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ANNIVERSARI CHRISTIAN FERRAS a 80 anni dalla nascita GIOVANI TALENTI Il TRIO BROZ compie 20 anni ACCESSORI CORDE: le novità del 2013 PRIME PARTI DOMENICO PIERINI e YEHEZKEL YERUSHALMI
Giovanni
Sollima un violoncello in libertà
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POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L.353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, AUT. C/RM/07/2010
NOVEMBRE - DICEMBRE 2013
VINCI
l’Eau de Parfum
Violin
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Tarisio
A
di Florian Leonhard
ntonio Gragnani nacque a Livorno il 13 febbraio del 1728, da Onorato di Antonio Gragnani e Anna di Francesco Querci. Visse nella zona della parrocchia di San Jacopo a Livorno, dove si trova il registro del suo matrimonio con Cecilia Bianchi, celebrato il 21 ottobre del 1751. Da questo matrimonio nacquero due figli: Giovanni Pietro, nato nel 1765, e Filippo, di tre anni più giovane. Non conosciamo la data esatta della morte di Antonio, ma sappiamo che era ancora in vita all’epoca del matrimonio del suo primogenito con Maria Francesca di Domenico Olivero, nel 1792. In questo bellissimo modello di riferimento del prolifico liutaio toscano, il fondo (35,5 cm di lunghezza) è un pezzo unico di acero a taglio trasversale con marezzatura orizzontale. La tavola armonica è in due pezzi di abete con venatura di media ampiezza. Le fasce e il riccio sono di acero a taglio radiale con una leggera marezzatura diagonale. Le iniziali del liutaio sono impresse esternamente sulla nocetta e sulla tavola sotto la tastiera, e il violino è correttamente etichettato «Antonio Gragnani, fecit Liburni, anno 1775». Il modello è proprio di Gragnani, per quanto alcune caratteristiche ricordino quelli dei maestri cremonesi. Le curve inferiore e superiore arrotondate suggeriscono il Grand Pattern di Nicolò Amati, anche se le CC sono meno profonde, più simili al modello Amatisé di Stradivari. Gragnani amava realizzare punte lunghe ed eleganti, sebbene in questo esempio siano leggermente più corte che in altri strumenti. Anche i fori di risonanza ricordano vagamente il modello di Nicolò Amati nonostante siano posizionati a una distanza leggermente maggiore: sono dritti, eleganti e morbidi e gli occhi sono stati forati
Tarisio
GRANDI STRUMENTI
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Tarisio Florian Leonhard Fine Violins
secondo la tecnica classica. Le tacche sono ampie e acute (simili allo stile di Testore) e le palette sono piatte. Nel punto di massima ampiezza le effe sono leggermente più strette
Per un confronto: una forma di Nicolò Amati
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maga
zine
rispetto a quelle di Amati, e in questo ricordano maggiormente quelle di Stradivari. La bombatura è piuttosto piena e appare leggermente quadrata, richiamando il lavoro dei liutai tirolesi e del Sud della Germania. Si differenzia dalla bombatura di Amati per il suo aspetto pieno, dovuto all’improvviso innalzarsi dalla sguscia profonda, di media ampiezza, fino all’ampio e piatto centro della bombatura. La grande maestria e la coerenza stilistica di Gragnani si evidenziano con chiarezza analizzando il violino nel dettaglio. La sguscia è costante e uniforme lungo tutta la cassa armonica, anche nella parte più stretta della punta, dove le due sguscie si uniscono dalle CC: è un’area triangolare insidiosa, ma Gragnani non ha lasciato alcun segno dell’uso di una sgorbia diversa o di un attrezzo triangolare, come spesso capita di vedere nel lavoro di altri liutai italiani. Il profilo rivela la peculiare forma del riccio, allungata in verticale. A differenza dei liutai della scuola cremonese, Gragnani intaglia i giri della voluta senza appiattirli, lasciando un canale arrotondato e conferendo un aspetto svuotato che ricorda i costruttori tedeschi. La gola del riccio, piuttosto aperta nel sottogola, rispetta le caratteristiche tipiche di questo liutaio. La parte frontale della cassetta dei piroli ha un aspetto marcatamente più rastremato rispetto ai violini di altri costruttori. Ciò si deve al fatto che la parte esterna della cassetta dei piroli è stata intagliata a partire dalla smussatura posteriore verso i fori per i piroli.
Tarisio
GRANDI STRUMENTI
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Florian Leonhard Fine Violins
Dott.ssa Maria da Gloria Leitao Venceslau
GRANDI STRUMENTI
A sinistra: la punta superiore destra del fondo di un violino di Gragnani. A destra: il registro del matrimonio di «Antonio Gragnani del fu Onorato con Cecilia di Giuseppe Bianchi» (21 ottobre 1751) - Libro dei matrimoni di San Jacopo, Reg.1, anni 1723 – 1761.
Sono caratteristiche come queste che rendono evidente la forte personalità del liutaio. Se messo a confronto con costruttori di altre scuole, infatti, Gragnani ha uno stile così unico che la sua produzione è riconoscibile anche a prima vista. Proprio per questo è facile per altri liutai riprodurre il suo stile, e dunque gli acquirenti devono prestare particolare attenzione. È molto interessante osservare che, in particolare nella punta inferiore sinistra (ma anche sulla diagonale opposta), la linea nera del filetto principale procede dalla curvatura, parallela al bordo, senza deviazioni e si dirige senza incertezze al centro della punta. La striscia nera del filetto, che procede dalla curvatura inferiore, si innesta con precisione nell’esteso nero proveniente dalla C. Si tratta di una tendenza nel lavoro di Gragnani e non di una regola
assoluta. Le punte non presentano prolungamenti a pungiglione. Gragnani usava fanone di balena per i neri e legno di faggio per i bianchi. L’intenzione del liutaio era di far arrivare tutti e due i neri esterni provenienti dai corpi superiori ed inferiori, direttamente al centro della punta, con una linea così appuntita da renderne impercettibile l’interruzione. Questa caratteristica era così importante per lui che in questo caso, poiché la punta terminava un po’ troppo all’interno rispetto alla fine del bordo, la corresse con del mastice e prolungò l’estremità fino al centro della punta. Questo non è l’unico caso di una simile correzione nella produzione di Gragnani.n Traduzione dall’inglese di Alessandra Passeri. Si ringraziano Gabriele Rossi Rognoni e Alberto Giordano per la gentile collaborazione.
FLORIAN LEONHARD. Restauratore ed esperto di liuteria. Dopo gli studi alla Scuola per Liutai di Mittenwald, in Germania, si è trasferito a Londra dove ha lavorato da W.E. Hill & Sons, divenendone dopo tre anni il responsabile per il restauro. Nel 1995, dopo oltre dieci anni di esperienza con alcuni dei più importanti strumenti ad arco al mondo, ha aperto la propria società di restauro e commercio che si è presto affermata come una tra le maggiori del settore. Svolge attività di consulenza per grandi istituzioni finanziarie e per diversi musicisti, tra cui Maxim Vengerov, Julian Rachlin, Lynn Harrell e Steven Isserlis. In collaborazione con l’organologo Gabriele Rossi Rognoni dell’Università di Firenze e la Galleria dell’Accademia di Firenze, sta ultimando una pubblicazione sul tema dei liutai a Firenze e in Toscana (la cui uscita è prevista per il 2014).
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