5a - Nuovi Dialoghi Sull Ermetismo I-IV

April 19, 2019 | Author: Aristocratos | Category: Fascism, Italy, Magic (Paranormal), State (Polity), Evil
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Quaderni del Gruppo Di Ur

V: NUOVI DIALOGHI SULL'ERMETISMO dedicati a J.M. Kremm-Erz I Ediz.: Aprile 2004; II Ediz. : Agosto 2005; III Ediz.: Ediz.: Settembre 2006; IV Ediz.: Ottobre 2006

La Porta Ermetica

Ogni quaderno del Gruppo di Ur raccoglie, raccoglie, in forma forma organica e sintetica, quanto emerso nell'omonimo Forum, in relazione ad un determinato determinato argomento. In esso si trovano, trovano, perciò, sia citazioni degli degli autori studiati, sia commenti. commenti. I quaderni si devono considerare in continuo aggiornamento, dal momento che l'emergere di nuovo materiale sull' argomento trattato può rendere opportuna una nuova edizione.

Questo quaderno, dedicato dedicato a Giuliano Kremmerz, un personaggio che tanta influenza influenza ha avuto sul Gruppo di Ur, ha una veste letteraria assai cara allo stesso Kremmerz: Kremmerz: quella quella dialogica. dialogica. I dialoghi si sono sono svolti non solo solo pubblicamente nel nostro Forum, ma anche, per l'interesse l'interesse suscitato dall'argomento, privatamente. privatamente. Per poter  riportare taluni dialoghi privati, pur rispettando la privacy dei partecipanti, si è ricorso ad un personaggio collettivo, che, come in una omonima opera alchimistica, è stato chiamato Turba Philosophorum. Il 3° dialogo si è svolto nel Forum prima degli altri, ma essendo l'argomento trattato, da un punto di vista storico e logico, successivo a quello trattato nei primi due dialoghi, lo si è messo al suo giusto posto, con un minimo di adattamenti rispetto ai messaggi originali.  Arrivato alla sua IV edizione, il quaderno risulta alquanto ampliato, così che si è ritenuto utile, per il lettore, farlo precedere dal seguente Sommario, analogo a quelli che precedono i Dialoghi del Maestro. I Dialogo: Kremmerz e Abraxa - Kremmerz denigrato da Erim - Analisi di scritti di Erim, di Paolo e Luciana Virio e di Massimo Scaligero -. II Dialogo: Alfonso del Guercio - Il Manifesto Realista - Scritti di Del guercio - Rapporti Del Guercio-Lombardi Genesi dello pseudoCorpus - La pseudoPreparazione - La pseudoSophia - La "magia avatarica" - . III Dialogo: Esame del III Libro dello pseudoCorpus - "Separando Magico" - Gli "Assiomi alchimici" - L'alchimia "del fango e dell'acqua" e la Corretta Pratica - Lettera di Kremmerz a Jesboama, Criscenon e Abeon - Ancora sulla Corretta Pratica - I limiti dell'analisi di David Gordon White ne Il Corpo Alchemico - La Goccia Primordiale - Lettera di Kremmerz sulla Castità - Il CEUR fece suo il contenuto dello pseudoCorpus - I libri dello pseudoCorpus successivi al III - N.R. Ottaviano e R.P. Ottaviano - Alcuni evidenti falsi presenti nell'archivio di U.D. Cisaria - Amelio e la Trasferenza - L' "alchimista italianissimo" non apparteneva all'O.E. - Ancora sui due Ottaviano -. IV Dialogo: Gli Amanti, III cap. de I Tarocchi di kremmerz - Sessualità fisica e fluidica - Essere in buona salute Usarcaf e la linea di successione dell'O.E. - Sui primi esponenti dell'O.E. - Montemayor e Colletta - Manifestazioni esterne dell'O.E. - Su un libello antimassonico - Significati di "Egizio" - Mario Parascandolo prese le distanze dalle pratiche CEUR - Una promessa di Dattilo Ideo - Un comunicato di Paolo Fogagnolo contro Alessandro Boella - Una precisazione di Luigi Parente su Verginelli e Muciaccia - Girolamo Moggia - Ancora su Vinci Verginelli e Giacinto Muciaccia - Veri e Falsi nell'archivio Cisaria - Importanza della circolare di Kremmerz del Giugno 1914 - Alcune esagerazioni di A. M. Piscitelli - Ortodossia del Circolo Vergiliano - Dattilo Ideo, Veritasclaritas e lo pseudo-Mamo-Rosar-Amru - V. Fincati e gli atteggiamenti del CESNUR - Picatrix e Libreria Sephiroth - V. Fincati ovvero la Missione di un cristiano tra i pagani - Insufficienza della mitologia disgiunta dalla ritualità - Varie "abilità" di Fincati - Fincati ama la mitologia o le (sue) favole? - Una nota su Mario Polia - Sul nuovo Pantheon -.

I DIALOGO particolarmente tre persone del Gruppo di Ur, perché appaiono abbastanza differenti differenti fra di Artefio: Mi interessano particolarmente loro, pur essendo dotate di grande carisma spirituale. Esse sono : Julius Evola, e su di lui sono disponibili molte informazioni dirette ed indirette, date dalla sua produzione libraria e dalla sua stessa vita, anche se sussistono periodi della sua vita dei quali si sa poco. Arturo Reghini, dove in sostanza si sa molto meno. Almeno a me appare come un uomo che ha avuto esperienze molto "sottili", come quelle "sub specie interioritatis", che lo caratterizzano più nel suo aspetto speculativo che in quello operativo. In altre parole appare molto pitagorico. Abraxa, se è esistito un uomo reale che si firmava così. Apparentemente, in senso sottile, è il più potente di tutti, almeno secondo la mia opinione. Se si considera con attenzione quello che afferma, appare un'immagine di qualcuno che aveva raggiunto e superato le soglie di un pensiero magico. Si hanno notizie sulla sua identità? Quadreracles: Eccellente latinista e grecista, nonchè discepolo "solare" di Kremmerz, Ercole Quadrelli firmò con lo pseudonimo di Tikaipos i suoi scritti pubblicati su Ur. I suoi insegnamenti orali, messi in forma letteraria da Evola, furono pubblicati sotto lo pseudonimo di Abraxa. La sua traduzione della Chimica Vannus (Chimico Crivello), è stata pubblicata postuma, sotto lo pseudonimo di "Abraxa-Quadreracles". Sadescan: In Introduzione alla Magia si possono trovare numerose monografie che fanno riferimento alla magia dell'eros. Le due più complete sono senza dubbio quelle firmate Abraxa. Come è stato detto, questi era un discepolo solare di Kremmerz e come tale membro del cosiddetto Ordine Egizio; la confraternita di Miriam essendo una emanazione isiaca di esso. Turba Philosophorum: Su Abraxa nessuno ha avuto mai nulla da ridire. Kremmerz ha avuto invece dei detrattori. Il primo è stato Erim. Poi altri ve ne sono stati, in concomitanza con la pubblicazione del cosiddetto Corpus Philosophicum Totius Magiae (altri scrivono Corpus Philosophorum Totius Magiae), che taluni hanno voluto attribuire a Kremmerz. Sadescan: Nella sua opera "Il Conseguimento Celestiale", Erim fa di tutto per identificare gli studiosi dell'occulto, non condividenti la sua del tutto personale ed isterica visione del Cristianesimo, con i satanisti. Ne fa fede ad es. il suo seguente pastrocchio: "L'essena deve evitare assolutamente: le scuole costituite dai veri stregoni intellettuali, i più pericolosi, anche se molto rari, come i santi di cui sono l'inversione: adoperano la magia di patto con i maggiori kakodemoni, adoperandosi more biforcuto, con l'aborto e la connessa morte della madre; si propongono dare l'androgenato temporaneo ai quattro elementi maggiori diabolati, per le realizzazioni iperfisiche di profitto, mantenendo in vita il fantasma a spese della credula ed ingenua massa degli affiliati. Quelle costituite dai maghi

neri, di basso conio, anch'essi rari, che adoperano la magia di patto con le bestie disincarnate, dette spiriti degli elementi, praticando il sortilegio, ludi lubrici e le messe nere. Ed infine quelle meno funeste, ma dannose alla ragione, dei neo pagani, negatori della Verginità della Vergine Celeste Madre, ed assertori di una magia cerimoniale che gradualmente sdrucciola nella prevaricazione mentale, per assenza di autentiche basi esoteriche. E' la magia rifugio in prevalenza dei mancati monaci e di eunuchi congeniti. Le scuole soltanto deviative, costituite dagli enfatici semplicisti, assertori del preteso nuovo verbo contemporaneo; tali sedicenti maestri, dotati generalmente di ignoranza templaria, visto che sono fatti acquisiti, acquisiti, lo yogha (sic), l'influsso magnetico, la vasta letteratura di pretesi maghi dal frasario oscuro o di ripetizioni delle dottrine orientali (non bene acquisite), facendo del tutto un miscuglio ed insegnando che solo fachiricamente respirando e pensando autoipnoticamente si sviluppano certi centri del corpo iperfisico e la perfezione di essi darebbe la divinità personale, il superamento; sterile dottrina in disarmonia alla cosmica-umana e alla ineffabile immensa scienza templaria. Quelle costituite dagli spiritisti, che sono innocui, ma inguaribili; come compartecipare l'ansia ed il tormento di una autocreazione spirituale gloriosa a chi si illude di parlare a volontà con le più alte personalità dell'empireo. Quelle costituite dai neo sedicenti teosofi, brava gente generalmente, gente di cui i più sono dotati di spirito altruistico, ma convinti che vi sia più merito a decifrare e comprendere dei vocaboli difficili dei brahaman, che nel guardagnarsi faticosamente i misteri Essenici, profondi della propria razza bianca, assoma di tutte le razze colorate, che si avvia luminosamente alla gloria rivelata dal Redentore per la universalità del Globo." Maximus: Luciana Virio, moglie di Paolo Virio, forse il più importante discepolo di Erim, pubblicò l'opera di quest'ultimo "Il Conseguimento Celestiale" Celestiale" nel maggio del 1970. Circa un anno dopo, il fratello di Luciana, Massimo Scaligero, pubblicò un suo libro dal titolo " Yoga, Meditazione, Magia ", nel quale prese decisamente le distanze dal metodo indicato da Erim. Infatti Infatti nel Cap. XIII, intitolato "Eros "Eros e Spagiria, così si espresse: "... Abbiamo sottolineato sottolineato l'assoluta estraneità del metodo da noi indicato all'Occultismo tradizionale e in particolare ad attuali revivescenze di dottrine ermetiche, kabbalistiche o gnostiche, presumenti indicare sentieri di restaurazione dell'Androgine, o del binomio primordiale. Un simile intento, cui dovrebbe soccorrere come fondamento una ferrea Scienza dello Spirituale, può anche tentare di valere mediante semplici interpretazioni di tali dottrine, onde è possibile che qualche aspetto dell'alchimia tradizionale venga chiamato in causa ad hoc come, ad esempio, è avvenuto per taluni insegnamenti che oggi si lasciano intravvedere quali misteriosi filoni della Tradizione ritrovata, nell'eco di qualche discepolo: insegnamenti che conosciamo sino alla radice da cui scaturiscono, sì da poter restituire le giuste proporzioni al fenomeno. Non varrebbe la pena di occuparsi di simili manifestazioni, ove non offrissero un aspetto caratteristico della presente collusione del « tradizionale» con il soggettivo mistico, privo di basi per una discriminazione noetica, o di intuizione della correlazione con il tipo di coscienza dell'uomo moderno: coscienza di cui non v'è gnosticismo che possegga il senso. Si tratta di interpretazioni della Genesi e in particolare della vicenda dell'Eden, in chiave cosmologica, secondo una determinata visione di tipo kabbalistico-martinista, che invero non dicono nulla di decisivo in tema di mitica androginica: il decisivo, se mai, dovrebbe seguire nella parte «operativa» in cui vengono fornite tecniche della Magia del congiungimento, secondo una utilizzazione della simbologia spagirica di Nicola Flamel e di Basilio Valentino. In forma simbolico-alchimica e perciò meno esplicita, ci si trova di fronte all'identica «tecnica» del Randolph nella sua Magia sexualis, né più né meno: una serie di posizioni di acoppiamento, mediante cui si tenta di operare, grazie a uno psichismo imaginativo e orante, sulla polarità delle correnti di vita che normalmente si deteriorano nel sesso. Non manca a tutto ciò lo sfondo mistico, astrologico, misterico, il linguaggio allegorico e solenne, ma invero m a n c a l a m a t e r i a p r i m a, la magia del pensiero: la cui presenza pertanto implicherebbe implicherebbe un radicale radicale mutamento della forma rituale dell'Opera, in ordine alla immutabilità del suo contenuto, con cui l'Io verrebbe a contatto diretto. Manca la tecnica dell'imaginazione vivente, il veicolo mediante cui l'uomo di questo tempo restaura la comunione con il Sovrasensibile. Sostanzialmente perciò manca il senso dell'impresa come storia dell'Io: soltanto da una noesi autocosciente infatti può scaturire il significato della p e r d i t a d e l l a c o r r e l a z i o n e p r i m o r d i a l e i n f  u n z i o n e d e l l a f o r m a z i o n e d e l l a c o s c i e n z a, e il tipo di forza che questa deve ridestare ridestare nel tempo presente per la restituzione di quella. Tutto viene ridotto a operazioni di accoppiamento misticamente sorvegliato, in cui si riesce bensì ad afferrare mediante la rappresentazione alchimica l'importanza delle forze messe in giuoco, ma riguardo a queste non viene fornito il benché minimo mezzo di conoscenza per una percezione cosciente e un padroneggiamento adeguato. La simbologia alchimica alchimica rimane uno sterile rappresentare, se non è il p e n s i e r o v i v e n t e che muove in essa. Ma, come si è veduto, il pensiero vivente è già in sé la chiave dell'Opera ed esige esso, nel tempo presente, il suo rito, la sua alchimia: che non hanno bisogno di essere studiati in testi scritti, bensl di essere ritrovati nel diretto sperimentare metafisico. Nel Filum Ariadnae si ammonisce che «mai questa Scienza sublime può essere appresa dai libri, ma solo per rivelazione divina », e lo stesso Nicola Flamel nel suo Livre des figures hieroglyphiques ricorda che i principi dell'Opera «non si trovano in alcun libro », ma solo Dio può rivelarli: il cui senso ultimo è la trama metafisica della reale Spagiria, rinviante alla necessità del pensiero liberato. La realtà è che simili conati della Gnosi tardiva sono espressivi di una coscienza ingenua, incapace di comprendere quali profonde forze di consapevolezza, nel senso di un'autoresurrezione del pensiero, siano richieste all'uomo di questo tempo ai fini della restituzione della originaria correlazione androginica. L'esoterista moderno deve poter  riconoscere nei promotori di tali ingenui orientamenti, qualcosa come una volontà di contagio del fallimento dell'impresa interiore condotta con il loro metodo. E' impressionante vedere come uomini, la cui vita è la testimonianza del fallimento dell'esperienza di cui consigliano il metodo, siano portati dallo stesso impulso del fallimento a erigersi a maestri, quasi a conseguire una rivalsa sul piano dottrinario. I seguaci che tali pseudo-guide eccitano, si sentono incoraggiati nell'assunzione gnostica dell'esperienza dalla loro mancanza di responsabilità rispetto alla basali forze di Autocoscienza cui fa fondamentalmente appello l'esperienza in questo tempo. ..."

Luciana Virio, per così dire, "accusò il colpo" e, nel suo diario, pubblicato con il titolo " Esperienze di un'anima scissa dal suo complemento", in data 12 Marzo 1971 così scrisse: "Ieri sera dopo aver molto pregato e invocato la luce cado nel sonno e sogno. Uno strano sogno: ho sognato te, triste, magro, giovane, vestito di bleu, mi pareva l'abito del matrimonio, avevi in mano il libro di Erim. Vicino a te, è seduto M. nella figura giovanile. Tu gli mostravi il libro e rivolto a lui dicevi: «Tu sapevi, conoscevi la dottrina, l'hai seguita per anni, l'hai creduta buona, vera e tradizionale. Lo è, è l'unica vera, basata sul Cristo e la reintegrazione dell' Androgine. Tu sapevi tutto questo eppure l'hai denigrata, vilipesa e deformata. Perchè lo hai fatto? E' grave ciò che hai fatto. Ti sarà chiesto conto del tuo operato, perchè lo hai fatto volontariamente e coscientemente. Osserva come hai errato nel tuo giudizio ». E qui gli mostrava un foglio: io da lontano assistevo a questo colloquio, ho notato che il foglio era scritto da me con una grafia larga che usavo una volta, e oltre lo scritto - compendio - v'era un disegno (foglio e disegno nella realtà non esistono). M. osserva attentamente il foglio ed il disegno, è convinto delle parole di Virio, ma dopo un poco sorride con superiorità. Virio è sempre in piedi, è triste e serio nello stesso tempo. Io da lontano soffro e penso: vedi, è venuto a difendere il libro di Erim, non i suoi, i suoi no, Erim sì. Virio, come sentisse il mio pensiero, mi guarda e risponde: « Questa è la Tradizione. E' Dottrina sacra, E' Arcana Sapienza. E' il mio compimento. Sono disceso a posta per  difenderla, e lui lo sa» dice rivolgendosi a M. E prosegue: «I miei, libri, sono serviti a te, alla tua purificazione, al tuo compimento, hanno valore solo per te e il tuo amore per me »... Nel dire queste parole solleva il braccio sinistro ed io mi accorgo che come allora è ferito (in riferimento ad altro sogno di passata incarnazione) e subito, nel sogno stesso, mi sovviene il ricordo. Soffro ancora di più, e un desiderio di avvicinarmi a lui per curarlo come allora, mi prende. Lui sente questo, M. sparisce dalla scena, ed io mi avvicino. Virio sorride ma è sempre triste, sente il mio soffrire ed il mio stato di amore, si fa da me abbracciare... gli comunico il mio amore, sento che gli comunico questo amore... e mi sveglio." Ea: Verso la fine della sua esposizione de "Il Conseguimento Celestiale", Erim così riassume l'operatio lunae: "Abbiamo quindi: il regime di fuoco sulla terra, il regime superiore di acqua pura in aria, ed infine il regime di proiezione del vapore celeste o nettare, la cui chiave trovasi nella Veneris Magna Coelestis". Coelestis". A parte il brutto latino, imputabile forse a qualche copista, Erim fa riferimento ad una sua operetta giovanile (scritta appena diciottenne) pubblicata anonima, nel 1897, a Parigi, presso l'editore Chamuel, con il titolo di " Venvs Magique". L'opera è stata da qualcuno attribuita erroneamente a Sedir. Questi, di otto anni più grande di Erim, ne fu solo il traduttore-curatore. Questa operetta, che come mostra il passo de "Il Conseguimento Celestiale, Erim riteneva valida anche durante gli anni della maturità (morì qualche mese prima di compiere 59 anni) è importante per almeno due motivi: 1) Testimonia del primo contatto di Erim con l'occultismo francese, contatto che (soprattutto quello con Papus) si mantenne nel tempo. 2) Testimonia dell'esistenza, sin dall'epoca giovanile, di quella duplice personalità di Erim, che traspare dalle parole di Massimo Scaligero nell'opera "Yoga, Meditazione, Magia" e ancor meglio da qualche lettera di Scaligero stesso. Infatti, nella Venere Magica si alternano parti interessanti, nelle quali Erim adopera uno stile che ricorda Fabre D'Olivet e Stanislao De Guaita, e parti che sono un curioso miscuglio di sensualità e moralismo. Questa duplice personalità, come vedremo, fu concausa (oltre all'inadeguatezza del suo metodo per l'uomo moderno) del fallimento dell'opus magicum di Erim, testimoniato da Scaligero. La differenza tra le due personalità è tale, da aver fatto pensare, a qualcuno dei traduttori italiani della Venere Magica, che quest'opera sia stata scritta da più autori. In relazione al rapporto tra Erim Erim e Kremmerz, così scrisse Paolo Virio Virio in una lettera a Renè Guenon, datata 22 Dicembre 1950 : "Mi basta precisare che Erim non conobbe in persona fisica il Kremmerz, ma ne intese solo parlare. Da serio iniziato, volle informarsi su di lui e sulle sue numerose attività, anche per via esoterica. Cercò unicamente di tenersene alla larga e di mettere in guardia o di aiutare certi incauti. Una volta poi scrisse col pseudonimo di Vincenzo de Cubertis al Papus, al Piobb e ad altri "occultisti" di cui aveva inteso il nome, esponendo loro alcune malefatte e basse operazioni magiche del Kremmerz , invitandoli a diffidare." La lettera di cui parlava Virio (scritta a macchina) si trova presso l'archivio Papus della Biblioteca di Lione, catalogata col numero 5486(11). Eccone il testo: "Napoli 13 Settembre 1910  Al Signor Dottor Gérard Encousse Encousse (sic) - Paris Maestro Papus, E' con la commozione di tutto il mio spirito che vi indirizzo queste righe. Voi siete quel maestro beneamato che ha conferito al mio spirito la luce e la giusta diffidenza per quegli scritti, quando caddi nell'abisso terribile di una cattiva associazione. Compresi allora la terribile via in cui mi si spingeva mentre al presente, dopo tre anni di un terribile combattimento con gli elementi del male, il mio manoscritto vi giunge sotto gli occhi quale ringraziamento, e come riscontro della vostra opera di bene. Leggete, maestro benefattore, il riassunto di tre anni di lotta continua, stando tutto solo contro la malefica e malvagia setta di "MIRIAM". Il vostro spirito sarà commosso e mi risponderete conferendo la pace al mio povero spirito tormentato.

Vi domando: io non devo pubblicare questo manoscritto perché non ho saputo celare abbastanza misteri terribili per  i profani? Se lo faccio in buona fede Voi mi darete l'avvallo della vostra parola protettrice o almeno una lettera prefatoria?  Aspetto una risposta che metta sulla retta via i poveri discepoli in buona fede, che una volontà perversa distoglie dal giusto cammino. Mi aspetto dalla bella Francia e da Voi la luce e quella libertà che i vostri antenati ci hanno dato tramite i sacrifici del "Terrore". Spero nell'aiuto di quegli uomini di bene che si propongono di combattere il male in tutte le forme in cui esso si presenta. Vi saluto con tutta l'anima Dr. Lorenzo De Guberti (sic) Presso il Sign. PUZZIELLO via Flavio Gioia, 23 NAPOLI" Come si può notare Virio ricordava male lo pseudonimo di Erim, che non era Vincenzo de Cubertis, bensì Lorenzo De Guberti o più probabilmente Erim stesso si era sbagliato nel riferirglielo. Si direbbe infatti che Erim (brutto segno per uno che si qualifica come iniziato) non avesse molta memoria: scrive male il cognome di Papus (Encousse anzichè Encausse). E' difficile pensare ad un errore di stampa, visto che nel rileggere una lettera (oltretutto così corta) è facile correggere la "o", che può essere trasformata in "a" con la semplice aggiunta di una gambetta. Dunque Erim ricordava male il cognome di colui che, almeno a parole, sembrava considerare uno dei suoi maestri. Taluni studiosi, venuti a conoscenza di tale lettera, hanno pensato che "quegli scritti" di cui parla Erim potrebbero essere i libri del famigerato Corpus. Ma essi hanno lavorato probabilmente di fantasia, infatti Erim dice chiaramente di essere da tre anni iscritto alla Miriam. Ora, come tutti sanno, gli iscritti alla Miriam avevano a loro disposizione i Fascicoli di Miriam e non il Corpus; e gli stessi Fascicoli erano somministrati gradualmente. Dunque a Papus Erim aveva inviato probabilmente i Fascicoli iniziali A, B, C e ora, altrettanto probabilmente, gli inviava il Fascicolo D, al quale finalmente aveva avuto diritto di accesso, assieme al suo "diario magico" dei tre anni trascorsi. Tuttavia, V. Fincati, nella sua versione del Corpus, riporta anche stralci di un' altra lettera di Erim, sempre proveniente dal Fondo Papus della Biblioteca di Lione: "In un giornale seppi qui a Venezia dello scioglimento da accusa di spionaggio del Maggiore del genio navale Alfredo Carreras. Ignoravo il nome del maggiore incriminato e ne ebbi un colpo: il Carreras, ex teosofo, era divenuto discepolo di Ciro Formisano in compagnia dell'ex capitano commissario Virginio Bernard sotto presentazione dell' ex colonnello medico di marina Prof Pace di La Spezia che aveva un ottimo gabinetto di oculistica. L'analisi di molteplici giornali locali e di cose che mi sono state dette..... ai miei occhi di ermetista sono risultati fatti di eccezionale gravità che mi affretto a comunicarti perché tu possa prenderne visione. La povera vittima, l'Ing. Carreras, veniva richiamato in ufficio mentre i figli assonnati chiamavano invano la mamma lontana...... di buon mattino recatasi a Camogli presso..... il Maestro Formisano..... tu assisti allo sfacelo di una personalità dalla mente vigorosa e dalla coscienza adamantina quali conobbi il Carreras, or sono dieci anni..... egli aveva il culto di Dio e della famiglia, egli adorava la sua sposa versatissima in teosofia e costei i bimbi e il marito; il rospo schifoso è riuscito a emettere la sua bava le cui tracce sono forse state riscontrate dagli agenti che hanno fatto la perquisizione. Io credo innocente il Carreras e perciò mi ribello a questo misfatto nuovo; Ciro Formisano si serve dei discepoli come vittime espiatorie dei suoi falli. E seppure il Carreras, come appare dalla lettera sibillina del capitano Ravenna che ti accludo sia incorso in leggerezza, io ritengo responsabile Ciro Formisano: costui è capace di tutto per cupidigia di denaro e fatalità vuole che si prestino ai suoi raggiri valorosissimi uomini in una incoscienza pericolosa. Giacchè non mi verrai a sostenere la tesi che un astrattissimo e lucido matematico quale era il Carreras e un illustre chimico come è il Pace, siano degli imbecilli asserviti, come mostrasti di credere a Napoli. Persone elevatissime per  ingegno, valore, posizione sociale e illibatezza di costume si sono risveglaiti in un baratro profondo attratti dal vortice di questo schifoso rettile che risponde al nome di Ciro Formisano e tu carissimo.... l'angelo Marzorati è quel valorosissimo elemento sensibile dell'ammirato Vostro per una corrente di bene mi sarete grati delle brusche mie parole di un tempo quando ho sospettato..... misconosciuto, cercavo di scolpire a vivo un farabutto pericoloso giacchè se io gridavo a voi "state in guardia" era per cosa vera e palpabile, magicamente pensata e operata. Ogni fatto concreto è la realizzazione di un pensiero..... con questo assioma magico, se scorri il COMUNE nel numero tredici del 23 Marzo trovi che l'ispiratore del cronista Virginio Bernard (lo stile è l'uomo) affibbia a Buddha e Sar Peladan e ai teosofi le spese del discredito mentre tenta poi di far la reclame alla setta di M+ e così aveva pensato contro di voi il maestro Ciro Formisano detto G. Kremmerz e, amico carissimo, converrete con me che a scaldarsi nel seno anche se per solo spirito di carità una serpe della sua fatta vi è da correre seri pericoli. Contro coloro che cercano di sfruttare le leggi della natura per frode.... avrei voluto agire a viso aperto ma me lo vietano le vittime..... sempre vittime innocenti per colpa di un innominabile, si chiamino Josephine Dorrot, Anna Rodriguez, Andreina Celi Duca, gemente acutamente tuttora viva nella bara-lavello......! Ti affermai a Napoli che avrei tenuto testa al K Da solo e gli fò mangiar la polvere al dragon nero con la sola volontà; giacchè i documenti che posseggo esibiti al magistrato gli schiuderebbero le giuste porte della prigione. Ma vi è in me un rammarico profondo per le vittime, vittime nello scandalo presente e negli scamdali maggiori futuri, giacchè per tutta Italia si è desto per qualche settimana uno sguardo diffidente verso i buoni teosofi..... La compassione male vela uno schiacciante quanto ingiusto disprezzo per questa buona famiglia quale fu quella del Carreras. La loro posizione elevata è oramai compromessa. Voi chiedete la redenzione dei discepoli della setta di M+ meritevoli di miglior stato poiché non sono persone

comuni. Questo è quello che è umano e che è buono ed è ciò che ti chiedevo nell'opuscolo terribile che ti lessi a Portici. E questo io domanderò ai maestri di Francia nel render noto l'abuso dello pseudonimo di Sar Peladan. Perciò li prego di far leggere lettera e giornali ai tuoi cari amici con la mia chiara firma (grazie al cielo non ho da nasconderni) e poi rimandameli. Ti saluto carissimo fratello il lettore del libro di Thot UMBERTO ALBERTI ... Sono scuole occultistiche da evitarsi: quelle costituite dai banditi intellettuali, i più pericolosi che adoperano la magia di patto con i maggiori cacodemoni adoperandosi more biforcuto, con l'aborto e la connessa morte della madre, si propongono dare l'androgenato temporaneo ai 4 elementi maggiori diabolati per le realizzazioni iperfisiche di profitto mantenedo in vita il fantasma a spese della credula e ingenua massa degli affiliati cui ammaniscono i nomi più puri e attraenti quali Circolo del Grande Oriente di M+, della dea Iside, di Siva, della dea Diana e simili. Né rifuggono dalla promiscuità bestiale fecondando artificialmente more biforcuto un uovo da schiudersi con la malvagia e infame pratica in interiora mulieris detta dell'homunculus." Questa lettera è sicuramente susseguente a quella prima analizzata. Da essa si deduce che vi è stato un incontro di persona tra Erim e Papus a Napoli ed Erim, ormai sicuro dell'amicizia di Papus, si firma tranquillamente con il proprio nome e cognome. A Portici ha fatto leggere a Papus un nuovo documento; ma ancora una volta non si tratta dell'ingombrante Corpus, dal momento che Erim stesso lo definisce un opuscolo. Con ogni probabilità, egli era venuto in possesso del volumetto "Iniziazione alla Scienza dei Magi", scritto, nell'Agosto 1906, da quel V. Bernard, su cui Erim si sofferma nella lettera stessa. L'opera fu approvata da Kremmerz nel Giugno dell'anno successivo. Da allora circolò in forma riservata all'interno della Miriam, raccomandata come testo di approfondimento delle dottrine di Kremmerz. La lettera contiene, come si vede, un poscritto, la prima parte del quale è quasi identica ad un brano (già citato da altri) de "Il Conseguimento Celestiale". La seconda invece mostra tutta l'ignoranza di Erim in campo scientifico. Non esiste infatti alcun uovo che possa schiudersi dopo essere stato fecondato da sperma umano, neppure se messo ad incubare nelle "interiora mulieris". Poichè, come ben si sa, vi è incompatibilità genetica tra il seme umano e l'ovulo animale. E non si cerchi, per favore, di scusare Erim dicendo che stava esprimendosi ...simbolicamente. Dove aveva udito una simile sciocchezza? Occorre chiedersi che cosa intendesse Virio quando, nella lettera a Guenon, dice che Erim indagò "anche per via esoterica". Si potrebbe pensare che intendesse semplicemente che Erim si iscrisse alla Miriam per provare su di sé i relativi insegnamenti. Ma Erim, come abbiamo visto, dice nella seconda lettera: "L'analisi di molteplici giornali locali e di cose che mi sono state dette..... ai miei occhi di ermetista sono risultati fatti di eccezionale gravità". Come usava dunque i suoi occhi di ermetista? In una lettera di Massimo Scaligero, nella quale si parla di Erim, viene detto: "L'Alberti, esoterista cristiano, cabbalista, martinista, coltivava le scienze esoteriche insieme con la moglie Ersilia: una coppia simpatica, ma stranamente collegata con l'Occultismo, perchè al livello pratico finiva sempre sul piano delle sedute spiritiche. Peraltro egli, cultore della spagiria "a due vasi", ossia della via dell'eros verso il soprasensibile, a causa del fallimento di talune pratiche operative, era afflitto da una sorta di ossessione erotica, per  cui tra l'altro la moglie doveva scegliere delle cameriere orbe, sciancate e senza denti, perchè egli non subisse eccitazioni nell'ambito familiare: del resto di questa sua ossessione l'Alberti non faceva un mistero e la spiegava non senza un senso di umorismo, da noi condiviso, soprattutto riguardo alle "veneri" domestiche." Questa lettera di Scaligero conferma tutta la "doppiezza" di Erim, che, mentre ne "Il Conseguimento Celestiale" condannava lo spiritismo, in realtà lo praticava. Le sedute spiritiche erano dunque quegli "occhi di ermetista" con i quali pretendeva di scoprire le cose più nefande, in relazione ad un uomo che, come dice Virio, egli non aveva mai conosciuto di persona. Se si fossero conosciuti, Kremmerz gli avrebbe certamente parlato delle "simili nature" che si attaccano sistematicamente a chi, come Erim, è affetto da una ossessione, facendo prendere all'incauto veggente "fischi per  fiaschi".

II DIALOGO Sadescan: Nel saggio "I Manoscritti di G. Kremmerz", apparso nel n° 7 della rivista Ierà Porneusis, V. Fincati

scrive: "... la mancata disponibilità dei restanti libri del Corpus ci impediva di sviluppare, in vista di un'eventuale comprensione speculativa e dell'operatività, la dottrina ermetico-kremmerziana. Mentre eravamo nell'impasse rinvenimmo sul catalogo di una libreria di Genova un curioso libricino anonimo di 18 pagine sulla magia sessuale, che nel catalogo successivo assunse forma leggermente diversa e più vasta riportando anche il nome dell'autore, sedicente Gran Maestro di un Gruppo Lilith. La sua lettura ci colpì perchè si distaccava nettamente dai soliti libercoli sull'argomento di stampo anglo-sassone: vi risaltava nettamente un'impronta kremmerziana, ma di tal fatta che ci indusse subito a ritenere che quell'autore doveva aver avuto accesso, in qualche modo, ai tanto anelati libri del Corpus che rimanevano!...Andai a casa sua...Il discorso cadde ad un certo punto sui manoscritti kremmerziani e, con mia grandissima sorpresa, perchè proprio non me l'aspettavo, tirò fuori da una scansia i famosi manoscritti inediti assieme a qualche altro documento. Alla domanda su come li avesse ricevuti mi disse che provenivano dalla

casa di un certo "del G.", capo del fantomatico Ordine del Mantos che abitava nell'isolato accanto. Questi sarebbero stati sottratti da una persona con l'astuzia e quindi consegnati a lui." Il Gran Maestro del Gruppo Lilith, che aveva pubblicato a Firenze nel 1991 i due volumetti intitolati "I segreti della Magia Sexualis", era Marco Massai e "del G." era un personaggio piuttosto noto negli ambienti kremmerziani, cioè  Alfonso (Alfio) del Guercio. Dattilo Ideo: Prendo atto di questa identificazione fatta da Sadescan. Se poi si tratti veramente di costui è cosa che mi farebbe piacere sapere.... Sadescan: Prima di occuparsi (vedremo come) di Kremmerz, l'ingegner Del Guercio era noto soprattutto per la sua relazione culturale con Berto Ricci, testimoniata dalla collaborazione all'Universale, la rivista creata e diretta da Ricci, nel quinquennio 1931-35. Ci occuperemo, prima di tutto, del " Manifesto Realista", pubblicato su "L'Universale" del 10 Gennaio 1933, firmato da Ricci e sottoscritto da un gruppo di aderenti, tra i quali Del Guercio, nel quale si denuncia la decadenza della civiltà occidentale. In particolare, in relazione ai problemi dei quali ci occuperemo in seguito, si afferma che: "il problema religioso non si risolverà con filosofie e meno che mai con idoli idealistici, ma solo sul terreno religioso e cioè o per un rinnovamento profondo delle religioni esistenti o per l'avvento di nuove energie spirituali sulla terra quando quelle religioni avessero ultimata l'opera loro". Ma ecco il testo completo del Manifesto Realista: "Alcuni Italiani, sazi di sentir parole, e desiderosi d'un ritorno italiano alle idee, ritengono utile esporre il loro pensiero su cose di qualche interesse presente e futuro. Questo manifesto non è perciò che una franca espressione d'opinioni fortemente sentite, delle quali alcune coincidono con princìpi ormai stabiliti in Italia e in via d'affermarsi anche fuori, altre sono controverse: né le prime si danno qui come novità, né le seconde come suggerimenti a nessuno. Più cercatori di verità che recitatori di catechismi, e accomunati da questa ricerca e dal dispregio della facile sapienza che si sbriga de' massimi problemi con frasi usate, i firmatari trovandosi d'accordo su alcuni punti essenziali ne danno notizia a chi come loro si pone oggi domande rigorose e si sforza di trovarvi risposta. E in primo luogo affermano che secondo ogni apparenza l'odierna crisi spirituale e pratica di molti popoli è crisi di civiltà, e sta ad indicare la decadenza della civiltà occidentale nei suoi aspetti di nazionalismo e di capitalismo, nonché in quello più antico e solenne di cristianesimo. È prova della decadenza del nazionalismo il suo stesso acuirsi morboso al servizio di nascosti interessi negli Stati più forti e di più remota formazione, e l'esasperarsi degli egoismi nazionali sul piano diplomatico e militare in contrasto col crescente universalismo dell'intelligenza e dei costumi; il suo ricorrere a trappole pacifiste per garantire ai profittatori di Versailles il predominio. Dimostrano la decadenza del capitalismo la crisi generale delle industrie e dei mercati, la guerra doganale e lo sciovinismo economico, la disoccupazione come stato permanente di folle, il tracollo delle grandi e piccole aziende divenuto normalità, il deprezzamento della stessa proprietà agricola e il definitivo struggersi di patrimoni di vecchia data, l'impotenza dei cosiddetti “cartelli” e forse la loro medesima costituzione, la frequente impossibilità di smercio delle materie e delle manifatture, la difficoltà e spesso l'impossibilità di giovarsi degli sbocchi esistenti, la svalutazione della mano d'opera determinata dal progresso meccanico in una società inetta e restia a farne l'uso migliore, l'ingigantirsi numerico della burocrazia a tutto scapito del lavoro, l'agglomeramento sterile e malsano nelle grandi città, lo squilibrio tra una produzione progredita a dismisura e una distribuzione sociale e internazionale rimasta indietro di secoli, l'intervento inevitabile degli Stati nell'economia privata. Dimostrano la decadenza del cristianesimo: l'attenuarsi del sentimento del peccato negli uomini, la presa sempre minore che hanno i princìpi cristiani sulla vita degl'individui sia credenti che no, l'affievolimento del concetto di trascendenza nello spirito umano quando non si riduca a spicciola superstizione e bigotteria, il clero sempre più abbassato a mestiere, l'imborghesirsi di quello secolare e la sua stessa correttezza esteriore che ne fa una classe di stipendiati incapace ugualmente di grandi virtù, il distacco d'una società nominalmente cristiana dagli apostoli delle missioni e dai martiri delle persecuzioni, il degenerare della maschia bontà evangelica in una gelida irreprensibilità al di qua del bene e del male, il trionfo della moda pubblica e impura di beneficenza sul precetto individuale e austero di carità mentre già si afferma come valore sociale superiore a entrambi quello di solidarietà; la promessa e non raggiunta conciliazione tra dogma cattolico e scienza e pensiero moderno; la disperata siccità e la depravazione intellettuale delle chiese protestanti; infine il palese prevalere quasi dappertutto del potere pratico e spirituale dello Stato sul potere pratico e spirituale della Chiesa di Roma, e delle altre che meno legittimamente si nominano da quella religione: tanto da rendere oggi pazzesca l'ipotesi, ieri ancora verosimile e varie volte avverata, di moltitudini cristiane accorrenti in difesa del papa o della fede colpita come in Russia e nel Messico. Concludiamo perciò che i sintomi di declino della civiltà occidentale investono il nazionalismo, il capitalismo e il cristianesimo; che questo triplice decadimento è sensibile nella crisi presente, la quale non si risolverà nel sistema ma oltre il sistema, cioè oltre il nazionalismo, oltre il capitalismo, oltre le degenerazioni storiche del cristianesimo. Rileviamo a tal proposito quanto sia transitorio, e da riferirsi più che altro al secolo passato, il concetto stesso di mondo occidentale come ambiente chiuso e vivente a sé; e come sia da reputarsi probabile che alla civiltà futura collaboreranno genti d'ogni razza e d'ogni Paese. I sottoscritti escludono però che la società e la civiltà avvenire abbiano a fondarsi sul comunismo russo o sul gandhismo indiano, essendo il primo nient'altro che il contraccolpo locale e temporaneo della rapida rovina d'un feudalismo mitigato, e il secondo un impulso tradizionale non adattabile ad altro clima. Pure apprezzando l'immenso valore dei due fenomeni e la parte indubbia che avranno nella prossima storia del mondo, come pure il necessario e già visibile apporto che a questa daranno altre razze, essi sono convinti che tutte queste energie variamente modificate e incanalate dagli eventi e dalle necessità dovranno far capo all'Italia e alla rivoluzione fascista, rivoluzione imperiale, centro d'una imminente civiltà non più caratteristica d'un continente o d'una famiglia di popoli, ma universale.

Credono quindi che sia grave errore definire il Fascismo come salvatore della civiltà d'Occidente, anziché venuto a darle morte serbando di lei unicamente il cardine eterno, e cioè il rispetto e la funzione della personalità umana: principio mediterraneo, anteriore al cristianesimo, e dal cristianesimo accolto come sopravvivenza imperitura di paganità fino ad esser ripreso dal Rinascimento italiano. Vedono nell'universalismo un moto fatale della storia contemporanea, accresciuto senza più possibile freno dal moltiplicarsi degli scambi e dal progresso delle scienze; e sono persuasi che l'unione dei popoli sarà attuata dall'Impero fascista con le armi della pace e della guerra, nonché col concorso di tutti i lieviti rivoluzionari oggi in azione nel mondo. Vedono cioè nel Fascismo, di là da ogni contingenza provvisoria, un moto cosmopolita come sono le cose d'Italia, assimilatore e unificatore di popoli. Ripudiamo dunque come arretrato ed equivoco il linguaggio di chi vocifera di romanità secondo una ristretta visuale nazionalista d'origine non certo italiana, del tutto contraria alla missione di Roma, che non è quella di contrapporsi ai barbari ma di farli cittadini. E osservano con particolare soddisfazione come sia fallito senza rimedio il proposito d'inserire la Rivoluzione fascista nel quadro d'un ridicolo legittimismo europeo rimasto a sognare Sante Alleanze per  uso di pochi maniaci del principio dinastico mondiale e nostalgici d'un ordine feudale ucciso dai Comuni italiani e dal Rinascimento italiano.  Affermano che il nome d'Italiano implica oggi, e sempre più richiederà in un prossimo futuro, non la sola qualità di abitante d'un territorio e di suddito d'uno Stato, ma quella di milite d'una rivoluzione in atto e di costruttore dell'Impero. Queste due realtà-idealità madri della storia moderna, Rivoluzione e Impero, appaiono inseparabilmente legate dalla relazione di causa ed effetto, ed è vuoto artificio il dividerle. Sbaglia chi nel giudicare le rivoluzioni si ferma ai loro presupposti astratti o alla cronaca loro, e sbaglia chi scambiando il modo con l'essenza vede nell'impero un fatto soltanto militare. Gli imperi più o meno vastamente raggiunti e più o meno stabilmente mantenuti dai popoli moderni sui territori e sugli spiriti nascono dalle rivoluzioni e ne propagano le idee; decadono e lentamente si dissolvono quando le idealità che li ingenerano hanno esaurito il loro compito nel mondo. E le moderne rivoluzioni, dalla luterana all'inglese d'un secolo dopo, dall'americana alla giacobina, alla bolscevica, e alla kemalista, esprimono innanzi tutto (qualunque ne sia la base teorica) la vitalità del paese d'origine, la volontà e capacità di dominio del loro popolo. I sottoscritti considerano l'Impero nella piena estensione metafisica e geografica del termine, con tutto quel ch'esso inchiude di necessaria violenza, ma soprattutto come atto d'amore sul mondo: non fondarono imperi Attila e Tamerlano. Credono, con Dante, ch'esso spetti all'Italia e a Roma; e credono che gl'imperi d'altri non siano che abbozzi e ombre di lui. Considerano come secondaria la forma di governo di esso, purché assicuri la partecipazione intera dell'individuo allo Stato, lo sviluppo di aristocrazie non necessariamente ereditarie né elettive ma naturalmente sorte dall'ingegno e dal lavoro, e la possibilità della dittatura. Vedono nella rivoluzione italiana intrapresa nel moto per la libertà e l'unità nazionale, e ora portata al più alto grado e facentesi popolo e spinta sul campo d'Europa dal Fascismo, la premessa necessaria dell'Impero umano che realizzerà la “Monarchia” di Dante e il “Concilio” di Mazzini. Per questo motivo sopra ogni altro, attestano a Mussolini, Capo della Rivoluzione fascista, e Capo d'Italia, la loro calda e sicura devozione. Prendendo a esaminare gli elementi che si possono opporre fin d'ora alla civiltà attuale, e sui quali presumibilmente si fonderà la futura, riscontrano anzitutto come il determinismo economico e il materialismo storico siano dottrine smentite da molti fatti, e vere soltanto per una limitata classe di fenomeni all'infuori dei quali agiscono forze spirituali d'intensità uguale e talvolta maggiore, benché di più difficile percezione: forze il cui alterno moto aggrega o disgrega i ceti sociali, accresce o debilita le nazioni. Negano che sia da vedersi oggi alcuna vitalità nelle ideologie liberali, nel patriottismo convenzionale, nelle mascherate massoniche, nella democrazia rappresentativa e nelle furbe utopie ginevrine, parvenze morte e morti istituti che innestati sul cristianesimo della Riforma e della Controriforma costituiscono appunto la contraddittoria e crollante intravatura della società contemporanea; e rifiutano di conseguenza a questi elementi ogni funzione storica nel futuro prossimo o remoto. E dichiarano quanto segue. Per il problema religioso: che la fede religiosa è un fatto individuale, e che la libertà di coscienza potenzialmente acquisita dai popoli con la rivoluzione francese e proclamata molto prima in terra italiana è proporzionata alle possibilità degli individui, ma non si può né si deve sopprimere con ritorni di barbarie; che, per quanto riguarda l'Italia, la libera universalità del Fascismo esclude anche in via d'ipotesi ritorni tali; che la tradizione nostra civile non rientra nella cattolica e può e ha potuto svolgersi indipendentemente da quella; che l'intrecciarsi del paganesimo mediterraneo al cristianesimo cattolico è stato condizione certa e costante della storia italiana, col risultato di contemperare i due elementi fino a che una più alta forma non li riassuma; che il problema religioso non si risolverà con filosofie e meno che mai con idoli idealistici, ma solo sul terreno religioso e cioè o per un rinnovamento profondo delle religioni esistenti o per l'avvento di nuove energie spirituali sulla terra quando quelle religioni avessero ultimata l'opera loro; che a tale rinnovamento o a tali energie d'altra provenienza spetterà di metter fine al dissidio concettuale e morale tra civiltà moderna e fede; che infine il rampollare dal tronco mediterraneo di un'etica fascista al disopra delle preoccupazioni confessionali degli individui è l'annuncio del tempo nuovo. Per il problema politico: che gli istituti politici sono transitori ed hanno valore solo in quanto tendono all'Impero; e che è merito grandissimo del Fascismo affermare e sostenere il concetto d'una politicità dell'uomo impressa e riconoscibile in ogni attività umana. Che questa politicità o essere politico non consiste nella briga dei partiti, delle categorie e delle clientele, bensì nella partecipazione dell'individuo allo Stato secondo le proprie capacità, secondo ed “entro” il proprio ufficio, e nel sorgere spontaneo e continuo delle aristocrazie naturali; ch'essa supera di molto le rispettabili ma non più sufficienti virtù del patriottismo sentimentale, dell'ossequio alle leggi e di una medievale sudditanza detta modernamente civismo; che se l'italianità poté per secoli essere più che altro natura (Cellini) e per  successivi decenni più che altro convinzione eroica (martiri di Belfiore), occorre oggi trasmettere a tutto il popolo la fusione di questi due aspetti di lei, uno istintivo l'altro riflessivo, già attuata con continuità nei grandissimi da Dante  Alighieri a Giuseppe Garibaldi, e in ore supreme negli umilissimi dai combattenti dell'Assedio a quelli del Carso e di

Fiume: sì che nel corso di poche generazioni essa italianità principii ad agire simultaneamente come fatalità e come volontà, come energia innata e come confessata fede. Chiedono che si sviluppi e si estenda in Italia un imperialismo popolare non incorporato in associazioni, ma emanante dal Fascismo quale sua conseguenza immediata, e dal Fascismo trasfuso a tutta la patria come coscienza di una missione universale. Detto imperialismo non può significare rinunzia al compimento dell'unità geografica e oblio delle terre italiane rimaste in mano serba, inglese o francese, ma solo condanna di chi non veda oltre quelle, e cerchi di polarizzare su quelle l'attenzione e la passione dei giovani. Per il problema economico e sociale, i sottoscritti riconoscono come portata dai tempi e sintomo certo di profonda trasformazione la necessità d'una limitazione qualitativa e quantitativa del diritto di proprietà, e d'una subordinazione ferrea ed equa degli interessi privati all'interesse dello Stato. Credono che ciò non voglia dire avviarsi a un marxismo incompatibile con la natura umana e soprattutto con la natura italiana, ma solo trasferire nell'ordine economico il concetto di politicità dell'individuo come esposto sopra; e che il tramonto inarrestabile del sistema liberale esiga da una parte l'eticità dell'economia, dall'altra la graduale partecipazione dei lavoratori alle aziende e la fine d'ogni proletariato. Ritengono che la società futura avrà a fondarsi sul dovere del lavoro e sul diritto del produttore alla proprietà nei limiti utili allo Stato; e che il diritto di proprietà e quello di eredità siano buoni in quanto servano allo Stato, nocivi in quanto non concordino coi suoi fini; che l'iniziativa individuale sia da favorirsi oppure da limitarsi e reprimersi secondo lo stesso criterio. Additano al disprezzo degli Italiani e all'attenzione dei legislatori della Rivoluzione quella classe di ricchi oziosi che sta assente dalla lotta economica, e che potendo dar vita alle aziende, lavoro ai lavoratori, ricchezza alla nazione, preferisce godersi le rendite o sfruttare con metodi primitivi i possessi lasciando al Governo tutto il peso delle bonifiche e dei lavori pubblici, e dimostrandosi indegna dei beni così malamente amministrati. E ravvisano nel corporativismo fascista il principio del nuovo ordine, suscettibile d'imprevisti sviluppi e d'impensabili risultati; giudicano che sia errore deplorevole quanto comune il prendere per punti d'arrivo di esso corporativismo quelli che ne sono invece i primi passi necessari, quali l'iscrizione generale ai sindacati, le otto ore lavorative, l'assicurazione obbligatoria, la magistratura del lavoro. Infine, tengono per fatto importante e forse capitale lo scadimento del dualismo vecchio tra campagne e città sia nell'ordine economico sia in quello sociale e morale, e il convergere della civiltà, umanità ed economia rustica e della civiltà, umanità ed economia cittadina verso un unico tipo."  _____________  Gennaio 1933 Firmato da: Berto Ricci Sottoscritto da: Giorgio Bertolini, Romano Bilenchi, Diano Brocchi, Gioacchino Contri, Alfio Del Guercio, Alberto Luchini, Roberto Pavese, Icilio Petrone, Ottone Rosai, Edgardo Sulis, Mario Tinti. Turba Philosophorum: Per quanto riguarda il pittore Ottone Rosai (Firenze 1895 - Ivrea 1957), nell’opuscolo "Il

Rosai", Firenze, 1930, il testo iniziale, anonimo, ma scritto da Berto Ricci (Firenze 1905 - fronte libico 1941), dice: «Rosai, bestemmiatore, negatore micidiale delle virtù borghesi, è immensamente più vicino a Dio degli onesti atei e cattolici che a tutte le cantonate danno esempio di specchiatezza familiare e civile, ma tuffati nell’onda fangosa moderna son cenci sudici davanti all’essenza della vita [...] libero dal giogo delle finzioni può scrivere quello che non scriverebbe un altro ridotto schiavo, anche con più ingegno. Sia ben chiaro che nell’arte, come davanti a Cristo, l’ingegno è strumento e soltanto strumento: nulla perciò in sé, e moltissimo quando è mosso da più alto. Poeta dunque più di tutti i poeti oggi vivi, eguagliato soltanto da Palazzeschi e dal pazzo bellissimo Campana, Rosai è quello che dà a noi e a tutti più umanità.» Sadescan: Nell'articolo intitolato " Sulla vitalità del Cattolicesimo", pubblicato su "L'Universale" del 25 Marzo 1933, rispondendo ad un precedente "Commento al Manifesto" di Roberto Pavese, Del Guercio scriveva: "Pur avendo tutto il riguardo e la mia personale simpatia per Roberto Pavese e riconosciuta tutta la forza e serenità delle sue osservazioni, rimango fermo nel pensiero che il cristianesimo, cattolico o no, abbia nelle sue forme attuali compiuto e concluso il suo ciclo di attività terrena e che se vuole addirittura conservare il dominio spirituale a cui è naturalmente chiamato, si trovi di fronte al dilemma posto nel Manifesto: o profondamente rinnovarsi o deporre il "seme dell'eternità" in un nuovo terreno". Per Del Guercio dunque il Cristianesimo era naturalmente chiamato al dominio spirituale: doveva solo profondamente rinnovarsi. Nello stesso articolo Del Guercio aggiungeva: " I riti di un culto che si è affermato sono o dovrebbero essere di carattere magico nel senso più alto e assoluto della parola" ed anche: "Che effettivamente il ripotenziamento del rituale di un culto implichi un profondo rinnovamento emanante direttamente dalla potenza divina, mi sembra che venga posto in evidenza dall'esempio dell'Imperatore Giuliano, il quale non riuscì nuovamente a "galvanizzare" i riti del culto pagano, pur non mancandogli nè la fede, nè l'ingegno, nè i mezzi. Gli mancava la Divinità". Del Guercio era perciò su posizioni nettamente contrarie all'Imperialismo Pagano di Arturo Reghini e anche a quello di Julius Evola, ritenendo che il paganesimo fosse terminato per sempre all'epoca dell'imperatore Giuliano. Del Guercio si interessò invece ad un altro libro di Evola e cioè "Maschera e Volto dello Spiritualismo Contemporaneo", uscito in prima edizione nel 1932 e particolarmente al capitolo "I ritorni al Cattolicesimo". Al contrario di Evola che, pur prospettandola, non credeva molto alla possibilità di una forma superiore attiva di ritorno al cattolicesimo, Del Guercio ne fece il suo programma. Nel suo articolo " La Religione come Conquista", comparso nel numero del 10 Febbraio 1933 de "L'Universale", Del Guercio scriveva: "Bisogna, in una parola, cambiare l'atteggiamento del credente di fronte alla religione e creare il bisogno religioso come senso di conquista. Ma per avere questo non ci vogliono nè la Propaganda Fide, nè le inframmettenze politiche ecclesiastiche o le processioni; occorre creare "l'ambiente", il campo magnetico entro il quale il "motore" è costretto necessariamente a girare. Deve essere un ambiente attivo, maschio come il Sole" e aggiunge: "Come crearlo? Chi lo creerà? Per Berto Ricci sarà un nuovo Gesù o un nuovo San Francesco. Per mio conto preferisco per ora lasciare

l'interrogativo". In realtà Del Guercio, nello stesso articolo, dimostra di seguire, a livello individuale, già una strada ben precisa, consistente nel "ritrovare in noi quel nucleo di verità che la religione racchiude: - Non sapete che le vostre membra sono tempio dello Spirito Santo, il quale è in voi...- (Paolo ai Cor., I, VI, 19)". Del Guercio invoca perciò "lo slancio profondo di chi si è impossessato della maschia energia del Cristianesimo primitivo per tornare a battezzare con la forza dello Spirito". Il vero problema, come abbiamo visto, per Del Guercio era "creare l'ambiente, il campo magnetico entro il quale il "motore" è costretto necessariamente a girare". Non si poteva pensare di creare tale ambiente tra i reghiniani (alla Massoneria Del Guercio fu sempre decisamente avverso), nè tra gli evoliani e, viste le critiche evoliane ma soprattutto guenoniane dell'antroposofia, egli non si fidava neppure degli steineriani. Un altro filone sembrava invece più promettente. Del Guercio non ignorava che, da tempo, il cosiddetto Ordine Egizio possedeva una doppia anima. Se Izar, Spedalieri e Lebano erano stati discepoli "egizi" di Mamo Rosar Amru essi però erano anche detti "Martinisti Napoletani", essendo stati iniziati al Martinismo da Eliphas Levi e perciò secondo una linea più diretta di quella vantata dai discepoli di Papus. Sarebbe dunque bastato, nei loro successori, eliminare l'anima "egizia" a vantaggio di quella cristiano-martinista. Del Guercio neppure ignorava l'analogo tentativo che in quegli anni veniva compiuto da Erim, visto che quest'ultimo aveva trasmesso i fascicoli miriamici, accompagnati dalle sue lettere denigratorie non solo ad occultisti francesi, ma anche italiani (Virio ad es. cita esplicitamente Pierre Piobb, pseudonimo dell'italiano conte Vincenti). Esistevano due possibilità di agire: fare una ricerca dall'esterno e pubblicarla, ovvero cercare di entrare nell'organizzazione come aveva fatto Erim. Del Guercio seguì inizialmente la prima possibilità. Testimonianza di questa attività di quegli anni è una sua ricerca pubblicata ufficialmente, con lo pseudonimo di A. Verniero, soltanto nell'anno 2000 ed intitolata " Giuliano Kremmerz e la sua Scuola Iniziatica". Riguardo a questo testo, si legge nell'introduzione: "Ne fu annunciata la pubblicazione dall'autore stesso in una nota introduttiva, datata Firenze, 14 Agosto 1945, posta come premessa alla ristampa di una delle prime opere del maestro Kremmerz "Angeli e demoni dell'amore", curata sul finire degli anni '40 dalla Partenopea di Napoli" . Dopo aver identificato Verniero con Del Guercio, si aggiunge:" Il volume rimase tuttavia nel cassetto dell'editore e non fu mai pubblicato. Non sappiamo se il motivo è da ricondursi a variazioni nei programmi editoriali della Società Editrice Partenopea, oppure ad una scelta precisa o ad un ripensamento dell'autore. Sappiamo invece che l'opera in realtà comprendevanella sua stesura finale- due parti in più rispetto al primo libro, imperniato prevalentemente su una analisi approfondita di alcuni episodi della vita di Kremmerz. La prima parte, in cui si delineava efficacemente il profilo biografico del Kremmerz, chiarendone alcuni aspetti ancora misteriosi, risultava infatti integrata da capitoli a se stanti riguardanti l'opera, la scuola e gli insegnamenti (comprese le istruzioni cosiddette segrete) del medesimo. Tuttavia, mentre del primo volume, rimasto nell'archivio dell'editore, sono iniziate a circolare già negli anni '50 alcune copie e trascrizioni, questi ultimi scritti - di non poco interesse per una maggiore e migliore comprensione dell'intera opera kremmerziana- sono rimasti in ben più riservati cassetti e pare ne esistano soltanto due o tre copie." Cosa era avvenuto? ciò che Del guercio sperava: con la sua attività aveva attirato l'attenzione di Domenico Lombardi, Delegato Generale della Miriam. Questi stava cercando in quegli anni, dopo la II guerra mondiale, di riorganizzare la Miriam e riteneva che l'appoggio di un personaggio di riconosciuta preparazione culturale come Del Guercio gli sarebbe stata utile. Del resto, nel primo libro della sua opera, Del Guercio prendeva, ad arte, le difese di Kremmerz e perciò Lombardi, vista la "doppia anima" egizio-martinista della sua organizzazione, non si preoccupò del rinnovamento del cristianesimo auspicato da Del Guercio. Essendo la massima autorità della Miriam (ed avendo egli perso i contatti normali con l'Ordine Egizio) nominò Del Guercio Segretario Generale della Miriam, carica che Lombardi stesso aveva fino a quel momento ricoperto, unitamente (dopo le dimissioni e la morte di Kremmerz) a quella di Delegato Generale. Nella già citata nota introduttiva ad Angeli e demoni dell'amore del Kremmerz, Del Guercio scriveva: "Oggi, dopo la persecuzione fascista che giunse persino alla soppressione violenta di una delle Accademie kremmerziane, e specialmente in seguito alla morte del Fondatore, si può dire che della Miriam non è rimasto che un nostalgico ricordo di un alto ideale, conservato da pochi superstiti discepoli della vecchia Scuola". In uno scritto datato 1944 e firmato A.D.G. si legge analogamente: "Nel caso che il gruppo non abbia più, ne sia cosciente o meno, il legame con il Centro, la questione si fa più delicata. Ma in questa circostanza le conoscenze possedute dal gruppo non hanno più valore "vivo" che debba conservarsi e trasmettersi. Sono conoscenze che hanno ormai un aspetto statico, di valore più che altro culturale e da passarsi in archivio". Turba Philosophorum: Non è casuale che Del Guercio scrivesse una nota introduttiva proprio ad Angeli e demoni dell'amore. In tale operetta c'erano dei riferimenti al cristianesimo che potevano fare al caso suo. Nella nota infatti si legge: "Nel presente opuscolo, per quanto senza pretese, non mancano degli spunti interessanti. Sulla possibilità di usare una cerimonia religiosa come potente ausilio di un'operazione magica, vi è un richiamo che, anche da un punto di vista puramente pratico, è molto istruttivo. Così pure il significato strettamente magico della messa è colto magistralmente nelle sue linee essenziali, anche se il lettore penserà che quel gioco di parole sulla patena ed il calice, il denare e la coppa della simbologia del "Taro" sia piuttosto sibillino". Sadescan: Entrando in Miriam (e ciò dimostra che non entrò per vivificarla) scrisse una "Circolare per mantenere la regolare continuità della Fr+ di Mir+", datata Firenze Dicembre 1947, proveniente dalla Segreteria Generale e controfirmata da Domenico Lombardi, in qualità di Delegato Generale. Mentre apparentemente si davano direttive per la riorganizzazione della Miriam (e in particolare per l'Accademia fiorentina J.M.K.E. , cioè " J.M. Kremm-Erz", che viene dichiarata, nel documento, come l'unica riconosciuta dalla Delegazione Generale), in realtà si insinuavano pesanti dubbi sulla validità dell'Accademia stessa. Vi si può ad es. leggere: " Tuttavia è necessario osservare che, mentre le iscrizioni e le Accademie furono chiuse, nessuna disposizione è stata mai presa in questo senso per la Seg+ Centrale della Delegazione Generale, la quale Segreteria, pertanto, è l'unica parte della Fr+ che abbia conservata intatta la sua continuità, sia per la persona ad essa regolarmente designata, sia per le sue funzioni. Resta perciò ben fermo che oggi, qualunque iniziativa presa nell'intento di proseguire o conservare il funzionamento

della Fr+ di Mir+ non può aversi che attraverso la Segr+ Gen+". Si insinuava dunque subdolamente che non vi fosse continuità nella carica di Delegato Generale ricoperta da Lombardi e praticamente si affermava di essere, al momento, l'unica autorità. Altrettanto subdolamente Del Guercio scrisse: "Su questo punto è bene soffermare l'attenzione, poichè è indispensabile tener presente che le manifestazioni di carattere iniziatico sono sempre gerarchiche. E come vi è gerarchia di classi (per es. circolo esterno e circolo interno, ecc.) vi è gerarchia di Organizzazioni. Quindi il considerare la Mir+ nel suo aspetto fisico di fratellanza, come un'organizzazione chiusa in sè stessa , sarebbe lo stesso che isolarla dalla "catena iniziatica" di cui fa naturalmente parte e pertanto cesserebbe ogni sua ragione di essere". Fingendo di dimenticarsi che la Miriam ricevette regolare trasmissione da Kremmerz e che perciò aveva tutto il diritto a continuare per la sua strada, Del Guercio insinuava che, se non fosse stato più possibile un collegamento "orizzontale" con l'Ordine Egizio, la Miriam doveva essere messa "in sonno". A che pro? ovviamente affinchè i suoi membri venissero indirizzati in altra direzione. Da chi? ovviamente dall'unica (secondo lui) autorità rimasta in Miriam, il segretario generale Del Guercio. Cosa fece Lombardi? perchè controfirmò tale documento? Quando Kremmerz abbandonò (dal 1 Gennaio 1913) la sua carica di Delegato Generale, scrisse all'allora Segretario Generale Domenico Lombardi , dicendo: "ti invito a comunicarlo ai Presidi delle nostre Accademie e lasciare che il Consiglio dei più anziani provveda". Kremmerz dunque riconosceva al Consiglio degli anziani la facoltà di decidere circa le modalità di continuazione della Schola. Il Consiglio non prese alcuna decisione riorganizzativa e Kremmerz inoltrò allora la "Circolare perchè la Frat+ non si disperda ed entri nei definitivi confini della sua origine", datata 29 Giugno 1914 ed indirizzata ai MM+ preposti alla direzione di Circoli Ermetici della Miriam. Essa inizia con le parole: "Carissimi Fratelli, essendomi, per ragioni momentanee, ritirato dalla direzione generale della Scuola Ermetica per lasciare a voi la indipendente direzione di gruppi e circoli, desidero in poche parole farvi note alcune cose inerenti alla costruzione generale della Miriam..." Kremmerz perciò affermava di aver  lasciato, almeno momentaneamente, ai Maestri Preposti la direzione indipendente di gruppi e circoli. Morto Kremmerz, segretario generale della Miriam rimase Domenico Lombardi, mentre a Napoli Vincenzo Manzi, preside della locale accademia, si proclamò successore del maestro defunto, dando origine a un lungo scisma. L'attività di Lombardi fu estremamente ridotta fino agli anni 1946-1947, quando egli tentò di riunificare (senza peraltro mai riuscirvi completamente) i gruppi kremmerziani sotto la sua guida come Delegato Generale e nominando nuovo segretario generale Del Guercio. Che questi mirasse, una volta stabilito il contatto iniziatico con la Miriam, a proseguire per conto suo, cominciò ad evidenziarsi sin dall'inizio del loro rapporto. Infatti Lombardi, in una lettera inviata da Napoli il 17 Novembre 1947 , fu costretto a scrivergli: "...Circa l'obiezione che fai, cioè: qui ti prego riflettere, se vogliamo restare logici e coerenti, che un Fr+, a qualsiasi grado appartenga e qualunque siano le istruzioni stampate e manoscritte che gli furono date dal Maestro Kremmerz, resta sempre un numero della Fratellanza, ma che, non aderendo a collaborare lealmente ed efficacemente al doveroso compito di riportare la Fratellanza Stessa alla rigorosa osservanza dei principi fondamentali, ben precisati nei 60 commi della Pragmatica, viene automaticamente a mettersi fuori catena. Non è più un petalo della Mistica Rosa di Myriam". La stesura della circolare del Dicembre del 1947 venne affidata a Del Guercio, affinchè si presentasse ufficialmente come nuovo Segretario Generale. La circolare termina infatti con le parole: "Tutte le richieste d'informazioni, le domande ecc, devono essere indirizzate esclusivamente al seguente indirizzo: Dr Alfonso del Guercio, Via Giuseppe Giusti 10 Firenze. Lombardi, come per confermare, di suo aggiunse: "Qualunque corrispondenza non indirizzata come sopra non verrà presa in considerazione dalla Delegazione Generale" e firmò con la formula: "Domenico LombardiFirenze per J.M. Kremm-Erz". Probabilmente Lombardi, in una prima lettura, apprezzò soprattutto la parte principale del documento, che riguardava la riorganizzazione della Miriam e non fece troppo caso alle affermazioni insinuanti, che abbiamo evidenziato precedentemente. Perciò firmò il documento. Tuttavia, sicuramente, se ne accorse in seguito, visto che indirizzò alla Segreteria Generale, il 27 febbraio 1948, un nuovo documento, con preghiera di provvedere alla diramazione, nel quale si affermava, tra le altre cose che: "Una è la Del+Gen+: quella designata da J.M. Kremmerz". Infatti, il comma 48° della Pragmatica Fondamentale della Miriam precisava che: "Il delegato generale può rilasciare il suo ufficio per ordine del collegio o capitolo operante, suo giudice diretto e suo mandante. Può, autorizzato, farsi sostituire temporaneamente e delegare a sua volta un rappresentante diretto per una regione o stato: può conservarsi anonimo o manifestarsi apertamente." In relazione a ciò, in un documento datato, 7 Ottobre 1949 (e perciò dopo la rottura con Del Guercio) Lombardi scrisse anche: "...coi poteri inerenti alla Del+Gen+, a me oralmente trasmessi dal Maestro J.M. Kremm-Erz, in fedeltà alla mai revocata Pragmatica Fondamentale...". Del Guercio, sul momento, "abbozzò", diramando la circolare del 1948 e aggiungendo di suo la formula: "D'ordine del Del+ Gen+, Il Seg+ Gen+ A.del Guercio". Intanto preparava a Lombardi un "piattino" molto più amaro. Turba Philosophorum: E' finalmente il Corpus? Sadescan: Gli atteggiamenti di Del Guercio che risultarono impossibili da sopportare da parte di Lombardi erano due, collegati l'uno all'altro: 1) Del Guercio, in risposta a chi si chiedeva come egli fosse riuscito in apparente breve tempo a raggiungere un posto di prestigio in Miriam, ventilava una propria appartenenza all'Ordine Egizio. 2) A riprova di ciò egli cominciò, con finta discrezione, a far circolare non solo il suo primo libro riguardante la biografia di Kremmerz, ma anche, e separatamente dal primo, i due successivi (ai quali abbiamo già accennato) che rielaborati e accresciuti erano, nel frattempo, diventati tre. Per farli sembrare autentici documenti dell'Ordine Egizio, aveva loro allegato, come premessa, gli Statuti dell'Ordine Egizio stesso, ricevuti in visione da Lombardi. Esaminiamo il primo punto. Riguardo all'Ordine Egizio, occorre distinguere i Dodici Supremi Vecchi Maestri del Collegio (o Capitolo) Operante, da quei discepoli di Kremmerz (o di altri dei dodici) ammessi nell'Ordine come

possibili successori dei dodici stessi. Per fare un es., recatisi Vinci Verginelli e Gino Muciaccia (iscritti all'Accademia Pitagora di Bari) da Kremmerz a Beausoleil nel Dicembre 1929 e nel Febbraio 1930, il Maestro, secondo quanto loro riferito, li iscrisse entrambi all'Ordine Egizio come "indiretti" alle sue dipendenze. Nulla di strano perciò che avesse fatto analoga iscrizione nei confronti dell'allora suo Segretario Generale Domenico Lombardi. Qualcosa di simile fece Lombardi (come testimonia una lettera datata 9 marzo 1949) nei confronti del suo Segretario Particolare Mario Parascandolo, definendolo "unico regolare indiretto iscritto al Gr:.Or:.Os:.Eg:." Ed è probabile che Lombardi si sarebbe comportato così anche nei confronti di Del Guercio, se questi si fosse dimostrato fedele. Turba Philosophorum: Esser venuto a conoscenza degli Statuti dell'Ordine Egizio modificò i piani di Del Guercio. Fino a quel momento sembra che egli avesse intenzione di far passare i suoi scritti come "continuazione del Fascicolo D" della Miriam. Scrisse infatti nella sua nota introduttiva ad Angeli e demoni dell'amore: "Particolarmente interessante, per dottrina e pratica, è l' "insegnamento segreto" destinato esclusivamente ai "fratelli miriamici". Esso è diviso in due parti: quella comune a tutti gli iscritti e che è contenuto nei Fascicoli A, B, C, D, e l'insegnamento destinato ad una cerchia ancora più ristretta, i veri e propri "discepoli", e che è, salvo la continuazione del fascicolo D, qualche istruzione personale, quasi completamente orale. Sadescan: Il primo dei libri che Del Guercio accodò agli Statuti dell'Ordine Egizio è intitolato " Preparazione". E' un miscuglio di pezzi ricopiati, quasi parola per parola, da scritti di Kremmerz, intessuti con confusionarie elucubrazioni di Del Guercio. La parte più pericolosa di questo libro è costituita dalle istruzioni relative ai digiuni e alle purgazioni. Si tratta di una parte che, se il testo fosse autentico, non avrebbe motivo di essere. Infatti gli Statuti dell'Ordine Egizio terminano con due "tabelle di vittizzazione", che danno istruzioni complete relative all'alimentazione dei membri rispettivamente nel semestre invernale (Novembre-Aprile) e in quello estivo (Maggio-Ottobre). Esse sono una diretta applicazione dell'aurea regola di Kremmerz che digiuno vuol dire "attenersi al pasto strettamente necessario". Invece i digiuni e le purgazioni indicati nella "Preparazione" ricordano il rigorismo di alcuni mistici cristiani, come Ildegarda di Bingen, conducente a forme non sempre auspicabili di anoressia e tradiscono l'orientamento mistico-cristianeggiante di Del Guercio. Ma non basta: i purganti indicati nella "Preparazione" sono semplicemente i purganti salini della vecchia farmacopea ufficiale (molto distante dall'attuale). Del Guercio non aveva minimamente tenuto conto della vastissima scienza erboristica, dimostrata da Kremmerz (ad es. nelle Lunazioni) e probabilmente non sapeva che Kremmerz auspicava un superamento delle purgazioni saline anche nell'ambito della farmacopea ufficiale; tant'è vero che, in diversi numeri del bollettino miriamico "La Medicina Ermetica", uscito negli anni 1899-1900, aveva pubblicizzato le pastiglie "Boissy", che, emulsionando, dopo l'assunzione, il purgante in esse contenuto, evitavano le coliche abbastanza comuni con quel tipo di purgazioni. E' inoltre da notarsi: 1) che del Guercio consiglia, in certe purgazioni, l'uso di sostanze assolutamente da evitarsi (nitrati: salnitro) 2) che nelle Lunazioni di Kremmerz si sconsigla l'uso di medicamenti a base di zolfo durante certe "lune" (vedi ad es. 14a puntata, secondo ciclo) mentre tutti i preparati di Del Guercio sono sempre a base di zolfo. 3) che le posologie indicate da Del Guercio non hanno alcun valore, risultando esagerate per certi soggetti e, al contrario, insufficienti per altri. Infatti uno dei difetti delle purgazioni saline è che dipendono molto dall'equazione personale dell'individuo e soprattutto che danno assuefazione. Si fa perciò presente a tutti gli studiosi di Kremmerz che, mentre "nihil obstat" a che si usi la nutrizione indicata dalle tabelle di vittizzazione degli Statuti dell'Ordine Egizio, vi sono motivi seri per sconsigliare l'adozione del regime di digiuno e purgazione indicato nella "Preparazione" di Del Guercio. Il primo libro, che stiamo considerando, è poi, in relazione alla magia sessuale, in contraddizione con il terzo, che esamineremo in seguito. Nel primo si afferma infatti (paragrafo 43) : "La castità è la castità: stato di assoluta inappetenza sia nel fisico sia nel pensiero, poichè lo sperma umano, gelatinoso, ha proprietà di fissare tutte le immagini del cervello umano e di modellare in ogni sua molecola vitale (zoospermia) la idea concepita anche senza la eiaculazione, anzi più potentemente nella sua prigionia nei vasi spermatici che non nell'atto eiaculatorio". Nel terzo libro (paragrafo 117) si chiede invece :" Lo sperma ritiene l'immagine fissata nello stato di polluzione effettiva o nello stato di urielismo critico senza polluzione fisica?" e si risponde : "non è possibile che senza la eiaculazione effettiva o reale lo sperma possa realizzare uno sviluppo in ipotesi". Cominciamo ora l'analisi del secondo dei libri di Del Guercio, che si intitola " La Sophia". Esso è stato redatto con la stessa tecnica del precedente: cucire liberamente "pezzi" di Kremmerz con "pezzi" di Del Guercio. Questo II Libro ha come "asse portante" il concetto di "separando", nè poteva essere diversamente in un libro che vuol simulare di esser kremmerziano, visto che Kremmerz nel 1° cap. de "I Tarocchi dal punto di vista filosofico" afferma: "Il separando è l'enigma della magia dei grandi maghi ed è la sola finalità assoluta". Che soluzione propone Kremmerz a tale enigma? Nel 4° par. del Fascicolo B della Miriam dice: "la integrazione umana comincia a comparire e progredire a grado a grado che l'HERMES comparisce e progredisce nell'uomo. Quindi HERMES è una entità divina se si concepisce come il tipo perfettissimo dell'equilibrio tra i due binomii SATURNIANO-LUNARE HERMES MERCURIALE-SOLARE". Ma come compare Hermes nel mago? Kremmerz dice nel 9° dei Dialoghi sull'Ermetismo: "L'autore alchimico che si fece chiamare Rupescissa, nei suoi manoscritti si esprime a modo suo e del tempo in cui scriveva: -Se l'umana ampolla che pare di una sola vessica costituita non si separa in doppia vessichetta onde una sia judice dell'altra, non potrai credere che la Pietra (Rupe) sia in vista del pellegrino-. Non esiste integrazione dei poteri occulti dell'uomo e nell'uomo senza questo separando di controllo". Col progredire dell'Hermes, cioè del separando di controllo, si perviene al separando vero e proprio o sdoppiamento (del corpo fluidico da quello fisico). Abraxa, il più versato nella scienza alchimica tra i discepoli di Kremmerz, scrive nella monografia dedicata alle Operazioni magiche a due vasi e allo Sdoppiamento: "La pratica dello Specchio, quale te la esposi nel capitolo III, comprende due realizzazioni dipendenti: la liberazione della vista dell'occhio, e il suo attivarsi in uno « spazio », che è la luce astrale stessa - la quale liberazione è resa possibile da un certo distacco del corpo sottile dal corpo fisico. Ora ti darò degli indirizzi a fine di liberare completamente quel corpo, tanto da poterlo

muovere nello spazio; e tu con lui, lasciando giù il corpo fisico. Nell'occultismo volgare ciò è detto: uscita in astrale.  Anche in questa realizzazione, chi opera è la volontà, come forza solare e centrale. Tieni per fermo, che la volontà vera viene dal possesso di sé. Essa è tanto più forte, per quanto più assoluto ed energico è il possesso di sé. La forza che essa ha, è quella della determinazione che la comanda; e la forza di una tale determinazione dipende dal grado di centralità dell'« io ». Questa volontà solare, calma, decisa e centrale è il nostro oro. In essa devi dare forma precisa al tuo nuovo scopo. La realizzazione ha tre fasi: 1) distacco non accompagnato da coscienza durante il sonno: 2) idem, accompagnato da coscienza; 3) distacco cosciente allo stato di veglia. Il primo aspetto ha esso stesso degli stadi progressivi. Pòniti questi còmpiti, successivamente: a) Muovere col corpo sottile un oggetto lieve e vicino al tuo letto; b) Muoverlo in un ambiente lontano; c) Apparire nel sonno di un'altra persona; d) Far sentire la tua presenza ad una persona desta; e) Apparire in forma visibile ad una persona desta - e questo è lo stadio finale e perfetto. Ora ti indico la tecnica..." Nella pretesa "Sophia" di Del Guercio non si trova traccia nè dell'Hermes come quinto "corpo" equilibrante gli altri quattro, nè del basilare separando di controllo, nè dell'articolazione minuziosa dei vari tipi di sdoppiamento : di fatto, tutta la sua dottrina del separando, nonostante le molte parole, riducendosi all'affermazione della possibilità di tre tipi di separando ( lunare, mercuriale e solare) e all'accenno a taluni metodi pratici. Altri aspetti della "Sophia" verranno esaminati nel prossimo messaggio. Nel par. 81 della Sophia del Guercio dice: "La dottrina cristiana differisce essenzialmente dalla dottrina buddista nelle applicazioni inferiori - nella esposizione del karma, per noi la buddlca è la vera. Ma il cristianesimo con la ritualità magica, della purificazione che il Budda sotto altra diversa forma predica con digiuni e astinenze, mira ad una cancellazione del karma primitivo, in un'autocreazione che è magicamente chiamata dalla chiesa sacramentale. I sacramenti della chiesa sono tutti di magia universale. Praticati dai santi, cioè da uomini che hanno uno stato di mag vero e reale, producono effetti indiscussi se praticanti e mag vanno di accordo cosciente. Il Buddismo proclama che nessun Dio cambierà il tuo Karma, che l'azione di un uomo su di un uomo è nulla, che la nostra rigenerazlone non dipende che da noi stessi. Queste osservazioni sono vere pel solo Buddismo, che predica la trasformazione dell'uomo per mezzo della sua volontà e della sua opera, ma sono nella Sofia magica degli errori da prendersi con le molle. (Il Karma dice un manuale buddista, è il nostro operare, il nostro merito e demerito in senso morale). Giustizia rigida e immutabile domina in tutto il regno della natura animata ed inanimata. Ogni mala o buona azione porta necessariamente i suoi frutti. Nessuna grazia di un Dio personale può liberare dalle conseguenze della sua mala azione un malfattore. Il Karma non è una forza operante al di fuori come un Dio, ma una forza operante continuamente su noi. Questo secondo la verità della vita individuale è una verità certa, perchè negare ciò varrebbe negare la legge della causa producente il suo effetto - però in magia è un errore il credere in questo domma buddico perchè sarebbe negare l'azione creativa del pensiero umano in un uomo allo stato di mag puro, su di un uomo impuro. Se ogni atto è una creazione, è una forma, una disposlzione differente nelle molecole delle cose esistenti per sé, chi proibisce ad uno spirito di santità di purgare con un atto creativo di purgazione uno spirito immondo, chi impedisce ad un uomo colpevole, il cui karma è gravido di delitti, di sentirsi rigenerato con un soffio santo, distrutto il Karma, dissipate le larve, disciolti gli spiriti ombrosi che pesano su di lui? L'atto creativo non ha limiti di potenza è onnipotente o nullo secondo la forza del mag operante l'atto. Il battesimo di S. Giovanni non è quello di pievano  Arlotto: il primo da un pastorello ti sfodera un Cristo, il secondo lascia il mondo come si trova." Del Guercio aggiunge in nota: "La redenzione per mezzi di un Emmanuel o Cristo, fondamento del Cristianesimo, col buddismo è incompatibile e inconcepibile. Se il battesimo stesso cristiano non dovesse lavare il karma dell'atto originale, o il karma collettivo che l'uomo nascendo porta dall'altra esistenza, non avrebbe ragione di esistere. Il Giordano, simbolo del fiume della purità, simbolo del lavacro della idea pura nella memoria incisa nell'anima umana toglie con la fede il peccato del karma esistente. Magicamente il rituale cristiano è sublime ed è vero. L'assoluzione dei peccati alla morte del peccatore prepara il battesimo della nascita susseguente. Tra una morte ed una nascita il periodo di purgazione o purgatorio che gli evangelici negano e che l'asinità dei preti cattolici non ha argomenti da difendere oltre la fede e l'autorità papale."  A parte la malcelata sviolinata nei confronti del Cristianesimo, pochi Buddhisti si riconoscerebbero nella descrizione che Del Guercio fa della loro dottrina. Essi, come la maggioranza degli asceti orientali, non negano certo l'influsso positivo che un guru può avere sui suoi discepoli. Se l'uso di tale influsso è volutamente limitato da parte dei maestri, è perchè l'ascesi buddhista è ascesi "solare" (di puro spirito "ario", la definì Evola) e perciò si vuole che sia la consapevolezza del discepolo a svilupparsi e ad ottenere la libertà spirituale. Kremmerz aveva un atteggiamento molto più pratico ed equilibrato. Dalla Miriam escludeva soltanto i "buddhisti spurii" (termine con il quale indicava quei teosofi , sedicenti buddhisti, che consideravano erroneamente il karma come legge ineluttabile), ma escludeva invece molti cristiani. Nella sua Relazione ai Dodici Supremi Vecchi Maestri del Collegio Operante scrisse infatti: "Escludo buddisti spurii che vivono della fatalità del pensiero e dell'atto anteriore...Così nettamente escludo, dalla famiglia che nasce alla conoscenza di leggi divine, i necrofori nuovi che ammettono come indiscussa la sopravvivenza di tutte le anime terrestri al disfacimento del corpo saturniano...". Nel par. 110, Del Guercio ritorna sull'argomento da un altro punto di vista e dice: " Nella nostra iniziazione osiridea, il Maestro che ha alla sua dipendenza un discepolo, non può agire su lui in nessun ultro modo che sviluppando la sua intellettività, e lasciando a lui tutta la iniziativa di preparare il suo sviluppo, cioè lo sviluppo dell'angelo o del Christos o cristo in lui. Se nvece agisce direttamente il maestro sul discepolo, la nostra non avrebbe diritto alcuno ad avere la potestà di iniziazione osiridea e diventerebbe isiaca, perchè ciò che nella pratica distingue l'Osiride dall'Iside è appunto questo carattere specialissimo, di avere l'Osirideo sviluppato il suo Cristo secondo la verità e la libertà assoluta, e l'isiaco di averlo secondo ciò che i suoi maestri hanno voluto che fosse...Esempio pratico di ciò si incontra in ogni religione dove il tipo del Maestro, sia Gesù o Budda, è fissato nelle immagini del cerchio di azione e di sviluppo. Un osirideo che si sviluppa è un maestro effettivo, cioè ha virtù e poteri. Un isiaco che si sviluppa è un tipo limitato assegnato alle immagini fissate: esempio i santi del cattolicesimo". Sono evidenti le contraddizioni tra il paragrafo 91 e il 110. Perchè nel 91 Del Guercio si stupiva dell'atteggiamento

buddhista, se è lo stesso atteggiamento che il maestro usa nell'iniziazione osiridea? Perchè nel 91 definisce i santi cristiani "uomini che hanno uno stato di mag vero e reale" (il mag essendo, a differenza della trance che è passiva, uno stato attivo e magico di coscienza), mentre nel 110 li fa diventare "un tipo limitato assegnati alle immagini fissate" e perciò passivo nei confronti di tali immagini? Perchè nel 91 accusa i buddhisti di voler fare a meno dell'influsso dei maestri, mentre nel 110 pretende che anche Buddha, oltre che Gesù, sia passivamente "fissato nelle immagini del cerchio di azione e di sviluppo"? Non si può terminare l'analisi della pretesa Sophia, senza accennare a quella dottrina o pratica che costituisce forse il maggior oggetto di scandalo dello pseudo-Corpus e cioè quella che, in tale testo, viene detta "Magia Avatarica". Lasciamo parlare Del Guercio (par. 95): " Ma ciò che rappresenta per te la prova indiscussa della vita eterna dell'anima e degli organi corporei come semplici strumenti rappresentativi di essa, è lo magia avatarica, i cui elementi formano l'ultimo passo come ti ho detto dinanzi che ti schiuderà la porta della meraviglia assoluta. Questa Magia Avatarica, i cui elementi formano l'ultimo libro di questa opera di denudamento iniziatico, consiste in una chimica misteriosa per la quale in un corpo vivente ed intelligente si stacca l'anima e si immette definitivamente o temporaneamente in un altro corpo da cui precedentemente si sia allontanata l'anima, o il far cambiare l'anima di un corpo vivo con quella di un genio, di un eroe o nume. Il solo annunzio di questa altissima parte della Magia operante è sbalorditiva pel profano eppure questi mutamenti molte volte sono naturali e occasionali. La freniatria non è una scienza ma una pratica medicale empirica e come scienza è bambina poppante, poichè i più grandi casi di tali mutazioni o scambi, avvengono e si manifestano nelle follie, dove ordinariamente tra il contenente (corpo umuno) e il nuovo contenuto (anima sostituita) vi è incompatibilità e disquilibrio. Gli antichi sacerdoti innanzi ai pozzi consultavano lo spirito che discorreva in essi, come il più recente venuto dall'Empireo. Gli Avatar o sostituzioni di anime fatte magicamente sono procurati creando una graduale proporzionalità tra l'anima che è immessa e il corpo che è stato privato dell'anima sua. Questa è la prova che stabilisce per noi l'indiscutibilità scientifica che l'anima è la padrona delle sensazioni corporee di cui gli organi non sono che mezzi dall'alto in basso e dal basso in alto." La prima cosa che deve mettere in guardia il lettore è la terminologia adoperata (avatar e magia avatarica) presa di peso dal piuttosto recente movimento teosofico anglo-indiano e nella stessa erronea accezione con cui questo lo adoperava ai suoi inizi. I successivi e più seri studi effettuati sull'induismo hanno dimostrato che per Avatar si intende l'incarnazione, a volte periodica, di una divinità o spiritualità di alto rango. I più importanti Avatar della suddetta tradizione essendo quelli di Vishnu. In questo senso, Avatar era anche, secondo le credenze cristiane, Gesù Cristo, quale incarnazione della seconda persona della Trinità. L'immotivata credenza teosofica che gli Avatar  dovessero incarnarsi in un individuo già adolescente venne sonoramente smentita dal caso del Dalai Lama ( Avatar  del Bodhisattva Avalokitesvara) e di altri importanti Lama tibetani, che si reincarnano, come è ormai noto, in un nascituro e non in un adolescente. Se codesta pretesa magia avatarica fosse stata effettivamente una pratica tramandata nell'Ordine Egizio, non avrebbe avuto detto Ordine un suo termine "ad hoc", consolidato dall'uso, e più appropriato per indicarla? Il termine usato diventa più comprensibile se si ammette che Del Guercio abbia, invece, semplicemente "scopiazzato" ciò che riferisce. Ma da chi scopiazzò? Ovviamente proprio dai Buddhisti, criticando i quali (come abbiamo già visto) cercò di dissimulare al lettore della "Sophia" che stava, in realtà , servendosi "a piene mani" delle loro dottrine. Esiste infatti nella tradizione tibetana una rarissima e pericolosa pratica detta Trongjug. Di essa dice Evans-Wentz ne " Lo Yoga Tibetano ": "Un seguace del Trongjug è pertanto ritenuto capace di attuare la revulsione del proprio corpo ed assumere il corpo di un altro essere umano, sia con il consenso di quest'ultimo sia contro la sua volontà; nonché di penetrare in, resuscitare, e , dopodiché , possedere il corpo di una persona appena morta. Impossessarsi del corpo di una persona contro la sua volontà è, naturalmente, un atto di magia nera, perpetrato soltanto da uno yogin che segue il sentiero delle tenebre." Non era una occasione veramente unica, per  cercare di far credere che l'Ordine Egizio e Kremmerz seguissero un tale sentiero e così liquidarli definitivamente? Tradurre Trongjug nel linguaggio dell'Ordine Egizio non era però così agevole, non essendo mai esistito un termine equivalente (Evans-Wentz afferma che Trongjug "vuol dire Trasferenza e Ispirazione") e perciò ci si accontentò di "magia avatarica". Turba Philosophorum: Stiamo seguendo con grande interesse l'analisi che Lei fa del corpus. Tuttavia qualcuno si domanda: quali sono i motivi che hanno portato a svolgere queste osservazioni solo ora e non ad es. quando il corpus fu pubblicato dalle Edizioni Agape? Sadescan: Innnanzitutto non è affatto vero che non siano state fatte osservazioni analoghe alle nostre in passato. Oltre a numerose discussioni private, vi sono stati ad es. gli importanti contributi pubblici di Adriano Cosi su siti e forum di Internet (anche se vi era in essi qualche inesattezza) e di "Amelio" sulla rivista "Politica Romana". Del Guercio ha avuto la fortuna di far lavorare involontariamente per lui persino persone ostili , vedi il Gruppo Agape, che non credo abbia mai amato "l'ordine del mantos". Ma, perlomeno quelle edizioni pubblicarono anche gli Statuti dell'Ordine Egizio, così che chi era veramente qualificato, anche non conoscendo a fondo Kremmerz, non aveva difficoltà a separare il grano dal loglio. Invece le edizioni più recenti riportano solo gli apocrifi. Non si deve più permettere che venga infangato il nome di Kremmerz, per distogliere dalla sua via chi è sinceramente interessato.

III DIALOGO Occhi di Ifà: Vorrei analizzare, assieme a voi, il III libro del Corpus Ph. Totius Magiae. Anzichè riportare

integralmente tale testo, mi propongo di fornirne una sintesi, usando mie parole e mettendo in evidenza eventuali punti ambigui dal punto di vista dell'interpretazione:

Del Separando Magico Esiste un segreto fisico che, praticato con prudente intelligenza e accorgimenti sottili, rigenera il corpo grossolano e rinforza, predisponendole all'atto, potenzialità angeliche (cioè di mobilità spirituale) dell'uomo. Questo segreto non va confuso col Grande Arcano Sacerdotale dei Grandi Maestri. Quest'ultimo si intravede solo dopo l'assunzione al maestrato di I grado e si concepisce nettamente quando, avendo già ottenuto il separando lunare, si realizza il mercuriale nella sua piena potenza. Il segreto di cui vogliamo parlare è rivelato dalla Genesi. L'Albero del bene e del Male (corrispondente alla clava di Eracle del mito greco) è un albero che sia l'uomo che la donna (simboleggiati da Adamo ed Eva) possono toccare, ma solo dopo che in loro è nato il desiderio sessuale: l'episodio dell'Albero infatti si verifica dopo che Adamo ha visto gli animali in accopiamento e dopo che "Egli-gli Dei" ha tratto, di conseguenza, da Adamo stesso Eva, quale essere percepito separativamente e desiderato. Attorno al suo tronco è attorcigliato un serpente, la potenzialità magica che può essere messa in atto nel dispiegarsi del serpente stesso. Questo albero produce un frutto, che Egli-gli dei ha proibito che si mangi. Essendo un frutto, se, maturando, cade in un terreno fertile, dà vita ad un novello albero. La Bibbia lo distingue dall'Albero della Vita e lo chiama invece Albero del Bene e del Male, cioè della creatività e della neccessità, ovvero della volontà e della fatalità. S_Fabrizio:Il simbolismo dell'albero, lo si ritrova un pò in tutte le tradizioni, il mangiare il frutto è una chiara allusione al pasto sacro, cioè a quello che alcune scuole iniziatiche chiamano Piccolo Arcano naturale, in stretto rapporto con il Grande Arcano o calendario liturgico operativo (senza il quale non può realizzarsi nulla). L'errore da non fare, per  riuscire nella nostra Grande Opera, come la genesi ci insegna è quello che, prima di cibarsi dell'albero della conoscenza (simboleggiato dall'albero delle dieci Sefirot privo della colonna centrale) bisogna imparare a cibarsi dell'albero della vita (simboleggiato dall'albero delle dieci Sefirot, completo delle tre colonne). La cacciata e la caduta di Adamo dal paradiso terrestre, dal quale poi era possibile accedere al paradiso celeste, fu dovuta proprio a questo suo cibarsi dell'albero della conoscenza in modo prematuro, e ciò gli fece fallire l'Opera per la quale era stato creato. Con la caduta, gli occhi di Adamo ed Eva si aprirono e si accorsero di essere nudi, cioè, si accorsero di non essere più rivestiti di un corpo glorioso che il Signore gli aveva dato. Tuttavia, Dio non cacciò Adamo, cioè l'Uomo, dal paradiso terrestre in modo definitivo, ma gli diede per mezzo di un'opera di rettificazione la possibilità di ritornare al suo stato originario e di gloria nel quale, al principio del creare, si trovava. L'insegnamento del genesi, è attuale e vuole dirci che oltre all'osare, bisogna mettere in pratica la virtù della prudenza e dell'intelligenza, molti ho visto perdersi per Via e rovinare la loro vita e spesso quella degli altri, grazie a queste pratiche alchemiche che non voglio reputare nè giuste nè sbagliate ma sicuramente pericolose, e non alla portata di tutti. Ciò che dico, non lo dico per  averlo studiato sui libri ma per esperienza vissuta. Prima di mangiare il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male, Adamo come è scritto nel genesi, diede nome a tutti gli animali, ciò significa che Adamo già aveva la conoscenza e con la conoscenza tante altre virtù, altrimenti non avrebbe desiderato neanche mangiare il duplice frutto. Harpocrates: Mago è colui che conosce la virtù e le leggi occulte della natura e sa trarne giovamento. S_Fabrizio: Poichè il duplice frutto dell'albero della conoscenza, (formato da solo due colonne) è Mem e Schin, mentre quello della vita, (formato dalle tre colonne) come il triplice Mercurio o Ermes il tre volte grande, è Mem Alef  e Schin. I due alberi forse, sono un unico albero, solo che come avviene per il terzo volto di Giano a noi invisibile, non riusciamo a vederne la terza colonna, quella del perfetto equilibrio, siboleggiato dal segno astrologico della bilancia, sotto il quale, secondo la cabalà furono creati Adamo ed Eva. Cerchiamo innanzitutto il regno di Dio, il resto ci sarà dato in più. Occhi di Ifà: E' proprio il serpente ad indicare ad Eva che Egli-gli dei non vuole che si mangi il frutto, perchè altrimenti si diventerebbe simili a Lui. Ed Eva convince Adamo a mangiarlo. Conseguenze sono il senso del peccato che sorge in Adamo e la sua espulsione dal Paradiso Terrestre con la conseguente condanna al lavoro. Gli Ebrei e i loro profeti promisero la rigenerazione con la venuta del Messia, dell'Emmanuel (Dio in noi). I Cristiani hanno identificato il Messia con Cristo, l'Agnus Dei, l'agnello sacrificale che viene mangiato, sotto forma di ostia, durante la Messa. Gnostici, Manichei, Ariani, Marconiti, secondo l'autore, ebbero una qualche conoscenza della chiave dell'arcano. Quando la chiesa cattolica iniziò a perseguitare gli esoteristi, essi tramandarono il segreto mediante il simbolismo alchimico. Se avessero affermato di possedere un mezzo per rendere potente lo spirito sarebbero stati perseguitati, invece, affermando di avere o di cercare il mezzo per tramutare i metalli vili in oro, furono lasciati in pace. Cosa sostengono gli alchimisti? Tutte le cose si riproducono nel regno vegetale e in quello animale per mezzo del loro sperma o seme. Ammesso che i metalli seguano la stessa legge, lo sperma dell'oro riprodurrà l'oro. Se io concentro lo sperma aurifero, otterrò allora una riproduzione rapida e potenzialmente illimitata. Il seme vegetale, animale e metallico, per l'unità in essenza di tutto l'universo, in una sua parte nascosta (nella parte cioè che racchiude e perpetua la virtù generativa o vitale) è sempre identico a sé stesso. Questo principio unico è il mercurio degli alchimisti. Tuttavia dovendosi riprodurre dallo sperma una specie specifica (vegetale, animale o metallica) il principio unico deve essere accompagnato da un composto accessorio specifico di quella specie. Si può perciò enunciare un primo assioma alchimico. I Assioma Alchimico Gli spermi o mercuri di tutte le cose sono composti da due mercuri: uno di base (mercurio basico; da basis, fondamentum) sempre identico in tutte le manifestazioni spermatiche ed uno specifico della forma a cui deve dare vita (mercurio acido; acidus=agente). Ogni sperma quindi è il binomio di due generatori: uno di vita e uno di forma della vita. Perchè tali generazioni abbiano luogo vi è bisogno di mezzi concorrenti allo sviluppo, secondo la natura specifica dello sperma. Il grano ha bisogno della terra, lo sperma animale di un ovulo che lo nutra. A questo punto, l'estensore del testo fa notare che la concezione alchimica della riproduzione degli esseri non è in completo accordo

con la fisiologia profana della sua epoca. Secondo tale fisiologia la generazione degli esseri umani deriva da un atto coitale fecondo. Lo sperma feconda un uovo, l'uovo è nutrito dal corpo della madre, produce altre cellule, dalle quali si sviluppa l'essere umano. Quindi la generazione consisterebbe, in sintesi, in un uovo contenitore di forma e in uno sperma che agisce sull'uovo per svilupparlo. Dal punto di vista alchimico ciò è falso, perchè lo sperma contiene sia il mercurio assoluto essenziale, sia il mercurio plastico e l'uovo il mezzo eccipiente, cioè necessario allo sviluppo dello sperma in embrione. Ciò sembra trovare, almeno in parte, conferma nella moderna genetica. Ad es., limitandoci a considerare la determinazione del sesso del nascituro, osserveremo che nella specie umana i cromosomi delle cellule somatiche sono 46 con 22 coppie di autosomi eguali nei due sessi ed eterocromosomi XX nella donna e XY nel maschio; nell'uovo maturo vi saranno soltanto 22 autosomi ed un X mentre gli spermatozoi saranno di due tipi: o con 22 autosomi più X o con 22 autosomi più Y: sono perciò proprio gli spermatozoi a determinare il sesso, in accordo con la concezione alchimica. Il mercurio alchimico, che ha dato tanto da riflettere ai cercatori dell'oro, è il mercurio essenziale, privato dello sperma morfico o sperma delle forme specifiche. Perciò una prima operazione sottile o ermetica consiste nel separare, mediante il dissolvente per eccellenza, il mercurio composto nella quintessenza o spirito di vita e nello spirito di forma (sperma morfico) di cui l'alchimista tende a sbarazzarsi. Ora si deve parlare delle proprietà ricettive delle forme che tutti gli spermi posseggono. L'uomo, secondo gli alchimisti, nell'atto coitale, imprime nel suo sperma, mediante il corpo mercuriale o mentale in stato di passione, una forma determinata dalle sue impressioni, modellate spesso, ordinariamente, sull'immagine plastica con la quale coisce (immagine fantastica muliebre che può anche differire dalla persona fisica con cui si ha il rapporto). La donna che riceve lo sperma, diventando nell'atto coitale più o meno ricettiva, riceve l'impressione morfica non soltanto dal corpo fisico dell'uomo che la incuba, ma anche, più o meno attivamente, dall'impressione che i corpi lunare e mercuriale del maschio fanno sul corpo lunare e mercuriale di lei. Quindi l'atto di copula è (fecondo o infecondo che sia) un atto alchimicamente trasformatore, in quanto implica uno scambio di forme immaginative, attive e passive, coinvolgenti il corpo fisico, il corpo lunare e il corpo mercuriale dei due esseri che si accoppiano. Tra il cervello, sede materiale dei fenomeni immaginativi, e gli organi secernenti e contenenti lo sperma esiste una corrispondenza mirabile, che fissa le immagini o la immagine più concreta, in analogia a come la pellicola fotografica fissa le immagini che le arrivano tramite l'obiettivo. Si può quindi enunciare il II Assioma Alchimico. II Assioma Alchimico Lo sperma o mercurio composto è, durante gli atti coitali, il più potente fissatore e trattenitore delle immagini proiettate. Da esso derivano numerosi corollari che ognuno può trovare da sé, ad es. contiene in germe la produzione efficace e vitale degli spiriti elementari. Come fissare le immagini nello sperma? Unico agente è la Volontà; ma non confonderla con il desiderio, perchè la volontà, in magia, è lo stato di immedesimazione del proprio io con la cosa voluta, quasi uno stato trasmutatore di sé stesso nell'immagine della cosa. La concupiscenza non può essere uno stato volitivo: può preparare invece lo stato volitivo. Nel coito tutti gli uomini meccanicamente sono una volontà magicamente intesa, perchè allo stato di concupiscenza succede lo stato di compenetrazione, di unione tra uomo e donna. Il figlio della carne è fissato nel medium determinato dalla compenetrazione dei due individui coitanti, predominando nella forma fissata il tipo dell'uno o dell'altro dei due, a seconda che la potenzialità del volere magico passi maggiomente in atto nell'uno o nell'altro. Dunque, ogni volta che una forma si deve fissare, con coito o senza, l'unico mezzo è lo stato "Urielico" (da Ur=fuoco di amore), cioè lo stato critico (soggettivo e intensissimo) di Amore che porta normalmente alla polluzione (Uriel è l'angelo di Venere). Così puoi comprendere il simbolismo della verga dei maghi, la verga essendo un asta eretta nel momento critico e l'etimologia della parola Virgo (da vir agens), come ricettacolo della eventuale polluzione. Concludendo, grazie a due fattori, la volontà e lo stato urielico, lo sperma fissa le immagini e le ritiene. Occorre porsi due domande: 1. 2.

Lo sperma ritiene l'immagine impressa nello stato di polluzione effettiva o nello stato di urielismo critico senza polluzione fisica? Nell'uno e nell'altro caso, quale è il mezzo per sviluppare l'immagine fissata, se manca l'ambiente fertilizzante lo sviluppo del seme?

E' da notare che i maestri di un tempo si limitavano a porre queste due domande ai discepoli, aspettando che fosse la loro sagacia a trovare le rispettive soluzioni, e mostrare così il possesso della dignitas necessaria alla pratica alchimica. Il discepolo che ha scritto il III Libro tenta, perciò, a questo punto, di dare risposta alle due domande. Per  quanto riguarda la prima dice: " ...nella formazione plastica di ogni feto, in natura, gli agenti fisici che si oppongono radicalmente alla sua produzione sono la luce, l'aria, lo stato magnetico negativo (elettricità fisica): quindi sviluppo senza ambiente neutro o neutralizzato agli agenti esteriori non è possibile; ma ugualmente non è possibile che senza l'ejaculazione effettiva o reale lo sperma possa realizzare uno sviluppo in ipotesi." Purtroppo solo la prima affermazione è vera, lo sviluppo richiedendo effetivamente un ambiente neutro o neutralizzato. Non è invece vera la seconda, essendo ovvio che lo sperma, per determinare una exogenesi nell'utero di una donna, debba fuoriuscire; ma il discepolo dimentica (o finge di dimenticare?) che la produzione alchimica del "feto immortale" è invece una endogenesi. Dattilo Ideo: Leggendo il libro del White "The Alchemical Body" si vede chiaramente che nella tradizione indiana il "feto immortale" viene trasmesso dal maestro al discepolo con un atto sessuale vero e proprio, tanto che il discepolo deve poi assumerlo. Mi sembra che questo riscontro orientale "ante litteram" avvalori la tesi dell'emissione a scopo spirituale. Con il che, non nego affatto che la non-emissione possa essere una via più nobile per la creazione di un

corpo di gloria! Occhi di Ifà: In "The Alchemical Body", David Gordon White parla sia di tecniche di ritenzione, sia di tecniche di assimilazione. Ma qui non è in questione il suo pensiero o il tuo; bensì quello dell'autore del III Libro del Corpus. E' innegabile che egli sorvoli con superficialità sulla possibilità della ritenzione, commettendo perciò, quantomeno, una "ignoratio elenchi". Pertanto non è possibile considerare il III Libro un' "opera magistrale", cioè l'opera di un maestro autentico. Ma ritorniamo all'esame del problema alchimico, seguendo le parole dell'autore. Lo sperma o mercurio dell'uomo è formato da : materiale gelatinoso, spirito morfico (spermatozoi) e mercurio essenziale, corrispondenti analogicamente al corpo umano, al corpo lunare e al corpo mercuriale o mentale. L'alcaest che dissolve nelle sue parti fondamentali questo sperma o menstruo è la tinctura solis (di cui la luce solare è il simbolo fisico) cioè il principio più alto, il Dio umanizzatore e realizzato nell'uomo. A questo punto il curatore di due edizioni recenti del Corpus, e cioè V. Fincati, aggiunge di suo la seguente nota: "In un passo della Scienza dei Magi, Kremmerz ha scritto che l'adepto non è più in grado di generare, avendo distrutto la parte morfica del suo sperma". E' un peccato che Fincati non abbia tratto dalla sua nota le logiche conseguenze, perchè essa dimostra che Kremmerz non praticava affatto metodi "fagici". Infatti se la separazione del mercurio essenziale dal mercurio morfico avvenisse nell'apparato digerente, come sostengono gli spermatofagi, è evidente che il mercurio morfico distrutto non potrebbe essere che la piccola aliquota contenuta nello sperma fagocitato; ma di certo l'apparato digerente non potrebbe inibire la produzione del mercurio morfico (spermatozoi) da parte dell'apparato genitale e perciò l'adepto continuerebbe sempre a poter generare. Se invece la suddetta separazione avviene per inibizione della eiaculazione e perciò a cura non dell'apparato digerente, ma di quello genitale, si buò ben capire che una possibile ripercussione, a lungo andare, possa essere la produzione di una quantità di spermatozoi troppo esigua per garantire la procreazione, come ha osservato Kremmerz. Se ne deve dedurre che, se l'autore del III Libro del Corpus in certi passi sembra propendere per i metodi fagici, questo autore non è Kremmerz. Dattilo Ideo: Sono daccordo. Ma la "separazione" avviene nel momento stesso dell'emissione, operata dalla tinctura solis, cioè dal potere discriminante della mente. Anzi, ritengo che tale separazione sia effettiva se per tutta la durata dell'operazione la mente bandisca fin dall'inizio ogni immagine lussuriosa. Allora il mercurio giunge già separato là dove deve giungere. Il mercurio assunto - e così separato o modificato - per irradiazione o moltiplicazione nell'organismo va a bloccare i processi che determinano la produzione degli spermatozoi. Così io interpreto. Occhi di Ifà: Se il potere discriminante della mente è tale da riuscire da solo ad eliminare gli spermatozoi dallo sperma, allora è chiaro che ci troviamo davanti ad un adepto così avanzato e con un tale potere su sé stesso, da non avere certo bisogno della magia sessuale o di qualunque altro intermediario, ma in grado di agire per semplice decretismo. Ma il III libro non è stato scritto per un tale adepto. All'inizio di esso viene infatti detto che non si sta per  parlare del Grande Arcano Sacerdotale, comprensibile solo dopo l'acquisizione del maestrato di I grado, ma di un semplice e iniziale "segreto fisico". Del resto l'arte alchimica è anche scienza sperimentale. Provi ad eseguire il rito come lo ha descritto e faccia analizzare lo sperma. Se vi sono gli spermatozoi, sarà sicuro di aver sbagliato strada. Continuiamo la nostra analisi del testo, pervenendo così al III assioma alchimico: III Assioma Alchimico Tutto ciò che esiste (essere) si riproduce nel suo sperma nelle tre fasi, apparenti e occulte, determinate in potenza (corpo fisico) virtù (corpo lunare) spirito (corpo mercuriale). La natura visibile delle cose che si riproducono per visibile semenza ti insegna che ogni cosa ha una doppia vita: progressiva l'una e regressiva l'altra. Tutte le cose nascono, si sviluppano fino ad un apice determinante la massima vitalità , poi deperiscono (vita regressiva) e muoiono. Sono le quattro stagioni solari che la natura ci presenta in tutte le cose. Nella vita progressiva, dalla nascita all'età adulta, le forme passano gradualmente dallo sviluppo iniziale (embrione) allo sviluppo effettivo (frutto) e da questo frutto il principio vitale (anima delle cose) piano piano, lentamente muta la sua espansione (vita espansiva) in concentrazione (vita concentrata), cioè si restringe o concentra nel seme di una vita nuova, che è un successivo periodo di espansione. Lo sperma fisico è di fronte all'uomo visibile (uomo fisico e mentale) ciò che l'anima è rispetto alla sua vita di essere fecondo. Infatti, la sua vita di espansione, dall'infanzia alla maturità alla decrepitezza, concentra tutta la vita in un embrione vitale. La morte è la maturazione della concentrazione: l'anima di un morto è il frutto maturato e concentrato nel suo seme, che contiene in virtù e in potenza embrionale tutto il compendio della vita vissuta e delle vite precedentemente vissute. Così esistono due termini estremi di autoriproduzione: lo sperma e l'anima. Essenza comune ai due termini è il corpo lunare (o perispirito o anima animale o ligamen). Nella vita umana o incarnata, mentre il corpo fisico elabora lo sperma, l'uomo intero (coi suoi quattro corpi) elabora il suo embrione anima. Il seme fisico, caduto in ambiente adatto, sviluppa fisicamente la forma concepita. Ma la forma che si sviluppa ha un anima? Chi proietta la forma è l'attivo (maschio), chi la modifica ricevendola è il passivo (la femmina). Ma la crisi coitale ha un valore coercitivo delle anime embrioni che sono pronte alla manifestazione in carne umana e, secondo lo stato , la forza, la potenza, le affinità, le simpatie delle correnti astrali, un'anima embrione matura si incarna. La via religiosa tenta di sottrarre l'uomo dalla catena delle trasmigrazioni, mediante la castità. Questa è la via evolutiva passiva. Saputo il segreto alchimico, tutti possono cangiare qualunque metallo grezzo in oro purissimo, come e così puro che non si trova in nessun laboratorio di orafo. Cioè, simbolicamente , la spiritualizzazione mercuriale intelligente alchimica ottenuta è superiore a qualunque spiritualizzazione che si ottenga con i comuni precetti religiosi e non è come questa evolutiva passiva, ma attiva e rapida. Che cosa è questa spiritualizzazione ascendente? Muta l'uomo in un Dio che non ha bisogno di corpo fisico visibile per mantenersi sveglio. Tale sviluppo costituisce le intelligenze pure non soggette a trasmigrazione. L'anima non dorme mai, è sempre presente a sé stessa, può sfidare l'avvicinamento all'uomo incarnato senza rischio di incarnarsi. Il procedimento alchimico abbrevia in una sintesi operativa rapida tutto il processo trasmigrativo. Sinteticamente consiste in:

1. 2. 3. 4. 5.

Dividere la propria individualità in attiva e passiva (Androginia potenziale). Far soggiacere alla ricezione pura dell'immagine proiettata dalla parte attiva la propria parte passiva (Androginia virtuale). Servirsi dell'atto coitale concepito e praticato androgenicamente, rimanendo in ipotesi lo sperma fisico all'anima in atto di embrionarsi (Androginia plasmante). Determinare lo stato di fusione dello sperma e dell'anima in effetto (Androginia effettiva). Procreare, ad immagine dell'utero della donna, una forma intelligente per sé, in cui è racchiusa in eterno, la sua intelligenza solare, il suo corpo essenziale mercuriale e in effetto di causa i due corpi lunare e saturniano (Androginia realizzatrice).

Il più astruso è il primo passo. Come dividere il proprio essere nelle due parti? L'athanor o fornello filosofico è il corpo umano. Il mercurio puro, cioè il mercurio estratto dallo sperma, sigillato ermeticamente in un uovo ( nel silenzio più ascoso e stretto), si pone in un altro uovo. Cioè a dire: l'uovo sigillato affinchè non esali e non disperda nessuno spirito del mercurio, si fa cuocere, perchè il mercurio acquisti le proprietà volute, nel grande utero centrale dell'athanor che, come si sa, ha forma ovoidale. Dalla cottura del mercurio, si hanno i sintomi della formazione radiante dell'essere nuovo prima (polvere di proiezione) e poi il pasto dell'essere mercuriale androginico in eterno. La legge per la separazione del mercurio puro dallo sperma è la coobazione, cioè una serie di pazienti digestioni del mercurio composto, affinchè consumati gli elementi delle forme elementari, si ottenga in essenza il mercurio puro o quintessenza miracolosa dello sperma dell'oro. Soprattutto è necessario che il novizio preghi incessantemente, cioè che formuli con parole, con atti, con segni di volontà il suo desiderio di pervenire al riconoscimento della chiave pratica di questo segreto ieratico. Gli scongiuri o incanti si recitano sette volte al giorno: tre al mattino e quattro alla sera verso il tramonto del sole e non dopo. La cifra per eccellenza, quella che tutti gli iniziati adorano genuflessi, quella che tutti i novizi debbono mentalmente graficamente evocare prima di ogni atto loro e di ogni preghiera è il pentacolo salomonico (esagramma), circondato da un serpente che divora la sua coda, simbolo del lavoro alchimico. Qui finisce la mia sintesi del III Libro. Ai percorsi interiori "distillativi", utilizzati nell'alchimia ritentiva dello sperma, dedico nella tabella seguente quattro immagini. Tre di esse sono equivalenti: zodiaco, ruota della fortuna e ouroboros (che non ha perciò, in tale via, un significato "fagico").

Non prenderò in considerazione, almeno per il momento, quella sorta di glossario alchimico, aggiunto alla fine del III Libro, che può esser anche letto separatamente. Voglio invece soffermarmi su una nota che V. Fincati ha aggiunto in entrambe le sue edizioni del Corpus. Egli dice: " Pare che la fine di Kremmerz non sia stata la più degna per un iniziato e che abbia perso, per sua stessa ammissione, molti dei suoi poteri. In effetti, non fu lui il primo, redigendo o dettando il Corpus, a far concepire alla Tradizione Orale quella figlia bastarda e prevaricatrice denominata Tradizione Scritta (o Manoscritta?)." Crediamo che siano già stati detti i motivi per i quali non si può ritenere il Corpus opera di Kremmerz. In particolare il III Libro, oltre a non essere opera di lui, non è certamente neppure opera di un altro Maestro. Dattilo Ideo: Mah, pur rispettando le precedenti osservazioni non sono daccordo sulla categoricità della negazione, sia verso il Kremmerz che verso "altro Maestro". Ma tale assunto in fondo impedisce, forse con una voluta intenzione, di non far accettare il Corpus in se stesso, allorchè il curatore dell'edizione scrisse a commento che, se non si tratta di Kremmerz, si tratta pur sempre di ermetismo! Non credo comunque possa trattarsi di persona sprovveduta o priva di erudizione ermetica. Occhi di Ifà: Non si nega che l'autore del III Libro fosse studioso di ermetismo, ma, tra i tanti studiosi di tale argomento, si dovrà pur ammettere che ve ne siano di differente livello. Dattilo Ideo: Siamo daccordo. Occhi di Ifà: L' "Alchimia del Fango e dell'Acqua", comprendente l'assunzione di sperma, sangue mestruale od altri prodotti corporei solidi (fango) o liquidi (acqua), è tipicamente di origine "popolare", cioè è invenzione, reiteratasi nei secoli, di quegli individui che, non conoscendo i veri significati dei simboli alchimistici e/o non riuscendo a praticare la ritenzione seminale, pretendono che sia l'alchimia (sessuale o non) ad abbassarsi al loro livello. Dattilo Ideo: Includiamo tra tutti costoro, allora, non solo personaggi equivoci come Crowley e Le Clément de Saint Marcq ma pure gli alchimisti indù medievali di cui parla il White! A queste condizioni mi pare che si possa discutere con più serenità, e parlare di una via tellurica che non avrebbe niente a che vedere con la vera alchimia. Poi, ognuno crede come crede. Occhi di Ifà: Ma il problema, sollevato da Fincati in quella nota, è di portata molto più generale, coinvolgendo un giudizio di valore sulla Tradizione Scritta. La dottrina iniziatica è spesso simbolicamente paragonata a un dito che indica la luna, quest'ultima simboleggiando, in tal caso, la realizzazione iniziatica stessa. Simbolo del segreto iniziatico è allora quello spazio, tra il dito e la luna, che, separando la dottrina dalla realizazione effettiva, rende impossibile a chi ha solo una preparazione dottrinaria la percezione della realtà integralmente intesa. Per esortare a non limitarsi alla preparazione dottrinaria, si raccomanda perciò di non "confondere la luna con il dito che la indica". Naturalmente è indifferente indicare la luna con l'indice della mano destra o con quello della mano sinistra. Ovvero è ugualmente possibile servirsi sia della Tradizione Orale, sia di quella Scritta. La preferenza dell'una o dell'altra si deve allo scopo e alla situazione. Ad es. se ho un discepolo che non sa nè leggere nè scrivere, come non di rado accadeva nell'antichità, quando tali arti erano riservate alla casta sacerdotale, non potrò che parlargli. Se mi trovo in un ambiente che perseguita gli esoteristi, ugualmente cercherò di non lasciare documenti scritti. Ma, se il mio discepolo è lontano, non ricorrerò ad un scambio epistolare? e se desidero comunicare qualcosa non a poche, ma a molte persone, magari anche appartenti a generazioni future alla mia, non scriverò un libro? Dattilo Ideo: Su ciò ho qualche riserva, dal momento che la letteratura è piena di documenti, scritti in quei periodi, anche se in modo abbastanza velato; si guardi ad alcuni testi magici dellla città di Harran, per esempio (ambiente islamico ma sempre persecutorio). Occhi di Ifà: Ciò rafforza la mia tesi: dire che, in ambiente persecutorio, ci si serve di documenti abbastanza velati conferma che non vengono, di solito, lasciati in giro documenti "in chiaro". V. Fincati ha pubblicato, nelle sue due edizioni del Corpus, la seconda parte di una lettera di Kremmerz, rivolta ai discepoli Jesboama, Criscenon e Abeon , di cui vorrei discutere. Ermete Fiorentino: La lettera completa, con il titolo "Sulla via ermetica monomiale" è stata pubblicata nel sito http://www.montesion.it/ con la seguente specifica:
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