Pubblicato in "Studi di Egittologia e Papirologia" 5, 2008. Discussione generale sull'importanza storica ...
STUDI DI EGITTOLOGIA E DI PAPIROLOGIA Rivista internazionale
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STUDI DI EGITTOLOGIA E DI PAPIROLOGIA Rivista internazionale 5 · 2008
PISA · ROMA FABRIZIO SERRA · EDITORE MMVIII
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SOMMARIO Francesco Meo, Tipologie ed uso funerario dei modelli di rotoli nel Nuovo Regno
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Gabriella Messeri, Enzo Puglia, Ancora su PGettyMus ACC. 76.AI.57 (Lettera di accom pagnamento a un libro di Epicuro) Maria Iride Pasquali, Riflessioni su alcune colonne istoriate rinvenute in Nubia
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Natascia Pellé, Rotoli e scribi in Grecia e a Roma. ii.
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Sébastien Polet, Généalogie et chronologie chez les nobles de Meir et de Koçeir à l’Ancien Empire Amarillis Pompei, Considerazioni sulla composizione iconografica di alcune stele regali del periodo cushita napateo Amarillis Pompei, Sulla stele di “incoronazione” di Pi(ankh)y (Khartum SNM 1851)
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Paolo Radiciotti, Una nuova proposta di datazione per il PSI 1400 con alcune osserva zioni sulla maiuscola alessandrina
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SULLA STELE DI “INCORONAZIONE” DI PI(ANKH)Y (KHARTUM SNM 1851)* Amarillis Pompei
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el 1916, durante gli scavi di George Reisner nel Gebel Barkal, venne rinvenuta nel cortile colonnato (B 501) del tempio di Amon (B 500), la stele in arenaria rossa di Pi(ankh)y 1 (tavv. 1-2). Questo importante documento viene comunemente datato al 747 a.C., anche se non compare la tipica datazione che solitamente è presente all’inizio del testo principale di una stele. Per quanto concerne la datazione relativa agli anni di regno di Pi(ankh)y, il Priese 2 propose una nuova lettura della linea 29 del testo, 3 che risulta tuttavia molto deteriorata, ritenendo che la stele fosse pertinente al iii anno di regno di Pi(ankh)y. La stele misura attualmente 130 cm di altezza e 123 cm di larghezza e 22 cm di spessore. 4 Nella foto riportata nell’articolo del Reisner del 1931 la stele appare essere un pezzo unico, nonostante fosse andata persa la parte principale del testo ; dalla foto visionata dal catalogo Sudan. Ancient Treasures 5 (tav. 3), invece, ho potuto constatare che la stele oggi è spezzata in due grossi frammenti che la tagliano diagonalmente a metà. È del tutto mancante, inoltre, un piccolo frammento di forma triangolare nella parte superiore della centina, all’altezza del cartiglio del sovrano martellato (anticamente) e ciò ha determinato l’irrimediabile perdita di parte della raffigurazione del disco solare alato e della didascalia della linea 16. Nel punto in cui i due grossi pezzi combaciano le perdite sono maggiori, poiché dalla fotografia si è potuto rilevare che le
estremità combacianti sono molto corrose e ciò ha provocato, purtroppo, la cancellazione di diverse parti della raffigurazione, comprese le corone offerte in dono e la porzione inferiore del corpo del dio Amon, deteriorando anche la didascalia delle linee 1 e 2. Non mi risulta in quale momento la stele sia stata così irrimediabilmente danneggiata. La stele oggi conserva, nonostante i danni suddetti, la maggior parte della scena della centina con le didascalie relative ai personaggi raffigurati e solamente 5 linee – purtroppo alquanto deteriorate a causa della friabilità dell’arenaria – del testo sottostante. Originariamente l’estremità superiore arrotondata era incorniciata dalla raffigurazione di un disco solare alato, oggi poco conservato, al di sotto del quale era incisa la rappresentazione di un cerimoniale d’incoronazione di Pi(ankh)y 6 da parte dell’Amon criocefalo di Napata (Gebel Barkal). Certamente fino a partire dai primi sovrani del periodo napateo, la concezione della regalità divina in area cushita risulta connessa con l’Amon criocefalo che a Napata e nelle altre sedi regali aveva un ruolo prevalente. Nel Gebel Barkal, inoltre, il culto di Amon aveva una funzione fondamentale connessa con l’ideologia regale cushita : era Amon stesso che donava la regalità e gli emblemi del potere, conservati nel tempio a lui dedicato, al nuovo sovrano, 7 durante cerimonie che avvenivano nel suo tempio principale, a quanto risulta, per tutto il periodo napateo.
* Ringrazio la Prof.ssa Luisa Bongrani Fanfoni per il tempo dedicato alla lettura del presente articolo e per le osservazioni relative ad esso.
4 Le misure pertinenti all’altezza e alla larghezza sono state ricavate dall’articolo del Reisner (p. 89) ; quelle pertinenti allo spessore dal catalogo Sudan. Ancient Treasures. 5 Mostra tenutasi al British Museum nel 2004-2005. Nr cat. 146, pp. 162-163. 6 Vorrei precisare che all’espressione « incoronazione di Pi(ankh)y » non attribuisco il significato dell’ascesa al trono e della presa di potere del sovrano, bensì della rappresentazione di uno dei rituali facenti parte del complesso cerimoniale d’investitura napateo, che ancora oggi non risulta del tutto conosciuto. 7 Cf. stele di Aspelta (l. 22) del vii a.C., Grimal 1981.
1 Sudan National Museum 1851 (o Khartum 1851). Reisner 1931, tavv. v-vi ; FHN i, pp. 55-62. PM vii, p. 217 (19) ; Dunham 1970, p. 29 n. 13 ; Kendall 1997, pp. 163-164, fig. 27 ; Kitchen 1986, p. 359 ; Priese 1970, pp. 24-27 ; Török 1997, pp. 153-155, 164 ; Russmann 1974, pp. 11-12. È probabile che la stele fosse in situ, anche prima dei restauri ad opera di Natakamani. 2 1970, p 25. Cf. FHN i, p. 60. 3 Per la numerazione delle linee di testo si utilizza in questa sede quella originariamente assegnata dal Reisner.
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Già anticamente la stele presentava martellature che avevano eliminato totalmente la figura del sovrano dalla centina ed i suoi cartigli dal testo, avendo subito una deturpante damnatio memoriae : il Reisner 1 ritenne fosse dovuta a Shabaka, a causa della sua diversa ideologia politica rispetto al suo predecessore, 2 mentre lo Yoyotte 3 ipotizzò come responsabile Psammetico ii, che intendeva cancellare il ricordo (la memoria) della xxv dinastia. In seguito, l’immagine del re ed il suo cartiglio – inciso però accanto alla nuova figura del sovrano – furono nuovamente ripristinati. Non si conosce finora l’identità di colui che ne ordinò il restauro. Fu ipotizzato che il restauratore della stele fosse Taharka, penultimo sovrano della dinastia. 4 La reintegrazione della figura del re venne tuttavia realizzata in maniera diversa rispetto alla rappresentazione originaria : innanzitutto eseguita in minori dimensioni e, come vedremo in seguito, con la sostituzione della corona originaria sul capo del sovrano. Per quanto concerne le dimensioni, il rilievo reintegrato non fu fedelmente ripristinato, in quanto non furono rispettate né le stesse dimensioni (la nuova figura del sovrano è di gran lunga più piccola di quella originaria) né la stessa profondità (ciò si evince dal confronto con le altre figure originali rimaste invariate). Nella raffigurazione della centina, Pi(ankh)y è rappresentato stante di fronte alla triade costituita dall’Amon criocefalo di Napata seduto su trono (in dimensioni maggiori rispetto a tutte le altre figure), dalla sua paredra Mut e dal figlio Khonsu stanti dietro Amon. La figura (ripristinata) del sovrano porta il copricapo cushita (il cosiddetto cap-crown), la benda (o tenia), su cui s’innalzano due urei all’altezza della fronte, con due nastri che scendono die-
tro le spalle. Ritengo che questa reintegrata figura di Pi(ankh)y sia stata riprodotta sostituendone la corona originaria, che analizzeremo tra breve, con il copricapo cushita, non solo perché tale copricapo era suggerito dalla presenza della corona cushita offerta dal dio al re nella raffigurazione della lunetta, ma anche perché all’epoca del suo “ripristino” esso rappresentava il copricapo d’investitura per antonomasia dei sovrani cushiti. La scena mostra il re raffigurato nell’atto di offrire agli dèi una collana ed un pettorale, emblemi che alludevano ad uno specifico rituale facente parte della complessa celebrazione del cerimoniale d’investitura. 5 Di fronte al sovrano è seduto l’Amon criocefalo di Napata che dona a Pi(ankh)y due corone regali : la corona rossa, simbolo tradizionale del Basso Egitto, e la “calotta” cushita, simbolo tipico dei sovrani cushiti, provviste entrambe di un ureo. Anche la consegna dei simboli regali tradizionali da parte del dio allude ad uno specifico rituale d’incoronazione, che veniva celebrato sempre in contesto templare. Dalla lettura del testo della stele e dall’analisi della centina, ritengo che, oltre a ricevere le due corone, Pi(ankh)y ricevesse, in un altro momento specifico dei rituali d’incoronazione, anche il doppio ureo, poiché nella stele viene fatta menzione della sua consegna attraverso le parole del dio Khonsu (« Ricevi i due urei dalla mano di tuo padre Amon »). 6 Poiché i due urei vengono consegnati a Pi(ankh)y dalla mano di Amon, sembrerebbe che questi vengano appositamente assemblati unendo l’ureo presente sulla corona rossa con quello posto sulla corona cushita, in modo da creare un unico simbolico ornamento. Il significato ideologico del doppio ureo usato dai sovrani della xxv dinastia non è ancora ben chiaro. 7 Non sappiamo ancora con cer-
1 Reisner 1931, p. 99. L’Autore ipotizzò che le martellature fossero dovute a lotte intestine tra due famiglie rivali di Napata e di Meroe. 2 Siamo a conoscenza da dati storici ed archeologici che Shabaka attuò una politica in cui l’Egitto sembra aver ricevuto una particolare attenzione rispetto alla Nubia : ciò, infatti, si evince da alcune evidenze, come il trasferimento di una corte regale a Menfi, dall’abbondanza di testimonianze archeologiche del regno di Shabaka in territorio egiziano rispetto a quello nubiano, ecc. Il regno di Pi(ankh)y, invece, fu caratterizzato da una politica di semplice protettorato sulla Tebaide, senza un controllo locale in prima persona.
3 Yoyotte 1951. Lo studioso ritenne, invece, che le martellature fossero dovute alle forti rivalità tra sovrani cushiti e sovrani saiti. 4 Reisner 1931, p. 99. 5 Lohwasser 1995. 6 L. 15. In questa sede sono state utilizzate le traduzioni presenti in FHN. 7 Per un’analisi del doppio ureo cf. Russmann 1974, pp. 35 ss. È noto che il simbolo del doppio ureo sia un ornamento utilizzato dalle donne regali spose dei sovrani d’Egitto, ma non sappiamo il motivo per cui venne adottato come emblema prevalente dai sovrani cushiti.
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tezza se sia stato effettivamente Pi(ankh)y a fregiarsi per primo (nell’ambito della xxv dinastia) 1 del doppio ureo, poiché di lui si sono conservate finora solo immagini danneggiate e/o martellate e quelle che rimangono sono posteriori al suo regno. Dalle parole di Khonsu si può comunque affermare senza ombra di dubbio che Pi(ankh)y avesse adottato il doppio ureo come attributo facente parte del suo corredo regale. Sfortunatamente risulta impossibile stabilire se nella stele presa qui in esame il sovrano indossasse il doppio ureo nella scena originaria. A rigor di logica, potrei ipotizzare che il re non portasse il doppio ureo perché viene raffigurato il momento stesso in cui avviene la consegna da parte di Amon del doppio ureo ; pertanto Pi(ankh)y non poteva averlo già assunto come insegna regale. Dato che in tali contesti figurativi l’iconografia non fu mai affidata ad una scelta casuale, ma sempre riferita (e, dunque, allusiva) ad un preciso simbolismo, si è cercato di individuare il motivo ed il significato ideologico delle due corone donate da Amon a Pi(ankh)y. Possiamo solamente supporre che la donazione del copricapo cushita, che rappresentava la corona d’intronizzazione napatea per eccellenza, simboleggiasse la legittimità del potere sul territorio nubiano (attraverso anche la presenza dell’Amon criocefalo di Napata), mentre la corona rossa, tipica del Basso Egitto, alludesse all’approvazione di legittimità da parte dell’Amon tebano, che viene menzionato nel testo della stele come garante della sovranità di Pi(ankh)y in Egitto. 2 La consegna di queste due specifiche corone poteva, pertanto, consacrare una
vera e propria predestinazione 3 del dominio di Pi(ankh)y sia sulla Nubia (corona cushita) che sull’Egitto o parte di esso (corona rossa). La scelta di mostrare questi due precisi emblemi regali contribuiva ad evidenziare ulteriormente il programma ideologico e politico che Pi(ankh)y sarebbe stato intenzionato a realizzare, ovvero l’« unione delle due terre ». A tal proposito si può ricordare che tra le sue titolature 4 Pi(ankh)y scelse come uno dei “nomi di Horo” sn3-t3wy, « Unificatore delle Due Terre ». 5 È ragionevole pensare, pertanto, che per un sovrano proveniente dalla zona nubiana fosse essenziale mostrare su un documento ufficiale, come una stele d’incoronazione, la garanzia della legittimità al potere soprattutto da parte del dio, per apparire come legittimo e naturale erede dei faraoni egiziani, attraverso non solo la garanzia “divina” egiziana, ma anche il concetto, già citato, della predestinazione (« io dissi di te [mentre eri ancora] nel ventre di tua madre che tu dovevi essere re d’Egitto ») 6 al trono. Il tema delle corone viene ribadito anche in ciò che rimane del testo principale. Trattandosi, infatti, di una stele in cui si celebra una cerimonia d’incoronazione, il formulario scelto per questa iscrizione è stato certamente elaborato utilizzando titoli relativi alle corone e alla regalità, esaltando ulteriormente il tema dell’ascesa al trono. I seguenti epiteti evidenziano effettivamente tale proposito : « signore delle corone », 7 « Due-Signore – la cui regalità è durevole come (quella) di Ra nel cielo » 8 e « Nome di Horo d’oro – le cui corone sono sacre ». 9 Per quanto concerne l’iconografia originaria della centina, come già brevemente ac-
1 Dell’iconografia dei predecessori di Pi(ankh)y non conosciamo quasi nulla : di Alara non sono state rinvenute finora raffigurazioni a lui solo ascrivibili ; di Kashta conosciamo la sua immagine solamente dal frammento di stele del Cairo ( JE 41013) rinvenuta dal Maspero ad Elefantina. Nel frammento della stele, che era dedicata al dio Khnum-Ra di Elefantina, è riprodotta parte della raffigurazione della testa di Kashta con un ureo singolo. ( J. Leclant, Kashta, Pharaon, en Egypte, « ZÄS » 90, 1963, pp. 74-81). 2 L. 19 « Amon di Tebe ha garantito che io fossi sovrano d’Egitto ». Un problema interessante è rappresentato dal significato che i Cushiti intendevano dare al concetto di Nord : oltre alla Tebaide, anche la Bassa Nubia era sentita come Nord ? 3 Per quanto concerne il principio della predestinazione, il testo stesso della stele, sebbene frammentario, ci sugge-
risce il motivo dell’erezione della presente stele nel tempio di Amon : descrive, infatti, la legittimità del potere del re da parte di Amon, ovvero ritrae il dio in qualità di garante della regalità per suo figlio, che fu “eletto” quando era ancora nel ventre materno, sottolineando dunque l’inalienabile principio della predestinazione di Pi(ankh)y al trono. 4 Nonostante la scarsità di documentazioni pertinenti a questo periodo e al periodo di poco antecedente a Pi(ankh)y, è comunque rilevante che Pi(ankh)y, fino ad oggi, sia il primo sovrano della xxv dinastia ad assumere una titolatura completa in documenti ritrovati in area nubiana. 5 Stele del Louvre C 100, la cui paternità è però ancora controversa (J. von Beckerath, Zu den Namen des kuschitischen Koenigs Pi’anchy, « MDAIK » 24, 1969, pp. 58-62). 6 L. 3. 7 Ll. 17, 25. 8 L. 25. 9 L. 25.
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cennato, la figura ripristinata di Pi(ankh)y è stata oggetto, oltre che di una riduzione delle dimensioni, anche della sostituzione della corona originaria indossata dal sovrano. Nell’analizzare la corona originaria che si può intravedere nel rilievo, mi sono inaspettatamente imbattuta in una questione assai importante sia per la comprensione dell’ideologia regale cushita, sia per la conoscenza degli aspetti connessi col concetto fondamentale di legittimità relativi a questo periodo. Attualmente in questa sede posso offrire la segnalazione di detta questione e proporre una ipotetica soluzione. Nella rappresentazione originaria della centina, infatti, ero propensa inizialmente ad ipotizzare che il sovrano indossasse la corona atef, dato che la traduzione del Reisner (tav. ii) riportava la menzione di tale corona (« la cui corona atef è sulla sua testa »), 1 resa più evidente dal determinativo geroglifico rappresentato dalle due piume segnalato nella trascrizione geroglifica presente nel suddetto articolo. Osservando le tracce della originaria corona (poi martellata) nel rilievo della lunetta, mi risultava però poco probabile la presenza di una corona atef nella raffigurazione originaria. I contorni del copricapo martellato, infatti, parevano mostrare l’esistenza di due alte penne e non di due piume delimitanti la corona atef. A quel punto ho ritenuto di essere di fronte alla raffigurazione di una Sµwty, ovvero della corona caratteristica di Amon. Osservando con più attenzione la martellatura, si riesce anche ad individuare le tracce del disco solare alla base delle due penne della Sµwty. Bisogna, tuttavia, ricordare che esempi di corone Sµwty su stele ufficiali d’incoronazione in questo periodo storico 2 non sono finora pervenuti, anche se è rilevante sottolineare che siamo di fronte, in questo contesto,
ai primi documenti figurativi di corone regali riprese dalla tradizione egizia e che Pi(ankh)y fu il primo sovrano cushita a voler essere considerato a tutti gli effetti legittimo erede della precedente tradizione regale faraonica. D’altronde, mi pare più ragionevole supporre l’esistenza, in una stele d’incoronazione, di una corona tipica di Amon, dio connesso con la investitura, piuttosto che di una corona tipica di Osiride in un contesto ufficiale e non funerario. 3 Dall’osservazione dei segni geroglifici pertinenti al termine atef, non sono poi riuscita a trovare una corrispondenza significativa tra la fotografia riportata nell’articolo del Reisner e quella riprodotta nel catalogo suddetto. Sospetto pertanto che la trascrizione e la traduzione del Reisner siano inesatte e che la corona nominata nel testo della stele di Pi(ankh)y non sia la atef, bensì in realtà la Sµwty. 4 Per completare la ricostruzione della figura originaria del sovrano, è certo che Pi(ankh)y fosse effigiato nell’atto di porgere ad Amon alcune offerte e non è escluso che fossero proprio collane e pettorali, dato che non mi risultano motivi di credere diversamente. 5 Per quanto riguarda il testo, andato ormai quasi irrimediabilmente perduto a causa della friabilità della pietra, posso solo aggiungere che più o meno al centro della l. 28 risulta ben visibile il simbolo , riscontrabile come determinativo nella stele di Nastasen 6 per indicare la montagna del Gebel Barkal, luogo che sappiamo essere uno dei principali centri d’incoronazione dei sovrani cushiti. Non è un caso che tale simbolo si ritrovi anche nella stele di Pi(ankh)y, dato che essa fu rinvenuta, come pure la stele di Nastasen, 7 all’interno del tempio di Amon al Gebel Barkal. Sfortunatamente lo stato rovinoso in cui
1 L. 26. 2 Un esempio tardo si può osservare sulla stele di Amanikhabale (Khartum SNM 522), in cui il sovrano è raffigurato con la corona ad alte penne di Amon : si tratta di una stele d’incoronazione d’epoca meroitica. Cf. Pompei 2006. 3 Vorrei segnalare una probabile similitudine ideologica con l’iscrizione, purtroppo frammentaria, rinvenuta nella parete nord della sala D del tempio T di Kawa, pertinente alla legittimità al trono e alla sovranità di Taharqa da parte di Amon ( ?) : alle ll. 4-5 si trova « [...] egli ha garantito a lui dominio e regalità [...] nelle due penne [Sµwty] e ureo » (Macadam 1955, Text, p. 99 ; Plates, nr xxi a). 4 Per quanto concerne la questione delle due offerte fatte da Pianhky, cf. A. Pompei, Considerazioni sulla com-
posizione iconografica di alcune steli regali del periodo cushita napateo, in questo volume. 5 Berlin 2268. Schäfer 1901 ; FHN ii, pp. 471 ss. Simbolo già analizzato dalla scrivente nell’articolo Il problema del cosiddetto omphalos di Napata, « REAC » 8 (2006), pp. 51-62. 6 La stele venne in realtà rinvenuta nel 1853 nel bacino del Letti, presso Nuova Dongola, ma è certo, dal testo della stessa stele, che la sua provenienza originaria fosse il tempio di Amon al Gebel Barkal. Schäfer 1901, pp. 137 ss. FHN ii, pp. 471 ss. 7 Esiste tuttavia un esempio di corona atef nella successiva stele di Anlamani del vii sec. a.C. (Kawa viii; Copenhagen Ny Carlsberg Glyptotek Aein 1708. Macadan 1949, pp. 44-50, pls. 15 ss.; FHN i, pp. 216 ss.).
sulla stele di “incoronazione” di pi(ankh)y (khartum snm 1851) versa attualmente questa importante stele rende impossibili tentativi di lettura e di traduzione e ciò costituisce una irrimediabile scomparsa di essenziali dati archeologici e storici. Mi sembra, tuttavia, di poter affermare che, se si potessero eventualmente confrontare ed esaminare altre fotografie eseguite al momento del ritrovamento, si potrebbero ottenere risultati insperati, essenziali non solo per la comprensione di questa stessa stele, ma anche per la conoscenza storica del periodo iniziale della xxv dinastia. Roma Abbreviazioni FHN i FHN ii IFAO
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Tav. 1. Stele in arenaria di Pi(ankh)y (da Reisner 1931).
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Tav. 2. Disegno della stele di Pi(ankh)y (da Reisner 1931).
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Tav. 3. Stele in arenaria di Pi(ankh)y (da Sudan. Ancient Treasures).
composto, in carattere dante monotype, impresso e rilegato in italia dalla accademia editoriale ® , pisa · roma
* Luglio 2008 (cz2/fg3)
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