A Caccia Di Mostri Panorama Mese Gennaio 1986

July 18, 2022 | Author: Anonymous | Category: N/A
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P M ingrandi ngrandimento mento

Fire nze dì fronte  Firenze fronte  all'uomo all'uom o che da  da  diciassette diciass ette ann i  pie. assa as sass ssin ina a leanni coppi cop e.   In un mese, l'inviato  l'inviato   di PM  ha  ha parlato  parlato   con centinaia di  di  fiorentini. fiorenti ni. Ognuno Og nuno   ha in mente il suo suo   mostro personale,  personale,  ognuno ogn uno è convinto convinto  d ^ sse ss e re il più più vicino vicino   alla al la ver v erità ità:: tu tutti  ti  acchiappamostri. E  E  c'è ancn an cneeato: chi chi ècinque stato  stato acchiappato: acchiapp cinq ue  tersone, finora, fino ra, sono  sono  inite in carcere.  carcere.  N essun ess unaa è ilil mostro. mostro.   Ma hanno hann o qualcosa  qualcosa   da raccontare.



di Rodrigo de Castro  fotografie di Mauro Galligani

gennaio 1986

 

agenzia Lan ci ha offerto venti milioni di lire per i nastri. Se lei me ne dà subito trenta, io glieli fac Iciò ascoltare», mi Iesorta il vecchio medico. «Ma caro, il I di intervenire intervenir e la moglie.

uomo è sceso dalla macchina. Alto e Marta è una medium, la più famosa grosso. gros so. Ha più di qua ran t’anni t’anni e porta veggente di Firenze. una giacca a vento nera. La notte dell’ultimo delitto, MarInvece di aprire subito il cancello, si ta ha avuto una breve visione: un concede una lunga pausa per guardarsi uomo alto e grosso parcheggia una intorno. Ruota tutto il corpo prima macchina bianca in mezzo ai boschi. alla sua destra, poi a sinistra. Come Dal portabagagli estrae un a bicicletta bicicletta se si trattasse di un rituale, inizia  pieghe  pie ghevole vole,, un unaa ma masch scher era, a, pistol pis tolaa e un’interminabile perlustrazione delle coltello. Poi si avvicina, nascosto dalla macchine posteggiate sul marciapiede nott notte, e, a un luogo dove c’è c’è una piccola s idig nfronte, o re ...» ,dove cercasiamo noi. È evidente tenda da campeggio.  Neii giorni  Ne gior ni successivi alla sc scope operta rta che sospetta o sa di essere pedinato.

«Non mi interrompere», medico afferrandole la mano.urla «Seilparli tu io perdo il filo del discorso. Lascia fare a me. So io come trattare questa gente. I giornalisti sono dei rapaci.  Nonn capisci che lui è venuto  No ven uto a casa nostra per strapparci la taglia dalle mani?». E poi, guardando me: «Mi dia subito duecentocinquanta milioni e io le dico chi è il mostro mostr o di Firenze Firenze». ». Si alza. È piccolissimo, porta gli occhiali e si muove a salti, come un  passer  pas seroo in gabbia. gabb ia. V a e vviene iene fr fren enet etiicamente per tutto l’ l’appartamento. appartamento. Di tanto in tanto il medico ricom pare  pa re stra stracar carico ico di do docum cum enti. ent i. Li bu tta trionfalm ente sul tavolo. tavolo. Ogni volta ri pete  pe te co conn ton tonoo mina minaccios ccioso: o: «Non li tocchi, prima voglio vede vedere re i quattrini». Di fronte a me cominciano ad accumularsi pacchi di ritagli di giornale, fascicoli ingialliti col timbro “Tribunale di Firenze”, pile di misteriosi dos siers psichiatrici e di vecchie mappe cartografiche cartografi che te nute miracol miracolosamente osamente insieme con lo scotch. Approfittando di una delle momentanee assenze del marito, la moglie, tremante di paura, dice: «Sa, l’otto settembre, la notte che ha ucciso la coppia di francesi a Scopeti, lui ci ha telefonato ancora. Le solite oscenità. Ma questa volta rideva e rideva. È

Il suo quello atteggiamento non è però che ci sispavaldo aspetterebbe da un uomo braccato. Anzi, nel suo comportamento comporta mento c’è c’è dell’ dell’ostentazione. ostentazione. Il suo sguardo di sfida, quasi astioso,  più che rivolto rivo lto verso vers o di noi che propr o babilm  bab ilment entee non riesce riesc e a disting dist inguer uere, e, sembra diretto verso tutta una città che da anni lo sta scrutando. «Hai visto visto bene la sua facci faccia?», a?», riatriat tacca Francesca più calma, dopo che l’uomo e la macchina sono scomparsi dietro il cancello. «Vero che è uguale all’identikit?».

in stato casa. un Non incubo. ho voluto Mio marito dirglielo. non Poera veretto, è troppo nervoso. Lei l’avrà capito. Ho H o pau paura ra per il su suoo cuore» cuore»..

ha rubate», i fiorentini. È uno strano giocodicono di specchi: il paesaggio che si guarda è lo stesso che vede lui  primaa o dop  prim dopoo di uccidere ucci dere.. Succede Succ ede a tutti di sentirsi nei panni del “mostro” “m ostro” . L’ L’identificazione, identificazione, anche se fugace, lascia un segno incancellabile. «Un po’ mostri siamo tutti», si legge su un muro a Scandicci. Ma questa dom enica sera, sulle colline a sudovest di Scandicci, in macchina non sono solo. Siamo in tre. La signora sign ora Marta, una vigor vigorosa osa settantenne, e Sergio, il suo fedelissimo amico, mi accompagnano. Ci dirigiamo verso un paesino situato in mezzo alla zona dove il “mostro” ha colpito più volte.

«È lui! È lui!», grida Francesca in  pr  pred edaa al pa panico nico m en entre tre si but butta ta sott s ottoo il cruscotto della macchina. «Ci ha visti.  Nonn dev  No devee riconosc rico noscerc erci.i. An Andia diamo mo via. Presto, presto». Ci troviamo in un quartiere della  perif  pe riferi eriaa nnor orde dest st ddii Firenz Fir enze. e. D a dove ho parcheggiato si domina tut tutta ta la strada. Poco prima è arrivata una berlina celeste. Si è ferm ata su un passo carra bile,  bil e, di fro f ront ntee al cancell c ancelloo de dell garage ga rage di un moderno palazzo residenziale. Un

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deiviene corpi stravolta della coppia di francesi, fcontinuo rancesi, Msusarta da un seguirsi di visioni rivelatrici. Nel giro di una settimana settima na sa tutto sul “mostro” , fino ai minimi particolari. La corte di amici che la circonda le consiglia di andare prima da un notaio, per assicurasi la taglia, e poi in questura. E così ha fatto. «Io delle taglie me ne frego», mi aveva detto giorni prima. «Bisogna salvare la vita ai giovani giovani.. L’è un prete, pre te, un bell’uomo ma un grande filibustiere. L’è un uomo sensuale che si prende delle grandi cotte per i maschietti. Poi, P oi, quando non viene contraccambiato, li uccide insieme alle ragazze. Lui sfregia le donne, strappa la loro natura, così,  pe r dispet dis petto. to. A bit bitaa con i du duee vecchi vecch i genitori vicino alla chiesa dove fa il  parro  pa rroco. co. In tra tranc ncee ho visto tu tutto tto : le finestre, il terreno, il tetto di tegole, il  padr  pa dree senz senzaa un bracci bra ccio. o. Ma la pistola pist ola e le cose delle ragazze non le tiene in casa. Lui ha le chiavi di un’altra chiesa, una chiesetta abbandonata sulle colline. collin e. In quella chiesetta chiese tta c’è c’è un santo Da quando sono arrivato a Firenze di marmo. Tiene un grosso llibro ibro tra le mi perseguita una sensazione di di- mani. Sotto, nel piedistallo, dietro una sagio. Il malessere diventa più acuto targa di ottone, otton e, nasconde la pistola». quando guido da solo sulle splendide Ci eravamo messi d’accordo con colline che circondano la città. «Le Marta la maga di andare a trovare il colline non ci appartengono più:vce le  pret  pr etee insieme. insie me. E prop pr oprio rio qu ques esto to stiastia -

SUCCEDE  SUCCEDE    A TU TUTT TTII DI DI  SENTIRSI NEI  NEI  PANNI DEL  DEL  "MOSTRO"

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mo facendo. «Piano, dice la maga, cambiando tonopiano», d’improvviso. «Dopo questa que sta curva comincia il paese. Guard Gu ardate, ate, quella que lla lìlì deve essere la chiesa dove lui dice la messa. È uguale a come te l’ho descritta, vero Sergio?». Sergio rimane zitto. È impressionato. Non riesce a tirar fuori la voce. La voce di Marta invece è sempre più suggestiva, suggest iva, diventa quasi un sussurro. E già notte. Siamo arrivati di fronte alla casa casa del prete. Le luci di una stanza sono accese. Dietro la finestra senza tende, si vedono due vecchi seduti al tavolo di cucina. La grossa macchina  bianca  bia nca n on c’ c ’è. «Sarà andato a fare uno dei suoi

 

soliti giri», dice la maga. «Andiamo a vedere la chiesetta abbandonata». Prima di mettere in moto, Sergio, che si è un po’ ripreso, dice: «Come avevi ave vi detto: le persiane sono verdi, gl glii infissi bianchi, la casa marrone, i due genitori in cucina, il terrazzo che da sulla strada. Tutto coincide perfettamente. Ma, Marta, il tetto non ha le tegole, è fatto di lamiera». «Ma Sergio», risponde la maga, «visto «vis to in parapsicologia, l’ l’èè sempre sem pre un tetto, no?» no?».. Il vecchio medico si è un po’ calmato. Non vuole più i soldi. Mentre la moglie ci ci prep ara il caffè, mi confess confessaa che vuole soltanto soltan to che i giornali locali locali  pubblich  pubb lichino ino un unaa sua le lette tte ra person per sonale ale al “mostro”. Ma la lettera è troppo lunga. Gliel’hanno rimandata indietro. Nel giro di mezz’ora mezz’ora sa salta lta fuori la vicenda che da anni lo ossessiona. Il “mostro” sarebbe un suo collega, un medico che negli anni Settanta gli ha  pratic  pra ticato ato un iinte nterv rven ento to chirurg c hirurgico. ico. «Sono stato suo paziente», racconta. «Subito mi resi conto che avevo a che fare con un pazzo, “Odio il mio mestiere”, mi disse subito dopo 1’ operazione, quando io e altri medici scoprimmo il guaio che mi aveva com binato  bin ato.. Minacciai Mina cciai di fare far e caus causa. a. Lui venne a casa mia per chiedermi perdono. Piangeva. C’era anche mia mogl moglie. ie. “Non sopporto questa qu esta società” , ddiceva iceva tra i singhiozzi, “vi odio tutti”. Ebbi  pietà.  pie tà. Ma alcun alcunii aanni nni più ta tard rdii ccomb ombiinò un altro disastro nell’ nell’ospedale ospedale dove lavorava. Non No n esercita più».  Nell 1981  Ne 1981 com cominci inciano ano le te telef lefona onate. te. Minacce di morte. Proposte oscene: «Sono io il mostro di Firenze, ma nessuno mi potrà mai far nulla», dice al telefono alla mogli mogliee terrorizzata. Il vecchio medicoPorta decide di registrare le telefonate. i nastri ai carabinieri. Si fa un confronto. L ’altro medico nega tutto. Le telefonate sono anonime, vengono fatte da telefoni  pubblici.  pubb lici. «Ma noi sappiamo che è lui», insiste disperato il ve vecchio cchio medico. «Ma lei avrà in mano anche qualche indizio: la pistola per esempio. Oppure la macchina che usa». «Io non sono un poliziotto, sono un medico. Sono loro che devono trovare la pistola. Pochi giorni fa sono stato dal sostituto procuratore Fleury. Mi ha assicurato che lo tengono sotto stretta stre tta sorvegl sorveglianza». ianza».

TAGLIA, NOVILUNIO, GIORNALI: SABATO COLPIRÀ'

Per primaaveva voltaspedito il “mostro” si eraa fattolavivo: per posta un giudice un pezzo di pelle asportato aspo rtato alla sua ultima vittima. «Il mostro vuol essere preso oppure sta solo depistando le indagini?», era la domanda che tutti si ponevano in quei giorni. Mezza Firenze però e ra convinta che il “mostro”, ormai travolto dagli ultimi avvenimenti, stava per colpire prestissimo, anzi si credeva che si sarebbe fatto vivo la notte di quel sabato. Quella notte, carabinieri, polizia, vigili e pompieri erano stati mobilitati in massa: pattugliavano le colline, allestivano allesti vano posti di blocco, tende tendevano vano

esserne convinto: con lui collaborano familiari familia ri e amici. amici. Ecco il racconto dell’ d ell’avvocato: avvocato: «Nel 1980 il ragioniere viene assunto dalla ditta. È molto efficiente ma instaura rapporti impossibili con le donne dell’ufficio. «Salvo questi inconvenienti, niente di strano fino alla mattina del 24 ottobre 1981, cioè il giorno in cui viene pubblicata sui giornali la notizia del delitto di Calenzano, l’assassinio dei giovani Stefano Baldi e Susanna Cambi nella notte tra il 22 e il 23 ottobre. La mattina del 24 vado alla ditta che è vicina a dove furono trovati i corpi. All’ora di pranzo incontro il ragioniere che si offre di riportarmi in città, perché ero senza macchina. «Ha visto la storia del mostro?», domando. Risponde che i giornali non li legge mai. «È un delitto come quello di poco tempo fa», spiego. «Chi, due ragazzi?» domanda. Si continua a parlare e lui dice: «Si vede che ha rubato l’idea dal libro dove un tizio  pren  pr ende de gli scalpi delle donn d onne». e». «Qual «Q ualee libro?», domando infastidito dal tono che ha usato per dire “scalpi”. «Il titolo non lo ricordo, ma è di questa stessa edizione», dice prendendo due gialli gia lli porno dal cruscotto. L a tensione che si era c reata in macchina si poteva tagliare con un coltello. Rimasi zitto  per  pe r il resto res to del d el pe perco rcorso rso.. «Da allora il ragioniere nei miei confronti è diventato ossequioso. Mi fa continuamente dei regali. Un giorno mi ammalo e lui si si offre di porta portarmi rmi a Pisa dove devo essere ricoverato. Durante il viaggio mi racconta che ha ereditato eredita to dei bisturi dal padre pad re chirurgo e aggiunge che, con quei bisturi, suo  pa  padr dree avr avrebb ebbee fatto fat to trap tr apia iant ntii di cerve cer velllo. Sempre più preoccupato preocc upato,, gli chiedo

 bl  blind trappo indate ate, le, con seguiv s eguivano finte anocoppie da d a vicino su macchin macchine le m mosse ossee dei principali indiziati. Anche molti  privat  pri vatii cit cittad tadini ini eran er anoo a Firenz Fir enzee sul  piede  pie de di guerra: guer ra: di giorn giornoo avvocati, avvoc ati, ingegneri, fruttivendoli, giornalai; di notte acchiappamostri. Francesca e io non eravamo gli unici pedinatori a spiare l’arrivo della  berli  be rlina na cele celeste. ste. U na dec decina ina di me metri tri  più ava avanti, nti, in un unaa sec second ondaa mac macchin china, a, c’erano c’erano altri due acchiappamostri. Francesca è la figli figliaa ventiquatt ventiquattrenne renne di un avvocato conosciuto a Firenze. Suo padre è convinto che il “mostro” è un ragioniere in una ditta di cui lui è il consulente legale. Ma non è il solo a

che non cosamipensa delno», “mostro”. «Fatti che riguardano», riguarda risponde. «Di ritorno a Firenze parlo subito con alcuni suoi colleghi d’ufficio. Scopro che aveva conosciuto Stefano Baldi. Scopro anche che il giorno del delitto a Calenzano erano state viste due macchine: nel pomeriggio una A 112; la sera un’Alfa rossa, con alla guida un personaggio stravolto. Dalla descrizione di quest’uomo verrà ricavato l’identikit pubblicato mesi dopo Nazion ione. e.   Il geometra ha sia da  La Naz sia una A 11 1122 che un ’Alfa 2000 2000 rossa. Nei N ei mesi di giugno e agosto 1981 l’Alfa rossa 1’ ha lasciata in parcheggio nel cantiere. Interrogato da un suo collega, dice di

La notte che abbiamo pedinato 1’ uomo della berlina celeste, Francesca aveva più di un motivo per essere ansiosa. Era sabato, notte di novilunio. In diciassette anni il mostro aveva col pito ott ottoo vo volte lte,, quasi quas i sem sempre pre di sabato saba to e in notti di novilunio. Erano passate passate poche settimane dall’ ultimo delitto. La procura di Firenze aveva offerto, con un termine di due mesi, una taglia di cinquecento milioni milioni a chi dava informazioni utili per la cattura del “mostro” “mostr o” . Dal giorno dell’ ultimo delitto i giornali locali, seguendo gli umori del pubblico fiorentino, si erano scatenati: andavano a ruba. Ogni giorno c’era un colpo di scena.

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averla venduta a settembre. Si accerta strologo di punta della N  Naz azio io ne , Mario  però  pe rò che il passag passaggio gio di pro p ropr priet ietàà è del d el Spezi, a tirare pubblicamente in ballo gennaio 1982. il suo caso, chiamandolo il “dottor B ”. «A un altro suo collega di ufficio «Non ho mai scritto il suo nome», si racconta che ha due fucili, uno a ri- giustifica Mario Spezi, un unaa volta che lo  petizi  pet izione one.. Gli dice anche anc he di avere ave re due incontro nella redazione del suo gior pistole:  pisto le: un unaa ca calibro libro 22 e un unaa 7,65. No Nonn nale. «Non ho fatto altro che rendere ho scelta. Devo andare dal giudice  pubblico  pubb lico un tron tr onco cone ne de dell’ ll’inch inchiest iesta. a. È istruttore. Oggi stato il settimanle  a mettermi in «Dopo una perquisizione si arrivò  boc  bocca ca cose che non mi ero nea neanc nche he a un confronto in questura, lui si è sognato di dire». dimostrato dimostra to impassibile. impassibile. È ridicolo che Mezz’ora Mezz’ ora prim primaa di telefonargli, non lo prendano pe r che un maniaco,  per  perch chéé è uno fa mol molto toha detto, sport. spor t.  Nonn mi ha mai gu  No guar arda dato to in faccia. A momenti mi sembrava che tutta la faccenda gli facesse piacere. Venne  prosciol  pros ciolto to quel quello lo stess stessoo giorno. gior no. Nella Nell a sua casa non fu trov ata la calibro 22. «Il giorno dopo è rientrato tranquillo in ufficio. Qualcuno gli ha chiesto come stava. E lui: lui: “Non sono mai stato così ben benee in vita mia” . Nel giro giro di pochi giorni si si è licenziato. N Non on sono mai ma i riuscito a sapere perché lo hanno prosciolto. Aveva degli alibi? Sembra che tutto l’incartamento dell’inchiesta sia andato perso. Lo controllano ancora? Per questo q uesto noi co continuiamo ntinuiamo l’indagine l’indagine  pr  priva iva tam en ente. te. Vo Vorr rrem emoo ave a vere re alm almeno eno le prove pe r lasciarlo in pace.»

CENTINAIA  CENTINAIA  DI LETTERE  LETTERE  CHE ACCUSANO   ACCUSANO I MEDICI Decine di medici sono stati e sono tuttora sotto inchiesta. Centinaia di lettere e telefonate arrivano in questura accusando qualcuno della categoria. Oltre al collega “pazzo” delle telefonate anonime al vecchio medico e sua moglie, moglie, c’ c’èè anche il “dottor B” B”. «Pronto. Vorrei parlare con il dottore B» B».. «Mi dica», risponde il medico. «Abbia un p o’ ddii pazienza, sono un giornalista e sto facendo un’inchiesta sulle vittime degli acchiappamostri. Vorrei incontrarla». «Mi deve scusare. Ho deciso di non rilasciare dichiarazioni a nessun giornalista». Sfido io. È stato il giornalistamo

«I guardoni a Firenze saranno una cinquantina», è stata la mia prima meditata risposta. risposta. «Sbagli. Solo gli schedati sono ottocento», mi avevano detto, con un  pizzico di orgogli or goglio. o. Oggi però non è facile trovare un guardone a Firenze. Con i tempi che corrono, per fare il guardone come si deve, bisogna spostarsi ad Arezzo, Siena o Bologna. Di tutto è stato scritto sui guardoni

conoscevo il nome del “dottor microfoni le macchiErano bastati però cinque minutiB”. di di ne,Firenze: cinepre se cineprese con lentisotto infrarosse, infraross e, giro chiacchiere con un gruppo di ragazzi di ricatti, ricatti, racke t orga nizzato... in un bar di paese per pe r saperlo. Dovevo per forza riuscire a incon«Secondo voi, chi è il mostro?», trare un guardone fiorentino. Dopo avevo chiesto casualmente. «Il dottor alcune settimane, attraverso un giro B. Il suo consultorio è qui dietro 1’ completo di conoscenze, ce l’ho fatta. angolo», aveva risposto il ragazzo. Ed eccomi finalmente di fronte al mio «Ma dài, se lui è il mostro io sono guardone. Cenerentola», aveva detto un altro. «Guardi», mi dice sconsolato. «Le «Io nel suo consultorio non ci andrei  pa  pare re che io, dopo dop o alm eno ve vent ntii in inte terrmai», era intervenuta una ragazza. rogatori in questura e nei tribunali, «Nessuno qui in paese si fa visita- voglia continuare a uscire di notte? re da d a lui» lui»..  Nonn ce la fac  No faccio cio più. pi ù. Basta Ba sta.. H o chiuso c hiuso Il caso del dotto dottorr B, del “chirurgo con le coppie». della morte” morte ” , come lo chiamò allora la Ci eravamo trovati in uno dei ba r di stampa, scoppiò un paio di anni fa. A  piaz  piazza za Repub Re pubblic blica. a. L ’uo uomo mo ha poco poc o quei tempi, nella già scatenata fantasia  più di tre tr e n t’anni. Po rta rt a un ele elega gante nte dei fiorentini prendeva corpo la tesi vestito grigio, un po’ liso e passato che il “mostro” fosse un voyeur, cioè di moda. moda. H a la cravatta. A guardarlo un guardone. Se in più il guardone si direbbe il commesso di un grande era medico, allora era fatta. In poche magaz magazzino zino andato prem aturam ente in  parol  pa rolee a qu quest estoo si ri riduc duceva eva il caso cas o del  pen  pensio sione. ne. dottor dott or B. Circolava anche la vvoce oce che «Sono vere le storie che girano sui una sua donna lo avrebbe querelato guardoni di Firenze?»  per  pe r cru crudel deltà. tà. E pe r fini finire, re, il d ot otto torr B «Magari», risponde. «Figuriamoci, viveva solo solo con la vecchia madre madre.. io non so neanche guidare e non ho «Nessuno ha mai sostenuto che le scattato una foto in vita mia. Mi ci mutilazioni sulle sulle donne vittime del mo - vede carponi sotto una macchina per stro debbano essere fatte da un medico attaccare un microfono? Sono tutte o da un infermiere», mi dice un alto favole. Invenzioni vostre per pe r vender venderee i fuzionario della polizia che preferisce giorna giornali. li. Chieda Chie da a Enzo Spalletti, cosa non essere nominato. «Anzi, io ch chee ho ne pensa pen sa dei giornalisti». giornalisti». visto qualsiasi qualsi iasi cadaveri pazzo le è capace posso assicurare di combinare che un macello del genere». «Qua nti guardoni crede «Quanti cre de che ci si siano ano a Firenze?», è una delle domande che fanno i fiorentini, soprattutto mostro io gi, ai forestieri quando quand o raccontano rac contano la vicenda del “mostro”. Si tratta di una sorta di rito di iniziazione. Nessuno si salva. Così come nessuno nessu no si salva dalle sordide barzellette sul “mostro” e i suoi repert reperti. i. Ma guai se uno no nonn ride. Bisogna esorcizzare no? «Firenze è come un grande collegio, e tutti quanti siamo un po’ ragazzini», sento dire da qualche parte.

Enzo Spalletti è ilvittima primo “mostro” ufficiale, la prima degli acchiappamostri chiappamo stri pubblici finita finita in galera. Viene arrestato pochi giorni dopo il duplice omicidio di Scandicci del 7 giugno 1981. Sulle colline di Scandicci, all’ora presunta del delitto, la sua macchina era stata individuata da un altro guardone. Il primo mandato di cattura è pe r reticenza: Spalletti qualcosa doveva aver visto per fo rza ... Appe na giunta la voce del suo suo arre sto, Mario Spezi, il mostrologo della  N  Naz azio io ne , si precipita a intervistare la moglie di Spalletti. Ingenuamente, forse sbagliando di data, la donna gli racconta, come poche ore prima segue a pag. 78

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pAA a caccia di mostr mostrii

SONDAGGIO:  SONDAGGIO:  CHE IDEA  IDEA  AVET AV ETEE DI LLU UI?  L'  L'in inda dagi gine ne della M ak akno no    pe r  PM  PM conferma  la caratteristica   princ  pri ncipa ipale le del d el man maniaco iaco::  quella di essere essere,,  diciass dic iassette ette anni dop dopo o  il suo prim o crimine,   pe rfetta  perfe ttame mente nte sscon conosc osciuto iuto..  Potrebbe dun que esser esseree  chiun que que:: e non è un caso  che dal sondaggio   eglii risulti com e «u egl «uno no  di quei volti che ,  visti una volta,  si dimenticano per sempre »,  secondo una famo sa   battuta di Oscar Wilde.

I

1 mani maniac acoo ch chee a Fi Firen renze ze hhaa ucc uccis isoo A novembre, si è svolto a Modena sul tema tem a “Sessualità, ppiaiasedici volte è quasi certa certame mente nte (91.8 un convegno sul  per  pe r cen cento) to) di sesso masch maschile. ile. Molto Molt o cere, violenza”. Essendo la discussio pr  proba obabil bilme mente nte è un esse essere re solitario solit ario ne centrata sulla patologia della vita particolar e del piacere, piace re, le (66 per cento) e afflitto da impoten- sessuale e in particolare za (67.9 per cento). Probabilmente è reazioni hanno avuto un c arattere più anche una persona che ha sofferto pe- “mirato” del sondaggio MarkoPM. santi delusioni sentimentali (57.7 per Tuttavia le principali tesi sostenute cento) ed è verosimile che viva nella non sono andate molto lontano da n el sondaggio. stessa zona dei delitti (63.6 per cento). alcune di quelle emerse nel Appartiene alla classe media (68.6 Così, per lo psicoterapeuta Franco «sicura mente vive  per  pe r c ento en to), ), fors forsee medio me dioal alta ta (34.4 pe perr Boldrini, il maniaco «sicuramente cento), (34.2). (34.2). Questiforse sonomediobassa i caratteri psicologicamente e sociologicamente sociologicamente più marcati dell’assassino fiorentino, secondo il sondaggio sondag gio svolto svolto dalla M akno per pe r PM   e pubblicato nelle tabelle di questa  pagina.. Il sondag  pagina sondaggio gio confe co nferm rmaa dunqu du nquee  piena  pie name mente nte la caratt car atteri eristi stica ca princi pr incipale pale del criminale: quella di essere assolutamente sconosciuto. Egli è, come notano gli autori del sondaggio, «uno di quei volti che, visti una volta, si dimenticano per sempre», secondo la battuta di Oscar Wilde. È difatti interessante la notevole percentuale (33.7) di intervistati inclini a credere che il maniaco sia una persona “normale” con moglie e figli: insomma, una figura davvero comune.

una vita con normalissima» ed del è «un esibizionista un forte for te gusto rischio». Per il sessuologo Willy Pasini è «molto intelligente, forse un intellettuale (che) ricava dalle sue azioni una forte gratificazione narcisistica narcisistica oltre che sadica» mentre per la psicoioga Giorgia Della G iusta la psicologia psicologia del maniaco è «a struttura paranoica ossessiva, un maniaco deirigiene, un salutista che trascorre gran parte del tempo libero  passegg  pass eggiand iandoo nei boschi». boschi» . Che possa trattarsi tratta rsi di un moralista o perfino di un  bigott  big ottoo lo ha sosten sos tenuto uto a suo te temp mpoo in un un’’intervista Cesare M usatti, il decano della psicoanalisi italiana. Ma se si fa l’ipotesi che si tratti di un prete, il sondaggio Makn o-PM   registra P80.8  pe  perr cento ce nto di opinion opin ionii ne negat gative. ive.

Così lo lo immaginano immaginano gli gli italiani: borghese borghese,, benestante, benestant e, vive  vive  da solo vicino alla zona zo na dei delitti, non è sposato spo sato,, non ha  ha  figli, è impotente, ha molto sofferto per motivi sentimentali. Dai punto di vista dell'apparte  dell'apparte   nenza sociale, lei immagina il  il  maniaco di Firenze Fire nze come:

L'opinione L'opinio ne pubblica dà per scontato o quasi che il maniaco di  di  Firenze sia un maschio. Lei è d' Sì Non del tutto tutto Penso che sia femmina

V l.8% 7.8 U.4 U.4

Una persona di classe sociale alta 11.3% Di classe sociale medio-alta 34.4 d ; c|asse sociale soci ale medio-ba ssa 34.2 Di bassa bas sa estraz ione ion e 7.7 11.7 Non so 0.6 Non risponde

Ecco una serie di schemi psicologici che potrebbero servire per  per   definire la personalità del maniaco di Firenze. Per ognuno di  di   questi schemi, ci dica qual è la su suaa opin opinione. ione. IL MANIACO PUÒ'ESSERE PUÒ'ESSER E Omosessuale Droqato Impotente Un uomo di potere, potere , molto protetto Una persona che ha patito forti delusioni Un prete Una persona "no rma le" con moglie e figli Un essere solitario Una persona che vive nella zona dei delitti Una persona che viene da fuori per uccidere

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CREDO CREDO DISI' DINO 53.3 36.3 61,4 31.5 20 .0 67.9 64.4 19.4 32.6 57.7 80.8 8.3 52.5 33.7 21.7 66.0 27.1 63.6 66.5 21.0

NON SO NON RISPONDE 10.4 7.1 12.1 16.2 9.7 10.9 13.8 12.5 9.3 12.5

gennaio 1986

 

QUEL GIORNO GIORN O  A CALENZANO  CALENZANO  DUE AUTO A Calenzano, in Campo  Le Bartoline, la stele   eretta in ricordo di Susanna  Cambi e Stefano Baldi. «... il giorno del delitto, delitto,  a Calenzano erano state  viste due macchine:  nel pomeriggi pomeriggioo una A 112,  la sera un9Alfa rossa,  con alla guida un  personaggio stravolto. Dalla descrizione  di quest’uomo verrà  ricavato l ’identikit  pubblicato mesi dopo dal  quotidiano La Nazione...».

 

Giovanni Mele, sardo, accusato del primo delitto della catena, ha passa to sette mesi in carcere. Suo fratello Stefano ha scontato dodici anni, con l’attenuan l’attenuan te della seminfermità mentale, per Passassimo della moglie mogl ie Barb ara Loc Locci ci e del del suo ama nte. Poi s’è scoperto che la pistola usata a Signa nel 196 19688 era la stessa di tutti i crimini successivi.

gennaio

 

QUELL A NOTT QUELLA NOTTEE  FURONO FUR ONO TUTT TUTTII  MOBILITATI Un Ha re K rishna a cavallo nella zona dell’ultimo delitto (Scopeti, settem bre 198 1985). 5). Gli Hare Krishn a haniio una vil villa la nei dintorn i: «Q uella notte, carabinieri e polizia polizia erano stati mobilitati in massa:  pa ttu gl glia iava va no le co colline lline,, allestivano posti di blocco, tendevano tràppo le. Anche molti cittadini erano sul piede di guer ra: di giorno avvocati, negozianti, giornalisti. Di notte, ae ch iap pam pa m os tr ii> >>.

 

SUL GEOMETRA  GEOMETRA  INCHIESTA   INCHIESTA II paese di Vicchio DIdiFAMIGLIA Mugello, teatro del

settimo delitto nel luglio 1984. «L ’avvo ’avvocato cato è convinto che il “mo stro” è un suo exdipendente, un geometra.  Nonn è il solo a esser  No es ser ne convinto: con lui collaborano familiari e amici. Da mesi, l’avvocato l’avvoca to ha adibito una stanza del suo uffi ufficio cio esclusivamente al “mostro” , con mappe catastali dei luoghi dei delitti e un arch ivio...».

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SOSPETTERÀ  SOSPETTERÀ  IL COMPUTER? Il sostituto procuratore Francesco Fleury: «Stiamo ancora lavorando sui grandi numeri, selezionando tutte le segnalazion i che ci sono arrivate. Abbiamo cominciato ¡1lavoro con il computer.  Nulla  Nu lla si può pu ò eesc sclud lud er ere, e, il lavoro è m onumentale. Abbiamo appena finito il controllo dellee quattordicim ila dell  pistole  pis tole c alib al ibro ro 22 iscritte in Toscana».

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UNAVITA  VITA  DELITTO   DELITTO PER  DELITTO 2 / y r w

A Signa, in località Castelletti, Barbara  Locci e Antonio Lo Bianco sono uccisi  in un’Alfa Romeo Giulietta bianca:  lui con quattro colpi al polmone e nella   zona pleurica; lei con quattro colpi   alla spalla sinistra e al cuore. L’arma,   come in tutti i delitti della serie, è  una Beretta calibro 22; i proiettili, Winchester serie H. Stefano Mele, marito  della vittima, è condannato a 14 anni.

14- k f a d r i ü li Ú 

A Borgo san Lorenzo, in località Sagginale,  Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore  sono uccisi in una Fiat 127 blu: lui   con cinque colpi alla spalla sinistra e  al cuore; lei con quattro colpi all’  addome e alla gamba. Dieci ferite da  taglio su di lui, novantasette su di lei,  nelle zone toracica e pubica. Nella  vagina, un tralcio di vite.

A Scandicci, in via d ell’Arrigo,  Carmela De Nuccio e Giovanni  Foggi sono uccisi in una  Fiat Ritmo color rame: lui con  tre colpi all’aorta, al polmone  e alla testa; lei con cinque   colpi a cuore, braccia, testa

e collo. Lui ha tre pugnalate   alla schiena, lei una  pugnalata al basso ventre. Le  è stato asportato il pube,   con tre tagli netti. Altre  piccole ferite ai seni e al collo.

oifr y*. y*. n e t  A Calenzano, in Campo Le Bartoline, Susanna Cambi e Stefano Baldi sono  uccisi in una Golf Go lf nera: nera: lui con   cinque alla spallalei sinistra, al cuorecolpi e al polmone; con     cinque colpi al seno sinistro e  al torace. Entrambi  accoltellati alla schiena. A lei è stato   asportato il pube con tre tagli.

 

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.

A Montespertoli, in località Baccaiano, Antonellaa Migliorini e Paolo Mainardi  Antonell sono uccisi in una Seat 147: lui con   quattro colpi alla spalla, dietro  l’orecchio e alla testa; lei con tre  colpi alla testa di cui uno allo zigomo   che le distrugge il naso. Dopo un primo  colpo, non mortale, l’uomo ha messo in  atto un inutile tentativo di fuga,   innestando la retromarcia.

9tí fc * J h t/ 9£ 2 A Galluzzo Certosa in via di Giogioli, Horst Meyer e Uwe Rusch Sens sono uccisi  in un camper Volkswagen: il primo con  tre colpi alla schiena; il secondo con   quattro colpi di cui uno allo zigomo,   che raggiunge il cervello. È l’unico   delitto di cui siano vittime due maschi. Si suppone che l’autore sia stato  tratto in inganno dalla folta e lunga   capigliatura capigliat ura biondaper di una uno donna. dei due, due , e   l’abbia scambiato

A Vicchio di Mugello, in località  Buschetta, Pia Rontini e Claudio  Stefanacci sono uccisi in una  Fiat Panda celeste: lui con  quattro colpi al torace e  all’orecchio destro; lei con tre colpi  alla schiena e allo zigomo destro.   Lui ha dieci coltellate alla

schiena e numerose ferite ai  genitali. A lei sono stati  asportati il pube e la mammella   sinistra, con tagli netti.

A Scopeti in via degli Scopeti, Nadine  Mauriot e Jean-Michel Kraveichvili  sono uccisi nella tenda dietro dietro una Golf   bianca. Lui con quattro colpi alle   braccia e al labbro superiore: lei con   tre colpi in testa e uno al seno   sinistro. Lui ha dodici coltellate di  cui quattro, quelle mortali, al torace.  A lei sono stati asportati di netto   il pube e la mammella sinistra.

 

«NON SONO «NON SON O  ALTRO CHE  CHE  UNliGIUDICE» giudice istruttor e giudice M ario R otella. All’ All’inviato inviato di PM, dopo essere stato intervistato, ha scritto: «Le indagini sono in un momento caldo. Sono molto più imp ortanti della mia immaginestampa. Ne tenga conto: può informare senza fare di me un personaggio. Io credo n democrazia e nelle funzioni democratiche del giudice».

»canaio 1986

 

IL TESTIMONE  TESTIMONE  CHE CH E AVEVA AVE VA   SEI ANNI  Na  Natal talino ino Me Mele, le, fig figlio lio di Stefano e nipote di Giovanni Mele. Unico testimone, a sei anni, dell’assassinio di sua madre Ba rbara Loe Loeci ci e dell’amante a Signa nel 1968, 1968, è ritenu to  person  per sonagg agg iochi io chiave ave dagli dag li inquirenti. Ma Natalino, che dormiva sul sedil sedilee  po ste rio re de dell’au ll’au to, to , oggi ricorda: «Quella notte, no n ho visto nessuno».

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gennaio 198 19866

 

Il sindaco di Fi Massimo Bogianckinq. «Non mi  piace la parola “mostro”.  Mi pare giusto dire, invece,  che la città è atterrita  ma non perde la  Dei resto, Firjpze sii s ii   sempre comportatajpn 1 civiltà di fr(fi™^ievemi  drammatici   Resistenza, l’à la siccità; e anche di   fronte ai problemi  della sicurezza. Non c ’è  altra città in Italia dove  i cittadini, quando  assistono a uno scippo,  se possono, bloccano il  ladro. Taglie o non taglie».

lt

 

E MEDICI  MEDICI  LMIRINO

un guardone

 

E INTANTO  INTANTO  SI PREPARA  PREPARA  UN FILM Mario Spezi, cronista del quotidiano La Na zion e  e autore di un libro sul “mostro”, durante le  pr  prim im e rip re rese se d i un film tra tto dal suo libro e sceneggiato da lui stesso. L ’iniziati ’iniziativa va di  pro  p ro d u rr e il film hhaa destato forti pole polemiche. miche. Un settimanale settimanale ha scritto che Spezi conosce il nome di un personagg personaggio io fortemente indiz indiziato. iato. Il giornalista, interrogato da PM , ha smentito.

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aveva fatto con gli inquirenti, che la mattina dopo l’omicidio il marito gli ha commentato l’uccisione dei due ragazzi. Ma com e?, si domand domandaa Spez Spezi. i. La notizia era stata resa pubblica solo al pomeriggio. Spalletti si ritroverà con un secondo mandato di cattura: questa volta per omicidio. Enzo Spalletti è stato scarcerato quattro mesi più tardi, ma mai prosciolto. Il “mostro” aveva colpito di nuovo, a Calenzano.

dici anni come unico esecutore dell’ assassinio della moglie e delPamante. La pistola calibro 22 però nnon on er eraa mai stata ritrovata. Stefano Mele aveva conosciuto Bar bara  ba ra Locci, anc anche he lei ssard ard a, ne nell 1960. 1960. Tutti in paese sapevano che lui, diciasdiciassette anni più vecchio, geloso proprio non era: aveva sempre accettato che lei avesse degli amanti. Salvatore e Francesco Vinci, due fratelli sardi, in  perio  pe riodi di divers diversi,i, eran er anoo per perfino fino vissuti lungo tempo in casa dei Mele. La notte del 24 agosto 1968, due giorni dopo il delitto, Stefano Mele ha confessato ai carabinieri di avere ucciso la moglie e Antonio Lo Bianco. A portarlo por tarlo in auto sul luogo del delitto e a dargli la pistola calibro 22 a canna lunga, era stato Salvatore Vinc Vinci. i. Dopo un confronto con Salvatore Vinci, Mele ha cambiato versione: versione: non è stato Salvatore ad accompagnarlo quella notte, è stato Francesco Vinci, il fratello. Nel giro di pochi giorni, Come oggi i fiorentini organizzano Stefano Mele cambierà altre volte, gite e fanno il picnic la domenica sui compromettendo altri amanti veri o luoghi dei delitti, così così non è de detto tto che  pr  presu esunti nti ddella ella moglie.

Signa è una tappa obbligata per chi vuole scrivere sul sul caso caso del “mostro” “mo stro” . È anche una tappa strabattuta da chiunque sia convinto che è possibile ricostruire la verità di un fatto accaduto diciassette anni fa. Non No n c’è c’è mostrologo che non abbia ostinatamente percorso su e giù i due chilometri di strada in salita o in discesa che portano dall’ excinema in piazza piazza Cavour, Cavo ur, il Michelacci & Arena Anonima, al cimitero: la stessa strada che nella notte del 22 agosto 1968 hanno fatto Antonio Lo Bianco, Barbara Locci e suo figlio di sei anni, Natalino Mele. Poi c’è ancora da fare l’altro pezzo di strada in terra battuta, in mezzo ai campi, tra le canne, che porta alla località Castelletti, luogo dove sono stati sparati otto colpi, contro i due

nel prossimo futuro Signa Lastra a Signa, due ombrosi paesinie separati dall’Arno, non diventino meta di  pellegr  pel legrinag inaggio gio di tur turist istii da tu tutto tto il mondo. Per un modico prezzo, iill tour includerà non solo una breve fermata al luogo dove il mostro sparò la prima volta nel 1968, ma anche il giro di tutti gli altri posti dove si sono svolti i fatti che costituiscono l’ormai famosa “pista sarda”. È una esagerazione? Non uno ma due film sul “mostro” vengono oggi girati contemporaneamente a Firenze. Fino alla metà del 1982 gli inquirenti erano convinti che i delitti del “mostro” erano tre: il primo nel 1974,legava gli altri due tre nel duplici 1981. Ilomicidi nesso che questi era la pistola. La perizia sui bossoli dimostrava che tutti quanti erano stati sparati con la stessa arma: come un’ impronta imp ronta digitale, il percussore di una  pistol  pis tolaa lasci lasciaa su tu tutti tti i bossoli bosso li spa spara rati ti lo stesso identico segno. Sono varie le versioni su come si arrivò a scoprire che la pistola del mostro aveva sparato anche a Signa nel 1968. Comunque siano andate le cose, nel 1982 i magistrati si sono trovati di fronte al bisogno di riaprire un caso che per la giustizia era chiuso già nel 1970: un muratore sardo, Stefano Mele, era stato condannato a quattor-

amanti mentre il sedile. bambino, dormiva dietro , Natalino, dietro, sdraiato sul Finalmente, se il fango lo permette, dal luogo del delitto bisogna fare a  piedi  pie di i due chi chilom lometr etrii di ape apert rtaa cam c ampa pagna, il percorso percorso fatto quella notte dal  piccolo  picco lo Natali Nat alino no fino alla all a casa colonica colonic a dove ha trovato la famiglia che alle due del mattino, sentito il campa campanello, nello, 10 ha accolto. acco lto.  Natal  Na talino ino,, unico tes testim tim on onee ddel el de delit litto, dopo un confronto con il padre, si è uniformato alla confessione di lui e ha dichiarato: «È stato il babbo a  porta  po rtarm rm i dai D e Fe Felice lice,, sulla spalla». spalla ». 11 bambino di sei anni, interrogato a  più ripre rip rese se dai ca cara rabin binier ieri,i, ha de detto tto di volta in volta che sul luogo dell’ omicidio c’erano: suo padre; lo zio Pietro di Scandicci (presumibilmente Piero Mucciarini, cognato di Stefano Mele) ; Francesco Vinci e , fra le cann e, Salvatore Vinci. Vinci. I De Felice stanno ancora là. Sono gentilii con i mostrologi. N on si seccagentil no per il disturbo. Anzi, sembrano lì apposta,, contenti di essere intervistati, apposta felici di ripetere per l’ennesima volta cose impossibil impossibilii da ricordare. ricordare . «Sì, ricordo benissimo», dice sorridente Antonio De Felice, muratore. «Natalino ci ha detto quella notte: “Ho sonno. Il babbo è malato a casa. La mamma e lo zio (così chiamava

LA STESSA PISTOLA COLPI' ANCHE ASIGNA

Quando i giudici gli come mai si contraddice in chiedono quel modo, risponde: «Al momento opportuno, in mezzo a tanta giustizia non mi ci ero trovato e mi sono confuso». La perizia psichiatrica fatta a Stefano Mele nel 1969 stabilisce che è affetto da oligofrenia. Di fronte agli  psichia  psic hiatri, tri, soster sos terrà rà se semp mpre re la su suaa com  pleta  ple ta estra es trane neità ità ai fatt fatti.i. In co corte rte d ’ Assise, dura nte il processo, si dichiara innocente. Accusa Francesco Vinci: avrebbe ucciso Barbara Locci per gelosia. «Lui non mi ha mai detto di avere ucciso», dichiara Mele. «Lo penso io perché più volte ne aveva parlato. Però non ho mai ma i visto visto la pi pistola». stola». Ma verrà interrotto giudice. Lo faranno parlare con dal il suo difensore che lo consiglierà di dichiararsi colpevole. Stefano Mele si piega e dice che sul  posto  pos to del delitto del itto è and andato ato insieme insi eme a Francesco Vinci. Solo Stefano Mele verrà condannato, anche per calunnie contro Francesco Vinci. Non gli danno l’ergastolo perché dichiarato semiinfermo di mente.  Nella  Nel la pr prim imave avera ra 1981 1981,, dopo dop o dodici anni di galera, Stefano Mele, ormai sessantacinquenne, è stato scarcerato ed è andato a vivere iinn una casa di cura  per  pe r ex excar carcer cerati ati a Ronco Ro nco all’Adige, all’Adig e,  provinc  pro vincia ia di Verona Ver ona..

 Nell 1982, quand  Ne qua ndoo i giudici fioren fio rentin tinii scoprono che la famosa calibro 22 aveva sparato anche a Signa, si recano a R onco all’Adige all’Adige per interrogare Stefano. Il vecchio sardo dirà che sul luogo del delitto lui c’era, ma che a sparare era stato Francesco Vinci.

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gli amici della madre) sono morti in macchina”. Aveva gli occhi che sem br  brav avan anoo i fanali fan ali di un u n treno tr eno». ». Ma, per quanto si insista, i De Felice non ricordano se Natalino, che a casa loro è arrivato senza scarpe, aveva o no le calze sporche, informazione ritenuta essenziale per stabilire se qualcuno lo portò a quella casa o se ci arrivò da solo.

ECCOLO, E' LUI LUI IL MOSTRO,  MOSTRO,  DICE LO  LO  PSICHIATRA

E avanti così: nel 1974 Natalino ha dodici anni. Sa dove è nascosta la pistola. Una notte esce e uuccide ccide la prima coppia che trova trova su una mac china...  Nessuno  Ne ssuno che si sia occ occupa upato to del “mostro” ha lasciato perdere questa ipotesi. In questura continuano ad arrivare decine di lettere che accusano  Natal  Na talino ino di esse essere re il “m ostro os tro ” . «Se c’è qualcuno che ha il diritto di essere il “mostro “mostro”, ”, quello è Natalino», mi aveva detto il funzio funzionario nario di polizia. «Ma non lo lo è. H Haa un alibi di ferro pe perr uno dei delitti: nel giugno 1981 faceva il militare a  ........ ».

questa chiesetta. È lei la persona che deve smascherare il prete». «Siamoo stati noi a orchestra «Siam orch estrare re l’ar l’arre resto di Francesco Vinci», mi dice l’alto funzionario della questura di Firenze. «Le confesso confesso che sono stato sta to coinvolto in prima persona nella costruzione della macchina per incastrarlo. Oggi mi pento. Ma vede , il Vinci è un malavitoso, è uno probabilmente coinvolto con l’anonima sequestri. Questo non

La Rai di Firenze ha il suo bravo mostrologo. Si chiama Giovanni Spinoso. Recentemente ha fatto un’ intervista a Natalino Mele, andata in onda sulTg3. Non ho visto l’intervista, l’intervista, ma Spinoso è d’accordo per farmela

Marta la maga si aggrappa alla mia giacca, mi vomita addosso un liquido  bianco  bia nco,, vischioso vischioso.. «O «Ohh Dio Dio!», !», dice. «Portatemi via di qui». «Sta male», dico a Sergio pulendomi pulendo mi la giacca con un pezzo di giornale che trovo per terra. «Meglio portarla via, no?». «Non si preoccupi», mi assicura l’amico della maga. «Lei fa sempre cosìì quando en tra in trance». cos È buio pesto. Siamo sulla scalinata che porta alla chiesetta abbandonata. Un bosco di cipressi lascia appena

 pu  putat ci tato giustifica. o di fron fr onte Oggi, te a me me, quando , anche anc he ho seunè imun malavitoso, non cerco più d’incastrar lo. Mi ricordo sempre di Vinci. Ma intendiamoci, Vinci non è mai stato incriminato per i delitti del “mostro”. Per lui c’era solo l’accusa di concorso nell’’omicidio del 196 nell 1968. 8. È stata sta ta la stam  pa a proc p roclam lamarl arloo “m ostr os tro” o”». ». Francesco Vinci è stato arre stato nel n el giugno 1982, dopo il delitto di Monte spertoli, il quarto duplice omicidio del “mostro”. È rimasto in carcere fino al gennaio 1984, anche se, nell’ottobre  prec  pr eced eden ente te,, il “m ostr os tro” o” aveva ave va di n uo vo ucciso, a Galluzzo. Allora molti mostrologi, privati e pubblici, stavano

vedere alla arrivo Rai. nel suo uffi Quando Qua ndo ufficio cio trovo un regista reg ista di cinema con un suo amico. Anche loro sono lì per guardare l’intervista con Natalino. Tutti e quattro scendiamo in sala montaggio. La telecamera riprende Natalino, un ragazzo ormai di ventitré anni che sale su un’auto. Natalino sembra  perf  pe rfet etta tam m ente en te a suo agio. Si esprime espr ime  bene  be ne.. Nul Nulla la lo ddistin istingue gue d a altri al tri ragaz ra gazzi della sua età. Finita l’intervista, l’amico del regista dice: «Io sono uno psicoanalista. Ho n otato che questo que sto ragazzo non so solo lo si droga ma ha anche commesso una serie di lapsus indicativi. Sta bluffando. Ha H a una perso personalità nalità isterica». isterica». “Ci risiamo”, penso fra me e me. “Ecco l’acchiappam l’acchiappam ostri scrutatore scrutato re d’ anime”. Per lo psicoanalista la faccenda era già risolta: risolta: il mostro era N Natalino. atalino. «È semplice», ci dice. «Il fatto d’ aver presenziato l’uccisione della madre gli causa il primo trauma. Poi i familiari, responsabili del delitto, lo hanno convinto che la madre era una  pu tta na è che era er a giusto uccider ucc iderla. la. Quindi l’odio l’odio per le donne, soprattutto verso quelle che fanno l’amore in macchina, scena che lui ripetute volte ha visto fare alla madre».

filtrare le luci di una autentici casa di contadini vicina. Come negli film di orrore non manca la musica: un bam bino,  bin o, sicura sic urame mente nte figlio dei cont c ontadi adini, ni, sta suonando una suggestiva melodia col piffero. «C’è gente, c’è gente», dice la maga tra i conati di vomito. «Prete maledetto! Qui sotto c’è un passaggio segreto. Lui arriva con la sua bicicletta.  Nessuno  Nes suno lo ved vede. e. G uard ua rdat ate, e, guarda gua rdate. te. Oh Dio! Lì sulla facciata della chiesa. C’è una ragazza. È gnuda! È gnuda! Portatem i via di qui» qui».. Effettivamente, volendo, l’effetto luce/ombra sulla facciata della chiesetta disegna la sagoma di un corpo. Sergio è terrorizzato. A momenti lo sono anc anch’ h’io. io. «Chi sei?», ripete varie volte la vecchia Marta. E poi, con voce d’ oltretomba comincia a urlare: «Mamma!... Figlio!... Bambino!... Erre... Vendicaci!... Vendicaci!...». La maga continua a vomitare quel liquido bianco. Dopo un po’, quando si è rimessa, domanda: «Chi ha il nome che comincia per erre?» «Io», rispondo. Sono sicuro che il mio nome non no n l’ha l’ha mai saputo. «Ecco. È tutta una catena. Tutto è già stato scritto. Lei doveva venire a trovarmi, doveva venire con me fi fino no a

lavorando sulla tesi che cambia di mano, del della gruppopistola di mostri legati da un “patto demoniaco”: chi è di turno uccide per scagionare i complici compl ici in galera. Quasi Q uasi tutti, a Firen F irenze, hanno creduto nella colpevolezza di Francesco Vinci. Mario Spezi, il giornalista della  N  Naz az io ne , è stato uno dei pochi scettici. Ma ci sarebbe un’ ipotesi, ragiona Spezi in un suo libro sul “mostro”, senza sbilanciarsi trop po. Ta Tant ntoo Sp Spalle alletti tti come com e Vinci Vin ci sono  pazien  paz ienti ti del do dott ttor or B: chi ci dice che tutti e tre non n on siano i mostri? mostri? «L’errore nostro», spiega ancora il funzionario di polizia, «è stato quello di prendere per buono il processo a Stefano Mele. A volte mi domando se il Mele effettivamente sa qualcosa.  Noi portia por tiamo mo avan a vanti ti la no nostr straa inch inchies iesta ta  pa  parte rte nd ndoo dal del delitto itto de dell 1974 1974 a Borgo Bo rgo San Lorenzo. Se no, diventiamo diventiam o matti. Siamo completamente estranei all’inchiesta che ha portato portat o avanti il giudice giudice istruttore Mario Rotella da quando è arrivato nel 1983. Lui e i carabinieri che collaborano alla sua inchiesta battono ancora la pista sarda, convinti d’ essere sulla strada giusta. Sia chiaro che noi non eravamo al corrente delle mosse che portarono, nel gennaio 1984, all’arresto di Giovanni Mele e di Piero Mucciarini».

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VITA  VITA  DIFFICILE   DIFFICILE DI UN  UN  GIUDICE   GIUDICE ISTRUTTORE

contro il parere del giudice Rotella, li ha scarcerati dopo che il mostro ha ucciso la settima volta, il 29 luglio 1984. Era stato l’ennesimo voltafaccia di Stefano Mele a far scattare il mandato di cattura contro suo fratello Giovanni e suo cognato Piero Mucciarini. A Ronco all’Adige, il vecchio sardo, dimenticandosi di Francesco Vinci, li aveva accusati.

Da Giovanni Mele e da sua sorella Sono le equattro del mattino pomeriggio; diventa to ormai orma i di casa. casa. Mi dalle dieci mezzo del parlo Maria sono diventato con il giudice giudice istruttore Mario Rotella. Ro tella. trattano “come uno di famiglia”, ama dire Giovanni. Gli piace chiacchiera Nonn mi ha  No h a lasc lasciato iato usa usare re il regist re gistrato rato re. È u n autodidatta, alla sua maniera maniera re. «Questa non è un’intervista, è uno sa qualcosa di tutto. La signora Maria di scambio di opinioni», mi aveva detto.  parla rla poco ma dice le cose giuste nel «Se continuo a parlare con lei, non  pa momento giusto. Prima di conoscere capirò mai più nulla», gli dico amiche- i Mele e la loro casa, li immaginavo volmente quando mi congedo. come due personaggi rozzi, rozzi, due pas pastotoIl giudice Ro Rotell tellaa è sicurame sicur amente nte 1’ ri sardi. Invece, la loro compostezza uomo più impopolare di Firenze. I mi aveva subito conquistato. suoi rapporti con la stampa e, a quanLa croce di Giovanni Mele è un to pare, con gli altri inquirenti, sono  bigl  bigliett iettoo scritto scr itto al frate fr atello llo Stefan Ste fanoo du dudifficili,i, te difficil tesi. si. rante una delle visite che gli ha fatto «Le indagini, come si dice, sono in nel 1982 a Ronco all’Adige. Giovanni un momento caldo», mi scriverà più ha la mania di scrivere tutto e quella tardi a Milano. «Sono così più importanti della mia immagine stampa. Ne volta, a dire finalmente tent ando dilaconvincere tentando ver ità sul delitto verità ilil fratello fratello di tenga conto: può informare e formare Signa, gli aveva scritto un promemosenza fare di me un personaggio. Io ria. «Ricordati che Natalino allora ha credo nella democrazia e nelle funzio- detto di aver visto visto Pietr Pietro, o, non Piero; i ni democratiche del giudice. Rispetti, colpi erano o tto ...», diceva più o meno la prego, la mia condizione condizione». ». il biglietto, poi intercettato. Due anni La sua battaglia b attaglia con i giornali locali locali  più ta rd rdii il giudice Rote Ro tella lla lo uuser seràà pe r è iniziata con una conferenza stampa accusare Giovanni e P iero Mucciarini. Mucciarini. il 26 gennaio 1984. In città girava già Perché mai m ai Giovanni nel suo biglietto la voce che due mandati di cattura cercava di scagionare Piero Mucciarierano pronti. Il giudice Rotella dun- ni, il cognato? que ha rilasciato una dichiarazione per La spiegazione di Giovanni è queinformare inform are che contro Piero Mucciarini sta: si era appena scoperto il nes nesso so tra e Giovanni Mele, cognato e fratello Signa e gli altri delitti. I giornali parladi Stefano Mele, erano stati emessi vano già della pista sarda. Giovanni, mandati di cattura per concorso nell’ che sapeva delle prime dichiarazioni

grandi numeri», mi dice nel suo ufficio il sostituto procuratore Francesco Fleury. «Stiamo ancora selezionando le segnalazioni che ci arrivano. Contemporaneamente abbiamo iniziato il lavoro con il computer. Tutti i dati rilevanti vengono inseriti. Controlleremo tutte le persone più indiziate». «Indiziate con quali criteri?», domando. «Le perizie tecniche e psichiatri che ci danno degli indirizzi, degli orientamenti». Ma le perizie a volte sono contraddittorie. I mostrologi certi che i mostri sono più di uno, trovano appigli in alcune, quelli che vogliono che sia uno solo, in altre. Lo stesso succede con le perizie psichiatriche. Ce n ’è per tut tutti ti i gusti. gusti. «Bisogna muoversi in tutte le direzioni. Nulla è da escludere. Il lavoro è monumentale. Abbiamo appena finito il controllo delle quattordicimila  pistole  pist ole cal calibro ibro 22 isc iscrit ritte te in Tosca To scana» na».. Sono riusciti a stabilire qual è il tipo di pistola che usa il “mostro”? “most ro”? «Dopo una serie di prove balistiche abbiamo accertato si serie tratta70 di».una Beretta Be retta ccanna anna cortache della 70». Ma Stefano Mele nel verbale della  prima  pri ma confess con fessione ione dice che la pistola pis tola aveva la la canna lunga, tanto da pensare fosse una pistola da tirassegno. L’ipotesi che Stefano Mele sia completamente estraneo all’assassinio della moglie prende corpo. Forse il vecchio sardo è stato la prima vittima del caso caso del “mostro” , la prima prima pred a degli acchiappamostri.

Senza volerlo, mio malgrado, sono diventato anch’io un mostrologo. Ho  passat  pas satoo gi giorn ornate ate int inter eree a studia stu diare re vecchi verbali, a spulciare giornali, a omicidio del 1968 a Signa. Dopo del nipotino, cheE iaveva sospetti ad accumulare segreti letto un breve comunicato, dove avere riba- cadessero sullatemeva famiglia. ra- scrutare istruttorimappe, che mai potrò pubblicare. diva il concetto che c’ c’erano erano delle prove gione, come si è poi visto. L’ossessione è arrivata al punto di relative al primo delitto e solo a quello Quando, prima dell’arresto, la casa sognare interviste a personaggichiave e che non si si poteva parlare par lare di “mos “mostro” tro” di Giovanni e Maria Mele viene per- che nella realtà non esistono. o “mostri”, il giudice è stato preso quisita, si trova un bisturi che GiovanOgni fiorentino ha il suo mostro nel vivo delle domande doma nde dei giornalisti. giornalisti. ni usa per incidere il sughero, uno dei  per  person sonale ale.. Ci sono quel quelli li che ha hann nnoo «Si può tirare un sospiro di sollievo». suoi hobbies. In macchina gli trovano mostri credibili e quelli che hanno «Esistono prove inequivocabil inequivocabili», i», sono dei coltelli che gli servono quando va i mostriciattoli. Comunque, ciascuno frasi sue, riportate ripor tate dai giorn giornali. ali. in campagna e una mapp mappaa delle colline colline ha il suo preferito. La mia malattia è «Arrestati  1 mostri so sono no due!», è con crocette a indicare i posti dove va diversa diversa:: io non tifo pe r nessuno. stato il titolo della  Na zio ne   il giorno a cercar funghi. «Ma da quale parte stai?», mi avesuccessivo. Chi è responsabile di caIl giorno del delitto di Signa, Gio-va chiesto Francesca, la pedinatrice, lunnia? I giudici o iill giornale? vanni Mele lavorava a Mantova, fa- quando aveva capito capito che non “par “partegtegResta il fatto che Piero Pier o Mucciarini e ceva il turno di notte in un’azienda. giavo” per il suo mostro. Giovanni Mele si sono fatti sette mesi Come provarlo dopo sedici anni? Prem ere il pulsante rosso del casello casello di carcere. Il Tribunale della libertà, «Noi stiamo ancora lavorando sui Firenze Nord dell’autostrada è una

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liberazione. Mi lascio alle spalle una città quasi impazzita. Ma la storia non è finita. In auto viaggiano con me  Natal  Na talino ino Me Mele le e un suo aamico. mico.

RAGAZZO,  RAGAZZO,  CHEE CO CH COSA SA   RICORDI   RICORDI DI QUELLA  QUELLA  NOTTE?  Natal  Na talino ino e Marco Ma rco,, l’amico che ci accompagna, sono inseparabili. Non  perd  pe rdon onoo una un a pa rtita rti ta della del la Fio Fioren rentin tina. a. Ma non è questo che ha saldato la loro amicizia: amicizia: quando q uando Marco aveva sei anni, suo pad re ha uccis uccisoo la madre con un fucile e si è suicidato. Stiamoo andando a Verona a trovare Stiam Stefano Mele. Da più di un anno Natalino non vede suo padre. Gli ultimi sei mesi Stefano Mele gli ha passati in carcere. Da pochi giorni è ritornato a Ronco agliilil giudice arresti domiciliari. Nelall’Adige, maggio 19 1985 85 Rotella ha fatto diventare esecutivo un vecchio mandato di cattura contro Stefano Mele. Si tratta dell’antica condanna per calunnia nei confronti di Francesco Vinci, ma i veri motivi appartengono aH’istruttoria: il giudice è convinto che il vecchio sardo ha ancora qualcosa da nascondere. Dall’intervista del giornalista della Rai Giovanni G iovanni Spinoso a Natalino: Spinoso:  Pensi che tuo padre sappia a chi è stata passata o chi aveva la  pistola  pis tola che ha spa s para rato to a Signa?  Natalin o:  Sicuramente deH’omici dio del 1968 sa qualcosa. Degli altri  penso  pe nso che non n on sap sappia pia nulla. nu lla. Pen Penso so cche he un colpo lo abbia sparato lui. Per dire, no? Però non sarebbe stato capace di ammazzare ammaz zare la moglie perché le voleva troppo bene. Mio padre non farebbe male a nessuno se non fosse costretto. So che è uno che si compra con le caramelle, come un bambino. Spinoso:  Ricordi quella notte?  Natalino:  Nata lino:   Mi sono svegliato per il rumore dei colpi oppure per i lampi della pistola. Ho chiamato: «Mamma, zio!». Poi mi sono accorto che erano morti. Allora Allor a sono sce sceso so dalla macchina e ho cominciato a correre. Tra le canne, una voce amica mi chiamava.

Era una voce che mi tranquillizzava. Dopo, mi ricordo di essermi trovato davanti alla casa dei De Felice. Se ho corso da solo o se qualcuno mi ha  port  po rtat ato, o, no nonn lo so. Sono stato con Natalino tre giorni. La sua “normalità” è addirittura miracolosa se si tiene conto della vita che ha fatto e che fa, cacciato dai posti di lavoro quando si scopre chi è, oppure lasciato dalla fidanzata, perché appartene nte alla famiglia famiglia dei “mostri” .

non c’ero», c’ero», risponde risp onde Stefano Stefan o Mele. «E perché hai confessato?». «Io ero il marito. I carabinieri, i tuoi zii, tutti in paese erano convinti che ero stato io a uccidere la mamma. Negli interrogatori mi hanno picchiato. Alla fine riescono sempre a farti dire quello che vogliono». «Ma perché hai accusato i Vinci e gl glii altri amanti della mamma?» «Perché mi hanno fatto un grande male. Alla fine erano diventati pre-

opportunità In quei tre di giorni parlare ho avuto con più Natalino di un un’’  poten  po tenti. ti. volta Pe Pesta stavan vano o me me, arba ar bara ra e qualche anche te., la Il B Francesco dei suoi suoi ricordi. «Q uando mi sono reso mina minacciav cciavaa di m orte tua madre». conto che mia madre e il Lo Bianco «Ma tu non lo hai visto visto ucciderla?». erano morti, sono scappato correndo «No, non n on l’ho visto». visto». nel buio», mi ha raccontato. «Avevo «Dunque «Dun que non devi accusarlo».  paura  pau ra.. Cor Correv revoo e cor correv revo. o. Di quel que l «Ma sono convinto che siano stati  prim o tr trat atto to non ho ricord ric ordii precisi. precis i. loro ad a d ucciderla», insiste il vecchio. vecchio. Mi ricordo sì, di essere salito su una «Basta babbo! Se non li hai visti, non specie di monticciolo. Quando sono  pu  puoi oi saperlo sap erlo.. No Nonn devi co cont ntin inua uare re ad arrivato in cima, ho visto dall’altra accusare gente perché a te hanno han no fatto  parte  pa rte un unaa luce lon lontan tana. a. Ric Ricord ordoo d’ del male. E poi, perché hai accusato aver camminato da solo verso quella gli zii Giovanni e Piero Mucciarini?». luce, cioè la casa dei De Felice. Per «È stato il giudice giudice Rotella a farmelo farmi coraggio cantavo una canzone, dire. Mi ha fatto confondere. Anche  La tramontana». tramontana ». quest’ultima volta che mi ha tenuto in «E la voce amica che ti chiamava galera, ha tentato di farmi dire altre dalle cose. Perche convincermi a parlare, mi «Lacanne?» verità gli è chiedo. che di questa voce ha detto tu eri morto. Che il tuo mi sono ricordato due anni fa, dopo cadavere era stato trovato nei boschi. dodici ore d’interrogatorio. È stato il Che il mostro ti aveva ucciso. E che giudice Rotella a farmela ricordare. tutto questo era colpa mia, perché non Adesso che ci penso, forse non l’ho  par  parlav lavo. o. Ma io di Rote Ro tella lla no nonn ho più mai sentita».  pa  paur ura. a. No Nonn ho più pa paur uraa di nessun nes suno. o. «Hai visto visto tuo padre o qualcun altro Alla fine di quest’anno, quando finirò la notte del delitto?», interviene Mar- di scontare la condanna per calunnia co, l’amico. e tornerò finalmente libero, due cose cose «No, non ricordo nessuno». nessuno». voglio vog lio fare: trovarmi un bravo avvocaa vvoca«Perché non hai visto tuo padre?», to che si interessi al mio caso e faccia insisto più di una volta. causa allo Stato per il male che mi «Forse perché non c’era c’era». ». hanno fatto; e poi fare un viaggio all’ Prima di andare a dormire dò da estero. Voglio andare in Francia, in leggere a Natalino e a Marco gli atti  pelle  pellegrin grinaggi aggioo a Lourd Lo urdes» es».. del processo del 1970 contro StefaAnche il giudice Rotella, allora, è no Mele. Passano la notte svegli. Il entrato nella spirale degli acchiappa mattino dopo Na Natalino talino mi dice dice:: «Oggi «Oggi mostri? Non sarà vero piuttosto che a Ronco all’Adige vorrei parlare con Stefano Mele, per giustificarsi giustificarsi davanti mio padre da solo. Deve dirmi la al figlio di aver gettato fango sulverità. Ho diritto di sapere». la famiglia, si inventa un’ultimissima  Nata  N atalino lino Mele, Me le, il “m “most ostro ro”” dello versione accusando il giudice di aver “scrutatore “scrutato re d’anime” e di mezza Firen- forzato le sue dichiarazioni? dichiarazioni? U Unn misteze, è diventato mostrologo anche lui. ro di più da risolvere nel labirinto dei “mostri” e dei mostrologi fiorentini. «Babbo. Non devi av aver er paura», paura» , dice  Natali  Na talino no in una reg registr istraz azion ionee che mi Ultimo atto della mia inchiesta. ha poi consegnato. «Io quella notte Mandiamo il testo del colloquio tra non ti ho visto. N on ho visto visto nessuno.  Na  Natal talino ino e suo pa padr dree al giudice giudi ce R oSe io avessi visto il mostro, da tempo tella. Raccomandata con ricevuta di mi avrebbe fatto fa tto fuori». ritorno. «Non potevi avermi visto, perché io Rodrigo de Castro

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