione sui partiti politici, sulle loro beghe interne, sui loro problemi, è ampia e continua… (mentre) di alcuni argomenti non si parla mai… (ad esempio) delle banche, (delle) multinazionali… implicati i mplicati nei commerci internazionali più torbidi e redditizi… (del) Fmi, la Bm, il Gatt, l’Omc… Chi controlla questi organismi? Chi ed in funzione di quali criteri decidono le politiche da attuare?... La scelta delle fonti risponde spesso ad una strategia di manipolazione…(spesso) la pubblicazione di (un) fatto era funzionale a determinati interessi... Le notizie considerate più importanti vengono pubblicate nelle prime pagine, quelle più lette... il livello di arbitrarietà è elevato. Per esempio è quantomeno arbitrario, e spesso interessato, che alle dichiarazioni dei politici, ai loro continui 'deliri', alle risse tra i partiti, alle strategie che mutano il giorno dopo, venga attribuita una rilevanza 11 Escuela Popular “La Prosperidad” di Madrid, Tecniche di disinformazione, disinformazione, Datamews, Roma 2004.
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nazionale... Le foto vengono utilizzate per altre 'funzioni nascoste'... molti lettori non sanno che le foto possono essere rifatte, rimodellate come se si trattasse di una frase... (ad esempio) sui paesi arabi... le foto sono piene di violenza e di fanatismo, ritraggono sempre masse vocianti di gente o donne che indossano il burka. E' il modo classico per associare, attraverso una ripetizione continua, la cultura araba e la religione musulmana".12 Potrebbe essere considerato divertente mettere l’enfasi sulle gaffes di Berlusconi, spesso gravi e sintomo di poca sensibilità, ma se ciò avviene a discapito della giusta informazione risulta essere un metodo degno dei gatekeepers. Ad esempio, quando Berlusconi disse la frase infelice sul 13 presidente Obama, che lo definiva “bello giovane e abbronzato” , i giornalisti si scatenarono, mettendo in evidenza il razzismo del cavaliere. Certo non sbagliavano le loro considerazioni, ma omettevano argomenti senza dubbio assai più rilevanti, come ad esempio che in quell’incontro col presidente russo Medvedev, avvenuto nel novembre 2008, Berlusconi non pronunciò soltanto frasi vergognose e ridicole, ma anche frasi clamorose sulla situazione che si era creata precedentemente in Ossezia. Egli disse anche: “Ringrazio il presidente Medvedev per avere apprezzato la posizione italiana in merito al conflitto con l’Ossezia. Questa posizione era basata sulla conoscenza dei fatti. E io penso che questi fatti dovrebbero aiutare la comunità internazionale a comprendere che cosa sia accaduto in realtà e superare la disinformazione che spostò l’opinione pubblica lontana dalla realtà.”14 Travaglio, come del resto anche gli altri giornalisti, non parlò del fatto molto indicativo di una presidente del consiglio italiano, ovvero di una nazione della NATO che riconosce che la versione dei fatti sull’Ossezia propagandata dalle autorità statunitensi è falsa, e che la versione giusta è quella russa.
12 Escuela Popular “La Prosperidad” di Madrid, Tecniche di disinformazione, disinformazione, op. cit., pp. 9-52. 13 http://vogl http://voglioscendere.ilcannoc ioscendere.ilcannocchial chiale.it/? e.it/?id_b id_blogdoc=2084355 logdoc=2084355 14 http://ww http: //ww w.luogocomune.net/site/m w.luogocomune.net/site/modu odules/news/article.p les/news/article.php?storyi hp?storyid=3259 d=3259&com_id= &com_id= 139324&com_rootid=139302&
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Paradossalmente, un uomo di destra, “creato” dalla mafia e dalla massoneria, sta dicendo una cosa che svergogna il potere Usa, mostrandone la propaganda. Tutti i giornalisti invitarono a parlare soltanto della questione del presidente “bello e abbronzato”, mentre soltanto un personaggio controverso come Giulio Andreotti, consigliava discretamente a Berlusconi di stare attento a trattare certi argomenti. Il commento del senatore sparirà dopo una breve permanenza sulla versione on-line del Corriere della Sera. Sera. Questo libro si pone l’obbiettivo di portare alla luce alcune caratteristiche proprie dell’informazione mediatica attuale, attraverso un personaggio molto apprezzato anche in ambienti culturali, che negli ultimi tempi ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti. Prendendo a pretesto un giornalista molto popolare come Travaglio, che si spaccia per indipendente, faremo un viaggio verso i tabù dell’informazione, toccando argomenti come il signoraggio bancario, l’11 settembre, le scie chimiche, la questione di Israele, i “poteri forti” che creano la “casta”, la mafia e il sistema di corruzione dei partiti. Senza alcuna pretesa di essere esaurienti, faremo emergere le motivazioni che impediscono a tali argomenti di trovare spazio adeguato nei media ufficiali. Nel primo capitolo parleremo della formazione di Travaglio, con riferimento ad un altro giornalista suo “maestro”, Indro Montanelli. Nel secondo capitolo parleremo dei tabù di cui Travaglio non parla o di alcuni argomenti che egli cerca di mistificare per non essere allontanato dai mass media. Nel terzo capitolo parleremo dei legami politici di Travaglio, delle sue tecniche per apparire al di sopra delle parti e delle varie beghe fra giornalisti. L’obiettivo principale di questo libro, anche se tratta un preciso caso di gatekeeper, non è quello di criminalizzare nessuno, dato che Travaglio è soltanto uno dei tantissimi personaggi che operano a sostegno del sistema. Lo scopo è quello di capire i meccanismi del controllo mediatico in casi in cui il personaggio suscita molta fiducia, a tal punto da formare un gruppo alquanto numeroso di “fans”. Capire i meccanismi di manipolazione mediatica è fondamentale dato che il controllo mediatico può creare consenso o dissenso. Potrebbe avere addirittura il potere di spingere ad agire contro i propri interessi.
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Capire questi meccanismi significa oggi poter rivendicare quella democrazia tanto decantata quanto impedita.
ALCUNE DOMANDE A CUI IL LIBRO RISPONDE: - Perché Travaglio non può considerarsi così indipendente come dice di essere? - Perché Di Pietro e Grillo, a cui Travaglio si è aggregato, non sono degni di fiducia? - Come funziona veramente il nostro sistema politico? - Cosa sono i "poteri forti" che creano la "casta" e che Travaglio, nella sua "informazione", ignora? - Cos'è stato davvero l'11 settembre? - Che scopi ha il terrorismo occidentale? - Qual è la verità sulla questione palestinese? - Perché ai grandi banchieri è concesso un potere enorme? Edizione curata dall’Associazione di promozione Sociale e Culturale no-profit Espavo, Milano, 2009. Antonella Randazzo si è laureata in Filosofia all’Università di Pavia, città nella quale ha insegnato. Si occupa da tempo di Storia Moderna e Contemporanea, Scienze dell’Educazione e Diritti Umani. Ha vinto il Premio Ibiskos con il saggio Se il futuro è nero. L'Africa che nessuno racconta (di prossima pubblicazione), in cui analizza le caratteristiche più racconta significative del colonialismo e del neocolonialismo, nel tentativo di trarre una maggiore comprensione dei problemi dell'Africa di oggi. Nel 2006 ha scritto il libro Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943 1870-1943,, (Kaos Edizioni), e nel 2007 pubblica il volume La Nuova Democrazia. Illusioni di civiltà nell'era dell'egemonia Usa (Zambon Editore). Con l'editore Leone Verde pubblica il libro di pedagogia Bambini psico-programmati. Essere consapevoli dell'influenza della pubblicità, della TV, dei videogiochi videogiochi.. Da alcuni anni si occupa anche di giornalismo d'inchiesta, con particolare riferimento alle violazioni dei diritti umani. Attualmente vive a Milano, dove continua la sua ricerca e cura il blog http://lanuovaenergia.blogspot.com/. COME ACQUISTARE IL LIBRO: Per acquistare il libro occorre scrivere all'indirizzo e-mail
[email protected] indicando NOME, COGNOME E INDIRIZZO COMPLETO lo pagherete con contrassegno trassegno euro 19,50 + 8,50 per contributo imballaggio, spese postali e contrassegno. I dati personali saranno trattati in osservanza della legge 196/2003 sulla privacy e
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