Rivista sulla free energy, sui nuovi sistemi propulsivi e sui protagonisti di ricerche e visioni del mondo alternative Anno IV, n°19, luglio-agosto 2003
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Michelangelo Fazio
Le macchine a moto perpetuo Jerry W. Decker
The 'Ohsako Principle' vs the 'Bedini Fluxgate' vs Stewart Harris' TOMI Helmut Goebkes – Stefan Hartmann
Magnetic Motor HCRS
Il motore diamagnetico William Lyne
La fisica occulta dell'etere Franco Montefuscoli
Le idee e gli esperimenti di un ricercatore (parte IX) Rexresearch
U.S. Patents: Disc Aircraft GtcSpece.com Murilo Luciano Filho
Gravity Drive Generators Stefan Hartmann
Principles of a gravity converter Dino Vitagliano
L'Era dei Vimana Fiatmia Jeremiah P. Ostriker – Paul J. Steinhardt
La Quinta Forza dell'Universo La Repubblica
Il buco nero? Lo faccio in provetta Società Italiana Ipnosi Regressiva Premio Rolex Rumours
La Redazione provvisoria della rivista è presso il seguente indirizzo: Franco Malgarini via di Boccea 302 00167 Roma Email:
[email protected] Sito Web: http://utenti.lycos.it/altraenergia/ Mailing list:http://groups.yahoo.com/group/altraenergia Questa rivista, uscendo in formato PDF, sarà molto più facile da diffondere. E, anzi, vorremmo incoraggiare i nostri lettori a farlo. Raccomandiamo, comunque, di usare il buon senso e di distribuirla a gente del quale avete fiducia. La Redazione
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Le macchine a moto perpetuo Di Michelangelo Fazio (1978) Questo interessante documento può essere molto utile a quanti intendano cimentarsi con la sperimentazione e la ricerca del moto perpetuo. In poche pagine viene raccontata, per sommi capi, la storia di questa ricerca, puntualizzando in alcuni esempi, il perché alcuni modelli che in passato hanno fatto gridare al miracolo, in verità non potevano funzionare. Uno dei problemi che ha assillato per secoli i fisici è stato quello della realizzazione di macchine a moto perpetuo, cioè di macchine capaci di compiere un lavoro superiore alla quantità di energia che è necessario fornire loro per farle funzionare, o, come si suoi dire con una diffusa espressione, capaci di produrre qualcosa dal nulla. Per averne un'idea significativa si pensi, per esempio, a una automobile che brucia un carburante, quale la benzina, produce calore nel processo di combustione e utilizza interamente tale calore per produrre energia cinetica dei moto dell'auto stessa; tutta l'energia dissipata in attriti potrebbe essere recuperata e utilizzata per far percorrere all'auto chilometri in più. Allo stesso modo dovrebbe essere possibile a una nave solcare le acque dell'oceano utilizzando il calore dell'acqua marina per il funzionamento dei propri motori e rigettando in mare blocchi di ghiaccio. Il primo tipo di macchina costituirebbe un esempio di moto perpetuo di I specie, in quanto contrasterebbe il primo principio della termodinamica, il secondo tipo costituirebbe invece un caso di moto perpetuo di Il specie in quanto andrebbe contro l'enunciato del secondo principio della termodinamica. Il primo principio della termodinamica afferma infatti che, data una certa quantità di calore Q, è sempre possibile trasformarla in lavoro meccanico L e in una variazione di energia interna di un sistema secondo la relazione Q = L + ∆ U; dato che l'energia interna di un qualsiasi sistema dipende sempre dalla temperatura, una fornitura di calore al sistema (Q > 0) si traduce nella produzione di lavoro motore (L > 0) e in un aumento di temperatura dei sistema stesso; è quanto riscontriamo nell'esempio dell'auto: il calore prodotto dalla combustione della benzina si trasforma in parte in lavoro motore per mettere in moto l'auto e in parte produce un aumento di temperatura, cioè un riscaldamento del motore; a sua volta il lavoro meccanico viene parzialmente trasformato in calore per attrito delle ruote sull'asfalto e per la resistenza aerodinamica offerta dall'aria. In altri termini, la quantità di calore Q può essere utilizzata solo parzialmente per produrre lavoro. L'espressione quantitativa della quantità di calore utilizzabile per compiere lavoro è data invece dal secondo principio della termodinamica che precisa quale può essere il rendimento di una macchina termica, ovvero il rapporto n tra il lavoro compiuto e il calore assorbito. Tale principio afferma che il rendimento dipende in generale dalla temperatura T1 della sorgente, che nel ciclo termodinamico della macchina cede calore alla macchina, e dalla temperatura T2 della sorgente che invece assorbe calore ed esattamente, per le macchine che seguono un ciclo di Carnot, è η – T2/T1.Poiché non può mai essere T2 = 0, ne consegue che non potrà neppure mai essere η = 100%. La nostra auto e la nostra nave non potranno quindi mai viaggiare gratis. Ma allora - potrebbe chiedersi il lettore - perché, se esistono delle leggi della fisica che ne vietano la possibilità, c'è stata tanta gente che ha perso il proprio tempo nel tentativo a priori inutile di realizzare qualcosa di impossibile? E qui sta il punto che gli appassionati dei moto perpetuo invocano a giustificazione dei loro testardo atteggiamento. I due principi della termodinamica sono dei postulati, ovvero delle affermazioni di principio valide non in quanto rigorosamente dimostrabili, ma solo per il fatto che in natura non è mai stato osservato un fenomeno che non li rispetti pienamente. Si può perciò affermare che un eventuale fenomeno che si verifichi senza rispettare il primo e il secondo principio della termodinamica non deve essere considerato impossibile, ma solo estremamente improbabile; è proprio sulla piccolissima, ma non nulla probabilità di fenomeni di questo genere che gli studiosi dei problema hanno fatto affidamento per sperare di realizzare le macchine a moto perpetuo. Per esempio, se dovesse capitarci di osservare che una moneta metallica, lasciata cadere dalla nostra mano, anziché cadere sul pavimento prende la strada opposta verso il soffitto, non verrebbe pregiudicata la validità della legge di gravità, perché nulla vieta che in un certo istante le molecole dell'aria, in perenne moto disordinato e caotico,
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abbiano tutte velocità orientata verso l'alto in modo tale da spingere la moneta verso l'alto. Allo stesso modo nulla vieta che aprendo il rubinetto di una bombola di gas a una pressione maggiore di quella atmosferica anziché il gas a uscire sia l'aria a entrare (come ipotizzò Maxwell con la figura dei suo mitico diavoletto). Solo che ben difficilmente potrà accaderci nel corso di un'intera esistenza di osservare fenomeni dei genere per la piccolissima possibilità che essi hanno! Prima di citare alcuni esempi che a un esame sommario sembrerebbero avere le carte in regola per costituire casi di moto perpetuo, è interessante analizzare la situazione dal punto di vista cronologico. Il primo a proporre una macchina a moto perpetuo fu nel secolo XVII il medico inglese R. Fludd, mentre il primo a scoprire l'impossibilità di tale moto con la prima formulazione del primo principio della termodinamica fu un altro medico, il tedesco J.R. Mayer, nel secolo XIX. La suggestiva idea di produrre energia dal nulla risale ai tempi di Archimede, che inventò la leva proprio allo scopo di risparmiare fatica all'uomo. In particolare un tipo di leva che interessava le attività umane era il mulino ad acqua, per il quale Fludd propose nel 1618 una curiosa variante: se l'acqua che mette in moto la ruota di un mulino si potesse raccogliere in un serbatoio posto al di sopra della ruota, non sarebbe più necessario ricorrere a una sorgente di acqua corrente. Allora, dato che le ruote dei mulini si erano rivelate capaci di far ruotare enormi macine, perché non avrebbe dovuto essere in grado di far funzionare una pompa capace di rimettere in circolo l'acqua dei mulino? Un secolo più tardi un discorso analogo venne ripreso da J. Wilkins, vescovo di Chester e membro della Royal Society, che studiò il comportamento delle ruote sbilanciate, cioè di quelle ruote che girano perché da una parte sono più appesantite che dall'altra; va però detto che lo stesso Wilkins non fu capace di progettare alcun meccanismo capace di realizzare un siffatto moto perpetuo.
fig. 1. Il mulino di Fludd, proposto nel 1618, e che non riuscì mai a funzionare. Nella fig. 1 è illustrato lo schema dei mulino di Fludd: l'acqua che cade dall'alto mette in moto una ruota ad acqua (3) che comanda contemporaneamente, mediante due ingranaggi, una macina (4) e una vite di Archimede (2) che riporta l'acqua dalla vasca al serbatoio superiore; di là (1) l'acqua ricade e il moto dei mulino può continuare all'infinito. Tutto ciò in linea di principio, ma tale mulino non riuscì mai a funzionare ed è oggi evidente, anche se la cosa venne scoperta solo due secoli dopo Fludd: la ruota ad acqua gira perché l'energia potenziale dell'acqua del serbatoio si trasforma durante la caduta in energia cinetica della ruota; la stessa energia cinetica non può trasformarsi in energia potenziale dell'acqua che risale nel serbatoio e in più produrre il movimento della macina (senza poi tener conto della dissipazione di energia negli attriti dei due ingranaggi!). Nel frattempo era stato formulato da Mayer il primo principio della termodinamica, che altro non è che una estensione del principio di conservazione dell'energia; tra le diverse formulazioni che di tale principio vennero date quella più significativa per i nostri scopi è che l'energia può essere trasformata in lavoro o calore, ma non può essere né creata né distrutta, cioè l'energia totale dell'universo è costante. Tale risultato era stato raggiunto con i decisivi contributi dello scozzese J. Black, che per primo stabilì la relazione fondamentale della termologia tra calore e temperatura, e dell'americano B. Thompson (più noto coi nome di Conte Rumford) che verificò sperimentalmente per primo la relazione tra lavoro e calore nella perforazione dei cannoni dell'arsenale bavarese del quale egli era il responsabile tecnico. Nel 1840 fu lo scozzese J. P. Joule a misurare l'equivalente dinamico dei calore (o equivalente termico dei lavoro) ottenendo che il calore di 1 caloria produceva lavoro per complessivi 4,18 J. Nel 1847 H. von Helmholtz annunciò l'impossibilità delle macchine a moto perpetuo
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presentando a sostegno delle sue conclusioni i risultati ottenuti dal francese L. S. Carnot nel 1824, che costituivano l'essenza dei secondo principio della termodinamica. Tutto ciò non distolse tuttavia molte persone dai tentativi di realizzare il moto perpetuo: quello che più di ogni altro merita di essere ricordato quale esempio di totale aberrazione è dovuto a un ingegnere statunitense, E. P. Willis, il quale costruì una grande ruota dentata inclinata orizzontalmente (fig. 2) e bilanciata con diversi pesi a comandare un volano cilindrico cavo. Il moto della ruota era apparentemente perpetuo, ma ben presto si scoprì che era l'aria compressa introdotta attraverso la colonnina A a mantenere in moto l'intero meccanismo.
fig. 2. Le ruote dentate di Willis, apparentemente dotate di moto perpetuo, erano invece mantenute in movimento dall'aria compressa. Dispositivi quali il mulino ad acqua di Fludd, le ruote dentate di Willis, o il moto perpetuo magnetico della fig. 3 o quello della macchina della fig. 4, nella quale un elettromagnete attrae una manovella che mette in moto una ruota che dovrebbe generare una quantità di elettricità sufficiente ad alimentare l'elettromagnete (ma anche qui si trascurano le dissipazioni di energia in attriti!) si basano sull'ipotesi che il primo principio della termodinamica possa essere violato, data la sua natura di carattere probabilistico.
Fig.3. Nel valutare il moto della sferetta di ferro non si teneva conto degli attriti.
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Fig.4. L’elettromagnete con bilanciere ignorava le perdite di energia del sistema
Altre macchine invece non violano affatto tale principio, nel senso che non vi sono nel loro progetto problemi di dissipazione sotto forma di attriti; esse sono tuttavia ugualmente impossibili perché violano il secondo principio. Le basi di tale principio furono gettate da Carnot nello studio dei rendimento delle macchine termiche, ma la prima rigorosa formulazione si deve a R. Clausius e a W. Thomson (più noto come Lord KeIvin). fl primo principio afferma che una data quantità di lavoro meccanico può essere sempre convertita in un'equivalente quantità di calore; ma, se osserviamo il funzionamento di una macchina termica (si noti che la funzione di tale macchina è quella di produrre lavoro a spese dei calore assorbito e non quella di produrre calore, nonostante il nome che può trarre in inganno) si vede che non accade mai l'opposto, ovvero una data quantità di calore non può mai essere interamente trasformata in lavoro, in quanto la macchina durante il funzionamento è sottoposta a dispersioni di energia non eliminabili, quali gli attriti nelle parti mobili, il riscaldamento dell'aria circostante, fughe di calore, ecc. Carnot provò a progettare una macchina perfetta che fosse completamente isolata termicamente, senza attriti e dispersioni e che doveva funzionare con un ciclo chiamato in seguito ciclo di Carnot costituito da un insieme di quattro trasformazioni, due isotermiche, a temperatura costante, e due adiabatiche, senza scambi di calore con l'esterno. Per averne un'idea pratica, in tale ciclo l'acqua viene riscaldata e trasformata in vapore e la pressione dei vapore fa muovere il pistone; il vapore nell'espansione del pistone si raffredda e condensa riformando acqua e riportando il pistone nella posizione iniziale. Anche con un ciclo ideale di questo tipo Carnot si rese conto dell'impossibilità della completa trasformazione in lavoro del calore fornito all'acqua per muovere il pistone, in quanto, anche se si riusciva a eliminare ogni attrito, erano presenti perdite di energia termica nel processo di raffreddamento e di condensazione. Carnot usò un linguaggio che a noi oggi appare inconsueto, in quanto parlava in termini di calorico, intendendo con tale nome un fluido contenuto nei corpi e responsabile degli scambi termici fra essi. Oggi tale concetto è superato e rifiutato, ma suonano ugualmente chiare le parole di Carnot, secondo il quale la trasformazione di calore in energia meccanica « dipende solo dalla temperatura dei corpi tra i quali è eseguito lo scambio di calorico ». in termini più precisi oggi diciamo che il rendimento di una macchina di Carnot dipende solo dalle temperature delle due sorgenti con le quali la macchina scambia calore durante il ciclo. In altri termini il calore può trasformarsi in lavoro a patto che fluisca da un corpo più caldo a uno più freddo. Per rappresentare quantitativamente la quantità di calore inevitabilmente dissipata in un ciclo, Clausius inventò una nuova grandezza fisica battezzandola entropia. Senza entrare in dettagli matematici troppo complessi, ci limitiamo a citare in termini di entropia la formulazione dei secondo principio data da Clausius: L'entropia dell'universo è in continuo aumento che, con parole più semplici suona anche così: « l'energia dissipata nei fenomeni che hanno luogo nell'universo è in continuo aumento ». A parte le considerazioni di carattere cosmologico che fanno pensare a un progressivo esaurimento delle fonti di energia dell'universo, l'inevitabile conseguenza di tale affermazione è che alla fine l'intero universo sarà alla stessa temperatura in quanto non vi potranno più essere scambi di calore. Questo vuol dire che non potrà più funzionare nessuna macchina termica e sarà pertanto cessata ogni produzione di lavoro. Il fatto che l'entropia complessiva dell'universo debba aumentare non esclude che possano verificarsi localmente qua e là delle diminuzioni di entropia: per esempio, il letto di un fiume potrebbe. improvvisamente raffreddarsi cedendo la sua energia termica all'acqua che potrebbe
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trasformarla in energia cinetica per scorrere controcorrente. Ma un processo di questo tipo non è mai stato osservato e pertanto è da ritenersi estremamente improbabile, anche se non proprio impossibile. In termini di probabilità, eventi di questo tipo, che dei resto richiamano quello della moneta che cade verso l'alto o quello del diavoletto di Maxwell, hanno la stessa probabilità di evenienza di quella che può avere una scimmia, battendo a caso sui tasti di una macchina per scrivere, di comporre la Divina Commedia. Il fatto che esista una minima probabilità di certi eventi ha incoraggiato gli studiosi dei moto perpetuo a persistere nei foro tentativi: J. Gamgee verso il 1880 progettò una macchina termica che egli stesso chiamò zeromotore perché funzionava normalmente alla temperatura di 0 °C. Tale macchina, indicata schematicamente nella fig. 5 usava come fluido ammoniaca anziché acqua e non differiva dalle comuni macchine termiche. L'ammoniaca diventava vapore a bassa temperatura (a 0 °C esercita una pressione di 4 atm) e, secondo il suo ideatore, lo scambio di calore con l'ambiente esterno doveva essere sufficiente per trasformare l'ammoniaca da liquido a gas; inoltre l'ammoniaca allo stato di vapore, spingendo indietro il pistone ed espandendosi, avrebbe dovuto raffreddarsi, condensare e precipitare in un serbatoio, riprendendo poi daccapo il ciclo. In effetti, se si fa qualche conto si scopre che lo scambio di calore con l'esterno può davvero bastare per vaporizzare l'ammoniaca, ma tale vantaggio è annullato dal raffreddamento dei gas che espande. Partendo da 0 °C e a pressione 4 atm, la temperatura dei vapore è scesa a - 33 °C, mentre il volume si è quadruplicato. Se il vapore deve condensare, sia il condensatore che la sorgente devono essere mantenuti a - 33 °C. La cosa più ridicola è che molti uomini autorevoli dell'epoca credettero alla macchina di Gamgee finanziandone le ricerche, nonostante che ambienti scientifici di una certa serietà - tra i quali l'Accademia delle Scienze di Parigi e l'Ufficio Brevetti degli Stati Uniti - avessero già da tempo rifiutato di esaminare qualsiasi progetto dei genere se non accompagnato da un piccolo prototipo funzionante in perfetta regola.
fig. 5. La macchina di Gamgee, chiamata zeromotore perché funzionava a O °C.
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Tuttavia è interessante citare un caso davvero singolare di macchina a moto perpetuo il cui funzionamento era basato unicamente sulla... ingenuità popolare: un certo J. Keely aveva dato a intendere dal 1875 al 1898, anno della sua morte, di essere riuscito a realizzare una macchina a moto perpetuo ottenendo prestiti, fideiussioni bancarie e finanziamenti di mecenati creduIoni per la realizzazione in grande stile di impianti per la produzione di energia in modo del tutto gratuito. Aveva montato un misterioso e complicato giocattolo a base di globi metallici, tubi, condutture, valvole e strumenti di misura; Kee1y soffiava in un ugello per circa mezzo minuto e riusciva a far fuoriuscire 25 litri d'acqua dallo stesso ugello; dopo di che, manovrando alcune valvole in modo da confondere le idee agli spettatori, dimostrava che la macchina era piena di vapore a una pressione di 7000 atm. In questo modo riusciva a vendere la sua macchina capace di sfruttare, come egli diceva, la grande energia dell'acqua, capace di far deviare il mondo dal proprio corso. Peccato che alla sua morte si scoprì, durante i lavori di sistemazione effettuati dagli eredi, che nella sua villa di Philadelphia c'era un enorme serbatoio dì aria compressa abilmente nascosto nelle cantine e che era il responsabile della produzione gratuita di energia. Ancora oggi, tramontata definitivamente la speranza di violare i due principi della termodinamica con le macchine a moto perpetuo, la fisica ci offre molti esempi paradossali di fenomeni che, se analizzati senza la necessaria attenzione, sembrano davvero contrastare il principio di conservazione dell'energia; ne citiamo qualcuno per curiosità dei lettore. Il più semplice è il paradosso dei torchio idraulico (fig. 6) costituito da: due cilindri cavi di sezione differente a e A nei
fig. 6. Il torchio idraulico non fa risparmiare energia ma riduce soltanto lo sforzo. quali scorrono due pistoni tra i quali è contenuto un liquido praticamente incomprimibile. Se esercitiamo una forza f sulla sezione a, la pressione corrispondente esercitata sul liquido è p = f/a, per la stessa definizione di pressione; dato che il liquido è incomprimibiIe, la stessa pressione p la dobbiamo ritrovare sulla sezione maggiore A, che risulta quindi in grado di sostenere una forza data da F = p A = f A/a. Essendo A normalmente molto maggiore di a, sarà anche F molto maggiore di f, e ciò vuoi dire che, applicando una piccola forza f in a, possiamo sollevare un grosso peso in A, principio elementare comune a tutte le leve. A questo punto, però, qualcuno ha pensato che abbiamo trovato il modo di fare meno fatica per sollevare un grosso peso, quindi di compiere meno lavoro e risparmiare energia, ma è facile smentirlo, in quanto il lavoro compiuto per sollevare di un tratto H il peso F è dato da L = F H e lo stesso lavoro - essendo il liquido incomprimibile e non richiedendo pertanto alcun lavoro per la sua compressione - lo dobbiamo compiere per abbassare di un tratto h la sezione più piccola con l'applicazione della forza f; dovrà essere pertanto í h = F H, ovvero, essendo F > 1, dovrà anche essere h < H. In altre parole, con una forza molto piccola possiamo sollevare un peso molto grande, ma il sollevamento di tale peso è molto minore dell'abbassamento della sezione più piccola. Il torchio idraulico non ci fa quindi risparmiare fatica, ma ci consente di distribuirla in tanti piccoli spostamenti successivi. Un altro curioso paradosso che sembra realizzare il moto perpetuo è il seguente: è noto che se immergiamo un capillare in un recipiente pieno d'acqua, l'acqua nel capillare non si dispone allo stesso livello dei recipiente, ma sale fino a un'altezza h calcolabile dalla legge di Borelli-Jurin: h = 2 τ / (ρ g r), dove τ è la tensione superficiale dell'acqua, ρ la sua densità, g l'accelerazione di gravità ed r il raggio dei capillare. Supponiamo ora di aver calcolato per un capillare di dimensioni note l'altezza di innalzamento
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capillare dell'acqua e di immergere quel capillare nella vasca in modo che sporga per un tratto minore dell'altezza così calcolata. Dovrebbe accadere che l'acqua sale nel capillare e ne trabocca dovendo arrivare a un'altezza maggiore dei tratto immerso: poiché però l'azione della tensione superficiale alla quale è dovuto l'innalzamento continua, l'acqua caduta nella vasca risale nel capillare costituendo un vero e proprio moto perpetuo. Anche qui è facile dimostrare che non è vero dapprima eseguendo l'esperimento e poi con una giustificazione fisica: quando l'acqua raggiunge l'estremo superiore del capillare risulta soggetta a una forza diretta verso l'alto minore della forza di tensione superficiale che la attira verso il basso e non potrà quindi fuoriuscire dall'orifizio (fig. 7).
fig. 7, La fontana a capillarità non funziona a causa della tensione superficiale.
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The 'Ohsako Principle' vs the 'Bedini Fluxgate' vs Stewart Harris' TOMI IS THIS A NEW DISCOVERY? 08/22/99 - by Jerry W. Decker for KeelyNet NOTE : As of 08/24/99 - with the advent of new information from Mr. Hiroshi Maekawa, this document has been modified to verify the claim of an entirely new and novel discovery of the phenomena claimed in the 'Ohsako Principle'. This information cascaded from an intial email that was sent in courtesy of Mr. Hiroshi Maekawa as a possible new approach to a self running engine technology. Several in our group are attempting to duplicate the claim and intended to post any results when or if we achieved success. Events have shown that many would be interested in trying to duplicate it, thus in the interest of the KeelyNet 'Gestalt', this document was put together in order to share our observations and correlations to date. As of 08/24/99, this CLAIM HAS NOT been proven though it is under construction by various associates, please feel free to experiment and report in if you get results..thanks!
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The email as sent in by Mr. Maekawa; Hiroshi Raymond Maekawa 123-20 82nd Ave., #4-D, Kew Gardens, NY 11415 U.S.A. E-mail :
[email protected] Dear sirs, My name is Hiroshi R. Maekawa, an individual citizen. To make a long story short, I would like you to review the attached information which is about a new physical phenomenon, called 'Ohsako's principle'. I think this information will be a clue to invent new age motor. Of course I know nobody takes this territory seriously and everybody thinks that I am not a normal person. Anyway please review the idea (International publication # WO 99/37011) registered with WIPO and let me have your comment on that. I look forward to hearing from you soon. Thank you very much. Very truly yours, Hiroshi R. Maekawa Aug.22,1999
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the Ohsako Principle The magnetic energy of a permanent magnet is controlled by the 'Ohsako's principle" which is a newly discovered space magnetism physical phenomenon and a rotor is continuously revolved and the rotation force is taken out only by the magnetic energy of the permanent magnet. A radial magnetic field is formed in a space between an outer stator consisting of a cylindrical permanent magnet and an inner stator consisting of a cylindrical permanent magnet whose size is smaller that that of the outer stator. The rotor consisting of a permanent magnet is placed in the radial magnetic field to convert the magnetic energy into rotation energy.
Modified from the WIPO application WO 99/37011 We have two magnetic cylinders, one within the other with a gap wide enough to allow a small bar magnet to orbit, neither of the two cylinders move. We have a bar magnet mounted on an arm attached to a rotor that allows it to rotate within the space between the two magnetic cylinders. The polarity of the bar magnet shows the SOUTH end in motion which is claimed to drag the magnet around in the orbit, however, no polarities are shown for the two magnetic cylinders.
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AHA! When I first read this on Sunday, I immediately wrote emails to some trusted associates about it asking what they thought. I went to bed at 11PM but could not sleep so wrote more emails at 1:30AM and tried to sleep again. Something kept bothering me about the design as it looked familiar. The AHA! came about 4AM when I realized it was John Bedini's Magnetic Fluxgate in a slightly different form. (* so I thought at the time, but that 'realization' has now been determined erroneous with the new information from Hiroshi given on 08/23/99)
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Prior Art First, the Stewart (Pat) Harris TOMI (theory of magnetic instability) where the basic design uses 3 rolls of Radio Shack disc magnets, taped together to form 3 cylinders. Two of the magnet rolls are laid out parallel to each other on a slight ramp (at an angle of 10 up to 35 degrees) so they have opposing polarity. When you insert the 3rd magnet cylinder horizontally between the two vertical tracks so that the like poles repel, the cylinder will roll up the ramp and drop off the edge. Click here for the TOMI Build construction file and showing the null zone which provides for Pull, Balance and Pull The next series of files are based on the claims of David Hamel of Canada, and listed in the Hamel Index Page. The original Hamel Spinner post from 02/08/97 where it showed an interesting rotation of a steel ball under a disk magnet. At the time of this first post about Hamel, no one to my knowledge had actually TESTED the spinner effect as explained in the excellent book by Pierre Sinclair and Jeanne Manning, 'The Iron Man and the Butterfly'. John Bedini was the first to build and report back with his version of the Hamel spinner on 02/23/97. In continuing investigations into this peculiar spinning effect, John came up with the idea of using many small magnets that allow you to make any size torus or ring. This led to the Bedini Magnetic Flux Gate on 02/25/97 which showed an effect I had never heard of or seen described before. From this, Dan Davidson came up with a design for a motor on 03/01/97 which was not built at the time. If you think of a doughnut with magnets of the same polarity all facing inward, then cut the top and bottom off this doughnut, you get two cylinders with the same polarity facing inward, ergo, the same as the 'Ohsako principle' claim.
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At the time of this original drawing, we had no concrete data on the orientation of the magnetic poles of the two cylinders in the Ohsako model. The drawing above is a 'guesstimate' that shows the cylinders with like poles (SOUTH) facing each other as it would be with a Bedini Fluxgate, except that Bedini uses NORTH poles based on tests of which gave the greatest thrust through the gate. We have since learned that the Ohsako cylinders should have opposite poles facing each other which is reflected in the next drawing.
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Jean Naudin's experiments Jean Naudin also verified the thrust produced by the Bedini Fluxgate with several tests. His Basic Construction and Duplication page is available here. Naudin went a little further in attempting to increase the thrust by use of Multiple Fluxgates in a Compound Accelerator. Here are some of Naudins'Test Reports. An interesting chart of the calculated Fluxgate Pattern. And finally, Naudins' version of the Hamel Spinner. As you can see in this corrected version using the new information provided by Hiroshi, the Bedini Fluxgate is very similar to the 'Ohsako principle' and preceded it by a couple of years. The novelty here is the claim that it will drive the magnet on its own, a logical extension of the Bedini Fluxgate as proposed in 1997 in Dan Davidsons' diagram. However, as you can see by the comparisons in the drawings below, the Ohsako Fluxgate uses alternate polarities and is thus more closely akin to the TOMI than the Bedini Fluxgate which uses LIKE POLES. That means the Ohsako Fluxgate uses Harris' 'Theory of Magnetic Instability'.
The 'Ohsako Principle' is in fact, a perpendicular version of Stewart (Pat) Harris' TOMI device.
Other Voices On 08/25/99 in an AIM chat, Ken Carrigan brought up the Howard Johnson Motor. This URL shows photos from the magazine article as well as text. Note the Stonehenge like arrangement of magnets mounted on a lazy susan turntable. When he holds a big magnet down inside this arrangement, the table spins with force and speed....sound familiar?
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Howard Johnson's 'Stonehenge Motor'
From the picture description; 'Top right is a rotary motor upon which the prototype will be built. The eight ounce magnet, hand held to the large ring weighing 40 pounds, provides enough force to spin the entire assembly.'
Notice the FOUR SECTIONS and the U-shaped (horseshoe) magnets in the diagram. These horseshoe magnets appear to be separated by some kind of block. He seems to hold the exciter magnet ONLY within the flux lines of the TOP section of the horeshoe magnets.
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In case you are wondering, I could find no correlation to the real Stonehenge layout, its just that the way Johnson has the magnets laid out is reminescent of the standing stones at Stonehenge. Here is what the ground plan looks like when all the stones were present and believed to be in their original position. If the Stonehenge wheel spins because of the Bedini Fluxgate, that means each of these horseshoe magnets MUST have the same polarity on each end, as they are held tightly together because the like poles on each end would be REPELLING each other. So if the tops of all the horseshoe magnets were NORTH poles and we held a magnet with its NORTH pole down into the flux lines from these NORTH poles, a rotary force would be imparted to the ring and make the lazy susan spin. If the Stonehenge wheel spins because of the Ohsaki Fluxgate (that uses the TOMI orientation), that means each of these horeshoe magnets MUST have OPPOSITE polarites so they would be ATTRACTING EACH OTHER. So if you place the SOUTH end of the handheld magnet into the top ring, the lazy susan would also spin. For my money, Howard Johnson could be using EITHER METHOD since both would impart a spin based on the Bedini and Harris/Ohsako's observations. The drawing to the left shows Minatos power generator design, note the magnets have the crescent moon shape that was patented by Howard Johnson, with the idea that the magnetic flux would be focused at the tip to provide greater thrust in a smaller area. Minato was claiming power generators that produced electricity from his self-running system and a demonstration was held in Mexico City, yet nothing has come out of any of the claims to date. He was also supposed to be building a magnet power generator system to power 30 homes in Japan as reported on CNN. We have no information to show this ever happened either. The question with Minatos device is the same as with Howard Johnson and the Hamel Spinner, will it work with no human intervention, requiring someone to hold the exciter magnet? Check out the Minato wheel which also used NORTH poles repelling from NORTH poles like Bedinis' tests showed were the most powerful reaction. We were hoping for plans from Minato's people on how to build the self-running bicycle wheel that Henry Curtis reported as seeing and testing at the Korean conference, however, that hasn't happened.
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Here are two views of Minato's self-running wheel, one stopped, the other running - driven only from the wall mounted exciter. An interesting quote by Henry Curtis from the Minato page above; "The motor is actuated by moving the N pole of a large permanet magnet (the drive magnet) toward the wheel. As this magnet is moved toward the wheel, the wheel starts to spin. As the magnet is moved closer to the wheel it spins faster. The acceleration of the wheel is rapid. So rapid in fact, as to be startling. To put it another way I was very impressed. The motor works. And it works very well. In the film clip a slight pumping action of Minato's hand holding the magnet is apparent. When I braced my hand so that there was no pumping action, the motor still ran. In fact it seemed to run better. Pumping action by the hand held magnet IS NOT the power that drives the motor. When the drive magnet is moved away from the wheel it coasts rather quickly to a stop and comes to rest in a manner typical of any spinning bicycle wheel. Again when the wheel is at rest and a large magnet is moved up to the wheel it starts to spin. At no time is it necessary to touch the wheel to get it to rotate. The same trick must be present in the Hamel Spinner. I noted in my tests with the Spinner using several different sized ball bearings, that it would spin but always revolve out of the influence of the magnet. John Bedini's next door neighbor suggested created a slight cavity in a smooth surface table, so that when the ball moved out from under the magnet, it must ride up the side of the cavity, causing gravity to 'push' it back down to reset the influence of the magnet, thus keeping it spinning. This has not been proven to my knowledge but could make a great toy. On 08/25/99, John Bedini emailed me 3 of his 1991 Fluxgate drawings in case anyone is interested in checking them out. On 08/27/99, Hiroshi (Raymond) kindly emailed me a set of 3 Ohsako Motor drawings which are now available online. Several of us are working to test this hypothesis and see if the device will self-run, we will of course share all results. If you have insights or comments about this you would like to share, please email Jerry or email Chuck at KeelyNet...thanks!
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Here are two additional emails from Monday 08/23 and Tuesday 08/24, the corrections suggested by Hiroshi will be made Wednesday. Hiroshi Raymond Maekawa 123-20 82nd Ave., #4-D, Kew Gardens, NY 11415 E-mail :
[email protected] Dear Mr.Decker, thank you very much for your quick response. First of all, the reason why I sent e-mail to you is that I would like to share the idea, "Ohsako's principle", which Mr.Ohsako discovered almost 10 years ago, with people as many as possible. In fact Mr.Ohsako keeps doing research and development by himself at his own factory and laboratory in spite of being suffered from serious kidney disease. And I suppose that he will never quit it until he finishes it or he dies. I am just and only his partner and I don't even have the document of the idea with me. That's why I have to get the official document from WIPO database. Anyway the phenomenon, " Ohsako's principle", really DOES work. Hold the rotator at level position by your hand, it actually starts rotating with quite big force. What we have to find out is how to hold the rotator at the position other than your hands. To tell you the truth, "Ohsako's principle" really works. But unfortunately none of the system attached to the rotator to hold the rotator at the position that we experimented so far, including the idea published with WIPO at this time, worked. Of course, we experimented many ways and develop the knowledge by spending huge amount of time and money believe it or not, we spent approximately $2 million mostly from his previous invention though). But please don't get me wrong. I am not asking for money but I want the motor work by using this phenomenon by anyone in the world as soon as possible to save the earth. In the meantime Mr.Ohsako could finish soon because he is not just inventor. He is very familiar with many kind of different field such as aerodynamics, physics, architects, electronics and so forth. And at the same time he is very good engineer as well. Therefore I will try to get the information as much as I could and send them to you as soon as possible. Thank you very much.
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Very truly yours, Hiroshi R. Maekawa 8/23/99
Hi, Jerry. Thank you very very much for the home page you made. I hope that people will see this site as many as possible. By the way I found one mistake on this page. At comparison drawings, inside of outer stator should be blue (N) and outside of outer stator should be red(S). That's the only discrepancy. Thank you again. Hiroshi R. Maekawa 8/24/99
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Updated 02/28/99 IT ONLY SPINS WHEN HOLDING THE MAGNET WITH YOUR HAND! Raymond wanted to clear up the FACT that the machine drawings that are shown in the three diagrams were IDEAS, had NOT been built. He wanted to clearly state so there is no error, that the spin only happens when you hold the exciter magnet in your hand, just like the Hamel Spinner, just like the Howard Johnson motor. Only the TOMI runs on its own up the ramp when you release it.
Here is Raymonds email to that effect; Good morning Jerry. Please let me explain something. I didn't send all of the drawings that WIPO shows. Because I didn't want you to get confused. As per my 2nd letter I sent to you, the only "Ohsako's principle" part works so far. What it needs is some device that will reliably hold the rotator at the level position (I don't know how to express this though). What we applied to WIPO is Ohsako's principle and 2 sample ideas which show how to hold the rotators. WE TESTED THE 2 IDEAS BUT NEITHER WORKED. That's why Mr.Ohsako keeps testing other ways (through research and development). In the mean time, I came to have no money to support him. So I stepped out of it financially. Mr. Ohsako was almost dead in a hospital early this year. Now he is a little better with his mental strength. If anyone invents the device that will reliably hold the rotator at the position, the motor spins for sure. So I need to share the idea, Ohsako's principle, with as many people as possible in the world. IT DOESN'T SPIN YET ON ITS OWN, IT ONLY SPINS WHEN HOLDING THE rotator at the position by hands. But I talked with Mr. Ohsako on the phone last week, he discovered some new phenomenon which works with Ohsako's
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principle. So I guess it doesn't take long. He could finish it in a year at the longest. Please don't get disappointed. I had already explained to you in my letter (that it didn't work without human intervention). Thank you. Raymond 8/28/99
An Update indicating Ed Leedskalnin of Coral Castle fame might have built a magnetic motor or generator as brought to our attention on 03/26/02 as posted on the Art Bell website at; www.artbell/graphics22.html Jon in Orlando FL (
[email protected]) writes: This is a picture of the a magnetic wheel that that the man at coral castle built. I'm his biggest fan. I went there and took this picture. Everyone seems to not even notice it there and it's the main component of all his work.
It appears to be a generator with the magnets as the stator and an armature that doesn't show any windings. If you have any ideas about it, please post to Jerry Decker and I will post to the KeelyNet Interact discussion list so all can read it and express their viewpoints, thanks!
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Queste illustrazioni di un motore magnetico provengono dall'ex-sito di Overunity, attualmente ridotto ai minimi termini e sopravissute nei nostri archivi.
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26 Fonte: http://www.hcrs.at/DIAMOT.HTM Traduzione dal tedesco: Carlo Splendore
Il Motore Diamagnetico Vi è un gran numero di motori magnetici i quali hanno finalità di autoalimentarsi mediante l'energia libera. Uno di questi è il cosidetto Kryo-Motor. Si basa su diamagneti che impediscono l'inclusione di linee di campo al loro interno, poiché questi costituiscono un segnale di contro-campo. I [Supraliter] sono difficili da adoperare e si è portati a credere che si debba provare con un altro materiale diamagnetico, come ad esempio il bismuto. Alla costruzione ha partecipato il signor Thurner . Il suo motore è al sito http://home.t-online.de/home/iba.thurner/magnet.pdf . Il motore conta di uno statore-magnete e di un magnete-rotore, che sono tra loro a 90°. Accade quindi che il magnete rotore sia sempre attratto al ..... del magnete statore. Allora si inverte l'azione della forza e respinge il rotore di un ulteriore giro. Proprio in questo posto viene montato il diamagnete e deve schermare
una parte del campo magnetico e così favorire l'uscita
(l'abbandono, il ritiro) del campo magnetico. Poiché col bismuto come diamagnete c'è solo da aspettarsi un modesto effetto schermante, così come mostra il sito sulla levitazione diamagnetica, il motore deve poter girare molto lentamente. I magneti producono ai bordi sempre una grande forza. Ciò rende necessario lavorare con uno statore diverso e una diversa configurazione del rotore. Si dimostra che con 15 magneti statori e 12 magneti-rotori si può raggiungere un relativo buon funzionamento.
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La Fisica Occulta Dell'etere di William Lyne 1998 Quinta parte
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Le idee e gli esperimenti di un ricercatore (parte IX) Continua il viaggio nell'elettromagnetismo descritto da Franco Montefuscoli: tutto ciò che è qui illustrato, ricordiamo, è frutto di esperimenti e di conoscenza accumulata in decine di anni e, spesso, con risultati che sono in aperta contraddizione con le teorie ufficiali. In questa nona parte, in particolare, viene illustrato un sistema sorprendentemente semplice e anche sorprendentemente poco dispendioso che può essere utilizzato per costruire un veicolo aereo silenzioso e senza motore.
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rexresearch.com Home ~ Catalog ~ Order ~ Links
US Patents: Disc Aircraft ( Propellor & Jet-Driven Wingless Aerodynes, Lenticular Aircraft, Discoid Aircraft, &c. This file does not include force field propulsion & space drives )
Acknowledgements: Visit www.mmsaucers.com for a thorough treatment of this subject, plus: anti-gravity and space drive (unidirectional motion rectifiers) patents from around the world, and lots of photos, documentation, &c... An excellent website...
USP # 6,270,036 (8-7-01) ~ Blown-Air Lift Generating Rotating Airfoil Aircraft Lowe, Charles S., Jr.
USP # 6,254,032 (7-3-01) ~ Aircraft, &c... Bucher, Franz
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USP # 6,179,247 (1-30-01) ~ Personal Air Transport Milde, Jr., Karl F.
USP # 6,113,029 (9-5-00) ~ Aircraft Capable of Hovering Flight Salinas, Luis A.
USP # 6,082,478 (7-4-00) ~ Lift-Augmented Ground Effect Platform Walter, William. C., et al.
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USP # 6,073,881 (6-13-00) ~ Aerodynamic Lift Apparatus Chen, Chung-ching
USP # 6,068,219 (5-30-00) ~ Single-Surface Multi-Axis Aircraft Control Arata, Allen A.
USP # 6,053,451 (4-25-00) ~ Remote-Control Flight Vehicle Structure Yu, Shia-Giow
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USP # 6,050,520 (4-18-00) ~ VTOL Aircraft Kirla, Stanley J.
USP # 6,016,991 (1-25-00) ~ Evacuated Rotating Envelope Aircraft Lowe, Jr., Charles S.
USP # 5,971,321 (10-26-99) ~ Body-Lift Airplane Assembly Libengood, Ronald L.
49
USP # 5,895,011 (4-20-99) ~ Turbine Airfoil Lifting Device Gubin, Daniel
USP # 5,881,970 (3-16-99) ~ Levity Aircraft Design Whitesides, Carl W.
USP # 5,836,543 (11-17-98) ~ Discus-Shaped Aerodyne Vehicle... Kunkel, Klaus
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USP # 5,836,542 (11-17-98) ~ Flying Craft &c... Burns, David J.
USP # 5,803,199 (9-8-98) ~ Lift-Augmented Ground Effect Platform Walter, William C.
USP # 5,730,391 (3-24-98) ~ Universal Fluid-Dynamic Body for Aircraft & Watercraft Miller, Jr., John A., et al.
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USP # 5,730,390 (3-24-98) ~ Reuseable Spacecraft Plichta, Peter & Buttner, Walter
USP # 5,653,404 (8-5-97) ~ Disc-Shaped Submersible Aircraft Ploskin, Gennady
USP # 5,520,355 (5-28-96) ~ Three-Wing Circular Planform Body Jones, Jack M.
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USP # 5,351,911 (10-4-94) ~ VTOL Flying Disc Neumayr, George A.
USP # 5,344,100 (9-6-94) ~ Vertical Lift Aircraft Jaikaran, Allan
USP # 5,318,248 (6-7-94) ~ Vertical Lift Aircraft Zielonka, Richard H.
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USP # 5,303,879 (4-19-94) ~ Aircraft with a Ducted Fan in a Circular Wing Bucher, Franz
USP # 5,295,571 (11-9-93) ~ Aircraft with Gyroscopic Stabilization System Blazquez, Jose M.
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USP # 5,213,284 (5-25-93) ~ Disc Planform having Vertical Flight Capability Webster, Stephen N.
USP # 5,203,521 (4-20-93) ~ Annular Body Aircraft Day, Terence
USP # 5,178,344 (1-12-93) ~ VTOL Aircraft Dlouhy, Vaclav
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USP # 5,170,963 (12-15-92) ~ VTOL Aircraft Beck, Jr., August H.
USP # 5,149,012 (9-22-92) ~ Turbocraft Valverde, Rene L.
USP # 5,115,996 (5-26-92) ~ VTOL Aircraft Moller, Paul S.
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USP # 5,102,066 (4-7-92) ~ VTOL Aircraft Daniel, William H.
USP # 5,064,143 (11-12-91) ~ Aircraft Having a Pair of Counter Rotating Rotors Bucher, Franz
57
USP # 5,054,713 (10-8-91) ~ Circular Airplane Langley, Lawrence W., et al.
USP # 5,046,685 (9-10-91) ~ Fixed Circular Wing Aircraft Bose, Phillip R.
USP # 5,039,031 (8-13-91) ~ Turbocraft Valverde, Rene L.
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USP # 4,976,395 (12-11-99) ~ Heavier-Than-Air Disk-Type Aircraft von Kozierowski, Joachim
USP # 4,955,962 (9-11-99) ~ Remote Control Flying Saucer Mell, Christian
USP # 4,941,628 (7-19-90) ~ Lift Generating Apparatus, &c. Sakamoto, Yujiro, et al.
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USP # 4,824,048 (4-25-89) ~ Induction Lift Flying Saucer Kim, Kyusik
USP # 4,804,156 (2-14-89) ~ Circular Aircraft Harmon, Rodney D.
60
USP # 4,796,836 (1-10-89) ~ Lifting Engine for VTOL Aircrafts Buchelt, Benno
USP # 4,795,111 (1-3-89) ~ Robotic or Remotely Controlled Flying Platform Moller, Paul S.
USP # 4,214,720 (7-29-80) ~ Flying Disc DeSautel, Edwin R.
61
USP # 4,196,877 (4-8-80) ~ Aircraft Mutrux, Jean L.
USP # 4,193,568 (3-18-80) ~ Disc-Type Airborne Vehicle Heuvel, Norman L.
62
USP # 4,165,848 (8-28-79) ~ Rotary Thrust Device... Bizzarri, Alfredo
USP # 4,117,992 (10-3-78) ~ Vertical Lift Device Vrana, Charles K.
63
USP # 4,050,652 (9-27-77) ~ Gyro Foil DeToia, Vincent D.
USP # 4,023,751 (5-17-77) ~ Flying Ship Richard, Walter A.
USP # 4,014,483 (3-29-77) ~ Lighter-Than-Air Craft MacNeil, Roderick M.
64
USP # 3,933,325 (1-20-76) ~ Disc-Shaped Aerospacecraft Kaelin, Joseph R.
USP # 3,871,602 (3-18-75) ~ Circular Wing Aircraft Kissinger, Curtis D.
USP # 3,774,865 (11-27-73) ~ Flying Saucer Pinto, Olympio F.
65
USP # 3,750,980 (8-7-73) ~ Aircraft with VTOL Capability Edwards, Samuel L.
USP # 3,697,020 (10-10-72) ~ Vertical Lift Machine Thompson, Raymond V.
USP # 3,690,597 (9-12-72) ~ VTOL Aircraft... Di Martino, Renato
USP # 3,640,489 (2-8-72) ~ VTOL Aircraft Jaeger, Karl
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USP # 3,630,470 (12-28-71) ~ VTOL Vehicle Elliot, Frederick T.
USP # 3,614,030 (10-19-71) ~ Aircraft Moller, Paul S.
USP # 3,612,445 (10-12-71) ~ Lift Actuator Disc Phillips, Duan A.
67
USP # 3,599,902 (8-17-71) ~ Aircraft Thomley, John W.
USP # 3,537,669 (11-3-70) ~ Manned Disc-Shaped Flying Craft Modesti, James N.
USP # 3,503,573 (3-31-70) ~ Disk Flying Craft Modesti, James N.
USP # 3,469,802 (9-30-69) ~ Transport Roberts, J. R., et al.
68
USP # 3,437,290 (4-8-69) ~ Vertical Lift Aircraft Norman, Francis A.
USP # 3,432,120 (4-11-69) ~ Aircraft Guerrero, E.
USP # 3,410,507 (11-12-68) ~ Aircraft Moller, Paul S.
69
USP # 3,397,853 (8-20-68) ~ Fluid-Sustained Vehicle Richardson, William. B.
USP # 3,395,876 (8-6-68) ~ Aircraft with Housed Counter-Rotating Propellors Green, Jacob B.
USP # 3,387,801 (6-11-68) ~ VTOL Aircraft Kelsey, C. W.
70
USP # 3,321,156 (5-23-67) ~ Universally Manuverable Aircraft McMasters, Douglas Q.
USP # 3,312,425 (4-4-67) ~ Aircraft Lennon, C. D., et al.
USP # 3,243,146 (3-29-66) ~ VTOL Aircraft Clover, P. B.
71
USP # 3,237,888 (3-1-66) ~ Aircraft Willis, William M.
USP # 3,199,809 (8-10-65) ~ Circular Wing Flying Craft Modesti, James N.
USP # 3,182,929 (5-11-65) ~ VTOL Aircraft Lemberger, Robert A.
72
USP # 3,124,323 (3-10-64) ~ Aircraft Propulsion & Control Frost, John C. M.
USP # 3,123,320 (4-3-64) ~ Vertical Rise Aircraft Slaughter, E. E.
73
USP # 3,073,551 (1-15-63) ~ Vertical Lift Aircraft Bowersox, Joseph W.
USP # 3,072,366 (1-8-63) ~ Fluid-Sustained Aircraft Freeland, Leonor Z.
USP # 3,067,967 (12-11-62) ~ Flying Machine Barr, I. R.
74
USP # 3,066,890 (12-4-62) ~ Supersonic Aircraft Price, Nathan C.
USP # 3,065,935 (11-27-62) ~ VTOL Aircraft Dubbury, J., et al.
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USP # 3,051,417 (8-28-62) ~ Aircraft Control Systems Frost, John C. M., et al. USP # 3,051,415 (8-28-62) ~ Fluid-Sustained Aircraft Frost, John C. M. USP # 3,051,414 (8-28-62) ~ Aircraft with Jet Fluid Control Ring Frost, John C. M.
USP # 3,024,966 (3-13-62) ~ Radial Flow Gas Turbine Engine Rotor Bearing Frost, John C. M.
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USP # 3,022,963 (2-27-62) ~ Disc-type Aircraft... Frost. John C. M., et al.
USP # 3,020,003 (2-6-62) ~ Disc Aircraft... Frost, John C. M., et al. USP # 3,018,068 (1-23-62) ~ Disc Aircraft... Frost, John C. M., et al.
USP # 3,020,002 (2-6-62) ~ VTOL Control Frost, John C. M.
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USP # 2,997,254 (8-22-61)~ Gyro-Stabilized Vertical Rising Vehicle (Discoid) Mulgrave, Thomas P., et al.
USP # 2,988,303 (6-13-61) ~ Jet-Sustained Aircraft Coanda, Henri
USP # 2,953,320 (9-20-60) ~ Aircraft with Ducted Lifting Fan Parry, Robert D.
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USP # 2,944,762 (7-12-60) ~ Aircraft Lane, Thomas R.
USP # 2,939,648 (6-7-60) ~ Rotating Jet Aircraft with Lifting Disc Wing... Fleissner, H.
79
USP # 2,937,492 (5-24-60) ~ Rotary Reaction Engine Lehberger, Arthur N.
USP # 2,935,275 (5-3-60) ~ Disc-Shaped Aircraft Grayson, Leonard W.
USP # 2,927,746 (3-8-60) ~ Toroidal Aircraft Mellen, Walter R.
80
USP # 2,918,230 (12-22-59) ~ Fluid-Sustained & Fluid-Propelled Aircraft Lippisch, Alexander M.
USP # 2,876,965 (3-10-59) ~ Circular Wing Aircraft... Streib, Homer F.
81
USP # 2,863,621 (12-9-58) ~ Vertical & Horizontal Flight Aircraft Davis, John W.
USP # 2,801,058 (7-30-57) ~ Saucer-Shaped Aircraft Lent, Constantin P.
82
USP # 2,777,649 (1-15-57) ~ Fluid-Sustained Aircraft Williams, Samuel B.
USP # 2,772,057 (11-27-56) ~ Circular Aircraft &c.. Fischer, John C.
USP # 2,736,514 (2-28-56) ~ Convertible Aircraft Ross, Robert S.
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USP # 2,730,311 (1-10-56) ~ Impeller Propelled Aerodynamic Body Doak, Edmond R.
USP # 2,718,364 (9-20-55) ~ Fluid-Sustained & Propelled Aircraft... Crabtree, E.L.
USP # 2,619,302 (11-25-52) ~ Low Aspect Ratio Aircraft Loedding, Alfred C.
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USP # 2,567,392 (9-11-51) ~ Fluid-Sustained Aircraft Naught, Harold
USP # 2,431,293 (11-18-47) ~ Airplane of Low Aspect Ratio Zimmermann, Charles H.
USP # 2,377,835 (6-5-45) ~ Discopter Weygers, Alexander G.
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USP # 1,887,411 (11-8-32) ~ Aircraft Construction Johnson, R. B.
86 Fonte: http://www.gctspace.com/products/unmanned/index.html
Development of the Type I, unmanned craft started in September of 2001. The shape of the vessel, just like all other crafts in MPT's range of products, emerge from the propulsion system's characteristics and are not the result of "imitating" craft reported in the so called "UFO" phenomena. The field geometry of the propulsion system, and the hardware required to generate the field, require spin symmetric "structures", for which a saucer shape was found to be the most optimal. The design also lends itself to optimal payload capacity. The goals of the unmanned prototype are: 1. Develop proper flight control hardware 2. Develop proper power sources 3. Test gravity control engine in flight 4. Develop communications system 5. Implement the "Mars 1 Challenge" 6. Use experience learned from this prototype to implement Hull Wide Propulsion Assembly for the manned prototype in Phase II
DESCRIPTION Propulsion system assembly FUNCTION Responsible for providing propulsive force for craft. Based on revolutionary technology being developed by Gravity Control Technologies utilizing monatomic superconductor's interaction with the Zero Point Energy Field. Two propulsion system varieties will be tested.
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One system based on powdered superconductors and another in which superconductivity is achieved through plasma field interactions. MATERIAL Stainless steel casing containing superconductor manifolds. Self contained unit that is field replaceable.
OVERVIEW During the late 1960's a Russian physicist names Andrei Sakharov, who later won a Nobel prize for his efforts toward world peace, postulated a new theory of gravity. He thought that gravity might be the result of atomic and subatomic particles interacting with the Zero Point Energy field. The ZPF itself has a history of well over a hundred years. It used to be called the Aether, which Einstein rejected based on the negative result of the Michelson-Morley experiment (later in life he seemed to change his mind though). At the end of the 20th Century three American physicists, Hal Puthoff, Bernhard Haisch and Alfonso Rueda took it upon themselves to dust off Shakarov's work and examine it more closely from a theoretical standpoint. They postulated that inertia just might be another force which has its origin in the ZPF. There is now sufficient evidence to believe that Shakarov and Puthoff, Haisch, Rueda are correct - and that gravity and inertia are in fact the result of interaction between atomic and subatomic particles and the ZPE Field. And this raises a serious question: Would it be possible to induce controlled interaction between particles and the ZPF which allows us to manipulate gravity and inertia? We believe it is possible, with the utilization of unique, monatomic superconductors described under superconductivity in the RESEARCH section of this web site. We believe that through the utilization of these new BEC compounds an interactive force can be exerted on the ZPE Field and the reaction used for propellantless flight and the generation of pollution free energy. Both of these conjectures will be put to the test during Phase I Unmanned Prototype development activities. Please visit the SPONSOR page to lear how you can helps us make this happen.
88 Fonte: http://www.alzimach.net/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=47&mode=thread&order=0&thold=0
Gravity Drive Generators: Fractioning and Repositioning of a Constant Mass (FRCM) This patent requirement is basically the application of a new physical principle, that could be defined and found, at least at 400 years ago, so simple it is. Of sure, one of things let behind by human mind and concerns. FRCM is odd and amazing. The key for this project is special body that can behavior like a solid and like a fluid, at same time, with combined characteristics just as designed and needed. The mass potential of a special designed segmented body is hold and managed, and throughout proper means is sequentially fractured while suspension balance is kept. This causes, after start, a constant and cyclic movement, since arrangement goes, and the conducting and forcing form of the mass is not interrupted. Also called “avalanchedrive”, this principle work is based in just three main parts or components: 1st- the special segmented body – a chain - ; 2nd- the stationary and external assembling to hold and conduce the chain; 3rd- the straight vertical, in order to achieve the maximal weight storage position in the arrangement. The chain is an endless repetitive zigzag construction, with weights and defined angles, that seems to an entire and elongated ellipse. Its design makes easy the change of its profile and form – mutant profile --, that will be contracted or elongated, according to the way it is organized, supported and driven. When contracted or expanded, the chain assumes its maximal or minimal weight, in comparative same heights and level, but different cross sections. ( tunneling? ) .
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The external assembling forms a kind of duct or rail, also elliptical, for the chain track distribution, that allows to it, in the right sequence, to be contracted and expanded, change direction and move, and pass away, as desired. The chain follows the way that the rail allows, in four different zones: mass-united zone, or positive column, or weight capacitor; the lower reversion input zone; the liberation zone, or negative column, with same height of the positive one; and the upper reversion zone, and its “zero point”, or non-resistance top. Both reversion zones are composed mainly of wheels, while the lower has to hang, open and bolt the chain, for to change its profile and natural falling down trajectory, the upper has a very passive function, that is just to let the chain cross over, and avoid any turn back possibility. Fact is that in all circuit the chain follows with passivity the “voids” of trails, but assumes a very strong positive and pressure action in mass-united zone, specially in the button, where to the wheel is applied all the active potential weight of device, formed by the entire stack of the full contracted state, forcing movement. It is easy to understand how and why FRCM works. The positive column’s weight is directly connected – as a compressed spring – against the relatively lighter negative column, through lower reversion wheel, where happens a kind of flux, the “solid flux” of the chain, that never can find a state of rest. As cycles of “breaking” of the chain, drop per drop, can be considered the instant of touch of each chain’s corner to the lower step wheel. For to complete the circuitry, the chain excess, much lighter, passes over the upper wheel and turns back to positive column top. This is the real board of the impossible, the turn of the full subtracted potential to its source; but mechanically the easier job to be done in FRCM. The chain flows from positive column, naturally, finds changed profile and reversion to opposite way, is pushed up and free in negative column, to top, and, at end, is collected, friendly, to restore the potential, at non-stop run! The only alternative to the chain is to move and move, and apply the positive surplus of weight to wrench under wheel’s axle. This principle, FRCM, allows the development of equipment that are going to be able to take energy, work and force from gravity potential, so as it happens from wind and water electrical generator machines, today. The potential is kept in a so critical situation, that the only remaining way to it is to escape and move, and, also in consequence of the suspending mass state, will suffer the linear constant repetition of event. Water and other fluids don’t offer “mutant profile” with fixed value of pressure, so as solid materials. There are many arguments for this view.
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Considering, of sure, all mechanical losses, a part of the mass will be very active and applied in eccentric, or radial position to the wheel, even with the risk of to cause too high speed. FRCM manages and converts mass in energy. A theoretical case can be calculated: total chain weight 100, general losses 20, total negative resistance 30, active or positive surplus 50 – 30 = 20. This surplus that may be 2kg, 200kg or 2,000kg, depending on scale, will force, free, the wheel’s edge, while the total weight keeps confined in the device. In this case above, the difference of balance is 1.66. This means that the flowing velocity of the negative pile, is 1.66 times higher than the falling of opposite positive pile. Just like a “solid venture”, this change and relation is fixed, and in other cases may it vary, or calculated, to 3, 4 or even more! In all cases the speed must be hold, a not so easy job, when one face gravity acceleration. The author of FRCM conceptions feels like these ideas have been around for many centuries, and that they are just like old draws now discovered. And this can be the bigger and best moment to this release. Many thousands of different designs and solutions are coming in the future, from now, looking to better performance, costs and durability. Author thinks to be strange that previous guessing could not reach to this macro-physical concept. For to build FRCM circuits, even re-applied, or, used old pieces, for ex., from ships and trains, will be useful. This is only a start to a “new-old” development and clue, let to the sources of the modern mechanical engineering, of sure, after overcoming oppositions and some hold mind. It is expected that other names, also, are going to be created and proposed to FRCM, but a good one can be “avalanchedrive”. Author expects just for the invent and concept credits, and not for royalties; but would be glad to keep working on this concern. So, this message is a kind of invitation... Murilo Luciano Filho
[email protected] [email protected] São Paulo, July / 24th / 2002 complete patent text available, in portuguese only -- .
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L’Èra dei Vimana DI DINO VITAGLIANO Un tempo gli dèi si mostravano agli uomini nei vimana, splendidi velivoli frutto di una tecnologia impressionante. Negli antichi trattati indiani il segreto della loro costruzione e gli eventi catastrofici che mutarono la Terra.
È ormai assodato che le più antiche civiltà terrestri maturarono alte conquiste nel campo letterario, artistico, politico e metafisico, espressione di un elevato grado di crescita intellettuale fiorita nel corso degli anni. Diversi regni potenti si succedettero nel dominio di vasti territori del mondo conosciuto, con l’annessione di altri popoli sotto la loro egida, segno di una compagine statale determinata ed efficiente. Altra cosa è affermare che i nostri predecessori erano in possesso di una tecnologia elevata che ricorda da vicino i traguardi scientifici del terzo millennio. Una simile tesi stravolgerebbe completamente l’odierna società, vanificando di colpo un lento cammino di conquiste costellato di sacrifici che hanno donato alla nostra specie lo status di Homo Sapiens Sapiens. Il primo passo da compiere è accogliere con mente aperta gli antichi testi sacri in chiave scientifica, svelando in tal senso l’oscura terminologia di individui che assistettero a fenomeni fuori della loro comprensione. Se nei medesimi libri troviamo, però, dettagliate descrizioni tecniche in un linguaggio moderno di strane macchine mosse da un’energia sconosciuta, le cose assumono un’altra prospettiva. Lo scrittore, anche se all’oscuro di principi aeronautici, padroneggiava specifiche conoscenze che gli permisero di svelare un’antica scienza. Ammetterlo conduce al passo successivo, la ricerca comparata di prove che svelino il segreto dei vimana. L’arte di dominare il cielo La parola vimana in sanscrito è formata dal prefisso vi, “uccello” o “volare”, e dal suffisso man che indica “luogo abitato costruito artificialmente”. Il vocabolo assume così il significato di “uccello artificiale abitato”. Nel 1875, venne scoperto un antico manoscritto del IV sec. a.C. composto dal saggio Bharadwaja (presumibilmente basato su fonti di epoca vedica), il Vymaanika-Shastra o Scienza dell’Aeronautica, che riporta in dettaglio la costruzione e le caratteristiche di volo di un vimana, il quale si differenzia in quattro modelli principali dalle diverse funzioni: Shakuna, Sundara, Rukma e Tripura. I disegni che emergono in base alle descrizioni mostrano autentiche navi spaziali. Il testo contiene in apertura questa affermazione: “Gli esperti in scienza aeronautica dicono:’Ciò che può volare da un posto all’altro è un Vimana’. Gli esperti dicono che ciò che può volare nell’aria, da un’isola ad un’altra isola, da un mondo ad un altro mondo, è un Vimana”. La possibilità di raggiungere altri pianeti nel cosmo era normale a quei tempi, risultato di una scienza elevata che esplorava i confini del sistema solare e asseriva l’abitabilità di Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, il Sole e la Luna. Una carta stellare del 4.000 a.C., appartenuta allo studioso David Davenport, mostra i contatti tra la Terra e altri sistemi stellari lontanissimi, patria di civiltà evolute. Gli stessi yogi, potenziando la mente, varcano sconosciuti regni sovradimensionali. Il Vymaanika–Shastra, dopo aver fornito istruzioni sull’equipaggiamento e la dieta dei piloti simile a quella degli astronauti, prosegue elencando 32 segreti che gli stessi devono adottare in volo, il più importante dei quali il trasferimento di poteri spirituali latenti nell’uomo alla macchina stessa. Seguono: invisibilità, alterazione della forma, velocità ipersonica, radar, telecamere spia e apparati di rilevamento sonoro, raggi infrarossi, creazione di ologrammi per confondere i nemici, concentrazione della luce solare su vaste zone, oscurità temporanea, armi ultrasoniche e batteriologiche. Poche le differenze con gli odierni velivoli spia.
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Gli scienzati dell’Universo Ma il Vymaanika–Shastra non è l’unica opera in circolazione sui vimana; nella letteratura indiana, la quasi totalità dei testi sacri ne fa menzione, dai quattro Veda, ai Brahmana, allo Srimad–Bhagavatam sino a comparire in numerosi trattati di varia natura, classificati come cronache documentate. Tra questi, il Samarangana Sutradhara stabilisce che le aeronavi disponevano di una propulsione a mercurio e potevano muoversi anche grazie al suono. Il Drona Parva, una parte del più ampio Mahabharata, ce ne illustra le modalità: “La Mente divenne il suolo che sosteneva quel vimana, la Parola divenne il binario sul quale voleva procedere…E la sillaba OM piazzata davanti a quel carro lo rendeva straordinariamente bello. Quando si mosse, il suo rombo riempì tutti i punti della bussola”. La necessità di tenere nascoste ai profani le vie del cielo per il bene dell’umanità fu il proposito di re Ashoka, imperatore buddhista della dinastia Maurya vissuto in India dal 304 al 232 a.C. Egli creò la “Società Segreta dei Nove Sconosciuti” con il compito di catalogare la scienza del tempo in nove libri, tra cui I segreti della gravitazione, custodito in luoghi remoti dell’Asia. Diversi anni fa i Cinesi rinvennero antichi documenti sanscriti che trattavano dell’energia antigravità presente nell’uomo capace di far levitare ogni cosa. I veicoli interstellari chiamati “Astras”, avevano la facoltà di rendersi invisibili grazie all’energia antima e di operare deviazioni nello spazio–tempo tramite la facoltà di “diventare pesanti come una montagna di piombo”. Notiamo che “astra” in lingua latina è il plurale di stella, mentre antima ha dato origine ad antimateria, etimologicamente un’energia composta interamente di antiparticelle. Una simile conoscenza era interamente opera umana o scaturiva dalle profondità celesti, perfettamente note agli scienziati indù? Vimana, dono degli dèi La forma aerodinamica degli apparecchi spinse ad innalzare meravigliose strutture sacre di forma piramidale, vimana per i seguaci del tantrismo, ancor oggi visibili in tutta l’India, che indicano il tempio del dio in movimento. Varie razze di divinità, costantemente in contatto con i monarchi indiani, assistevano ai sacrifici rituali spandendo fiori dai loro vimana, e riprendevano al termine la via del cielo. Arjuna, leggendario eroe vedico amico di Krishna, parla nei suoi viaggi interplanetari di lontane regioni ove non brillano Sole e Luna, ma stelle fulgenti piccolissime se osservate dal pianeta azzurro. Il re Citaketu viaggiava nello spazio su un veicolo luminoso donatogli dal dio Vishnu e si imbatte in Siva, che scompare velocemente alla vista nella sua astronave. Il Mahabharata descrive un utilizzo tattico dei vimana in guerre campali, con il lancio di proiettili sfolgoranti che vaporizzano le creature seminando il panico e narra le vicende del monarca Salva che, desideroso di annientare la città di Krishna, ottiene dall’architetto di un altro sistema planetario un portentoso vimana. Il re bombarda inizialmente dall’alto la cittadella con sassi e tronchi d’albero, e utilizza in seguito un’arma capace di manipolare le condizioni atmosferiche, ma alla fine Krishna otterrà la sua vittoria fronteggiando in cielo Salva grazie a un missile ad ultrasuoni che uccide all’istante. L’episodio svela che l’uomo, debitamente istruito, era pur sempre impotente di fronte a una simile tecnologia, appannaggio degli dèi, che portò millenni prima al trionfo del glorioso Impero Rama, in una terribile guerra stellare ricordata nel Ramayana di Valmiki. La vittoria di Rama Il celebre poema epico indiano narra la storia di Rama, settima incarnazione del dio Visnhu, che prende in sposa la principessa Sita e stabilisce un vasto impero tra Iran e Afghanistan, noto nei testi classici come “Le sette città dei Rishi”. Il malvagio Ravana, re di Lanka, rapisce la donna che Rama parte a liberare con l’aiuto di Hanuman, uccide Ravana e infine rade al suolo la sua città. Storicamente esistette una dinastia Ravana che
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regnò a Lanka per quattrocento anni, delineandosi in tal modo uno scenario che ispirò il successivo racconto dell’Iliade di Omero, ove due imperi combattono a causa di una donna. Quello che interessa è il frequente ricorso nel poema a macchine volanti equipaggiate con armi incredibili, che sino all’ultimo decidono le sorti della battaglia. Nel quindicesimo capitolo compare il Pushpaka Vimana, enorme aeronave dorata appartenuta a Brahma, che Ravana sottrae al fratello e guida con l’aiuto di uno strano essere umanoide. In cielo guerreggia con una schiera di astronavi nemiche lanciando missili, giunge a Lanka e Rama vincitore si impossessa del velivolo che lo condurrà infine nella residenza paterna. Durante la traversata, Rama illustra a Sita i luoghi dello scontro, indicando Lanka dimora dei titani, nome di una razza che tornerà utile nel corso della nostra ricerca. Lanka, in dravidico antico “isola“, viene descritta come un baluardo circondato d’acqua oltre un’oceano vastissimo, particolare che ha suggerito agli studiosi David Davenport ed Ettore Vincenti l’identificazione con l’opulenta Mohenjo Daro, in Pakistan. Lanka era bagnata dal fiume Indo più volte definito oceano e confinava a sud–est con l’impero di Rama. Se i nessi geografici corrispondono, ancor più sconvolgenti le scoperte archeologiche. Il luogo della morte La nascita di Mohenjo Daro sembra avvenire dal nulla. Fiorente metropoli che contava 30.000 abitanti, era progettata secondo un moderno schema architettonico a griglia e vantava un eccellente sistema di fognature, nonché un enorme piscina. Il suo nome, “luogo della morte”, deriva dal ritrovamento di 44 scheletri in vari quartieri della città, quando venne intrapresa un’esplorazione sistematica delle sue rovine da Sir Mortimer Wheeler nel 1945. La sua scoperta si deve però all’archeologo R. D. Banerjee che ottant’anni fa portò alla luce gli edifici sottostanti su cui sorgeva una stupa buddhista del 300 a.C. Gli scheletri, sparsi in un’area precisa della metropoli, giacevano scomposti con le membra contorte, segno che la morte li ha colti all’improvviso. L’attacco da parte di tribù ariane, mito letterario creato dal nulla, non sussiste, poiché non vi sono armi accanto ai corpi e soprattutto le ossa presentano strane carbonizzazioni e calcinazioni, dovuto agli effetti di un’esplosione nucleare. Soltanto una bomba a fusione è in grado di provocare simili devastazioni, con un epicentro da cui irradia l’onda d’urto che viene a creare sull’area colpita tre zone distinte, come a Mohenjo Daro. Il Survey of India (Istituto di Cronologia) ha sinora individuato le date di alcune battaglie cruciali in base ai riferimenti astrologici dei Veda, effettuando una comparazione sui reperti archeologici della Valle dell’Indo. Nel caso di Mohenjo Daro, gli esperti hanno riscontrato un salto di oltre quattrocento anni rispetto alla cronologia accertata, suggerendo una contaminazione nucleare dei resti organici. Davenport e Vincenti hanno rinvenuto lontano dagli scavi archeologici una piana con oggetti d’uso comune vetrificati, che ad un’attenta analisi risultavano irradiati dall’Uranio del Plutonio e del Potassio 40 a livelli fuori della norma. Prove sufficienti ad avvalorare un’antica guerra tra esseri stellari, che impressionarono la memoria dei nativi. Un manufatto di pietra scolpita mostra un casco con visiera sottile totalmente differente dagli elmi allora in uso e più vicino a quello di un pilota, mentre il Palazzo del Governatore cinge un ampio cortile che un tempo aveva ospitato, forse, il Pushpaka Vimana. Senza contare che un quarto soltanto della città è stato sinora riportato alla luce; ma i riscontri non finiscono qui. Secondo le antiche leggende, i signori del cielo irati con Lanka polverizzarono sette città con una luce che brillava come mille Soli ed emanava il rombo di diecimila tuoni. Nel Ramayana, il saggio Rishi avverte gli abitanti del suo eremo di scappare lontano dal Gran Deserto del Thar, poiché di lì a sette giorni una pioggia di ceneri avrebbe messo fine al regno di Danda, cognato di Ravana. Gli scheletri ritrovati a Mohenjo Daro sono in numero esiguo rispetto alla totalità degli abitanti, fuggiti di colpo per evitare la purificazione celeste. Scienza e mitologia si fondono e ancora un volta gli antichi testi confermano le odierne scoperte. Un segreto da dimenticare Ma una guerra atomica a bordo dei vimana è un episodio circoscritto alla sola India? Alcune caverne in
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Turkestan e nel deserto del Gobi contenevano dispositivi semisferici di vetro e porcellana con un’estremità conica ripiena di mercurio, che gli scienziati sovietici hanno definito “antichi strumenti per la guida di veicoli cosmici”. Resti di remote metropoli vetrificate giacciono, poi, tra le sabbie del Gobi che un tempo era patria di civiltà evolute scese a formare l’uomo. Furono loro a governare Atlantide, che aveva in dotazione un Vimana–Vailixi adoperato per una battaglia sulla Luna. Le Stanze di Dzyan, testo occulto del Tibet, narra che il Grande Re dal Volto Abbagliante ipnotizzò i Signori Oscuri conscio della distruzione di Atlantide e si impadronì con il suo popolo dei vimana nemici, per raggiungere terre lontane. Nelle città sotterranee di Akakor, in Brasile, esistono strane mappe su cui appaiono il sistema solare con diverse lune, due isole nell’Atlantico e nel Pacifico inabissatesi a causa di uno scontro nel cielo tra due razze stellari che perturbò le orbite di Marte e Venere (cfr. Il regno di Akakor, ACAM Sezione Civiltà Enigmatiche). Gli Indiani Hopi del Nordamerica ricordano nei loro miti il Terzo Mondo popolato da uomini che con i patuwwota (scudi di cuoio) si mossero guerra annientando la civiltà. Nell’ovest degli USA esistono numerose rovine consumate dalle radiazioni nucleari a perenne memoria. Gli edifici delle Sette Cidades, vicino al Rio Longe, presentano tracce di cristallizzazione che assomigliano a quelle di Sacsayhuaman, in Perù, distribuite in un’area di 15.000 m2. Sul Monte Rano–Kao, nell’Isola di Pasqua, si trova una grande spaccatura segno di un intenso calore che ha fuso l’ossidiana sul terreno e ha lasciato un cratere circolare poco distante. Incisioni di legno mostrano individui stravolti colpiti da forti radiazioni. Anche il Medioriente conserva testimonianze di sviluppi tecnologici avanzati. Le Halkatha, vecchie leggi babilonesi, recitano: “Guidare una macchina volante è un grande privilegio. La conoscenza del volo è estremamente antica, un dono degli dèi del passato per sopravvivere”. Un testo caldeo, il Sifr’ala, descrive minuziosamente le parti costruttive di un aereo quali bobine di rame, sfere vibratorie e aste di grafite soffermandosi sull’aerodinamicità del veicolo. Il resoconto più famoso del Medioriente di un antico volo nel cosmo vede protagonista il re antidiluviano di nome Etana che a bordo di un’aquila scompare nel cielo e osserva dall’alto la Terra diventare sempre più piccola. Preziosi per una comparazione con l’epica indiana sono le cronache sumere di una guerra furiosa scoppiata tra fazioni opposte di dèi per il possesso delle Terra, che provoca un vento radioattivo dalla Penisola del Sinai, cosparsa ancor oggi di pietre annerite. Molti ricorderanno il reperto di Toprakkale, conservato al Museo Topkapi di Istanbul, che raffigura una sorta di shuttle guidato da un individuo in tuta spaziale, chiara conferma di remota tecnologia operante in area mesopotamica. Dalla vicina penisola arabica, la mitologia indiana giunse sino in Grecia, dimora di un pantheon assortito al cui apice regnava Zeus. Il nome deriva dal sanscrito Dyaush–Ptr, che ha originato il corrispondente latino Giove Padre, in seguito relegato a semplice aiutante del tonante Indra. Zeus era descritto come potente divinità che scagliava fulmini, eco lontana di armi tremende adoperate nella guerra decennale che lo oppose alla razza semidivina dei Titani: “Allora Zeus…dal Cielo scagliò i suoi dardi infuocati. I fulmini che lanciò erano potenti di rumore e di luce…I Titani nati dalla Terra furono avvolti da un bruciante vapore. Innumerevoli fiamme salirono sino al chiaro etere. Lo splendore delle pietre dei fulmini e dei lampi accecava gli occhi anche dei più forti”. Queste le ultime testimonianze del conflitto piovuto dal cielo, opera di esseri dalle fattezze umane, venerati dai nostri progenitori come dèi. Il tempo cancellò il ricordo delle loro imprese e il silenziò calò sulla tecnologia aeronautica, nata per valicare i confini del cosmo. I carri celesti disparvero dalla Terra, lasciando a pochi eletti il dominio dei cieli. Un manoscritto nepalese di età indefinita racconta che un antico re indiano, incapace di pilotare un vimana, convoca un esponente degli Yavanas, una stirpe bionda dalla pelle chiara discendente di Noè che abitava il Mediterraneo orientale dopo il Diluvio. Il monarca si librò in aria ma non venne mai a conoscenza del segreto del volo appartenuto agli dèi e un tempo custodito nella sua terra.
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Bibliografia Autori vari L’universo fantastico dei miti, Mondadori, 1977 Compassi, Valentino Dizionario dell’universo sconosciuto, SugarCo, 1989 Davenport, W. David – Vincenti, Ettore 2000 a.C.: distruzione atomica – SugarCo, 1979 Dopatka, Ulrich Dizionario UFO – Glossario di preastronautica, Sperling & Kupfer, 1980 Feuerstein, George – Kak, Subhash – Frawley, David Antica India la culla della civiltà, Sperling & Kupfer, 1999 Leslie, Desmond & Adamsky, George I dischi volanti sono atterrati –Edizioni Mediterranee, 1995 Noorbergen, Rene I segreti delle antiche razze, SIAD Edizioni, 1978 Sitchin, Zecharia Guerre atomiche al tempo degli dèi, Piemme, 2000 Su Internet www.fireplug.net/ ˜rshand/restricted/streams/scripts/vimana.html www.light1998.com/Secrets-of-the-Vimana/Secrets-of-the-Vimana.htm * www.fusionanomaly.net/vimana.html * www.virginlodge.org/ancientaircraft_nf.htm * www.jeffanderique.com/ancient_vehicles.htm * www.crystalinks.com/vedic.html * http://dnausers.d-n-a.net/dnetEfoE/explorer/atlantis.html * Riviste Malanga, Corrado – Le guerre stellari di Mohenjo Daro – UFO Network n°5, Settembre 1999 Terzi, Fulvio – Gli architetti del tempo – Notiziaro UFO n°18, Settembre 1998
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Fonte: www.fiatmia.it
Salve, Navigatore / Navigatrice! Questo è il sito web ufficiale del progetto Fiatmia. Leggendo queste poche righe qui di seguito, potrai farti una idea sui suoi contenuti, e capire se valga la pena approfondirli. Siamo nel terzo millennio: la tecnologia che controlliamo potrebbe offrirci degli incomparabili vantaggi nella qualità e salvaguardia della vita e del pianeta sul quale viviamo... La realtà è diversa: guerre, inquinamento, sprechi, consumi forsennati, vite sempre più all'insegna della fretta, del guadagno, della carriera. Uno degli effetti di questo modo di vivere è visibile nelle automobili di oggi: ferraglia antiquata, tonnellate di acciaio, di inutili accessori, costosi status symbol. E' facile criticare, ergersi a giudici del nostro tempo: ma non è questo ciò che vogliamo. Siamo profondamente convinti che Fiatmia possa contribuire a risolvere una piccola fetta di questi problemi... Fiatmia, un progetto di automobile figlio del suo tempo, che speriamo di poter completare ed offrire gratuitamente a qualsiasi azienda automobilistica desideri costruirla. Quattro motori elettrici indipendenti, alimentazione a celle a combustibile, idrogeno come fonte di energia, struttura del telaio a geodesica per offrire una grande resistenza e leggerezza, razionalizzazione degli spazi abitativi, design innovativo, elevata sicurezza, amore per l'ecologia del nostro pianeta... Vuoi saperne di + ? ENTRA Ultimo aggiornamento: 21 febbraio 2003 - email AIUTACI! scarica questo documento nel formato che preferisci (.doc, .sxw, .rtf, .html), stampalo e affiggilo dove credi sia utile! Università, bar, circoli, scuole... Grazie!
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108 Fonte: http://www.ipnosiregressiva.it/chi_siamo.html
Chi Siamo La SIIR, Società Italiana Ipnosi Regressiva è costituita da professionisti medici psicoterapeuti o psicologi psicoterapeuti che si interessano dell'ipnosi e in special modo dell'ipnosi regressiva. La SIIR, è nata con l'intento di raccogliere colleghi in tutta Italia, disposti a superare una seria formazione individuale di due anni di didattica che garantisca ai pazienti una solida competenza. Speriamo di aprire un dialogo con voi sul tema dell' ipnosi regressiva che pur riscuotendo grande interesse , si presta ad essere travisato o distorto. il Presidente SIIR Dott. Angelo Bona medico psicoterapeuta, spec.anestesia. Perche' la rondine? Il logo della S.I.I.R., è la rondine della quale esistono ottanta specie diverse. In Italia ed in Europa possiamo amirare l'Hirundo rustica, negli Stati Uniti la specie più conosciuta è la rondine del granaio. Nel Nebraska ed in Alaska vive la rondine degli alberi, in Canada quella delle caverne e per così dire :paese che vai, specie di rondine che trovi. La rondine era sacra per i popoli delle pianure e per i Sioux Lakota , se un uomo vedeva questo volatile diveniva un Heyoka , che poteva insegnare la saggezza attraverso la satira ed il ridicolo. (Proprio come accade agli Oyghen!) Il geroglifico egizio della rondine è associato al termine wer , "grande" ed appare sulla prua del barcone di Ra, mentre nella notte guida il dio nell'aldilà. Iside, dea dei venti, si trasforma in rondine e soffia la vita in Osiride donandogli amore e devozione. La rondine era stata presa a modello dai maestri d'opera delle cattedrali medievali come "sommo architetto". Secondo la tradizione questo volatile non è considerato un uccello comune, ma l'anima di un re defunto che migra continuamente dalla terra al cielo e dal cielo alla terra , per rivelare agli iniziati i misteri di Dio. La rondine è un nunzio di felicità e di difesa spirituale ed è una guida , un angelo custode che accompagna l'anima nel cammino della vita. E' rinascita , resurrezione , eterno ritorno, Vita nella Vita. Angelo Bona Copyright © 2002 [S.I.I.R. Societa' Italiana Ipnosi Regressiva]. Tutti i diritti riservati.
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ROLEX PER UN'INGEGNOSA IMPRESA Dalla segreteria italiana de "I Premi Rolex per un'ingegnosa impresa" riceviamo l'invito ai lettori di Target a partecipare all'edizione 2004. Si tratta di un prestigioso premio che molti mensani conoscono ed al quale diversi soci hanno partecipato in passato e che onora lo spirito d'iniziativa, l'ingegno e la determinazione applicati a progetti tesi al progresso culturale, tecnologico o ambientale della nostra societa'. Obiettivi: I Premi Rolex per un'Ingegnosa Impresa intendono incoraggiare lo spirito di iniziativa fornendo aiuto finanziario e il dovuto riconoscimento a singoli individui che abbiano elaborato progetti, innovativi ma concreti, miranti al progresso e al benessere dell'umanità. Storia: Rolex ha istituito i Premi nel 1976 per commemorare il 50° anniversario della sua più importante realizzazione tecnica, il cronometro Oyster, il primo orologio da polso impermeabile. Rolex ribadisce così la sua fedeltà ad un secolare impegno nei confronti dell'eccellenza nonché delle capacità e realizzazioni individuali. Tenuti a scadenze biennali dal 1996, i Premi sono giunti alla decima edizione. Categorie: I Premi vengono banditi in cinque discipline chiave: Applicazioni scientifiche e medicina: progetti afferenti alle scienze naturali, volti a migliorare la salute e il benessere dell'umanità. Tecnologia e innovazioni: scoperte, innovazioni e processi nel campo delle scienze applicate che apportano un contributo significativo alla società. Esplorazioni e scoperte: spedizioni, viaggi e imprese che stimolano la nostra immaginazione, ampliano la conoscenza del mondo e gettano nuova luce sui misteri del nostro pianeta. Ambiente: progetti volti alla tutela o al miglioramento dell'ambiente naturale. Patrimonio culturale: progetti che contribuiscono alla salvaguardia e allo sviluppo del patrimonio storico, culturale e artistico. I progetti possono riguardare ogni campo di attività purché contribuiscano, nel senso più ampio, al benessere dell'umanità. La partecipazione ai Premi è aperta a chiunque, senza restrizioni di età, cittadinanza o ceto sociale. Fra i Vincitori delle passate edizioni figurano tassisti e insegnanti, falegnami, studiosi di biologia molecolare e archeologi. Contrariamente ad altri riconoscimenti, basati su criteri di selezione da parte di terzi, i candidati ai Premi Rolex possono presentare la propria candidatura personalmente. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di ricercatori che non hanno accesso alle fonti di finanziamento istituzionale. Candidature Gli interessati possono ottenere ulteriori informazioni e il modulo ufficiale di partecipazione presso il sito http://www.rolexawards.com, o scrivendo alla Segreteria dei Premi Rolex per l'Italia: SECI, Foro Buonaparte 54 - 20121 Milano. Il termine di presentazione dei progetti, per l'Europa orientale e occidentale e' il 30 settembre 2003. I Premi Rolex non intendono ricompensare risultati già ottenuti, ma mirano a fornire aiuto finanziario a iniziative eccezionali, nuove o in corso di realizzazione. I cinque candidati i cui progetti si riveleranno di estremo interesse otterranno l'importo di US$ 100.000 e un cronometro Rolex in oro con dedica speciale. La Giuria selezionera' inoltre cinque Premiati di Merito che, per l'edizione 2004, riceveranno, nel corso di cerimonie tenute nei rispettivi paesi o regioni, l'importo di US$ 35.000 e un cronometro Rolex in acciaio e oro. Tutti i premiati beneficieranno infine del riconoscimento internazionale del loro lavoro. I Vincitori devono impiegare l'importo dei Premi per realizzare o portare a termine i propri progetti. Per la selezione dei progetti premiati vengono applicati quattro criteri. Spirito di iniziativa: il candidato dà prova di tenacia e determinazione; il progetto costituisce una vera e
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propria sfida. Fattibilità: il progetto è effettivamente realizzabile. Originalità: il progetto è realmente innovativo. Impatto potenziale: il progetto avrà un effetto positivo per la collettività. La Giuria valuta inoltre in che misura l'assegnazione del Premio possa effettivamente contribuire alla realizzazione del progetto. La Giuria dei Premi Rolex - un organo indipendente, internazionale e composto da esperti di più discipline che impegnano gratuitamente le proprie competenze - esamina i progetti e seleziona i Vincitori e i Premiati di Merito. La composizione della Giuria, presieduta da Patrick Heiniger, amministratore delegato di Rolex SA, viene rinnovata ad ogni edizione dei Premi. Se vi e' un'iniziativa a sfondo sociale alla quale i mensani possono partecipare e ben figurare, i "Premi Rolex per un'ingegnosa impresa", e' proprio una di queste. Buona partecipazione!
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Novità, notizie e commenti in breve. Tale spazio può essere utilizzato per annunci da parte dei lettori- in questo caso, contattate la redazione.
Eolo Auto Nonostante il sito di www.eoloauto.it sia vuoto, secondo quanto riportato dal mensile Newton, l'automobile ad aria compressa Eolo entrerà in produzione dal gennaio 2004, subendo un ritardo di un'anno e mezzo rispetto alla data annunciata a causa, dicono, di problemi burocratici (!?).
A.S.S.E. Dopo un lungo periodo di cautele e ripensamenti, Franco Manlgarini ha deciso dare il via alla A.S.S.E. in quanto ha trovato sufficenti disponibilità e numero di adesioni. L'Associazione Studiosi Scienze Eterodosse, al momento avrà la sede provvisoria allo stesso indirizzo di Altra Scienza. Si pensa di chiedere come tesseramento annuo 50 euro, ma è giusto sapere, specie chi pensa che l'iscrizione sia un po' cara, che è necessaria una sede con le relative spese, e anche un minimo di attrezzatura. Chi è interessato ad aderire, chiedere ulteriori dettagli o anche rilasciare commenti e osservazioni rivolgersi a
[email protected]
Arretrati di A.S. Per il prossimo numero sono pianificate le riedizioni del n.3 e del n.4. Tuttavia, anche per avere più tempo per la A.S.S.E. (vedi l'avviso precedente) cercheremo far uscire il n.1 e il n.2 e completare così la raccolta.