Amartya Sen - L'Idea Di Giustizia

April 17, 2017 | Author: asdfghjklqwertyuiozx | Category: N/A
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AMARTYA SEN – L’IDEA DI GIUSTIZIA INTRODUZIONE Approccio comparativo e istituzionalismo trascendentale (confronto Picasso-Dalì con Gioconda come metro di valutazione). Approccio comparativo  si occupa più della vita umana; Approccio trascendentale  si occupa più delle istituzioni giuste e/o perfette. PARTE PRIMA – I REQUISITI DELLA GIUSTIZIA I – RAGIONE ED OGGETTIVITA’ In una teoria della giustizia è necessaria l’oggettività raggiunta tramite la ragione. Per favorire ciò bisogna essere aperti alla discussione pubblica (chiamando in causa anche lo spettatore imparziale). L’importanza della ragione non deve discreditare comunque il ruolo delle reazioni spontanee (comportamenti effettivi). II – RAWLS E OLTRE Teoria della giustizia come equità di Ralws: istituzionalismo trascendentale, contratto come risultato di una riflessione pubblica (effettuata solo da coloro che stipuleranno il contratto) che porta alla realizzazione di un unico set di principi. L’equità deriva dall’imparzialità nel momento della scelta tramite il velo d’ignoranza (scelgo non sapendo in che posizione mi trovo e mi troverò). Viene decisa la distribuzione dei beni primari. Proceduralità: fasi • Scelta dei principi di giustizia elementari • Fase costituzionale: scelta delle istituzioni in linea con il principio di giustizia scelto • Appropriata legislazione A fondamento di tali fasi vi sono i due principi di giustizia: 1. Priorità lessico-grafica della libertà 2. Le disuguaglianze economiche-sociali sono ammissibili a patto: a. Che ci sia un’uguale opportunità di carriera tra gli individui b. Principio di differenza: fare stare bene il più povero (criterio del maxi-min) Gli individui sono dotati di razionalità strumentale e morale (cioè la ragionevolezza: essere disposti a mettersi sotto il velo d’ignoranza per favorire l’imparzialità). Difetti teoria Rawls: − la libertà detiene un primato troppo eccessivo; − non si tiene conto dei comportamenti effettivi delle persone (che possono contrastare con ciò che è stato deciso inizialmente); − difficoltà di convertire i beni primari in capacità (e comunque c’è da sottolineare il fatto che essi non possono essere svincolati dai fini); − la riflessione molto probabilmente porterà alla stesure di più set di principi; − si considera un’imparzialità chiusa e non aperta; − l’aspetto trascendentale è limitato; − difficoltà a mettersi sotto il velo d’ignoranza. RAWLS Beni primari Istituzioni perfette Imparzialità chiusa (velo d’ignoranza) Contrattualismo

SEN Approccio delle capacità Realizzazioni effettive Imparzialità aperta (spettatore imparziale) Discussione pubblica

III – ISTITUZIONI E PERSONE Nella discussione dei rapporti tra comportamenti reali e scelta delle istituzioni, occorre tenere presente che gli individui, una volta giunti al contratto sociale, cessano di perseguire l’angusto interesse personale e si uniformano alle regole di comportamento necessarie affinché tale contratto possa funzionare. Nonostante Sen adotti un approccio comparativo, non nega che bisogna sforzarsi di trovare quelle istituzioni capaci di promuovere la giustizia. Non ha molto senso cercare solo di trovare l’istituzione perfetta.

IV – SCELTA SOCIALE E GIUDIZI INDIVIDUALI In una teoria della giustizia non bisogna affidarsi solo alla riflessione solitaria (principi di Rawls troppo determinati). La teoria della scelta sociale pone particolare attenzione alla base ragionevole dei giudizi sociali e delle decisioni pubbliche che vengono a prodursi nella scelta tra diverse opzioni. Ancora modello trascendentale VS modello comparativo. Elementi teoria della scelta sociale: • Concentrazione sulla dimensione comparativa e non su quella trascendentale; • Riconoscimento dell’inevitabile molteplicità dei principi in competizione tra loro; • Consentire e facilitare il riesame; • Ammissibilità di soluzioni parziali; • Varietà di interpretazione e input; • Accento sulla precisione del ragionamento e dell’articolazione; • Il ruolo della riflessione pubblica nella scelta sociale. V – IMPARZIALITA’ E OGGETTIVITA’ La giustizia deve avere un valore universale (Wollstonecraft). I requisiti di oggettività etica sono in stretta relazione con la capacità di superare il vaglio della riflessione pubblica, e questa è a sua volta strettamente legata al carattere imparziale delle posizioni proposte e delle argomentazione che le sostengono. VI – IMPARZIALITA’ CHIUSA E IMPARZIALITA’ APERTA Imparzialità chiusa: aprire l’accordo alla riflessione ma limitarla a coloro che sigleranno tale accordo. Imparzialità aperta: aprire l’accordo a chiunque abbia qualcosa da dire a riguardo, abbia interesse o sia influenzato da tale scelta ( spettatore imparziale = strumento per la valutazione critica e la discussione pubblica). Il velo d’ignoranza permette di evitare l’interferenza dagli interessi propri, ma non permette un esame con gli occhi del resto dell’umanità. Non bisogna limitare quindi l’accordo solo all’interno dello Stato. Limiti imparzialità chiusa: insufficienza da esclusione, incoerenza relativa all’inclusione (se decisioni gruppo influenzano la composizione del gruppo stesso) e limitatezza procedurale (l’imparzialità chiusa elimina la parzialità legata agli interessi ma non risolve i limiti dovuti da pregiudizi comuni). PARTE SECONDA – FORME DI RIFLESSIONE VII – LA POSIZIONE: RILEVANZA E ILLUSIONE Scambiare le posizioni è uno dei modi per vedere nel mondo cose nascoste. Quello che riusciamo effettivamente a vedere non è indipendente dalla posizione che occupiamo rispetto a ciò che cerchiamo di vedere: questo può influenzare le nostre convinzioni. Concezione classica dell’oggettività: l’indipendenza dalla posizione. Se non si tiene dunque conto della variabilità posizionale si possono avere esiti fuorvianti. Oggettività posizionale: oggettività di quanto può essere osservato da una determinata posizione (può essere il modo corretto di intendere l’oggettività). L’influsso di prospettive posizionali può contribuire in modo determinante a rendere gli individui capaci di trascendere punti di vista posizionalmente limitati. Esempi sulla morbosità, malattia ecc. ecc. La portata della riflessione pubblica può essere limitata dal modo in cui le persone interpretano l’ambiente in cui vivono. VIII – LA RAZIONALITA’ E GLI ALTRI L’esercizio di una scelta razionale è di norma interpretato come deliberata massimizzazione di ciò che un individuo ritiene più ragionevole promuovere (strumento di massimizzazione per la previsione e come criterio di razionalità). C’è da considerare comunque anche la passione e l’impulso dell’individuo (comportamenti razionali VS comportamenti effettivi)  razionalità limitata: le persone non riescono in ogni circostanza a effettuare scelte pienamente razionali a causa di un’insufficiente consapevolezza circa i propri interessi o una scarsa determinazione nella ricerca di informazioni. Alcuni economisti sono dunque scettici riguardo l’idea di continuare ad utilizzare la teoria della scelta razionale. Teoria della scelta razionale = la scelta è razionale se ha come obiettivo la massimizzazione di un interesse personale; si lascia intendere in questo modo che un individuo si comporta irrazionalmente se non segue un proprio tornaconto (cosa tra l’altro non così rara)  idea di ragione e razionalità alquanto limitato. Invece una scelta si può considerare razionale se si basano su argomentazioni in grado di superare un esame critico.

Anche la simpatia può permettere di prendere decisioni che non mirino unicamente al nostro interesse personale (oltre a bontà, generosità e senso civico). IX – LA PLURALITA’ DI RAGIONI IMPARZIALI Nel perseguire i propri obiettivi gli individui dunque possono spingersi molto al di là della mera promozione del proprio interesse, così come la scelta dei loro obiettivi può trascendere considerazioni strettamente personali (se no si arriverebbe ad una concezione estremamente semplicistica dell’uomo). La razionalità non esclude né l’altruismo né la ricerca del tornaconto personale. Bisogna tenere conto che, dato che siamo noi a fare l’autoesame, il nostro atteggiamento può essere influenzato dalle nostre condizioni e difficoltà: per questo può essere utile tenere in considerazione le valutazioni critiche compiute da prospettive diverse dalla nostra (Scanlon). Sen  se qualcuno ha il potere di attuare una modifica in grado di ridurre l’ingiustizia presente nel mondo, ci sono forti ragioni sociali perché proceda senz’altro in tal senso (potere e i suoi obblighi). X – REALIZZAZIONI, CONSEGUENZE E AZIONE Arjuna e Krishna (Arjuna pensa che la guerra sia giusta, ma non le conseguenze: non vuole combattere la battaglia; Krishna ritiene che va compiuto il dovere, senza guardare gli esiti: vuole quindi combattere la battaglia). Esito = situazione che risulta da una qualunque decisione che stiamo prendendo o che abbiamo preso. Una determinata situazione può però prendere in considerazione anche i processi di scelta  esiti comprensivi. Gli esiti conclusivi sono invece quegli esiti considerati a prescindere dai processi. È necessario riflettere sulle conseguenze per maturare un’adeguata comprensione del concetto di responsabilità. PARTE TERZA - I CONTENUTI DELLA GIUSTIZIA XI – VITA, LIBERTA’ E CAPACITA’ Spesso benessere economico e piena libertà non coincidono. La libertà è importante perché ci offre maggiori opportunità per perseguire i nostri obiettivi (raggiungere ciò che per noi ha valore) ma non bisogna trascurare anche il processo stesso della scelta. Ci possono essere casi in cui le opportunità sono le stesse ma il processo di scelte è compromesso (esiti conclusivi VS esiti comprensivi: esempio Kim che vuole uscire di casa). Per giudicare la giustizia dobbiamo concentrarci su come calcolare il vantaggio di un individuo: Bentham  felicità e piacere individuale. Altre impostazioni  reddito o patrimonio. Sen  approccio delle capacità: misura il vantaggio individuale in ragione della capacità che la persona ha di fare quelle cose cui assegna un valore (es: disabile con patrimonio elevato non potrà comunque soddisfare tutti i suoi desideri…). L’idea di libertà contempla anche il nostro essere liberi di scegliere cosa volere: la capacità è quindi connessa con la libertà relativa all’opportunità. L’approccio delle capacità non offre comunque nessuna indicazione sulle politiche da adottare (non è implicito infatti voler parificare le capacità di tutti), ma punta comunque sugli aspetti della nostra vita e ai nostri interessi  si concentra sulla vita umana e non su oggetti astratti di utilità quali il reddito. Si sposta il focus dai mezzi alle effettive opportunità (beni primari…). I mezzi necessari a una vita umana soddisfacente non coincidono con i fini di una vita buona. Altri aspetti approccio delle capacità: 1. Contrapposizione tra capacità e risultato: non si pone al centro soltanto ciò che una persona effettivamente fa, ma anche ciò che essa è in grado di fare. Infatti anche a fronte di realizzazioni uguagli tra individui si possono nascondere dei vantaggi dell’uno o dell’altro (es: fame/denutrizione); 2. Natura composita delle capacità e il ruolo della riflessione nell’impiego dell’approccio delle capacità: gli utilitaristi sono facilitati nel calcolo dell’utilità in quanto si basa su un unico fattore. Ridurre però ad un solo quantum omogeneo tutto ciò cui diamo valore non è possibile (PIL). Le capacità sono infatti non commensurabili (dato che sono eterogenee): non si possono misurare con la stessa unità di misura. Ma la non commensurabilità ci fa capire solo che la scelta non sarà banale, non che sia impossibile. L’approccio delle capacità è compatibile con il ricordo a gerarchie parziali: l’obiettivo è quello di arrivare a una soluzione attraverso giudizi comparativi ricavabili dalla riflessione pubblica; 3. Posto degli individui e delle comunità: capacità sono attributi individuali. Bisognerebbe comunque considerare anche le capacità in termini di gruppo: gli individui di una società difficilmente agiscono senza essere condizionati dal mondo in cui vivono. Tuttavia la capacità del gruppo è la somma delle capacità individuali e inoltre c’è da considerare che un individuo può appartenere a molteplici gruppi diversi. XII – CAPACITA’ E RISORSE La ricchezza non è sempre un buon indicatore del tipo di vita che possiamo realizzare, dobbiamo considerare le capacità di cui uno può effettivamente disporre. Possiamo distinguere quattro fattori di variazione: differenze personali, differenze ambientali, differenze di clima sociale, differenze di prospettiva relazionale. Si tende a sottolineare il peso dell’invalidità (handicap di guadagno e handicap di conversione: convertire i guadagni in una vita buona). Il peso assegnato da Rawls ai beni primari rispecchia una sottovalutazione del fatto che le opportunità dei diversi individui di convertire le risorse generali (reddito) possono differire. La misurazione delle capacità non guarda ai mezzi bensì ai fini.

XIII – FELICITA’, BENESSERE E CAPACITA’ Sarebbe un errore ridurre le capacità a una mera questione di vantaggio, esse sono anche un fattore di comprensione dei nostri obblighi. Non si può inoltre ridurre la felicità alla disposizione di un reddito. Economia del benessere  misurare la felicità rispetto all’utilità raggiunta dall’individuo (ottica utilitarista). Verrà poi sostenuto comunque che non si può paragonare la felicità tra individui. La rilevazione della felicità come strumento di verifica delle diseguaglianze diventa quindi inservibile. Infatti persone che si trovano perennemente in uno stato di malessere potrebbero adattarsi alle circostanze, “obbligandosi” così a rendere la vita più tollerabile (es: malati con scarse conoscenze mediche). L’azione può contemplare priorità diverse da quelle dettate dal benessere. Avere maggiori capacità in termini di libertà come azione è un vantaggio, ma solo in quella specifica prospettiva, non particolarmente nella prospettiva del benessere. XIV – UGUAGLIANZA E LIBERTA’ Uguaglianza di che cosa? L’esigenza di uguaglianza ha a che fare con l’imparzialità e l’oggettività. Nonostante Sen faccia affidamento sulle capacità, egli sostiene però che non bisogna perseguire l’uguaglianza delle capacità (non può anteporsi ad altri aspetti dell’uguaglianza). Le capacità infatti fanno riferimento solo ad un aspetto delle libertà; quello relativo alle opportunità reali. Esse inoltre servono solo per valutare i vantaggi e gli svantaggi di un individuo. Tutto questo perché l’uguaglianza non può essere ridotta ad un’unica dimensione (così come del resto le capacità: non permettono un ordinamento completo). La concezione repubblicana della libertà non può sostituire quella della libertà come capacità. Esempio di Prude e Lewd. Nozick  i diritti relativi alla libertà consistono nel dare controllo individuale su certe dimensioni personali. Succo del discorso: uguaglianza e libertà vanno entrambe considerate realtà multidimensionali. PARTE QUARTA – RIFLESSIONE PUBBLICA E DEMOCRAZIA XV – DEMOCRAZIA COME RAGIONE PUBBLICA Convinzione (sbagliata) che la democrazia sia fiorita soltanto in Occidente. L’importanza della riflessione pubblica in una teoria della giustizia fa capire quanto sia fondamentale la democrazia come governo per mezzo del dibattito (democrazia deliberativa). Le componenti fondamentali della democrazia sono la partecipazione politica, il dialogo e la pubblica interazione (e non solo il voto elettorale, anche se esso è importante). Una delle iniziative più importanti per promuovere la riflessione pubblica è quella di sostenere una stampa libera e indipendente. I compiti della stampa: • contributo diretto  libertà di parola per una migliore qualità di vita; • ruolo informativo  divulgando conoscenza e favorendo la riflessione critica; • funzione protettiva  dare voce alle persone svantaggiate; • formazione di valori svincolati da imposizioni esterne (tramite il dibattito aperto). XVI – LA PRATICA DELLA DEMOCRAZIA Se l’esercizio del potere è sottoposto al controllo dell’opinione pubblica (democrazia), i governi sono molto più incentivati a fare tutto il possibile per risolvere i problemi (caso India: con l’Inghilterra al potere, non si permetteva alla stampa di descrivere la situazione di carestia per non aizzarsi contro l’opinione pubblica). Si può quindi affermare che la democrazia promuove lo sviluppo e il miglioramento del benessere sociale (tramite la promozione delle libertà politiche e dei diritti democratici). Tale processo però non è automatico; richiede impegno politico attivo da parte dei cittadini. Il successo della democrazia non dipende soltanto dalla capacità di realizzare la migliore struttura istituzionale concepibile, ma anche dai nostri effettivi modelli di comportamento.

XVII – DIRITTI UMANI E IMPERATIVI GLOBALI

Bentham  i diritti umani non esistono perché non si basano su nessun contratto. Sen  le proclamazioni di diritti umani, sebbene si presentino come se con esse si riconoscesse l’esistenza di qualcosa che risponde al nome di diritti umani, sono in realtà forti pronunciamenti etici su ciò che andrebbe fatto. Infatti spesso le pubbliche dichiarazioni dei diritti umani sono esortazioni ad avviare una nuova azione legislativa. Se per Bentham i diritti sono figli della legge, per Hart i diritti umani sono genitori della legge (stimolo alla forza legislativa). Le funzioni dei diritti umani non si possono limitare però solo allo stimolo di nuova legislazione: essi possono esercitare una certa influenza tramite denunce, pressioni e dibatti pubblici senza dipendere da norme di legge coercitive (esempio McDonald’s – Guatemala). Affinché un diritto rientri nel quadro dei diritti umani devono essere soddisfatte determinate condizioni di soglia in termini di rilevanza (importanza della libertà e possibilità di tradurla in realtà). La simpatia va annoverata tra i fondamenti concettuali dei diritti umani. L’esistenza di obblighi non perfettamente determinati nei confronti dei diritti umani non deve essere confusa con la pura assenza di obblighi  obblighi imperfetti (non giustificabili legalmente, bensì moralmente). Due problemi: 1. istituzionalizzazione  per essere reali i diritti devono trovare corrispondenza in relativi doveri formulati con precisione. Tuttavia si possono considerare anche gli obblighi imperfetti. 2. fattibilità  può risultare impossibile tradurre in realtà per tutti molti diritti economici e socialiTuttavia se la praticabilità fosse la condizione indispensabile di qualsiasi diritto, tutti i diritti (persino il diritto alla libertà) sarebbero privi di senso. Tra l’altro un diritto non pienamente tradotto in realtà resta comunque un diritto che richiede un intervento in sua tutela. La forza di un pretesto diritto umano sarebbe seriamente compromessa qualora fosse possibile dimostrare che esso non reggerebbe al vaglio una valutazione pubblica aperta. XVIII – GIUSTIZIA E MONDO L’indignazione a fronte di ingiustizie può innescare la riflessione, anziché sostituirla. L’intersezione tra i vari ordinamenti prodotti dalle diverse priorità darà luogo a un ordinamento parziale: una teoria organica della giustizia può anche dare luogo a una gerarchia incompleta di soluzioni decisionali alternative. Uscita dal provincialismo: ancora imparzialità aperte e ancora spettatore imparziale…  necessità di passare al vaglio non solo l’influenza degli interessi personali, ma anche il potente richiamo delle tradizioni e dei costumi radicati.

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