16175769 Sheldrake Rupert I Poteri Straordinari Degli Animali

March 18, 2017 | Author: Bauira | Category: N/A
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Trattato sui poteri paranormali degli animali...

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Prefazione Questo libro vuol essere un riconoscimento: dare atto che gli animali possiedono capacità che noi abbiamo smarrito. Ciascuno di noi ne ha in parte perduto la memoria ma in fondo ne è da sempre consapevole. Quand'ero piccolo, come molti bambini, mi interessavo di piante e di animali. In famiglia tenevamo una gran varietà di bestiòle il cane, Scamp, un coniglio, alcuni criceti, colombi, una taccola, un pappagallino, una tartarughina d'acqua dolce, due tartarughe di terra e molti pesci rossi, per non parlare delle popolazioni di girini e di bruchi che allevavo in primavera. Mio padre, Reginald Sheldrake, farmacista e appassionato del microscopio, incoraggiò i miei interessi e alimentò la mia passione per la natura mostrandomi il pullulare di una miriade di forme di vita in una goccia d'acqua dello stagno e la forma delle squame sulle ali delle farfalle. Un fenomeno che mi affascinava particolarmente era il ritorno dei colombi viaggiatori. Il sabato mattina mio padre mi portava ad assistere alla loro liberazione. Presso la nostra stazioncina di NewarkonTrent, nell'Inghilterra centrale, uccelli da competizione provenienti da tutto il paese attendevano dentro cesti di vimini accatastati. All'ora stabilita, gli inservienti aprivano gli sportelli e io avevo il permesso di aiutarli. C'era un'esplosione di vento e piume, ed ecco volteggiare in cielo centinaia di colombi che poi si dirigevano ciascuno verso la propria casa lontana. Come facevano? Nessuno lo sapeva. La loro abilità è ancora un mistero. A scuola la biologia e le scienze furono per me una scelta naturale e così pure all'università di Cambridge. Ma via via cominciò a spalancarsi un abisso tra la mia personale esperienza di piante e animali e l'atteggiamento scientifico che mi veniva insegnato. La teoria meccanicistica della vita, ancor oggi quella dominante e ortodossa, asserisce che gli organismi viventi altro non sono che macchine complesse, programmate geneticamente. Si assume che siano inanimate, cioè letteralmente prive d'anima. Come regola generale, il primo passo per studiare un organismo vivente era ucciderlo o farlo a pezzi. Trascorsi molte ore in laboratorio a eseguire dissezioni, e poi, man mano che i miei studi procedevano, vivisezioni. Per esempio, sezionare i nervi delle zampe tagliate di una rana e stimolarli elettricamente, in modo che i muscoli reagissero, era una parte essenziale del mio curriculum di studente di biologia. Per osservare gli enzimi presenti nel fegato del ratto (uno dei tessuti preferiti dalla biochimica animale), per prima cosa dovevamo decapitare il ratto ancora vivo, avendo cura che il sangue gocciolasse nel lavandino. Non sentii mai parlare delle doti del colombo viaggiatore. I miei esercizi di studente erano uno scherzo in confronto a quello che mi sarebbe capitato nel breve periodo in cui lavorai come tecnico di laboratorio nel reparto farmacologia di una multinazionale farmaceutica, nel quale si creavano e si testavano nuove medicine. Vi lavorai per sei mesi, quando avevo diciassette anni, tra la fine della scuola e l'università. Vi erano stanze piene di ratti, porcellini d'India, topi e altri animali in attesa di un'iniezione: bisognava scoprire quale dose di un determinato medicinale li avrebbe avvelenati. Ai porcellini d'India venivano stritolate le zampe finché urlavano di dolore, allo scopo di valutare le qualità antidolorifiche di una sostanza chimica. Si facevano esperimenti sui gatti. Alla fine della giornata dozzine di animali sopravvissuti ai vari test venivano asfissiati e buttati in un bidone destinato all'incinerazione. Avevo studiato biologia perché amavo gli ammali ed ecco dov'ero finito. Era una stortura. Che cosa stava succedendo? Più tardi compresi che quel disagio non era solo mio, ma era avvertito da molti dentro e fuori dalla comunità scientifica. Non era un destino ineluttabile. Una scienza meno invasiva è possibile ed è anche assai meno costosa. Nel 1994 pubblicai un libro intitolato Sette esperimenti per cambiare il mondo, nel quale mi occupavo di fenomeni ben conosciuti ma poco studiati e suggerivo alcune ricerche poco costose che potevano condurre a importanti risultati. Uno degli esperimenti riguardava le possibili doti telepatiche di cani e gatti. In

particolare, prendevo in considerazione la capacità dimostrata da alcuni cani di sapere quando il padrone rientrerà a ca$a. E così, cercando un metodo scientifico per ampliare le prospettive, ho fatto ritorno agli animali di famiglia. Mi ci è voluto del tempo per XI Prefazione ammettere che sono quelli che conosciamo meglio. Da bambino lo sapevo. Per molti è di un'evidenza palmare, ma per me fu una rivelazione. Mi resi conto che gli animali che conosciamo meglio hanno molto da insegnarci. Possono aiutarci ad allargare la nostra comprensione della vita; non sono soltanto carini, dolci da coccolare, consolanti o divertenti. Negli ultimi anni ho lavorato sulle capacità percettive degli animali domestici con l'aiuto di oltre duemila padroni e addestratori. Ho intervistato più di mille persone scelte a caso, per sapere quanto diffusi sono certi comportamenti apparentemente inspiegabili. I miei collaboratori e io abbiamo intervistato centinaia di esperti, tra cui istruttori di cani poliziotto e da soccorso, padroni di cani guida per ciechi, veterinari, proprietari di allevamenti canini e di scuderie, addestratori di cavalli e frequentatori di maneggi, contadini, pastori, guardiani di zoo, titolari di negozi di animali, allevatori di rettili e I >.idroni di animali. Se avessi citato tutte le testimonianze e le interviste, questo libro sarebbe almeno dieci volte più corposo. In alcuni casi, per esempio quello dei cani che avvertono il ritorno del padrone, le testimonianze sono state centinaia. Ho dovuto sintetizzare e fornire solo alcuni esempi per ciascun tipo di percettività preso in considerazione. Possi Ì citare solo alcuni dei tanti che hanno contribuito al quadro generale, ma senza l'aiuto di tutti, anche quelli di cui qui non compare il nome, questo libro non avrebbe visto la luce. Sono molto grato a coloro che mi hanno aiutato e ai loro animali. 11 progetto ebbe i primi finanziamenti dal compianto Ben Webster, ii i Toronto, poi vennero le sovvenzioni della Lifebridge Foundation ili New York, dell'Institute of Noetic Sciences di Sausalito, California; di Evelyn Hancock di Old Greenwich, Connecticut; e del Ross Insti tute di New York. Ho ricevuto anche molto sostegno organizzala o: negli Stati Uniti dall'Institute of Noetic Sciences, nei paesi di lingua tedesca dalla fondazione Schweisfurth di Monaco e in Ingnillì TI a dalla Scientific and Medicai Network. Sono assai riconoscente per la loro generosità e per l'incoraggiamento. I )ebbo molto ai miei collaboratori, Pamela Smart nel Lancashire, fané Turney a Londra, Susanne Seiler a Zurigo e David Brown a Santa < ni/, California; e naturalmente alla mia segretaria, Cathy Lawlor. Putti mi hanno assistito in vario modo: eseguendo sondaggi, interviste ed esperimenti e raccogliendo dati. Tutti hanno contribuito alla Ovazione di una grande banca dati computerizzata sulle premonizion i " It'gli animali da compagnia, ma Pam Smart ha avuto un ruolo pri XII I poteri straordinari degli animali

mario nella progettazione e nell'aggiornamento. Ringrazio inoltre Anna Rigano e la dottoressa Amanda Jacks, che mi hanno aiutato nella ricerca bibliografica, e Helmut Lasarcyk per le sue accurate traduzioni dal tedesco delle centinaia di resoconti provenienti dai paesi di lingua germanica e per averli trascritti nella banca dati. Un grazie di cuore va a Matthew Clapp, che ha avuto la bontà di creare e di curare per me un sito Internet (www.sheldrake.org), già da quando era studente della University of Geòrgia. Nella ricerca e nella stesura del libro ho avuto il sostegno di conversazioni, commenti, suggerimenti e critiche, nonché dell'assistenza pratica di molte

persone. In particolare sono grato a Ralph Abraham, Shirley Barry, Patrick Bateson, John Beloff, John Brockman, Sigrid Detschey, Lindy Dufferin con Ava, Peter Fenwick, David Fontana, Matthew Fox, Winston Franklin, Robert Freeman, Edward Goldsmith, FranzTheo Gottwald, il defunto Willis Harman, Myles Hildyard, Rupert Hitzig, Nicholas Humphrey,"Tom Hurley, Francis Huxley, Montague Keene, David Lorimer, Betty Markwick, Katinka Matson, Robert Matthews, Terence McKenna, John Micheli, Michael Morgan, Robert Morris, John O'Donohue, il defunto Brendan O'Reagan, Barbara e Charles Overby, Erik Pigani, Anthony Podberscek, mia moglie Jill Purce, Anthony Ramsay, John Roche, Miriam Rothschild, Marilyn Schlitz, Merlin e Cosmo Sheldrake, Paul Sieveking, Arnaud de St Simon, Martin Speich, Dennis Stillings, Dennis Turner, Varena Walterspiel, Ian e Victoria Watson, Alexandra Webster, Richard Wiseman e Sandra Wright. I miei appelli per ricevere informazioni sono stati raccolti da molti giornali e periodici europei e americani e da molti programmi televisivi e radiofonici. Ringrazio tutti. Ringrazio inoltre tutti coloro che hanno commentato le varie stesure del testo e dato suggerimenti: Letty Beyer, David Brown, Ann Docherty, KarlHeinz Loske, Anthony Podberscek, Jill Purce, Janis Rozé, Merlin Sheldrake, Pani Smart, Mary Stewart, Peggy Taylor e Jane Turney. I redattori letterari Steven Ross e Kristin Kiser a New York e Susan Freestone a Londra mi hanno fornito una collaborazione affettuosa e la forma definitiva di questo libro deve moltissimo ai loro suggerimenti costruttivi. Infine un grazie a Phil Starling per il permesso di riprodurre le foto 2.1, 4.1 e 8.1, a Gary Taylor per la foto 2.2, e a Sydney King per i disegni e i diagrammi. Londra 1999 I poteri straordinari degli animali Grazie a tutti gli animali dai quali ho imparato Introduzione Kate Laufer è ostetrica e operatrice sociale a Solbergmoen, in Norvegia, e il suo lavoro non ha orari, ma al suo rientro, se il marito Walter è in casa, viene sempre accolta con una tazza di té fumante. Da cosa dipende il prodigioso tempismo del marito? Dal terrier Tiki, cane di famiglia. "Quando corre alla finestra e salta sul davanzale" dice il dottar Laufer "so che mia moglie sta tornando." Quando squilla il telefono, la moglie di un professore della University of California, a Berkeley, sa sempre se è il marito a chiamare. Come fa a saperlo? Whiskins, il loro soriano grigio, corre verso l'apparecchio e con le zampette gioca col ricevitore. "Più di una volta è riuscito a staccarlo e allora miagola soddisfatto a mio marito che sta dall'altra parte" dice la signora. "Se telefona qualcun altro, Whiskins rimane indifferente." Julia Orr aveva trasferito i suoi cavalli da Skirmett, nella contea di Buckinghamshire, a una fattoria a quattordici chilometri di distanza, ed era convinta che gli animali si fossero abituati alla nuova scuderia. Ma Badger, un pony gallese di ventiquattro anni, e Tango, di ventidue, stavano aspettando l'occasione. Una notte, sei settimane più tardi, quando un temporale spalancò ^cancelli, i due ne approfittarono. All'alba furono trovati che aspettavano pazientemente presso i cancelli della vecchia abitazione della signora Orr. Impronte di zoccoli sul ciglio della strada e sulle aiuole rivelarono che gli animali avevano raggiunto la casa battendo strade mai percorse prima. Il 17 ottobre 1989 la gatta di Tirzah Meek di Santa Cruz, California, all'improvviso corse a nascondersi in solaio. Non l'aveva mai fatto; sembrava terrorizzata e si rifiutava di scendere. Tre ore più tardi si scatenò il terremoto di Loma Prieta che devastò il centro di Santa Cruz. 4 I poteri straordinari degli animali Cani che sanno quando il loro padrone rientrerà, gatti che rispondono al telefono quando chiamano persone care, cavalli che ritrovano la via di casa per strade a loro ignote, gatti che prevedono i terremoti: sono alcuni comportamenti

che suggeriscono forme di percezione negli animali che la scienza non ha ancora esplorato. Dopo cinque anni di ricerca approfondita sui poteri inspiegati degli animali, sono giunto alla conclusione che molte delle storie raccontate dai padroni sono in buona sostanza vere. Sembra davvero che alcuni animali abbiano capacità percettive che superano quelle dei sensi a noi noti. Non è una novità. Gli uomini lo sanno da secoli. Milioni di padroni di animali ne fanno esperienza diretta. Eppure il bisogno di negare o di minimizzare è molto diffuso. La scienza istituzionale le ignora. Gli animali che vivono con noi sono quelli che conosciamo meglio, ma i loro comportamenti più sorprendenti e curiosi non sono considerati degni di interesse. Come mai? Una delle ragioni è il tabù che vieta di considerare con atteggiamento scientifico gli animali di casa,1 tabù che non riguarda solamente gli scienziati, poiché rispecchia un atteggiamento schizofrenico verso gJi animali tipico della società in cui viviamo. La nostra vita lavorativa è tutta improntata a un'economia nutrita di scienza e tecnologia. Viviamo entro una visione meccanicistica dell'esistenza, che risale alla rivoluzione scientifica del Seicento, inaugurata daliateoria cartesiana dell'universo come macchina. Le metafore cambiano (al tempo di Cartesio il cervello era immaginato come una macchina idraulica; con la generazione che ci ha preceduti, si è passati all'immagine del centralino telefonico; e oggi paragoniamo il cervello a un computer), ma tuttora noi pensiamo alla vita come a un congegno.2 Animali e piante sono visti come automi geneticamente programmati e il loro sfruttamento viene dato per scontato. Nel frattempo, però, a casa ci sono i nostri amici animali, che stan * no in una categoria a parte, e verso i quali proviamo un affetto limitato all'ambito del privato, del soggettivo. Noi tendiamo a tener fuori dal mondo "reale", "obiettivo" le nostre esperienze affettive con gli amici di casa. C'è un abisso incolmabile tra loro che abitano con noi, trattati come membri della famiglia, e gli animali che stanno nelle fattorie industriali o nei laboratori di ricerca. All'amico di casa attribuiamo dignità di persona; non lo consideriamo un oggetto, secondo quanto esige la scienza. Io stesso, come dicevo nella prefazione, ho vissuto questa terribile ambiguità in prima persona. Sia in laboratorio sia sul campo, gli scienziati in genere tendono a :; ' :.,' Introduzione 5 evitare ogni coinvolgimento emotivo con gli animali studiati. Aspirano a un distacco obiettivo. È dunque improbabile che si trovino a rilevare comportamenti che richiedono un legame molto forte tra animale e padrone. In questo campo, gli addestratori o i proprietari di animali la sanno in genere assai più lunga degli studiosi; a meno che questi ultimi non possiedano a loro volta un animale. Il tabù sopra descritto non è l'unico a esimere la scienza istituzionale dall'obbligo di occuparsi dei fenomeni trattati in questo libro. Un altro è quello che ci impedisce di prendere sul serio i fenomeni telepatici o "paranormali". Essi vengono detti "paranormali" (vale a dire ai margini del normale) non perché siano rari o eccezionali (alcuni sono comunissimi), bensì perché non si possono spiegare in termini scientifici tradizionali; all'interno della teoria meccanicistica della natura essi non trovano posto. Il lavoro di ricerca con animali amici II patrimonio delle esperienze di addestratori di cavalli e di cani, di veterinari e di padroni di animali viene di solito liquidato sotto la voce "aneddotica". Anzi, questa parola si usa in proposito tanto spesso che ne ho voluto cercare l'origine sul vocabolario per capire che cosa volesse dire. Viene dal greco anékdotos, che significa "non reso pubblico". Un aneddoto è una storia che non è stata pubblicata. In alcuni campi della ricerca scientifica, per esempio la medicina, l'aneddotica riveste una funzione rilevante: ma un aneddoto, se è pubblicato, cessa etimologicamente di esser tale; viene promosso al rango di "caso". Nel corso delle ricerche che descrivo in questo libro sono venuto a sapere che molti hanno riscontrato nei propri animali analoghe capacità percettive. E quando un numero così grande di resoconti, tutti indipendenti gli uni dagli altri, ci descrive comportamenti riscontrati con regolarità e riproducibili,

l'aneddotica diventa storia naturale. La domanda successiva è questa: sono giustificate sì o no queste credenze? Ecco perché l'aspetto sperimentale è una componente essenziale di questo lavoro. Uno dei libri di biologia che amo di più è Variazione degli animali e delle piante allo stato domestico di Charles Darwin, che fu pubblicato per la prima volta nel 1868. Contiene una messe di informazioni che Darwin raccolse da naturalisti, esploratori, funzionari di stanza nelle colonie, missionari e altri interlocutori sparsi in tutto il mondo con cui era in corrispondenza. Compulsava pubblicazioni come Poultry 6 / poteri straordinari degli animali Chronicle (Cronaca di pollicoltura) e The Gooseberry Grower's Register (Registro del coltivatore di uva spina). Egli stesso coltivava 54 varietà diverse di uva spina. Si valse dell'esperienza di dilettanti appassionati di gatti e conigli, di allevatori di cani e cavalli, di apicoltori, di coltivatori, di orticoltori e di esperti di animali e piante. Si iscrisse a due club londinesi di addestratori di colombi, allevò tutte le razze di colombi su cui riuscì a mettere le mani, e intratteneva rapporti con tutti i più importanti ornitologi collezionisti per poter vedere gli esemplari delle varie specie. Gli effetti degli incroci selettivi su animali e piante domestici, osservati con tanta attenzione da uomini e donne dotati di forte senso pratico, diedero allo scienziato le prove definitive dell'importanza della selezione, ingrediente fondamentale della sua teoria dell'evoluzione mediante selezione naturale. Dopo di lui, la scienza è andata sempre più escludendosi dal patrimonio d'esperienza di coloro che scienziati non sono. Esistono ancora milioni di persone che si intendono di colombi, di cani, di gatti, di cavalli, di pappagalli, di api e di altri animali; o di meli, di rose, di orchidee e di altre piante. Vi sono decine di migliaia di naturalisti dilettanti. Ma la ricerca scientifica è ora appannaggio quasi esclusivo delle università e degli istituti di ricerca, condotta da accademici professionisti: è uno stato di cose che impoverisce la biologia moderna in modo grave. Perché questa ricerca non è mai iniziata? L'osservazione dei poteri inspiegati degli animali che descriverò in questo libro è stata resa più semplice da strumenti tecnici moderni come computer e videocamere, ma in linea generale quasi tutto il nostro lavoro si sarebbe potuto fare cent'anni fa se non di più. Il fatto che si sia cominciato soltanto ora è un'indicazione di quanto siano forti i tabù che ostacolano questo tipo di studi. Abbiamo, io credo, molto da guadagnare se questi tabù li lasciamo cadere. Ritengo inoltre che vi sia molto da imparare se manteniamo un atteggiamento scientifico. Ma la parola "scientifico" può avere significati assai diversi. Troppo spesso si trova appaiata a una mentalità ristretta e dogmatica, preoccupata di negare o sminuire qualunque fenomeno non, rientri nella visione meccanicistica del mondo. Al contrario, io per "scientifico" intendo un metodo di indagine aperto, attento alle testimonianze, che metta alla prova per via sperimentale le possibili spiegazioni. La strada dell'indagine è Introduzione 7 più consona alla scienza di quella del rifiuto. E di certo è più divertente. I contrastanti atteggiamenti della scienza sono ben illustrati dalla storia di un cavallo, der kluge Hans (Hans, l'intelligente), usata di solito a dimostrazione dell'inesistenza di facoltà speciali negli animali. Io ne traggo la morale opposta; si tratta, a mio parere, di un esempio della necessità di investigare, e non di negare, un fenomeno che non ha spiegazione. La storia di Hans, l'intelligente Prima o poi, a chiunque voglia occuparsi dei poteri inspiegati degli animali verrà raccontata la storia di Hans. Essa è assurta al ruolo di apologo, di monito per chi si occupa di scienza. C'era una volta a Berlino, all'inizio del XX secolo, un cavallo che si chiamava Hans, il quale, si diceva, sapeva risolvere calcoli matematici, leggere e scrivere parole in tedesco. Dava le sue risposte battendo con lo zoccolo per terra. Il suo addestratore, Herr von Osten, ex insegnante di matematica, era convinto che il suo cavallo avesse capacità mentali ritenute esclusive

dell'uomo. Hans divenne un caso e diede molte esibizioni davanti a professori, ufficiali dell'esercito e anche davanti a un pubblico composito. Le abilità di Hans furono studiate dal professor C. Stumpf, direttore dell'Istituto di psicologia dell'università di Berlino, e dal suo assistente Otto Pfungst. Si scoprì che il cavallo riusciva a fornire le risposte solo quando chi lo interrogava le conosceva e gli era visibile. Si giunse alla conclusione che Hans non aveva alcun talento matematico e che non sapeva leggere il tedesco. Sapeva invece leggere i piccoli movimenti del corpo del suo esaminatore e capire così quando aveva raggiunto il numero giusto di colpi di zoccolo. Da allora questa storia torna utile per giustificare la mancanza di interesse verso i fenomeni inspiegati del comportamento animale, che vengono ascritti a "suggerimenti nascosti" e non a eventuali "poteri straordinari". In definitiva, è stata utilizzata per impedire ogni ricerca, invece che per stimolarla. Ma se questa è la morale che traiamo dagli studi compiuti da Stumpf e Pfungst sul cavallo Hans noi non rendiamo giustizia al loro lavoro. I due fecero indagini su una questione controversa senza liquidarla come assurda e dimostrarono in tal modo di essere coraggiosi, perché le conclusioni cui giunsero andavano contro le credenze di molti colleghi. Alla base delle ricerche su Hans non c'era l'ipotesi dei poteri pa I poteri straordinari degli animali ranormali bensì quella che un animale potesse pensare. Molti scienziati, in particolare i darwiniani, erano portati a credere che il cavallo sapesse di aritmetica e di lingua tedesca perché se si fosse dimostrato che gli animali sono capaci di pensiero razionale poteva finalmente essere incrinata la diffusa credenza dell'unicità dell'intelletto umano. Gli studiosi preferivano un'evoluzione graduale, in cui tra l'animale uomo e gli altri animali vi fosse una differenza di grado e non di specie. Di converso, i tradizionalisti erano molto scettici a proposito di Hans, perché pensavano che le facoltà mentali superiori fossero appannaggio esclusivo dell'uomo. Le scoperte di Stumpf e Pfungst fecero loro gioco e furono poco gradite dai "darwiniani delusi, che espressero il timore che posizioni reazionarie e clericali traessero beneficio dalle conclusioni raggiunte".3 Sebbene i biologi considerino l'"effetto Hans" una buona ragione per ignorare qualunque capacità non omologata si riscontri in un animale, si tratta di un fenomeno preciso, che si serve del linguaggio del corpo, elemento fondamentale di comunicazione reciproca nei cavalli come in molte altre specie. Tuttavia, se un animale reagisce a un atto compiuto da un essere umano che non è presente, questo fe;: nomeno non si può ascrivere all'effetto Hans: bisogna trovare un'altra spiegazione. Durante la mia ricerca sui poteri straordinari degli animali domestici ho imparato che la maggior parte degli allevatori e dei padroni è ben conscia dell'importanza del linguaggio del corpo. Ma in ogni caso molti dei fenomeni che tratterò in questa sede, come l'apparente capacità di un animale di sapere quando il padrone torna a casa, non sono archiviabili sotto la voce "effetto Hans". Un animale non può leggere il linguaggio del corpo di una persona che sta a molti chilometri di distanza. Tre esempi dì percettività inspiegata In questo libro mi occuperò di tre grandi categorie di capacità percettive degli animali a tutt'oggi inspiegate, vale a dire la telepatia, il senso dell'orientamento e la premonizione. 1. Telepatia. Comincerò a prendere in esame la capacità di alcuni cani e di altri animali di sapere quando i padroni torneranno a casa. In molti casi non possiamo spiegare il fenomeno con gli orari fissi del padrone, con i segnali lanciati dai familiari o con l'udito più acu '.';.. :: "r Introduzione 9 to del nostro che consente loro di riconoscere il rumore dell'automobile che si avvicina. In esperimenti videoregistrati, i cani sono stati capaci di prevedere il ritorno del padrone anche in orari scelti a caso, anche quando il padrone ha

usato un taxi o un altro mezzo non riconoscibile. In qualche modo le persone comunicano la loro intenzione di tornare a casa. Alcuni animali da compagnia percepiscono telepaticamente un gran numero di intenzioni del padrone e rispondono a richiami e comandi silenziosi. Alcuni capiscono quando è una determinata persona a chiamare per telefono. Altri sentono quando il padrone, che si trova lontano, è in pericolo o in punto di morte. L'ipotesi che intendo avanzare è che la comunicazione telepatica dipende da precisi legami tra uomini e animali, legami non in senso figurato ma nel senso di connessioni reali che si propagano attraverso campi morfici. Nel capitolo I spiegherò che cosa siano i campi morfici e tratterò l'evoluzione dei rapporti tra esseri umani e animali. 2. Senso dell'orientamento. I colombi viaggiatori trovano la via di casa percorrendo rotte sconosciute di molte centinaia di chilometri. Le rondini migratoci europee compiono un viaggio di molte migliaia di chilometri per raggiungere il loro territorio alimentare in Africa e in primavera tornano al luogo natio, addirittura allo stesso edificio dove avevano nidificato. Questa capacità di pilotarsi verso una meta tanto distante non è stata ancora spiegata in modo soddisfacente; certo non dipende dall'olfatto o da un altro dei cinque sensi e nemmeno da una bussola interna. Anche alcuni cani, gatti, cavalli e altri animali domestici hanno un buon senso dell'orientamento e riescono a ritrovare la via di casa da luoghi ignoti e lontani. Sembrano attratti verso la meta desiderata, come se fossero tirati da un elastico invisibile che li tiene attaccati a quel luogo. Per alcuni animali, "casa" non è un posto: sono le persone. Alcuni padroni di cani che partono lasciando a casa il loro amico vengono inseguiti fino a luoghi distanti che l'animale non h*a mai visto prima. L'olfatto potrebbe essere responsabile di questi fenomeni quando si tratta di distanze brevi, ma in altri casi l'unica spiegazione parrebbe essere un legame invisibile tra l'animale e la persona cara, un elastico teso dicevo, o in altri termini il campo morfico che unisce animale e padrone. 3. Premonizione. Alcuni di questi fenomeni possono essere spiegati in termini di sensazioni fisiche: per esempio, è possibile che gli ani

I poteri straordinari degli animali mali che alla vigilia di un terremoto appaiono turbati stiano reagem do a impercettibili variazioni elettriche; o anche che i cani che prevedono l'insorgere di una crisi epilettica percepiscano un tremito dei muscoli per noi invisibile o odori insoliti. Ma altri tipi di previsione sembrano implicare fenomeni misteriosi d'altra natura, che sfidano il normale modo di concepire la separazione fra passato, presente e futuro. La telepatia, il senso dell'orientamento e la premonizione rientrano nella definizione di percezione extrasensoriale o ESP {extrasensory perception). Altri parlano di "sesto senso" (o di "settimo senso"; comunque di uno o più sensi aggiuntivi). Altri definiscono "paranormali" questi fenomeni, altri ancora "metapsichici". Tutte queste espressioni concordano nell 'indicare qualcosa che va oltre i limiti della scienza tradizionale. "Percezione extrasensoriale" significa letteralmente una percezione che si spinge oltre i sensi. Viceversa "sesto senso" sembrerebbe indicare il contrario, perché postula una percezione sensoriale, benché non ancora riconosciuta dalla scienza. Questa contraddizione si dissolve nel momento in cui la parola "extrasensoriale" si consideri nell'accezione di "al di fuori dei sensi conosciuti". Né "percezione extrasensoriale" né "sesto senso" rendono l'idea della specificità di questi fenomeni e di come si producono. Ci indicano soltanto ciò che non sono. I sensi conosciuti non bastano a spiegarli. Tutti e tre i tipi di percezione, la telepatia, il senso dell'orientamento e la premonizione, sembrano più sviluppati in alcuni animali, il cane in particolare,

che nell'uomo. Nondimeno essi si verificano anche fra gli uomini: il "sesto senso" apparirà in una luce più naturale, più biologica, se considerato alla luce del comportamento animale. Molti dei fenomeni che oggi ci appaiono "paranormali" ci sembreranno normali se ampliamo il nostro concetto di normalità. La scienza può progredire soltanto se cerca di superare i propri limiti. Con questo libro spero di riuscire a dimostrare che è possibile indagare alcuni comportamenti ammali finora inspiegati seguendo un metodo scientifico né invasivo né crudele. Suggerirò anche un certo numero di esperimenti mediante i quali studenti o padroni di animali potrebbero contribuire in modo determinante a questo nuovo campo di indagine. Abbiamo molto da imparare dai nostri amici. Possono insegnarci molte cose sulla loro natura, ma anche sulla nostra. Parte prima II legame tra animali ed esseri umani L'addomesticamento degli animali Legami affettivi con gli animali Molti instaurano con gli animali un forte rapporto affettivo, li iiiniino e ne sono riamati. In questo capitolo mi propongo di illustrare l'evoluzione e la natura di questi legami tra animali ed esseri umani. Anzitutto è necessario aver chiaro che un legame affettivo tra aniii 1.1 le e padrone non è la norma, bensì l'eccezione. Per ogni cane o K.itto amato vi sono centinaia di animali domestici prigionieri in aml'icnti asettici come fattorie industriali e laboratori di ricerca. In mol11 paesi del terzo mondo gli animali da soma sono spesso trattati con i >natalità, e nel ruolo dei bruti ci sono gli esseri umani. In genere le oc i età primitive sono tutt'altro che favorevoli ai moderni ideali di benessere per gli animali. Gli esquimesi, per esempio, tendono a l dittare i loro husky con molta durezza. Poi ci sono le vittime di una negligente indifferenza o di violenze i Ifliberate. In tutto il mondo industrializzato le organizzazioni per la prevenzione della crudeltà verso gli animali continuano a scoprire e .1 rendere pubbliche le innominabili sofferenze cui sono sottoposti ^li animali per mano dell'uomo: cavalli dalle costole visibili attraverso la pelle emaciata; cani incatenati e dimenticati; gatti torturati, li molti animali semplicemente vengono abbandonati. Soltanto negli SI,iti Uniti le autorità locali e alcune associazioni di volontari sopprimono ogni anno all'incirca cinque milioni di cani indesiderati e un numero suppergiù equivalente di gatti.1 Ma nonostante gli sfruttamenti, i maltrattamenti e gli abbandoni, molti esseri umani si legano agli animali fin dall'infanzia. I bambini ricevono spesso orsacchiotti o altri animaletti giocattolo e si diverto 14 1 P°teri straordinari degli animali

no ad ascoltare racconti di animali. Ma più di tutto i bambini amano avere animali veri. La maggioranza delle bestiole amiche vive in famiglie con bambini. 2 Ascoltare storie di animali che fanno paura (Cappuccetto Rosso, per esempio) e fare amicizia con gli animali sembra un tratto distintivo della natura umana. Anzi, il legame con gli animali è stato tanto determinante nella nostra storia evolutiva che tutte le culture sono ricche di canzoni, danze, rituali, miti e storie di animali. L'evoluzione del rapporto uomoanimale La prima specie di ominide che ci sia nota attraverso i ritrovamenti di fossili è 1''Australopithecus afarensis, che visse circa quattro milioni di anni fa. I primi utensili di pietra risalgono a due milioni e mezzo di anni fa, e i primi reperti di uomini che mangiavano carne si possono datare a circa un milione di

anni più tardi, più o meno nel periodo in cui l'Homo erectus cominciò a lasciare l'Africa e a diffondersi in Eurasia (fig. 1.1). L'uso del fuoco risale probabilmente a 700.000 anni fa. L'uomo moderno ebbe la sua origine in Africa all'incirca 150.000 anni fa. Le prime manifestazioni artistiche, affreschi rupestri spesso raffiguranti animali, datano a circa 30.000 anni fa; l'agricoltura fece la sua rivoluzionaria comparsa 10.000 anni fa, mentre le prime civiltà e la scrittura risalgono a 5000 anni fa.3 I nostri antenati vivevano di caccia e di raccolta, ma quest'ultima era preponderante rispetto alla prima. L'antica immagine del cacciatore primigenio che a grandi passi se ne va per la savana si rivela un mito. Anche tra gli odierni cacciatoriraccoglitori solo una piccola parte del cibo proviene dagli animali uccisi dagli uomini; quasi tutto il nutrimento consiste in ciò che viene raccolto, per lo più dalle donne. (Con l'eccezione delle popolazioni delle regioni artiche, povere di vegetazione.4) Generalmente gli ominidi e i primi esemplari di Homo sapiens, invece che cacciare per conto proprio, preferivano, laddove possibile, procurarsi la carne raccogliendo gli avanzi di predatori più efficienti come i grandi felini.5 È probabile che lo sciacal^ laggio sia stato sostituito dalla caccia grossa tra 70.000 e 90.000 anni fa, non prima. Nelle culture che vivono di caccia e raccolta gli esseri umani non ritengono di essere al di fuori del regno animale, ma di essere con questo intimamente connessi.6 Coloro che comunicano col mondo non umano, gli sciamani/tramite i loro spiriti guardiani, si mettono in contatto con i poteri animali. C'è una misteriosa solidarietà. Lo L'addomesticamento degli animali 15 Anni fa _ PRESENTE Rivoluzione industriale (150) Rivoluzione agricola (10.000) Prime manifestazioni artistiche (30.000) 100.000 Addomesticamento del cane 150.000 ? 700.000 1.000.000 Comparsa dell'uomo moderno in Africa Uso del fuoco Consumo di carne 2.000.000 Espansione del cervello. Primi utensili di pietra 3.000.000 -I 4.000.000 Primi ominidi ,1. Grafico dell'evoluzione dell'uomo.

1 16 / poteri straordinari degli animali sciamano si sente guidato dagli animali, sente di tramutarsi in essi, di capire il loro linguaggio e di far sue le loro capacità divinatorie e i loro poteri occulti.7 L'addomesticamento del cane II primo animale a venire addomesticato fu il cane. L'antenato del cane, il lupo, cacciava in branco come l'uomo e fin dalla notte dei tempi il cane fu usato per la caccia nonché per la guardia agli insediamenti umani. Esso era già addomesticato prima che si sviluppasse l'agricoltura.8 Secondo la tesi più accreditata l'addomesticamento del lupo sa rebbe avvenuto tra i 10.000 e i 20.000 anni fa, ma studi recenti sul DNA del lupo e del cane indicano un'epoca molto posteriore, 100.000 anni fa, come inizio di un processo avvenuto a più riprese e col per durare di incroci fra cani e lupi.9 : La conferma di queste scoperte significherebbe che l'antico vinco lo tra uomo e cane potrebbe essere stato determinante nella nostra

evoluzione. Il cane potrebbe aver avuto un peso decisivo nell'avan zamento delle tecniche venatarie verificatosi tra i 70.000 e i 90.000 anni fa. Il veterinario australiano David Paxton arriva a dire che non fu tanto l'uomo ad addomesticare il lupo quanto il lupo ad addome sticare l'uomo. È possibile che i lupi abbiano cominciato a spingersi nelle periferie degli insediamenti umani. Alcuni avrebbero imparato a convivere con l'uomo, stabilendo con lui un rapporto di reciproca utilità ed evolvendosi gradualmente in cani; o quanto meno si sareb bero adoperati per proteggere il villaggio dando l'allarme in caso di pericolo.10 In termini evolutivi i lupi trasformatisi in cani hanno avuto un successo straordinario. È una specie che conta centinaia di milioni di individui e vive in ogni parte del mondo abitato. Mentre i lupi rimasti contano pochi individui riuniti in popolazioni spesso minacciate e hanno una distribuzione assai scarsa. L'addomesticamento del cane è avvenuto con immenso anticipo rispetto a quello di altre specie. È anche possibile che il cane abbia contribuito all'assoggettamento di altre specie, con la sua abilità di tenere insieme gruppi di animali come le pecore e di proteggerli dai predatori. Alcune razze canine sono molto antiche. Ai tempi dell'antico Egitto vi erano già parecchie razze distinte: cani sul tipo del levriero o del levriero persiano (saluki); del mastino, del basenji, del pointer, e una ntea di Essex, i suoi setter irlandesi sono quasi sempre al cancello ad incoglierlo. Yvette, sua moglie, dice che spesso si appostano lì anche 1020 minuti prima che arrivi e ben prima che l'uomo svolti dalla stra dn principale nel viale che conduce alla fattoria. Per più di vent'anni la "ignora non ci aveva fatto caso; pensava semplicemente: "Se i cani so no al cancello vuoi dire che Peter sta tornando a casa".

Finché un giorno lesse sul "Sunday Telegraph" che io lavoravo a una ricerca sui cani che sanno quando il padrone fa ritorno, Yvette cominciò a riflettere. Come fanno i setter a sapere che Peter sta rincasando? I suoi orari a Londra sono molto irregolari e non si sa mai quando arriverà. E i cani reagiscono indipendentemente dalla direzione del vento o dall'auto che adopera. Questo comportamento interessa molti altri cani. In un sondaggio da me condotto in Europa e nel Nordamerica, sono venuto a conoscenza di 580 casi di cani che sanno quando il padrone rientra e lo attendono alla porta o alla finestra con un anticipo di 10 minuti o più sul suo ritorno dal lavoro, da scuola, dalla spesa o da altre commissioni. Altri escono di casa e vanno incontro ai padroni per strada o alla fermata dell'autobus. Certi lo fanno quasi quotidianamente, altri solo quando il proprietario torna da una vacanza o da un viaggio lungo, nel qual caso danno segni di agitazione, ore e qualche volta persino giorni, prima del suo arrivo. E, anche se alcuni scienziati si affrettano ad attribuire il fenomeno all'abitudine o all'udito e 30 I poteri straordinari degli animali Cani 31

all'olfatto, sviluppatissimi nel cane, scopriremo che in un gran numero di casi una spiegazione tanto semplicistica non basta. Il contesto in cui vanno collocati questi fenomeni di premonizione è quello del grande entusiasmo con cui molti cani accolgono il padrone che rincasa. Se non è addestrato alla disciplina, un cane tende a saltar su per leccare la faccia del suo amico nello stesso modo in cui un cucciolo saluta i genitori, vale a dire scodinzolando con tanto vigore che tutta la parte posteriore del corpo è coinvolta nel movimento. Il lupo si comporta in maniera molto simile. Al tempo dello svezzamento i lupacchiotti cominciano a chiedere il cibo ai genitori o ad altri membri del branco che ritornano. Quando un adulto si avvicina con il cibo in bocca, i piccoli si affollano intorno a lui pieni di eccitazione, scodinzolando, facendo atto di sottomissione e saltando su per leccarlo agli angoli delle fauci. Presso il lupo adulto, questi atti si trasformano in saluto ritualizzato. Oggetto di attenzioni sono soprattutto gli animali di grado gerarchico superiore.1 Ciò significa che il saluto che i cani riservano ai padroni ha un passato evolutivo assai antico, che risale al tempo dei lupi, gli antenati del nostro cane domestico. Ma molti cani vanno oltre: arrivano a prevedere l'arrivo del padrone, come sapessero che è per strada, anche quando si trova a molti chilometri di distanza. Che si tratti di abitudine? Quando i padroni tornano sempre alla stessa ora, il comportamento del cane si potrebbe ascrivere a un semplice fatto di abitudine. Teresa Preston di Suffolk, Virginia, vedeva che il suo cane, Jackson, aspettava i bambini tutti i giorni alla fermata dell'autobus della scuola, e supponeva si trattasse di routine. Ma dovette cambiare idea quando si accorse che Jackson prevedeva anche il ritorno del marito, che era capitano della guardia costiera statunitense e non aveva orari. La sua nave, addetta alla manutenzione delle boe di segnalazione, era di stanza a Portsmouth, un tragitto di trenta chilometri: Arrivava a ore sempre diverse. Quando la nave entrava in porto, Jackson cominciava ad agitarsi, andava alla porta e voleva uscire. Di solito andava a sedersi in fondo al marciapiede per guardare nella direzione da cui "sapeva" che la macchina sarebbe arrivata. Era diventato tanto bravo che non potevo fare a meno di notarlo e certe volte mi fidavo di lui a tal punto che mi rifacevo il trucco e mi davo un colpo di spazzola prima che tornasse mio marito! Se stavo

cucinando e dovevo decidere quante porzioni preparare o per quanti apparecchiare, sfruttavo la sua preveggenza e mi regolavo sul suo istinto. J anche possibile che i cani riescano a captare i segnali trasmessi J chi aspetta a casa. Può accadere che l'assente telefoni per dire che ta arrivando col risultato di modificare lo stato d'animo del paren il cane potrebbe riuscire a leggere il linguaggio del corpo. Ma tal Ita chi aspetta a casa non sa dell'arrivo del familiare. Ho ricevuto i uinerosi resoconti da famiglie di avvocati, tassisti, militari, giornali li, levatrici, e altri che non lavorano a ore fisse, in cui si riferisce i ic ò il cane ad avvertire le persone, e non viceversa. Ecco un esempio: Gloria Batabyal di Stretford, nella contea di incashire, lavorava in ospedale a orario flessibile, ma a qualsiasi ora rientrasse suo marito John la accoglieva con un té fumante. Fin qui scoprì che, esattamente nel momento in cui lasciava la corsia per riprendere la macchina e tornare a casa, tutti e due i suoi cani balzavano su e si mettevano a sedere nel vano della finestra; suo marito era avvertito: era ora di mettere su l'acqua. Anche la bambinaia irlandese della famiglia West di Manhattan godeva dei vantaggi di un simile preavvertimento canino, offertole da una kerry blue terrier di nome, per l'appunto, Kerry. Il generale 1 harles West era di stanza sulla Governor's Island nel porto di New ork e la moglie era vicepresidente della Time Inc. Per dirla con le I Mrole del generale: Vivevamo al quarto piano in un palazzo di appartamenti, e ciascuno di noi tornava a casa a ore diverse e da direzioni diverse. Né la bambinaia né il nostro bambino piccolo sapevano quando saremmo tornati a casa, ma dieci minuti, un quarto d'ora prima del nostro arrivo, Kerry entrava in agitazione: correva alla finestra e si metteva in piedi per guardare la strada, e mugoliva festosa, scodinzolando pazzamente. La tata sapeva che uno di noi due stava tornando e diceva sempre scherzando che per lei era il segnale per ripulire il bambino prima che arrivassero i genitori. E non accadeva di tanto in tanto. Ogni giorno, per anni. Molti cani sono abituati ad aspettare il ritorno del padrone a ore fisse senza che nessuno se ne sorprenda. Ma in quasi tutti i 585 casi che ho esaminato, come negli esempi che ho riportato più sopra, il comportamento del cane non può venir spiegato in termini di semplice routine. Che sia una questione di fiuto? La maggior parte dei cani ha un olfatto assai più sviluppato del nostro e perciò può sentire l'odore del padrone o della sua automo 32 / poteri straordinari degli animali bile a una distanza maggiore di quella possibile a un essere umano. Qual è questa distanza esattamente? Di norma un cane utilizza l'olfatto per seguire una pista sul terreno, annusando le orme. Ma per sentire l'odore di una persona che ritorna a casa gli sarebbe necessario annusare l'aria. Poniamo che il vento soffi nella direzione giusta e che l'animale sia fuori di casa o in casa con le finestre aperte, a quale distanza può percepire un uomo o una macchina in avvicinamento? Le stime più ottimistiche che sono riuscito a ottenere danno cifre notevolmente inferiori ai milleseicento metri, anche nel caso del segugio di sant'Uberto, o bloodhound, che è quello dal fiuto più sensibile. Malcolm Fish, dell'unità cinofila della polizia della contea di Essex, sta conducendo uno studio per conto del ministero dell'Interno inglese per scoprire se questa razza sarebbe più adatta dei pastori tedeschi (attualmente gli animali più usati) per talune operazioni di polizia. Fish sostiene che un bloodhound è in grado di rintracciare un uomo nascosto in una siepe purché l'uomo si trovi in un raggio di ottocento metri, purché sia fermo e il vento sia a favore. Ritiene molto improbabile che un cane, persino un segugio di sant'Uberto, possa sentire l'odore di una persona che rincasa dal lavoro con un automezzo. "Immaginiamo una persona dentro a un'automobile che si dirige verso casa con un candelotto fumogeno, con le finestre aperte e il fumo che scappa fuori: il fumo va all'indietro. L'odore non si propaga in avanti come il suono. Inoltre oggi la maggior parte delle macchine viaggia con i finestrini chiusi; di conseguenza non

vi sarebbe gran fuga di odori e le porte delle case sono spesso chiuse per evitare le correnti. Dunque ritengo che sarebbe impossibile per un cane sentire l'odore del padrone a ottocento metri di distanza." Per i cani che reagiscono soltanto un minuto o due prima che torni il padrone si può parlare di olfatto. Ma per quelli che reagiscono con dieci minuti o più di anticipo, quando il padrone è ancora a molti chilometri di distanza, sia con vento favorevole sia con vento contrario, e anche a finestre chiuse, non si può ragionevolmente soste. nere che si tratti di olfatto. Che sia una questione di udito? Quasi tutti i cani ci sentono meglio di noi. Odono rumori di più alta frequenza, come quelli emessi dai fischietti "muti" per cani, che superano la soglia di frequenza udibile dall'orecchio umano. E odo 33 Cani m> ii maggiore distanza. Grosso modo, si ritiene che "un cane oda a miti distanza quattro volte superiore a quella a cui ode l'uomo".2 Ma < possibile che la stima sia eccessivamente generosa verso i cani. Celi .1 Cox, inglese, specializzata in otorinolaringoiatria veterinaria, ha avuto modo di valutare l'udito di migliaia di cani e ritiene che sia puri a quello umano. Lei dubita che riescano a sentire da molto lonIrtno i padroni in arrivo: "Molti padroni mi dicono che i cani sentono II loro arrivo addirittura prima che abbiano svoltato nella strada di t'iisa, ma escluderei che dipenda soltanto dall'udito". Del pari, Kevin Munro, dello Hearing and Balance Centre (centro l'r l'udito e l'equilibrio) dell'università di Southampton, ha fatto mia ricerca comparata delle capacità uditive dell'uomo e del cane ? " >n una tecnica sofisticata detta Evoked Response Audiometry (au iliometria della risposta suscitata).3 Egli si aspettava di riscontrare ? In' il cane ha un udito molto superiore a quello umano, conforme i IRTI te a quanto si crede. "Quando ho avuto in mano i risultati sono rimasto assai sorpreso di vedere che l'udito canino, tranne per la ca pncità di percepire ultrasuoni, per tutto il resto era molto simile a oHo umano." Ma ammettiamo pure che i cani ci sentano quattro volte meglio di Ili e cerchiamo di fare un calcolo. Se una macchina o qualcuno che inoscete si avvicina a piedi a casa vostra, da che distanza li sentite? lo vivo a Londra e con tutto il rumore di fondo, di macchine e pe< Ioni, potrò udire un automezzo o una persona non oltre i diciotto motti e soltanto se mi trovo in una stanza che affaccia sulla strada e ? i>n le finestre aperte. Chi abita in zone isolate, in campagna, dove I '.issano poche auto o addirittura nessuna, potrebbe sentire un vei ? olo che si avvicina a più di setteottocento metri, specialmente di notte. Ma ritengo che nelle zone urbane o suburbane in media si possano udire automezzi o persone a qualche centinaio di metri se non meno. Fate voi stessi una stima approssimativa e poi verificate l,i con l'aiuto di un familiare o di un amico. A che distanza riuscite a udire l'arrivo di una macchina o di qualcuno che conoscete? Moltiplicate il risultato per quattro. Avrete un'indicazione approssimativa, calcolata secondo le valutazioni più generose dell'uditi > canino, del raggio nel quale un cane è in grado di udire il ritorno ilei proprio padrone. Secondo me, in zone urbane o suburbane, non .irriva a ottocento metri, anche nelle condizioni più favorevoli, con il vonto che soffia dalla parte giusta. Meno a vento contrario, e meno nncora se il cane è in casa con le finestre chiuse. Tutto questo se la persona attesa si sposta a piedi o con la solita 34 / poteri straordìnarì degli animali auto. Ma che succede se arriva in taxi o con l'auto di un amico o con un diverso mezzo di trasporto? Anche in assenza di suoni noti, molti padroni hanno notato che la capacità di prevedere il loro ritorno resta immutata.

Per esempio, quando Louise Gavit di Morrow, in Geòrgia, si accinge a tornare a casa, il cane di famiglia, BJ, va alla porta. Il marito si accorge che il fenomeno si ripete e inizia a prendere nota degli orari. I due scoprono che le reazioni di BJ cominciano puntualmente quando Louise si avvicina al veicolo con il quale intende spostarsi. Anche se la signora si trova a molti chilometri di distanza. "I mezzi che adopero non sono mai gli stessi: la mia auto, quella di mio marito, un camion, svariate macchine guidate da persone che BJ non conosce; certe volte torno a piedi. In un modo o in un altro BJ risponde al mio pensiero/ azione. Anche quando si accorge che la mia auto è ancora in garage." Ritorni in autobus, in treno o hi aereo L'ipotesi che il cane riconosca i rumori caratteristici dell'auto del padrone si rivela infondata perché i cani reagiscono allo stesso modo anche se il padrone torna con l'autobus o con il treno. Certo, se il padrone torna sempre con lo stesso autobus, per esempio il pulmino scolastico, l'animale potrebbe imparare a riconoscerne il rumore e a segnalarlo un po' prima del suo arrivo. Ma quando il proprietario viaggia su autobus o treni a ore diverse l'animale non può capire dal rumore se il padrone sia o no presente su quel determinato mezzo di trasporto. Helen Meither, per esempio, andava tutti i giorni a lavorare a Liverpool, percorrendo in autobus un tragitto di 23 chilometri, e lasciando il suo cairn terrier con la famiglia. A seconda dell'orario di lavoro, capitava che tornasse qualche volta con l'autobus delle sei di sera e qualche volta con quello delle otto. "La fermata era a quattrocento metri di distanza, oltre un boschetto. Io non ero mai sicura di riuscire a prendere il primo autobus, ma il cane sapeva sempre se ero su quello oppure no. Se c'ero, piovesse o tirasse vento, usciva dalla porta tra le 17.45 e le 17.50 e attraversava il boschetto per venirmi incontro. Se arrivavo tardi non muoveva un passo prima delle 19.45, puntuale all'arrivo del secondo autobus." In banca dati abbiamo più di 60 resoconti del genere, che stanno a dimostrare che un animale sa, senza valersi dell'abitudine, dell'udii to o dell'olfatto, che il padrone sta rincasando con l'autobus. E ne 35 Cani A Marno più di 50 che dimostrano altrettanto quando il padrone torim col treno. Eccone un esempio: C 'nrole Bartlett di Chiselhurst, nel Kent, lascia il suo Sam, un incrocio fra un liibrador e un levriero, a casa con il marito quando va a teatro o a trovare j^ll umici a Londra. Per tornare prende il treno dalla stazione di Charing ( 'UIHS: un percorso di venticinque minuti, seguito da una passeggiata di cin| i'. Il signor Bartlett non sa con quale treno tornerà; potrebbe essere uno Blunque, dalle sei alle undici di sera. "Mio marito mi racconta che Sam I to giù dal mio letto, sul quale passa la giornata quando io sono fuori, ride al piano di sotto mezz'ora prima del mio arrivo e aspetta davanti ali porta d'ingresso." In altre parole, il cane si mette ad aspettarla più o meno uri momento in cui lei inizia il suo viaggio in treno. A volte l'assente dice a chi sta in casa che prenderà un treno e poi ne prende un altro. Capitò a Sheila Brown di Westbury, Wiltshire, i|ii II metodo più spettacolare di difesa del banco è quello dell'espari Telepatia fra animali 147 sione a flash, che vista in una ripresa filmata sembra una bomba che esplode. Nel momento dell'attacco, ciascun pesce guizza via dal centro del banco a una velocità che può arrivare a un cinquantesimo di secondo. In quel tempo ciascun individuo accelera fino ad arrivare a una velocità di 1020 volte la propria lunghezza corporea al secondo, eppure nessun pesce si scontra con l'altro. "Non solo ciascun pesce sa in anticipo dove andare in caso di attacco, ma deve anche sapere dove nuoterà ciascuno dei propri vicini."9 È un comportamento che non può dipendere da informazioni ricevute dal pesce vicino grazie ai sensi, perché avviene troppo rapidamente, e gli impulsi nervosi non hanno il tempo di viaggiare dall'occhio al cervello e dal cervello ai muscoli. Non è nemmeno chiaro come venga coordinato il nuoto in banco1 pesci continuano a nuotare in formazione anche durante la notte; dunque non si servono della vista. In alcuni esperimenti di laboratorio ai pesci è stato temporaneamente tolto l'uso della vista con lenti a contatto opache e si è constatato che continuavano a mantenere la propria posizione all'interno del gruppo. Si è pensato che la capacità di misurare la distanza dal pesce vicino sia dovuta alle linee

laterali, gli organi preposti alla misurazione della pressione dell'acqua, che corrono per tutta la lunghezza del pesce. Ma in altri esperimenti di laboratorio i nervi delle linee laterali sono stati tagliati all'altezza delle branchie senza che si producesse alcuna alterazione nel nuoto in banco.10 Inoltre, anche se riuscissimo a capire come i normali sensi consentono ai pesci di rilevare la posizione dei compagni, non si spiegherebbe comunque la rapidità delle loro reazioni, non si spiegherebbe come fa un pesce a sapere in anticipo in che direzione hanno intenzione di nuotare i suoi vicini. Ma, se il comportamento del gruppo fosse dettato dal campo morfico, si capirebbe più facilmente. Il campo aiuta a modellare le attività del gruppo nella sua totalità e gli individui che stanno al suo interno reagiscono alla situazione locale del campo.11 Un'analogia semplice tratta dalla fisica: la limatura di ferro all'interno di un campo magnetico. Quando la calamità viene spostata, la limatura si dispone diversamente secondo nuove "linee di forza" perché ciascun pezzetto di ferro preso individualmente reagisce al campo magnetico che gli sta dentro e intorno, ed è il campo preso nel suo complesso che compone il disegno generale. Sarebbe affascinante scoprire come si comporterebbe un banco di pesci che venisse diviso in due da una barriera che blocca qualsiasi

148 I poteri straordinari degli animali contatto sensoriale. Le attività dei due gruppi rimarrebbero ugualmente coordinate? Per quanto ne sappia, nessuno si è mai addentrato in ricerche di questo tipo. Stormi di uccelli >, Come i banchi di pesci, anche gli stormi di uccelli mostrano una tale coordinazione da venir paragonati a un unico organismo vivente. Il naturalista Edward Selous ha scritto, a proposito del movimento di un grande stormo di storni: "Ciascun gruppo volteggiava, ruotava, invertiva la direzione del volo, cambiava colore d'un guizzo, da bruno a grigio, da scuro a chiaro, come se gli individui che lo componevano fossero stati una parte di un tutto".12 Selous ha studiato il comportamento degli stormi per trent'anni e ha finito per convincersi che non è spiegabile in termini di normale comunicazione sensoriale. "Io chiedo: come si possono spiegare questi fenomeni se non facendo ricorso a un processo di trasferimento del pensiero tanto rapido da poter essere definito di fatto un pensiero collettivo e simultaneo?"13 È sorprendente quanta poca ricerca sia stata compiuta a questo proposito; ma in uno studio eseguito negli anni Ottanta da Wayne Potts, una pietra miliare, i movimenti di virata di grandi stormi di piovanelli sono stati filmati con pellicole a esposizione rapida, in modo da poterle poi rallentare per studiare in dettaglio i movimenti dello stormo.14 Queste analisi hanno rivelato che il movimento non era esattamente simultaneo, bensì partiva da un singolo individuo o da alcuni uccelli contemporaneamente. Il comando poteva partire da qualsiasi punto dello stormo e da quel punto le manovre si propagavano come un'onda. Le onde erano velocissime, impiegavano in media non più di 15 millisecondi (millesimi di secondo) per trasmettersi da un uccello al suo vicino. Si provarono in laboratorio i tempi di reazione agli stimoli improvvisi dei piovanelli in cattività. La reazione di spavento per un flash acceso all'improvviso era di 38 millisecondi. Questo significa che è impossibile che la virata avvenga dopo aver colto il movimento del vicino, visto che essa avviene assai più velocemente del tempo minimo di reazione. Potts giunse alla conclusione che gli uccelli rispondono a un'"onda di manovra" che attraversa lo stormo, e adeguano la rotta di volo anticipando l'arrivo dell'onda. Lo studioso avanza l'ipotesi delle "ballerine di fila", che si basa su esperimenti compiuti negli anni Telepatia fra animali

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Cinquanta a teatro. Le ballerine provavano una serie di figure. Una di loro, d'accordo con lo sperimentatore, passava alla figura successiva senza avvertire. La velocità alla quale i movimenti si propagavano fu valutata grazie a filmati. In media la reazione richiedeva 107 millisecondi tra una ballerina e la sua vicina, vale a dire quasi la metà della velocità della reazione visiva media dell'uomo, che è di 194 millisecondi. Potts ritiene che il singolo individuo veda le ondate di manovra che si avvicinano e valuti in anticipo il loro arrivo. In altre parole, Potts ritiene che gli uccelli o le ballerine di fila rispondano all'onda non in quanto individui, ma come un tutto unico. Non reagiscono tanto agli altri, quanto allo spargersi del modello di movimento in sé e per sé. Stiamo parlando di qualche cosa di molto affine a un campo e io avanzo l'ipotesi che l'onda di manovra è un modello che fa parte del campo morfico. A me sembra una spiegazione più plausibile di quella, alternativa, che tutta l'onda sia coordinata attraverso stimoli puramente visivi, perché in questo caso gli uccelli dovrebbero essere in grado di captare queste onde, di prenderne nota e di reagire quasi immediatamente, anche se provengono dai compagni che stanno immediatamente dietro a loro, e di avere un'attenzione visiva a 360 gradi, continua, senza neppure un battito di ciglia. L'ipotesi del campo permetterebbe di capire più facilmente come gli uccelli percepiscono e rispondono all'onda di manovra considerata come Gestalt, parola tedesca che significa forma intesa come insieme. Attraverso il campo morfico gli individui potrebbero cogliere il movimento dello stormo nel suo complesso e rispondere secondo la posizione che occupano. Il campo contiene in sé il continuum dello stormo e le sue figure coreografiche.15 Se il campo morfico coordina' il volo di uno stormo si può ipotizzare che continui a tenere collegati gli uccelli anche quando sono impegnati in altre attività. Per esempio, se un gruppo va a caccia di cibo e alcuni uccelli trovano una buona fonte di nutrimento, la scoperta potrebbe propagarsi attraverso il campo morfico dello stormo sparpagliato e guidare gli altri nella giusta direzione. Vi è almeno un naturalista, William Long, che ha fatto sperimentazioni su questo comportamento. Egli dava da mangiare ad alcuni uccelli selvatici a intervalli irregolari e notò che, nel momento in cui taluni individui trovavano il nutrimento, altri apparivano ben presto nelle vicinanze. Non c'è niente di misterioso in questo, dal momento che gli altri potevano aver visto o udito gli uccelli che mangiavano. Ma lo studioso scoprì anche che uccelli relativamente più rari, più dispersi nella campagna, apparivano rapidamente se vi era 150 I poteri straordinari degli animali cibo a disposizione. Dopo molte osservazioni, Long ha concluso che le ipotesi più ragionevoli fossero due: o gli uccelli che si stanno nutrendo emettono un "richiamo silenzioso da cibo" o la loro eccitazione si diffonde in modo da essere percepibile in lontananza. Egli conclude che il messaggio "viene sentito da altri uccelli affamati, sensibili e all'erta, a una distanza assolutamente al di fuori della normale portata della vista o dell'udito". Per approfondire queste ricerche in via sperimentale dovrebbe essere possibile lavorare con gruppi di uccelli domestici (oche, polli e anitre). Si potrebbe dividere il gruppo in due, in modo che non vi sia passaggio di informazioni da uno all'altro. Se una parte del gruppo è disturbata o spaventata, questi sentimenti si trasmettono all'altra? Se si da da mangiare a una metà del gruppo si eccita anche l'altra metà? Telepatia delle mandrie Naturalisti e cacciatori che hanno studiato il comportamento delle mandrie allo stato selvatico, comprese quelle di caribù e alci, hanno osservato spesso che una mandria intera entra in allarme e fugge dopo che uno o più individui del gruppo hanno sentito un pericolo. Talvolta si tratta di un fenomeno dipendente dalle normali facoltà sensoriali, ma in altri casi gli osservatori sono incapaci di spiegare le ragioni di fughe improvvise di animali che qualche istante prima stavano pascolando o riposando senza sospetto. Il segnale di pericolo o d'allarme si diffonde con rapidità e in silenzio. William Long ha studiato a lungo e in dettaglio le reazioni dei caribù. Una volta stava seguendo una mandria da molte ore nei pressi di New Brunswick; a un

certo momento si accorse dalle orme che un membro del gruppo era ferito e camminava arrancando con tre zampe, la gamba anteriore destra che gli penzolava inutile. Giunto a un declivio boscoso, riuscì a vedere col binocolo la mandria a un chilometro e mezzo di distanza circa. Mentre si dirigeva verso di loro, attento a non farsi vedere, si ritrovò sulle orme dell'animale solitario e azzoppato e di lì a poco lo scorse che si allontanava in mezzo alla boscaglia. Long trovò un varco tra gli alberi e puntò il binocolo in direzione degli altri caribù. Erano in allarme e già in fuga. Benché fossero troppo lontani dall'animale ferito avevano reagito "come a un campanello d'allarme". Long seguì le orme del gruppo fino al luogo dove stavano riposando prima di darsi alla fuga, e vide che non vi era traccia d'uomo o bestia che avrebbe potuto spaventare la man ... Telepatia fra animali 151 dria. Concluse che doveva essere stato trasmesso un avvertimento silenzioso. Non sempre le cose vanno in questo modo, perché talvolta accade che un individuo del gruppo si spaventi senza per questo mettere in allarme gli altri. Long avanza l'ipotesi che in questo caso il caribù ferito fosse molto impaurito e di conseguenza abbia lanciato un segnale particolarmente intenso. Osservazioni analoghe di gruppi d'alci lo hanno portato a concludere che mandrie intere sono in grado di percepire e afferrare al volo il tacito incitamento alla fuga e vi obbediscono senza esitazioni, in un modo che può dirsi sostanzialmente telepatico.16 Esperimenti con i cavalli L'addestratore di cavalli inglese Harry Blake è convinto che i cavalli comunichino telepaticamente tra loro e anche con gli uomini. Ritiene che sia una risorsa fondamentale per la sopravvivenza della specie, dal momento che allo stato selvatico una mandria di cavalli si sparpaglia e alcuni membri possono trovarsi fuori della portata di vista e udito. "Se alcuni individui del gruppo si spaventano per l'apparire di un uomo, di un lupo o di un altro predatore, il resto della mandria, che magari si trova in mezzo alla boscaglia, può venire avvertita per telepatia, anche se non vede né sente i compagni. I cavalli così allertati dapprima manifestano turbamento, poi drizzano le orecchie e sbuffano, indi cominciano ad allontanarsi dalla zona."17 Blake ha eseguito parecchi esperimenti sulla telepatia fra cavalli. Scelse coppie di cavalli fratelli o sorelle che vivevano a stretto contatto, abituati a muoversi, pascolare e svolgere molte attività insieme. I due animali venivano separati in modo che non potessero né vedersi né sentirsi. Poi, uno dei due riceveva il pasto mentre l'altro veniva tenuto sotto osservazione. Durante l'esperimento i cavalli non furono mai nutriti alla medesima ora, né all'ora abituale. 21 volte su 24 Blake osservò che, mentre il compagno mangiava, il secondo cavallo mostrava segni di eccitazione e richiedeva il cibo, anche se non poteva vedere o sentire il primo. In un'ulteriore serie di esperimenti, uno dei due cavalli veniva portato all'aperto a correre, e quasi in tutti i casi l'altro mostrava segni di agitazione. Infine, Blake faceva le feste a uno dei due (di solito quello che amava di meno), e nella maggioranza dei casi l'altro dava segni di gelosia. In tutto, gli esperimenti compiuti da Blake furono 119, e nel 68 per 152 I poteri straordinari degli animali cento di essi i risultati furono positivi. Eseguì anche alcune controprove con una coppia di cavalli in cattivi rapporti fra loro. Ebbe un risultato soltanto in un caso su 15. Per quel che ne so io, esperimenti pionieristici di questo tipo non si sono più ripetuti. Essi sono significativi perché dimostrano che la ricerca sulla comunicazione telepatica tra cavalli o tra altri animali può essere portata avanti con metodi semplicissimi. Esperimenti con cani e conigli Gli unici esperimenti sulla telepatia fra cani, che io sappia, sono stati compiuti su alcuni boxer a opera di Aristed Essner, psichiatra presso il Rockland State Hospital di New York. Egli diede inizio ai suoi studi perché gli era giunta voce che gli scienziati sovietici stavano sperimentando i poteri

extrasensoriali degli animali. Girava in proposito un aneddoto: i russi avevano preso alcuni conigli appena nati e li avevano portati a bordo di un sottomarino, mentre la madre veniva tenuta in un laboratorio sulla terraferma. Una volta sott'acqua, i coniglietti furono uccisi uno dopo l'altro. A quanto pare la madre aveva manifestato grande agitazione nel preciso istante in cui venivano uccisi. 18 Per i suoi esperimenti, Essner usò due stanze isolate acusticamente in zone diverse dell'ospedale. Una mamma boxer stava da una parte e il suo cucciolo dall'altra. I cani erano stati addestrati a rannicchiarsi per paura quando qualcuno levava su di loro un giornale arrotolato. Durante l'esperimento, il cucciolo fu "minacciato" con il giornale e reagì come gli era stato insegnato. La madre, nella sua stanza isolata, ebbe la stessa reazione, precisamente nello stesso momento.19 Un altro esperimento prevedeva che un boxer venisse tenuto in una stanza, collegato a un elettrocardiografo, mentre la sua padrona, nell'altra stanza, sarebbe stata minacciata da un uomo. Nel momento in cui la padrona si spaventò il battito cardiaco del suo cane accelerò violentemente.20 È improbabile che un padrone gradisca esperimenti del genere, ma usando stanze isolate e stimoli meno terrorizzanti si potrebbero ripetere. Per esempio, si potrebbe dar da mangiare a un cane in una stanza mentre si osserva se nello stesso momento si manifestino segni d'agitazione nel comportamento dell'altro, come ha fatto Blake con i cavalli. È possibile che gli esperimenti russi con i sottomarini altro non siano che voci prive di fondamento, ma recentemente in Francia ne Telepatia fra animali 153 sono stati condotti altri, regolarmente controllati, con conigli, i cui risultati sono analoghi a quelli riportati più sopra. In questi test agli animali venne misurato il grado di stress grazie alla pressione sanguigna delle orecchie. È una pratica indolore: su una zona rasata dell'orecchio si piazza una piccola clip che da una parte ha una minuscola sorgente luminosa e dall'altra una cellula fotoelettrica. In questo modo la quantità di luce visibile attraverso l'orecchio poteva essere misurata di continuo. Quando un coniglio è in tensione, le vene delle orecchie si contraggono, il flusso sanguigno diminuisce e la luce passa meglio. Questi studi, condotti da Rene Peoc'h, hanno utilizzato coppie di conigli della stessa cucciolata che sono vissuti insieme nella medesima gabbia per mesi, confrontando le loro reazioni con coppie che erano state tenute separate in gabbie singole. Durante l'esperimento ciascun coniglio veniva messo in una gabbia isolata sia da un punto di vista acustico sia da quello elettromagnetico. Durante la prova si misurava lo stress cui era sottoposto ciascun animale grazie al flusso sanguigno nelle orecchie. Peoc'h scoprì che quando uno dei due riceveva uno shock, nel giro di tre secondi anche l'altro tendeva a manifestare segni di tensione. Invece i conigli utilizzati per la controprova, che non si conoscevano, non ebbero reazioni. La differenza fra le coppie che si conoscevano e le altre era altamente significativa da un punto di vista statistico.21 Ci stupirebbe se conigli e cani fossero capaci di comunicare telepaticamente durante un esperimento ma non nella vita reale. E in effetti molte persone che possiedono due o più cani dichiarano che sembrano influenzarsi l'un l'altro a distanza. Margaret Simpson, di Castle Douglas in Scozia, per esempio, ha un whippet e un labrador. Quando escono insieme a passeggio il whippet in genere si tiene molto vicino alla padrona, mentre il labrador (una femmina) in genere si allontana di più e sembra "chiamare" il compagno, specie quando trova un cervo. "Non c'era alcuna comunicazione normale o visibile ma il whippet sembrava ricevere una specie di messaggio e partiva. Esattamente come se fosse avvenuto un trasferimento di pensiero." Ci sono cani che reagiscono anche a un incidente o alla morte, avvenuta in un luogo lontano, di un cane cui sono legati. Abbiamo detto del pastore della Beauce che mostrò segni di grande afflizione quando la madre rimase uccisa sull'isola della Réunion, distante quasi 10.000 chilometri. Un altro esempio, riportato dal maggiore Patrick Pirie, vede protagoniste due labrador a pelo dorato, madre e

154 I poteri straordinari degli animali figlia. La figlia viveva con il maggiore Pirie nel Somerset e quando aveva nove mesi "per nessuna ragione e per l'unica volta in vita sua, rifiutò il cibo e stette mogia per tutto il giorno. La sera ricevemmo una telefonata che ci informava che la madre era stata travolta da un'automobile ed era morta. Sono convinto che lei l'aveva intuito e che sapeva cos'era successo a 160 chilometri di distanza". Un altro esempio in banca dati riguarda una coppia di bovari bernesi. "A uno dei due fu diagnosticato un cancro; si trovava nell'ambulatorio veterinario di Cambridge. Improvvisamente (era appena passato mezzogiorno), l'altro cane si mise a ululare, e per parecchio tempo si mostrò molto triste." Più tardi quel pomeriggio il veterinario di Cambridge telefonò per avvertire che il cane ammalato era stato abbattuto a mezzogiorno. (Josephine Woods) Gli esempi sopra riportati di cani, cavalli, caribù e altre specie fanno pensare che la telepatia sia un fenomeno assai diffuso nel regno animale. Caratteristiche comuni della telepatia animale Le caratteristiche comuni della telepatia animale intraspecifica riscontrate in specie assai diverse tra loro sono le seguenti: 1. La telepatia animale implica la capacità di un animale di comu nicare con un altro in un modo indipendente dai cinque sensi cono sciuti. 2. Si verifica tra animali imparentati tra loro e facenti parte dello stesso gruppo sociale. In altre parole, tra individui "legati" fra di loro. 3. In banchi, stormi, mandrie e altri gruppi sociali, è possibile che la comunicazione telepatica rivesta un ruolo importante nella coor dinazione dell'attività del gruppo nel suo complesso. 4. Per lo meno presso uccelli e mammiferi, la telepatia riguarda le emozioni, i bisogni e le intenzioni. È un canale per comunicare pau ra, allarme, eccitazione, richieste di aiuto, richiami per dirigere altri in un luogo determinato, previsioni di arrivi o partenze, il proprio stato di pericolo e la propria morte. Le stesse caratteristiche ritroviamo nella telepatia fra gli animali domestici e le persone cui sono legati. Né cambiano in molta telepatia umana, come quei casi drammatici che riguardano incidenti o morti avvenuti in luoghi lontani. Una delle conclusioni più importanti che si possono trarre dal lavoro di ricerca descritto in questo libro è che la telepatia non è esclu Telepatia fra animali 155 sivo appannaggio dell'uomo. È una dote naturale, una parte della nostra natura animale. La telepatia funziona solo a distanza? , : II fatto che la comunicazione telepatica avvenga quando animali e persone non possono comunicare in modo diretto non prova che la telepatia non avvenga anche quando questo contatto c'è. È possibile che si tratti di una dote utilizzata solo quando è necessaria, così come si attiva un interfono quando si è a una certa distanza e lo si spegne quando si è insieme. D'altra parte, i vincoli parapsicologici e affettivi collegano animali e persone sia quando sono insieme sia quando sono separati. Può darsi che la comunicazione telepatica avvenga anche contemporaneamente con quella che passa attraverso i cinque sensi. Di certo non pensiamo che un animale smetta di sentire l'odore di qualcuno perché lo vede o lo sente. È per noi un dato di fatto che i sensi non si escludono a vicenda e che generalmente lavorano in sinergia. Io ritengo che la stessa cosa valga per l'invisibile comunicazione che passa attraverso i legami parapsicologici: essa di solito collabora con gli altri sensi. Il canale non viene disattivato quando gli individui collegati fra loro sono vicini e riattivato in caso di lontananza; è sempre presente in potenza, sia quando si è insieme sia quando si è separati. Conclusione alla parte IV

Lo studio scientifico della telepatia animale sta compiendo i primi passi. Io prevedo che, man mano che la ricerca in questo campo progredisce, la telepatia sembrerà un concetto sempre più normale e non più paranormale. È uno degli aspetti della biologia dei gruppi sociali e della comunicazione, che permette ai membri di un gruppo di influenzare gli altri anche quando si trovano al di fuori della portata dei mezzi di comunicazione sensoriali, ed è probabile che sia molto importante per la sopravvivenza. Se le cose stessero così, le facoltà telepatiche dovrebbero essere soggette alla selezione naturale. Ci dev'essere stata un'evoluzione. Le radici della telepatia con tutta probabilità affondano nella storia dell'evoluzione dei primi animali sociali. t iti

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Parte quinto Senso dell'orientamento ** Incredibili avventure Gli animali non solo instaurano legami all'interno del proprio gruppo sociale, ma sviluppano talvolta affetto per un determinato luogo. Molti animali, sia selvatici sia domestici, hanno la capacità di ritrovare la via di casa da località a essi sconosciute. È una facoltà che dipende dal campo morfico. Il senso dell'orientamento ha un ruolo fondamentale nel fenomeno della migrazione. Alcune specie (rondini, salmoni e tartarughe di mare) compiono percorsi migratori di migliaia di chilometri per andare e tornare dai propri territori alimentari a quelli di riproduzione. La loro capacità di tenere la rotta è uno dei grandi misteri irrisolti della biologia, come vedremo nel prossimo capitolo. Anche a questo proposito ritengo che l'ipotesi del campo morfico che contiene in sé una memoria ancestrale potrebbe spiegare molte cose. Cani, gatti e cavalli che ritrovano la via di casa Si narrano molti episodi a proposito di animali domestici che ritornano a casa dopo essere stati abbandonati o smarriti molto lontano. Alcuni sono divenuti leggendari, come un collie di nome Bobby, perduto nell'Indiana, che arrivò a casa nell'Oregon dopo un anno e 3000 chilometri. A episodi del genere si ispira il racconto di animali The Incredible Journet/,1 dal quale la Walt Disney ha tratto lo spunto per il suo film L'incredibile avventura, in cui un gatto siamese, un vecchio bull terrier e un giovane labrador percorrono 400 chilometri attraverso le plaghe selvagge dell'Ontano settentrionale per ritornare a casa. Nella vita vera le incredibili avventure capitano continuamente e t 160 I poteri straordinari degli animali i casi più clamorosi finiscono sui giornali. Nel 1995 il "Times" riportava la storia che segue: Un cane da pastore, dopo essere stato abbandonato da ladri d'automobile, è ritornato a casa dal padrone: ha percorso un tragitto di circa 100 chilometri. Blake, un border collie di dieci anni, fu rubato insieme con il suo compagno di cuccia, Roy, di quattro anni, mentre si trovavano nel retro della Land Rover di Tony Balderstone. I malfattori, che avevano rubato la vettura a Cley, nella contea di Norfolk, hanno abbandonato gli ammali a Downham Market, a 100 chilometri dalla casa del signor Balderstone, a Holt. Roy è stato catturato a Downham Market due giorni più tardi e restituito al proprietario; ma Blake partì tutto solo. Il signor Balderstone, che di mestiere fa il pastore, ha detto ieri: "Ero sicuro che ce l'avrebbe fatta, sempre che non finisse sotto una macchina o che non gli sparassero perché molestava il bestiame. Ho telefonato ai guardacaccia e alle fattorie che si trovavano sul suo percorso per avvertire". In cinque giorni il cane è arrivato a Letheringsett, a un chilometro e mezzo dall'azienda agricola del signor Balderstone; lì alcuni abitanti del paese lo hanno riconosciuto.2 Per un caso come questo che finisce sul giornale ce ne sono dozzine che rimangono sconosciuti. In banca dati abbiamo raccolto 60 storie inedite di cani

e 29 di gatti che hanno ritrovato la via di casa. Alcune, come quella di Blake, riguardano animali che sono stati perduti o abbandonati. Ma quasi tutte le altre riguardano animali che ritornavano alla vecchia casa. Quasi sempre gli animali erano stati trasportati, non erano arrivati alla nuova abitazione con le proprie zampe. Non potevano dunque aver notato odori o particolarità del paesaggio. Di norma il viaggio di andata era stato compiuto in macchina, più raramente in autobus o in treno, e in un caso in barca, sul lago di Zurigo. Talvolta la strada percorsa non era la più diretta. Ciononostante, quando si è potuto ricostruire l'itinerario, si è riscontrato che gli animali tendevano a prendere la via più breve e non quella compiuta all'andata. Del resto, un cane o un gatto che scegliesse di seguire la strada o il binario ferroviario percorso all'andata si troverebbe ben presto spiaccicato. In qualche modo sapevano in che direzione fosse casa propria, anche se si trovavano in un luogo mai visto prima, al quale erano stati portati compiendo un percorso complicato. La prova più schiacciante del fatto che il senso dell'orientamento di un animale non dipende dalla capacità di memorizzare gli odori o i punti di riferimento incontrati per strada ci proviene dai casi di animali trasportati in aereo. Durante la guerra del Vietnam, le truppe americane utilizzavano cani da ricognizione, che venivano tradotti alle zone di guerra in elicottero. Uno di questi, Troubles, fu portato , 161 Incredibili avventure nella giungla insieme con il suo addestratore, William Richardson, a sostegno di una pattuglia che operava a una quindicina di chilometri di distanza. Richardson fu ferito dal fuoco nemico e portato in elicottero all'ospedale; gli altri soldati della pattuglia semplicemente abbandonarono il cane. Tre settimane più tardi, Troubles fu ritrovato a casa sua, vale a dire presso il quartier generale della Prima divisione di fanteria aerotrasportata, ad An Khe. Stanco e macilento, non si lasciava avvicinare da nessuno. Frugò per tutte le tende finché trovò le cose di Richardson, vi si accoccolò accanto e si addormentò.3 Anche se quasi tutti coloro che hanno un animale da compagnia rimangono stupiti delle capacità insospettate del loro amico di ritrovare la strada di casa, i pastori e coloro che possiedono cani da lavoro le considerano normali. Non a caso, il padrone di Blake, che era tanto sicuro che il suo cane sarebbe ritornato, era un pastore. Ai tempi in cui si usava fare la transumanza dall'Inghilterra alle Highlands scozzesi e viceversa, i pastori scozzesi erano soliti rimandare a casa i cani da soli dopo aver consegnato il bestiame in Inghilterra mentre loro si fermavano per la mietitura. I cani ripercorrevano la strada dell'andata fermandosi alle fattorie o alle locande dove avevano mangiato e dormito. I locandieri li nutrivano e venivano pagati dai padroni che ripassavano l'anno successivo.4 Prima della seconda guerra mondiale i contadini del Lincolnshire portavano il bestiame al mercato, che distava più di 150 chilometri, dividendo il tragitto in tappe di più di 30 chilometri al giorno. Dopo la vendita, i pastori liberavano i cani perché tornassero a casa per conto proprio, in modo da risparmiare il biglietto del treno. (Roger Dale) Alcuni cavalli hanno ritrovato la via di casa percorrendo chilometri di strade sconosciute e probabilmente i casi sarebbero più numerosi se non venissero tenuti chiusi in campi o scuderie. Un cavallo che se ne torna a casa è una seccatura, ma a volte può essere una fortuna. Era una bella giornata tranquilla, e Jean Welsh andò a fare una passeggiata a cavallo per la campagna dello Yorkshire. A un certo punto decise di esplorare una zona che né lei né il cavallo conoscevano. Dopo un po' si rese conto di essersi smarrita. "Il mio senso dell'orientamento è pessimo e cominciai ad agitarmi un pochino. Lasciai le redini abbandonate sul collo della mia cavalla e dissi: "Adesso tocca a te: portaci a casa!"". Lei proseguì senza esitazioni e si fermò davanti a un cancello che Jean non aveva mai visto. Jean lo aprì.

"Procedeva sicura senza la mia guida." Seguì sentieri sconosciuti finché Jean, con grande sollievo, riconobbe la via di casa. Incredibili avventure 163

Altri animali che ritrovano la via di casa iit La capacità di ritrovare la via di casa è molto diffusa. Oltre a testimonianze a proposito di cani, gatti e cavalli, in banca dati ce n'è una che riguarda un gregge di pecore fuggito dal campo di un contadino e ritornato al pascolo natio percorrendo tredici chilometri; una di un maiale da compagnia che ne percorse undici; e infine molte storie di uccelli. Una delle più divertenti è quella di Donald e Dora, due anatroccoli di Pasqua allevati dalla famiglia Erickson del Minnesota. Costruimmo un bellissimo recinto nel cortile posteriore della nostra casa che sta nel centro di Minneapolis. Gli davamo da mangiare e gli facevamo il bagno in una grande vasca di plastica. Diventarono la nostra attrazione estiva. Passarono i mesi: essi crebbero e raggiunsero la taglia definitiva. Che cosa ne avremmo fatto l'inverno seguente? Alla fine, verso la metà di agosto, ci decidemmo a portarli a un grande stagno situato in un vasto parco non ancora completato, a tre chilometri da casa. La mamma diceva che sarebbe stato meglio per loro che si unissero ai propri simili e imparassero a comportarsi come animali selvatici prima dell'arrivo della neve. Accettammo con dispiacere e li lasciammo andare. Papa li marcò con un po' di vernice sulle ali, in modo da poterli distinguere dagli altri. Tornammo a casa pieni di tristezza. Improvvisamente sentimmo i vicini che per la strada gridavano e ridevano. Corremmo fuori, nel giardino sul davanti, e, con sommo divertimento, ecco che vedemmo Donald e Dora in cima alla collina, in mezzo alla strada, che scendevano sculettando e facendo qua qua qua. Avevano trovato la via di casa attraverso i boschi e le caotiche strade della città. (Leni Erickson) In questo caso la distanza non era grande, ma alcuni uccelli addomesticati hanno percorso centinaia di chilometri. Una gazza caduta dal nido era stata adottata dai bambini della famiglia Beauzetier a Drancy, nei pressi di Parigi. Durante le vacanze estive del 1995 i bambini andarono a stare dai nonni vicino a Bordeaux e portarono la gazza con sé. Un bel giorno la gazza fuggì, con gran dispiacere dei bambini che alla fine delle vacanze furono costretti a rientrare senza di lei. Non passò molto tempo che la avvistarono su un albero non lontano da casa. La chiamarono, lei rispose e tornò ad abitare con loro. Aveva percorso quasi 500 chilometri. Ancor più spettacolare fu il ritorno di un colombo, appartenente a Ken Clark di Bakersfield, California, che questi aveva regalato ai cugini venuti in visita dal Connecticut. "Un mese più tardi era di nuovo qui! La coda e le piume non c'erano quasi più. Era sporco e conciatissimo." I cugini avevano portato il colombo fino a casa (una distanza di 4800 chilometri), ma era volato via mentre cercavano di trasferirlo in una gabbia più grande. Le doti dei colombi in questo senso non sono certo una novità, ma non sono affatto uniche: sono patrimonio di molte altre specie. Esperimenti con gatti e cani È comprensibile che molti padroni di animali siano contrari all'idea di abbandonare i propri amici per studiare le loro eventuali capacità di ritrovare la via di casa. A parte le mie ricerche fatte con il cane Pepsi, che descriverò più oltre, sono al corrente di due sole sperimentazioni di questo tipo. La prima serie fu portata avanti a Cleveland, Ohio, più di settantacinque anni fa, dallo zoologo F.H. Herrick, con il suo gatto. Il suo studio ebbe un inizio casuale: un giorno lo scienziato mise l'animale in una borsa e lo portò in tram

dalla propria abitazione al suo ufficio presso la Western Reserve University; un percorso di 8 chilometri. Ma, al momento di uscire dalla borsa, il gatto scappò e arrivò a casa la sera stessa. Lo studioso rimase esterrefatto e volle approfondire la cosa: portò il gatto, in un contenitore chiuso, in vari luoghi la cui distanza da casa variava da un chilometro e mezzo a cinque. Scoprì che il gatto era capace di ritrovare la via in varie situazioni e da qualsiasi direzione.5 La seconda serie di esperimenti fu condotta in Germania tra il 1931 e il 1932 dal naturalista Bastian Schmidt, il quale studiò tre cani da pastore. In ciascuna prova, uno dei tre ammali veniva portato, in vettura chiusa e per strade tortuose, in un luogo dove non era mai stato prima e lì liberato. Alcuni esperti osservatori, appostati sulla via che presumibilmente il cane avrebbe seguito per tornare a casa, prendevano nota del suo comportamento. Fu inoltre pedinato da ciclisti silenziosi, ai quali era stato dato l'ordine di non comunicare con il cane in alcun modo.6 I primi esperimenti furono eseguiti nella campagna bavarese, con un cane di fattoria di nome Max. Quando fu lasciato per la prima volta in un luogo che non conosceva, il cane scrutò l'orizzonte in ogni direzione, come se stesse cercando di orientarsi. Dopo qualche incertezza, cominciò a concentrarsi sulla direzione di casa, guardando da quella parte con molta risolutezza; mezz'ora più tardi si decise a partire. Evitò di passare per i boschi, al passaggio delle automobili si nascose e aggirò fattorie e villaggi. Dopo poco più di un'ora sbucò sulla strada del villaggio e giunse a casa al galoppo. Aveva coperto una distanza di circa dieci chilometri. Nel secondo esperimento il cane fu lasciato nello stesso posto e 165 164 I poteri straordinari degli animali dopo un'esitazione di soli cinque minuti ripartì seguendo più o meno lo stesso percorso della volta precedente ma con una scorciatoia e arrivò a casa in 43 minuti. In un terzo tentativo impiegò più tempo, perché il traffico intenso lo obbligò a una lunga deviazione. Ecco le conclusioni di Schmidt: "Max non utilizzò in alcun modo l'olfatto, senso pur tanto importante in un cane". Non annusò gli alberi né il terreno, né cercò di fiutare una pista. Non aveva motivo di farlo, conclude Schmidt: "Fiutare una pista, umana o canina, non serve a un cane che cerca di tornare a casa".7 Né è pensabile che si sia valso della vista, perché il paesaggio gli era totalmente sconosciuto. A questo punto Schmidt diede inizio a una serie di prove con un cane di città, Nora, che viveva a Monaco. Nora fu portata una mattina presto in un quartiere della città che non conosceva, distante circa cinque chilometri da casa sua, vicino al Tierpark. Uscendo dal cesto la cagna si trovò in una grande piazza (la Johannisplatz a Bogenhausen). Si comportò in modo assai simile a Max; per 25 minuti circa cercò di orientarsi, guardando per la maggior parte del tempo nella direzione di casa, poi partì trotterellando. Tutto andò bene fino al momento in cui, nella Tassiloplatz, incontrò un cane in vena di giocare, che la condusse fuori strada. Dopo un po' si riorientò e si mise sulla via più diretta per casa. In tutto ci mise 93 minuti, compreso il tempo impiegato a studiare la situazione, a giocare e a cambiare rotta. Nel secondo esperimento, sei settimane più tardi, Nora fu lasciata nello stesso luogo. Questa volta (anche qui come Max) ci mise solo cinque minuti a orientarsi e seguì la rotta già percorsa fino alla Tassiloplatz, dove non s'imbattè in distrazioni: arrivò di corsa a casa dopo soli 37 minuti. Come Max, anche Nora non fiutava, non badava agli odori. Il paesaggio non le era familiare, perciò non si valse della vista. Dunque Schmidt concluse: "Ci troviamo di fronte a un enigma, al mistero di un senso sconosciuto, che si potrebbe forse descrivere semplicemente come il senso dell'orientamento".8 Lo studioso tedesco intraprese a questo punto tre esperimenti analoghi con un altro cane di fattoria, ma furono tre fallimenti. Il cane partiva sempre nella direzione sbagliata. E questo serva di salutare monito: i cani, come le persone, hanno doti diverse e alcuni hanno un senso dell'orientamento migliore di altri.

Elizabeth Marshall Thomas, che nel suo libro La vita segreta dei cani racconta in modo affascinante le sue osservazioni sul comporta I 1 Incredibili avventure mento dei cani lasciati alle proprie risorse, è giunta a conclusioni analoghe. Uno dei suoi cani, un husky di nome Misha, aveva un senso dell'orientamento eccezionale e riusciva a compiere tragitti di più di trenta chilometri. (La compagna di Misha, Maria, non si perdeva quando era con lui ma quasi invariabilmente si smarriva se usciva da sola. In quel caso semplicemente si sedeva con aria derelitta sul gradino di una casa. Prima o poi qualcuno cercava sul suo collare il numero di telefono e chiamava la Thomas che andava a prenderla in auto.) La domanda che si era posta la Thomas nel dare inizio ai suoi studi riguardava il senso dell'orientamento di Misha. Ma a questo interrogativo, scrive la Marshall, "non sono riuscita a trovare una risposta".9 Il cane non utilizzava punti di riferimento perché non seguiva sempre la stessa strada. Seguiva le stelle o la posizione del sole? Il suono del vicino oceano Atlantico? Gli odori presenti nell'aria? "Non lo sapevo, e non riuscii a scoprire niente dall'osservazione del suo trotto sicuro, del suo contegno fiducioso."10 Destinazioni varie: gli esperimenti con Pepsi Come abbiamo visto, molte specie sembrano possedere un senso dell'orientamento che permette loro di ritornare a casa da luoghi sconosciuti. Ma alcuni animali sono capaci di individuare più di una destinazione e di recarsi, attraverso zone ignote, in luoghi diversi da casa loro. Sembra, cioè, che sappiano orientarsi verso più luoghi. Sotto quest'aspetto il cane più straordinario che io abbia mai conosciuto è Pepsi, una meticcia figlia di un border collie e un terrier, che vive a Leicester. Quando il suo padrone, Clive Rudkin, mi contattò, nel 1995, Pepsi aveva già affrontato quattordici viaggi in tutta Leicester, dopo essere fuggita dalla casa di Clive o da quelle dei genitori e della sorella, per arrivare di lì a qualche ora a casa di amici o di familiari. Quasi tutti i tragitti compiuti erano più lunghi di cinque chilometri e avevano destinazioni varie: Pepsi aveva trovato la strada per arrivare in sei luoghi diversi che aveva conosciuto per esservi stata condotta in macchina e mai a piedi. Di solito, durante i viaggi in auto, la cagnetta se ne era stata seduta sul fondo della vettura e non aveva guardato fuori dal finestrino. Una volta era fuggita dalla casa dei genitori di Clive, sita a più di sei chilometri a nordest di quella del figlio, e si era materializzata da un amico del padrone, otto chilometri più a nord. Era già stata in quella casa, ma partendo da 166

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casa di Clive. Non aveva mai compiuto, nemmeno in macchina, il percorso dalla casa dei genitori a quella dell'amico. Nonostante queste avventure, distribuite su un arco di quattro anni, Pepsi non aveva mai avuto il permesso di vagabondare per le strade da sola e usciva solo accompagnata. La cagna non si era mai persa né fatta male e Clive si fidava di lei a tal punto che accettò di sottoporla a due esperimenti che furono filmati dalla BBC.11 La prima volta, Pepsi fu lasciata sola in un parco, tre chilometri a sudest di casa sua, e fu seguita da un operatore della BBC. La cagnetta scelse, per tornare a casa, una strada lievemente più lunga, ma molto amena, e seguì per la

maggior parte del tempo la riva del fiume. Il problema fu che ben presto Pepsi si accorse di essere seguita e si mise a sua volta a seguire il cameraman, insistendo a voler giocare con lui. L'uomo non fu capace di comportarsi da osservatore distaccato, ed è difficile capire quanto di quel che fece Pepsi sia stato influenzato dalla sua presenza. Per il secondo esperimento, Pepsi venne munita di un monitor GPS (Global Positioning System), sistemato sulla sua schiena in un taschino. Questo apparecchio, della grandezza di un telefono cellulare, indicava, tramite segnali satellitari, la posizione dell'animale con un'approssimazione di meno di dieci metri. Avevamo intenzione di lasciare Pepsi da sola in un luogo che non conosceva (la mattina presto, in modo da ridurre al minimo i pericoli del traffico) e di seguire i suoi spostamenti via satellite; le informazioni sul suo percorso arrivavano in automatico a intervalli di un minuto. Era il solstizio d'estate del 1996: mentre i druidi della New Age celebravano il sorgere del sole presso gli antichi megaliti, Clive e io eravamo in Ethel Road, a Leicester, e lasciavamo Pepsi a un angolo di strada che lei non conosceva, tre chilometri a est della casa di Clive. Ci eravamo arrivati con un taxi e lei era stata seduta sul fondo lontana dai finestrini. Seduta sul marciapiede, con aria perplessa ci guardò sparire, sempre con lo stesso taxi. Per precauzione, nel taschino che aveva sulla schiena avevamo lasciato un messaggio scritto, nel quale spiegavamo a chiunque la trovasse che ella partecipava a un esperimento; avevamo anche avvertito la polizia, nel caso si fosse smarrita. Tornammo a casa e attendemmo. L'avevamo lasciata alle 4.55 del mattino, e ci aspettavamo di vederla arrivare a casa di Clive, o a quella dei genitori, in due ore al massimo. Alle 9 del mattino non si era ancora fatta vedere e cominciavamo a stare in pensiero. Alla fine i Clive venne l'idea di provare da sua sorella, che era via per le va' .inze. E lì trovammo Pepsi sdraiata tranquillamente sul prato del i;lardino posteriore. Erano almeno sei mesi che non ci andava né sol.i né accompagnata. Era però fuggita da quella casa un paio di volte negli anni precedenti per andare a casa di un amico che viveva circa sei chilometri a sudovest. Ripensandoci, capimmo che era stata una scelta saggia da parte di l'epsi, perché, fra quelle che conosceva, era la casa più vicina; distava infatti solo un chilometro e mezzo dal luogo in cui era stata abbandonata. Quando ci mettemmo a decifrare i suoi spostamenti rilevati dal GPS, scoprimmo che Pepsi si era diretta prima verso nord per 450 metri (nella direzione opposta a quella che aveva imboccato il laxi), poi aveva vagabondato per almeno 8 minuti per le vie lì intorno, come per capire dove si trovava; infine aveva puntato verso est, proseguendo per un chilometro abbondante fino all'ospedale generale di Leicester, intorno al quale si era aggirata per 7 minuti. A questo punto, ben decisa, si era diretta verso la casa della sorella di Clive, a circa 450 metri di lì (fig. 10.1). Pepsi non avrebbe potuto trovare la casa servendosi del fiuto, perché il vento quella mattina soffiava costante da nordovest e non ha mai avuto il vento a favore. Da allora la cagnetta è fuggita altre quattro volte e ha compiuto svariati itinerari attraverso Leicester per recarsi in case che conosce e anche in una mai visitata in precedenza, quella del fratello di Clive. Il senso dell'orientamento di Pepsi riesce, chissà come, a farle sapere la sua posizione rispetto a case diverse e la posizione delle case fra loro, anche se la cagnetta vi è stata condotta in macchina e non ha guardato fuori dai finestrini. È come se avesse in testa una sorta di cartina geografica, solo che non c'è modo che possa essersi formata visto che la cagnetta viene abbandonata in un luogo sconosciuto. Più che di una cartina, Pepsi sembra essere in possesso di un senso dell'orientamento. Il senso dell'orientamento Come funziona il senso dell'orientamento? Quale che ne sia il fondamento fisico, io suppongo che l'animale in qualche modo senta che un certo luogo familiare è in una certa direzione, forse per una sorta di "attrazione". E forse ne sente anche la vicinanza o la lontananza. Nel caso più semplice, quello dei ritorni a casa, l'animale si sente

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^ EVING PUR Figura 10.1 Cartina parziale di Leicester. Sono indicati il posto in cui Pepsi è stata lasciata (A), i posti in cui si è recata, in ordine cronologico, così come sono stati rivelati dal GPS che portava sulla schiena, e la casa della sorella di Clive (B), dove pose termine al suo viaggio.

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170 I poteri straordinari degli animali "tirato" verso la sua abitazione e se si allontana dal percorso (come Nora a Monaco quando incontrò il cane che aveva voglia di giocare) è capace di riorientarsi e di riprendere la direzione giusta (fig. 10.2A). Un buon paragone potrebbe essere l'attrazione magnetica. Oppure un elastico invisibile. In entrambi i casi ci troveremmo di fronte a una forza che "tira" verso casa e da una sensazione, potremmo dire, di "fuochino" man mano che l'animale arriva più vicino. Il concetto di "fuochino" spiegherebbe anche la capacità che hanno certi animali trasportati in macchina o in altri veicoli di sapere quando stanno approssimandosi alla propria abitazione, come vedremo nel capitolo XII. 10 sostengo che quest'attrazione verso casa ha luogo all'interno di un campo che connette l'animale con il proprio ambiente. L'animale si costruisce una familiarità col suo ambiente. Il suo campo di atti vità all'interno dell'abitazione implica l'accumularsi di memorie. La mia ipotesi è che questo campo di attività, con la memoria che gli è intrinseca, sia una sorta di campo morfico. E, se l'animale è legato all'ambiente della sua abitazione da un campo morfico, ne consegue che questo collegamento è in grado di tendersi come un elastico e mantenersi anche a chilometri di distanza. Nonché di attirare l'animale verso casa. È possibile che, mentre l'animale è preso da altre attività, come la ricerca di nutrimento o l'esplorazione, il collegamento rimanga allo stato latente. Il cane che si trova lontano dalla propria dimora non ne viene attratto per tutto il periodo in cui è assente, ma, quando arriva il momento di tornare, è capace di trovare la strada. L'intenzione del ritorno ne motiva il comportamento, ma la capacità di ritrovare la direzione di casa o di un altro luogo dipende dall'aver stabilito o no in precedenza dei collegamenti con determinati luoghi. I comportamenti tendenti al ritorno, così come, più in generale, le doti di orientamento dipendono da una combinazione di fattori: : motivazione, ovvero intenzione, da una parte, e collegamenti creatisi in passato con determinati luoghi dall'altra; io suggerisco che questa memoria sia implicita nel campo morfico che connette l'animale a questi luoghi. 11 campo morfico che collega un animale alla sua abitazione è in stretto rapporto con quello del gruppo sociale con cui esso divide la propria casa. Il primo tipo di campo implica il senso dell'orienta mento; il secondo la comunicazione telepatica. Ma, come vedremo, i campi che collegano gli ammali tra loro non solo fungono da canali per la comunicazione telepatica, ma sono in grado di dare informa Figum 10 2 A: Connessioni attraverso un campo morfico tra un animale e la ,sua abita! "onee altri luoghi per lui importanti. B: L'animale è in un luogo

diverso; di conseguenza ì coìlegamentfcon la casa e con gli altri luoghi gli forniscono informazioni direzionali diverse. zioni sull'orientamento. Abbiamo già incontrato esempi di questo tipo di comunicazione (gatti o altri animali in pericolo che chiamano il padrone). L'analogia dell'elastico implica di per sé il concetto di direzione. Immaginate di essere bendati e di tenere in mano un capo di un lungo elastico teso. L'altro capo, che sta a molti metri di distanza, e at 173 172 I poteri straordinari degli animali taccato da qualche parte o tenuto da una persona. Voi vi sentite tirare non soltanto verso la persona, ma anche in una determinata direzione. Questa attrazione, o forza, che tira verso un obiettivo può venire modellata matematicamente in termini di attrattori dinamici all'interno di campi morfici (appendice C). Se un animale ha a disposizione molti luoghi in cui recarsi, si presume che provi la sensazione di venire attratto in più direzioni (fig. 10.2A). Forse è in grado di valutare la maggiore o minor vicinanza di ciascuno. Se l'animale è in una determinata posizione, le varie forze che lo tirano si orienteranno di conseguenza (fig. 10.2B). Alla luce di queste ipotesi, posso immaginare che Pepsi, abbandonata in un luogo a lei sconosciuto, abbia fatto il punto della situazione e preso nota delle varie direzioni in cui si trovavano le case amiche, tra cui la sua, quella dei genitori e quella della sorella di Clive. È possibile anche che abbia sentito che l'ultima fosse la più vicina e che per questa ragione si sia diretta da quella parte. La metafora dell'elastico è una delle due possibili. L'altra è quella dell'attrazione magnetica, che ha il vantaggio di ammettere non solo l'attrazione, ma anche la repulsione. Può darsi che luoghi in cui un animale ha avuto paura risultino repellenti anche a distanza, che la sensazione di "fuochino" man mano che ci si avvicina si leghi alla paura anziché al piacere. Questo spiegherebbe le reazioni che hanno certi cani mentre vengono portati in macchina dal veterinario. Se inquadriamo le capacità di orientamento degli animali domestici in un contesto evolutivo e biologico più vasto, ci sarà subito chiaro che si tratta di un'ipotesi piena di buon senso. Area familiare degli animali selvatici e randagi Qualsiasi animale che abbia una residenza fissa (le api con l'alveare, i pettirossi con il nido, i lupi con la tana) frequenta la zona immediatamente circostante, detta "area familiare", che può variare in ampiezza da un giorno all'altro e da una stagione all'altra. All'interno dell'area familiare può esserci il territorio vero e proprio o area difesa. Un gatto domestico, per esempio, potrà avere un territorio del diametro di un centinaio di metri, che conosce perfettamente e protegge, ma può anche avere un'area familiare più vasta, che si estende per un chilometro e mezzo intorno all'abitazione in cui vive. Anche noi abbiamo un'area familiare che comprende il quartiere, i luoghi dove andiamo a fare la spesa, quelli in cui lavoriamo e giochiamo, quelli in cui andiamo a passeggiare con il cane, le abitazioni 1 Incredibili avventure di amici e parenti dove ci rechiamo in visita e così via. All'interno di questo ambito ci sono i territori che difendiamo, solitamente la casa e il giardino. In linea generale, la nostra capacità di orientarci all'interno di questa zona dipende dal fatto che vediamo oggetti a noi ben noti e lo stesso vale per gli animali. Odori, suoni e oggetti familiari permettono loro di sapere dove si trovano e di orientarsi. All'interno dell'area familiare si percorrono strade note e non serve un particolare senso dell'orientamento.

Ma le strade note hanno richiesto un apprendimento. Ogni animale giovane deve imparare a conoscerle. Ciascun individuo preso singolarmente e ciascun gruppo che si insedia in un luogo nuovo hanno necessità di esplorare le zone circostanti, poi, per ritrovare la via di casa, non possono contare sulla memoria, a meno di non tornare sui propri passi. In parte annotano alcuni punti di riferimento o seguono una pista olfattiva. Ma c'è un altro metodo: l'arte della navigazione. In senso biologico la navigazione è "la capacità di orientarsi in direzione di un obiettivo, indipendentemente dalla sua direzione e senza far riferimento a indicatori visivi".12 In questo modo l'animale è capace di tornare prendendo scorciatoie, senza dover memorizzare il percorso compiuto all'andata. Per esempio, se un animale è inseguito da un predatore, fugge correndo in una direzione sconosciuta e non annota nulla. Analogamente, un carnivoro si allontana spesso dalla sua area familiare per inseguire la preda. Gli uccelli possono essere portati fuori rotta da un vento forte e gli animali acquatici spinti lontano dalle correnti. In tutte queste situazioni gli animali devono affidarsi alle proprie doti di navigazione. In linea di principio, quanto più vasta è l'area familiare tanto più importanti sono le doti di orientamento dell'animale. Per esempio, alcuni branchi di lupi possiedono e difendono territori vastissimi. Nel Minnesota settentrionale, dove la popolazione dei cervi è relativamente numerosa, un territorio può raggiungere una superficie di 130300 chilometri quadrati. In Alaska, dove i lupi predano quasi esclusivamente le alci, un territorio può arrivare a quasi 2000 chilometri quadrati. Nelle isole artiche, dove la selvaggina è scarsa, il territorio di un branco può arrivare a coprire migliaia di chilometri quadrati. È stato osservato che un branco di Ellesmere Island (a nordovest della Groenlandia) in sei settimane copriva un territorio di più di 13.000 chilometri quadrati.13 Se teniamo conto che il lupo, l'antenato selvatico del cane, ha un 174 I poteri straordinari degli animali i * così formidabile senso dell'orientamento, le capacità del cane domestico ci sembreranno meno sorprendenti. I cani randagi hanno un'area familiare notevolmente inferiore e tuttavia hanno una straordinaria capacità di orientamento. Nell'Italia centrale e meridionale, per esempio, non di rado capita di incontrare branchi di cani selvatici, e i loro spostamenti sono stati analizzati anche con l'aiuto di apparecchiature radio. In uno di questi studi, condotto in una regione montagnosa dell'Abruzzo, la superficie complessiva dell'area familiare risultò di 57 chilometri quadrati, all'interno dei quali vi erano tratti più frequentati, specialmente vicino alla tana e alle pattumiere dove i cani andavano a cercare il cibo. L'area familiare era mobile, a seconda della stagione e degli anni, e il branco cambiava abitudini quando individuava nuove fonti di sostentamento.14 Ogni tanto il gruppo si allontanava dall'area familiare per grandi esplorazioni. In seguito a una di queste sortite una femmina si creò una nuova tana a 16 chilometri di distanza. Curiosamente, l'area familiare di questi randagi era incuneata tra i territori assai più ampi (uno di essi si estendeva per oltre 300 chilometri quadrati) di due branchi di lupi. I gatti hanno aree familiari assai più ristrette, anche se alcuni gatti di fattoria arrivano a coprire aree del diametro di 300 metri.15 Il ma schio si muove in genere di più, e alcuni randagi delle foreste au straliane arrivano a 5 chilometri quadrati.16 È difficile capire quanto di questa capacità di orientarsi di lupi, gatti e cani dipenda dalla normale memoria dei luoghi attraversati e quanto invece da un senso dell'orientamento più misterioso. È probabile che questi fattori lavorino in sinergia. II cane e il gatto domestici si allontanano molto meno dei loro pa renti randagi o selvatici, ma, proprio perché meno liberi, ci sono di grande aiuto per studiare il senso dell'orientamento. Le ricerche sui selvatici sono molto impegnative e quindi più rare: bisogna prima catturarli, poi portarli in un luogo a loro sconosciuto e infine liberar li. I domestici invece sono più accessibili. Vengono normalmente

portati in giro in auto o con altri mezzi di trasporto e, come vedre mo, benché si addormentino per strada, senza poter memorizzare la strada percorsa, non di rado capiscono quando si sta per giungere a destinazione. Ma le più spettacolari doti di orientamento le dimostrano gli uccelli, e quelle meglio studiate sono quelle dei colombi. I colombi viaggiatori II primato delle distanze percorse dagli uccelli migratori appartiene a specie selvatiche. Il pinguino di Adelia, l'uccello delle tempeste codaforcuta, la berta minore, l'albatro, la cicogna, la sterna, la rondine e lo storno compiono percórsi migratori superiori ai millecinquecento chilometri.17 In un esperimento, due albatri di Laysan furono portati via dall'atollo di Midway, nel mezzo del Pacifico, e liberati a più di cinquemila chilometri di distanza, nello stato di Washington, sulla costa occidentale degli Stati Uniti: uno dei due ritornò in dieci giorni, l'altro in dodici. Un terzo tornò dalle Filippine (6500 chilometri) in poco più di un mese.18 In un esperimento con le berte minori, alcuni esemplari furono tolti alle loro gallerienido sull'isola di Skokholm, al largo della costa gallese. Una fu liberata a Venezia e tornò in quattordici giorni. Un'altra ce ne mise dodici e mezzo da Boston: un viaggio di 4800 chilometri attraverso l'Atlantico.19 Benché i loro spostamenti siano assai meno ampi di quelli degli uccelli marini che ho appena citato, i colombi viaggiatori sono una scelta obbligata per chi desideri approfondire questi fenomeni, visto che sono stati allevati e selezionati da molte generazioni appositamente per la loro abilità di ritrovare la via di casa: quelli da competizione sono capaci di percorrere centinaia di chilometri in un sol giorno. Le tecniche per allevarli e addestrarli sono ben note, e non sono animali costosissimi. I colombi viaggiatori sono stati usati in molti esperimenti, eppure, dopo quasi un secolo di ricerca appassionata e frustrante, nessuno è riuscito a carpirne il segreto. Ogni tentativo di attribuire le loro doti di navigatori alle normali facoltà sensoriali o a fenomeni fisici conosciuti si è rivelato un fallimento. I ricercatori più accorti riconoscono tranquillamente il problema: "Le incredibili capacità di adattamento degli uccelli viaggiatori e migratori continua da anni a lasciarci esterrefatti. Si possono cancellare tutti i possibili indizi: questi animali hanno sempre di riserva qualche strategia per mantenere la giusta rotta di volo".20 "Il problema dell'orientamento degli uccelli rimane a tutt'oggi irrisolto."21 Per capire perché, è necessario prendere in esame le varie ipotesi avanzate negli anni sui colombi viaggiatori e vedere come mai si siar no dimostrate tutte inadeguate. La teoria, sostenuta per la prima volta da Darwin, secondo la quale memorizzano ogni cambio di rotta del viaggio di andata, è stata confutata: i colombi sono stati trasportati per strade tortuose fino a 177 176 I poteri straordinari degli animali un luogo a essi sconosciuto, in un veicolo chiuso e dentro gabbie rotanti; altre volte sono stati anestetizzati per tutta la durata del viaggio: al momento del rilascio volano diritti a casa.22 Anche l'ipotesi che riconoscano i luoghi basandosi sugli elementi del paesaggio si è rivelata priva di fondamento. I colombi sono sì capaci di ritrovare la via di casa seguendo rotte conosciute, ma sanno farlo anche partendo da luoghi sconosciuti e distantissimi. In alcuni esperimenti compiuti negli anni Settanta, ad alcuni colombi furono addirittura applicate lenti a contatto di vetro opaco che li rendevano temporaneamente ciechi: essi riuscirono ugualmente a trovare la strada, per quanto lunga e accidentata e per quanto alcuni abbiano urtato alberi o fili della luce in prossimità della colombaia. Avevano bisogno di vederci per atterrare, ma erano riusciti a compiere praticamente tutto il percorso.23 L'ipotesi che i colombi calcolino latitudine e longitudine guardando la posizione del sole e che siano in grado di fare un confronto tra il moto e

l'inclinazione solari del luogo in cui si trovano e quelli di casa propria, è stata invalidata in due modi. Primo, il colombo viaggia anche con il tempo nuvoloso e può essere addestrato a ritornare anche di notte. La vista del sole, dunque, non è indispensabile. Secondo, orientarsi con l'aiuto del sole è possibile solo se si possiede un orologio di precisione.24 Se noi teniamo un colombo viaggiatore alla luce artificiale per una parte della notte e al buio per una parte del giorno, otteniamo l'effetto di spostare il suo "orologio interno" di sei o dodici ore; se poi lo liberiamo in una giornata di bel tempo, prima l'animale risulta confuso e si accinge a partire nella direzione sbagliata, ma presto corregge la rotta e si dirige verso casa. Se il cielo è nuvoloso esso partirà subito nella direzione giusta. Questi esperimenti stanno a dimostrare che è sì possibile che il sole serva in qualche modo da bussola, ma che non è essenziale perché un colombo ritrovi la strada di casa.25 La teoria secondo la quale l'uccello sentirebbe l'odore di casa da chilometri di distanza, anche con il vento contrario, pare estremamente improbabile. Nondimeno sono stati tentati vari esperimenti. In genere i colombi, pur con le narici bloccate dalla cera, i nervi olfattivi recisi o la mucosa olfattiva anestetizzata, riuscivano a trovare la direzione. Può darsi che utilizzino l'olfatto in zone che frequentano spesso e delle quali possano riconoscere gli odori trasportati dal vento, ma la loro capacità di tornare da luoghi sconosciuti non può dipendere da questo senso.26 Infine vi è l'ipotesi magnetica. È possibile che i colombi abbiano Incredibili avventure un senso preposto al magnetismo, una bussola biologica? Il problema è che, anche se disponessero di una bussola interna, essa non darebbe informazioni sulla direzione della via di casa. Se veniamo porlati in un luogo sconosciuto e forniti di bussola, individuiamo il nord, non casa nostra. Lo strumento ci aiuterebbe a orientarci, ma per sapere dove andare abbiamo bisogno di qualcos'altro. E se questa bussola interna fosse tanto sensibile da dare informazioni sulla latitudine? Ci sono due modi in cui lo potrebbe fare: primo, registrando i piccoli cambiamenti nell'intensità del campo magnetico che dipendono dalla distanza dal Polo; secondo, valutando l'inclinazione del campo magnetico. Al Polo Nord magnetico l'ago punta in giù, all'equatore è orizzontale e a metà strada l'angolo varia a seconda della latitudine. Tuttavia, per cogliere queste differenze, il senso magnetico dei colombi dovrebbe essere davvero molto preciso. Nella regione nordoccidentale degli Stati Uniti, per esempio, su una distanza di 160 chilometri in direzione nordsud, l'intensità media del campo cambia meno dell'un per cento e l'inclinazione dell'ago meno di un grado. E, anche volendo prendere in considerazione la possibilità che i colombi siano dotati di un organo tanto sensibile, esso non fornirebbe alcuna informazione sulla longitudine, vale a dire su quanto a est o a ovest da casa propria essi si trovino. I colombi sanno ritornare da tutti i punti cardinali. In ogni caso, l'ipotesi magnetica è stata messa alla prova: ad alcuni uccelli è stata attaccata una calamità, allo scopo di confondere il loro eventuale sensore interno; tuttavia, gli animali così preparati hanno fatto ritorno esattamente come quelli di controllo, che portavano oggetti di peso e dimensioni equivalenti, ma privi di qualità magnetiche.27 L'inconsistenza di tutte queste teorie lascia la questione fondamentalmente inspiegata. Io personalmente ritengo che le imprese di viaggio dei colombi si possano spiegare soltanto con il senso dell'orientamento, come ho già detto a proposito di cani, gatti e altri animali. Indubbiamente possono aiutarsi a mantenere la rotta valutando la posizione del sole e forse anche basandosi su un senso del magnetismo. Ma senza l'attrazione del campo morfico che li collega con la casa questi uccelli si perderebbero. Il senso dell'orientamento nell'uomo I nostri antenati che si nutrivano cacciando e raccogliendo i frutti della terra erano soggetti alle stesse leggi della selezione degli altri 178

I poteri straordinari degli animali

animali. Gruppi o individui che si allontanavano dalla dimora abituale e non riuscivano a ritrovare la strada finivano con tutta probabilità per soccombere, a meno di trovare un altro gruppo umano che li accettasse. Fino a tempi molto recenti, popoli come gli aborigeni australiani, i boscimani del Kalahari e i navigatori della Polinesia erano famosi per il senso dell'orientamento e per altre abilità straordinarie non riconosciute nelle società industriali moderne. Laurens van der Post racconta il suo viaggio nel deserto del Kalahari in compagnia di alcuni boscimani; dopo molti chilometri di marcia su una pista piena di curve, egli non aveva alcuna idea di dove si trovasse l'accampamento. Ma i compagni non avevano un dubbio. "Erano sempre orientati. Sapevano, senza uno sforzo cosciente, dove si trovava la loro casa."28 Una delle più spettacolari dimostrazioni di capacità di orientamento è stata data da Tupaia, gran capo spodestato dei navigatori di Raiatea, vicino a Tahiti. Il capitano James Cook lo conobbe nel 1769, in occasione della sua prima esplorazione, e lo invitò a viaggiare con lui a bordo della nave Endeavour. Essi percorsero quasi undicimila chilometri: toccarono le isole della Società, fecero il periplo della Nuova Zelanda, costeggiarono l'Australia per approdare infine a Giava. In qualunque momento, nonostante la distanza e la complessità della rotta seguita dalla nave tra le latitudini 48° sud e 4° nord, Tupaia era in grado di indicare la direzione di Tahiti.29 Le popolazioni civilizzate, invece, e in special modo quelle urbane moderne, hanno un numero così grande di apparecchiature per la navigazione, segnali, mappe e bussole (e moderni sistemi di localizzazione satellitare globale) che il senso dell'orientamento non è più necessario alla sopravvivenza. La nostra educazione non ne prevede il potenziamento e la scienza tradizionale gli dedica ben poco spazio. Cionondimeno, tale senso non si è atrofizzato completamente nell'uomo moderno.30 Siamo vagamente consci della sua esistenza, per esempio se ci paragoniamo ad altri che si perdono più o meno facilmente di noi. Tuttavia, in assenza di supporti artificiali, quasi tutti coloro che vivono nelle società industrializzate sono cattivi navigatori se comparati con gli animali non umani. Ed è per questo che rimaniamo tanto affascinati dalle capacità di cani e gatti e troviamo tanto interessanti le doti dei colombi viaggiatori. Sanno fare una cosa che noi non sappiamo fare. Hanno una sensibilità che noi abbiamo perduto. XI Migrazioni e memoria La capacità di far ritorno al proprio nido e quella di migrare sono strettamente collegate. Potremmo dire che un ciclo migratorio è un sistema in cui si fa due volte ritorno alla propria abitazione. Per esempio, le rondini dell'Inghilterra percorrono in autunno un tragitto di quasi diecimila chilometri per raggiungere i propri territori alimentari in Sudafrica, trasvolando il deserto del Sahara. In primavera tornano ai territori di riproduzione in Inghilterra, spesso nel medesimo luogo in cui avevano nidificato l'anno precedente. Esse "tornano" in Africa e "tornano" in Inghilterra. Ancor più stupefacente è l'istinto dimostrato dagli uccelli giovani di raggiungere la propria sede invernale senza la guida degli adulti. Il cuculo europeo, in quanto parassita del nido, viene allevato da uccelli di altre specie e non conosce i genitori; per di più gli adulti partono per l'Africa meridionale in luglio o agosto, prima che i giovani siano pronti a migrare. Quattro settimane dopo i giovani cuculi trovano da soli la via per gli ancestrali territori alimentari africani. Anche gli insetti sono capaci di grandi voli migratori per destinazioni sconosciute. Il caso più noto è quello della farfalla monarca (Danaus plexippus). Le farfalle di questa specie, nate presso i Grandi Laghi, nella regione nordorientale degli Stati Uniti, compiono un percorso migratorio verso sud di circa 3000 chilometri, e svernano a milioni sugli "alberi delle farfalle" negli altipiani del Messico. Di lì in primavera tornano verso nord. La prima generazione di farfalle migratrici muore dopo essersi riprodotta nella zona più meridionale dei propri territori, tra il Texas e la Florida. La prole continua il viaggio verso nord fino ai Grandi Laghi e al Canada meridionale, dove si

riproduce per molte generazioni. In autunno le giovani migratrici si dirigono verso il Messico per svernare sui medesimi alberi; ma sono lontane da tre a cinque generazioni da quelle arrivate l'inverno pre 180 1 poteri straordinari degli animali ; cedente. Il ciclo migratorio si conclude dopo varie generazioni successive e nessuna farfalla presa individualmente può fare esperienza di tutto il processo. 1 Come fanno questi insetti a trovare la via verso le destinazioni ancestrali? Volano verso una meta, come i colombi viaggiatori, basandosi sul senso dell'orientamento? O seguono una serie di istruzioni programmate geneticamente, le quali indicano loro la direzione e li aiutano a orientarsi grazie al sole, alle stelle e al magnetismo? In questo capitolo mi propongo di dimostrare che la teoria della programmazione genetica della migrazione non spiega tutto e che gli animali migratori contano su un senso dell'orientamento che li conduce alla meta, alla quale sono collegati da un campo morfico che contiene la memoria ancestrale del percorso da compiere. Tutta via, se è possibile che gli uccelli che navigano verso un obiettivo ab biano una bussola interna e riescano a orientarsi grazie al sole, è an che possibile che altri animali migratori si valgano dei flussi magnetici o dei segnali astronomici. > Sole, stelle e bussole Nella fantasia dei biologi, gli uccelli migratori sono muniti di un programma innato, una sorta di bussola interna che interpreta i flussi magnetici e la posizione del sole e delle stelle. In linguaggio scientifico questo dispositivo interno si chiama "programma di navigazione vettoriale spaziotemporale ereditario".2 Ma questo prezioso termine tecnico non fa che riproporre il problema senza risolverlo. La prova principale a favore del ruolo delle stelle consiste in questo: se, all'inizio della stagione migratoria, gli uccelli vengono tenuti dentro a un planetario, essi tendono a dirigersi nella direzione corretta rispetto alla rotazione delle "stelle". Nell'emisfero settentrionale, il punto intorno al quale ruotano gli astri è il Polo nord celeste, e in questo modo il movimento delle stelle serve da bussola. Tuttavia, nella vita reale, i migratori riescono a trovare la strada anche di giorno o quando il tempo è molto nuvoloso.3 Per esempio, in un esperimento eseguito nella contea di Albany, nello stato di New York, che prevedeva un sistema di localizzazione degli animali mediante radar, si scoprì che, nonostante un cielo nuvoloso che durò parecchi giorni, molte specie abituate a volare di notte non erano affatto disorientate. Non vi fu "il benché minimo cambiamento nel loro stile di volo".4 Dunque, una bussola basata sugli astri non sarebbe determinante. 1 ' Migrazioni e memoria 181 E se fosse una bussola magnetica? A quanto pare alcune specie sentono effettivamente i flussi magnetici terrestri e gli uccelli migratori in gabbia cambiano direzione ai propri saltelli se si modifica il campo magnetico intorno a loro.5 Se è vero che un "senso della bussola" e la rotazione delle stelle possono essere utili, è anche vero dhe non dicono a un uccello dove si trova e da che parte deve andare. La teoria della programmazione genetica sostiene non che i migratori sanno dove vanno, bensì che volano in una direzione prestabilita. C'è una grande differenza tra dirigersi in volo verso un obiettivo e seguire una serie di istruzioni, ed è che conoscere la destinazione consente una navigazione più flessibile. Se cerchiamo di raggiungere una città per una certa via e ci perdiamo, se sappiamo in che luogo siamo diretti possiamo trovare un percorso alternativo. Ma se non conosciamo la nostra destinazione e ci limitiamo a seguire una serie di istruzioni tipo "vai avanti per altri 120 chilometri a nordest, poi per 32 chilometri verso nord", non saremo in grado di far fronte a situazioni d'emergenza.

Un percorso migratorio programmato dovrebbe essere di una precisione impressionante per permettere agli animali di trovare la strada verso i territori invernali provenendo da punti diversi e poi di ritornare nelle località d'origine la primavera seguente. Per esempio, le rondini dell'Irlanda occidentale, dell'Inghilterra orientale e della Germania settentrionale seguono tragitti diversi, in direzioni diverse, prima di convergere sullo stretto di Gibilterra da cui compiono la traversata verso l'Africa. Al ritorno, dovrebbero essere programmate in modo da separarsi dopo aver raggiunto l'Europa e imboccare quindi vie distinte che le portino alle rispettive destinazioni. Un sistema tanto rigido sarebbe poco adattabile e un uccello che perdesse la rotta a causa del vento avrebbe poche possibilità di ritrovare la strada che conduce ai territori di riproduzione. In secondo luogo, questi ipotetici programmi sarebbero creati da mutazioni genetiche casuali e da una selezione naturale che avverrebbe nell'arco di molte generazioni, ciò che renderebbe difficile l'evoluzione dei nuovi modelli di migrazione e impedirebbe agli animali di adattarsi rapidamente ai cambiamenti delle condizioni di vita. In terzo luogo, l'unico caso in cui sarebbe accettabile l'ipotesi del comportamento migratorio programmato sarebbe quello in cui il magnetismo si combinasse con la capacità di interpretare i moti del sole e degli astri. Il problema è che non solo il campo magnetico del

182 I poteri straordinari degli animali '4 la terra subisce variazioni durante il giorno e a seconda delle stagioni dell'anno, ma i poli magnetici si spostano. Il polo nord magnetico non coincide perfettamente con quello geografico; attualmente è situato nel Canada settentrionale, nelle isole Regina Elisabetta, tra i 103° ovest e i 77° nord. Questo significa che l'ago della bussola non indica il nord reale, ma è inclinato rispetto a esso. L'angolo di deviazione, chiamato declinazione, varia da un luogo all'altro ed è tanto maggiore quanto maggiore è la latitudine. Chi naviga usando la bussola è costretto a tener conto di questo fenomeno e a fare calcoli, variabili a seconda della latitudine e della longitudine, che utilizzano fattori di correzione continuamente aggiornati a mano a mano che i poli magnetici si spostano. Non esiste animale programmabile per fare correzioni del genere. Accade inoltre che, in aggiunta allo spostamento dei poli, il campo magnetico della terra di per sé subisca modifiche notevoli su un arco di tempo di circa due secoli (fig. 11.1). Qualsiasi sistema di navigazione programmato geneticamente che fosse collegato con il campo magnetico della terra subirebbe veri e propri sconvolgimenti a causa di questi mutamenti; andrebbe aggiornato di continuo. Ma l'arco di tempo in cui questi cambiamenti avvengono è troppo breve perché la selezione naturale sia in grado di adattare i cosiddetti "geni della migrazione". La selezione naturale, con tutta probabilità, ha interesse a contrastare sistemi troppo rigidamente programmati. Sappiamo già che cani, gatti, colombi e altri animali sono capaci di ritrovare la via di casa da luoghi sconosciuti. Danno prova di capacità di navigazione rivolta a una meta, basata sull'attaccamento all'ambiente primitivo che consente di localizzarlo ovunque si trovi. Capacità d'orientamento di questo tipo, più flessibili, sarebbero forse favorite dalla selezione naturale rispetto a una programmazione genetica rigida, ammesso e non concesso che una simile programmazione esista. Infine, una migrazione programmata grazie a una sensibilità al magnetismo dovrebbe rivelarsi estremamente adattabile nei periodi di sconvolgimento dei poli magnetici. A intervalli irregolari i poli magnetici si rovesciano: il polo

nord magnetico si trova vicino a quello sud geografico e viceversa. Negli ultimi venti milioni di anni il polo nord magnetico è finito al polo sud non meno di 41 volte, e 41 volte è ritornato al suo posto.6 (La storia di questi rovesciamenti polari è stata ricostruita grazie alla direzione della magnetizzazione nelle rocce magnetiche, vero e proprio "archivio" fossile della polarità esistente nel periodo in cui si sono formate. Il rovesciamento Figura 11.1.1 cambiamenti nel campo magnetico terrestre negli ultimi secoli. Le isoipse indicano la forza del campo al punto di confine tra il nucleo e il mantello. Le linee di forza escono dall'emisfero meridionale e rifluiscono in quello settentrionale. Le linee continue rappresentano l'intensità del flusso magnetico verso l'interno del nucleo, quelle tratteggiate quella del flusso verso l'esterno (da Bloxham e Gubbins, The scodar variation...,1985). JL 184 I poteri straordinari degli animali :;" della polarità è rivelato dall'alternarsi delle direzioni della magnetizzazione nei successivi strati di roccia.) Stando così le cose, la selezione naturale eliminerebbe gli animali che seguissero un programma di navigazione troppo rigidamente fondato sul magnetismo. Dal momento che tutti gli animali migratori esistenti oggi sono discendenti di specie che hanno visto un'ottantina di rivoluzioni magnetiche negli ultimi venti milioni di anni, essi devono avere avuto antenati capaci di raggiungere le mete desiderate in barba ai rovesciamenti della polarità magnetica della terra. E se gli animali fossero in grado di calibrare la loro bussola interna interpretando parametri celesti, come la direzione in cui tramonta il sole e la rotazione degli astri intorno al polo nord celeste? Studi compiuti sul passero delle savane, un migratore d'America, hanno dimostrato che la sua bussola interna subisce aggiustamenti e calibrature dovute all'osservazione degli astri addirittura nel corso della vita di un singolo uccello.7 Specie che dimostrano simili capacità di adattamento saranno bene in grado di preservare il proprio senso dell'orientamento nonostante le variazioni del campo magnetico terrestre. Tuttavia, anche se è possibile che alcuni migratori si servano del campo magnetico terrestre per mantenere la rotta, questo non significa che siano in possesso di un sistema di navigazione che li tiene informati sulla propria posizione e su quella della meta. Alcuni animali potrebbero avere ereditato una sorta di carta geografica mentale e sapere dov'è il loro obiettivo, ma è molto improbabile che volino semplicemente contando su una bussola interna, sul sole e sulle stelle. In fin dei conti, fino al XVIII secolo, neppure i più abili navigatori umani riuscivano a tenere una rotta perfetta basandosi su mappe e bussole e sull'osservazione degli astri. Per conoscere la latitudine (la posizione rispetto al nord e al sud) prendevano nota dell'elevazione del sole a mezzogiorno e poi si aiutavano con la bussola. Ma non era possibile conoscere la longitudine, vale a dire la posizione rispetto all'est e all'ovest. Soltanto dopo che John Harrison ebbe inventato il cronometro, meno di 250 anni fa, si arrivò a una misurazione corretta della longitudine per mare e a una maggiore precisione nelle rotte.8 Migratori oceanici Alcuni pesci, per esempio i salmoni e le anguille, compiono migrazioni di migliaia di chilometri e le loro doti di orientamento non sono spiegabili ricorrendo agli astri e al sole: è difficile osservare il .=: :" '= .. Migrazioni e memoria 185 i ielo stando sott'acqua. Deve esserci un'altra ragione. Con tutta probabilità l'olfatto ha un ruolo importante al momento dell'arrivo .i destinazione, e nel caso del salmone tutto sta a indicare che "fiui.i" il fiume d'origine fin dall'estuario.9 Ma non può essere l'olfatto i guidarli fino a quel tratto di costa, che dista centinaia o migliaia di chilometri dai loro territori alimentari. E gli stessi problemi si pongono se cerchiamo di capire la migrazione delle tartarughe marine.

Le tartarughe franche appena sbucate dalle uova sull'isola di Ascensione, in mezzo all'Atlantico, sono capaci di attraversare l'oceano per raggiungere i territori alimentari degli antenati, al largo della costa brasiliana. Anni dopo, quando è il loro turno di deporre le uova, percorrono i 2250 chilometri che le separano dall'isola di Ascensione, il cui diametro è di soli 10 chilometri; e fra un luogo e l'altro non incontrano mai terra. Alcuni esperimenti, in cui le tartarughe venivano munite di dispositivi per la localizzazione via satellite, hanno dimostrato che mantengono un percorso rettilineo per centinaia di chilometri e che "durante viaggi di lunga percorrenza in i nare aperto, hanno la capacità di puntare su mete ben precise, senza che i loro comportamenti indichino una ricerca, casuale o sistematica che sia". Continuano a seguire la direzione prescelta anche di notte, anche quando la luna è invisibile, e compensano gli spostamenti dovuti alle correnti.10 Se una tartaruga viene catturata e lasciata libera lontana dal luogo in cui vive di solito, essa riesce ugualmente a fare ritorno al proprio territorio. Ci è giunta notizia di un esperimento compiuto non intenzionalmente nel 1865: riguardava una tartaruga franca catturata ad Ascensione e portata in nave fino alla Manica, a 5000 miglia di distanza, e lì liberata. Due anni più tardi fu ritrovata di nuovo ad Ascensione e riconosciuta dal marchio sul carapace.11 Le testuggini sembrano possedere un senso del magnetismo,12 ma nemmeno la bussola più sofisticata può spiegare prodezze di navigazione di questo genere. La maggior parte dei migratori si muovono ciclicamente tra i territori di riproduzione e quelli alimentari, ma altri non hanno un itinerario fisso. Gli albatri, per esempio, vagano sull'oceano alla ricerca di cibo compiendo spostamenti grandi e imprevedibili, eppure riescono sempre a ritornare alle loro isole in mezzo all'oceano. Ad alcuni albatri migratori che nidificano nelle isole Crozet (nell'Oceano Indiano meridionale) sono stati applicati dispositivi per localizzarli via satellite: ne è emerso che si spingono in cerca di cibo in

186 I poteri straordinari degli animali *, qualsiasi direzione e che, per quanto lungo e complicato sia il loro girovagare, rientrano senza un'esitazione (fig. 11.2).13 Come le tarta rughe franche, ritrovano l'isola di provenienza seguendo un percor so rettilineo, come se sapessero precisamente dove si trovi e non co me se la stessero cercando. Né può essere l'olfatto a guidarli, perché spesso rincasano col vento di traverso o contrario.14 È evidente che questi uccelli, come le testuggini, navigano verso la meta usando metodi che nulla hanno a che vedere con programmi ereditati e ca pacità sensoriali normali. ,, Senso dell'orientamento, campi morfici e memoria ancestrale Percorso dell'albatro 1 Percorso dell'albatro 2 II senso dell'orientamento di animali domestici e colombi è frutto del legame fortissimo con i luoghi familiari e specialmente con l'abitazione; e io ritengo esista un vincolo analogo che collega le testuggini con le spiagge natie e i territori alimentari, gli albatri con le proprie isole e le rondini con i territori di riproduzione e di svernamento. Queste connessioni invisibili permettono agli animali di dirigersi verso la meta e passano attraverso i campi morfici, che han Migrazioni e memoria , 187 no un ruolo fondamentale tanto nel fenomeno migratorio quanto nell'abilità di ritrovare la propria abitazione. Una delle caratteristiche del campo morfico è la sua memoria intrinseca (appendice C), che si trasmette grazie a un processo di risonanza morfica e permette a un dato organismo (per esempio un uccello migratore) di "risonare" con organismi della stessa specie ma di generazioni precedenti.15 Così, se un giovane cuculo si mette in viaggio dall'Inghilterra verso l'Africa, si lascia

guidare nel volo dalla memoria collettiva dei propri antenati, intrinseca al campo morfico del suo percorso di migrazione, la quale contiene il ricordo delle direzioni da prendere e gli da modo di riconoscere il paesaggio e i luoghi dove nutrirsi e riposarsi. Ed è sempre questa memoria collettiva a fargli riconoscere la destinazione, il territorio nel quale da sempre svernano i suoi antenati. La selezione naturale favorirebbe di gran lunga gli individui che entrano più facilmente in armonia con questo campo migratorio ancestrale. Gli animali non particolarmente dotati in questo senso avrebbero forse poche probabilità di sopravvivere. Le migrazioni seguono in genere itinerari sempre uguali, ripetuti per molte generazioni. Il senso dell'orientamento dei migratori si manifesta secondo sequenze precise. Per esempio, molte specie dell'America del Nord compiono i loro tragitti seguendo "rotte aeree", vere e proprie strettoie a imbuto che li portano in America centrale o sul golfo del Messico e poi si aprono a raggiera in più itinerari verso l'America del Sud. Al ritorno, le vie si restringono nuovamente sopra l'America centrale e il Golfo per poi seguire una delle grandi rotte che portano a nord: su per la costa del Pacifico, per esempio, o per il corso del Mississippi. Figura 11.2. Percorsi compiuti da tre albatri nell'Oceano Indiano meridionale (da Jou ventin e Weimerskirsch, Satellite tracking..., 1990). Percorso dell'albatro 3 I

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188 I poteri straordinari degli animali Analogamente, alcuni migratori che si riproducono nell'Europa occidentale come le rondini convergono tutti verso lo stretto di Gibilterra, il tratto più breve di mare che separi l'Africa dall'Europa, e poi attraversano in volo il deserto del Sahara. Le popolazioni delle stesse specie che vivono nell'Europa orientale trasvolano invece il Bosforo, la breve traversata che divide l'Europa dall'Asia. In tutti i casi il senso dell'orientamento degli uccelli dipende dalla fase del viaggio in cui si trovano. Non si dirigono alla dimora estiva o invernale in linea retta, bensì secondo traiettorie di volo che li conducono ai punti tradizionali per la traversata e spesso volano lungo le coste dei mari o dei fiumi. I giovani uccelli che si mettono in viaggio per la prima volta senza la guida degli adulti che già conoscono la strada (per citare una specie, i cuculi) devono affidarsi esclusivamente a questa sequenza di istruzioni ereditate e non hanno alcuna esperienza personale della loro dimora invernale o delle fasi intermedie del viaggio. Dopo che hanno trascorso la stagione fredda nel territorio di svernamento o riproduzione, alcuni migratori sono in grado di ritrovare la meta non soltanto seguendo il percorso usuale, ma anche partendo da un luogo ad essi sconosciuto. La capacità di stabilire un collegamento con i luoghi viene definito dagli scienziati site imprinting, ma di fatto si sa assai poco di come funzioni.16 Io suggerisco l'ipotesi che questo imprinting sia possibile grazie a un campo morfico che collega l'animale al luogo e continua a tenerlo collegato anche a grande distanza. "\ '. .' ', ; Esperimenti con uccelli migratori In alcuni esperimenti classici, condotti negli anni Cinquanta su scala assai più grande di quelli eseguiti fino a quel momento o in seguito, il biologo olandese A.C. Perdeck studiò il comportamento di alcuni uccelli migratori che erano stati allontanati dai loro percorsi tradizionali. Catturò migliaia di storni e di fringuelli quando erano già partiti per la migrazione. Applicò loro un anello, li trasportò a centinaia di chilometri di distanza e poi li liberò in un luogo a essi sconosciuto. Una rete internazionale di ornitologi spediva a Perdeck i dati sui rientri degli uccelli marcati. Scopo dell'esperimento era scoprire se uccelli già esperti navigano verso una meta, come i colombi viaggiatori, o se seguono una direzione programmata. Per dirla con le parole di Perdeck:

Migrazioni e memoria 189 La capacità degli uccelli di orientarsi non soltanto in un determinato punto cardinale, ma verso una precisa posizione geografica, è stata definita hoining orientation (orientamento sul nido), complete navigation (navigazione issoluta) o truegoal orientation (capacità d'orientamento rispetto a un obiettivo), e la sua esistenza è stata provata oltre ogni ragionevole dubbio da esperimenti compiuti su molte specie durante la stagione riproduttiva. Sembra dunque improbabile che questa sensibilità sviluppatissima non venga utilizzata per la migrazione, visti i tanti vantaggi che presenta rispetto a un orientamento unidirezionale ... Gli esperimenti compiuti sul ritorno ai nidi fanno pensare che questa facoltà sia sviluppata soprattutto negli adulti che abbiano già trascorso una o più stagioni nella zona di destinazione.17 In una serie di esperimenti ripetuti per molti anni, gli storni che migravano dalle regioni baltiche ai territori di svernamento in Inghilterra e nella Francia settentrionale furono catturati in autunno, al momento della loro sosta nei Paesi Bassi. Undicimila uccelli furono catturati, inanellati e portati in aereo in Svizzera, vale a dire all'incirca 600 chilometri a sudest, e ivi rilasciati. I giovani e gli adulti vennero liberati in tempi successivi. Normalmente gli storni volano in gruppi di età miste e gli uccelli più giovani sono accompagnati da quelli più esperti, ma in questo caso furono forzati ad arrangiarsi da soli. I giovani continuarono a dirigersi verso sudovest, vale a dire nella direzione che avrebbero preso dal luogo in cui erano stati catturati. In altre parole, seguirono una via parallela a quella normale. Alcuni finirono nel sud della Francia o in Spagna. Gli adulti, invece, si riorientarono (fig. 11.3) e riuscirono a raggiungere la Gran Bretagna e la Francia del nord. In altre parole, gli adulti ebbero un comportamento simile a quello dei colombi viaggiatori, dipendente cioè dal collegamento con la stazione invernale, il site imprinting.18 Perdeck ottenne risultati simili con i fringuelli migratori, anch'essi catturati nei Paesi Bassi e liberati in Svizzera. I giovani si diressero verso sudovest, continuando nella stessa direzione che avrebbero tenuto se non fossero stati catturati e portati altrove. Gli adulti, invece, come gli storni, volarono verso nordovest alla volta dei loro quartieri invernali inglesi,19 dimostrando di avere le capacità di raggiungere la meta partendo da un luogo a essi sconosciuto e volando in una direzione diversa dalla solita. L'evoluzione di nuovi modelli di migrazione L'esperimento di Perdeck ebbe un finale affascinante. A primavera, alcuni dei giovani storni che avevano trovato in Francia e Spagna nuove sedi per svernare ritornarono al paese natio sul Baltico. Migrazioni e memoria 191

Normale direzione di migrazione Figura 11.3. Le due direzioni prese dagli storni adulti e dagli storni giovani dopo che erano stati trasportati dai Paesi Bassi alla Svizzera. Gli adulti raggiunsero i soliti territori in Francia e Inghilterra, mentre i giovani volarono nella direzione che li avrebbe portati dai Paesi Bassi all'Inghilterra se non fossero stati forzatamente trasferiti altrove. Di conseguenza finirono in Francia o Spagna (da Perdeck, Two types oforientation.. .,1958). Dimostrarono di essere capaci di raggiungere una zona che conoscevano già, anche dovendo seguire un nuovo itinerario. E, cosa assai interessante, l'inverno seguente alcuni tornarono alle nuove sedi francesi e spagnole adottate l'anno

precedente.20 In un'unica generazione si era stabilito un nuovo ciclo migratorio. Non poteva trattarsi in nessun caso di una mutazione genetica. All'interno dell'ipotesi del campo morfico, è chiaro che un nuovo itinerario di migrazione può evolvere rapidamente. Un uccello che è stato spazzato lontano dal vento o che si sia semplicemente smarrito potrebbe trovare una nuova stazione invernale, così come accadde in Spagna ai giovani storni. Nel momento in cui questi animali, la primavera seguente, faranno ritorno alla regione natia, si stabilirà un nuovo percorso migratorio, che, qualora risultasse favorevole alla sopravvivenza e alla riproduzione, farà nascere una nuova razza di migratori. Questo processo evolutivo ha interessato, negli ultimi trent'anni, la capinera, un silvide. È una specie presente in tutto il nostro continente. In autunno, le capinere dell'est europeo si dirigono alla volta del Bosforo per poi seguire la costa orientale del Mediterraneo fino a raggiungere l'Africa dell'est. Gli esemplari della stessa specie presenti nell'Europa occidentale tradizionalmente migrano in direzione della Spagna, dove alcuni si fermano, mentre altri si spingono fino in Africa e trascorrono i mesi freddi in Marocco o nell'Africa occidentale. Ma negli anni Sessanta si è creato un nuovo percorso di migrazione dall'Europa centrale verso l'Inghilterra, dove oggi molte migliaia di capinere trascorrono l'inverno. Circa il 10 per cento della popolazione delle capinere del Belgio e della Germania adesso emigra in Inghilterra e non più in Africa. Questo nuovo modello migratorio è stato reso possibile dal miglioramento del clima verificatosi in Gran Bretagna negli ultimi decenni nonché dall'abitudine degli inglesi di dar da mangiare agli uccelli durante l'inverno fornendo loro una fonte di nutrimento non disponibile in secoli passati. Questo tragitto è assai più breve e meno rischioso di quello tradizionale fino in Spagna o nell'Africa occidentale. Inoltre, gli uccelli che svernano in Gran Bretagna tendono a ritornare alle loro sedi di riproduzione in anticipo rispetto a quelli cui tocca un viaggio più lungo: di conseguenza gli accoppiamenti avvengono prima e gli uccelli hanno agio di occupare le sedi più favorevoli e di riprodursi in maggior numero.21 Ecco quindi che la selezione naturale favorisce il nuovo percorso migratorio e nasce una nuova razza di capinere. 192 I poteri straordinari degli animali * Secondo le teorie classiche, l'istituzione di un nuovo percorso migratorio dipenderebbe da mutazioni casuali che modificherebbero la programmazione genetica. Senonché i geni mutanti capaci di produrre la nuova razza si affermerebbero nell'arco di molte generazioni. Invece, se le rotte migratorie dipendono da una memoria ereditata, nuove razze possono emergere in poco tempo, com'è dimostrato dalle capinere. Tanto per cominciare, una mutazione genetica non è affatto necessaria. Può darsi che le capinere siano capitate originariamente in Gran Bretagna perché il vento le aveva spazzate lontano dalla solita rotta per la Spagna e non perché si siano verificate mutazioni all'interno di ipotetici geni programmatori. Così, il nuovo percorso di migrazione degli storni dal Baltico in Spagna, e non più in Inghilterra, si deve al caso: uno scienziato olandese ne ha catturati alcuni e li ha portati in Svizzera con l'aereo; non vi è stata mutazione genetica. In condizioni normali, nuovi modelli di migrazione possono manifestarsi ovunque capiti che alcuni animali perdano la rotta e siano tanto fortunati da trovare un nuovo territorio alimentare. Se la selezione naturale favorisce questo cambiamento, il modello si ripeterà nelle generazioni a venire, come nel caso delle capinere. Né le nuove destinazioni né il percorso per raggiungerle è codificato nei geni: è più probabile che venga ricordato grazie ai campi morfici.22 Questa conclusione è suffragata dai recenti studi genetici sulla tartaruga franca. Benché sussistano differenze genetiche tra razze che si riproducono lontane le une dalle altre e seguono percorsi di migrazione enormemente diversi, si tratta di variazioni piccolissime. Gli scienziati sono giunti alla conclusione che "percorsi migratori che conducono in luoghi specifici (per esempio l'isola di Ascensione) non siano portati genetici o "istintivi" ... L'apprendimento precoce favorisce una risposta ai cambiamenti nelle condizioni

di vita degli uccelli più rapida di quanto possa consentire un rigido comportamento genetico, tanto rapida da creare un nuovo percorso migratorio in una sola generazione.23 XII Animali che intuiscono quando si stanno avvicinando a casa A chiunque sia capitato di viaggiare in loro compagnia è noto un bizzarro comportamento, comune a molti cani, gatti, cavalli e altre specie: sembrano sapere quando la destinazione è vicina, anche se non hanno modo di guardare fuori dal finestrino. Come abbiamo visto nei capitoli X e XI, la capacità di migrare o di ritrovare la via di casa dipende dal campo morfico, il quale tira, o attira, l'animale verso la meta ed è il cardine del suo senso dell'orientamento. Io mi propongo di dimostrare ora che questa ipotesi spiegherebbe anche l'intuizione di essere quasi arrivati a destinazione. In talune situazioni, questo comportamento dipende dai campi morfici che collegano la bestia a un luogo; in altre dalla persona con cui l'animale sta viaggiando; e non è da escludersi che in questo caso vi siano implicazioni telepatiche. Animali che viaggiano in automobile La nostra gatta, Remedy, diversamente dalla maggior parte dei suoi simili, si divertiva a viaggiare in macchina. Dormiva su una coperta dentro la sua gabbia per quasi tutto il viaggio e noi le lasciavamo aperta la porticina in modo che potesse uscirne quando ne aveva voglia. Due o tre chilometri prima del nostro arrivo, Remedy si alzava, usciva dal cesto e, tutta eccitata, si metteva a camminare su e giù per l'abitacolo. Fu mia moglie la prima ad accorgersene. Mi dispiace dire che sulle prime io liquidai il fatto come pura coincidenza. Ero afflitto da chiusura mentale, da uno scetticismo che mi portava a ignorare o a negare quei comportamenti che non mi sembravano avere una spiegazione immediata. Ma alla fine le prove furono schiaccian 194 I poteri straordinari degli animali :'';' % ti. Davvero la gatta sembrava sapesse quando ci si stava avvicinando a casa. Come faceva? Dipendeva dagli odori? Possibile, ma improbabile, perché succedeva tanto in inverno con le finestre chiuse, quanto in estate quando erano aperte. Riconosceva le curve o il fondo stradale? Può darsi, ma come faceva a conoscere così bene i diversi percorsi attraverso le strade di Londra, nonostante le andature variabili a seconda dei semafori e del traffico? O reagiva a qualcos'altro? È possibile: ma a che cosa? Coglieva la nostra anticipazione, anche se a noi sembrava di comportarci esattamente come prima? E, se sì, come faceva? A tutt'oggi non conosco le risposte a queste domande, ma ho scoperto che altri notano atteggiamenti analoghi nei propri animali. In banca dati vi sono 60 testimonianze in questo senso e, se le prendiamo nel loro complesso, ci permettono di restringere il campo delle possibilità, come vedremo nel corso di questo capitolo. Non vi è dubbio che, quando un animale selvatico torna al proprio rifugio, riconosce intorno a sé oggetti, odori e rumori. Le informazioni fornite dall'ambiente gli sono necessarie per ritrovare la strada e senza di esse si perderebbe. Ma un animale selvatico non viene trasportato come si fa con un cane, un gatto o un cavallo, i quali peraltro non hanno modo di influire sulla scelta del percorso. In natura può capitare che un animale venga trascinato vivo da un predatore o che i piccoli vengano trasportati dalle mamme (come fa una gatta quando prende i cuccioli per la collottola), ma non c'è nulla di paragonabile al trasporto all'interno di un veicolo, eccezion fatta, forse, per lo spostamento causato dalle correnti marine per i pesci o dal vento per gli uccelli. L'arrivo a una destinazione familiare

La reazione di Remedy è piuttosto diffusa e riguarda anche molti cani. Difficilmente gli animali vedono che cosa c'è fuori dall'auto, perché di solito viaggiano sdraiati sotto il livello dei finestrini e si addormentano. È l'eccitazione a destarli. E molti cani e gatti reagiscono anche se si sta viaggiando di notte. I cavalli non sono da meno: quando vengono trasportati in rimorchi, parecchi chilometri prima di arrivare a casa cominciano ad "eccitarsi", a "nitrire e ad agitarsi", a "dare colpi di zoccolo" o a mostrare altri segni di inquietudine. È più raro che a girare in macchina sia uno scimpanzè pigmeo, come accadde a quelli dello zoo di Twycross nel Warwickshire quando furono scritturati per recitare, in panni umani, una pubblicità del té. Animali che intuiscono quando si stanno avvicinando a casa 195 Molly Badham, la loro istruttrice, si accorse che dopo le riprese, durante il viaggio di ritorno, mostravano di sapere quando si era quasi arrivati. "A un chilometro e mezzo di distanza, più o meno, si svegliavano e intuivano di essere vicini a casa. Non ho idea di come facessero: c'era buio pesto e in ogni caso non potevano vedere fuori. Eppure era così: si svegliavano in preda all'eccitazione." Altri animali anticipano l'arrivo a destinazione anche quando vengono portati in luoghi noti ma diversi da casa; è il caso di Tasha, la barboncina di Alice Palmer, di Chicago. "Andavamo a trovare mio figlio, che sta a circa duecento chilometri da cas^; quando mancava una decina di chilometri all'arrivo, Tasha si destava, si metteva in piedi sul sedile posteriore sul quale stava dormendo, annusava dai finestrini e guardava fuori tutta emozionata fino all'arrivo." Può darsi che la cagnetta fiutasse qualcosa. Ma che succede se l'animale o trasportato per vie nuove? Percorsi insoliti Alcuni padroni hanno provato a percorrere itinerari alternativi per osservare le reazioni del cane. Jenny Mardell di Bath, per esempio, aveva notato che, quando andavano a Londra, il suo cane, Mandy, si metteva sempre in agitazione quando ci si avvicinava alla casa dei suoi genitori. "Non siamo mai riusciti a scoprire come facesse e abbiamo provato svariati itinerari: lei intuiva ugualmente e iveva una crisi isterica in macchina." Esperienza condivisa da Geneviève Vergnes: quando andava a trovare i suoi genitori a Parigi, "il cane si svegliava a circa sette chilometri dalla casa dei miei e si metli'va a "cantare" grattando il cruscotto. Ne deducemmo che conosceva la strada, e cambiammo percorso: i lungosenna, gli Champs Elysées, la periferia; ogni itinerario aveva una durata diversa. Tuttavia, sempre alla stessa distanza, lei si svegliava, si metteva a grattare il cruscotto e a "cantare!"". Ci sono situazioni nelle quali i padroni hanno buoni motivi per impedire al cane di svegliarsi e di fare baccano. Era il caso di alcuni nostri amici di Londra che avevano due gemelli. Durante il viaggio 11 i rientro, cane e bambini si addormentavano. A mano a mano che si .ivvicinavano a casa il cane, un labrador, cominciava ad agitarsi e a muoversi inquieto, svegliando i bimbi che scoppiavano a piangere. l'er evitare l'inconveniente, i nostri amici sceglievano percorsi complicati, ma non riuscirono mai a ingannare la bestia, che continuò a svegliare i gemelli. 196 I poteri straordinari degli animali Tutto ciò lascerebbe supporre che gli animali, o per lo meno alcuni di essi, sanno quando la meta si avvicina, quale che sia la strada seguita. Questa capacità dipende da qualche particolarità del luogo, percepibile anche nel sonno e a molta distanza? O non saranno piuttosto le persone presenti in auto a tradirsi? Dopo aver vagliato dozzine di testimonianze, io sono giunto alla conclusione che in alcuni casi è determinante il luogo, ma che in altri l'animale avverte il senso di attesa di chi è in macchina con lui. È poi probabile che entrambi questi fattori agiscano in sinergia. Luoghi familiari, luoghi sconosciuti Nella maggior parte dei casi, gli animali reagiscono soltanto se la destinazione è la loro casa o comunque una casa familiare, avvalorando l'ipotesi che il

fenomeno riguardi il luogo in sé e che le reazioni dipendano dalla memoria. È un quadro che emerge con grande chiarezza dalla testimonianza di Joséa Raymer di Aldermaston, Berkshire, proprietaria e conducente di un camion, che viaggia portando sempre con sé, per difesa, almeno un pastore tedesco: Posso guidare anche per quattro ore e mezzo di seguito, a qualsiasi andatura (fermandomi a semafori ecc, andando a passo d'uomo oppure ad alta velocità in autostrada), e i cani continuano a dormire; ma quando arrivo al luogo dove devo scaricare o sostare per la notte, il cane o i cani hanno reazioni più o meno vistose a seconda che conoscano già il posto oppure no, che l'abbiano già frequentato o che vi siano scesi per correre. Se è un posto nuovo o dove non è possibile lasciarli scendere, rimangono indifferenti fino al momento in cui mi fermo o faccio marcia indietro verso l'area di carico o apro la portiera. Se è un posto che frequentiamo spesso, soprattutto se è una piazzuola di sosta dove prevedono di divertirsi, cominciano ad agitarsi quando siamo ancora sulla strada principale, dove l'andatura del camion è sempre uguale. In casi come questi, la memoria del luogo sembra più importante del comportamento o dei pensieri del padrone. Ma cosa annota l'animale di un luogo determinato? Abbiamo già escluso tutto ciò che è visibile dal finestrino, perché dorme, è sdraiato o c'è buio. Tracce olfattive? È una spiegazione che può adattarsi a molti casi ma vi sono alcuni dati di fatto che sfuggono alle sue maglie. A variazioni ambientali che influissero sull'olfatto dovrebbero corrispondere variazioni di comportamento. Il cane dovrebbe reagire prima quando è bel tempo, poiché l'evaporazione è maggiore, o quando le finestre sono aperte o la direzione del vento è favorevole. In nessuna testimonianza si fa menzione di fatti simili né io personalmente ho Animali che intuiscono quando si stanno avvicinando a casa 197 notato, osservando la mia gatta, differenze di comportamento dovute al caldo, al vento o a finestre aperte. È possibile che vi sia un nesso tra questi fenomeni e il senso dell'orientamento di cui ho trattato nei due capitoli precedenti. Questa facoltà è di importanza fondamentale quando un animale selvatico deve attivamente trovare la propria strada, e nel contesto della vita casalinga ha subito un'evoluzione, trasformandosi nella capacità di ritrovare la propria casa o altri luoghi familiari; ha inoltre un ruolo determinante nelle migrazioni. Io suggerisco l'ipotesi che il senso dell'orientamento dipenda dai campi morfici, attraverso i quali una bestia è legata ai luoghi ad essa familiari, che le permettono di ritrovarli percorrendo regioni sconosciute e forse anche di riconoscerli a distanza, quando a decidere il percorso è qualcun altro. Le persone o il luogo? Via via che la destinazione si avvicina, è possibile che chi viaggia in macchina provi sollievo o pensi a ciò che dovrà fare all'arrivo e dunque gli animali avvertano l'anticipazione. Se il luogo è noto, è difficile scindere i segnali umani da quelli del luogo in sé e per sé. Ma se il luogo è sconosciuto e perciò gli animali non ne hanno memoria, a mettere sull'avviso gli animali possono essere solo gli umani. Alcuni animali sembrano avere una reazione che anticipa l'arrivo anche quando la destinazione è nuova. Jenny Vieyra, di Leighton Buzzard, nel Bedfordshire, ha un gatto che ha sempre saputo quando si stavano avvicinando a casa, "e si metteva in piedi nella gabbia a miagolare, come fuori di sé, cercando di uscire". Il gatto intuisce la meta anche quando lo portano a casa di amici o di familiari o alle pensioni per gatti dove ha già alloggiato, ma tutto questo potrebbe ben dipendere dalla memoria. Recentemente, tuttavia, la signora traslocò in una casa che distava 80 chilometri da quella vecchia e quando vi portò il gatto, che non c'era mai stato in vita sua, questi diede segni di grande eccitazione già prima di arrivare. È probabile che abbia avvertito i sentimenti della padrona. Alcuni, avendo visto ripetersi questi comportamenti, sono convinti che i loro animali abbiano doti telepatiche. Michaela DickinsonButler, di BurtononHumber, sostiene che il suo border terrier sia capace di leggerle nel pensiero. "Il cane sa esattamente quando ci fermeremo e si mette ad abbaiare e a uggiolare prima

dell'arrivo, anche se non conosce il posto, anche se non ha guardato fuori dal finestrino, anche se noi stiamo in silenzio."

198 I poteri straordinari degli animali : ...'.?.;. . 4 Peter Edwards, che vive nell'Essex e alleva setter irlandesi, spesso partecipa a mostre canine, Sia quando stanno andando all'esposizione sia al ritorno, quindici minuti prima loro si svegliano. Certe volte la destinazione è assolutamente nuova, ma loro reagiscono ugualmente con lo stesso anticipo. È improbabile che sia l'odore degli altri cani a eccitarli, perché cominciano a dar segni di impazienza molti chilometri prima, quale che sia la direzione del vento. Per giunta, Peter Edwards si è accorto che il rituale è invariato anche se arriva prima e sono presenti soltanto pochi altri cani. "Io credo che lo intuiscano da me" dice. Ha chiesto ad altri concorrenti se sia capitato anche a loro e ha scoperto di sì. "È come se leggessero nel pensiero" conclude. Abbiamo una bella testimonianza su Morag, una yorkshire terrier abituata a compiere lunghi viaggi in macchina tra la sua casa sull'isola di Skye (al largo della costa occidentale scozzese) e un paesino della contea di Norfolk, nella regione più orientale dell'Inghilterra. Doris Ausden, la madre del padrone, ha gentilmente tenuto per me un diario dei comportamenti della cagnetta. Un giorno d'estate la signora accompagnò il figlio dal Norfolk all'isola di Skye. L'automobile si arrampicava su per una collina a nord di Uig e si era ormai nelle vicinanze di casa: Quando arriviamo lì mi dico sempre: ormai non manca molto, una decina di chilometri. Non l'ho mai detto ad alta voce, eppure, guarda un po', proprio in quel momento Morag comincia ad agitarsi. Non è la sensazione della salita a metterla sull'avviso, perché sulla strada ce ne sono molte. Quella volta, al ritorno viaggiammo tutta la notte, fermandoci varie volte per riposarci o per bere qualcosa. A un certo punto cambiammo strada per cercare un posto dove fare colazione e, non so come, sbagliammo strada. Abbiamo girato per un po' per strade che non avevamo mai frequentato, ma alla fine riconobbi un cartello che avevo già visto. Mi ricordo di aver pensato: non siamo lontani ormai. Immediatamente Morag, che era rimasta addormentata nel suo cesto fino a quel momento, cominciò a dare i soliti segni di impazienza. Un'altra testimonianza ci viene da Elizabeth Marshall Thomas. Nel suo libro, La vita segreta dei cani, racconta del suo dingo, Viva, una femmina, che intuiva di essere giunta a destinazione anche se il luogo le era sconosciuto. La Thomas volle scoprire come faceva. Il fondo stradale, accidentato nell'ultimo tratto dopo la strada pubblica, poteva essere un indizio, ma Viva non si lasciava sviare da altri tratti sterrati incontrati in vari percorsi. Anche le frequenti curve su stradine secondarie potevano essere rivelatrici, "ma spesso Viva si rallegrava dell'arrivo prima che l'auto affrontasse le svolte". Quan Animali che intuiscono quando si stanno avvicinando a casa 199 do la Thomas si accorse che Viva prevedeva con esattezza la maggior parte degli arrivi, volle verificare che non fossero i suoi atteggiamenti a trasmetterle il messaggio. "Credo di essere riuscita a mascherare le mie reazioni, ma lei capiva lo stesso e fino alla fine non ho fatto un solo passo avanti. Percezioni extrasensoriali canine? Forse."1 La capacità di un cane di percepire il mutamento delle condizioni psicologiche di una persona che arriva al termine di un viaggio non si discosta di molto da quella, analizzata nei capitoli precedenti, di intuire pensieri o intenzioni d'altro tipo. Che poi queste intuizioni dipendano da telepatia o dalla capacità di interpretare stati d'animo inconsciamente espressi dal padrone, questo è un altro discorso. Per scoprirlo, è necessario eseguire alcuni esperimenti. Un semplice esperimento sulla telepatia Può darsi che l'animale capisca gli stati d'animo di chi lo porta in auto perché coglie le parole, i cambiamenti impercettibili del comportamento, il linguaggio del corpo o altri segnali che cadono sotto la percezione sensoriale. Un modo di fare la controprova sarebbe far viaggiare l'animale nella parte posteriore di un

camioncino, con i padroni davanti. Una persona seduta con lui, ignara della destinazione, potrebbe osservarne il comportamento; oppure si potrebbe filmare in automatico, montando una videocamera. Grazie alla valida collaborazione dell'unità cinofila della polizia di Manchester, abbiamo eseguito alcuni esperimenti preliminari, dai quali è risultato che la registrazione è fattibile. Certo è più facile con i cani poliziotto abituati a viaggiare in questo modo, mentre un cane nuovo all'esperienza dovrà prima familiarizzarsi con l'ambiente. Col sistema di registrazione in funzione, il proprietario si mette in viaggio verso destinazioni che il cane non conosce. I segni d'impazienza si manifestano ugualmente? Se sì, la reazione non dipende dalla memoria del luogo o dall'osservazione del comportamento del padrone o da altri segni percepibili dai sensi. Per eliminazione, la telepatia resta la soluzione più probabile. , MlJ XIII Animali che ritrovano i padroni lontani Nel 1582 Leonhard Zollikofer lasciò la natia San Gallo, in Svizzera, per recarsi a Parigi come ambasciatore alla corte di Enrico III. Lasciò a casa il suo cane, giustamente chiamato Fidelis. Quindici giorni dopo Fidelis sparì da San Gallo per riunirsi tre settimane più tardi con il suo padrone alla corte di Parigi, esattamente nel momento in cui gli ambasciatori svizzeri venivano accompagnati in udienza dal re. Il cane non conosceva la città.1 Come fece a ritrovare il padrone tanto lontano? Se fosse un caso unico, si potrebbe facilmente liquidare come una fola; ma gli esempi, anche più eroici, sono tanti. Eccone uno risalente alla prima guerra mondiale: Prince, un terrier irlandese, amava teneramente il proprio padrone, il soldato semplice John Brown del reggimento North Staffordshire e, quando il giovanotto fu spedito in Francia nel settembre 1914, divenne inconsolabile. Un giorno sparì dalla casa di Hammersmith (Londra) e, con immenso stupore di tutti, riapparve ad Armentières qualche settimana più tardi, dove, con giubilo immenso, ritrovò il padrone in una trincea. Nessuno ci voleva credere e così, il mattino seguente, l'ufficiale in capo fece esibire in parata il soldato con il suo cane. Evidentemente Prince si era unito ad alcune truppe che attraversavano la Manica e poi aveva trovato la strada fino al padrone. Divenne l'eroe del reggimento e combatte a fianco del suo amico per tutta la guerra.2 In entrambi questi episodi gli ammali non tornavano a casa, non erano diretti a un luogo conosciuto. I loro viaggi non hanno nulla a che vedere con il senso dell'orientamento, o per lo meno con un senso dell'orientamento legato ai luoghi. L'obiettivo, semmai, erano le persone alle quali erano affezionati. Abbiamo visto come i legami tra uomo e animale permettano di captare richiami e intenzioni a distanza o di sapere se il padrone è Animali che ritrovano i padroni lontani 201 morto o ha avuto un incidente. Siamo nel campo della telepatia. Ma è possibile che questi legami operino secondo una direzione, come se Uomo e animale fossero uniti da un filo invisibile? In realtà abbiamo già avuto modo di rilevarvi informazioni sulla i direzione. Alcuni padroni si sentono attratti, in un modo che non i sanno spiegare, verso il proprio gatto smarrito e sanno dove devono i andare a cercarlo; alcuni animali sanno non soltanto quando tornerà il padrone, ma anche da che porta entrerà. In questo capitolo mi occuperò di animali che ritrovano le persone in luoghi sconosciuti. Se è vero che alcuni di loro sanno farlo senza l'aiuto dei cinque sensi o del caso, questo significa che vi devono essere due diversi tipi di orientamento: uno per i luoghi e l'altro per le persone e gli animali, entrambi dipendenti dai campi morfici e dotati di direzione. Tuttavia, se il concetto di senso dell'orientamento spaziale ci è familiare, quello verso una persona o un animale lo è molto meno. È assai più difficile ritrovare un uomo (o un animale) che un luogo. Ciononostante, vi sono 42 testimonianze del genere in banca dati, delle quali 32 riguardano cani e 10 riguardano gatti.

Per prima cosa analizzerò questi casi spontanei per vedere se vi sono modelli comuni e se le testimonianze sono convincenti. È un campo in cui è difficile fare esperimenti, perché, giustamente, i padroni non desiderano rischiare di perdere il proprio animale. I dati ci provengono unicamente da casi non programmati. Le più plausibili spiegazioni in alternativa alla telepatia sono due. Primo, il caso: l'animale ha semplicemente cercato a casaccio e noi veniamo a conoscere solo gli episodi a lieto fine. Secondo, l'olfatto: l'animale ha rintracciato il padrone seguendo una pista. Bisogna valutare queste possibilità con attenzione, perché, se uno dei due elementi è sufficiente a spiegare i fatti, non occorre postulare l'esistenza di un legame misterioso e invisibile. È il fiuto a mettere l'animale sulle tracce del padrone? Alcuni casi in banca dati riguardano cani o gatti che ritrovano i padroni che hanno traslocato in case distanti due o tre chilometri da quella precedente. Dal momento che il trasloco si svolge in automobile o in camion, sembra improbabile che l'animale abbia potuto seguire una pista olfattiva. Tuttavia, il fiuto e il caso restano due possibili spiegazioni, perché le persone possono aver lasciato odori nelle vicinanze della nuova abitazione, permettendo quindi all'animale che sta esplorando a caso di acchiappare la pista.

202 I poteri straordinari degli animali " Accade anche che un cane riesca a trovare il padrone a qualche chilometro di distanza presso un luogo di lavoro che l'animale non ha mai visitato prima e che l'uomo raggiunge con la macchina; e qui non può trattarsi di fiuto. Ammettiamo pure la possibilità che un cane o un gatto segua l'odore delle ruote, distinguendolo da quello di molte altre vetture: per riuscire nell'impresa dovrebbe mettersi ad annusare per terra in mezzo alla strada, pratica assai rischiosa. Per scarso che sia il traffico, un automobilista lo noterebbe, se non altro per evitarlo, e se ne ricorderebbe. Io non ho mai sentito parlare di simili creature annusastrade. Patricia Burke viveva in una fattoria sull'isola di Skye, al largo della Scozia, e andava a lavorare a Portree, a una decina di chilometri di distanza, lasciando il terrier a casa. Non si recava direttamente al lavoro; prima faceva una deviazione di cinque chilometri per andare a prendere una collega. Una mattina, con sua grande sorpresa, trovò il cane a Portree che l'aspettava lì seduto. "Come aveva fatto a scoprire che lavoravo lì? A Portree non c'era mai stato." Uno scettico potrebbe sostenere che l'animale conosceva l'odore del luogo di lavoro per averlo già sentito sui vestiti della padrona. Ma questo non spiegherebbe come abbia fatto ad arrivare al paese, a meno che si voglia riconoscere all'olfatto una potenza fino a qui mai riscontrata. In ogni maniera, la teoria del fiuto non spiega i casi in cui il cane ritrova il padrone in luoghi in cui il padrone stesso non è mai stato, il cui odore non potrebbe aver annusato sugli abiti o nei capelli. Eppure vi è più d'una testimonianza a proposito di animali che trovano i propri umani quando sono in visita in una casa per la prima volta o in un ospedale dove sono stati ricoverati d'urgenza o in un locale mai frequentato prima. È il caso del levriero Jonny, che Victor Shackleton teneva da ragazzo e al quale si affezionò moltissimo; purtroppo la sua famiglia non lo voleva in casa, perché c'era poco spazio. Con grande dolore del ragazzo, il padre lo vendette a un nipote che viveva in un paese minerario dello Yorkshire, dove padre e figlio si recarono in treno dal Cheshire, loro contea natale, per consegnare il cane al nuovo proprietario. Jonny fu legato nel cortiletto posteriore e il nipote insistette perché prima del lungo viaggio andassero tutti insieme a bere il bicchiere della staffa. Si infilarono in un camioncino scassato e si recarono a un pub frequentato da appassionati di levrieri: Mentre gli altri parlavano, io me ne stavo lì pieno di malinconia e pensavo a Jonny chiuso in quello strano cortile tutto solo e abbandonato. Il pub anda Animali che ritrovano i padroni lontani

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va riempiendosi; improvvisamente la porta si spalancò e io fui sommerso da una miriade di zampe. Era Jonny, con un pezzo di corda spezzata che gli penolava dal collare. Nessuno dei presenti credeva ai suoi occhi. Come cavolo .iv èva fatto a trovarci in questo pub a lui assolutamente sconosciuto, a cinque 11ilometri di distanza? Subito gli esperti di levrieri del pub ci spiegarono che otesi del fiuto sembra improbabile, come fecero notare gli esperti. Talvolta la capacità di un cane di trovare il padrone può salvare una vita, come nel caso di Uri Geller, il celeberrimo parapsicologo (he riusciva a piegare i cucchiaini con la forza del pensiero. Quando .iveva circa quattordici anni, Geller viveva a Cipro e si divertiva a esplorare le caverne nelle colline intorno alla scuola, vicino a Nicola. Di solito andava con amici e stava sui sentieri battuti. Ma un bel giorno non fece né l'una né l'altra cosa. Mi smarrii. Rimasi due ore nel fondo della caverna, al freddo, tutto bar.nato e terrorizzato, con la torcia che si stava scaricando, a cercare l'uscita. Infine mi accoccolai per terra e pregai Dio che qualcuno mi trovasse prima < he mi toccasse morire di fame, come era capitato a due miei compagni. Io non saprò mai come fece il mio cane Joker a rintracciarmi, visto che stava a molti chilometri di distanza, nell'albergo del mio patrigno. Poi, rannicchiato noi buio, udii il suo abbaiare: improvvisamente le sue zampe mi furono sopra e mi leccò la faccia. Naturalmente Joker sapeva dove si trovava l'uscita. l;u come se fosse stato evocato dalle mie preghiere.3 Ammesso che il cane abbia seguito nella caverna una traccia olfatliva, resta da spiegare come sia arrivato alla caverna e proprio nel momento in cui c'era bisogno di lui. Nella quasi totalità dei casi, non disponiamo di informazioni su come si muove il cane per strada. Che itinerario sceglie? Annusa come per seguire una pista? Per fortuna, in uno dei resoconti di cui sono in possesso, un uomo ha avuto modo di osservare due cani all'opera. Il dottor Alfred Koref e sua moglie, di Vienna, avevano due I lassotti tedeschi. Una sera dovevano uscire e li lasciarono in casa della domestica. Il mattino seguente il dottor Koref passò a prenderli e aveva intenzione di portarli a casa a piedi, mentre la moglie in macchina andava a trovare alcuni amici che abitavano a tre chilomeI ridi lì. Invece di dirigersi verso casa, i cani mi tirarono in direzione di alcuni vic oletti che non erano abituati a prendere, finché arrivammo alla via principale, per la quale era passata mia moglie. Vollero percorrerla tutta finché arrivarono al palazzo dov'era l'appartamento dei nostri amici. I cani non 204 I poteri straordinari degli animali > c'erano mai slati, eppure imboccarono l'entrata giusta, salirono le scale e giunsero alla porta. Lei rimase stupefatta. Il fiuto avrebbe potuto guidare i cani al portone e all'appartamento, ma non spiega il tragitto precedente per vicoletti sconosciuti. E diventa ancor più improponibile nei casi in cui la distanza coperta è di decine, o centinaia, di chilometri. Padroni ritrovati a grandissime distanze Quanto più lunga è la distanza coperta dagli animali per ritrovare le persone tanto più improbabili diventano le ipotesi del fiuto e de] caso. Nessuno dei resoconti raccolti dalla mia banca dati contempla distanze superiori agli 80 chilometri, ma, per fortuna, l'argomento è già stato studiato da uno dei pionieri della parapsicologia, J.B. Rhine della Duke University, nel North Carolina. Negli anni Cinquanta, questo scienziato identificò il fenomeno e gli diede un nome: psitrailing, vale a dire "inseguimento della pista psi", dove psi sta a indicare la natura parapsicologica di quest'abilità.4 Rhine e i suoi colleghi raccolsero, grazie ad appelli pubblicati in quotidiani e riviste e all'analisi di un gran numero di cronache giornalistiche, una messe di materiale, fra cui alcuni casi straordinari. Alcuni racconti poterono essere approfonditi con interviste dirette. Nel 1962, Rhine e Sara Feather pubblicarono un resoconto del lavoro svolto. Dalla massa dei dati eliminarono gli episodi di cui si sapeva troppo poco, i cui

protagonisti non erano identificabili o erano introvabili. Rimasero 54 casi di possibile psitrailing: 28 riguardavano cani, 22 gatti e 4 uccelli.5 Furono poi esclusi gli episodi in cui l'identità dell'animale non era incontrovertibile. Altri furono eliminati perché non si poteva saperne di più, o perché si trattava di fatti avvenuti in un passato troppo remoto o perché le persone coinvolte non potevano, o non volevano, collaborare. I casi in cui la distanza percorsa dalla bestia era inferiore ai 50 chilometri non furono presi in considerazione, in modo da ridurre di molto le probabilità che il ritrovamento fosse casuale. A questo punto rimasero alcuni episodi veramente impressionanti, che i due studiosi descrissero in dettaglio. In uno di questi, Tony, un bastardo appartenente ai Doolen di Aurora, Illinois, fu lasciato al paese quando la famiglia traslocò a East Lansing, a più di 300 chilometri di distanza, sulla riva meridionale del lago Michigan. Sei settimane più tardi il cane apparve a East Animali che ritrovano i padroni lontani 205 Lansing e si avvicinò tutto festante al signor Doolen per la strada. Tutti i familiari lo riconobbero, e lui loro. La sua identità era confermata dal collare, sul quale il signor Doolen aveva inciso una tacca < |uando si trovavano ancora ad Aurora.6 L'episodio più notevole il cui protagonista è un gatto riguarda Sul'.ar, persiana color crema appartenente a una famiglia californiana. La famiglia si trasferì in Oklahoma. Sugar al momento del trasloco saltò giù dalla macchina, rimase qualche giorno con i vicini e poi scomparve. Un anno dopo si materializzò nella nuova casa in Oklahoma: aveva compiuto un percorso di più di 1600 chilometri attraverso plaghe a lei totalmente sconosciute. Sugar era riconoscibile non soltanto per il suo aspetto fisico e per il comportamento, ma anche per un difetto osseo all'anca sinistra, che Rhine stesso esaminò.7 Il colombo 167 fu identificato dal numero impresso sull'anello legato alla zampa. Il proprietario era un ragazzo di dodici anni, che frequentava le medie a Summersville, West Virginia, dove il padre era sceriffo. Il colombo viaggiatore aveva sostato nel giardino dietro la casa, il bambino l'aveva nutrito e l'uccello si era fermato lì, diventando il suo animale da compagnia. Qualche tempo dopo il ragazzo fu ricoverato al Myers Memorial Hospital di Philippi (170 chilometri di macchina, 110 in linea d'aria) e il colombo fu lasciato a Summersville. All'inarca una settimana più tardi (era sera e nevicava), il ragazzo udì un frullo d'ali alla finestra della sua stanza d'ospedale. Chiamò l'infermiera e le chiese dì aprire la finestra, perché fuori c'era un colombo. Per farlo contento, l'infermiera aprì e l'uccello entrò. Il ragazzino riconobbe il suo amico e le chiese di guardare se il numero sull'anello era 167. Il numero era quello.8 Oltre agli episodi riferiti da Rhine e Feather, abbiamo varie raccolte di storie analoghe provenienti da altri paesi. Per esempio, un cane da pastore di due anni fu lasciato dal padrone con suo cugino a Bethune, nella Francia nordorientale. L'uomo partì per far fortuna come muratore, spostandosi da un luogo all'altro a seconda di dove trovava lavoro. Un giorno era ad Avignone, a 800 chilometri di distanza dalla sua città, e venne a sapere che nei paraggi c'era un cane randagio che si comportava in modo strano. Andò a vederlo e fu letteralmente travolto dal suo cane giubilante per aver ritrovato il padrone.9 C'è anche un episodio di una gazza addomesticata, raccontato dalla signora M. Johnson, insegnante di Lund, in Svezia. Un giorno, nella sua scuola, una gazza entrò da una finestra aperta, si diresse 206 I poteri straordinari degli animali >, verso un gruppo di una quarantina di bambini e si appollaiò sulla spalla di uno di loro. Il ragazzino esclamò: "È la nostra gazza dell'estate!", e spiegò che la sua famiglia aveva l'abitudine di trascorrere i mesi estivi in un cottage a circa 80 chilometri da Lund; durante le vacanze precedenti avevano trovato e addomesticato l'uccello, che avevano poi lasciato là. Era talmente evidente che il bambino lo conosceva che la maestra gli diede il permesso di tornare a casa per portarvelo.10

Episodi di questo genere sono tanti, e io sono convinto che un animale sia capace di ritrovare il proprio umano, così come una persona è talvolta in grado di ritrovare il proprio animale (capitolo Vili) in modi che nulla hanno a che vedere con il fiuto o con il caso. Cani che trovano la tomba del padrone Gli episodi di animali che rintracciano il padrone non si limitano all'arco di tempo in cui il padrone è in vita. Le testimonianze a proposito di animali che ritrovano tombe sono numerosissime e mi lasciano sconcertato. Pensavo che il legame tra animale e padrone si sciogliesse con la morte del padrone, davo per scontato che non fosse possibile un vincolo con un cadavere. Ma la mia era una considerazione infondata, inadeguata a spiegare alcuni avvenimenti. Consideriamo questo resoconto, che ci è pervenuto dall'Austria: II padre di mia moglie aveva una piccola fattoria e vi teneva un cane da guardia, Sultan. Un giorno mio suocero si ammalò e fu portato in ospedale con l'ambulanza. Qualche giorno più tardi morì e fu seppellito nel cimitero del paese, a cinque chilometri dalla fattoria. Qualche settimana dopo il funerale, il cane scomparve per parecchi giorni. Ci parve molto strano, perché Sultan non era abituato a vagabondare, ma non ce ne preoccupammo più di tanto. Una domenica mattina, tuttavia, ci venne a trovare una donna che aveva lavorato per noi e che abitava non lontano dal camposanto. Ci disse: "Pensate un po', l'altro giorno, quando sono andata al cimitero, ho visto Sultan ai piedi della tomba di famiglia". Come abbia fatto a trovare la strada, lunga com'era, non ne ho idea. Non c'erano impronte del padrone da seguire, il cane non era mai stato portato al cimitero e nemmeno nelle vicinanze, visto che doveva far la guardia alla fattoria. Come avrà fatto? (Joseph Duller, Graz, Austria) Di certo alcuni membri della famiglia avevano visitato il cimitero; potrebbero aver lasciato delle piste da seguire. Ma avrebbero anche lasciato piste dirette in altri luoghi: dunque, se Sultan le ha seguite, perché è andato proprio al camposanto e come faceva a sapere che nei cimiteri vi sono corpi seppelliti? Animali che ritrovano i padroni lontani 207 Perché un cane che ha perduto il padrone è attratto dalla sua tomba? L'unica ragione possibile è che l'attaccamento verso quella determinata persona persista oltre la morte e continui a essere fecalizzata sul corpo. Nel capitolo V abbiamo già preso in considerazione alcuni casi in cui cani sono rimasti accanto ai cadaveri dei padroni o hanno vegliato sulla loro tomba. Non necessariamente il legame uomocane viene spezzato dalla morte. La cremazione, immagino, indebolirebbe o annullerebbe questo legame, dal momento che del corpo non rimane altro che cenere. Effettivamente tutti i casi di cui mi è giunta notizia riguardano inumazioni: non ho mai sentito parlare di cani che attendono presso un crematorio o dove si spargono le ceneri. L'attaccamento alla salma dell'amato padrone può sembrare strano. Ma anche molti esseri umani, in fin dei conti, mantengono un rapporto straordinariamente forte con le spoglie mortali dei propri iari. È per questo che si erigono tombe e monumenti funebri e si compiono semplici atti di devozione come il deporre fiori su un sepolcro. In fin dei conti, un cimitero è un luogo visitato soprattutto da l'sseri umani; solo occasionalmente sarà un cane a visitarlo. E i luoghi di sepoltura degli uomini importanti, dei santi o degli eroi nazionali, diventano meta di pellegrinaggio per migliaia di persone, a volte milioni. Per capire in che cosa consistano i vincoli che continuano a legare certi cani alle spoglie mortali del loro amico umano, dovremmo indagare la natura del sentimento che spinge anche noi a visitare una tomba. Animali che ritrovano altri animali Non di rado leggiamo sul giornale che a un animale di fattoria viene tolta la prole e che esso la ritrova. Ecco un esempio: Blackie, una giovenca di due anni, è scappata dall'azienda agricola alla quale era stata venduta e, percorrendo 11 chilometri di strada a lei totalmente sconosciuta, ha raggiunto la fattoria alla quale era stato venduto il suo vitellino. Tutto era cominciato al mercato di Hatherleigh, nel Devon, dove i due animali erano stati comprati separatamente. La madre finì a Okehampton, nella proprietà di Bob Woolacott, dove fu accolta per la notte e nutrita con la sua razione di fieno e acqua. Ma il suo istinto materno l'ha spinta a scavalcare una

siepe e a fuggire dal cortile ritrovandosi in un viottolo di campagna. Il mattino seguente è stata rivista a undici chilometri di distanza mentre allattava il suo vitellino nella fattoria di Arthur Sleeman, a Sampford Courtenay. Il signor Sleeman è riuscito a identificarla come la madre dalle 208 I poteri straordinari degli animali etichette della vendita all'asta, avvenuta il giorno precedente, che aderivano ancora ai posteriori delle due bestie.11 Abbiamo controllato i particolari di questa storia e intervistato tutti i protagonisti. La signora Mavis Sleeman ci raccontò che il marito aveva messo il piccolo appena comprato e non ancora svezzato insieme con gli altri vitelli. "La mattina seguente mia cognata vede una mucca che se ne viene giù per il viottolo. Arriva diritta al nostro edificio, quello dove stava il vitello (erano le otto del mattino). Era evidente che voleva entrare e così mia cognata ha aperto la porta: la vacca si è avvicinata immediatamente al suo piccolo per allattarlo." Ecco una testimonianza analoga di provenienza russa: "II contadino Magomed Ramazhanov, originario del Caucaso, fu non poco sorpreso di scoprire che una delle sue vacche era andata in cerca del proprio vitello, che era stato venduto a un agricoltore di un paese vicino. Magomed temeva che la creatura fosse finita in pasto alle bestie feroci, ma è riuscito finalmente a rintracciare la mite mamma mucca, riunita alla sua prole, a quasi 50 chilometri di distanza".12 Per quanto ne sappia vi è stata poca o nessuna ricerca su come gli animali riescono a ritrovarsi a distanza. Uno dei pochi scienziati a occuparsene è stato il naturalista americano William Long, il quale, in occasione dei suoi studi pionieristici sul comportamento del lupo canadese, prestò un'attenzione particolare al legame che unisce i membri del branco anche quando si trovano lontani gli uni dagli altri. Rilevò che gli individui separati dal gruppo sembravano sapere sempre dove fossero gli altri. D'inverno, quando di solito il lupo nordamericano si raggnippa in branchi poco numerosi, un individuo solitario o separato dagli altri si comporta sempre come se sapesse dove stanno i compagni, sia che si trovino a caccia sia che perlustrino pigramente un territorio sia che riposino sul loro giaciglio diurno. Il branco è composto di membri della famiglia, più giovani o più anziani di lui, tutti allevati dalla stessa lupa; e, per una sorta di legame o attrazione o comunicazione silenziosa, un lupo è capace di raggiungere gli altri a qualsiasi ora del giorno o della notte, anche se non li vede da una settimana, anche se nel frattempo si sono allontanati di molti chilometri attraverso plaghe deserte. 13 Dopo lunghe osservazioni, Long giunse alla conclusione che per ritrovare il branco non seguivano sentieri già battuti o piste olfattive né erano guidati dagli ululati o altri suoni. Una volta trovò un lupo ferito e separato dal resto del branco, il quale era rimasto al sicuro in una tana per parecchi giorni mentre i compagni si allontanavano di molto. L'animale solitario individuò le orme degli altri nella neve, le Animali che ritrovano i padroni lontani 209 seguì e si trovò nelle vicinanze mentre uccidevano un cervo. Il branco mangiava in silenzio, come sogliono fare i lupi, e non vi furono ululati. L'animale ferito aveva percorso chilometri di valli e colline fittamente boscose. Quando feci ritorno al cervo, per cercare di scoprire come avevano fatto i lupi a sorprenderlo e ucciderlo, notai una traccia fresca, solitària, perpendicolare rispetto a quella del branco ... Seguii la pista fino alla tana da cui il lupo ferito era partito: era diritta, come se l'animale sapesse dove andare. Le orme provenivano da est; la poca brezza che soffiava giungeva da sud; dunque a condurlo alla carne non era stato il fiuto, anche ammesso che a quella distanza potesse essergli utile, ciò che assolutamente non era. Le tracce nella neve erano chiarissime, e da questo potremmo desumere che o i lupi possono lanciare un richiamo silenzioso da cibo o un animale solitario è legato ai compagni a tal punto che sa non solo dove essi si trovino, ma anche, in linea generale, che cosa stiano facendo.14 Forse legami simili sono la norma nelle società animali, anche se noi non capiamo neanche lontanamente come funzionino, e collegano tra di loro i membri

di un gruppo sociale quale un branco di lupi, fornendo informazioni non solo sulle attività degli altri che si trovano lontani, ma anche sulla direzione da prendere. E, se lupi e altre specie possiedono doti di questo genere, la reciproca capacità dell'animale da compagnia e dell'uomo di ritrovarsi a vicenda si può leggere in un contesto biologico più vasto. Legami fra membri del gruppo sociale e con un luogo '"' Se è possibile ad alcuni animali ritrovare esseri umani o altri individui della propria specie, sembra inverosimile che non possa farlo anche l'uomo, anche se in tutta probabilità in misura minore. Non mi stupirei dunque di venire a conoscenza di episodi in cui una persona ne ha trovata miracolosamente un'altra, senza sapere come, e che queste due persone siano vicine affettivamente: genitori e figli, poniamo, o marito e moglie. Mi aspetterei infine che queste doti siano maggiormente sviluppate e incoraggiate in società di tipo tradizionale, che vivono di caccia e raccolta, nelle quali la capacità di ritrovare uomini e luoghi è più importante per la sopravvivenza di quanto non lo sia in quelle industriali e moderne. Come il senso dell'orientamento dipende da un collegamento tra animale e luogo, anche il ritrovamento del padrone implica un collegamento tra animale e uomo. E anche il rapporto animaleuomo, così come quello animaleluogo, si può paragonare a un'attrazione 210 I poteri straordinari degli animali # magnetica o a un elastico teso. Entrambi i campi, animaleuomo e animaleluogo, come i campi magnetici, contengono informazioni sulla direzione da prendere. Il campo magnetico terrestre da informazioni sull'orientamento; ecco perché possiamo usare una bussola per trovare il nord. Nel linguaggio scientifico, attrazione e repulsione magnetica sono fenomeni vettoriali, vale a dire dotati di direzione, e non soltanto una dimensione. (Al contrario, una grandezza scalare possiede dimensioni ma non una direzione, per esempio la temperatura.) Queste connessioni animaleuomo e animaleluogo sono vettori, e possiedono dimensioni e direzione. L'animale si mette in viaggio e continua sul suo cammino nonostante avversità e distrazioni soltanto se l'attrazione è sufficientemente forte; e solo nel caso in cui l'attrazione è orientata sa da che parte dirigersi. L'ipotesi dei campi morfici che connettono un individuo ad altri membri del suo gruppo sociale consentirebbe la comprensione tanto dei fenomeni telepatici quanto delle forze che orientano un animale verso i compagni o verso il padrone. Invece quella del campo morfico che collega un animale a un luogo spiega le doti di orientamento dimostrate dai migratori o da quegli animali che sanno ritrovare la via di casa. È dunque possibile che la teoria morfica spieghi in modo soddisfacente fenomeni fin qui considerati inspiegabili. Ma vi è una grande categoria della percettività animale per la quale questa ipotesi potrebbe non essere sufficiente: la premonizione. Di questo ci occuperemo nei prossimi due capitoli. Parte sesta Premonizioni XIV Premonizioni di malattie, coma e morti improvvise Premonizione, alla lettera, significa un monito dato in anticipo, un avvertimento. Alcune sono spiegabili con la telepatia, ed è il caso degli animali che sanno quando rientrerà il padrone. Altre possono dipendere dal riconoscimento di odori, suoni, cambiamenti di natura elettrica o altri stimoli fisici. Ma vi sono casi che implicano sia la precognizione, vale a dire, letteralmente, il "sapere prima" sia il presentimento, il "sentire prima". Precognizione e presentimento sono più misteriosi di altre forme di premonizione, perché presuppongono che un influsso è in grado viaggiare nel tempo, dal futuro al presente o dal presente al passalo. E un concetto che mette in forse le nostre certezze sul principio di causalità, che vogliono che la causa preceda l'effetto, e sul presente, che allora non sarebbe così nettamente distinto dal passato e dal futuro.

Si possono evitare questi paradossi e questi problemi? Le premonizioni sono spiegabili senza la precognizione e il presentimento? Alcune lo sono; può darsi che altre non lo siano. In questo capitolo esporrò le capacità dei nostri compagni animali di avvertirci di pericoli esterni (per esempio terremoti) e interni (il .sopraggiungere di una crisi epilettica). Ma per prima cosa è necessario analizzare il contesto biologico in cui allarmi e avvertimenti vengono dati. Pericolo, paura e allarme La paura è un fenomeno collegato al pericolo. Non a caso la parola inglese, fear, proviene da una radice che significa pericolo, come la parola tedesca Gefahr. 214 I poteri straordinari degli animali 4 La paura è un'esperienza che ognuno di noi conosce. Sentiamo l'imminenza di qualcosa di brutto. Stiamo all'erta. Il cuore batte più forte. Una scarica di adrenalina ci prepara a reagire. Il volto impallidisce; i capelli si drizzano; in casi estremi tremiamo di terrore e gli sfinteri si rilasciano. È un'emozione che ci accomuna agli animali non umani e che ci è facile riconoscere in loro. È ovvio che la paura è di grande utilità per la sopravvivenza della specie, in particolar modo in rapporto a potenziali predatori. La paura innesca comportamenti di difesa. Un animale fugge, si tuffa, si nasconde, si paralizza, urla per chiedere aiuto, chiude di colpo il guscio, mostra i denti o drizza gli aculei.1 Ma, per molti animali, inclusi noi, la paura è un sentimento collettivo e non solo individuale. Fra gli animali sociali dare l'allarme e comunicare la paura sono risorse essenziali per la sopravvivenza. Vi sono molti animali che dinanzi al pericolo avvertono gli altri. Danno l'allarme. Nella sua manifestazione estrema, il diffondersi nel gruppo della paura sfocia nel panico. Alcuni segnali d'allarme sono visivi. Il volo improvviso di un colombo spaventa i compagni che subito si allontanano in volo. Le code bianche dei conigli e di talune specie di cervi sono particolarmente visibili quando corrono e inducono gli altri membri del gruppo a fuggire. Altri segnali sono olfattivi, come quelli lanciati dalle sanguinerole, le quali, quando sono ferite, emettono una sostanza maleodorante, normalmente inattiva sotto pelle, che spaventa e allontana gli altri membri del banco e perfino pesci di altre specie. Le formiche secernono sostanzeallarme.2 Altre si spingono ancora più in là: è il caso di specie aggressive e schiaviste come la Formica subintegra, che utilizzano questi odori non solo per difendere le loro colonie, ma anche per terrorizzare le vittime. Una secrezione massiccia di questa sostanza manda nel panico le formiche attaccate, permettendo agli aggressori di conquistare il nuovo nido con pochissima fatica.3 Molti animali, fra cui i merli, possiedono richiami particolari per avvertire i compagni del sopraggiungere di un pericolo. Non di rado questo segnale mette in allarme anche altre specie. Il cane abbaia. Da decine di migliaia di anni si rende utile avvertendo dell'arrivo di esseri umani o di altri potenziali pericoli. Con tutta probabilità è il motivo principale per cui è stato addomesticato. Il cane assolve a questo compito utilizzando olfatto, udito, vista e la capacità di captare le intenzioni, sia quelle ostili di un potenziale Premonizioni di malattie, coma e morti improvvise 215 aggressore, sia quelle del padrone che sta per ritornare. Naturalmente in questo caso non lancia un allarme ma annuncia un evento. Il cane e altri animali domestici non solo ci avvertono del pericolo dando l'allarme, manifestando paura o angoscia, ma intervengono attivamente per aiutarci e difenderci. Che cos'è l'epilessia? A Leesburg, in Virginia, due o tre volte la settimana, Annie, la cagna di Christine Murray, un incrocio fra un pitbull e un beagle, salta in grembo alla padrona e comincia a leccarle furiosamente il viso. Christine smette di fare qualunque cosa stia facendo e si sdraia: pochi minuti dopo viene colta da un

attacco epilettico. "È stupefacente" dice la signora. "Non ho la minima idea di come ci riesca, ma Annie mi avverte sempre quando sto per avere una crisi."4 Non è un caso unico. Molti altri cani riescono a prevedere un attacco epilettico. Come fanno? Non si sa, ma questi animali cambiano la vita dei malati. Le convulsioni e la perdita di coscienza durante una crisi epilettica dipendono da una brusca interruzione delle funzioni cerebrali. Nel caso più grave, quello del "grande male", il malato si irrigidisce e rischia di cadere, poi intervengono le convulsioni, respiro affannoso e talora incontinenza. L'inizio dell'attacco può essere annunciato da un urlo, da un arresto respiratorio e cianosi. La crisi è davvero impressionante, ma l'ammalato non soffre e di solito ricorda assai poco di ciò che è accaduto. Dopo qualche minuto l'attacco è passato, resta un senso di confusione e l'imbarazzo, specie se l'episodio si è verificato in pubblico e vi è stata incontinenza. A questo punto capita che taluni cadano in trance e si comportino in modo imprevedibile. L'attacco più benigno, chiamato "piccolo male", non comporta convulsioni, ma una perdita di coscienza di minor durata e un temporaneo sbattere delle palpebre. Questo tipo di crisi si presenta soprattutto nei bambini e viene chiamato "assenza". Fra i disturbi neurologici gravi l'epilessia è il più diffuso e colpisce a tutte le età. Ne soffre all'incirca una persona su 200, e in molti casi le prime crisi si verificano nell'infanzia. Anche se è possibile tenere la situazione sotto controllo con prodotti farmaceutici ed evitando situazioni che potrebbero innescare un attacco, capita che alcuni vi siano soggetti ugualmente. Nell'antichità l'epilessia era considerato "male sacro" e ha stimo

216 Ipoteri straordinari degli animali .'. :;:!"' , " lato la fantasia popolare come nessun altro, forse perché i suoi sintomi ricordano i fenomeni di possessione. Uno dei problemi cui un epilettico deve far fronte è la condanna sociale che questa infermità porta con sé o per lo meno il senso di disagio che suscita negli altri. Quasi tutti gli epilettici riescono a condurre una vita abbastanza normale, anche se, per ovvi motivi, non possono guidare. Per quelli che non riescono a tenere la malattia sotto controllo con le medicine, il problema sta nell'imprevedibilità dell'evento, che solo in alcuni casi è preceduto da sintomi (la cosiddetta "aura"), fra cui contrazioni incontrollate di alcune parti del corpo, strane sensazioni o comportamenti bizzarri, che anticipano l'arrivo dell'attacco vero e proprio. Ma spesso la crisi colpisce con tale rapidità che il malato perde coscienza senza avere avuto il tempo di accorgersene. Nessun epilettico vorrebbe trovarsi per la strada, a fare la spesa o per le scale al momento dell'attacco. Perfino entro le mura domestiche c'è rischio di farsi male se la perdita di coscienza avviene mentre si sta in piedi. Si può cadere. Ecco perché nella vita di un epilettico la presenza di un cane in grado di prevedere una crisi può cambiare tutto. Comportamenti di previsione da parte di cani Da anni sappiamo che ci sono cani capaci di prevedere una crisi epilettica, ma fino a non molto tempo fa non era stata condotta alcuna ricerca sull'argomento. Quasi tutti i cani che hanno queste doti avvertono i padroni spontaneamente e non perché abbiano ricevuto un addestramento particolare. Ecco un classico esempio: Quando sono in casa, Penny, la mia dobermann, prevede i miei attacchi epilettici e tutte le volte mi spinge a sedere in poltrona. Ne ho parlato con un medico, il quale si è limitato a sorridere. Anch'io so quando un attacco è imminente, ma Penny mi batte sempre sul tempo. In casa non mi ha mai delusa, e quando siamo fuori mi sta accanto finché arrivano i soccorsi. (Hilary Spate, Little Sutton, South Wirral)

Ruth Beale, del cui golden retriever, Chad, abbiamo già parlato, ha un figlio che soffre di accessi di piccolo e di grande male. Il cane avverte Ruth qualche minuto prima del sopraggiungere del grande male, ma solitamente ignora gli attacchi meno importanti. "Viene da me e mi mette la zampa in grembo come per chiedere attenzione; talvolta abbaia." Se Ruth si trova in un'altra stanza fa in tempo a raggiungere il figlio e a prevenire eventuali incidenti causati da una caduta. Premonizioni di malattie, coma e morti improvvise 217 In certi casi gli animali riescono a prevedere l'evento con qualche minuto di anticipo soltanto, in altri con mezz'ora o più. Antonia BrownGriffin, che abita nel Kent, subisce in media una dozzina di attacchi di grande male la settimana ed era costretta in casa finché adottò un cane da soccorso di nome Rupert, il quale è divenuto la sua ancora di salvezza, il suo cordone ombelicale con il mondo. Intuisce in anticipo (fino a 50 minuti prima) l'arrivo di uno dei miei attacchi e mi tocca due volte con la zampa in modo che io possa raggiungere un luogo sicuro. Sa premere un pulsante sul mio telefono e abbaia alla risposta per chiedere aiuto; se pensa che io possa avere una crisi mentre sono nella vasca da bagno, tira fuori il tappo. Non potrei immaginare la vita senza di lui.5 Non sappiamo quanti epilettici abbiano la fortuna di avere un cane che li avverte dell'arrivo della crisi, ma è probabile che ve ne siano migliaia in tutto il mondo. La ricerca pionieristica di Andrew Edney Nei primi anni Novanta un veterinario inglese, Andrew Edney, condusse la prima inchiesta sistematica sui comportamenti di previsione delle crisi epilettiche da parte dei cani. Contattò un certo numero di malati tramite un appello pubblicato in "Epilepsy Today", il bollettino della British Epilepsy Association, e in altri periodici e giornali. Studiò in dettaglio 21 cani. Non vi era una razza predominante nel campione: cani da lavoro e da caccia, terrier, cani da compagnia, bastardi. Era un fenomeno che interessava animali di tutte le età e di entrambi i sessi. Sulla base di questionari, Edney riuscì a individuare il comportamento tipo di questi animali prima dell'inizio della crisi. Caratteristica comune era l'ansia, l'apprensione e l'irrequietezza. Andavano ad avvertire chi stava nelle vicinanze e a cercare aiuto. Frequentemente abbaiavano e uggiolavano e non di rado saltavano addosso o si strofinavano contro il malato, leccandogli le mani o il viso; gli si sedevano accanto oppure lo conducevano in un luogo sicuro, incitandolo a sdraiarsi. Durante la crisi vera e propria, o restavano accanto all'infermo, leccandogli il viso e le mani, o andavano a cercare soccorso. Erano estremamente affidabili. Come dice Edney, "Non ce n'era uno che sbagliasse un colpo: uno arrivò addirittura a ignorare un tentativo di attacco finto". Nessuno degli animali osservati da Edney era stato addestrato, tutti si comportavano così spontaneamente, e quasi tutti gli epilettici 218 I poteri straordinari degli animali avevano imparato a capire i loro messaggi per esperienza personale. Alcuni commentavano che ci avevano messo un po' di tempo per capire il senso dei segnali che ricevevano. Conclude Edney: "Gli atteggiamenti degli animali prima della crisi sono tutti tesi a ottenere l'attenzione di qualcuno e ad arrestare le attività del malato in modo che possa mettersi al sicuro. Mentre la crisi è in atto, il comportamento è sempre lo stesso, teso cioè a proteggere il padrone e a farlo tornare in sé, nello stesso tempo continuando, in qualche misura, a cercare di avvertire chi sta nelle vicinanze".6 Gatti e conigli Eccezion fatta per due casi, tutti i comportamenti noti di previsione di una crisi epilettica si riferiscono a cani. La prima eccezione riguarda un coniglio di proprietà di Karen Cottenham di East Grinstead, nel Sussex. Karen prendeva terribili cadute quando aveva le sue crisi e si faceva molto male: si rompeva le costole, si fratturava le caviglie, si procurava ferite al volto. Un giorno, insieme col marito, acquistò un coniglio, Blackie, gli insegnò

a fare i bisogni al posto giusto e lo tenne in casa. Presto si accorse che il coniglio le "volteggiava" fra le gambe poco prima di una crisi, permettendole così di portarsi in luogo sicuro. Alla morte di Blackie, Karen comprò un altro coniglio, Smokie, che prese il posto dell'altro in tutto e per tutto. "Non so come e perché, ma, qualche minuto prima dell'attacco, Smokie mi schizza freneticamente tra le gambe e io so che devo mettermi a letto o sdraiarmi per terra per non cadere. Quando rinvengo di solito me lo trovo vicino alla faccia, come se cercasse di farmi riprendere i sensi."7 La seconda eccezione riguarda un gatto. Kate Fallaize, che vive nello Staffordshire, ha un gatto giallo e nero di cinque anni che l'avverte talvolta addirittura con un anticipo di un'ora. "Prima di una crisi comincia a comportarsi in modo strano: mi si avvicina proprio fin sotto il viso e mi fissa, poi mi si siede accanto e ogni qualche secondo mi tocca con le zampe. Non mi lascia, mi guarda a vista. Adesso quando fa così vado a sdraiarmi." Il gatto sta vicino a Kate per tutta la durata dell'attacco ed è ancora lì quando rinviene. Non è stato addestrato a farlo né il gatto che l'aveva preceduto si comportava così, anche se stava di guardia una volta che la crisi era cominciata. L'addestramento di cani antiepilessia A Sheffield, in Gran Bretagna, c'è un'associazione di beneficenza che sta compiendo un lavoro pionieristico nel campo dell'addestramento dei cani antiepilessia. Si chiama Support Dogs.8 La direttrice dell'addestramento, Val Strong, non ritiene che un cane possa venire educato a prevedere l'insorgere di una crisi. "Sembra che lo facciano spontaneamente quando c'è un legame molto stretto con il padrone" dice. Ma è possibile insegnar loro a dare segnali più chiari, in modo che il padrone colga l'avvertimento. Il primo successo fu ottenuto con la trovatella Molly, incrocio tra un collie e un pastore tedesco. Da principio Molly fu addestrata non ad avvertire la sua padrona, Lise Margaret, di una crisi imminente, ma solo a starle vicina. Prima le fu insegnato un buon livello di obbedienza generale, poi imparò a compiere alcuni atti specifici, come portare una coperta o il telefono. "A volte mi è difficile parlare; così adesso premo un tasto programmato, Molly abbaia nel telefono e i miei amici sanno che ho bisogno di soccorso." Sarebbe già stato un aiuto notevole se i talenti di Molly si fossero fermati qui; ma Val Strong sentiva che la cagna era in grado di andare oltre. Cominciò a filmare Molly e Lise quando erano insieme e, studiando con attenzione il materiale girato, notò un cambiamento minimo ma preciso nel comportamento dell'animale all'inarca 30 minuti prima del sopraggiungere di una crisi: cominciava a guardare fisso la padrona. "Bastava soltanto incoraggiarla a esprimersi in modo più chiaro. Adesso è addirittura drammatica: abbaia e lecca, ovunque le due si trovino." A partire da questa esperienza Support Dogs ha cominciato ad addestrare molti altri cani. Negli Stati Uniti un lavoro analogo è svolto dal National Service Dog Center della Delta Society,9 che cerca inoltre di risvegliare l'interesse del pubblico nei confronti dei cani che svolgono funzioni di assistenza. Mentre i cani guida per ciechi godono di ampio riconoscimento e sono ammessi ovunque, anche in negozi e ristoranti nei quali gli altri animali non possono entrare, le attività svolte dai cani guida per sordi, per invalidi ed epilettici sono sconosciute ai più. A Christine Murray è capitato più volte, quando era in compagnia del suo cane Annie, di vedersi proibire l'ingresso ad alcuni locali pubblici della Virginia. "Cerco di spiegare che è un cane di soccorso per l'epilessia, ma non mi credono."10 È un problema destinato a scomparire a mano a mano che l'importanza di questi cani verrà riconosciuta. Premonizioni di malattie, coma e morti improvvise 221

Come fanno a saperlo?

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Le ricerche sui cani capaci di prevedere crisi epilettiche sono quasi inesistenti11 e nessuno sa come fanno a saperlo. Le tre ipotesi più frequenti sono: 1. Il cane nota cambiamenti quasi impercettibili di comportamen to o tremiti muscolari di cui l'epilettico non è cosciente. 2. Avverte le tensioni elettriche del sistema nervoso dovuti all'im minenza della crisi. 3. Sente odori che potrebbero venire secreti dall'ammalato poco prima dell'attacco. Tutte e tre le ipotesi prevedono che il cane si trovi abbastanza vicino al malato, vicinissimo nella seconda. Non è pensabile che un cane possa percepire o avvertire una crisi se non vede o non fiuta il malato. Eppure, come abbiamo visto, alcuni cani reagiscono a distanza a pensieri e intenzioni (vedi parti II e IV) o addirittura a un incidente o alla morte del padrone (capitolo VI). Allora forse vale la pena di considerare un'altra possibilità: che non si tratti soltanto di percezioni sensoriali, ma della capacità di cogliere segnali finora sconosciuti alla scienza. Può un cane prevedere l'arrivo di una crisi epilettica quando il padrone non è in vista e si trova a una certa distanza da lui? Normalmente un epilettico gradisce che il cane gli stia vicino per avvertirlo della crisi; ma sono al corrente di tre casi in cui il cane avverte il padrone anche se è in un'altra stanza. Jip, un bastardino di proprietà di Steven Beasant, di Grimsby, nel Lincolnshire, è bravissimo: prima di un attacco si incolla al padrone e quando questi si siede gli salta in grembo. Certe volte, dice Steven, "mi vola addosso dalla cucina, mi sbatte su una sedia e mi ci inchioda". E dunque, quale che sia il segnale a cui reagisce, è percepibile da un'altra stanza. Lo stesso valeva per Sadie, la dobermann appartenente a Barbara Powell di Wolverhampton. Fino alla sua morte, avvenuta all'età di tredici anni, Sadie ha uggiolato per avvertire la padrona della crisi incombente. Di norma era nella stessa stanza, ma capitava anche quando era in un'altra. Il neurologo Peter Halama, di Amburgo, ha una paziente epilettica i cui cani reagiscono anche se si trovano in un'altra camera: Prima di una crisi i suoi cani (due bastardi, un maschio e una femmina) le stanno vicini e, appena l'attacco si scatena, cercano di aiutarla. Uno dei due tenta perfino di mettersi tra lei e il pavimento mentre cade. Quando la signora è sdraiata per terra le leccano il viso e le mani fino a che lei riprende coscienza e non permettono a nessun altro di avvicinarsi. Se sono in un'altra stanza corrono da lei qualche istante prima dell'attacco e stanno con lei, pronti a soccorrerla. Il marito ne è stato testimone e lo conferma. È interessante che questi cani prevedono anche il ritorno a casa della signora. Il marito si è accorto che "diventano irrequieti e vanno alla porta prima che lei torni dalla spesa (in orari sempre diversi). Fanno così 2030 minuti prima del suo rientro". Se questa anticipazione è di natura telepatica, può darsi che lo sia anche la capacità di prevedere un attacco epilettico da un'altra stanza. Ma vi è una differenza enorme tra le due situazioni: tornare a casa è un atto dipendente dalla volontà, mentre il sopraggiungere di una crisi non è un atto consapevole o intenzionale. Diabete Alcuni cani appartenenti a diabetici sono in grado di avvertire i padroni che il livello di glucosio presente nel sangue è pericolosamente basso. L'ipoglicemia può condurre al coma, ad attacchi epilettici e perfino alla morte. Per esempio, Alan Harberd di Chatham, nel Kent, ha un collie di nome Sam che lo avverte quando è ipoglicemico. Se succede durante il sonno, Sam sveglia il padrone prima che sprofondi in coma. "Gli zuccheri sono bassi, ma non tanto che io non possa svegliarmi e porvi rimedio. A volte me la cavo per il rotto della cuffia, ma il comportamento di Sam ha qualcosa di soprannaturale." I risultati di una rivoluzionaria inchiesta sono stati pubblicati nel periodico "Diabetic Medicine" nel 1992 ad opera di un gruppo di cimici del Bristol and Berkley Health Centre (contea di Gloucester), i quali intervistarono 43 pazienti diabetici che avevano animali domestici. Quindici dichiararono di aver notato reazioni da parte dei loro animali, dei quali quattordici erano cani. Se

necessario abbaiavano, avvertivano i vicini e si rendevano utili in vario modo. 12 Anche alcuni gatti sono capaci di prevedere le crisi ipoglicemiche e svegliano il padrone nella notte. In questo caso è probabile che sia una reazione dovuta all'olfatto, dal momento che i diabetici in crisi ipoglicemica tendono a secernere un odore caratteristico. Ma siamo nel campo delle congetture. Cancro Alcune persone che si sono ammalate di cancro dichiarano che il proprio animale ha contribuito a metterle sull'avviso, e taluni di 222 I poteri straordinari degli animali ' < ; I questi casi sono riportati in pubblicazioni mediche. Per esempio, nel 1989 un articolo sul "Lancet" di Hywel Williams e Andrew Pembroke, del reparto di dermatologia del King's College Hospital di Londra, raccontò come una signora era stata indotta a rivolgersi alhi loro clinica per un neo alla coscia sinistra che si rivelò un melanormi maligno. La paziente si accorse del tumore perché la sua cagnetta (un incrocio tra un border collie e un dobermann) la annusava continuamente. La cagnetta non s'interessava minimamente agli altri nei, ma annusava quel neo per interi minuti, persino attraverso i pantaloni. La paziente s'insospettì. Il cerimoniale si ripetè per parecchi mesi e culminò nel tentativo dell'animale di strappare via il neo con i denti, una volta che la signora portava i calzoni corti. Lei si decise a chiedere una seconda opinione medica. Non è escluso che il cane abbia salvato la vita alla padrona, spingendola a curarsi quando il danno era ancora leggero ed era possibile intervenire.13 Vi sono svariati casi analoghi in banca dati. Per esempio, Joan Hart, di Preston, nel Lancashire, scoprì che quando si metteva a sedere con le ciabatte, Lady, la sua cagna, un pastore delle Shetland, gliene sfilava una, sempre quella, e le leccava il collo del piede, proprio dove c'era una cisti. Joan finì per farla vedere al dottore, il quale ritenne che si trattasse di una verruca, ma, per sicurezza, la mandò in ospedale per esami. Si scoprì che Joan aveva un tumore maligno molto raro. Disse: "Magari avessi fatto più attenzione a Lady, che cercava di dirmelo". A quanto mi consta, nessuno ha preso seriamente in considerazione la possibilità di usare i cani da fiuto nei reparti di oncologia. Non è di moda; in questo periodo si tende a porre l'accento sull'alta tecnologia. Altre malattie Le crisi epilettiche si ripetono con frequenza; dunque chi ne soffre ha tempo di imparare a riconoscere i segnali d'allarme lanciati da un animale e agire di conseguenza. Ma ci sono animali capaci di prevedere l'insorgere di altre malattie prima che l'interessato o un familiare abbia notato alcun sintomo, benché all'inizio i loro segnali non vengano compresi. Per esempio, un cane lupo di proprietà degli Albrecht di Limbach, in Germania, cominciò a seguire Hilde, la madre della famiglia, senza alcun motivo apparente, guardandola con espressione strana e uggiolando. "Dissi a mio marito di portarla dal veterinario perché c'era qualcosa che non andava. Qualche 223 Premonizioni di malattie, coma e morti improvvise settimana più tardi fui io ad ammalarmi, non il cane, e dovettero operarmi." Anni dopo, il cane fece lo stesso con la figlia maggiore che, come si seppe dopo, aveva l'appendicite, e infine con la sorelli na più piccola. Anche Christine Espeluque, di NissanlesEnserune, in Francia, ha un cocker che avverte quando uno dei ragazzi della famiglia sta per ammalarsi. Con il bimbo di cinque anni, per esempio, "prima che si ammali lei comincia a seguirlo dappertutto. Si siede sulla stessa poltrona, dorme nello stesso letto per tutta la notte, piange tutto il giorno mentre lui è a scuola. Adesso che mi sono abituata so sempre in anticipo quando si ammaleranno i miei figli". Ma la

cagnetta reagisce così soltanto alle malattie dei ragazzi, nessuna reazione per quelle della madre. Talvolta l'allarme è talmente chiaro che viene raccolto subito, come nel caso di Esther Allen di Bushbury, nelle Midlands occidentali: Stavo dipingendo il soffitto del salotto e per arrivarci dovevo stare in piedi su una sedia che stava a sua volta sopra il tavolo. Mi mancava da pitturare una striscia piccolissima, quando Farà, la mia bassottina tedesca a pelo lungo, saltò su una seggiola, di lì sul tavolo e cominciò a tirarmi per la gonna. Le dissi: "Aspetta un minuto, non mi manca molto", ma lei non voleva saperne di smettere e così discesi. Appena a terra persi i sensi per qualche secondo. Quando rinvenni Farà mi stava leccando la faccia. Se non mi avesse obbligato a scendere dal tavolo e dalla sedia, di certo mi sarei ferita in modo grave. Qui Farà si è comportata in modo analogo ai cani che prevedono le crisi epilettiche. Ma come fece a intuire che la signora avrebbe avuto un mancamento? Altrettanto misteriosamente, alcuni cani sono in grado di prevedere gli attacchi cardiaci e di agire in modo da attenuare i danni causati da un'eventuale caduta. Un esempio: "La mia compagna soffriva di cuore e aveva già avuto diverse crisi con pericolose cadute. Rolf, il nostro cane lupo, di solito un tipetto piuttosto rude, sapeva sempre in anticipo quello che sarebbe successo e si metteva davanti alla padrona di modo che lei non cadesse con la testa in avanti, ma di schiena" (Hans Schauenburg, Roelbach, Germania). È chiaro che la prima possibilità da prendere in considerazione è che l'animale percepisca un sottile mutamento nel comportamento o nei movimenti dell'ammalato o che fiuti un odore insolito. Ma capita che reagisca quando l'infermo è in un'altra stanza o anche più lontano. Nel caso riportato qui di seguito, un gatto intuì quello che stava accadendo al padrone uscito a passeggiare: 224 I poteri straordinari degli animali ,,:;:, i # Un pomeriggio di luglio, prima di cena, mio marito andò come sempre a fare un giretto. Dieci minuti più tardi il nostro gatto cominciò a comportarsi in modo assai insolito. Correva per tutto l'appartamento, ringhiava fra sé e gli si rizzarono i peli sulla schiena. Un'ora dopo mio marito tornò e disse: "Non sto bene. Vado a sdraiarmi prima di cena". Andò in camera da letto e io continuai a lavorare in cucina. Improvvisamente Aimo si agitò ancor di più: si strofinò col muso contro le mie gambe e fuggì dalla cucina, guardandosi indietro per controllare che io lo seguissi. Mi condusse fino alla stanza dove stava mio marito, il quale si contorceva per i dolori ai reni. Chiamammo il pronto soccorso e il medico gli somministrò un antidolorifico. Di lì a poco Aimo tornò a essere il gatto tranquillo di sempre. (Erni Weber, Grosskut, Austria) Se fosse un caso isolato, saremmo tentati di pensare a una "semplice coincidenza", o che il gatto abbia notato qualcosa prima dell'uscita del signor Weber e che la moglie ci abbia messo un po' di tempo a rendersi conto dello strano comportamento dell'animale. Ma, come abbiamo visto nel capitolo VI, ci sono molti casi documentati di animali che reagiscono a incidenti o alla morte dei padroni lontani. Date queste premesse, non è poi così sorprendente che un gatto avverta il malessere del padrone uscito a passeggiare. Presentimenti di morti improvvise Le reazioni degli animali domestici all'insorgere di una malattia non sono facili da decifrare sul momento e il loro significato si chiarisce solo in seguito. Lo stesso vale anche per le morti improvvise. Nel 1995, Christine Vickery e il marito vivevano a Sacramento, in California. La signora descrive il suo compagno come "un maniaco del fitness: aveva 52 anni ed era in forma perfetta". Cominciava la giornata con le pastiglie di vitamine, si atteneva a una dieta povera di grassi e, oltre a fare i suoi esercizi quotidiani sul Cardioglide, percorreva a piedi una parte del tragitto per andare a lavorare. La sera del 1° dicembre arrivò a casa alle 18.30 come sempre. Invece di andargli incontro come al solito, i miei due cani, Smokie e Popsie, rimasero nei loro cesti in un'altra stanza. Lui li chiamò, ma loro si rifiutarono di muoversi. Alle 21 i cani entrarono in salotto e si sedettero ai suoi piedi, guardandolo fisso, tanto che lui si turbò e si domandò (mi disse) se sapevano qualcosa che

lui ignorava. Per i cinque giorni a seguire i cani osservarono questo strano rituale. La notte del 6 dicembre Smokie, il più anziano, gli accarezzò la gamba con il muso. Popsie gli offrì la zampa. All'I.30 del mattino del 7 dicembre mio marito morì nel sonno. Invidiai i miei cani. In qualche modo avevano saputo e gli avevano detto addio. Anche i gatti hanno di questi presentimenti. Per esempio, Dorothy Docherty, che vive nello Hertfordshire, racconta che il giorno 225 Premonizioni di malattie, coma e morti improvvise prima che il marito fosse colpito dal collasso che lo portò alla morte la gatta di casa continuava a strofinarglisi contro le gambe. "Mi ricordo che disse: "Ma che cos'ha oggi?". Visto che mai era stata tanto insistente, mi sono chiesta spesso se lei sapesse che cosa stava per accadere." Vi sono molti altri esempi analoghi, il cui significato, come è normale, si rivela soltanto in seguito. Gli scettici diranno che ci sono chissà quanti comportamenti insoliti che, poiché non sono seguiti da disastri o morti, vengono dimenticati subito, e che in tutto questo di misterioso c'è soltanto una coincidenza casuale o uno scherzo della memoria selettiva. Tuttavia, se questa obiezione standard può avere la parvenza della scientificità, in realtà è un'ipotesi che non è stata provata. Gli scettici non hanno in mano alcuna statistica che dia loro ragione; anzi, per essere precisi, in questo campo non è stata condotta ricerca alcuna. Gli argomenti degli scettici hanno un valore scientifico qualora vengano trattati alla stregua di ipotesi ragionevoli che vanno verificate; ma sono antiscientifiche se vengono usate come un mezzo per impedire la ricerca. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, è così. Ecco perché sappiamo ancora tanto poco di questi affascinanti feno meni. M XV Presentimenti di terremoti e altre catastrofi Comportamenti degli animali prima dei terremoti II 26 settembre 1997 il terremoto in Umbria devastò la basilica di San Francesco d'Assisi e danneggiò gravemente paesi e città circonvicini. Molti notarono che, qualche tempo prima, gli animali si erano comportati in modo strano. La notte precedente alcuni cani avevano abbaiato più del solito e altri si erano messi in una strana agitazione. I gatti parevano turbati e inquieti e alcuni si erano imboscati. Il volo dei colombi era "innaturale". Qualche minuto prima del sisma gli uccelli selvatici tacquero e i fagiani "emisero grida strane".1 Alcune stranezze furono notate con parecchi giorni di anticipo: Un amico mi disse: "Non andare a mangiare nelle taverne sul fiume a Foligno, perché sulla riva è pieno di ratti giganteschi". Almeno una settimana prima del terremoto la gente cominciò a dire che Foligno era invasa dai ratti Io vivo qui da tanto tempo e una cosa del genere non era mai successa. C'erano ratti dappertutto, ma nessuno ha mai pensato che c'entrassero col terremoto. (Silvana Cacciaruchi) Foligno dista 20 chilometri da Assisi e fu gravemente colpita dal terremoto. Per quale motivo i ratti abbandonarono le fogne? Come mai tanti animali previdero la catastrofe? Gli scettici liquideranno queste storie come coincidenze o frutto della memoria selettiva: è possibile che la gente ricordi simili episodi solo se sono seguiti da un terremoto o da un'altra catastrofe, mentre in altre circostanze se ne dimenticherebbe. Indubbiamente è un argomento valido. Tuttavia sarebbe avventato disprezzare così tutte le testimonianze. Molti attenti conoscitori del mondo animale sono convinti che le bestie si comportino in modo innaturale prima dei terremoti. Tre settimane dopo quello di Assisi, mentre ancora si veri Presentimenti di terremoti e altre catastrofi

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ficavano le scosse di assestamento, Anna Rigano, la mia assistente italiana, andò sul posto e intervistò dozzine di persone ad Assisi, a Foligno e in altri paesi colpiti; fra gli intervistati vi sono padroni di animali, di negozi di animali e veterinari che avevano ancora freschi nella memoria gli avvenimenti. Quasi tutti avevano osservato atteggiamenti insoliti e quasi tutti erano molto sicuri di averli osservati solo in quell'occasione. In tutto il mondo si riscontrano testimonianze analoghe, indipendenti le une dalle altre. Non posso credere che tutti abbiano potuto inventarsi simili storie o che a tutti la memoria abbia giocato strani scherzi. La prima descrizione dettagliata di un terremoto in Europa riguarda un cataclisma avvenuto nel 373 a.C. a Helike, in Grecia, sul golfo di Corinto, durante il quale la città fu inghiottita dal mare. Cinque giorni prima, narra lo storico Diodoro Siculo, ratti, serpi e donnole lasciarono la città a frotte, con grande stupore dei suoi abitanti umani. All'antichità risale anche la testimonianza di Plinio il Vecchio, secondo il quale uno dei segni premonitori di un terremoto è "l'inquietudine e il terrore degli animali senza causa apparente". Dal Medioevo ci sono pervenuti diversi racconti, tra cui quello del terremoto avvenuto nel 1095 nel Wùrttemberg: "I polli abbandonarono le abitazioni umane e andarono a vivere selvaggi nei monti e nei boschi".2 In secoli più recenti, il terremoto più grave che abbia scosso l'Europa fu quello che devastò Lisbona nel 1755: il movimento tellurico fu tanto potente che perfino in Svezia le campane oscillarono. L'evento colpì profondamente gli scrittori di quel tempo, che ne discettarono a lungo; fra questi si annovera anche il filosofo Immanuel Kant, che descrisse con queste parole i segni premonitori di un sisma: "Poco tempo prima gli animali vengono colti da terrore. Gli uc^ celli volano a nascondersi nelle case, i ratti e i topi strisciano fuori delle loro tane...". Si narra di una "moltitudine di vermi" che sbucò di sotterra otto giorni prima del terremoto di Lisbona e di bestiame "straordinariamente irrequieto" il giorno precedente.3 Sono centinaia i casi narrati da cronisti e storici, alcuni dei quali recenti. Per esempio: "In occasione del terremoto che colpì Agadir, in Marocco, nel 1960, molti animali randagi, compresi i cani, furono visti abbandonare la città di mare prima della scossa che uccise 15.000 persone. Lo stesso accadde tre anni più tardi, prima del sisma che rase al suolo la città di Skopje, in Iugoslavia. Quasi tutti gli animali, pare, si erano già dileguati".4 Prima del cataclisma che distrus

228 I poteri straordinari degli animali *:250 " l ] S 200 " / 8 200 " 1 | °> 150 ' i S 150 " 100

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periodo periodo Figura B.4. Grafici dettagliati dei dodici esperimenti in cui Pam è tornata a casa in orari scelti a caso e in seguito a un bip del cercapersone. À sinistra le chiamate avvenute presto, a destra quelle arrivate tardi. I momenti in cui Pam comincia a tornare sono indicati con un punto nero. A

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ritorno periodo principale preritorno Figura B 5 Media dei risultati degli esperimenti nei quali Jaytee fu lasciato nella Casa della sorella di Pam e da solo nell'appartamento di Pam. A: .Velia casa della sorella di Pam. Media di 5 esperimenti. B Da solo nell'appartamento di Pam. Media di 50 esperimenti. C Da solo nell'appartamento di Pam. Confronto tra le medie di 15 esperimenti positivi e 35 negativi. v, Esperimenti con Jaytee 281 Se non c'è nessuno a cui dirlo, il cane è meno incentivato a stare in attesa Nonostante questo, talvolta Jaytee lo fa ugualmente. La diversità fra il comportamento in casa della padrona e quello in casa dei genitori è quantitativa. In entrambi i luoghi a volte attendeva alla finestra a volte no. Ma presso i signori Smart il rapporto tra il numero di volte in cui aspettava e quello in cui non aspettava era di 80 a 20, mentre se era da solo in casa di Pam diventava di 30 a 70. Conclusioni Questa nutrita serie di esperimenti registrati conferma ciò che i genitori di Pam sapevano da anni e ciò che una documentazione sistematica del suo comportamento in occasione di 100 assenze della ragazza* aveva già fatto rilevare. Di solito, quando il cane si trovava in casa dei genitori, mostrava di sapere quando Pam sarebbe rincasata anche se tornava a orari inconsueti, se iniziava il viaggio di ni torno in tempi scelti a caso o se usava mezzi di trasporto a lui sconosciuti L'animale si comportò nello stesso modo anche quando fu ripetutamente sottoposto a controprove da parte di alcuni scettici ^Le 'sue reazioni avevano inizio di norma nel periodo di dieci minuti che precedeva il momento in cui Pam si metteva effettivamente in viaggio, ciò che fa supporre che riuscisse a captare telepaticamente l'intenzione che precedeva il viaggio. Il comportamento di previsione era meno vistoso quando il cane era a casa della sorella di Pam, forse perché non gli era altrettanto facile guardar fuori dalla finestra, dovendo stare in equilibrio sullo schienale del divano. Ciononostante, il cane trascorreva un tempo ^ maggiore alla finestra mentre Pam stava rincasando e si comporto in modo analogo anche in occasione dell'esperimento condotto dagli Quando era solo nell'appartamento di Pam andava abbastanza di rado alla finestra e nella maggior parte dei casi non reagiva. Qualche volta, tuttavia, si comportò come a casa dei signori Smart. Dal momento che il modello comportamentale in

questi casi era tanto chia ro anche se non risalta dalle medie matematiche ottenute insieme con le volte in cui alla finestra non andava affatto, il risultato complessivo resta significativo da un punto di vista statistico. I risultati delle indagini fanno pensare che Jaytee prevedesse 1 orario di ritorno di Pam grazie alla telepatia, anche se non sempre reagiva in modo appariscente. Soprattutto quando era solo le reazio 282 I poteri straordìnari degli animali t ni erano scarse, mentre il massimo dell'attività si manifestava quando il cane era lasciato presso i signori Smart, che gli prestavano attenzione. Qualora si dovessero condurre esperimenti analoghi con altri cani slmilmente dotati, c'è da immaginare che le reazioni siano anch'esse influenzate dalle circostanze. Se l'animale somiglia a Jaytee, di certo sarà più reattivo in presenza di persone di famiglia che prestano attenzione alle sue previsioni e meno se viene lasciato solo. Appendice C I campi morfici Nel corso di questo libro, ho riassunto per sommi capi alcune delle caratteristiche principali dei campi morfici. In questa appendice approfondirò l'argomento e prenderò in esame alcune delle sue implicazioni. Incominciai a interessarmi a queste idee quand'ero a Cambridge e partecipavo alla ricerca sulla crescita delle piante. Come fa una pianta a svilupparsi dal semplice embrione fino ad assumere la forma caratteristica della propria specie? Come fa una foglia di salice, di rosa o di palma a prendere proprio quella forma? Come fanno i fiori di queste piante a svilupparsi in modi tanto diversi? Sono tutte domande che riguardano quella che i biologi chiamano morfogenesi, vale a dire l'origine della forma (dal greco morphé = forma, e genesis = origine), uno dei problemi insoluti della biologia. L'atteggiamento più semplice sarebbe rispondere che ogni morfogenesi è programmata geneticamente. Ciascuna specie non fa che seguire le istruzioni dei geni. Ma bastano pochi istanti di riflessione per capire che la risposta è inadeguata. Tutte le cellule del corpo contengono gli stessi geni. Nel vostro corpo, lo stesso codice è presente nelle cellule degli occhi, del fegato, delle gambe e delle braccia. Ma, se le cellule sono tutte programmate identicamente, come fanno a svilupparsi in forme tanto diverse? Alcuni geni presiedono alla sequenza degli amminoacidi nelle proteine, altri al controllo della sintesi proteica; essi permettono a determinati organismi di produrre determinate sostanze chimiche. Ma non possono essere responsabili della forma. Le vostre gambe e le vostre braccia da un punto di vista chimico sono identiche: se fossero tritate e analizzate biochimicamente sarebbero indistinguibili; ma la loro forma è diversa. Per spiegare la forma è necessario supporre che esista qualcosa che sta sopra, oltre i geni e le proteine. 284 I poteri straordinari degli animali Questo concetto è forse più comprensibile se ricorriamo a un'analogia architettonica. Nella via di una città i palazzi hanno forma diversa, ma ciò che li rende diversi non è il materiale di cui sono costruiti. Potrebbero esser tutti fatti di mattoni, cemento, legno, chimicamente identici. Se venissero demoliti e analizzati, risulterebbero indistinguibili. Ciò che li rende diversi sono i progetti architettonici secondo i quali sono stati edificati. E questi progetti non si vedono al microscopio. I biologi che si occupano dello sviluppo della forma delle piante e degli animali sono consci da tempo dell'esistenza di questo problema e, fin dagli anni Venti, molti scienziati hanno ipotizzato che un organismo in via di sviluppo venga modellato da un campo, detto campo morfogenetico, una sorta di progetto architettonico invisibile che presiede alla forma dell'organismo in fase di crescita. È chiaro che non è disegnato da un architetto, così come non si intende che un "programma genetico" sia messo a punto da un programmatore di computer. Si tratta di un campo, di una regione d'influenza autoadattante,

analoga ai campi magnetici e ad altri campi esistenti in natura e ormai riconosciuti come tali. Sebbene in biologia il concetto di campo morfogenetico sia largamente accettato, nessuno sa di che natura sia e come funzioni. La maggior parte dei biologi da per scontato che verrà un giorno in cui la fisica e la chimica tradizionali sapranno dare una spiegazione. Ma è, né più né meno, un atto di fede. Dopo molti anni di lotte e riflessioni sui campi morfogenetici, io sono giunto alla conclusione che non sono formule per definire i processi meccanicistici della scienza tradizionale ma un concetto assolutamente nuovo. Da qui sono partito per sviluppare la mia idea di campo morfogenetico, che ho proposto per la prima volta nel libro L'ipotesi della causalità formativa,1 e ho poi sviluppato in The Presence of thè Past.2 Si tratta di una teoria con tre punti chiave: 1.1 campi morfogenetici sono un nuovo tipo di campo che fin qui non è stato riconosciuto dalla fisica. 2. Così come gli organismi alla cui formazione presiedono, si evolvono. Hanno una storia e, grazie a un processo che io chiamo di risonanza morfica, contengono in sé una memoria. 3. Fanno parte di una famiglia più vasta di campi, detti campi morfici. Questi sono i principi base dell'ipotesi della causalità formativa"$ I campi morfici 285 L'ipotesi della causalità formativa In questa ipotesi suggerisco che gli organismi autoadattanti, a tutti i livelli di complessità, sono un tutto dipendente da uno specifico campo organizzatore di quel sistema che è il suo campo morfico. Questo tutto è composto di parti, le. quali sono a loro volta un tutto a un livello più basso (fig. CI). A ciascun livello, il campo morfico da a ciascun tutto le proprie caratteristiche e fa sì che esso ammonti a più della somma delle proprie parti. In zoologia e botanica, i campi che presiedono allo sviluppo e al mantenimento della forma corporea si chiamano campi morfogenetici. Quelli che si occupano della percezione, del comportamento e dell'attività mentale si chiamano campi percettivi, comportamentali e mentali. In mineralogia sono definiti cristallini e molecolari. In sociologia sono detti sociali e culturali.3 Tutti sono detti campi morfici.4 I campi morfici, così come i campi della fisica già noti, sono regioni d'influenza all'interno dello spaziotempo, localizzati dentro e intorno ai sistemi che organizzano. Il loro funzionamento è probabilistico. Essi limitano ovvero impongono un ordine all'indeterminismo intrinseco dei sistemi cui presiedono. Comprendono in sé, e connettono, le varie parti del sistema che sono preposti a organizzare. Così un campo cristallino organizza i modi secondo cui molecole e atomi si ordinano all'interno di un cristallo. Il campo di un riccio di mare plasma le cellule e i tessuti all'interno dell'embrione del riccio e gui O Figura CI. Livelli successivi in una gerarchla di sistemi autoadattanti. A ciascun livello i sistemi sono un tutto che contiene parti, le quali a loro volta sono un tutto contenente parti di livello più basso. Il diagramma potrebbe rappresentare particene subatomiche in atomi, molecole o cristalli; ovvero cellule, in tessuti, organi e organismi; o individui in gruppi familiari, in società, in ecosistemi. A ciascun livello il tutto è organizzato da un campo morfico. A 286 / poteri straordinari degli animali i da il suo sviluppo fino a che esso assuma la caratteristica forma adulta della specie. Un campo sociale organizza e coordina il comportamento degli individui

che lo compongono, per esempio il modo in cui ciascun uccello vola all'interno dello stormo.5 Il campo morfico conduce i sistemi a esso sottoposti verso mete o obiettivi specifici. Il biologo inglese C.H. Waddington chiamò "creodi" i canali di mutamento organizzati dai campi morfogenetici e li immaginò come dei condotti, lungo i quali le palline rotolano verso il proprio obiettivo.6 La pallina rappresenta lo sviluppo di una determinata parte dell'embrione verso la forma matura, per esempio il cuore o il fegato. I disturbi dello sviluppo potranno staccare la pallina dal fondo del condotto e portarla su per la parete, ma, a meno di non superare il margine della parete fino a cadere in un altro condotto, la pallina ritroverà la strada per arrivare in fondo, non al punto dalla quale è partita, ma a un altro punto, più avanzato, del sentiero canalizzato del mutamento. Questo è un modo per rappresentare la crescita dell'embrione, il processo per cui un organismo in via di sviluppo raggiunge la normale forma adulta nonostante eventuali disturbi nella fase di crescita. Il matematico Rene Thom ha creato i modelli matematici dei campi morfogenetici: in essi gli obiettivi in direzione dei quali un sistema si sviluppa vengono chiamati attrattori.7 Nella branca della matematica nota con il nome di dinamica, gli attrattori rappresentano i limiti verso i quali un sistema dinamico viene attratto. Sono, in linguaggio scientifico, gli scopi, le mete, le intenzioni. La parte più controversa di questa ipotesi è quella in cui si suggerisce l'eventualità che il campo morfico stesso si evolva. Esso non è fissato in eterno da un'equazione matematica in una sorta di paradiso platonico di trascendenza o da un cosmico compactdisc che si possa soltanto leggere e non modificare. La sua struttura dipende da ciò che è accaduto in precedenza. Contiene una sorta di memoria. Attraverso la ripetizione, i modelli che organizza divengono sempre più probabili, sempre più abituali. Il primo campo di uno qualsiasi dei tipi dati, poniamo il campo del primo cristallo di insulina, o quello di una nuova idea, diciamo la teoria di Darwin sull'evoluzione, comincia a esistere grazie a un salto creativo, la cui fonte evolutiva ci è sconosciuta. Forse si tratta del caso. Forse si tratta dell'espressione di una creatività intrinseca alla mente e alla natura.8 Quale che sia la spiegazione della sua origine, una volta che questo nuovo campo, questo nuovo modello di organizzazione, ha co I campi morfici 287 tranciato a esistere, esso si rafforza attraverso la ripetizione. È sempre più probabile che il modello si riproponga. Quanto più spesso un modello si ripete tanto più probabile diventa; i campi contengono una sorta di memoria cumulativa, divengono a mano a mano sempre più abituali, evolvendosi nel tempo, e sono alla base della formazione delle abitudini. Da questo punto di vista la natura è per lo più abitudinaria. È possibile che perfino le cosiddette "leggi di natura" altro non siano che abitudini.9 Il veicolo attraverso il quale le informazioni o i modelli di attività vengono trasmessi da un sistema precedente a uno successivo dello stesso tipo viene definito risonanza morfica: la risonanza morfica contiene in sé la possibilità che un'entità influisca su di un'altra simile, che modelli di attività influiscano su altri modelli di attività successivi e analoghi; e questi influssi passano attraverso, e dentro, lo spazio e il tempo, senza per questo affievolirsi, ma con una limitazione: provengono soltanto dal passato, non dal futuro. Quanto maggiore è la somiglianzà tanto più potente è la risonanza morfica. La risonanza morfica è il fondamento di tutta la memoria intrinseca ai campi, a tutti i livelli di complessità. Qualsiasi sistema morfico dato, poniamo l'embrione della giraffa, si "sintonizza" sui sistemi precedenti e simili, in questo caso le giraffe precedentemente sviluppatesi. Attraverso questo procedimento, ciascun individuogiraffa va ad attingere, e a sua volta a contribuire, a un patrimonio di memoria collettiva della sua specie. Parlando dell'uomo, questo tipo di memoria collettiva è strettamente affine a quello che lo psicologo C.G. Jung chiamava l'"inconscio collettivo".

La mia ipotesi preconizza che la risonanza morfica si riscontri nella fisica, nella chimica, nella biologia, nella psicologia e nelle scienze sociali. Tuttavia, sistemi di antica formazione come gli atomi di idrogeno, i cristalli salini e le molecole di emoglobina sono governati da campi morfici talmente potenti, da abitudini talmente radicate, che è difficile osservarvi il più piccolo cambiamento. Si comportano come se fossero governati da leggi immutabili. Per altro verso i sistemi nuovi (cristalli nuovi, nuovi organismi, nuovi modelli di comportamento, nuove idee) dovrebbero mostrare una tendenza sempre crescente a venir posti in essere quanto più vengono ripetuti. Dovrebbero diventare sempre più probabili, sempre più abituali. La risonanza morfica implica effetti di non localizzazione sia nel tempo sia nello spazio. Ecco un riassunto delle ipotetiche proprietà dei campi morfici, come le ho enunciate in The Presence ofthe Past:10 288 I poteri straordinari degli animali 1. Sono un tutt'uno autoadattante. " fi 2. Hanno una posizione sia spaziale sia temporale e organizzano la trama spaziotemporale dell'attività ritmica o vibratoria. 3. Hanno il potere di attirare i sistemi ai quali presiedono verso forme e attività determinate, alla cui nascita soprintendono e di cui custodiscono l'integrità. Gli obiettivi verso i quali i campi morfici at tirano i sistemi ad essi sottoposti sono chiamati attrattori. 4. Mettono in relazione e coordinano le unità morfiche (oloni) al loro interno, le quali a loro volta sono organizzate dai campi morfici. I campi morfici a loro volta contengono in sé altri campi morfici se condo una gerarchla di insiemi a catena, detta olarchia. 5. Sono strutture probabilistiche e la loro attività di organizzazio ne è probabilistica. 6. Contengono una memoria intrinseca fornita dall'autorisonanza con il passato dell'unità morfica medesima e dalla risonanza morfi ca con tutti i sistemi precedenti e analoghi. Questa memoria è cumu lativa. Quanto più frequentemente un determinato modello di atti vità viene ripetuto tanto più abituale diviene. Nell'Ipotesi della causalità formativa e in The Presence of thè Past, prendevo in esame un certo numero di test sperimentali sulla risonanza morfica, che dipendevano tutti dalla possibilità di individuare un cambiamento nella facilità, o nella probabilità, con cui un modello ripetuto ricorre. In altre parole, mi concentravo sugli aspetti dell'ipotesi della causalità formativa riassunti nel punto 6 riportato più sopra e non proponevo esperimenti tesi a dimostrare gli aspetti più generali dell'ipotesi, vale a dire l'esistenza dei campi stessi, estesi nello spazio come descritto nei punti 15. Di ciò mi sono occupato nel libro Sette esperimenti per cambiare il mondo11 e nelle pagine che seguono. Connessioni con la fisica quantlstica Gli esperimenti necessari per provare gli aspetti spaziali dei campi morfici presuppongono una sorta di non localizzazione che, benché non riconosciuta dalla scienza ufficiale, è parte integrante della fisica quantlstica e implica connessioni o correlazioni a distanza che la fisica classica non poteva nemmeno lontanamente concepire. Albert Einstein non trovava di suo gusto l'idea di "azione soprannaturale a distanza" implicita nella fisica quantlstica; ma i suoi più gravi timori si sono rivelati fondati.12 Recenti esperimenti hanno dimo ": : I campi morfici 289 strato che queste connessioni sono il fondamento stesso della fisica. Le conseguenze a vasto raggio di queste scoperte sono ancora sconosciute, ma è possibile che ci sia un collegamento con quelli che io chiamo i campi morfici. Non lo sa ancora nessuno. La non localizzazione è uno degli aspetti più sorprendenti e paradossali della teoria quantlstica: infatti, le'parti di un sistema quantico che sono state collegate insieme in passato mantengono una connessione istantanea anche se si trovano a grande distanza le une dalle altre. Per esempio due fotoni (che per

definizione si spostano alla velocità della luce) che si allontanino in direzioni opposte dall'atomo che li ha emessi mantengono una connessione immediata non locale tale per cui, se misuriamo la polarizzazione di uno dei due, l'altro avrà istantaneamente quella opposta, anche se la polarizzazione di ciascuna particella non era stata determinata fino al momento della misurazione. Questo fenomeno viene chiamato anche "ingarbugliamento quantico". Le due parti del sistema separate nello spazio sono unite da un campo quantico, che non si estende nello spazio, ma è rappresentato matematicamente come uno spazio multidimensionale di possibilità. Come gli atomi o le molecole, anche i membri di un gruppo sociale fanno parte di uno stesso sistema. Condividono il cibo, respirano la stessa aria, sono in relazione gli uni con gli altri attraverso la mente e i sensi e interagiscono in continuazione. È possibile che, quando sono separate, le parti di quel sistema sociale mantengano un collegamento analogo alla non localizzazione riscontrata nella fisica quantlstica. Se così fosse, i campi morfici potrebbero venire reinterpretati alla luce della teoria quantlstica, la cui applicazione si estenderebbe fino a coprire l'organizzazione biologica e sociale. Può darsi benissimo che la fisica sarà costretta a fare questo passo. Ho discusso con il fisico David Bohm a proposito delle possibili parentele fra l'idea di campo morfico e la sua teoria dell'ordine "implicato", l'ordine "avviluppato" dentro a quello "esplicato", vale a dire quello svelato, quello di cui noi facciamo esperienza. La sua teoria, che si fonda sulla non separabilità dei sistemi quantlstici, si rivelò straordinariamente affine alle mie proposte. 13 Questi collegamenti sono stati altresì studiati dal fisico americano Amit Goswami14 e dallo scienziato tedesco HansPeter Dùrr.15 Tuttavia è anche possibile che i campi morfici siano una novità assoluta, un tipo di campo non ancora descritto dalla fisica. Ritengo

290 / poteri straordinari degli animali i comunque più probabili le affinità con i campi quantici che con quelli gravitazionali o elettromagnetici. Ora esamineremo alcuni aspetti spaziali dei campi morfici, e poi approfondirò l'argomento della risonanza. Esperimenti sui campi morfici Non sono riuscito a escogitare esperimenti decisivi per dimostrare direttamente l'esistenza dei campi morfici all'interno di molecole, cristalli, microorganismi, piante e animali. Questi campi agiscono contemporaneamente ad altri campi e gradienti già noti e in genere è difficile separare gli effetti dei campi morfici da quelli dei gradienti chimici, dei geni, dei campi elettromagnetici eccetera. Tuttavia, se riuscissimo a individuare un effetto della risonanza morfica (che descriverò più sotto) avremmo una prova indiretta che i campi morfici esistono. Il modo più semplice di sperimentare la realtà di un campo morfico è di lavorare su società di organismi. Separando gli individui che vi appartengono in modo che non possano comunicare tra loro attraverso canali sensoriali normali, se la comunicazione avverrà ugualmente, sarebbe evidente che esiste un legame del tipo fornito dal campo morfico. Quando cominciai a cercare le prove dell'esistenza di connessioni simili a campi tra membri di un gruppo sociale, scoprii di essermi addentrato in una regione assai poco studiata dalla scienza. Per esempio, nessuno sa come facciano le colonie di termiti, questi piccoli insetti ciechi, a coordinarsi in modo da costruire dimore complicate, con un'architettura interna di grande complessità. 16 Nessuno capisce come faccia uno stormo di uccelli o un banco di pesci a cambiare direzione tanto in fretta senza che ciascun individuo cozzi con un altro.17 Analogamente, nessuno conosce la natura dei legami sociali fra esseri umani.

Un'area particolarmente promettente per questo tipo di ricerca potrebbe essere quella dei rapporti fra uomo e animali domestici, come abbiamo visto nel corso di questo libro. Secondo l'ipotesi della causalità formativa, i campi morfici si estendono oltre il cervello, fin nell'ambiente circostante, legandoci agli oggetti che cadono sotto la nostra percezione e rendendoci capaci di agire su di essi attraverso le intenzioni e l'attenzione.18 Questo è un altro aspetto che si presta bene alla sperimentazione. L'esistenza del campo implicherebbe che possiamo influenzare un 1 campi morfici 291 oggetto semplicemente guardandolo, ciò che non è spiegabile attraverso le nozioni della fisica tradizionale. Per esempio, possiamo "farci sentire" da qualcuno guardandolo da dietro. La sensazione che qualcuno ci stia osservando è esperienza assai comune. Sono state condotte prove di laboratorio che dimostrano che il fenomeno è reale,19 non riconducibile al caso, alle percezioni dei cinque sensi o a campi attualmente già noti ai fisici.20 I problemi insoluti dell'orientamento animale, della migrazione e della capacità di ritrovare la via di casa potrebbero anch'essi essere spiegati coi campi che, come elastici invisibili, connettono gli animali alle loro destinazioni. Per usare il linguaggio della dinamica, potremmo dire che l'abitazione funge da attrattore.21 La risonanza morfica nella biologia Se l'ipotesi della risonanza morfica fosse corretta, essa implicherebbe l'esistenza nella risonanza di una memoria intrinseca che riguarda sia la forma sia il comportamento degli organismi. Come in tutti gli effetti della risonanza morfica, i modelli morfogenetici e di comportamento istintivo che sono radicati nel tempo sono tanto abituali che è difficile osservarvi qualche mutamento. Solo nel caso in cui si presenti una nuova trama di sviluppo e di comportamento sarà possibile osservare sperimentalmente come si forma un'abitudine. Abbiamo le prove che qualcosa di simile sta già accadendo nella morfogenesi dei moscerini della frutta.22 Molti indizi fanno inoltre ritenere che il comportamento animale si evolva in fretta, come se una memoria collettiva si costruisse attraverso la risonanza morfica. In particolare, si sono notati adattamenti su larga scala da parte degli animali domestici in tutto il mondo. Per esempio, Roy Bedichek, ai suoi tempi naturalista di una certa notorietà, descrisse nel 1947 i mutamenti che aveva osservato nel comportamento dei cavalli del natio Texas: Cinquant'anni fa si era arrivati alla conclusione di abolire per sempre il filo spinato per i pascoli destinati ai cavalli. Gli ammali, presi da paura o da euforia, urtavano contro i recinti, si tagliavano la gola, si laceravano il petto, si procuravano ferite che poi venivano infettate dalle larve. In tutte le zone agricole e di pascolo del Texas, non c'era un solo cavallo che non fosse coperto di cicatrici per il filo spinato ... Invece, in mezzo secolo essi hanno imparato a evitarlo. I puledri difficilmente ci vanno a finire contro. Tutta la specie ha appreso a temere qualcosa di nuovo. Al primo apparire delle automobili, per il traffico trainato dai cavalli fu 292 I poteri straordinari degli animali * un disastro ... Molti automezzi furono danneggiati e molti ossi del collo rotti nei primi incontri fra auto e cavallo prima di arrivare alla reciproca tolleranza. Si reclamavano a gran voce leggi che tenessero al loro posto le automobili ... Invece gli animali domestici in genere hanno perduto l'antica paura sia della locomotiva sia dell'auto.23 Il mutamento di cui si parla qui non riguarda soltanto ciò che i puledri imparano dalla madre. Anche se non hanno avuto modo di conoscere il filo spinato o l'automobile, e anche se vengono separati dai cavalli più anziani ed esperti, i piccoli di oggi in genere non reagiscono nello stesso modo dei loro antenati di cent'anni fa.

Un altro esempio riguarda le barriere multiple che impediscono alle mucche di oltrepassare i limiti del pascolo. I rancher di tutto l'Ovest americano hanno scoperto di poter risparmiare sulle barriere vere e di poterne utilizzare di finte, vale a dire una serie di strisce dipinte sulla strada. Quelle autentiche sono fatte di una serie di sbarre di acciaio parallele molto distanziate, che non possono essere attraversate dai bovini. Ma il bestiame d'oggi non ci prova nemmeno. Le barriere finte funzionano altrettanto bene di quelle vere. Quando una vacca ci si avvicina, mi disse un rancher, "si mette a frenare a quattro zampe". Questo accade soltanto perché i vitelli imparano dagli animali più anziani? Pare di no. Parecchi mandriani mi dicono che i vitelli che non hanno mai visto una barriera vera cercano di evitare quelle finte. E Ted Friend, della Texas A&M University, ha sperimentato le reazioni di centinaia di capi di bestiame alle strisce dipinte e ha scoperto che un animale senza alcuna esperienza le evita quanto quelli che hanno avuto modo di conoscere le sbarre vere.24 Neanche le pecore e i cavalli amano attraversare le strisce dipinte. Quest'avversione può ben essere frutto della risonanza morfica con i membri della specie di un periodo più antico, che hanno imparato a evitare le barriere a proprie spese. Esempi di questo genere non mancano. Vi sono in proposito dati di laboratorio su ratti e altri animali. Il caso più famoso riguarda una serie di esperimenti in cui generazioni successive di ratti impararono a fuggire da un labirinto d'acqua. Col passare degli anni, i ratti di tutto il mondo appresero a scappare sempre più velocemente.25 Finora, nel campo dell'apprendimento animale, un solo esperimento è stato pensato apposta per la risonanza morfica. Protagonisti un gruppo di pulcini di un giorno di vita, autore uno scettico, Steven Rose, che lo condusse presso la Open University. Per parecchi giorni di seguito ad alcune batterie di pulcini appena ,':.: i!aii#' i; ; ttii I campi morfici 293 covati venne mostrata una lucetta gialla {lightemitting diode, o LED) ed essi cercavano di beccarla (tendono a beccare qualsiasi oggetto prominente incontrino). Dopo che l'avevano beccata, ricevevano un'iniezione che procurava una sensazione di nausea: essi associavano il malessere con la lucetta gialla e in seguito la evitavano. (Questa forma di apprendimento rapido si chiama avversione condizionata.) Come test di controllo, a un uguale numero di pulcini fu mostrata una perlina di cromo, che essi beccavano, ricevendo un'iniezione indolore, la quale non produceva alcuna avversione nei confronti della perlina di cromo. Scopo dell'esperimento era dimostrare che, tramite la risonanza morfica comunicata dai predecessori, batterie di pulcini più giovani avrebbero mostrato un'avversione crescente nei confronti della lucetta gialla prima ancora d'averla beccata. Avrebbero attinto alla memoria collettiva che comunicava loro l'avversione e tanto maggiore fosse stato il numero di pulcini partecipe di quest'avversione tanto maggiore sarebbe stato l'effetto. Non ci si aspettava invece alcuna reazione nei pulcini di controllo sottoposti alla perlina di cromo. Effettivamente, a poco a poco le batterie di pulcini hanno cominciato a mostrare avversione dinanzi alla luce gialla, come previsto in base alla risonanza morfica.26 Si tratta di risultati statisticamente significativi. 'il La risonanza morfica nell'apprendimento umano ',,;; La risonanza morfica ha molte implicazioni per ciò che riguarda la comprensione dell'apprendimento umano, inclusa l'acquisizione delle lingue. Attraverso la memoria collettiva, cui l'individuo attinge e contribuisce, dovrebbe essere più facile imparare ciò che altri hanno imparato in precedenza. Questa idea è in armonia con quelle di linguisti come Noam Chomsky, i quali sostengono che l'apprendimento di una lingua nel bambino avviene con tale rapidità e creatività che l'imitazione non è sufficiente a spiegarne il processo. In qualche modo la struttura del linguaggio sembra essere ereditaria. Nel suo libro L'istinto del linguaggio Steven Pinker cita molti esempi a sostegno di questa teoria.

Il processo è addirittura stupefacente nell'evoluzione di lingue nuove, nate molto in fretta. Quando persone che parlano idiomi diversi hanno bisogno di comunicare, ma non conoscono l'uno la lingua dell'altro, sviluppano una specie di sostituto di lingua, o gergo, detto pidgin, una sfilza di parole rimasticate e prese a prestito dalla 294 I poteri stmordinari degli animali .'... > lingua dei colonizzatori, quasi completamente priva di grammatici). Ma, in molti casi, i pidgin si trasformano di punto in bianco in lingue compiute e complesse, dette creoli: basta che un gruppo di bambini sia esposto a questo pidgin nell'età in cui acquisisce la lingua materna. Storicamente, è probabile che questo sia accaduto ai figli degli schiavi custoditi tutti insieme da un lavorante che parlava loro in pidgin. "Non contenti di riprodurre le sequenze frammentarie di parole, i bambini immettevano complessità grammaticale là dove prima non esisteva, con il risultato di una lingua completamente nuova e altamente espressiva."27 Ancor più notevole è l'evoluzione dei nuovi linguaggi muti. Per esempio, in Nicaragua non esistevano linguaggi di questo tipo fino a pochi anni fa, perché i non udenti erano isolati gli uni dagli altri. Quando, nel 1979, andarono al potere i sandinisti furono create le prime scuole per sordi. L'obiettivo era insegnare ai bambini la lettura delle labbra ma, come già era accaduto altrove, i risultati furono deludenti. Comunque non fu un problema. Sui campi da gioco e sui pullman scolastici i bambini inventarono un proprio linguaggio dei segni, ricavandolo dai gesti in parte improvvisati che usavano a casa con le loro famiglie. Dopo poco tempo il sistema si stabilizzò in quello che oggi si chiama Lenguaje de Signos Nicaraguense (LSN).28 Questo linguaggio pidgin viene ora utilizzato dai giovani adulti non udenti, quelli che entrarono in queste scuole quando avevano dieci anni o più. Ma i ragazzi più piccoli, che le cominciarono più o meno a quattro anni, quando I'LSN era già stato creato, sono molto diversi. Il loro linguaggio è molto più complesso ed espressivo, e viene chiamato con un altro nome, Idioma de Signos Nicaraguense (ISN). Questo creolo, una vera e propria lingua con una sua grammatica coerente, fu creato di punto in bianco. Come annota Pinker, "è nata una lingua sotto i nostri occhi".29 Gli schemi mentali ereditari, che facilitano sia l'apprendimento di una lingua esistente sia l'evoluzione di una lingua nuova, non sono semplicemente principi generali che per ragioni di logica devono essere presenti in tutte le lingue. Somigliano più a convenzioni arbitrarie, che avrebbero potuto essere diverse. Per dirla con Pinker, "È come se degli inventori isolati l'uno dall'altro fossero arrivati miracolosamente a formulare gli stessi standard per la tastiera delle macchine per scrivere, o il Codice Morse o i segnali stradali".30 Sia Chomsky sia Pinker ipotizzano che la capacità di apprendere il linguaggio dipenda da un'informazione fornita dal DNA dei geni '::' . ''.' : ;' ',' ', yw::' :''v'k Icampi morfici ' 295 preposti alle strutture generali comuni a tutte le lingue. I due studiosi sostengono che i bambini devono avere uno schema innato, comune a tutte le lingue, la grammatica universale, tramite il quale i bambini di qualsiasi gruppo etnico sono capaci di imparare qualsiasi lingua; per esempio, un neonato vietnamita adottato da una famiglia finlandese imparerà con facilità il finlandese. La risonanza morfica fornisce una spiegazione più semplice. Il bambino "risuona" con coloro che intorno a lui parlano una lingua e con i milioni di persone che l'hanno parlata in passato. La risonanza morfica gliene facilita l'apprendimento, così come ne facilita altri, non esclusa l'acquisizione dei linguaggi muti da parte dei non uden2 ti, che si sintonizzano con chi ha utilizzato quel sistema di segni in passato. Non è affatto necessario supporre l'esistenza di geni nasco* sti nel DNA preposti alle lingue normali e agli alfabeti muti. Naturalmente, quest'interpretazione dell'apprendimento linguistico alla luce dell'ipotesi della causalità formativa è pura congettura. Ma lo è anche quella

dei geni di una presunta grammatica universale. Come fa notare lo stesso Pinker, "Benché nessuno abbia ancora isolato ... un gene della grammatica, la ricerca continua".31 Mutamenti nelle prestazioni intellettuali dell'uomo nel corso dei decenni Un modo per studiare i possibili effetti della risonanza morfica su larga scala sarebbe quello di valutare i dati sui progressi compiuti negli anni dall'uomo nelle varie discipline. Vi è una tendenza al miglioramento? La risposta è naturalmente positiva per ciò che riguarda attività come lo snowboard o la programmazione di computer. Ma ben di rado fenomeni di questo genere sono documentati in modo numericamente significativo; inoltre la situazione continua a cambiare grazie alle innovazioni tecniche, alla maggior disponibilità di apparecchiature, al migliore insegnamento, alla situazione sociale ed economica più favorevole eccetera. Anche se i dati esistessero, sarebbe arduo riuscire a distinguere gli effetti della risonanza morfica da tutti gli altri. Uno dei pochi settori in cui esiste una grande quantità di dati che copre un periodo di parecchi decenni è quello delle valutazioni dei test del QI (Quoziente intellettivo). Intorno al 1980 mi resi conto che, se la risonanza morfica è una realtà, la media dei risultati nei test del Qi dovrebbe aumentare, non perché gli uomini siano diventati più intelligenti, ma perché i test dovrebbero risultare loro più facili per effetto della risonanza morfica prodotta da milioni di persone che li \ 296 I poteri straordinari degli animali ~ hanno fatti in precedenza. Andai a caccia di dati, ma non riuscii a trovare nulla. Fui dunque molto incuriosito quando, nel 1982, si scoprì che in Giappone la media dei risultati dei test per il Qi si era alzata di tre punti percentuali per ogni decennio dalla seconda guerra mondiale.32 Ben presto si appurò (con grande sollievo di molti americani) che anche negli Stati Uniti era successa la stessa cosa. La scoperta si deve a James Flynn, il quale, in occasione del suo studio sui test del Qi eseguiti dalle autorità militari statunitensi, si avvide che reclute considerate di intelligenza soltanto media rispetto ai coetanei erano invece superiori alla media se paragonati ai ragazzi di una generazione precedente sottoposti allo stesso test (fig. C.2). Nessuno aveva fatto caso a questa tendenza, perché coloro che eseguivano le valutazioni d'abitudine comparavano i punteggi di un individuo con quelli dei coetanei che facevano l'esame insieme; in qualsiasi momento il risultato medio viene fissato, per definizione, a 100.33 Oggi Flynn ha accertato che aumenti equivalenti nel QI si sono verificati in altri venti paesi, tra cui Australia, Inghilterra, Francia, Germania e Paesi Bassi.34 Sono stati compiuti molti tentativi di spiegare l'"effetto Flynn", ma nessuno soddisfacente.35 Per esempio, ben poco può venire ascritto a una maggior consuetudine con que 102.5 100 97.5 " co g 95 1 o a> = 92.5 s .£ goffi 87.5 " O 82'5 80 " 77.5 1950 1960 anno 75 1970 1980 1990 2000 1910 1920 1930 1940

Figura C.2. L'aumento nei punteggi del QI negli Stati Uniti tra il 1918 e il 1989,"p esempio dell'"effetto Flynn". I punteggi sono stati calibrati sui livelli del 1989 Ha Horgan, Get smart, take a test, 1995). : :fe,';";;%!,;';:'.. I campi morfici 297 sti test. Semmai, negli ultimi anni sono diventati meno frequenti. Nemmeno il miglioramento del sistema scolastico può venir considerato responsabile, e tanto meno l'aumento massiccio delle dosi di televisione. I QI sono aumentati a partire dagli anni Cinquanta, prima dell'avvento della tv e, come commenta ironicamente Flynn, "fino al momento in cui si è scoperto questo effetto la televisione è stata considerata un'influenza che rincretinisce".36 Più si ricerca, meno se ne capisce il perché. Lo stesso Flynn descrive il fenomeno come "un mistero".37 Ma la risonanza morfica fornirebbe una spiegazione naturale. Se si potesse concretamente attribuire alla risonanza morfica l'effetto Flynn, avremmo dimostrato che essa ha conseguenze relativamente piccole. Dato che milioni di persone sono sottoposti ai test per il Qi, e l'aumento è solo di pochi punti, in un esperimento in cui fossero coinvolte poche centinaia di persone, o tutt'al più qualche migliaio, gli effetti della risonanza sarebbero difficili da individuare, dato anche il "disturbo aleatorio" dovuto alle grandi variazioni possibili nei risultati da soggetto a soggetto. Implicazioni A Le implicazioni intrinseche all'ipotesi della causalità formativa sono molteplici e riguardano tutte le branche della scienza. In chimica, cristallografia e biologia molecolare, le forme molecolari e cristalline si potrebbero considerare non più come entità determinate da leggi eterne e immutabili, ma come sistemi che si evolvono e hanno una sorta di memoria interna. L'esplorazione della memoria di molecole e cristalli potrebbe condurre in ultima analisi ad applicazioni tecnologiche di portata immensa, tra cui nuovi computer interconnessi tramite la risonanza morfica e dotati di memoria collettiva globale. In biologia, lo sviluppo di animali e piante può venir pensato come modellato da campi organizzatori invisibili, che si fanno portatori di abitudini ancestrali. L'evoluzione delle forme biologiche significherebbe non soltanto l'evoluzione dei pacchetti genici, ma quella dei campi morfici della specie. Attraverso di essi le abitudini acquisite possono essere ereditate, proprio come intuiva Charles Darwin.38 E dal momento che, tramite la risonanza morfica, le nuove abitudini si radicano più in fretta che se dipendessero soltanto dal trasferimento di un gene mutante da un genitore alla sua prole, i cambiamenti genetici potrebbero avvenire più velocemente. 298 I poteri straordinari degli animali i L'istinto dipende dalla tendenza dei campi comportamentali di una specie a modellare l'attività del sistema nervoso. I campi sono influenzati dai geni e anche ereditati attraverso la risonanza morfica; tramite quest'ultima, un modello di comportamento appena appreso si può spargere rapidamente per tutta una specie. L'apprendimento di nuove abilità diviene più facile a mano a mano che passa il tempo e si trasformano in abitudini. Nella psicologia umana, le attività della mente si possono interpretare come campi morfici che interagiscono con le attività fisicochimiche del cervello. Non si tratta di campi limitati al cervello, bensì tendenti ad uscire dal corpo e a penetrare nell'ambiente. Questi campi mentali estesi sono il veicolo della percezione e del comportamento. Permettono inoltre di considerare come normali i fenomeni "paranormali" come la telepatia e la sensazione di essere osservati. La memoria individuale altro non sarebbe che un'autorisonanza dal proprio passato; non è più necessario supporre che tutti i ricordi debbano essere immagazzinati nel cervello sotto forma di "tracce" di qualche vago materiale.39 Una risonanza meno specifica con innumerevoli altre persone appartenenti al passato collega ciascuno di noi alla memoria collettiva della propria società e cultura, e in ultima analisi a quella di tutta l'umanità. Le abitudini personali e quelle collettive sono diverse solo quantitativamente, non qualitativamente; entrambe dipendono dalla risonanza morfica. Questo nuovo

atteggiamento nei confronti della memoria potrebbe dare nuovo impeto alla comprensione dei meccanismi dell'apprendimento in generale e potrebbe avere conseguenze notevoli nel campo dell'educazione. Metodi d'insegnamento nei quali venisse sfruttata al massimo la risonanza morfica da parte di chi ha già appreso le stesse cose condurrebbero a un apprendimento più rapido ed efficiente. I campi morfici dei gruppi animali spiegherebbero molti aspetti altrimenti misteriosi dell'organizzazione sociale, tra cui il comportamento degli insetti sociali, degli stormi e delle società umane. La sociologia avrebbe una nuova base teorica e si aprirebbero nuove vie alla ricerca. La comprensione di culture diverse alla luce dei campi morfici rivoluzionerebbe la nostra visione dell'influenza culturale dei nostri antenati su di noi. Richard Dawkins ha battezzato "memi" le "unità di trasmissione culturale":40 questi "memi" possono venire interpretati come campi morfici. La risonanza consente altresì una comprensione nuova di molte pratiche religiose, tra cui i riti.41 Perfino le leggi della scienza possono venire interpretate come ',.'. '. :.,,. , , I campi morfici 299 campi morfici stabilizzati tramite risonanza, con una tendenza a diventare sempre più abituali e inconsce quanto più spesso vengono ripetute.42 A questo punto potremmo dire che l'intero cosmo è soggetto alle leggi dell'evoluzione. I campi di atomi, molecole, cristalli, pianeti, stelle e galassie si stanno evolvendo; e la loro evoluzione è soggetta alla selezione naturale come quella dei campi morfici degli organismi biologici. L'ipotesi della causalità formativa fornisce uno strumento di indagine per conoscere i processi evolutivi in tutta la natura, non soltanto nella biologia. Ma, per quanto vaste siano le implicazioni, questa ipotesi contiene un grande limite. Contribuisce a spiegare come un modello di organizzazione venga ripetuto, ma non spiega come abbia avuto origine: lascia aperta la questione della creatività. La causalità formativa è compatibile con parecchie teorie sulla creatività, da quella che vuole che ogni novità non sia, in ultima analisi, che frutto del caso, a quella che chiama in causa l'intervento creativo di un'entità divina.43 Note *!' fì; Introduzione 1 Serpell (1986). 2 Per una disamina della teoria meccanicistica della vita e di altre teorie alter native, vedi Sheldrake (1988a, 1990). 3 Pfungst (1911). I. L'addomesticamento degli animali 1 Karsh e Turner (1988). 2 Godwin (1975); Marx et al. (1988). ; ( 3 Leakey e Lewin (1992); Mithen (1996). 4 Ehrenreich (1997). i 5Ibid. 6 Eliade (1964); Burkert (1996). , . . 7 Eliade (1964). 8 Masson (1997). ì 9 Morell (1997). 1° Paxton (1994). 11 Fiennes e Fiennes (1968). " 12 Serpell (1983). l3lbid. r 14 Galton (1865). 15 Kerby e Macdonald (1955).

, '

16 CluttonBrock (1981), p. 110. 17 KileyWorthington (1987). 18 per una disamina assai interessante dell'evoluzione delle storie di Lassie, vedi Garber (1996). 19 Galton (1865). 20 Fiennes e Fiennes (1968). 21 Negli Stati Uniti nel 1996 i proprietari di gatti ne possedevano in media 2,2, mentre i proprietari di cani ne possedevano 1,7 (fonte: Humane Society of Ame rica, Washington, DC). 22 Darwin (1875). . .; ; ,';*¥ 302 I poteri straordinari degli animali 23 KileyWorthington (1987). .,;:>::, ',.' :':>. ", 24 Kerby e Macdonald (1955). 25 Sheldrake (1988a). 2f> Francis Huxley fa notare che la più famosa opera di Darwin potrebbe intitolarsi "L'origine delle abitudini" (Huxley, 1959). 27 Sheldrake (1981,1988a). 28 Per un modello matematico della comunicazione attraverso un campo morfico, vedi Abraham (1996). II. .,. : ; 1 Serpell (1986). "'" 2 Fogle (1995), p. 41. 3 Shiu, Munro e Cox (1997); Munro, Paul e Cox (1997). 4 Boone (1954), cap. 7. 5 Serpell (1986), pp. 10304. 6 Sheldrake e Smart (1997); Brown e Sheldrake (1998); Sheldrake, Lawlor e Turney (1998). 7 www.sheldrake.org. 8 Sheldrake e Smart (1997); Brown e Sheldrake (1998); Sheldrake, Lawlor e Turney (1998). 9 Matthews (1994). 10 Per il rapporto lineare tra lunghezza del viaggio e tempi di reazione di Jay tee, p < 0,0001 (Sheldrake e Smart, 1998). 1 ! 20 volte su 50 Jaytee reagì nel momento in cui Pani partiva con 2 minuti di approssimazione. Ma certe volte si metteva in allarme prima o dopo: 9 volte 3 minuti prima e 26 volte 3 minuti dopo. Variazioni puramente casuali? O errori nell'annotazione dei tempi? Ci sono almeno due fattori che possono aver alterato i dati. Primo, i ritardi potrebbero dipendere da una caduta di attenzione degli Smart. Se i signori Smart non fossero stati nel salotto o fossero stati distratti (per esempio dalla presenza di ospiti, da telefonate o da programmi televisivi), potrebbero non aver notato immediatamente le reazioni del terrier. Secondo, gli anticipi potrebbero dipendere dalle modalità di partenza di Pam. Pam segnava l'ora in cui entrava in macchina. Ma certe volte si preparava a partire anche 10 o più minuti prima, indugiando nei saluti o nella conversazione o pensava di partire senza di fatto cominciare a muoversi. Se Jaytee reagiva alle sue intenzioni, allora tendenzialmente la reazione avrebbe dovuto aver luogo prima che Pam si mettesse in macchina. 12 Sheldrake e Smart (1998). ; 13 Ibid. ulbid. 15 Un video che mostra alcune sequenze di questo esperimento è in commer cio: Sheldrake, R. (1997) Severi Experiments That Could Change thè World: The Vi deo. Wellspring Media, 65 Bleecker Street, New York, NY 10012, USA. 16 Sheldrake (1994). 17 p < 0,000001. 18 Nell'arco di tempo in cui la chiamavo con il cercapersone doveva essere libe ra di tornare immediatamente; non doveva certo trovarsi dal dentista o in una riu

nione importante. In quasi tutti gli esperimenti Pam andò da amici o parenti, o in biblioteca, in un caffè o in un pub. Naturalmente l'arco di tempo era concordato. 303 Note 19 p < 0,000001. 20 Vedi per esempio Matthews (1995). 21 Wiseman, Smith e Milton (1998). 22 I fatti non sono in discussione. Lo è l'interpretazione. Richard Wiseman e Matthew Smith inventarono un criterio di valutazione tutto loro per giudicare i successi di Jaytee. Il "segnale" di Jaytee per indicare il ritorno a casa di Pam era valido quando l'animale stava alla finestra per più di due minuti di seguito, in as senza di stimoli esterni. Wiseman e Smith non hanno minimamente preso in con siderazione i dati successivi a quel segnale. Di fatto, durante i loro esperimenti, anche se Jaytee di tanto in tanto andava alla finestra anche solo per guardare fuo ri, vi trascorreva molto più tempo quando Pam era sulla via del ritorno. In media il cane è stato alla finestra solo il 4 per cento del tempo durante il periodo princi pale dell'assenza; nei dieci minuti precedenti il suo ritorno il 48 per cento, e du rante il viaggio vero e proprio il 78 per cento. Il risultato, che esamino in modo ap profondito nell'appendice B, è simile al mio (fig. 2.3), ed è statisticamente significativo. Tuttavia Wiseman e Smith hanno preferito ignorare la maggior par te dei dati da essi stessi raccolti, in modo da poter asserire che Jaytee non soddi sfaceva il loro criterio arbitrario dei due minuti. I due diedero notizia delle loro conclusioni tramite agenzie, dichiarazioni in televisione e sui giornali. Per un re soconto più dettagliato, vedi Sheldrake, "Britsh Journal of Psychology", 1999. III. Gatti 1 Deag, Manning e Lawrence (1988). 2 Kerby e Macdonald (1955). 3 Turner (1995). 4 Sul totale dei resoconti in cui è indicato il sesso, i maschi sono il 54 per cen to, contro il 46 per cento delle femmine. IV. Pappagalli, cavalli ed esseri umani 1 Un'analisi statistica con il test t e campionato a coppie ha dato una significa tività p = 0,03. 2 Barber (1993). 3vonFrisch(1975). 4 UK Pet Food Manufacturers Assodation (associazione dei fabbricanti di dr bo per animali domestici del Regno Unito), 1997. 5 van der Post (1962). 6Inglis(1977). 7Lang(1911). 8 Hygen (1987). . ! 9 Per esempio Haynes (1976), p|>j:20809. , 10 Knowles (1996). V. Animali che curano e consolano 1 Partridge (1958), p. 475.

2 Per la più significativa esposizione di questo punto di vista, vedi Dawkins (1976). , . ,,: 304 I poteri straordinari degli animali ' * 3 Per la più sistematica esposizione di questa teoria vedi Wilson (1980). 4 Per una disamina di quanto sia pericoloso per l'individuo, benché benefico per il gruppo, lanciare un grido di allarme, vedi Ridley (1996). 5 La tendenza di animaliamici e di esseri umani ad aiutarsi reciprocamente a sopravvivere dimostra che c'è una interdipendenza genetica che si tramanda da una generazione all'altra. E cioè che l'altruismo interspecifico è un prodotto del la selezione naturale. 6 Karsh e Turner (1988). : 7lbid. ;. ., ., , ,;. ' 8 Hart (1995); Dossey (1997). ;, :.; "',..,. > 9 Lynch e McCarthy (1969). , , . ; ;. . ' , 10 Friedmann (1995). . ; " Hart (1995); Rennie (1997). . . : .. 12 Hart (1995). : V , : . ; 13 Serpell (1991). . . i :, ,: 14 Hart (1995). , :: : " 17 Per esempio, Summerfield (1996). ; 18 Per esempio, Phear (1997). )*; : ' 19 Ormerod (1996). 20 Rennie (1997). 21 Susan Chernak McElroy (1997) nel suo libro Animals as Teachers and Healers cita molti esempi di cani e altri animali che curano e consolano, tra cui quei cani che visitano gli ammalati o i morenti. 22 Metzger (1998). 23 Garber (1997), pp. 13738. 24 Edney (1992). < 25 McCormick e McCormick (1997). 26 Stewart (1995). 28 Masson (1997). > VA.. 29 Micheli e Rickard (1982). : : 30 Ibid. VI. Morti e incidenti che avvengono & grande distanza 1 Masson (1997). 2 Bradshaw e Nott (1995). 3 Morris (1986), p. 35. 4 Steinhart (1995), p. 24. ^V/..':; . ' 5 Gurney, Myers e Podmore (1886); Broad (1962). 6 Stevenson (1970). Vili. Richiami e comandi telepatici 1 Woodhouse (1992), p. 54. 2 Sheldrake e Smart (1997); Sheldrake, Lawlor e Turney (1998); Brown e Shel drake (1998); Sheldrake (1998a). 305 Note 3 Ibid. 5 Bechterev (1949; tradotto da un articolo originariamente pubblicato nel 1924 in "Zeitschrift fùr Psychotherapie"). 6 Bechterev (1949), p. 175.

7 Vero è che qualche esperimento è stato portato avanti in via preliminare e in modo piuttosto inconcludente da Osis (1952) e Osis e Foster (1953). 8 KileyWorthington (1987). 9 Roberts (1996). sf| 10 Blake (1975). ."* 11 IMd., p. 131. "i 12 Ibid., p. 94. 13 Ibid., p. 129. 14 Patanjali, Yoga Sutras, III, 36. 15 Smith (1989). 16 Myers (1997). 17 St Barbe Baker (1942), p. 41. 18 Steiger e Steiger (1992), p. 16. 19 Abbiamo chiamato per telefono alcune famiglie scelte a caso sulla guida. A Bury, il 65 per cento degli intervistati aveva telefonato a qualcuno che si era det to sul punto di telefonare. Il 50 per cento aveva capito chi li stava chiamando pri ma di rispondere, senza che vi fosse alcun indizio rivelatore. Succedeva più alle donne che agli uomini. (La significatività statistica della differenza tra uomini e donne era p < 0,02.) Più di un terzo degli intervistati ha detto che succedeva di frequente. A Londra abbiamo selezionato un campione casuale e abbiamo posto la seguente domanda: "Ha mai avuto la sensazione che qualcuno stesse per te lefonarle un attimo prima che questo avvenisse?". Il 58 per cento ha risposto po sitivamente. ,i IX. Telepatia fra ammali 1 Wilson (1971). . 2 Hòlldobler e Wilson (1994), pp. 3 Von Frisch (1975). : : ' 4 Ibid., p. 161. ,' ; :"&: : 5 Marais (1973). : : ; : 6 Sheldrake (1994). 7 Wilson (1980). 8 Ibid., pp. 21314. "'' ''' ' V: "' ' '*'". :!. 9 Partridge (1981). 10 Ibid., pp. 49394. 11 I modelli matematici del banco di pesci devono tenere in considerazione gli effetti di sinergia o cooperazione sull'intero gruppo, che sono di per sé un modo di rappresentare il campo del banco. Vedi per esempio Huth e Wissel (1992); Niwa (1994). 12 Selous (1931), p. 9. 13 Ibid., p. 10. u Potts (1984). 15 Per una summa della ricerca più recente sul comportamento degli stormi 306 I poteri straordinari degli animali ^ ; e i modelli matematici dei gruppi animali, vedi Parrish e Hammer (1997)." I modelli che utilizzano le interazioni locali tra gli uccelli e i loro vicini sono stati costruiti da Craig Reynolds e altri sulla base di programmi informaticii; il programma più noto è quello di Reynolds, Boids (del quale si possono avere i dettagli sul suo sito: http://hmt.com/cwr/boids/htrnl). Questi programmi sono in grado di simulare alcune caratteristiche del comportamento dello stormo. Ma alcuni nuovi boidi raggiungono simulazioni più avanzate. Sono costruiti in base ai fenomeni dei campi, come il campo che presiede alla rotazione magnetica degli atomi all'interno di una calamità o i campi del flusso dei liquidi. Ma nessuno di questi modelli informatici precisa in dettaglio come avviene la comunicazione tra un uccello e l'altro. I dati tratti

sperimentalmente dai filmati a esposizione rapida mostrano che le interazioni sono troppo veloci perché si possano attribuire alla vista dell'uccello vicino. Gli individui rispondono più velocemente di quel che i loro impulsi nervosi permetterebbero se stessero semplicemente reagendo ai movimenti del vicino (Sheldrake, 1988). Sembra piuttosto che reagiscano al modello di cambiamento dello stormo in movimento nel suo complesso. Le onde si propagano attraverso i campi di stormi (Schechter, 1999). I nuovi boidi più aggiornati implicano una sorta di trasferimento rapido di informazioni tramite i campi e sono in armonia con il modello che suggerisco. 16 Long (1919), pp. 10105. 17 Blake (1975). 18 Ostrander e Schroeder (1970). : >.'< 19 Rogo (1997). Ois 20 Wylder (1978). 21 Peoc'h (1997). X. Incredibili avventure . : . J 1 Burnford (1961). V, ' . : 2 Young (1995). : 3 Lemish (1996), p. 220. 4Haldane, Drovers'Roadsof Scotlandl ':, :v : 11 Cottali, Winer e Smith (1996). "' 12 Sheldrake (1994); Cotteli, Winer e Smith (1996). 13 Elsworthy (1898). 14Dundes(1981). 15 Sheldrake (1994). 16 Sheldrake (1998b, 1999). 17 Braud, Shafer e Andrews (1993a, b); Schlitz e LaBerge (1997). Tuttavia, c'è chi non ha notato questi risultati quando si è posto in veste di osservatore nella stanza del televisore: Richard Wiseman e i suoi scettici colleghi. Chi, invece, ot tenne risultati costantemente positivi fu Marilyn Schlitz, dell'Istituto di scienze noetiche di Sausalito, che si trasferì al laboratorio di Wiseman in Inghilterra per condurre l'esperimento nelle condizioni dettate da lui, con un gruppo di volon tari assegnati a caso sia a Wiseman sia alla Schlitz. Quando a osservare attraver so il video era la Schlitz, lo stato emotivo dei partecipanti cambiava (come rile vato dai mutamenti nella resistenza dell'epidermide) in modo statisticamente significativo. Quando era Wiseman a osservare, i risultati non erano altrettanto buoni (Wiseman e Schlitz, 1997). C'è dunque un chiaro "effetto sperimentatore": le aspettative e l'abilità di chi conduce il test possono influenzare i risultati. Ma, se è comprensibile che uno scettico possa contribuire al fallimento dell'esperi mento, i risultati ottenuti da Marilyn Schlitz non sono altrettanto facili da spie gare. Il fatto che la studiosa desse credito agli esperimenti non poteva indurre i volontari a sentire il suo sguardo, a meno di non ammettere un'influenza menta le a distanza. 18 II concetto di campo morfico potrebbe forse essere esteso alle precognizioni se si scoprisse come le onde e le vibrazioni si propagano nel tempo, senza solu zione di continuità tra passato, presente e futuro, come argomentato in Shel drake, McKenna e Abraham (1998). 19 Per una disamina di alcuni di questi temi, vedi Sheldrake, McKenna e Abraham (1998). 20 Ringrazio David Jay Brown per avermi suggerito questa linea di pensiero. 21 Barrow (1988), pp. 44748. 22 Davies e Gribbin (1991), p. 217. Un recente sviluppo sperimentale del prin cipio di non localizzazione è il "teletrasporto quantico" (Bouwmeester et al., 1997). Appendice A. Come partecipare alla ricerca 1 Tra queste, Rhine e Feather (1962); Edney (1993); Peoc'h (1988a, b, e; 1997a, b). 2 Sheldrake e Smart (1997); Sheldrake, Lawlor e Turney (1998); Brown e Shel drake (1998); Sheldrake (1998a). 3 Sheldrake e Smart (1998,1999). 4 Sheldrake (1994). 5 Sheldrake (1998b, 1999).

311 Note Appendice B. Esperimenti con ]aytee 1 In questo contesto, assenza lunga vuoi dire più,eli 3 ore; media, da Ih 50' a 2h 50'; e breve da Ih 20' a Ih 40'. ìi:i ?f;'? ' 2 Valore F(df 2, 27) = 8,84. 3 Valore F (df 1,22) = 11,31. ,\ ; r , 4 II 1° luglio 1997. 5 II 29 agosto 1997. 6 Sheldrake e Smart (1998). , ", Appendice C. Icampi morfici ?,i':):,'itì^1 { .:'>' '/ 1 Sheldrake (1981). : . , 2 Sheldrake (1988a). 7 ; 3 Sheldrake (1981). 7 : 4 Sheldrake (1988a). : , ; i 5ffizii,capp. 13 e 14. 6Waddington(1957). , , 7Thom (1975,1983). 8 Per una disamina di alcune teorie alternative sulla creatività, vedi Sheldrake (1988a), cap. 18. 9 Sheldrake (1988a, 1990). : 10 Sheldrake (1988a), pp. 31617. 11 Sheldrake (1994). 12 Davies e Gribbin (1991). , , 13 Bohm e Sheldrake (1985). , , 7; 14Goswami(1997). ' A>:.r, /^^vy . .v :/': :: ". " 15Durr(1997). : ,; 16 Sheldrake (1994). 17 Sheldrake (1988a). ; 18 Sheldrake (1981), pt. 9.6. : ; ,, :^ 19 Sheldrake (1994; 1998b; 1999). 20 Abraham, McKenna e Sheldrake (1992); Sheldrake (1994). 21 Per una disamina di questa idea, vedi Sheldrake, McKenna e Abraham (1998), cap. 4. 22 Sheldrake (1988a), cap. 8. 23 Bedichek (1947), pp. 15758. , ., 24 Sheldrake (1988b). 25 Sheldrake (1988a), cap. 9. , 7 26 Sheldrake (1992a). Era forse inevitabile che Rose e io non fossimo d'accor do sull'interpretazione dei dati. Egli rimase scettico (Rose, 1992), ma le sue con clusioni si fondavano su una serie di dati inesatti, che ignoravano i risultati otte nuti con i pulcini di controllo (Sheldrake, 1992b). Vedi anche Mikulecky (1996). 27Pinker(1994),p. 25. 28 Ibid., p. 28. 29 Ibid., p. 29. : '' ,:: > ^ :: 30M£,p. 36. 31 Ibid., p. 39. , 32Anderson(19"2). W1'*' 312 33 34 35 36

I poteri straordinari degli artiwiaM Flynn (1983,1984). Flynn (1987). :\C Neisser et al. (1995); Horgan (1995).

37iMd. .... : 38 Darwin (1875). .,, ',.; :.,,/ j, ' 39 Sheldrake (1988a). , ' """ "' 40 Dawkins (1976). 41 Sheldrake e Fox (1996). 42 Sheldrake (1988a). 43 Sheldrake (1981; 1988a; 1990), Ibid.

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