Alchimia Sessuale
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Alchimia sessuale...
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Solo per voi, figli della dottrina e della sapienza, abbiamo scritto quest’opera. Scrutate il libro, raccoglietevi in quella intenzione che abbiamo dispersa e collocata in più luoghi; ciò che abbiamo occultato in un luogo, l’abbiamo manifestato in un altro, affinché possa essere compreso dalla vostra saggezza. Heinrich Cornelius Agrippa von Nettesheim, de occulta philosophia, (3,65) 1486-1535
ALCHIMIA SESSUALE (ovvero l’uso della simbologia sessuale in alchimia). L’alchimia trasmetteva i suoi segreti ai propri iniziati tramite descrizioni metaforiche, immagini e simboli; tramite il loro studio possiamo avvicinarci a questa antichissima disciplina e cercare di conoscere, da profani, le tecniche utilizzate per compiere “la grande opera” che, per l’alchimista, pur facendo riferimento alla trasmutazione del metalli, veniva riferita a una trasformazione interiore (1). Isaac Newton (1643-1727) riteneva l’alchimia un mezzo per “ guardare al principio divino attraverso la natura”; l’opera alchemica, aggiungeva, è congiunzione e generazione, quindi è paragonabile all’essere umano che discende (nasce ) da padre e da madre, che sono il sole e la luna (2). L’Alchimia è insomma la ricerca dell’universale, del primordiale e della materia prima che, nata nel caos, si rigenera; ed è così che “l’acqua caotica diventa lo sperma universale di tutte le cose, detto comunemente anima o spirito del mondo”.(2) Una cosa molto interessante da notare è che tra gli alchimisti troviamo la presenza di donne: per tutte ricordiamo Maria l’Ebrea, una medioevale Cleopatra e la Regina Cristina di Svezia, quindi era una disciplina aperta anche a partecipazioni piuttosto inconsuete per l’epoca (basta pensare che normalmente non era ritenuto necessario per le donne, anche se di nobile lignaggio, sapere leggere e scrivere mentre in questo caso abbiamo una partecipazione attiva a ricerche scientifiche). Purtroppo a causa degli argomenti trattati, del come venivano esposti e aggiungo anche per questa partecipazione femminile l’Alchimia era una scienza che doveva essere praticata con discrezione e divulgata con prudenza. Un bel esempio dei problemi vissuti dagli Alchimisti, in un ambiente fondamentalmente ostile, è rappresentato dalla ricostruzione della vita vissuta da un personaggio immaginario, Zenone, medico, alchimista, filosofo fatta da Margherite Yourcenar ne “L’opera al nero” (Feltrinelli Ed., Milano 1989). In molti testi medioevali europei di alchimia troviamo anche l’uso di simbologia sessuale per la descrizione dei processi alchemici come risulta ad esempio nel “Testamento di Morieno Romano” tradotto da Roberto di Chester nel 1144 da un originale arabo andato perduto, l’opera alchemica viene paragonata al processo biologico del concepimento, della gravidanza e della nascita. (2). La cosa può apparire strana ma, dobbiamo ricordarci che il tantrismo indiano e il taoismo cinese considerano le pratiche sessuali come una via per raggiungere la consapevolezza mistica, la rigenerazione fisica, la longevità e l’unione con il divino; quindi mentre in Oriente l’alchimia interiore era ben nota, in Occidente a causa della presenza della Chiesa, gli Alchimisti vivevano in un clima di sospetto. Su Santa Madre Chiesa ricade pesantemente la colpa di aver avvelenato la sessualità occidentale, in contrapposizione ad altre culture in cui la sessualità era vissuta come un mezzo di illuminazione e di trasformazione spirituale che permetteva di avvicinarsi al divino. Barbara G.Walcher (3) così interpreta la descrizione di una operazione alchemica: [….]“copulazione di Atena ed Ermes poteva significare unione tra Sulfur e Mercurio in una storta, oppure l’opera compiuta dall’alchimista con la sua amata, l’ampolla sacra era una sfera simile all’utero o a un uovo da cui doveva nascere il filius philosophorum, questo recipiente poteva essere una beuta, una storta e più spesso era un simbolo mistico”[…]. Ma torniamo alle origini dell’alchimia. L’uso del simbolismo “metallico” risale all’ alchimia praticata nel I-III sec.d.C. ad Alessandria d’Egitto infatti nelle formule magiche egizie dell’epoca vengono usate metafore riferite al mondo dei metalli ma che, nel contempo fanno un chiaro riferimento alle pratiche sessuali, gli alchimisti le adottarono semplicemente perché erano antiche immagini simboliche utili per meglio descrivere un processo alchemico; a titolo di esempio leggiamo un incantesimo d’amore egizio attribuito ad Ermete Trismegisto, ma risalente almeno al 1 secolo a.C. in cui, simbolicamente, si fa riferimento alla tecnica di forgiare una spada: “portala [la spada] a me e ponila nella mano di Iside […] tutto ciò che si forgia in questo fornello di fuoco, respira anche nel cuore e nel fegato, nei lombi e nel ventre di [nome della donna] .. portala nella casa di [nome dell’uomo] e lascia che lei ceda alle mani di lui ciò che è suo, alla bocca di lui ciò che è nella bocca, al corpo di lui ciò che è nel suo corpo, alla verga di lui ciò che è nel suo ventre”.
Anche in altri testi si fa riferimento a tecniche segrete legate alla sessualità di cui si trova traccia ne “Il papiro erotico di Torino” (XX Dinastia-1186-1069), questo testo per molto tempo è stato considerato un esempio di pornografia egizia e oggi invece è stato rivisto e interpretato come la descrizione di antichi rituali; la cosa non deve stupire in quanto alcuni dei riti più sacri erano di natura sessuale: per esempio il faraone e la sua sposa erano tenuti quotidianamente ad eseguire una pratica religiosa che implicava la masturbazione e ciò per rappresentare simbolicamente la creazione dell’universo (operata dal dio Ptah); solo recentemente gli archeologi e gli storici hanno riconosciuto il significato simbolico di queste immagini che mostrano inequivocabilmente questo atto; l’argomento è ancora oggetto di accesi e furiosi dibattiti oppure ignorato come se non esistesse, dobbiamo invece chiederci perché una civiltà come quella egizia (sicuramente non dedicata alla pornografia) rappresentava e descriveva così liberamente questi atti. L’alchimia del Medio Evo ha le sue radici nell’Egitto dei primi secoli dell’era cristiana, in cui Iside giocava ancora un ruolo molto importante, come risulta in un piccolo testo intitolato “La profetessa Iside al figlio Horus”, in cui la dea Iside racconta come ottenne i segreti dell’alchimia da un “angelo profeta” usando la sua astuzia femminile, stuzzicandone il desiderio sessuale, ma rifiutandosi finche l’alchimista non le confidò i suoi segreti. L’Occidente, per i motivi prima citati, è stato ed è tuttora ben lontano dall’idea egizia del sesso come sacramento, come ci ricorda lo scrittore Jack Lindsay (4) e ciò è chiaramente espresso già dal VII secolo ossia da quando le parole usate all’epoca per indicare sia l’aspetto sessuale sia quello alchemico erano accuratamente scelte. In Europa le tracce di questi antichi rituali (sessuali) passano attraverso le scuole gnostiche e nelle correnti alchemiche e cabalistiche del Medio Evo e del Rinascimento nel cui ambito troviamo numerosi testi alchemici che possono essere letti sui due livelli (alchemico e sessuale), da cui discende l’importanza svolta dalla “mistica sessuale” in Alchimia. Un breve testo attribuito a un’alchimista donna chiamata Cleopatra, probabilmente un’iniziata appartenente alla scuola della leggendaria Maria l’Ebrea, contiene immagini descrittive esplicitamente sessuali: [….] “il compimento dell’arte è nell’unione dello sposo e della sposa e nel loro diventare una cosa sola” […]; il brano è molto simile a un altro testo gnostico dell’epoca: […] “quando l’uomo raggiunge il momento supremo e viene emesso il seme, in quel momento la donna riceve la forza del maschio e il maschio riceve la forza della donna; il mistero dell’unione carnale è praticato in segreto perché l’unione naturale non dovrebbe essere degradata al cospetto di molti, che la disprezzerebbero”[…]. La grande opera era per l’alchimista un’esperienza estrema di trasformazione della vita, Nicholas Flamel racconta di aver raggiunto in segreto tale risultato nel 17 gennaio 1382 in compagnia della moglie Serenelle (anche lei alchimista). Johannes Fabricius (1587-1616) nell’opera “Alchimia” scrive […] signora dalla pelle bianca, amorevolmente unita allo sposo dalle membra forti, a lui abbracciata nella beatitudine dell’unione coniugale. Essi si fondono e si sciolgono mentre raggiungono l’obiettivo della perfezione: erano due e ora sono uno, come fossero un corpo solo [….]. Heinrich Cornelius Agrippa (1486-1535) nel “De occulta philosophia” aveva scritto […] “Il quarto furor che viene da Venere trasforma e trasmuta lo spirito dell’uomo in vera immagine di Dio per mezzo dell’ardore dell’amore e lo rende interamente . In modo esplicito viene usato il termine alchemico trasmutazione solitamente usato nei processi alchemici o tentativi per trasformare il piombo in oro, più oltre si afferma che l’unione è piena di doni magici”[…]. Johann Valentin Andrea nel testo “Le nozze alchemiche” ci segnala che le immagini sessuali riportate nei testi alchemici sono chiarissime: gli esperimenti chimici sono proposti sotto forma di accoppiamento o copulazioni. Mircea Eliade (1907-1986) nel testo “Arti del metallo e alchimia” scrive “[…]L’Alchimia ha dato al mondo molto di più di una chimica rudimentale: gli ha permesso la sua fede nella trasmutazione della natura e la sua ambizione di dominare il tempo[…].
Per ironia della sorte mentre la Santa Inquisizione è occupata a contrastare nuove teorie scientifiche (vedi Galileo), oppure pensieri giudicati pericolosi (vedi Giordano Bruno), ad organizzare processi alle “streghe”, ad estirpare eresie (vedi i Catari) e ad osservare, inquisire e sanzionare la sessualità Occidentale, vista come una minaccia dalla Chiesa (vedi i Carpocratici di Alessandria) e imporre a tutti i cristiani che il sesso deve essere praticato solo per fini procreativi (fino al XX secolo l’Occidente non accettava neppure l’idea che la donna traesse piacere dal sesso) alcune simbologie pagane, con chiari richiami sessuali (se pur più o meno florealmente mascherati), per colpa di “antichi scalpellini”, trovano una loro collocazione nelle sedi più prestigiose della Chiesa: le cattedrali gotiche, dedicate alla Vergine e la cui costruzione fu promossa dai Templari. Recenti ricerche hanno appurato che i monaci guerrieri templari conoscevano e praticavano l’Alchimia, come confermano i numerosi ritrovamenti di simboli alchemici in loro residenze esistenti in parecchie città della Linguadoca (es. a Alet-les-Bains); ciò è facilmente spiegabile vista la loro prolungata presenza nel mondo Orientale e quindi a contatto con una cultura non influenzata dalla Chiesa Cattolica. Nell’interno delle Cattedrali troviamo: il simbolismo della ragnatela/labirinto (un chiaro riferimento a un attributo della Grande Dea: tessitrice e signora del tempo e del destino dell’uomo), abbiamo inoltre templi spesso dedicati a Madonne nere (rimasugli di culti dedicati ad Iside), costruiti su antichi templi pagani dedicati a divinità femminili, in presenza di acque (simbolo femminile per eccellenza) e in cui anticamente venivano spesso praticati culti collegati alla sessualità sacra. Ma non basta, in molte cattedrali abbiamo anche soluzioni architettoniche e immagini con più chiari e specifici riferimenti alla sessualità femminile: i grandi archi dei portali gotici possono essere interpretati come rappresentazioni delle parti più intime della Dea, sulle strombature laterali appaiono costoloni che sembrano delle pieghe cutanee, abbiamo archi sormontati da un bocciolo di rosa simile al clitoride; il rosone, connesso con il simbolo della rosa, usato anche dai Trovatori e dagli Alchimisti, indica l’eros o amore sessuale (Eros-Rosa). La pila dell’acqua santa , spesso costituita da una grande conchiglia, legata tradizionalmente alla nascita di Venere e spesso usata come immagine della vulva, diventa per il Cristianesimo un contenitore di acqua benedetta e il simbolo dei pellegrini penitenti che percorrono la strada per il santuario di Santiago de Compostela. Non dimentichiamo inoltre di essere in presenza di soluzioni architettoniche sempre orientate a ovest, direzione tradizionalmente sacra alle divinità femminili. Il tutto, a suo tempo, rappresentò una vera rivoluzione architettonica, realizzata per stupire e nel contempo attirare il fedele dentro la Cattedrale ossia in seno a Santa Madre Chiesa, vista però dagli antichi costruttori come l’erede dei templi pagani, come sacra matrice da cui proviene il genere umano, arricchita con richiami in pietra dei simboli legati ai culti primordiali, o se vogliamo, simbologicamente, può essere vista come un grande utero rappresentativo della più alta espressione della funzione femminile: la procreazione.
Fr. Franco Sgarella
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Bibliografia: (1)-Benjamin Walker: In Man, Mith and Magic. (2)-A.Parravicini Bagliani,ERASMO Notizie,Anno VIII, Numero 1-2, 15-31 gennaio 2007 (3)-Barbara G.Walcher-The Woman’s Enciclopedia of Myths and Secrets, Harper-Collins, San Francisco 1983 (4)-Lindsay,Jack,The Origins of Alchemy in Greco-Roman Egipt, Frederick Muller, Londra 1970 (Trad.it. Le Origini dell’Alchimia nell’Egitto Greco-Romano, Mediterranee, Roma 1984
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