100 regole che salvano la vita

September 25, 2017 | Author: Antonio Franco Gambadauro | Category: Artery, Aorta, Lung, Rabies, Circulatory System
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Manovrer di pronto soccorso...

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AAVVLe100RegoleDOroCheSalvanoLaVita.txt Simonetta Martone, Maurizio Mannoni, Luciano Camprincoli LE 100 REGOLE D'ORO CHE SALVANO LA VITA ARNOLDO MONDADORI EDITORE Prima di iniziare a elencare le regole, però, abbiamo ritenuto necessario fare una breve descrizione della struttura del corpo umano analizzandolo nei suoi aspetti funzionali fondamentali: l'apparato scheletrico, circolatorio e respiratorio. E costituito da 208 ossa collegate tra loro dalle articolazioni. Le ossa dello scheletro si suddividono, secondo la loro forma, in tre categorie: - ossa lunghe (quelle delle braccia e delle gambe) - ossa piatte (quelle della testa) - ossa brevi (vertebre E composta da 14 ossa della faccia e dalle ossa della scatola cranica che sono: -

frontale occipitale dueparietali due temporali sfenoide etmnide

Il tronco E composto da: a) Colonna vertebrale. Formata da 32 o 33 vertebre poste una sull'altra. Le vertebre formano un canale in cui passa il midollo spinale e si suddividono in: -

sette cervicali dodici dorsali cinque lombari cinque sacrali tre o quattro coccigee

b) Costole. Sono dodici paia e partono dalla colonna vertebrale. Sette paia (vere costole) raggiungono, sul davanti dello scheletro, lo sterno. Le tre paia seguenti (false costole) si attaccano ciascuna alla costola precedente. Le ultime due paia (costole fluttuanti) hanno un'estremità libera. Costole, sterno e colonna vertebrale formano la gabbia toracica. Gli arti Le ossa delle braccia e delle gambe sono collegate al resto dello scheletro mediante un insieme di ossa dette cingoli. Cingoli scapolari per le braccia, cingoli pelvici per le gambe. colonna vertebrale omero colonna Pagina 1

AAVVLe100RegoleDOroCheSalvanoLaVita.txt vertebrale cintura pelvica femore tibia - scatola cranica cintura scapolare - cassa toracica - radio ulna carpo - rotula perone -- tarso Apparato circolatorio L'apparato circolatorio comprende: il cuore, che è una pompa motrice in grado di mettere in movimento il sangue e distribuirlo a tutti gli organi; i vasi sanguigni all'interno dei quali circola il sangue. Il cuore E un muscolo cavo posto al centro della gabbia toracica, tra i due polmoni, con la punta spostata verso sinistra. Il cuore è diviso in due parti, destra e sinistra, in senso longitudinale. Cuore destro e sinistro sono, a loro volta, divisi in due cavità: orecchiette in alto e ventricoli in basso. I vasi sanguigni Si dividono in: - arterie, che portano il sangue dal cuore ai vari organi; - vene, che rimandano il sangue dagli organi al cuore; - capillari, che mettono in comunicazione arterie e vene. Le principali arterie sono: l'aorta e l'arteria polmonare. L'aorta. Ha origine nel ventricolo sinistro, sale in verticale per poi curvarsi all'indietro (arco aortico) e discendere verticalmente (aorta discendente) lungo la colonna vertebrale. All'altezza della quarta vertebra lombare si divide in due rami: le iliache comuni, che a loro volta si dividono ciascuna in iliaca interna destinata a irrorare la zona del bacino, e iliaca esterna per gli arti inferiori. L'arteria iliaca esterna, all'altezza dell'inguine, prosegue come arteria femorale che passa davanti all'osso del pube, dove le pulsazioni possono essere visibili sotto la pelle. L'arteria femorale scende poi lungo la faccia interna della coscia e passa dietro il cavo del ginocchio, dove prende il nome di arteria poplitea. Tale arteria si divide in due Pagina 2

AAVVLe100RegoleDOroCheSalvanoLaVita.txt rami, arteria tibiale posteriore all'interno, e l'arteria peronale all'esterno, che scendono lungo la faccia posteriore della gamba. L'arteria tibiale posteriore va quindi a formare le arterie plantari. Dall'arco aortico partono le arterie del collo e delle braccia. Lungo il collo passano le arterie carotidee che salgono ai lati della trachea. Lungo le braccia passano le arterie succlavie. Ogni arteria succlavia (destra e sinistra) prosegue sotto il nocarotide-me di arteria ascellare passando nell'incavo delle ascelle. Nel braccio, l'arteria ascellare diviene arteria omerale e ne segue la faccia interna sino a metà della piega del gomito dove si divide in due rami che prendono il nome di arteria ulnare all'interno, e arteria radiale all'esterno. L'arteria radiale diventa superficiale all'altezza del polso consentendo la percezione del battito. L'arteria polmonare. Parte dal ventricolo destro e si divide in due rami che vanno ai due polmoni. arteria omerale arteria poplitea arteria peroneale arteria femorale arteria tibiale anteriore arteria tibiale posteriore

L'apparato respiratorio Tale apparato consente la penetrazione dell'ossigeno nell'organismo e l'eliminazione dell'anidride carbonica dello stesso. Le vie respiratorie permettono la comunicazione tra l'arteria esterna e i polmoni, e comprendono: -

le fosse nasali il faringe il laringe la trachea i bronchi

I bronchi si dividono a destra e sinistra in bronchi sempre più piccoli, che a loro volta si ramificano sino a sboccare, sottilissimi, negli alveoli polmonari. I polmoni. Sono gli organi fondamentali della respirazione. Hanno l'aspetto di due masse spugnose ed elastiche situate nella cassa toracica ai due lati del cuore. Il polmone destro è più sviluppato di quello sinistro. In ciascun polmone penetrano: - un bronco (destro o sinistro); - un'arteria polmonare (destra o sinistra) che porta sangue dal cuore destro; - due vene polmonari (due a destra e due a sinistra) che riconducono il sangue all'orecchietta sinistra. Pagina 3

AAVVLe100RegoleDOroCheSalvanoLaVita.txt I polmoni sono un agglomerato di unità elementari, dette lobuli polmonari. Ogni lobulo è un agglomerato di vescicole Ogni vescicola ha una parete frastagliata che forma delle cellette chiamate alveoli. Per ogni vescicola vi sono dei capillari sanguigni che mettono in contatto il sangue con l'aria. aorta vena cava _ supenore vena cava inferiore bronchioli e~ alveoli polmonari laringe trachea vena polmonare arteria polmonare cuore diaframma

I primi interventi 1. Chiamare i soccorsi E la regola d'oro per eccellenza. In qualsiasi situazione di emergenza vi troviate, in qualsiasi luogo siate, ricordatevi che, prima di intervenire, dovete cercare in ogni modo di mettervi in contatto con chi è preposto al soccorso. I quattro numeri telefonici più importanti da ricordare sono: 113 Soccorso pubblico di emergenza 112 Carabinieri 115 Vigili del fuoco 118 Coordinamento ambulanze (dove è attivo) Questi servizi funzionano, con gli stessi numeri, su tutto il territorio nazionale. Oltre al 113, al 112, al 115 e al 118, ci si può rivolgere alle strutture più vicine, per esempio: ospedali, guardia medica, polizia municipale, Croce Rossa, Capitaneria di porto, Soccorso alpino, Elisoccorso. Se però i soccorritori non sono in grado di intervenire tempestivamente o se vi trovate nell'immediata impossibilità di contattarli, queste sono le altre 99 regole d'oro per salvare la vita. 2. Respira ancora? Non è difficile capire se una persona inanimata respiri ancora. Bisogna osservare con attenzione se la cassa toracica si alzi e si abbassi. Oppure si deve avvicinare l'orecchio alla bocca dell'infortunato e sentire il sibilo dell'aria che entra ed esce dai polmoni. Pagina 4

AAVVLe100RegoleDOroCheSalvanoLaVita.txt Un tempo, per verificare se una persona fosse in stato di catalessi, si usava avvicinarle alla bocca una fiammella e vedere se tremolasse. Oppure si adoperava uno specchio e si controllava l'eventuale appannamento prodotto dal respiro. 3. Il cuore batte? Accertare la presenza del battito cardiaco è più complesso. Appoggiate due dita in prossimità del pomo di Adamo dell'infortunato, al lato della gola, tra la trachea e i muscoli laterali del collo. Una pressione graduale e decisa vi consentirà di avvertire l'eventuale pulsazione dell'arteria carotide e di rendervi conto se il cuore batta ancora. Se pensate che sia complicato, provate a cercare il battito sul vostro collo. Quando il cuore batte ma non c'è più il respiro «...E così all'improvviso mi sono tornati alla mente gli esercizi che avevo imparato leggendo un manuale per infermiere venti anni prima.» Con queste parole la signora Giuliana ci ha raccontato, durante la preparazione di una puntata di «Ultimo minuto», come è riuscita a salvare la propria figlia vittima di una intossicazione causata da una perdita della vecchia stufa. Certamente la signora Giuliana è una donna con grande presenza di spirito, ma la nostra esperienza ci insegna che, se abbiamo appreso le regole giuste per i soccorsi d'emergenza, anche a distanza di anni sapremo sempre come comportarci. Leggendo questo libro, sembrerà di trovarvi di fronte a troppe nozioni da ricordare. Noi vi assicuriamo che, in situazioni di emergenza, il cervello ci restituisce le nozioni imparate e immagazzinate. Vediamo qual è la regola che la signora Giuliana ha ricordato e messo in pratica. 4. La respirazione bocca-bocca nell'adulto Per prima cosa assicuratevi che l'infortunato sia adagiato su una superficie solida e piatta. Controllate se nella sua bocca siano presenti corpi estranei ed eventualmente asportateli con le dita. Mettete una mano sulla fronte della vittima e con l'altra mano spingete il mento verso l'alto in modo da aprire bene le vie respiratorie. Con il pollice e l'indice chiudete le sue narici e, dopo aver fatto un respiro profondo, ponete la vostra bocca su quella dell'infortunato e soffiate l'aria nei suoi polmoni. Cessate di immettere aria quando il torace della vittima si espande. Avvicinate subito il vostro orecchio alla bocca del soggetto per verificare il rumore dell'aria che esce dai polmoni e controllate che il torace si abbassi. Riprendete l'operazione daccapo. Dovete riuscire a soffiare l'aria nei polmoni 12 volte in un minuto (una insufflazione ogni 5 secondi). Continuate fino a che il soggetto non riprenderà a respirare da solo. 5. La respirazione bocca-bocca nel bambino Per prima cosa assicuratevi che il bambino sia adagiato su una superficie solida e piatta. Controllate se nella sua bocca siano presenti corpi estranei ed eventualmente asportateli con le dita. Mettete una mano sulla fronte della vittima e con l'altra mano spingete il mento verso l'alto in modo da aprire Pagina 5

AAVVLe100RegoleDOroCheSalvanoLaVita.txt bene le vie respiratorie. Ponete la vostra bocca in modo da coprire contemporaneamente la bocca e il naso del bimbo e iniziate a soffiare aria nei suoi polmoni. Cessate di immettere aria quando il torace si espande. Avvicinate subito il vostro orecchio alla bocca della vittima per verificare il rumore dell'aria che esce dai polmoni e controllate che il torace si abbassi. Riprendete l'operazione daccapo. Dovete riuscire a soffiare l'aria nei polmoni 15 volte in un minuto (una insuflazione ogni 4 secondi). Continuate fino a che il bambino non riprenderà a respirare da solo. Attenzione. Per rianimare un bambino piccolo che ha cessato di respirare, può essere utilizzata una tecnica alternativa alla respirazione bocca-bocca. Il metodo, che illustriamo nella regola seguente, è in grado di dare risultati altrettanto positivi. 6. Metodo di Eva Mettete una mano sotto la nuca del bimbo e con l'altra afferratelo saldamente all'altezza delle caviglie. Iniziate un movimento pendolare che porti in alto, alternatamente, prima il capo poi i piedi del bambino. Continuate con questo movimento sino alla ripresa del respiro compiendo sempre movimenti molto ampi. 7. La respirazione bocca-bocca nel neonato Per prima cosa assicuratevi che il neonato sia adagiato su una superficie solida e piatta. Controllate se nella sua bocca siano presenti corpi estranei ed eventualmente asportateli con le dita. Mettete una mano sulla fronte del lattante e con l'altra mano spingete il mento verso l'alto in modo da aprire bene le vie respiratorie. Ponete la vostra bocca in modo da coprire contemporaneamente la bocca e il naso del neonato e iniziate a soffiare nei polmoni una piccola quantità di aria. Cessate di immettere aria quando il torace si espande. Avvicinate subito il vostro orecchio alla bocca della vittima per verificare il rumore dell'aria che esce dai polmoni e controllate che il torace si abbassi. Riprendete l'operazione daccapo. Dovete riuscire a soffiare l'aria nei polmoni 20 volte in un minuto (una insufflazione ogni 3 secondi). Continuate fino a che il neonato non riprenderà a respirare da solo. Quando anche il cuore ha smesso di battere «...Non volevamo arrenderci. Continuavamo a spingere sul torace del piccolo Marco ma il bimbo non dava segni di vita. Abbiamo continuato, alternandoci, per trentacinque minuti. Eravamo sfiniti. Poi, finalmente...» Maria e Francesco, una giovane coppia di medici, durante il loro viaggio di nozze in Sicilia hanno salvato la vita a un bambino di quattro anni. Marco, ospite del loro stesso albergo, era caduto nella piscina e quando l'avevano ripescato sembrava non ci fosse più nulla da fare perché il cuore non batteva più. Consideriamo quindi l'ipotesi che il cuore dell'infortunato abbia cessato di battere. In questo caso dovremo essere noi a ripristinare la circolazione sanguigna, operazione essenziale per la sopravvivenza. 8. La rianimazione cardio-polmonare di un adulto Pagina 6

AAVVLe100RegoleDOroCheSalvanoLaVita.txt Fate in modo che il soggetto sia sdraiato su di una superficie rigida e piatta, con la testa alla stessa altezza del corpo. Se vi sarà possibile mettete le sue gambe in posizione leggermente sollevata al fine di favorire il ritorno del sangue verso il cuore. Ponetevi in ginocchio accanto alla vittima e poggiate una mano al centro del torace all'altezza dello sterno. Il vostro palmo dovrà poggiare sull'osso sternale e non sulle costole al fine di evitare fratture e danni agli organi interni. Coprite la mano che poggia sullo sterno con il palmo dell'altra mano intrecciando le dita. Iniziate il massaggio cardiaco facendo forza con tutto il vostro peso, attraverso il palmo della mano, sul torace della vittima. Le braccia dovranno essere ben rigide, senza flettere i gomiti. Comprimete lo sterno per 15 volte facendolo abbassare ogni volta di circa 4 centimetri. Tra una pressione e l'altra non togliete mai le mani dal torace della vittima. Consentite soltanto al torace di tornare in posizione normale. Il ritmo delle pressioni dovrà essere costante. Aiutatevi contando ad alta voce il numero delle pressioni. Dopo le 15 pressioni, togliete le mani dal torace e piegate all'indietro il capo della vittima al fine di aprire bene le vie respiratorie. Chiudete le narici dell'infortunato con le dita e fate due insufflazioni profonde nella sua bocca fino a far sollevare il torace. Riprendete il massaggio cardiaco (15 compressioni) e le insufflazioni (due) per quattro cicli completi. Solo a questo punto potrete accertarvi se il cuore dell'infortunato abbia ripreso a battere premendo con due dita sull'arteria carotide. Se il cuore è ancora fermo, riprendete subito la rianimazione cardio-polmonare. Non fermatevi mai per più di sette secondi. Se il cuore ha ricominciato a pulsare ma non vi è ripresa della respirazione, proseguite con la respirazione bocca-bocca (vedi regola 4). 9. La rianimazione cardio-polmonare di un bambino Fate in modo che il soggetto sia sdraiato su di una superficie rigida e piatta, con la testa alla stessa altezza del corpo. Se possibile le gambe dovranno essere leggermente sollevate al fine di favorire il ritorno del sangue verso il cuore. Ponetevi in ginocchio accanto al bambino e poggiate il palmo della mano al centro del torace all'altezza dello sterno. Il vostro palmo dovrà poggiare sull'osso sternale e non sulle costole al fine di evitare fratture e danni agli organi interni. Iniziate il massaggio cardiaco facendo forza, attraverso il palmo della mano, sul torace della vittima. Il braccio dovrà essere rigido, senza flettere il gomito. Comprimete lo sterno per 5 volte facendolo abbassare ogni volta di 3 centimetri. Tra una pressione e l'altra non togliete la mano dal torace della vittima. Consentite soltanto al torace di tornare in posizione normale. Il ritmo delle pressioni dovrà essere costante. Aiutatevi contando ad alta voce fino a 5. Dopo le 5 pressioni, togliete le mani dal torace e inclinate all'indietro il capo del bambino per aprire bene le vie respiratorie e insufflate profondamente una volta coprendo con le vostre labbra sia la bocca che il naso della vittima sino a far innalzare il torace. Ponete nuovamente il palmo della mano sullo sterno e riprendete il massaggio cardio-vascolare ripetendo 5 compressioni e una insufflazione. Non fermatevi prima di aver completato 10 cicli completi. Solo a questo punto accertatevi se il cuore del bambino abbia ripreso a battere premendo con due dita sull'arteria carotide. Pagina 7

AAVVLe100RegoleDOroCheSalvanoLaVita.txt Se il cuore è ancora fermo, riprendete subito la rianimazione cardio-polmonare. Non arrestatevi mai per più di sette secondi. Se il cuore ha ricominciato a pulsare ma non vi è ripresa dell'attività polmonare, proseguite con la respirazione bocca-bocca (vedi regola 5). 10. La rianimazione cardio-polmonare di un neonato Sdraiate il lattante su di una superficie rigida e piatta con la testa alla stessa altezza del corpo. Le gambe dovranno essere leggermente sollevate per favorire il ritorno del sangue verso il cuore. Poggiate unicamente due dita di una mano sullo sterno del neonato per effettuare le compressioni e poggiate il palmo dell'altra mano sulla sua fronte per tenere la testa nella posizione più idonea. Premete con le due dita sullo sterno per 5 volte facendo abbassare il torace di mezzo centimetro ogni volta. Per mantenere costante il ritmo delle pressioni aiutatevi contando ad alta voce fino a 5. Togliete le dita dallo sterno e insufflate, per una volta, una piccola quantità d'aria nei polmoni coprendo con le vostre labbra sia la bocca che il naso del bambino. Riprendete il massaggio cardiaco (5 pressioni) e le insufflazioni (una) per 10 cicli completi. Solo a questo punto potrete accertarvi se il cuore del neonato abbia ripreso a battere cercando con due dita l'arteria brachiale, posta all'interno del braccio tra il gomito e la spalla. Se il cuore è ancora fermo, riprendete la rianimazione cardio-vascolare. Non arrestatevi mai per più di sette secondi. Se il cuore ha ricominciato a pulsare ma non vi è ripresa dell'attività respiratoria, proseguite con la respirazione bocca-bocca (vedi regola 6). 11. Asfissia da annegamento Se dovete soccorrere la vittima di un annegamento e pensate che abbia ingerito una notevole quantità di acqua, ponetela a pancia in giù e con il capo girato da un lato. Prendete la vittima con entrambe le mani all'altezza dello stomaco e sollevatela. La compressione dovuta al sollevamento consentirà la fuoriuscita dell'acqua dalla bocca dell'infortunato. Agite molto rapidamente. Non appena l'acqua sarà uscita dallo stomaco, girate il soggetto sulla schiena e iniziate, secondo le necessità, la respirazione bocca-bocca o la rianimazione cardio-polmonare (vedi regole 4 e 5). Il soccorso può anche danneggiare E una frase che sentiamo ripetere molte volte quando ci occupiamo di soccorsi a persone che hanno riportato gravi ferite e che perdono molto sangue. Il sangue è forse la cosa che più impressiona la gente. Di fronte a esso molti soccorritori restano bloccati. Qualcuno addirittura sviene. E molto importante invece farsi coraggio e sapere come intervenire. 38. Emorragia esterna per taglio di una vena Le ferite riportate a seguito di traumi possono essere di varia gravità. Quando la lesione non è superficiale può rompersi una vena. In tal caso, dalla ferita il sangue, di colore scuro, esce copioso con flusso uniforme. Il soccorritore deve effettuare una medicazione compressiva al fine di arrestare l'emorragia. Mettete sulla ferita una compressa sterile o, in assenza, un fazzoletto o un pezzo di stoffa puliti. Con il palmo della mano comprimete la vena lesionata contro l'osso sottostante. La compressione deve durare diversi minuti. Quando l'emorragia si arresta o il flusso del sangue diminuisce notevolmente, fasciate la medicazione facendo attenzione a non stringere troppo per non bloccare la circolazione del sangue. Se la ferita è in un arto, questo deve essere sollevato sopra il livello del cuore dell'infortunato. Provvedete sempre alle cure anti-shock. Pagina 21

AAVVLe100RegoleDOroCheSalvanoLaVita.txt 39. Emorragia esterna per taglio di un'arteria In caso di ferita grave e profonda, può verificarsi la rottura di un'arteria. Il sangue fuoriesce zampillando a intervalli ed è di colore rosso vivo. Per arrestare l'emorragia il soccorritore deve ricorrere ai cosiddetti «punti di pressione». Dovrete comprimere l'arteria lesionata, tra la ferita e il cuore, utilizzando il vostro pollice o la mano stretta a pugno tenendo il braccio teso. I principali «punti di pressione sono: il collo, per comprimere le arterie carotidi; la spalla, per comprimere l'arteria succlavia nella fossa sopra la clavicola; l'interno del braccio, tra l'ascella e il gomito, per comprimere l'arteria omerale; la coscia, nella parte anteriore a livello della piega inguinale, per comprimere l'arteria femorale. La compressione arteriosa deve continuare sino all'arresto dell'emorragia. Se successivamente dovesse riprendere il flusso del sangue, ripetete la tecnica compressiva. Se i «punti di pressione» sono ben individuati e se la tecnica applicata è buona, il sangue cessa di sgorgare. Se però, per qualche motivo, l'intervento dovesse risultare inefficace o se il soccorritore fosse costretto a occuparsi da solo di diversi feriti che versano in uguale pericolo di vita, può essere utilizzato il laccio emostatico. La messa in opera del laccio emostatico in un arto è un procedimento rischioso perché esiste la possibilità di provocare alla vittima lesioni molto gravi. Tale tecnica deve essere utilizzata solo in caso di assoluta necessità. Utilizzate una cravatta, una sciarpa o anche delle calze da donna. Ponete il laccio emostatico a monte della ferita. Fate passare due volte il laccio improvvisato intorno all'arto ferito lasciando i due capi abbastanza lunghi per essere annodati. Fate un primo nodo. Mettete un bastone, una matita o un altro oggetto allungato e rigido sopra il nodo e fatene altri due. Girate il bastone per stringere il laccio sino ad arrestare l'emorragia. Immobilizzate il bastone con altri nodi. Una volta applicato, il laccio emostatico non va rimosso se non da personale specializzato. Appuntate un biglietto ben in vista sui vestiti della vittima annotando l'ora e il minuto dell'applicazione del laccio. Intervenite sempre sullo stato di shock. 40. Emorragia interna L'emorragia interna non è quasi mai evidente ma può essere supposta dal soccorritore quando la vittima abbia subìto un grave trauma a seguito di un incidente oppure sia precipitato dall'alto. Il sangue si riversa, per la rottura dei vasi, all'interno del corpo e l'infortunato apparirà estremamente pallido, con labbra fredde e violacee, stato di agitazione, sete violenta, abbassamento della vista, ronzio alle orecchie, confusione mentale e polso rapido e debole. In attesa dei soccorsi non sono molte le operazioni che il soccorritore può mettere in pratica. Trattate lo stato di shock e ricordatevi di non dare nulla da bere alla vittima. 41. Amputazione «Mio Dio, e adesso cosa faccio?» Questo ha pensato Giovanni - che ci ha scritto da Napoli ed è facile immaginare che lo stesso sgomento avrebbe colto chiunque si fosse trovato al suo posto. «Mio cugino Lele stava trafficando con il legno della falegnameria di suo padre. Lo faceva spesso ma, evidentemente, anche l'esperienza non conta in certe situazioni sfortunate... Pagina 22

AAVVLe100RegoleDOroCheSalvanoLaVita.txt La lama della sega di precisione si era spezzata e aveva tagliato di netto le falangi di due dita della mano sinistra di mio cugino. Io ero in casa e quando ho sentito le sue urla mi sono precipitato nella falegnameria. Lele si teneva la mano e il sangue sgorgava copioso. Io non sapevo bene come intervenire. Poi mi sono fatto coraggio, ho preso uno straccio e ho cercato di arrestare l'emorragia. Nel frattempo Lele era svenuto per il dolore e la paura...> L'amputazione di un dito, di una mano, di un piede o di un intero arto, pone la vittima in una situazione di assoluta emergenza. Preoccupatevi innanzitutto di arrestare l'emorragia individuando i «punti di pressione» o di applicare, in caso di insuccesso, il laccio emostatico (vedi regola 39). Dovete inoltre trattare lo stato di shock e, se necessario, riattivare la funzione respiratoria o cardiaca (vedi regole 4 5). L'arto amputato deve essere messo in un contenitore pulito e tenuto al freddo circondando il contenitore con ghiaccio. Il freddo, infatti, rallenta la distruzione delle cellule. Ricordate che un arto amputato, nella maggior parte dei casi, può essere riattaccato chirurgicamente al corpo della vittima. 42. Congelamento L'esposizione prolungata a una temperatura sotto lo zero provoca una diminuzione o il blocco della circolazione sanguigna. Il danno maggiore provocato dal congelamento è la cancrena. Le parti del corpo maggiormente soggette a congelamento sono: le mani, i piedi, il naso, le orecchie. Nella fase iniziale la vittima avverte dolore alle zone colpite con sensazione di formicolio e intorpidimento. Successivamente le parti diventano gelide e insensibili, il dolore non si avverte più e compaiono un gonfiore diffuso e vesciche come in caso di ustione. Nella fase più grave si formano chiazze di colore scuro. Il soccorritore dovrà avvolgere l'infortunato in una coperta e portarlo al riparo in un ambiente moderatamente caldo. Dovrà farlo coricare e togliergli gli indumenti che coprono le parti congelate con precauzione. In ogni caso le zone interessate dovranno essere immerse in acqua calda ma non bollente. In mancanza di acqua calda, le zone colpite devono essere avvolte delicatamente con indumenti di lana. Attenzione. Istintivamente il soccorritore è portato a riscaldare eccessivamente e bruscamente le zone colpite. Non fatelo mai. Il calore improvviso dilata i piccoli vasi sanguigni sino a farli scoppiare, con conseguenze dannose irreversibili. Un rimedio indicato dalle vecchie guide alpine è quello di massaggiare bene con la neve le parti congelate e, soltanto dopo la ripresa della circolazione del sangue, provvedere al graduale riscaldamento dell'infortunato. 43. Colpo di sole Comunemente si definisce «colpo di sole» il senso di stordimento dovuto a una lunga esposizione ai raggi solari. In realtà, con questa specifica definizione, intendiamo indicare l'esposizione sconsiderata al sole che, oltre alle ustioni, può causare l'emorragia cerebrale e condizioni di assoluta emergenza. Solitamente la vittima, in stato confusionale, ha la pelle calda, arrossata e asciutta. La temperatura corporea raggiunge e supera i 40 gradi centigradi. Il battito cardiaco è forte e accelerato. Fate sdraiare la vittima in un luogo fresco e all'ombra e mettete sulla sua testa impacchi freddi al fine di far abbassare la temperatura. Dategli da bere acqua fresca Pagina 23

AAVVLe100RegoleDOroCheSalvanoLaVita.txt ma non gelata. Non somministrate mai bevande alcoliche o stimolanti perché potreste peggiorare la situazione. 44. Svenimento La perdita dei sensi, che può durare alcuni minuti, è dovuta sempre a un ridotto apporto di sangue al cervello. Le cause possono essere diverse: una forte emozione, un blocco della digestione, ecc. Talvolta è possibile intuire il sopraggiungere dello svenimento dalla presenza di sintomi quali senso di freddo, sudorazione accentuata, nausea, stordimento. In tal caso il soccorritore può prevenirlo mettendo la vittima in posizione tale da far affluire maggiormente il sangue al cervello. Fate sedere quindi il soggetto con il busto piegato in avanti sino ad avere la testa fra le ginocchia. Altrimenti potete farlo sdraiare e sollevargli le gambe di trenta centimetri. Se l'intervento è su una persona che ha già perso i sensi ed è caduta a terra, dovete sollevarle le gambe di trenta centimetri, slacciare gli abiti (cravatta, colletto, cintura) e bagnare il suo volto con acqua fredda. Controllate che la vittima respiri bene e che non abbia riportato ferite durante la caduta. Tenetela sotto controllo fino alla ripresa dei sensi. 45. Infarto cardiaco Chi è vittima di un infarto presenta una serie di sintomi che il soccorritore deve saper individuare tempestivamente. Il dolore è solitamente localizzato al centro del petto e può essere più o meno acuto. La vittima avverte un senso di oppressione e suda abbondantemente. Il respiro è affannoso, la pelle è pallida e le labbra assumono un colorito violaceo. Il dolore può estendersi fino al braccio, alla spalla, al collo, alla schiena e allo stomaco. La vittima è debole e pervasa da un senso di angoscia. Per prima cosa controllare se l'infartuato ha difficoltà respiratorie o se ha cessato di respirare. In tal caso riattivate il respiro (vedi regola 4) o il battito cardiaco (vedi regola 8). Se non ha perso conoscenza, la vittima deve essere sistemata in posizione comoda, seduta o semisdraiata. Riscaldata con un cappotto o una coperta e tranquillizzata. Nell'avvertire i soccorsi dovrete specificare la richiesta di ossigeno, indispensabile nei casi di infarto. 46. Convulsioni Le crisi convulsive sono causate da un disturbo dell'attività elettrica del cervello che genera nella vittima una serie di movimenti incontrollati. Durante le convulsioni, che durano mediamente uno o due minuti, può verificarsi la perdita di coscienza e la sospensione dell'attività respiratoria. Le cause delle crisi possono essere molte e gravi: avvelenamento, folgorazione, febbre alta (particolarmente nei bambini piccoli), crisi di astinenza da droghe, lesioni alla testa, tumori al cervello. La vittima si presenta con i muscoli irrigiditi che si contraggono a scatti, con gli occhi ruotati verso l'alto e che mostrano solo la parte bianca; può perdere bava dalla bocca e non riuscire a trattenere feci e urine. Quando soccorrerete una vittima, allontanate tutto ciò che potrebbe ferirlo durante la crisi, non cercate di tenerla ferma perché potreste procurarle strappi muscolari e fratture. Slacciate i vestiti troppo stretti (cravatta, colletto, cintura) e Pagina 24

AAVVLe100RegoleDOroCheSalvanoLaVita.txt non versate alcun liquido sul suo volto o nella gola. Terminata la crisi, assicuratevi che la respirazione sia regolare. In caso contrario provvedete a riattivarla (vedi regola 4). Controllate che la lingua non sia rivolta all'indietro ed eventualmente riportatela nella posizione normale aiutandovi con le dita. Se dovesse sopraggiungere il vomito, piegate la testa del soggetto da un lato per evitare che possa soffocare. Anche se la crisi è passata, tenete la vittima sdraiata sino al termine dello stato confusionale che può essere presente. Attenzione. Non introducete nulla nella bocca della vittima. Non è vero, infatti, che rischia di mordersi la lingua chi è colto da una crisi convulsiva. 47. Convulsioni nei bambini e nei neonati Le cause delle convulsioni nei bambini piccoli sono determinate, nella maggior parte dei casi, da un rapido aumento della temperatura corporea e sono dette convulsioni febbrili. Ne sono maggiormente soggetti i bambini di età compresa tra uno e quattro anni. Le convulsioni durano, in media, due o tre minuti. I sintomi sono: muscoli irrigiditi che si contraggono a scatti, occhi ruotati in alto, bava alla bocca, perdita incontrollata di feci e di urine. Il soccorritore dovrà abbassare la temperatura corporea del bambino praticandogli delle spugnature di acqua tiepida o immergendolo nell'acqua tiepida. Nel secondo caso dovrà essere fatta molta attenzione affinché, a causa dei movimenti incontrollati, il piccolo non ingerisca acqua durante la crisi. Il bagno tiepido deve essere attuato con un preciso procedimento: il bambino deve essere immerso in acqua riscaldata a 40 gradi centigradi per evitargli un brusco sbalzo di temperatura. Successivamente si aggiungerà acqua fredda sino a far scendere la temperatura a 37 gradi e poi ancora a 35. Al termine delle convulsioni controllate che la lingua sia in posizione normale e che il bambino respiri regolarmente. In caso contrario, aiutandovi con le dita, rimettete la lingua in posizione normale e ricorrete alla respirazione artificiale (vedi regole 5 7). Se il bambino avesse conati di vomito, piegate la sua testa da un lato per impedire il soffocamento. Attenzione. Anche se sappiamo che l'insorgere della crisi convulsiva non dipende tanto dall'innalzamento eccessivo della febbre quanto dall'aumento repentino della stessa, è possibile prevenire l'insorgere delle convulsioni con un assiduo controllo dell'andamento della temperatura corporea. Quando la febbre si alza troppo è utile fare delle spugnature di acqua fresca per raffreddare il bambino. Se poi la febbre supera i 39,5 gradi, è necessario tenergli sul capo una borsa del ghiaccio. 48. Epilessia E una malattia, causata da un disturbo dell'attività elettrica del cervello, che si manifesta con sintomi che possono essere del tutto simili a quelli delle convulsioni di un adulto. Il malato, prima di cadere a terra, lancia solitamente un grido. I muscoli si contraggono e iniziano i movimenti scoordinati degli arti. Gli occhi si rovesciano all'indietro mostrando solo la parte bianca. Compare schiuma alla bocca a volte sanguinolenta. Chi è in preda alla crisi non può trattenere feci e urine. La respirazione può arrestarsi temporaneamente. Dopo una fase acuta che dura mediamente un paio di minuti, Pagina 25

AAVVLe100RegoleDOroCheSalvanoLaVita.txt il malato cade in stato confusionale e sonnolento che può durare anche un'ora. Quando interverrete a prestare soccorso, allontanate tutti gli oggetti che potrebbero ferire il malato durante la crisi. Non cercate di interferire con i movimenti causati dalle convulsioni perché potreste procurare al malato strappi muscolari o fratture. Slacciate gli indumenti stretti (cravatta, colletto, cintura). Al termine della crisi controllate se il malato respira e, in caso contrario, provvedete a riattivare l'attività polmonare (vedi regole 4 5). Controllate che la lingua non sia rivolta all'indietro e se così fosse riportatela in posizione normale aiutandovi con le dita. Se la vittima vomita, girate la sua testa da un lato per impedire che soffochi. Rimanete accanto al malato sino alla completa ripresa e tenete presente che non ricorderà nulla di quanto è accaduto. Attenzione. Nel passato la credulità popolare vedeva questi ammalati come posseduti dal demonio e li emarginava. In realtà l'epilessia è una malattia che si cura molto bene e chi ne è colpito può condurre una vita normale attenendosi alle disposizioni del proprio medico. Improvvisamente tra noi
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