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Antonio Cappuccitti
Tessuti e centralità nella morfologia urbana di Roma
ARACNE
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[email protected] via Raffaele Garofalo, 133 A/B 00173 Roma (06) 93781065 ISBN
978–88–548–0907-9
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I edizione: dicembre 2006
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Indice
Introduzione. Tessuti e centralità nella morfologia urbana di Roma
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Capitolo primo Invarianti territoriali, morfologie insediative, struttura urbana
1.1 Gli obiettivi di base della ricerca 1.2 Il metodo e le categorie di lettura 1.3 Le scansioni storiche: motivazioni della scelta 1.4 Roma. Generatori morfologici e impianti generatori 1.5 Morfologia e principi insediativi. Strutture urbane
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Capitolo secondo Spazi funzione e forme urbane. I luoghi del tempo libero
2.1 2.2 2.3 2.4 2.5
Spazi funzione: obiettivi e modalità di analisi Roma. Gli spazi e le funzioni del tempo libero in tre epoche Piazza Navona Foro Italico Villaggio dei divertimenti “The Village”
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Capitolo terzo Le misure
3.1 Misure di Tessuti e Forme aperte: elementi di una lettura diacronica 3.2 Schede di misura di parti urbane morfologicamente omogenee
Riferimenti bibliografici
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Introduzione Tessuti e centralità nella morfologia urbana di Roma
Questo libro illustra sinteticamente alcuni dei risultati di un percorso di ricerca concernente diversi aspetti della morfologia urbana di Roma, nel quale l’autore si è impegnato presso il Dipartimento di Architettura e Urbanistica per l’Ingegneria dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Si tratta di contributi elaborati nell’ambito della partecipazione a due ricerche universitarie di interesse nazionale, coordinate da Elio Piroddi, incentrate sullo studio dei caratteri della forma urbana e degli usi della città che nel tempo storico esplicano un peculiare potenziale morfogenetico nei confronti dell’assetto fisico dei sistemi insediativi. La prima ricerca, svoltasi a partire dal 1999, aveva come titolo Morfogenesi dello spazio urbano. Storia, usi, progetto; la seconda, che si è svolta in continuità con la prima e con l’obiettivo di approfondirne i temi trattati e gli obiettivi, si è intitolata invece Costruzione di un Atlante dello spazio urbano in Italia. Entrambe le suddette ricerche, delle quali si sintetizzano i principali obiettivi più avanti, si sono caratterizzate per un metodo di analisi e sperimentazione che 1 ha visto impegnate le unità operative di nove diverse Università italiane nella ricerca comune di itinerari metodologici, categorie di lettura e forme di rappresentazione dei risultati tesi a favorire l’analisi comparata di fatti urbani e caratteri morfologici delle nove rispettive città di appartenenza, a partire da una serie di analisi sui rispettivi contesti urbani operate sulla base di criteri unificati. Il contributo che viene qui esposto illustra momenti di ricerca esperiti nell’ambito del coordinamento nazionale delle due ricerche posto in atto dall’unità di Roma, al quale l’autore della presente pubblicazione ha collaborato. I testi e gli elaborati esposti, in questo senso, costituiscono l’esito di una azione iterativa di sperimentazione e confronto che ha portato in una prima fase all’individuazione di percorsi e griglie di lettura unificati per le diverse sedi, e quindi, in un secondo tempo, all’effettuazione di studi mirati sulle specificità del singolo caso urbano, nella prospettiva di un’analisi comparata conclusiva estesa ai nove casi urbani di studio. Una parte delle sintesi e degli elaborati qui illustrati è destinata ad essere com presa, opportunamente integrata, nella pubblicazione conclusiva dei risultati delle
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Le ricerche “Morfogenesi dello spazio urbano. Storia, Usi, Progetto” e “Costruzione di u n Atlante dello spazio urbano in Italia” h anno impegnato nove unità di ricerca di altrettante sedi universitarie. Il responsabile nazionale è stato Elio Piroddi, i responsabili locali sono stati: Fabio Bronzini (Ancona), Franco Selicato (Bari), Roberto Busi (Brescia), Giancarlo Deplano (Cagliari), Paola Di Biagi (Ferrara per la sede di Venezia), Paolo Giovannini (Firenze), Bruno Gabrielli (Genova), Pier Paolo Balbo di Vinadio (Reggio Calabria), Claudia Mattogno (Roma).
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suddette ricerche di interesse nazionale. La presente pubblicazione è da intendersi, quindi, come una sintesi “in progress” dei risultati concernenti gli specifici campi di ricerca indagati dall’autore, nell’ambito delle suddette iniziative di ricerca di interesse nazionale. La morfologia urbana di Roma è stata analizzata da punti di vista diversi e complementari, in modo congruente con il sistema degli obiettivi comuni delle due ricerche che viene esposto sinteticamente nel primo capitolo. Una prima parte della ricerca, della quale si tratta nel primo capitolo, ha riguardato l’analisi dei tessuti insediativi e della struttura urbana della città, nell’ottica di porre in evidenza nelle sue peculiarità i caratteri e le mutue correlazioni tra queste due componenti fondamentali della forma urbana, e in particolare l’evoluzione di detti caratteri nel corso del tempo storico. Questa parte della ricerca, di carattere propriamente morfologico, ha richiesto come momento iniziale l’individuazione di un metodo e di categorie di lettura espressamente mirati alla comparazione delle peculiarità delle forme urbane di contesti diversi. Direttamente connessa a questa prima azione di ricerca, incentrata su aspetti morfologici e strutturali di scala urbana, è stata l’elaborazione di misure urbane applicate ad un campione significativo di tessuti urbani e di altri tipi di forme insediative. Queste misure, sintetizzate in schede delle quali si riporta un campione nel terzo capitolo, hanno consentito di porre in rilievo diversi aspetti qualiquantitativi della forma urbana, che rivestono una particolare rilevanza nell’evidenziare i mutamenti delle forme e dei principi insediativi nel tempo e i rapporti caratteristici tra spazio pubblico e spazio privato della città in epoche diverse. Una seconda parte della ricerca, trattata nel secondo capitolo, ha riguardato lo studio di particolari funzioni urbane, caratterizzate tipicamente nel tempo storico da un peculiare potenziale morfogenetico nei confronti della conformazione dell’insediamento urbano, e contraddistinte da un elevato contenuto di socialità nell’ambito della cultura della città (funzioni religiose, civiche, culturali, commerciali, ricreative). Vengono qui illustrati sinteticamente, in particolare, alcuni dei risultati di ricerca concernenti una delle suddette funzioni morfogenetiche, la funzione ricreativa, che è stata analizzata nell’ambito dello studio di un campione significativo di spazi urbani rappresentativi di epoche diverse. L’analisi diacronica dei caratteri della funzione urbana è stata operata parallelamente allo studio degli spazi ur bani che nel corso della storia hanno ospitato detta funzione, coerentemente con gli obiettivi di base delle due ricerche di interesse nazionale, tesi ad una lettura del nesso che lega alcuni particolari contenuti funzionali della città con i caratteri morfologici degli spazi urbani e dell’evoluzione nel tempo di questo nesso. Roma, ottobre 2006
Capitolo Primo
Invarianti territoriali, morfologie insediative, struttura urbana 1.1 Gli obiettivi di base della ricerca 1.2 Il metodo e le categorie di lettura 1.3 Le scansioni storiche: motivazioni della scelta 1.4 Roma. Generatori morfologici e impianti generatori 1.5 Morfologia e principi insediativi. Strutture urbane
Invarianti territoriali, morfologie insediative, struttura urbana
1. Invarianti territoriali, morfologie insediative, struttura urbana
1.1 Gli obiettivi di base della ricerca
I contributi di ricerca che vengono illustrati in questo libro si inquadrano nella ricerca di interesse nazionale Morfogenesi dello spazio urbano. Storia, usi, pro getto, svoltasi a partire dal 1999 e coordinata da Elio Piroddi. Come si è evidenziato nell’introduzione, la ricerca ha impegnato nove unità operative di diverse sedi universitarie italiane, che hanno svolto analisi e studi sulle rispettive città di appartenenza adottando la metodica dell’analisi comparata sul campo, e si è imperniata su una lettura diacronica della morfologia delle nove città articolata su due differenti scale: quella della struttura urbana e delle parti riconoscibili alla dimensione urbana come morfologicamente omogenee, e quello di alcuni spazi e forme urbane strutturanti, generati da tipi particolari di funzioni urbane caratterizzate da elevato grado di permanenza nella storia e da peculiari potenzialità morfogenetiche sulla forma della città. Il presente capitolo rig uarda il primo dei due campi di ricerca citati, ed illustra nello specifico una serie di azioni e risultati di ricerca concernenti la morfologia urbana della città di Roma. La prima parte della ricerca Morfogenesi dello spazio urbano ha riguardato una lettura della forma alla scala dell’intera città, e si è basata in particolare sul riconoscimento di parti urbane omogenee per conformazione e caratteri dei tessuti edificati, e sull’individuazione del sistema dei luoghi centrali e delle relazioni urbane strutturanti. Questa parte della ricerca ha compreso inoltre una serie di misure su campioni significativi di tessuto urbano, concernenti indicatori e parametri dimensionali, di conformazione interna, di densità, di relazioni quantitative tra spazi privati e pubblici. Questa lettura della struttura urbana e del sistema delle parti morfologicamente omogenee, come anche la seconda parte della ricerca, ha inteso porre in evidenza la processualità diacronica dei fatti urbani analizzati, ed è stata riferita, per questo, a tre diverse epoche definite convenzionalmente come premoderna (la città costruita fino all’Unità d’Italia), moderna (dall’Unità al 1945) e contemporanea. Nell’operare letture di scala urbana, e tese ad individuare le relazioni tra insieme delle parti urbane omogenee e struttura della città, nonché l’evoluzione diacronica di dette relazioni, la ricerca si è posta l’obiettivo di base di evidenziare principi insediativi ed evolutivi peculiari della forma della città, ponendo in rilievo caratteri e modalità dei diversi processi descritti, nell’ottica di una comparazione di casi urbani notevoli destinata a concludersi con la pubblicazione coordinata dei risultati relativi ad ognuna delle nove città.
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Capitolo Primo
1.2 Il metodo e le categorie di lettura
Le azioni di ricerca esperite sono state finalizzate, nella fase di elaborazione preliminare e di analisi della morfologia urbana, alla costruzione di quadri per una lettura sinottica di differenti elementi e aspetti costitutivi della città fisica: − Parti urbane morfologicamente omogenee, classificate in base a distinzioni relative alla conformazione dei rispettivi tessuti (grana, modularità, complessità, forma d’impianto correlazioni tra le parti costitutive ecc.); − Assi infrastrutturali caratterizzati da valenza strutturante per la forma urbana, e distinti in Assi di livello territoriale, urbani primari, urbani secondari, ferrovie; − Centralità urbane, distinte in base ai criteri dello specifico carattere e contenuto (Centralità funzionali, morfologiche, ambientali, miste), del rango (di livello territoriale, di settore urbano, locali), della conformazione (Centralità puntuali, luoghi centrali lineari - Assi commerciali o direzionali -, invasi spaziali, emergenze edilizie speciali). La classificazione delle Parti urbane morfologicamente omogenee ha posto in rilievo il sistema insediativo della città nelle peculiarità morfologiche di carattere estensivo delle sue forme costitutive. La lettura del sistema degli assi e delle centralità, invece, ha consentito di porre in evidenza i caratteri della Struttura urbana, della quale dette componenti della città costituiscono gli elementi costitutivi. Di queste due componenti fondamentali della forma urbana, le Parti urbane morfologicamente omogenee e la Struttura urbana, sono stati analizzati i caratteri morfologici e le mutue correlazioni, ma soprattutto l’evoluzione diacronica nel tempo storico. La scelta della scala di lettura per l’analisi generale della morfologia urbana (1 : 10.000 per la città pre-moderna, 1 : 25.000 per la città moderna e contemporanea), ha costituito un’ipotesi operativa di base determinante per la selezione del quadro delle categorie d’analisi, e si è basata sull’obiettivo di un’analisi morfologica tesa ad una lettura sia delle specificità morfologiche generali di tessuti, parti ed elementi urbani che dei nessi di struttura di questi alla scala urbana. Per quanto riguarda il metodo operativo adottato nell’elaborazione dei quadri di analisi, quindi, si è proceduto nell’ordine all’individuazione delle parti morfologicamente omogenee, delle centralità e degli assi strutturanti. La parte relativa alle centralità, in particolare, è stata accompagnata dall’analisi comparativa di diversi rilevanti studi e ricerche su Roma e sull’Area romana riguardo a questo tema (in particolare: studi “storici” sulla forma urbis – vedi riferimenti bibliografici a pag. 110 –, analisi morfologiche e proposte di assetto policentrico dell’Area metropolitana di Roma elaborate da diversi Autori, esposte in particolare in
Invarianti territoriali, morfologie insediative, struttura urbana
AA.VV., IRSPEL: Libro bianco sull’Area romana, Roma 1990; Ricerca sulle “microcittà” del Comune di Roma CRESME: Centralità, nuove municipalità, identità - anno 1995, USPR - Comune di Roma, 1996; Studi sul sistema delle centralità esistenti e di progetto elaborati nell’ambito della formazione del Nuovo Piano Regolatore adottato nel 2003, altri studi e ricerche). Per quanto attiene alle classificazioni delle Parti urbane morfologicamente omogenee, per ottenere distinzioni chiare ed univoche si è effettuata la lettura in base a due macro-categorie principali di analisi: Tessuti e Forme aperte, con i seguenti significati delle due espressioni. Tessuto urbano: forma insediativa nella quale è riconoscibile una stretta congruenza tra impianto viario e trama edilizia, che non si limita alla giustapposizione ordinata tra trama viaria, isolati e lotti, ma che si evidenzia anche nel fatto che gli assi stradali e gli assi di giacitura dei corpi edilizi sono prevalentemente paralleli. Forme aperte: forme insediative prive della complementarità morfologica trama viaria - edificato caratteristica del tessuto, perché l’idea di città sottesa al progetto unitario delle parti è stata programmaticamente in antitesi con l’impianto a tessuto della tradizione urbana, oppure perché nello sviluppo progressivo e per singoli isolati è andato perduto il rapporto di tradizionale complementarità di forma tra strada ed edificio. In base a questa accezione, si sono classificate senza ulteriori distinzioni entro la categoria di lettura forme aperte morfologie insediative anche sostanzialmente diverse, dalle parti basate su progetti unitari di derivazione funzionalista fino alle estese parti urbane caratteristiche delle periferie consolidate che si caratterizzano talvolta per una conformazione anche regolare della trama viaria, ma per un aspetto composito ed irregolare delle aggregazioni edilizie. Articolate distinzioni, al contrario, sono state operate per le parti urbane classificabili entro i tessuti. In questo caso, la distinzione tra le diverse tipologie di forme insediative ha compreso la classificazione sulla base di due aspetti fondamentali: la morfologia generale d’impianto e la grana dei tessuti. La morfologia d’impianto descrive sinteticamente i differenti modi con i quali il reticolo viario disegna isolati e lotti nei quali si dispone la trama edilizia, che potremmo sintetizzare con l’impiego di un limitato numero di aggettivi ed espressioni: − Intricato compatto. Esiste diretta complementarità tra trama edilizia e spazio della circolazione e collettivo (tessuto compatto). La conformazione planimetrica è irregolare e non riconducibile al modello geometrico del reticolo. − Reticolare. La conformazione della trama viaria ed edilizia mostra la presenza di un reticolo. Potranno essere classificati con questo aggettivo sia tessuti caratterizzati da spiccata regolarità geometrica del reticolo (intendendo quindi
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Capitolo Primo
l’aggettivo reticolare come sinonimo di modulare) sia tessuti meno regolari nei quali il reticolo non deriva dalla giustapposizione di un modulo. − Radiocentrico. La presenza di una polarità/centralità morfologica determina la conformazione polarizzata del tessuto. − Organico. La conformazione a flessi e priva di modularità geometrica della trama viaria mostra comunque complementarità tra spazio della strada e lotti edificatori. − Composito. Il tessuto si presenta unitario e compiuto nella dimensione e nell’immagine complessiva, ma è composto al suo interno da parti caratterizzate da morfologie d’impianto e da grane dimensionali diverse, la dimensione delle quali non consente di effettuare più minute distinzioni alla scala nella quale effettuiamo l’analisi. E’ il caso, ad esempio, di insediamenti esito di un progetto unitario ispirato al recupero della forma - tessuto, nei quali è stata deliberatamente ricercata una peculiare e riconoscibile tematizzazione morfologica delle diverse parti costitutive del tessuto. − Frammenti di tessuto. Parti urbane compiute che si configurano come elementi dotati dei caratteri morfologici tipici del tessuto quanto a rapporto tra edificato e trama viaria, ma la cui ridotta estensione non consente di parlare propriamente di tessuto. E’ il caso, ad esempio, di parti compiute che si presentano con l’immagine caratteristica di elementi modulari di tessuto, i quali non si ripetono iterativamente nel territorio in una trama un numero di volte sufficiente a costruire un tessuto. Per quanto riguarda le aree della città occupate da edifici e complessi specializzati per grandi attrezzature e da edifici e complessi produttivi e commerciali, si è proceduto ad una classificazione basata semplicemente sui detti contenuti funzionali, per quanto queste aree costituiscano una aliquota rilevante del sistema insediativo di Roma. Una classificazione univoca propriamente morfologica di queste zone è infatti impossibile e priva di significato, dato il composito e variegato repertorio di modalità insediative che le caratterizza. La grana del tessuto, distinta in grossa, media, fine, indica in modo generale e qualitativo la dimensione planimetrica media del reticolo viario e degli isolati, per alcune delle tipologie di tessuto indicate (reticolare e organico). Si sono distinti, cosi, tessuti reticolari a grana grossa, media, fine, tessuti organici a grana media e fine. Il criterio per le distinzione dei diversi tipi di grana di un dato tipo di tessuto è stato individuato sulla base del metodo iterativo di verifica adottato per la ricerca, a valle di una prima azione di classificazione e di comparazione di tutte le parti morfologicamente omogenee per le tre scansioni temporali. E’ stata adottata una definizione della grana indipendente dalla densità edilizia e quindi dall’altezza dei volumi, ma dipendente invece unicamente da misure e conformazioni di carattere planimetrico. E’ risultato necessario distinguere, al fi-
Invarianti territoriali, morfologie insediative, struttura urbana
ne di ottenere distinzioni dotate di sufficiente precisione ed univocità, due criteri classificatori diversi per la grana di tessuti reticolari e organici: 1. Grana di tessuti reticolari. Elemento di base per definire il tipo di grana è la dimensione dei corpi edilizi continui che costituiscono gli isolati. Un tessuto ur bano reticolare con isolati anche di ampia dimensione, ognuno dei quali costituito però da molteplici lotti di piccola dimensione occupati da edilizia uni/bifamiliare o da edifici a blocco con scala singola con dimensioni d’ingombro planimetrico massimo di 25 m. circa (es. “palazzine”), è “a grana fine”, quale che sia la dimensione dell’isolato. Un tessuto urbano reticolare con isolati occupati da corpi edilizi continui a più scale (es. organizzati a corte), è invece definito a grana “media” o “grossa”, a seconda delle dimensioni dell’edificato proposte appresso. Può essere “a grana media” il tessuto reticolare con dimensione planimetrica lineare dei corpi edilizi continui con più scale fino a un massimo di 60 metri circa, “a grana grossa” dalla suddetta dimensione in su. 2. Grana di tessuti organici. Per i tessuti organici costituiti in ampia prevalenza da edilizia a blocco a scala singola di dimensioni medio/piccole o uni/bifamiliare, in lotti con verde pertinenziale, l’elemento di distinzione tra grana “fine” e “media” sarà la dimensione del lotto. Può essere “a grana fine” il tessuto organico con dimensione planimetrica lineare dei lotti edificati fino a 25-30 metri mediamente, “a grana media” dalla suddetta dimensione in su. Oltre alle suddette individuazioni di definizioni e di categorie di lettura fondamentali, di rilevanza centrale per la ricerca, gli obiettivi di analisi diacronica della forma urbana alla base dello studio hanno indicato come necessaria una puntuale definizione di una serie di ulteriori termini notevoli (Generatori morfologici, Impianti generatori, Principi insediativi), peraltro già presenti con accezioni differenziate nel campo disciplinare dell’analisi morfologica della città, il cui significato adottato dallo studio è chiarito più avanti.
1.3 Le scansioni storiche: motivazioni della scelta
Conformemente all’obiettivo di una lettura diacronica delle analisi in differenti momenti storici significativi, come abbiamo già evidenziato, sono stati individuati tre diversi periodi di riferimento: quello relativo alla città “storica”, o meglio alla città “premoderna”, costruita prima del 1870, quello della città moderna, costruita fino al 1945, quello della città contemporanea, che ha preso forma dal 1945 ai giorni nostri. Le motivazioni della scelta di questi periodi, ed in particolare dei loro momenti storici iniziali e conclusivi, coerentemente con la natura e gli obiettivi della ri-
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cerca si basano su un duplice criterio, legato rispettivamente ai caratteri propriamente morfologici dell’evoluzione della forma urbana ed agli aspetti legati al mutare nel tempo di quelle funzioni urbane - che è come dire di quegli usi della città da parte della comunità urbana che la vive - che da sempre hanno avuto rilevanza centrale nel dare forma alla città fisica nel suo complesso ed ai suoi spazi collettivi e centrali in particolare. Come per ogni specifica realtà urbana, del resto, i particolari momenti topici della Storia che possono delimitare lassi di tempo aggettivabili come “premoderno”, “moderno”, “contemporaneo” sono in parte legati a caratteri specifici del singolo caso urbano di Roma, e possono essere assunti in modo univoco solo accettando la necessaria semplificazione operativa di leggere in una serie di momenti discreti fatti evolutivi che hanno gradualmente maturato i propri contenuti in una complessa e articolata serie di episodi notevoli. Per quanto riguarda l’itinerario evolutivo della forma fisica della città, letto alla scala degli assetti strutturali urbani e delle conformazioni dei tessuti, la tripartizione di periodi assunta rende conto delle specificità di tre differenti momenti notevoli della Storia urbana romana, e quindi dei caratteri globali delle relative conformazioni della struttura morfologica della Città: la città della storia preunitaria, che nell’articolata struttura compatta del proprio tessuto mostra l’esito fisico di una complessa stratificazione di eventi su un ambito territoriale ben limitato, la città post-unitaria e della cospicua espansione fino al secondo conflitto mondiale, nella quale la crescita insediativa per nuove addizioni urbane collima con il potere morfogenetico di antiche e nuove infrastrutture e con il succedersi di differenti politiche urbane, la città contemporanea, con il moltiplicarsi delle logiche insediative e delle idee di città caratterizzanti le tante differenti parti del suo intenso sviluppo. Per quanto attiene invece all’evoluzione di contenuti degli usi e delle funzioni urbane, la collocazione storica dei tre periodi di analisi risponde all’obiettivo di leggere negli aspetti essenziali le permanenze e modificazioni nelle funzione ur bane oggetto di analisi, in relazione agli effetti salienti di queste sulla conformazione dello spazio urbano: la stratificazione complessa di usi e funzioni urbane della città storica, la progressiva “specializzazione” di talune specie di usi urbani e la rilevanza delle mutate condizioni di accessibilità nella città moderna, i molteplici mutamenti nella natura dei modi d’uso nella città contemporanea, nella quale la permanenza nel lungo periodo di talune tradizionali forme di uso dello spazio - e della relativa importanza in termini di determinazione della forma ur bana - sembra accompagnarsi per altri usi ad un sostanziale scollamento tra rilevanza delle funzioni e potere morfogenetico sulla struttura insediativa e sui tessuti urbani.
Invarianti territoriali, morfologie insediative, struttura urbana
Per la lettura diacronica delle analisi nelle tre sezioni storiche significative, sono stati predisposti differenti riferimenti cartografici come base delle elaborazioni. Città pre-moderna: Nuova Pianta di Roma di Giovan Battista Nolli, 1748; Città moderna: Carta d’Italia I.G.M., 1949; Città contemporanea: Carta Tecnica Regionale della Regione Lazio, 1991. Date le particolari specificità del caso urbano di Roma, sotto il profilo dell’assetto strutturale e della morfologia dei tessuti, si è operata la scelta di limitare le elaborazioni e le analisi all’ambito urbano delimitato dall’anello autostradale del Grande Raccordo Anulare, per ciò che riguarda lo studio relativo alla città moderna e contemporanea. Questo assumendo la validità dell’ipotesi che all’interno di questo limite territoriale sia presente l’intera gamma di situazioni urbane rilevanti per l’analisi della morfologia urbana, attenendo invece più pro priamente all’analisi morfologica alla scala territoriale - data l’estensione e le particolari interrelazioni di carattere metropolitano del Comune di Roma - lo studio di altre forme insediative presenti nel rimanente territorio dell’Area romana.
1.4 Roma. Generatori morfologici e impianti generatori
Nel corso della sua storia plurisecolare, Roma ha espanso e contratto la pro pria popolazione e la propria estensione fisica per più volte, e in misura singolare sotto il profilo quantitativo. Se solo si confrontano la città all’epoca del compimento dell’Unità d’Italia e la città contemporanea, in centoquarantacinque anni la popolazione ha avuto un incremento di circa quattordici volte, mentre a fronte di questo il territorio urbanizzato si è moltiplicato in estensione di ben cinquanta volte. Parimenti, l’evoluzione della struttura della città, dall’epoca premoderna a quella contemporanea, ha costituito il riflesso di una stratificazione di eventi per certi versi assolutamente unica nella storia e di singolare complessità, nel corso della quale il rapporto tra fattori morfogenetici dell’assetto urbano e conformazione delle invarianti territoriali ha assunto connotazioni complesse e multiformi. Nel corso di un’evoluzione urbana così peculiare, alcuni elementi fondamentali della morfologia territoriale ed alcuni segni dell’antropizzazione di scala territoriale hanno svolto un ruolo morfogenetico o di riferimento invariante sulla struttura della città con sostanziale continuità. Diversi altri hanno assunto e perduto successivamente questo ruolo in modo specifico e limitatamente ad alcuni momenti o periodi storici, in relazione all’espansione complessiva della città ed alle sue modalità di sviluppo in quella particolare epoca. Distingueremo nel seguito, per questo, la sintetica descrizione dei generatori morfologici e degli impianti generatori per le tre epoche premoderna, moderna, contemporanea.
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Capitolo Primo
L’accezione dell’espressione “generatore morfologico” utilizzata è quella di elemento naturale o della morfologia orografica territoriale che ha inciso in misura determinante sulla conformazione fisica del sistema insediativo e della struttura urbana nel suo complesso. L’espressione di “impianto generatore” è invece riferita a quei sistemi di elementi che hanno esplicato nel tempo la stessa funzione morfogenetica e strutturante descritta sopra per i generatori morfologici, ma che costituiscono segni importanti dell’attività antropica, come è il caso delle strade di antico impianto. La città premoderna La più estesa e dettagliata descrizione dei generatori morfologici e degli im pianti generatori della città di Roma, dall’epoca dell’insediamento preistorico alla città contemporanea, è quella operata nel celebre studio muratoriano Studi per 1 una operante storia urbana di Roma. Anche da questo sono tratti alcuni dei sintetici elementi di lettura morfologica che si riportano di seguito. Generatori morfologici di base della Roma antica sono il corso del fiume Tevere ed il sistema di rilievi collinari avente come baricentro il Colle Palatino. La Roma quadrata della tradizione varroniana, fortificata da una cinta di mura con quattro porte, era sita sul Palatino, colle dai pendii acclivi posto in posizione dominante rispetto al fiume. Il primo abitato si articola su quattro regioni collinari in base a principi insediativi dominati dalla presenza dei rilievi, Suburana, Esquilina, Collina, Palatina. La cinta delle mura serviane, attorno alle quattro regioni, costituisce il primo attestamento del sistema delle antiche strade, in corrispondenza delle nove porte principali. L’espansione urbana antica, con la sua massima dimensione di età imperiale, interessa in fasi successive le aree di pianura del Campo Marzio e site oltre il Tevere e i colli Viminale ed Esquilino. Anche all’epoca della massima espansione del sistema dei grandi contenitori pubblici e della rete viaria, la forma urbana mostra un’articolazione che, ad eccezione del sistema impostato sulla via Lata, non è morfologicamente riconducibile a forti elementi ordinatori alla scala urbana, ed è per antonomasia variegata e dotata di nessi strutturali autonomi e molte plici nelle sue singole parti costitutive. La Roma compresa entro le Mura Aureliane assume in una stratificazione di momenti successivi, in relazione a differenti operazioni di ristrutturazione urbana, importanti elementi di riferimento dell’impianto. Della prima metà del Cinquecento sono l’apertura del rettifilo di Via Giulia e l’ampliamento della via Lata, mentre è nel 1585-90 che Sisto V imprime un decisivo impulso alla riorganiz1
Saverio Muratori, Renato Bollati, Sergio Bollati, Guido Marinucci:Studi per una operante storia urbana di Roma, Centro Studi di Storia Urbanistica, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma 1963.
Invarianti territoriali, morfologie insediative, struttura urbana
zazione urbana con il rafforzamento del Tridente viario imperniato su Piazza del Popolo, l’individuazione per opera del Fontana di un impianto di sviluppo stellare incentrato sulle principali basiliche, il posizionamento strategico di vari obelischi. Questa rete di percorsi urbani rettilinei, con il sistema di elementi urbani singolari siti nei loro punti di convergenza, viene a costituire il maggiore e più determinante impianto generatore della Roma premoderna, fino all’epoca post unitaria. La città moderna A fronte dell’ampia molteplicità di principi insediativi alla base della forma urbana nelle sue diverse parti morfologicamente omogenee, anche l’espansione urbana moderna e contemporanea vede nei segni dell’orografia territoriale i suoi generatori morfologici maggiormente rilevanti. Gli andamenti delle acclività e dei crinali, in particolare, determinano una forma urbana congruente con la loro giacitura nella parte Nord e Ovest della città, nella quale prevale una conformazione planoaltimetricamente articolata del territorio, mentre nei quadranti Est e Sud il prevalere di aree pianeggianti determina conformazioni insediative dovute ad altri tipi di fattori. In epoca moderna, diversi rilevanti momenti di pianificazione hanno determinato conformazioni degli impianti urbani che in alcuni casi denotano una programmata aderenza ai caratteri orografici del sito: dalle conformazioni radiocentriche di insediamenti come i quartieri di Piazza Mazzini, Re di Roma, Bologna, pianificati nell’ambito del Piano del Sanjust del 1909, agli impianti organici dei quartieri Città-giardino Aniene e Garbatella. Impianto generatore di base, alla scala urbana e territoriale, è il reticolo radiale delle strade consolari e delle altre infrastrutture radiali principali, unitamente, in misura subordinata all’impianto viario radiocentrico, alla rete delle connessioni anulari. La città contemporanea Nell’epoca contemporanea la forma urbis riflette il moltiplicarsi delle modalità e principi insediativi, e la complessità e discontinuità nel tempo dei momenti di pianificazione e riorganizzazione urbana, ma anche la molteplicità delle forme dell’insediamento di origine abusiva, presente nella periferia in misura imponente. La struttura dei generatori morfologici, in questo quadro, esplica un ruolo differenziato nei differenti quadranti dell’espansione periferica. Il quadrante urbano Ovest presenta una giacitura longitudinale dei crinali e delle acclività in direzione Nord-Sud, parallela ai corsi d’acqua principali che
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Capitolo Primo
confluiscono nel Tevere a Sud della città. Questo ha determinato, alla scala urbana, una strutturazione morfologica dell’insediamento prevalentemente per settori disposti in senso anulare rispetto al centro città, accanto alle originarie e cospicue espansioni radiali lungo le strade consolari. Anche il quadrante nord presenta una complessa articolazione planoaltimetrica che si riflette in termini morfologici sulla struttura dell’insediamento, sia per le parti programmate che per quelle di origine spontanea. Nei quadranti urbani Sud ed Est, nei quali il supporto orografico è prevalentemente pianeggiante, i fattori morfogenetici di tipo antropico prevalgono su quelli di carattere orografico e naturale. Nel settore Est, in particolare, l’impianto radiale determinato dagli assi territoriali di antico impianto ha costituito nel Novecento il più rilevante elemento catalizzatore del sistema insediativo; questo ha determinato una conformazione radiale alla scala territoriale dell’insediamento. In epoca più recente, lo sviluppo incrementale dei tessuti ha avuto luogo in misura cospicua lungo direttrici anulari, rispetto all’impianto radiale delle antiche strade. L’estremo limite di questa evoluzione degli impianti generatori è ben rappresentato dall’effetto volano per l’insediamento assunto dall’anello viario di carattere autostradale del Grande Raccordo Anulare e da alcune importanti connessioni autostradali; effetto che si esplica su insediamenti di natura funzionale diversa, ma in particolare su attrezzature di servizio pubbliche e private di rango metropolitano e su insediamenti di funzioni speciali, particolarmente sensibili a condizioni di ottimale accessibilità determinate dalle infrastrutture viarie ad elevato scorrimento.
1.5 Morfologia e principi insediativi. Strutture urbane
La città premoderna La città rappresentata nella Nuova Carta di Roma di Giovan Battista Nolli del 1748 è quella completamente compresa entro la cinta della antiche Mura Aureliane (del II sec. d.C.), più volte ristrutturata, che racchiude aree per oltre 1370 ettari. Entro questo perimetro murario è compreso il nucleo urbano che presenta i segni di stratificazione maggiormente leggibili e di lungo periodo: − il cuore di Roma antica entro l’ansa fluviale di Campo Marzio, della “città morta”, di Trastevere e del Vaticano, più volte costruita e ricostruita nell’arco di oltre venticinque secoli; − l’espansione barocca e tardo-barocca sino all’inizio del XIX secolo, imperniata sul Tridente viario principale convergente in Piazza del Popolo. L’articolazione morfologica della città al 1748 presenta due tipologie fondamentali di conformazione del tessuto, che fanno riscontro ad epoche di formazione diverse e a differenti livelli di stratificazione storico insediativa: Tessuti intri-
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cato di impianto medievale su tracciati antichi, Tessuti reticolari di impianto prevalente rinascimentale e barocco. La prima delle due tipologie di tessuto individuate è caratteristica dei “rioni” compatti, marginali al Tevere e ubicati principalmente nell’area del Campo Marzio, a Trastevere, nelle fasce pedecollinari dei rilievi di antico impianto. I Tessuti intricati di impianto medievale su tracciati antichi comprendono i seguenti rioni, in base alla denominazione dell’organizzazione amministrativa medievale: Parione e Ponte (che coprono l’estremità dell’ansa del Tevere con percorsi principali convergenti a Castel S. Angelo), S. Eustachio e Pigna (area centrale del Campo Marzio romano), Trevi (ad Est del Corso, fino alle pendici del colle Quirinale), Regola e Campitelli (compresi fra l’attuale Corso Vittorio Emanuele ed il Tevere fino alle pendici del Campidoglio), Trastevere (ad Ovest del Tevere, ai piedi del Gianicolo, comprendente anche l’Isola Tiberina), Monti ed Esquilino (localizzati su gran parte dei colli Oppio e Viminale e la contigua de pressione fino alle pendici del Quirinale). I Tessuti reticolari di impianto rinascimentale e barocco comprendono le parti urbane ad Est del Corso ed imperniate sul Tridente sistino e sul colle del Quirinale, oltre alle aree del Borgo vecchio e del Borgo nuovo nella zona del Vaticano. La struttura di Roma premoderna, messa in rilievo evidenziando assi strutturanti e centralità nella Carta del Nolli, denuncia un connotato di base dell’assetto urbano che con caratterizzazioni differenti resta immutato nell’arco di diverse epoche: l’articolazione in più strutture di base sovrapposte ed autonome, ognuna dotata di una propria ricchezza e complessità di nessi strutturali e di particolarità morfologica, che riflette la vasta molteplicità e diversità degli eventi di trasformazione e dei momenti di decisione concernenti gli assetti urbani. La struttura della Roma tardo-settecentesca è dominata dall’impianto stellare barocco rafforzato dal Piano del Fontana, che si sovrappone in gran parte alla struttura irregolare ed episodica d’epoca medievale e su preesistenti impianti romani integrandosi ad essi, accanto ad ulteriori elementi ordinatori dati dai rettilinei dei primi del Cinquecento (Via Giulia). Il sistema delle centralità mostra a sua volta, in modo congruente con l’insieme degli elementi lineari di struttura, un’articolazione in gran parte avulsa da logiche di assetto geometriche ed ordinate, che pone in evidenza soprattutto due aspetti: la conformazione per lo più chiusa e concava degli spazi aperti, la stretta complementarità tra le centralità morfologiche delle piazze e le centralità funzionali dei Palazzi e contenitori pubblici. La città moderna Oltre alla città premoderna compresa entro le Mura Aureliane, il Carta d’Italia dell’Istituto Geografico Militare del 1949 (scala 1: 25.000) comprende, nei fogli
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riguardanti la città di Roma, le seguenti parti urbane, in ordine storico di svilup po: − le espansioni pre-unitarie e post-unitarie fino alla fine dell’Ottocento (edificazione pre-unitaria dell’area compresa tra i colli Viminale e Quirinale e incentrata sull’asse dell’attuale Via Nazionale; costruzione dell’Asse direzionale di Via XX Settembre; lottizzazioni post-unitarie di Piazza Indipendenza, Piazza Vittorio Emanuele, Prati di Castello); − le espansioni edificate all’inizio del Novecento (quartiere Ludovisi; interventi ICP di San Saba, Testaccio, San Lorenzo, Trionfale; quartieri privati a villini di Monteverde, Aventino, Piazza Verbano; espansione di Valle Giulia ed espansioni sulla base della maglia insediativa dell’ Esposizione Internazionale del 1911); − le espansioni realizzate tra gli Anni Venti e Trenta (Quartiere della Vittoria; Complesso INCIS di Piazza Verbano; Quartieri Parioli-Salario-Nomentano; Quartiere Appio; Quartieri di Piazza Bologna, Corso Trieste, Monte Mario, Via Flaminia; Città-giardino Aniene; Complesso del Foro Italico; Complesso della Garbatella; “Nuclei edilizi” periferici; Borgate “ufficiali” fasciste; Com plessi produttivi ed agroalimentari); − le espansioni ed insediamenti realizzate tra gli Anni Trenta e Quaranta (E42; Città universitaria; Complesso di Cinecittà; Complesso di Rebibbia; primo nucleo del Quartiere Africano; espansioni edilizie estensive a Est – Centocelle, Tiburtino – e ad Ovest – Villini, Torrevecchia, Primavalle); Nell’articolazione dei modelli insediativi e delle conformazioni di tessuto la lettura della carta della Roma moderna, al 1949, mostra la stretta congruenza tra specificità delle conformazioni d’impianto e momenti storici di sviluppo. Tessuti a grana media e di impianto reticolare e geometricamente regolare caratterizzano in prevalenza le espansioni pre e post unitarie, ma anche buona parte delle espansioni novecentesche di carattere prevalentemente residenziale. Tessuti di impronta organica, di grana fine e media, caratterizzano invece nuove espansioni unitarie basate su tipologie edilizie originariamente a bassa densità, e dal disegno urbanistico unitario (Città giardino Aniene, Garbatella) o impostato su deboli elementi di struttura (Parioli). Tessuti radiocentrici a grana grossa caratterizzano parti urbane sviluppatesi in base a precise indicazioni di pianificazione (in particolare: Piano del 1909), che hanno inteso impostare l’impianto insediativo sulle vocazioni morfologiche dei rispettivi siti (Quartiere delle Vittorie, Quartiere di Piazza Bologna, Quartiere Appio). L’articolazione dei tessuti periferici in forme aperte (le borgate fasciste) e tessuti reticolari a grana fine (i “nuclei edilizi” e le “borgate spontanee”) riflette una giustapposizione di forme urbane destinata a divenire, anche per l’epoca contem poranea, spiccatamente peculiare e caratterizzante per la città.
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Il sistema degli elementi di struttura e delle centralità denota con evidenza una nota particolarità del sistema insediativo ed infrastrutturale romano: l’assetto generale radiale sull’impianto generatore delle antiche strade, la dominanza funzionale e morfologica del centro città, l’assenza di ordine geometrico nell’assetto del sistema dei luoghi centrali e quindi, di riflesso, una distribuzione non ottimale delle condizioni di accessibilità. Permane, in conformità ai caratteri della cultura urbana fino all’epoca di riferimento della carta, la tendenza alla creazione di centralità che assumono in molti casi valenza sia funzionale che morfologica, ed alla permanenza nel tempo delle funzioni rappresentative di contenitori e luoghi centrali localizzati nel centro città (vedi contenitori destinati alle funzioni amministrative maggiori). Le centralità specializzate più recenti, rispetto al limite storico d’analisi del 1949, vanno in diversi casi a disporsi lungo gli assi radiali maggiori e a distanza rilevante dal centro città, innescando processi di valorizzazione fondiaria lungo tracciati lineari destinati di fatto ad assumere una notevole valenza morfogenetica in termini di sviluppo insediativo: è ad esempio il caso, documentato dall’analisi diacronica oggetto dello studio, degli sviluppi urbani di tipo “tentacolare” lungo direttrici radiali seguiti alla localizzazione periferica della Città del Cinema, dell’E.U.R, dei grandi complessi ospedalieri. La città contemporanea L’analisi morfologica della città contemporanea è stata operata sulla Carta del Comune di Roma S.A.R.A. Nistri del 1991 (scala 1: 10.000). L’estesa e multiforme espansione urbana realizzatasi tra il secondo dopoguerra ed i giorni nostri, che caratterizza in misura imponente la forma urbana contem poranea, presenta i seguenti aspetti maggiormente rilevanti: − crescita e consolidamento di carattere semi-intensivo e intensivo di tessuti edilizi a prevalente funzione residenziale su nuclei già esistenti (es. quartieri Aurelio, Tiburtino, Appio-Tuscolano, Monteverde-Portuense ecc.); − sviluppo di numerosi insediamenti di Edilizia Residenziale Pubblica concepiti come nuclei insediativi periferici dotati di autonoma identità morfologica (Piani di edilizia sovvenzionata negli Anni Cinquanta e Sessanta, Primo P.E.E.P. - Anni Settanta -, Secondo P.E.E.P. – Anni Ottanta -); − sviluppo, in misura cospicua, di insediamenti di origine abusiva di diversa dimensione demografica e comformazione, per lo più di carattere estensivo e originariamente privi di servizi; − insediamento di attrezzature di servizio pubbliche e private e di rango urbano e metropolitano – puntuali ed areali – in base a logiche di mera massima accessibilità e sostanziale segregazione morfologica rispetto alla città consolidata.
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Sotto il profilo della conformazione generale alla scala urbana, il quadro di lettura relativo alla città contemporanea mostra due fatti morfologici particolarmente rilevanti. La notevole espansione fisica della città nell’arco di un cinquantennio ha luogo sulla base degli assi principali costituiti dall’impianto generatore radiale, assumendo però in modo congruente con il supporto orografico una tendenza prevalentemente lineare - radiale ad Est e a Sud, prevalentemente per direttrici anulari di sviluppo ad Ovest. Prevale inoltre, per quanto attiene ai modelli insediativi presenti in misura più significativa, l’adozione di modalità di sviluppo urbano che danno luogo prevalentemente a tessuti reticolari a grana fine (insediamenti residenziali a bassa densità, in importante misura di origine abusiva) e a forme aperte (soprattutto insediamenti di e.r.p. concepiti spesso programmaticamente come parti urbane autonome morfologicamente e funzionalmente compiute, ovvero come vettori di riqualificazione ed identificazione urbana rispetto a tessuti radi abusivi contermini). Accanto a queste due forme di tessuto, prevalenti in quanto ad entità dell’estensione, sono presenti estese e numerose aree di tessuto reticolare ed organico a grana media, generato da edificazione a destinazione prevalentemente residenziale sorta in base alla logica del completamento incrementale, e nella sostanziale assenza di criteri di sviluppo aventi rilevanza morfologica. Cospicua, inoltre, è la superficie complessiva di insediamenti estensivi di carattere produttivo o commerciale, anche in questo caso di origine abusiva per una significativa aliquota, e di complessi specializzati per grandi attrezzature di servizi. Il raffronto tra le misure dell’estensione complessiva delle parti morfologicamente omogenee entro l’ambito del G.R.A. ha dato il seguente esito, chiaramente documentativo dei caratteri di base delle morfologie insediative della Roma contemporanea: 1. Tessuti intricati compatti: 386 Ha (3% della superficie complessiva tessuti); 2. Tessuti reticolari a grana fine: 3992,3 Ha (31,9% della superficie complessiva tessuti); 3. Tessuti reticolari a grana media: 1659,6 Ha (13,3% della superficie com plessiva tessuti); 4. Tessuti reticolari a grana grossa: 715.7 Ha (5,7% della superficie complessiva tessuti); 5. Tessuti radiocentrici a grana grossa: 146 Ha (1,1% della superficie com plessiva tessuti); 6. Tessuti organici a grana fine: 529,7 Ha (4,2% della superficie complessiva tessuti); 7. Tessuti organici a grana media: 2174,1 Ha (17,3% della superficie com plessiva tessuti);
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8. Frammenti di tessuto e tessuti compositi: 43,4 Ha (0,3% della superficie complessiva tessuti); 9. Forme aperte: 2306,2 Ha (18,4% della superficie complessiva tessuti); 10. Edifici e complessi specializzati per grandi attrezzature: 613,4 Ha (4,9% della superficie complessiva tessuti); 11. Edifici e complessi produttivi e commerciali: 928,7 Ha (7,4% della superficie complessiva tessuti). Per quanto riguarda la conformazione dell’insediamento alla scala urbana, a fronte della forte dominanza dell’impianto radiale l’entità dell’espansione della città in epoca contemporanea dà luogo a diverse direttrici di sviluppo anulare, congruenti talvolta con gli andamenti delle acclività territoriali, ma più spesso con le giaciture delle infrastrutture tangenziali di differente rango gerarchico. L’anello viario del Grande Raccordo Anulare, in particolare, specie dopo la realizzazione della “bretella” di by-pass dell’Autostrada del Sole assume la funzione di vettore primario di accessibilità ad aree pregiate, dando luogo a diversi insediamenti di alta centralità spesso sostanzialmente avulsi – sotto il profilo morfologico strutturale – dal contesto propriamente urbano. Nel suo assetto complessivo, la struttura della città contemporanea mostra i suoi maggiori elementi di riferimento nella rete radiale storica ed in un limitato numero di moderne infrastrutture, e si conferma la storica logica insediativa delle centralità di diverso rango in base a schemi non riferiti a un’idea di ordine geometrico, conformemente a momenti decisionali e di pianificazione molteplici e diversi che riflettono una spiccata complessità del sistema socio economico. Come in altre aree urbane e metropolitane italiane, si rileva una incrementale specializzazione del sistema delle centralità, spesso contenute in autentici recinti specializzati realizzati con il criterio dell’ottimale accessibilità veicolare ed in assenza di un’idea di spazio collettivo strutturante.
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Fig. 1. Roma, tipologie insediative della città ( Tessuti e Forme aperte) distinte per conformazione d’impianto e grana. da A. Cappuccitti, E. Piroddi: Morfogenesi dello spazio urbano: profilo di una ricerca, in “Ur banistica”, n. 123, Gennaio - aprile 2004 – Anno LVI, INU Edizioni, Roma.
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Fig. 2. Roma, città pre-moderna: Nuova Pianta di Roma di Giovan Battista Nolli, 1748.
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Fig. 3. Roma, città moderna: Carta d’Italia dell’Istituto Geografico Militare, 1949.
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Fig. 4. Roma, città contemporanea: Carta del Comune di Roma, S.A.R.A. Nistri, 1991.
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Fig. 5 (pagina a fianco). Roma, città pre-moderna. Struttura urbana (su Carta del Nolli, 1748). Fig. 6 (sopra). Parti urbane morfologicamente omogenee e Struttura (città moderna e contemporanea). Legenda (sezione Tessuti).
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Fig. 7. Parti urbane morfologicamente omogenee e Struttura (città moderna e contemporanea). Legenda (sezione Forme aperte). Si sono classificate senza ulteriori distinzioni entro la categoria di lettura forme aperte morfologie insediative anche sostanzialmente diverse, dalle parti basate su progetti unitari di derivazione funzionalista fino alle estese parti urbane caratteristiche delle periferie consolidate che si caratterizzano talvolta per una conformazione anche regolare della trama viaria, ma per un aspetto composito ed irregolare delle aggregazioni edilizie.
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Fig. 8. Parti urbane morfologicamente omogenee e Struttura (città moderna e contemporanea). Legenda (sezione Centralità e Assi).
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Fig. 9. Parti urbane morfologicamente omogenee e Struttura (città moderna, 1949).
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Fig. 10. Parti urbane morfologicamente omogenee e Struttura (città contemporanea, 1991).
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Relazioni tra parti morfologicamente omogenee ed elementi strutturanti: aspetti evolutivi. Quartiere di Centocelle, assi di Via Casilina, Via Prenestina, Viale Togliatti.
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Relazioni tra parti morfologicamente omogenee ed elementi strutturanti: aspetti evolutivi. Asse di Via Tuscolana, complesso di Cinecittà.
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Relazioni tra parti morfologicamente omogenee ed elementi strutturanti: aspetti evolutivi. Asse di Via di Torrevecchia, Roma ovest.
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2.1 Spazi funzione: obiettivi e modalità di analisi 2.2 Roma. Gli spazi e le funzioni del tempo libero in tre epoche 2.3 Piazza Navona 2.4 Foro Italico 2.5 Villaggio dei divertimenti “The Village”
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2. Spazi funzione e forme urbane. I luoghi del tempo libero
2.1 Spazi funzione: obiettivi e modalità di analisi
La seconda parte del lavoro di ricerca ha compreso un’analisi specifica delle 1 modalità d’uso nel tempo di alcuni spazi – funzione , caratterizzati da un ruolo centrale nella determinazione della morfologia urbana e da un alto grado di permanenza nella storia della città. L’approccio analitico ha teso a porre in evidenza in particolare gli aspetti degli usi direttamente connessi alla determinazione della forma dei corrispondenti spazi della città, nell’ottica di consentire una comprensione dell’evoluzione diacronica degli aspetti caratterizzanti delle stesse funzioni urbane, e dei corrispondenti esiti in termini di conformazione degli spazi urbani. Obiettivo di base dell’analisi, in altri termini, è stata la lettura critica degli itinerari evolutivi con i quali la medesima funzione, nei suoi mutamenti di significato nel tempo, ha preso forma in spazi urbani ed attrezzature di tipo diverso, determinando differenti configurazioni, relazioni spaziali, caratteri morfologici dello spazio urbano e dei suoi tessuti. Il quadro degli spazi - funzione di studio è stato composto con la selezione di uno spazio - funzione per ognuno dei tre periodi storici indicati nel primo capitolo (città pre-moderna, città moderna, città contemporanea). Il campione degli spazi – funzione presi in esame è il seguente, dove per ogni funzione urbana vengono indicati, nell’ordine, gli spazi relativi all’epoca pre-moderna, moderna, contemporanea. Spazi del commercio: Mercato di Campo de’ Fiori, asse commerciale di Via Cola Di Rienzo, Centro commerciale “Cinecittà due”. Spazi del tempo libero: Piazza Navona, Foro italico, villaggio dei divertimenti “The Village”. Spazi verdi: Giardino di Villa Peretti Montalto, Parco di Colle Oppio, Parco di Tor Tre Teste. Spazi della mobilità: Piazza del Popolo/Via del Corso, Stazione 2 Ostiense/Via Ostiense, Nodo di Ponte Mammolo/Viale Palmiro Togliatti. In questo libro vengono presentati nel seguito, in particolare, alcuni elementi di analisi relativi ai tre spazi del tempo libero sopra indicati. Le motivazioni alla base della selezione degli spazi sono state improntate all’obiettivo di porre in evidenza i caratteri più peculiari e rappresentativi delle 1
L’espressione spazio – funzione è stata utilizzata, nell’ambito della Ricerca Morfogenesi dello spazio urbano, per indicare il particolare approccio d’analisi adottato sia nei confronti delle funzioni urbane morfogenetiche che degli spazi urbani che hanno ospitato il dispiegarsi di dette funzioni nel corso del tempo storico. L’indagine, in questo senso, ha riguardato i processi di conformazione, i caratteri spaziali, i modi e tempi d’uso di una selezione di spazi urbani significativi. 2 Nel corso della Ricerca Morfogenesi dello spazio urbano l’analisi dei diversi tipi di spazi – funzione è stata operata, per quanto riguarda l’unità di ricerca di Roma, dai ricercatori elencati di seguito, coordinati da Claudia Mattogno: Antonio Cappuccitti (spazi del tempo libero), Massimo Bruschi (spazi del commercio), Daniela Cinti (spazi verdi), Daniela Gualdi (spazi della mobilità).
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funzioni urbane in essi ospitate nelle rispettive epoche di riferimento, in modo tale da consentire di cogliere il nesso tra caratteri funzionali e d’uso tipici di un’epoca e connotazioni propriamente morfologiche degli spazi. I singoli spazi sono stati interpretati secondo quattro letture sovrapposte e inerenti ai rapporti con il contesto urbano; alle caratteristiche di conformazione; alle caratteristiche d’uso; alle trasformazioni nel tempo. Nell’ottica di una lettura analitica degli spazi espressamente finalizzata ad un’analisi comparativa tra contesti urbani, sono stati elaborati approfondimenti analitici tesi a documentare nel dettaglio una serie di rilevanti fatti urbani di base relativi agli spazi selezionati: Valore morfogenetico rispetto a tessuti ed assi strutturanti, Livello di integrazione funzionale con la città, Livello di articolazione funzionale e morfologica interna, permeabilità, Modi d’uso.
2.2 Roma. Gli spazi e le funzioni del tempo libero in tre epoche
Gli spazi del tempo libero di Roma che sono stati selezionati ed analizzati sono Piazza Navona per la Roma pre-moderna, il complesso del Foro Italico per la città moderna, il villaggio dei divertimenti “The Village” (noto anche come Warner Village) per la città contemporanea. La scelta di Piazza Navona per il primo dei tre periodi d’analisi è stata suggerita dalla significazione per secoli nell’immaginario urbano collettivo di questa piazza come luogo per antonomasia della celebrazione civile e religiosa e dell’evento festivo, ma anche dell’ordinario e ricorrente svago popolare, e della concentrazione di significati urbani, di identità e di bellezza della città. L’invaso spaziale della piazza fonda il proprio margine sulla struttura perimetrale di un antico stadio, ma gli utilizzi dello spazio interno hanno mostrato per secoli l’adattamento delle sue parti e delle sue relazioni interne alle funzioni di volta in volta differenti di mercato, di luogo di festa e di confronto civile, di luogo della rappresentazione del potere e della massima concentrazione di significati urbani. Un’enorme produzione di disegni ed incisioni restituisce immagini dello spazio della piazza attrezzato per secoli ad accogliere in modi molteplici e differenti feste e celebrazioni, o affollato di pellegrini tra i banchi delle mercanzie, o allagato l’estate per il refrigerio dei Romani, o riccamente addobbata di festoni decorativi ed altari mobili ad accogliere grandi folle di cittadini in festa, o adattata nello spazio interno alle esigenze di tornei e rappresentazioni religiose con quinte e strutture di partizione effimere di ogni tipo …… Il Foro Italico è un complesso per lo sport dominato dall’evidente ed unitaria idea progettuale di uno spazio centrale strutturante di grande qualità morfologica, nel quale le attrezzature sportive intese come oggetti edilizi di alta architettura e gli elementi singolari concorrono a creare un’immagine architettonica delibera-
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tamente monumentale, caratterizzata da un forte ed unitario impatto rappresentativo. Il complesso risponde pienamente ad un inequivocabile modello teorico di conformazione spaziale, ma anche ad una precisa idea di fruizione dello spazio urbano per gli eventi dello sport e del tempo libero. La collocazione nel sito ed il sistema delle correlazioni urbane, inoltre, ne fanno un caso unico nel panorama delle grandi attrezzature romane di contestualizzazione paesaggistica e urbana; l’individuazione dell’area urbana ed il successivo progetto furono realizzati da Enrico Del Debbio nel 1927, mentre la posa della prima pietra avvenne il 5 feb braio del 1928. Il villaggio dei divertimenti “The Village” (comprendente anche un multicinema della catena Warner Village), esempio selezionato di spazio - attrezzatura per il tempo libero della città contemporanea, mostra alcuni rilevanti e peculiari caratteri di questa tipologia di luoghi integrati per lo svago nei grandi contesti metropolitani. Alla scala urbana l’accessibilità è resa ottimale dalla presenza di un vicino svincolo autostradale. La distanza fisica dal tessuto della città consolidata, all’interno di un plesso di grandi attrezzature specializzate in cui domina la percezione del grande spazio aperto, ha indicato come opportuna la strada di un progetto architettonico di qualità e dall’immagine decisamente caratterizzata, e nel contempo della realizzazione, all’interno del complesso, di spazi aperti e margini edilizi tesi a ricostruire un’immagine marcatamente urbana. L’assortimento delle funzioni ricreative è improntato ad una grande varietà di offerta. Accanto alle diciotto sale di proiezione, alle quali si accede da un’ipertecnologico ed ampio spazio chiuso con decine di monitor accesi, pub, ristoranti, un contenitore per funzioni ricreative miste comprendente anche spazi espositivi e per lo sport, si aprono su una piccola piazza con la fontana al centro, con margini edilizi continui tesi con evidenza ad un effetto città di carattere tradizionale. Lo spazio piazza, nel quale converge un percorso pedonale, è anche luogo destinato all’allestimento di manifestazioni temporanee estive. Nei paragrafi che seguono vengono esposti, per mezzo di tre diverse schede monografiche, alcuni elementi di analisi relativi ai tre spazi del tempo libero so pra indicati. Una serie di considerazioni e di argomenti di riflessione, scaturita dall’analisi comparativa nella quale lo studio dei singoli spazi urbani si è inquadrata, può es3 sere riassunta brevemente con i punti seguenti :
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I contenuti di alcuni dei punti riprendono in parte quanto già osservato dall’autore in A. Cappuccitti, E. Piroddi: Morfogenesi dello spazio urbano: profilo di una ricerca, in “Urbanistica”, n. 123, Gennaio - a prile 2004 – Anno LVI, INU Edizioni, Roma.
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La specificità del contesto urbano romano fa sì che nonostante la propria intensa risemantizzazione evolutiva nel tempo, determinate forme della fruizione del tempo libero trovino con continuità nella storia il proprio luogo fisico negli spazi urbani tradizionalmente deputati all’incontro ed al loisir nella città. Nel contempo, i nuovi temi collettivi della fruizione del tempo libero originati nella città moderna e contemporanea hanno gradualmente comportato un trasferimento dallo spazio urbano aperto al proprio interno degli spazi dedicati, in base a strutturazioni spaziali e nessi di relazione con la città che travalicano le peculiarità del caso romano, e riflettono più in generale caratteri di omologazione di scala globale. Costituiscono eccezione a questo diversi grandi complessi per il tempo libero di progettazione unitaria, la cui natura spaziale va però analizzata in relazione ai rispettivi modelli di riferimento progettuale. Le molteplici e differenti declinazioni della fruizione del tempo libero nella città contemporanea richiedono di necessità articolate classi di distinzioni riguardo alle rispettive forme e luoghi. Ma fatto di rilevanza centrale è l’evidente tendenza all’assortimento di funzioni attrattive in molti nuovi luoghi del divertimento, che si accompagna d’altro canto ad una sostanziale specializzazione e minimizzazione dei nessi di struttura con la città. La polivoca e multiforme natura delle accezioni del concetto di tempo libero nella cultura contemporanea si riflette, per quanto attiene ai contenuti della presente ricerca, nella labilità delle delimitazioni concettuali della funzione urbana della fruizione del tempo libero rispetto ad altre, come in particolare quelle correlate agli spazi – funzione del commercio, della condensazione di valori civici, della fruizione del verde. Alcune delle funzioni urbane morfogenetiche analizzate dalla ricerca Morfo genesi dello spazio urbano si distinguono per un itinerario evolutivo nel quale talune modalità d’uso dello spazio urbano presentano una sostanziale permanenza nel lungo termine, a fronte per contro di forti modificazioni per altre o di nuova origine, in determinati momenti della storia urbana, di ulteriori innovative modalità: basti pensare alle multiformi declinazioni del commercio, dell’utilizzo del tempo libero, della rappresentazione civile nella città contemporanea. Questo comporta che una medesima funzione urbana presenta differenti valenze morfogenetiche in termini di spazio urbano in relazione alle proprie molteplici caratterizzazioni. Alcune funzioni urbane, inoltre, benché permanenti, si caratterizzano per sostanziali mutamenti del proprio significato intrinseco nel corso della storia della città; è il caso, ad esempio, dei modi di percezione e di fruizione del tempo libero. I mutamenti nel tempo della valenza morfogenetica in termini di spazio di talune funzioni urbane sono dovute non tanto a variazioni intrinseche nella natura della funzione, quanto all’incremento di rilevanza che nella città moderna e contemporanea hanno assunto in generale le condizioni di accessibilità con i
Spazi funzione e forme urbane. I luoghi del tempo libero
mezzi di trasporto moderni. In questo quadro trova anche nessi sostanziali lo scollamento che per talune funzioni della città contemporanea si rileva tra i concetti di centralità “funzionale” e “morfologica”. - A fronte del permanere nella città contemporanea di taluni usi e corrispondenti spazi della città premoderna, da sempre caratterizzati dalla piena appartenenza all’ambito dello spazio urbano pubblico, le nuove forme d’uso assunte da alcune funzioni strutturanti sembrano indicare, coerentemente con le tendenze in atto nella globalizzazione urbana, una crescente privatizzazione di alcuni rilevanti spazi della vita urbana, come nel caso dei contenitori polifunzionali, dei mall , dei complessi per il tempo libero e lo svago. - Alcuni spazi – funzione della città contemporanea che si caratterizzano per un alto contenuto di rilevanza sotto il profilo della socialità urbana, e che sono esito di una precisa azione progettuale, tendono in casi molteplici ad una complessità funzionale e di nessi strutturali interni che indica la tensione verso il recupero di una sintassi spaziale propriamente urbana, anche quando non costituiscono di fatto autentici condensatori urbani: è il caso, per esempio, dello shopping mall che introietta dentro il proprio involucro edilizio strade e piazze, luogo di commercio e di loisir nel contempo, ma deliberatamente se parato dal contesto urbano da un netto vallo di parcheggi, eppure centralità funzionale e nel contempo emergenza morfologica (è la situazione caratteristica di molti grandi centri commerciali nelle aree metropolitane, non di rado integrati con multisale e altri luoghi di svago); o è il caso, ancora, del villaggio dei divertimenti con le sale cinematografiche, con al suo interno la piazza con la fontana al centro sulla quale si affacciano affollati locali, che riproduce un pezzo di città che sembra un piacevole luogo di ritrovo nel centro, lontano fisicamente dalla città consolidata ma comodamente accessibile dall’autostrada, dotato di un’area ampia e continua di parcheggi per le auto (Warner Village). - Riguardo alla complessità funzionale, accennata nel punto precedente, di alcuni importanti spazi – funzione della città contemporanea, è tipico e rilevante il significato di luoghi urbani complessi assunto da molte strade urbane della Roma contemporanea – radiali e di circonvallazione -, come luoghi del commercio, o come luoghi della concentrazione direzionale, o come luoghi del passeggio e consumo del tempo libero ….. Funzioni che in molti casi si rilevano per limitati ambiti lineari omogenei, oltrepassati i quali la strada diviene semplice infrastruttura di scorrimento, e che si accompagnano a ricorrenti fatti di misto di funzioni, di compattezza dei margini, di conformazione degli spazi, di ricchezza delle relazioni trasversali …..
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2.3 Piazza Navona Lo stadio di Domiziano, la forma della piazza L’area di Campo Marzio, racchiusa entro un’ampia ansa del Tevere e destinata in epoca repubblicana alle esercitazioni militari, ha offerto in più momenti della storia urbana antica ampi spazi alle iniziative urbanistiche dei primi imperatori. Dopo le prime sistemazioni dell’area, iniziate da Augusto e da Agrippa, Nerone fa edificare un complesso termale ed una palestra nelle immediate vicinanze del sito dell’attuale piazza. Segue la decisione di Domiziano di costruire uno stadio per gare ginniche per ventimila spettatori, inaugurato nell’anno 86 d.C.: è la traccia del perimetro dello stadio che ha determinato la forma dei margini della piazza. Dopo il crollo e l’abbandono dell’antica struttura, in epoca alto-medievale, sulle sue fondamenta e nel corso di una stratificazione plurisecolare di eventi prende forma con gli edifici il semplice invaso esteso in lunghezza dello spazio. E data la posizione del luogo, al centro dell’ansa fluviale, gradualmente esso diviene dei più frequentati della città, fino alla decisione della magistratura cittadina di trasferirvi l’antico mercato del Campidoglio, nel sec. XV. Alcuni pontefici provvedono al riordino dell’ambiente nel secolo successivo. Gregorio XIII fa collocare due fontane per il mercato, oltre ad un abbeveratoio. E’ nel corso del Seicento che la piazza assume la sua conformazione attuale, con il completamento dei prospetti delle dimore nobiliari, l’edificazione della nuova chiesa di S. Agnese e la costruzione della fontana dei Fiumi, con al centro l’obelisco proveniente dalla distrutta naumachia di Claudio. Piazza Navona: la forma e le funzioni nella storia L’invaso spaziale della piazza, definito nella sua semplice conformazione allungata da margini edilizi continui, ha una lunghezza di 260 metri lungo l’asse maggiore, ed una larghezza di circa 50 metri. Gli accessi sono presenti in posizione mediana sui lati maggiori e sul lato minore sud, e in posizione d’angolo su quest’ultimo lato (su entrambi gli angoli della piazza) e sul margine curvilineo Nord (sull’angolo Est, in questo caso). Importante partizione interna dello spazio fu quella che ebbe luogo nel 1871-1872, con la semplice posa del rialzo centrale. Ma a fronte della linearità della forma planimetrica, Piazza Navona presenta l’unicità delle sue emergenze interne - le tre fontane, con l’obelisco centrale eretto sulla monumentale fontana dei Fiumi - e di margine - le chiese e i palazzi -. Queste formidabili emergenze edilizie, ed in special modo le fontane, costituiscono i fuochi di interesse della piazza. La funzione originaria dello spazio, dedicata precipuamente allo svago della comunità urbana, ha caratterizzato Piazza Navona per l’intero corso della sua storia, e si è esplicata nel tempo in forme diverse e disparate in modo congruente
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con il variare, nelle diverse epoche, dello stesso significato sociale intrinseco del concetto di svago popolare, con feste, celebrazioni periodiche o eventi unici. Il mercato fu abolito nel 1869, ma permane oggi la tradizione della fiera della Befana, trasferita da Piazza S. Eustachio a Piazza Navona nel 1871. La piazza nella struttura della città La piazza è collocata in posizione esterna e limitrofa rispetto agli importanti assi viari primari che attraversano il tessuto urbano compatto di Campo Marzio convergendo nel nodo di Ponte, per secoli passaggio obbligato per l’attraversamento del Tevere verso la Basilica di San Pietro. Il taglio di Via della Cuccagna, deciso dal pontefice Giulio III nel 1550, determina la formazione nel tempo di un importante percorso di connessione tra Piazza Navona, Piazza di Campo de’ Fiori e Piazza Farnese, attraverso Via dei Baullari; questo varco viario, in posizione mediana del lato minore sud, costituisce oggi l’accesso prospettico maggiormente scenografico alla piazza. La posizione di poco distante ed eccentrica rispetto ai maggiori assi urbani permane anche dopo le demolizioni per la realizzazione di Corso Vittorio Emanuele e, nel 1936, per l’apertura del Corso del Rinascimento, che percorre all’esterno i tessuti edilizi immediatamente limitrofi alla piazza. L’evoluzione storica dello svago popolare nello spazio della piazza Innumerevoli testimonianze artistiche mostrano l’utilizzo della piazza nella storia da parte della comunità urbana per altrettante differenti celebrazioni e feste, con forme di uso e di allestimento dello spazio sempre diverse e multiformi, favorite dalla semplicità planimetrica dell’invaso spaziale e dal singolare scenario urbano determinato dalle emergenze edilizie e dalle fontane. Alcune tradizionali forme di svago popolare hanno nel passato interessato la piazza per lunghi periodi in modo caratteristico e peculiare, per poi estinguersi nel tempo: dalla cuccagna cinquecentesca, praticata nel lato sud presso la fontana allora detta dei Tritoni, poi del Moro, all’allagamento nelle domeniche estive, praticato dalla metà del Seicento alla metà dell’Ottocento, con le sfilate di carrozze entro lo specchio d’acqua mentre la folla si assiepava sui bordi. Numerose e diverse sono state nel tempo le feste spettacolari, i tornei e le celebrazioni civili periodiche o uniche. Tra le altre le scenografiche feste di Pasqua, dalla seconda metà del Cinquecento, che comprendevano spesso l’allestimento della piazza con fantasiosi e sempre diversi apparati effimeri. Anche la consuetudine delle esibizioni dell’arte di strada fonda le basi su una multiforme tradizione storica, dai palchi dei commedianti sei-settecenteschi alle esibizioni nell’Ottocento del leggendario burattinaio Ghetanaccio. La funzione mercatale, che ha interessato la piazza per quattro secoli, si è esplicata con disposizioni dei banchi molto diverse nel tempo, oggetto anche di progetti di sistemazione del Maderno nel Seicento e del Valadier nell’Ottocento.
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Il luogo dello stare più vivo della città Piazza Navona costituisce oggi la maggiore meta di passeggio e di contemplazione della bellezza della città per l'intera giornata e per tutto l’anno, da parte del turismo internazionale come dei cittadini romani, ma assume pienamente il significato di luogo dello stare e dell'incontro nelle ore serali, quando al brusio di una multiforme folla che celebra il tempo della vacanza e dello svago si aggiungono le esibizioni di diversi artisti di strada. La tradizionale presenza degli artisti e dei musicanti in punti diversi della piazza, ed i variopinti banchi dei pittori, che si dispongono nei pressi delle fontana dei Fiumi dove maggiormente si affollano i pedoni, rivestono un ruolo importante nell'immaginario urbano e sociale della città. I tavoli e gli ombrelloni di bar e ristoranti si dispongono su parte dei lati principali, ma lasciando liberi i prospetti delle due chiese e dei palazzi maggiori. Manifestazioni effimere diverse vengono talvolta allestite specialmente in estate, entro gli spazi centrali compresi tra le fontane.
Fig. 1. Particolare del plastico rappresentante la città al tempo dell’Imperatore Costantino, con lo Stadio di Domiziano. Immagine gentilmente fornita dal Museo della Civiltà Romana, Roma.
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Fig. 2. Veduta della piazza in occasione delle feste del giorno di Pasqua nell’anno del Giubileo 1650. Disegno e incisione di Domenico Barrière. Riproduzione gentilmente fornita dal Museo di Roma.
Fig. 3. Il tessuto urbano intorno alla piazza, all’epoca della Carta del Nolli (1748) : struttura degli assi primari (tratteggiati) e degli invasi spaziali principali (in grigio). Schema elaborato da Antonio Cappuccitti.
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Fig. 4. Carta di Roma di Giovan Battista Nolli (1748): stralcio del settore di Campo Marzio comprendente Piazza Navona. Dall’archivio del Dipartimento di Architettura e Urbanistica per l’Ingegneria, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
Fig. 5. Il Circus agonalis nella pianta di Roma antica (Du Pérac, 1573). Da A. Ravaglioli: Piaz za Navona, centro di Roma. Biblioteca romana, Roma 1971
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Fig. 6. Piazza Navona nella struttura della città, oggi. Schema elaborato da Antonio Cappuccitti.
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Fig. 7. Prospetto della chiesa di S. Agnese e dell’obelisco dei Pamphilj nel Foro agonale detto Piazza Navona, incisione di Pieter Sluyter, 1697. Riproduzione dalla incisione originale gentilmente fornita dal Museo di Roma.
Fig. 8. Piazza Navona allagata solito farsi nelle feste di agosto. Disegno e incisione di Giusep pe Vasi, 1752, particolare. Riproduzione gentilmente fornita dal Museo di Roma.
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Fig. 9. Veduta aerea recente. Foto SARA Nistri.
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Fig. 10. Piazza Navona d’estate durante il giorno, con i turisti e i cittadini a passeggio: vedute. Foto di Antonio Cappuccitti
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Figg. 11, 12. La tradizionale fiera della Befana, oggi. Immagini gentilmente fornite dall’Ufficio Stampa del Comune di Roma.
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2.4 Foro Italico
Da Foro Mussolini a Foro Italico L’area pianeggiante nella quale sorge a partire dal 1928 il Foro Mussolini è caratterizzata da particolari qualità paesistiche, essendo delimitata da un’ansa del Tevere alla base delle boscose pendici di Monte Mario, e da ottimali collegamenti urbani, essendo attraversata da Viale Angelico e vicina a Ponte Milvio. Conformemente alle indicazioni della Variante generale del 1925-26, l’Opera Nazionale Balilla inizia la realizzazione di un importante complesso sportivo, con un progetto di Enrico del Debbio che originariamente non comprende la contigua area del preesistente tiro a segno sita a nord, occupata dal 1938 dal cantiere del nuovo palazzo del Littorio, poi Ministero degli Esteri. Nel 1930 il progetto viene ampliato verso nord con nuove attrezzature e la collina viene destinata a parco; nel 1932 viene adeguato al Piano regolatore del 1931, che prevede il passaggio nell’area della ferrovia con una stazione. La rielaborazione del progetto nel 1933 prefigura la struttura che sarà, con qualche modifica, realizzata negli anni successivi per la parte del settore sud. Lungo il viale nord-sud, sul lato dalla parte del Tevere, si attestano le foresterie, le piscine, e le accademie di musica e di educazione fisica con lo stadio dei Marmi, sull’altro lato i parcheggi, lo stadio del Tennis e il grande stadio dei Ci pressi. E’ del 1936 il Piano di Luigi Moretti, con monumentali opere mai realizzate. La costruzione delle ultime attrezzature sportive, in quello che nel frattempo è divenuto il Foro Italico, viene compiuta in occasione delle Olimpiadi del 1960. Le relazioni urbane del complesso Il maggiore elemento di connessione del Foro alla struttura urbana esistente, all’epoca dell’inizio della costruzione, è il lungo asse di Viale Angelico, il cui tracciato rettilineo da sud a nord, originando nei pressi del colonnato esterno della Basilica di S. Pietro, si attesta all’ingresso sud del complesso, attraversando anche aree già destinate a nuove importanti espansioni urbane dal Piano regolatore del 1909. Nel 1933 la rielaborazione del Piano del Foro viene integrata con le proposte d’assetto per il quartiere Flaminio, sito sull’altra sponda del Tevere. Viene previsto, tra l’altro, il collegamento con un nuovo viale rettilineo tra il grande piazzale centrale del Foro e lo stadio Nazionale sulla Via Flaminia, attraverso il nuovo ponte poi realizzato dal 1936. Non viene mai ultimato il tratto di ferrovia che avrebbe dovuto completare l’anello ferroviario urbano servendo il Foro: la nuova infrastruttura di accesso urbano è portata a termine per le Olimpiadi del 1960, con l’asse di scorrimento della Via Olimpica.
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Il Foro Mussolini: un monumento per lo sport La morfologia dell’impianto generale del complesso è dominata dalla funzione strutturante del lungo viale longitudinale e del monumentale piazzale centrale. L’intersezione di questi due elementi di struttura è rimarcata dalla posizione della fontana della sfera, in asse con l’obelisco rispetto al piazzale. Entro questa struttura d’insieme, le grandi attrezzature e gli edifici, tutti concepiti come architetture singolari, sono disposti in netta prevalenza come elementi di ingresso al Foro o fondali prospettici. Oltre agli impianti sportivi, agli stadi, alle foresterie e alle accademie, il com plesso fu destinato ad ospitare anche altre funzioni di rango urbano e nazionale, in base all’obiettivo di conferire ad esso il significato di centro rappresentativo politico e culturale, oltre che di struttura sportiva e di formazione di livello nazionale. Ma non vennero realizzati, tra l’altro, i grandi teatri coperti e all’aperto previsti dal Piano di Luigi Moretti del 1936 insieme ad un enorme arengo nazionale per le manifestazioni di massa e a un gigantesco monumento. Il Foro Italico: dagli eventi sportivi, ai concerti rock, alle feste estive La molteplicità dei significati urbani e dei modi d’uso che il Foro Italico ha assunto per i cittadini nell’epoca contemporanea è legata alla diversità delle funzioni sportive, ricreative e specializzate che in esso vengono accolte e alla qualità degli spazi collettivi, oltre che all’importanza derivante dal rango internazionale del complesso e dall’immagine della struttura urbanistica e architettonica. Gli stadi e le altre attrezzature per lo sport sono deputati ad ospitare eventi agonistici fino al massimo livello, ma alcuni di essi sono anche il luogo di eventi musicali, culturali, ricreativi di tipo e risonanza estremamente diversificati e con differenti forme di utilizzo delle strutture. Significativo esempio è il modo d’uso dello stadio del Nuoto. L’impianto, realizzato nel 1958, è adatto ad ospitare gare di livello olimpionico, ma comprende attrezzature utilizzabili in estate da un pubblico di bagnanti. Sul palco allestito periodicamente nello stadio centrale del Tennis si esibiscono artisti di importanza internazionale del panorama musicale pop, rock, jazz. Negli spazi collettivi aperti, in buona parte accessibili senza limitazioni di orario, vengono spesso ospitate manifestazioni periodiche e feste di vario tipo. Nel complesso si trovano oggi anche la sede del CONI e l’auditorium della RAI, nei due edifici delle accademie, un ostello della gioventù, nell’edificio delle foresterie sud, e finanche, nella sede impropria della Casa delle Armi, un’ampia aula giudiziaria di massima sicurezza. Al Foro per il derby o a passeggio Le forme d’uso peculiari delle diverse attrezzature del complesso comportano orari d’impiego legati soprattutto ai tempi degli eventi agonistici e all’apertura al
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pubblico delle strutture per le attività ginniche e ricreative, oltre che alla programmazione dei concerti ospitati in talune di esse. Ma la qualità del sistema degli spazi collettivi sui quali è strutturato il Foro favorisce l’utilizzo del complesso anche come semplice luogo dello stare e dell’incontro. I viali alberati e i giardini costituiscono per i cittadini un piacevole luogo di sport individuale e di passeggio in tutto l’arco della settimana e dell’anno, ed in particolare nei giorni festivi. Svariati tipi di manifestazioni effimere, con la disposizione in modi diversificati di contenitori e strutture provvisorie, vengono allestiti periodicamente specialmente nel periodo estivo, utilizzando alcune delle attrezzature sportive all’aperto o, più di frequente, gli estesi spazi pubblici.
Fig. 1. Veduta aerea, 1919. Foto SARA Nistri, Archivio del Dipartimento di Architettura e Ur banistica per l’Ingegneria, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
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Fig. 2. Foro Mussolini: Progetto del 1930, veduta generale. Rispetto all’impostazione del Piano originaria è inclusa l’area del tiro a segno a nord. Si notano i due nuovi ponti, dei quali sarà realizzato solo quello in asse con il piazzale centrale, e la sistemazione delle pendici del Monte Mario. Fonte: Rivista “Architettura”, Sindacato Nazionale Fascista Architetti, Treves – Treccani – Tumminelli, Milano – Roma 1933.
Fig. 3. Foro Mussolini: Progetto del 1932, planimetria generale. Fonte: Rivista “Architettura”, Sindacato Nazionale Fascista Architetti, Treves – Treccani – Tumminelli, Milano – Roma 1933.
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Fig. 4. Stralcio del Piano regolatore del 1931, indicante tra l’altro il tracciato della ferrovia ur bana entro l’area del Foro. Governatorato di Roma, Piano Regolatore di Roma, 1931, Treves – Treccani – Tumminelli, Milano – Roma.
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Fig. 5. Il Foro Italico oggi: schema della morfologia d’impianto e delle principali relazioni ur bane. In grigio scuro: stadi e spazi specializzati aperti destinati all o sport. A ovest e a nord è evidenziato il tracciato della Via Olimpica. Schema elaborato da Antonio Cappuccitti.
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Fig. 6. Veduta aerea, 1971. Foto SARA Nistri.
Fig. 7. Il Foro nel contesto del settore urbano Nord, 1949. Cartografia d’Italia dell’Istituto Geografico Militare, 1949.
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Fig. 8. Veduta aerea attuale del complesso. Foto SARA Nistri.
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Fig. 9. Spazi per lo sport e attrezzature del complesso. Foto di Antonio Cappuccitti.
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Fig. 10. Passeggio nel grande piazzale centrale, imperniato su un asse avente per estremi la fontana della sfera e l’obelisco. Foto di Antonio Cappuccitti.
Fig. 11. Stadio dei Marmi, con strutture effimere di una festa estiva. Foto di Antonio Cappuccitti.
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2.5 Villaggio dei divertimenti “The Village” Sull’autostrada, verso il mare The Village si trova lungo l’autostrada che conduce da Roma all’aeroporto intercontinentale di Fiumicino e alla costa tirrenica, nelle vicinanze dello svincolo con l’anello urbano del grande raccordo anulare. La vasta e antica tenuta della Magliana Vecchia, nel cui territorio è sito il complesso, è fino agli anni Sessanta un’area quasi completamente libera da edificazione, delimitata da un tracciato ferroviario, dalla Via della Magliana, da un tratto del raccordo anulare, e dal corso del Tevere. Il Piano regolatore del 1962 prevede per la zona un assetto funzionale caratterizzato da un’estesa area destinata a verde privato organizzato con attrezzature sportive, localizzata nella parte sud della tenuta, e da un comprensorio per servizi privati, dove oggi sorge un importante centro direzionale. L’accesso alla zona è dato soprattutto dalle due autostrade che la attraversano, che come previsto dal Piano regolatore sono dotate di due svincoli sull’area. Un vivace villaggio in un settore urbano di recinti specializzati Conformemente alle previsioni del Piano del 1962 e di alcune più recenti varianti, la zona della Magliana Vecchia ha assunto nel corso degli ultimi decenni un assetto caratterizzato da estese aree ospitanti funzioni urbane specializzate e differenziate, che comprendono oggi due diversi nuclei privati di edifici per uffici ed un vasto complesso sportivo e alberghiero, contiguo al Village. Sotto il profilo funzionale e morfologico i diversi insediamenti della zona si presentano nell’insieme come parti edificate prevalentemente monofunzionali e fisicamente autonome, le cui relazioni strutturali sono costituite essenzialmente dalle reti di strade locali connesse all’autostrada. Il complesso del Village, progettato da Reconsult Spa di Roma, viene edificato negli anni Novanta a poche centinaia di metri dallo svincolo autostradale, accanto al preesistente Sheraton Golf e ad un esteso nucleo per uffici. Il villaggio è costituito da due grandi edifici, che ospitano rispettivamente il multiplex con i cinema e un complesso con svariati spazi di gioco ed intrattenimento, che si affacciano con i fronti principali su una struttura lineare di spazi aperti disegnati come un breve viale pedonale e una piazza urbana. Dal vasto parcheggio un percorso pedonale conduce allo spazio piazza di forma quadrata, sul quale si aprono gli ingressi principali agli edifici, collegati ad ampi ambienti di ingresso e disimpegno interni. Un alto landmark luminoso, eretto nel parcheggio, segnala la posizione del villaggio dall’autostrada.
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Dal cinema al bowling L’offerta di funzioni ricreative presente nel villaggio dei divertimenti è decisamente diversificata, coerentemente con l’obiettivo della complementarità e dell’assortimento delle occasioni di svago che si intende offrire al cliente. L’edificio multiplex, della catena Warner Village, è dotato di ben 18 sale di proiezione, mentre nel secondo edificio sono ospitati tra l’altro, all’interno di un ampio ambiente open space, un bowling, una pista di pattinaggio, videogiochi, ristoranti, internet cafè, ed anche una galleria espositiva; il complesso comprende inoltre un centro sportivo privato. Specialmente nella stagione estiva negli spazi del Village vengono programmati calendari di manifestazioni comprendenti concerti, tornei di bowling, feste, serate danzanti e di cabaret. La molteplicità delle attività di intrattenimento e svago, e la conformazione accogliente degli ambienti, puntano a favorire l’immagine di un luogo in cui sia piacevole trascorrere una serata di tempo libero in più modi diversi e per più ore. Orario continuato dal pomeriggio alla notte I tempi d’uso del villaggio sono legati agli orari di apertura degli esercizi, dal pomeriggio fino a tarda sera, ad eccezione delle giornate nelle quali sono programmati eventi speciali. Ma il mix di funzioni ricreative, ludiche e commerciali presenti determina modi e tempi d’uso piuttosto differenziati da parte dei numerosi utenti all’interno degli orari di apertura, che vanno dal tempo della proiezione di un film, a quello necessario per una partita a bowling o per una consumazione al ristorante, a una serata trascorsa fruendo di una o di più di una delle possibilità di svago offerte. Lo spazio piazza centrale, con gli ingressi principali agli edifici e le vetrine dei ristoranti sui margini, e con al centro una grande fontana ai bordi della quale ci si può sedere, funge da luogo di sosta, di attesa degli orari programmati per le proiezioni e di ritrovo per gli appuntamenti degli avventori, ed assume con il vario e vivace movimento di pedoni che ne deriva un piacevole aspetto urbano.
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Fig. 1. Stralcio del Piano regolatore generale del 1962. Si nota la destinazione della maggior parte della tenuta della Magliana a verde privato organizzato, e il tracciato della viabilità autostradale e locale prevista. Fonte: Comune di Roma, Ufficio Speciale del Piano Regolatore.
Fig. 2. Cartografia dell’area al 1984: all’epoca è stato realizzato il centro direzionale della Magliana, a nord, e l’area della tenuta è ancora libera da edificazione. Cartografia del Comune di Roma.
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Fig. 3. Schema delle connessioni infrastrutturali e della morfologia del sistema insediativo. Schema elaborato da Antonio Cappuccitti.
Fig. 4. Planimetria generale (2002). Elaborazione grafica di Antonio Cappuccitti su planimetria di progetto di Reconsult Spa, Roma.
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Capitolo Secondo
Fig. 5. Viste degli ampi ambienti open space interni ai due corpi edilizi principali, direttamente accessibili dallo spazio piazza centrale. Foto gentilmente fornite da Reconsult Spa, Roma.
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Fig. 6. Lo spazio piazza centrale. Foto gentilmente fornita da Reconsult Spa, Roma.
Fig. 7. Vista dall’alto del complesso. Si nota sullo sfondo la vasta area di parcheggio e la strada di accesso, e al centro lo spazio piazza sul quale si affacciano i due corpi edilizi principali.
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Fig. 8. Vista aerea dell’area del 2001. Al centro: The Village, contiguo all’esteso complesso al berghiero con campo da golf. Foto SARA Nistri.
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Fig. 9. L’alto landmark luminoso con le insegne del Warner Villane (a sinistra). I due edifici principali del complesso nelle ore di apertura: il Warner Village e Le Cirque Foto di Antonio Cappuccitti.
Fig. 10. Lo spazio piazza centrale e il percorso pedonale di ingresso. Foto di Antonio Cappuccitti.
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Capitolo terzo
Le misure
3.1 Misure di Tessuti e Forme aperte: elementi di una lettura diacronica 3.2 Schede di misura di parti urbane morfologicamente omogenee
Le misure
3. Le misure 3.1 Misure di Tessuti e Forme aperte: elementi di una lettura diacronica
Il percorso di ricerca del quale questo libro sintetizza alcuni risultati ha com preso l’effettuazione, nell’ambito di una più complessiva azione di analisi della forma urbana, di diversi tipi di misure sulle parti morfologicamente omogenee e sugli spazi della città. Una prima serie di misure di carattere quantitativo ha riguardato l’estensione complessiva delle parti morfologicamente omogenee alla scala urbana, e ha reso disponibili dati numerici e quantitativi a supporto della lettura delle forme insediative e dell’evoluzione nel tempo storico delle modalità formative della città fisica (vedi in particolare i dati esposti a pag. 24). Per le diverse parti morfologicamente omogenee, quindi, si è proceduto all’individuazione di campioni significativi ad una scala di maggior dettaglio, e su di essi si sono operate misure di densità edilizia e di una serie di parametri e indici, specificati di seguito. Ma il termine misura, nell’ambito della ricerca, non è stato inteso solamente nella semplice accezione di misurazione numerica quantitativa, ma anche ed in particolare come rapporto – dimensionale e di correlazione – tra luoghi e connessioni strutturali e parti di tessuto. Per quanto riguarda le misure intese nel primo dei due significati accennati, cioè come rilevazione diretta di quei dati dimensionali che costituiscono elementi numerici di base delle regole formative dello spazio urbano, si è proceduto in special modo a due ordini di misurazioni, relative a due differenti livelli di scala: − misure effettuate su isolati – campione elementari, selezionati per ognuna delle categorie di lettura con le quali si sono distinte per caratteri di omogeneità morfologica le forme insediative e per ognuna delle tre scansioni storiche analizzate; − misure su macroisolati campione. Le misurazioni sono state dapprima verificate su aggregazioni di tessuti in macroisolati caratterizzate da compiutezza morfologica e da chiara leggibilità delle delimitazioni, e successivamente su settori unitari quadrati di tessuto di 250 metri di lato, selezionati in modo tale da escludere le aliquote di spazi per attrezzature. Nel primo caso, le misurazioni rilevate, operate con l’ausilio di strumenti informatici supportato dal rilievo diretto delle consistenze volumetriche, hanno riguardato superfici fondiarie, superfici coperte, altezze dei corpi edilizi; in base a queste misure si è potuto procedere al calcolo di rapporti di copertura, indici di edificazione fondiaria, volumetrie. Nel secondo caso, le misurazioni hanno avuto come risultato valori complessivi di superfici territoriali e fondiarie, superfici co-
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perte, superfici occupate da spazi pubblici e privati, volumi complessivi, indici di edificazione, rapporti di copertura, ma anche numero di edifici (o meglio, nel caso di diversi edifici in aderenza, corpi edilizi continui) e numero di incroci viari (parametri, questi ultimi due, assunti come indicatori quantitativi di frammentazione della trama edilizia e dell’impianto). Gli esiti delle misurazioni sugli isolati campione, operate sulle unità costitutive elementari dei tessuti urbani, possono essere oggetto di appropriata lettura critica solamente se relazionati agli specifici caratteri di impianto e di grana dei rispettivi tessuti, perché i valori numerici assoluti rilevati sono come è ovvio funzione complessa dell’estensione complessiva degli isolati e della conseguente percentuale di occupazione edilizia. Ma costituiscono, in ogni caso, il puro dato numerico di base delle tante e differenti forme aggregative delle diverse tipologie di tessuto, ed all’interno di queste delle altrettanto differenti tipologie di relazioni tra gli spazi urbani nelle differenti epoche e parti urbane nelle quali sono contenuti, e di utilizzo ricorrente dello spazio edificatorio. Operare distinzioni tra misure di isolati, tra modi di disporre spazi edificati e di transizione al loro interno riflessi nelle rispettive quantità, vuol dire costruire una elementare tassonomia strutturata di modi di conformazione dello spazio ur bano, che può costituire la base di più articolate e mirate estrapolazioni di ricerca. Dalle misure aggregate per macro-isolati, invece, si rileva il dato analitico che offre il riscontro più direttamente confrontabile delle diverse relazioni tra spazio privato e pubblico nella storia urbana, delle tante differenti politiche urbane e modelli teorici d’assetto che hanno dato forma alla città progettata, dei tanti modi di relazionarsi delle funzioni urbane con la proprietà e l’uso dei suoli dai quali hanno avuto origine le differenti tipologie di forme insediative. Per la città premoderna gli alti valori dei rapporti di copertura sono il riflesso della stretta complementarità tra tessuto edilizio e trama delle strade e degli spazi aperti, che è come dire della stretta complementarità tra spazio della vita privata e spazio pubblico della relazione con la città. La misura per macro-isolati campione, ed il confronto con le corrispondenti misure di isolato, per la città moderna non può che rendere conto del diversificarsi e dell’articolarsi delle modalità insediative, e questo vale in misura molto maggiore per la città contemporanea, nella quale per le parti di città progettata per ambiti unitari si moltiplicano e confondono i modelli teorici di riferimento dei progetti urbani mentre per le rimanenti parti si differenziano in modo sostanziale le molteplici logiche insediative ed i corrispondenti esiti fisici. Le misure di campioni della città moderna, effettuate su parti urbane significative della Roma post-unitaria e dei primi del Novecento, danno il senso numerico quantitativo del progressivo ampliarsi degli spazi della relazione urbana e della circolazione, ma anche dell’incremento assoluto della superficie di spazio privato, corrispondente al passaggio di alcuni spazi di relazione dalla tradizionale
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connotazione pubblica della città storica al rango di spazi di transizione o di pertinenza privata. Le misure della città contemporanea hanno invece il riferimento più rappresentativo nel confronto tra quantità dell’isolato campione e del macro-isolato per l’insediamento di edilizia sociale di derivazione funzionalista: nell’isolato, quando questo è individuabile, l’elevata concentrazione volumetrica porta a valori alti i rapporti di utilizzazione fondiaria, mentre per contro alla scala del macroisolato l’ampliarsi pervasivo dello spazio aperto comporta bassi rapporti territoriali di copertura ed utilizzazione, che rendono conto di una connotazione dello spazio urbano riassumibile nella perdita della forma - tessuto e nel passaggio ad una conformazione “aperta” e convessa dello spazio urbano.
3.2 Schede di misura di parti urbane morfologicamente omogenee
Le pagine che seguono comprendono un campione delle schede di misura di parti urbane morfologicamente omogenee elaborate nell’ambito della ricerca.
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AREE SCIENTIFICO– DISCIPLINARI
Area 01 – Scienze matematiche e informatiche Area 02 – Scienze fisiche Area 03 – Scienze chimiche Area 04 – Scienze della terra Area 05 – Scienze biologiche Area 06 – Scienze mediche Area 07 – Scienze agrarie e veterinarie Area 08 – Ingegneria civile e Architettura
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Finito di stampare nel mese di dicembre del 2006 dalla tipografia « Braille Gamma S.r.l. » di Santa Rufina di Cittaducale (Ri) per conto della «Aracne editrice S.r.l. » di Roma